Halloween Party (anteprima)

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Ideazione e testi: Paola Pacetti Progetto grafico e illustrazioni: Chiara Di Vivona Per il CD allegato al libro: musiche originali di Fabrizio De Rossi Re postproduzione: Matteo Ruberto voce narrante: Rossella Mattioli chitarra: Riccardo Manzi kalimba: Leonardo Cesari liuto: Andrea Damiani pianoforte acustico e voce: Fabrizio De Rossi Re violino e voce: Costanza Damiani voce rap: Jack Santini Registrazione effettuata il 2 Settembre 2016 presso: WANDER Studio, di Leonardo Cesari, Via Slataper 9 - Roma Proprietà esclusiva per tutti i Paesi: Edizioni Curci S.r.l., - Galleria del Corso, 4 - 20122 Milano Š Copyright 2016 by Edizioni Curci S.r.l., Milano Tutti i diritti sono riservati EC11956 / ISNB: 9788863952308 www.edizionicurci.it Prima stampa in Italia, nel 2016, da INGRAF Industria Grafica S.r.l., Via Monte San Genesio 7 - Milano

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Questo libro è di: _______________

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a tutti i miei bambini

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Personaggi e fantasmi (in ordine di apparizione)

A T

nna e om sono i protagonisti della nostra storia

F

H

lorence arper è la padrona di casa

I B F

ris lue è una cantante,

O

red un pianista jazz

liver è il maggiordomo

SA D L E D

ir rchie rake suona il liuto e ady ugenia esmond è la sua adorata moglie

B W

J

imi è un chitarrista rock

urton

eston, il perfido impresario

B

illy ama il rap

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Dolcetto o scherzetto

C

rick crack, crick... frushh. Le foglie rosse e croccanti erano stese a terra come un tappeto prezioso ed era divertente pestarle. Il chiarore del pomeriggio svaniva in un viola bluastro e la luna cominciava ad affacciarsi dietro la sagoma nera della collina. Ogni tanto una nuvola velava il cielo terso e una folata di vento giungeva improvvisa. Lungo il viale scarsamente illuminato due figure camminavano fianco a fianco, il passo svelto di chi sta andando in una direzione precisa. «Uffa! Mi fanno male i piedi». «Te lo avevo detto che questa non era roba da femminucce e ti ricordo che sei stata tu a insistere. Quindi ora resisti... ancora una porta e abbiamo finito. Non vorrai fare la rompiscatole proprio adesso che ci stiamo divertendo». «Non sono una rompiscatole! Ma siamo in giro da quattro ore». Tom non rispose nulla, si fermò e con un sorriso e un inchino disse: «Se vuoi andare principessa, accomodati pure...» «Smettila!» Anna strinse i denti, le dava fastidio quando Tom 7 © 2016 by Edizioni Curci S.r.l., Milano – Tutti i diritti sono riservati


la chiamava ‘principessa’ solo per prenderla in giro, come per dire che era viziata. Così per la stizza aveva battuto un piede a terra e il gatto randagio che li seguiva da un po’ aveva fatto uno scatto di traverso, saltando nell’aiuola con un miagolio sinistro. La ragazzina non aveva potuto fare a meno di sobbalzare ma non voleva che Tom capisse che si era spaventata. Odiava essere trattata come una bambina paurosa. Così aveva fatto un altro passo verso il buio che sembrava una caverna pronta a inghiottirli ma, mentre stava raccogliendo tutte le sue forze per proseguire, la voce di Tom l’aveva fermata. «Guarda, è dove abita la signorina Florence Harper, la zia di Bettina». «Dove abitava la signorina Harper, vorrai dire. Da quando è andata in pensione credo si sia trasferita, anzi da quello che si dice in giro si è volatilizzata, all’improvviso nessuno l’ha più vista né ha saputo più niente di lei. In paese si dice che sia andata a vivere in Africa, o forse in Messico perché soffriva di reumatismi ed era convinta che per le sue ossa ci sarebbe voluto uno di quei posti dove il sole ti scalda. E ripeteva che lei, se avesse avuto la fortuna di vivere in un paese così 8 © 2016 by Edizioni Curci S.r.l., Milano – Tutti i diritti sono riservati


