L'anima animale

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l’anima animale

come il rapporto con gli animali può trasformare le nostre vite e salvare le loro



SIMBIOSI

Richard Louv

L’anima animale Come il rapporto con gli animali può trasformare le nostre vite e salvare le loro


Richard Louv l’anima animale

come il rapporto con gli animali può trasformare le nostre vite e salvare le loro realizzazione editoriale

Edizioni Ambiente www.edizioniambiente.it First published in the United States under the title: Our Wild Calling: How Connecting with Animals Can Transform Our Lives – and Save Theirs Copyright © 2019 by Richard Louv Excerpt from Dream Work copyright © 1986 by Mary Oliver. Used by permission of Grove/ Atlantic, Inc. Any third party use of this material, outside of this publication, is prohibited. “Can Technology Replace Nature?” Published by Psychology Today, June 13, 2011. Used by permission of the author, Paul Kahn. Veronica Pacini-Ketchabaw and Fikile Nxumalo, “Unruly Raccoons and Troubled Educators: Nature/Culture Divides in a Childcare Centre.” Environmental Humanities 7, no. 1 (2015): 151-68, doi.org/10.1215/22011919-3616380. © Copyright May 1, 2016. Used by permission of the author. All rights reserved. Published by arrangement with Algonquin Books of Chapel Hill, a division of Workman Publishing Company, Inc., New York. traduzione:  Erminio Cella coordinamento redazionale:  Diego Tavazzi progetto grafico:  Mauro Panzeri impaginazione:  Roberto Gurdo immagine di copertina:  John Lockwood Kipling, “Akela, the Lone Wolf ”, frontespizio di

The Two Jungle Books di Rudyard Kipling, Doubleday, Doran & Company, New York 1895. Da Wikimedia Commons CC0. Elaborazione grafica di Panma Bolec. © 2020, ReteAmbiente Srl via privata Giovanni Bensi 12/5, 20152 Milano tel. 02.45487277, fax 02.45487333

Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, comprese fotocopie, registrazioni o qualsiasi supporto senza il permesso scritto dell’Editore. ISBN 978-88-6627-302-8 Finito di stampare nel mese di novembre 2020 presso GECA S.r.l., San Giuliano Milanese (Mi) Stampato in Italia – Printed in Italy


sommario

introduzione

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prima parte – belle azioni 1. nella famiglia degli animali

17

2. il cuore dolente

25

3. la connessione profonda con gli animali, e il suo potere di trasformare la nostra mente

37

4. la piovra che ha fermato il tempo

49

seconda parte – quello che la parte selvaggia del nostro cuore sa ancora 5. diventare la cavalletta

63

6. l’intimità è dappertutto intorno a noi

73

7. il linguaggio più antico della terra

85

8. come parlare con gli uccelli

101

9. giocare bene con gli altri

117

parte tre – come co-divenire 10. più che umani

129

11. l’amante degli animali

137


12. rettili e ambivalenza

155

13. il ragazzo che disse “cavallo”

165

14. sostituzioni: abbiamo davvero bisogno degli animali?

187

quarta parte – l’era della connessione 15. nuovi modi di vivere insieme

211

16. gli intermedi

227

17. benvenuti nella città del simbiocene

249

18. i nuovi noè

269

quinta parte – anime selvagge 19. animali che sognano

291

20. il regno pacifico

315

21. imparare e insegnare in una scuola di animali

327

22. l’orso

343

fonti

355

ringraziamenti

359


A Kathy, Matthew, Jason, Mike, e a tutte le altre mie relazioni



“Le vite degli animali sono parallele alle nostre, e ci offrono una compagnia differente da quella di qualsiasi rapporto umano. Diversa, perché è una compagnia offerta alla solitudine degli uomini come specie.” John Berger, About Looking

