Il Capitale Naturale in Italia

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Veduta dell’Italia, in La geografia a colpo d’occhio: ossia primarie nozioni di geografia storica e statistica esposta in 16 tavole, Tavola XVI, F. Corbetta litografo editore, Milano, 1853. Boston Public Library, Norman B. Leventhal Map Collection.


Il Capitale Naturale in Italia Aria, suolo, acqua, foreste Un patrimonio da difendere e arricchire © 2018, Edizioni Ambiente via Natale Battaglia 10, 20127 Milano www.edizioniambiente.it tel. 02.45487277, fax 02.45487333 Coordinamento editoriale: Marco Moro Redazione: Anna Bruno Ventre, Diego Tavazzi Progetto grafico: Mauro Panzeri Impaginazione: Roberto Gurdo Infografiche: Michela Lazzaroni In copertina fotografia di Elena Elisseeva L’Editore ringrazia per la preziosa collaborazione Gianfranco Bologna, Roberto Cavallo e Maurizio Bongioanni Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, comprese fotocopie, registrazioni o qualsiasi supporto senza il permesso scritto dell’editore

Questo libro è composto in Sanchez di Daniel Hernández, 2011

ISBN 978-88-6627-243-4 Finito di stampare nel mese di settembre 2018 presso GECA S.r.l., San Giuliano Milanese (Mi) Stampato su carta FSC Stampato in Italia – Printed in Italy

Aria, suolo, acqua, foreste Un patrimonio da difendere e arricchire


Il volume è stato realizzato da Edizioni Ambiente per Connect4Climate, programma della Banca Mondiale per la comunicazione sul tema del cambiamento climatico

I testi del volume sono tratti da: • Comitato Capitale Naturale (2017), Primo Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia, Roma. • Comitato Capitale Naturale (2018), Secondo Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia, Roma. L’edizione originale completa dei due volumi è disponibile in download gratuito sul sito: www.minambiente.it/pagina/capitale-naturale e su FreeBookAmbiente.it del network Edizioni Ambiente


Il Capitale Naturale in Italia Sommario

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Prefazione di Sergio Costa

14

Introduzione di Maria Carmela Giarratano e Francesco La Camera

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Citazioni fondamentali

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Il valore della natura nell’Antropocene Pavan Sukhdev

Parte prima Testimonial 28

Let’s talk forest. La forestazione urbana per ridisegnare il mondo in cui viviamo Stefano Boeri e Maria Chiara Pastore

34

La salute dell’uomo è la salute del pianeta Lucio Cavazzoni

40

La bellezza salverà il mondo Mimmo Calopresti

44

La libertà della Natura Paolo Cognetti

48

Da capitale naturale a valore universale Erri De Luca

52

La foresta che ci abita Tiziano Fratus

58

Il vino è natura Anselmo Guerrieri Gonzaga

64

La vera ricchezza del mondo Riccardo Iacona

70

Basta un’ala per volare Marta Maggetti

74

Ci stiamo mangiando il Capitale (Naturale) Luca Mercalli

80

La roccia è il mio Capitale Naturale Adam Ondra

84

Le stagioni e i loro doni Giancarlo Perbellini


Parte seconda Analisi e valutazioni 91

1.  COS’È IL CAPITALE NATURALE

92

Gli asset del Capitale Naturale

92

Suolo

93

Sottosuolo

96

Acqua

99

Atmosfera (clima e aria)

102

Biodiversità

105

I Servizi Ecosistemici

109

149

Conservazione della biodiversità

152

Bilancio idrologico

157

Box La siccità del 2017

161

3.  CONTABILITÀ AMBIENTALE

161

Sistemi contabili e statistici per il Capitale Naturale e i Servizi Ecosistemici

162

Classificazione: asset ecosistemici e risorse abiotiche

164

Il valore monetario: particolarità concettuale e utilità

Box La classificazione dei Servizi Ecosistemici

168

Contabilità e metodologie di valutazione

Le pressioni sugli asset

168

Un’applicazione di contabilità SEEA-EEA per l’Italia

111

169

Box System of Environmental-Economic Accounting (SEEA)

111

Fattori di pressione sul suolo 179

Gli studi sulla valutazione economica di CN e SE in Italia

185

4.  ZOOM SERVIZI CULTURALI E RICREATIVI

185

Il valore del benessere

186

Biodiversità significa anche ricchezza culturale

187

Necessità di non schematizzare troppo...