non avrebbe fatto altro che mettersi tutto il giorno al sole. Piuttosto, lo sai che la signorina Florence aveva letto tutti, ma proprio tutti i libri che c’erano nella biblioteca comunale? Sapeva un sacco di cose, e se qualcuno aveva un dubbio o una curiosità lei riusciva sempre a dargli un consiglio giusto. Bettina dice che la zia le manca molto. Da un giorno all’altro ha caricato le valigie su un treno e chissà dove se ne è andata. Strano no che sia sparita così? E la casa... pensavo che non ci vivesse nessuno. Ehi, aspettami!» Ma Tom non l’ascoltava più da un pezzo. Con un balzo era già quasi arrivato al vialetto illuminato da un lampioncino che spandeva una luce gialla. Anna accelerò per cercare di stargli dietro. Provò a camminare con un passo ritmato che le ricordava una canzoncina che le aveva insegnato la maestra (bababa sono qua, pepepè un due tre...), ma le scarpe strette le facevano troppo male e allora iniziò a saltellare da un piede all’altro come se stesse giocando a campana. Passo dopo passo la luce si avvicinava e la casa diventava sempre più visibile. «Va bene. Ancora una e poi basta, promettimelo» aveva detto a bassa voce, ma Tom l’aveva guardata beffardo. Il portoncino era a pochi metri. Bastava attraversare la strada. Le voci degli altri bambini si erano allontanate, ogni tanto si sentiva l’eco di chiacchiere e risate, ma era come se arrivasse da un’altra galassia. 9 © 2016 by Edizioni Curci S.r.l., Milano – Tutti i diritti sono riservati


Dolcetto o scherzetto, dolcetto... scherzetto, per avere dei doni è un giorno perfetto. La notte è buia, la luna piena, rospi ben cotti già pronti per cena. Bussiamo alle porte già illuminate da centinaia di zucche stregate, Il tredici è certo che porti fortuna: basta che in cielo risplenda la luna e che di stella non ne manchi nessuna. Ormai era buio, ma la luna faceva capolino da dietro un albero e si era alzato un venticello leggero che rinfrescava le guance. La sera odorava di foglie umide e legna bruciata. «Sbrigati... sei proprio una pappamolla», con un balzo Tom era già arrivato nel vialetto di accesso. La casa non era grande, ma aveva una sua solenne imponenza. Di mattoncini un po’ sbiaditi, con le finestre circondate da edera e rampicanti. La ghiaia bianca del viale, illuminata dalla luce della luna, scricchiolava sotto i loro passi e nel giardino c’erano alberi dal tronco enorme al quale erano appese due altalene che dondolavano spinte dal vento. Il portone di ingresso era rosso, di un rosso squillante, con un 10 © 2016 by Edizioni Curci S.r.l., Milano – Tutti i diritti sono riservati


grande pomello d’ottone e i lati incorniciati da vetri colorati. Sul tetto, contro la luce della luna, si stagliavano le sagome di comignoli fumanti. Non si poteva certo dire che non fosse un bell’edificio, ma Anna avrebbe apprezzato di più se non avesse avuto tanto mal di piedi. Era colpa di quello stupido costume da zombie e di quelle scarpe troppo strette. Tom si era impuntato. Aveva letto da qualche parte che la notte di Halloween se si vuole avere fortuna bisogna bussare a tredici porte. E così avevano trascorso il pomeriggio terrorizzando tutti quelli che aprivano. In realtà nessuno si era spaventato veramente: solo un bambino piccolo, attaccato alla gonna della mamma si era messo a piagnucolare, ma tutti gli altri sembravano divertiti per il loro travestimento. Del resto non avevano tralasciato nessun particolare per cercare di avere l’aspetto più terribile e ripugnante: vestiti laceri, capelli arruffati, occhi cerchiati di nero e tanto sangue finto, che colava dal lato della bocca e imbrattava la camicia bianca di Tom e la maglietta di Anna. Per esser più verosimili, come morti viventi appena usciti dalla tomba, ogni tanto emettevano lugubri versi e avevano anche infangato le scarpe. Anna ne aveva recuperate un paio dalla busta dove la mamma metteva i vestiti diventati troppo piccoli e ora i suoi piedi si stavano 11 © 2016 by Edizioni Curci S.r.l., Milano – Tutti i diritti sono riservati


