Donatori di musica (anteprima)

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Le fotografie pubblicate in questo libro sono tratte dall’archivio dell’Associazione Donatori di Musica che ne ha gentilmente concesso l’utilizzo. Ideazione: Maurizio Cantore, Claudio Graiff, Andrea Mambrini, Laura Moro, Roberto Prosseda Progetto grafico di copertina: Andrea Basile Impaginazione: Francesca Centuori Direzione editoriale: Laura Moro Proprietà esclusiva per tutti Paesi: EDIZIONI CURCI S.r.l. Galleria del Corso, 4 – 20122 Milano © 2015 by Edizioni Curci S.r.l. - Milano Tutti i diritti sono riservati. www.edizionicurci.it EC 11904 / ISBN: 9788863951813 Stampato in Italia nel 2015 da Grafiche Sagi, via Emilio Mattioli 13, 42011 - Bagnolo in Piano, Reggio Emilia


QUESTA STORIA Breve cronaca di una prima volta

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COSA E PERCHÉ

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Identità Quello che non sono Quello che sono Cosa si fa Come si fa

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Pratica Cose che ancora non sono Una domanda che scuote l’inerzia del mondo Un punto, due punti, una galassia

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Teoria Il malato, non la malattia Non solo tecnica: la cura come cultura Fuori dal centro: il malato stia dove vuole

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Riscontri Qualcosa di speciale da raccontare subito La misura della gratitudine

83 85

Riconoscimenti Poche parole che arrivano da lontano nel tempo Saltatori di muri: artisti del prendersi cura

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CHI SONO Nessun protagonista, tutti protagonisti

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Il musicista Più chiaro di così Essere quelli che ricevono di più Creiamo bellezza: è la nostra fortuna Guardo i coccodrilli dritti negli occhi Non una sala qualsiasi: la “Sala Coraggio”

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Il malato Malati di cancro? No, siamo molto di piĂš Se penso al tumore, cosa mi sveglio a fare?

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Il medico Per noi stessi, prima di tutto Essere tristi insieme, ma anche felici La morte non è una sconfitta: lottiamo per la vita

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Tutti gli altri tutti Anche tutti i giorni prima: gli infermieri I volontari Senza esprimersi a parole

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Breve cronaca di una prima volta (reprise)

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Post scriptum: una breve eccezione, per confermare la regola

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Appendice 1 Oltre il Premio Langer, gli altri riconoscimenti

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Appendice 2 I Donatori di Musica

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QUESTA STORIA


Questa è la storia di ottomila pigiami e pantofole che per qualche ora, dalla metà del 2007, quando è in cartellone un concerto, restano chiusi negli armadi delle camere di alcuni reparti italiani di oncologia. È la storia delle persone che scelgono di non indossare quei pigiami e non calzare quelle pantofole, perché decidono di abbandonare per un po’ il vestito del dolore e non cedere, in via definitiva, identità e personalità al tumore che ha invaso il loro corpo. È la storia di oltre 200 artisti che accettano di esibirsi in piena luce, a un metro dal cuore di chi li ascolta. Musicisti classici, ma non solo. È la storia di medici e operatori sanitari che smettono di usare il camice come uno scudo e attivano una dinamica di dialogo continuo che non va più dall’alto verso il basso, ma è orizzontale. Guardano negli occhi i loro pazienti, parlano la loro lingua, hanno maggior consapevolezza del loro essere persone, ancora prima che malati. Non abdicano al loro ruolo: lo svolgono meglio, instaurando con i pazienti un nuovo livello di condivisione, dove le paure più nascoste trovano la forza di essere dette, i desideri si riaffacciano, la speranza ha spazio per rifiorire, la paura cambia colore e anche loro stessi, mettendosi in gioco, vedono emergere la consapevolezza di difficoltà, fragilità, ansie strettamente connesse alla professione che hanno scelto di fare, troppo spesso messe a tacere. È la storia di un imprecisato numero di volontari e parenti di malati che arrivano a dare un senso diverso alle proprie motivazioni e scoprono una dimensione nuova, più viva, del loro impegno. 6


È la storia di luoghi che cambiano colore, odore, modo di essere percepiti e nei quali il malato di tumore non è più segregato insieme al suo dolore, ma ha il diritto e il dovere di dare spazio a quello che è sempre stato e deve continuare a essere. È la storia di un gruppo di pianoforti e di tanta altra attrezzeria musicale che diventano strumenti di una silenziosa rivoluzione del concetto di cura e attorno ai quali si sviluppa come una ragnatela un’inedita filiera del dono. È la storia di una provocazione che diventa progetto, che a sua volta si traduce in una pratica che porta a risultati concreti, quantificabili e quantificati, sullo stato mentale e fisico di chi è costretto ad affrontare un cancro e invece riesce a invertire la naturale tendenza all’incremento del proprio disagio psicologico. È la storia di tante altre cose. Questa è la storia di Donatori di Musica.

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BREVE CRONACA DI UNA PRIMA VOLTA “Il potere della musica di integrare e curare è un elemento essenziale. La musica è il più potente farmaco non chimico” Oliver Sachs | 1973 Risvegli

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Non è la prima volta, non sarà l’ultima. Adesso succede in una piccola città di provincia. In Toscana, molto vicino al mare. Arrivano in due, non soltanto per affrontare un’esibizione lontana da teatri, palchi e platee, ma qualcosa che già sanno essere immerso in un’atmosfera che possono solo immaginare come diversa e, proprio per questa ragione, lascia loro addosso una sottile inquietudine, come una velata minaccia. Capiscono in seguito, come spesso accade, che quella diversità in sé nasconde solo una nuova prospettiva e un’unicità tutta da scoprire. Sono pianisti classici: oggi suoneranno da soli e insieme, a quattro mani. Sono anche marito e moglie e, proprio oggi da un mese, genitori della loro prima figlia. Quest’ulteriore consapevolezza contribuisce a infondere nel cuore di quel breve concerto che sono stati invitati a suonare qualcosa di nuovo. Di inedito. È il pomeriggio del 12 settembre 2007, un mercoledì. Alessandra e Roberto trovano ad accoglierli Gian Andrea, che organizza da due mesi quel tipo di concerti, in un luogo dove potresti immaginare di trovare tutto tranne che un pianoforte, e tanto meno le ragioni che stanno dietro all’idea di suonarlo e, soprattutto, di continuare a farlo. Gian Andrea (che ha già invitato a esibirsi il chitarrista Edoardo Catemario, la violinista Suela Mullaj, il pianista Massimo Palumbo, il flautista Roberto Fabbriciani, il soprano Maria Luigia Borsi) è un amico e una presenza fondamentale per la loro carriera. Per quella di Roberto, in particolare, è stato un po’ come il fiammifero che accende 10


