La Freccia - aprile 2022

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ANNO XIV | NUMERO 4 | APRILE 2022 | www.fsitaliane.it | ISSN 2785-4175

PER CHI AMA VIAGGIARE

MIKA

RINASCERE INSIEME




EDITORIALE

RINASCERE,

ANCHE DAL MALE S

arebbe stata tutta un’altra storia se, come speravamo, avessero prevalso, ai venti di guerra, le brezze della primavera evocate nel nostro editoriale di marzo, inviato in tipografia a poche ore dall’inizio del conflitto in Ucraina. Purtroppo, non è stato così. Ha prevalso la barbarie, hanno vinto, fin qui, gli armamenti, come in altre martoriate terre, come per le genti dello Yemen, della Siria, del Tigray, per citarne alcune. Ed è stato sangue, è stato dolore: un susseguirsi di distruzioni e lutti, di esodi obbligati verso sopravvivenze e futuri incerti. Tuttavia non vogliamo seppellire, insieme alle vittime che la guerra ha già seminato, la nostra testarda vocazione all’ottimismo, la fiducia che la notte finisca, e il più presto possibile. Di parole e discorsi, di interpretazioni storiche e suggerimenti tattici, strategici, politici ci siamo riempite le orecchie, in que-

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ste settimane, fino alla nausea. Ma al di là dei verbosi talk televisivi, sono state le interviste e le immagini, con i volti dei bambini e le storie dolorose di intere famiglie, che tanti coraggiosi reporter ci hanno offerto, a trafiggere le coscienze, sollevando un’onda di vivida solidarietà che ha pervaso tutta l’Europa e il nostro Paese. Un’onda che vede coinvolto anche il nostro Gruppo, e tanti singoli ferrovieri, membri di una famiglia saldamente unita da un forte spirito di appartenenza, intriso di profondi valori etici e civili. No, non vogliamo smettere di pensare che la vita sia bella, nonostante tutto. E che tutti dovrebbero avere diritto a viverla, e a trarne una qualche felicità. Così, nel mese in cui le confessioni cristiane celebrano la Pasqua, e anche noi ve la raccontiamo, credenti e non credenti non possono non avvertire un incontenibile anelito, che si tramuta in fede anche

laica (inevitabile ossimoro), alla rinascita. L’abbiamo evocata nello strillo di copertina. Come sconfitta di ogni tenebra e di quella violenza che rende sterile l’esistenza. Come possibilità di far fiorire la vita nel e dal dolore. Ci insegna Ungaretti che non c’è mai, nella guerra, paese più straziato del cuore di chi sopravvive. Eppure è proprio da quello strazio che può e deve rifiorire la vita. Rinascere dalla memoria viva del male subìto e inferto. È vero, l’umanità è e resterà imperfetta. Ma quell’imperfezione può essere mitigata, o imbrigliata, o incanalata verso manifestazioni non aggressive, trasformarsi persino in arte. Intanto La Freccia di aprile, come sempre, cercherà di accompagnare i vostri viaggi offrendovi spunti di riflessione, momenti di leggerezza e ispirazioni per viaggiare ancora e per scoprire i nostri lati migliori. E i frutti buoni delle nostre imperfezioni.


3 © ipopba/Adobestock


SOMMARIO APRILE 2022

IN COPERTINA MIKA

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UN TRENO DI LIBRI Nell’Invito alla lettura di questo mese La Freccia propone il romanzo d’esordio di Valeria Gargiullo, Mai stati innocenti

48 pag.

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UN SORSO DI SOGNI A Venezia, per la 59esima Biennale d’arte, con la curatrice Cecilia Alemani. L’edizione delle donne, dei corpi e dello stare insieme

RAILWAY HEART

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12 L’ITALIA CHE FA IMPRESA

16 INNOVATION

LA VITA FA FESTA Un viaggio alla scoperta delle tradizioni pasquali. Tra processioni storiche, celebrazioni religiose e cortei in costume

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44 IL CORAGGIO PER VINCERE

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DOVE FINISCE LA NOTTE

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UNA SIGNORA SENZA TEMPO

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LAZIO A PASSO LENTO

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LE OASI DELLA FELICITÀ

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AGENDA

SIENA LA GENTILE

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22 GUSTA & DEGUSTA

IL GIOIELLO DELLA LOCRIDE

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RITORNO ALLE ORIGINI

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WHAT’S UP

LUNGO LA VIA DELLA CROCE

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INSIEME PER LA TERRA

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UNA CASA PER TUTTI

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LA CINA VISTA DA BRESSON

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SCATTI DELL’ANIMA

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I VOLTI DEL FARE LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO

111 SCOPRI TRA LE PAGINE LE PROMOZIONI E LA FLOTTA DELLE FRECCE i vantaggi del programma CartaFRECCIA e le novità del Portale FRECCE

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I numeri di questo numero

Tra le firme del mese

PER CHI AMA VIAGGIARE

MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE ANNO XIV - NUMERO 4 - APRILE 2022 REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/1997 CHIUSO IN REDAZIONE IL 23/03/2022

9 milioni e mezzo

le tonnellate di imballaggi riciclati in Italia in un anno [pag. 13]

CESARE BIASINI SELVAGGI Da marzo 2017 è direttore editoriale di Exibart.com ed Exibart on paper. Manager culturale per diverse fondazioni italiane, svolge anche un’intensa attività di consulenza di comunicazione strategica d’impresa e per l’internazionalizzazione del made in Italy

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Foto e illustrazioni Archivio Fotografico FS Italiane Adobestock Copertina: © Lucely Bautista Tutti i diritti riservati Se non diversamente indicato, nessuna parte della rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa senza il consenso espresso dell’editore

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ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE LICENZA CREATIVE COMMONS BY-NC-ND 3.0 IT

i chilometri del cammino di San Benedetto nel Lazio [pag. 68] gli anni che compie il Parco divertimenti Mirabilandia [pag. 71]

Info su creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/deed.it

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EDITORE

le foto sul lavoro e l’industria esposte al Mast di Bologna [pag. 108]

Communication Piazza della Croce Rossa, 1 | 00161 Roma fsitaliane.it Contatti di redazione Tel. 06 44105298 | lafreccia@fsitaliane.it

Read also

GIULIA CIARAPICA Classe 1989, laureata in Filologia moderna, è blogger culturale, collaboratrice de Il Foglio e Il Messaggero. Ha pubblicato con Cesati Editore Book blogger. Scrivere di libri in Rete: come, dove, perché e Una volta è abbastanza, primo volume di una trilogia edita Rizzoli

Direttore Responsabile Responsabile Editoria Caporedattrice Coordinamento Editoriale

FSNews.it, la testata online del Gruppo FS Italiane, pubblica ogni giorno notizie, approfondimenti e interviste, accompagnati da podcast, video e immagini, per seguire l’attualità e raccontare al meglio il quotidiano. Con uno sguardo particolare ai temi della mobilità, della sostenibilità e dell’innovazione nel settore dei trasporti e del turismo quali linee guida nelle scelte strategiche di un grande Gruppo industriale

In redazione Segreteria di redazione Coordinamento creativo Ricerca immagini e photo editing Hanno collaborato a questo numero

Marco Mancini Davide Falcetelli Michela Gentili Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico, Francesca Ventre Gaspare Baglio Francesca Ventre Giovanna Di Napoli Claudio Romussi Gerardo Adinolfi, Serena Berardi, Osvaldo Bevilacqua, Cesare Biasini Selvaggi, Francesco Bovio, Peppone Calabrese, Giulia Ciarapica, Claudia Cichetti, Giuliano Compagno, Alessandra Coppa, Matteo Favero, Fondazione FS Italiane, Enzo Fortunato, Alessio Giobbi, Sandra Jacopucci, Valentina Lo Surdo, Luca Mattei, Giuliano Papalini, Enrico Procentese, Andrea Radic, Elisabetta Reale, Gabriele Romani, Davide Rondoni, Flavio Scheggi, Floriana Schiano Moriello, Mario Tozzi

REALIZZAZIONE E STAMPA

GIULIANO COMPAGNO

Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE) Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com Coordinamento Tecnico Antonio Nappa

Ha pubblicato 24 volumi tra saggistica, narrativa, aforismi e comica, oltre ad aver scritto quattro libretti di opera contemporanea per il maestro Vittorio Montalti. Vive a Roma, da dove in genere parte e ritorna

PROGETTO CREATIVO

Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello, Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli

PER LA PUBBLICITÀ SU QUESTA RIVISTA advertisinglafreccia@fsitaliane.it | 06 4410 4428

La carta di questa rivista proviene da foreste ben gestite certificate FSC®️ e da materiali riciclati

MATTEO FAVERO Dopo gli studi in Scienze internazionali e diplomatiche, è stato consulente del ministero degli Affari Esteri per la cooperazione italiana allo sviluppo e del Formez. Ora si occupa di sostenibilità e anima le attività dell’Associazione nazionale per il clima Globe Italia

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On web La Freccia si può sfogliare su fsnews.it e su ISSUU 5

PER CHI AMA VIAGG IARE

PER CHI AMA

VIAGGI

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FRECCIA COVER

Lucio Dalla in occasione della messa in scena dell’opera Pierino e il lupo (2005), Fondazione Teatro Comunale di Bologna

IN RICORDO DI LUCIO di Alessandra Coppa

La figura umana e il percorso artistico di uno dei più innovativi cantautori italiani raccontati attraverso le sue emozioni più intime. Lucio Dalla. Anche se il tempo passa è la mostra ospitata, fino al 17 luglio, nel Museo civico archeologico di Bologna, a pochi passi dalla casa dove l’artista ha trascorso gran parte della propria vita. Foto, filmati, documenti, abiti di scena e oggetti iconici – molti dei quali esposti per la prima volta – raccontano la vita, l’arte e le passioni del grande musicista, a dieci anni dalla scomparsa. Dalle prime immagini in bianco e nero di Lucio bambino all’amore per la sua Bologna, dalla collaborazione con il poeta Roberto Roversi al suo rap-

porto con la musica, il cinema, il teatro e la televisione. In mostra anche il clarinetto che Dalla imparò a suonare da giovanissimo e una serie di appunti scritti a mano, destinati a trasformarsi in alcune delle sue canzoni più belle, che riecheggiano anche negli spazi espositivi per accompagnare i visitatori. Promossa dal Comune di Bologna con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna e curata da Alessandro Nicosia con la Fondazione Lucio Dalla, la rassegna farà tappa anche a Roma, in autunno, e a Milano e Napoli nel 2023, per l’80esimo anno dalla nascita dell’artista. mostraluciodalla.it 7


RAILWAY heART

PH OTOS TO R I E S PEOPLE Ludovica e Carletto a Napoli Centrale © Bruna M. bruna_who_is

IN VIAGGIO Verso la Toscana © Daniele Nieddu danielenieddu_

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LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME a cura di Enrico Procentese

Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente e priva di watermark. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica. Railway heArt è un progetto di Digital Communication, FS Italiane.

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LUOGHI Roma Termini © Gianmarco Palazzo valsoiapg

AT WORK Matteo M., macchinista dei Frecciarossa © Edoardo Cortesi eddiecortesi

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RAILWAY heART

A TU PER TU di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it

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abriele, 29 anni, lavora come addetto all’assistenza clienti Trenitalia per i servizi ferroviari a lunga percorrenza e ci racconta la sua esperienza nelle stazioni di Roma Termini e Tiburtina. Qual è stato il tuo percorso professionale? Gli studi in lingue, prima al liceo e poi all’università, mi hanno aperto la strada al mondo della customer care per i viaggiatori di Frecce e Intercity. Sono stato assunto in Trenitalia dopo una precedente esperienza nel campo assicurativo e, da poco più di tre anni, mi occupo di attività front-line inerenti all’offerta informativa e commerciale nelle stazioni di Roma Termini e Tiburtina. Le tue aree di intervento? Il mio lavoro si svolge in diverse postazioni all’interno della stazione Termini, dalla biglietteria centrale allo sportello di assistenza, nel Freccia Lounge e nei Freccia Desk vicino ai binari, oltre che nel Freccia Club di Roma Tiburtina. È distribuito su turni giornalieri e serali, per garantire il presidio anche in situazioni e orari straordinari. Il tutto in costante contatto con la Sala operativa Trenitalia, con cui mi interfaccio per seguire ogni aspetto della circolazione e intervenire tempestivamente in caso di urgenze. Come ti sei formato per svolgere questo lavoro? Inizialmente, ho seguito due mesi di corsi in aula che mi hanno preparato su tutti gli aspetti dell’offerta commerciale e su ciò che si deve conoscere a livello operativo. A questo sono seguiti incontri specifici sulla comunicazione con il cliente, in presenza e da remoto, sulla customer centricity e sulla risoluzione delle criticità in un ambiente molto variegato, in termini di richieste e di tipologia di viaggiatore. Quello della stazione è un contesto dove i percorsi di formazione teorica e pratica procedono, inevitabilmente, di pari passo. Un esempio? Sono arrivati in Italia molti ucraini in fuga dalla guerra: hanno bisogno di informazioni sui treni o sui mezzi di trasporto urbano per raggiungere un parente o un amico, ma anche su come ricevere accoglienza, ospitalità, trattamenti sanitari. Nonostante molte richieste non siano di nostra competenza cerchiamo di andare incontro alle loro esigenze e di indirizzarli, rapportandoci con le autorità. Per molti di loro, chi presta servizio in stazione rappresenta il primo contatto per risolvere una situazione drammatica. Cosa apprezzi di più della tua professione? Il fatto di dover sviluppare empatia e capacità di adattamento per far fronte a situazioni sempre nuove. Chi ci vede da fuori può pensare che esistano unicamente manuali o regolamenti da consultare per ogni evenienza. Inutile dire che non è così. Sicuramente in questo lavoro giocano un ruolo importante la preparazione teorica e l’esperienza che si guadagna giorno dopo giorno. Ma non bisogna perdere l’abitudine di stupirsi, di essere mentalmente flessibili e di andare a fondo nelle necessità.

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LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE, VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE

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abiana Grasso, archeologa, restauratrice e guida turistica tra la Capitale e i Castelli Romani, racconta il progetto GrandTour 2.0, nato per far viaggiare le famiglie attraverso la cultura. Come nasce il tuo interesse verso il turismo? Ho cominciato il mio percorso nel volontariato dei beni culturali con il Gruppo archeologico romano. Dopo il liceo artistico ho proseguito gli studi in questo settore e mi sono specializzata in etruscologia. Poi ho trovato lavoro come restauratrice e guida turistica. La preparazione accademica e professionale mi ha permesso di approdare nell’associazione culturale ChissàDove, dove ho realizzato, insieme a cinque amiche, un progetto dedicato al tempo libero delle famiglie. Di cosa si tratta? Ci proponiamo di valorizzare gli itinerari archeologici di Roma e dei Castelli Romani, solitamente poco frequentati, con l’intento di creare un ponte tra le bellezze del territorio. È nato così il progetto GrandTour 2.0. Alla scoperta delle origini perdute, vincitore del bando regionale per il rilancio del turismo locale di LazioCrea. Al centro della nostra programmazione c’è la necessità di fornire un servizio a misura di bambino e bambina, conciliando, al tempo stesso, anche gli interessi degli adulti. In che modo? Per noi l’arte, l’archeologia e la lettura sono strumenti di conoscenza che, uniti all’esperienza ludico-didattica, aiutano a migliorare la capacità di comparare passato e presente. Un modo per stimolare il senso critico e insegnare a guardare gli altri con empatia, facendo tesoro della storia per capire meglio il domani. Gli itinerari che proponiamo vogliono fornire una chiave per far vivere la cultura a chiunque, grazie a linguaggi e format pensati ad hoc. Un progetto che ha anche uno scopo educativo, quindi. Tutto quello che osserviamo ora dell’antichità è una traccia che l’essere umano ha lasciato sulla Terra. Questo può spingerci a riflettere, con consapevolezza e responsabilità, sull’impronta che vogliamo lasciare noi e a trovare il giusto modo per relazionarci con le persone e l’ambiente. Proprio per proteggere il pianeta, consigliamo alle famiglie che prendono parte ai nostri itinerari di spostarsi con il treno, usufruendo della capillarità dei collegamenti disponibili. Perché avete scelto i Castelli Romani per questa iniziativa? Pensiamo che rappresentino un luogo ideale per ospitare le famiglie, stimolare la curiosità verso mete meno battute e accendere lo spirito di osservazione. Oltre al fatto che sono un anello di congiunzione ideale con Roma. Veder premiato questo progetto ha rappresentato per noi il coronamento di un sogno, reso possibile da un intenso lavoro in team. Un modo per lasciarci alle spalle il periodo di emergenza pandemica: siamo stati per troppo tempo distanti, senza poter viaggiare.

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L’ITALIA che fa IMPRESA

RICICLO DA

RECORD

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di Matteo Favero

ItaliaGlobe

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© Riccardo Torri/Conai

PIÙ DI SETTE IMBALLAGGI SU DIECI TROVANO UNA SECONDA VITA. I NUMERI RAGGIUNTI GRAZIE ALL’IMPEGNO DEL CONAI, CHE COMPIE 25 ANNI, CONFERMANO L’ECCELLENZA DELL’ITALIA NELL’ECONOMIA CIRCOLARE

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Italia si è guadagnata un posto d’eccellenza in Europa per il riciclo degli imballaggi. Secondo gli ultimi dati Eurostat, il nostro Paese è secondo in assoluto – dietro al Lussemburgo e davanti alla Germania – nel riciclo pro-capite di contenitori come vasetti, bottiglie, lattine, scatole in acciaio o in carta, cassette di legno. «Negli ultimi 24 anni, il nostro Paese ha avviato al recupero oltre 170 milioni di tonnellate di imballaggi», spiega Luca Ruini, presidente del Consorzio nazionale imballaggi (Conai) che si pone come garante per il raggiungimento degli obiettivi imposti dall’Unione europea in questo settore. «Nel 1998, meno di 12 mesi dopo la nascita del sistema Conai, in Italia venivano reciclati poco più di tre milioni e 300mila tonnellate di imballaggi all’anno: circa il 30% di quello che veniva immesso al consumo. Oggi quel numero è triplicato e ammonta a oltre nove milioni e mezzo. Più di sette imballaggi su dieci, oggi, trovano una seconda vita». Nel 2022 il Conai compie 25 anni. Come siete riusciti a portare avanti questo modello virtuoso? Per noi sono sempre stati fondamentali la vicinanza alle realtà locali e il dialogo con il territorio. Tra il 1998 e il 2021, il consorzio ha versato ai Comuni italiani sette miliardi e 370 milioni di euro per coprire i maggiori one13


L’ITALIA che fa IMPRESA

Lattine immesse in un impianto di selezione e trattamento dei rifiuti

ri della raccolta differenziata, ossia quell’avanzo di costo che risulta fra il buttare tutto in discarica e separare correttamente i materiali arrivati a fine vita. A questi si aggiungono più di quattro miliardi di euro destinati a finanziare attività di trattamento, riciclo e recupero. In totale sono oltre 11 miliardi di euro, versati dalle 700mila aziende che aderiscono al Conai per offrire agli imballaggi un corretto smaltimento ed evitare che abbiano un impatto sull’ambiente quando diventano rifiuti. Un’azione che riduce l’uso delle discariche. Problema antico, specie in alcune regioni d’Italia. Il nostro impegno, a oggi, ha già evitato il riempimento di circa 183 nuove discariche di medie dimensioni, vere e 14

proprie cicatrici sul territorio. Ma i benefici ambientali prodotti nei 24 anni che precedono questo anniversario accendono i riflettori anche su un altro ruolo del riciclo: quello di attore nella lotta contro il cambiamento climatico. L’impegno del Conai ha impedito di riversare nell’atmosfera circa 56 milioni di tonnellate di anidride carbonica, che equivalgono alle emissioni di 130mila voli Roma-New York andata e ritorno. Impressionante anche il risparmio di materia: quasi 63 milioni di tonnellate. E, in tutti questi anni, il lavoro del consorzio ha permesso un risparmio di energia pari a quella che consumano circa 200 milioni di persone in un anno. Come pensate di festeggiare il vostro anniversario?

Il percorso del Conai dal 1997 a oggi sarà oggetto di un libro e di un documentario. Niente di celebrativo, solo la testimonianza di un impegno costante che già 25 anni fa anticipava un’esigenza poi emersa in tutta la sua importanza. Oggi possiamo presentarci come un attore capace di aiutare il Paese nella transizione verso l’economia circolare. Il libro ripercorrerà il nostro lavoro anche attraverso le principali campagne di comunicazione del consorzio, con 25 interviste a personalità dell’imprenditoria, delle istituzioni, del giornalismo e delle realtà associative. Il documentario, invece, darà voce ad alcuni protagonisti della storia del Conai, lasciando parlare anche le immagini per far scoprire il viaggio compiuto dagli imbal-


laggi verso il riciclo. Ma sono in arrivo anche una ricerca Ipsos sugli scenari della sostenibilità, per capire com’è cambiata l’Italia “circolare” negli ultimi cinque anni, e la mostra d’arte Rinascimento per l’ambiente, che giocherà sul contrasto fra lo scenario cinquecentesco di 14 ritratti e la modernità degli imballaggi che vi sono stati inseriti. Il curatore d’eccezione dell’evento è il critico d’arte Nicolas Ballario. Che futuro prevedete per il settore in questi tempi difficili? La prudenza, soprattutto oggi, è d’obbligo. Eppure, per il 2022, il tasso di riciclo degli imballaggi rispetto all’immesso al consumo si prevede in crescita: il risultato nazionale dovrebbe superare il 74%, l’equivalente di oltre 10 milioni e mezzo di pack.

L’Italia punta a chiudere l’anno con una quantità di imballaggi inseriti sul mercato superiore a quella dei livelli pre-pandemia: dopo il crollo del 2020, si prevede di raggiungere i 14 milioni di tonnellate. Se si confermasse la ripresa dei consumi così com’è stata registrata in questi primi mesi, si potrebbe arrivare a un immesso al consumo addirittura superiore alle attese. Durante la pandemia, infatti, gli italiani si sono rivelati sempre più bravi nel differenziare correttamente i rifiuti: la crescita dei materiali provenienti dalle miniere urbane e il contributo dei flussi commerciali e industriali potrebbero sorprenderci. In ogni caso, è fondamentale continuare a impegnarci su più fronti. Su quali, in particolare?

Servono competenze per colmare il gap degli impianti che separa il Mezzogiorno dal Nord del Paese. Su questo, i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza possono darci una mano, purché arrivino progetti in grado di intercettarli. E poi non dobbiamo smettere di promuovere l’ecodesign: realizzare dei pack sempre meno impattanti è fondamentale, soprattutto se le quantità di immesso al consumo aumenteranno. È anche grazie alla prevenzione, infatti, se un numero crescente di imballaggi non è sinonimo di maggior inquinamento. conai.org conai.it conai conai_riciclo

Imballaggi in carta

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INNOVATION

ISPIRARE IL FUTURO IL 29 APRILE LA PRIMA UNIVERSITÀ DI ROMA OSPITA TEDXSAPIENZAU, DI CUI IL GRUPPO FS ITALIANE È SUPPORTING SPONSOR. PER DIFFONDERE VISIONI IN GRADO DI MIGLIORARE IL MONDO di Gerardo Adinolfi

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ochi minuti per raccontare la propria idea di mondo e stimolare visioni in grado di cambiare – e migliorare – il presente e il futuro. Idee che meritano di essere diffuse e hanno l’obiettivo di riportare l’università al centro delle sfide più attuali, trasformandola di nuovo, dopo due anni di pandemia e lezioni a distanza, in un luogo dove stare con gli altri, scoprire nuove passioni, ascoltare, con-

dividere e produrre visioni capaci di trasformare la realtà, o almeno di provarci. Il 29 aprile l’Università La Sapienza di Roma diventa il laboratorio di questo cambiamento: l’occasione è TEDxSapienzaU, evento di cui il Gruppo FS Italiane è supporting sponsor e che è destinato, in qualche modo, a fare la storia dell’ateneo romano. Con l’acronimo TED (Technology Entertainment Design) si intendono una serie

Il team organizzatore e i volontari di TEDxSapienzaU

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di conferenze – nate in Silicon Valley e gestite da un’organizzazione privata non profit – che hanno l’obiettivo di diffondere idee e ispirazioni che meritano di essere raccontate. Col tempo si è sviluppato anche il programma TEDx, che comprende eventi locali progettati in modo indipendente. L’occasione è stata colta da un gruppo di studenti dell’ateneo romano che, su delega della rettrice Antonella Polimeni, ha ottenuto


dalla TED Foundation la licenza ufficiale per ospitare un talk autonomo. «È una sfida importante, perché lo stiamo organizzando in un periodo non semplice, alle prese con la coda lunga di una pandemia che ha segnato l’umanità e nel mezzo di una guerra che può espandersi al livello globale», spiega Vittorio Emanuele Agostinelli, studente di Giurisprudenza e presidente del Comitato organizzativo del TEDxSapienzaU. Sul palco del TEDxSapienzaU sono pronti a salire dieci ospiti: nove nomi di rilievo tra cui Mario Baccini, Presidente dell’Ente nazionale per il microcredito, Valentina Dallari, influencer, Roberto Viola, Direttore Generale della Dg Connect della Commissione europea, Giusy Amoroso, digital artist. Ci sarà poi uno speaker, a cui si aggiunge anche un artista, scelto tra gli studenti dell’ateneo: «Abbiamo aperto una call e selezionato 70 volontari su 1200 can-

didature ricevute. Una risposta importante che testimonia come questo sia un evento fatto dagli studenti e per gli studenti», spiega Inés Verri, laureanda in Scienze politiche e Relazioni internazionali oltre che Speaker e Program Coordinator dell’iniziativa. Il team organizzativo comprende anche la coordinatrice di Communication & Marketing Alessia Massari, studentessa di Relazioni Internazionali, il tesoriere e co-organizer Shadi Badawi, studente di Ingegneria, il Fundraising Director Federico Anania, laureando in Giurisprudenza e Sebastian Micu, studente di Medicina e, per il TEDx, Executive Website Developer. Gli interventi seguiranno tre filoni di argomenti: Action, la cultura dell’azione, che sottolinea l’importanza della cittadinanza attiva nell’educazione del futuro, Cross-Fertilization, cioè la predisposizione alla creatività e alla contaminazione tra i saperi e Tran-

sformation, che punta sul digitale, la trasformazione dei modelli educativi e il valore dell'esperienza nella crescita dell'individuo. L’iniziativa ha anche uno speciale su RadioSapienza, la web radio ufficiale dell’ateneo. Secondo Agostinelli l’obiettivo è «trasmettere idee di valore, e fare in modo che non restino chiuse in un’aula ma che si proiettino verso l’esterno, in modo che possano ispirare tutti». Il TEDXSapienzaU, insomma, non è un evento destinato a concludersi, ma a continuare. «Abbiamo scelto una mascotte bellissima: una pecora rossa, con una zampa che inneggia all’azione e la testa inclinata verso l’alto che punta al pensiero, come guida del cambiamento», conclude lo studente. Non una pecora come le altre, insomma, ma innovativa e ispiratrice, così come una bella idea. tedxsapienzau.com tedxsapienzau

