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La risposta alla bruttezza richiede lo sviluppo della bellezza

La parete sud della Pala di Socorda era già stata scalata da Pit Schubert e Klaus Werner con una traiettoria molto elegante. La via corre leggermente a sinistra del poco sporgente spigolo. Finora non c’era mai stata nessuna salita diretta sullo spigolo. Un tratto di parete interrotto da alcune cenge sembrava ancora vergine e lasciava presagire una nuova via molto interessante.

Dopo un primo tentativo sulle placche quasi all’estrema destra del primo tratto di parete mi sono imbattuto in un chiodo. Qualcuno quindi ci aveva già provato a salire qui, a destra della via Schubert. Sono tornato indietro e ho fatto un nuovo tentativo, 30 m buoni a sinistra del primo.

Dopo aver esaminato tutte le ampie zone della parete sotto la Pala di Socorda, ne ho dedotto c’era sicuramente ancora spazio per una nuova impresa. All’attacco, una fessura compatta portava fino a un diedro giallo, molto facile da proteggere.

L’arrampicata era piacevole e impressionante. Traversando sulla sinistra sotto alcuni strapiombi ho raggiunto la prima sosta. La voglia sfrenata di trovare belle rocce aveva reso molto sensibili le mie dita, sempre alla ricerca di quelle rocce tipiche del Catinaccio, leggermente svasate ma dotate di buone prese. Sviluppare la bellezza in montagna era l’obiettivo principale della nostra cordata, composta da Florian, Franz e Barbara.

Già troppe cose si rivelano brutte nella vita moderna. In particolare può benissimo essere visto come una classica manifestazione della bassezza della natura umana, o meglio della virtù umana inselvatichita, quando qualcuno decide che il suo scopo principale nella vita è insultare pesantemente gli altri, altri che magari preferirebbero dare un senso un po’ più allegro alla vita. Chi parla male delle altre persone, le offende o vuole annientarle, si comporta in modo meschino. Non solo crea un qualcosa di brutto dal punto di vista emotivo, ma comincerà a essere identificato con l’umiliazione e la mortificazione, e in poco tempo sembrerà più un animale che un uomo.

Negli uomini il desiderio di bellezza si fa sentire ancora più forte e preciso quando devono avere a che fare con l’esatto opposto, cioè con gli insulti e i comportamenti meschini degli altri esseri umani. Nelle ultime settimane ho dovuto sopportare i peggiori insulti e le più infamanti calunnie. Conosco alcune persone, tra cui un teologo, che ricadono in una buona classe di peso o, per dirla in modo più preciso e breve, hanno un giro vita rotondetto, un po’ sovralimentato e non propriamente da sportivi. Queste persone mi hanno rotto le scatole non solo per il mio modo di vivere, ma hanno mostrato disprezzo per tutto ciò che faccio, persino per il mio aspetto esteriore. Ovviamente secondo loro non so arrampicare, e tutte le vie che ho aperto finora costituiscono un tentativo di manipolazione, fanno cioè parte di una missione segreta che ha lo scopo di corrompere gli uomini e riunirli in una grande setta. Inutile specificare chi sia il capo di questa setta, e inoltre queste persone rotondette e ben nutrite sono ben sicure di quanto sostengono, poiché quando ho aperto alcune vie nel sud molte persone si sono lamentate dei danni provocati. E poi sono così magro ed emaciato che secondo loro le mie foto che si trovano su internet sono il peggior esempio di un essere umano. Tutto questo porterebbe chiunque all’anoressia nervosa. E sarebbe assurdo se dei poveri cittadini tedeschi, senza preconcetti, fossero obbligati ad andare al sud ad arrampicare su vie brutte ma dotate di un’aura di setta. La preferenza per l’essere grassi e la prospettiva della loro insoddisfazione, unite all’attaccamento a una vita all’apparenza retta e sicura, hanno spin- to i miei avversari ancora una volta a esternare il loro giudizio con sufficienza e gravità.

