Due gradi NE – Gianni Silvestri

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DUE GRADI

innovazioni radicali per vincere la sfida del clima e trasformare l’economia

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Gianni Silvestrini

DUE GRADI

Innovazioni radicali per vincere la sfida del clima e trasformare l’economia

NUOVA EDIZIONE

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Gianni Silvestrini due gradi innovazioni radicali per vincere la sfida del clima e trasformare l’economia Un ringraziamento particolare a Ljuba e Francesca realizzazione editoriale

Edizioni Ambiente srl www.edizioniambiente.it

coordinamento redazionale:  Diego Tavazzi progetto grafico:  GrafCo3 Milano impaginazione:  Roberto Gurdo immagine di copertina:  elaborazione GrafCo3 Milano

© 2016, Edizioni Ambiente via Natale Battaglia 10, 20127 Milano tel. 02.45487277, fax 02.45487333 Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, comprese fotocopie, registrazioni o qualsiasi supporto senza il permesso scritto dell’Editore. ISBN 978-88-6627-189-5 Finito di stampare nel mese di febbraio 2016 presso GECA S.r.l., San Giuliano Milanese (Mi) Stampato in Italia – Printed in Italy Questo libro è stampato su carta certificata FSC i siti di edizioni ambiente

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sommario

prefazione di Luca Mercalli

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introduzione alla seconda edizione

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introduzione

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1. sfide impegnative e risposte avvincenti 1.1 nove miliardi alla metà del secolo 1.2 l’antropocene avanza 1.3 trasformazioni in vista nel mondo dell’energia 1.4 “distruzione creatrice” 1.5 elettricità, trasporti, edilizia e industria in rapidissima evoluzione 1.6 gli obiettivi climatici accelerano la trasformazione 1.7 controllo dal basso, scelte condivise, smart cities e smart factories 1.8 che cosa cambierà nei prossimi decenni?

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2. cambiamento climatico: obiettivo sotto i 2 °c 2.1 2015: l’anno dei record e della svolta climatica 2.2 equilibri climatici sempre più a rischio 2.3 il rischio di un cambiamento del clima improvviso e irreversibile 2.4 attrezzarsi per i cambiamenti 2.5 gli obiettivi da raggiungere e la variabile tempo 2.6 costi o benefici dalla riduzione delle emissioni? 2.7 dare un valore all’anidride carbonica 2.8 laudato si’, un’enciclica radicale che affronta temi ambientali e sociali 2.9 l’accordo di parigi: l’inizio della fine dei fossili

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3. le potenzialità dell’efficienza 3.1 verso un’economia circolare 3.2 due fisici hanno evitato la costruzione di decine di centrali inutili 3.3 efficienza energetica, la strada maestra

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3.4 l’efficienza aiuta il giappone dopo il disastro nucleare 3.5 verso tecnologie sempre più efficienti

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4. il secolo dell’abbandono dei fossili 4.1 petrolio, domanda debole e sorpresa shale 4.2 shale gas: le incognite del boom fuori dagli stati uniti 4.3 l’impatto dello “shale oil” negli stati uniti e sulla scena internazionale 4.4 il carbone: picco già raggiunto? 4.5 fossili e clima, una contraddizione esplosiva 4.6 divest fossil 4.7 trivellare in italia?

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5. nucleare in declino e dubbi sul sequestro della co2 5.1 il fallimento delle nuove centrali europee 5.2 negli stati uniti nucleare senza prospettive 5.3 la catastrofe giapponese 5.4 la cina ci prova 5.5 cattura e sequestro dell’anidride carbonica 5.6 il rischio di disperdere le risorse

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6. rivoluzione digitale, nuovi materiali, biomimetica 6.1 le potenzialità della crescita esponenziale 6.2 la rivoluzione digitale modella la materia 6.3 reverse engineering per ottimizzare le tecnologie 6.4 materiali affascinanti 6.5 imitare la natura

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7. obsolescenza programmata, rottamazione e tecnologie dirompenti 7.1 tecnologie “dirompenti” che miglioreranno la vita e l’ambiente 7.2 obsolescenza programmata e cambiamento adattativo 7.3 gli investimenti perduti 7.4 cicli di vita dell’innovazione, trasformazione delle imprese

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8. dopo tre secoli il mondo ritorna green 8.1 sole e vento sempre più competitivi 8.2 bioetanolo di seconda generazione e biometano “fatto bene” 8.3 biomasse termiche ed elettriche, da usare in modo intelligente 8.4 nuove forme di finanziamento 8.5 energia per tutti, da miraggio a prospettiva concreta 8.6 le isole minori da presidio energetico del passato ad avanguardie della trasformazione 8.7 microreti per villaggi, aree urbane, zone industriali

