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Come un ponte
Mario Tedeschi, il protagonista dell’intervista di questo numero.
Come un ponte…
…tra la progettazione e la realizzazione. Si definisce così Mario Tedeschi, capo giardiniere di Hortensia Garden Design. Ed è proprio così, da lui prende forma la gestione operativa di ogni lavoro. In una piacevole chiacchierata ci ha svelato le peculiarità del suo ruolo
di Daniela Stasi
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Quando pensiamo a chi intervistare in queste pagine, che ormai da qualche tempo aprono ogni numero della nostra rivista, cerchiamo di scegliere giardiniere e giardinieri che possano rappresentare, ciascuno a modo loro, l’enorme e sfaccettato mondo del giardinaggio professionale – chi frequenta altri settori, non si rende conto di quanto sia vario l’universo dei professionisti del verde. Questa volta abbiamo optato per un capo giardiniere, ruolo interessante da indagare, e abbiamo fatto una piacevole e interessante chiacchierata con Mario Tedeschi dello studio milanese di progettazione e realizzazione giardini Hortensia Garden Design (www.hortensia. it). L’intervista – finalmente – è avvenuta in presenza, debitamente a distanza, seduti intorno a un tavolone. Mario, aria pacata e sorriso costante, ci ha raccontato quali sono le sue responsabilità nei confronti dei suoi collaboratori, dei clienti e dei progettisti, che contano su di lui per vedere realizzate le loro idee. Un ponte, così si è definito, tra la progettazione e la realizzazione. Lasciamo la parola a lui.
Come e perché hai deciso di diventare giardiniere?
Nel lontano 1992 mi sono diplomato all’istituto tecnico agrario, scelto perché da sempre mi piaceva stare all’aperto e a contatto con gli animali. Dopo la maturità ho tentato altre strade, nel negozio di famiglia e frequentando diversi corsi per poter lavorare al computer. Ma il desiderio di avere a che fare con la natura era più forte, così ho cercato lavoro nel settore del verde, prima in un negozietto di piante e poi come giardiniere presso una grande azienda. Ho lavorato un solo giorno e me ne sono andato: non avendo dimestichezza con la pala, il piccone e la carriola, non ho calibrato bene le forze
Nelle foto alcuni dei progetti realizzati da Hortensia Garden Design, coordinati nella fase realizzativa da Mario Tedeschi.
ponte…
e alla sera ero distrutto. Passato lo sconforto iniziale, ci ho riprovato. E da lì non ho più smesso. Ho lavorato in diverse realtà e ho imparato il mestiere di giardiniere: a riconoscere le piante, potarle, rinvasarle e i modi per faticare meno e non farsi del male. Questo aspetto sembra scontato ma non lo è. In un lavoro come il nostro, è importantissimo tutelare il proprio corpo, altrimenti lo si logora presto. Il corpo, nel tempo, reagisce a seconda di come ti muovi, di come sollevi i pesi, di come sforzi la schiena. Nella mia vita lavorativa c’è anche una parentesi di una decina di anni in cui ho aperto una società, ma poi sono tornato a fare il dipendente, fino ad arrivare, nel 2013, a Hortensia.
Oggi sei capo giardiniere, nel dettaglio di cosa ti occupi?
Ho il compito di curare le richieste dei clienti e di spiegarle ai giardinieri, indirizzandoli su come lavorare al meglio, meno faticosamente e con la migliore resa.
Il tuo ruolo quindi è meno operativo?
Sì, è più di carattere gestionale. Di tanto in tanto lavoro anche io in giardino altrimenti morirei – sorride – ma la mia giornata-tipo è scandita da preventivi, scelta delle piante e dei materiali di complemento (attività che svolgo insieme al mio
Sei un giardiniere e vuoi raccontarci la tua storia? Scrivi a
d.stasi@laboratorioverde.net collaboratori, dare loro le indicazioni più corrette per lo svolgimento del lavoro, sia ai clienti e alle loro esigenze. E spesso avere a che fare con alcuni clienti non è semplice, pensano alle piante come a degli oggetti, dimenticandosi che si tratta di esseri viventi che hanno bisogno di cura. Quella dimenticanza purtroppo genera spesso richieste bizzarre.
Quale o quali i tuoi punti di forza?
Avere già in mente come va svolta l’attività. Nel tempo, con l’esperienza, ho acquisito la capacità di avere una visione d’insieme: riesco a comprendere la richiesta del cliente, l’obiettivo del nostro intervento e a visualizzare le varie fasi in cui suddividere il lavoro.
Come definiresti il mestiere di giardiniere oggi?
Negli anni ho notato un grande cambiamento nei giardinieri. Oggi la maggior parte studiano, vogliono imparare, si aggiornano. Il giardiniere oggi non è più quello che fa tutto il giorno lo stesso lavoro: oltre a conoscere le piante e le loro esigenze, deve avere competenze trasversali, di idraulico, agronomo, muratore, progettista. Deve essere anche un po’ meteorologo, affrontare le conseguenze del cambiamento climatico che, volente o nolente, si riflettono sui giardini.
Tra la visione ideale dell’essere giardiniere e la realtà dei fatti trovi dissonanze?
Diciamo che mi capita ancora di conoscere giardinieri che hanno difficoltà a considerare le piante qualcosa di vivo e ad adattarsi ai cambiamenti. Secondo me dipende davvero tanto dal luogo e dalla realtà in cui si lavora: c’è una grande differenza, per esempio, tra chi opera a Milano o in altre grandi città e chi in provincia e tra chi lavora per il pubblico e chi per il privato.
collega Nicola) e coordinamento delle tempistiche per l’arrivo in cantiere di tutto ciò che occorre per costruire il terrazzo o il giardino. Oltre alla calendarizzazione della manutenzione ordinaria. Mi interfaccio con i clienti e con gli architetti, sono una sorta di ponte tra la progettazione e la realizzazione; e naturalmente con i giardinieri, una decina di persone, suddivise in più squadre, di solito a coppie.
Quali sono le principali criticità nel tuo lavoro?
Ricordarsi tutto! In un giorno è necessario coordinare più squadre e più cantieri, dalla realizzazione alla manutenzione. Devo prestare la massima attenzione sia ai miei
La mia più grande soddisfazione sul lavoro è vedere uno spazio
trascurato a luogo rinato
Cosa è prioritario per te nel giardinaggio professionale?
La formazione, innanzitutto. Sull’uso dei fitofarmaci, sull’utilizzo di prodotti naturali, sull’aggiornamento delle normative in materia di opere verdi.
Infine, qual è la tua più grande soddisfazione sul lavoro?
Vedere uno spazio trasformato, da zero ad area verde, o da giardino o terrazzo trascurato a luogo rinato.