189

... ma anche necessità di trovare un metodo

193

Box Caratteristiche generali dei Servizi Ecosistemici culturali

115

Fattori di pressione sulla biodiversità

116

Box Le Liste rosse europee degli habitat

117

Fattori di pressione sull’atmosfera

120

Fattori di pressione sulle acque

121

Fattori di pressione sul mare

123

2.  SCENARI E TREND

123

Cambiamento climatico e foreste

125

I dati sulla forestazione

rilevati dall’esame della letteratura Essenziale sapere cosa ne pensano gli interessati

127

L’incidenza degli incendi

196

132

Box European Forest Fire Information System (EFFIS)

200

Box Una sperimentazione su 5 Parchi Nazionali Italiani

132

Box Dati EFFIS in Europa

134

Consumo di suolo

203

IL CAPITALE NATURALE: ORIGINI E RICONOSCIMENTO

136

Desertificazione e frammentazione

138

Effetti sul paesaggio

139

I dati ISPRA/SNPA sul consumo di suolo

203 206

L’incontro tra teoria ecologica e teoria economica I personaggi e le idee

142

I dati sull’urbanizzazione

143

Box “Sprinkling”: un modello di urbanizzazione contrapposto a “sprawl”

217

RIFERIMENTI NORMATIVI

217

Norme europee

218

Novità normative rilevanti per il Capitale Naturale

223

La disciplina sugli indicatori di BES nel DEF

227

IL COMITATO PER IL CAPITALE NATURALE

144

Terreno agricolo

145

Compost: più carbonio nei suoli e meno CO2 nell’aria

145

Aumentare la raccolta dell’“umido”

146

Utilizzare il compost in agricoltura

227

La legge istitutiva, gli obiettivi, il funzionamento

148

Box L’importanza del carbonio organico nel suolo

228

Componenti del Comitato per il Capitale Naturale


Prefazione di Sergio Costa

L’Agenda 2030, nel promuovere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile da perseguire su scala mondiale al 2030, definisce in modo chiaro e imprescindibile il forte legame tra sviluppo economico, inclusione sociale e integrità ambientale.

Sergio Costa è Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

Non può esserci sviluppo duraturo, sostenibile e condiviso se non quello orientato a riconciliare le diverse componenti del benessere. Questo presuppone la creazione e il mantenimento di varie forme di capitale: produttivo e finanziario, ma anche umano, sociale, culturale, naturale: ciascuna di esse non deve (più) andare a discapito delle altre, ma devono svilupparsi insieme. Il Rapporto annuale sul Capitale Naturale richiesto dal Parlamento ha lo scopo di evidenziarne il ruolo fondamentale nel sistema economico e nel sistema ecologico. Evitare che il suo stato qualitativo continui a degradarsi, invertire la rotta rispetto alla sua crescente riduzione, conservare la capacità di generare Servizi Ecosistemici, valorizzare il suo contributo al benessere, alla crescita e allo sviluppo sostenibile. Questi principi sono alla base non solo di una corretta gestione delle risorse naturali e ambientali, ma anche il presupposto essenziale per lo svolgimento di tutte le altre attività socio-economiche di un territorio e, più in generale, della società odierna. Il nostro Paese è povero in materie prime, ma ricco in natura e biodiversità: si tratta di un capitale, di un patrimonio, che abbiamo ricevuto in eredità dalle generazioni precedenti, che dobbiamo non solo conservare e proteggere, ma anche arricchire per lasciarlo ai nostri figli e alle future generazioni nelle migliori condizioni.

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Introduzione di Maria Carmela Giarratano e Francesco La Camera

La ricognizione dello stato qualitativo e quantitativo del Capitale Naturale – e dei Servizi Ecosistemici che esso è in grado di generare – rappresenta la prima fase di un processo teso a creare consapevolezza della sua importanza e dei benefici offerti. Tale ricognizione si basa sulla valutazione dello stato fisico, chimico e biologico delle diverse componenti del Capitale Naturale, quali foreste, biodiversità, fiumi, mari, ecosistemi montani e collinari. Quest’informazione è cruciale per anticipare cambiamenti indesiderati nel Capitale Naturale. Infatti, spesso ci si accorge del ruolo della natura solo quando è troppo tardi e avvengono fenomeni – talvolta irreversibili – quali la riduzione della produttività agricola, la riduzione della capacità di smaltimento dell’inquinamento idrico e atmosferico, la perdita di fruibilità di spazi verdi e, ancora peggio, eventi estremi quali alluvioni, frane, dissesto idrogeologico, riconducibili anche al fenomeno sempre più evidente dei cambiamenti climatici. È evidente il ruolo importante giocato dalle pressioni derivanti dalle attività antropiche, che vanno analizzate attentamente affinché i costi (e gli eventuali danni) non superino i benefici dello sviluppo infrastrutturale, economico, sociale. Urbanizzazione, frammentazione del territorio, forme di agricoltura e industria tradizionali a forte carico inquinante, crescente utilizzo di risorse idriche, smaltimento di rifiuti in discarica e di plastiche nei mari, sono tutti sottoprodotti dello sviluppo socio-economico che vanno gestiti e ridefiniti in un’ottica di sviluppo sostenibile. Conoscere la portata di tali pressioni e comprenderne le relazioni causa-effetto sul degrado del Capitale Naturale è di fondamentale importanza. Il fine ultimo è guidare le scelte pubbliche e private. Compito non facile perché le variabili in gioco sono espresse in modo diverso. Infatti, i benefici offerti dal Capitale Naturale spesso vengono trascurati perché non sono misurati in grandezze eco14

