La Freccia - dicembre 2024

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FRANCESCA FAGNANI

INTERVISTE

Renzo Arbore

Barbara Ronchi

Jasmine Trinca

TRAVEL

Musei ferroviari d’Italia

Genova segreta

Giubileo 2025

ARTE E PHOTO

Marina Abramovic

Mitch Epstein

Wildlife Photographer of the Year

FUTURO

Mi capita spesso, ultimamente, di esprimere un concetto nel quale credo profondamente. È molto semplice nella sua formulazione, ma è fondamentale per capire alcuni meccanismi che portano a un futuro migliore, al progresso e – perché no – alla felicità. Il concetto in questione è che un futuro solido e strutturato non accade per caso, ma va programmato e soprattutto progettato. Penso ai cantieri che in questo periodo affollano la nostra rete ferroviaria, che creano qualche disagio alla circolazione ma restituiranno al Paese nuove e migliori connessioni. E penso anche alla vita quotidiana delle persone. Quante volte, per esempio, nel raccontare agli altri il nostro percorso professionale nominiamo la parola gavetta? Dietro la gavetta c’è la fatica: sta lì a significare che la meta è chiara ma il cammino è articolato e non sempre facile, richiede dei sacrifici.

Progettare il futuro – come recita lo strillo di copertina della Freccia – richiede quindi un certo sforzo, personale e collettivo. Una sfida che il Gruppo FS si appresta ad affrontare con la strategia della “coopetizione”. La parola – frutto della crasi tra cooperazione e competizione – che prendiamo in prestito dal nostro amministratore delegato Stefano Donnarumma, rappresenta bene lo spirito che animerà il settore della mobilità nei prossimi anni.

Lo scenario attuale, infatti, che si sta rapidamente trasformando a livello tecnologico e geopolitico, ci impone di collaborare con le più grandi realtà imprenditoriali e industriali nazionali e internazionali con l’obiettivo di portare significativi vantaggi alla collettività e all’ambiente. E proprio il benessere delle persone e del mondo in cui vivono è alla base delle azioni che il Gruppo FS intraprenderà, condividendo tecnologie e competenze con l’obiettivo di trovare soluzioni efficaci che difficilmente si potrebbero ottenere procedendo da soli. Proprio in questa direzione si muove la nuova offerta invernale di Trenitalia, la nostra società di trasporto. Intermo -

FUTURO

dalità, sostenibilità e innovazione sono i pilastri su cui si basa l’esperienza di viaggio, sempre più completa e flessibile. Aumentano, per esempio, i collegamenti verso le mete sciistiche e turistiche di montagna per famiglie e giovani, con soluzioni integrate treno, bus e aereo. Un insieme che guarda al futuro che solo un’azienda con un grande passato può effettivamente offrire. Da questo assunto nasce il percorso che ci porta alla scoperta della storia del nostro Paese attraverso i principali musei ferroviari italiani, dove adulti e bambini possono ammirare carrozze reali e locomotive storiche in spazi che una volta erano adibiti alla manutenzione dei treni.

Un modo per raccontare ai più giovani le nostre opere di successo perché proprio «i giovani sono il capitale umano su cui investire», come afferma la giornalista Francesca Fagnani, scelta come volto di copertina. In quest’ottica, tutti noi abbiamo il dovere di costruire un futuro migliore per le prossime generazioni che passa attraverso il rispetto per l’ambiente che ci circonda.

E proprio all’ambiente La Freccia dedica ampio spazio raccontando due mostre fotografiche, a Torino e a Milano, che mettono al centro il delicato equilibrio tra essere umano e natura. Ma anche intraprendendo un’azione concreta: da gennaio il magazine sarà stampato su una carta diversa, che deriva sempre da foreste gestite in modo corretto e responsabile. Una rinnovata attenzione a voi che ci scegliete ogni giorno con l’augurio di continuare a viaggiare insieme.

