Ravenna IN Magazine 01/2023

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n.1 2023 www.inmagazine.it CHIARA LAGANI FRA TEATRO E NARRAZIONI PROGETTO AGNES ENERGIA DAL MARE CRISTIANO CALDIRONI TALENTO MULTIFORME ravenna

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Com’è ormai tradizione, il primo numero dell’anno di Ravenna IN Magazine è quello che segna lo sbocciare della primavera, delle idee e delle iniziative. Ne ha certamente tante Chiara Lagani, attrice e drammaturga che si divide tra teatro e traduzioni. Quando vedrà la luce, il progetto di Alberto Bernabini aprirà nuovi orizzonti green, mentre l’attore Cristiano Caldironi ha di che festeggiare grazie al suo primo ruolo da protagonista. In questo numero, si aprono le porte anche del laboratorio Miyajima di Marco Montalti e dell’opificio e profumeria Olfattiva di Barbara Pozzi. L’acqua è un bene prezioso e a parlarne è il giovane presidente del Consorzio di Bonifico della Romagna, Stefano Francia. Spazio anche allo sport e all’arte, con le storie del Romagna Rugby e dello scultore Giovanni Martine. Tante proposte, infine, per celebrare al meglio la primavera all’aperto.

Edizioni IN Magazine s.r.l.

Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì | T. 0543.798463 www.inmagazine.it | info@inmagazine.it

Anno XXII N. 1

marzo/aprile

Reg. di Tribunale di Forlì il 16/01/2002 n.1

Direttore Responsabile: Andrea Masotti

Redazione centrale: Clarissa Costa

Coordinamento di redazione: Roberta Bezzi

Artwork e impaginazione: Francesca Fantini

Ufficio commerciale: Roberto Amadori, Gianluca Braga

Stampa: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN)

Chiuso per la stampa il 17/03/2022

Collaboratori: Alessandra Albarello, Chiara Bissi, Anna De Lutiis, Massimo Montanari, Serena Onofri, Aldo Savini

Fotografi: Lidia Bagnara, Roberto Cifarelli, Enrico Fedrigoni, Massimo Fiorentini.

Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte. In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it

EDITORIALE DI ANDREA MASOTTI 28 08 PROFILI CHIARA LAGANI 08 49 22 14 INNOVAZIONE ENERGIA DAL MARE 18 RECITAZIONE CRISTIANO CALDIRONI 22 RESTAURO L’ORO DEL GIAPPONE 28 PROFUMI ESSENZE DELLA NATURA 32 TERRITORIO ACQUA, BENE PREZIOSO 38 TURISMO ARIA DI PRIMAVERA 44 SPORT ROMAGNA RUGBY 49 SCULTURA GIOVANNI MARTINI 06 PILLOLE NOTIZIE DALLA PROVINCIA

PILLOLE

FAENZA | Va in archivio, con un grande gradimento di pubblico e critica, la prima edizione di Noam Faenza Film Festival, tenutasi dall’1 al 5 marzo e ideata dall’associazione Filmeeting in collaborazione con il Cineclub Raggio verde e le realtà cinematografiche locali. Noam è l’abbreviazione di Nord America, area geografica di provenienza di tutte le opere del festival. Si tratta di film presentati ai più importanti appuntamenti della cinematografia indipendente, soprattutto Sundance, Tribeca, Toronto, ma non ancora usciti in sala in Italia. Dopo l’anteprima con After Yang, il festival si è inaugurato con la proiezione di American Graffiti, a 50 anni dall’uscita in sala di uno dei film che segnò l’epoca della New Hollywood.

PIRATI E CORSARI DI ROMAGNA

RAVENNA | Si intitola Pirati e corsari nel mare di Romagna l’ultimo libro scritto da Eraldo Baldini a più mani con Giancarlo Cerasoli, Oreste Delucca e Davide Gnola, per la Società Editrice

Il Ponte Vecchio. Si tratta della prima opera organica sul tema della pirateria nella costa romagnola. “L’immagine del litorale romagnolo a cui siamo abituati, una spiaggia ospitale e meta di intenso turismo, è relativamente recente. Fino circa alla metà dell’Ottocento non era altro che una plaga inospitale e insalubre, evitata, in cui solo piccole marinerie e pochi altri operavano soggiacendo al rischio di predoni che, arrivando dal mare, attaccavano le imbarcazioni e gli insediamenti per razziare e rapire persone da destinare ai mercati degli schiavi. Solo dopo il 1830 tale incubo finì.”

RAFFAELLO BELLAVISTA ECCELLENZA ITALIANA

BRISIGHELLA | Sempre più sulla cresta dell’onda, il pianista-cantante brisighellese Raffaello Bellavista ha ottenuto un nuovo riconoscimento: il Premio Eccellenza Italiana 2022, un’iniziativa nata otto anni fa con l’obiettivo di premiare l’Italia del Merito. A sceglierlo una giuria composta da varie personalità fra cui Santo Versace e George Lombardi. Il premio, ideato dal giornalista Massimo Lucidi e presieduto da Tonino Lamborghini, ha l’obiettivo di valorizzare professionisti, aziende, imprenditori e artisti che meritano di essere conosciuti per la loro storia e capacità. Bellavista ha interpretato spesso brani iconici della tradizione musicale italiana come l’Inno di Mameli o Volare.

NOAM FILM FESTIVAL
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FREE YOUR BEAUTY

PILLOLE

RAVENNA FESTIVAL E LE CITTÀ INVISIBILI

RAVENNA | Andrà in scena dal 7 giugno al 23 luglio l’edizione 2023 del Ravenna Festival dedicato a Le città invisibili di Italo Calvino, per celebrare il centenario della nascita dello scrittore e indagare la duplice natura della ‘città’. Dopo la doppia inaugurazione del 7 e 8 giugno, con protagoniste Laurie Anderson e Martha Argerich affiancata da Mischa Maisky, il racconto del festival proseguirà fino al 23 luglio con oltre cento alzate di sipario e un migliaio di artisti coinvolti. Dal 15 al 20 dicembre, poi, Riccardo Muti – già sul podio della sua Orchestra Cherubini per Le vie dell’amicizia e un appuntamento con il primo violoncello dei Wiener Tàmas Varga – dirigerà un trittico composto da un gala verdiano e due titoli d’opera del repertorio italiano.

RAVENNA JAZZ 2023

RAVENNA | Si svolgerà dal 4 al 13 maggio la cinquantesima dizione di Ravenna Jazz. Fondato nel 1974, è uno dei più longevi festival italiani dedicati alla musica di origine afroamericana. L’evento rientra nel programma di Crossroads, la manifestazione itinerante della regione Emilia-Romagna. Protagonisti dei 12 appuntamenti saranno artisti capaci di rappresentare le varie traiettorie musicali esplorate dal festival nel corso dei decenni: dal blues di Irene Grandi, al jazz sinfonico dell’Italian Jazz Orchestra con Maria Pia De Vito e Flavio Boltro, la forte progettualità di Daniele Sepe e Francesco Bearzatti, la world music di Susana Baca, gli intrecci con la club culture di Neue Grafik, l’approccio rock di Hugo Race, la fusion di Matteo Mancuso, sino al jazz puro di Alessandro Scala.

SOLAROLO | Nell’anno in cui celebra il trentennale della carriera, Laura Pasuni è tornata con Un buon inizio, il singolo che segna l’avvio di una nuova fase personale e artistica. Il brano, presentato in anteprima durante i tre concerti-maratona di #Laura30 a New York, Madrid e Milano, porta la firma di Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari ed è accompagnato da un videoclip reso immediatamente disponibile su You Tube. Per l’artista, il singolo è una fotografia di tuto ciò che l’ha portata fino a questo momento e arriva dopo ‘le cicatrici’ degli ultimi due anni. Le stesse cicatrici che oggi le servono per volare meglio, per andare a vedere cosa c’è dopo.

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PROFILI

CHIARA

ATTRICE, DRAMMATURGA, AUTRICE APPASSIONATA

Ha base a Ravenna l’attrice e drammaturga Chiara Lagani, fondatrice insieme a Luigi De Angelis della compagnia Fanny & Alexander, oltre che curatrice per Einaudi del volume di L. Frank Baum, I libri di Oz, e autrice insieme a Elio Germano de La mia battaglia Ma è spesso in giro per l’Italia e all’estero per i suoi ultimi lavori.

“Sicuramente,” conferma, “è un periodo di lavoro molto intenso, ho anche appena finito di tradurre Romeo e Giulietta di Shakespeare per lo spettacolo di Mario Martone, che ha debuttato il 2 marzo al Piccolo di Milano, unendo così due delle grandi passioni della mia vita: teatro e traduzione.” Sempre elegante, solare e raffinata. La sua immagine potrebbe dare l’idea di una persona dolce, quasi timida, ma la sua carriera la descrive come una donna molto determinata e sicura.

Le sue scelte risalgono al periodo in cui era studentessa al liceo classico. Quando ha capito che il teatro sarebbe stato il suo futuro?

