4 minute read

CRF, cosa sono e quali sono i vantaggi

STORIE di AZIENDE case history/2

do si prepara una soluzione madre senza rispettare il tempo di solubilizzazione dei sali, o con una temperatura in fase preparatoria troppo bassa. Oppure, quando si utilizza un fertilizzante poco solubile, o non si tiene in considerazione la durezza dell’acqua. Il rischio è l’otturazione degli irrigatori».

Quando la chiama un cliente per una consulenza, quali sono i suoi principali consigli?

«La visita in azienda è obbligatoria. Questo ci permette di conoscere meglio gli impianti, i parametri dell’acqua e la tipologia di coltivazione. Possiamo così realizzare piani di concimazione su misura che considerino le asportazioni degli elementi da parte della pianta e i valori dell’acqua. Ogni azienda è diversa, non esiste un modello standard. Il nostro compito è valu-

tare e trovare la soluzione più efficiente per produrre piante di qualità, anche in

modo sostenibile».

Parlando di innovazione, che significato ha per lei questo termine e come lo contestualizza in questo ambito?

Innovare è migliorare, anche utilizzando le tecnologie messe oggi a disposizione dei produttori per garantire prodotti di qualità. Un esempio di innovazione è dato dai concimi a cessione controllata, che grazie alla loro tecnologia di costruzione permettono una continua e costante nutrizione senza picchi di salinità, garantendo così una nutrizione continua e sicura anche per diversi mesi.

colloquio con Paolo Cozzi di Benedetta Minoliti

A spiegarlo nel dettaglio è il Dr. Paolo Cozzi, Technical Coordinator Italia & Area Sales Manager (Centro Italia) Florovivaismo di ICL

Che cos’è tecnicamente la cessione controllata?

«Ancora oggi si tende a confondere i

concimi a lenta cessione (CLC - SRF) con quelli a cessione controllata o

programmata (CRC-CRF). I primi, composti azotati di sintesi organica, nella pratica sono dei condensati di urea e di aldeidi. La lenta cessione è limitata alla frazione azotata, mentre tutti i restanti elementi nutritivi sono solubili in acqua, quindi prontamente disponibili. La durata di rilascio dell’azoto è generalmente breve (2/3 mesi) ed è influenzata da innumerevoli variabili ambientali, dal ph ai livelli di umidità, fino alla carica microbica del substrato. I concimi a rilascio controllato, invece, sono dei granuli di concime complesso NPK totalmente avvolti da una membrana semipermeabile che protegge dall’ambiente esterno tutti gli elementi nutritivi e ne regola il rilascio nel tempo. Programmati con diverse durate di cessione (fino a 16-18 mesi), i concimi a rilascio controllato sono influenzati solo dalla temperatura e dall’umidità del substrato».

STORIE di AZIENDE case history/2

Paolo Cozzi, Technical Coordinator Italia & Area Sales Manager (Centro Italia) Florovivaismo di ICL.

Quali sono i vantaggi e, se ce ne sono, gli svantaggi?

«Combinando la concimazione di

fondo con CRF (75-90%) con una concimazione di copertura con SRF, CRF o idrosolubili, si hanno indiscu-

tibili vantaggi. In primo luogo la pianta non va mai in carenza nutrizionale, a prescindere dal tempo che il coltivatore può impiegare per la nutrizione, dalle condizioni meteorologiche, dal pH e dall’umidità del substrato. In secondo luogo, per i sostanziali risparmi di manodopera. È importante però scegliere

correttamente i dosaggi, la titolazione e la durata del fertilizzante a cessione controllata, perché variano in base

alla coltura e al periodo di invaso».

Quando la chiama un cliente per una consulenza sui CRF, quali consigli gli dà e come si approccia?

«L’approccio professionale e tecnico più corretto è quello di conoscere l’azienda in tutti gli aspetti produttivi, l’area geografica, i metodi di coltivazione, la tipologia di macchine invasatrici, la

L’approccio professionale e tecnico più corretto è quello di conoscere l’azienda in tutti gli aspetti produttivi, così da valutare poi insieme diversi piani di concimazione in base alla coltura, al periodo di invaso e al post vendita

Perché un coltivatore dovrebbe scegliere i CRF rispetto agli idrosolubili?

• Minor uso di concimi per ettaro • Riduzione fino all’80% della perdita di azoto rispetto alla sola fertirrigazione, con conseguente minor inquinamento e meno spreco di prodotto • Eliminazione degli errori nella preparazione delle soluzioni stock o nel controllo del livello di salinità dei vasi • Nessun investimento iniziale e costo di gestione dell’impianto di fertirrigazione • Su vasetteria con diametro superiore a 18 cm si evitano problematiche legate alla fertirrigazione con impianti irrigui a pioggia per il mancato tracciamento della soluzione nutritiva da parte dei vasi (con perdite dal 20% al 50% dell’acqua somministrata) • Si evita l’intervento di riconcimazione a fine estate che, a causa del costo della manodopera, incide fortemente sul costo totale di fertilizzazione • Possibilità di fornire un adeguato livello di nutrienti, anche nei mesi particolarmente piovosi o con bassa evapotraspirazione • Evidente miglioramento della shelf-life del prodotto venduto, grazie alla presenza di una riserva di nutrienti a disposizione della pianta nella fase successiva alla commercializzazione

disponibilità di manodopera qualificata, la tipologia di substrato e la qualità dell’acqua di irrigazione, l’esposizione e le colture principali. Insieme al produttore poi si valutano differenti piani di concimazione in base alla coltura, periodo di invaso e post vendita. Generalmente, e questo vale soprattutto nelle aziende medio-piccole con scarsità di manodopera qualificata, tendo a far capire quali siano i reali vantaggi di un’oculata concimazione di fondo con i concimi a cessione controllata. Così, calcoliamo il fabbisogno nutrizionale della coltura che riusciamo a coprire con i CRF e in base all’acqua di irrigazione, stabiliamo quale tipologia di idrosolubili scegliere per sterzare la coltura fino alla vendita».

Cos’è per lei l’innovazione e come la contestualizza nel suo ambito?

«Innovazione nel settore ornamentale significa apportare innovazioni tecniche nella produzione che permettano di produrre piante di ottima qualità col minor spreco possibile di materiali, acqua e minor dispendio di manodopera».

This article is from: