09 07 gusci i igusci
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I gusci sono la cassa di risonanza di alcuni strumenti musicali.
Corradini Luigi Dal Cin In questaMatteo collana contengono storie che parlano
improvvisando! di musica in maniera inusuale e coinvolgente.
veglia su di me 2014
Sono racconti rivolti ai bambini delle scuole elementari e medie. art director Silvana Amato
©
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Accademia Nazionale di Santa Cecilia – Fondazione tutti i diritti riservati
illustrazioni Lucia Scuderi una principessa, un lupo e una vecchina isbn 978-88-95341-85-9 musiche Orazio Sciortino
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voce narrante Sandrelli illustrazioni Amanda Emilio Urberuaga
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a cura di Paola Pacetti I gusci sono la cassa di risonanza di alcuni strumenti musicali. In questa collana contengono storie che parlano di musica in maniera inusuale e coinvolgente. Sono racconti rivolti ai bambini delle scuole elementari e medie. Progetto grafico: Silvana Amato Redazione: Paola Pacetti, Samuele Pellizzari Realizzazione: Anna Cristofaro Proprietà per tutti i Paesi: Accademia Nazionale di Santa Cecilia – Fondazione, via Vittoria 6, 00185 Roma / Edizioni Curci S.r.l., Galleria del Corso 4, 20122 Milano © 2020 by Accademia Nazionale di Santa Cecilia – Fondazione /Edizioni Curci S.r.l. – Milano Tutti i diritti sono riservati Accademia Nazionale Santa Cecilia – Fondazione ISBN: 9788832079074 Edizioni Curci S.r.l. EC 12213/ISBN: 9788863953367 www.edizionicurci.it
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indice
capitolo 01 cuori a mano
pagina 11
capitolo 03 dimmi dov'è il tuo pastore
pagina 33
capitolo 05 pensare senza rimpianti
pagina 57
il pianoforte
pagina 83
capitolo 02 se la mia vita fosse un pianoforte
pagina 23
capitolo 04 ogni mamma ha un indirizzo
pagina 45
capitolo 06 qualcuno che vegli su di me
pagina 67
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pagine 8 . 9 © 2020 by EDIZIONI CURCI S.r.l. – Tutti i diritti sono riservati
Someone to watch over me
Tell me, where is the shepherd for this lost lamb There's a somebody I'm longin' to see I hope that he turns out to be Someone who'll watch over me (George Gershwin / Ira Gershwin − 1926)
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pagine 10 . 11 © 2020 by EDIZIONI CURCI S.r.l. – Tutti i diritti sono riservati
cuori a mano
Il mondo gira perché qualcuno lo fa girare. Gira e gira e mai si ferma, ti senti il cuore che vorrebbe uscire dalle orecchie e fuggire là fuori, dove il freddo nemmeno lo sentiresti perché stai girando di gioia. Chissà quali orme lascia il cuore nella neve. Gira e gira, Dora urla di felicità. L’automobile rallenta fino a fermarsi, con un ultimo cigolio ha smesso di ruotare su se stessa ed è tornata al punto di partenza, dritta e pronta, il motore ancora acceso scoppietta e la neve riprende a posarsi sul parabrezza, placida e stanca nel grande parcheggio. L’insegna del supermercato è spenta da tanti anni, e dove un tempo si accalcavano le macchine oggi non c’è più nessuno. Il papà di Dora tira un sospiro di soddisfazione, ha le mani strette al volante e osserva la figlia seduta sul sedile accanto a sé. Dora ricambia lo sguardo e suo padre sa già cosa sta per chiedere: «Ancora?» Il papà di Dora ha tre passioni: il pianoforte, cucinare e fare i freni a mano. Le ha trasmesse alla famiglia. Quando in città arrivano le prime giornate di freddo, Dora osserva il cielo con gli occhi pieni di desideri, e il desiderio più forte s’intitola “fare i freni a mano”.