“Strada facendo. Ho iniziato potrei dire quasi per ‘caso’. L’aneddoto delle origini di Fanny & Alexander risale agli anni del liceo. In una classe parallela c’era un ragazzo, Luigi De Angelis, la persona con cui poi ho fondato il mio gruppo teatrale, che stava mettendo in scena Le troiane di Euripide. Gli portai un testo che avevo scritto tempo prima, tratto dall’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Luigi mi chiese subito: ‘lo facciamo?’ È così che abbiamo iniziato. Avevamo solo 17 anni e ormai sono 30 che lavoriamo insieme: ci siamo trovati a condividere un’avventura che poi è diventata la nostra vita, e che oggi è il nostro lavoro. Siamo stati fortunati a essere nati in questa regione dove c’era il Teatro delle Albe che da subito ci ha mostrato vicinanza e sostegno. Infatti, di lì a poco avremmo girato l’Italia con L’Ippolito, uno spettacolo di Ermanna Montanari; poi c’erano i cesenati della Raffaello Sanzio e della Valdoca, il festival di Santarcangelo, ma soprattutto direi che c’è stata la collaborazione

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DI TEATRO E TRADUZIONE
LAGANI
DI ANNA DE LUTIIS FOTO LIDIA BAGNARA

fitta con gli altri gruppi con cui organizzavamo festival e rassegne (Masque Teatro, Motus, Teatrino Clandestino…).”

Per lei il teatro non è solo interpretazione ma anche scrittura: la drammaturgia rappresenta molta parte del suo lavoro?

“Credo che la drammaturgia in teatro sia sempre alla base delle cose perché è l’architettura narrativa che permette al racconto di avvenire ed è sempre un qualcosa di intrecciato alla regia. Luigi e io firmiamo rispettivamente regia e drammaturgia ma in realtà ci sono continue commistioni tra queste due pratiche, in più c’è la relazione con gli attori, che si innesta sempre in un’idea drammatur-

“L’EPOCA CHE STIAMO VIVENDO È DAVVERO DIFFICILE,” AFFERMA CHIARA LAGANI. “CREDO CHE L’ARTE SIA ANCORA UN ANTIDOTO E CHE ABBIA IL RUOLO DI UNIRCI E DI SCONGIURARE QUESTO SENSO DI FINE CHE CI ATTANAGLIA.”

gica e poi la rende possibile attraverso la vita di chi è lì, appunto, che col suo corpo e la sua anima incarna i personaggi delle storie.”

Cosa ha rappresentato la fondazione di Fanny & Alexander?

“È stato un elemento totalizzante e destabilizzante al contempo, una specie di rivoluzione copernicana e in fondo continua a esserlo. Ora è questa la mia attività e, come mi ripeto sempre, ho la fortuna di avere un lavoro che è anche l’unico modo in cui potrei immaginare di esistere e di stare al mondo!”

Alcuni dei vostri premi: lo Speciale Ubu, il Premio Speciale al 36° Festival Bitef di Belgrado, il Premio di Produzione Riccione TTV, il Coppola Prati e il Premio Giuseppe Bartolucci, tutto questo vi ha dato ragione. Vi completate nelle vostre idee?

“Sicuramente, con Luigi abbiamo sempre lavorato su una complementarità di piani e tuttora è così: siamo due persone distinte, siamo unitissimi, ma anche molto diversi. È come se il suo sguardo arrivasse sempre dove non arriva il mio e, spero, viceversa, e questo modo di procedere consente il generarsi di un continuo dialogo, di una dialettica. Siamo in una cooperativa fatta di più persone tra cui Marco Molduzzi, Marco Cavalcoli, Maria Donnoli, Stefano Toma, e poi Gianni Farina e Consuelo Battiston di Menoventi, e tutti lavoriamo insieme su progetti diversi, ma per promuovere anche i desideri singoli. È solo questo che fa salvo il desiderio di una collettività di persone, perché credo che occorra avere molta cura delle differenze.”

Quali sono le tappe più importanti del suo percorso?

“È sempre difficile fare un bilancio. Certo, potrei ricordare certe tappe più significative: innamoramenti, incontri, spettacoli, scoperte... i premi appena ricordati ad esempio, o altre forme di apprezzamento e riconoscimento tangibili, ma credo che a volte in un cammino le cose che restano nascoste ai più siano perfino più importanti: è come se ci fosse un iceberg e quello che si vede è solo la punta che emerge dall’oceano, ma forse

10 PROFILI
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quello che davvero conta è la parte sommersa e invisibile, fatta della relazione di tutti i giorni con le altre persone e, perché no, anche della fatica, degli incidenti di percorso e delle difficoltà condivise.”

Su cosa sta lavorando attualmente?

“Sto portando molto in giro L’amica geniale, tratta dal romanzo di Elena Ferrante, nella forma di un recital derivato dal fumetto uscito per Cooconino Press pochi mesi fa, un libro che ho realizzato insieme a Mara Cerri. Poi lo spettacolo teatrale che abbiamo derivato da L’amica geniale; e ancora sto facendo anche molti laboratori e scrivo i testi per gli spettacoli futuri.”

Quali sono i suoi progetti dell’immediato futuro?

“Per Fanny & Alexander, un Barbiere di Siviglia che debutterà molto presto a Rovigo, tre monologhi, uno sul tema della maternità, l’altro sugli eccidi compiuti da Charles Manson, un’analisi del male nelle sue espressioni più brutali e nelle deformazioni mediatiche

che ne ha fatto la società, e l’ultimo sulla cantante, musicista, scrittrice e attivista afro-americana Nina Simone.”

C’è un lavoro che ha nella mente e nel cuore e che vorrebbe realizzare?

“C’è una storia che mi è molto cara e che forse è alla base anche del mio pensiero su cosa significhi fare arte e drammaturgia oggi: è la storia di Sherazade, la fanciulla che ne Le mille e una notte col suo racconto salva un’intera città dalla morte. È un progetto, questo, che abbiamo nella mente e nel cuore da anni e che presto finalmente si realizzerà. Credo sia anche una storia molto attuale. L’epoca che stiamo vivendo è davvero terribile, fatta di pandemie, guerre, crisi economiche, apocalissi climatiche... In qualche modo credo che l’arte sia ancora un antidoto e che abbia il ruolo di unirci e di scongiurare questo senso di fine che ci attanaglia da ogni lato. Ed è anche molto bello secondo me che sia una donna, anzi una ragazzina, in quel magnifico libro, a salvare una città.”

12 IN ALTO E NELLE PAGINE PRECEDENTI, ALCUNE PRODUZIONI DI FANNY & ALEXANDER CON CHIARA LAGANI PROTAGONISTA. PROFILI
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INNOVAZIONE

ENERGIA

IL PROGETTO RAVENNATE AGNES PER NUOVI ORIZZONTI GREEN DAL

MARE

La città guarda al futuro e volge lo sguardo verso il mare per cercare dal vento e dal sole nuove fonti energetiche pulite e rinnovabili. Una ricerca che premierà chi sarà capace di immaginare nuovi orizzonti in termini di produzioni energetiche e di applicare tecnologie innovative e non inquinanti. Si fa così sempre più concreta la vicenda del progetto Agnes per la realizzazione del più grande parco eolico e fotovoltaico verde a mare d’Europa.

La società Agnes, nata come start-up innovativa nel 2019 per dare corpo al progetto, ha presentato ufficialmente al ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica la documentazione per la Valutazione di impatto ambientale (Via): in gioco c’è la nascita di quello che viene chiamato l’Hub energetico Agnes Romagna 1 e 2, previsto nel tratto di mare davanti alla costa ravennate. Padre dell’operazione Alberto Bernabini, ingegnere, amministratore unico di Agnes, controllata dalla holding ravennate Qint’x che nel

tempo ha trovato compagni di viaggio importanti come Saipem, e di recente la F2i, la società Fondi Italiani per le Infrastrutture, una società di gestione del risparmio italiana che vanta tra i fondatori Cassa Depositi e prestiti. Una compagine azionaria in grado di attuare un investimento vicino ai 2 miliardi di euro e di acquisire, per ora, un finanziamento pubblico di 70 milioni di euro.

La svolta, che vuole la ricerca di energia rinnovabile e la produzione di idrogeno in mare più che a terra, deve fare i conti con processi autorizzativi lunghi e complessi, messi alla prova su un progetto mai apparso sulla scena italiana, che dà un impulso alla transizione energetica contrastando il cambiamento climatico. Il parco eolico da 600 MW si compone di due parti, una davanti oltre Punta Marina verso sud, Romagna 1, e uno, Romagna 2, da Porto Corsini verso nord a oltre 20 km dalla costa (12 miglia nautiche) per un totale di 75 pale, dette turbine, da 8 MW alte 170 metri e con un rotore di dia-

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DI CHIARA BISSI FOTO LIDIA BAGNARA
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metro pari a 260 metri. Accanto è previsto un impianto fotovoltaico galleggiante da 100 MW, per un totale di energia prodotta fra i 1.500-2.000 GWh all’anno più un sistema di accumulo di energia detto storage della capacità di 50 MW. Le previsioni indicano la fase di costruzione nel 2024 e l’entrata in esercizio nel 2026.