la miccia di una carica di dinamite. Gian Andrea ha prodotto le prime incisioni di Roberto, convincendolo, quattro anni prima, a dedicare la sua ricerca artistica alle musiche di Felix Mendelssohn, lavorando sul tanto materiale inedito lasciato dal compositore tedesco. «A sentire quell’aggettivo, inedito, mi si accese una scintilla», dice Roberto. Va da sé che accetta la proposta senza riserve. Oggi, quasi a voler celebrare l’importanza di quella scintilla e il valore della sua amicizia per Gian Andrea, Roberto sceglie di fargli un doppio regalo: non solo accetta insieme con Alessandra quell’invito particolare («pensavamo solo di venirti a trovare, non certo di esibirci in un concerto vero e proprio»), ma lo arricchisce con l’esecuzione di un nuovo inedito di Mendelssohn, una composizione acerba (l’artista tedesco aveva 11 anni quando la mise su carta), catalogata MWV U 3, un Klavierstück in la maggiore. Mentre Roberto lo suona, quel pomeriggio, dopo aver eseguito con Alessandra le musiche di scena del Sogno di una notte di mezza estate, Gian Andrea capisce l’importanza di quelle note, dal punto di vista artistico, ma soprattutto da quello personale e umano. E con Gian Andrea, probabilmente la intuisce anche un’altra persona seduta sulle sedie di plastica di quell’improvvisata sala da concerto. Si chiama Maurizio e, a osservare con attenzione i suoi abiti, il suo piacere nell’ascoltare, l’attenzione con cui osserva tutto quel che gli accade attorno e il suo armeggiare con la macchina fotografica, è difficile capire cosa lo dovrebbe distinguere dagli altri presenti. Quando Alessandra e Roberto concludono il concerto, rigorosamente fissato nella durata di 45 minuti, si guardano negli occhi e scoprono che la strana tensione che si sentivano 11


addosso prima di iniziare si è sciolta in un’istantanea tranquillità e che sui volti di tutte le persone con cui hanno condiviso quel momento brillano un’imprevedibile familiarità e una spiazzante serenità: un’espressione di sollievo, quasi. Prima ancora che Gian Andrea faccia un passo verso di loro per congratularsi, prima di cambiare stanza per godere di un altro rito connesso a quei concerti (il buffet che tutti hanno contribuito a organizzare, momento di informale convivialità), un pensiero si stampa nella testa di entrambi: «Dobbiamo rifarlo». Il solo fatto di formularlo rappresenta l’innesco di una nuova scintilla che cambia il percorso della loro vita e della loro espressività artistica. Il racconto di quel pomeriggio nel reparto di Oncologia Medica dell’Ospedale Civile di Carrara, del quale Maurizio era primario e nel quale Gian Andrea era ricoverato, potrebbe finire così. In realtà, il momento in cui il coperchio del pianoforte mezza coda si richiude (temporaneamente) sulla tastiera e medici, musicisti, pazienti, infermieri, volontari rientrano (in modo diverso da sempre) nelle loro differenti dimensioni, è l’esatto contrario di una fine. È l’inizio di una trasversale, contagiosa e sistematica rivoluzione che riguarda l’evoluzione dalla tecnica della cura alla cultura della cura. Una rivoluzione quieta, ma incessante, che trova in una frase del romanzo L’amore ai tempi del colera di Gabriel Garcia Marquez la sua sostanziale sottolineatura: «È la vita, non la morte, a non avere confini». Una rivoluzione a 361 gradi, che coinvolge tanti e tali ambiti umani, medici, artistici e così tante persone che merita 12


di essere raccontata per intero, dall’inizio fino al più recente sviluppo, per poi essere diffusa nell’aria nello stesso modo con cui si semina un terreno, curandolo con amore, passione e professionalità, in modo che poi fiorisca meglio che può. Passano sette anni. È il pomeriggio del 25 settembre 2014, un giovedì. Roberto non è più lo stesso pianista di allora. È un musicista, un uomo, che, grazie anche a quanto scopre a Carrara quel mercoledì di settembre datato 2007, continua a rincorrere la gioia della scoperta. Diverso è il pianoforte davanti al quale si accomoda, uno Steinway mezza coda che avrebbe una bella storia da raccontare, ma non ora. Diversa la città, Mantova, e l’ospedale dove si sta per esibire. Uguali il reparto, oncologia, e il suo primario, che è lo stesso Maurizio di Carrara, ancora alle prese con l’immancabile macchina fotografica, che non smette di guardarsi attorno per osservare i volti di tutti i presenti e che in Toscana ha lasciato le consegne a Andrea, il collega che con lui ha condiviso l’urgenza professionale e umana di affrontare il senso e la pratica del loro lavoro in modo nuovo. Andrea è rimasto a presidiare non solo il reparto, ma anche l’organizzazione, anno dopo anno, di stagioni musicali che si succedono regolari come il battere di un metronomo, al quarto piano, e propagano le radici anche a Bolzano, Brescia, Saronno, Sondrio, Conegliano Veneto, Vicenza; sfiorando Roma e San Bonifacio; arrivando fin qui, a Mantova; propagandosi oltre. Diversa (ma solo fino a un certo punto) l’occasione. Questa volta Roberto suona per celebrare un doppio inizio: si apre una nuova stagione concertistica in ospedale e si dà 13


pieno titolo all’ingresso dell’oncologia di Mantova nei Donatori di Musica. Come sette anni prima, Roberto compie un gesto simbolico: esegue in prima assoluta un brevissimo frammento inedito di Mendelssohn, Con moto in la maggiore, MWV U 88. Poche battute, piene di vitalità e allegra giocosità. La reazione che avverte al termine del suo concerto è quella che oramai conosce bene, ma alla quale non si è ancora abituato. Una sorta di vertigine, bella, non fastidiosa, che nasce dal vedere davanti a sé un gruppo di persone a cui quella breve parentesi musicale ha permesso di spezzare il filo abitudinario della loro condizione, non solo di malati, ma anche di medici, infermieri, volontari. Anche questa volta, non saprebbe distinguere gli uni dagli altri. C’è di più: una certezza che a Carrara, nel 2007, non poteva ancora essere così chiara e che rappresenta la più grande novità, insieme alla completa gratuità dei Donatori di Musica. È la consapevolezza che il respiro della musica e della progettualità che sono stati capaci di costruirle attorno non si esaurisce con il concerto, ma continua tutti i giorni dopo, dentro il reparto e in tutte le persone che hanno avuto la volontà e il coraggio di lasciarsi coinvolgere e mettere in discussione sé stesse e il loro ruolo. Perché a nulla servirebbe assistere al più emozionante concerto mai eseguito se in ognuno dei minuti e dei giorni successivi non si mantenesse quella dinamica personale e relazionale emersa nel prima, nel durante e nell’immediatamente dopo l’esecuzione. Questa è la rivoluzione che va raccontata, perché è stata in grado di rovesciare e migliorare le dinamiche della quotidianità ospedaliera (e non smette di farlo), abbattendo muri 14


