Green Building Economy

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primo rapporto su edilizia, efficienza e rinnovabili in italia

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a cura di Giuliano Dall’Ò

GREEN BUILDING ECONOMY PRIMO RAPPORTO SU EDILIZIA, EFFICIENZA E RINNOVABILI IN ITALIA

k y o to bo o ks

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a cura di Giuliano Dall’Ò green building economy primo rapporto su edilizia, efficienza e rinnovabili in italia con il contributo tecnico e organizzativo di:

Giulia Pasetti Annalisa Galante

realizzazione editoriale

Edizioni Ambiente srl www.edizioniambiente.it

coordinamento redazionale: Diego Tavazzi progetto grafico: GrafCo3 Milano impaginazione: Roberto Gurdo immagine di copertina e illustrazioni: © Bjorn Rune Lie/Gettyimages

Schemi, grafici e tabelle che non esplicitano la propria fonte sono elaborazioni del curatore. © 2011, Edizioni Ambiente via Natale Battaglia 10, 20127 Milano tel. 02.45487277, fax 02.45487333 ISBN 978-88-6627-026-3 Finito di stampare nel mese di dicembre 2011 presso Genesi Gruppo Editoriale – Città di Castello (PG) Stampato in Italia – Printed in Italy Questo libro è stampato su carta riciclata 100% i siti di edizioni ambiente

www.edizioniambiente.it www.nextville.it www.reteambiente.it www.verdenero.it Seguici anche su Facebook.com/EdizioniAmbiente questo volume è stato realizzato con il sostegno di:

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sommario

prefazione

9

introduzione

13

di Gianni Silvestrini

1.

la green economy nel settore edilizio

1.2

1.1

1.3

1.4 1.5

1.6

1.7

1.8

1.9

La matrice del cambiamento Osservatorio GBE: la metodologia Il quadro di riferimento europeo Gli impegni dell’Italia: a che punto siamo Il settore edilizio in Italia, tra energia, economia e ambiente Il sistema industriale italiano nel settore delle costruzioni Il fabbisogno energetico in edilizia nei settori civile e residenziale Dal risparmio energetico alla valorizzazione ambientale, i paradigmi cambiano Verso un’integrazione delle scelte progettuali

2. le tecnologie per l’efficienza energetica dell’involucro

41 48 51 57 61

Efficienza energetica dell’involucro opaco I serramenti

61 86

3. le tecnologie per l’efficienza energetica degli impianti

101

2.1

17 17 20 24 28 33

2.2

3.1

Efficienza energetica degli impianti di climatizzazione e di produzione di Acs

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3.2

Generazione del calore ad alta efficienza Pompe di calore elettriche 3.4 Climatizzazione a gas 3.5 Regolazione locale e contabilizzazione 3.6 Micro-cogenerazione e trigenerazione 3.7 Efficienza energetica negli usi elettrici 3.8 Illuminazione 3.9 Motori elettrici e inverter 3.10 Home e building automation 3.3

4. tecnologie

4.1

4.2 4.3

4.4 4.5

per le fonti rinnovabili

L’energia sostenibile Solare termico Solare fotovoltaico Biomassa Minieolico

5.

i servizi per l’energia sostenibile nell’edilizia

5.2

5.1

5.3

5.4 5.5

5.6

L’importanza della formazione Energy manager ed esperti di gestione dell’energia Energy audit Certificatore energetico e certificatore ambientale Installatori e manutentori Energy Saving Company

6. programmi

nazionali e azioni avviate I piani d’azione nazionali per l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili 6.2 2012: quali incentivi per l’efficienza energetica? 6.3 Gli incentivi al fotovoltaico 6.4 Le azioni dal basso: dai regolamenti edilizi ai piani di azione per l’energia sostenibile

6.1

7. una strategia per superare le barriere allo sviluppo

Base europea della strategia Barriere che ostacolano l’applicazione delle norme e indicazioni europee 7.3 Soluzioni per il superamento delle barriere 7.4 Una prima quantificazione degli obiettivi di risparmio al 2030

7.1

7.2

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103 111 118 121 125 137 138 141 147

153 153 156 165 176 191 199 199 204 214 219 224 227 233 233 244 251 262 277 278 284 288 293

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8. prospettive

8.1

8.2 8.3 8.4

della green building economy italiana

Green Building Economy, la scommessa sull’energia pulita Il potenziale della Green Building Economy secondo Confindustria Riqualificazione esistente vs edifici a energia zero Come attivare i potenziali: alcune riflessioni

297 297 299 306 312

tavolo epbd2

317

profili dei contributori

319

bibliografia

327

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prefazione

Generalmente si pensa che l’Italia sia energeticamente molto efficiente e che, quindi, i margini per ridurre i consumi specifici siano limitati. Questa valutazione è però imprecisa. Se analizziamo il miglioramento dell’efficienza nel nostro paese e nell’Ue rileviamo come in Italia nel periodo 1990-2008 esso sia stato solo dell’11% rispetto a una media europea del 24%. Questo dato conferma l’immagine di un paese caratterizzato da un basso valore dell’intensità energetica ma con un’evoluzione dell’efficienza inferiore rispetto a quella degli altri paesi della Ue. Il quadro generale, in effetti, pur in presenza di risultati positivi, non è entusiasmante. Secondo il Piano nazionale per l’efficienza energetica del 2011, i risparmi previsti alla fine di questo decennio consentirebbero di ridurre di 16 Mtep i consumi, 12 Mtep in meno rispetto ai valori considerati per calcolare gli obiettivi delle rinnovabili al 2020. Occorrerebbe cioè un notevole sforzo addizionale per raggiungere i risultati indicati dalla Commissione europea. Peraltro, in questo documento mancano proprio gli elementi centrali che dovrebbero caratterizzare un piano: la definizione delle aree di intervento al 2020, l’analisi dei risultati attesi, la presentazione degli strumenti necessari a raggiungere gli obiettivi e i relativi costi. Tutti aspetti che per essere esplicitati necessitano di precise indicazioni della politica. Il piano risulta quindi sostanzialmente privo di un orientamento sulle scelte energetiche dei prossimi anni. Sarebbe inoltre auspicabile iniziare a valutare le misure che consentirebbero di andare oltre la riduzione del 20% dei consumi, per non essere impreparati nel caso che si raggiungesse un accordo europeo volto ad alzare la riduzione delle emissioni di gas climalteranti al 2020 dall’attuale 20% al 25% o al 30%. In realtà, se analizziamo gli interventi effettuati nel recente passato, vanno registrati alcuni risultati positivi, come dimostra il milione di interventi nella riqualificazione energetica degli edifici grazie alle detrazioni fiscali del 55% o gli oltre 7 miliardi di kWh/a, pari al 2% dei consumi elettrici nazionali, “rispar-

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miati” nei primi 5 anni di utilizzo del meccanismo dei Certificati bianchi. Eppure, si potrebbe fare molto di più. Ecco alcune proposte su cui ragionare. Innalzare a 14 Mtep al 2020 gli obiettivi di risparmio per i distributori di energia elettrica e il gas, al momento limitati a 6 Mtep al 2012 grazie a un potenziamento e a una semplificazione dello strumento dei Certificati bianchi. Prolungare, rendendola strutturale, la misura della detrazione fiscale del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica dell’edilizia. Lanciare un piano straordinario di riqualificazione energetica dell’edilizia pubblica che preveda un rinnovo annuo del 3% della superficie degli edifici di proprietà delle istituzioni, con il possibile coinvolgimento delle ESCo. Ridurre del 30% il livello massimo dei consumi energetici unitari nei nuovi edifici a partire dal 2015 in coerenza con l’obiettivo europeo di avere le nuove costruzioni con consumi quasi azzerati a partire dal 2020. Sbloccare il Fondo rotativo di 600 milioni di euro per raggiungere gli obiettivi di Kyoto, previsto dalla Legge finanziaria del 2007 e mai attivato. Su alcuni singoli strumenti si sta in effetti ragionando, ma sorprende la mancanza di un quadro certo e di lungo periodo delle politiche per aumentare il livello dell’effcienza energetica del paese. Sorprende perché il saldo economico di questi interventi è normalmente positivo per la collettività. Secondo la Commissione europea la piena attuazione delle misure esistenti e di quelle indicate dalla Commissione stessa potrebbero generare al 2020 mediamente un risparmio di 1.000 euro all’anno per famiglia, potenziando contemporaneamente la competitività dell’industria europea e riducendo di 740 milioni di tonnellate le emissioni annue di gas climalteranti. E sorprende la mancanza di incisività di iniziative in questo comparto, proprio per il ruolo anticiclico che le misure sull’efficienza possono invece avere. Secondo un recente studio del Consiglio nazionale degli ingegneri in Italia si potrebbero occupare al 2020 circa 600.000 unità nei divesi comparti grazie all’efficienza energetica (2/3 nella riqualificazione edilizia nel settore residenziale e terziario e 100.000, 60.000 e 40.000 unità rispettivamente nei settori degli elettrodomestici, della cogenerazione e dell’industria). Come si può spiegare la difficoltà di lanciare un piano d’azione di grande respiro? Un primo elemento critico viene dalla frammentarietà degli interventi possibili e dalla mancanza di “appeal” che invece hanno investimenti come il fotovoltaico. Si riscontra poi una scarsa incisivività dei settori coinvolti nei confronti delle istituzioni. In effetti, si registra una contraddizione tra la forza complessiva in termini di numero di imprese, di addetti, di fatturato dei settori legati all’efficienza energetica e la loro capacità di agire sul governo. Confindustria, che ricorda come il comparto associato all’efficienza energetica conti oggi oltre ben 400.000 aziende e oltre 3 milioni di occupati (incluso l’indotto), ha