BOOST YOUR IDEAS 2022 Torna l’iniziativa della Regione Lazio nata in risposta all’emergenza Covid-19 per trovare progetti innovativi capaci di contribuire alla ripresa sostenibile ed economica del Paese. Quest’anno il Gruppo FS sostiene la sfida lanciata agli innovatori in qualità di main partner e mette a disposizione una serie di premi per nuove soluzioni digitali nell’ambito della mobilità sostenibile di merci e persone nei centri urbani. FS Italiane è pronta a ospitare le imprese e i gruppi di lavoro vincitori presso i propri Innovation Hub, fornendo una consulenza tecnica per accelerare idee valide nell’ambito delle smart city e offrendo la possibilità di presentare i progetti alle società del Gruppo per valutarne un’eventuale sperimentazione. È possibile candidarsi sul sito boostyourideas.lazioinnova.it fino alle 12 dell’11 aprile. Una seconda call sarà poi aperta dalle 9 del 15 luglio alle 12 del 15 settembre. 17


AGENDA a cura di Luca Mattei ellemme1 lucamattei1 - l.mattei@fsitaliane.it e Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it

save APRILE the date 2022 MIA FAIR | MILAN IMAGE ART FAIR 2022 MILANO 28 APRILE>1° MAGGIO Oltre settemila m² del Superstudio Maxi accolgono la più importante fiera italiana dedicata alla fotografia internazionale. L’immagine coordinata dell’11esima edizione è firmata dalla giovane Larissa Ambachtsheer. L’artista olandese, nata nel 1993, si concentra su temi quali la consapevolezza, lo stile di vita minimalista e la sostenibilità. A Mia Fair propone opere tratte dalla serie You Choose, I seduce (2017), creando set e messe in scena con nature morte di frutta e verdura, per interrogarsi sul ruolo del colore nel cibo e su come lo si possa manipolare per interagire con il pubblico. Il clou della fiera è la Main Section che accoglie un panel di espositori selezionato dal comitato scientifico. Tra le sezioni d’interesse, Beyond Photography - Dialogue è riservata alle gallerie che promuovono i giovani talenti, con l’idea di porre in dialogo la fotografia con una sola opera realizzata con altri linguaggi (scultura, installazione, pittura o video). Quest’anno torna anche il Premio New Post Photography, dedicato alle tendenze più creative del settore. Infine, non mancano conferenze e talk sui temi più attuali. miafair.it Larissa Ambachtsheer, Red Lemon (2017) Courtesy Project 2.0/Gallery Den Haag

SELVATICA – ARTE E NATURA IN FESTIVAL BIELLA FINO AL 26 GIUGNO La rassegna dislocata tra i Palazzi Gromo Losa, Ferrero e La Marmora racconta la bellezza della natura attraverso mostre, laboratori e conferenze. Tra gli appuntamenti da non perdere On Assignment. Una vita selvaggia, personale del fotografo Stefano Unterthiner con i reportage realizzati per il magazine National Geographic; le sculture dell’italo-americana Jessica Carroll, che lavora da decenni sul tema delle api; Nuvolosa, la kermesse dedicata al fumetto, e Kryptòs. Inganno e mimetismo nel mondo animale, un’esposizione di Emanuele Biggi e Francesco Tomasinelli, per osservare le strategie di rane, gechi, insetti foglia, mantidi e ragni con livree sorprendenti, in terrari che riproducono il loro habitat naturale. selvaticafestival.net Mantide orchidea (Hymenopus coronatus), tra i protagonisti della mostra Kryptòs © Emanuele Biggi e Francesco Tomasinelli

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VIAGGIO IN ITALIA. LUOGHI E VOLTI TORINO FINO ALL’8 MAGGIO In occasione dei 120 anni dalla nascita di Carlo Levi, la Fondazione Circolo dei lettori ha pensato di rileggere la figura del grande intellettuale del ‘900 con una mostra allestita alla Galleria d’arte moderna (Gam), oltre a una serie di iniziative raccolte nel progetto Tutta la vita è lontano. L’esposizione fa conoscere il Levi pittore attraverso 30 dipinti da lui realizzati tra il 1923 e il 1973 con un misto di realismo, poesia ed eleganza. E, come tracciando un viaggio reale e culturale, si focalizza sulla geografia dell’esistenza dell’artista, tra Nord e Sud dell’Italia. Si parte dal periodo delle prime creazioni per giungere al fascismo, al dopoguerra e al neorealismo. Lunghi decenni in cui il legame tra pittura e impegno politico per Levi non si sciolse mai, ma anzi rimase un suo tratto fondamentale. gamtorino.it

Carlo Levi, Autoritratto con figure del ricordo (1954) Courtesy Comune di Aliano

Una scena del film La terre de la folie (2009), regia di Luc Moullet

BRESSANONE WATER LIGHT FESTIVAL BRESSANONE (BZ) 29 APRILE>22 MAGGIO Una grande festa di colori e atmosfere creative che vede come protagoniste assolute l’acqua e la luce. La città altoatesina si tinge di blu grazie a installazioni luminose su edifici e chiese, spettacoli di videomapping e proiezioni di film. All’evento partecipano 31 artisti internazionali, dagli Usa alla Germania, dai Paesi Bassi alla Finlandia. La confluenza tra i fiumi Isarco e Rienza, una ventina di fontane e i tesori storici di Bressanone, così come dei centri di Novacella, Fortezza e Racines, diventano i luoghi ideali per le rappresentazioni. Il mondo acquatico e l’arte della luce creano una magica connessione, che invita a sognare e nello stesso tempo a riflettere sulle preziose e fragili risorse della Terra. waterlightfestival.it

TRENTO FILM FESTIVAL TRENTO 29 APRILE>8 MAGGIO La storica rassegna festeggia 70 anni con un’edizione in presenza. In occasione dell’anniversario, il fumettista e illustratore Milo Manara firma il manifesto dell’evento. In programma lo speciale Destinazione... futuro: sette film di science-fiction, uno per ogni decennio del festival, con protagonisti il paesaggio, la montagna e la natura oppure i pianeti lontani. Tra gli ospiti della manifestazione l’astronauta Paolo Nespoli e l’ingegnere Marcella Salussolia, che si occupa della stazione spaziale Lunar Gateway. Tra le iniziative anche lo speciale Nécessité de Moullet Omaggio a Luc Moullet, dedicato al cineasta e amante della montagna, che dal 3 al 6 maggio sarà a Trento per incontrare il pubblico e presentare i suoi film. trentofestival.it

Luminéoles by Porté par le vent © Brixen Tourismus, Pierluigi Orler

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AGENDA

I FARNESE. ARCHITETTURA, ARTE, POTERE PARMA FINO AL 31 LUGLIO Un evento dedicato alla storia del collezionismo dei Farnese mancava in Italia dal 1995, anno di una mostra a Napoli. Parma ne accoglie uno nel Complesso monumentale della Pilotta, che comprende anche il Teatro Farnese e la Biblioteca Palatina. In questi spazi sono esposti pezzi rari, appartenuti alla famiglia, sottratti dai Borbone alla città emiliana dopo il 1734. Tra le trecento opere, da segnalare la Messa di San Gregorio eseguita dagli indios messicani per ringraziare papa Paolo III, che nella bolla Sublimis Deus condannò il loro sfruttamento. In mostra anche capolavori da Napoli: dal Museo e Real Bosco di Capodimonte arrivano opere di Raffaello, Tiziano, El Greco, mentre il Museo archeologico ha dato in prestito la sfarzosa Tazza Farnese, uno dei più grandi vasi incisi del mondo antico. complessopilotta.it Tiziano Vecellio, Ritratto di Papa Paolo III (1543) © Museo e Real Bosco di Capodimonte

Claude Monet, Ninfee (1916-1919 circa)

MONET. CAPOLAVORI DAL MUSÉE MARMOTTAN GENOVA FINO AL 22 MAGGIO «Il mio giardino è l’opera d’arte più bella che io abbia creato». La mostra a Palazzo Ducale prende spunto da queste parole di Claude Monet, massimo interprete dell’impressionismo, che ha sempre legato la propria creatività all’amore per la natura. L’esposizione allestisce in modo suggestivo 50 dipinti tra quelli a cui il pittore francese era più affezionato, conservati gelosamente fino all’ultimo dei suoi giorni nella casa di Giverny, in Normandia. La stessa dimora in cui si prendeva cura di iris, giunchiglie, peonie, tulipani, ciliegi e dove fece realizzare un giardino acquatico con un ponte giapponese. Una fonte di ispirazione per le sue opere più iconiche, da Ninfee a Le rose, la sua ultima tela. monetgenova.it | palazzoducale.genova.it

© Musée Marmottan Monet, Paris/Bridgeman Images

NOVECENTO ELEGANTE. ABITI E ACCESSORI DALLA DONAZIONE FINESCHI PRATO FINO AL 29 MAGGIO Il Museo del Tessuto espone oltre 80 oggetti della famiglia Fineschi, attiva nella borghesia pratese fin dall’800, che testimoniano i costumi italiani degli ultimi secoli. Si parte dai completi infantili degli anni ‘20 e ‘30 del ‘900, prime tracce della moda per bambini. Si prosegue con il ricamo, la vera passione delle donne Fineschi, con colletti e trine a punto rinascimento, centrini e bordure a chiacchierino. Per l’uomo sono presenti frac, smoking e soprabiti dei primi anni ‘30, accompagnati da cappelli, bastoni e set da fumo in sepiolite. Ai prodotti di alta sartoria indossati negli anni ‘60 per appuntamenti esclusivi, seguono, due decenni dopo, gli outfit dei primi brand italiani, firmati da stilisti come Gianfranco Ferré e Rocco Barocco. Bottoni, fibbie e borse connotano, infine, la raffinatezza dei capi. museodeltessuto.it

Abito di Ada Tirinnanzi Fineschi, sartoria italiana (1965-1975), tessuto firmato Ken Scott © Salvini - Archivio Museo del Tessuto

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FLORACULT ROMA 23>25 APRILE Zucca turbante, pomodoro pesca e zucchina serpente sono solo alcune delle sementi ospiti della mostra mercato di florovivaismo amatoriale organizzata ai Casali del Pino, nel Parco di Veio, dall’imprenditrice agricola e designer Ilaria Venturini Fendi. L’11esima edizione s’intitola Memoria e innovazione, per ricordare quanto fiori e piante siano un ponte tra le civiltà del passato e le nuove tecnologie sostenibili. Oltre a incontri, laboratori e installazioni, si possono conoscere le collezioni botaniche di espositori da tutt’Italia. Tra le chicche da non perdere, le varietà di Pelargonium, tra cui l’Apple Blossom Rosebud, prediletta dalla Regina Vittoria, e l’Ipomea alba, che al calar della luce s’illumina di bianco e rilascia un profumo inebriante. floracult.com

WINDOWLESS CAR CASERTA FINO AL 7 MAGGIO Il difficile binomio tra essere umano e inanimato, reso ancora più complesso dalla trasformazione socioculturale imposta dalla Rivoluzione industriale, trova nuova formulazione artistica nelle opere di Krzysztof Grzybacz. L’artista polacco, classe 1993, espone per la prima volta in Italia, alla Galleria Nicola Pedana, tele realizzate con tonalità pastello e un gesto pittorico goliardico e fiabesco, dal ritmo ossessivo tipico delle fabbriche. Con questi dipinti si chiede quanto e come la depersonalizzazione dell’individuo incida su ciascuno. E a suo modo trova una risposta: coscienti del grigiore industriale che ci circonda, non resta che osservare il mondo dal finestrino di una macchina o chiudere gli occhi per ridisegnarlo come si vorrebbe che fosse. nicolapedana.com

Krzysztof Grzybacz, In between folds (2022)

Ricostruzione della stanza di Vincent Van Gogh ad Arles, in Francia

VAN GOGH MULTIMEDIA E LA STANZA SEGRETA NAPOLI FINO AL 26 GIUGNO L’opera del pittore olandese è presentata a Palazzo Fondi con ritratti, autoritratti, nature morte e paesaggi che riproducono i suoi dipinti con la massima fedeltà, attraverso la visione in 3D. La multimedialità ha lo stesso obiettivo che Van Gogh voleva raggiungere con il colore: allontanare l’arte dalla resa naturalistica e rimandarla a significati più intensi. Oltre alla realtà virtuale, si introducono ricostruzioni reali di abiti, oggetti e ambienti divenuti celebri, come la stanza da letto di Arles. L’esposizione itinerante ha già avuto successo in altre città, ma alla tappa partenopea si aggiunge una sezione di originali firmati da impressionisti, tra cui Paul Cézanne e Henri de Toulouse-Lautrec. vangoghmultimediaexperience.it 21


GUSTA & DEGUSTA

di Andrea Radic

Andrea_Radic

andrearadic2019

© Hotel Photography

IL FASCINO SEGRETO DELL’HOTEL DE RUSSIE

A

rtisti poliedrici, attrici affascinanti, famiglie reali e Capi di Stato. Nessuno degli illustri ospiti dell’Hotel de Russie, iconico indirizzo della grande ospitalità nella Capitale, ha saputo sottrarsi al fascino dei giardini ai piedi del Pincio, ricchi di alberi di pino, agrumi fioriti e una piccola cascata. Il poeta francese Jean Cocteau lo descrisse come «un paradiso in terra». Era il 1917 e la definizione calza tutt’oggi a pennello per questo luogo, impreziosito dalla contemporaneità degli ambienti e dalla valorizzazione delle linee architettoniche neoclassiche, tracciate nel 1800 da Giuseppe Valadier. Il jet set romano ama gustare un Martini artigianale allo Stravinskij Bar mentre il tramonto infiamma la Città eterna. Il ristorante Jardin de Russie è guidato dallo chef Fulvio Pierangelini, artista della cucina italiana. A dirigere la struttura l’esperienza e la classe di Giampaolo Ottazzi. roccofortehotels.com

La terrazza del Jardin de Russie

LORENZO COGO PORTA IL SUO TALENTO NEL CUORE DI VENEZIA

È

stato per lungo tempo lo chef stellato più giovane d’Italia. Ora Lorenzo Cogo approda a Venezia dove firma la cucina di Dama, il ristorante dell’hotel di charme Ca’ Bonfadini. Uno stile che spinge sulla contemporanea creatività dello chef e valorizza l’eccellenza locale. Identità veneziana, respiro internazionale e una nota istintiva inaspettata, quasi provocatoria, si ritrovano in piatti come il Carpaccio di ricciola, cavolo viola, rafano e acqua di rose. Complessi e identitari i Cappelletti di anguilla, foie gras di mare e barbabietola. Ben definito nei sapori il Rotolo di filetto di rana pescatrice al cardamomo e salsa XO al peperone. Tecniche orientali e cotture di altre latitudini sono la strada che Cogo percorre per dare sostanza e concretezza al pesce e ai vegetali, sempre di stagione. Golosi e originali i dessert. Carta dei vini di intensa geografia enologica. E se Venezia ricorda la forma di un pesce, Cogo si dimostra abile ed esperto pescatore. 22

Panna cotta al carciofo, pompelmo, olive e caffè


LA GRANDE TRADIZIONE DI AL VÈDEL: SINFONIA DI SAPORI

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Lo chef Enrico Bergonzi (seduto a sinistra) con tutta la famiglia

iamo nella Bassa Parmense, un fazzoletto di terra adagiato lungo il Grande Fiume, dove le atmosfere e i silenzi della campagna pongono le persone al centro delle cose. Colorno: è qui che la famiglia Bergonzi lavora, sin dal 1780, per dare ai viandanti di allora come a quelli contemporanei la gioia della grande convivialità, aprendo le porte delle sue cantine, templi del culatello e degli insaccati tradizionali. Podere Cadassa e ristorante Al Vèdel sono i nomi da segnare a inchiostro indelebile nell’agenda del buongustaio. Culatello “dimenticato” che stagiona 40 mesi e salumi da maiali allevati allo stato brado per cominciare. A seguire Anolini in brodo, lumache, la Tagliata di celato (midollo, diaframma, porro e prezzemolo), e l’Oca bargnocla con la scarpetta. Una grande tavolo dove godersi la vita. Cantina sontuosa, curata da Marco Pizzigoni, e servizio attento e cordiale. poderecadassa.it

LATOUR A CIVITELLA: ESEGESI DEL GRECHETTO

S

ergio e Giuseppe Mottura hanno scelto l’istrice come simbolo dell’azienda, animale raffinato che predilige luoghi dove c’è equilibrio ecologico. Siamo a Civitella d’Agliano (VT), nella pianura tra Lazio e Umbria bagnata dal Tevere, fra le zone più vocate alla produzione dell’uva Grechetto. Latour a Civitella è un grechetto in purezza fermentato in barrique di rovere francese, prima vendemmia nel 1994. Il suo nome nasce dall’amicizia con un grande produttore della Borgogna ed è stato il primo vino del Lazio a ottenere i prestigiosi Tre Bicchieri dal Gambero Rosso. Ha un impatto olfattivo elegante e complesso, al palato giunge morbido, di piacevole freschezza e con finale persistente. La vocazione vinicola di questa terra di primitiva bellezza è nota sin dal 1292. La tenuta fu acquistata nel 1933 da uno zio paterno, Alessandro, durante un incarico come ingegnere per la costruzione della ferrovia Milano/Napoli. sergiomottura.com

Poggio della Costa, uno dei Grechetto di Sergio Mottura 23


© Assunta Servello

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IL FRONTMAN DELLE BAND

CARLO CONTI TORNA NEL PRIME TIME DI RAI1 CON UN NUOVO SHOW DEDICATO AI GRUPPI MUSICALI

I

l 22 aprile, su Rai1, prende il via un nuovo talent show tutto dedicato ai gruppi musicali. The Band è un format originale che vede come frontman Carlo Conti, conduttore amatissimo della tv pubblica. Con la sua verve, si destreggia tra chitarre, batterie, bassi e voci per decretare la miglior formazione live dell’anno. Ritorni con un format tutto nuovo. Mi piace sperimentare e, con il direttore di Rai1, mi sono ritagliato questo spazio come autore e ideatore di programmi condotti da me come Top Dieci, nato in tempo di pandemia e andato molto bene nonostante fosse senza pubblico, balletto e orchestra, o da altri come Ora o mai più, che vedeva al timone Amadeus. Quest’anno abbiamo pensato di testare un’idea tutta italiana che parte da una riflessione su gruppi musicali. Quale? Nei talent si pensa spesso al cantante singolo, meno alle band, che comprendono tante realtà diverse: formazioni amatoriali, il complessino studentesco che suona insieme da pochi mesi, amici che si esibiscono insieme da anni. Vogliamo anche dare un segnale di ripartenza per la musica dal vivo che ha sofferto molto: i gruppi che suonavano nei locali, nelle feste o nelle cerimonie sono stati bloccati per la crisi del settore legato alla pandemia. Lo show è uno stimolo. Come funziona il meccanismo? I gruppi vengono seguiti da otto tutor famosi che, per tutte e quattro le puntate, daranno loro dei consigli. In qualità di direttore artistico, insieme agli autori, assegnerò loro alcuni brani da suonare. Dopo l’esibizione, i complessi riceveranno il giudizio dei tutor avversari e di una giuria formata da tre grandi protagonisti dello spetta-

di Gaspare Baglio

gasparebaglio

colo: Gianna Nannini, Carlo Verdone e Asia Argento. È un talent con il sapore del divertimento, non si vincono contratti discografici ma il titolo di band dell’anno. L’obiettivo è fare musica live, scoprendo anche la storia di queste formazioni. Ci saranno cover band? No, solo gruppi che si cimentano con diversi generi musicali. Darete spazio anche agli inediti? Nell’ultima puntata cercheremo di fare cantare loro qualche nuovo brano. Dove si svolge il programma? Va in onda dal Teatro Verdi di Montecatini Terme, in provincia di Pistoia, proprio perché c’è bisogno di un pubblico vero, da grande evento. Lo studio tv era limitativo. Abbiamo scelto un palco che ha ospitato molti concerti, radunando lì l’energia della musica dal vivo. Che gruppi si sono presentati? Eterogenei. C’è la band che suona rock, quella che fa pezzi italiani, ma pure chi predilige la dance o il genere rockabilly. Dopo una selezione video, li abbiamo chiamati a Roma per i provini. Non ci sono limiti di età e genere: abbiamo visionato gruppi al femminile, complessi di medici e infermieri che si divertono a fare musica, anche un gruppetto di ragazzini che suonano a scuola. Nei video di presentazione racconteremo le loro storie. È sempre un gioco di squadra: insieme si può raggiungere un obiettivo. In che band famosa avresti voluto suonare? Non ho dubbi: i Pink Floyd. Anche se, al massimo, avrei potuto portare i microfoni o la chitarra a David Gilmour (ride, ndr). Chi ti piace tra le formazioni italiane? I Negramaro, i Modà e Le Vibrazioni:

energia allo stato puro. La musica è nel tuo Dna da presentatore… Nascendo in radio ho sviluppato, giocoforza, una predilezione per i programmi musicali. Ho condotto per 18 anni programmi di quiz, ma è chiaro che in show come I migliori anni e 50 Canzonissime mi esprimo al meglio, perché sono più nelle mie corde. Per mia abitudine, poi, preferisco portare in tv qualcosa di originale, come successo proprio con I migliori anni, format che è stato proposto anche all’estero. Anzi spero di poterlo riproporre presto in tv. Top Dieci, invece, tornerà? Spero di sì. Mi piacerebbe che diventasse uno show di lunga serialità, con band e corpo di ballo. Così come mi auguro di riproporre presto Tali e Quali, la versione nip di Tale e Quale Show, che vede quindi concorrenti non famosi cimentarsi nei panni delle grandi stelle della musica. Ha avuto un ottimo gradimento. Progetti dopo The Band? Il 3 maggio, da Cinecittà, presento la cerimonia di consegna dei David di Donatello. Poi il 3 giugno ci sarà DallaArenaLucio, una serata dedicata al grande Lucio Dalla dall’Arena di Verona. Il 10 giugno c’è il classico appuntamento di Con il cuore - Nel nome di Francesco, per raccogliere fondi per le mense e altre missioni dell’ordine francescano. E poi il meritato riposo, magari in una località da raggiungere in treno. Mi sposto sempre in Frecciarossa. Sono un cliente affezionato della Firenze-Roma. Anzi, mi sono accorto che ho dei punti da utilizzare, devo farlo al più presto. carloconti.tv 25


© Amilcare Incalza

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PASSIONE RADICALE

ANDREA BOSCA INTERPRETA MARCO PANNELLA NELLA DOCUFICTION RAI DEDICATA AL POLITICO. UN RUOLO COMPLESSO IN CUI HA ESPRESSO TUTTA LA SUA CAPACITÀ DI TRASFORMARSI di Gaspare Baglio

È

la passione, senza dubbio, a muovere Andrea Bosca. Attore e artista, mette in tutto quello che fa l’amore, il sangue, il sudore, la fatica. E non gli manca neppure il talento. Ad aprile lo vedremo nel film di Netflix Toscana, girato in inglese nel Chianti. Ma soprattutto in Romanzo Radicale, la docufiction di Rai1 sul politico e attivista Marco Pannella, girata da Mimmo Calopresti e presentata in anteprima al Bif&st - Bari International Film&Tv Festival. Dopo il successo delle serie Màkari, dove ha interpretato un affermato archistar, torna sulla rete ammiraglia di Viale Mazzini per uno dei ruoli più complessi della sua carriera. Com’è iniziata l’avventura di Romanzo Radicale? È stato un lavoro che mi ha portato grandissima gioia. Sebbene conoscessi e apprezzassi Pannella per le sue battaglie, lo comprendevo solo superficialmente. Così, dopo il provino col regista Calopresti, grande compagno di viaggio, ho cominciato a cercare persone che lo conoscessero, guardare documentari, ascoltare la sua voce. Ho subito compreso che ci voleva un cambiamento importante, anche fisico, di cui dovevo farmi carico. Come ci sei riuscito? Ai preparatori e

gasparebaglio

alla nutrizionista ho chiesto di rendere giustizia a Pannella e ai suoi scioperi della fame. Ho messo il mio corpo a servizio di un progetto che mi ha dato la possibilità di esprimermi con quella vena di trasformismo che amo mettere a disposizione. Dico sempre: «Non chiedetemi quanti chili ho perso, ma quanti diritti abbiamo conquistato in quegli anni. E quanti ancora dobbiamo conquistarne». Lui metteva l’anima e il fisico in risonanza con la persona. Quali aspetti di lui verranno raccontati? Dopo il periodo iniziale della sua carriera, c’è un salto temporale fino ai giorni nostri. Il nucleo della narrazione è la prima, vera, grande battaglia: quella del divorzio. Pannella era convinto che il popolo fosse molto più colto, preparato e coraggioso della classe politica che lo rappresentava. Inizialmente si sentiva un uomo inutile, ma con la lotta per il divorzio si vede il suo liberalismo, la convinzione che ogni individuo debba vivere secondo le proprie scelte, ovviamente senza ledere la libertà altrui. Che battaglia fu? Terribile, perché molte persone avevano capito l’importanza della questione. Ma all’epoca era illegale parlare di certi temi. Le lotte venivano fatte dimostrando che i problemi nascevano proprio perché le leggi non tenevano conto della vera libertà, come se ci fosse un bug nel sistema. Pannella si domandava perché le persone non potessero semplicemente vivere la propria esistenza come desideravano.

Alcuni pensavano che le uscite del leader dei Radicali fossero estreme… Il suo principio era la non violenza. Ma questo per lui non significava non ribellarsi, bensì combattere in modo intransigente contro quelli che volevano l’uovo oggi perdendo la gallina domani. Dietro al diritto al divorzio c’era la lotta contro la censura. I Radicali combattevano per l’amore e la libera sessualità, svincolandosi da certe gabbie e visioni di potere che loro chiamavano “il regime”, mentale soprattutto. L’obiettivo era solo vivere in maniera felice. Quello che lui ha detto negli anni ‘70 ce lo ritroviamo nei grandi temi d’attualità: Pannella era contro la lotta agli armamenti e ha spesso posto la questione della crisi energetica. Passiamo al film Toscana, una produzione internazionale che racconta la bellezza dell’Italia. Con tutte le sue idiosincrasie, al nostro Paese viene riconosciuto un grande valore all’estero. E questo va protetto. Mi piace l’idea che l’Italia venga apprezzata soprattutto per il suo modo di vivere in famiglia e comunitario. Altri progetti su cui stai lavorando? Sto scrivendo uno spettacolo sui racconti dello scrittore partigiano Beppe Fenoglio, che in questi giorni festeggia il centenario dalla nascita. È un tema drammaticamente attuale, che riporta alla mente con grande angoscia la situazione in Ucraina. andreabosca.net andreabosca

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WHAT’S UP

LIBERA DI ESSERE SIMONA MOLINARI TORNA CON UN NUOVO DISCO, PETALI, CHE NE SEGNA IL CAMBIAMENTO COME DONNA di Gaspare Baglio

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na cantautrice di talento, con tante corde al suo arco e la capacità di rendere appetibili a tutti musicalità complesse anche grazie a brani come Egocentrica e La felicità. Simona Molinari è un fiore prezioso. Sarà per questo che il nuovo album si intitola Petali. L’inedito che ha anticipato l’uscita del progetto è Lei balla sola: con un’atmosfera un po’ sognante, ci trasporta nel nuovo corso della carriera dell’artista napoletana ma aquilana d’adozione. Ritorni dopo un lungo silenzio discografico. Come ti senti? Sono contenta e non vedo l’ora. Abbiamo lavorato a questo album con una nuova squadra di persone, cercando di tirare fuori il massimo dell’autenticità che avevo dentro. Perché hai fatto passare tanto tempo? Mi sono dedicata alla vita reale, prima ero proiettata sul lato artistico. Fuori dal palcoscenico ero in cerca di un personaggio da interpretare. Poi è arrivata la maternità e il mio vecchio entourage mi aveva lasciato intuire che, forse, l’essere diventata mamma creasse meno appeal. Questa cosa mi ha demoralizzata, facendomi allontanare dalla discografia. Quanto ha influito l’essere madre in questo album? Tanto. Sono cambiata come donna, attraverso un’evoluzione che mi ha portata ad abbandonare le maschere. È come se, insieme a mia figlia, fossi rinata anche io, completamente. Non avevo più bisogno di nascondermi dietro un’ostentata femminilità o quello che la gente voleva. Il cambiamento è evidente anche nel disco… Per molto tempo la mia missione è stata quella di rendere popolare il jazz attraverso swing ed elettronica: era una missione. Adesso non mi lego più a un genere, ma racconto un tratto di

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gasparebaglio

strada. Complici l’età e le prese di coscienza degli ultimi anni, in cui è cambiato anche il mondo. Lei balla sola è una metafora del tuo cambiamento? Sì, di un’evoluzione come donna. Noi, quando cresciamo, non veniamo più trattate come persone, ma come donne. Lo sguardo che il mondo aveva su di me condizionava le mie risposte e aumentava insicurezze e paure. Temevo di essere presa meno in considerazione come artista e cantautrice: era più importante che fossi una donna. Nella canzone, la protagonista decide di essere libera, di viaggiare, di diventare una clochard, di avere un proprio sguardo sul mondo con meraviglia e stupore. L’8 aprile parte Petali in tour - Teatri e dintorni e le due date al Blue Note di Milano sono già sold out. Il suono è cambiato: porto sul palco il mio presente e il mio passato musicale, di cui vado altamente fiera.

