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Ascolta il podcast su radiogarden.it!Evoluzione tra figure del settore

In questo articolo rispondiamo a una domanda oggi frequente: il vivaista/ giardiniere può diventare gardenista? E lo facciamo analizzando i cinque principali rischi in cui ci si può imbattere di fronte a una tale scelta

di Lucio Brioschi

L´origine può essere la stessa. Esperienza, competenze, capacità tecniche, conoscenza del prodotto-pianta, sono alla base di una possibile evoluzione verso il mondo dei garden center. Forse però più che domandarci se da vivaisti/giardinieri possiamo evolvere in gardenisti, c’è da chiederci perché sia necessaria una tale evoluzione.

LE RAGIONI DEL CAMBIAMENTO

Anzitutto per vivaista/giardiniere intendiamo colui che, con professionalità, ha coltivato piante da esterno in zolla o contenitore per venderle all’ingrosso o al dettaglio, o per utilizzarle direttamente in quanto proprietario anche di azienda che realizza giardini. L’evoluzione diviene tanto più necessaria quanto più il vivaio originario si trova stretto dall’urbanizzazione, senza per altro poter essere destinato ad altre funzioni (aree edificabile, ecc.). È utile quindi per:

• integrare maggiormente il reddito derivato dall’attività di produzione/progettazione; • dotarsi di liquidità che, per quanto oscillante lungo l’anno, è senza dubbio utile alla gestione, sempreché questa sia ben pensata.

L’evoluzione è tanto più necessaria quanto più l’andamento stagionale unito a quello economico non permettono più all’azienda di avere risorse per sostenere il calo di fatturato, calo imputabile alle diseconomie che si creano quando su superfici troppo esigue si coltivano piante in numeri troppo bassi per risultare competitivi sul mercato. Una simile azienda non ha molte opportunità per svilupparsi e allora, se vuole restare sul mercato, deve necessariamente ripensarsi. Ovviamente, e lo diciamo perché non vi siano dubbi, se l’azienda vivaistica può estendersi, ampliarsi, creare sinergie con altre aziende

L’evoluzione è tanto più necessaria quanto più l’andamento stagionale unito a quello economico non permettono più all’azienda di avere risorse per sostenere il calo di fatturato

Si può essere ottimi imprenditori nel proprio campo specifico ma affrontare altre vie non sempre risulta così semplice

vivaistiche, è logico che l’evoluzione verso il garden center non sia così impellente e vitale.

MOLTO PIÙ DI UNA SERRA

Ma torniamo a noi. Il vivaista/ giardiniere che spinto dalle circostanze volesse evolvere verso il garden center, può certamente trarre spunti dal mercato, visitando ora questo, ora quel punto vendita che più lo stimola e gli suggerisce le soluzioni da adottare.

Questa fase sebbene entusiasmante risulta pericolosa, perché proprio qui, si decide come affrontare gli anni a venire e si possono commettere molti passi falsi.

Non perché non si conosca il mercato, non perché non si sia buoni imprenditori, ma solo per il fatto che si conosce solo una parte del mercato: si può essere ottimi imprenditori nel proprio campo specifico ma affrontare altre vie non sempre risulta così semplice. E non sempre tutti i rischi sono lì, davanti ai nostri occhi perché li si possa pesare e affrontare. Ecco i principali:

• il primo rischio che si corre è posizionare il garden là dove si hanno i terreni dell’azienda vivaistica.

Forse è una eccellente posizione, forse no, ma non sapendolo si affronteranno nel futuro ingenti costi che difficilmente potranno essere remunerati, e ciò potrà creare difficoltà finanziarie; • il secondo rischio è dato dal fatto che per molti il garden è solo una serra dove si mettono i prodotti e si vende. Sebbene il modello base sia esattamente così, di fatto la situazione è un più complessa.

Il secondo punto deve essere necessariamente approfondito. Anzitutto, lo spazio da destinare alla serra, quanto grande deve essere? Quale orientamento deve avere? Come divido e ripartisco lo spazio tra i diversi prodotti che vado a esporre? Ripetiamo, si può fare tutto, ma farlo bene e con successo richiede passi ben ponderati. Pertanto, la riflessione sulle dimensioni da occupare è d’obbligo, anche perché sia che si tratti di un multi-tunnel o di una serra ferro vetro, i costi sono determinati proprio dalla struttura, dalla tipologia e soprattutto dalle dimensioni.

LA SCELTA DEI FORNITORI

Non è tutto. Continuiamo con l’elenco dei rischi:

• terzo rischio, non ponderare bene la scelta dei fornitori; • quarto rischio, quello di pensare che il garden center si limiti alle sole piante e a qualche prodotto complementare.

Se devo aprire un garden – e voglio farlo bene, così come ho saputo coltivare bene le piante anni addietro e così come ho realizzato giardini degni di nota – non posso mettere insieme pavimenti di un tipo con arredamenti procurati qua e là, avvalendomi solo di fornitori che concedono espositori in comodato d’uso gratuito. Da vivaista/ progettista del verde: avrei mai acquistato materiale da riprodurre e/o coltivare se fosse stato difforme? Oppure, avrei preso da più fornitori materiali di propagazione disparati per poi presentare alla mia clientela un assortimento molto variegato non in specie e varietà ma in dimensioni, in sviluppo, chiedendo magari lo stesso prezzo sia per le piante di un certo valore che per quelle poco apprezzabili? Sono sicuro che la risposta è no. Ecco perché occorre pensare bene a ciò che si sta facendo, proprio per evitare l’effetto arlecchino che poi la nostra attività presenterebbe al mercato. Per quanto riguarda, invece, il pensare che il garden si limiti alle sole piante e a qualche prodotto complementare, si tratta di un rischio molto comune. Garden center significa completezza di assortimento, difficile da gestire e difficile da pensare. Ma, se definito correttamente, diventa fonte di grande soddisfazione. Non limitiamoci quindi ad acquistare qualche prodotto dal primo che passa, ma consideriamo attentamente cosa andremo a vendere non solo perché lo conosciamo, ma perché il cliente ce lo chiederà prima o poi. Un elemento che aumenta la difficoltà è la possibilità di gestire l’attività in trasformazione in modo commerciale o meno, ma questo è un punto che merita una trattazione caso per caso e non limitatamente con un semplice articolo.

LE LOGICHE DI GESTIONE DEL PERSONALE

Infine, il quinto rischio: il personale. Gestire un garden center a livello famigliare è possibile, a patto però che si facciano i giusti conteggi sui costi. E per farli è necessario considerare il costo da sostenere qualora i collaboratori non fossero di famiglia. Di garden nati dal vivaismo, forti del nucleo famigliare e della sua storia, ce ne sono davvero tanti, ma occorre riflettere se per caso parte di questa manodopera dovesse lasciare l’attività, cosa accadrebbe? Si potrebbe ancora andare avanti? E come? Quindi occorre prepararsi a gestire la nuova attività con altre logiche. Che si possono imparare. In definitiva, possiamo rispondere alla domanda iniziale: sì. Sì, il vivaista può diventare gardenista a patto che rifletta su questi cinque rischi, li faccia propri e li affronti così come ha sempre affrontato i problemi colturali e quelli inerenti alla progettazione e alla realizzazione giardini: con tenacia e determinazione.

Garden center significa completezza di assortimento,

difficile da gestire e difficile da pensare. Ma, se definito

correttamente, diventa fonte di grande soddisfazione

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