Maria Carmela Giarratano è Direttore Generale per la protezione della natura e del mare presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Francesco La Camera è Direttore Generale per lo sviluppo sostenibile e le relazioni internazionali presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

nomiche, che sono quelle osservate e contabilizzate per definire la fattibilità o meno di un progetto o la salute di un sistema socio-economico. Attribuire un valore economico alle componenti del Capitale Naturale non ha lo scopo di “mercificare” tali componenti, ma di offrirne una prima, anche se non esaustiva, valutazione. Per colmare i gap conoscitivi, a livello internazionale ed europeo si riconosce l’importanza di concepire e usare metodologie che provano a convertire grandezze biofisiche in termini economici, affinché anche le prime abbiano opportuna considerazione nelle decisioni. In sede Nazioni Unite è stato definito un sistema di contabilità “economico-ambientale” integrato al fine di inserire le componenti ambientali nella contabilità tradizionale, basata sulla contabilizzazione dei flussi di risorse materiali, energetiche, inquinanti, anche grazie all’ausilio di tecniche di valutazione economica dei servizi ecosistemici. I Rapporti sul Capitale Naturale applicano l’impianto logico sopra descritto all’Italia, particolarmente fortunata in quanto a dotazione di Capitale Naturale. L’obiettivo è contribuire a riconoscere quest’ultimo come elemento strategico del percorso di sviluppo sostenibile avviato in Italia con l’adozione della Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile. Il Rapporto mira a fornire, nell’ambito di un’attività pluriennale, avanzamenti nella base conoscitiva dello stato del Capitale Naturale e negli strumenti tecnici per aiutare i processi decisionali. Sempre tenendo ben presente l’importanza del principio base di precauzione (ovvero di contenere la pressione all’interno della capacità di carico del pianeta e senza oltrepassare le soglie di irreversibilità dei sistemi naturali) nelle scelte pubbliche e private.

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Citazioni fondamentali “Sono sempre più numerosi i casi che dimostrano che tenere conto del Capitale Naturale e delle informazioni sui Servizi Ecosistemici nei processi decisionali è utile e può garantire il conseguimento di un ventaglio più ampio di obiettivi.” Johan Rockström

Johan Rockström è professore di Scienze ambientali presso la Stockholm University, ed è il Direttore esecutivo dello Stockholm Resilience Centre. Riconosciuto a livello internazionale come esperto sui temi della sostenibilità globale, ha sviluppato il framework dei Confini Planetari.

“Gli esseri umani preservano ciò a cui danno valore. Tuttavia, le società umane sono così ipnotizzate dalla supremazia dei mercati – secondo alcuni la risposta per tutto – che spesso operano come se i prezzi (i valori di mercato) fossero l’unico valore. Ovviamente, questo non è vero. Ma i politici sono sensibili prima di tutto alle argomentazioni economiche. E l’invisibilità economica della natura è la radice primaria dell’impoverimento degli ecosistemi e della biodiversità. Dare valore ai Servizi Ecosistemici, renderli economicamente visibili, è una parte centrale della soluzione.” Pavan Sukhdev

Pavan Sukhdev è Special Adviser e Direttore della UNEP Green Economy Initiative, capo progetto del TEEB (2008-2011). Nel 2011 la Yale University lo ha insignito del McCluskey Fellowship. Dal gennaio 2018 è Presidente del WWF-International.

“Il Pil non considera i costi del degrado del Capitale Naturale causato dalle attività economiche, che si tratti di emissioni inquinanti o dell’esaurimento delle risorse naturali. Di contro, nel Pil rientrano cose – i costi degli ingorghi stradali, le fuoriuscite di petrolio, i soccorsi dopo gli incidenti in auto – che evidentemente non aggiungono niente al benessere delle persone. Servono nuovi indicatori macro-economici... Potrebbero includere variabili capaci di riflettere il valore dei Servizi Ecosistemici e degli stock di Capitale Naturale.” Tim Jackson

Tim Jackson insegna Sviluppo sostenibile alla University of Surrey, ed è Direttore del Centre for the Understanding of Sustainable Prosperity (CUSP). Ha scritto Prosperità senza crescita, di cui è stata pubblicata di recente la seconda edizione. Ha vinto svariati premi per la sua attività di drammaturgo e molti dei suoi testi teatrali sono stati trasmessi dalla BBC.

