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La riflessione

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L’opinione

L’opinione

IL GIARDINIERE E LA SUA IMPRONTA

di Sandro Degni

Arrivati alla fine di quest’anno, come spesso capita a conclusione di un ciclo, si tirano le somme e ci si prepara a una nuova avventura. Gli ultimi anni, dalla pandemia alle vicende politiche, passando per la guerra e le rivolte in giro per il mondo, hanno messo tutti gli uomini a dura prova e ognuno ha fatto i conti con sé stesso e con la sua presenza nel mondo. Uno dei temi che ha più pesato su tutti noi è stato quello del cambiamento climatico. Ognuno di lascia un’impronta sulla terra, incisiva e spesso difficile da cancellare.

Ed è proprio in questa prospettiva, che il Giardiniere svolge un ruolo importante: custode del bello e idealista, o almeno così vorrei che fosse e tornasse a essere. Una sorta di guardiano in grado di trarre esempio dalla Natura e di agire con lei. Certo, il moderno Giardiniere si trova a combattere con molte difficoltà in più, che i suoi colleghi nei secoli passati non avevano. È cambiata, in particolare, la concezione del senso del bello: gli interventi un tempo si riducevano al minimo, imparando ad osservare la Natura e le sue creazioni. L’ambiente ancora poco violentato si offriva complice, per essere manipolato con cura, e in cambio regalava piccole sorprese. Le stesse che noi ora dobbiamo cercare con attenzione, a causa di una progressiva disabitudine all’arte di osservare. Proprio questa, infatti, è venuta meno. L’adattamento incondizionato al guadagno, la fretta e il non mettersi più in ascolto del Giardino, sono dei virus che intaccano e inibiscono la capacità del Giardiniere di agire in maniera proattiva nei confronti del suo ambiente. Il resoconto di quest’anno passato porta a profonde riflessioni, e nonostante questo la speranza che si possa migliorare non viene mai a mancare. Il moderno Giardiniere deve però imparare ad

adattarsi ai cambiamenti, essere simbiotico e collaborativo, creare rete tramite le sue radici e scambiarsi informazioni continue. Quello che vedo, quotidianamente, è invece un settore sfarinato, nel quale si predilige la scelta di sopravvivere secondo leggi scorrette. Un mondo nel quale il divulgare o l’approfondire conoscenze vengono presi per pigrizia, poca attitudine al lavoro, nel quale la formazione viene sottostimata, rischiando per finire a saper fare un po’ di tutto, ma superficialmente. Ogni realizzazione, dalla più piccola alla più grande, ci permette di creare piccoli mondi ecologici che sono in grado di influenzare più livelli attorno a noi. Doniamo gioia e serenità a chi vivrà lo spazio, creiamo corridoi ecologici per la fauna stanziale e di passaggio, aggiungiamo bellezza aI luoghi e portiamo vita, colore, frescura, riparando dal

La domanda che mi pongo sempre nel confrontarmi con un giardino suona così: “Come posso contenere al minimo il mio intervento?”.

Russell Page

IL GIARDINIERE E LA SUA IMPRONTA

caldo torrido e mitigando il freddo invernale. Un Giardiniere è in grado di fare tutto questo con il suo sapere, con il suo giusto agire, con il suo sguardo attento sul mondo e con il suo interpretare quel che la Natura ci trasmette. Tutto questo, però, non è possibile improvvisando o agendo per il solo lucro, senza una coscienza approfondita della materia. Come ho sottolineato più volte, la nostra professione è artigianale: è quella del fabbro che forgia, del pittore che rappresenta quel che vede, del musicista che crea sinfonie uniche, del fotografo che scrive con la luce. Abbiamo in mano tutti gli strumenti per rendere il mondo attorno a noi, con gentilezza, bello! Non perdiamo questa occasione, gestiamo questa responsabilità e per l’anno che sta per iniziare impegniamoci a far sì che tutto questo accada. Impegniamoci a comunicare con i nostri clienti, a creare reti con i nostri collaboratori, a formarci guardando con umiltà quel che gi altri possono insegnarci. Già: con umiltà, che, non dimentichiamoci, deriva da humus, terra.

