...e poi?

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tascabili dell ’ ambiente

Andrea Segrè e Ilaria Pertot

...e poi? Scegliere il futuro

Prefazione di Gian Mario Villalta



tascabili dell’ambiente


Andrea Segrè e Ilaria Pertot

... e poi?

scegliere il futuro realizzazione editoriale Edizioni Ambiente srl www.edizioniambiente.it progetto grafico: GrafCo3 Milano immagine di copertina: Ilaria Pertot, Solo chi sogna può volare (su un’opera di Carlo Bruni) © 2021, ReteAmbiente Srl via privata Giovanni Bensi 12/5, 20152 Milano tel. 02.45487277, fax 02.45487333 Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, comprese fotocopie, registrazioni o qualsiasi supporto senza il permesso scritto dell’Editore. ISBN 978-88-6627-333-2 Finito di stampare nel mese di agosto 2021 presso GECA S.r.l., San Giuliano Milanese (Mi) Stampato in Italia – Printed in Italy Questo libro è stampato su carta certificata FSC® i siti di edizioni ambiente: www.edizioniambiente.it www.reteambiente.it www.rivistarifiuti.it www.materiarinnovabile.it www.nextville.it www.puntosostenibile.it www.freebookambiente.it seguici anche su: Facebook/EdizioniAmbiente Twitter.com/EdAmbiente Twitter.com/ReteAmbiente


Andrea Segrè e Ilaria Pertot

... e poi? Scegliere il futuro Prefazione di Gian Mario Villalta



indice

prefazione

7

introduzione

9

mini guida di lettura

11

a che ora è la fine del mondo

13

prepararsi

15

fermarsi

37

scendere

90

salire

vedere

19 64

... e poi?

101

fare una scelta

106

cambiare

stare insieme avanzare

sorprendersi schiantarsi sognare fuggire

migliorare

102 110 114 120 125 129 134 139

come è andata a finire elisa carlo liam

143 143 148 151

metodologia

155

riconoscimenti

157

ringraziamenti

159



prefazione

Gian Mario Villalta, direttore artistico di pordenonelegge

Poche parole per sottolineare questa sperimentazione letteraria: un nuovo modo di scrivere insieme e di stimolare l’impegno ambientale. La forma libro che in questa esperienza viene sollecitata è aperta per un richiamo a qualcosa che attraversa la nostra lunghissima cultura. Per moltissimo tempo il libro ha avuto un’apparenza statica, una solidità oggettuale, mentre le nostre nuove esperienze attraverso la comunicazione telematica ci insegnano che si può fare qualche cosa di diverso. Si può costruire un libro insieme anche se a distanza, anche se diversi per cultura o per atteggiamento tra di noi. Se la metafora del libro del mondo e del libro di Dio è stata per secoli un riferimento nella cultura del passato, oggi è venuto il momento di mettere insieme il libro della conoscenza e il libro dell’esperienza. Nel libro della conoscenza ogni disciplina ha dignità e deve dare il proprio contributo. Ormai la contrapposizione tra universo letterario e universo scientifico, tra filosofia e ricerca di imprevedibili singolarità del cosmo non ha più tanto senso, perché la conoscenza ormai, insieme all’informazione, forma una sfera che è quella che rappresenta la maggior parte dell’immaginazione della nostra realtà. Dall’altra parte, però, nel libro dell’esperienza dobbiamo imparare a intervenire sui nostri comportamenti, nonché sugli atteggiamenti mentali che abbiamo ereditato da secoli nei quali la Terra era ancora sconosciuta e in parte spaventosa. Oggi siamo noi che spaventiamo il pianeta, c’è bisogno di un nuovo patto con la Terra e questo “libro del futuro” ne dimostra sia la necessità sia le difficoltà. Ma non finisce qui.



introduzione

“Partecipa al più grande esperimento di crowd foresight e crowd writing mai fatto prima d’ora!” Con questo claim, anglofono e un po’ velleitario, nell’agosto del 2020 – anno bisesto e funesto che ricorderemo a lungo – abbiamo lanciato il progetto “E poi? Visioni di futuro”. Chi l’avrebbe detto che così tante persone si sarebbero cimentate a immaginare concretamente il futuro? Invece, ecco qui nientepopodimeno che il “libro del futuro”, scritto da oltre 600 persone, 642 per la precisione. Vi domanderete: che cos’è il libro del futuro? Una profezia formulata nel tempo sospeso della pandemia? No, niente di tutto ciò. È semplicemente ciò che emerge dalla massa (crowd) che, partendo dalla lettura di un racconto con il finale aperto, immagina (foresight) e scrive (writing) proiettandosi nel futuro. A voler essere precisi, il libro che state per leggere si basa su 141 finali e 4.494 scenari, per un totale di 157.151 parole e 979.908 caratteri, che arrotondati fanno 1 milione. Il primo risultato di questo esercizio, mai tentato prima in queste modalità, è sorprendente: c’è (ancora) tanta voglia di leggere, scrivere, approfondire, capire, pensare, proporre e guardare avanti. Già questa sarebbe una buona, anzi un’ottima, notizia. Emerge però anche un altro elemento assai interessante: una straordinaria capacità di immaginazione concreta da parte delle persone. Una sorta di ossimoro che ben rappresenta la voglia di proiettarsi nel futuro, con l’obiettivo dichiarato di vivere meglio e trovare soluzioni praticabili, dando in questo modo un significato molto concreto al lessico astratto e abusato dello sviluppo sostenibile. Nel libro troviamo infatti tante soluzioni concrete e realizzabili – dal cibo alla produzione, dalla mobilità e lavoro al turismo, dall’abitazione all’abbigliamento – che dimostrano non solo conoscenza, ma anche consape-