Il progetto ha trovato da subito un appoggio incondizionato da parte degli enti locali e dalla Regione, lasciando sullo sfondo il tema della compatibilità con tutte le attività turistiche e legate alla balneazione e alla pesca. Non sono mancati i timori circa l’impatto visivo delle strutture offshore presenti nel parco eolico, ben minori rispetto al progetto più avanzato di rigassificatore. Una prima risposta sul tema paesaggistico e su ciò che

INNOVAZIONE

“L’HUB ENERGETICO AGNES,” AFFERMA L’INGEGNERE ALBERTO BERNABINI, “SARÀ IN GRADO DI SODDISFARE IL FABBISOGNO DI PIÙ DI MEZZO MILIONE DI FAMIGLIE, CON UNA RICADUTA POSITIVA PER L’OFFSHORE, IL DISTRETTO ENERGETICO DEL PORTO E IL TURISMO.”

il progetto può rappresentare per Ravenna, la Romagna e per l’Italia, viene dallo stesso amministratore di Agnes, Alberto Bernabini. “Il Progetto Agnes Romagna rappresenta un’incredibile opportunità sia a livello locale e nazionale sotto tanti punti di vista. In primis, per il contrasto alle emissioni di anidride carbonica equivalente grazie alla quantità ingente di energia verde prodotta, sufficiente per soddisfare il fabbisogno di più di mezzo milione di famiglie. Poi vi è senz’altro la ricaduta economica sulla filiera locale: vi è un intero distretto energetico nel Porto di Ravenna che vede la sua economia in declino da diversi anni, e questa è l’opportunità di rilanciarsi con grande innovazione, coinvolgendo tante aziende locali. Vi sono senz’altro impatti positivi sulla nostra comunità in maniera diretta e indiretta: al contrario di quanto si pensa è dimostrato da esperienze all’estero che progetti di questo tipo aumentano l’attrattività a livello turistico, e in ogni caso le turbine di Agnes saranno posizionate a 20 km dalla costa quindi tutt’altro che impattanti.”

Segue da vicino l’iter dell’hub energetico da tempo il sindaco Michele de Pascale che rimane convinto del valore strategico per la città e per l’intero Paese delle attività offshore. “Una notizia importantissima per Ravenna che riguarda un intervento molto innovativo. La sua realizzazione rappresenta una grande opportunità, in termini di risposte concrete all’esigenza sempre più forte di dare un significativo impulso allo sviluppo delle energie rinnovabili e di crescita occupazionale per tutto il distretto ravennate. E anche se finora non è stata accolta la nostra proposta di prevedere una procedura autorizzativa accelerata per impianti di questo tipo, speriamo comunque che l’analisi della documentazione possa avvenire in tempi brevi, affinché si concretizzino il più celermente possibile i grandi vantaggi che la realizzazione di tale progetto può determinare, in termini di maggiore autosufficienza energetica, opportunità di lavoro e sostenibilità ambientale.”

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RECITAZIONE

TALENTO

L’ESORDIO AL CINEMA DA PROTAGONISTA DELL’ATTORE CRISTIANO

Ce l’ha fatta il ravennate Cristiano Caldironi, dopo anni di gavetta, a esordire come protagonista in un film di caratura nazionale come Acqua alle corde del regista Paolo Consorti, incentrato sulla vita di Papa Sisto V, o meglio sulla messa in scena di un’opera del celebre pontefice rinascimentale. Insieme a lui nel cast, figurano Elio, Giobbe Covatta, Enzo Iacchetti, Vito, Stefano Nosei e Natasha Stefanenko. Finite le riprese e tra un progetto e l’altro, fa ritorno nella sua Ravenna dove continua a insegnare al Circolo degli Attori.

Caldironi, com’è arrivato a essere scelto come protagonista assoluto?

“Per un caso fortunato, un po’ come si racconta a volte… Ero già nel cast per un ruolo minore, invisibile, quando, all’improvviso, l’attore prescelto per il ruolo principale, molto noto al grande pubblico, ha rinunciato. Il regista si è consultato con Ivano Marescotti, che in un primo tempo doveva fare Papa Sisto, ruolo poi ceduto a Iacchetti, per sapere

se potevo essere in grado. Ivano gli ha risposto di sì e, così, mi sono trovato a fare un provino dietro l’altro prima di essere scelto.”

Lei interpreta il regista teatrale Angelo Santini, chiamato dal sindaco di Montalto per mettere in scena uno spettacolo che racconti le vicende papaline. Che personaggio è?

“Un antieroe, un uomo pigro, introverso, implosivo, così capace di reprimere le emozioni che non consente sbavature d’interpretazione. Un aspetto del carattere molto difficile e doloroso anche a livello fisico, al punto che per le contratture che mi sono procurato, ho dovuto far ricorso più volte all’osteopata. Santini è un po’ lo specchio delle debolezze umane in cui tutti possono in parte riconoscersi, e in parte no altrimenti significherebbe ammettere le insicurezze. A un certo punto però è costretto a uscire dalla sua comfort zone e non sarà facile…”

Com’è stato lavorare con Consorti e con un cast di grandi attori italiani?

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CALDIRONI MULTIFORME
DI ROBERTA BEZZI FOTO MASSIMO FIORENTINI

“Un’esperienza indimenticabile. Sul set si è creato un clima meraviglioso che ha coinvolto anche le maestranze, di grande supporto e partecipazione. Spesso quando si giravano le scene ci trovavamo tutti, anche chi non era direttamente impegnato, e questo contribuiva a dare forza. Sono stato molto coccolato in particolare da Iacchetti e Vito con cui spesso pranzavo.”

Qual è stato il più bel complimento ricevuto?

“Quello di un collega che mi ha detto che è

stato un piacere vedermi lavorare. Cosa chiedere di più? Poi mi è piaciuto portare sul set alcuni miei allievi che hanno così potuto vedere con i propri occhi il processo creativo.” Inevitabile chiederle: come ha conosciuto Marescotti e cosa rappresenta per lei?

“Lo considero un po’ il mio padre artistico. E lo è anche da un punto di vista umano, dato che ho perso mio padre molti anni fa. Si è preso cura di me, mi ha aperto le porte di casa sua e mi ha sostenuto psicologicamente in questa professione. D’altra parte nessuno meglio di lui, che da adulto ha lasciato tutto per la recitazione, può capire questo fuoco che ci portiamo dentro. Ci siamo conosciuti un bel po’ di tempo fa in occasione del progetto Cento ore con Marescotti a Ravenna. Ho iniziato come assistente alle sue lezioni, poi sono cresciuto. Il nostro è diventato un grande rapporto di stima e amicizia.”

Come nasce il suo amore per la recitazione, un’arte che ha indagato a 360 gradi come attore, regista, mattatore, performer?

“Nasce con me, sin da bambino. Mi sono diplomato alla scuola di teatro di Bologna Alessandra Galante Garrone. Sono stato notato da Giorgio Comaschi con cui ho fatto la tournée Delitto a teatro dal 2002 al 2004.” Poi è arrivata la tv con il grande palcoscenico di Zelig che le ha regalato una grande popolarità…

“Sì. Nel 2007 ho fatto parte del trio Letutine che piaceva a tanti, dai bambini agli adulti. Un’esperienza che mi ha aperto tante strade,

19 IN ALTO,
IL RAVENNATE CRISTIANO CALDIRONI CHE HA INTERPRETATO ANGELO SANTINI, IL
PROTAGONISTA DEL FILM ACQUA ALLE CORDE DEL REGISTA PAOLO CONSORTI.

non per forza televisive.”

Per tanti anni ha anche lavorato come showman al parco di Mirabilandia…

“Agli inizi della mia carriera mi ha dato l’opportunità di sperimentare e di prendere confidenza con il pubblico dal vivo. A un certo punto ho lasciato per poter fare questo mestiere, non è stato facile ma per me ha rappresentato il grande passo.”

C’è tutto questo percorso dietro Angelo Santini?

“Di tutto e di più, anche il clown che mi è capitato di fare, perché lui lo è in fondo… Ogni singola esperienza mi ha forgiato. Tutto mi è servito per arrivare a oggi, è bello poter spaziare in più ambiti.”

Con il regista Consorti si è aperto un bel sodalizio artistico?

“Sì. Abbiamo appena finito di girare un cortometraggio che andrà in giro per festival.

E, in cantiere, c’è un nuovo film in un ruolo importante. A breve partiranno anche le

riprese di un film con un altro regista. Tra i progetti, forse ne andrà in porto uno anche con Fabrizio Foschini, batterista degli Stadio, dedicato a un personaggio sportivo che tutti abbiamo nel cuore. Ma non posso dire di più…”

Con tutti questi impegni, ci sarà spazio anche per l’insegnamento al Circolo degli Attori?

“Quando non sono a Ravenna, gli allievi sono seguiti dai miei assistenti. Questo è un momento favorevole a livello professionale e devo viverlo al meglio. Per un po’ mi concentrerò più su masterclass di recitazione in tutta Italia, in modo da avere le ore di lezione concentrate in poche giornate. Guardando avanti, uno dei miei sogni più grandi è quello di aprire una scuola gratuita per andare alla ricerca di nuovi talenti. Nessuno meglio di me conosce le difficoltà della gavetta e vorrei regalare delle opportunità alle nuove generazioni.”