Abbiamo in mano tutti gli strumenti per rendere il mondo attorno a noi, con gentilezza, bello! Non perdiamo questa occasione, gestiamo questa responsabilità e per l’anno che sta per iniziare impegniamoci a far sì che tutto questo accada.

Il cantiere

22 Curare il verde per curare noi stessi di Rachele Pozzato 24 Ripartire dalla natura di Jacopo Fromelli

gestione

48 La formazione fa… gol! di Paola Martinelli 51 Attenzione ad ogni angolo del Comitato redazione Fondazione Minoprio

COVER STORY

14 Immaginare un giardino colloquio con Mirco Colzani di Giacomo Gatti e Alessandro Ferri NEW GENERATION

18 Creare con la natura di Rachele Pozzato

SOLUZIONI

28 Partire dalla terra di Rachele Pozzato 30 Dal reale al virtuale di Emma Colombo 32 Quando lavorare diventa un piacere di Margherita Wotton 34 Potenza e precisione di Margherita Wotton 35 Non un vaso qualunque di Penelope Moran 36 Qualità per crescere di Filippo Terragni 37 Innovare per l’ambiente di Penelope Moran 38 Un 2023 vibrante di Rachele Pozzato 39 Precisione svizzera di Emma Colombo 40 È tempo di novità di Filippo Terragni

SOMMARIO

N°035

N˚ 035 - IV TRIMESTRE 2022

DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net IN REDAZIONE Alice Nicole Ginosa, Benedetta Minoliti, Rachele Pozzato redazione@laboratorioverde.net COLLABORATORI Jessica Bertoni, Lucio Brioschi, Edoardo Carconi, Anita Cavalli, Emma Colombo, Giovanna Cutuli, Sandro Degni, Viola Delfino, Federico Fagan, Francesco Ferrini, Stefania Medetti, Irene Nuvola, Valerio Pasi, Lavinia Raccah Margherita Wotton, Anna Zottola GRAFICA Testo&Immagine snc / testoeimmagine@fastwebnet.it PRODUZIONE E SEGRETERIA Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net PROMOZIONE E SVILUPPO Stefano Carlin / s.carlin@ laboratorioverde.net

STAMPA IGP Industrie Grafiche Pacini - Pisa

DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Laboratorio Verde srls, via E. Cosenz 35, 20158 Milano Tel. +39 02 4244 8445 info@laboratorioverde.net | www.laboratorioverde.net

Supplemento al numero 201 di Greenup, periodico bimestrale registrato presso il Tribunale di Milano n. 64 del 27/01/1999 – n. R.O.C. 2232. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.

i n o i iz d e

Laboratorio verde

Casa editrice specializzata nei settori florovivaismo, garden e interior AMMINISTRATORE UNICO Francesco Tozzi SEGRETERIA GENERALE Katiuscia Morello

Edizioni Laboratorio Verde srls edita i seguenti prodotti: • Greenup • Agriflortec • Agenda del Verde • I Quaderni di greenup • Calendario del Verde

Rappresentante e collaborazioni: • floorewall.com • F&W magazine

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54 Un tessuto contro le infestanti di Rachele Pozzato 56 Valore al verde di Francesco Tozzi 58 Focus riforestazione di Rachele Pozzato 59 Una parete di perenni di Rachele Pozzato 62 Italiani pollici verdi di Rachele Pozzato

rubriche

05 Editoriale di Francesco Tozzi 06 La riflessione di Sandro Degni 43 News Brevi dal mercato 46 Libreria a cura di Rachele Pozzato 66 L’opinione di Anna Zottola

UNIVERSO IL giardiniere

10 Chi siamo, cosa facciamo e le info utili per entrare in contatto con noi

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PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI