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prefazione

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promosso interessanti studi per mettere in evidenza l’importanza di politiche sull’efficienza. Siamo dunque in presenza di un comparto che conta su una forza ben superiore a quella delle rinnovabili e che gode dell’esplicito e non contradditorio (come nel caso delle energie verdi) supporto di Confindustria, ma che incredibilmente stenta a farsi sentire. È infatti indubbio che nel corso del tempo il comparto dell’eolico prima e poi quello del fotovoltaico abbiano saputo influire sulle decisioni del Governo in maniera più incisiva (anche troppo, per esempio strappando incentivi eccessivi) rispetto dell’ampio universo delle imprese dell’efficienza energetica. Ciò è spiegabile non solo per la presenza di un mix di comparti molto diversi fra loro. In molti casi manca la consapevolezza del ruolo che il tema dell’efficienza potrebbe giocare nello sviluppo delle imprese coinvolte. Altre criticità emergono anche dall’analisi dei principali strumenti di incentivazione disponibili. Le detrazioni fiscali del 55%, per esempio, hanno il difetto di comportare ricadute dirette sulle casse dello Stato, al contrario degli incentivi sulle rinnovabili che ricadono sulle tariffe e quindi sono in qualche modo più protette (anche se abbiamo visto la levata di scudi per il peso assunto dagli incentivi del fotovoltaico). Soprattutto occorrerebbe un Governo che credesse all’importanza strategica delle misure per innalzare l’efficienza energetica in coerenza con le indicazioni dell’Unione europea e degli impegni di riduzione delle emissioni climalteranti. Sapendo che abbiamo un patrimonio, un giacimento energetico virtuale, che aspetta solo di essere utilizzato. Questo rapporto, che intendiamo aggiornare annualmente, cerca di aggregare i dati di diversi comparti legati all’efficienza energetica nell’edilizia, ottenuto grazie al contributo di molte associazioni di categoria e all’impegno di impostazione e coordinamento di Giuliano Dall’Ò. Pensiamo che esso possa rappresentare un valido strumento per monitorare l’evoluzione di questo settore e per aiutare il nostro paese nel raggiungimento degli obbiettivi al 2020. Gianni Silvestrini Direttore scientifico Kyoto Club

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le tecnologie per l’efficienza energetica dell’involucro 2.

2.1 efficienza energetica dell’involucro opaco

le tecnologie Attraverso le pareti dell’involucro si devono controllare i flussi di energia durante tutto l’anno, anche se le strategie cambiano in estate e in inverno. Una sintesi di ciò che si deve fare può essere ricondotta ai seguenti punti: 1. miglioramento della qualità dell’involucro opaco e trasparente attraverso un incremento della resistenza termica al passaggio del calore (riduzione del valore della trasmittanza U); 2. controllo della radiazione solare con l’obiettivo di sfruttare al massimo gli apporti gratuiti in inverno, garantendo però una protezione dal sole in estate; 3. controllo della componente luminosa della radiazione solare privilegiando le soluzioni tecniche che utilizzano l’illuminazione naturale ma, allo stesso tempo, proteggendo gli spazi interni da effetti di abbagliamento; 4. riduzione delle infiltrazioni d’aria. Per le nuove realizzazioni i progettisti, pur nel rispetto dei requisiti prestazionali minimi, hanno la libertà di scegliere stratigrafie di involucro che garantiscano la migliore prestazione termica utilizzando tutte le tecnologie disponibili. Le scelte dovranno ovviamente considerare le pareti opache, le coperture, i basamenti e le superfici trasparenti (serramenti), attraverso una valutazione non solo invernale, ma anche estiva del loro comportamento. Diverso è il caso in cui si intervenga dall’esterno: mentre per le superfici trasparenti è ipotizzabile la sostituzione, per le altre superfici gli interventi di riqualificazione, con ovvi miglioramenti prestazionali, sono spesso vincolati dalle caratteristiche delle strutture originali. Per quanto riguarda il miglioramento delle prestazioni energetiche dell’esistente una tecnica che si sta diffondendo è quella del sistema di isolamento a cappotto, noto a livello europeo con l’acronimo ETICS (External Thermal Insulation Composite System): si prevede

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l’applicazione di un pannello isolante sulla faccia esterna della parete, che viene ricoperto con un intonaco, rinforzato con un’armatura e completato con uno strato di finitura. Esistono, tuttavia, altre tecniche che possono essere applicate per isolare meglio le pareti esterne, per esempio intervenendo sulle intercapedini che possono essere riempite con materiale isolante sfuso (per esempio cellulosa), oppure dall’interno attraverso uno strato isolante applicato alla muratura, oppure attraverso una controparete (in questo caso si parla di cappotto interno). La coibentazione delle coperture può avvenire intervenendo sulla copertura stessa oppure, nel caso in cui il sottotetto non venga sfruttato, attraverso l’isolamento all’estradosso dell’ultima soletta. Nella tabella 2.1 sono riportati alcuni esempi di interventi per migliorare le prestazioni energetiche che definiscono l’involucro di un edificio [9]. il mercato dei laterizi Per valutare il mercato dell’efficienza energetica nell’involucro opaco occorre fare una distinzione tra il settore delle nuove costruzioni e quello del recupero degli edifici esistenti. A livello nazionale il riferimento prestazionale è il Dlgs 192/2005 (con le successive modifiche e integrazioni) che è stato sostanzialmente recepito senza modifiche da parte delle regioni che hanno attuato una legislazione indipendente. Tale riferimento definisce dei valori minimi di trasmittanza termica che devono essere rispettati sia per i nuovi edifici sia per quelli soggetti a ristrutturazioni importanti. Alcuni comuni italiani, all’interno dei loro regolamenti edilizi, hanno poi introdotto valori di trasmittanza più restrittivi allo scopo di migliorare ulteriormente gli standard prestazionali degli edifici. Gli edifici devono essere in grado di garantire il comfort non solo in inverno ma anche in estate. È per questo motivo che il Dpr 59/20091 introduce anche una verifica della trasmittanza periodica intesa come il parametro che valuta la capacità di una parete opaca di sfasare e attenuare il flusso termico che la attraversa nell’arco delle 24 ore. Per quanto riguarda gli edifici nuovi i valori di trasmittanza limite, che vengono applicati in modo differenziato su tutto il territorio nazionale per tenere conto delle differenti condizioni climatiche, rendono spesso insufficienti le prestazioni termiche delle classiche strutture murarie in laterizio non coibentate. In questi casi è necessario utilizzare soluzioni con prestazioni più elevate, per esempio strutture in blocchi porizzati, o aggiungere alla struttura base uno strato di materiale isolante. Rimanendo nel mercato del nuovo, l’esigenza di offrire edifici a prestazioni energetiche sempre migliori (quindi superiori rispetto a quelle minime previste da leggi e regolamenti) ha aperto il mercato a so-

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2. | le tecnologie per l’efficienza energetica dell’involucro

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tabella 2.1 elenco di alcuni interventi per il miglioramento dell’efficienza energetica dell’involucro Descrizione intervento

Commenti

Isolamento copertura all’estradosso con isolante sottotegola

Questo intervento è conveniente quando si prevede di utilizzare lo spazio sotto la copertura, in caso contrario è più opportuno coibentare la soletta

Sostituzione tetto con copertura isolata e ventilata

La tecnica del tetto ventilato migliora il comfort anche in estate, in quanto la ventilazione naturale della copertura riduce gli effetti della radiazione solare

Isolamento all’esterno a cappotto

Comporta anche una riduzione dei ponti termici, i vincoli architettonici non rendono sempre fattibile questa misura

Isolamento all’esterno con parete ventilata

Garantisce anche un controllo climatico in estate attraverso la protezione della parete dalla radiazione solare e la ventilazione dell’intercapedine

Isolamento in cassavuota

Intervento utile per migliorare le prestazioni, tuttavia non si eliminano i ponti termici, e una analisi termografica è utile per verificare la corretta distribuzione del materiale isolante all’interno della parete

Isolamento all’interno con controparete isolata

Intervento utile anche per correggere le inefficienze energetiche dell’involucro in alcune parti dell’edificio (per esempio locali con più angoli), ma è opportuno prevedere sempre la verifica termoigrometrica

Sostituzione del serramento

Intervento che diventa conveniente solo se la sostituzione del serramento non è finalizzata unicamente al miglioramento delle prestazioni energetiche, ma è prevista come intervento di manutenzione straordinaria

Sostituzione del vetro su telaio esistente

Intervento non semplice, realizzabile solo se il telaio è predisposto

Installazione sistemi di schermatura solare esterni

Riduzione del carico termico estivo ma anche dell’abbagliamento, la posa all’esterno richiede una manutenzione (pulizia) più frequente

Fonte: Federcostruzioni, rapporto 2010.

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luzioni tecnologiche relativamente nuove per l’Italia come le strutture a secco. I sistemi a secco sono mediamente caratterizzati da due elementi: quello portante, costituito da una struttura alla quale sono fissati con sistemi di aggancio appropriati le diverse stratigrafie costituite da elementi strutturali e di tamponamento, e quello di ancoraggio, un componente di facciata che ha la funzione di portare e trattenere gli elementi di rivestimento. Possono essere considerate strutture a secco anche le facciate continue vetrate, ma in questo caso entriamo nel settore degli edifici del terziario. Il settore dei laterizi ha subito in questi ultimi anni una forte contrazione: i dati forniti da Andil (Associazione nazionale degli industriali del laterizio) per il Rapporto 2011 di Federcostruzioni, nel periodo 2007-2010 evidenziano una riduzione della capacità produttiva utilizzata del 49% (si veda la tabella 2.2). La giustificazione di tale riduzione è dovuta a una complessità di fattori, anche se quello principale è che il mercato del laterizio è orientato sul nuovo più che sulla riqualificazione (si veda anche l’intervista a Gianfranco Di Cesare). Dal rapporto Federcostruzioni 2011 emerge che nell’anno 2010 il mercato dei laterizi è stato ripartito per l’84,5% verso le nuove costruzioni e per il restante 15,5% verso la manutenzione e la riqualificazione. In una situazione di crisi, un elemento positivo che emerge è che migliora la qualità dei laterizi in termini prestazionali, a dimostrazione del fatto che anche l’industria dei laterizi ha la capacità di reagire. Nella tabella 2.3 si può notare come i blocchi alleggeriti rispetto agli altri prodotti abbiano sostanzialmente un trend positivo nel periodo 2009-2010 (+9,6%), mentre nel periodo 2007-2010 subiscono una perdita più contenuta. Per il 2012 è previsto un accenno di ripresa, che assumerà significato per l’inversione della tendenza, ma con effetti marginali sulle quantità complessive.

tabella 2.2 consistenza del settore dei laterizi

2007

2008

2009

2010

Valore produzione (milioni di euro)

1.785

1.448

1.100

1.000

di cui: • per esportazione • per mercato interno • per nuove costruzioni • per manutenzione e/o riqualificazione Capacità produttiva utilizzata

11 1.774 1.531 243 80%

9 1.439 1.238 201 73%

7 1.039 924 169 58%

6 994 840 154 49%

Fonte: Andil.