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IN
ALTO, CRISTIANO CALDIRONI CON IVANO MARESCOTTI (A SINISTRA), NATASHA STEFANENKO (AL CENTRO) ED ELIO (A DESTRA) E IN UN MOMENTO DELLE LEZIONI AL CIRCOLO DEGLI ATTORI.
RECITAZIONE

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L’ORO DEL

MARCO MONTALTI APRE LE PORTE DEL LABORATORIO MIYAJIMA GIAPPONE

ALESSANDRA ALBARELLO
DI
RESTAURO
FOTO LIDIA BAGNARA

Interseca lo spazio come una luce che irrompe nell’oscurità, in angoli nascosti, trascurati. La sede di Miyajima è quasi una metafora del kintsugi. Un luogo che da via Antica Zecca 31, dove si trova l’entrata principale, si inoltra nella galleria adiacente, rivitalizzandola. Svelandola alla città anche grazie a una ‘quinta’ scenografica dipinta a mano da Marco Montalti. L’oro degli antichi paraventi giapponesi, i ‘byobu’, fa da sfondo alla riproduzione della famosa opera di Hokusai Peonies and Butterfly

Questa storia inizia casualmente qualche anno fa, nell’estate del 2015, ma ha origini molto antiche, come racconta Marco: “Ho deciso di partire per il Giappone e ho cercato su internet una soluzione che mi permettesse di essere ospitato da una famiglia locale, in cambio di qualche ora di lavoro.” La famiglia che accoglie Marco in un luogo sperduto vicino a Osaka è però una famiglia speciale: Carol e

Mark, due antiquari. Entrambi americani, hanno deciso di ritornare nel paese di origine di Carol, discendente da un nobile casato giapponese, un tempo esiliato a Miyajima dopo aver perso una battaglia cruciale. In quella minuscola isola sacra al largo di Hiroshima, famosa per il suo tempio e per il Tori rosso

che svetta in mezzo al mare la leggenda vuole che non si possa né nascere né morire, anche perché non esistono né ospedali, né cimiteri. Ma è proprio qui che negli anni Trenta nasce Ayako: cresce tra i kimono dell’emporio di sua madre e poi si innamora di un militare americano, trasferendosi con lui a Seattle, in America, dove avrà tre figlie, tra cui Carol. “Il nome del negozio vuole quindi riprendere l’origine di questa famiglia, riallacciando antichi legami per chiudere il cerchio,” spiega Marco Montalti che da quell’incontro casuale, da quell’intreccio di destini e guardando il Giappone attraverso gli occhi dei due antiquari, ha iniziato ad appassionarsi al kintsugi, l’antica tecnica giapponese per riparare la ceramica con l’oro (da ‘kin’ oro e ‘tsugi’ riparare). E il suo primissimo pezzo sono stati proprio loro, Carol e Mark, a regalarglielo, durante quel soggiorno in Giappone, acquistandolo a un mercatino. Poi Marco,

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“MI PIACE PENSARE CHE IL KINTSUGI SIA UNA SORTA DI REMINDER, UN MODO PER RICORDARCI CHE TUTTO SI PUÒ AGGIUSTARE, ANCHE CIÒ CHE SI PENSAVA DI BUTTARE VIA. E CHE DIVENTA ANCHE PIÙ BELLO DELL’ORIGINALE.”

che è nato a Cervia, ritorna in Italia, si laurea in architettura a Cesena, ma d’estate va sempre a trovare la ‘sua’ nuova famiglia. Per un anno lavora anche come architetto alle Hawaii, dove vive Karen, sorella di Carol. Ritorna. Nel frattempo, da autodidatta, approfondisce la conoscenza del kintsugi, elaborando una sua tecnica personale utilizzando le lacche urushi originali acquistate in Giappone. L’epilogo di questa storia è anche l’inizio di un nuovo viaggio: l’apertura a Ravenna di Miyajima. Qui Marco organizza corsi di kintsugi di cui ci riassume le principali fasi di realizzazione: incollaggio, stuccatura, applicazione della lacca rossa e finitura con la foglia d’oro a 22

carati attraverso la tecnica della missione. Rosso e oro sovrapposti, proprio come certi mosaici bizantini: pura coincidenza? Tra una fase e l’altra intercorrono dei periodi di asciugatura, perché anche il tempo dell’attesa ha una sua importanza: “È un ingrediente fondamentale che permette di comprendere appieno il significato del kintsugi. La sua filosofia non sta solo nelle ‘cicatrici’ in oro ma anche nel processo che porta al risultato finale,” precisa. Perché dietro al kintsugi esiste una simbologia complessa che si confronta spesso con dinamiche psicologiche, con concetti come guarigione e resilienza, o anche accettazione di se stessi nonostante imperfe-

zioni e danni inflitti dalla vita. La difficoltà che diventa opportunità, trasformando la ceramica che si sta riparando in oggetto transizionale. Il gesto in atto catartico. “Mi piace pensare che il kintsugi sia una sorta di reminder, un modo per ricordarci che tutto si può aggiustare, anche quello che pensavamo dovesse essere buttato via. E magari ciò che è stato aggiustato è più bello dell’originale,” spiega Marco Montalti. Oltre ai corsi, in questo spazio viene esposta e venduta una selezione di pezzi che ogni mese Carol e Mark mandano dal Giappone, tra cui rare ceramiche di Bizen. Ma anche gli eterei kimono vintage appesi al soffitto, galleggianti nell’aria. L’allestimento di Miyajima cambia continuamente, in linea con il concetto giapponese di accettazione dell’effimero e del temporaneo, che si collega all’idea di leggerezza e fluidità da cui è nato il progetto. “Lo definirei,” ci dice Marco, “un negozio di terza generazione, uno spazio che diventa luogo della città e galleria d’arte, dove si scambiano storie ed esperienze, dove si compra oppure si entra solo per ammirare una bottiglia di Tamba o bere un tè. Un luogo ispirazionale in cui coesistono molteplici realtà.” Contemporaneo con un’anima antica. Ma come Marco suggerisce “è poi il cliente che decide che cosa sia realmente Miyajima.” L’isola che non c’è. Forse.

24 IN QUESTE PAGINE,
NEL SUO NEGOZIO A RAVENNA IN CUI PRATICA L’ANTICA TECNICA GIAPPONESE DEL KINTSUGI RESTAURO
MARCO MONTALTI
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ODONTOIATRIA MODERNA

LA DR.SSA GIOIA PIRONI È

IL DIRETTORE

SANITARIO DELLO STORICO STUDIO DENTISTICO A COTIGNOLA DI RAVENNA, IN CUI VENGONO OFFERTI PIANI DI CURA COMPLETI E PERSONALIZZATI PER UN SORRISO

SANO E FORTE.

diagnostici, quali radiografici di ultima generazione come la panoramica, la tac 3d e l’impronta digitale, necessari per formulare una diagnosi e un piano di cura completo in una sola giornata.

“Altra nostra grande passione è l’odontoiatria pediatrica e l’ortodonzia (cura delle malocclusioni), di cui si occupa in primis la dottoressa Pironi,” spiegano. “Il nostro obiettivo è far crescere il maggior numero possibile di bambini senza carie, con un sorriso sano e forte, che vengano volentieri in Studio, dai loro amici dottori. Non a caso la nostra filosofia è ‘la prevenzione inizia dal pancione’, perciò parliamo ai genitori in attesa per informarli sui corretti stili di vita alla base della prevenzione, e seguiamo i bambini fin da piccolissimi con piani di cura personalizzati.”

Comprendere e soddisfare ogni tipo di paziente, saper ascoltare e mettere a proprio agio le persone per instaurare un rapporto di fiducia che è alla base di ogni trattamento odontoiatrico

Questi sono gli obiettivi che da sempre si è dato lo Studio Dentistico Geminiani Pironi a Cotignola di Ravenna

Uno staff composto da collabo-

ratori, medici e igienisti, specializzati in ogni tipo di cura e che, grazie all’ausilio della più moderna tecnologia, sono in grado di offrire al paziente tutte le soluzioni, dalla più semplice alle più complessa, come quelli dell’implantologia a carico immediato e dei trattamenti ortodontici con allineatori trasparenti

Lo studio dispone di tutti i mezzi

Accanto all’ortodonzia tradizionale con apparecchiature metalliche, grande importanza hanno l’ortodonzia estetica con allineatori trasparenti e l’elastodonzia “Questa è una terapia ortodontica che si basa sull’utilizzo di apparecchi di tipo elastico che lavorano sui muscoli del viso, del labbro, della lingua, della guancia e sulla respirazione, che fanno in modo che l’allineamento dentale sia frutto della funzione e quindi più stabile nel tempo.”

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ph Lidia Bagnara
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ESSENZE

BARBARA

POZZI È LA FONDATRICE DELL’OPIFICIO E PROFUMERIA OLFATTIVA

DELLA NATURA

Olfattiva è un microcosmo di natura, essenze ed energia vitale. La fondatrice Barbara Pozzi ha reso materia quello che era il suo sentire ed è riuscita a portare alle persone i benefici della natura e delle erbe attraverso le essenze e l’aromaterapia. L’idea del progetto nasce alla fine degli anni Novanta, con l’intento di proporre qualcosa di bello e di buono, che potesse essere fonte di gioia, di ispirazione e di equilibrio. Poi nel 2006 è arrivato l’opificio

Olfattiva a Massa Lombarda con tutti i suoi prodotti che uniscono la cura di sé con i benefici dell’aromaterapia e della profumeria botanica. “L’olio essenziale è

l’anima della pianta e custodisce l’energia vitale dell’ambiente che la circonda, riunendo in sé tutti gli elementi di natura: sole, vento, acqua, terra ed energie sottili diventano pianta e attraverso l’olio essenziale interagiscono con l’uomo.”

Barbara, qual è stato il percorso che l’ha portata a realizzare

“QUANDO FORMULIAMO UN PRODOTTO, LO FACCIAMO PENSANDO ALLE ESIGENZE DI TUTTI COLORO CHE LO UTILIZZERANNO: CI AFFIDIAMO ALLE PIANTE PER TROVARE UN SOSTEGNO NEI DIVERSI MOMENTI CHE POSSIAMO ATTRAVERSARE NELLA VITA E PER PORTARE BENESSERE.”

questo progetto di successo?