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8.8 e noi, potremo staccarci dalla rete? 8.9 piccola scala e grande scala: un’alternativa impossibile 8.10 quanto sarà verde l’europa del 2030? 8.11 europa interconnessa e gestione decentrata 8.12 il solare al primo posto entro il 2050 8.13 obiettivo: 100% rinnovabili 8.14 petrolio a basso costo e rinnovabili: influenze reciproche

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9. reinventare le utility 9.1 il fotovoltaico mette in crisi il mercato elettrico 9.2 cambiano gli scenari delle utility 9.3 le compagnie elettriche e il boom delle rinnovabili 9.4 alla ricerca di nuove strategie 9.5 insegnare all’anatra a volare 9.6 utility, accumuli e reti 9.7 una lettera per risparmiare energia 9.8 il “valore” del fotovoltaico 9.9 verso un nuovo sistema elettrico negli stati uniti 9.10 quante utility scompariranno in europa?

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10. edilizia: la prossima rivoluzione 10.1 trasformazioni radicali per l’edilizia in crisi 10.2 lo “shale gas” europeo 10.3 decuplicare i risultati 10.4 edifici a consumo quasi zero 10.5 grattacieli vetrati ed edifici bioclimatici nel deserto 10.6 tetti verdi per il clima 10.7 riqualificazione spinta dell’edilizia esistente 10.8 quanto costa ridurre drasticamente i consumi? 10.9 soluzioni del futuro 10.10 gestire con intelligenza i flussi energetici 10.11 come riqualificare un edificio senza capitale iniziale 10.12 informatizzare e industrializzare il processo edilizio 10.13 certificare per qualificare

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11. peak car, la mobilità urbana si trasforma 11.1 trasporti e clima 11.2 mobilità automobilistica in calo 11.3 traffico: il caos favorirà la trasformazione della mobilità urbana 11.4 la rivoluzione della mobilità flessibile e sostenibile 11.5 auto elettrica: il boom è dietro l’angolo 11.6 l’auto senza guidatore 11.7 come sarà l’industria dell’auto del futuro?

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12. l’industria cambia pelle 12.1 smart manufacturing 12.2 sempre più circolare 12.3 nasce la chimica verde 12.4 il mondo dell’illuminazione si reinventa 12.5 cresce il valore dei servizi 12.6 rivoluzione digitale in arrivo

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13. città compatte e intelligenti 13.1 città compatte e amiche del clima 13.2 mobilità, connessioni e mappature 13.3 dal telelavoro allo smart working 13.4 smart city, esperienze a confronto 13.5 servono cittadini smart

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14. transizione verso un’economia sostenibile 14.1 produttività del lavoro e distribuzione della ricchezza 14.2 tecnologie digitali e impatti sull’occupazione 14.3 proposte eretiche: tassa sui capitali e carbon tax 14.4 trasformare l’economia per vivere nel tempo dei limiti 14.5 dalla proprietà all’uso: la sharing economy si espande 14.6 rifkin e l’eclissi del capitalismo 14.7 verso un’economia circolare

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15. danimarca e cina: segnali da un mondo in evoluzione 15.1 danimarca, addio ai fossili 15.2 la cina delle contraddizioni: energia verde e cieli neri

