Mario Gangi (anteprima)

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L’Enciclopedia della chitarra è una collana ideata e diretta da Filippo Michelangeli Editing: Giovanni Podera Ringraziamenti: Aligi Alibrandi, Giovanni Antonioni, Luigi Biscaldi, Angelo Contu, Antonio De Rose, Francesco de Sanctis, Luigi Gallucci, Giuseppe Gazzelloni, Giuseppe Idone, Damiano Mercuri, Luigi Picardi, Domenico Scaminante, Stefano Scartocci, Remo Serrangeli, Claudio Simeoni, Giulio Tampalini. Diritti riservati per tutti i Paesi. Traduzioni, riproduzioni o adattamenti parziali o totali di quest’opera, per qualunque mezzo, devono essere autorizzati per iscritto dall’editore. Proprietà per tutti i Paesi: Edizioni Curci S.r.l. – Galleria del Corso, 4 – 20122 Milano © 2016 by Edizioni Curci S.r.l. – Milano Tutti i diritti sono riservati EC 11963 / ISBN: 9788863952353 www.edizionicurci.it Prima stampa in Italia nel 2016 da INGRAF Industria Grafica S.r.l., Via Monte San Genesio, 7 - Milano


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Al lettore

Questo volume non sarebbe stato possibile, così com'è, senza la disponibilità della famiglia del Maestro nelle persone di Gigliola Gangi, nicola Bernardi, cesare Fossati e soprattutto di Susanna Gangi, che ne hanno messo a disposizione l'archivio documentario, musicale e iconografico. voluto da Filippo Michelangeli e sollecitato da roberto Fabbri, il contenuto è strutturato in brevi capitoli consultabili anche autonomamente. Una panoramica storica attinente quindi non soltanto l'opera ma anche gli aspetti biografici poco conosciuti costituenti la quotidianità di Mario Gangi. certamente, parte di quanto è stato raccontato attiene anche ai personalissimi rapporti intervenuti tra lui e me, non mancando brevi excursus nella storia chitarristica e musicale del novecento e, in minor parte, del primo decennio del nuovo secolo, senza tener conto della quale sarebbe stato poco probabile configurare adeguatamente il protagonista. di qui la voluta ripetizione di cronologismi, considerazioni e richiami nelle diverse sezioni. alcune osservazioni di carattere generale e la menzione dei molti personaggi ricordati – nonché del loro operato – afferiscono non solo la cronaca commentata del generale ambiente musicale italiano a lui coevo, ma il più delle volte si attagliano in qualche modo all' ambito in cui Gangi operò da chitarrista completo, antesignano del policromo e determinante panorama da cui sono originate molte proposizioni attuali. Mi riferisco con questo anche alla sua accettazione delle nuove istanze, in poco tempo divenute così diverse da quelle del suo mondo già allora in rapida evoluzione; basti solo pensare all'avvento delle nuove sorprendenti potenzialità tecnologiche il cui uso improprio può oggi impunemente divenire persino dissennato. 3

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la dimestichezza avuta con Mario Gangi mi ha poi naturalmente indotto non soltanto a frequenti locuzioni in prima persona – magari con inevitabili riferimenti autobiografici – ma anche ad adottare qualche volta la discorsività del lessico familiare a lui stesso così cara. in particolare, mi è gradito ringraziare caldamente il maestro Francesco russo, che ha saputo guidarmi nella composizione informatica del testo e aiutarmi contemporaneamente nelle ricerche nonché nella formulazione di talune estensioni grafiche e concettuali.