Ci sono diversi modi per gestire gli insulti, gli attacchi alla propria natura e i tentativi di distruzione di quanto si è creato. Il mio metodo, ad esempio, consiste nel rispondere alla bruttezza degli insulti con la sua antitesi, la bellezza. Se un teologo, che non è mai salito su una montagna a causa dei 120 kg che deve portarsi appresso ogni giorno, si permette di criticare l’alpinismo, allora bisognerebbe proprio evitare di addentrarsi in questi argomenti. Una sua amica, anche lei di una classe di peso rispettabile, ha scritto persino che sono il più grande perdente e il più insopportabile buono a nulla di tutto il creato. La ricerca della bellezza nell’arrampicata, quando cioè i sensi si perdono tra le rocce colorate e le mani afferrano saldamente una presa, dona un’immediata sensazione di libertà e una crescente fiducia nelle prospettive future. Non è forse vero che tutti noi che pratichiamo alpinismo e arrampichiamo vogliamo scoprire la bellezza in tutte le sue forme, studiarla, catturarla in foto e portarla con noi nella nostra anima? L’arrampicata dovrebbe essere un percorso sempre accompagnato dalla ricerca della bellezza.

Uno spigolo portava a una cengia relativamente ampia. Peccato, si interrompeva l’elegante ritmo di questa salita verticale! Gli occhi, però, puntavano verso l’alto. Che belle placche verticali proprio sopra la testa! Sorpassata in fretta e già dimenticata la cengia erbosa, le mani erano già di nuovo sulla parete verticale. Le prese erano formate da piccole strutture simili a spuntoni, e una piccola sporgenza rocciosa ben esposta si è piazzata esattamente nel passaggio cruciale. È probabilmente una delle esperienze più affascinanti che si possono vivere arrampicando quando i passaggi non risultano impraticabili a causa di ostacoli insormontabili, ma anzi si aprono poco a poco verso l’alto come se le placche fossero un terreno aperto e i diedri scale verticali ben armonizzate che portano fino in cielo. Il movimento su e giù in parete lascia dietro di sé, metro dopo metro, le pesantezze e gli intralci e si concretizza in un respiro sempre più libero in un ambiente dove l’aria non manca. È bello quando una parete svela le sue caratteristiche nascoste. Dopo due tiri ho detto ai miei amici delle cordate successive che sicuramente sarebbero arrivate rocce meno piacevoli, e che comunque già il tiro successivo aveva più erba che rocce. Forse l’ho detto per via dei residui della depressione causata dagli insulti delle scorse settimane. Sono salito, ho trovato una fessura adatta ai friend, ho rimosso alcuni piccoli cuscinetti erbosi ed ancora una volta si è rivelata una roccia bella e solida, perfino interessante. Metro dopo metro l’arrampicata si è rivelata piacevole.

Ho pensato ai miei avversari, seduti praticamente giorno e notte davanti al computer a lanciarmi insulti di ogni genere. Queste persone non hanno mai provato in vita loro una singola ora di bellezza salendo su una montagna. Non conoscono nessuna gioia dei sensi, non conoscono il tocco della luce, come questa porti dagli occhi a una tacca e si rifletta sulle rocce chiare rinfrescando lo spirito. Queste persone capaci solo di condannare gli altri non hanno mai conosciuto come la luce circoli in natura interagendo con i sensi, e quindi sono in realtà intrappolate nella loro stessa oscurità. A causa della loro stessa prigionia e delle scarse soddisfazioni devono seguire i loro sempre crescenti istinti malvagi, e non si danno pace se non offendono ciò che per gli altri significa successo e speranza.

Abbiamo continuato a salire arrampicando su uno spigolo rossastro, su cui a un punto preciso si apre una fessura, e proseguendo su rocce verticali a buchi abbiamo raggiunto un pulpito. Questo ha permesso di effettuare una sosta perfetta, direttamente sullo spigolo. Le esperienze positive di coloro che vengono insultati non stimolano forse gli aspetti negativi che le persone manifestano? Ogni volta che decido di creare qualcosa di bello sui monti, noto che coloro che restano nella loro povertà di spirito e assenza di speranze trovano subito la forza di essere zelanti, e mi rendo conto di come le loro azioni negative plasmino a loro insaputa il loro ideale di bellezza.