“Mi guardai ancora una volta intorno, e all’improvviso gli innumerevoli cavalli danzanti si trasformarono in animali di ogni specie e in tutti gli uccelli che esistono, e insieme sono fuggiti ai quattro angoli del mondo da dove i cavalli arrivarono, e sparirono.” Black Elk, Black Elk Speaks



introduzione

un mistero Alcuni anni fa, in un campeggio isolato sull’Isola Kodiak, in Alaska, stavo camminando lungo un sentiero che si snoda tra un gruppo di bungalow costruiti sulle rive di un lago immobile. Ero diretto alla capanna della direzione della struttura per raggiungere mio figlio, che lavorava come guida per la pesca con la mosca. Iniziava a fare buio. Di solito, quando percorrevo questo sentiero ero guardingo. Su quell’isola ci sono più orsi Kodiak che persone, e spesso vagano nei campeggi. Ma quella sera guardavo in basso, dato che stavo cercando un appunto nel mio portafoglio. Quando alzai lo sguardo sobbalzai per la sorpresa. Un metro davanti a me, due occhi penetranti, brillanti come stelle, mi stavano fissando. Le volpi nere di Kodiak sono tra le più grandi al mondo, e questa aveva le dimensioni di un coyote. Il suo sguardo fisso era sconcertante, e non accennava a spostarsi. Anche se ci saremo guardati al massimo per qualche secondo, ebbi la sensazione che tutta la cosa fosse durata parecchi minuti. In quegli occhi mi parve di scorgere un’affinità lontana, forse erano i soli di un universo parallelo. La volpe continuava a rimanere perfettamente immobile. Aspettava del cibo? Probabilmente no, la politica del campeggio era di non dare da mangiare agli animali selvatici. O aveva la rabbia? Feci un passo avanti. La volpe si scostò di lato e continuò a guardarmi. Io alzai una mano e dissi “sto andando alla direzione. Vuoi venire con me?”


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Qualche mese prima ero rimasto stupito quando avevo visto le iguana e i leoni marini crogiolarsi a pochi centimetri di distanza gli uni dagli altri sulle cenge vulcaniche delle Isole Galapagos. Quando avevo chiesto a un naturalista come le specie si percepissero tra loro, mi rispose che “per le iguana i leoni marini sono semplicemente parte del paesaggio. Niente di più”. Per la volpe io ero solo parte del paesaggio? Lo scrittore, pittore e critico inglese John Berger, nel suo famoso saggio del 1977 “Why Look at Animals?” spiega perché lo sguardo fisso di una creatura selvatica è così inquietante. Secondo Berger, gli animali ci costringono a guardarci da una distanza abissale, e in più ci costringono a farlo attraverso lenti che non ci sono famigliari. La volpe mi seguì mentre camminavo verso l’edificio. Arrivati a qualche metro dalla porta, cambiò improvvisamente direzione e sparì nell’erba alta. Oggi, a distanza di parecchio tempo, mi ricordo ben poco delle persone che ho incontrato in quel campeggio in Alaska. Gli occhi della volpe nera invece mi stanno ancora fissando. Spesso mi interrogo sulla qualità e sul mistero di quell’incontro. Come molte persone ho vissuto momenti simili, in particolare da ragazzo, e non ho mai smesso di pensare alla loro natura più profonda. Negli anni seguenti ho chiesto ad amici, colleghi ed estranei di età, culture e professioni differenti – scienziati, psicologi, teologi, guide naturalistiche, insegnanti, fisici, guaritori, e anche un’esploratrice polare – di descrivermi i loro incontri e le loro relazioni durature con altri animali, selvatici o domestici che fossero. Ognuno aveva una storia da raccontare: la vista di un gheppio appollaiato su una palizzata o di un piccione che razzola su un marciapiede; un gatto che si raggomitolava in un baule scaldava il cuore, e in qualche modo dava sollievo dalla depressione; un cane che aiutava un bambino; il canto di una focena; l’occhio di una balena; un orso a caccia; un puma, presente e invisibile allo stesso tempo. Persino un protozoo, tremolante sotto la lente, diventava un’apertura verso altri mondi e quello che ho cominciato a chiamare l’“habitat del cuore”. Gli scrittori di favole erano spesso sorpresi dai significati che scoprivano nelle loro storie. Ma l’atto stesso di raccontare era parte del processo di formazione della conoscenza, processo in cui anche i nostri antenati avrebbero potuto riconoscersi.