Gangi e io

dopo essere divenuto suo allievo al conservatorio “San pietro a Majella” di napoli, è stato nel prestigioso conservatorio romano di “Santa cecilia” che ho potuto apprezzare pienamente la sua carismatica personalità. avendo prima peregrinato in altre sedi, ho infatti esercitato nell'istituzione romana l'insegnamento della chitarra per oltre trentadue anni, di cui quattordici dividendo la cattedra con il mio unico grande Maestro, raggiungendo alla fine l'insuperato record di quasi sette lustri di servizio in quell'istituto. relativamente “giovane”, al momento di lasciare, tirai le somme di quell'esperienza inevitabilmente richiamando alla memoria come, in quel lungo periodo e subito dopo, fossimo stati tanto accomunati nella professione e nella vita. l'essenza di tale comunione penso vada ricercata non soltanto nella nostra storia musicale ma segnatamente anche nella maniera di confrontarsi con le cose della vita, nel fatto di essere stati entrambi predisposti ad uno schietto senso della comunicativa, dell'amore per l'arte e persino dell'umorismo, dote quest'ultima che riconosco nelle intelligenze più spiccate. 4

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Egli mi fu pertanto insegnante, amico, collega e persino "padrino" di una delle due mie figlie. abbiamo lavorato molto e bene, assieme; oltre che a revisionare decine di opere chitarristiche, che negli anni Settanta assumevano la fisionomia di recuperi – o novità, perché non supportate ancora dagli attuali filologismi – creammo una scuola di vero e proprio intendimento comune. Era allora difficile il reperimento di mezzi e materiali di prima mano, ma il piacere di collaborare fu gratificante e ancor più lo fu quello di spianare la via a molti giovani, spesso sorvolando i più malevoli comportamenti di alcuni di loro. oltre che lieti momenti di vita, condividemmo persino il palcoscenico, duettando assieme e realizzando un disco lp a 33 giri. vederlo appuntare i suoi pezzi o i suoi famosissimi Studi, essere da lui presentato a celeberrimi musicisti – il cui spessore di alta caratura allora sembrò talvolta sfuggirmi –, ricordare i simposi che seguivano i "saggi" delle nostre classi, i componenti delle quali avvertivano inconsapevolmente di far parte di un solo tipo di insegnamento personalizzato, fu cosa davvero esaltante. per non parlare poi degli ingaggi burocratici condotti spesso insieme, soprattutto di quelli inerenti il riconoscimento del diploma di chitarra, primo insegnamento ad essere istituzionalizzato tra gli allora (oggi ex) "corsi straordinari". l'esistenza di una scuola di chitarra è ora scontata ma negli anni ottanta si richiese il nostro e altrui impegno tanto che dovemmo occuparci entrambi… di politica amministrativa. Quante volte, spronato da lui, dovetti marinare le mie stesse lezioni a Santa cecilia per incontrare le "commissioni" della vicina camera dei deputati contando magari sulla sua 5

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sostituzione! E quante volte dovetti ascoltare io qualche suo studente, speditomi per necessità "al piano di sopra"! lo vidi persino piangere calde lacrime in pubblico, cosa che assai raramente accadde; quel giorno piovoso, poco lontani da roma, ci ritrovammo all'ufficio funebre del suo ex studente Girolamo Gilardi, che per poco tempo era stato insegnante a “Santa cecilia”. come tutti gli uomini di grande spessore, anche Mario Gangi fu criticato e osannato, corteggiato e amato, talvolta rinnegato. E sempre io con lui, che amava raccontare divertito come in giro avesse sentito dire che qualcuno preferiva chiamarci «i due pirati». oggi però, tutto questo altro non può farmi che grande onore.

