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Introduzione
Quando Reinhard Karl, il noto scalatore e alpinista, ha pubblicato il suo libro “Montagna vissuta: tempo per respirare”, nel mondo dell’alpinismo si stava sviluppando l’arrampicata sportiva. Reinhard nel 1977 è stato uno degli apritori della Pumprisse, nei Monti del Kaiser: si tratta di una via di settimo grado, una difficoltà mai sperimentata prima di allora. Da quel momento l’arrampicata libera ha conquistato la scena dell’arrampicata, superando gradi di difficoltà sempre maggiori e permettendo un miglioramento continuo delle prestazioni in tempi brevi. In questo libro Reinhard Karl parte da una nuova prospettiva che è stato in grado di acquisire grazie all’arrampicata libera. Quando ha deciso di non aiutarsi più con chiodi o staffe, ha iniziato a scoprire le piccole sporgenze, le prese nascoste e le numerose piccole asperità che una parete può offrire. Al suo primo assaggio di arrampicata sportiva gli si è aperto il microcosmo delle pareti. Il piccolo e l’ancora più piccolo sono ormai per lui visibili. In questa guida, che raccoglie un gran numero delle vie aperte da noi sulle Dolomiti, abbiamo dato grande importanza al rapporto che chi arrampica può instaurare con il monte, con la via, con le formazioni rocciose e infine con se stesso e le proprie sensazioni. Che esperienza può offrire una via già aperta, con il suo tracciato e le sue caratteristiche già definiti, a chi la ripete? Concentrandosi mentre affronta un passaggio difficile, chi arrampica riesce a scoprire numerose prese e tacche per i piedi: allo stesso modo può allora percepire la forma di un monte, di un pilastro o di uno spigolo con nuovi occhi, per decifrarla più in profondità. Secondo noi non bisogna descrivere solo le singole difficoltà che presenta un passaggio su roccia, ma affrontare un discorso più vasto. Quali sensazioni e impressioni può provare chi affronta la via immerso nella natura, e come può farle proprie nel profondo? Ecco perché nelle descrizioni delle singole vie e delle esperienze vissute dovrebbe trovare posto non solo il microcosmo, ma anche il macrocosmo nella sua accezione più ampia. Lo sguardo deve passare dal piccolo al grande, e dal grande deve scaturire la vastità dell’esperienza. Nella guida sono riportate alcune specifiche esperienze sensoriali che possono nascere in diversa misura dalle forme e dai colori che una parete sa offrire. La varietà di placche, fessure, camini, diedri, sporgenze a spigolo, rocce compatte o frastagliate trasforma in ogni via il movimento umano in fantasia da artista. Ogni via, con il suo percorso, descrive anche un tipo di movimento. Si crea così una sorta di sintonia tra il movimento dell’uomo sul tracciato e il tracciato stesso, che rappresenta anch’esso una sorta di movimento, ampio e costante, sul fianco del monte. Che bel rapporto si instaura quando la via, con il proprio movimento, accetta l’uomo accogliendone il movimento! Arrampicando ci si mette alla prova alla conquista di una verticalità che non si limita a pochi metri, ma che risale tutto il monte e prosegue quasi all’infinito. L’uomo, con il suo attento movimento, forma un tutt’uno ancora più grande con le rocce. Esattamente come Reinhard Karl parla della scoperta del microcosmo, chi arrampica può scoprire parte del macrocosmo grazie alla scoperta di grandi e piccoli movimenti. In questa guida abbiamo fornito pochi dettagli storici sulle vette dolomitiche e sulle loro ascensioni. Ci sembra doveroso, da autori, esprimere il nostro apprezzamento per i tanti pionieri che hanno fino ad oggi conquistato queste pareti. Le nuove vie aggiunte a queste ascensioni storiche vogliono principalmente stimolare l’esperienza sensoriale dell’uomo nel suo rapporto con la montagna, con le diverse pareti e con il regno d’alta quota in cui si accede con ogni via. Solo scoprendo i rapporti con un entità più grande, con il macrocosmo, l’uomo può trovare la propria personale natura.
Heinz Grill