ILgiardiniere magazine - IV trimestre 2022 N° 035

+MANUTENZIONE

Case history: un tessuto innovativo contro le infestanti

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Cresce il mercato del verde, anche per l’economia italiana SOLUZIONI TECNICHE

Una selezione di prodotti novità per rinnovare il parco macchine e migliorare il lavoro in cantiere

LA NUOVA RIVISIMMAGINARE TA PER IL GIARDINIEREUN GIARDINO

Partire dalla visione di un progetto, per poi renderlo reale, facendo affidamento sulla conoscenza della materia, che riavvicina la figura del paesaggista a quella del giardiniere. È il pensiero di Mirco Colzani, protagnista della cover story COVER SERVIZIO A PAG. 31 STORY

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Sandro Degni R giardiniere professionista di lunga data, esperto di terrazzi e spazi urbani Francesco Ferrini R Professore di Arboricoltura e coltivazioni arboree all’Università di Firenze e presidente del Distretto Vivaistico-Ornamentale di Pistoia, accademico e divulgatore scientifico Valerio Pasi R agronomo specializzato principalmente in verde ornamentale e pianificazione del territorio per gli aspetti legati all’agricoltura e alle foreste

Sara Lavinia Raccah

ed Edoardo Carconi R architetti del paesaggio, anime dello Studio Urka di Roma Anna Zottola R agronoma con esperienza di ricerca, docenza e gestione della Scuola di Minoprio; oggi si occupa di consulenza per progetti di formazione e sviluppo del verde

LA CASA EDITRICE

yDEL VERDE PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI ILgiardiniere N° 035 magazine - IV trimestre 2022 + MANUTENZIONE Case history: un tessuto innovativo contro le infestanti SOLUZIONI + TENDENZE Cresce il mercato TECNICHE Una selezione di prodotti novità per rinnovare il parco macchine e migliorare il lavoro in cantiere del verde, anche per l’economia italiana LA NUOVA RIVISTAIMMAGINARE PER IL GIARDINIEREUN GIARDINO COVER Partire dalla visione di un progetto, per poi renderlo reale, facendo affidamento sulla conoscenza della materia, che SERVIZIO A PAG. 31 STORY in collaborazione con riavvicina la figura del paesaggista a quella del giardiniere. È il pensiero di Mirco Colzani, protagnista della cover story la vostra casa

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Immaginare un giardino

Partire dalla visione di un progetto, per poi renderlo reale, facendo affidamento sulla conoscenza della materia: questo l’approccio di Mirco Colzani, che riavvicina la figura del paesaggista a quella del giardiniere

colloquio con Mirco Colzani di Giacomo Gatti e Alessandro Ferri

TEMPO DI LETTURA: 5 minuti

«Prima di essere paesaggisti bisogna essere giardinieri. Non ho nessun problema nel farmi chiamare giardiniere: è una professione nobile, se svolta a dovere»: sono le parole dello stesso Mirco Colzani, giovane garden designer di successo, a riassumere alla perfezione la sua visione di questo lavoro. Un nuovo approccio al settore, tutto delle nuove generazioni, che supera la dicotomia tra il lavorare la terra e il processo creativo della progettazione. Conoscere la materia vegetale, per poterne disporre nel migliore dei modi e poi lavorarla, per rendere concreta un’idea prima solo immaginata.

Iniziamo dalla tua formazione: ti sei diplomato a Fondazione Minoprio nel 2012, da dove è nata questa scelta? Come hai proseguito poi gli studi?