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16. conclusioni

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prefazione di Luca Mercalli

Sfogliando questa riedizione del libro di Gianni Silvestrini ritrovo le tappe di sostenibilità individuale che ho percorso dell’ultima dozzina d’anni. Partendo dalla consapevolezza della crisi climatica e ambientale che costituisce la mia principale attività di ricerca – i cui termini principali sono descritti nei capitoli iniziali di questo volume – ho voluto provare a realizzare di persona il cammino verso i due gradi di incremento massimo della temperatura globale entro il 2100, l’ormai noto obiettivo della COP21 di Parigi 2015. Nei primi anni Duemila ho dunque cominciato con l’installazione di collettori solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria, poi ho sostituito i serramenti con nuovi dotati di doppi vetri basso-emissivi, e per le finestre esposte a settentrione mi sono spinto fino al triplo vetro. Ho isolato termicamente il solaio e dove ho potuto – trattandosi di casa vecchia – ho cappottato i muri. Nel 2006, poco dopo l’approvazione del primo Conto energia, ho attivato i miei primi 2 kW di pannelli fotovoltaici. Ho installato luci a LED e pompa di calore aria-acqua con riscaldamento a pavimento. Una cisterna da 18 metri cubi mi permette di recuperare l’acqua piovana destinata all’irrigazione dell’orto. E nel 2012 ho fatto il grande passo verso l’auto elettrica, che ricarico quasi sempre con l’energia prodotta sul mio tetto fotovoltaico, che ora raggiunge una potenza di picco di 8 kW. Ho un’attenzione continua verso la minimizzazione degli sprechi e la massimizzazione dell’efficienza, che si traduce in una bolletta molto meno salata e soprattutto in un’economia domestica circolare. E sul versante professionale, nel mio gruppo di ricerca da anni ho introdotto il telelavoro. Questa rapida testimonianza non è qui per vantarmi di aver fatto bene i compiti, bensì per dimostrare che tutto quanto riportato nelle pagine che seguono è già oggi realizzabile nella nostra quotidianità domestica e industriale. Ma allora: perché la trasformazione della società verso un modello a basse emissioni è così lenta?

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due gradi

Perché tocca star ancora qui a convincere i lettori della fattibilità tecnica ed economica di queste scelte? Forse che abbiamo in libreria manuali che ci devono convincere dei vantaggi del frigorifero o del telefono? No, semplicemente sono oggetti che funzionano e che utilizziamo correntemente e spontaneamente. Perché non accade così anche con i nuovi apparecchi della sostenibilità? La risposta sta nelle ultime pagine di questo volume: non abbiamo problemi ingegneristici per far partire la transizione energetica – certo, lavoro da fare ce n’è ancora moltissimo per migliorare i processi e i materiali – ma il vero nodo è culturale. C’è poco, pochissimo tempo per centrare l’obiettivo due gradi. Serve prendere coscienza che la sfida che l’intera umanità ha di fronte è tanto enorme quanto inedita, e da queste dimensioni – che investiranno sia noi sia soprattutto i nostri figli e nipoti – deve nascere un senso di urgenza e di coinvolgimento corale ed efficace verso un mondo più sobrio nei consumi e più pulito nell’approccio all’energia e alle risorse naturali. Dobbiamo avere il coraggio di mettere in discussione l’attuale paradigma economico basato sulla crescita infinita, non seguendo ideologie astratte e soggettive, bensì la “motivazione universale” della sostenibilità ambientale. Io sono ottimista quanto alle soluzioni tecniche che Silvestrini propone con competenza e convinzione, lo sono meno invece quanto ai meccanismi politici, economici e sociali che dovrebbero promuoverne e accelerarne l’adozione. Li vedo per ora troppo lenti, viscosi, titubanti, impacciati, contraddittori, inadeguati. Ma spero di sbagliarmi: dipende anche da quanti leggeranno questo libro e metteranno in pratica prima possibile accorgimenti e comportamenti che vi sono così chiaramente illustrati. Luca Mercalli – presidente Società meteorologica italiana

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introduzione alla seconda edizione

Le importanti novità intervenute nel 2015 non solo hanno imposto un aggiornamento dei dati, ma hanno sollecitato l’ampliamento di alcuni capitoli, in particolare quelli relativi al clima, ai combustibili fossili, alle rinnovabili, alla mobilità e alla Cina. Tutte le tecnologie “dagli impatti dirompenti”, la cui analisi costituisce il cuore di 2 °C, hanno infatti mantenuto le promesse e, anzi, la loro evoluzione ha subito un’accelerazione. Così, le fonti rinnovabili hanno visto investimenti record malgrado i bassi prezzi dei fossili, tanto che la potenza eolica supera ormai quella nucleare e negli Stati Uniti ci sono più occupati nel solare che nelle estrazioni petrolifere. Le vendite di auto elettriche, grazie all’exploit della Cina, hanno superato lo scorso anno il mezzo milione prefigurando un prossimo boom reso possibile dal forte calo dei prezzi delle batterie e dagli effetti dello scandalo Volkswagen. Molte le novità anche sul fronte dei veicoli senza guidatore, una soluzione su cui si va concentrando una crescente attenzione segnalata dall’entrata in campo di Apple e dalla possibile alleanza tra Ford e Google. E mentre l’illuminazione a LED continua a sorprendere con prezzi in picchiata che hanno raggiunto valori previsti solo nel 2020, la stampa 3D diventa adulta con forti investimenti sui materiali da utilizzare e sulle nuove stampanti. Un altro settore che ha fatto registrare cambiamenti, per certi versi addirittura imprevisti, è quello dei combustibili fossili. A cominciare dal clamoroso calo dei consumi di carbone. L’impatto sulle miniere è stato brutale, con alcune delle più importanti società costrette al fallimento. Altrettanto dolorosi gli impatti del crollo del prezzo del petrolio sui paesi produttori, sulle multinazionali del greggio e soprattutto sugli operatori del fracking, che rischiano di alimentare una “bolla” legata alla crisi delle imprese del settore. Ma il 2015 è stato anche un anno di svolta per il clima. Proprio quando si