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2. | le tecnologie per l’efficienza energetica dell’involucro

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tabella 2.3 produzione nel settore dei laterizi suddivisa per tipologia di prodotto

Produzione (migliaia di tonnellate)

Variazione %

2007 2008 2009 2010

2010 su 2009

2010 su 2007

Mattoni e blocchi normali

3.723

3.188

2.050

1.928

-6,0%

-48,2%

Blocchi alleggeriti

3.955

3.744

2.612

2.863

9,6%

-27,6%

Forati e tramezze

5.113

4.400

3.024

2.502

-17,3%

-51,1%

Mattoni faccia a vista

1.167

943

624

563

-9,8%

-51,8%

Laterizi da pavimentazione

132

119

80

70

-12,9%

-47,2%

Tavelle e tavelloni

507

487

216

246

+4,10%

-51,4%

3.376

2.761

1.792

1.669

-6,9%

-50,6%

209

183

112

98

-12,6%

-53,2%

1.960

1.789

1.424

1.492

4,80%

-23,9%

Solaio Fondelli Elementi per coperture Vasi e pezzi speciali Produzione totale laterizio

354

344

238

242

1,70%

-31,6%

20.494

17.958

12.171

11.672

-4,1%

-43,0%

Fonte: Andil.

intervista a gianfranco di cesare, direttore direzione tecnologica andil Dal rapporto Federcostruzioni emerge negli ultimi anni una diminuzione del valore della produzione nel settore dei laterizi, in particolare dal 2008 al 2009. Questa riduzione è legata solo alla crisi dell’edilizia o anche all’introduzione di valori prestazionali più restrittivi? È indubbio che la crisi che ha colpito l’economia globale ha inciso in modo particolare sul mondo delle costruzioni, soprattutto in Italia, e ciò ha avuto effetti dirompenti sull’industria dei laterizi, così come per altri settori che producono materiali da costruzione (ma non solo), soprattutto se ad assorbimento nazionale. Diverse sono le motivazioni che si possono addurre per spiegare la forte contrazione del settore verificatasi negli ultimi 3 anni. Tipicamente, l’industria delle costruzioni vive una propria ciclicità e l’ultimo ciclo, ante crisi, si è dimostrato positivamente anomalo per durata (quasi un decennio di continua crescita) e dimensione. Ci si è, pertanto, trovati nella massima espansione produttiva a ridosso della grande crisi del 2008, rispetto alla quale gli operatori non hanno saputo reagire in modo consapevole, proprio perché prima o poi sarebbe dovuto arrivare un ridimensionamento, e quindi poteva configurarsi come la naturale variazione sinusoidale, già vissuta in passato. In realtà, ciò che non è stato previsto erano l’ampiezza e la durata della crisi, la sottovalutazione iniziale delle quali ha ritardato in modo significativo i pro-

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cessi di reazione e di adeguamento. Occorre dire, però, che la brusca frenata è stata anche conseguenza della folle corsa delle costruzioni prima della crisi; ci si è trovati, quasi all’improvviso, con investimenti nelle costruzioni crollati, soprattutto nel nuovo residenziale, e con un parco di invenduto di notevoli dimensioni. Considerando che la maggior parte dei prodotti in laterizio trova collocazione nelle nuove costruzioni e solo per alcuni prodotti anche nel rinnovo del patrimonio esistente, in assenza dello sbocco verso i mercati esteri è evidente come di colpo sia venuta a mancare la domanda, a fronte di un sistema produttivo giunto alla sua massima espansione in termini di capacità produttiva (21 milioni di tonnellate/anno di materiale prodotto). Oggi, di fatto, la produzione tarata sull’attuale assorbimento del mercato è inferiore al 50% della capacità produttiva installata. Venendo al tema delle prestazioni e delle relative normative, il settore ha comunque reagito alle nuove richieste progettuali, probabilmente con maggiore attenzione e determinazione proprio per la congiuntura sfavorevole. La necessità di affrontare le nuove esigenze sancite da una normativa in costante evoluzione ha fornito, infatti, una spinta all’innovazione e alla ricerca della prestazione, che in passato hanno registrato sicuramente tempi molto più lunghi, contribuendo non poco a mantenere alta la competitività di un materiale “multiprestazionale” in un mercato in forte crescita competitiva, anche grazie alle indiscusse peculiarità ambientali del laterizio (durata, traspirabilità, riciclabilità, facile reperibilità sul territorio ecc.). In questo campo, infatti, sono state attuate le più importanti innovazioni con la produzione di elementi porizzati di grandi dimensioni per muratura (con bassi valori di conducibilità termica), a setti sottili e multicamere, con giunti a secco a incastro e superfici di appoggio rettificate (eliminazione dei ponti termici); punte avanzate sono rappresentate dall’inserimento di materiali isolanti all’interno delle forature e l’impiego di vernici basso-emissive per ridurre i fenomeni di trasmissione radiativa. Per i rivestimenti esterni e le coperture, la messa a punto di soluzioni “ventilate”, con montaggio e fissaggio a secco, assicura prestazioni di rilievo in fase estiva con significativi risparmi nella climatizzazione degli spazi abitati e condizioni di comfort interno ottimali. In particolare, nella ricerca di soluzioni il più possibile efficienti e pratiche per intervenire nella riqualificazione del patrimonio edilizio esistente sono oggi disponibili collaudati sistemi di schermature in “cotto”, a montaggio meccanico, a costituire stratificazioni esterne di protezione dell’involucro e valorizzazione estetica, idonee per un efficace completamento di interventi di upgrade energetico degli edifici. Inoltre, l’attenzione sempre crescente alle fonti di energia rinnovabili, anche nel settore edilizio, ha imposto una sorta di “integrazione architettonica” che ha coinvolto in modo specifico l’innovazione dei sistemi fotovoltaici in copertura, e in particolare la produzione di elementi del manto dotati di superfici captanti, tra loro interconnessi, lasciando inalterate morfologie e cromie originali, nel pieno rispetto delle preesistenze. In un paese come il nostro in cui la casa è percepita come un bene durevole, la scelta del laterizio è considerata ancora oggi come quella più rassicurante. Par-

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tendo da questa considerazione, che indubbiamente offre un vantaggio, come si evolveranno le tecnologie tenendo conto delle esigenze prestazionali? È nella definizione di bene durevole che trova motivazione il ricorso al laterizio, la cui durabilità è un concetto diffuso e percepito da sempre. Pochi materiali possono garantire il mantenimento delle prestazioni per un tempo così elevato, sicuramente oltre i 100 anni, come i laterizi. È indubbiamente un punto di forza del prodotto: non teme invecchiamento, e ciò è fondamentale per un bene che è considerato, nella precarietà del momento, un asset per la stabilità economica-sociale delle famiglie italiane, un patrimonio da tramandare per generazioni. Il punto di forza è che le prestazioni del laterizio, per esempio nel merito dell’efficienza energetica degli edifici, sono di tipo passivo e non prevedono organi in movimento o macchine energetiche, come nel caso della ventilazione forzata e della climatizzazione, soggette inevitabilmente a obsolescenza tecnica e con costi di manutenzione crescenti nel tempo. È noto ai più che l’azione di smorzamento e sfasamento dell’onda termica, tipica delle costruzioni massive, sfruttando la caratteristica naturale dell’inerzia termica, crea le giuste condizioni di comfort termoigrometrico soprattutto nei climi temperati, come il nostro. Certo è che in alcune situazioni più critiche per condizioni climatiche è necessario fare un salto di qualità. In questo senso il laterizio ha intrapreso percorsi innovativi interessanti, come le pareti ventilate – con forti prospettive nella riqualificazione del patrimonio edilizio esistente –, l’inserimento di isolanti sostenibili (per non intaccare la qualità ambientale del prodotto e la sicurezza e salubrità dello stesso) all’interno delle forature dei blocchi per murature, l’integrazione di cellule fotovoltaiche negli elementi di copertura, solo per citarne alcuni. Industrializzazione e “montaggio a secco” sono i prossimi traguardi su cui l’industria dei laterizi sta lavorando intensamente. Dagli studi e dalle simulazioni effettuati risulta che il laterizio abbia un ottimo comportamento dal punto di vista termodinamico, in particolare nel ciclo estivo, potendo contare su una massa efficace molto elevata. Crede che l’introduzione del concetto di climatizzazione a ciclo annuale giochi a favore del laterizio? Sono ormai numerosi gli studi svolti presso prestigiosi centri di ricerca universitari (Torino, Milano, Ancona, Catania) che hanno indagato, con simulazioni al computer e prove sperimentali, il confronto energetico-prestazionale tra involucri edilizi verticali massivi (muratura monostrato, muratura con isolante a cappotto, muratura doppio strato con isolante in intercapedine, muratura in blocchi e mattoni pieni faccia a vista con isolante in intercapedine) e soluzioni iper-leggere (muratura monostrato isolante), tutte di pari trasmittanza, ambito geografico e condizioni d’uso. I risultati hanno evidenziato un comportamento energetico-prestazionale pressoché analogo per le alternative di involucro verticale dotate di massa e un fabbisogno energetico invernale ed estivo superiore per la soluzione di involucro iper-leggera, con incrementi variabili, secondo la tipologia edilizia, fino al 30%. Recentemente è stato affrontato anche il tema del comfort interno attraverso il monitoraggio della variabilità del parametro “temperatura interna operante” che, in assenza di inerzia dell’involucro, subisce oscillazioni maggiori cre-