Come affronti questa avventura? Come una donna che non ha più paura di mostrarsi. simonamolinari.it simonamolinariofficial


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ISRAELE riapre al turismo

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

La Tel Aviv che non dorme mai è pronta ad accogliere i turisti tra mare, spiagge, divertimento e buon cibo

Credits by by Dana Friedlander for the Israeli Ministry of Tourism

Per il National Geographic la sua infinita spiaggia merita un posto nella top ten degli arenili cittadini. Per Lonely Planet è forse la metropoli più edonistica della Terra, amatissima anche dalla comunità gay. Per gli amanti dell’arte, la sua architettura all’insegna del Bauhaus in chiave orientale è un patrimonio che da solo vale un viaggio. Questa è Tel Aviv! Per chi sceglie di scoprirla in totale libertà e autonomia, Tel Aviv regala una sorpresa metro dopo metro. Il punto di partenza di un inedito trekking urbano è naturalmente la sua promenade, dove si balla, si prende il sole, si pratica il gioco dei racchettoni, si corre in bicicletta, si pratica lo yoga e soprattutto si nuota, godendo di un sole sempre caldo, amico dei viaggiatori. A Tel Aviv, splende il sole quasi 300 giorni all’anno e da marzo fino all’inizio di novembre è possibile fare il bagno, godendo dei 14 km di spiaggia cittadina. Una spiaggia rilassante, adattissima anche ai più piccoli che possono viverla dall’alba al tramonto con mamma e papà! Alla fine della spiaggia, si raggiunge l’antichissima Jaffa, con il labirinto dei suoi vicoli, che pullula di gallerie d’arte, piccoli musei di scultura, ristoranti a gestione familiare. Da lì, a piedi, si raggiunge il Carmel Market per assaggiare i datteri o il succo di melograno, circondati dall’inebriante profumo delle coloratissime spezie. Lasciato il caos di sapori, voci, spezie alle vostre spalle, potete perdervi un’altra volta, addentrandovi dentro Neve Tzedek, l’affascinante quartiere un po’ bohémien che ha resistito, grazie alla volontà dei suoi fieri abitanti, alla speculazione edilizia. Qui ci sono tantissimi caffè, palazzi dal fascino fané in cui trascorrere qualche ora lieta osservando il passaggio della gente vestita in modo alternativo. Ma ci sono ancora tante cose da scoprire nella città bianca. Basta prendere Rothschild Boulevard per

apprezzare la bellezza architettonica e il razionalismo in chiave ebraica dei palazzi che affacciano su questo storico viale che poi sfocia in Dizengoff, altra arteria ricca di bar e chioschi. Il Museum of Modern Art contiene una famosa collezione di opere del ‘900, l’Eretz Israel Museum racconta la storia dell’archeologia, dell’etnografia e del folklore giudaico, mentre nella zona di Ben Yehuda e Gordon street si possono avvicinare i giovani talenti dell’arte contemporanea. Il Sarona Market è invece l’ideale per gli appassionati di gastronomia e qui si può toccare con mano un altro record della città: il fatto di essere la città più vegan friendly al mondo. La città si può anche visitare pedalando lungo i 100 km delle sue piste ciclabili, magari sulla sella delle bici pubbliche offerte dal servizio Tel-O-Fun. Poi c’è la vita notturna: Carlebach Street e ancora Rothschild Avenue sono sempre accese, così come la zona di Tel Aviv Port. Se andate lì capirete perché questa è chiamata party city: qui non si smette mai, a nessuna ora della notte, di divertirsi. Solo divertimento? Certamente no! A Tel Aviv ogni giorno prendono vita oltre 4.000 start up, simbolo dell’innovazione e della creatività israeliana. Tel Aviv ospita poi, ogni estate, una serie eccezionale di concerti e di appuntamenti internazionali da tutto il mondo. Vi aspettiamo per scoprirla insieme!

Venite a scoprire Israele e tutte le sue novità sulla pagina www.facebook.com/VisitateIsrael Postate e condividete messaggi insieme a noi!

#israeletiaspetta

www.instagram.com/visit_israel | https://new.goisrael.com/it 30


UN TRENO DI LIBRI

Invito alla lettura

di Giulia Ciarapica [blogger culturale e scrittrice dell’accademia Molly Bloom*]

MAI STATI INNOCENTI

IL MALE DENTRO E FUORI DI NOI, IN UNA CITTÀ DIVISA IN DUE, NEL ROMANZO D’ESORDIO DI VALERIA GARGIULLO

«E

ravamo nati nella violenza. Dentro di noi c’era qualcosa, qualcosa di oscuro. (…) Non avevo aspirazioni di conoscermi nel profondo: ero terrorizzata da quello che avevo dentro». Lo scrive Valeria Gargiullo nel suo romanzo d’esordio Mai stati innocenti, ma quella di cui parla è una radice antica che riguarda tutti e arriva da lontano, compiendo un giro lunghissimo e al tempo stesso molto breve, col fine ultimo di raggiungere la nostra parte più intima, un luogo segreto in cui ristagnano le cose che ci rappresentano, che ci fanno paura e che proviamo a nascondere a chiunque. Qui la radice fa capo al male così come l’autrice ce lo racconta, sedimentato nei corpi di giovani delinquenti – Giancarlo, Manuel e Yuri, ovvero i Sorci, la banda criminale che controlla la zona – aggrappato ai muri di una città rovinata, la Civitavecchia (RM) del quartiere Campo dell’Oro. Un liquido denso e maleodorante che insozza strade, vicoli, garage, motorini, arriva fino al mare e vi si getta dentro. L’unica certezza è che questo male non muore ma, nel momento in cui viene riconosciuto, può incutere meno paura di quanto si pensi: non per l’illusione che qualcuno abbia strumenti per contrastarlo, ma perché si acquista la consapevo-

lezza che il male siamo noi. Quella che Gargiullo costruisce con grande senso di realtà e schiettezza è una storia che principia da uno stradone, la linea divisoria tra i rioni di Campo dell’Oro e Santa Fermina, le due anime opposte di Civitavecchia. Ai casermoni popolari che racchiudono persone sfilacciate e disperse, fanno da contraltare le villette dell’altra metà della città, dove le bollette sono in regola e le ragazze camminano sorridenti per le vie prossime al mare. Il male, unica faccia del dolore, è lì, a Campo dell’Oro, nella parte sbagliata della terra, dove Anna – protagonista e voce narrante – conoscerà la radice antica da cui sua madre l’ha sempre messa in guardia: Simone, il fratello di soli 14 anni, vuole entrare nella “famiglia” dei Sorci. Lei sta per partire, sogna Milano, l’università, un futuro diverso, la fuga dal quartiere grazie ai libri e allo studio, ma sarà il buio della disperazione a trattenerla, perché Simone va salvato, dai Sorci e prima ancora da se stesso, prigioniero di quel quartiere buio. È così che nell’estate torrida di Civitavecchia, vicina al mare ma più simile a una gigantesca sabbia mobile, Anna entrerà a far parte della banda dei Sorci, compiendo un atto di coraggio e di salvezza nei confronti del fratello più piccolo, che però pian piano si

dimostrerà insufficiente a sradicare il male. La profonda autenticità del romanzo di Gargiullo echeggia in ogni pagina accompagnando il lettore in un viaggio dal grande impatto emotivo: questa non è soltanto la storia di un crimine o di una città. Questa è soprattutto una storia cui aggrapparsi nei momenti difficili, perché non insegna la salvezza ma un bene più prezioso: riconoscersi nel dolore e non tradire mai se stessi.

Salani, pp. 336 € 16,00

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UN TRENO DI LIBRI

BRANI TRATTI DA MAI STATI INNOCENTI […] Eravamo nati nella violenza. Dentro di noi c’era qualcosa, qualcosa di oscuro. Mia madre me ne aveva parlato, tempo addietro: il male era presente ancor prima che arrivassero i Sorci, ancor prima che i Ricci e gli altri delinquenti mettessero a soqquadro tutto. Un sedimento perverso covava in ognuno di noi, e io l’avevo udito: era la mia rabbia, il mio dolore; si esprimeva con le mie parole, prendeva in prestito la mia voce, il corpo. Metterlo a tacere significava mettere a tacere una parte di me, ma ero sollevata di questa scelta. Non avevo aspirazioni

© Lorenzo Viola/GettyImages

Veduta urbana Civitavecchia (RM)

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di conoscermi nel profondo: ero terrorizzata da quello che avevo dentro. Andarsene avrebbe forse alleviato i presupposti di quel seme, chetandoli; non l’avrebbe ucciso, questo no, però sarebbe stato un valido espediente di una vita normale o quasi. Restare, invece, lo alimentava; e il male di esprime sempre in ambienti scarni di luce. […] Forse aveva ragione il padre di Lorenzo, ero diventata il diavolo. Ma cos’è il diavolo? Una figura diversa dalla nostra cui fatichiamo ad accettare l’esistenza. L’unico modo per sopperire alla sua presenza è quello di attribuirgli una connotazione negativa. Se qualcosa spaventa o intimorisce, allora è opera del diavolo. Tutto

ciò che è fuori dai canoni, colorato, inusuale, crea un disequilibrio nella vita ordinaria delle persone. Cambiare la società è cambiare l’individuo, mostrargli un modo diverso è accettare l’estraneo. Ma questi sono cambiamenti lunghi, frammentati nel tempo, è necessaria una presa di coscienza. Bisognerebbe purificarsi, anche se il processo è pericoloso. Non tutti riescono, c’è chi torna indietro a com’era prima per una forma blanda di sopravvivenza. Per questo, il male a Campo dell’oro aveva corrotto lentamente le anime di tutti. Anche la mia. Perché dannare è un atto facile, non richiede sforzo rispetto alla comprensione. […]


© look@me/Adobestock

Un assaggio di lettura

Andarsene da quello che si è stati non vuol dire davvero fuggire. Quando i ricordi restano a galla come boe in mare, allora è inutile trasferirsi dall’altra parte d’Italia. Ce l’ho scritto in faccia che non sono felice, e che Milano non è la risposta a quello che il quartiere mi ha preso. Ma è un concetto che prima ignoravo, e per questo non sono brava a improvvisare. Ho architettato la mia fuga in poco tempo, rischiando di fallire e restarmene al quartiere per il resto della mia vita. Però ovunque soggiornerò – di questo sono sicura – l’ombra di Campo dell’oro sarà sempre lì a ricordarmi che me ne sono andata veramente. Perché non si può fuggire da ciò che si è stati. […] Gironzolò davanti a noi in un ovale immaginario. Aveva le braccia conserte,

l’espressione del viso era un mix tra euforia e preoccupazione. «Questa è una fortuna. Possiamo prenderci ciò che è nostro». Alzai la mano, come in classe. Lui mi sembrò indispettito, ma non me ne importò. «Cos’è nostro?» chiesi. «Tutto quello che non ci appartiene già». «Tante cose non ci appartengono» osservai, sistemandomi meglio sul divano. «Hai ragione. Tante, troppe». Giancarlo piegò la testa di lato, come a voler cambiare prospettiva. «Siamo nati qua, siamo monchi. Ci manca qualcosa. Non lo vedi anche tu?». Mi fece segno di guardare gli altri seduti sul divano. Mirella batteva un dito smaltato di nero sul telecomando, irritata. Aveva le guance scavate, la faccia pallida come se non mangias-

se da giorni. Simone era accanto a lei e le dedicava rapide occhiate. Yuri mi sembrava a disagio. Sudava dalle tempie e aveva le ascelle fradicie. L’unico a essere nel proprio ambiente era Manuel, che aveva le mani nascoste nelle tasche della tuta e annuiva a ogni frase di Giancarlo. «Lo vedi?» ripeté lui, indicando i Sorci. «Sta negli occhi, la mancanza». Prese il volto di Mirella e lo strinse. Adesso sembrava ancora più incavato. Lo sguardo di lei mi incontrò, ebbi un fremito improvviso, la spia che quell’oppressione gratuita era del tutto fuori luogo. «È come nascere senza un braccio o una gamba» concluse, lasciandola andare. «Lo vedo» risposi, osservando Mirella acciambellarsi di nuovo sul divano, accanto a mio fratello, «Ma non si può prendere tutto». 33


UN TRENO DI LIBRI

Un assaggio di lettura

«In natura ci deve essere equilibrio» riprese Giancarlo, tornando a girare per il salotto, con le braccia incrociate al petto. «Ma non sempre la natura rispetta questo equilibrio. È giusto sistemarlo. Consideratelo il nostro compito». […] Il ragazzo steso per terra mi tornava in mente con prepotenza, presto il suo sangue sull’asfalto si mischiava al latte ed ecco che tornavo bambina, a fermare l’emorragia premendo l’asciugamano sulla testa di Simone. Chi era il mostro, ora? Avevamo travolto le vite di quella gente con la stessa facilità con cui i maremoti inghiottivano le coste con i loro muri d’acqua, e non chiedevano scusa, era così e basta. I Sorci non agivano per divertimento o per noia, la loro era una sopravvivenza.

Fu un germoglio a farmi dubitare di me stessa. Avevo avuto paura, certo, ma c’era qualcos’altro. Ormai ne ero sicura, me ne ero accorta allo specchietto dello scooter. Qualcos’altro che mi faceva vergognare, mi faceva essere indegna anche di respirare. Una voce supplicava: «Fallo di nuovo». La riconoscevo. La tenevo a bada da anni. Una rabbia primitiva, che spuntava da tempo come erba cattiva, ora deflagrava contro il cielo, la casa, i palazzi. Quella voce inconfondibile. La mia. […] Mia madre non aveva capito che c’era qualcosa che non andava. Tornava stanca la sera, faticava a tenere aperti gli occhi mentre disponevo la cena sui piatti. Se parlava, e intavolava una discussione, era perlopiù sul lavoro,

di anti calcare che non smacchiavano bene o saponi per i bagni che finivano in fretta, di una collega che secondo lei lavorava male o di qualche vip che soggiornava nell’albergo. Di tanto in tanto mi ricordava di quanto fosse felice che sarei andata a Milano, e quando attaccava discorsi del genere, Simone alzava gli occhi al cielo, annoiato. Così avevo imparato a vivere nel passato. Ci sguazzavo dentro. I ricordi erano palliativi, ma funzionava bene. Prendevo pezzi della mia vita e li disponevo come meglio mi pareva. Alcune cose le cambiavo, immaginavo scene alternative e dialoghi che non sarebbero mai accaduti. In tutti questi episodi ipotetici c’era Simone, che mi chiedeva scusa. Ci chiedevamo scusa. Per cosa, non lo sapevo. Forse per essere diventati adulti troppo presto.

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Una spiaggia di Civitavecchia

ACCADEMIA MOLLY BLOOM* La nostra rubrica Un treno di libri è a cura di Molly Bloom, l’accademia fondata a Roma da Leonardo Colombati ed Emanuele Trevi, che riunisce alcuni dei migliori scrittori, registi, sceneggiatori, musicisti e giornalisti del Paese. Con un unico fine: insegnare la scrittura creativa per applicarla ai campi della letteratura, della musica, dello spettacolo, dei media e del business. mollybloom.it 34


Lo scaffale della Freccia a cura di Gaspare Baglio e Sandra Gesualdi LA FORMA DEL CUORE Anton Emilio Krogh, Monica Cirinnà Marsilio, pp. 252 € 17 L’imprevedibilità dell’amore che non sceglie, non chiede permesso, non calcola. L’amore arriva e stravolge. Ed è quello che è accaduto a Eve e Ada, l’una militare in carriera, l’altra novizia in attesa dei voti, due donne tanto diverse che si scoprono una la persona giusta per l’altra. Una storia di libertà e sentimenti, contro ogni stereotipo, convenzione e divisa, ma anche il racconto dell’iter burocratico che ha portato alla legge a favore delle unioni civili.

STORIA DI UNA MAESTRA DEL SUD CHE CONTRAPPASSO FU LA MADRE DI ALDO MORO Andrea Delogu Renato Moro HarperCollins, pp. 425 € 19 Bompiani, pp. 312 € 18 In una giornata come tante altre, Una donna colta e impegnata che tentò per motivi sconosciuti, chi uccide di imporsi, con coraggio, in una società un animale si ritrova a condividerne maschilista, pregna di rispettabilità all’istante la medesima sorte, perdendo borghese. Fida Stinchi, maestra calabrese, la vita nello stesso modo. Il mondo fu una pensatrice vivace e una giornalista si adatta alla nuova normalità, ma alacre. Suo nipote Renato ne ricostruisce un’indagine conduce a scoprire la la storia attraverso le tante lettere che si cupa verità sulla neonata società. La scambiò con il futuro marito. Un racconto conduttrice Andrea Delogu esordisce intimo che ha come sfondo la cultura nella narrativa con un romanzo dell’Italia del primo ‘900. E traccia i disturbante e avvincente, e una contorni di una figura fondamentale nella riflessione attualissima sul rapporto formazione di Aldo Moro, suo figlio. degli uomini con l’ambiente che li ospita.

L’ARTE QUEER DEL FALLIMENTO Jack Halberstam Minimum Fax, pp. 332 € 18 Mai come in questi anni è diventato chiaro come l'idea di successo che avevamo in mente sia in realtà una condanna. Tra volere e potere c'è di mezzo il capitalismo, con tutte le disuguaglianze che si porta dietro. Halberstam propone una via più radicale verso l'affollato mondo dei perdenti, seguendo teorie che provengono dal basso. Invita il lettore a pensare altrimenti, sperimentare nuove alleanze, preferire l’ombra alla luce piena e l’illeggibilità al riconoscimento.

IL GRANDE LIBRO DELLA LONGEVITÀ Vira Carbone con Marzia Valitutti Rai Libri, pp. 336 € 18 Aisha vive a Mombasa con la nonna e il padre, pescatore di origini Hadrami. L’uomo scompare durante una spedizione e la figlia, per rintracciarlo, salpa su una barca incantata fatta di ossa. Come guida ha solo Hamza, un gatto erudito venuto dalla Dimora di Ruggine, luogo fiabesco e irraggiungibile, mai avvistato dai naviganti. Superate diverse prove, recupera il genitore. Ma una volta tornata a casa, per sottrarsi alle pressioni di chi vuole farla sposare, riparte per il mare.

INCONTRI Giuliano Briganti, Roberto Longhi a cura di Laura Laureati Archinto, pp. 208 € 18 Un lungo e ininterrotto dialogo tra due protagonisti della storia dell’arte del secolo scorso. L’intero carteggio tra il noto critico Longhi e lo studente Briganti esplora il lato più privato del rapporto tra i due studiosi. Una fitta corrispondenza sullo sfondo dell’Italia del secondo ‘900, tra ricerca, università ed evoluzioni culturali. Con la certezza che «gli allievi sono fatti per difenderci dal nemico più implacabile di tutta la vita: la dimenticanza». 35


Lo scaffale ragazzi a cura di Claudia Cichetti

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cichettic

IL GIORNO FELICE Ruth Krauss Camelo Zampa, pp. 36 € 16 (da 8 anni) Cade la neve e tutti gli animali, dai topolini agli orsi, dagli scoiattoli alle lumache, dormono profondamente nelle loro tane. All’improvviso si svegliano, aprono gli occhi, annusano qualcosa nell’aria e cominciano a correre in mezzo alla neve. Cosa troveranno ad aspettarli? Capolavoro di rara poesia, il libro racconta quel momento speciale in cui l’inverno cede il passo alla primavera. In poche pagine, il lettore è trasportato dal torpore della stagione fredda alla frenesia della novità.

SONO VINCENT E NON HO PAURA Enne Koens Camelozampa, pp. 248 € 15,90 (da 9 anni) Vincent, 11 anni, è perseguitato da un gruppo di bulli. Per difendersi non ha altro che il suo mondo interiore, ricchissimo e consolatorio, fatto di amici immaginari sempre al suo fianco, anche se non bastano per affrontare la realtà. Al campo scuola, dove se la dovrà vedere con Dilan e gli altri che lo prendono di mira, si aspetta il peggio. Ma una nuova ragazza si unisce alla sua classe e questo cambia tutto.

ARTURO E L’ELEFANTE Maria Girón Editrice Il Castoro, pp. 48 € 13,50 (da 4 anni) Arturo è un bambino gentile e allegro, sempre alla ricerca di un’avventura. E quando incontra un grande elefante triste che ha perso la memoria decide di aiutarlo. Ma non sa come e non capisce di cosa abbia bisogno questo grande smemorato. È determinato a scoprirlo, però, mentre lui e il suo nuovo amico condividono giornate giocose e colorate. Un inno alla gentilezza e un invito a prendersi cura di chi è in difficoltà.

IL MONDO A TESTA IN GIÙ Mario Ramos Babalibri, pp. 40 € 12,50 (da 5 anni) Remì non è un topolino come gli altri. Per lui il mondo è sottosopra e vede ogni cosa a testa in giù, perfino i suoi genitori. Un giorno, a scuola, la maestra racconta alla classe che la terra è tonda e allora lui pensa che da qualche parte qualcuno stia camminando con i piedi per aria. Così, decide che vuole andare a trovare chi si trova nella sua stessa condizione e parte all’avventura. Un finale a sorpresa racconta uno dei doni più belli dei bambini: l’arte di immaginare. Ma anche lo spaesamento percepito dai più piccoli in questo periodo difficile.

APPENA PRIMA DI SBOCCIARE Sara Antonellini, Corinna Bragheri Shockdom, pp. 96 € 9 Un essere magico con la forma di un bocciolo ha tanta fretta di crescere. Per accelerare il personale processo di fioritura, gli viene offerto di diventare umano. Ma deve rispettare una condizione: la sua natura non cambierà finché non riuscirà a trasformare chi gli sta intorno. Tra ostacoli e inizi promettenti, comincia così una nuova vita come Breena e fonderà un marchio di moda cercando di far cambiare idea a chi le sta intorno. G.B.

È TUTTO UN SOLO MONDO Nicola Davies, illustrazioni Jenni Desmond Editoriale Scienza, pp. 40 € 14,90 (da 6 anni) Bianchi orsi polari, tartarughe indiane, canguri d’Australia. Sono solo alcuni degli avventurosi incontri fatti da due bambine durante il loro giro intorno al mondo. Un viaggio sulle ali della fantasia in cui si scoprono i meravigliosi habitat nel nostro pianeta e gli animali che li abitano. Ma anche ciò che li minaccia, avvelena e rende fragili, come l’inquinamento e il surriscaldamento. Un appello per salvaguardare il nostro unico mondo. S.G.


L’intelligenza artificiale offre nuove opportunità alle aziende. Voglio essere parte del cambiamento. Salvatore, 24 anni Corso magistrale in Intelligenza artificiale, impresa e società

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INCONTRO

© Danilo D’Auria

È QUASI MAGIA,

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MIKA LA POPSTAR SI PREPARA A CONDURRE L’EUROVISION SONG CONTEST CON ALESSANDRO CATTELAN E LAURA PAUSINI, DAL 10 AL 14 MAGGIO A TORINO. IN ATTESA DEL TOUR AL PIANOFORTE DA SETTEMBRE di Gaspare Baglio

gasparebaglio

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olorato, creativo, un po’ folle. Mika è, senza dubbio, una delle popstar più originali ed eclettiche sulla piazza. Un gioiellino duttile, capace di rimanere credibile quando compone hit e, al contempo, in grado di accendere la curiosità degli spettattori sul piccolo schermo dietro al bancone dei giudici di X Factor o come showman di Stasera CasaMika. Ora è in corsa con due bellissime avventure: l’Eurovision Song Contest, a Torino dal 10 al 14 maggio, e il The Magic Piano Tour che dal 18 settembre regala due spettacoli totalmente differenti in ogni città toccata: Verona, Firenze, Bari, Milano e Roma. La prima sera in un teatro ci sarà uno show più intimo, la seconda in un’arena la performance cambia in un'esplosione di intrattenimento. Una tournée a cui il cantautore (ormai) italiano d’adozione tiene particolarmente. Partiamo dal primo progetto, l’Eurovision Song Contest, che condurrai con Alessandro Cattelan e Laura Pausini. Un programma straordinario. Aver scelto noi tre permette di inserire nella conduzione e nella scrittura dello show la nostra parte personale oltre a quella artistica. L’approccio è molto creativo. Fino a quando non ci si entra non si capisce quanto sia stupefacente. Stiamo cercando di costruire lo spettacolo ed è impressionante la sua complessità: una sfida enorme, in un momento così difficile per l’Europa, offre anche un’altra chiave di lettura, visto che il concorso ha, come fondamenta, l’universalismo del Vecchio Continente. Torino è una città che ha molta importanza per te. Che ricordi hai legati a quel luogo? 39


© Giulio Rustichelli

INCONTRO

Mika, Laura Pausini e Alessandro Cattelan

Il bicerin! (ride, ndr). Bordighera e Torino sono stati i primi posti italiani che ho visitato da piccolissimo. Con mia madre e mio padre partivamo dal sud della Francia per andarci e mi ricordo questa bevanda al cioccolato buonissima e gli aperitivi giganti. Come ci si sente a rappresentare l’Italia da non italiano? È incredibile. Per la mia identità e filosofia di vita è molto potente. Essere europeo è un’ideologia di cui hanno parlato filosofi e scrittori come il francese Victor Hugo. Si rievocano i tempi in cui la luce intellettuale era più brillante perché i muri erano abbassati. È un fatto, non un concetto. Quando i muri si alzano arrivano tempi bui. Quando c’è condivisione si fa un gigante passo avanti. Io sono americano, ma mi identifico con la filosofia europea. Come si pone una popstar in un mondo che è cambiato così tanto nel giro di due anni? La risposta di un artista deve essere sempre poetica. Il Covid-19 è stato 40

un momento surreale, ma anche di trasformazione: quella pausa arrivata così bruscamente ci ha dato la possibilità di ribaltare la vita, farci domande importanti. Dal mio punto di vista, nei miei concerti, sono allergico alla banalità, cerco di trovare un linguaggio unico, ancor più di prima, per non sprecare un’opportunità. Ho un’urgenza di unicità nel raccontare le cose. Quello che sta succedendo con la guerra è di una brutalità e una violenza da lasciare senza parole. Una storia che sappiamo, poi, solo in parte, non avendo accesso a tutte le informazioni. È molto destabilizzante, ma quello che mi spaventa di più è la parte umana. Sarebbe a dire? C’è una guerra in Europa, ma non è un conflitto europeo. Il vero problema, per il nostro continente, è dover accogliere la più grande migrazione di profughi e rifugiati dalla Seconda guerra mondiale. Sono famiglie senza preparazione, bambini che stanno arrivando da soli senza un

piano. Il sistema per organizzare questa situazione è delirante quanto la violenza con cui è deflagrata. L’artista ha anche il compito di alleggerire determinati momenti. Si può fare, ma rispettando la parte umana. Dobbiamo essere al servizio dell’emozione per provocare empatia. Bisogna evitare di cadere nella fredda trappola delle statistiche, non predicare storie, ma comunicarle con umanità. A settembre inizia The Piano Magic Tour. Cos’è, per te, il pianoforte? È casa. Sono un musicista e un autore, sto lavorando a una colonna sonora con tre diverse tribù nel nord dell’Africa e componendo 45 minuti di brani sinfonici per un film. Ma non so né leggere né scrivere le note. Nonostante questo, suono e compongo. Il pianoforte mi permette di scolpire la musica. Il piano ha visto, ha vissuto e sofferto la mia prima delusione, le mie prime melodie, la prima volta che ho baciato una ragazza – ed è andata malissimo – la prima volta che ho bacia-


to un ragazzo – ed è andata molto meglio – la prima volta che ho passato la notte con una persona, la prima volta che ho perso qualcuno cui tenevo. Al pianoforte ho vissuto la malattia di mia mamma, scrivendo e chiedendo a lei di cantare quello che componevo. Il piano c’era quando lei è morta e quando è nato il mio primo nipote. Porto il pianoforte, sul palco, da solo, per fare capire la forma di supporto che mi offre questo strumento. E poi in arena diventa magico. La dualità spettacolare e recondita del piano ci fa capire che siamo tutti capaci di sognare ed essere più forti rispetto alla violenza della vita. Cos’è la magia per te? Creare il mondo dal niente. Anche se quello che componi non è una cosa perfetta, ti senti meno impotente. Ci si sente come un supereroe. Poi, quando questa sensazione

viene a mancare, si cerca nuovamente quel feeling. E si ricomincia: è un cerchio. Sei stato coach e giudice di talent show. Cos’è, per te, il talento? Tantissime cose. È una parola abusata, per me non è legata alla bravura tecnica: la cosa più difficile è arrivare al cuore di tanta gente. Il talento è una luce e, quando si identifica, va coltivato, non schiacciato. Adesso c’è un autosfruttamento delle proprie capacità. Già a 16 anni si ha una fretta incredibile di diventare popolari, senza preparazione. In questo modo, il talento diventa una fiamma che si brucia. La maturità è fondamentale. Per questo mi dispiace che musica e arte stiano scomparendo dalle scuole pubbliche. Questo ha delle conseguenze. L’arte va difesa. Sei sempre in viaggio. Che cosa rappresenta per te?