ribellando. Per fortuna quella era la tredicesima porta alla quale avrebbero bussato, un ultimo ‘dolcetto o scherzetto’ e poi finalmente a casa. «La porta è socchiusa, senti che profumino, c’è qualcuno che sta preparando frittelle», Tom annusava l’aria come un cane da tartufo. La sua fame era insaziabile, mangiava di continuo, a tutte le ore, anche se era magro come un chiodo. La madre di Anna diceva che era perché non stava mai fermo. «Avranno dimenticato di chiudere», Tom si era attaccato al campanello che risuonava squillante nella notte che avanzava, ma nessuno aveva risposto e dopo un po’ il ragazzino aveva iniziato a bussare, colpendo a intermittenza il battente d’ottone. Niente. Dall’interno della casa nemmeno un respiro. «Andiamo via, è tardi», Anna aveva provato a farlo desistere ma Tom non si tratteneva più, quella situazione aveva acceso la sua curiosità. «Stai scherzando vero? Io da qua non mi muovo nemmeno con le cannonate». «Allora facciamo così: io aspetto qui fuori e quando hai finito andiamo a casa». Il tempo di crollare sulla ghiaia che lambiva il gradino d’ingresso e slacciarsi le scarpe e già Tom non c’era più. 12 © 2016 by Edizioni Curci S.r.l., Milano – Tutti i diritti sono riservati


Era stato come risucchiato all’interno: un momento prima era ancora con la mano alzata per bussare, e un secondo dopo era sparito. Il solito Tom. Non gliene importava niente di lei e tantomeno dei suoi piedi. Fece uno sforzo sovrumano per rialzarsi. La porta rossa era sempre socchiusa. Esitando Anna si era avvicinata, solo per dare una sbirciatina, ma non aveva ancora mosso un muscolo quando sentì come se un cucchiaio gigante la spingesse. Era come quando sei sullo scivolo in discesa e non puoi fermarti. In un attimo era stata tirata dentro anche lei. Il tempo di guardarsi intorno e vedere Tom in fondo alla stanza. «Ehi, potevi almeno avvertirmi che saresti entrato». «Cosa? Ah sì, scusa, guarda che meraviglia, è un modello del 1940, quasi cento anni fa, ci pensi? Lo so perché mia nonna ne ha una uguale, mi ha detto che le prime radio erano grandi, di legno e avevano un posto importante nelle case dei pochi fortunati che ne possedevano una. Secondo lei la radio è stata una delle invenzioni più importanti del Novecento perché ha dato la possibilità di comunicare senza fili».

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Tom le parlava, ma non si era nemmeno girato e continuava ad armeggiare con le enormi manopole di una vecchia radio. Nella stanza si diffondeva una musica di altri tempi, una voce melodiosa cantava una canzone lenta. «Se fossi in te non toccherei nulla, non è casa nostra, non sappiamo chi ci abita e potrebbe anche essere qualcuno senza alcun senso dell’umorismo». «Non ti preoccupare, cambio stazione, vediamo se c’è qualcosa di più allegro di questa lagna». Tom aveva iniziato a girare i due grossi pomelli neri come se fossero i manici di un biliardino, ma la voce cantava sempre la stessa canzone. «C’è nessuno in casa? Dolcetto o scherzetto... ehi... c’è qualcuno?» Tom aveva mollato la radio e si aggirava nel grande salone al centro del quale spiccava la sagoma nera di un pianoforte a coda. La casa non sembrava disabitata. Un bel fuoco crepitava nel camino di pietra scura e l’odore di frittelle era inequivocabile. Anna era come ipnotizzata dalla fiamma vivace e avrebbe voluto scaldarsi un po’, ma ancor di più andarsene. Non le piaceva stare lì. Si avvicinò al pianoforte che troneggiava regale, 14 © 2016 by Edizioni Curci S.r.l., Milano – Tutti i diritti sono riservati