Possiamo dire che già da quando ero piccolo avevo sentito parlare della Fondazione Minoprio ed è sempre stato il mio sogno. Dopo gli open day e i consigli da parte di diversi giardinieri, ho scelto di iscrivermi. Ho conosciuto lì la figura del paesaggista e del garden designer. Appena finita la scuola così ho intrapreso, grazie all’architetto Paolo Pejrone, un percorso durato sei mesi, a Cuneo, dove ho potuto conoscere meglio questo lavoro e avere delle ispirazioni sul mio futuro. Sono peraltro tornato a Minoprio, recentemente, ma in veste di insegnante, per svolgere alcune ore di lezione: una grossa responsabilità, ma di certo una grande soddisfazione, proprio perché per me la scuola è sempre stata una famiglia, importante per la crescita personale oltre che per quella professionale.

un giardino

Hai lavorato in diversi Paesi, dall’Australia all’Inghilterra, oltre all’Italia. Che valore hanno avuto queste esperienze?

Dopo la formazione ho scelto di partire e andare in Australia, dove ho potuto lavorare in un’azienda di costruzione paesaggistica, che si occupava specialmente di creazione di parchi pubblici e manutenzione negli zoo. Dopo sei mesi, ho trovato un altro lavoro in una delle aziende per la manutenzione del verde più famose e rispettate del Paese. Quando sono rientrato in Italia ho scelto di mettermi in proprio, aprendo una mia azienda e iniziando a creare e progettare qualche piccolo giardino, completamente da solo. Dopo un breve periodo sono ripartito per l’Australia, dove si aprivano nuove prospettive lavorative che mi permettevano di lavorare come paesaggista in un’azienda che non faceva solo progettazione, ma anche consulenze a distanza in altri Stati. Alla fine di un anno di lavoro ho deciso di andare in Inghilterra, sperimentando e conoscendo meglio il giardino all’inglese. Tutte esperienze che ho conservato e accumulato negli anni, che ritornano nei miei lavori di oggi come risultato di tutto quello che ho avuto modo di sperimentare in giro per il mondo.

Però poi sei tornato in Italia definitivamente…

Sì, successivamente ho scelto di ritornare in Italia ed iniziare a creare i giardini con il mio stile. I primi progetti che ho realizzato ho scelto di regalarli, visto che ci tenevo a farli bene, fino a quando dopo essermi fatto conoscere nel settore, anche grazie alla mia partecipazione a Orticolario, ho iniziato a far pagare non solo la realizzazione ma anche il progetto. La conoscenza del mondo vegetale, pratica e con le mani nella terra, è fondamentale per la fase di progettazione, e viceversa.

Nel 2018 hai partecipato a Orticolario e vinto diversi premi. Che tipo di contesto è nel quale misurarsi?

Redazione Fondazione Minoprio, progetto che vede Edizioni Laboratorio Verde collaborare con Fondazione Minoprio ITS. Un comitato di redazione composto da allievi e professori, per raccontare il mondo del verde là dove si formano i professionisti del settore. Cinque gli studenti-redattori coinvolti: Iris Cazzaniga, Alessia De Micheli, Alessandro Ferri, Giacomo Gatti e Maddalena Mercandalli. Quattro i professori: Daniela D’Alessandro, Barbara Fedrigo, Andrea Tomé e Debora Piccolo.

A Orticolario ho partecipato due anni consecutivi, nel 2018 e nel 2019. Nel 2018 il tema era il gioco e avevo partecipato con lo spazio spLaYce ship, un progetto molto “wild”, principalmente di Graminacee. L’anno successivo ho partecipato con una sintesi tra un giardino formale moderno e uno naturalistico, lo stile che, del resto, maggiormente mi accompagna oggi. In entrambi gli anni ho utilizzato la stessa forma e le stesse dimensioni dell’area, proprio per far vedere nei due anni consecutivi al pubblico di Orticolario, che spesso è un pubblico che si ripete, che in due pezzi completamente identici si possono creare diverse soluzioni. Si ha più o meno una tela bianca sulla quale disegnare, anche se in minima parte occorre contestualizzare nella cornice di Villa Erba. Poi si tratta però di un contest tra paesaggisti, quindi poi si può anche osare un po’ di più.

Come nasce un giardino, secondo te?