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volezza di dove vogliamo andare. Non siamo così disorientati e sprovveduti, come qualcuno ritiene, tanto da sentirsi in dovere di prescrivere soluzioni, peraltro quasi sempre impraticabili. Non a caso, del resto, siamo partiti con l’idea di trovare una modalità per far partecipare e discutere “la gente” sui grandi temi del nostro tempo a partire dal cambiamento climatico, per farla diventare artefice del proprio destino e promuovere le azioni dal basso. Basta, con tutte queste task force che calano modelli dall’alto senza coinvolgere chi poi, in qualche modo, li deve applicare o semplicemente subire. Pensiamo soprattutto ai giovani, che non vengono quasi mai coinvolti e dunque partecipano solo marginalmente alle decisioni collettive. Perché nessuno ci chiede dove vogliamo andare? È la domanda che in molti si sono posti spesso durante la pandemia. Con questo progetto abbiamo cercato di offrire a chiunque l’occasione per dirlo, anzi per metterlo nero su bianco. È bello constatare che così tante persone hanno colto quest’occasione. In questo libro troverete dunque tante risposte singole e una risposta collettiva, quella del crowd, anzi della massa. Una massa critica, certo, ma che vuole cambiare le cose in meglio: in questo libro si fa sentire, anzi leggere. Forte!


mini guida di lettura

Al termine del racconto A che ora è la fine del mondo. Scivolando verso il futuro troverete nove finali, scelti da una giuria di esperti tra i tanti inviati dai lettori. I finali possono essere letti in sequenza oppure potete partire da quelli che più si avvicinano alla vostra idea di futuro sulla base della parola chiave che più la rappresenta, e cioè: Cambiare Fare una scelta Stare insieme Avanzare Sorprendersi Schiantarsi Sognare Fuggire Migliorare Per sapere che cosa è successo ai protagonisti – Elisa, Carlo e Liam – leggete: Come è andata a finire. Buona lettura!



a che ora è la fine del mondo Scivolando verso il futuro



prepararsi

Per chiudere il secondo decennio del Terzo Millennio e aprire quello successivo cercavo un luogo diverso dal solito. Un posto che fosse adatto tanto a segnare il passaggio agli anni Venti quanto al mio sentire rispetto a questo tipo di celebrazione, e cioè una certa allergia alle feste comandate. In aggiunta, quell’anno c’era un altro elemento che mi disturbava. Negli ultimi giorni si parlava sempre più insistentemente di una preoccupante sindrome anomala. Il problema sembrava aggravarsi rapidamente e per me, che ho sempre avuto un grande timore delle malattie, aveva un che di inquietante. Così, per passare la notte di san Silvestro in tranquillità, pensai di proporre a un’amica di andare in un rifugio alpino. Anche lei, che mi aveva seguito in tante escursioni, voleva passare il Capodanno lontano dai botti. “Chissà se si sentono anche in alta quota”, mi disse, accogliendo con entusiasmo l’insolita proposta. Entrambi volevamo allontanarci da un malessere di fondo che ci accompagnava silenzioso nella nostra quotidianità. Andare in un rifugio isolato in alta montagna, anche solo per qualche ora, era un po’ un modo per riprendere possesso della nostra interiorità e lasciarci dietro l’insofferenza verso un mondo che non sentivamo più veramente nostro. Un sistema fatto di scarpe scomode, ma griffate, di vestiti stretti, ma esclusivi, mentre passiamo le giornate in posizioni innaturali a fare cose spesso inutili e fini a sé stesse. Era come se ci avessero rubato la volontà di essere felici. Che cos’è la notte di san Silvestro, se non l’essere felici a comando? Nessuno può essere infelice l’ultimo giorno dell’anno. Tutti lì a ingozzarsi con uova di lompo e salmone allevati a forza di antibiotici, nell’attesa del trenino di mezzanotte all’improbabile ritmo di una samba e al suono, anzi al frastuono, di petardi e girandole.


tascabili dell ’ ambiente

Perché è proprio quando la vita ti sfugge che ti viene voglia di correrle dietro.

Euro 16,00 ISBN 978-88-6627-333-2


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