I pianisti Roberto Prosseda e Alessandra Ammara (in piedi) al termine della loro prima esibizione nel reparto di Oncologia di Carrara. A destra, seduto in prima fila: Gian Andrea Lodovici. 12 settembre 2007

invisibili (e anche reali), sfidando abitudini, consuetudini, ruoli con la destabilizzante arma della reciprocità, restituendo dignità profonda alla gratuità del gesto di donare, troppo spesso compiuto senza la dovuta attenzione o, forse, semplicemente per sentirsi dire grazie, come invece tra i Donatori è vietato fare per regola non scritta. Soprattutto: offrendo ai pazienti la possibilità di non trasformarsi nella loro malattia. Permettendo loro di smettere di declinare sé stessi al tempo passato, in funzione di cos’erano e di cosa si sono convinti di non poter più essere. Tornando a parlare della propria vita al tempo presente. Restituendo prospettiva al loro futuro. Qualunque esso sia. 15



COSA E PERCHÉ “Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo” ì-v-a-n | 2002 Milano | scritta sui muri

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IDENTITÀ

Quello che non sono Tra le tante peculiarità che fanno dei Donatori di Musica un’esperienza unica, una in particolare emerge in modo strutturale: la sua propensione a innescare percorsi di ridefinizione di ruoli, modelli relazionali, emozioni, fino alla disposizione degli arredi e degli spazi ospedalieri. Quindi, dovendo e volendo dare una sua definizione, vale la pena di partire rovesciando le attese e dire quel che i Donatori di Musica non sono. Non è una scelta retorica: è un modo utile per sgombrare subito il campo da possibili dubbi e fraintendimenti. I Donatori di Musica non sono un concerto per gli ammalati, un’iniziativa di beneficenza, un’attività ricreativa di reparto o, ancora peggio, un evento da archiviare alla voce turismo umanitario. I Donatori di Musica non sono (solo) un insieme di eventi culturali. E neppure una forma di musicoterapia. Scrive Claudio Graiff, primario dell’oncologia di Bolzano e socio fondatore dei Donatori: «La parola terapia rischia di risultare fuorviante. Il nostro progetto deve essere distinto assolutamente dalla musicoterapia, perché è un format in cui il concerto in senso stretto è solo uno degli ingredienti del percorso. Fondamentale è lo spirito con cui la musica arriva in quel determinato contesto umano, quello del rapporto medico/ paziente, ma anche visivo e olfattivo. Il concerto, la musica, diventano così un pretesto per migliorare la qualità umana e psicologica della permanenza del malato in ospedale». 18


Per i Donatori di Musica è proprio la musica a non essere al centro dell’attenzione, perché è solo uno degli ingredienti del percorso. Sembra una palese contraddizione. Invece no, perché nei Donatori di Musica la musica non è utilizzata a scopo clinico, ma per creare nuove relazioni tra pazienti e operatori sanitari. Il concerto diventa una sorta di interruttore: se proposto con questa modalità e sistematicità, innesca qualcosa di diverso in reparto. Non è possibile dire se i rapporti migliorino o peggiorino. C’è stato chi, per esempio, ha raccontato di avere trovato più semplice parlare di cose nuove con il proprio medico dopo uno di questi concerti e non solo della sua malattia. I rapporti, quindi e semplicemente, cambiano. Magari in modo impercettibile, a una prima osservazione: ma cambiano.

Quello che sono Donatori di Musica è una realtà singolare e plurale. Singolare: in quanto esperienza, progetto e associazione a tutti gli effetti. Plurale: perché espressione di un imprecisato numero di voci. Quindi: chi sono i Donatori di Musica e che cosa sono? La risposta migliore, come sempre, è la più semplice, nonché quella ufficiale. I Donatori di Musica sono una rete di musicisti, medici, infermieri, volontari, pazienti e familiari di pazienti, che 19


si propone di organizzare con regolarità stagioni concertistiche negli ospedali, in totale ed assoluta gratuità. Non si tratta però semplicemente dell’offerta di eventi culturali o di una forma di intrattenimento estemporaneo a favore di chi soffre, bensì della creazione di un rapporto continuativo tra la grande musica e la medicina, attraverso il quale tutti coloro che a diverso titolo vi partecipano - senza in quel momento indossare un camice o un pigiama - possano trovare o ritrovare una diversa dimensione nel vissuto dell’esperienza della malattia che li ha colpiti o che professionalmente curano. Portare la musica in ospedale per i Donatori è un evento che, perdendo estemporaneità e facendosi sistema, si presenta come un’avventura continua: come tutte le vere avventure, non può essere affrontata senza accettare di mettersi in discussione e vivere un percorso di cambiamento che coinvolge sé stessi e il senso con cui si affronta ogni cosa che si fa. I Donatori di Musica sono un attivatore relazionale, perché la musica si pone come oggetto alternativo alla base dell’incontro e del confronto tra malato e operatore sanitario, che per la prima volta sono posti uno di fronte all’altro per un motivo che non sia solo il cancro o un’altra malattia. Qui sta il senso progettuale dei Donatori: non si suona, si saluta e si torna alle proprie vite, fuori e dentro l’ospedale, ma si innesca un percorso che va oltre il concerto e trova realizzazione nei giorni successivi. Per gli operatori sanitari diventa difficile non prestare dovuto e partecipe ascolto alle richieste e ai chiarimenti del paziente, interagire con lui in modo superficiale o professionalmente asettico. La ragione è semplice: fino a 20


poco fa, a ieri o una settimana fa, tutti hanno partecipato al concerto, insieme, seduti gli uni accanto agli altri, come normali appassionati di musica che poi hanno condiviso un buffet commentando l’esibizione, scambiando pensieri e parole. Il paziente diventa meno timoroso del camice, scopre una maggiore libertà nell’esprimere non solo il dolore della malattia, ma qualsiasi altro disagio connesso ad essa e la relazione si sposta su un piano qualitativamente diverso, in cui la barriera che divide professionista e paziente è indebolita e molti dei dubbi nascosti trovano voce.