Gli elementi sono moltissimi. Innanzitutto, un giardino nasce da un luogo, che deve essere sempre rispettato. Ma è anche vero che all’interno di un determinato luogo bisogna sempre avere un po’ di coraggio per osare un pochino, perché altrimenti si realizzano lavori tutti uguali. Poi il giardino nasce dalle persone, dall’incontro degli stili e delle esigenze del cliente, tanto quanto del paesaggista. Ingredienti fondamentali, invece, conoscenza e competenza tecnica: bisogna sempre fare fede alla Botanica per realizzare al meglio l’idea che abbiamo immaginato. Da qui mi ricollego a un altro elemento fondamentale: l’immaginazione, una visione del progetto che nasca dallo spazio su cui lavorare, ma anche dalla capacità di leggere il cliente.

C’è un tuo progetto che, per qualche motivo, hai preferito ad altri?

Tutti i miei lavori mi stanno sempre molto a cuore: se non mi sta a cuore un lavoro non lo prendo. Mi è capitato con alcuni clienti, ove non c’erano le condizioni per fare un bel lavoro, di rifiutare.

Il planting plan per casa Tuja. Uno dei progetti di Colzani.

Creare

con la natura

Nell’esperienza di Dario Pizzi il verde non è solo mezzo con cui dare vita a progetti e realizzazioni, ma un centro intorno al quale costruire una professione, oltre che una passione

di Rachele Pozzato

TEMPO DI LETTURA: 5 minuti

Quella con Dario è stata un’intervista “a distanza”: scambio di messaggi ed e-mail, sento la sua voce solo attraverso una nota vocale. Così, può essere più difficile riuscire a riportare qualcuno su queste pagine, con la sua visione, il suo lavoro e il suo percorso. In questo caso, però, la dedizione e la passione per il suo mestiere sono subito risultate evidenti, per diventare cristalline addentrandomi via via nella sua storia. Dagli studi iniziati a Milano, proseguiti a Como e Verona, per poi spostarsi a Londra, passando per la Svizzera, l’Australia e la Nuova Zelanda, prima di tornare in Inghilterra e qui piantare radici, letteralmente. Dario Pizzi è uno

di quei giovani di successo, che sono riusciti a fare una vita della propria passione. Soprattutto a partire dal 2021 con l’avvio della sua attività, dove si dedica alla progettazione di giardini, seguendo tutto il processo creativo, di realizzazione e mantenimento.

Quando hai capito che avresti fatto carriera nel mondo del verde?

In tutta onestà sono nato in questo contesto, poiché mio padre è sempre stato appassionato di

L’IDENTIKIT

Dario Pizzi ha 31 anni, fondatore di una compagnia che abbraccia tutti gli elementi dell’orticoltura, dalla progettazione all’assistenza. Inizia i suoi studi a Milano, cinque anni che si concludono con uno finale a Como per specializzarsi in botanica e tecniche di coltivazione. Continua poi alla Nuova Accademia di Design veronese e conclude con un diploma al London College of Garden Design. Dopo gli studi si sposta in Svizzera, dove nasce la sua prima attività, prima di spostarsi in Australia e poi Nuova Zelanda, per poi stabilirsi in Inghilterra.

piante e giardinaggio. Sono cresciuto circondato dalla natura e dalla bellezza e ho capito sin da piccolo che, in qualche modo, questo mondo avrebbe occupato una parte importante della mia vita. Sin dall’età di 9 o 10 anni mi incuriosiva la nomenclatura e la categorizzazione delle piante, ero determinato ed ossessionato a impararne e conoscerne il più possibile. In questo modo mi sono prima avvicinato al mondo delle piante, e solo in seguito a quello del design dei giardini che dà loro un significato nello spazio.

Attualmente hai una tua azienda a Londra: noti tante differenze tra l’approccio britannico e quello italiano a questo settore? In quali altre zone hai avuto modo di lavorare, e quali sono state le tue impressioni?