Libertà. L’idea che posso essere nello stesso tempo a casa e in diversi posti. È bello muoversi velocemente, ma la fretta diventa droga. Ho un’idea romantica del viaggio: quella degli americani che si spostavano in Europa portando mezza casa con loro, quando per arrivare in un luogo ci volevano tre settimane. Devo coscientemente frenarmi dal viaggiare troppo per goderne di più. Sarebbe a dire? Lasciare spazio alle idee e all’ispirazione. È importante anche comprendere quello che stiamo vedendo. Mi sono ritrovato recentemente bloccato ad Atene, con il Covid-19. Non conoscevo la città, c’era il lockdown e non parlavo una parola di greco. Quando sono guarito mi sono sentito un adolescente, ho scoperto lentamente tutte le parti di quel luogo, ma ho anche

© Francesco Prandoni

In questa pagina e nella successiva, Mika durante il concerto del 24 novembre 2019 a Torino

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INCONTRO

miei occhi. Il treno è molto meditativo, mi piace tantissimo. Regala un senso di contatto con la terra. Emozionalmente, quando arrivi in una città, ti prepari al luogo che stai raggiungendo, senza lo shock di salire e scendere da un aereo. Hai qualche ricordo in particolare legato ai binari? I viaggi in treno, in Cina, con la mia famiglia. A 18 anni, sul treno da Shangai a Pechino, ho iniziato a canticchiare un pezzo seguendo il ritmo dei binari. E, alle 2 del mattino, ho scritto la canzone Lollipop. Parli spesso di famiglia… È la parola più complessa, ricca, felice, difficile del mio vocabolario. È giusto così. Però, quando penso a

© Francesco Prandoni

avuto modo di capire quello che era importante per me. Ho fatto un reset, rivalutando tutto. Bisogna viaggiare anche nelle zone che non conosciamo, senza un’organizzazione. In Italia ho iniziato dal nord e piano piano sto scendendo verso il sud: prima Torino, poi Milano, Firenze. E adesso anche Roma. Che ne pensi? È una città pericolosissima perché ti porta a fare cose che non faresti mai. Ha un magnetismo potente. Accade lo stesso a Napoli. Se dico la parola “treno” cosa ti viene in mente? Agatha Christie, ovviamente. Ma anche le idee che mi si accendono guardando il paesaggio di fronte ai

THE MAGIC PIANO TOUR Settembre • Verona, 18 (Teatro Filarmonico) e 19 (Arena di Verona) • Firenze, 21 (Teatro Verdi) e 22 (Nelson Mandela Forum) • Bari, 25 (Teatro Petruzzelli) e 26 (Pala Florio) • Milano, 29 (Teatro degli Arcimboldi) e 30 (Mediolanum Forum) Ottobre • Roma, 3 (Auditorium Parco della Musica) e 4 (Palazzo dello Sport)

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questo concetto, mi viene in mente la collettività, l’idea di non essere chiuso né dominante ma flessibile. La famiglia è come un vento forte: pensi di poter resistere, ma a volte devi cambiare, è un’evoluzione continua. E se ti dico “Mika” cosa ti balena in testa? Il pezzo di una catena, frutto di tantissime persone che ci sono adesso o ci sono state e ora non più. Un individuo non isolato, parte di un puzzle più grande fatto di cuore, famiglia, musica e di tutte le anime che riempiono la vita. mikamusic.it mikasounds mikainstagram



© Daniele Ratti

IN VIAGGIO CON

Evelina Christillin al Museo Egizio di Torino

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IL CORAGGIO PER VINCERE DALLA PRESIDENZA DEL MUSEO EGIZIO ALL’IMPEGNO NELLA FIFA, FINO ALLE OLIMPIADI 2026. NELLA CULTURA O NELLO SPORT, EVELINA CHRISTILLIN È CAPACE DI TRASFORMARE LA PASSIONE IN LAVORO di Andrea Radic

È

la presidente del Museo Egizio più antico del mondo, quello di Torino. L’unica donna a far parte del Consiglio della Fifa, la Federazione internazionale di calcio. E, dopo aver portato al successo la candidatura piemontese alle Olimpiadi invernali del 2006, è ora nel board dei consiglieri per la realizzazione dei Giochi di Milano Cortina 2026. Mai ferma ma con i piedi ben saldati a terra. «Sono riflessiva, per questo amo viaggiare in treno, mi concede il tempo per pensare». Evelina Christillin non “se la tira” per nulla, è autoironica di carattere, preferisce affrontare le sue grandi responsabilità con grazia, fermezza e volontà. Lo ha imparato quando da ragazza faceva parte della nazionale di sci alpino: «Mi hanno insegnato a lottare, a vincere poco e a ricominciare ogni giorno, allenandomi e puntando a migliorarmi». Il Museo Egizio, il calcio ai massimi livelli, le Olimpiadi in arrivo. Una vita impegnativa. Il museo è senz’altro l’impegno più intenso. Anche se in questo periodo sono state molto complesse le decisioni che abbiamo dovuto prendere

Andrea_Radic

andrearadic2019

come Fifa e come Uefa, l’unione delle Federazioni calcistiche europee, in un contesto internazionale diviso tra le sanzioni alla Russia e la disperazione per la popolazione ucraina. Abbiamo dovuto spostare la finale di Champions League da San Pietroburgo a Parigi ed escludere le squadre russe dalle competizioni. Lo sport dovrebbe unire i popoli come ragione di pace e invece… È stata una grande sofferenza, anche perché gli atleti non c’entrano nulla. Ma non si è potuto agire diversamente. Tutte le squadre europee, a partire dalla Polonia, hanno rifiutato di affrontare sul campo quelle russe. Torniamo a Torino e al Museo Egizio: come affronti questa responsabilità? Nel 2015, con il nuovo direttore Christian Greco, abbiamo avviato un progetto di totale rinnovo dello spazio, quasi un raddoppio. Questo ha comportato un grande lavoro con tutto lo staff. Portiamo le nostre mostre all’estero, dal Brasile alla Cina, e stiamo finanziando una campagna di scavo in Egitto, a Saqqara. E poi abbiamo aumentato il fatturato.

Nella vostra offerta culturale c’è una forte parte didattica. Con Greco abbiamo scritto il libro Le memorie del futuro. Musei e ricerca (Einaudi, pp. 144 € 12). Sosteniamo che i musei non vadano classificati per numero di ingressi ma per l’attitudine a fare ricerca e formazione. La prima indirizzata agli specialisti, la seconda a tutti, dai bambini ai dottorandi. Come sei riuscita a dare al museo una dimensione internazionale? La riforma Franceschini è stata fondamentale: ha dato responsabilità manageriale ai direttori, che ora possono avere autonomia e gestire il budget. Noi abbiamo scelto di sviluppare il digitale e i progetti di inclusione sociale, come la mostra Liberi di imparare che sta girando tutto il Piemonte e presenta i lavori realizzati in carcere dai detenuti insieme ai nostri curatori. In più, nel 2024 compirà due secoli. Sì, il nostro è il Museo Egizio più antico del mondo. E per l’occasione abbiamo in programma cinque grandi progetti di restituzione alla città. Copriremo il cortile per realizzare

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© Elena Aquila/Pacific Press

IN VIAGGIO CON

Christillin con il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, in visita al Museo Egizio (2015)

una seconda area, adiacente a piazza Carignano, con un giardino egizio al suo interno, aperta alla città, come al British Museum di Londra. In questo progetto è incluso il Tempio di Elesia. Donato dall’Egitto all’Italia come segno di riconoscenza al termine dei lavori per la costruzione del lago ar-

tificiale Nasser, farà parte della nuova piazza, godibile a tutti. Con piacere dico che tra i partner c’è il Gruppo FS Italiane, con il quale abbiamo già lavorato negli scorsi anni a un’iniziativa di sostenibilità ambientale che prevedeva agevolazioni per coloro raggiungevano il museo in treno.

Un arricchimento per il capoluogo piemontese, come avvenne per le Olimpiadi del 2006 di cui sei stata artefice. Quello fu un lavoro colossale che ha molto cambiato la città. Quando a Torino si costruisce qualcosa tu sei sempre in prima fila.

© Fabio Ferrari/LaPresse

Christillin a Losanna, nel 2019, durante l'annuncio della vittoria della candidatura di Milano e Cortina per le Olimpiadi invernali 2026

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Effettivamente è successo diverse volte, come per la ristrutturazione del Teatro Carignano, che ho seguito da presidente del Teatro Stabile a cui è affidato. Otto anni di impegno sempre in piazza Carignano, dove c’è anche il Museo Egizio. Mi manca il Museo del Risorgimento, ma vedrò di realizzare qualcosa anche lì (ride, ndr). Per te ora lo sport è una responsabilità istituzionale, ma è sempre stato anche una grande passione. Sì, fin da piccola. A 14 anni sono entrata nella nazionale di sci alpino dal club di Sestriere, dove è nato il mio interesse per gli sport invernali. Sono di “costituzione montana”, la mia famiglia è di Issime, paesino della valle di Gressoney, in provincia di Aosta. L’altra grande passione è il calcio: sono una grandissima tifosa della Juventus. Ho cominciato raccogliendo le figurine dei calciatori e conoscevo a memoria le formazioni di tutte le squadre. Oggi questo sport è diventato un lavoro bellissimo ma molto impegnativo, al quale spero poter dare un piccolo contributo con impegno e passione. Cosa è cambiato nel calcio negli ultimi decenni? Tutto. Io sono della generazione di Marco Tardelli e Antonio Cabrini. Era un’epoca più normale, non c’era il divismo, non c’erano i procuratori né tutti i milioni di oggi. La sera dopo la partita si andava a cena insieme e tutto

questo mi è rimasto dentro. Se fosse meglio o peggio non lo so. È rimasto uguale il fischio dell’arbitro, quando inizia e finisce la magia della partita. Nelle persone cosa apprezzi di più e cosa non sopporti? Innanzitutto, spero che gli altri sopportino me. Apprezzo la curiosità e la passione, quella che ti mette il fuoco negli occhi. Detesto ipocrisia e falsità, preferisco una verità sgradevole a un falso complimento. Che rapporto hai con il viaggio in treno? Lo amo incondizionatamente, sono “treno-dipendente” (ed estrae dalla borsa con orgoglio i biglietti del Frecciarossa per la mattina succesiva, ndr). Per me è un grandissimo piacere salire sul vagone e accomodarmi con i miei libri o guardare dal finestrino la città di Orvieto appesa sulla collina. Il viaggio mi rende felice: scelgo spesso l’area silenzio e ci sto benissimo, nessuno mi disturba, un vero rifugio. Conta più il merito o le buone conoscenze? Decisamente il merito. Puoi conoscere chi vuoi, ma se sei un disastro tale resti. Poi in Italia, dove contano parentele e affinità, ci vuole un po’ più di coraggio per vincere. Anche se conta molto partecipare. Arrivano le Olimpiadi di Milano Cortina. Sono da lungo tempo molto amica di

Giovanni Malagò e sono convinta che il suo amore per lo sport, unito alla professionalità di Vincenzo Novari e al coraggio del sindaco di Milano Beppe Sala, siano una garanzia per la riuscita di queste Olimpiadi. Su loro invito dovrei entrare a far parte di un advisory board dei Giochi 2026, senza ovviamente alcuna responsabilità operativa, ma per esperienza pregressa e eventuali consigli. Bello che le Olimpiadi tornino in un Paese europeo come l’Italia, con grande tradizione negli sport invernali. Cortina e Bormio sono due culle dello sci. Dal punto di vista atletico dobbiamo lavorare, ma arriveremo preparati, in particolare con le squadre femminili. Se tornassi bambina quale sarebbe il profumo della tua infanzia? L’erba e le campanule nei prati del mio paesino valdostano, Issime. Quando ripensi alla tua amicizia con l'avvocato Giovanni Agnelli cosa provi? Un’infinita gratitudine. Devo tutto a lui. Dall’esperienza nel calcio, quando andavo con lui a vedere le partite in tutto il mondo, al mio incarico per le Olimpiadi di Torino 2006. Io ero il braccio ma la mente era sempre lui. Quei Giochi sono stati il suo ultimo regalo alla città. museoegizio.it milanocortina2026.org

Evelina Christillin con il giornalista Andrea Radic

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ARTE

UN SORSO

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DI

SOG NI ALLA 59ESIMA ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE CON LA CURATRICE CECILIA ALEMANI. UNA BIENNALE DELLE DONNE, DEI CORPI E DELLO STARE INSIEME

di Sandra Gesualdi

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Baya Mahieddine Femme au panier et coq rouge (1947) Collection Adrien Maeght, Saint Paul © Photo Galerie Maeght, Parigi

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agliette a righe orizzontali, ricci genuini, eloquenza fluida e una lucida e affabile capacità di raccontare, ricercare e intercettare il meglio dell’arte contemporanea. Oltre a un curriculum in continua evoluzione che da Milano l’ha portata a studiare, vivere e lavorare a New York. Cecilia Alemani, classe 1977, è la curatrice della 59esima Esposizione internazionale d’arte, organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Roberto Cicutto. Tra il Padiglione centrale, i Giardini e l’Arsenale, dal 23 aprile al 27 novembre, espongono 213 artiste e artisti, di 58 nazioni, con 1433 opere e 80 nuove produzioni. Una Biennale che vuole essere soprattutto una colta, libera e leggera boccata d’aria. O un sorso di latte confortante. Cecilia, ci stai lavorando da due anni. Com’è la tua Biennale? Rispondo come spero che sia: un evento gioioso in cui poter celebrare ciò che amiamo di più, l’arte. In presenza fisica e in comunione di corpi e di sensi così a lungo isolati e tenuti a distanza. Nonostante la difficile situazione internazionale, mi auguro che la mostra festeggi la voglia di stare insieme. Hai scelto un titolo poetico, surreale, generativo: Il latte dei sogni. Cosa significa? Mi piace rubacchiare dalla letteratura parole o frasi che mi colpiscono. Il titolo l’ho preso da un libro di favole di Leonora Carrington, in cui si descrive un mondo magico e immaginario nel quale la vita viene costantemente reinventata ed è possibile trasformarsi con libertà, cambiare senza imposi-

zioni e gerarchie, diventare altro da sé. Ho scelto questa compagna di viaggio perché è una scrittrice importante per come ha riflettuto su temi connessi all’identità. Memoria e fonti di ispirazione sono temi essenziali di questo progetto. Quali sono state le più generative? Tra le principali proprio i romanzi di Carrington, della quale ho letto molto e scovato tematiche attuali. Poi, in questi due anni di lunga programmazione, ho avuto il tempo di guardarmi indietro e cercare protagoniste e protagonisti del passato che, in un contesto diverso, hanno affrontato contenuti e preoccupazioni simili a quelle odierne. Un corollario di riferimenti e di eco diversi tra loro che vanno ben oltre il XXI secolo, per intrecciare la storia diversamente e magari arricchirla in maniera educativa. Hai avuto un fitto dialogo con tante artiste e artisti. Da lì sono emerse molte domande, poi divenute progetti. Quali le più urgenti? Soprattutto quelle “resistenziali” che poco avevano a che fare con l’arte che, anzi, ci sembrava quasi un tema superfluo dati i tempi immobili e l’incertezza sul futuro. Sono emersi quesiti più ampi ed esistenziali sulla ridefinizione del genere umano, per esempio, rispetto a una forza invisibile e devastante come il virus. L’indagine su di noi e dentro di noi è stata forte. Cosa rappresenta la riapertura della Biennale? Incarna l’idea di essere insieme. Passeggiare e vedere l’arte dal vivo in quel grande museo a cielo aperto che è Venezia. Hai chiamato a partecipare molte ar49


ARTE

tiste, storiche e giovani, anche poco conosciute, dando un indirizzo molto paritario a questa edizione. Oltre l’80% dei partecipanti sono donne, ho voluto imprimere un segno forte e invertire una tendenza. Fino a oggi è stato esattamente il contrario: le donne presenti in Biennale sono state una percentuale residua, ma nessuno si è mai posto il problema. Ho lavorato con moltissime di loro e questo mi ha facilitata, a Venezia vorrei far apprezzare i loro lavori. Mi interessava rileggere la storia dell’arte e anche dell’Esposizione guardando a quei momenti in cui la figura femminile è stata oscurata forzatamente. L’arte è spazio senza frontiere, di dialogo e pace. Mentre scriviamo questa intervista state lavorando per aprire il padiglione ucraino e quello russo, nonostante la guerra... La Russia ha rinunciato a partecipare, mentre lo spazio dedicato all’Ucraina apre e ci stiamo impegnando per questo. L’artista Pavlo Makov, protagonista del padiglione, è riuscito a uscire dal Paese. Sono tempi molto complicati e dolorosi, ci chiediamo se abbia senso parlare di arte in questa situazione, ma abbiamo percepito che le curatrici del padiglione vogliono proprio parlare di arte e non di guerra. Magari sono solo gesti simbolici ma la cultura ha la capacità di lanciare messaggi forti e la Biennale può essere il luogo giusto. Partecipano nuovi Paesi, anche molto piccoli. Uganda, Repubblica del Camerun, Namibia, Nepal, Sultanato dell’Oman sono al loro debutto a Venezia. Anche se qualcuno afferma che sia un modello obsoleto perché non esiste più il concetto di Stato-nazione rappresentato dai padiglioni, la bellezza della manifestazione è proprio questa: dare la possibilità di partecipare anche a nazioni meno conosciute, come una piccola isola caraibica. Una finestra su mondi molto lontani e una voce corale in sottofondo. Il corpo nelle sue varie declinazioni è uno dei temi centrali. Cosa ci racconta? È il pivot della mostra ed è diventato la piattaforma e il palcoscenico per una riflessione più esistenziale. Attra50

Elle Pérez Petal (2020/2021) Courtesy l’artista; 47 Canal

verso il corpo ci relazioniamo con l’esterno e in Biennale ne raccontiamo le metamorfosi, il rapporto con il Pianeta o la tecnologia, indaghiamo sulla definizione di umano. Hai dato molto spazio alla formazione, esponendo anche opere di studenti. Lanciamo per la prima volta la Biennale college arte con programmi di supporto e attività per artisti agli esordi. Quattro di loro sono stati selezionati ed espongono all’Arsenale nella rassegna principale, confrontandosi con le stesse problematiche di spazio

e allestimento dei senior. Quali sono le nuove avanguardie e tendenze? Mi sono accorta che questa è un’edizione molto pratica, materica, pragmatica. Non è presente molta arte digitale, ma tanti quadri, sculture, installazioni. Non so se ci sia un ritorno alla fisicità dell’oggetto arte, sicuramente molto è lo spazio dedicato all’introspezione. Dopo tanta solitudine e stanzialità, artiste e artisti si sono guardati dentro per trovare spunti e ispirazioni. Hanno indossato lenti più personali, oniriche e a volte surreali per scandagliare la realtà.


mi ha trasmesso energia, entusiasmo ed effervescenza. A New York Marcia Tucker, fondatrice del New Museum of Contemporary Art e mia docente al master per curatori al Bard College. Mi ha insegnato a essere aperta a tutto, al bello, al brutto, al disgustoso e al mostruoso, senza avere paura di ricercare oltre la bellezza. Di pensare all’arte come una convergenza di gusti, stili e discipline diverse e cacofoniche da cui trarre la forza per aprire porte nuove. Quale libro hai in borsa in questo momento? Ancora solo lavoro. Appena possibile avrò bisogno di un buon romanzo, non vedo l’ora. Come vorresti che fosse ricordata questa tua Biennale? La mostra della rinascita e del ritrovarsi insieme. Transtorica perché mixa più periodi. E l’edizione delle donne, anche se non voglio etichettarla come tale. Ma è giunta l’ora che lo sia. La domanda delle domande. A cosa serve l’arte?

© Andrea Avezzù/Courtesy La Biennale

Come si diventa curatrice della Biennale d’arte di Venezia? Non c’è una strategia da seguire. Mi ha aiutato curare il Padiglione Italia nel 2017, poi è importante avere una buona dose di apertura internazionale e l’idea globale dell’arte. Ma anche un po' di fortuna. Una tua giornata di lavoro? Mi sveglio prestissimo con l’ansia, facendo piano perché tutti ancora dormono, e inizio a rispondere a centinaia di mail arrivate durante la notte perché a Venezia, invece, è mattino. Accompagno mio figlio a scuola e mi attacco a interminabili call che durano ore. Cerco di lavorare ed essere una buona madre, ma è una corsa contro il tempo. Con l’inaugurazione, a fine mese, spero di vedere la luce in fondo al tunnel. Chi sono stati i maestri che ti hanno aiutata e ispirata? In Italia il critico e curatore Francesco Bonami: la sua eccentrica Biennale del 2003, tra le prime che ho visto,

Cecilia

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A farci vedere il mondo con una lente che a volte è intimista e critica ma ci aiuta ad aprire le prospettive, cambiare i punti di vista e scorgere quello che ci sta attorno in maniera diversa. labiennale.org/it/arte/2022 la_Biennale labiennale

© Francesco Galli

Il Padiglione Centrale ai Giardini, Venezia

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ARTE

DOVE FINISCE LA

NOTTE

Gian Maria Tosatti Storia della notte e destino delle comete 2022, dettaglio © Gian Maria Tosatti

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NEL PADIGLIONE ITALIA IL PROGETTO ESPOSITIVO DI GIAN MARIA TOSATTI RIFLETTE SUL PRESENTE. ALLA RICERCA DI UNA NUOVA PROSPETTIVA PER LA CIVILTÀ UMANA di Giuliano Papalini

È

la prima volta nella storia della Biennale di Venezia, la manifestazione d’arte più importante al mondo, che il Padiglione Italia vede la presenza di un solo nome, l’artista Gian Maria Tosatti, con

il complesso progetto espositivo Storia della notte e destino delle comete. «Un titolo evocativo, che si riferisce al nostro presente e ragiona su come l’arte può ancora riflettere su noi stessi», commenta il curatore Eugenio Viola. Tosatti propone all’attenzione dell’osservatore una coraggiosa e potente analisi visionaria sulla contemporaneità. Una grande installazione ambientale, che occupa l’intera superficie delle Tese delle Vergini nell'Arsenale, interpreta e testimonia la sua idea dello stato dell’arte nel nostro Paese, con uno sguardo attento alle tematiche del futuro. Il tutto è dominato da una narrativa esperienziale, che attraverso una pluralità di linguaggi (riferimenti letterari, arti visive, teatro, musica, performance) fa del Padiglione Italia «un vero e proprio palcoscenico per la coscien-

za, il pensiero critico e l’evoluzione di quesiti e domande sul destino della civiltà umana», spiega Viola. «Questa è la prima Biennale post pandemica ed è quindi il momento in cui il mondo si aspetta dalla sua comunità culturale che si faccia uno statement chiaro per il futuro», ha detto Tosatti in una recente intervista sul magazine Artribune. «Quando il curatore del Padiglione mi ha invitato, ho pensato che fosse molto importante parlare di qualcosa di particolarmente significativo per questo momento storico. E siccome gli artisti sono stati sempre un po’ visionari e un po’ profeti, lo scopo che mi sono dato è parlare del futuro che dovremmo avere la responsabilità di percorrere. L’arte è uno specchio crudele sul presente». Per l’artista il viatico di questo progetto è il celebre articolo firmato da Pier Paolo Pasolini sul Corriere della Sera, il

© Maddalena Tartaro

Gian Maria Tosatti a lavoro

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ARTE

Una veduta dell’Arsenale di Venezia

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© Monkeys Video Lab

primo febbraio 1975, in cui lo scrittore sferrò un duro attacco al potere attraverso una metafora sulla scomparsa delle lucciole. «Mentre tutto il mondo sprofondava nelle piccolezze dell’umano, non

