Lo sguardo invisibile

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lo sguardo invisibile

storie di simbiosi quotidiana tra uomini e animali



SIMBIOSI

Francesco Petretti

Lo sguardo invisibile Storie di simbiosi quotidiana tra uomini e animali


Francesco Petretti lo sguardo invisibile

storie di simbiosi quotidiana tra uomini e animali realizzazione editoriale

Edizioni Ambiente www.edizioniambiente.it coordinamento redazionale:  Arianna Campanile, Diego Tavazzi progetto grafico:  Mauro Panzeri impaginazione:  Roberto Gurdo immagine di copertina:  Zafferano (Larus fuscus), illustrazione dei fratelli von Wright nella

versione in folio di Svenska Fåglar Efter Naturen Och Pa Sten Ritade, 1929. Rawpixel CC0. © 2021, ReteAmbiente Srl via privata Giovanni Bensi 12/5, 20152 Milano tel. 02.45487277, fax 02.45487333

Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, comprese fotocopie, registrazioni o qualsiasi supporto senza il permesso scritto dell’Editore. ISBN 978-88-6627-337-0 Finito di stampare nel mese di novembre 2021 presso GECA S.r.l., San Giuliano Milanese (Mi) Stampato in Italia – Printed in Italy il network di reteambiente

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sommario

prefazione di Maurizio Costanzo

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presentazione di Fulco Pratesi

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premessa

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zona rossa lockdown a roma ragnetti rossi sono arrivati i rondoni gatti le prime due settimane di lockdown alieni e indigeni le casarche di sant’ignazio una fotografia in una rivista di natura cani i cani sono cani animali e lockdown vespa orientalis il bioparco interviste agli animali vita selvatica nell’antropocene

19 21 24 30 37 40 47 50 53 56 60 70 71 79 82

zona arancione si allenta la morsa una casa per gli insetti il ciclo della falena storia di due farfalline gli afidi, la cocciniglia, i limoni

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zona gialla ritorno al mare sulla pulizia e sull’erba di nettuno la mia tolfa piccoli pesci nel capanno storia di p0845

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zona bianca tana libera tutti abruzzo, natura, storia e spiritualità una laguna in maremma nella terra dei lupi ibridi braccia rubate all’agricoltura i serpenti la notte delle tarantole il giardino ecologico l’isola del tesoro le galapagos del mediterraneo meglio una berta domani che un uovo oggi

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verso il secondo lockdown le cicale a cena con i calabroni l’airone e l’amo in difesa degli ultimi temporale estivo l’ultima gita al mare di nuovo a casa cacciatori nei cieli di roma

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zona azzurra azzurro il pomeriggio non siamo un popolo di raccoglitori anche se verde, l’energia va usata con parsimonia consapevoli dell’importanza dell’acqua clima e biodiversità un mondo senza plastica gli animali del bioparco

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zona verde conclusione

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Prefazione

di Maurizio Costanzo

Conosco Francesco Petretti da moltissimi anni e non mi sono stupito quando, leggendo le pagine di questo suo ultimo libro, ho ritrovato non solo la consueta competenza professionale ma anche una sconfinata passione per tutto ciò che è natura. Se si può legittimamente ritenere che l’amore per il proprio lavoro, dopo diversi anni di studio e riconoscimenti, possa andare scemando, siamo allora davanti a una delle poche eccezioni. Anzi, attraverso questa sua narrazione, e non voglio anticiparvi nulla riguardo agli aneddoti raccontati, Petretti dimostra come, in un periodo così difficile impostoci dall’arrivo della pandemia da COVID-19 e dagli svariati lockdown, ancora una volta a salvare l’uomo sia la natura. Non è un libro che parla di animali feroci o di alberi secolari ma di quelle specie che ci troviamo davanti tutti i giorni e che passano inosservate ai nostri occhi, purtroppo sempre più disattenti alle vere bellezze della vita. Ho avuto la sensazione che l’osservazione del ragnetto e del punteruolo rosso, del rondone o ancora della Vespa orientalis, sia da intendersi come metafora della vita di ciascuno di noi, messa a dura prova dalla pandemia. L’ho interpretata come un’esortazione al risveglio, uno stimolo non solo a guardare ma a “vedere”, un invito alla cura del7