Cosa si fa Potremmo chiamarlo format: modello operativo fisso e replicabile. Potrebbe risultare più adatto definirlo setting: contesto codificato all’interno del quale si verifica un determinato evento sociale. Questo per dire che, nonostante niente di quello che accade prima, durante e dopo un concerto dei Donatori di Musica può essere previsto dal punto di vista del suo propagarsi emozionale, tutta la sua architettura progettuale si muove lungo coordinate precise, dai contorni molto chiari, strettamente funzionali all’obiettivo che si pone: tenere accesa e sviluppare la dinamica di una nuova cultura della cura della malattia tumorale e non solo. Solo in questo modo l’evento concerto può integrarsi con le attività sanitarie, convidendo con esse lo stesso percorso. 21


La condizione preliminare e imprescindibile perché il progetto possa trovare terreno fertile in un reparto ospedaliero, spiegano i Donatori, «è che la musica vi entri solo quando il reparto è pronto. Vale a dire: non inseriamo un pianoforte in un luogo dove il medico, lo staff sanitario, i volontari diventano buoni e attenti soltanto durante il concerto. Perché il senso dei Donatori di Musica si esprima e si attivi, serve convinzione e un reparto che, insomma, deve essere già armonico. Quello che per noi è un requisito davvero fondamentale è che i reparti coinvolti garantiscano l’eccellenza del loro modello di accoglienza, perché siamo assolutamente convinti che non possa esistere eccellenza clinica senza relazione. Studi confermano che malati seguiti da medici capaci di empatia presentano meno complicanze acute e una migliore aspettativa quantitativa di vita. Un risultato clinico positivo può venire dal migliorare la tua capacità empatica o dall’utilizzare l’ultimo, nuovissimo farmaco. Figuriamoci cosa possiamo ottenere se mettiamo insieme le due cose! E quando si parla di eccellenza, si intende una cosa precisa: fare bene il proprio mestiere. L’eccellenza è quella del piastrellista che a fine posa, passa la mano sul suo lavoro ed è contento, soddisfatto di quel che è stato capace di fare. Ecco: l’eccellenza non è la cosa straordinaria, ma quella normale, fatta meglio che si può». La cosa eccellente che i Donatori fanno meglio che possono, si snoda lungo quattro momenti precisi. Il prima – È la fase organizzativa, quella della preparazione. Chiama a raccolta il volontario che in ogni struttura ospedaliera realizza la locandina del concerto; quello che svolge attività di pubbliche relazioni con gli artisti e ne gestisce la 22


logistica, dall’arrivo all’eventuale pernottamento in albergo; quelli che contribuiscono alla trasformazione degli spazi ospedalieri in temporanee sale da concerto e alla loro rimessa in ordine; quelli che si impegnano nella preparazione e nell’allestimento del buffet conclusivo. Il durante – Il concerto. Dura per regola non più di un’ora, mai meno di 45 minuti. È l’evento attorno al quale i Donatori di Musica ruotano, ma non è il suo centro. Sembra una contraddizione, lo abbiamo già scritto, ma non lo è. Non potrebbero esistere i Donatori di Musica senza la musica suonata dal vivo, ma nel momento in cui viene eseguita diventa strumento di un rito collettivo di reciproca condivisione sociale ed emotiva, che la rende parte del progetto e non unica protagonista. Il dopo – Al termine del concerto, come il terzo tempo del rugby, il cibo del buffet preparato da volontari, pazienti, parenti diventa l’occasione essenziale per avviare un reciproco scambio di emozioni, opinioni, sensazioni, esperienze, conoscenze. È il momento in cui l’informalità diventa regola e i dialogo tra tutti i presenti assume l’orizzontalità che permette a chiunque di parlare all’altezza degli occhi di chiunque sia presente, a prescindere dal ruolo e dalla professionalità, dalla responsabilità e dalla malattia. Il tempo tra un concerto e quello successivo – Sono tutti i giorni dopo la data del concerto appena concluso e tutti i giorni prima di quello successivo. In reparto coinvolge medici, infermieri, i volontari. «Tutti i giorni dopo dovrai essere diverso perché dovrai essere sempre a disposizione per rendere credibili quelle due ore di concerto e rinfresco trascorse insieme ai malati, nonché i nuovi modelli di relazione che ne 23


sono derivati. La bellezza e la grandezza della rivoluzione dei Donatori di Musica si vede ancora di più tutti i giorni dopo: si vede nella quotidianità di reparto, fatta di vittorie e sconfitte, di lacrime e abbracci, di scienza, carne e cuore». Tutti i giorni dopo è la sintesi della continuità: «Il concerto prende senso come strumento e simbolo di condivisione: si discute, lo si prepara insieme, insieme si vive la bellezza del benessere che la musica sa dare, si gusta il cibo che accompagna l’incontro. Insieme si partecipa attivamente a un processo che non si chiude mai: ogni nuovo concerto promuove un cambiamento nelle persone e nelle relazioni, il dopo del concerto di oggi diviene il prima del concerto di domani, in un percorso aperto e sempre in evoluzione».