TUTTI IN CARROZZA

Dallo storico Museo di Pietrarsa al mondo dei treni in miniatura di Schio, passando per il plastico di HZero a Firenze, un viaggio nel mondo ferroviario tra carrozze reali e locomotive centenarie

LA SOGLIA DELLA SPERANZA

Con l’apertura della Porta santa in Vaticano, si inaugura il 27esimo Giubileo. Una ricorrenza dall’alto valore simbolico che affonda le radici nella legge di Mosè

VELOCE COME IL VENTO

Il 28 e 29 dicembre si disputa la Coppa del mondo di sci sulla pista Stelvio a Bormio. Un tracciato su cui Dominik Paris ha vinto sei volte in discesa e una in Super G

Tra le firme del mese

LAURA IANNELLO

Laureata in Studi internazionali, ha studiato a Trento, Milano e Parigi. Si sta specializzando in Geopolitica senza abbandonare la passione per la scrittura e la lettura. Collabora con l’Accademia Molly Bloom e sta lavorando al suo primo romanzo

CESARE BIASINI SELVAGGI

Da marzo 2017 è direttore editoriale di exibart.com. Autore e conduttore del programma televisivo Stato dell’arte su Cusano Italia TV, svolge attività manageriale in diverse fondazioni culturali italiane

VALENTINA LO SURDO

Conduttrice radiotelevisiva Rai, pianista classica con anima rock, presentatrice, speaker, attrice. Trainer di comunicazione, da 20 anni è reporter di viaggi all’ascolto del mondo. Le sue destinazioni preferite? Ovunque ci sia da mettersi in cammino

ANDREA RADIC

Giornalista professionista, scrive per Identità golose e Ansa, conduce su Gambero Rosso

Channel Italia vicina e ha condotto su Radio Rai

A spasso con Radic. È nella giuria del premio

The WineHunter Award al Merano wine festival. Dal 2018 scrive su La Freccia e su fsnews.it

I numeri di questo numero

1994

l’anno di uscita al cinema del Re Leone [pag. 27]

5 le botticelle che compongono una batteria di aceto balsamico di Modena [pag. 66]

60 le edizioni del concorso Wildlife Photographer of the Year [pag. 108]

READ

ALSO

FSNews.it, la testata online del Gruppo FS Italiane, pubblica ogni giorno notizie, approfondimenti e interviste, accompagnati da podcast, video e immagini, per seguire l’attualità e raccontare al meglio il quotidiano. Con uno sguardo particolare ai temi della mobilità, della sostenibilità e dell’innovazione nel settore dei trasporti e del turismo quali linee guida nelle scelte strategiche di un grande Gruppo industriale

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Buona lettura

PER CHI AMA VIAGGIARE

MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI ANNO XVI - NUMERO 11 - DICEMBRE 2024

REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 25/06/1997

CHIUSO IN REDAZIONE IL 03/12/2024

Foto e illustrazioni

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Coordinamento Editoriale In redazione

Coordinamento creativo

Ricerca immagini e photo editing Hanno collaborato a questo numero

Giuseppe Inchingolo

Davide Falcetelli

Michela Gentili

Cecilia Morrico

Francesca Ventre

Alex A. D’Orso, Irene Marrapodi, Francesca Ventre

Gaspare Baglio, Sandra Gesualdi

Giovanna Di Napoli

Claudio Romussi

Osvaldo Bevilacqua, Cesare Biasini Selvaggi, Nerina Di Nunzio, Fondazione FS Italiane, Enzo Fortunato, Laura Iannello, Sandra Jacopucci, Valentina Lo Surdo, Enrico Procentese, Andrea Radic, Gabriele Romani, Flavio Scheggi, Floriana Schiano Moriello, Mario Tozzi

REALIZZAZIONE E STAMPA

Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE) Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com Coordinamento Tecnico Antonio Nappa

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On web

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PROGETTO CREATIVO
Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello, Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli

FRECCIA COVER

C’ERA UNA VOLTA

Con le sue storie ha accompagnato la crescita di bambini e bambine in tutto il mondo, svelando i piccoli segreti dell’amicizia e dell’amore, regalando lezioni di coraggio e generosità, aiutando a comprendere concetti complessi come la giustizia e la perdita.

A distanza di un secolo dalla sua fondazione, Disney continua a far sognare con personaggi sempre nuovi, in grado di assecondare e anticipare i cambiamenti di un mondo in evoluzione. Al Centro culturale Altinate San Gaetano di Padova, una mostra celebra il colosso dell’animazione e indaga il lavoro delle persone che ogni giorno si adoperano per creare un cartone, svelando i retroscena di un lungo processo creativo.

