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RINCARI FOLLI per le materie prime, effetto DOMINO.

Si prospetta un secondo semestre difficile per le aziende della grande distribuzione schiacciate tra l’aumento dei prezzi delle materie prime, che si ripercuoterà inevitabilmente sui prezzi finali a scaffale, e una pressione promozionale che si manterrà elevata a sostegno della domanda interna, ma a scapito dei margini. Come denunciato gli ultimi giorni di maggio da Federalimentare, infatti, alcuni alimenti hanno visto incrementi a doppia cifra pagati principalmente dai produttori. L’associazione ha lanciato quindi l’allarme: se il costo delle materie prima continuerà ad aumentare, presto a farne le spese saranno i consumatori. La situazione più critica al momento appare quella del grano e della soia che stanno registrando rispettivamente incrementi del 12% e 15% rispetto ai livelli pre crisi. Non un dettaglio se si pensa che il prezzo del frumento può rappresentare sino all’80 per cento dei costi di produzione delle farine, uno degli ingredienti basici della dieta mediterranea. Ma non solo. La soia, insieme al mais, rappresenta uno dei principali elementi della dieta degli animali da stalla, ed entrambi hanno registrato il maggior incremento dell’ultimo decennio a fronte di compensi per il latte più bassi degli scorsi anni. La situazione è talmente grave che Assocarni e Uniceb hanno chiesto con la massima urgenza un tavolo di confronto alla Grande Distribuzione ma al di là dell’esito di questo incontro gli impatti e le possibili ricadute che questo problema potrebbe avere saranno inevitabilmente pesanti. L’industria alimentare non può caricarsi, da sola, di ogni tensione di costo: tutta la filiera deve fare la sua parte se si vuole superare questa crisi senza che il consumatore ne risenta. Se le cose rimangono come sono ora, presto le preoccupazioni sull’aumento dei prezzi dei prodotti che finiscono sugli scaffali si trasformeranno in realtà.

Stefania Lorusso, Responsabile Editoriale DM

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