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ando pesanti condizioni di discomfort, obbligando così a ricorrere a una climatizzazione meccanica energivora. Da tutto questo risulta come le soluzioni in laterizio garantiscano in modo naturale consumi energetici intrinsecamente bassi, durabilità e comfort. Delegare esclusivamente alle macchine il compito di regolare le condizioni di comfort in modo artificiale è assolutamente inadeguato, col rischio, aggiunto, di immettere nell’aria batteri e muffe. Non è meglio spalancare le finestre per i ricambi d’aria serali per allontanare il calore delle ore diurne che nel frattempo ha attraversato i muri e purificare l’aria indoor? All’interno del settore merceologico dei produttori che aderiscono alla vostra associazione la domanda di laterizi a geometria ottimizzata cresce nonostante tutto. Ritiene sia un indicatore di una evoluzione verso laterizi ad alte prestazioni? Le tecnologie di posa, più impegnative, trovano sul mercato operatori qualificati? La serie storica delle produzioni evidenzia come tra i prodotti in laterizio che hanno tenuto meglio primeggino i blocchi in laterizio rispetto ai forati e al mattone comune, per evidenti questioni legate alle prestazioni energetiche e al rendimento in cantiere. Proprio i blocchi in laterizio per murature si sono, infatti, evoluti verso soluzioni più performanti grazie all’ottimizzazione della geometria, sia in termini di elevata resistenza termica – è il caso dei setti sottili e della spianatura delle facce – sia per evitare o ridurre i ponti termici della parete in laterizio. I blocchi a incastro e i blocchi rettificati consentono infatti di migliorare la prestazione della muratura. La loro diffusione è, però, ancora limitata, e ciò è legato sia a una domanda di qualità che ancora non è sufficientemente robusta, sia effettivamente alla necessità di modificare atteggiamenti (che in edilizia sono fortemente conservativi) e formare maestranze edili avvicinandole alle nuove modalità costruttive. Come valuta le scelte normative e legislative di questi ultimi anni in tema di efficienza energetica in edilizia? Andil ha preso posizione rispetto alle scelte future? È questo un tema complesso, che richiederebbe molto spazio. Volendo sintetizzare la posizione dell’associazione, peraltro condivisa da molti, è possibile sottolineare che la futura normativa in merito all’efficienza energetica in edilizia dovrebbe tenere in conto simultaneamente, oltre al risparmio energetico in fase d’uso, anche i costi e gli impatti legati a: • produzione dei materiali; • dismissione a fine vita; • sicurezza negli spazi abitati; • durabilità dei componenti e loro manutenzione per indirizzare la progettazione verso scelte costruttive “complessivamente” efficaci, con confronti “a tutto campo”. Non dimenticando l’uomo, ovvero il comfort abitativo (inquinamento indoor, comportamento all’incendio, benessere psicofisico) di colui il quale dovrà abitare gli spazi costruiti. Su questo, a breve, verranno forniti contributi scientificamente qualificati al Ministero competente.

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il mercato delle coibentazioni I nuovi limiti imposti per quanto riguarda i materiali isolanti si sarebbero dovuti trasformare in un incremento del mercato. I materiali isolanti, a differenza dei laterizi, trovano infatti una loro collocazione sia sul nuovo sia sull’esistente. Per quanto riguarda gli isolanti termici l’unico studio disponibile è quello di Aipe (Associazione italiana polistirene espanso) [10]. I valori riportati nella tabella 2.4 sono la proiezione del mercato del materiale isolante EPS, e degli altri isolanti, partendo dalla valutazione fatta per Aipe da Plastic Consult utilizzando i dati ufficiali e consuntivi del periodo 2004-2006, e tenendo conto delle previsioni di crescita di allora per gli anni che vanno dal 2007 al 2010. I valori riportati testimoniano comunque un’evoluzione costante negli anni (incremento intorno al 5%). I valori reali, nonostante la crisi del mercato, dovrebbero confermare le stime con una tendenza a un possibile ottimismo. Nella tabella 2.4, nell’ultima colonna, è indicata la ripartizione percentuale per tipo di prodotto. I materiali riportati non considerano quelli cosiddetti “naturali” (per esempio il sughero, la fibra di legno, la fibra di cellulosa, la fibra di kenaf ecc.), che in particolare negli ultimi anni stanno riscontrando un apprezzabile successo. Non esistono stime di mercato anche se è prevedibile che il segmento, pur essendo in crescita, abbia ancora una quota marginale rispetto al mercato complessivo dei materiali isolanti. Per approfondimenti sulle tecniche di coibentazione ecocompatibili si rimanda a [11]. Passando necessariamente dal componente al sistema, è interessante approfondire la questione degli isolamenti a cappotto, ossia le tecnologie di coibentazione delle pareti opache dall’esterno. tabella 2.4 stima della evoluzione dei consumi di materiali isolanti, espressi in metri cubi, nel settore edilizio Prodotto 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2010 (%) EPS*

2.000.000 1.969.200 2.100.000 2.310.000 2.540.000 2.800.000 3.073.400 44%

XPS**

1.550.000

PU***

400.000

Fibra di vetro

1.554.264 1.600.000 404.729

420.000

1.710.247 1.651.520 1.678.109 1.704.698 24% 434.819

441.000

452.025

463.059

7%

1.200.000 1.204.406 1.260.000 1.322.073 1.323.000 1.356.075 1.389.150 20%

Lana di roccia

350.000

354.750

370.000

357.758

391.141

402.316

413.491

6%

* Polistirene espanso sinterizzato. ** Polistirene espanso estruso. *** Poliuretano espanso rigido. Fonte: Aipe.

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La tecnica dell’isolamento a cappotto, pur considerando i vincoli applicativi, ben si adatta alla riqualificazione dell’esistente. Questa tecnica si sta comunque diffondendo, anche se in modo marginale, anche nel settore delle nuove costruzioni. Non esistono dati disaggregati nei due settori applicativi (nuovo ed esistente), tuttavia il consorzio che rappresenta gli applicatori in Italia, Cortexa (Consorzio per la cultura dei sistemi a cappotto), stima che nel 2010 siano stati applicati cappotti per 15 milioni di metri quadrati. Tale dato è sostanzialmente confermato dal primo Rapporto energia e costruzioni elaborato da Cresme (Centro ricerche economiche sociali di mercato per l’edilizia e il territorio) per SAIEnergia[12], in cui il mercato dell’isolamento a cappotto viene stimato in 15.478.000 metri quadrati al 2009. Si tratta quindi di un mercato interessante che negli ultimi anni ha incontrato una sostanziale evoluzione anche in Italia, sebbene le reali potenzialità siano ancora tutte da scoprire. la qualità energetica dell’involucro negli edifici esistenti La qualità energetica degli edifici esistenti è un punto di partenza su cui fondare le strategie di rinnovamento. Il problema dell’involucro opaco è relativamente semplice: basta aumentare la resistenza termica del passaggio di calore del componente (il che vuol dire diminuire la trasmittanza) applicando uno strato isolante. Per definire da un lato il potenziale del mercato e dall’altro le opportunità di miglioramento dell’efficienza è necessario conoscere in modo dettagliato la qualità energetica degli edifici esistenti. Uno strumento che può essere utilizzato a questi fini c’è: è la certificazione energetica che, imponendo di fatto al tecnico certificatore un’analisi dettagliata dell’involucro, consente di acquisire un numero considerevole di informazioni utili per promuovere, con i numeri alla mano, una strategia concreta. Ben vengano quindi i catasti energetici regionali, e meglio ancora se le informazioni acquisite non sono semplicemente depositate ma vengono anche elaborate. Il catasto energetico della regione Lombardia, curato da Cestec, ha fatto un interessante lavoro in questo senso. La regione Lombardia, grazie al considerevole numero di attestati depositati, rappresenta una banca dati di notevole interesse. I risultati di sintesi sono riportati nella figura 2.1 nella quale sono confrontati i valori medi delle trasmittanze termiche delle strutture edilizie relative al parco edilizio esistente (i dati sono riferiti a un campione di circa 344.000 edifici certificati). Oltre al valore medio della trasmittanza si riporta anche il valore della trasmittanza limite previsto dalle regole lombarde per i nuovi edifici e per quelli soggetti a ristrutturazione. I margini di miglioramento potenziale per le strutture opache sono notevoli, comunque superiori al 200%. E visto che il valore della trasmittanza è direttamente proporzionale alla potenza termica dispersa, è evidente il notevole potenziale di miglioramento. Il migliora-

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mento è comunque presente, anche se in forma più contenuta, per i serramenti (+45%): da questo dato emerge che da tempo, almeno per i serramenti, gli utenti provvedono alla loro sostituzione magari utilizzando gli incentivi previsti a livello nazionale (in questo caso la detrazione del 55%). La figura 2.1 esprime un dato sintetico, ossia riporta i valori medi di tutte le strutture di tamponamento degli edifici esistenti. I dati disponibili ci consentono di verificare i valori delle trasmittanze come valori medi per le diverse soglie storiche. Nella tabella 2.5 sono riportati i valori della trasmittanza degli stessi edifici, ripartiti per epoca di costruzione. Le informazioni contenute, uniche a livello nazionale su un campione così esteso, ci consentono di definire con maggiore precisione su quali soglie storiche è conveniente intervenire. la valutazione del potenziale di intervento I dati riportati nella tabella 2.4 forniscono delle informazioni interessanti dal punti di vista quantitativo, informazioni che possono essere utilizzate per valutare il potenziale di intervento sull’esistente. Quando si passa dalla macroscala alla scala del singolo edificio, tuttavia, ci si accorge che i potenziali teorici devono essere ridimensionati a causa di vincoli economici, tecnici o ambientali.

figura 2.1 valori delle trasmittanze medie per gli edifici residenziali oggetto di certificazione energetica in regione lombardia copertura U LIM = 0,30 W/m2K U MED = 0,39 W/m2K +220% serramenti

pareti

U LIM = 2,2 W/m2K

U LIM = 0,34 W/m2K

U MED = 3,19 W/m2K

U MED = 1,04 W/m2K

+45%

+206%

basamento U LIM = 0,33 W/m2K U MED = 1,03 W/m2K +213%

Fonte: Cestec – regione Lombardia.