con il coperchio lucido aperto e la tastiera bianca che risaltava al chiarore della stanza. Una nota e poi l’altra, quasi senza accorgersene le dita della mano destra erano state attratte dai quei tasti e Anna si era ritrovata ad accennare il motivetto che la maestra aveva suonato alla recita di fine anno. Le note si stagliavano nell’aria, cristalline, sovrapponendosi al crepitio del fuoco e alla musica che proveniva dalla radio. Che bel suono, le sarebbe davvero piaciuto imparare a suonare uno strumento musicale, doveva ricordarselo quando la mamma le avrebbe chiesto di scegliere una delle materie del pomeriggio. Mentre continuava a toccare i tasti un po’ a caso, Tom le era arrivato alle spalle e posando di botto entrambe le mani sulla tastiera aveva detto con tono lugubre: «BUUUUH! Sono il fantasma di Mozart! Vuoi suonare insieme a me bella principessa?» Rideva come un matto, godendosi la faccia arrabbiata di Anna che lo guardava con odio: «Io me ne vado». Senza aspettare la risposta di Tom che ancora sghignazzava, Anna era tornata verso l’ingresso ma, arrivata alla porta rossa, si era accorta che era chiusa. Eppure era certa di averla lasciata aperta. Si attaccò 15 © 2016 by Edizioni Curci S.r.l., Milano – Tutti i diritti sono riservati


alla maniglia con entrambe le mani e provò a girarla, ma era bloccata e per quanti sforzi facesse non riuscì a spostarla nemmeno di un millimetro. Provò ancora, cercando di muovere l’enorme pomello un po’ alla volta, prima a destra e poi ancora a sinistra. Niente. Allora fece un respiro profondo — non era certo il caso di farsi prendere dal panico — e diede uno strattone con tutta la forza che aveva, ma l’unico risultato che ottenne fu quello di perdere l’equilibrio e cadere a terra. Si rialzò, tentò di nuovo, questa volta dando dei piccoli pugni al solido legno e sussurrando a voce bassa: «Apriti, apriti... sii gentile, io me ne voglio andare di qui». Parlava alla porta come se quella potesse ascoltarla e cercava di commuoverla. «Tom», la voce gli era uscita a malapena dalla gola, «la porta non si apre. Non riesco più ad aprirla, è bloccata». Il tono si era alzato da solo: «Tom! Non possiamo più uscire di qui!» Tom si era girato lentamente, come se le parole di Anna gli fossero arrivate al rallentatore, poi quando ne aveva compreso il significato aveva fatto un balzo e in un attimo aveva afferrato il pomello di ottone cercando di sbloccarlo. Ma per quanto provasse, nemmeno lui riuscì a smuoverlo. I suoi metodi erano sbrigativi, dava pugni, tirava, a un certo punto mollò anche un calcio con l’unico risultato che si fece male al piede. «AHI! Accidenti, stupida porta». Aveva cominciato 16 © 2016 by Edizioni Curci S.r.l., Milano – Tutti i diritti sono riservati


a soffiare verso l’alto e il ciuffo rosso che gli ricadeva perennemente sugli occhi faceva su e giù al ritmo del suo respiro. Il tempo sembrava essersi fermato e quella maledetta maniglia non ne voleva proprio sapere di muoversi. Erano così concentrati, che non si accorsero di nulla, fino a quando non sentirono una voce, proprio dietro di loro: «Benvenuti signori, vi stavamo aspettando, gradite qualcosa da bere?»