capitolo 01
cuori a mano
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Quando il cielo decide di esaudirla, lascia cadere neve fitta per un paio di giorni e chiede all’aria di farsi umida e raggelante perché sulle strade l’asfalto si ricopra di un sottile e invincibile strato di ghiaccio. Un bel rischio per chi deve uscir di casa, per la signora con le scarpe lisce che scivola sulle chiappe, per chi consegna la pizza come in una gara di slittino, per gli automobilisti che se sfiorano i freni non tengono più la macchina. Ecco, i freni. Sono proprio quello il divertimento di Dora e di suo padre. Fare i freni a mano significa prendere l’auto di famiglia, uscire alla sera, cercare un parcheggio vuoto, e per fortuna ce n’è uno vicino a casa, là dove un supermercato aveva aperto e chiuso nel giro di due mesi, e una volta arrivati nel parcheggio bisogna controllare che non ci sia nessuno in giro, allacciarsi strette le cinture, reggersi ben saldi a qualsiasi cosa, tirare un gran respiro e via: accelerare a tavoletta sull’asfalto ghiacciato e lanciare un fortissimo grido di battaglia mentre si tira di colpo il freno a mano. Ciò che accade subito dopo risponde a due semplici leggi della fisica. La prima: se improvvisamente si bloccano le ruote di un’automobile che fila veloce come una sassata sopra una superficie ghiacciata, il calore generato dall’attrito tra i copertoni e il terreno scioglie uno strato di ghiaccio sottile ma abbastanza consistente da far mancare aderenza al mezzo, totalmente, che devierà dalla traiettoria iniziale e comincerà a girare vorticosamente. La seconda legge della fisica: quel che accade è una divertentissima cretinata.
pagine 12 . 13 © 2020 by EDIZIONI CURCI S.r.l. – Tutti i diritti sono riservati
Sembra di sentir parlare la mamma: «A voi piace, ma è una divertentissima cretinata». Dora e papà lo sanno: la mamma non approva, ma tanto non è mai a casa. E stasera nevica, e lo fa già da due giorni, e ha fatto un freddo gelido. Un’ora fa, quando papà ha guardato Dora che leggeva un libro in salotto, e poi ha fissato la finestra appannata oltre la quale cadeva la neve, e poi ha di nuovo guardato Dora, entrambi hanno capito che desideravano la stessa cosa anche senza tante parole: «Freni a mano?» Ed eccoli lì. Felici e frastornati dopo un altro giramento. L’auto ballonzola da una ruota all’altra come una ballerina stanca. «Se la mia vita fosse uno strumento musicale, sarebbe un pianoforte col freno a mano», ride suo padre. «Prima o poi la nostra macchina s’aprirà in due», Dora sorride facendo tintinnare i polsi pieni di braccialetti mentre spiega a gesti la sua teoria. «Con quelle nuove i freni a mano non vengono. Le ruote non si bloccano, frenano a singhiozzi perché hanno dentro un circuito che non ricordo come si chiama. Quanta tristezza. E quelle nuovissime al posto della leva del freno a mano hanno addirittura un pulsante. Un pulsante!» «Un pulsante?» «L’ho visto sulla macchina di Charlie, quello che suona con me». «Carletto». «Si chiama Carletto ma Carletto fa poco jazz. L’ha presa nuova quest’autunno, dopo un concerto l’ho aiutato a caricare il contrabbasso e m’ha detto: Jimmy, guarda qui. La sua macchina ha un pulsante al
capitolo 01
cuori a mano
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posto della leva. Ho subito pensato che il mio amico con suo figlio non avrebbe potuto giocarci per niente, e si sarebbe perso il divertimento. Chissà quanti pomeriggi tristi in inverno per quei due. Tanta tecnologia e così poca passione». «Suona ancora bene Carletto?» «Charlie. Mi accompagna che è un piacere. Forse una di queste domeniche verrà a pranzo. Ti è simpatico?» «Se è simpatico a te». Chissà quanta neve scenderà da qui a Natale, pensano in coro Dora e suo padre. Se ne scendesse troppa non riuscirebbero a rincasare e dovrebbero tenersi caldi in automobile, cantando canzoni. «Non mi hai ancora raccontato niente di scuola». «Ho preso nove in storia. E poi ho fatto il tema». «Su cosa?» «Ce n’erano tre. Ho scritto quello sui diritti umani perché quello di letteratura non mi piaceva». «E il terzo?» «Era sulla famiglia». Il papà di Dora guarda il parabrezza, per un istante si perde nel suono soffice della nevicata. Da fuori, nessuno sente nulla di quel che dicono un padre e una figlia, il mondo sembra silenzioso per intero, i lampioni buttano luce sui fiocchi di neve lampeggiandoli prima che tocchino terra, come faranno per le falene nelle notti d’estate. Jimmy torna a sorridere.