“La natura mi ha sempre nutrita, e da bambina il mio gioco preferito era preparare rimedi a base di erbe nel giardino di casa. Ovviamente nessuno accettava di provare i miei rimedi, per

fortuna direi visto che nei miei pensieri tutto era curativo. Col tempo, ho intrapreso percorsi di studio di Naturopatia, Medicina cinese, Aromaterapia… senza pensare che fossero semi di un progetto lavorativo più ampio. Da sempre poi sono molto vicina alle filosofie orientali.”

Di cosa si occupava prima e come ha capito che doveva seguire questa strada?

“Prima mi occupavo comunque di trasformazione, ma attraverso il cibo: ero imprenditrice nel settore food. Il cambiamento è stato graduale e naturale, come sono naturali le evoluzioni di vita di ciascuno di noi. Mi sono limitata a seguire ciò che sentivo.”

Qual è la prima fragranza fatta nel vostro opificio?

“Mi preme prima di tutto spiegare la differenza che intercorre fra oli essenziali e fragranze: queste ultime infatti sono di origine sintetica o da tecnica mista, e nulla hanno a che fare con gli oli essenziali, completamente vege-

29 PROFUMI
DI SERENA ONOFRI

MEDICINA AYURVEDICA IL

“NELLA

NASO VIENE CONSIDERATO LA PORTA DEL CERVELLO E DELLA COSCIENZA. PER ESEMPIO, L’OLIO ESSENZIALE DI LAVANDA HA PROPRIETÀ RILASSANTI ED EQUILIBRANTI SULLA SFERA EMOTIVA E FISICA.”

tali. La prima ‘sinergia’, termine a noi più caro, è stata Buonumore, che vede l’incontro di arancio, cannella e mandarino. Una sinergia semplice, riconoscibile e amata da tutti, come solo un ricordo d’infanzia può essere.”

A quale creazione è più legata?

“Non ce n’è una in particolare perché ogni ‘sinergia’ ha la propria storia ed è importante che esista. Senza Acqua dell’Angelo non potrei stare, ma la mattina anche Polvere di Stelle mi dà la carica necessaria, e l’elenco potrebbe continuare, tanti quanti sono i nostri prodotti.”

Quali sono le erbe più utilizzate?

“Senza dubbio gli agrumi e le piante officinali, come lavanda, menta, rosmarino, salvia, alloro. Le piante mediterranee rappresentano le nostre origini e la nostra cultura, del nostro Dna. Poi per trarre ispirazione, attingiamo

anche alle tradizioni di altri Paesi, ed ecco patchouli, vaniglia, eucalipto.”

Quali sono gli elementi distintivi di Olfattiva?

“La qualità delle materie prime e l’attento ascolto di come il mondo vegetale comunica con noi attraverso la sua parte aromatica. Quando formuliamo un prodotto, lo facciamo pensando alle esigenze di tutti coloro che lo utilizzeranno: ci affidiamo alle piante per trovare un sostegno nei diversi momenti che possiamo attraversare nella vita e per portare benessere, in un’ottica di reciprocità. Inoltre, tutto ciò che impariamo vogliamo trasmetterlo: da qui nascono i corsi di aromaterapia, profumeria botanica e distillazione che realizziamo con regolarità in opificio.”

L’olfatto è il senso più antico. Quali benefici possono arrivare

da essenze e profumi?

“Nella medicina ayurvedica il naso viene considerato la porta del cervello e della coscienza. Per fare un semplice esempio, l’olio essenziale di lavanda ha proprietà rilassanti ed equilibranti sia sulla sfera emotiva, sia dal punto di vista fisico: lo potremo quindi utilizzare per facilitare il riposo notturno, ma anche come miorilassante delle fasce muscolari contratte, massaggiandolo localmente in opportuna diluizione.”

Uno sguardo al futuro: cosa state realizzando?

“Tanti nuovi progetti stanno nascendo, uno in particolare dedicato alla coltivazione e produzione biodinamica, volto alla sostenibilità e all’autosufficienza. A chi ci chiede ‘Perché lo fate?’, amiamo rispondere: ‘Perché è bellissimo.’”

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La selezione è un processo attraverso il quale l’uomo impone il proprio essere nello stato delle cose. Esperienza e conoscenza sono fondamentali per poter operare una scelta, ma ancora di più lo è l’amore per il nostro territorio e la sua tradizione.

Selezioniamo ogni giorno solo materie prime d’eccellenza per offrire ai nostri ospiti un’esperienza coinvolgente fatta di ricerca ed equilibrio con lo sguardo aperto di chi riscopre continuamente la bellezza e i sapori del nostro mare e della nostra terra.

ACQUA,

STEFANO FRANCIA E IL CONSORZIO DI BONIFICA DELLA ROMAGNA

BENE PREZIOSO

A soli 34 anni il ravennate Stefano Francia ha già incarichi e responsabilità nel mondo delle imprese e dell’associazionismo.

Dal 2021 è presidente del Consorzio Bonifica della Romagna. Imprenditore agricolo nel settore frutticolo, vitivinicolo, cerealicolo e sementiero, è un uomo concreto, capace di affrontare le situazioni un passo alla volta e con un solido bagaglio di valori che ben incarnano il migliore spirito romagnolo.

Lo aspettano sfide cruciali di questi tempi, fra difesa del territorio ed emergenza climatica, con tutti i cambiamenti che ne conseguono.

Cosa l’ha spinta ad assumersi una tale mole di lavoro?

“Pur continuando a sostenere mio padre nell’azienda di famiglia, mi sono appassionato presto al settore della rappresentanza che mi ha portato a entrare nei CdA di diverse cooperative. Credo sia molto importante sensibilizzare soprattutto i più

DIFESA DEL TERRITORIO ED EMERGENZA CLIMATICA SONO LE SFIDE A CUI È CHIAMATO STEFANO FRANCIA, 34 ANNI, UOMO CONCRETO E DAI VALORI SOLIDI, CRESCIUTO IN UNA FAMIGLIA DI AGRICOLTORI.

ad ascoltare e nella capacità di sostenere le persone nei momenti di difficoltà. Da mia madre ho imparato il rispetto per gli altri, mentre il nonno Giovanni mi ha trasmesso la passione per l’agricoltura, l’associazionismo e il rispetto per le Istituzioni.”

Che ruolo ha oggi il Consorzio Bonifica della Romagna?

giovani sull’importanza della cooperazione e associazionismo: l’individualismo porta a risultati nel breve periodo ma non nel lungo termine dove è l’unione a fare la forza.”

Quali insegnamenti le ha trasmesso la sua famiglia?

“Da mio padre, anzitutto il valore dell’umiltà che si traduce anche nell’essere sempre pronti

“Il nostro è uno dei consorzi più grandi d’Italia, chiamato a gestire più di 350.000 ettari di superficie in ben quattro province, di cui tre in Emilia-Romagna e una in Toscana. Questo significa doversi occupare di un territorio molto diverso che va dalla realtà ravennate dove la bonifica ha radici storiche sino ad arrivare a oggi dove la gestione dei manufatti è altamente tecnologica, a quella riminese dove la bonifica è più recente e si identifica con la difesa idraulica di quei territori a rischio idraulico, passando per i territori forlivesi e cesenati che presentano problematiche idrauliche e di bonifica interconnesse.

32 TERRITORIO
DI ROBERTA BEZZI FOTO LIDIA BAGNARA

Il consorzio svolge un ruolo importante di presidio e difesa delle aree collinari montane del nostro appennino che presentano una forte propensione al dissesto idrogeologico: l’azione del consorzio in questi luoghi è fondamentale per la tutela delle comunità e della economia montana.

Grazie alle competenze di 200 dipendenti, il Consorzio ricerca la massima connessione con le realtà territoriali sia a livello di relazioni con Enti e privati sia a livello socioeconomico.”

Quest’anno fra l’altro ricorrono gli oltre 700 anni della Bonifica della Romagna e i 100 anni di Anbi - Associazione nazionale delle bonifiche…

“Sì, abbiamo festeggiato il traguardo con un grande convegno il 16 marzo in cui, insieme a rappresentanti istituzionali di Enti

di settore, Università e Autorità che operano sul territorio. Un modo per mettere al centro l’importanza che ha avuto la bonifica per il territorio e per l’economia, e per far capire che questo processo è ancora parte viva di queste terre.”

Quali sono le priorità attualmente per il Consorzio?

“Far lavorare coesi gli amministratori per far sì che tutti possano esprimersi su temi strategici quali la migliore distribuzione di acqua per l’agricoltura e non solo. Bisogna farsi trovare pronti in vista dei cambiamenti dei prossimi anni. Nell’estate 2022, abbiamo toccato con mano l’importanza dell’acqua, visto che senza di essa non funzionano le attività economiche.”

Di cosa si è occupato il Consorzio nell’estate della siccità

estrema?

“Abbiamo razionalizzato il più possibile la distribuzione dell’acqua, cercando di non lasciare indietro nessuno. Non finirò mai di ringraziare i dipendenti che hanno una grande conoscenza del nostro vastissimo territorio e che si sono dati da fare senza sosta in settimane molto difficili.” Quanto sta soffrendo l’agricoltura?

“Molto, e non solo per via della siccità. Con lo scoppio della guerra in Ucraina, tutti si sono resi conto di quanto sia un settore strategico. Per gli agricoltori è diventano molto difficile reperire concimi e fitofarmaci, così come molte altre materie prime per la produzione, senza dimenticare il rincaro dei prezzi per l’alto costo dell’energia. Malgrado tutti questi problemi, nel

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IN ALTO E NELLA PAGINA SEGUENTE, IL RAVENNATE STEFANO FRANCIA, PRESIDENTE DEL CONSORZIO DI BONIFICA DELLA ROMAGNA, CHE A SOLI 34 ANNI HA GIÀ TANTI INCARICHI E RESPONSABILITÀ.