Come si fa Tra i Donatori di Musica la prima regola, non detta e non scritta, è che dirsi grazie, pur essendo sempre gradito, non mai è richiesto: «È una fortuna donare qualcosa che altri ricevono volentieri, come chi ha il piacere di cucinare quando trova commensali affamati. Non è solo spirito di servizio o passione e piacere per il proprio lavoro: è amore allo stato puro, ovvero, tecnicamente, è un senso di espressione creativa intrecciato a un forte senso di corrispondenza emotiva». Niente grazie, quindi, perché non si sa chi dona di più, se il donatore o chi riceve; non si sa chi riceve di più; non si conosce quanto una persona, ricevendo, permette a chi dona di scoprire il senso nascosto di quel che sta offrendo. 24


I princìpi sono quelli che fanno dei Donatori di Musica un progetto vero e proprio, strutturato e sistemico, che non prevede la semplice organizzazione ed esecuzione di concerti all’interno degli ospedali, ma richiede a chi vuole aderirvi una scelta convinta e un impegno serio e costante nel soddisfare una serie di requisiti discriminanti: se non possono essere garantiti, i Donatori di Musica non possono esprimersi per quello che sono. Lo spazio fisico e mentale – I reparti che vogliono aderire ai Donatori di Musica devono poter disporre, al loro interno, di una sala dove ospitare i concerti, ma soprattutto di personale medico/infermieristico motivato nel voler tenere vivo l’impegno organizzativo ed essere presente quando il musicista si esibisce. I Donatori di Musica sono un’espressione di libertà e, come cantava Giorgio Gaber, «libertà è partecipazione». Dire «Ok, venite, suonate, organizzate, fate voi», non fa parte del loro DNA. La continuità - Prima di suonare, si organizza. I concerti sono sempre parte di stagioni regolari, a cadenza settimanale o quindicinale. Devono tenersi possibilmente sempre allo stesso giorno, alla stessa ora e nello stesso spazio. Non è solo una questione di continuità organizzativa, ma anche psicologica. Si determina attesa, si mette in circolo il senso che il progetto non esaurisce il suo compito durante il giorno di concerto, ma dura anche nel periodo tra un’esibizione e la successiva. La ciclicità dei concerti è definita con sufficiente anticipo, costruendo un calendario organizzato: dal concerto a tutte le attività connesse (scrittura dei programmi e delle locandine, coordinamento dei musicisti e dell’accordatore del pianoforte, logistica di sala e preparazione del rinfresco per 25


il dopo concerto…) che sono note con mesi di anticipo. In questo modo, anche «un’attività potenzialmente evanescente come un concerto entra nella concretezza della vita quotidiana di un reparto ospedaliero di oncologia come qualcosa di bello da aspettare, come un momento bello a cui partecipare e da ricordare anche a distanza di tempo. Donatori di Musica e le sue stagioni concertistiche generano infatti prospettive di futuro e quindi possono modificare in concreto le proiezioni temporali di pazienti, familiari e del sistema dei curanti. Modificare le prospettive di tempo è una formula tecnicistica di descrivere la speranza, ingrediente difficile da creare in natura, spesso (quasi) del tutto assente nei reparti di oncologia». La qualità – I concerti sono tenuti da musicisti con un’attività concertistica consolidata, per garantire una qualità analoga a quella delle stagioni che si svolgono nei teatri e nelle più importanti sale da musica. Gli artisti sono selezionati

Il pianista milanese Luca Schieppati al termine del concerto nell’Oncologia di Mantova, 31 ottobre 2014

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dal Comitato Artistico dei Donatori. Questo non significa che, accettando i Donatori in reparto, si faccia una scelta elitaria. Tutt’altro. Per esprimere al meglio «il dono della musica ma anche di riceverla», i Donatori hanno scoperto che portare in ospedale grandi musicisti professionisti e lasciare che si spoglino della loro armatura professionale sono condizioni senza le quali non si possono ottenere feedback concreti in nessuno dei soggetti coinvolti, dai malati ai medici. Scrive Claudio Graiff: «Se gli eventi eccezionali si ripetono, tendono ad essere considerati normali. La ripetitività contribuisce a costituire uno standard di riferimento implicito. In questo senso la costante e ciclica presenza di musicisti di grandissimo talento e professionalità contribuisce a creare una condizione costante di qualità, che come norma non fa più l’effetto sorprendente di un evento eccezionale. La ricetta è dunque quella di organizzare eventi di qualità, in modo costante, con elementi di grande professionalità». L’empatia - I concertisti non si mettono il frac, suonano in abiti casual e normalmente dialogano con il loro pubblico, presentando i brani e raccontano il perché hanno scelto di eseguirli. È previsto un momento conviviale dopo il concerto, perché i pazienti possano parlare e conoscere personalmente i musicisti, nell’ottica di un abbattimento delle barriere e delle distinzioni tra malato e sano, tra medico e paziente. Allo stesso modo, personale medico e malati sono invitati a lasciare in ufficio e in camera il camice e il pigiama. Al concerto si porta rispetto e ci si va in abiti civili, rendendosi in tutto e per tutto simili agli altri. L’abbigliamento funzionale di reparto per due ore può rimanere appeso su 27


un gruccia: agli eventi dei Donatori partecipano prima di tutto delle persone. La gratuità - I musicisti si esibiscono gratuitamente. I concerti sono a ingresso gratuito e limitato ai pazienti, ai loro familiari e allo staff ospedaliero, cosÏ da non interferire con le stagioni concertistiche tradizionali. Regole precise, che permettono di raggiungere un obiettivo ambizioso: sgretolare l’immagine del reparto oncologico come luogo associato alla sofferenza, al dolore, alla morte. Regole che ne determinano la sua riproducibilità .

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Appendice 1 Oltre il Premio Langer, gli altri riconoscimenti 1. Il giornalista bergamasco Franco Abbiati per quarant’anni ha firmato sul Corriere della Sera una delle più autorevoli e seguite rubriche di musica classica. A lui è intitolato il premio della Critica Musicale Italiana istituito nel 1981, con il patrocinio dell’amministrazione comunale di Bergamo, per l’appassionata volontà di Filippo Siebaneck, allora presidente dell’Azienda Autonoma del Turismo. Il premio Abbiati è attribuito ogni anno, su indicazione dell’Associazione Nazionale Critici Musicali, ai protagonisti della vita artistica italiana e accanto alle segnalazioni di merito assoluto - migliore spettacolo, migliori artisti della stagione - ha contribuito alla segnalazione di giovani talenti e di iniziative artistiche o didattiche di particolare significato nazionale. Dal 2000, anno della scomparsa di Filippo Siebaneck, è stato istituito un premio nel premio a lui dedicato e destinato a iniziative significative nell’ambito della didattica musicale e dell’avviamento professionale dei giovani. Nell’aprile 2012, il Premio Siebaneck viene assegnato a Donatori di Musica, «progetto - così motiva il conferimento letto da Angelo Foletto, presidente della giuria e dell’Associazione Critici Musicali - cresciuto per la dedizione di numerosi eccellenti artisti che, disinteressatamente, continuano a esibirsi nelle corsie di varie città, divulgando il patrimonio musicale d’arte e trasmettendo le emozioni feconde e confortanti delle esibizioni dal vivo». 2. Il 5 febbraio 2013 la giuria degli ICMA, International Music Awards, formata dai rappresentanti di quindici delle principali testate giornalistiche europee specializzate 165