Sebbene entrambi questi Paesi abbiano una profonda conoscenza e storia dei giardini, il Regno Unito ha una forte e sempre in evoluzione corrente di ricerca e studio in questo settore. Giardini e giardinaggio sono una passione nazionale. Il design è molto più sostenuto qui in Inghilterra come carriera, così come tutti gli elementi che compongono il mondo della creazione di spazi verdi. La professione e l’industria sono molto più valorizzate, e il supporto dato ai giovani che vogliono entrare a far parte di questo mondo è molto forte, specialmente dalla Royal Horticultural Society, un’importante istituzione di orticultura. Ho inoltre lavorato e vissuto in Australia, Svizzera e Nuova Zelanda e sebbene la cultura, le piante e gli stili del design siano differenti e specifici per ogni paese, credo che il Regno Unito sia unico per ciò che dà e trasmette.

La tua giovane età è stata più un ostacolo o un vantaggio nel tuo percorso professionale?

Sebbene ci siano sempre ostacoli nella vita, la mia età non è mai stata uno svantaggio, o almeno per

Visita il sito o il profilo social per scoprine di più!

ora! Senza dubbi durante il mio percorso, finora, ci sono stati ostacoli, ma sono sempre stato fin troppo concentrato e determinato per vederli. Di una cosa però vado molto orgoglioso: la mia giovane età spesso diventa motivo di piacevole sorpresa per molti quando la scoprono, considerando gli obiettivi raggiunti.

Quali sono le principali differenze, se ce ne sono, che riscontri tra l’approccio al mondo del lavoro della tua generazione rispetto a quelle precedenti?

Penso che la nostra generazione abbia molte differenze rispetto a quella precedente. Probabilmente la più grande è che la tecnologia è cambiata molto, specialmente nel design. Prima senza saper disegnare, non era possibile progettare. Oggi ci sono software per fare davvero di tutto. Social network e siti poi, dove è fondamentale ormai avere una presenza, possono essere uno strumento meraviglioso, soprattutto per i contatti e il networking, ed è un vantaggio che i nostri genitori non hanno mai avuto. È possibile gestire attività con molto meno personale rispetto a qualche anno fa, tutto è molto più realizzabile: iniziare, possedere e riuscire a creare il proprio spazio di lavoro. Penso che in un certo senso abbiamo imparato a lavorare in modo più intelligente, non più duro, eppure il confine tra lavoro e vita privata è molto meno netto, rispetto alle generazioni precedenti. Gli smartphone hanno reso il business 24/7.

Come vedi il recente e sempre crescente interesse al verde nella società di oggi? Sia da un punto di vista di vita quotidiana, sia da un punto di vista di politiche pubbliche, ti sembra più una tendenza passeggera o un cambiamento più significativo?

Con una sempre crescente accettazione del cambiamento climatico e soprattutto post Covid, il mondo sta iniziando a svegliarsi e ad accettare il fatto che gli spazi verdi sono essenziali. Per il pianeta, per la salute mentale e per il genere umano. Londra è una città incredibilmente verde, siamo fortunati, ma in generale si stia iniziando a pensare di più in questa direzione. Potrebbe essere un trend di questi tempi, ma spero che non svanisca e che le persone non dimentichino ciò che hanno imparato negli ultimi due o tre anni.

Quale consiglio daresti a un giovane che vuole lavorare in questo settore?

Credo che la cosa più importante che un giovane possa fare sia crearsi esperienza di vita vera ed entrare concretamente a contatto con il verde. Piantumazione, costruzione, cura e manutenzione: qualcosa di cui ogni designer di successo possiede buona se non grande conoscenza, la pratica. Disegnare, anche senza clienti, e costruire un portfolio, sperimentare. Solo così si può capire e decidere cosa ci piace e come vogliamo lavorare, un valido aiuto per forgiare personalità e accumulare esperienza fin da giovani.

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