TERRITORIO

complesso si è chiusa un’annata discreta dal punto di vista produttivo, con meno prodotto del solito ma di qualità.”

Di cosa ha bisogno in particolare il territorio ravennate?

“Di essere conservato e messo in sicurezza idraulica maggiormente rispetto ad altre realtà. Stiamo cercando di capire quali opere si rivelerebbero utili per garantire il deflusso delle acque. Dall’ultima alluvione del 1996 stiamo lavorando in questa direzione: molto è stato già fatto e continueremo a lavorare per la difesa di un territorio fragile e culturalmente prezioso. L’altra sfida è la distribuzione delle risorse irrigue in aree ancora non coperte da acque di superficie. A tal proposito

abbiamo chiesto maggiori risorse regionali, soprattutto per quelle aree lontane dal CER - Canale Emiliano-Romagnolo. Nel Riminese e nel Cesenate-Forlivese siamo invece impegnati in progetti finanziati con fondi Pnrr per l’accumulo e la distribuzione della preziosa risorsa acqua.”

Il Consorzio promuove anche iniziative per accompagnare i cittadini alla scoperta dei territori, apre loro impianti ed entra nelle scuole. Cosa può dire al riguardo?

“Abbiamo un programma di attività per far capire ai cittadini le nostre attività, oltre che per promuovere la conoscenza dell’ambiente con le sue specificità. Molto spesso infatti quando

“ABBIAMO UN PROGRAMMA PER FAR CONOSCERE AI CITTADINI LE NOSTRE ATTIVITÀ, OLTRE CHE PER PROMUOVERE LA CONOSCENZA DELL’AMBIENTE CON LE SUE SPECIFICITÀ, SENSIBILIZZANDO I PIÙ GIOVANI.”

la Bonifica funziona, non lo si riconosce perché non si ha percezione del suo ruolo. Questo è il motivo per cui siamo molto contenti di sensibilizzare i più giovani delle scuole. Con l’università, invece, sono in corso progetti, anche di livello europeo, per favorire gli studi e la ricerca.”

I giovani sono più ‘avanti’ in materia di ambiente?

“Lo sono, in generale. Ma è importante fare capire loro che gli obiettivi ambientali si raggiungono solo con la sostenibilità socio-economica. Questo significa che servono risorse anche per le aziende per migliorare la parte ecologica, di pari passo con quella sociale. Solo così ci si può proiettare nel futuro.”

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LA FORZA DI FIDEURAM

MAURIZIO RONTINI GUIDA IL GRUPPO STORICO

A RAVENNA E A LUGO, LO STORICO GRUPPO È GUIDATO

DAL NUOVO

REGIONAL MANGER

MAURIZIO RONTINI, CHE PORTA AVANTI UN MODELLO DI CONSULENZA

FATTO DI FIDUCIA, VICINANZA E VELOCITÀ

D’INTERVENTO.

Essere sempre un punto di riferimento per i clienti nella gestione dei loro patrimoni. Questo è il principale punto di forza di Fideuram - Intesa Sanpaolo Private Banking che vanta un legame di fiducia che si protrae nel tempo e, conseguentemente, la capacità di attrarre nuovi portafogli. A ciò si aggiungono velocità d’intervento e risposta e un’ampia gamma di prodotti finanziari, molti dei quali costruiti ad hoc in base alle esigenze della clientela. Nella zona di Ravenna e Lugo, la banca può contare su un gruppo storico importante, in virtù del rilevante portafoglio a livello di clienti e patrimonio, che comprende 37 persone: 28 private banker e poi una serie di impiegati per lo sportello bancario di Ravenna e Lugo e collaboratori per il disbrigo delle pratiche burocratiche del classico lavoro di back-office.

Dal 1° gennaio 2023, l’area è guidata dal nuovo Regional Manager di Fideuram Maurizio Rontini che vanta 38 anni di esperienza come consulente finanziario sempre all’interno del gruppo. “Fideuram nasce nel lontano 1968,” ricorda con orgoglio Rontini, “ed è stata la prima rete sviluppata sul territorio italiano. Abbiamo quindi una conoscenza del settore che non ha eguali e in più la capacità di essere sempre all’avanguardia, per essere innovativi e avere sempre una risposta in rapporto alle esigenze finanziarie e assicurative dei clienti, che siano privati o aziende, con le loro molteplici e diversificate esigenze. Chi si rivolge a Fideuram è certo di essere seguito, di avere sempre un interlocutore valido con cui confrontarsi. Ciò che più ci ha fatto conoscere, in tutti questi anni, non è tanto la pubblicità ma la capacità di assistere i clienti

nella gestione dei loro patrimoni nel bene e nel male, soprattutto quando i rendimenti sono sotto le aspettative. Nessuno viene mai lasciato solo. La nostra è una vicinanza continua, perché la relazione con il cliente è il cuore del nostro modello di consulenza.” Al riguardo, sono i dati a parlare da soli: con oltre 327 miliardi di euro di masse amministrate, Fideuram è la prima private bank in Italia e tra le prime in Europa. “Essere leader da oltre cinquant’anni dimostra una capacità sempre nuova di evolvere nel tempo,” tiene a precisare Rontini ricordando poi che il gruppo vanta più di 10.000 fondi e persino una SGR interna che costruisce prodotti finanziari su misura del cliente. In tal senso, il lavoro di Fideuram è molto diverso da quello delle banche tradizionali che spesso si limitano a collocare prodotti standardizzati. “Al di

là dei prodotti, ciò che conta è il rapporto con il cliente,” spiega Rontini. “Il primo passo è sempre quello di ascoltare attentamente le sue esigenze e i traguardi che vuole raggiungere nel tempo Personalmente dedico sempre molto tempo a questa fase. Lo faccio per poter pianificare e costruire, con metodo e tranquillità, il percorso più indicato a livello finanziario e previdenziale. Solo se sarò in grado di rispondere a queste richieste il cliente resterà con me per anni. Il suo interesse è il mio interesse.” Esigenze che sono cambiate nel corso degli anni, in base anche alla situazione economico-finanziaria del periodo storico. Negli anni Ottanta e Novanta investire era molto più semplice perché c’erano titoli di Stato redditizi senza rischiare praticamente nulla, oltre al classico ripiego sul mattone che non tradiva mai. Oggi sono venute a mancare molto certezze, ma qualcosa si può fare ugualmente. “Il nostro lavoro è costruire il

futuro e la pianificazione degl’investimenti,” spiega il Regional Manager di Fideuram. “In questo scenario economico e finanziario complesso deve cercare valore utilizzando i migliori strumenti dei mercati azionari e obbligazionari, fondi comuni, gestioni personalizzate. Bisogna investire in modo equilibrato e diversificato, con un’esposizione in tutti i mercati italiani ed esteri, sfruttando le opportunità del momento. Ogni

prodotto ha le sue caratteristiche, non c’è nulla di completamente buono o sbagliato, occorre che sia in linea con le esigenze del risparmiatore. L’importante è capire a cosa servono i risparmi di una vita o i soldi di un’eredità di un cliente. Bisogna sempre darsi un orizzonte temporale, ossia capire per quanto tempo la liquidità può essere vincolata, in modo da fare una pianificazione attenta e oculata, su misura.”

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“AL DI LÀ DEI PRODOTTI, CIÒ CHE CONTA È IL RAPPORTO CON IL CLIENTE. IL PRIMO PASSO È SEMPRE QUELLO DI ASCOLTARE ATTENTAMENTE LE SUE ESIGENZE PER PIANIFICARE E COSTRUIRE, CON METODO E COSTANZA, IL PERCORSO PIÙ INDICATO A LIVELLO FINANZIARIO E PREVIDENZIALE.”

ARIA DI

LE MOLTEPLICI ATTIVITÀ

ALL’APERTO ALLA SCOPERTA DEL TERRITORIO RAVENNATE

PRIMAVERA

TURISMO
DI CHIARA BISSI FOTO LIDIA BAGNARA

I dati e le previsioni in ambito turistico indicano il 2023 come l’anno della piena ripresa per il settore dopo la pandemia, con le città d’arte in ascesa e l’aumento della domanda di viaggi in cui prevalga l’esperienza immersiva nella storia, nella cultura, negli ambienti naturali e nelle tradizioni gastronomiche di un luogo. La primavera nel territorio ravennate non fa eccezione con operatori turistici, realtà associative e istituzionali pronte a offrire il meglio. A piedi, su due ruote, a cavallo, in barca, tra i monumenti delle città storiche c’è sempre tempo per scoprire e assaporare un territorio ricco di tesori. Tantissime le proposte per riprendere a vivere con pienezza le attività all’aria aperta. Create in occasione delle celebrazioni dantesche del 2021, le Vie di Dante permettono di percorrere affascinanti itinerari tra la Romagna, l’Appennino tosco-romagnolo e Firenze, sulle tracce del lungo esilio del Sommo Poeta. In primo piano il viaggio su due ruote tra pianure, colline, boschi e alture, attraverso borghi e panorami eternati nell’opere di grandi artisti, sulle tracce della storia, dell’arte e del buon cibo. Da Ravenna si raggiunge Marradi seguendo strade secondarie, a basso traffico, adatte a tutti. L’intero percorso può essere effettuato in 3-4 giorni a bordo di E-Bike, Gravel e Mtb. Nella prima tappa da Ravenna (67 km), ultimo rifugio di Dante, passando per la basilica di

Sant’Apollinare in Classe, la vicina Pineta, si giunge alle porte di Cervia, e attraverso la ciclabile del fiume Savio si arriva poi Forlimpopoli fino a Bertinoro, in seguito la meta è Brisighella e infine Marradi.