Lo sguardo invisibile

le piccole cose che, solo apparentemente, hanno poco significato, ma che al contrario costituiscono, spesso, la strada giusta per vivere di ciò che è essenziale. Pur non negando che, una volta finito di leggere il libro, ho dimenticato i complicatissimi nomi con cui vengono definite scientificamente le specie, posso affermare che ciò che trapela è un grande senso di rispetto verso ogni forma di vita, sia animale sia vegetale. Petretti ha quella capacità di raccontare che appartiene solo a chi ha una grande padronanza di ciò che sa. Mi è ritornato alla mente di quando ero uno scolaretto e rimanevo rapito dalla lezione dell’insegnante: ecco, nella narrazione di Petretti ho ritrovato quella delicatezza che solo un maestro di scuola elementare può avere; quella capacità di trasferire ciò che si sa non per presunzione di voler insegnare qualcosa ma solo per rendere partecipe l’altro di una propria passione. Nel sottotitolo di questo libro è presente anche il termine “simbiosi” e, probabilmente, la scelta non poteva essere più azzeccata. Se infatti dovessi dare una definizione di Petretti, direi che, prima ancora di essere un biologo, è un uomo in simbiosi con la natura che, forse non tutti lo sanno, esprime tale legame con grande potenza attraverso meravigliosi acquerelli che ritraggono, nei suoi diari di campo, le bellezze della natura. Consiglio la lettura del libro ai bambini e agli adulti e, per questi ultimi, mi unisco a Petretti per esortarli a utilizzare, nei confronti della natura, “lo sguardo invisibile”.

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Presentazione di Fulco Pratesi

Quando Francesco Petretti – giovane caporedattore della rivista di natura per ragazzi L’Orsa, da me creata e diretta dal 1978 al 2010 – allora studente liceale, mi chiese un consiglio sulle sue prossime scelte di vita, penso che già intuisse la mia risposta. Ero infatti sicuro che quel ragazzo – appassionato naturalista e mio compagno di scorribande nelle oasi del WWF in cerca di uccelli e orchidee selvatiche – tra una carriera accademica professorale o un futuro, come il mio, dedicato alla protezione della natura, la scelta l’avesse in cuor suo già fatta. E oggi che Francesco Petretti ha raggiunto i più alti livelli di successo come divulgatore televisivo, documentarista, presidente del giardino zoologico (oggi Bioparco) di Roma, membro della Comunità scientifica del WWF, professore dell’Università di Perugia e autore di importanti ricerche eco-etologiche, non posso che rallegrarmi della risposta che allora non gli detti ma che lui già conosceva. Questo libro, distillato delle sue esperienze di tanti anni nella natura e raccontate nei mesi trascorsi in tedioso confinamento imposto dalla pandemia di COVID-19, rivela un interesse e una passione che possono essere paragonati, come stile e contenuti, a testi famosi come quelli di Gerald Durrell, Konrad Lorenz, Henri Fabre e altri precursori degli studi e dei racconti de9


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dicati alle meraviglie della natura (oggi “biodiversità”) nei rapporti con l’uomo. Il territorio, non immenso, teatro delle esperienze, delle ricerche e degli interventi raccontati in questo libro è circoscritto nei confini della Maremma laziale e toscana, delle isole del Tirreno. In queste località si sono espressi compiutamente, fin dall’infanzia, il suo amore e il suo interesse naturalistico. A iniziare dal giardino zoologico di Roma dove anch’io, più vecchio di 36 anni, avevo iniziato il mio percorso come protettore della natura, dopo un passato di cacciatore dal quale fui redento grazie all’incontro con un’orsa e i suoi piccoli. Ma se la sua conoscenza di tanti processi comportamentali ed ecologici osservati dal vivo in natura (e non in aridi laboratori) ci può affascinare per la competenza e l’approfondimento scientifici, quello che più fa innamorare e anche commuovere nel libro è il trasporto di Francesco, evidente anche nei confronti delle specie considerate più disgustose e pericolose. L’affetto, più che il rispetto, che lo accomuna al più grande santo italiano, al quale l’attuale pontefice si è ispirato, connota molti dei tantissimi episodi descritti nel suo Lo sguardo invisibile, che ho l’onore di presentare. Viviamo in una società che, di base, non ama la natura. Questo libro, tollerante quando non addirittura amorevole nei confronti di tutte le creature viventi, anche quelle più repellenti e fastidiose, può indicare un percorso in cui a ogni pianta, comprese le “malerbe”, “erbacce” e “infestanti”, e a ogni animale, “nocivi”, “alieni” o “molesti” che siano, viene riconosciuto quel ruolo insostituibile che ha nel disegno meraviglioso di Madre Natura. Perché, se non riusciremo a immergerci in un mare di amore, rispetto e tolleranza per ogni forma di vita, temo che ancora per poco il Pianeta azzurro potrà sopravvivere alle devastazioni perpetrate dall’avida e crudele “scimmia nuda” che lo sta velo10