“È ora di ammettere che il Capitale Umano e il Capitale Naturale hanno la stessa importanza del capitale finanziario.” Ban Ki-moon

Dal 2007 al 2016 Ban Ki-moon è stato l’ottavo Segretario Generale delle Nazioni Unite. Attualmente è Presidente del Global Green Growth Institute.

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“Per sua natura, l’economia odierna divide e danneggia l’ambiente. L’economia di domani deve essere progettata per distribuire e rigenerare l’ambiente.” Kate Raworth

Kate Raworth è Senior Visiting Research Associate presso l’Environmental Change Institute della Oxford University, dove insegna al Master in Environmental Change and Management. Inoltre, è Senior Associate al Cambridge Institute for Sustainability Leadership.

“Tra i vari tipi di capitale, il più importante è il Capitale Naturale. Fornisce le condizioni basilari per la vita umana, cibo, aria e acqua pulite e altre risorse essenziali. Definisce i limiti ecologici dei nostri sistemi socio-economici, che dipendono da flussi costanti di materiali e di altri Servizi Ecosistemici. Eppure, non viene conteggiato nei vari sistemi di contabilità nazionali.” European Environment Agency “I limiti della valutazione monetaria diventano sempre più rilevanti via via che gli ecosistemi si avvicinano a soglie critiche, e i cambiamenti ecosistemici diventano irreversibili (o reversibili solo a costi proibitivi). In condizioni di elevata incertezza, e tenuto conto dell’esistenza di soglie ecologiche critiche, le scelte politiche dovrebbero essere ispirate dai criteri dello ‘standard di sicurezza minimo’ e del principio di precauzione.” The Economics of Ecosystems and Biodiversity (TEEB) “Dopo che avrete tagliato l’ultimo albero, dopo che avrete mangiato l’ultimo pesce, dopo che avrete avvelenato anche l’ultimo fiume, vi renderete conto che non potete nutrirvi di denaro.” Detto dei Nativi americani “Diventare ricchi non vuol dire prosciugare il Capitale Naturale per creare nuove risorse... La crescita è anche un utilizzo più efficiente del Capitale Naturale.” World Bank, The Changing Wealth of Nations, 2018

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Il valore della natura nell’Antropocene di Pavan Sukhdev

La società umana è entrata in una nuova era, l’Antropocene. In quest’epoca, gli esseri umani non sono più una tra le specie che abita la Terra, ma sono diventati un’autentica forza planetaria, capace di modificare la superficie del pianeta in modi sostanziali e permanenti. Abbiamo quindi una responsabilità senza precedenti nei confronti della Terra e del modo in cui la gestiamo. Tuttavia, il modello economico dominante è ancora basato sull’approccio lineare “prendi-produci-dismetti”, che ha urgente bisogno di essere sostituito da un sistema basato sull’“economia circolare”. Ci concentriamo ancora sul capitale generato dalle nostre attività, in particolare il capitale finanziario, a cui possiamo attribuire un prezzo e che possiamo scambiare sui mercati. Dobbiamo però sostituirlo con una più ampia conoscenza dei vari tipi di capitale: naturale, umano e sociale. “Non possiamo gestire ciò che non misuriamo”, e tuttavia i principali parametri di rendimento oggi disponibili – il Pil a livello macro-economico e i profitti a livello micro-economico – non considerano adeguatamente la natura e i suoi costanti (e preziosi) contributi a persone e società. Abbiamo urgentemente bisogno di ricomprendere il Capitale Naturale nella contabilità della società e delle imprese. “Capitale naturale” è una metafora economica per gli stock limitati di risorse viventi e non viventi presenti sulla superficie del nostro pianeta. Non importa quanto sia difficile: se davvero ci interessa la sicurezza ecologica dobbiamo misurare gli ecosistemi e la biodiversità, a livello scientifico ed economico. La bussola che utilizziamo per orientarci nell’economia è stata un successo quando è stata creata, ma deve essere migliorata o sostituita. Come messo in luce dal rapporto del 2010 del TEEB, Mainstreaming the Economics of Nature: A Synthesis of the Approach, Conclusions and Recommendations of TEEB, una delle sfide più importanti per arrivare a un’economia sostenibile sta nel riconoscere che la natura è la pietra angolare del nostro benessere e della nostra prosperità, e a comportarci poi di conseguenza.

Pavan Sukhdev, presidente WWF International

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