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HALLOWEEN Anna e Tom hanno scoperto che la festa di Halloween ha avuto origine in Europa, più di duemila anni fa, presso il popolo dei Celti, tribù nomadi che vivevano di agricoltura, pastorizia e allevamento. I Celti dividevano l’anno in due stagioni di sei mesi ciascuna e festeggiavano la fine dell’estate e la vigilia del nuovo anno, la notte del 31 ottobre. Una ricorrenza celebrata con una festa che durava tre giorni, durante i quali si sacrificavano animali in onore di Samain e si accendevano fuochi nei boschi. Per tornare nei villaggi si rischiarava il buio con lanterne fatte con cipolle intagliate, ed era abitudine travestirsi con maschere grottesche e lasciare cibo davanti alle porte o sui davanzali, in modo che gli spiriti che fossero venuti in visita non potessero fare scherzi. Nel II secolo a.C. la maggior parte dei Celti fu sconfitta dai Romani, sottomessa e costretta ad allontanarsi dalle proprie terre, spostandosi in altri luoghi. Le tribù che abitavano l’attuale Irlanda non furono mai vinte e riuscirono così a mantenere intatte le antiche consuetudini. Quando si diffuse il Cristianesimo, la Chiesa tentò di sradicare i riti di questi popoli ma non vi riuscì e allora per far perdere significato alla festa di Samain, Papa Gregorio Magno spostò la ricorrenza

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di Ognissanti dal 13 maggio al 1° novembre, ma il risultato fu che le due tradizioni si unirono. Gli Irlandesi osservarono ancora per molti secoli le loro usanze sulla festa di Halloween e quando nel 1845, una carestia si abbattè sull’Irlanda e più di un milione e mezzo di persone fu costretto a cercare la salvezza in America, portò con sé anche la credenza che il 31 ottobre fosse la ‘notte sacra’, All Hallows Eve che significa ‘Sera di Ognissanti’. Da allora la notte di Halloween è rimasta legata al mistero e alla magia.

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Piccolo VOCABOLARIO MUSICALE Nel corso di questo racconto abbiamo incontrato diverse parole in uso nella terminologia musicale. Proviamo a spiegarne il significato. Si parla di accordo quando più di due suoni vengono eseguiti contemporaneamente. Un accordo è consonante quando le vibrazioni dei suoni che lo compongono si armonizzano tra loro e questo ha sul nostro orecchio un effetto ‘gradevole’. In un accordo dissonante invece le vibrazioni si scontrano tra loro producendo una sensazione di instabilità sonora e quindi ci sembra che qualcosa non funzioni, ma questa impressione dipende anche dall’abitudine, perché ad esempio, accordi che un tempo erano considerati sgradevoli, ora sono comunemente accettati.

L’aria è un brano melodico che troviamo per lo più nelle opere liriche, cioè in quelle storie in musica dove i protagonisti anziché parlare cantano. Ma questo

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termine può essere utilizzato anche per un brano strumentale, come quello che suona Sir Archie con il liuto, o come per esempio la celebre Aria sulla quarta corda di J. S. Bach. Assolo è un termine che indica il momento in cui in un gruppo o in un’orchestra uno dei musicisti si mette in evidenza suonando una parte solistica. A seconda del genere si può trattare di una parte già scritta che viene letta sulla partitura (questo avviene di solito nella musica classica), oppure di una parte improvvisata che i musicisti ‘compongono’ seguendo l’ispirazione del momento. L’improvvisazione è tipica del rock e del jazz, ma era abituale anche nella musica antica. Quando più persone suonano o cantano insieme, i brani musicali possono prendere nomi che indicano il numero dei musicisti coinvolti: duetto se si è in due, ma se i musicisti sono tre avremo un trio (per la musica strumentale), o terzetto (per la musica vocale). Se si suona in quattro sarà un quartetto, un quintetto per cinque musicisti, e così via... fino al nonetto e al decimino, dopodiché si passa all’orchestra. Nell’improvvisazione il musicista inventa la musica mentre la suona o la canta. Si parte da un’idea,

