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Il giardino di Villa Mirabello

Il viale dei carpini che collegava Villa Mirabellino con Villa Mirabello sullo sfondo in una xilografia di Ernesto Mancastroppa del 1894 (fonte: Wikipedia).

in collaborazione con

Il giardino di Villa Mirab ello

Eccoci all’ultima tappa del viaggio nei giardini storici oggetto di studio dei giardinieri che hanno frequentato il corso per Esperto di giardini e parchi storici della Scuola Agraria del Parco di Monza. Qui, il parco storico circondato da mura più grande in Europa. Un gioiello poco conosciuto, oggi in stato di abbandono, da valorizzare

a cura degli studenti del corso per Esperto di giardini e parchi storici della Scuola Agraria del Parco di Monza

In questo numero pubblichiamo il lavoro di gruppo svolto dagli studenti del corso per Esperto di giardini e parchi storici della Scuola Agraria del Parco di Monza. Oggetto del loro studio, l’area che comprende Villa Mirabello che, meno nota rispetto alla Reggia di Monza, è situata all’interno dello stesso Parco, a nord della città, tra i comuni di Monza, Lesmo, Villasanta, Vedano al Lambro e Biassono, su una superficie pari a 688 ettari. Forse pochi sanno che questo parco storico è il più grande circondato da mura in Europa.

L’ARCHITETTURA DEL GIARDINO

Il complesso del Mirabello viene realizzato tra il 1666 e il 1675 sulle rovine di un antico castello per

Per maggiori informazioni

www.monzaflora.it

GLI AUTORI DELL’ARTICOLO

Come già anticipato, in questo numero pubblichiamo il lavoro di gruppo svolto dagli studenti del corso per Esperto di giardini e parchi storici promosso dalla Scuola Agraria del Parco di Monza. Oggi sono tutti impegnati a operare nel settore del verde, anche con esperienze di manutenzione di spazi di rilevanza storica. Nello studio qui presentato sono intervenuti: Anna Gregoris (già conosciuta sul numero 26 de

IL giardiniere) per l’analisi storica e degli elementi architettonici; Irene

Guida (già incontrata sul numero 27) per i testi e l’impaginazione dell’elaborato; Stefano Gavin (già conosciuto sul numero 28) per il rilievo botanico; e infine, Andrea Stucchi, per l’analisi del ripristino dei luoghi, con

Giacomo Daverio, che ha curato la fotografia del progetto. Gli aspetti didattici del progetto sono stati curati dall’architetto Raffaella Laviscio e dall’esperta di giardinaggio storico Maria Cristina Cesana.

Villa Mirabello vista dal sentiero che la collega a Villa Mirabellino (fonte foto: Wikipedia).

Villa Mirab ello

diventare un modello di nuova villa di campagna. Un’ampia corte situata sul fronte principale era attraversata da un viale rettilineo che conduceva alla dimora attraverso aiuole di forma regolare e simmetrica, nel rispetto dei canoni rinascimentali. Lo stretto rapporto tra gli spazi interni delle sale e quelle del giardino aveva lo scopo di creare significativi assi prospettici che si prolungavano nel paesaggio circostante. Questa scelta progettuale permane anche nel secolo successivo, tra il 1725 e il 1796, quando l’edificio viene trasformato dal cardinale Angelo Maria Durini in un centro culturale e mondano, costruendo quella che viene chiamata Villa Mirabellino. Posizionata su una lieve collina, era completamente terrazzata per consentire le produzioni agricole a tutto il personale che lavorava per il cardinale. Dalla ricerca nell’archivio storico sono emersi i giardini all’italiana, cintati da mura, con ricchi frutteti e ortaglie, secondo la teoria dell’”elasticità dell’utile”. Numerose, se pur nascoste e spesso stratificate, sono invece ancora sotto gli occhi di tutti alcune tracce storiche, individuate dai corsisti: i sentieri in rizzarda lombarda e le bordure in rocaille, un lettorino per la semina delle piante orticole, il resto di un ninfeo.

Scalini lato terrazze.

Villa Mirabello (fonte foto: Wikipedia).

PATRIMONIO BOTANICO

L’area studiata durante il corso di specializzazione ha coinvolto in particolare il lato ovest, ossia il retro della villa, che guarda dall’altura verso il fiume Lambro, e il lato sud, quello che ai tempi era il giardino privato del cardinale Durini. L’analisi arborea, eseguita dagli studenti mediante il software gestionale GreenSpaces di R3 Gis, di cui sulla nostra rivista abbiamo parlato più volte, ha censito 88 alberi, dei quali alcuni solitari e in buone condizioni. Tra questi, due esemplari monumentali di Cedrus deodara, posti all’interno di aiuole bordate da siepi di Ligustro, un Cedrus atlantica ‘glauca’, un esemplare dal portamento piramidale di Quercus robur e, infine, faggi e tigli, originari del giardino ottocentesco. Purtroppo, la diffusione della Robinia, del Diospyros lotus (Kako a forma di dattero) e del Sambuco, hanno condizionato fortemente l’attuale disordine dell’intera area.

Vuoi saperne di più sul corso per Esperto di giardini e parchi storici? Trovi due approfondimenti sulle pagine della nostra rivista: uno sul numero 022 a pag. 48, l’altro sul numero 025 a pag. 32.

LA GESTIONE E GLI USI: CRITICITÀ E POTENZIALITÀ

Attualmente questi spazi versano in uno stato di abbandono. La Scuola Agraria del Parco di Monza ha messo a disposizione il progetto degli studenti del corso: un piano di riqualificazione con recupero dei canali ottici fra l’ingresso del giardino-cortile e le visuali paesaggistiche, con il rinnovo del disegno formale del giardino in base alla documentazione storica raccolta degli archivi. Si auspica che la necessaria sensibilità e una misurata capacità di investimento possa accompagnare nei prossimi anni l’istituzione pubblica che gestisce l’intero Parco, per restituire questo importante patrimonio culturale e storico a tutti.

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