Presentazione

cemente devastando, raddoppiando le sue avide e irresponsabili schiere ogni cinquant’anni. A questo punto, lascio il lettore alla scoperta – sempre avvincente – di tante delle avventure di Francesco, tra ragnetti rossi e lupi ibridi, gatti di casa e gabbiani romani, fringuelli alpini del Gran Sasso e berte maggiori di Linosa. Il tutto condensato in racconti – scritti con stile svelto e piacevole, ricchi di indicazioni utili e istruttive, con commenti sempre tolleranti e longanimi, e arricchiti dai suoi inconfondibili acquerelli – al godimento dei quali non voglio togliere altro spazio.

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Premessa

Questo libro è nato in un periodo particolare, per me e per l’umanità. La pandemia da COVID-19 ha modificato le nostre esistenze, mettendo a dura prova la fiducia nel domani, più di qualsiasi crisi economica, del terrorismo, della guerra, per quanto selvaggia e indiscriminata. Nulla ha inciso sull’esistenza quotidiana e sulla percezione del futuro di ciascuno di noi quanto questo virus, in fondo un patogeno non eccezionalmente pernicioso, niente a che vedere con il terribile virus della poliomielite o con quello dell’HIV, ma capace di mandare al Creatore una persona, soffocandola, e di risparmiarne un’altra, manifestandosi solo con una febbricola passeggera. Ci siamo ancora dentro, viviamo con lo spettro di vedere drasticamente ridimensionati i nostri spazi di libertà. La fase peggiore si chiama zona rossa, che significa “chiusi in casa”, e poi le restrizioni si allentano e i colori passano all’arancione, al giallo, per finire con il bianco. Dubito che arriveremo mai più al verde, che sia per il COVID-19, o per l’avvento di qualche altro microrganismo. Ho seguito questo schema nel libro, dividendolo in sezioni. In ciascuna ho raccontato i miei incontri con la natura mentre 13


Lo sguardo invisibile

la reclusione in aree circoscritte rendeva ancora più evidente e insopportabile la nostra separatezza da un mondo di cui, in realtà, siamo parte. È stata la mia cura contro il male psicologico causato dal lockdown, una vera simbiosi quotidiana, la mia arma più efficace contro la malattia e gli sconvolgimenti che ha portato nelle nostre vite. Leggete queste pagine con la disposizione d’animo di chi si appresta ad ascoltare una persona che vorrebbe trasformare il più umile degli invertebrati in un grande protagonista della vita e dell’evoluzione, che non sa restare indifferente di fronte al volo di un insetto, che non stacca gli occhi dal binocolo, sebbene per la milionesima volta stia seguendo la stessa scena. Questo libro è frutto del mio ragionare ad alta voce, alternando il racconto dei miei incontri con gli animali e le piante a considerazioni più generali sul rapporto tra uomo e ambiente, un legame imprescindibile ma sempre più debole. A volte, questi ragionamenti mi hanno portato ad assumere posizioni controcorrente rispetto al comune sentire. Non mi piacciono gli schieramenti e i partiti presi. Apprezzo chi si interroga sul perché delle cose, cercando di ragionare con la propria testa e con gli strumenti conoscitivi di cui dispone, indipendentemente dalla convenienza e dalle opportunità. Questo modo di fare rischia di allontanarmi dal fiume dell’opinione corrente, in cui sarebbe più facile e comodo galleggiare e farsi trasportare, ma se non agissi così, non sarei me stesso e, soprattutto, non sarei soddisfatto. Il libro nasce dal diario naturalistico che mi accompagna ormai da tanti decenni, attraverso paludi, boschi e campagne. Nelle sue pagine ho annotato, e tuttora annoto, quanto mi ca14


Premessa

pita di vedere, con un disegno o con brevi appunti. Le mie osservazioni sono dal vivo, favorite da una predisposizione alla solitudine e al silenzio, e da un’inguaribile curiosità.

Una pagina del mio taccuino 15



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