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si esplorano diverse possibilità melodiche, e se si suona insieme ad altri, ci si alterna nel proprio assolo. I musicisti conoscono bene le regole, così quando improvvisano sanno sempre dove dovranno arrivare, e pur partendo dallo stesso spunto melodico o armonico, ognuno ha la libertà di fare le scelte che preferisce. La melodia, al contrario dell’accordo che è una sovrapposizione verticale di suoni, è una successione orizzontale di note, creata dal compositore secondo il suo gusto. Una melodia può essere cantata o eseguita dagli strumenti musicali. Nota è ogni singolo suono identificato da una altezza e da una durata. Nel sistema musicale occidentale le note vengono scritte sul pentagramma con segni tra loro differenti e prendono nomi diversi — do, re, mi, fa, sol, la, si — oppure come abbiamo visto nel sistema anglosassone: A, B, C, D, E, F, G, H. C

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AUTORI PAOLA PACETTI È stata una ragazzina vivace e curiosa come Tom. Da piccola ha davvero esplorato una casa ‘fantasma’, e solo a ripensarci le tornano i brividi. Quando non si arrampicava su un albero o combinava qualche guaio, amava leggere, scrivere e suonare il pianoforte; queste passioni non l’hanno mai abbandonata e ora le piace raccontare storie che parlano di musica. Tra i suoi libri: Il violino del signor Stradivari; Ricci, piroli, chitarre e tamburi; Pianissimo fortissimo, viaggio tra gli strumenti dell’orchestra. Nel 2015, con la collaborazione de La fabbrica dei Giochi e Creativamente, ha ideato e realizzato il gioco da tavolo Musica Maestro! Ha pubblicato per Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Squilibri e Absolutely free editore.

CHIARA DI VIVONA Disegnatrice, fumettista. Da sempre appassionata di natura, musica, anticaglie e racconti spaventosi. Per Curci ha illustrato Django, la leggenda del plettro d’oro.

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Fabrizio de rossi re Compositore e pianista proprio come Fred, è apprezzato in tutto il mondo per la capacità di esplorare nuove strade. Ha musicato storie per tutti i gusti per il teatro e scritto brani per prestigiose istituzioni. Le sue composizioni sono pubblicate dalla RAI Radio Televisione Italiana.

andrea damiani Suona il liuto, proprio come Sir Archie, ma per ora i suoi calzini non sono bucati e non svolazza in giro. Se lo cercate nella notte di Halloween, lo potrete trovare a casa, ad allietare con meravigliose melodie la sua dolce sposa Paolina. All’attività concertistica e didattica affianca quella di ricerca storica e del repertorio del suo strumento.

riccardo manzi è Jimi! Lui e la sua chitarra sono una cosa sola. Chitarrista, cantante, compositore, ha sempre mescolato vari linguaggi alla ricerca di uno stile personale. Ha lavorato in teatro e in televisione. Se volete suonare con lui, lo trovate alla scuola Sylvestro Ganassi di Roma.

rossella mattioli attrice, regista, cantante. Nel cd racconta la storia con la sua voce capace di mille sfumature. Insegna recitazione al Mediamuseum di Pescara, alternando questa attività a quella di attrice e cantante per opere musicali.

COSTANZA DAMIANI è ancora molto giovane e per ora studia con passione violino e chitarra.

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Se volete avere un’idea di quello che è accaduto quella notte di Halloween nella casa della signorina Florence, potete ascoltare il cd allegato a questo libro. Per caso, quella sera, avevo con me un registratore e ho potuto cogliere frammenti di discorso ma soprattutto, tanta musica. Buon ascolto.

INDICE Dolcetto o scherzetto

TrACKLIST 7

Traccia 1

La notte di Halloween 8

Traccia 2

Ospiti

26

Traccia 3

Prigionieri della casa 38

Traccia 4

Una partita a scacchi 49

Traccia 5

Scacco matto

59

Traccia 6

Halloween party

68

Traccia 7

Epilogo

74

Per saperne di più Vocabolario musicale La musica antica Blues e Jazz Rock Rap Musica contemporanea Scacchiera sonora Il gioco degli scacchi

80 84 85 86 87 88 90 91

Autori 94 96 © 2016 by Edizioni Curci S.r.l., Milano – Tutti i diritti sono riservati


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