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tabella 2.5 valori delle trasmittanze medie per gli edifici residenziali oggetto di certificazione energetica in regione lombardia, ripartiti per epoca di costruzione Epoca di costruzione

Trasmittanza media involucro (w/m2k)

Prima del 1930

1,28

1930-1945

1,32

1946-1960

1,27

1961-1976

1,21

1977-1992

1,03

1993-2006

0,69

Dopo il 2007 Epoca di costruzione Prima del 1930

0,47 Trasmittanza media basamento (w/m2k) 1,11

1930-1945

1,22

1946-1960

1,24

1961-1976

1,24

1977-1992

1,13

1993-2006

0,78

Dopo il 2007

0,51

Epoca di costruzione Prima del 1930

Trasmittanza media copertura (w/m2k) 1,11

1930-1945

1,11

1946-1960

1,19

1961-1976

1,18

1977-1992

1,01

1993-2006

0,66

Dopo il 2007 Epoca di costruzione Prima del 1930

0,45 Trasmittanza media serramenti (w/m2k) 3,25

1930-1945

3,48

1946-1960

3,68

1961-1976

3,83

1977-1992

3,36

1993-2006

2,69

Dopo il 2007

2,04

Fonte: Cestec – regione Lombardia.

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Interessante al riguardo è uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del Dipartimento BEST del Politecnico di Milano che ha analizzato in modo dettagliato un campione di circa 8.000 edifici situati in cinque comuni dell’hinterland milanese. Scopo dello studio era quello di valutare il reale potenziale di intervento con operazioni di retrofit energetico sull’involucro. I risultati principali dello studio sono riportati nelle figure 2.2 e 2.3 [13]. La figura 2.2 riporta lo stato di conservazione degli edifici residenziali indagati. Questo tipo di valutazione è importante in quanto, negli interventi di recupero, migliorare le prestazioni energetiche dell’involucro (per esempio con la tecnica dell’isolamento a cappotto) quando è comunque necessario intervenire rende l’intervento più economico. Nella figura 2.3, invece, si è valutato il reale potenziale di installazione di un isolamento a cappotto. Le tre classificazioni hanno il seguente significato: • cappottabile: la facciata richiede un intervento di riqualificazione e la tecnica dell’isolamento a cappotto è quindi applicabile oltre che conveniente; • potenzialmente cappottabile: dal punto di vista tecnico il cappotto può essere

figura 2.2 stato di conservazione dell’involucro edilizio su edifici residenziali in alcuni comuni dell’area milanese – campione di 8.000 edifici % 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10

prima del 1945

1946-1955 Pessimo

1966-1981 Buono

1982-1994

Vaprio d’Adda

Melzo

Trezzo sull’Adda

Canegrate

Cernusco sN

Vaprio d’Adda

Melzo

Trezzo sull’Adda

Canegrate

Cernusco sN

Vaprio d’Adda

Melzo

Trezzo sull’Adda

Canegrate

Cernusco sN

Vaprio d’Adda

Melzo

Trezzo sull’Adda

Canegrate

Cernusco sN

Vaprio d’Adda

Melzo

Trezzo sull’Adda

Canegrate

Cernusco sN

0

dopo il 1994

Ottimo

Fonte: Galante e altri [13].

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applicato, sebbene la convenienza economica debba essere valutata di volta in volta (lo stato di manutenzione della facciata è sostanzialmente buono); • non cappottabile: esistono dei vincoli tecnici oggettivi che non rendono conveniente o tecnicamente fattibile l’intervento dell’isolamento a cappotto. Nello studio tra le tecniche di miglioramento prestazionale delle pareti esterne si è considerato solo l’isolamento a cappotto, che è quella tecnicamente più semplice. Si possono utilizzare altre soluzioni, per esempio l’isolamento dell’intercapedine, nel caso questa esista, o il cappotto interno. Lo studio, tuttavia, fa riflettere sulla necessità di valutare i reali potenziali attraverso analisi più puntuali. Nell’indagine si è considerato anche l’intervento di coibentazione delle coperture: in questo caso i vincoli si riducono drasticamente e questo è un dato positivo, in quanto gli elementi di copertura, specie per gli edifici di piccole dimensioni, sono gli elementi che contribuiscono in modo considerevole a determinare le dispersioni termiche degli edifici. Da uno studio condotto nell’ambito della cam-

figura 2.3 potenziale di installazione di un cappotto termico su edifici residenziali in alcuni comuni dell’area milanese – campione di 8.000 edifici % 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10

Capottabile

Fonte: Galante e altri [13].

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Potenzialmente capottabile

Non capottabile

Vaprio d’Adda

Melzo

Canegrate

Trezzo sull’Adda

1982-1994

Cernusco sN

Vaprio d’Adda

Melzo

Canegrate

Cernusco sN

Vaprio d’Adda

Melzo

1966-1981

Trezzo sull’Adda

1946-1955

Trezzo sull’Adda

Canegrate

Cernusco sN

Vaprio d’Adda

Melzo

Trezzo sull’Adda

Canegrate

prima del 1945

Cernusco sN

Vaprio d’Adda

Melzo

Trezzo sull’Adda

Canegrate

Cernusco sN

0

dopo il 1994 Valore medio per epoca capp + pot capp

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pagna “Isolando” negli edifici esistenti di piccole dimensioni (villette a un solo piano), le coperture sono responsabili del 45% delle dispersioni complessive. l’innovazione L’introduzione di limiti prestazionali più restrittivi sulle prestazioni energetiche termiche degli edifici, ha decisamente inciso sulle tecnologie costruttive delle pareti opache per le quali le soluzioni costruttive hanno dovuto essere completamente riviste dopo parecchi decenni di grande immobilismo. I valori delle trasmittanze termiche sono passati in pochi anni da 0,6-0,8 W/m2K a 0,3-0,2 W/m2K, senza considerare i casi di eccellenza nei quali si sono ottenuti valori ancora più bassi, compresi tra 0,1-0,2 W/m2K. L’innovazione tecnologica ha riguardato tutti i prodotti, a partire proprio dai più classici laterizi, per i quali sono disponibili soluzioni particolarmente performanti (per esempio blocchi porizzati rettificati o blocchi con inserito l’isolante). Nel mercato sono apparsi i primi sistemi a secco e si è assistito alla valorizzazione di materiali naturali, a cominciare dal legno. Anche nel settore delle pareti e delle coperture l’innovazione più rilevante ha riguardato l’approccio con il quale si sono affrontati gli inevitabili problemi determinati da un notevole salto qualitativo: la concezione della parete non come somma di tanti elementi, ma come vero e proprio sistema. L’innovazione tecnologica ha riguardato anche i produttori di laterizio che puntano a un incremento delle prestazioni dell’involucro opaco, non solo migliorando i prodotti e le modalità di esecuzione ma anche proponendo soluzioni costruttive di nuova generazione, quali per esempio accoppiamenti tra prodotti diversi e pacchetti murari preconfezionati, corredati da servizi di assistenza specialistica per progettisti e imprese di costruzione [6]. Questo segmento di mercato enfatizza i punti di forza delle soluzioni tecniche, come per esempio il vantaggio dell’effetto massivo. Le innovazioni più importanti hanno riguardato la produzione di elementi porizzati di grandi dimensioni per muratura con valori di conducibilità termica ridotti, e setti sottili e multicamere, con giunti a secco a incastro e superfici di appoggio rettificate (il che consente di ridurre notevolmente i ponti termici del sistema facciata). Le punte più avanzate dell’innovazione in questo settore riguardano l’inserimento dei materiali isolanti all’interno delle forature e l’impiego di vernici basso-emissive per ridurre i fenomeni di trasmissione radiativa. Per quanto riguarda le coperture, la messa a punto di soluzioni ventilate con montaggio e fissaggio a secco migliora sensibilmente le prestazioni estive. Per quanto riguarda il mercato del recupero, che nel settore delle costruzioni è ormai la componente più rilevante, vengono proposte schermature in “cotto” a montaggio meccanico [6].