in musica classica, assegna al pianista siciliano Alessandro Mazzamuto il premio nella categoria Giovane Strumentista dell’Anno. Mazzamuto lo vince grazie alla qualità espressiva ed esecutiva di un cd pubblicato per l’etichetta Arts e che già aveva vinto il premio Supersonic promosso dal periodico Pizzicato. Il legame tra Alessandro Mazzamuto, gli ICMA, il premio Supersonic e i Donatori di Musica è Gian Andrea Lodovici. La famiglia, infatti, ha deciso di dare vita a un premio «per incoraggiare i giovani musicisti a vivere la propria carriera artistica anche come una missione filantropica, usando il loro talento a favore di chi soffre e portando la musica dal vivo anche in contesti diversi dai normali circuiti concertistici, così da perpetuare quel particolare spirito di intendere la musica come reciproco dono e arricchimento che Gian Andrea ha saputo vivere e condividere con chi ha avuto il privilegio di incontrarlo». Nel 2011 il Premio Gian Andrea Lodovici è assegnato proprio a Alessandro Mazzamuto, il quale si aggiudica la possibilità di vedersi produrre un cd, dedicato alle musiche di Sergej Vasil’evič Rachmaninoff, che esce nel 2012, conquista premi, riconoscimenti e il convinto plauso della critica. 3. Dal 2007 la Facoltà di Scienze della Formazione, oggi Dipartimento di Studi Umanistici, dell’Università degli Studi di Trieste, organizza il contest creativo “20 di Idee”, in collaborazione con l’Associazione Onlus “Goffredo de Banfield”, attiva nel sostegno e nell’ascolto della vecchiaia e della malattia del morbo di Alzheimer, e ADCI – Art Directors Club Italiano (l’Associazione dei creativi italiani della comunicazione). L’obiettivo è «promuovere la qualità in campo pubblicitario, 166


fornendo agli studenti una prima opportunità di mettersi alla prova». I loro elaborati ogni anno entrano a far parte della mostra Il Buon Lavoro Premia (è la pubblicità, bellezza…), assieme agli ADCI Awards sulla migliore pubblicità nazionale dell’ultimo anno. Dalla seconda edizione, «il contest si evolve con l’iniziativa Dai-Avrai, per sensibilizzare e dare forza al sostegno solidale in due sensi: a chi dona e a chi riceve. Le ipotesi di campagne di sensibilizzazione degli studenti coinvolgono, di progetto in progetto, un’associazione di riferimento dedicata, rivolgendosi a un target molto ampio». Nel 2011 un gruppo di studenti sceglie i Donatori di Musica come oggetto di studio e «partner virtuale per un’ipotesi di annunci pubblicitari» da presentare in gara. L’8 aprile la campagna ideata a favore dei Donatori viene scelta con 118 voti su 667 totali e si aggiudica il Premio del Pubblico Dai-Avrai. Il visual è quello di uno stetoscopio che porta stretto a sé un cravattino da cerimonia. Lo slogan: “Quelli Tra Palco e Realtà”. Sonia Ravanello, studentessa e art director del progetto insieme a Silvia Bove, spiega: «Nel corso del lavoro abbiamo scoperto che molteplici sono le associazioni che nelle maniere più diverse cercano di dare un contributo alle persone che hanno bisogno di aiuto per una vita più dignitosa. Siamo rimasti colpiti in particolare dalle vostre attività: l’idea di utilizzare la musica per le persone bisognose è un gesto semplice quanto di grande valore. La musica è invisibile, incorporea, ma ha la capacità di far accadere magie: niente come lei sa dare spensieratezza, leggerezza e unire le persone come lingua universale. Ecco il nostro piccolo contributo al vostro impegno di ogni giorno».

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Appendice 2 I Donatori di Musica Direttivo Maurizio Cantore, presidente Roberto Prosseda, direttore artistico Andrea Mambrini, segretario Soci fondatori: Claudio Graiff, Massimo Innocenti, Roberto Furcht, Mauro Tagliani, Stefano Lazzoni, Luigi Attademo, Maria Rita Lusso, Flavia Rossi Consulenti artistici: Valentina Lo Surdo, Simone Soldati, Cristian Carrara, Luca Schieppati, Alessandra Ammara, Irene Veneziano, Riccardo Risaliti Oncologie Oncologia di Bolzano Referente: Claudio Graiff Primario: Claudio Graiff Altri medici Susanne Baier, Elisabetta Cretella, Cristina Dealis, Maria Lusso, Marija Petric, Judith Stocker, Emanuela Vattemi Personale volontario Utta Schrott, Maria (Myria) Idone , Ulli Kalser, Fabrizia Nerozzi, Anna Titton, Volontarie del Gruppo “Il fiocco Rosa�, Gianfranco Magi, Silvano Morandi, Claudio Favretto

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Oncologia, Spedali Civili di Brescia Referente: Mauro Tagliani Medici Edda Simoncini, Mauro Tagliani (psico-oncologo) Infermieri Conti Elisabetta Volontari Claudio Agoni, Maria Mantovani, Cominelli Emanuele, Tomasi Giovanna Oncologia di Carrara Referente: Andrea Mambrini Medici oncologi Andrea Mambrini, Paola Pacetti Personale volontario Elena Bonotti, Francesca Bonotti, Sara Cricca, Le Donne Di Lavacchio, Franco Falchetti, Francesca Innocenti, Massimo Innocenti, Enrica Maggi, Massimo Orlandi, Daniela Palla, Rosaba Pitanti, Stefano Valentini, Flavia Zanconati Salute mentale di Conegliano Veneto Referente: Manlio Matranga Oncologia di Mantova Referente: Maurizio Cantore Medici Maurizio Cantore, Roberto Barbieri, Carla Rabbi, Rita Cengarle, Giovanna Cavazzini, Simone Voltolini, Roberta Gaiardoni, Franca Pari, Donatella Zamagni, Chiara Iridile (psico oncologa) Infermieri Ilenia Zanardi, Erika Paterlini, Isabella Franzoni, Marisa Frascari, Luigia Lavagnini, Maria messina, Angela Nolli, Simona Tellini,