introduzione

Ci sono almeno due ragioni per approfondire le nostre relazioni con gli altri animali. Una ha a che fare con la salute e il benessere degli esseri umani. A partire dal 2005 gli studi che descrivono i benefici psicologici, fisici e cognitivi derivanti dal contatto con la natura si sono moltiplicati, arrivando a qualche migliaio. La maggior parte si concentrano sull’impatto del verde sulle nostre vite – indagando per esempio sui modi in cui la presenza degli alberi può contribuire ad alleviare i sintomi del disturbo da deficit di attenzione nei bambini. Oggi i ricercatori – sia quelli di discipline tradizionali come biologia ed ecologia, sia quelli specializzati in settori relativamente nuovi come antrozoologia, ecopsicologia e terapie assistite da animali – stanno esplorando le relazioni tra esseri umani e altri animali. Questi studi dimostrano ciò che le popolazioni indigene sanno da sempre. Sebbene l’incontro con un animale, selvatico o domestico, possa essere pericoloso, le nostre relazioni con altri esseri non umani possono avere un impatto profondamente positivo sulla nostra salute, sul nostro benessere interiore e sul nostro senso di apertura al mondo. L’altra ragione è invece collegata alle attuali condizioni del mondo naturale. Ne La sesta estinzione, il libro con cui ha vinto il Pulitzer,1 Elizabeth Kolbert descrive le cinque estinzioni di massa dell’ultimo miliardo di anni e intervista gli scienziati che stanno monitorando la sesta, che secondo alcuni sarà la più grave dall’epoca dei dinosauri. Secondo il World Wildlife Fund, tra il 1970 e il 2014 la popolazione globale di animali selvatici si è ridotta del 60%.2 A una specie che ha tanta familiarità con le funzionalità di correzione di Photoshop, una minaccia come questa può sembrare impersonale e tutto sommato irreale. Nel 2016, un anno dopo la pubblicazione del libro di Kolbert, sulla rivista di giochi elettronici ZAM è uscita la notizia che gli “esploratori” dell’universo virtuale in cui è ambientato il gioco online No Man’s Sky 1  Kolbert E., La sesta estinzione, Beat, Milano 2016. 2  Barrett M., et al., Living Planet Report 2018: Aiming Higher, World Wildlife Fund, Svizzera, Gland 2018 (https://bit.ly/3195iPx).

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hanno scoperto dieci milioni di specie nelle prime 24 ore dalla pubblicazione del gioco. Se creare o scoprire nuove specie può sembrare facile nello spazio immateriale di un videogame, passare all’azione nel mondo fisico richiederà uno sforzo di immaginazione decisamente superiore, un viaggio nell’habitat del cuore. Uso questa espressione perché sono convinto che per arrestare il collasso della biodiversità e i cambiamenti climatici non bastano la scienza, la tecnologia o la politica. Abbiamo già le informazioni di cui abbiamo bisogno. Se vogliamo avere successo avremo bisogno di una base di consenso molto più ampia di quella attuale, oltre che di una connessione emotiva e spirituale alla famiglia degli animali molto più profonda, che estenda a tutta la natura quell’“inevitabile rete di mutualità” evocata tra gli esseri umani da Martin Luther King Jr.3 Mi piace pensare che quella volpe sapesse cosa stava facendo. Il suo sguardo fisso mi ha fatto aprire gli occhi su quello che stavo già sognando. Mi ha indicato un percorso. O forse stavo solo andando verso di lei, e mi stava dicendo di prestare attenzione.

3  King M. L. Jr., “Letter from a Birmingham Jail [King, Jr.]”, 16 aprile 1963, African Studies Center, University of Pennsylvania (https://bit.ly/2Db3gWA).


prima parte belle azioni Incontri con specie diverse dalla nostra che ci cambiano la vita

“E solo allora, quando avrò imparato abbastanza, andrò a osservare gli animali, e lascerò che qualcosa della loro compostezza scivoli lentamente nei miei arti; vedrò la mia stessa esistenza nel profondo dei loro occhi...” Rainer Maria Rilke, Requiem per un’amica



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