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Non manca ovviamente l’attenzione all’integrazione delle rinnovabili sull’involucro. Lo sforzo in questo caso si concentra nella produzione di componenti di copertura con integrati elementi captanti fotovoltaici. L’incremento delle prestazioni energetiche delle pareti ha fatto emergere anche delle criticità: negli edifici a elevate prestazioni la questione dei ponti termici non può essere sottovalutata. Il miglioramento delle prestazioni energetiche si raggiunge con un incremento dello spessore delle pareti dovuto all’inserimento del materiale isolante: le pareti passano da 30-35 a 45-50 centimetri. Sebbene le leggi regionali a volte introducano delle agevolazioni per gli edifici ad alte prestazioni escludendo dal computo della superficie lorda di pavimento lo spessore dell’intero tamponamento che costituisce l’involucro, uno degli obiettivi della ricerca in questo settore è la riduzione dello spessore delle pareti utilizzando tecnologie che consentano di mantenere le stesse prestazioni o possibilmente prestazioni ancora superiori. Gli isolamenti riflettenti, che a parità di prestazione termica richiedono spessori più contenuti, rappresentano una delle innovazioni più promettenti di questi ultimi anni. I sistemi a cambiamento di fase, sistemi cioè che con spessori contenuti aumentano in modo virtuale la massa termica della parete, invece rimangono ancora nel campo delle applicazioni sperimentali. i punti di forza Tra i punti di forza abbiamo: • la ricerca di prestazioni energetiche sempre maggiori stimola le industrie del settore alla ricerca verso l’innovazione; • il mercato potenziale della riqualificazione energetica degli edifici esistenti costituisce un’opportunità da non trascurare (dallo scorso censimento Istat risulta che il 20% circa del patrimonio edilizio esistente, stimato dal censimento Istat 2001 in circa 11 milioni di alloggi, necessita di una riqualificazione tecnologica che riguarda ovviamente anche l’involucro); • il miglioramento delle prestazioni energetiche dell’involucro è garanzia di migliore comfort e di riduzione dei consumi a prescindere dalle soluzioni impiantistiche che verranno adottate. i punti di debolezza Tra i punti di debolezza abbiamo: • gli interventi sull’involucro effettuati ai soli fini energetici sono particolarmente costosi, lo sono molto meno se inseriti all’interno di un progetto di riqualificazione complessiva; • non sempre è possibile ricorrere alla soluzione tecnica più conveniente (ossia l’isolamento a cappotto dall’esterno) a causa dei vincoli tecnici e ambientali che spesso impediscono il ricorso a questa soluzione

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intervista a valeria erba, presidente anit La legge 10 già prevedeva l’incremento dell’isolamento termico negli edifici nuovi ma è risaputo che, in mancanza di controlli, le norme non venivano completamente rispettate. Ritiene che la situazione sia cambiata ora che le norme sono più restrittive? Purtroppo non credo che le norme più restrittive abbiano migliorato la situazione “controlli”, anzi, le difficoltà per chi deve controllare l’applicazione della legge 10 attualmente sono molto maggiori per la maggiore complessità dei metodi di calcolo. Credo invece che la certificazione energetica, più che l’abbassamento dei limiti, possa avere sviluppato nei professionisti una maggiore responsabilità sul costruito e di conseguenza anche sulle dichiarazioni delle prestazioni. Il fatto di dover dichiarare una classe energetica e che sia un professionista esterno a dimostrarlo, anche se magari conoscente, ha portato una maggiore attenzione al rispetto del progetto e di conseguenza della legislazione. Inoltre, in quelle regioni che hanno legiferato in maniera più strutturata e laddove c’è un albo di certificatori energetici e magari dei controlli effettivi, la situazione piano piano migliora sempre di più. Detto ciò, non mi meraviglierei di trovare che la maggior parte degli edifici dichiarati in classe A in realtà sono una B o anche meno; ma se si pensa che i limiti di legge attuali arrivano al limite tra C e D, quanto meno gli edifici dichiarati in classe A rispetteranno almeno le prescrizioni limite vigenti. Considerato che attualmente il mercato edilizio è in forte crisi, come sta andando il settore dell’isolamento termico che la sua associazione rappresenta? La crisi ha investito tutto il settore dell’edilizia e delle costruzioni, tuttavia credo che il settore del risparmio energetico sia quello che in futuro potrà risollevarsi prima. La nuova richiesta dell’Unione europea nella direttiva 31/2010 di edifici a energia quasi zero imporrà l’utilizzo di materiali e sistemi legati al miglioramento dell’efficienza. In questi anni tante aziende hanno subito deficit economici non per la mancanza di richieste di materiale ma per la mancanza di liquidità. Molti sono in difficoltà per i pagamenti e di conseguenza diventano inadempienti nei confronti dei propri fornitori e la catena continua così. Solo chi avuto il coraggio di rifiutare anche grosse richieste di forniture nel dubbio dei pagamenti è riuscito ad andare avanti. Nelle situazioni più difficili sono state le aziende coinvolte in cantieri pubblici o grossi appalti; le aziende che lavorano con il privato in parte si stanno salvando e sono in attesa di una ripresa delle costruzioni. I costruttori per primi hanno sottolineato l’importanza della green economy e di conseguenza la necessità di puntare su edifici ad altissima qualità ed elevate prestazioni per uscire dalla crisi. Speriamo che i cambiamenti legislativi ridiano vigore al settore proponendo dei provvedimenti che non creino complicazioni ma siano semplici e soprattutto incisivi tanto da sollecitare tutto il mercato dell’edilizia.

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Dal punto di vista normativo e legislativo ritiene che si siano fornite le regole giuste per recepire la direttiva 91? Quali sono stati secondo lei gli elementi di criticità? Il Dlgs 192 e s.m. ha recepito in Italia la prima direttiva comunitaria per l’efficienza energetica degli edifici in maniera idonea. I limiti proposti e le loro modifiche ci hanno permesso di raggiungere al 2010 livelli di isolamento simili a quelli di altri paesi a noi vicini. Non siamo ancora al livello dei paesi più avanzati in questo campo, come per esempio la Germania, però il lavoro che è stato fatto e soprattutto la differenza con la precedente legge 10/1991 è stata avvertita notevolmente dai professionisti che hanno dovuto imparare a progettare e costruire in maniera sostanzialmente differente. Tra le criticità e difficoltà di applicazione c’è stata soprattutto la forte differenza con la legislazione precedente. Le prescrizioni e la metodologia della legge 10/1991 erano a un livello notevolmente inferiore rispetto al Dlgs 192, quindi i professionisti si sono dovuti adeguare e hanno dovuto cambiare le proprie abitudini costruttive. Oggi per esempio l’isolamento termico a cappotto è diventato il metodo più comune di isolamento delle pareti esterne, sia per le ristrutturazioni sia per i nuovi edifici. Una delle critiche che si può fare alla legislazione attuale sono state le tempistiche dei decreti attuativi, di cui ancora stiamo aspettando l’ultimo. Il fatto di restare in un “regime transitorio” per un periodo non bene identificato crea incertezza sulle prescrizioni stesse del decreto. Un altro aspetto riguarda la certificazione energetica. Tale provvedimento non è stato valorizzato dalla legislazione che un giorno prevede la classificazione energetica obbligatoria, il giorno dopo la declassa a qualificazione per poi creare il caos non identificando ancora bene la funzione dei due documenti. Infine, la disomogeneità regionale ha contribuito alla confusione e alla difficoltà di diffusione del concetto di classe energetica come mezzo per migliorare le caratteristiche degli edifici. La politica degli incentivi ha contribuito a migliorare l’efficienza dell’involucro degli edifici esistenti attraverso l’isolamento termico? I numeri dovrebbero darci ragione se diciamo che genericamente l’involucro esterno è stato migliorato grazie al 55%, tuttavia tale provvedimento ha portato un grosso aumento delle sostituzioni dei serramenti e poca riqualificazione dei componenti opachi. Ovviamente gli interventi meno costosi e più semplici sono stati i primi a essere eseguiti, ma siamo convinti che con opportune modifiche l’agevolazione possa spingere gli utenti attenti anche a effettuare opere di maggiore costo ma anche di maggiore impatto energetico. Sarà indispensabile però fornire mezzi idonei, tecnici ed economici, per affrontare gli interventi che secondariamente verranno in parte rimborsati. Il capitale iniziale è uno degli elementi che frenano interventi sostanziali sull’involucro, quindi un prestito agevolato per la riqualificazione sarà uno dei punti di forza della eventuale modifica del provvedimento che presumibilmente scadrà al 31 dicembre 2011.

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Come vede l’applicazione della direttiva 31 riguardo l’articolo che impone al 2020 che i nuovi edifici debbano essere a energia quasi zero? Vedo delle grosse difficoltà nella definizione di energia quasi zero. Ogni paese membro dell’Unione europea dovrà interpretare tale definizione e definire i parametri da rispettare per garantire tali prestazioni. Quando poi all’edificio a energia quasi zero associo la valutazione costi-benefici, la situazione diventa ancora più complessa e quasi contraddittoria. Non si parla più di risparmio energetico e riduzione dei consumi a “ogni costo” ma di interventi economicamente convenienti. Entrambe le richieste sono corrette e sostenibili, tuttavia la strada che il Ministero sta percorrendo per trovare la soluzione giusta non sarà facile anche perché potrebbe scontrarsi con logiche di mercato limitando alcune tecnologie. Ulteriore difficoltà inoltre sarà per i progettisti e costruttori che alcune regioni stanno già proponendo case in classe A e A+, ma in altre sono ancora lontani dal capire come rispettare i limiti attuali. Quali azioni secondo lei dovrebbero essere intraprese a livello nazionale per promuovere l’efficienza energetica legata all’isolamento termico? Anit si è espressa in proposito? Una delle azioni fondamentali da seguire è la comunicazione. Solo una popolazione cosciente delle opportunità che l’efficienza energetica può fornire sotto il punto di vista del comfort abitativo, del risparmio di energia, delle riduzioni di emissioni e, non ultimo, dei vantaggi per il portafoglio, può chiedere e volere edifici non solo esteticamente belli e con tutti i comfort ma soprattutto efficienti energeticamente. Quindi è assolutamente necessario che l’utente venga il più possibile informato su queste possibilità con campagne divulgative ad hoc. Il professionista dovrà essere formato, per poter garantire ai clienti la prestazione maggiore per il proprio immobile, analizzando e conoscendo le tecnologie, la legislazione, le opportunità incentivanti e seguendo direttamente la direzione lavori. Il Governo dovrà promuovere con tutte le sue possibilità l’efficienza energetica e farla diventare un punto fermo della politica energetica. L’edificio a energia quasi zero è soprattutto un edificio a bassissima richiesta di energia: un involucro energeticamente efficiente potrebbe eliminare completamente la richiesta di energia per il riscaldamento. Come Anit chiediamo di stabilizzare gli incentivi, o almeno di prorogarli fino al traguardo del 2020, di fornire alle imprese più sicurezza e garanzie di continuità e soprattutto di credere in un industria che è cresciuta negli ultimi anni ma poi si è fermata per le incertezze legislative e del mercato. Certezze, continuità e opportunità per soggetti singoli e imprese sono i punti fondamentali per poter uscire da una crisi grazie all’efficienza energetica.