Alfredo Gangi

Scrive Susanna Gangi: «il padre di Mario, alfredo, nacque a roma il 25-11-1880 e si sposò con Margherita chiappavento, nata a perugia il 14-8-1889. Ebbe quattro figli: Elena, nata a nizza nel 1911, rose Josephine (nizza, 1913), armando (roma, 1916) e infine Mario, nato a roma nel 1923. Era il 10 maggio, ma alfredo lo registrò all'anagrafe soltanto il giorno successivo» (sappiamo così che il suo certificato di nascita non dice esattamente la verità, nda). «alfredo suonava il banjo (ma era anche chitarrista e contrabbassista, nda) in un'orchestrina dei primi del novecento e si trovava in Francia per una tournée. in una osteria di nizza incontrò mia nonna e se ne invaghì. Si sposarono rimanendo a nizza finché durò la tournée, tornando poi a roma nel periodo intercorrente tra la nascita di rosa a nizza e quella di armando a roma; qui andarono ad abitare in via di Santa Maria in 6

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Monticelli, al numero 64, e quella fu la casa dell'infanzia di Mario. Sicuramente fu mio nonno che cominciò a far studiare musica alla figlia Elena e a mio padre, lei il pianoforte e papà il contrabbasso. Si spostarono in seguito nella vicina via Giulia al numero 188, poco più di un passo dal ponte Sisto. alfredo, oltre che suonare con la sua orchestrina, si occupava di copiare gli spartiti di musica; era conosciuto per la sua bella scrittura e precisione. con dell'inchiostro rosso tracciava i pentagrammi e con un pennino a cinque punte scriveva le note (anche questa abilità fu trasmessa al figlio Mario che scriveva musica con sorprendente rapidità e precisione, testimone io stesso e i numerosissimi manoscritti lasciati dal Maestro, nda). papà ha sempre raccontato che, nel periodo in cui abitava a Santa Maria in Monticelli, i suoi amichetti lo chiamavano dal cortile per invitarlo a giocare, ma lui non poteva scendere per-

Il piccolo Mario Gangi con i genitori a Chianciano (Siena)

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ché suo padre lo faceva studiare tutto il giorno!». Una educazione rigorosa, dunque, quella che alfredo diede al piccolo Mario, ma sicuramente affettuosa e indubbiamente determinante nella sua finalizzazione verso gli studi musicali e strumentali. non mi risulta, ad esempio, che il giovanissimo Mario abbia avuto altro insegnante di chitarra che suo padre, ed in questo fu fortunato poiché la sia pur ampia diffusione che aveva quello strumento non andava in genere più in là delle nozioni di cui erano in possesso coloro che con essa si accompagnavano. al che faceva riscontro uno sparuto numero di insegnanti in grado di spiegare come leggervi la musica. Malgrado fosse un professionista, viene da domandarsi come mai il nome di alfredo non fosse stato inserito nel celebre Dizionario dei chitarristi e liutai italiani di terzi-vioraspelli, edito nel 1937 da La Chitarra di Bologna. Esiste una fotografia che ritrae alfredo con una chitarra Gallinotti del 1938, stessa data della prima Gallinotti posseduta dal figlio Mario. tenendoci l'interrogativo, a quest'ultima mancanza ovviammo il Maestro ed io nel Dizionario Chitarristico Italiano che vide la luce nel 1968 per la Bèrben di ancona e in cui specificammo che alfredo era stato allievo del concertista e liutaio romano tullio Giulietti (1873-1933) e che si era dedicato anche alla pittura. a cavallo del periodo bellico e subito dopo, roma contava più di un insegnante di chitarra: oltre ad alfredo, a Mario Gangi e al suo compagno di duo Mario cerquozzi, racconta luigi Gallucci (v. cap. La Scuola Romana di Santa Cecilia) di aver iniziato con romeo dominici, proseguendo con Gianbattista noceti (1874-1957), Benedetto di ponio; da solo e infine con me. coetaneo di Gangi era anche Umberto incutti (recentemente 8

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scomparso). altri poi sono facilmente reperibili nei dizionari chitarristici. Quando, negli anni Sessanta, fui incaricato di insegnare musica alle figliole di Mario, il “Sor alfredo”, a sua volta, assisteva spesso sornione alle lezioni. Si sarebbe spento nel 1971, a quindici anni dalla scomparsa di sua moglie Margherita.