Per chi ama le due ruote, ma in pianura, in 48 ore si apre l’opportunità di un trek & bike tour tra Cervia e Ravenna, un

itinerario in natura alla scoperta di luoghi capaci di raccontare una storia millenaria con visita al museo e ai magazzini del Sale e poi alla Pineta di Classe, fino all’urban trek ravennate tra monumenti Unesco, Domus dei Tappeti di Pietra, tomba di Dante, Mar e mausoleo di Teodorico. Rimanendo a Cervia, ogni sabato di aprile con partenza un’ora

40 TURISMO
A
LATO,
TANTI TURISTI
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TOMBA
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LE
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prima del tramonto è possibile partecipare a un’escursione in barca elettrica lungo il canale circondariale della Salina. Rimanendo in sella alla bicicletta, ma guardando a nord di Ravenna, tutte le domeniche di aprile e martedì 25 sarà possibile partecipare alla Pedalata dei fenicotteri (12 km) lungo le Valli, alla scoperta del Parco del Delta del Po con noleggio e guida ambientale. Da non perdere la visita del museo naturale NatuRa all’interno de Il Palazzone, da cui partono escursioni a piedi, in bici e in pulmino elettrico, tra cui quella all’Oasi di Boscoforte dove si incontrano cavalli Camargue allo stato brado. Poco fuori Sant’Alberto, a Mandriole merita una visita la Fattoria Guiccioli, legata al Risorgimento italiano e luogo in cui morì di Anita Garibaldi. Tantissime le iniziative di Trail Romagna

fra musica, trekking, cammini dello spirito nelle foreste casentinesi, escursioni in canoa ed eco-maratone. Domenica 27 maggio Trail Romagna organizza la camminata di 10 km ‘Da spiaggia a spiaggia’ con partenza dalla Darsena di Città e dalla spiaggetta della Darsena Pop Up per terminare nella spiaggia delle Terme di Punta Marina attraversando carraie e terreni privati. Rimanendo al mare, il centro di ricerca sperimentale per la tutela degli habitat Cestha di Marina di Ravenna ripropone dalla primavera gli happy hours con le tartarughe, con la possibilità di assistere al pasto serale degli animali ricoverati nel centro di recupero. Da maggio nei week-end riprenderanno i rilasci delle tartarughe marine con la possibilità di salire a bordo della motonave fino a 2,5 miglia dalla costa. Nei canali social del cen-

tro sarà possibile reperire la programmazione.

Lasciata la costa c’è la possibilità di percorrere alcune tappe dell’ippovia della provincia di Ravenna, lunga 79 km che si snoda attraverso l’Appennino attraverso le valli del Senio e del Lamone, il Parco della Vena del Gesso Romagnola e il Parco Carnè. Suggestivi i percorsi che collegano il parco della Vena del Gesso al parco del Delta del Po, tra Marina Romea e Marradi. Meta primaverile per gli amanti dei fiori sono il giardino dell’istituto Persolino-Strocchi di Faenza con una collezione di rose antiche e 500 piante suddivise in 100 varietà pregiate. A Casola invece il Giardino delle erbe organizza visite guidate, aperitivi floreali e pic-nic tra i fiori. Allegra e colorata l’offerta dedicata ai bambini e alle famiglie con tantissime proposte, tra le quali il programma di laboratori di RavennAntica o le domeniche del museo Nazionale. In natura, alle Saline di Cervia, nei week-end del mese di aprile, si svolgeranno le passeggiate lungo la via dei nidi, muniti di binocolo per osservare gli uccelli in cova, il corteggiamento, l’accudimento dei piccoli e le tecniche di difesa del nido. Alla Rocca di Riolo Terme si possono vivere domeniche all’insegna del Gioco escape per bambini e famiglie: esperienze immersive tra principesse e orchi o tra gli enigmi e le invenzioni di Leonardo Da Vinci.

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TURISMO
SOPRA, UNA PASSEGGIATA A CAVALLO SULL’IPPOVIA DELLA PROVINCIA DI RAVENNA.

L’UNIONE

IMPEGNO, VALORI E RISULTATI: LA CRESCITA DEL ROMAGNA RUGBY

FA LA FORZA

Un gruppo di amici, l’eredità delle vecchie glorie, una società – la Compagnia dell’Albero – che fa della crescita dei giovani attraverso una variegata attività sportiva la sua filosofia, e un progetto di franchigia – il Romagna Rugby – dislocato in tutto il territorio romagnolo. Si sviluppa così la storia del Ravenna Rugby, solida realtà sportiva che oggi annovera oltre 170 tesserati e una decina di allenatori e che copre tutte le fasce d’età: dagli Under 5 fino agli Under 19, a cui si aggiungono i Senior che stanno disputando il campionato di serie C, un gruppetto di 4-5 ragazze inserite nel team Romagna e gli Old Passatelli, il sodalizio nato nel settembre 2007 sulla spinta di quel gruppo numeroso di atleti che avevano giocato insieme sul finire degli anni Settanta dando impulso al movimento in città.

Mario Battaglia, il presidente del Ravenna Rugby, è uno di loro. “I Passatelli sono la dorsa-

le storica del Ravenna Rugby,” spiega. “La loro attività ha fatto da traino per la crescita e il consolidamento di questo sport in città. Oggi la nostra funzione è mutata: ci divertiamo ancora a giocare, ad allenarci due volte alla settimana e promuoviamo eventi e iniziative per raccogliere fondi a supporto dell’attività e delle necessità del club.” A propiziare la nascita degli Old Passatelli è stato Giovanni Poggiali, a cui si deve anche la costituzione attraverso la Compagnia dell’Albero, di cui è presidente onorario, della franchigia Romagna Rugby, che oggi annovera 11 club del territorio romagnolo e che si propone di promuovere e sostenere lo sviluppo della palla ovale in Romagna, con particolare attenzione ai settori giovanili. “È stato un progetto lungimirante e vincente,” ammette Battaglia, “che ha permesso ai club aderenti di sentirsi parte a tutti gli effetti di una crescita comune mantenendo la propria

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SPORT
DI MASSIMO MONTANARI PH MASSIMO FIORENTINI

autonomia. E questa sinergia ha mostrato la sua forza anche in occasione delle elezioni del nuovo presidente della federazione, Marzio Innocenti, eletto grazie anche all’apporto della cordata ravennate e romagnola.”

E oggi se i numeri sono così rilevanti è anche per la promozione che questo club ha saputo fare negli anni: non solo del rugby ma dell’attività sportiva in generale. La scuola è stato un bacino d’utenza importante. Ravenna Rugby ha avviato un progetto motorio-sportivo e relazionale per la scuola primaria con un’attività motoria e di scoperta del gioco e dei valori del rugby in orario scolastico e un’attività sportiva rugbistica in orario extra-scolastico. Il progetto è coordinato da Marianna Dall’Ara, insegnante e team manager della squadra di serie C, ed è stato anche la risposta più immediata al momento buio del Covid. “Siamo così riusciti a dare continuità alla nostra attività aiutandoci

con gli allenamenti online grazie alla grande disponibilità dei nostri istruttori. I numeri delle adesioni stanno risalendo ma non possiamo nascondere che anche noi, come è capitato a tutti purtroppo, abbiamo perso un gruppo di praticanti. Oggi le società devono rileggersi, riprogrammarsi, riappropriarsi del territorio in cui operano nel contesto di un quadro mutato. Com’è strutturato il nostro progetto didattico-sportivo?

I bambini che vengono a praticare il rugby entrano di fatto in una squadra dentro la squadra, partecipano ai concentramenti, hanno la loro divisa, la loro borsa e una volta terminato il percorso scolastico vengono inseriti all’interno della formazione sportiva.” Più dei risultati sul campo è la trasmissione dei valori insiti nello sport e nel rugby a dare forza a questa realtà.

“Partiamo dal presupposto che il rugby è uno sport molto bello,” sottolinea Battaglia, “e che

sta vincendo finalmente la sua lotta contro il pregiudizio di chi lo ritiene violento e duro. Qui si impara il rispetto degli altri, dell’arbitro, delle regole, si impara il comportamento corretto. E in un momento in cui tanti bambini e ragazzi non hanno più fisicità e non conoscono cosa vuol dire fare fatica, praticare il rugby li aiuta anche a formarsi fisicamente, attraverso alcuni movimenti. Ad esempio il placcaggio: a mio avviso è bellissimo e uno dei più completi. Va insegnato subito. Il terzo tempo poi sublima tutto.”

L’altro grande valore che percorre il campo da gioco e tutto quello che gli sta attorno è il volontariato. “È la nostra grande forza,” ammette deciso il presidente. “Nessuno di noi prende compensi, nemmeno gli allenatori che pure passano molto tempo al campo. La gioia che provano nell’essere parte integrante di questo progetto è la gratificazione più importante.”

“IL RUGBY È UNO SPORT CHE INSEGNA IL RISPETTO DEGLI ALTRI, DELL’ARBITRO, DELLE REGOLE, IL COMPORTAMENTO CORRETTO E IL VALORE DEL VOLONTARIATO,” AFFERMA IL PRESIDENTE MARIO BATTAGLIA.

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A LATO, IL PRESIDENTE DEL RAVENNA RUGBY, MARIO BATTAGLIA.