La via è proseguita sullo spigolo regalando momenti di arrampicata decisamente interessanti, anche se in alcuni punti le rocce hanno avuto bisogno di una bella ripulita. Si supera uno strapiombo con un solo chiodo che permette però una buona protezione. Molte clessidre si trovano in modo na- turale e intuitivo. La difficoltà si mantiene sempre costante attorno al quinto grado e raggiunge a volte il sesto. Una grossa porzione gialla di spigolo con uno strapiombo sospetto ci ha lasciati ancora una volta perplessi. Chi arrampica, e specialmente chi guida una cordata, sente e percepisce la roccia in modo intenso, e sa quasi sempre in anticipo come questa muterà. Fino a questo punto il ritmo della salita era stato elegante e ininterrotto, e la collaborazione in entrambe le cordate perfetta. La seconda cordata puliva le rocce e inseriva qualche protezione aggiuntiva. Sono salito senza problemi arrampicando sulla roccia gialla, ho trovato una piccola clessidra e con mia sorpresa si è rivelata ancora una volta ottima. Siccome ulteriori strapiombi gialli bloccavano l’ultimo tratto della parete, abbiamo optato per un piccolo traverso sulla destra tramite il quale siamo riusciti a superare il tratto più ripido dello spigolo in modo più coerente con la difficoltà complessiva della via. La bellezza di una via aumenta quando i tiri che la compongono sono omogenei per carattere e difficoltà.

Da sinistra arrivava la via di Klaus Werner e Pit Schubert. Noi ci siamo mantenuti direttamente sul vicino spigolo. Forse qui, in molti tratti, queste due vie non erano più separate. Tuttavia questo contatto con la via Schubert nel terzo superiore della parete non rappresentava un grosso ostacolo per la nuova via. La parete era chiara e comprensibile, e la traiettoria seguiva in modo logico le forme naturali. Una sosta direttamente sullo spigolo ci ha permesso di salire sulla destra in un diedro, su cui abbiamo alla fine raggiunto le prime cenge sommitali di questi torrioni prominenti, frastagliati e devastati dalle intemperie. Le cenge salivano in alto verso destra, e seguendole abbiamo raggiunto il punto più alto del torrione. Salire direttamente tramite il crinale avrebbe causato qualche problema a causa delle rocce frastagliate presenti.

Le calate erano già state allestite da Pit Schubert. Ce ne siamo serviti, e in due occasioni abbiamo aggiunto un anello ai vecchi chiodi. Il tracciato per la calata porta in una gola, che a sua volta porta all’attacco della via. Dal punto di vista paesaggistico, salire sullo spigolo sud della Pala di Socorda non offre solo una piacevole arrampicata, ma rappresenta anche un’impresa a 360 gradi. L’avvicinamento è breve, l’arrampicata di 400 m è appagante e la discesa, anche se non proprio brevissima, completa l’esperienza in modo perfetto. Inoltre l’esposizione a sud regala molto sole e fa sì che la via possa essere affrontata molto bene anche in inverno e tardo autunno.

L’arrampicata è probabilmente una delle migliori discipline per lasciarsi alle spalle molte brutture della vita quotidiana e per trasportare i sensi in un mondo gioioso e piacevole, con viva partecipazione. La ricerca della bellezza è profondamente radicata nel cuore di ogni uomo.

Heinz Grill

La bellezza, da sola, rallegra tutto il mondo, e ogni creatura dimentica i propri limiti finché sperimenta la sua magia.

Friedrich Schiller (1759-1805) (Lettere sull’educazione estetica dell’uomo)

30m/VI-

6 CL 30m/VI; 2 CL 25m/VI+

4 C, 2 NF

Piccolo diedro 30m/VI+, A1

4 C

2 CL

20m/VII+ (VI+, A0); 4 C, 1 CL 60m/IV+

1 CL 25m/VII-, A1

30m/VI+; 1 C, 2 CL, 1 NF

3 C, 3 CL

40m/VI+, A1

2 C

6 CL 15m gehen 60m/V+ 1 C

4 CL 30m/VI1 C 3 CL 25m/VII+ (VI+, A0)

C

CL

NF

A1

Placche inclinate Muro ripido Buco con erba

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