Ad aprire l’esposizione Disney. L’arte di creare storie senza tempo, di cui Frecciarossa è Treno Ufficiale, è un grande libro animato. Da lì in poi tavole, disegni preliminari e in-

stallazioni formano un percorso che consente di conoscere meglio la sirenetta Ariel e il mago Merlino, il ladro Robin Hood e i tre porcellini. Con la guida del Grillo parlante, i più piccoli possono curiosare attraverso uno spioncino per scoprire qualche particolare in più o sedersi sul trono di un castello incantato per immaginarsi eroi di una fiaba. Fino ad arrivare alla Frozen room, in cui tra suoni, cristalli, riflessi e luci si entra in contatto con i personaggi del film di animazione tanto amato negli ultimi anni.

Tra le sale del palazzo si celebra la fantasia, si ritrovano la forza e la serenità dell’infanzia, ma soprattutto non si abbandona mai la speranza. Proprio come Serenella, una delle tre fate buone della Bella addormentata nel bosco, augurava alla piccola Aurora quando le sue peripezie dovevano ancora iniziare. altinatesangaetano.it

Eyvind Earle
La bella addormentata nel bosco (1959) Concept art © Disney
Stazione di Napoli Afragola
© Davide Sibilio idevid
Viaggiatori a Roma Termini
© Giuseppe C. giuse1908
LUOGHI

LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME

Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente e priva di watermark. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica.

a cura di Enrico Procentese enry_pro

#Frecciaview © Francesco V. ciskie1977

© Alice Giangrandi alxigland

Dario, capotreno del Regionale

a cura di Alex A. D’Orso - al.dorso@fsitaliane.it - Irene Marrapodi - ir.marrapodi@fsitaliane.it - Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it

save the date

DICEMBRE 2024

ROMA 7 DICEMBRE>12 GENNAIO

A New York, negli anni ‘50, i giovani Tony e Maria si innamorano follemente l’uno dell’altra. Tuttavia, la rispettiva vicinanza a due bande di adolescenti rivali dell’Upper West Side, gli Sharks e i Jets, impedisce loro di vivere serenamente questo sentimento. Si ritrovano così coinvolti in lotte e intrighi, come dei moderni Romeo e Giulietta. Sul palco del teatro Sistina di Roma, di cui Frecciarossa è Treno Ufficiale, va in scena il musical americano adattato per il pubblico italiano dal regista Massimo Romeo Piparo e interpretato da Luca Gaudiano e Natalia Scarpolini in -

Frecciarossa Treno Ufficiale, informazioni a pag. 113

sieme a oltre 30 artisti. La colonna sonora composta da Leonard Bernstein viene suonata al Sistina da un’orchestra composta da 18 elementi e diretta da Emanuele Friello, con le coreografie del londinese Billy Mitchell. L’ensemble accompagna perfettamente i momenti di tensione e tenerezza di un’opera che ha fatto la storia del teatro. E che è capace di regalare intense emozioni grazie ai temi forti dell’amore contrastato e della rivalità tra gang destinata a sfociare in tragedia. ilsistina.it

BOTTICELLI. ADORAZIONE DEI MAGI

MILANO FINO AL 2 FEBBRAIO

Un dipinto che raffigura l’Epifania è protagonista della 16esima edizione di Capolavoro per Milano, iniziativa che ogni anno prevede l’esposizione di un’opera al Museo diocesano. Sulla tela, in prestito dagli Uffizi di Firenze, spiccano colori sgargianti e piccoli dettagli caratteristici dello stile di Sandro Botticelli, artista simbolo del primo Rinascimento. Al centro si vede la Madonna con il Bambino tra le mani e, alle sue spalle, Giuseppe. Ai lati, invece, alcuni personaggi della famiglia Medici: Cosimo il Vecchio e i suoi due figli, Piero il Gottoso e Giovanni. chiostrisanteustorgio.it

Adorazione dei Magi di Sandro Botticelli

WEST SIDE STORY
© Gianluca
Saragò
West side story di Massimo Romeo Piparo

LUNA PARK DELLE MERAVIGLIE

BERGAMO 7 DICEMBRE>6 GENNAIO

Per un mese, nel chiostro del monastero del Carmine sorge un piccolo villaggio con installazioni artistiche che diventano giochi e giostre da attivare al proprio passaggio. Il progetto è nato da una collaborazione tra il Teatro tascabile e l’artista Antonio Catalano della Casa degli alfieri, sostenitore della pedagogia povera che vuole rimettere al centro le emozioni per dare il giusto peso alla fragilità nella formazione di bambini e bambine. Tra le installazioni i Musei sentimentali dove viene classificato tutto il necessario per vivere in armonia: foglie, fiocchi di neve, piume, nuvole, acqua, vento e sentimenti. carmine.teatrotascabile.org