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ci accorgevamo che non stavamo, e non stiamo, evolvendo. Abbiamo perso la libertà, quella di poter essere in un luogo o nell’altro, senza dimostrare nulla. La storia della notte del nostro Padiglione deve finire non con una via di uscita, ma un’uscita che possa essere una nuova prospettiva. Dobbiamo trovare il coraggio di diventare ciò che dovremmo», commenta Tosatti. La monumentale installazione e l’intero percorso espositivo del Padiglione nazionale fa espressamente riferimento all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, portando il visitatore a riflettere sul rapporto tra uomo e natura e su temi sociali quali la salute, l’istruzione, la necessità di ripensamento dei modelli di produzione, consumo e profitto. Argomenti che vengono affrontati anche mediante un forum, con incontri di carattere scientifico divulgativo e il confronto di professionisti, esperti del settore ambientale e protagonisti del mondo della cultura, coinvolgen-

do anche istituzioni internazionali. Un modo per uscire dalla Biennale e raggiungere vari angoli del mondo, anche grazie al sito della rassegna sempre a disposizione di chiunque voglia approfondire la ricerca su modelli di vita e sviluppo alternativi. Il percorso espositivo è strutturato con un impianto teatrale che articola la narrazione in un prologo e due atti. Nel primo, La storia della notte, il tema è il viaggio nel Paese sotto forma di racconto simbolico dell’ascesa e del declino del miracolo industriale postbellico. Il secondo atto, Destino delle comete, indaga e sollecita una riflessione su come la natura violata e brutalizzata non perdoni l’uomo. In un contesto perturbante, si leva un messaggio di speranza sul destino che attende l’umanità, un segno di una pace possibile. labiennale.org/it/arte/2022 notteecomete.it la_Biennale labiennale


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ARTE

UNA SIGNORA ATTRAVERSO RESTAURI, MOSTRE E RICERCHE, L’ORGANIZZAZIONE VENETIAN HERITAGE SI OCCUPA DI PRESERVARE L’ARTE DELLA SERENISSIMA. PER FARLA CONOSCERE AL MONDO di Cesare Biasini Selvaggi - cesarebiasini@gmail.com

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SENZA TEMPO minati innamorati della città lagunare che, dopo aver visto i danni dell’alluvione del 1966, iniziarono a contribuire in modi diversi alla sua salvaguardia. Da allora sostiene iniziative culturali

tramite restauri, mostre, pubblicazioni, conferenze, studi e ricerche al fine di preservare e far conoscere al mondo l’immenso patrimonio di arte veneta, in Italia e nei territori antica-

© Rh2010/Adobestock

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enetian Heritage è un’organizzazione internazionale non profit con sedi a Venezia e a New York. Nacque nel 1999 grazie a un gruppo di mecenati illu-

Una veduta di Venezia con la chiesa di San Zaccaria

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© Matteo De Fina/Courtesy Venetian Heritage

ARTE

La Tribuna del museo di Palazzo Grimani a Venezia, riallestita con le sue sculture dopo 430 anni

mente parte della Repubblica di Venezia. Ne parliamo, in esclusiva, con il suo direttore, Toto Bergamo Rossi, già restauratore specializzato nella conservazione dei materiali lapidei. Cosa le viene in mente quando pensa a Venezia? Penso a una signora senza tempo, eterna, una gran dama che è stata bellissima, con un passato favoloso, e ha ancora molto da dire. Venezia è una donna. 58

In quali condizioni trova, oggi, la città dei dogi? Come tutte le dame di una certa età, necessita di costanti cure e attenzioni, di essere protetta e non sfruttata. Come ridurre l’impatto ambientale sulla Laguna pur mantenendone la vocazione turistica e la sua dimensione di museo a cielo aperto? Venezia deve conservare un’identità urbana residenziale non legata soltanto al turismo di massa. Considerata

la difficoltà di questi lunghi mesi d’arresto dovuti alla pandemia, e in prospettiva di un progressivo ritorno alla “normalità”, abbiamo il dovere di cogliere questa opportunità per ripensare la sua gestione. È necessaria una normativa organica di salvaguardia che detti finalmente regole stringenti per riconoscerne l’unicità rispetto a qualsiasi altro contesto urbano. Bisogna puntare a un turismo di qualità, attento, rispettoso della sua fragilità,


© Matteo De Fina/Courtesy Venentian Heritage

L'Adamo di Antonio Rizzo (1472) a Palazzo Ducale, dopo il restauro

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raccogliamo circa 2,5 milioni di euro. Abbiamo un vero e proprio menù con proposte per diverse tipologie di restauro e intervento, tra le quali i nostri sostenitori possono scegliere e decidere quale progetto adottare. Inoltre, ogni due anni, in concomitanza con le vernici di Biennale Arte, organizziamo un grande evento di raccolta fondi dove, oltre alle donazioni che riceviamo da parte degli ospiti, battiamo all’asta alcune opere di artisti contemporanei, offerte dagli stessi per sostenere la nostra causa. Quest’anno il nostro partner sarà la maison Dior. Quali sono i più importanti interventi che avete finanziato? A Venezia abbiamo restaurato le facciate della chiesa dei Gesuiti e quella di San Zaccaria, grandioso esempio del primo Rinascimento, rinnovato l’allestimento permanente delle nuove sale del museo delle Gallerie dell’accademia e della mostra Do-

© Claudio Conti

accompagnato da una dimensione economica equilibrata e sostenibile, valorizzando la natura di centro culturale e di ricerca all’avanguardia e rendendo la città un’eccellenza e un punto di riferimento a livello internazionale. Così può attrarre risorse e recuperare, in definitiva, un ruolo degno della sua particolarità agli occhi del mondo. Spesso la definizione di città museo a cielo aperto o diffuso viene interpretata come qualcosa di negativo. Credo invece che, considerata l’eccezionalità e la peculiarità del centro e della sua laguna, Venezia meriterebbe di essere gestita proprio come una realtà museale, ma con i suoi abitanti. Chi sono i vostri donatori? Quanto raccogliete ogni anno e con quali strategie di fundraising? Grazie al sostegno dei nostri mecenati, filantropi, amanti dell’arte e grandi gruppi principalmente legati al mondo della moda, ogni anno

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mus Grimani, riqualificando l’omonimo palazzo. In corso c’è il restauro del pavimento musivo della basilica di San Marco e dello scalone monumentale di Mauro Codussi nella Scuola Grande San Giovanni Evangelista, inaugurato questo mese. All’estero, in Croazia, ci siamo occupati dei restauri della cattedrale di San Lorenzo a Traù (Trogir): la Cappella Orsini, il portale di Radovan e il battistero. E i prossimi interventi sui quali intendete concentrare le forze? Ci dedicheremo principalmente al restauro e al nuovo allestimento museale della Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro, seguendo l’esempio di quanto abbiamo fatto per Palazzo Grimani, ovvero un’operazione di valorizzazione e promozione di un museo statale esistente ma obsoleto. Vi occupate anche di mostre e pubblicazioni: quali sono i nuovi progetti in questo ambito? Il 22 aprile apre al pubblico, alla Ca' d'Oro, Da Donatello a Alessandro Vittoria 1450-1600. 150 anni di scultura nella Repubblica di Venezia, la mostra organizzata dalla Direzione regionale Musei Veneto con Venetian Heritage, e da me co-curata. È la prima esposizione dedicata alla scultura del Rinascimento a Venezia, con l’intento di promuovere quest’arte figurativa troppo spesso sottovalutata. L’operazione è completamente finanziata dalla nostra organizzazione. venetianheritage.eu venetianheritage 59


TRAVEL

© gimsan/Adobestock

LA VITA FA FESTA UN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DELLE TRADIZIONI PASQUALI. TRA PROCESSIONI STORICHE, CELEBRAZIONI RELIGIOSE E CORTEI IN COSTUME di Francesco Bovio

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a Pasqua testimonia la resurrezione, la ripresa della vita, l’energia che rinasce. Il passare oltre, come dice la stessa parola di derivazione ebraica: Pesach. È la principale solennità del cristianesimo ma è diventata nel tempo anche un momento di festa, un’occasione per ritrovarsi, magari in viaggio verso una delle località più suggestive della penisola.La Settimana santa è costellata di circa tremila rappresentazioni in costume che animano l’Italia: riti, tradizioni popolari, feste, antiche processioni e rievocazioni storiche dal forte impatto emotivo. PROCESSIONI DI SICILIA A Trapani, la processione dei Misteri è tra le più conosciute e scenografiche.

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Di origine spagnola, questa ricostruzione della Via Crucis segue un cerimoniale rigoroso che risale ai primi anni del XVII secolo. Il Venerdì santo (quest’anno il 15 aprile) 20 gruppi di fedeli incappucciati sfilano tra le vie della città, a piedi nudi e coperti da lunghe tuniche, in uno scenario che dal monte Erice si allunga fino alle saline e spalanca la sua finestra sulle isole Egadi. Caltanissetta, nella domenica delle Palme (10 aprile), si colora con la scenografica processione di Gesù Nazareno che ne rievoca l'ingresso a Gerusalemme. La statua di Cristo sfila per la città su una barca ricoperta di fiori colorati, accompagnata da bambini con rami di olivo e palme intrecciate. A Modica (RG), perla del barocco sici-

liano, la domenica di Pasqua (17 aprile) si celebra la festa della Madonna Vasa Vasa. Dalla chiesa di Santa Maria di Betlem partono due processioni, una con il simulacro del Cristo Redento, l’altra con quello della Madonna Addolorata. Dopo aver percorso itinerari diversi si incontrano nella piazza del municipio, dove si celebra il bacio di mezzogiorno tra madre e figlio. Un movimento del fercolo, la lettiga sulla quale sono trasportate le statue, mosso da un particolare marchingegno, fa alzare le braccia della statua della Madonna verso quella di Gesù. A seconda del modo in cui si svolge questo bacio simbolico, la “vasata” appunto, i contadini del luogo traggono auspici per la nuova annata.


Scoppio del Carro, Firenze

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© Danilo Riccobene

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Processione del Gesù Nazareno, Caltanissetta

CANTI E RITI DELLA PUGLIA «La vera terra di Puglia è quella arcaica non arretrata ma immemorabile», scriveva lo storico dell’arte Cesare Brandi nel suo celebre viaggio letterario e artistico, Pellegrino di Puglia. Una terra dove tradizione e spiritualità si combinano con il respiro delle comunità locali. Stretto tra due mari, lembo estremo e finis terrae, il Salento è ancora oggi fortemente legato ai suoi riti pasquali, accompagnati dai versi evocativi e dai canti della Passione in grìco, l’antichissimo idioma della comunità ellenofona in terra d’Otranto. Alcuni di questi sono chiamati Le Kalimere, proprio perché augurano a tutti giorni felici. E alle porte di Calimera, centro in provincia di Lecce che trae il suo nome dal “buongiorno” greco, viene celebrato il rito arcaico di purificazione della pietra forata nella chiesetta di San Vito. È abitudine, per gli abitanti del paese, trascorrere la giornata del lunedì di 62

Pasqua nella campagna che circonda questa cappella rurale del ‘500, tra muretti a secco e ulivi secolari. In attesa della messa del pomeriggio, durante la quale si passa attraverso il foro di una grande pietra, un megalite calcareo di epoca precristiana conservato nell’edificio. Il culto della Madre Terra è all’origine di questa usanza che trae origine dagli antichi riti pagani celebrati nella campagna salentina. All’epoca la vita dipendeva dall’andamento del raccolto e si invocava la fertilità attraverso questo passaggio propiziatore, che nel tempo ha reso liscia e levigata la roccia nel suo interno. IN CAMPANIA L’ANTICA PASSIONE Vallata (AV) è famosa per la maestosa rappresentazione del Venerdì santo che narra i momenti più espressivi e drammatici della Passione di Cristo, unendo fin dalla metà del ‘500 fede, tradizione e folclore. I giovani di questo paese dell’Irpinia orientale, vestiti da

littori e centurioni romani, sfilano lungo le strade ciottolate al suon di trombe e tamburi con aste, insegne e tele di antica fattura, mentre alcuni cantori declamano i versi dalla Passione di Gesù Cristo l’opera del poeta settecentesco Pietro Metastasio. Il corteo si chiude con il feretro di Cristo circondato dai medici del paese e l’immagine dell’Addolorata attorniata da giovani in abito nero. È questo uno dei riti pasquali più antichi e suggestivi dell’intero Mezzogiorno, con il suo corteo composto da circa 200 figuranti di ogni età, tra cui artisti, artigiani e attori di Vallata. LA VECCHIA SIGNORA DEL MOLISE Bisogna spostarsi in Molise per conoscere la Pupatta della Quaresima: una bambola vestita di panno nero, nota anche come Quarantana, che viene esposta nelle case o appesa ai balconi durante i 40 giorni che precedono la Pasqua. La tradizione, colma di riferimenti pagani, è ancora vivissima in


Madonna Vasa Vasa, Modica (RG)

alcuni paesi della regione come Santa Croce di Magliano (CB). In mano la vecchia signora tiene il fuso e la conocchia, a simboleggiare la pazienza e il tempo che passa. Secondo una versione differente, la pupatta sarebbe invece una personificazione della Quaresima, moglie del defunto Carnevale, intenta a filare in attesa di ricongiungersi con

il coniuge il giorno di Pasqua. Evidenti i riferimenti alle Parche del mondo romano – le tre divinità che filando presiedevano al destino – e all’epopea greca con il mito della tela di Penelope. SECOLARI TRADIZIONI D’ABRUZZO A Chieti, il Venerdì Santo si svolge la solenne processione del Cristo Morto, la più antica d’Italia. Quella che il giova-

ne poeta Gabriele d’Annunzio, che studiò in città nel liceo classico Vico, definì “una valle di lacrime”. Il primo rito risale all’842 d.C., anno in cui fu ricostruita la Cattedrale di San Giustino. Le diverse confraternite cittadine, in tunica e cappuccio, sfilano per le stradine del centro storico illuminate da fiaccole e ceri, al passo ritmico della troccola, uno

© Vannelli

Rappresentazione della Passione di Cristo, Vallata (AV)

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© Ansa/Claudio Lattanzio

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Processione della Madonna che scappa, Sulmona (AQ)

strumento in legno che durante la Settimana santa sostituisce il suono delle campane. In spalla vengono portati i Trofei della Passione seguiti dalle sta-

tue lignee del Cristo morto e dell’Addolorata con un abito di seta ricamata con fili d’oro. LE COLOMBE DI SULMONA E FIRENZE

© Pro Loco Quattro Torri

Pupatta della Quaresima, Santa Croce di Magliano (CB)

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Simbolo per eccellenza della Pasqua è senza dubbio la colomba, segno di purezza e di pace già nei testi biblici e poi nell’iconografia cristiana. A Sulmona (AQ) diventa protagonista durante la Processione della Madonna che scappa. La statua della Vergine, sostenuta sulle spalle dai fedeli, corre improvvisamente verso il figlio, tra il volo di vere colombine liberate. Tra le tradizioni più celebri c’è anche la Colombina di Firenze: un congegno meccanico, trasportato da un razzo innescato dal cero santo, che la mattina di Pasqua “spicca il volo” dall’altare del Duomo. Se il rito va a buon fine, avvia lo scoppio della torre pirotecnica posta sul carro del Brindellone, trainato fin lì da due coppie di buoi e posizionato tra il Battistero di San Giovanni e la Cattedrale di Santa Maria del Fiore. L’accensione è segno di buon auspicio e buon raccolto.



TRAVEL

LAZIO A PASSO LENTO IN VISTA DEL GIUBILEO 2025, LA REGIONE METTE A SISTEMA LA RETE DEI CAMMINI. PER ACCOGLIERE I PELLEGRINI CHE VOGLIONO RAGGIUNGERE LA CAPITALE A PIEDI di Valentina Lo Surdo

«T

utte le strade portano a Roma», si sentivano rispondere i viandanti medievali quando cercavano informazioni lungo la via, quasi a dire che era difficile perdersi in direzione della Città Eterna. Negli ultimi anni questo celebre motto sta tornando di attualità, grazie anche

A piedi tra Sezze e Priverno (LT)

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valentina.losurdo.3 ValuLoSurdo ilmondodiabha.it

al notevole impulso che la Regione Lazio sta imprimendo nel mettere a sistema la rete viaria pedonale e rendere dunque effettivo l’antico proverbio. Una prospettiva interessante specialmente in vista del Giubileo, grazie alla straordinaria possibilità di percorsi a piedi che permetteranno a milioni

ilmondodiabha

di pellegrini di raggiungere il caput mundi anche con i propri passi. Un progetto che sancisce un ricongiungimento importante tra il Lazio e Roma, giacché comprendere una città di tale importanza nel proprio territorio porta con sé, tra i suoi impattanti effetti collaterali, sia onori che oneri. La difficoltà


ghi. E per conoscere questi territori i percorsi a piedi sono il veicolo ideale». È un progetto di attenzione corale al Lazio attraversato a passo lento, che ha preso ufficialmente avvio nel 2017, «quando è stata votata all’unanimità dal consiglio regionale una legge per la realizzazione, manutenzione, gestione, promozione e valorizzazione della rete dei cammini», prosegue Corrado, citando il testo ufficiale. «Intesi come vere e proprie infrastrutture turistiche, i cammini sono al centro dei pensieri della Regione: è un settore su cui investiamo ogni anno attraverso specifici programmi di finanziamento». Un tema delicato riguarda la prolificazione di nuovi percorsi a piedi, visto che quello dei cammini è il trend turistico in maggior crescita nel Paese: «Per il momento ci siamo concentrati a riconoscerne ufficialmente cinque e

questo ci mette nelle condizioni di promuoverli adeguatamente», continua l’assessore. «Ciononostante, esistono moltissimi altri percorsi con cui siamo in costante contatto, grazie al fitto intreccio dei sentieri curato dalle sezioni del Club alpino italiano (Cai) e a tante altre iniziative per creare cammini tematici organizzate da una lodevole rete di associazioni e volontari. Certamente estenderemo il numero degli itinerari riconosciuti a quelli che stanno dimostrando di lavorare su percorsi coerenti da un punto di vista storico, culturale e territoriale». Senza contare che tutte queste vie portano un beneficio enorme alla popolazione, sia a chi abita nei luoghi che vengono attraversati – con una ricaduta straordinariamente positiva per gli esercenti nel settore ricettivo, commerciale e della ristorazione – sia per

© Associazione Europea delle Vie Francigene

principale è frutto di un paradosso: l’infinita bellezza di una sola città rischia di eclissare un territorio straordinariamente prezioso. Quanti, infatti, tra i turisti che prevedono di visitare San Pietro o il Colosseo, includono nel loro viaggio un passaggio nella Tuscia o in Ciociaria, in Sabina, nell’Agro Pontino o ai Castelli Romani? Anche per questo la Regione sta puntando in maniera specifica sul turismo lento, e in particolare sui cammini, non solo per collegare il territorio con la Capitale, ma anche «per connettere le aree interne tra di loro». Ce lo spiega l’assessore al Turismo Valentina Corrado: «La ricchezza del Lazio sorprende soprattutto nelle aree interne, capaci di regalare tesori artistici e naturalistici che non appartengono ai cluster turistici più frequentati, come per esempio quelli del mare o dei la-

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© Luca Cristofanelli

TRAVEL

La Via Amerina (VT)

chi le percorre a piedi: «Camminare è ormai un’esigenza riconosciuta da tutti, e quando un’escursione ti offre anche l’opportunità di scoprire un borgo o fare tappa in un’area archeologica, il valore aggiunto è impagabile». A tal proposito Silvio Marino, consulente di cammini e turismo outdoor per la Regione Lazio, che è anche un esperto viaggiatore a piedi, aggiunge: «In questi ultimi anni la Regione si trova a dover arginare il rischio di un’eccessiva proliferazione di iniziative, per garantire ai turisti standard ottimali in termini di sicurezza e di segnaletica, ma anche di promozione e valorizzazione. Solo così possiamo rendere efficace il lavoro compiuto da tanti cittadini che si sono messi a disposizione del territorio». Il Lazio non è soltanto Roma, dunque, e la sua scoperta passa anche attraverso differenti possibilità di percorsi a piedi. Andiamo dunque a esplorare i cinque cammini già ufficialmente riconosciuti, partendo dai due più noti, la Francigena Nord e la Sud. 68

La prima si sviluppa su nove tappe che toccano Acquapendente, Bolsena, Montefiascone, Viterbo, Vetralla, Sutri, tutti centri in provincia di Viterbo, e Campagnano, nella città metropolitana di Roma, per giungere nella Capitale dopo circa 200 km, includendo anche la possibilità della variante cimina (40 km). La Francigena sud riparte da Roma in direzione Santa Maria di Leuca (LE), seguendo il tracciato delle antiche vie romane: Appia Antica, Prenestina, Latina, Casilina e antichi tratturi, per abbracciare cattedrali e santuari alla volta del Sud Italia e quindi del Medioriente. Con partenza dai Castelli Romani, attraversa località come Cori, Fondi, Formia, Gaeta, in provincia di Latina, fino a Sessa Aurunca (CE), lungo i 250 km della direttrice Appia Pedemontana. O come Palestrina (RM), Anagni e Paliano (FR), Frosinone, Ceprano (FR) sulla direttrice Prenestina-Casiliina (220 km). Il terzo è il San Benedetto, uno dei cammini più emblematici della regione, attraversata per 14 tappe (su un

totale di 16) lunghe complessivamente 265 chilometri. Dalle pendici dei Monti Reatini ai Lucretili, passando per la Valle dell’Aniene, in direzione del fiume Liri, tocca Leonessa, Poggio Bustone, Cantalice, Rieti, Belmonte in Sabina, Rocca Sinibalda, Castel di Tora, Orvinio, in provincia di Rieti. Poi Mandela (RM) e, in provincia di Frosinone, Trevi nel Lazio, Collepardo, Casamari, Isola del Liri, Arpino, Roccasecca, oltre a meravigliosi luoghi del culto benedettino come Subiaco (RM) e Montecassino (FR). Enorme l’estensione del Cammino di San Francesco nel Lazio: 500 chilometri distribuiti tra un percorso principale da Labro (RI) a Roma (123 km, accedendo alla Capitale da Monterotondo), un percorso nella Valle Santa reatina (dov’è imperdibile la tappa a Greccio), la direttrice Tiberina (85 km, con passaggio a Farfa), oltre a ulteriori varianti, per disegnare una lunga avventura a piedi che interseca in più punti il percorso dedicato al patrono d’Italia (San Francesco) e al santo patrono d’Europa (San Benedetto). La Via Amerina, invece, nacque come collegamento tra l’antica città estrusca


© Fabrizio Ardito

Il cammino verso Poggio San Lorenzo (RI) sulla Via di Francesco

fascinante proseguimento, il Con le ali ai piedi (da Poggio Bustone, nel reatino, alla Puglia), il Cammino nelle terre mutate, che passa per Amatrice e Accumoli (RI), il Cammino naturale dei parchi, la Via dei lupi, il Cammino dei briganti, fino all’antica Via Clodia, che dal Colosseo conduce alla Maremma Toscana. Una citazione a parte la meritano anche alcuni percorsi di grande valore, come il Sentiero 103 Cai, nell’antica terra dell’Etruria meridionale, dalla valle del Tevere fino al mar Tirreno, e la rete sentieristica dei quattro itine-

rari riportati alla luce nella necropoli della Banditaccia a Cerveteri – tra cui spicca il sempre più popolare Sentiero delle cinque cascate – e da cui si sta irradiando il progetto di una grande direttrice costiera che possa raccontare la civiltà etrusca dal Lazio sino all’alta Toscana. «Ci stiamo muovendo in tempo affinché i visitatori possano arrivare a Roma come gli antichi pellegrini», conclude Corrado con una visione che lascia ben sperare per un futuro a misura d’uomo. E se il Lazio sarà il grande protagonista del Giubileo dei Cammini, lo scopriremo nel 2025. Abbazia di San Benedetto, Montecassino (FR)

© Kenzo/AdobeStock

di Veio – ora corrispondente al borgo di Isola Farnese (RM) – e Ameria, l’attuale Amelia, in provincia di Terni. Nella sua parte laziale consta di 60 chilometri, attraversa territori vulcanici, la Valle Tiberina e antichi reperti di epoca preromana, toccando Campagnano di Roma e, in provincia di Viterbo, Civita Castellana, Corchiano, Nepi, Orte e Vasanello. Tra i numerosi altri cammini che attraversano il Lazio citiamo alcuni tra i più importanti, a partire dal Di qui passò Francesco (cammino pioniere del turismo lento in Italia) e il suo af-

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LE OASI DELLA FELICITÀ DALLA ROMAGNA ALLA PUGLIA, RIAPRONO I PARCHI DIVERTIMENTO. TRA NUOVE ATTRAZIONI, AVVENTURE LEGGENDARIE E VIAGGI NEL TEMPO di Cecilia Morrico

Gardaland (VR)

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opo due anni di limitazioni, è diffuso il bisogno di ritrovare qualche momento di spensieratezza. Anche se la pandemia e la situazione internazionale riempiono le cronache e i pensieri, è sempre più necessario tornare a costruire bei ricordi con la famiglia e gli amici. In quest’ottica riaprono i parchi

divertimento d’Italia, capaci di regalare una giornata di gioia ad adulti e bambini. MIRABILANDIA COMPIE 30 ANNI Il 2 aprile torna in attività Mirabilandia, a pochi chilometri dalle coste della Romagna e da Ravenna, che quest’anno spegne 30 candeline. E, per festeggiare il compleanno, mette

insieme una serie di gustosi ingredienti per la nuova stagione: dai dinosauri di Dinoland al mondo cowboy della Far West Valley, dai motori rombanti del Ducati World alla velocità e alle altezze da brividi di iSpeed, Katun e Divertical, oltre allo Stunt Show più acclamato d’Europa. L’estate 2022 vede il ritorno della parata di fine gior-

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Lo Stunt Show di Mirabilandia (RA)

nata e delle aperture straordinarie fino a tarda sera, per godere di tante ore di divertimento in più e poter scaglionare meglio i flussi dei visitatori. Inoltre, dal 18 giugno al 4 settembre, torna con orario prolungato fino alle 19 Mirabeach, la spiaggia più caraibica della Romagna. MILLE AVVENTURE A GARDALAND Sempre ad aprile, vicino Verona, inizia anche la stagione di Gardaland che sabato 9 inaugura la nuovissima attrazione Jumanji®-The Adventure. Basata sulla popolare serie cinematografica di Sony Pictures, è una dark ride nel cuore del parco caratterizzata da una storia coinvolgente ed

emozionante: gli ospiti, in lotta contro il tempo, hanno la missione di riportare al leggendario tempio la sacra gemma preziosa per salvare il regno di Jumanji da una maledizione. Ben 12 le ambientazioni scenografiche, altamente immersive e ispirate alle scene più iconiche dei notissimi film. Oltre alle avventure nella giungla, i visitatori di Gardaland possono anche immergersi negli abissi: al cinema 4D è disponibile Aquaman™: The 4D Experience ®, uno speciale adattamento della pellicola targata Warner Bros. In attesa dell’uscita nelle sale del secondo capitolo della saga, previsto per dicembre 2022, gli ospiti

© Luminar Al

La nuova attrazione Jumanji®-The Adventure a Gardaland

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del parco possono vivere le peripezie del potente super eroe DC. Attraverso effetti speciali e immagini 3D in alta definizione, si viene trasportati nel regno sottomarino di Atlantide, per sentirsi davvero protagonisti di questa avvincente storia. UN MAGICO SHOW A LEOLANDIA Aperto già da metà marzo, Leolandia, in provincia di Bergamo, si prepara ad accogliere i più piccini e le loro famiglie per le festività di aprile. Dentro l’uovo di Pasqua, per la gioia di tutti i bambini, uno spettacolo nuovo di zecca che coinvolge per la prima volta sullo stesso palco tutti i personaggi più amati del parco. Si


I tre Super Pigiamini e il Museo PJMask a Leolandia (BG)

tratta di una innovazione assoluta per il settore, almeno in Italia: un’avventura nella quale si mettono in gioco i protagonisti dei cartoni animati più seguiti dai piccoli, ognuno con le sue caratteristiche: la tenerezza di Bing e la saggezza di Flop, le mosse tattiche dei tre Super Pigiamini (Gattoboy, Geco e Gufetta), l’inesauribile energia di Masha e la simpatia di Orso, l’agilità e l’astuzia di Ladybug e Chat Noir. Un magico show per vederli tutti insieme nello stesso momento. IN VACANZA A CINECITTÀ WORLD Si scende poi verso la Capitale, dove ci aspettano le 40 attrazioni, divise in sette aree a tema, di Cinecittà World. A giugno c’è il taglio del nastro di Lazy River: il fiume lento Paradiso, per lasciarsi cullare da una dolce corrente, immersi nella natura, a bordo di comodi materassini. Cresce Aquaworld, la zona acquatica del parco con giochi e lettini a volontà, che insieme a Cinepiscina e all’area Spiagge – ispirata all’isola thailandese di Phuket – trasforma la giornata al parco in una vacanza in un giorno. Il 9 aprile apre anche Roma World,

il nuovo parco tematico che porta gli ospiti indietro nel tempo di 2000 anni. Un vero e proprio villaggio a fianco di Cinecittà World, per vivere una giornata da Antichi Romani. Nell’accampamento dei legionari si può assaggiare il cibo della Roma imperiale, diventare gladiatore per un giorno, fare shopping tra le bancarelle dell’antico mercato, incontrare gli animali della fattoria, ammirare il volo dell’aquila e lo spettacolo dei rapaci e visitare il set di Ben-Hur, dove si può salire sulle bighe per una corsa a tutta adrenalina. Ma le novità non si fermano alle sole attrazioni: con il progetto Smart Park il parco diventa a portata di cellulare. Grazie a una innovativa piattaforma, infatti, Cinecittà World è totalmente contactless: dal proprio smartphone è possibile acquistare biglietti, parcheggi e menù. Si può saltare la coda per le attrazioni, localizzare e raggiungere gli amici nel parco, decidere dove, come e a che ora essere serviti per il pranzo e organizzare una festa di compleanno senza scaricare alcuna app, ma direttamente dal sito cinecittaworld.it.

