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CASE HISTORY

STORIE di AZIENDE case history/1

Vivai Guagno: come raccontare la riforestazione

colloquio con Gloria Guagno di Rachele Pozzato

Una tendenza sempre più diffusa nel nostro Paese, così come in tutta Europa. Ne abbiamo parlato con Gloria Guagno di Vivai Guagno, una realtà specializzata nella coltivazione di alberature in terra e in vaso

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Nella foto sopra: Gloria Guagno. Sotto: Panoramica coltivazioni Vivai Guagno. Un tema di grande attualità, quello della riforestazione, raccontato dall’azienda padovana nata nel 1982. Con 200 ettari di vivai, 500 specie protette, 1000 km di filari e 4 milioni di piante coltivate, Gloria Guagno ci parla del trend della riforestazione, entrando nel dettaglio dell’offerta di Vivai Guagno e focalizzandosi su sostenibilità e un altro argomento molto attuale: l’aumento dei costi per il settore.

Si parla molto in questi mesi di riforestazione. È un trend che si registra anche in vivaio? Come andrà secondo te nei prossimi anni?

Il trend ovviamente si percepisce. C’è una ripresa della richiesta che non si vedeva dagli anni ‘90, è da allora che non si parlava di riforestazione in questi quantitativi. Ci sono moltissimi programmi, anche a livello statale ed europeo, e di conseguenza i numeri e le tendenze sono già delineati. Quando si parla di 3 miliardi di piante messe a dimore entro il 2030 in Europa, per la grande maggioranza si fa riferimento a specie forestali. Anche all’interno del nostro Pnrr ci sono già degli appalti e dei progetti previsti dalle portate straordinarie.

Collaborando con le Pubbliche Amministrazioni si riscontra un’attenzione alle piante autoctone, vostro ambito di specializzazione?

È da dire: non al 100%. I viali stradali, ad esempio, rimangono popolati di specie tradizionali, o di quelle che hanno assunto rilevanza di recente. Mi vengono in mente, per citarne alcuni, il Pyrus “Chanticleer” o l’Acer campestre, che possono anche essere autoctone, ma non vengono scelte in base a questo criterio. Spesso si scelgono queste specie per la crescita massima degli esemplari, o per la resistenza al calore. Allo stesso tempo, sta nascendo la richiesta di un verde urbano diverso, dai boschi urbani alla, ad esempio, rinaturizzazione degli svincoli o dei cigli delle strade che vengono ricoperti di verde. Ci sono poi anche aree tampone e periferiche che vengono riforestate con specie autoctone. Tutti spazi che fino a qualche anno fa non si vedevano.

Nella vostra produzione quali sono le scelte per questo tipo di interventi? E per quali diversi utilizzi alcune caratteristiche sono più adatte?

Da noi sono disponibili tre diversi formati, che variano in grandezza: i vasi da 9, da 16-18 e da 24 cm. Il vaso 9 è quello della pianta foresta per tradizione. Gli esemplari hanno età di uno o due anni e sono il formato più economico e pratico per effettuare nuovi impianti. Inoltre, proprio perché a basso costo, sono i più utilizzati per forestazioni massive da migliaia di piante. Il vaso da da 16-18 cm è utilizzato generalmente per piante di due o tre anni, con una gestione più semplice in quanto già grandi. Per esempio: sono più visibili durante lo sfalcio e sono meno minacciate dalla fauna. Insomma, incorrono in meno rischi e criticità rispetto agli esemplari più piccoli. Però, necessitano di un budget più alto. La differenza, quindi, con il vaso da 9 cm è sostanzialmente economica, perché entrambi i prodotti sono indicati per il medesimo risultato. Infine il vaso da 24 cm, già con il tutore. Si tratta di un ibrido tra l’alberatura standard e la pianta forestale base. Questo prodotto esce dal concetto puro di forestazione ed entra più nel tema della riforestazione urbana. Nel primo caso la pianta deve essere sana e robusta, ma coltivata secondo le caratteristiche della specie e le variabilità genetiche, mentre per quanto riguarda la riforestazione urbana, potrebbe essere necessario individuare l’esigenza di aree verdi marginali, ma potenzialmente fruibili. Questo significa che si tratta di impianti molto più a contatto con i cittadini e i fenomeni di vandalismo, per esempio. La pianta ha un impatto già maggiore rispetto a quelle in vaso 9, la manutenzione è più semplice, ma hanno un costo inferiore rispetto all’alberatura standard che si andava a piantare una volta. Vivai Guagno fornisce diversi Comuni, come Padova e

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dintorni, ma anche Bologna. La nostra è una proposta che porta una soluzione, uno strumento per soddisfare gli obiettivi delle ultime politiche di riforestazione. Piante più sviluppate, per rispondere a tutta questa richiesta, non ce ne sono a sufficienza sul mercato. Quindi, usando piante più giovani ma già più strutturate si riesce comunque a raggiungere un buon risultato.

Se l’obiettivo di queste riforestazioni è portare a città più verdi, non sempre gli impianti stessi con cui si realizzano gli interventi garantiscono l’utilizzo di materiali sostenibili. Esistono delle alternative? E quali potrebbero essere?

È un aspetto a cui si dovrebbe prestare molta più attenzione. Noi infatti proponiamo delle alternative. Per quanto riguarda le protezioni dei fusti esistono, per esempio, le bioplastiche. Queste però, in molti casi, sono ancora oggetto di studio o comunque di difficile reperibilità. Validi sostituti sono le arelle, delle stuoie di canna palustre da usare come shelter a protezione del tronco. Rispetto poi ai teli neri di plastica usati una volta per pacciamare esistono delle alternative, come materiali bio o di origine naturale da usare in sostituzione delle plastiche.

Si parla moltissimo di aumento dei costi, tra l’impennata delle materie prime e spese energetiche. Nella vostra esperienza, quanto pesano questi prezzi sul settore vivaistico? C’è qualche voce in particolare?

Noi direttamente, come tutti, abbiamo subito dei rincari, che però sono stati diffusi. Non ha inciso l’energia elettrica più di qualche materiale, per intenderci. In generale, però, tutte le voci hanno concorso all’aumento del costo generale della pianta, senza dubbio. Abbiamo risentito poi moltissimo del costo dei trasporti in seguito alla pandemia. L’aumento può andare dal 20 al 50% per i costi di produzione, proprio perché ora tutto costa di più, dalle bollette ai vasi, è un aumento a cascata.

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