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raggiungevano valori record di temperatura e si registrava la più alta concentrazione di CO2 in atmosfera degli ultimi 800.000 anni, due eventi importanti hanno segnalato i cambiamenti in atto. Per la prima volta, infatti, si è verificato un calo della produzione mondiale di anidride carbonica a fronte di un aumento del Pil. Inoltre, la Conferenza sul clima di Parigi ha rappresentato un punto di svolta e sta già accelerando le politiche di riduzione delle emissioni: campane a morto per il carbone risuonano dagli Stati Uniti alla Cina, dalla Germania al Vietnam, e si prefigura lo spostamento di finanziamenti per centinaia di miliardi di dollari dai combustibili fossili alle rinnovabili e all’efficienza. In parallelo, si rafforzano le esperienze di economia condivisa, di nuovi modi di fare impresa, di consumo consapevole, prefigurazione di possibili modelli economici diversi. In tempo, si spera, per affrontare l’aggravamento della crisi climatica, come ci ricordano le siccità che costringono milioni di persone a migrare e il delinearsi di scenari da incubo legati all’innalzamento del livello degli oceani. La seconda edizione di 2 °C registra le rilevanti evoluzioni in atto, i preoccupanti rischi da gestire e le straordinarie opportunità da cogliere.

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introduzione

“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e per le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorgono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie.” Albert Einstein, 1930 (notare l’anno) Sei anni fa usciva La corsa della green economy.1 Raccontando decine di esempi virtuosi raccolti in giro per il mondo, il libro allertava imprenditori e politici sui cambiamenti in arrivo, sulle occasioni da cogliere e sui rischi da evitare. I cambiamenti ci sono stati. E, in alcuni casi, anche più rapidi del previsto. Centrali elettriche costrette a chiudere di fronte al boom delle fonti rinnovabili, l’industria dell’auto in difficoltà, il settore delle costruzioni in ginocchio. Una situazione che riguarda l’Italia e l’Europa, figlia della crisi, ma con elementi che prescindono da essa e che fanno immaginare cambiamenti strutturali irreversibili. Ci sono, infatti, ragioni più profonde che determinano la loro debolezza. Ci troviamo ad affrontare i limiti di un modello economico che ha prostrato interi paesi senza lasciare intravedere soluzioni rapide e che alimenta diseguaglianze sociali ed economiche ormai inaccettabili. Inoltre, si dovrà garantire l’accesso a importanti risorse strategiche a fronte di una popolazione in rapido aumento, accompagnata da una dilagante instabilità geopolitica. Per finire, si accentuano i segnali dell’emergenza climatica, che rischia di avviarsi verso un’evoluzione catastrofica. 1  Cianciullo A., G. Silvestrini, La corsa della green economy, Edizioni Ambiente, Mi-

lano 2010.