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intervista a marco piana, presidente aipe La legge 10/91 già prevedeva l’incremento dell’isolamento termico negli edifici nuovi ma è risaputo che, in mancanza di controlli, le norme non venivano completamente rispettate. Ritiene che la situazione sia cambiata ora che le norme sono più restrittive? La situazione è in mutamento, stimolata in particolare dal traino attuato da alcune regioni. I nuovi regolamenti e i nuovi protocolli portano l’attenzione più sulle tematiche relative all’ambiente che al semplice risparmio. Tendenza molto più importante e stimolante. Però si deve essere coerenti nell’affermare che anche oggi le nuove regole vengono rispettate solo se gli attori del processo sono partecipi, quindi non delegando al controllo, ma alla formazione professionale. Considerato che attualmente il mercato edilizio è in forte crisi, come sta andando il settore dell’isolamento termico che la sua associazione rappresenta? È vero, il mercato dell’edilizia è in forte crisi e recessione. Il mercato dei materiali isolanti fino a oggi è stato mantenuto in vita con vari artifici, ma ciò che conta è avere uno sbocco chiaro dell’attività manifatturiera del settore. Il mercato dell’EPS è rimasto praticamente inalterato in questo ultimo anno. La costanza è naturalmente dovuta da una parte alla recessione dell’edilizia e dall’altra agli aumenti di spessore dell’isolamento termico imposti dalle nuove disposizioni. L’Aipe opera da molto tempo sulla preparazione delle aziende associate allo sviluppo di nuovi mercati e di nuovi materiali. Il mantenimento del mercato ricava la propria energia vitale sull’implementazione delle prestazioni e della durata che queste devono presentare. Dal punto di vista normativo e legislativo ritiene che si siano fornite le regole giuste per recepire la direttiva 31? Quali sono stati secondo lei gli elementi di criticità? Gli elementi di una direttiva europea vanno sempre valutati in modo organico e d’indirizzo. La direttiva sull’efficienza in edilizia è stata vista da ogni paese membro dell’Unione europea in modo differente, e questo è ovvio. Come al solito, il processo che ha portato ad accogliere nel nostro paese gli stimoli della direttiva è stato complicato, lungo e complesso. Ma alla fine qualche cosa ha sortito, almeno si parla di consumi e di certificazioni che prima non venivano mai resi trasparenti all’utente finale. Ciò che contestiamo è la complessità della comprensione dei valori e dei dati. La certificazione energetica rimane uno degli anelli più importanti di comunicazione all’utente finale. La richiesta e l’auspicio che facciamo è che singolarmente e autonomamente ogni utilizzatore di fonti energetiche possa verificare il proprio consumo e, nel caso di interventi, anche l’efficienza raggiunta e il risparmio conseguito. Non si riesce a comprendere quale difficoltà ci sia nell’esporre dati coerenti in fattura da parte delle aziende che forniscono energia in modo da poter sommare correttamente i consumi, per esempio, di elettricità e di gas. La politica degli incentivi ha contribuito a migliorare l’efficienza dell’involucro degli edifici esistenti attraverso l’isolamento termico?

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È scontato che nel nostro paese si debba lavorare con incentivi, dato che la procedura dell’obbligare è deleteria. La risposta quindi è certamente positiva. Come vede l’applicazione della direttiva 31 riguardo l’articolo che impone al 2020 che i nuovi edifici debbano essere a energia quasi zero? La direttiva 31 per la seconda volta traccia un indirizzo: edifici a energia quasi zero. Gli intendimenti sono molto positivi e condivisibili. Verifico anche che la sensibilità verso gli edifici a zero consumo sta crescendo. Non sarà invece semplice dare la formazione opportuna a progettisti e a utenti per realizzare edifici di tale livello prestazionale, anche se le tecnologie sono conosciute, attuabili e hanno costi sostenibili. La problematica sarà da rivolgere al parco edilizio esistente, questa è una bella sfida. Quali azioni secondo lei dovrebbero essere intraprese a livello nazionale per promuovere l’efficienza energetica legata all’isolamento termico? Aipe si è espressa in proposito? Siamo convinti che la consapevolezza e la capacità di essere efficienti debbano nascere dalla formazione. La formazione parte da poche informazioni, ma giunge a complicazioni elevate, gestibili e realizzabili a patto che sia professionale e continua.

intervista carlo boschieri, presidente fivra La legge 10 già prevedeva l’incremento dell’isolamento termico negli edifici nuovi ma è risaputo che, in mancanza di controlli, le norme non venivano completamente rispettate. Ritiene che la situazione sia cambiata ora che le norme sono più restrittive? Non è cambiata di molto perché i controlli sono effettivamente maggiori ma solo sulla carta, non in cantiere; tanto per capirci, Legambiente ha controllato recentemente 100 edifici classificati in classe A con relativo certificato energetico e il 90% è risultato non conforme a quanto dichiarato. Con questa situazione è chiaro che il settore energetico rimane a un livello teorico, con tutte le conseguenze negative e le mancate opportunità. È un vero peccato perché non solo rimaniamo indietro rispetto ad altri paesi dell’Unione ma inoltre non sfruttiamo la possibilità di un contributo alla ripresa economica italiana. Considerato che attualmente il mercato edilizio è in forte crisi, come sta andando il settore dell’isolamento termico che la sua associazione rappresenta? Anche il nostro settore sta purtroppo risentendo fortemente di questa crisi generale. Le nuove costruzioni sono praticamente ferme e gli interventi sul patrimonio edilizio esistente sono limitati a una bassa percentuale dell’edificio e ciò soprattutto per mancanza di incentivi, sul modello di quelli erogati in Francia direttamente all’utilizzatore finale attraverso un sistema di gestione della pratica amministrativa a carico dell’impresa costruttrice. Il rammarico, come presidente di un’associazione con forti potenzialità di sviluppo per i suoi soci e

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per il paese, è constatare che si discute da anni sempre degli stessi aspetti ma nella realtà poco cambia. Dal punto di vista dì normativo e legislativo ritiene che si siano fornite le regole giuste per recepire la direttiva 91? Quali sono stati secondo lei gli elementi di criticità? Non posso esprimermi sul corretto recepimento della direttiva, ma sicuramente la mancanza di controlli e l’interpretazione tutta italiana dell’autonomia delle regioni, e a volte persino dei comuni, sulle modalità della certificazione energetica, ha reso impossibile far sapere all’utente finale quanto consuma oggettivamente la casa o l’appartamento: per assurdo, se uno possedesse due appartamenti simili in due regioni diverse, si troverebbe con un certificato diverso, il che genera solo confusione e disaffezione sull’argomento. La politica degli incentivi ha contribuito a migliorare l’efficienza dell’involucro degli edifici esistenti attraverso l’isolamento termico? In maniera molto marginale per la mancanza di pubblicità; inoltre, per poter accedere all’incentivo, viene richiesta una pratica burocratica costosa e troppo difficile per il privato, a differenza di quanto avvenuto invece per la sostituzione dei serramenti per i quali la pratica è stata snellita. Voglio dire che per il cosiddetto involucro opaco, per esempio un cappotto o una copertura, non basta dichiarare il delta di isolamento termico o di trasmittanza raggiunto con l’intervento di isolamento ma bisogna necessariamente elaborare il calcolo completo ai fini della certificazione del sistema edificio + impianto. Come vede l’applicazione della direttiva 31 riguardo l’articolo che impone al 2020 che i nuovi edifici debbano essere a energia quasi zero? Energia quasi zero vuol dire che una grossa fetta del consumo di energia deve essere coperta da energia rinnovabile. È condivisibile purché a monte ci sia un eccellente isolamento dell’involucro, e quindi un ridottissimo consumo di energia di partenza. Senza questa fondamentale premessa l’applicazione della direttiva risulterà debole e inefficace. Ricordiamo anche che l’isolamento dell’involucro in genere si ripaga nel giro di pochi anni, che il suo costo incide minimamente sul costo generale dell’edificio e che infine il fotovoltaico costa 3 volte di più. Quali azioni secondo lei dovrebbero essere intraprese a livello nazionale per promuovere l’efficienza energetica legata all’isolamento termico? Fivra si è espressa in proposito? Oggi la comunicazione al grande pubblico è il primo strumento da mettere in campo da parte dell’amministrazione pubblica per sensibilizzare il privato e creare la cultura e quindi la domanda dell’isolamento. Lo scopo della comunicazione è far sapere che la casa è sprecona, e basterebbe un semplice parallelo con l’automobile, non un documento di difficile interpretazione. Bisogna far sapere al cittadino che l’isolamento è la via maestra, per i motivi sopra accennati e perché ha un ottimo rapporto costi benefici. Se alla comunicazione si affiancassero maggiori controlli sul processo di certificazione, con penalità per

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chi non rispetta i dettami (per esempio semplici verifiche in fase di costruzione o di manutenzione sulle bolle di accompagnamento della quantità di materiale isolante a progetto e quantità consegnate realmente in cantiere) e si cercassero collaborazioni con i gestori di energia, si potrebbe finalmente sperare di avviare un processo virtuoso, nel rispetto dell’ambiente e di stimolo alla ripresa economica.