I primi passi

le prime partecipazioni attive al mondo della musica, il piccolo Mario le dovette senza dubbio all'interessamento e alla tenacia di suo padre. Questi non solo ne intuì le potenzialità di futuro chitarrista ma fu suo mentore e insegnante, tanto che il Maestro dichiarava sempre di non aver avuto altra guida nello studio della chitarra se non per l'appunto alfredo Gangi. ho frequentemente ribadito l 'efficacia di quel ruolo paterno e, aggiungerò ancora, la fermezza e la dedizione con cui fu gestito sin dall'inizio quel musicista in erba. dedizione che si estrinsecò in due direzioni: una prima strettamente specialistica (gli fece apprendere i primi rudimenti di chitarra sul Metodo di carulli) e una seconda, più ampia, con il fargli frequentare sino al diploma il conservatorio di “Santa cecilia” nella classe di contrabbasso dello stimatissimo isaia Billé, iscrivendolo più tardi nella classe di armonia e composizione di cesare dobici. Fu così che il giovanissimo artista, ancora undicenne, iniziò la carriera dai microfoni dell'Eiar (la futura rai) esibendosi nei notturni destinati all'america latina, rigorosamente in diretta perché negli anni trenta non esisteva la registrazione dei programmi. 9

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immagino il ritorno a casa di notte, accompagnato a piedi dal “Sor alfredo”, stante in quei momenti l'assoluta mancanza dei mezzi di trasporto. adolescente, ecco le sue prime esperienze in orchestra; Billé lo aveva proposto come contrabbassista di fila al “costanzi”, il futuro teatro dell'opera di roma, ed era stato accettato. di qui, l'orchestra sinfonica della neonata rai, il servizio militare nella banda della polizia di Stato (sempre come contrabbassista) e infine la definitiva scelta di dedicarsi unicamente alla chitarra. con lui era nato anche da noi il nuovo ruolo: quello di un musicista che la impiegava per esprimersi.

Dopo la guerra

il periodo bellico aveva trovato un Gangi giovane ma già in attività, non solo come contrabbassista di fila e nella banda della polizia (in tale veste aveva assolto al servizio militare) ma anche come chitarrista. Sarebbe divenuto soltanto in seguito solista delle orchestre di musica leggera e sinfonica della Eiar (1927-1944) ormai diventata rai. a quel periodo risalgono infatti molte iniziative musicali tra le quali una singolare ventura documentata fotograficamente: quella della comparsa del Quartetto cetra, nato come quintetto composto da quattro sole voci maschili e dal diciannovenne chitarrista Gangi (1942). negli anni Quaranta Gangi oltre al Quartetto cetra fa parte di numerose altre formazioni: alberto Semprini e il suo Sestetto azzurro (alternandosi alla chitarra con Bruno de Filippi), le orchestre di armando trovajoli, cinico angelini, nello Segurini e Spaggiari. 10

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Dall’alto, il giovanissimo Gangi alla nascita del futuro Quartetto Cetra, allora Quintetto. Sotto, nel 1942 nell’organico dell’Orchestra Segurini

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Mario Gangi in una locandina del Sestetto Azzurro

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Indice

al lettore Gangi e io alfredo Gangi i primi passi dopo la guerra ida e le figlie Mario castelnuovo-tedesco Ennio porrino e l’Argentarola Mauro Giuliani e il Concerto op. 30 roman vlad e l’Ode super Chrisea Phorminx Fausto cigliano arnoldo Foà Goffredo petrassi Bio Boccosi, l’aschit e il diploma di chitarra andrés Segovia e l’intervista del 1970 napoli, “San pietro a Majella” roma, “Santa cecilia” la Scuola romana di Santa cecilia il compositore l’opera didattica i ventidue studi dalla terza parte del Metodo 1978: un corso indimenticabile il concertista e il suo repertorio registrazioni e discografia altri collaboratori e amici le interviste Gli strumenti del Maestro l’eredità artistica e didattica il commiato 208

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