ZOOSAFARI, GIOCHI E BIODIVERSITÀ Il giro lungo la penisola arriva in Puglia allo Zoosafari di Fasano e Fasanolandia, in provincia di Brindisi. Per i due parchi, anche se adiacenti, l’acquisto dei biglietti è separato: il primo punta sulla conservazione delle specie animali, il secondo su attrazioni, montagne russe e giochi. Con i suoi 140 ettari di estensione, lo Zoosafari è il regno della biodiversità, un’oasi naturale che accoglie e conserva, in piena libertà, esemplari di ogni genere, tra cui giraffe, leoni, ippopotami e rinoceronti. Per vivere un momento ludico-didattico in cui i più piccoli possono imparare a conoscere l’alimentazione, la vita e l’habitat di questi animali. A Fasanolandia, invece, ci sono oltre 25 attrazioni disponibili, dal percorso sui tronchi galleggianti African River alla torre di caduta Sputnik alta 30 metri, fino alla Casa volante e al cinema 4D Adventure. Un polo d’attrazione per tutti i gusti. mirabilandia.it gardaland.it leolandia.it cinecittaworld.it zoosafari.it

La corsa delle bighe di Ben-Hur a Roma World

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SIENA LA A PASSEGGIO NELLA CITTÀ TOSCANA, TRA CITAZIONI POETICHE, SPETTACOLI TEATRALI E IL RESTAURO DEGLI AFFRESCHI DI AMBROGIO LORENZETTI di Giuliano Compagno

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© Cmon/Adobestock

Una veduta di Siena

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© The yorck project/Courtesy Zenodot Verlagsgesellschaft mbh

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Il ciclo pittorico dell’Allegoria ed effetti del buono e del cattivo governo di Ambrogio Lorenzetti (1338-1340), dettaglio

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ricordarla spesso era Mario Verdone, l’accademico e critico cinematografico che a Siena doveva l’origine materna, il dono della sensibilità estetica e l’amicizia con il pittore Piero Sadun: «Con gli occhi di coloro che possiedono uno spirito libero, la città era da noi trasfigurata da un sentimento nostalgico che ci spingeva, in una sorta di notturno, ad averne una visione illusoria che ci riportava indietro nel tempo». Al civico 90 di via di Città, una delle tre direttrici fondamentali del centro storico, mi commuove la stele dedicata a Cesare Brandi, storico dell’arte e teorico del restauro: era nato lì, l’8 aprile 1906, e viene lodato per “l’ineguagliabile finezza”. Per certi versi, in questa primavera, l’arte senese contemporanea va a ricongiungersi con il miglior periodo del ‘300. «Attorno al restauro del ciclo pittorico dell’Allegoria ed effetti del buono e del cattivo governo di Ambrogio Lorenzetti», ci dice il sindaco Luigi De Mossi annunciando l’apertura dei cantieri entro aprile, «stiamo realizzando un’operazione culturale di ampio respiro, che prevede una serie di eventi legati all’identità senese. Un progetto multidisciplinare, sviluppato intorno a un’opera civile, che vuole mettere il visitatore di fronte ai valori fondanti di questa nostra città repubblicana». Nella sala della Pace del Palazzo 76

Pubblico, visitatori e turisti potranno contemplare presto da vicino il restauro conservativo di un’opera simbolo della storia e della sensibilità civica di Siena. Ispirati ad Aristotele e a San Tommaso d’Aquino, gli affreschi di Lorenzetti disvelano fatti, princìpi e cause che avrebbero influito sulla vita pubblica e sociale dell’epoca, rappresentando con ciò, nella storia dell'arte italiana, la prima opera non propriamente religiosa ma anche politica e filosofica. Del resto per secoli quello di Siena sarebbe stato un tempo senza pace, un lungo elenco di vittorie e di primati, di sconfitte e di liberazioni, sino all’ultima, in quel 3 luglio 1944, quando i nazisti furono scacciati dalla città. Una città in perpetua lotta? Fino a un certo punto, secondo De Mossi, perché «la rivalità fa parte dell’essere senese ma rafforza il concetto di appartenenza e aiuta il mantenimento dell’identità». Eppure, tanti scontri e combattimenti non trapelano al passaggio di un osservatore distratto, giacché pochi luoghi d’Italia appaiono più riconciliati di Siena. E allora, nell’abbandonarsi a quel suo vociare silenzioso, si cammina assaporando una specie di quiete interiore, come se le arti e la cultura fossero rimaste incise su tutte le mura cittadine. Scendere e risalire tra i suoi vicoli regala al viandante un dolce struggimento, un

lasciarsi andare tra i molti non detti dei nostri anfitrioni senza tempo. Nascondendo la propria serenità come un tesoro acquisito e forse meritato, Siena si sente mossiera dei suoi stessi abitanti, che a un suo cenno partono e al suo richiamo ritornano assieme, verso un sogno comune a occhi bene aperti. E a notte alta. L’8 aprile al Teatro dei Rinnovati, in piazza del Campo, debutta Benvenuti in casa Gori. Una commedia di culto del 1990, scritta da Ugo Chiti e Alessandro Benvenuti, in cui si narra di una caotica notte di Natale durante la quale si sfasciano e si ricompongono i legami di una famiglia toscana. Uno spettacolo importante, con i suoi riti, le sue tristezze e le sue nascite, che a pensarci è nipote di un altro celebre Natale, quello napoletano. Autore, regista e interprete del film Ivo il Tardivo, felice capolavoro sulla differenza psichica, Benvenuti è davvero «il più italiano degli attori toscani e il più toscano degli attori italiani». Così, mi confida, soleva definirlo il signor Tomada, suo amico albergatore e gentiluomo pratese. Il che è un complimento di molto: «A me piaceva tanto il suono di quella frase e l'ho sempre considerata azzeccata», aggiunge. «Non mi sento rappresentante di nessuna lingua e regione. Desidero essere libero mentalmente, e molto


lo sono per distrazione. Pur avendo cantato tanto la Toscana, e spero bene e di certo con infinito amore, non voglio riconoscermi tra i guelfi e i ghibellini». Essendo nato a Pelago, storico teatro di scontri tra le due fazioni contrapposte, la neutralità di Benvenuti vale doppio. La Siena della sua prima giovinezza aveva l’aspetto di una fidanzatina che vi studiava, era un locale dove suonava con la sua rock band ed era l’amico Paolo Nativi del trio comico dei Giancattivi, senese del Bruco, di cui l’anno scorso Benvenuti è divenuto contradaiolo onorario. I

senesi di oggi, per lui, sono un popolo che sorvola su ogni ostilità: «Sono presi da una mitologia di loro stessi radicata nei secoli. In forza delle loro tradizioni e del loro temperamento, quella mitologia è tenuta in vita di generazione in generazione, tanto da permeare oggi come allora un certo modo di sentirsene figli. Come se, orgogliosamente e fieramente, i senesi incarnassero un modello del loro essere antichi, sebbene vivano nel presente». Citata da noti e celeberrimi letterati, la città del Palio si alza nei versi splendenti di Alfonso Gatto, Nel

silenzio del Senese: «Dalla somma dei giorni per sottrarne un giorno solo chiaro d’infinito, cammino per le crete delle marne». E prende vita nei nostri cuori dopo aver compreso il senso dell’elogio dello scrittore Curzio Malaparte: «A dirlo fra noi, la gentilezza sta di casa solo a Siena. Altrove, nel resto della Toscana, è civiltà di modi, e non di voce, di piglio, di tono, di parole. Civiltà, non gentilezza, che son due cose diverse». Diciassette contrade e un nome solo, Siena. Diversa da ogni altra. comune.siena.it ComuneDiSiena

© marinari/AdobeStock

Piazza del Campo, Siena

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IL PAESE DEI MILLE PAESI di Osvaldo Bevilacqua [Direttore editoriale Vdgmagazine.it e ambasciatore dei Borghi più belli d’Italia]

IL GIOIELLO DELLA LOCRIDE INCASTONATO NEL PARCO NAZIONALE DELL’ASPROMONTE, GERACE È UN BORGO TUTTO DA SCOPRIRE. PER LA CATTEDRALE, LE GROTTE SCAVATE NELLA ROCCIA E, POCO LONTANO, LE ROVINE DELLA VILLA ROMANA DI CASIGNANA

© Polonio Video di Daniele Sgura

Gerace (RC)

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vdgmagazine.it

© © Polonio Video di Daniele Sgura

© Società tarquiniense d'arte e storia

a cura di

La basilica concattedrale di Santa Maria Assunta, Gerace (RC)

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n angolo straordinario di Calabria, uno dei Borghi più belli d’Italia e Bandiera arancione del Touring club italiano. Si tratta di Gerace (RC), con la vicina spettacolare Villa romana di Casignana, raggiungibile in una quarantina di minuti. Fuori dalle rotte più trafficate del turismo e incastonata nel Parco nazionale dell’Aspromonte, la città offre ai propri ospiti la vista eccezionale del Mar Ionio e della Locride. La sua fortuna ha origine dalla particolare posizione che, come un nido di falchi, domina la costa ma anche le montagne. Durante il Medioevo, il borgo divenne un centro di fondamentale importanza e punto di contatto e di scontro tra bizantini, arabi e normanni. Proprio sotto i normanni Gerace era chiamata “la città delle cento chiese”, numero destinato a crescere nel corso dei secoli fino a 128, secondo alcune stime. Tra queste, da non perdere, la chiesa di San Francesco, in stile gotico, voluta dal re Carlo II nella metà del 1200 e considerata bene architettonico di interesse nazionale. Come scrive Francesco Maria Spanò, orgoglioso figlio di questa terra, nel suo libro Gerace. Città magno-greca delle cento chiese, «l’immenso paesaggio, ogni palazzo, ogni Chiesa e sinanche le pietre sembrano essere stati dipinti

da artisti e tutta la città sembra affermare che qui è il paradiso d’Europa». Uno dei simboli del borgo è la basilica concattedrale di Santa Maria Assunta, l’edificio sacro più vasto della Calabria con i suoi 1680 m², autentico gioiello dello stile bizantino-normanno, consacrata nel 1045. Si deve ai normanni anche la costruzione dell’imponente fortezza, i cui resti si possono ammirare nel centro storico e alla quale si poteva accedere attraverso 12 porte e un ponte levatoio. Diversi gli appuntamenti durante l’anno, come il festival Borgo incantato, a luglio, che vede protagoniste le suggestive grotte scavate nella roccia del Borgo Maggiore. Queste diventano l’occasione per gustare, in un’atmosfera unica, prodotti tipici come la pasta fresca con sugo di capra assieme a un ottimo bicchiere di vino Greco di Gerace che rappresenta un’eccellenza dalle antiche radici. Ed ecco l’altra perla: non lontano dal borgo, sulla litorale ionica, in contrada Palazzi, sorgono le rovine della Villa romana di Casignana, la piazza Armerina della Calabria, uno dei più grandi complessi di epoca romana dell’Italia meridionale, appartenuta a una famiglia patrizia molto importante, probabilmente legata all’attività vinicola. Secondo Franco Crinò, assessore ai 79


© Stefano Strati

IL PAESE DEI MILLE PAESI

I mosaici della Villa Romana di Casignana (RC)

Beni culturali e paesaggistici del Comune di Casignana, nell’ultimo anno si è intensificato molto l'interesse dei media intorno alla Villa Romana e il numero dei visitatori si è moltiplicato. «Nella zona scavata, poi, difesi con tessuto, sono venuti alla luce nuovi mosaici mozzafiato». I piani pavimentali, che richiamano stilisticamente quelli ritrovati nell’odierna Tunisia e in Libia (Tripolitania), costituiscono un unicum sul territorio calabrese. La villa aveva dimensioni incredibili, circa 12 ettari. La magnificenza dell’area padronale consiste negli stupendi pavimenti musivi e nella ricca decorazione delle pareti, abbellite da intonaci dipinti, mosaici in vetro multicolore e pregiati marmi di importazione. Il nucleo di maggio-

re effetto è tuttavia rappresentato dal complesso termale, vero simbolo dell’aristocrazia romana, formato anche da una sala rettangolare lastricata in marmo colorato e un ninfeo monumentale con cisterne situato a monte. In un’altra pavimentazione si riconosce Bacco, con accanto un satiro, che ha il compito di sorreggere il Dio ebbro. Una divinità che a distanza di secoli continua a benedire queste terre ricche di tradizioni e vini eccellenti, che meritano sicuramente una visita. «La villa romana di Casignana è uno dei tesori più belli che la Calabria possa offrire ai suoi visitatori. La testimonianza di un passato capace di sorprendere e affascinare», ha dichiarato Fausto Orsomarso, asses-

sore al Lavoro, Sviluppo economico e Turismo della Regione. «Chi verrà sulla la splendida Costa dei Gelsomini, con le sue spiagge incontaminate e le atmosfere selvagge, potrà immergersi nella scoperta di meravigliose testimonianze del passato, da Locri Epizefiri ai mosaici dell’antica Kaulon, alla villa di Casignana appunto», spiega ancora Orsomarso. «I preziosi siti archeologici di cui la regione è disseminata rappresentano alcuni dei marcatori identitari distintivi che fanno di questa terra un luogo unico e attrattivo. Non solo mare, montagna, bellezze paesaggistiche, ma anche storia, cultura, identità, sapori: una Calabria straordinaria capace di offrire emozioni ed esperienze uniche».

Per la foto di Casignana si ringrazia l'architetto Umberto Panetta, coprogettista della Villa Romana

LA TRADIZIONE DEI RAFIOLI © Loredana Panetta

di Sandra Jacopucci

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I rafioli – localmente chiamati rafiole, al femminile – sono dolci tradizionali di Gerace le cui origini si perdono nel tempo. Venivano offerti agli invitati, durante i matrimoni, da famiglie benestanti. La base è un composto simile al pan di Spagna preparato con uova, zucchero, farina bianca e buccia di limone grattugiata sbattuti a lungo a mano. Il biscotto veniva poi ricoperto da una bianchissima glassa realizzata con albume e zucchero montati a neve che rappresentava la purezza della sposa. La cottura era in forno a legna a una temperatura moderata, determinata per mezzo di un foglio di carta posto davanti all’apertura del forno: quando questo imbruniva i gradi erano giusti. Ancora oggi si usa servire questi dolci insieme a un passito di grande pregio, il Greco di Gerace.



GENIUS LOCI di Peppone Calabrese PepponeCalabrese [Conduttore Rai1, oste e gastronomo]

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RITORNO ALLE ORIGINI ALLE PORTE DI POTENZA, ANNA CHIARA AFFINITO RECUPERA L’AZIENDA AGRICOLA DI FAMIGLIA. E OTTIENE IL PRIMO PREMIO PER LO YOGURT MIGLIORE D’ITALIA. LA STORIA DELLA TAVERNA CENTOMANI

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otenza mia, sono sempre cresciuto in tua difesa, ovunque andassi. Sei come una bella donna anziana con qualche cicatrice sul corpo. Affascinante e saggia. Con orgoglio continuo a invitare amici e colleghi a venire a viverti, a visitare il cuore della città e a far capire la vera essenza del lucano.

© eddygaleotti/Adobestock

Piazza Mario Pagano, Potenza

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Torno sempre qui dopo le mie trasferte in giro per l’Italia a raccontare le bellezze dei borghi e l’autenticità di chi li presidia costantemente, a difesa della tradizione. Torno sempre a lavorare come oste nel mio ristorante e sempre vado a marcare il territorio nella piazza centrale della mia amata città, restaurata

su progetto dell’architetta Gae Aulenti. Non vedo molto bene da lontano, anche se porto gli occhiali, ma mi è chiaro che una ragazza con un cappotto rosso mi stia salutando. Mi parla, mi chiama, ma non sento nulla da così lontano e, in realtà, non ho ancora capito bene di chi si tratta. Incuriosito,


© Rick Henzel/Adobestock Vicoli nel centro di Potenza

mi avvicino: «Ciao Anna Chiara! Come stai? Finalmente ti ho riconosciuta!». Lei mi sorride e mi confessa che da

tanto tempo voleva chiamarmi per parlare della sua nuova avventura con la Taverna Centomani. In realtà, io ne avevo sentito parlare e colgo la palla al balzo: «Ti confesso che, con una così bella giornata di sole, ho proprio voglia di campagna. Perché non andiamo ora alla Taverna?». Lei accetta entusiasta e così ci dirigiamo a mangiare lì. Chi vive a Potenza sa bene che il tempo qui può essere non proprio clemente, anche in primavera. Ma oggi si può pranzare anche all'aperto. Arriviamo in Contrada Centomani e immediatamente vengo pervaso dai profumi di lavanda. Poco più in là, invece, vengo rapito dalla fioritura maestosa delle ginestre. Sapevo che Anna Chiara Affinito aveva studiato a Bologna e, dopo la laurea, stava lavorando nel capoluogo felsineo. Incuriosito le chiedo da quanto tempo fosse tornata a vivere a Potenza, cosa l’avesse spinta a farlo e soprattutto se anche Pino, il marito, fosse stato d’accordo su quella scelta. Lei subito mi ferma: «Ammetto che non è stato semplice, ma dopo averci pensato e ripensato abbiamo deciso di tornare nella nostra terra. L’esperienza a Bologna è stata fondamentale ma a un certo punto ci siamo chiesti se avremmo voluto vivere lì tutta la vita. Così, ci siamo trasferiti a Potenza

mentre mia madre aveva già cominciato il progetto di ristrutturazione di questa azienda di famiglia, con un primo intervento sulle stalle e poi nell'ex ovile, diventato il luogo destinato alle camere». Incalzo: «Ma voi di cosa vi occupate alla Taverna?». Anna Chiara è determinata e con sguardo dritto risponde: «Siamo da sempre appassionati di formaggi e yogurt e proprio questo ci ha spinto a tornare e a inserirci in azienda. Abbiamo pensato di usare il latte delle nostre bovine per fare prodotti che qui in regione erano poco diffusi. Dopo poco siamo stati coinvolti in un progetto ambizioso e ben più ampio: il latte nobile». Conosco molto bene il progetto e quel visionario del suo ideatore, il mio grande amico Roberto Rubino, presidente dell’Associazione nazionale formaggi sotto il cielo. Il latte nobile è quello di una volta: stagionale, leggero e molto naturale. Esiste un preciso disciplinare di alimentazione per gli animali che prevede una razione con minimo 70% di fieno e massimo 30% di mangime, la totale assenza di insilati e il divieto di utilizzare organismi geneticamente modificati. «Badiamo molto al benessere dei nostri animali e riteniamo che esista un giusto equilibrio tra ciò che chiediamo alla natura e ciò che siamo in grado di 83


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© Luca Lancieri

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La Taverna Centomani

biamento ne altera le caratteristiche e siamo contrari alle modifiche inutili». Sono totalmente rapito dall’energia positiva del racconto e chiedo un bicchiere di latte per capire la differenza con quello che normalmente bevo a casa. Poi da lontano sento della musica classica: proviene dalle stalle, sono estremamente curioso e subito chiedo spiegazioni. Anna Chiara mi sorride: «Sì, le nostre mucche ascoltano regolarmente musica classica durante la mungitura». Allora capisco tutto. Qui c’è poesia, amore per il territorio e consapevolezza che per fare un grande prodotto bisogna attenersi a regole precise: benessere dell’animale e alimentazione naturale. Assaggio il latte e davvero non è il solito prodotto di alta qualità, diciamo che la loro direzione è totalmente opposta, i parametri che prendono in considerazione non riguardano la quantità di grassi, proteine o caseina. Qui le mucche producono circa 17 o 18 litri di latte a fronte dei 40 o 50 degli allevamenti intensivi: indubbiamente è una cosa diversa. A questo punto si è fatto veramente tardi. Ma devo per forza chiederle informazioni riguardo a una notizia: a gennaio, la Taverna Centomani ha ottenuto il primo posto per lo yogurt migliore d’Italia nella classifica stilata da Gambero Rosso. Le si illuminano gli occhi, si vede che c’è stato tanto lavo-

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ottenere in cambio. Le nostre pezzate ci regalano un latte profumatissimo con un giusto rapporto tra omega 3 e omega 6 a favore dei primi. L’alimentazione delle vacche viene tutta prodotta in azienda», continua Anna Chiara. «È un latte ricco di grassi buoni, molto più digeribile e tollerante. Secondo alcuni studiosi, addirittura, tutte le intolleranze attuali provengono dalle tante modifiche apportate agli alimenti che, in origine, non causano intolleranze. Ma questo è un argomento lungo», spiega sorridendo. Mi rendo conto che ama parlare del suo lavoro, si vede che segue tutte le fasi della produzione, è attenta e orgogliosa. La mia curiosità aumenta e anche la fame: non vedo l’ora di sapere chi lavora il latte e chi si nasconde, con il suo sapiente lavoro, dietro questi prodotti. «All'inizio eravamo solo io e mio marito Pino, oggi ci avvaliamo di due collaboratori. È un lavoro duro e si inizia molto presto: le vacche vengono munte la mattina alle 5 e il pomeriggio alle 17. Come prima cosa si prende la quantità che serve per produrre latte intero pastorizzato. Siamo talmente maniacali che separiamo dal resto la mungitura della mattina per offrire ai consumatori un latte munto solo due ore prima: non fresco, freschissimo. Inoltre, il nostro è latte non omogeneizzato, crediamo che non debba essere modificato perché ogni cam-

© Luca Lancieri

GENIUS LOCI

ro e sacrificio, ma è evidentemenete ne è valsa la pena. «Il premio ci riempie di orgoglio non solo per il lavoro svolto ma anche perché rappresentiamo una terra che amiamo e che ci ha ripagato di una scelta fatta con consapevolezza». E poi aggiunge: «Non vogliamo dimenticarci di quello che siamo, perdere di vista l’obiettivo iniziale, la filosofia del posto e i punti cardine su cui si basa l’azienda, ecosostenibilità, basso impatto ambientale, attenzione agli sprechi. Mai innamorarsi dei grandi numeri se stravolgono i principi». Torno a casa contento. Ora so che si può restare a vivere nei nostri borghi e non sempre è necessario partire per avere una vita felice. tavernacentomani.it



BUON VIAGGIO BRAVA GENTE

di Padre Enzo Fortunato

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[Giornalista e scrittore]

© Nowak Lukasz/AdobeStock

Basilica del Santo Sepolcro, Gerusalemme

LUNGO LA VIA DELLA CROCE IN VIAGGIO TRA GERUSALEMME, PARIGI E ROMA, CHE CUSTODISCONO LE RELIQUIE DELLA PASSIONE DI GESÙ, DALLA CORONA DI SPINE AI FRAMMENTI DEL LEGNO A CUI FU INCHIODATO 86


© Wszelkie prawa zastrzeżone/AdobeStock

Via Dolorosa, stazione IX, Gerusalemme

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a Giotto a Pontormo, da Caravaggio a Michelangelo, passando per Ambrogio Lorenzetti e Rosso Fiorentino. E, più recen-

temente, Salvador Dalí, Francis Bacon, Renato Guttuso, Marc Chagall e Paul Gauguin. Sono solo una piccola parte, non in ordine cronologico, degli artisti che hanno dipinto Cristo crocifisso o deposto dalla croce. Non solo la pittura ma l’intero mondo dell’arte ha trovato – e continua a trovare – ispirazione in questo episodio tanto crudele quanto poetico della vita di Gesù: la morte che precede la sua resurrezione. Un gesto stolto per i pagani ma pieno di sapienza e speranza per i cristiani. Il viaggio alla scoperta dei tre luoghi principali che raccontano la Passione e la Pasqua ci porta da Gerusalemme a Parigi, per poi arrivare a Roma. A Gerusalemme ogni angolo, ogni pietra porta i segni degli ultimi giorni della vita di Gesù: in particolare la Via Dolorosa, che secondo la tradizione corrisponde al percorso compiuto dal Nazareno col peso del patibolo sulle spalle. Ogni giorno migliaia di pellegrini cristiani si mescolano a venditori e acquirenti arabi che contrattano i prezzi delle merci, perché questa è anche la strada che collega la zona est di Gerusalemme alla basilica del Santo Sepolcro, costruita attorno alla pietra del luogo di sepoltura di Cristo. Una volta entrati si respira un’atmosfera unica: l’odore di incenso si mescola ai canti e alle preghiere dei tanti credenti e visitatori, la luce calda delle candele ci racconta le diverse anime che custodiscono il santuario. Sei diverse comunità cristiane, infatti, vigilano sul Santo Sepolcro: greci, armeni, etiopi, siriani, copti e francescani. In questo luogo ritornano alla mente le

parole del giornalista Eugenio Scalfari, in occasione di una conversazione con il cardinale Carlo Maria Martini su La Repubblica, il 15 maggio 2010: «Credo nel Golgota perché lì fu celebrato il sacrificio di un giusto, di un debole, di un povero. Quel sacrificio si ripete ogni giorno ed è il vero e unico peccato del mondo: il sacrificio, la sopraffazione, l'umiliazione del povero, del debole, del giusto. Il Golgota raffigura il peccato del mondo». Due menti su sponde opposte ma capaci di dialogo e rispetto. Dal 1192 le chiavi della basilica sono sotto la responsabilità di una famiglia musulmana. Di sera, quando si chiudono le porte e il silenzio domina la zona, una piccola folla di curiosi assiste a una sorta di cerimonia, un vero e proprio rito. Alcuni membri di ciascuna comunità cristiana si lasciano chiudere all’interno e vi dormono per proteggere il santuario e salvaguardare le loro zone. Una volta chiuso il portone, da un piccolo abbaino esce una scala che permette al custode di serrare anche i chiavistelli più alti. In questo percorso ci guida padre Ibrahim Faltas, storica voce dei francescani in Terra Santa. E la commozione è grande. I momenti della Passione sono caratterizzati da atti violenti e di scherno. «Intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: “Salve, re dei Giudei!”, si legge nel Vangelo secondo Matteo. I soldati si divertirono a umiliarlo per ridicolizzare la rivendicazione della sua regalità e si presero gioco del condannato inscenando la beffarda adorazione di un re. 87


© Afp/GettyImages

BUON VIAGGIO BRAVA GENTE

Reliquiario della corona di spine, nella cattedrale di Notre-Dame a Parigi

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in Gerusalemme, all’interno della Cappella delle reliquie. Insieme a queste ci sono altri simboli della Passione di Cristo: tre frammenti di legno della croce, uno dei chiodi e il Titulus, cioè l’iscrizione sopra la croce. Entrando nella basilica, un gioco di luci e prospettive cattura subito l’attenzione

verso la teca di cristallo in cui le memorie gerosolimitane sono esposte. I reliquiari, risalenti quasi tutti al 1800, sono vere e proprie opere d’arte in cui l’oro ridisegna il legno e si intreccia con l’argento. Tutti simboli della crocifissione, che per i Romani era considerata un disonore. Ma per i cristiani è la porta alla Resurrezione.