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Simona Scaglioni, Patrizia Vivirito, Stefania Vomiero, Katia Zucchi, Paola Ferri, AlessaiaFumasoli, Emilia Rosiello Data manager Beatrice Vivorio, Patrizia Morselli Volontari Corrado Sarzi Amadè, Bruno Ricci, Anna Lanfredi, Antonella Carnevali, Luca Cominotti, Giuseppe Donini, Fabrizio Sanfelici Con il sostegno di: Istituto Oncologico Mantovano, ABEO Oncologia, San Camillo Forlanini di Roma Referente: Giovanna Natalucci Oncologia di Saronno Referente: Claudio Verusio Medici Claudio Verusio, Elena Bossi, Giuseppe Di Lucca, Raffaella Morena, Maria Chiara Parati, Chiara Rossini, Maria Marconi (psiconcologa) Data Manager Alice Ballerio Infermieri Monica Anderboni, Serena Biscella, Manuela Canavesi, Nicoletta Ceccarelli, Marco Corcione, Sergiu Flestea, Sonia Ghirimoldi, Marinella Macente, Daniela Monti, Maria Immacolata Morrone, Patrizia Nastasi, Valeria Orsini, Manuela Pontiggia, Lucia Reina, Irene Rizzo, Silvia Tegon, Silvana Caroni, Maria D’Emmanuele, Patrizia Flamini, Elena Lontis, Vittoria Romano, Lina Spagnolo Assistente amministrativa Erika Gazzola Volontari esterni Paola Napolitani, Alessandro Petrini, Rita Gianni Con il sostegno di AAOS (Associazione Amici Dell’Oncologia Ospedale di Saronno) Volontari LILT 170


Oncologia di Sondrio Referente: Alessandro Bertolini Medici: Alessandro Bertolini, Alessandro Pastorini, Ornella Fusco, Mario Saverio Fiumanò, Panagiotis Deligiannis, Ilario Giovanni Rapposelli, Elisabetta Menatti Volontari: Stefano Lazzoni, Martha Luisa Montes Pawlosky, Maria Grazia Melazzini, Milena Marchi, Franca Rabbiosi, Ilde Osmetti Oncologia di Vicenza Ex Primario e referente: Paolo Morandi Volontari Francesca Lovato Chirurgia Pancreatica di Verona Medici Claudio Bassi, Edgardo Picardi, Flaviana Antonini Infermiere Beatrice Personi

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Volontari VOLONTARI DEL GRUPPO “IL FIOCCO ROSA”

STRUTTURA

MANSIONE

Maria (Myria) Idone

Oncologia Bolzano

Infermiera e referente infermieristico del progetto

Fabrizia Nerozzi

Oncologia Bolzano

Collaboratrice strategica e componente del Direttivo Lega Tumori

Utta Schrott

Oncologia Bolzano

Coordinatrice infermieri

Elena Bonotti

Oncologia Carrara

Tesoriera, cuoca, amica dei pazienti

Francesca Bonotti

Oncologia Carrara

Rapporti con artisti

Luisa Colombina

Oncologia Carrara

Cuoca

Sara Cricca

Oncologia Carrara

Cuoca

Donne Di Lavacchio

Oncologia Carrara

Pasticcere

Franco Falchetti

Oncologia Carrara

Autista

Claudio Favretto

Oncologia Bolzano

Della “Succuman pianoforti” e il suo staff, accordatura e manutenzione pianoforte

Francesca Innocenti

Oncologia Carrara

Fotografia, riprese

Massimo Innocenti

Oncologia Carrara

Presidente provinciale Bianco Airone Carrara, autista

Enrica Maggi

Oncologia Carrara

Programmi di sala, cuoca

Gianfranco Magi

Oncologia Bolzano

Audiovisivi, luci di scena

Silvano Morandi

Oncologia Bolzano

Giornalista, pubbliche relazioni

Massimo Orlandi

Oncologia Carrara

Tecnico luci, fotografo

Daniela Palla

Oncologia Carrara

Cuoca, amica dei pazienti

Rosalba Pitanti

Oncologia Carrara

Cuoca

Ubaldo Ponzio

Webmaster

Anna Titton

Oncologia Bolzano

Amica dei pazienti, volontaria Lega Tumori

Stefano Valentini

Oncologia Carrara

Accordatore di pianoforte

Flavia Zanconati

Oncologia Carrara

Segreteria generale, rapporto con artisti, relazioni con malati

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Alfonsi Pianoforti, Roma Arts Music, Monaco di Baviera Luigi Borgato, costruttore e accordatore di pianoforti Mauro Buccitti, tecnico accordatore di pianoforti Matteo Costa, ingegnere del suono Roberto Furcht, Furcht Pianoforti, Milano Il Pianoforte, Verona Egidio Galvan, tecnico accordatore di pianoforti Ubaldo Ponzio, webmaster Mario Rocco, tecnico accordatore di pianoforti Giovanni Scoz, commercialista Valerio Sabbatini, tecnico accordatore di pianoforti, Roma

Musicisti Daniele Alberti, pianoforte Giovanni Allevi, pianoforte Davide Alogna, violino Alessandra Ammara, pianoforte Mario Ancillotti, flauto Quartetto Anthos Gilles Apap, violino Marie France Arakelian, pianoforte Guido Arbonelli, clarinetto Renzo Arbore, clarinetto Emanuele Arciuli, pianoforte Leonora Armellini, pianoforte Roberto Arosio, pianoforte Claudio Astronio, clavicembalo Luigi Attademo, chitarra Francesco Attesti, pianoforte Quartetto Avos Andrea Bacchetti, pianoforte Maurizio Baglini, pianoforte Gabriele Baldocci, pianoforte Giampaolo Bandini, chitarra Arcadio Baracchi, flauto Cristina Barbuti, pianoforte Nancy Barnaba, violino Sandro Ivo Bartoli, pianoforte Anna Barutti, pianoforte Giacomo Battarino, pianoforte Vanessa Benelli, pianoforte Martin Berkofsky, pianoforte

Pavel Berman, violino Gemma Bertagnolli, soprano Chiara Bertoglio, pianoforte Giovanni Bietti, pianoforte Andrea Bocelli, tenore Stefano Bollani, pianoforte Alberto Bologni, violino Rodolfo Bonucci, violino Maria Luigia Borsi, soprano Giancarlo Boschetti, chitarra Lorenzo Bovitutti, pianoforte Monaldo Braconi, pianoforte Trio Broz, trio d’archi Paola Biondi e Debora Brunialti, duo pianistico Cristiano Burato, pianoforte Davide Cabassi, pianoforte Stefano Cafaro, pianoforte Michele Campanella, pianoforte Gloria Campaner, pianoforte Bruno Canino, pianoforte Michelangelo Carbonara, pianoforte Alessandro Carbonare, clarinetto Nazzareno Carusi, pianoforte Edoardo Catemario, chitarra Monica Cattarossi, pianoforte Duccio Ceccanti, violino Vittorio Ceccanti, violoncello Elena Cecconi, flauto