intervista a massimiliano stimamiglio, presidente anpe La legge 10 già prevedeva l’incremento dell’isolamento termico negli edifici nuovi ma è risaputo che, in mancanza di controlli, le norme non venivano completamente rispettate. Ritiene che la situazione sia cambiata ora che le norme sono più restrittive? Ritengo che la mancata applicazione della legge 10 sia stata, per il nostro paese, una grande occasione mancata, che ha comportato gravi ripercussioni economiche e ambientali che sconteremo ancora per molti anni. Le cause dell’insuccesso sono solo in parte ascrivibili all’assenza di controlli; a mio parere, una responsabilità ancora maggiore va attribuita alla latitanza legislativa che ha impedito l’emanazione dei decreti attuativi che maggiormente potevano incidere sulle reali pratiche costruttive: quello relativo ai limiti di trasmittanza delle strutture e quello che imponeva la certificazione energetica degli edifici. Ci sono voluti 15 anni e un’imposizione europea per vedere finalmente concretizzato lo spirito della legge 10. Sono stati anni sprecati, durante i quali si sono costruiti più di 1.500.000 edifici, poco diversi, per prestazioni energetiche, da quelli realizzati nei decenni precedenti e sui quali saremo chiamati a intervenire presto se vogliamo rispettare gli impegni di efficienza sottoscritti con i nostri partner europei. La situazione oggi è radicalmente cambiata, grazie soprattutto alla direttiva europea, che, con l’obbligo di certificazione energetica degli edifici, ha determinato una forte sensibilizzazione al tema del risparmio energetico e della riduzione di emissioni nocive in atmosfera. Oggi progettisti, imprese e committenti sono più consapevoli dell’importanza dell’efficienza energetica degli edifici, più informati e più attenti alle scelte dei materiali e delle tecniche costruttive. Questo nuovo approccio è stato determinante per le aziende associate ad Anpe, che sviluppano e propongono prodotti isolanti realizzati in poliuretano espanso rigido: un materiale molto performante dal punto di vista termico, che trova la sua corretta valorizzazione soprattutto all’interno di mercati evoluti e capaci di valutare con competenza le caratteristiche tecniche e prestazionali dei materiali. Considerato che attualmente il mercato edilizio è in forte crisi, come sta andando il settore dell’isolamento termico che la sua associazione rappresenta? Il mercato italiano dell’isolamento termico era stato talmente compresso dall’incuria degli anni passati che l’avvento delle nuove regole costruttive ha rappresentato una sorta di rinascita per moltissime aziende del settore. L’ottimismo

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però è durato ben poco perché la crisi globale dell’edilizia pesa su tutti; certo, oggi gli edifici sono più isolati, e quindi la richiesta di materiale, per singolo intervento, è aumentata, ma i “numeri” e le “condizioni di salute” dell’edilizia sono talmente preoccupanti da vanificare qualsiasi variazione positiva, né purtroppo si intravedono, a breve, segnali di ripresa. Dal punto di vista normativo e legislativo ritiene che si siano fornite le regole giuste per recepire la direttiva 91? Quali sono stati secondo lei gli elementi di criticità? Credo che il Dlgs 192, con tutte le sue successive modifiche, abbia, nel complesso, interpretato correttamente lo spirito della direttiva 91. Le maggiori criticità sono, a mio avviso, legate alla sua corretta applicazione. Siamo un paese dove le regole si rispettano poco e dove le pratiche “furbe” sono molto comuni; di questo l’attuale impianto legislativo non tiene sufficientemente conto: il capitolo “controlli e sanzioni” meriterebbe sia un maggiore approfondimento, che comporti magari procedure di controllo semplificate e un’adeguata dotazione in termini di risorse umane e tecniche. Quello dell’efficienza e della certificazione energetica è un tema troppo importante per il nostro paese per poter correre il rischio di vederlo svuotato di contenuto e ridotto a mero slogan commerciale (tutto ormai è solo “classe A”...) che non garantisce a sufficienza i committenti. La politica degli incentivi ha contribuito a migliorare l’efficienza dell’involucro degli edifici esistenti attraverso l’isolamento termico? Le agevolazioni previste dalle diverse leggi finanziarie sicuramente hanno stimolato i committenti ad affrontare le spese per alcuni interventi di miglioramento dell’efficienza energetica. Le strutture opache hanno però beneficiato troppo poco dello strumento delle detrazioni fiscali del 55% e spesso i cittadini hanno utilizzato le detrazioni per interventi parziali quali la sostituzione di infissi o impianti. A nostro avviso il parziale insuccesso dell’iniziativa, per il nostro settore, va ricercato in diversi fattori, tra questi: • la costante “incertezza” sulla durata in vigore e sulle modalità di accesso alle agevolazioni, che hanno sicuramente penalizzato gli interventi più complessi che necessitano di una programmazione temporale più lunga e di una più lunga organizzazione dei cantieri; • la maggiore difficoltà decisionale sugli interventi sulle strutture opache che, nel caso dei condomini, sia pur piccoli, coinvolgono diversi soggetti proprietari o locatari; • la maggiore “appetibilità” di interventi rapidi, quali appunto la sostituzione di infissi o impianti, che non necessitano di particolare programmazione e che possono essere gestiti dai proprietari in totale autonomia e in assenza di un professionista “certificatore” della validità dell’intervento. Va detto, peraltro, che proprio la parzialità degli interventi ne riduce, e di molto, la validità dal punto di vista del miglioramento dell’efficienza energetica. Un vecchio edificio potrà anche dotarsi di infissi e impianti molto efficienti, ma se non si interviene sulle pareti perimetrali e sulle coperture sarà impossibile limitarne in modo significativo le dispersioni termiche.

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Come vede l’applicazione della direttiva 31 riguardo l’articolo che impone al 2020 che i nuovi edifici debbano essere a energia quasi zero? Credo sia la logica evoluzione di un nuovo modo di pensare sia i metodi costruttivi sia l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili. I due concetti non possono essere separati: un edificio, per quanto efficiente, dovrà utilizzare una piccola quantità di energia per l’illuminazione o il riscaldamento dell’acqua, d’altro canto non sarà possibile un utilizzo intensivo delle energie rinnovabili se i consumi, determinati per la gran parte proprio dalle inefficienze dell’involucro, non si ridurranno in modo drastico. Gli edifici a consumi “quasi zero” non sono un’utopia: gli esempi in tutta Europa sono numerosissimi e, anche in Italia, si sono realizzate diverse “case passive”, o addirittura “attive”, in grado quindi di produrre energia pulita, da fonti rinnovabili, in quantitativi superiori ai loro bassissimi fabbisogni. Certo la strada da percorrere è lunga e richiederà un grande impegno di rinnovamento a livello progettuale ed esecutivo, per sviluppare dei modelli costruttivi adatti alle diverse condizioni climatiche che caratterizzano il nostro paese. Il tema degli edifici passivi, o a consumi quasi nulli, è molto sentito anche all’interno dell’azienda che rappresento, produttrice di pannelli in poliuretano con rivestimenti flessibili, e sono in corso diverse collaborazioni con progettisti e imprese che intendono anticipare i futuri obblighi europei realizzando edifici a consumi zero. Una casa passiva-attiva, nata dalla demolizione e ricostruzione di un vecchio cascinale nelle Langhe, e interamente coibentata con pannelli in poliuretano ad alte prestazioni isolanti, è già praticamente ultimata, mentre altre, collocate in zone a clima tipicamente mediterraneo, sono in avanzata fase costruttiva. Quali azioni secondo lei dovrebbero essere intraprese a livello nazionale per promuovere l’efficienza energetica legata all’isolamento termico? Anpe si è espressa in proposito? Per quanto siano importanti i nuovi limiti prestazionali previsti dalla direttiva europea 2010/31/Ce per i nuovi edifici, questi non saranno certo sufficienti a produrre una riduzione significativa dei consumi energetici e delle emissioni di CO2 determinati dal settore edilizio se non verrà migliorata l’efficienza energetica del nostro enorme patrimonio immobiliare. È evidente che, in un momento di così grave crisi economica, le opere di ristrutturazione dovrebbero essere incoraggiate e sostenute con iniziative assai più diffuse e incisive di quelle messe a disposizione nelle recenti manovre, agevolazioni fiscali e Piano casa, che si sono dimostrate non sufficienti a contrastare il clima di stagnazione che grava sul settore. Anpe, su questo tema, è particolarmente sensibile e attiva: oltre a condividere molte posizioni espresse da Finco, a cui siamo associati, partecipiamo ai lavori dei Tavoli Enea 4E – Efficienza energetica edifici esistenti – che sono stati illustrati a Roma, il 29 settembre, nel corso del convegno “Recupero energetico degli edifici: poniamo le basi della green economy italiana”. Le potenzialità di risparmio degli edifici italiani esistenti sono tali da costituire un vero e proprio giacimento energetico che deve, al più presto, essere sfruttato per attivare lo sviluppo di una reale green economy, capace di migliorare le condizioni economiche, sociali e ambientali del nostro paese.

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Green Energy Audit Manuale operativo per la diagnosi energetica e ambientale degli edifici di Giuliano Dall’Ò 2011 – 640 pagine – euro 56,00 ISBN 978-88-6627-009-6 L’Energy Audit è lo strumento più efficace per promuovere in modo concreto azioni di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente, caratterizzato in media da inefficienze notevoli. Il metodo illustrato in questo manuale propone una definizione innovativa rispetto a quella tradizionale: Green Energy Audit.

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Manuale della certificazione energetica degli edifici Norme, procedure e strategie d’intervento di Giuliano Dall’Ò, Mario Gamberale, Gianni Silvestrini 2010 – 416 pagine – euro 48,00 ISBN 978-88-96238-41-7 Nuova edizione aggiornata La certificazione energetica è affrontata sia attraverso l’illustrazione degli schemi adottati da alcune Regioni, sia attraverso l’analisi e la spiegazione delle regole nazionali. Dal ruolo del certificatore ai sistemi di accreditamento, i nuovi compiti di tecnici e professionisti vengono delineati con chiarezza, così come i percorsi formativi necessari e i compiti di enti locali e amministrazione centrale.

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Energie rinnovabili Autorizzazioni, connessione, incentivi, procedure e il Dlgs 28/2011 a cura di Anna Bruno, Redazione di Nextville 2011 – 256 pagine – euro 18,00 ISBN 978-88-6627-007-2 Il tema dell’energia nelle sue diverse declinazioni è oggi più che mai al centro del dibattito nazionale e internazionale. Conoscere gli incentivi e le procedure di connessione e di autorizzazione che regolano gli impianti a fonti rinnovabili è indispensabile non solo per i professionisti del settore, ma anche per tutti coloro che scelgono di effettuare un investimento in tecnologie che fanno bene all’ambiente e – perché no? – anche al portafoglio.

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