Il Titulus Crucis nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme, Roma

© Carlo Munns

Oggi la corona di spine è conservata nella cattedrale di Notre-Dame a Parigi, seconda tappa di questo percorso, insieme a un pezzo della Croce su cui morì Cristo e alla spugna con cui fu dissetato. La reliquia, che ha attraversato indenne guerre, rivoluzioni e il più recente incendio della cattedrale, viene esposta proprio durante la Settimana santa. Arrivò a Parigi nel 1239, perché acquisita da re Luigi IX, e venne sistemata nella Sainte-Chapelle, costruita all’interno del palazzo reale. Qui rimase fino a dopo la Rivoluzione, durante la quale rischiò la distruzione. Solo nel 1806, l’arcivescovo di Parigi la assegnò al Tesoro della Cattedrale, ponendola sotto la protezione dei Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Durante la Seconda guerra mondiale sfuggì poi alle grinfie dei nazisti, che collezionavano memorabilia della Passione. Anche l’incendio che devastò Notre-Dame nel 2019 non riuscì a distruggere la reliquia. Sono ancora vivide le immagini del fuoco che divorava il tetto della chiesa. In quell’inferno incandescente un sacerdote coraggioso, monsignor Patrick Chauvet, riuscì a portare al sicuro la corona. Patrick ci racconta che, sotto shock, non ricordava la combinazione della cassaforte dove era conservata e, prendendo un martello, la ruppe, annunciando al mondo la salvezza del tesoro. La peculiarità di questo oggetto sacro è il fatto che sia “suddiviso”: vari re francesi rimossero alcune spine offrendole in dono, come è avvenuto anche per il legno della Croce. Due spine sono esposte a Roma, nella basilica di Santa Croce



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INSIEME PER IL 22 APRILE, CON LA MARATONA ONLINE #ONEPLANETONEPEOPLE, SI CELEBRA L’EARTH DAY. TESTIMONIAL DI QUEST’ANNO È IL COMPOSITORE E FILOSOFO GIOVANNI ALLEVI di Floriana Schiano Moriello

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rovare un pensiero, un sentimento o un’azione che unisca tutti gli uomini del globo non è semplice. Eppure, c’è qualcosa che dovrebbe accomunarci tutti: l’impegno nel proteggere la Terra che ci accoglie. Per celebrarla come si deve, da 52 anni c’è un giorno a lei dedicato: il 22 aprile è la Giornata mondiale della Terra voluta dalle Nazioni Unite. A promuoverla è l’Earth Day Network di Washington, organizzazione non governativa internazionale con sede anche in Italia, che coinvolge ogni anno oltre un miliardo di persone grazie a circa 22mila partner in oltre 190 Paesi. In Italia, nel 2020, l’arrivo della pandemia ha mandato momentaneamente in soffitta lo storico Villaggio della Terra, che veniva allestito a Roma, per far posto alla maratona multimediale #OnePlanetOnePeople. Anche quest’anno l’appuntamento è on line e sui canali digitali. Tredici ore no stop con numerosi interventi di protagonisti della cultura, della scienza, dell’economia e della ricerca per sviscerare, nelle diverse sfumature, i 17 punti della Agenda 2030 legati alla sostenibilità e all’ambiente. Per meglio conoscere il programma di quest’anno abbiamo incontrato Marina Placido, responsabile Progetti educativi e scuole di Earth Day Italia e il compositore, filosofo e artista di fama mondiale Giovanni Allevi, testimonial dell’edizione 2022. L’artista, che durante la Conferenza Onu sul clima del 2021 ha lanciato il singolo Our Future per riflettere sul futuro del pianeta, è ora in tour con Estasi, il suo nuovo progetto discografico in cui emergono ancora i temi della salva-

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floriana.schianomoriello

florianaschianom - floriana.fsm@gmail.com

guardia ambientale. Anche quest’anno la Giornata della Terra si celebra online. Cosa ci ha insegnato la pandemia? [MP] A non stancarci di cercare il dialogo, la contaminazione, i ponti tra noi e gli altri. È quello che stiamo sperimentando con tutte le realtà del network Earth Day che si occupano di arte, educazione, scienza, intercultura. E a lasciar parlare i ragazzi che anche quest’anno hanno uno spazio dedicato: la loro centralità nelle questioni climatiche e sociali è straordinaria. [GA] La pandemia ci ha drammaticamente insegnato che siamo fragili, che la ricerca scientifica e la competenza sono determinanti e che è importantissimo avere delle relazioni reali, non mediate da uno schermo. Ci ha anche dato la possibilità di riscoprire il silenzio, la discrezione, l’attesa. Per molti, pur nella difficoltà, ha rappresentato un periodo estremamente creativo. Come cambia il vostro spirito di partecipazione davanti a quanto sta accadendo in Ucraina? [MP] Tutti ci chiediamo quale sia il senso di questa guerra ma pensiamo che il male non avrà mai l’ultima parola. Lo spazio Ponti verso il 2030 ne è la prova. Con collegamenti da diverse parti del mondo, vogliamo mettere in luce l'enorme sforzo di tanti “eroi” della Terra che lavorano per lo sviluppo sostenibile, l’unità e la pace dei popoli. Questo modulo è pensato per creare dei contatti costruttivi tra personaggi noti e sconosciuti, per mettere in relazione battaglie civili, dimensioni locali e globali, creando prospettive e scenari futuri. Uno dei

focus di quest’anno è il Mediterraneo come crocevia di cultura, dialogo e salvaguardia ambientale. Le voci degli esperti si alternano ai protagonisti che hanno vissuto direttamente l’accoglienza come possibilità. [GA] Come chiunque sono in apprensione. Ma desidero con tutto me stesso che il dialogo e la diplomazia prendano il posto dei cannoni. Non posso credere che si sia sviluppata una guerra che non vuole nessuno e non posso accettare che si siano perse vite innocenti. È necessario che persone illuminate tornino a parlarsi, e lo facciano col cuore. Come possiamo contribuire personalmente alla tutela dell’ambiente? [MP] Bastano semplici gesti quotidiani, dalla scelta di prodotti ecologici fino al loro riciclo o riuso. A tavola, bisogna preferire la stagionalità degli alimenti, che fa anche bene alla salute. [GA] L’unico modo per rapportarsi a una realtà complessa è studiare. In questi ultimi anni si è imposto il culto della semplificazione e dell’immediatezza, ma le cose sono molto più articolate di quanto appaiano. Per immaginare il futuro bisogna comprendere il passato, mentre per il momento siamo intrappolati in un eterno presente che è asfittico e privo di prospettive. È in ballo una questione morale che implica una scelta: tenerci stretti il piccolo benessere che ci resta o guardare alle generazioni future e consegnare loro un mondo più bello, in pace e pulito? Per me vale la pena impegnarsi in uno scenario più vasto, anche se questo prevede qualche rinuncia. Qualche anticipazione su #OnePeopleOnePlanet?


© Choat/Adobestock

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© Max Valerio © M.Riccardi

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La maratona online organizzata per la Giornata mondiale della Terra 2021

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diversi istituti scolastici in tutta Italia, e alcune bellissime testimonianze di scuole dal mondo. Vogliamo ripercorrere l’esperienza di Youth4Climate, l’evento dedicato ai giovani che si è svolto prima dell’annuale Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, a fine ottobre 2021, per programmare i lavori verso la prossima conferenza, che si terrà a Sharm el-Sheikh, in Egitto. Per questo, abbiamo creato uno spazio chiamato Fate chiasso! Abbiamo bisogno proprio di quel chiasso, fatto di musica, speranza e azioni concrete per il pianeta [GA] Sarà un momento di grande riflessione e vicinanza. Un appello da lanciare in vista del 22 aprile? [MP] #OnePeopleOnePlanet è già un appello. È un'esperienza avvincente che vuole fare luce su tutto il bello che c'è oggi da difendere. E dare voce a tutti coloro che producono e promuovono questa bellezza ogni giorno, nonostante tutto. [GA] Vorrei affidarmi alle parole di Galileo Galilei: «Non puoi cogliere un fiore senza turbare una stella». Un modo per dire che le nostre azioni sono misteriosamente collegate

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[MP] È un vero e proprio laboratorio di dialogo che attraversa gli infiniti mondi di arte e cultura, sport e spettacolo, educazione e divertimento, scienza e innovazione. Ed è il luogo dei giovani: musicisti, attori, artisti e startupper che lanciano il loro messaggio per la Terra, regalandoci la bellezza della loro creatività. Un'attenzione particolare è rivolta anche ai più piccoli con spazi dedicati alla cittadinanza attiva, alla sostenibilità, alla divulgazione scientifica, grazie al lungo lavoro portato avanti con

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all’intero Universo e non è vero che singolarmente non possiamo fare nulla. Vorrei far arrivare la mia musica soprattutto ai giovani che hanno capito l’immenso valore della natura e ci ricordano quanto sia preziosa la pace. La società contemporanea deve recuperare l’innocenza, lo stupore incantato dei più piccoli e la sacralità di ogni singola vita, limitando la brama di ricchezza e potere, che conduce i popoli verso il conflitto, tipica del mondo degli adulti. earthdayitalia.org onepeopleoneplanet.it EarthDayItalia


leonardo.com


INCLUSION

UNA CASA PER TUTTI

ERA UN EX HOTEL PER FERROVIERI ALLA PERIFERIA DI ROMA. ORA IL CENTRO PEDRO ARRUPE È UNA STRUTTURA D'ACCOGLIENZA CHE OSPITA FAMIGLIE DI RIFUGIATI, MINORI STRANIERI E DONNE SOLE CON FIGLI di Serena Berardi - s.berardi@fsitaliane.it

© Serena Berardi

Centro Pedro Arrupe, Roma

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© Archivio Centro Astalli/Francesca Napoli

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n cucina c’è una giovane nigeriana davanti a un seggiolone: è alle prese con un visetto, pieno di briciole, da cui spuntano ciuffetti di ricci spugnosi. Nella stanza a fianco una bambina eritrea, china su un tavolino azzurro, è intenta a disegnare una margherita. Dalle finestre strette e lunghe si vedono distese di binari e operai a lavoro. La vita scorre dentro e fuori il centro Pedro Arrupe, all’interno di un ex hotel per ferrovieri situato nell'area smistamento di Villa Spada, alla periferia nord di Roma. Nell’edificio di mattoni rossi, dove prima si fermavano a riposare macchinisti e capitreno, oggi trovano posto un centro d’accoglienza per rifugiati, una casa-famiglia per minori e una struttura che ospita donne sole con bambini. Tutti gestiti dal Centro Astalli, che è la sede italiana del Servizio dei gesuiti per i rifugiati. Ogni realtà occupa un piano. La prima a nascere è stata, nel 2001, la comunità per famiglie di rifugiati. Rientrava nel progetto del Piano nazionale asilo (PNA) e ora fa parte del Sistema assistenza e integrazione (SAI) gestito dagli enti locali e dal ministero dell' Interno. Attualmente accoglie 27 persone, più della metà minorenni, da Somalia, Nigeria, Siria, Armenia, Kurdistan e Iraq. Il tempo di permanenza

va dai sei mesi a un anno. L’obiettivo è guidare gli ospiti verso l’autonomia: «Per ogni famiglia costruiamo un percorso ad hoc. I primi step sono un corso d’italiano per i genitori e l’iscrizione a scuola per i figli», spiega Stefano Tancredi, coordinatore della Casa. Poi si prosegue in base alle esigenze del nucleo familiare, per esempio con la formazione professionale e l’orientamento al lavoro. «Due ragazze nigeriane stanno svolgendo un tirocinio in una panetteria, mentre un’altra sta imparando il lavoro sartoriale». Si punta a far ottenere un contratto regolare che consenta di pagare un affitto. «Il mercato immobiliare di Roma è complesso, spesso trovare una sistemazione che sia alla portata della famiglia è un’impresa», commenta Stefano. Un progetto molto utile per le famiglie uscenti è quello delle semi-autonomie, realizzato dal centro Astalli insieme ad alcuni istituti religiosi, 27 nella Capitale, che mettono a disposizione stanze o piccoli appartamenti. Le famiglie non pagano l’affitto e le utenze, ma sono autonome per le altre spese. «Nell’ultimo periodo, i nuclei familiari si portano dietro una serie di fragilità fisiche, sanitarie e psicologiche ancora più pesanti. Durante il Covid-19 diverse persone che erano 95


© Serena Berardi

INCLUSION

L’ingresso del Centro Pedro Arrupe

© Archivio Centro Astalli/Francesca Napoli

uscite dalla Casa hanno perso il lavoro e sono tornate a chiedere aiuto». Non sempre, poi, i percorsi hanno sviluppi positivi: «Noi cerchiamo di stimolarne l’azione e la progettualità, ma poi sta a loro mettere in campo le energie giuste», continua Stefano. Suor Paola, che lavora al Centro Arrupe da dieci anni, afferma che le soddisfazioni risiedono nei piccoli grandi traguardi: «Un ospite che prende la patente, riesce ad acquistare un’auto, trova lavoro e casa». Come è stato per un caso recente che Stefano ricorda con orgoglio: «Una famiglia nostra ospite si è trasferita in Toscana, dove uno dei genitori ha trovato un buon la-

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voro. Ma all’inizio l’inserimento è stato difficile, per la fatica di ambientarsi in un centro collettivo, considerato anche l’elevato tenore di vita che avevano nel Paese di origine. Sembrava che il progetto dovesse interrompersi in anticipo, ma poi i genitori hanno tirato fuori delle risorse inaspettate. Avevano bisogno di tempo per elaborare la sofferenza e ricrearsi delle motivazioni». Il centro Arrupe apre le porte anche ai minori stranieri. «La casa di Marco è nata nel 2005. Era destinata a bambini fino agli otto anni, per lo più italiani, allontanati temporaneamente dalle famiglie con decreti del Tribunale per i

minori», ricorda la coordinatrice Francesca Fracasso. Nel 2012, con le Primavere arabe, cominciò l’ondata dei bambini stranieri non accompagnati, soprattutto egiziani. Così la struttura, che ha un massimo di nove posti, decise di ricevere anche adolescenti dai 10 ai 18 anni. «I piccoli numeri con cui lavoriamo ci permettono di portare avanti validi progetti fino al raggiungimento della maggiore età. Quello è il momento più difficile perché fuori per loro non c’è nulla e il rischio di devianza è elevato», spiega Francesca. «Per i minorenni la tutela è maggiore, visto che hanno diritto al permesso di soggiorno e non possono essere rim-


© Serena Berardi

In questa pagina, ospiti del Centro Pedro Arrupe

come mediatore culturale. Di recente, ci ha aiutato a spiegare a un nostro ragazzo che aveva una patologia visiva molto grave. Un intervento prezioso perché non si è limitato a tradurre, ha adottato un approccio empatico». L’ultimo spazio aperto nel Centro Arrupe è stato, nel 2009, la Casa di Maria Teresa che prende in carico donne italiane e straniere con figli, in situazioni di grave disagio. Al momento ci vivono due mamme africane con due bambini. L’inserimento avviene per decreto del Tribunale dei minori e la Casa collabora con i servizi sociali del Comune di Roma. «Inizialmente molte ospiti erano vittime di violenza domestica, ora arrivano con fragilità di tipo sanitario, piscologico, psichiatrico. È un target molto delicato, ad alcune è stata anche sospesa la potestà genitoriale», spiega la coordinatrice Fulvia Lemi. Qui viene portato avanti un lavoro di rafforzamento della relazione genitoriale. Si offre supporto psicologico, formativo e lavorativo alle madri e, parallelamente, si procede

© Archivio Centro Astalli/Francesca Napoli

patriati». Francesca e gli altri operatori si prendono cura dei ragazzi, li accompagnano nel percorso scolastico e poi nei passi successivi. «Abbiamo notato, con rammarico, che talvolta non riescono a raggiungere un’integrazione completa. Mantengono un forte legame con la famiglia di provenienza e spesso si fidano più di quella che di chi li segue quotidianamente. Studiano e lavorano in Italia, ma si sposano e hanno le relazioni più significative nel loro Paese. A scuola i ragazzi della Casa di Marco tendono a frequentarsi tra di loro. Una volta fuori dalla casa-famiglia, vanno ad abitare insieme. Forse perché sentono l’abisso che separa la loro adolescenza da quella dei coetanei italiani: loro a 18 anni devono essere autosufficienti, avere un lavoro e una casa». Le criticità non mancano, ma vengono ampiamente compensate: «Samih era un adolescente con diverse problematiche, ma è riuscito a superarle. Ora lavora in una pizzeria e torna qui

all’inserimento scolastico dei figli. «Gli operatori non si sostituiscono mai alle mamme negli interventi, ma le guidano. Spesso si tratta di donne adulte, quindi già strutturate e con abitudini consolidate. Talvolta ci troviamo di fronte a un tipo di educazione molto diverso da quello italiano, che deve essere integrato. Bisogna, per esempio, far capire che è importante per i figli frequentare la scuola fin dalla prima infanzia», prosegue Fulvia. Se in un primo momento domina la diffidenza, poi c’è il rischio che il supporto si trasformi in assistenzialismo: «Si cerca di fornire gli strumenti per giungere all’indipendenza, a cominciare dalla gestione dei rapporti con la scuola e dalla conciliazione dei tempi di lavoro e vita familiare». Tra le tre realtà del Centro Arrupe si creano sinergie uniche, sia tra gli ospiti che tra gli operatori. Si organizzano grandi tavolate nell’ampio giardino esterno a cui, spesso, si aggiungono persone esterne: volontari, scout, studenti, famiglie. I volti si mescolano, le mani si tendono, le storie di sofferenza si condividono e diventano meno pesanti. Francesca sostiene che, nonostante le criticità, lavorare qui è un grande privilegio: «Noi operatori abbiamo scelto di occuparci del sociale, il nostro comune denominatore è l’interesse verso l’essere umano. E non c'è nulla di più soddisfacente che lavorare per sostenere le persone e vedere il risultato». Suor Paola le fa eco: «Qui vediamo la gente che si rimette in piedi e cammina con le sue gambe». Pronte ad andare lontano, una volta rimossi gli ostacoli sulla strada. centroastalli.it centroastalli 97


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LA CINA VISTA DA

LA CADUTA DI NANCHINO NEL 1948 E IL GRANDE BALZO IN AVANTI DI MAO ZEDONG 10 ANNI DOPO. IN MOSTRA A MILANO DUE STORICI REPORTAGE DEL FOTOREPORTER FRANCESE di Francesca Ventre – f.ventre@fsitaliane.it Foto Henri Cartier-Bresson © Fondation Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos

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BRESSON

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Gli studenti stessi, senza l’ausilio di macchine, costruiscono la piscina dell’Università, Pechino (giugno 1958)

ue “istanti decisivi”, che hanno determinato il destino di una delle più grandi potenze mondiali, colti dall’“occhio del secolo”. È questa la sintesi del-

la mostra Henri Cartier-Bresson. Cina 1948-49 | 1958, ospitata fino al 3 luglio nello Spazio Mudec Photo e realizzata in collaborazione con la fondazione dedicata al fotoreporter francese. In

oltre cento stampe originali in bianco e nero, Cartier-Bresson racconta due frammenti importanti della storia contemporanea, subito dopo la Seconda guerra mondiale. 99


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In Lui Chi Chang, la via dei negozi di antiquariato, la vetrina di un venditore di pennelli, Pechino (dicembre 1948)

Il 25 novembre 1948 la rivista Life gli commissionò un reportage sugli “ultimi giorni di Pechino” prima dell’arrivo di Mao con le sue truppe. Il soggiorno, che doveva essere di due settimane, durò dieci mesi, principalmente nella zona di Shanghai. Il fotografo lasciò il Paese solo poco prima della proclamazione della Repubblica popolare cinese, il 1° ottobre 1949. E in quel periodo ebbe l’occasione di documentare il primo evento cardine: la caduta di Nanchino, retta dal partito politico del Kuomintang. Le sue immagini riscossero da subito un grande successo sulle pagine di Life e delle maggiori riviste internazionali, tra cui la neonata Paris 100

Match. Fu una svolta epocale per il fotogiornalismo. Gli scatti dell’agenzia Magnum Photos, che lo stesso Bresson aveva contribuito a fondare un anno e mezzo prima, stupirono tutti per lo stile emozionante e poetico. L’attenzione del maestro francese si sofferma sulle persone e sulla loro vita quotidiana, che prosegue quasi incurante del contesto drammatico. Ecco allora lo scatto che riprende un barbiere per strada o il viso di un bambino davanti alla vetrina di un negozio di pennelli. Il secondo avvenimento storico documentato, il grande balzo in avanti di Mao Zedong, conferma la scelta di una narrazione empatica. Nel 1958, quando la Cina faceva ormai parte

del blocco comunista, Cartier-Bresson ritornò nel Paese per quattro mesi. Scortato sempre da una guida, percorse migliaia di chilometri immortalando con il suo obiettivo paesi rurali, complessi siderurgici, dighe in costruzione e pozzi petroliferi. Attraverso l’obiettivo il reporter fissò gli aspetti che venivano nascosti dalla propaganda di regime, come, per esempio, lo sfruttamento dei lavoratori. Emblematica, per esempio, la foto con un gruppo di studenti che faticano, quasi nudi, per costruire una piscina. Toccante, come tutto il reportage China 1958 che riscosse un vasto successo mediatico in tutto il mondo. mudec.it


Sfilata di studenti, con un ritratto di Mao Zedong e la stella rossa, Shanghai (12 giugno 1949)

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SCATTI DELL’ANIMA DA 50 ANNI IL FOTOGRAFO TEDESCO HANS GEORG BERGER CERCA DI LEGGERE LA REALTÀ ATTRAVERSO GLI OCCHI DI CHI LA VIVE. LE SUE IMMAGINI PIÙ POETICHE SONO ORA ESPOSTE A MILANO di Flavio Scheggi

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Foto © Hans Georg Berger Courtesy of 29 Arts in Progress gallery

Plaza de España (1985)

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Offerta (1997) Serie La disciplina del bello

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l mio obiettivo come fotografo non è raccogliere una documentazione visiva né reinterpretarla alla luce di una mia estetica. La mia curiosità e il mio

bisogno d’imparare mi spingono a instaurare un rapporto di collaborazione con le persone che possono aiutarmi a interpretare una realtà con gli occhi di chi la vive. Un gran-

de riconoscimento fu per me quando un abate buddhista laotiano, che mi aveva osservato lavorare per due anni, mi disse nella sua lingua una frase che altri tradussero in inglese: 103


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“You are a learning photographer”». Sono le parole di Hans Georg Berger, fotografo e scrittore tedesco a cui la galleria milanese 29 Arts in Progress dedica dall'8 aprile al 16 luglio la mostra The learning photographer. In esposizione, oltre 30 scatti in bianco e nero stampati ai sali d’argento su carta baritata. Le opere ripercorrono una carriera lunga mezzo secolo e iniziata negli anni ‘70, quando l’artista venne coinvolto nel restauro dell’Eremo di Santa Caterina, sull’isola d’Elba. Berger trasformò l’ex convento francescano in un centro internazionale d’arte dove da allora si incrociano esperienze e idee di amici artisti, attori e registi. Il percorso della mostra prosegue nei viaggi dell’autore in Asia, i cui racconti trasmettono l’immagine di

Consapevolezza (1984) Serie Sensualità

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un Oriente intimo e libero da qualsiasi cliché. Le opere di Berger ritraggono architetture come il tempio di Angkor Wat, in Cambogia, feste e cerimonie come quelle di Luang Prabang, nel nord del Laos, o momenti di vita quotidiana dei monaci laotiani. Ma sono sempre ben lontane da una mera registrazione documentaristica: descrivono l’esperienza umana nei luoghi che ha visitato e abitato. Dalla sensualità dei nudi e dei letti disfatti fino ai paesaggi e ai ritratti, ogni scatto dimostra una grande abilità nel raccontare l’animo di tutti i suoi interlocutori, creando immagini poetiche. Berger considera la fotografia come un processo creativo collettivo e sottopone spesso il proprio lavoro al giudizio dei soggetti rappresen-

tati: «Potevo così avviare un dialogo chiedendo perché un’immagine fosse sbagliata, mettendo il mio interlocutore nei panni del maestro e me stesso in quelli del discepolo. Attraverso le osservazioni che riempivano un po’ alla volta il mio quaderno di appunti tracciavo le coordinate, il perimetro e qualche volta anche il senso di un’estetica distante dalla nostra». La mostra è accompagnata dal libro d’arte Hans Georg Berger, firmato personalmente dall’artista e realizzato in tiratura limitata da 29 Arts in Progress in collaborazione con la Fondazione culture e musei di Lugano e contiene l’accurata riproduzione di 75 fotografie, una parte delle quali inedite. 29artsinprogress.com



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I VOLTI DEL FARE

Max Alpert Operaio, anni ‘30 106


Brian Griffin Addetta alla fonderia (Natalie Perry) (2013) © Brian Griffin, courtesy dell’artista

AL MAST DI BOLOGNA OLTRE 500 IMMAGINI SU INDUSTRIA, LAVORO, TECNOLOGIA SCATTATE DA GRANDI FOTOGRAFI ITALIANI E INTERNAZIONALI E ARTISTI ANONIMI di Sandra Gesualdi

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a storia di un popolo, di un Paese e forse del mondo intero è passata tra le mani di chi lo ha costruito, attraverso il fare del lavoro. Le trasformazioni di quest’ultimo hanno segnato, e segnano, i progressi della società. Gli slanci verso l’emancipazione e i diritti sociali sono partiti spesso dal mondo del lavoro. E spesso i passi del progresso hanno volti anneriti di carbone e mani indurite dai mestieri. O corpi sporcati dalla fatica di muovere ingranaggi, avvitare bulloni, scavare gallerie, costruire strade, intercettare falde petrolifere. Molti di questi ritratti anonimi sono protagonisti degli scatti d’autore presenti nella mostra The Mast Collection. Un alfabeto visivo dell'industria, del lavoro e della tecnologia, alla fondazione omonima di Bologna fino al 28 agosto, che narra l’evoluzione del lavoro, dalla modernità industriale alla tecnologia minuziosa della robotica. «Il filo conduttore della rassegna», spiega la curatrice Urs Stahel, «è spesso costellato dai numerosi ritratti di lavoratori, dirigenti, disoccupati, persone in cerca di una professione e migranti». In mostra oltre 500 opere tra fotografie, album e video di 200 grandi maestri italiani e internazionali. Emergono immagini intense che sanno di sudore e fatica e tracciano mappe antropologiche provenienti da tutto il mondo, celebrate, in questa mostra,

Dorothea Lange Madre migrante (1936)

Sebastião Salgado Pozzo petrolifero, Burhan, Kuwait © Sebastião Salgado/Amazonas Images/Contrasto

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Mimmo Jodice Napoli, via Nuova Bagnoli n. 512 (1975) © Mimmo Jodice

dalla fotografia sociale, documentaria e storiografica. Accanto a opere di maestri riconosciuti come Edward Weston, Sebastião Salgado, Margaret Bourke-White, Mimmo Jodice, Robert Doisneau o Dorothea Lange, solo per

citarne alcuni, la collezione Mast valorizza la larga produzione internazionale, dagli interpreti più noti ad artisti anonimi. «La fotografia è figlia dell’industrializzazione e al tempo stesso ne rappresenta il documento visivo

più incisivo, fondendo in sé memoria e commento», prosegue Stahel. In mezzo, infinite biografie di lavoratrici e lavoratori. mast.org fondazionemast 109



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SPECIALE PASQUA NUOVO FRECCIAROSSA NOTTURNO MILANO-REGGIO CALABRIA

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er chi vuole raggiungere i propri cari nei giorni delle feste pasquali, o spostarsi per il weekend lungo del 25 aprile, il Frecciarossa si muove anche di notte. Il 13, 18, 22 e 25 aprile due Frecciarossa straordinari viaggiano in notturna da Milano alla costa calabrese. Si parte dalla città meneghina alle 21:20 e si raggiunge Reggio Calabria alle 8:03 (solo per il 13 aprile l’arrivo è alle 8:18), mentre da Reggio Calabria la partenza è fissata alle 21:37 per essere a Milano Centrale la mattina alle 8:45. Sono previste fermate anche a Milano Rogoredo, Reggio Emilia AV, Bologna Centrale, Firenze Santa Maria Novella, Paola, Lamezia Terme, Rosarno e Villa San Giovanni.