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Giulio Cecconi, pianoforte Fabio Centanni, pianoforte Attilia Kiyoko Cernitori, violoncello Francesco Cerrato, violino Stefano Cerrato, violoncello Muriel Chemin, pianoforte Cesare Chiacchieretta, bandoneon Silvia Chiesa, violoncello Gherardo Chimini, pianoforte Anna Maria Chiuri, soprano Enrica Ciccarelli, pianoforte Domenico Codispoti, pianoforte Roberto Cominati, pianoforte Andrea Corazziari, pianoforte Sergey Costantnov, pianoforte Flavio Cucchi, chitarra Gloria D’Atri, pianoforte Elisa D’Auria, pianoforte Francesco D’Orazio, violino Massimiliano Damerini, pianoforte Pietro De Maria, pianoforte Giorgio De Martino, pianoforte Ensemble della fondazione Mahler Elio delle Storie Tese, baritono Calogero Di Liberto, pianoforte Francesco Di Rosa, oboe Michele Di Toro, pianoforte Andrea Dieci, chitarra Dolcenera, cantautrice Enrico Dindo, violoncello Anton Dressler, clarinetto DuoKeira, duo pianistico Roberto Fabbriciani, flauto Michele Fabrizi, pianoforte Roby Facchinetti, cantante Carlo Failli, clarinetto Claudio Farina, chitarra Angela Feola, pianoforte Duo Feola, duo pianistico Claudio Ferrarini, flauto Massimiliano Ferrati, pianoforte Francesco Fiore, viola Matteo Fossi, pianoforte Filippo Gamba, pianoforte Cinzia Genderian, soprano

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Massimiliano Genot, pianoforte Federico Gianello, pianoforte Roberto Giordano, pianoforte Fabrizio Giovannelli, pianoforte Alessandra Giovannotti, pianoforte Corrado Giuffredi, clarinetto Gioia Giusti, pianoforte Simone Gramaglia, viola Corrado Greco, pianoforte Carlo Guaitoli, pianoforte Chen Guang, pianoforte Roberto Issoglio, pianoforte Jin Ju, pianoforte Eleonora Kojucharov, pianoforte Sergej Krylov, violino Susanna Kwon, soprano Giuseppe Laffranchini, violoncello Olaf Laneri, pianoforte Sabrina Lanzi, pianoforte Tatiana Larionova, pianoforte Viviana Lasaracina, pianoforte Stefano Lazzoni, pianoforte Ensemble Le Monde, trio Monica Leone, pianoforte Francesco Libetta, pianoforte Michela Lombardi, cantante Alexander Lonquich, pianoforte Andrea Lucchesini, pianoforte Giuseppe Lupis, pianoforte Benedetto Lupo, pianoforte Maria Luzzato, flauto Daniela Maimone, fisarmonica Akané Makita, pianoforte Fiorella Mannoia, cantautrice Alessandro Marangoni, pianoforte Piernarciso Masi, pianoforte Wladimir Matesic, organo Alessandro Mazzamuto, pianoforte Lorenzo Mazzamuto, violino Federica Mazzanti, viola Denia Mazzola Gavazzeni, soprano Fabrizio Meloni, clarinetto Franco Mezzena, violino Lorenzo Micheli, chitarra Ljuba Moiz, pianoforte


Chiara Molinari, soprano Federico Mondelci, sassofono Antonella Moretti, pianoforte Suela Mullaj, violino Marcello Nardis, tenore Fabio Neri, direttore d’orchestra Giovanni Nesi, pianoforte Francesco Nicolosi, pianoforte Carlotta Nobile, violino Alberto Nosé, pianoforte Paolo Ognissanti, violoncello Sumiko Ohjo, pianoforte Andrea Oliva, flauto Mattia Ometto, pianoforte Simone Ori, pianoforte Enrico Pace, pianoforte Massimo Palumbo, pianoforte Mario Panciroli, pianoforte Gino Paoli, cantautore Elisa Papandrea, violino Fiorenzo Pascalucci, pianoforte Stefano Pellini, organo Nicola Perfetti, chitarra Emanuela Piemonti, pianoforte Marco Pierobon, tromba Vitaly Pisarenko, pianoforte Roberto Plano, pianoforte Enrico Pompili, pianoforte Cristiano Porqueddu, chitarra Roberto Prosseda, pianoforte Stark Quartet, quartetto fiati Quartetto di Cremona Maria e Fabiana Ragazzoni, duo pianistico Gabriele Ragghianti, contrabbasso Luca Ranieri, viola Mauro Ravelli, pianoforte

Danilo Rea, pianoforte Andrea Rebaudengo, pianoforte Stefania Redaelli, pianoforte Paolo Restani, pianoforte Susanna Rigacci, soprano Riccardo Risaliti, pianoforte Daniel Rivera, pianoforte Igor Roma, pianoforte Francesco Romano, liuto Alexander Romanovsky, pianoforte Niccolò Ronchi, pianoforte Cristiano Rossi, violino Flora Leda Sacchi, arpa Christian Salerno, pianoforte Patrizia Salvini, pianoforte Marco Santià, pianoforte Marco Schiavo, pianoforte Luca Schieppati, pianoforte Orazio Sciortino, pianoforte Desiré Scuccuglia, pianoforte Simone Soldati, pianoforte Massimo Somenzi, pianoforte Bruno Taddia, baritono Pietro Tagliaferri, sassofono Sonig Tchakerian, violino Pietro Toniolo, sassofono Luca Trabucco, pianoforte Mariangela Vacatello, pianoforte Valentina Vanini, mezzosoprano Irene Veneziano, pianoforte Marco Vincenzi, pianoforte Virtuosi Italiani Takahiro Yoshikawa, pianoforte Duo Zadra Righini, duo pianistico Maurizio Zanini, pianoforte Roque Zappulla, pianoforte Cristina Zavalloni, soprano

Gli elenchi pubblicati possono essere incompleti per la costante espansione dei Donatori di Musica. Eventuali omissioni e aggiornamenti verranno inseriti nelle ristampe.

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