pagine 14 . 15 © 2020 by EDIZIONI CURCI S.r.l. – Tutti i diritti sono riservati
«Cosa hai scritto sui diritti umani?» «Senti se il mio ragionamento fila. L’anno scorso quand’ero in prima c’erano in classe quei tre che continuavano a fare confusione». «Me li ricordo. Si sentivano solo cose brutte sul loro conto, e mi dispiaceva. Sinceramente. Dai, non è possibile che un ragazzo abbia solo cose cattive da dire e da fare, avrà pure un suo lato positivo. E se noi adulti non lo troviamo forse è un po’ colpa nostra. Urca, non avrai messo nel tema quei tre? Sono pericolosi!» «Non ho fatto i loro nomi, sono stata vaga e ho scritto che sembravano nati per fare confusione. Ho raccontato di quando avevano staccato le tende della classe e si erano avvolti dalla testa ai piedi per imitare la preside. Avanti e indietro in corridoio nell’intervallo. Il problema è che erano perfetti: la preside si veste davvero in quella maniera, come una tenda da due soldi». Al papà scappa un risolino. Poi si trattiene. Non è molto educativo sorridere di una preside che si veste come una tenda, pensa tra sé. Soprattutto se è una tenda da due soldi. Dora prosegue: «Così alla classe saltò la gita ai castelli della val Vitella. Cancellata in un soffio, puff. E l’avevamo preparata, per esempio io e Alice sapevamo indicare dove si trova la val Vitella sulla cartina e quali “meraviglie architettoniche e storico-artistiche” riserva». Alice è l’unica in classe di cui Dora si fida. «Mi ricordo. Eri delusa».
capitolo 01
cuori a mano
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«Ma non era quello il punto. Il punto è la mia idea sui diritti umani: ho spiegato che se per il gesto malvagio di tre persone viene punita un’intera classe, se c’è una giustizia il meccanismo dovrebbe valere anche al contrario, in positivo». «Ossia?» «Ossia se tre persone si comportano particolarmente bene, anzi molto bene, che so, se studiano, se partecipano, se fanno belle domande, se coinvolgono gli altri, se tirano su il morale a chi è deluso, se prestano il temperino senza rimpianti… insomma, se fanno un po’ di queste cose, la classe intera dovrebbe meritare un premio. Per il gesto buono di tre persone, tutti ci guadagnano. Un giorno in più tra i castelli della val Vitella? Un giro in gelateria e offre la scuola? Una mattina in biblioteca?» «Questo lo avevi già detto a scuola quand’era successo il caos. Non era finita bene». «Ero finita dalla preside anche io, appena dopo quei tre. E solo perché avevo espresso un’idea. E ricordi cosa mi aveva detto la preside, papà?» «Non ricordo». «Ricordi benissimo, lo so. Sobillatrice. A me che cercavo solo di fare il bene della classe. Sobillatrice. Proponevo qualcosa di sensato. Sobillatrice. Così nel tema sui diritti umani ho raccontato quel che penso». «Ho paura che nell’ufficio della preside stiano liberando una sedia per te», sorride il papà. Sorride anche Dora: «Ho scritto che è facile premiare quelli che vanno già bene e mettere nei guai quelli che nei guai ci sono già. E non intendevo solo a scuola, intendo un po’ ovunque».