FRECCIAROSSA

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BASE

ECONOMY

LIBERTÀ DI VIAGGIO E CAMBI ILLIMITATI Biglietto acquistabile fino alla partenza del treno. Entro tale limite sono ammessi il rimborso, il cambio del biglietto e il cambio della prenotazione, gratuitamente, un numero illimitato di volte. Dopo la partenza, il cambio della prenotazione e del biglietto sono consentiti una sola volta fino a un’ora successiva.

CONVENIENZA E FLESSIBILITÀ Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del giorno precedente il viaggio. Il cambio prenotazione, l’accesso ad altro treno e il rimborso non sono consentiti. È possibile, fino alla partenza del treno, esclusivamente il cambio della data e dell’ora per lo stesso tipo di treno, livello o classe, effettuando il cambio rispetto al corrispondente biglietto Base e pagando la relativa differenza di prezzo. Il nuovo ticket segue le regole del biglietto Base.

SUPER ECONOMY MASSIMO RISPARMIO Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del quinto giorno precedente il viaggio. Il rimborso e l’accesso ad altro treno non sono consentiti.

A/R IN GIORNATA

BIMBI GRATIS

Promozione per chi parte e torna nello stesso giorno con le Frecce a prezzi fissi, differenziati in base alle relazioni e alla classe o al livello di servizio. Un modo comodo e conveniente per gli spostamenti di lavoro oppure per visitare le città d’arte senza stress e lasciando l’auto a casa 1.

Con Trenitalia i bambini viaggiano gratis in Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity nei livelli Business, Premium e Standard e in 1^ e 2^ classe. Gratuità prevista per i minori di 15 anni accompagnati da almeno un maggiorenne, in gruppi composti da 2 a 5 persone 2.

CARNET 15, 10 E 5 VIAGGI

NOTTE & AV

I Carnet Trenitalia sono sempre più adatti a tutte le esigenze. Si può scegliere quello da 15 viaggi con la riduzione del 30% sul prezzo Base, da 10 viaggi (-20% sul prezzo Base) oppure il Carnet 5 viaggi (-10% sul prezzo Base). Riservato ai titolari CartaFRECCIA, il Carnet è nominativo e personale. L’offerta è disponibile per i treni Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity3.

L’offerta consente di usufruire di prezzi ridotti per chi utilizza, in un unico viaggio, un treno Notte e un treno Frecciarossa o Frecciargento. La promozione è valida per i viaggiatori provenienti con un treno notte dalla Sicilia, dalla Calabria o dalla Puglia che proseguono sulle Frecce in partenza da Napoli, Roma o Bologna per Torino, Milano, Venezia e tante altre destinazioni, e viceversa 4 .


PROMOZIONI

A/R WEEKEND

YOUNG & SENIOR

Sconto del 40% sia sull’andata che per il ritorno sul prezzo Base per chi parte il sabato e torna la domenica con le Frecce e Intercity giorno, su tutti i livelli di servizio, escluso il Salottino. La giusta soluzione per visitare le città d’arte nel fine settimana senza stress e lasciando l’auto a casa 5 .

Riservate agli under 30 e agli over 60 titolari di CartaFRECCIA, le offerte Young e Senior permettono di risparmiare fino al 50% sul prezzo Base dei biglietti per tutti i treni nazionali e in tutti i livelli di servizio, ad eccezione dell’Executive, del Salottino e delle vetture Excelsior 6.

ME&YOU

INSIEME

La promozione consente di viaggiare in due tutti i giorni con sconti fino al 50% sul prezzo Base su tutti i treni nazionali. L’offerta è valida in 1^ e 2^ classe e in tutti i livelli di servizio ad eccezione dell’Executive, del Salottino e i servizi cuccette, VL ed Excelsior 7.

Offerta dedicata ai gruppi da 3 a 5 persone per viaggiare con uno sconto fino al 50% sul prezzo Base di Frecce, Intercity e Intercity Notte. La promozione è valida in 1^ e 2^ classe e in tutti i livelli di servizio ad eccezione dell’Executive, del Salottino e delle vetture Excelsior 8.

NOTE LEGALI 1. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno e della classe/livello di servizio. Acquistabile fino alla partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Il rimborso non è consentito. Offerta non cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi. 2. I componenti del gruppo che non siano bambini/ragazzi pagano il biglietto al prezzo Base. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. 3. Il Carnet consente di effettuare 15, 10 o 5 viaggi in entrambi i sensi di marcia di una specifica tratta, scelta al momento dell’acquisto e non modificabile per i viaggi successivi. Le prenotazioni dei biglietti devono essere effettuate entro 180 giorni dalla data di emissione del Carnet entro i limiti di prenotabilità dei treni. L’offerta non è cumulabile con altre promozioni. Il cambio della singola prenotazione ha tempi e condizioni uguali a quelli del biglietto Base. Cambio biglietto non consentito e rimborso soggetto a restrizioni. 4. L’offerta Notte&AV è disponibile per i posti a sedere e le sistemazioni in cuccetta e vagoni letto (ad eccezione delle vetture Excelsior) sui treni Notte e per la seconda classe, o livello di servizio Standard, sui treni Frecciarossa o Frecciargento. L’offerta non è soggetta a limitazione dei posti. Il biglietto è nominativo e personale. 5. L’offerta è a posti limitati, acquistabile fino alle ore 24 del quinto giorno precedente la partenza del treno e non è cumulabile con altre riduzioni, compresa quella per i ragazzi. È valida per viaggi A/R con partenza il sabato e ritorno la domenica, sulla medesima relazione, categoria di treno e classe (o livello di servizio), effettuati durante lo stesso weekend. Il cambio dell’ora di partenza è consentito una sola volta per ciascun biglietto (di andata e di ritorno), fino alla partenza del treno. Il cambio delle date dei viaggi e del biglietto, il rimborso e l’accesso ad altro treno non sono consentiti. 6. Acquistabile entro le ore 24 del giorno precedente la partenza. Il numero dei posti disponibili è limitato e varia in base al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. La percentuale di sconto varia dal 20% al 50% e si applica al prezzo Base. È possibile cambiare esclusivamente la data o l’ora di partenza, una sola volta e fino alla partenza del treno, scegliendo un viaggio con la stessa categoria di treno o tipologia di servizio e pagando la differenza rispetto al corrispondente prezzo Base intero. Il Rimborso e accesso ad altro treno non sono ammessi. Al momento dell’acquisto il sistema propone sempre il prezzo più vantaggioso. A bordo è necessario esibire la CartaFRECCIA insieme a un documento d’identità. 7. Offerta a posti limitati e variabili in base al treno e alla classe/livello di servizio scelto ed è acquistabile entro le ore 24 del giorno precedente la partenza del treno. La percentuale di sconto varia dal 20% al 50%. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentite. 8. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. La percentuale di sconto varia dal 35% al 50% e si applica al prezzo Base. Lo sconto non è cumulabile con altre riduzioni fatta eccezione per quella prevista in favore dei ragazzi fino a 15 anni. La promozione è acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. Il cambio e il rimborso non sono consentiti.

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FOOD ON BOARD

Grazie al servizio Easy Bistrò è possibile ordinare comodamente dal proprio posto gustosi prodotti e menù pensati per ogni momento della giornata. Un’ampia selezione di specialità del Bar/Bistrò tra cui snack dolci e salati, panini e tramezzini, primi piatti caldi e freddi, bevande analcoliche e alcoliche. Menù e prodotti possono essere acquistati direttamente al passaggio del personale dedicato oppure è possibile ordinarli dal Portale FRECCE* pagandoli alla consegna nella fascia oraria desiderata. Il servizio è presente sui principali collegamenti Alta Velocità.

Il viaggio nel viaggio

*Al momento, l’ordine tramite Portale FRECCE è attivo solo su Frecciarossa a fronte di una spesa minima di 5 euro

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PORTALE FRECCE

WWW.PORTALEFRECCE.IT INTRATTENIMENTO GRATUITO, FACILE E VELOCE Il portale FRECCE rende più piacevole il viaggio grazie ai numerosi servizi gratuiti disponibili a bordo dei treni Frecciarossa e Frecciargento e nelle sale FRECCIAClub e FRECCIALounge. Per accedere basta collegarsi alla rete WiFi, digitare www.portalefrecce.it o scaricare l’app Portale FRECCE da App Store e Google Play. Ulteriori dettagli, info e condizioni su trenitalia.com

SCELTI PER VOI

Art of the Steal CINEMA

Jupiter Ascending

Motherless Brooklyn

Rampage

Venom

GLI ALTRI SERVIZI DISPONIBILI

GIOCHI

Azione, sport, logica e tanto altro a disposizione di grandi e piccoli viaggiatori

EffettoVIOLATM

Innovativa tecnologia audio che aiuta a ridurre lo stress e ritrovare il buonumore

EDICOLA DIGITALE

Quotidiani e riviste nazionali e internazionali

NEWS

Notizie Ansa sui principali fatti quotidiani aggiornate ogni ora

INTERNET WIFI

SERIE E PROGRAMMI TV

Una selezione di serie e programmi tv

MUSICA

Il meglio della musica contemporanea italiana e straniera

Connessione a Internet tramite WiFi di bordo

BAMBINI

AUDIOLIBRI

Cartoni e programmi per i piccoli viaggiatori

Audiolibri di vario genere anche per bambini

CORSI

LIBRI E GUIDE

Cura la tua formazione con i corsi audio e video

Circa 200 contenuti tra libri ed estratti di guide turistiche

INFO DI VIAGGIO

Informazioni in tempo reale su puntualità, fermate, coincidenze

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CARTAFRECCIA

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Raggiungendo gli status Argento, Oro e Platino si ottengono servizi sempre più esclusivi: BENEFIT

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UPDATE GRATUITI

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ACCESSI LIMITATI

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ACCESSI LIMITATI CON 1 ACCOMPAGNATORE

TUTTE LE PROMO DEDICATE A CARTAFRECCIA

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INGRESSI FRECCIALOUNGE PROMOZIONI DEDICATE

TUTTE LE PROMO DEDICATE A CARTAFRECCIA

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BIGLIETTI PREMIO DISPONIBILI 365 GIORNI L’ANNO

SENZA RESTRIZIONI

SERVIZIO ASSISTENZA WHATSAPP TRASFERIMENTO PUNTI (IN LOTTI DA 500) CAMBIO PRENOTAZIONE A BORDO TRENO SE IL BIGLIETTO TI PERMETTE DI VIAGGIARE DA 1 ORA PRIMA E FINO A 1 ORA DOPO LA PARTENZA DEL TRENO PRENOTATO

3 TRASFERIMENTI SIA IN ENTRATA CHE IN USCITA

4 TRASFERIMENTI SIA IN ENTRATA CHE IN USCITA

SERVIZIO DEDICATO

SERVIZIO DEDICATO

5 TRASFERIMENTI SIA IN ENTRATA CHE IN USCITA

6 TRASFERIMENTI SIA IN ENTRATA CHE IN USCITA

GRATUITO

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SUPERFLEX ACCESSO AL TRENO IN QUALUNQUE MOMENTO DELLA GIORNATA CON BIGLIETTO BASE O CARNET

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BIGLIETTO PREMIO OMAGGIO

1 BIGLIETTO GRATUITO

ACQUISTO A BORDO TRENO

GRATUITO

CALL CENTER DEDICATO

GRATUITO

ACCESSO AL SALOTTINO DI BORDO

GRATUITO

Il Regolamento completo del Programma CartaFRECCIA, che ha validità fino al 30 aprile 2022, è disponibile sul sito trenitalia.com o presso le emettitrici self service della rete nazionale e le biglietterie Trenitalia. I premi potranno essere richiesti fino al 15 maggio 2022. 120


MOSTRE IN TRENO E PAGO MENO PER I CLIENTI TRENITALIA E I SOCI CARTAFRECCIA SCONTI E AGEVOLAZIONI NELLE PRINCIPALI SEDI MUSEALI E DI EVENTI IN ITALIA Venezia ospita la seconda edizione di Homo Faber Event. Dal 10 aprile al 1° maggio, sull’isola di San Giorgio Maggiore, nel magnifico complesso architettonico della Fondazione Giorgio Cini, sono in programma 15 mostre dedicate all’alto artigianato. Riflettori puntati sull’eccellenza dei maestri a livello internazionale, con un’attenzione particolare verso il Giappone, con le sue venerate tradizioni artigianali e la sua influenza sulla creatività e l’artigianato d’arte europeo. Un’esperienza coinvolgente che conta 22 curatori e designer per oltre 400 og-

getti unici esposti. Una rara opportunità per esplorare l’isola di San Giorgio Maggiore e gli spazi della Fondazione Giorgio Cini, che copre quasi quattromila m2, con sale come la Biblioteca del Longhena e l’ex piscina Gandini, aperte eccezionalmente per l’occasione. Ingresso a metà prezzo riservato ai possessori di un biglietto delle Frecce o di un Trenitalia Pass con destinazione Venezia in una data antecedente al massimo di tre giorni da quella della visita. homofaber.com

L’isola di San Giorgio Maggiore con la Fondazione Giorgio Cini, Venezia

IN CONVENZIONE ANCHE JOAQUÍN SOROLLA PITTORE DI LUCE Fino al 26 giugno a Palazzo Reale di Milano. mostrasorolla.it DONATELLO, IL RINASCIMENTO La Fondazione Palazzo Strozzi e Musei del Bargello, a Firenze, presenta una mostra storica e irripetibile che mira a ricostruire il percorso di uno dei maestri più importanti dell’arte italiana. Donatello, il Rinascimento, curata da Francesco Caglioti, ospita fino al 31 luglio circa 130 opere tra sculture, dipinti e disegni provenienti da 60 tra i più importanti musei e istituzioni mondiali. palazzostrozzi.org

Donatello Banchetto di Erode (1423-1427) Fonte battesimale del Battistero di San Giovanni, Siena © Opera della Metropolitana. Foto Bruno Bruchi

PROGETTO SUPERBAROCCO Fino al 10 luglio alle Scuderie del Quirinale di Roma e a Palazzo Ducale di Genova. scuderiequirinale.it palazzoducale.genova.it Info su trenitalia.com

Courtesy Fondazione Giorgio Cini

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NETWORK // ROUTES // FLOTTA

Parigi

Bolzano

Brescia

Milano Chambéry

Torino

Udine

Treviso Trento Vicenza

Bergamo Lione

Trieste Venezia

Verona Reggio Emilia AV

Padova

Mantova

Modena Bologna

Genova

Ventimiglia

La Spezia Pisa

NO STOP

Ravenna Firenze

Rimini Assisi

Perugia

Ancona

Pescara Roma Foggia

Fiumicino Aeroporto

Caserta

Bari

Napoli

Matera

Potenza

Salerno

Lecce Taranto

Sibari Paola Lamezia Terme

Palermo

Messina Reggio di Calabria

LEGENDA:

Catania

Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce. Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com Alcuni collegamenti qui rappresentati sono disponibili solo in alcuni periodi dell’anno e/o in alcuni giorni della settimana. Verifica le disponibilità della tratta di tuo interesse su trenitalia.com.

Cartina aggiornata al 23 marzo 2022

FRECCIAROSSA ETR 1000 Velocità max 400 km/h Velocità comm.le 300 km/h Composizione 8 carrozze 122

Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard Posti 457 WiFi

Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità Fasciatoio


FRECCIAROSSA

FRECCIAROSSA ETR 500

Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze 4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIARGENTO ETR 700

Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze 3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 500 WiFi | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

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FRECCIARGENTO ETR 600

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 432 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIARGENTO ETR 485

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 489 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA

Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 603 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA ETR 460

Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 479 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio 123


PRIMA DI SCENDERE FONDAZIONE FS

SUI BINARI DA NOTO A PACHINO

© Fondazione FS Italiane/Antonio Cannarella

IN SICILIA SI PUNTA AL RIPRISTINO DELLA FERROVIA DEL VINO, PER CREARE UNA NUOVA LINEA TURISTICA TRA LA CITTÀ BAROCCA E LA STAZIONE PIÙ A SUD D’EUROPA

Un tratto dei binari sulla storica linea Noto-Pachino

L’

atlante delle ferrovie turistiche si arricchisce di una nuova linea in provincia di Siracusa. Grazie ai fondi del ministero della Cultura e all’accordo tra Fondazione FS Italiane e Rete Ferroviaria Italiana, sono partiti i primi cantieri per la riattivazione della storica linea Noto-Pachino, ereditata dalla Società per

le strade ferrate della Sicilia. I 27 chilometri di questa tratta, strategica per il traffico merci e il costante aumento dell’interesse turistico, furono inaugurati nel 1935, ma già nel 1943 vennero interrotti a causa dello sbarco degli Alleati, che portò gravi danni all’infrastruttura. Nel maggio 1944 il servizio tornò attivo dopo un veloce

SAVE THE DATE//TRENI STORICI APRILE 2, 3, 9, 10, 16, 18, 23, 24, 30 3, 24 10 18 18 18 23 24 24 25

Ferrovia dei parchi: l’alto Sangro Besanino: treno storico da Milano a Lecco Laveno express Ferrovia dei parchi Treno natura: fiera regionale antiquaria Treno storico: Pasquetta tra le nuvole Treno natura: festa del vino La ferrovia del Centro Italia Treno del Sacro Monte Treno natura: primavera in Val d’Orcia

ripristino della linea. L’attuale e importante investimento economico del ministero fa parte del Piano strategico grandi attrattori culturali, che punta a recuperare siti di elevato valore storico e architettonico. L’obiettivo, in Sicilia, è il ripristino della Ferrovia del vino, che si candida a diventare una delle principali attrazioni del territorio, capace di condurre i viaggiatori dal centro barocco di Noto fino alla stazione europea più a sud, Pachino. Nel percorso si fa tappa in luoghi unici, come l’antica città greca di Eloro, la Villa romana del Tellaro, l’Oasi naturale di Vendicari e Marzamemi, il piccolo borgo marinaro da dove partivano le tonnare. Una nuova opportunità in chiave slow per scoprire, a bordo di un treno storico, una terra che da sempre offre panorami unici e sapori inimitabili. fondazionefs.it fondazionefsitaliane

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PRIMA DI SCENDERE FUORI LUOGO

di Mario Tozzi mariotozziofficial

mariotozziofficial

OfficialTozzi

[Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]

© Samuele Gallini/Adobestock

ULIVI PREZIOSI

Ulivi secolari in Puglia

L

e Murge sono le montagne di Puglia. Meglio sarebbe dire colline, visto che la vetta più alta riesce solo a sfiorare i 700 metri di quota. Colline dalla cima piatta, però, che sembrano tante tavole posizionate come le quinte di un teatro e incise da profondi fossi che qui chiamano gravi o gravine. Circa diecimila anni fa erano coperte da magnifici boschi e foreste, sosti-

tuite oggi da immense coltivazioni di viti, mandorli e soprattutto ulivi a perdita d’occhio. Ulivi che, in qualche caso, superano l’incredibile età di mille anni, come l’albero detto La Regina, nel Salento, che ne ha 1400 e conta ben 14 metri di circonferenza. O come certi ulivi di Corato (BA) che superano allegramente i quattro secoli di vita. Dopo le vicende della Xylella fasti-

diosa, i disboscamenti effettuati per realizzare le fattorie eoliche – favoriti da una legge che ha messo assurdamente in contrasto energie rinnovabili e natura – e gli espianti per furto con cui molti alberi secolari sono stati deportati nelle ville private del Nord Italia, ci si aspetta che gli ulivi murgiani vengano inclusi quanto prima nel patrimonio Unesco. È già tardi. 125


PRIMA DI SCENDERE l

di Davide Rondoni DavideRondoniAutore [Poeta e scrittore]

daviderondoni

Daviderond

© Archivio FS Italiane/Renato Piccini

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STAZIONE POESIA

Flaminia Colella

I

poeti e le poetesse amano il treno. Con quattro letterate contemporanee, Flaminia Colella, romana, Erika Di Felice, abruzzese, Denata Ndreca, di origine albanese, Melania Panico, napoletana, in occasione della Giornata mondiale della poesia, il 21 marzo, abbiamo reso omaggio al treno viaggiando su Frecce e Regionali Trenitalia. Che ci accompagna in viaggi e visioni – come tanti uomini e donne tutti i giorni – ci aiuta a raggiungere posti sperduti e a condividere poesia in ogni angolo d'Italia. Chi scrive rime non può non amare il treno. A partire da coloro che lo videro sorgere come elemento dapprima strano e poi sempre più consueto e “meraviglioso” e che lo descrissero secondo il loro stile e sensibilità. Da Giosuè Carducci che lo raccontò come nuovo emblema dei tempi, a Gabriele D'Annunzio che se ne andò in treno da Roma ad Albano per una

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settimana d'amore con la “sua” Barbara Leoni e si dice abbia sbagliato stazione perché “distratto”. Ma anche i poeti delle generazioni successive devono molto al treno come luogo di ispirazione e simbolo. Lo utilizzavano Salvatore Quasimodo, Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti, e con loro tante altre poetesse e poeti. Ne so qualcosa. Non solo perché ho percorso ogni angolo d’Italia in treno per condividere la poesia. Ma anche perché sono nato davanti a una stazione, a Forlì. Un critico letterario diceva, prendendo spunto da una poesia dove rappresentavo la voce degli annunci che sentivo dalle finestre che forse il mio verso dipendeva anche dall'andamento di quell'annuncio: «Forlì, Forlì, stazione di Forlì». Non c'erano ancora le voci standard. E uno dei miei maestri, Mario Luzi, era figlio di un capostazione. Nelle ferro-

vie lavorava anche il padre di Pablo Neruda: quando andava ad Alpignano, nei pressi di Torino, per far visita al mitico Alberto Tallone – suo amico e geniale editore che a Parigi aveva stampato l'Ulisse di James Joyce – si faceva ritrarre su una delle locomotive conservate nel giardino della sua villa, come esempio di collezionismo straordinario e bizzarro. E che sono ancora lì mentre il figlio di Alberto, Enrico Tallone, continua a creare capolavori tipografici di grande poesia. Ma i legami tra poesia e treno sono infiniti anche oggi. Giorgio Caproni ambienta in uno scompartimento il suo poemetto Congedo del viaggiatore cerimonioso e si intitola Intercity un libro del gran poeta romagnolo Raffaello Baldini, dove un viaggio in treno diventa metafora di una situazione tra chiacchiere e aldilà. Un treno speciale fu poi quello del francese Arthur Rimbaud, poeta veggente e viandante.


© Archivio FS Italiane

Denata Ndreca

Chiuderai gli occhi, dal vetro non vorrai vedere Le ombre della sera sogghignare, Quelle grifagne mostruosità, plebaglia, schiere Di neri demoni e lupi neri. Poi ti sentirai la guancia sgraffignare… Un piccolo bacio, come ragnetto folle viaggiare sul collo sentirai…

© Archivio FS Italiane

A*** Lei D’inverno ce n’andremo in un piccolo vagone rosa Con dei cuscini blu. Staremo bene. Un nido di folli baci riposa In ogni cantuccio morbido di lì.

E mi dirai “Cerca!” inclinando la testa, – E perderemo tempo a trovare quella bestia – Che non si ferma mai… Erika Di Felice

© Archivio FS Italiane

[Sognato per l’inverno di Arthur Rimbaud. Traduzione di Davide Rondoni]

Melania Panico

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PRIMA DI SCENDERE FOTO DEL MESE di Elisabetta Reale

Lo sguardo aperto sul futuro, rappresentato da quelle giovanissime vite strette fra le braccia con amorevole cura. Gli abiti scuri, indossati con solennità, a cui fanno da contrappunto le tinte tenui delle coperte e dei vestitini dei neonati. Forte e pieno di speranza lo scatto in bianco e nero Donne arabe, di Lisetta Carmi, parte integrante del progetto Viaggio in Israele e Palestina. Fotografie 1962-1967. La mostra fa parte della prima edizione del MonFest, rassegna internazionale dedicata alla fotografia che fino al 12 giugno anima Casale Monferrato (AL). L’evento, a cadenza biennale, guarda al mondo ma punta a un forte coinvolgimento del territorio e al confronto tra le arti. Per l’edizione di debutto è stato scelto il sottotitolo Le forme del tempo: «Così Italo Calvino definiva le città. Ma noi estendiamo questa espressione anche ai paesaggi, alle realtà dei ritratti e alle creatività espresse dai fotografi esposti», spiega la curatrice Mariateresa Cerretelli. Oltre alle opere di Carmi (con foto inedite scattate negli anni ‘60), nei vari eventi del festival sono esposte immagini di Gabriele Basilico, Silvia Camporesi e Maurizio Galimberti. In programma anche una mostra-omaggio dedicata al fotografo casalese Francesco Negri. comune.casale-monferrato.al.it

Lisetta Carmi, Donne arabe (1967), Israele © Lisetta Carmi - Martini&Ronchetti

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INSIEME VIAGGIA IN GRUPPI DA 3 A 5 PERSONE CON SCONTI FINO AL 50% Per viaggiare su frecce, Intercity ed Intercity Notte Offerta a posti limitati e variabili, riservata a gruppi da 3 a 5 persone, acquistabile fino alle ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. L’offerta prevede sconti variabili dal 35% al 50% rispetto al prezzo Base. Maggiori informazioni su www.trenitalia.com.


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Venezia, Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna

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Afro (Basaldella) La fabbrica di San Pietro, 1960 (dettaglio) tecnica mista su tela | cm 154 x 204 Collezione privata, Courtesy Fondazione Archivio Afro, Roma

#AfroCaPesaro @CaPesaro @CaPesaroVE @museocapesaro

capesaro.visitmuve.it

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In partnership con

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Dall’Italia all’America e ritorno From Italy to America and back


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