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«Prima di essere paesaggisti bisogna essere giardinieri. Non ho nessun problema nel farmi chiamare giardiniere: è una professione nobile, se svolta a dovere»: sono le parole dello stesso Mirco Colzani, giovane garden designer di successo, a riassumere alla perfezione la sua visione di questo lavoro. Un nuovo approccio al settore, tutto delle nuove generazioni, che supera la dicotomia tra il lavorare la terra e il processo creativo della progettazione. Conoscere la materia vegetale, per poterne disporre nel migliore dei modi e poi lavorarla, per rendere concreta un’idea prima solo immaginata.
Iniziamo dalla tua formazione: ti sei diplomato a Fondazione Minoprio nel 2012 da dove è nata questa scelta?
Come hai proseguito gli studi?
«Possiamo dire che già da quando ero piccolo avevo sentito parlare della Fondazione Minoprio ed è sempre stato il mio sogno. Dopo gli open day e i consigli da parte di diversi giardinieri, ho scelto di iscrivermi. Ho conosciuto lì la figura del paesaggista e del garden designer. Appena finita la scuola così ho intrapreso, grazie all’architetto Paolo Pejrone, un percorso durato sei mesi, a Cuneo, dove ho potuto conoscere meglio questo lavoro e avere delle ispirazioni sul mio futuro.