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«È un pensiero profondo e c’entra coi diritti umani, è innegabile. Non dimenticartelo quando cresci», il papà carezza i capelli di Dora, «e viene dalla testolina della pazza della classe, vedrai che andrà bene». 6 Ridono. Ridono perché ricordano cos’era successo quando Dora era in prima. La sua classe arrivava dalle scuole elementari più disastrate del quartiere, ed era una classe numerosa: sarebbe diventata una prima media troppo grande. Mamme e papà erano preoccupati, immaginavano i loro figli pigiati come i pennarelli nella scatola. E così in una serata calda di fine maggio era stata convocata una riunione d’urgenza tra i nuovi genitori della scuola: nel salone della parrocchia, più ammassati della futura classe dei figli, i genitori mugugnavano, qualcuno alzava la voce, qualcuno si faceva vento col piano dell’offerta formativa perché tanto non lo aveva capito. Non si sa nemmeno dove metterli. Se non seguiranno bene le lezioni, da grandi saranno dei falliti: non li prenderanno nemmeno in un talent. Altro che classe pollaio, sarà una classe formicaio. Ci vuole un rimedio. Soppalchiamo la classe. Mandiamo i ragazzi a turno per protesta. Facciamoli dimagrire così occupano meno spazio. Ma mio figlio è solo divano e snack, non potete costringerlo. Ungiamoli di olio al mattino perché possano sgusciare meglio senza incastrarsi. Ma l’olio costa, pensaci.
capitolo 01
cuori a mano
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Il pianoforte Paola Pacetti
L’idea di uno strumento a tastiera in grado di poter suonare gradualmente dal piano al forte, capace cioè di esprimere diverse intenzioni di delicatezza o intensità del suono, nacque nel 1700, poco più di trecento anni fa, alla Corte di Ferdinando de’ Medici, un principe appassionato di musica e arte, musicista egli stesso, collezionista di strumenti musicali, che aveva al suo servizio – come costruttore e accordatore – il padovano Bartolomeo Cristofori. In quegli anni gli strumenti a tastiera conosciuti erano il clavicordo, nel quale le corde erano messe in vibrazione dalla percussione di lamelle metalliche – tangenti – che si trovano alle estremità di ciascun tasto, ma soprattutto il clavicembalo, nel quale i tasti erano collegati a listelli di legno – detti salterelli – dai quali sporgeva una piccola penna che pizzicava la corda. Il limite di entrambi era che nessuno dei due offriva la possibilità di modulare il suono fino a raggiungere una sonorità squillante. Il clavicordo era molto espressivo ma troppo debole per essere utilizzato insieme ad altri strumenti, mentre il clavicembalo aveva più potenza sonora ma era limitato nella ‘dinamica’, cioè nella gradazione dal piano al forte.
Spinetta ottavina A.W.H. Paesi Bassi, 1623, Museo degli Strumenti Musicali dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Roma
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Il primo costruttore che riuscì a trovare una soluzione a questa doppia esigenza fu proprio Bartolomeo Cristofori che, dopo molti tentativi, realizzò il ‘gravicembalo col piano e forte’. La sua invenzione manteneva intatta la struttura del clavicembalo ma introduceva una nuova modalità di percussione della corda finalizzata a realizzare uno strumento che fosse, nello stesso tempo, sonoro ed espressivo. Cristofori perfezionò infatti un sistema di due leve, ciascuna delle quali moltiplicava la velocità del martello così che, premendo un tasto, si consentiva a un martelletto di legno rivestito in pelle, di percuotere la corda, anche con molta forza. Dopo averla colpita, il martello ritornava al proprio posto grazie all’aiuto di un piccolo dispositivo – chiamato scappamento – che lo faceva ricadere indietro anche se il tasto restava abbassato. La notizia dello strumento a corde percosse costruito da Bartolomeo Cristofori si diffuse solo diversi anni dopo la sua realizzazione, ma da quel momento in poi numerosi costruttori, dapprima in Germania e poi in vari Paesi d’Europa, ispirandosi proprio al modello italiano, iniziarono a elaborare l’azione della meccanica, soprattutto in riferimento al movimento di rientro rapido del martelletto. Il primo innovatore fu Andreas Stein di Augusta, in Baviera che inventò poco prima del 1777 un sistema di spinta – completamente diverso da quello di Cristofori – che affascinò Mozart e fu in seguito adottato su tutti i pianoforti viennesi e di area tedesca. Nel 1821 a Parigi Sébastien Érard mise a punto un pianoforte a coda con la meccanica a doppio scappamento – che permetteva al tasto di essere risuonato rapidamente – considerata tra le innovazioni più determinanti per la storia del pianoforte perché consentì uno sviluppo eccezionale della tecnica virtuosistica del Il clavicordo
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il pianoforte
periodo romantico.
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La meccanica del pianoforte
smorzatore paramartello
corda
martello spingitore
cavalletto
bottone dello scappamento leva di ripetizione
tasto
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