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Un quadro preoccupante, associato però a significativi segnali in controtendenza. Stanno infatti affermandosi, con una rapidità e un’efficacia eccezionali, soluzioni in grado di affrontare le crisi e di fornire risposte totalmente innovative. Scopo del libro è l’analisi di alcuni dei cambiamenti che già sconvolgono interi settori produttivi, e l’individuazione di soluzioni destinate a convergere sinergicamente nel delineare risposte radicali. Vengono intercettati segnali in arrivo nei contesti più diversi: dall’irresistibile avanzata del solare alle bioraffinerie del futuro; dalla realizzazione di edifici a energia zero all’esplosione di nuove forme di mobilità sostenibile. Si evidenzia inoltre come si stiano affermando modalità totalmente innovative per fornire servizi e soddisfare bisogni, che passano per la sharing economy e l’economia informale. Viene infine descritta la rapidissima evoluzione di tecnologie dotate di un’incisività impensabile anche solo pochi anni fa. Alcune di queste manifestano una tale capacità di trasformazione da essersi guadagnate il nome di disruptive technologies: se ne analizzeranno una decina, che spaziano dall’energia alla mobilità, all’industria, all’edilizia. Ma si sottolinea anche la complessità di alcune di queste soluzioni che, se non ben governate, rischiano di generare contraccolpi negativi. Nei prossimi anni l’innovazione tecnologica e i cambiamenti gestionali saranno in grado di modificare la società e di incidere sul rilancio dell’economia, la produttività delle risorse, il cambiamento del clima? Si sono letti spesso rapporti che sottolineano la gravità della crisi del pianeta in tono fatalistico. Sul versante opposto, alcuni contributi affidano alle novità tecnologiche un effetto taumaturgico. La chiave di lettura di 2 °C passa attraverso l’analisi delle risposte tecnologiche che saranno progressivamente disponibili, accompagnata dallo studio delle forze in gioco, da quelle che resistono al cambiamento a quelle che invece mettono in discussione equilibri ormai precari. Senza dimenticare la crescente sensibilità ambientale, le esperienze di progettualità e i conflitti locali che saranno sempre più decisivi nell’indurre le istituzioni a cogliere i segnali preoccupati della comunità scientifica sui cambiamenti climatici in atto. In che modo rinnovabili ed efficienza energetica stanno incrinando il modello dei combustibili fossili, consolidatosi nel corso degli ultimi due secoli? Come stanno cambiando le strategie delle aziende elettriche, messe in discussione dall’emergere di milioni di produttori e dal progressivo superamento della produzione centralizzata? Cosa succede nel mondo del petrolio quando, a fronte di una produzione convenzionale stazionaria e di una domanda debole, si inserisce l’esplosione dello

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introduzione

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shale oil? E il fracking cambierà il mondo dell’energia o si dimostrerà una “bolla” destinata a scoppiare con il crollo del prezzo del petrolio? Il libro analizza la complessità dell’evoluzione energetica nei paesi industrializzati, ma non dimentica quella fetta di umanità, oltre un miliardo di persone non collegate alle reti, che potrà avere accesso all’elettricità in tempi ragionevoli, cosa impensabile solo pochi anni fa. Altri settori, quelli dell’auto, dell’edilizia e dell’industria sono investiti dal vento del cambiamento: nuove forme organizzative e gestionali, assieme a un’innovazione spinta, fanno intravedere come questi mondi siano destinati a mutare profondamente. La stampa 3D riuscirà a incidere sulle strutture produttive tradizionali? Il successo del car sharing e le prospettive dell’auto senza guidatore influenzeranno le strategie delle multinazionali dell’auto? Il decollo dei veicoli elettrici verrà guidato da un outsider o dalle multinazionali del settore? L’industria dell’illuminazione saprà gestire la rivoluzione dei LED? Si può affrontare la sfida di costruire edifici che consumano dieci volte meno di quelli esistenti e moltiplicare per dieci i risparmi annui della riqualificazione, passando alla “deep renovation” di interi edifici e quartieri? Come gestire la piccola e la grande scala nella corsa verso scenari 100% rinnovabili? Nell’evoluzione verso le smart city prevarrà il controllo dal basso o il dominio tecnologico? Sono alcune delle domande a cui il libro cerca di rispondere con un’attenzione anche al versante occupazionale, che vedrà un deciso contributo positivo dai nuovi comparti della green economy, ma con possibili ricadute negative legate all’espansione della rivoluzione digitale. L’impatto ambivalente delle nuove tecnologie viene considerato anche sul versante sociale: accanto a sicuri benefici, è stata infatti evocata la possibilità che i redditi subiscano un’ulteriore divaricazione. Per agevolare l’uscita dalla crisi che morde molti paesi e vincere la sfida climatica occorre dunque un ruolo “attivo” delle istituzioni, che abbini politiche fiscali innovative in grado di incidere sia a livello sociale sia ambientale. La crescente diseguaglianza sociale va affrontata utilizzando anche soluzioni “eretiche” come una tassa sui capitali, esattamente come la progressiva riduzione della capacità di riproduzione del capitale naturale deve essere combattuta con strumenti di fiscalità ecologica. A cominciare da una soluzione altrettanto “utopistica”, quale l’introduzione di un’incisiva carbon tax fiscalmente neutra, applicata su scala mondiale. Per concludere, 2 °C suggerisce spunti utili per affrontare l’emergenza climatica, ma si propone di andare oltre. L’ambizione è quella di fornire suggerimenti per delineare una “visione” del futuro. Mai come ora vale il concetto secondo cui “non esiste vento favorevole per il

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marinaio che non sa dove andare�.2 E dopo la Conferenza sul clima di Parigi, la rotta da seguire diventa sempre piÚ chiara. Andranno adeguate le strategie, a tutti i livelli, ai nuovi scenari emissivi. Sapendo che le scelte adottate avranno importanti implicazioni sociali e politiche, oltre che ambientali.