IL MOBILIFICIO DI PIANGIPANE VANTA

CINQUANT’ANNI DI STORIA ED È OGGI

GESTITO A LIVELLO

FAMILIARE DA STEVE

BALLANTI ED EMMA

E RITA MAZZOTTI, PUNTANDO SU UN SERVIZIO SU MISURA.

ADVERTORIAL

PIRA ARREDI

L’ARREDO PROGETTATO A TUA MISURA

Con oltre cinquant’anni di storia alle spalle, Pira Arredi di Piangipane è un punto di riferimento nel settore dell’arredamento, con soluzioni altamente personalizzate per cucine, soggiorni, salotti e camere da letto, in grado di soddisfare ogni singola richiesta curando ogni piccolo dettaglio.

Tutto è iniziato grazie all’intraprendenza di Giovanni Mazzotti, esperto falegname e ottimo conoscitore del legno che produceva mobili nella fabbrica che una volta era situata di fronte l’attuale vasta area espositiva.

La Pira Arredi aveva dunque una produzione propria che di fatto era già una prima linea industria-

le, con esportazioni non solo in tutta Italia ma anche all’estero. Anche se già da tempo la produzione è terminata, Giovanni ha insegnato alle figlie Emma e Rita e poi al nipote Steve Ballanti, che attualmente si occupano della gestione dell’attività con instancabile entusiasmo e passione, a riconoscere materiali pregiati e a puntare su prodotti di alta qualità, estetica e praticità.

Facciamo tutto ciò che possiamo su misura,” spiega Steve Ballanti, “perché da noi il cliente non è un numero ma una persona da soddisfare al meglio, rendendo il più piacevole e funzionale possibile l’ambiente casa che è sempre più importante. Oggi c’è molta

attenzione verso tutto ciò che è tecnologico e che fa risparmiare tempo e stress, mentre a livello stilistico c’è una predilezione per la linearità e sobrietà, per avere spazi facili da pulire e gestire. La gente poi spende con grande oculatezza ed è per questo che ha bisogno di avere una maggiore conoscenza del prodotto.” La regina della casa è sempre la cucina, ambiente conviviale per eccellenza. Le ultime tendenze vanno verso una zona giorno open-space, anche se non immensa, con cucina e salotto comunicanti dove poter stare tutti insieme. Fondamentale è dunque un’accurata progettazione per evitare il sovraccarico degli am-

MOBILI, CUCINE, SOGGIORNI, CAMERE, BAGNI.“FACCIAMO TUTTO CIÒ CHE POSSIAMO SU MISURA,” SPIEGA STEVE BALLANTI, “PERCHÉ DA NOI IL CLIENTE NON È UN NUMERO MA UNA PERSONA DA SODDISFARE AL MEGLIO, RENDENDO IL PIÙ PIACEVOLE E FUNZIONALE POSSIBILE L’AMBIENTE.”

bienti o, al contrario, di lasciare spazi inutilizzati. “Dopo tanti anni che faccio questo lavoro,” racconta Ballanti, “ho imparato a essere un po’ psicologo, perché tutto parte sempre dall’ascolto. Al di là di ciò che il cliente chiede, è importante capire cosa gli passa per la testa per offrire la soluzione più idonea per le sue esigenze. Chi sceglie di venire da noi, piuttosto che andare in una grande catena, vuole essere prima di tutto seguito e noi ce la mettiamo tutta per fare in modo che siano i mobili ad adattarsi all’ambiente e non viceversa. Arredare è un arte e richiede competenza e professionalità, per evitare al cliente futuri ripensamenti che porterebbero poi a spendere due volte.” Il punto di forza di Pira Arredi? “Ci avvaliamo,” prosegue, “di un gruppo di artigiani, dal muratore all’elettricista, dall’idraulico all’imbianchino, fino al falegname e all’architetto, per progettare, ambientare e ristrutturare chiavi in mano, tenendo conto non solo dei mobili ma anche dei colori e dell’illuminazione. Cerchiamo di occupare lo spazio non solo su due pareti, come si sarebbe portati a fare, ma a 360 gradi, così

da creare situazioni personalizzate per ogni ambiente e per le persone che devono viverci.”

Le cucine, di preferenza moderne, sono progettate in ogni dettaglio, con un occhio di riguardo per gli elettrodomestici di ultima generazione che è possibile toccare con mano nello spazio espositivo.

Come non lasciarsi affascinare da un’isola bella e funzionale, con cottura a induzione e cappa aspirante ‘incastonata’ fra i fornelli, o da un forno ipertecnologico che, oltre a risparmiare e a garantire una facile pulizia, consente anche la cottura a vapore?

Nella zona notte poi, si cerca il massimo comfort che non si traduce solo nella scelta del materasso giusto ma anche del letto-contenitore adeguato per organizzare al meglio lo spazio, o nella realizzazione di spogliatoi e cabine armadio e armadi ad angolo. Lo stesso discorso vale per le camerette di bambini e ragazzi e per gli studi o altri spazi della casa. Pira Arredi mette a disposizione validi professionisti per il montaggio, oltre a garantire il servizio post-vendita, per seguire sempre il cliente e continuare a dare i giusti consigli.

Via Piangipane 59, Piangipane (RA) | Tel. 0544 416280 | www.pirarredi.it

SCULTURA L’ARTE

IL PERCORSO DI GIOVANNI

MARTINI: DA ARTIGIANO AD ARTISTA E SCULTORE

DEL FERRO

Lungo il Canale che, sopra Castel Bolognese, collega il Parco della Vena del Gesso con il Parco del Delta del Po a valle, esistevano molti mulini, in gran parte scomparsi come il Molino Figna di Lugo abbattuto per ampliare la San Vitale e costruire un condominio. Due di pregio sono sopravvissuti, il Molino Scodellino a Castel Bolognese, recentemente recuperato da un’associazione di volontari, e il maestoso mulino del Cinquecento di Fusignano, acquisito da Giovanni Martini. Dopo un accurato restauro, l’artista oggi lo utilizza al pian terreno come laboratorio, officina e atelier, e come spazio espositivo per un museo personale ai piani superiori.

Nato a Bagnacavallo nel 1944, Martini è vissuto quasi sempre a Fusignano e già alle elementari si distingue per il disegno tanto che l’insegnante lo considera il migliore della classe. Poco più che adolescente, a 15 anni, inizia a lavorare il ferro come apprendista carpentiere meccanico all’officina Amog di Lugo che produceva trattori. Verso i primi anni Settanta conosce due artisti che segneranno le sue scelte e il conseguente percorso creativo:

Umberto Folli alla Scuola di Arti e Mestieri di Massa Lombarda, che frequenta la sera dopo il lavoro, e Luigi Soldati che nel suo laboratorio di Voltana lavorava il ferro senza macchine utensili, ma solo con la fucina, l’incudine e il martello. Da que-

sto momento alla componente artigianale, propria del mestiere, subentra quella artistica. Abbandona il rame, col quale aveva realizzato anfore e vasi dall’originale forma sferica, per passare al ferro, non lamiera, ma lastre di spessore fino a 3 centimetri.

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DI ALDO SAVINI FOTO LIDIA BAGNARA

Tra i soggetti delle sue sculture nella fase iniziale, oltre agli arredi d’interno e alle basi per tavoli, dominano gli animali, alcuni stilizzati ricavati da un pezzo unico, altri composti di vari elementi assemblati senza saldatura. La mosca, il cane, il gatto, la mucca, la lumaca, il riccio, il pesce, la capra rimandano al modo popolare e contadino. Martini non si limita alla semplice raffigurazione dell’animale, cerca sempre quell’espressività che ne è il tratto caratterizzante. Poi subentrano, o meglio si alternano, le figure esili, allungate, protese verso l’alto come l’angelo, il guerriero, San Francesco,

la vestale, la maternità, l’abbraccio.

Infine, ma non ultime, le sculture che si addentrano nel territorio dell’astrazione come le colonne alte anche fino a due metri, pensate per esterno, prive di elementi decorativi, ma ancora di più quelle dalla forma pura come il vortice, il nodo, l’onda, il violino (monumento ad Arcangelo Corelli, posto nella rotonda d’ingresso a Fusignano, provenendo da Masiera), nelle quali Martini riesce a dare alla pesantezza del ferro la leggerezza del movimento. In particolare nella emblematica scultura La luce del ferro del 2011, dalla

MARTINI RIESCE A DARE ALLA PESANTEZZA DEL FERRO LA LEGGEREZZA DEL MOVIMENTO. EMBLEMATICA È L’OPERA LA LUCE DEL FERRO IN CUI UNA FENDITURA CENTRALE LASCIA PASSARE LA LUCE PRODUCENDO UN EFFETTO VISIVO.

forma circolare alta 51 centimetri, una fenditura centrale ottenuta con la fiamma ossidrica lascia passare la luce producendo un effetto visivo che attenua la rigidità del materiale. Queste sculture contraddistinte dall’estrema semplicità formale sono riconducibili alla Minimal Art, tendenza dell’arte contemporanea caratterizzata dall’anti-espressività, dall’impersonalità, i cui valori estetici risiedono nella fisicità dell’opera privata di tutto ciò che può essere percepito come non essenziale, quindi senza la presenza distraente di elementi inutili in forme spaziali geometriche ridotte al minimo.

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SOPRA, ALCUNE SCULTURE DI GIOVANNI MARTINI. NELLA PAGINA PRECEDENTE L’ARTISTA AL LAVORO.
SCULTURA

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