PREMIUM INTERVIEW
di Raffaele d’Argenzio
QUANDO IL PARCO E’ UN SITO UNESCO
QUELLO DELLE FORESTE CASENTINESI CON LE SUE FAGGETE VETUSTE E’ UNO DEI PARCHI PIÙ IMPORTANTI TANTO DA ESSERE RICONOSCIUTO SITO UNESCO, MA È ANCHE UNO DEI PARCHI PIÙ CONOSCIUTI DAL TURISMO ESTERO, SENZA DIMENTICARE CHE A FARCI CONOSCERE QUELLE SELVE È STATO DANTE. E CE LO CONFERMA IL SUO DIRETTORE ALESSANDRO BOTTACCI
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omplimenti, direttore, il Parco che dirige è uno dei più conosciuti anche all’estero, ce ne può dire le ragioni? Questo parco nazionale, coperto da alberi per oltre l’85% della sua superficie, contiene alcune delle foreste più evolute, e quindi anche più suggestive, d’Europa. Il segreto dell’adattamento delle foreste - della loro capacità di resistere agli stress - è nella loro complessità, legata al tempo e allo spazio che hanno a disposizione. Sono dimensioni connesse anche alla storia di questi luoghi, baricentrici tra Ravenna, Firenze ed Arezzo, lungo la direttrice appenninica, “autostrada” della viabilità antica. Non possiamo poi trascurare il millenario rapporto tra territorio del Parco e importanti realtà storiche e religiose come l’Opera del Duomo di Firenze (proprietaria di buona parte del territorio fino agli inizi dell’ottocento), i Monaci Camaldolesi (presenti da oltre mille anni), i Francescani de La Verna (luogo conosciuto in tutto il mondo per le Stimmate di San Francesco) 110
Secondo Lei, fu proprio nelle foreste casentinesi che Dante trovò la “Selva oscura”? Dante sicuramente percorse le nostre foreste molte volte durante la sua vita. Nella sua epoca le foreste erano in pieno rigoglio e con scarsi interventi dell’Uomo (ricordiamo che dalla caduta dell’Impero romano fino al duecento, la popolazione si era molto ridotta e i territori di montagna erano stati riconquistati da foreste selvagge ed affascinanti. E’ molto probabile che le asperità del versante romagnolo abbiano tutelato i faggi plurisecolari della riserva naturale integrale di Sasso Fratino e abbiano garantito a queste terre, tra il XIII e il XIV secolo, selve oscure, come quelle descritte da Dante. La mission di un Parco è anche quella di creare sviluppo del territorio? La prima mission è quella di tutelare i valori naturalistici che esso contiene. Ma questa conservazione, in un’otti-