2  Seneca, lettera 71, Lettere a Lucilio, Bur, Milano 1974.

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1. sfide impegnative e risposte avvincenti

Gli scenari che emergono da innumerevoli studi sul futuro del pianeta delineano contesti da incubo, con un ulteriore depauperamento delle risorse, lo sconvolgimento di equilibri naturali e preoccupanti impatti sociali ed economici. In realtà ci sono concrete possibilità, grazie alla rivoluzione digitale e alla spinta di una nuova sensibilità sociale e ambientale, che la produttività delle risorse aumenti, accelerando la circolarità dei flussi e alleggerendo la nostra impronta ecologica. Insomma, potrebbe essere possibile trasformare un futuro minacciato da crisi economiche e ambientali in una prospettiva di riduzione delle disuguaglianze sociali e di recupero degli equilibri ecologici. Ma si tratta di un percorso tutt’altro che scontato. La tentazione di scegliere soluzioni in apparenza più immediate come il carbone a basso costo, le trivellazioni nelle regioni polari, l’abbattimento delle foreste, la motorizzazione selvaggia e così via è forte, ma porterebbe inesorabilmente a ulteriori disastri ambientali. Per trovare invece una forma equilibrata di sviluppo, serve una visione di lungo periodo accompagnata dalla capacità di rompere vecchi paradigmi. Occorre cioè governare la crisi di comparti tuttora dominanti ma senza futuro e favorire la crescita di nuovi attori in grado di liberare le enormi potenzialità connesse con la rivoluzione informatica e con quella delle risorse.

1.1 nove miliardi alla metà del secolo La popolazione mondiale dovrebbe toccare un picco di 9 miliardi verso la metà del secolo. Almeno questa era la valutazione finora più accreditata. In realtà, secondo recenti studi c’è un 70% di probabilità che al 2100 si raggiunga la cifra di 11 miliardi, a causa dell’esplosione demografica prevista in Africa.1 1  Gerland P., et al., “World population stabilization unlikely this century”, Science,

346, 206, 2014 (http://science.sciencemag.org).

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Se, dunque, l’incremento del 50% degli abitanti comporterà problemi complessi da rontare, le criticità maggiori si concentreranno nei prossimi quindici anni con il trasferimento di un miliardo di contadini nelle città. Si stima che fra dieci anni nella sola Cina saranno 221 le città con oltre un milione di abitanti. di dimensioni mai ntate in passato. I cambiamenti saranno non È una s solo molto più rapidi ma di dimensioni molto maggiori. Infatti, se nella prima Rivoluzione industriale l’urbanizzazione aveva coinvolto 130 milioni di persone, la migrazione verso le città riguarderà una quantità di persone sette volte superiore in soli 15 anni. Questo fenomeno sarà accompagnato da un rapido aumento del numero di citerà una pressione crescente sulle risorse (energia, cemento, acciaio, rame...).

1.2 l’antropocene avanza L’umanità sta divorando le sue stesse basi di sostentamento, degradando i suoli, intaccando i sistemi idrici e alterando il clima. Secondo recenti valutazioni, quattro sono le aree nelle quali stiamo superando pericolosamente i limiti di sicurezza: le emissioni di gas serra, la perdita di biodiversità, la deforestazione e l’immissione negli oceani di azoto e fosforo provenienti dai fertilizzanti.2 Sul versante climatico, già il 2014 era stato l’anno più caldo dal 1880, da quanuna temperatura di 0,9 °C più elevata rispetto alla media del secolo scorso, grache, prolungandosi, fa ritenere che anche il 2016 sarà un anno caldissimo (si 3

Per quanto riguarda le concentrazioni di anidride carbonica in atmosfera, il 2015 4 Nel 1987 2

grist.org). 3 NOAA, “Global Analysis – Annual 2015”, 2016 (www.ncdc.noaa.gov). 4 La concentrazione varia durante l’anno, ma è molto probabile che la media del 2015 abbia superato la soglia dei 400 ppm. Questi sono i valori della stazione di Mauna Loa e si è in attesa della pubblicazione da parte della NOAA dei dati complessivi su scala mondiale. Si veda anche Andersen C., “Update 2015: CO2 content in the atmosphere has passed 400 ppm”, Climate position, 2016 (http://climatepositions.com).

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