LUCI D’ARTISTA

TORINO FINO AL 12 GENNAIO

Uno sciamano luminoso che muta espressione e posizione in base al punto di osservazione, portando con sé una maschera a forma di mano. È l’opera che Luigi Ontani ha creato per l’edizione 2024 di Luci d’artista a Torino, omaggiando il carattere esoterico della città. Come in tanti lavori di Ontani non mancano i richiami letterari, visto che l’installazione è posizionata nei Giardini Sambuy, a pochi passi dal luogo in cui Cesare Pavese si tolse la vita nel 1950. Tra le 28 creazioni luminose diffuse nel centro cittadino c’è un’altra novità: VR Man, un gigante di luce in piazza Vittorio Veneto firmato dall’architetto greco Andreas Angelidakis.

lucidartistatorino.org

ANDY WARHOL. BEYOND BORDERS GORIZIA 20 DICEMBRE>4 MAGGIO

Le serie Campbell’s Soup Cans, Flowers e Marilyn, ma anche i ritratti di personaggi celebri come la first lady Jackie Kennedy, il pugile Muhammad Ali e l’attrice Grace Kelly. A Palazzo Attems Petzenstein quasi 200 opere fanno luce sulla carriera e sui temi cari al padre della Pop Art, dalla moda al cinema, fino al consumismo. Da non perdere, nella sezione dedicata alla musica, Silver Clouds: una sala piena di cuscini argentati gonfiati a elio che fluttuano nell’aria creando un’atmosfera onirica e invitando il pubblico a interagire. go2025.eu

Uno dei Musei sentimentali di Antonio Catalano
Andy Warhol fotografato da Christopher Makos (1981)
Scia’Mano di Luigi Ontani

CIRCUMNAVIGANDO FESTIVAL

GENOVA 26>31 DICEMBRE

Acrobazie circensi e performance artistiche sono protagoniste della manifestazione. Tra le novità di quest’anno le esibizioni sott’acqua: il 28 e 29 dicembre Frédéri Vernier e Sebastien Devis-Vangelder presentano Out of the Blue, immersi in un acquario di ottomila litri creato sul palco del Teatro nazionale Ivo Chiesa. Sempre qui, la sera del 31, si attende l’arrivo del 2025 con Brûler d’envies di Martin Palisse e David Gauchard, uno spettacolo che sfida le leggi di gravità. Da ammirare con stupore, il 27, il volo acrobatico

Miniminagghi di Salvatore Cappello al Tiqu, il Teatro internazionale di quartiere. circumnavigandofestival.it

AREZZO CITTÀ DEL NATALE

AREZZO FINO AL 7 GENNAIO

Mercatini tradizionali, proiezioni luminose che offrono una lettura insolita dei monumenti cittadini e presepi artigianali esposti nelle chiese. A tutto ciò si aggiunge quest’anno l’allestimento del Prato, la grande area verde che domina la città, pronta a trasformarsi nel Bosco delle emozioni. Qui viene realizzata una delle installazioni luminose più grandi d’Italia: oltre 640mila Led che fanno brillare il giardino storico con giochi a bassissimo impatto energetico. arezzocittadelnatale.it

Una passata edizione dell’evento

PREMIO FIRENZE DI LETTERATURA

E ARTI VISIVE

FIRENZE 14 DICEMBRE

Cinque sezioni per il comparto letterario –poesia edita e inedita, saggistica, narrativa e racconto inedito – e quattro per le arti visive: pittura, scultura, grafica e fotografia. Il concorso, giunto alla 41esima edizione, chiama all’appello creativi italiani e stranieri e offre ai vincitori la possibilità di esporre le proprie opere negli spazi di Palazzo Vecchio durante la cerimonia di premiazione del 14. Successivamente, un’ulteriore selezione dei lavori in gara troverà spazio in una mostra allestita in città. Busitalia è sponsor dell’evento. centrofirenzeuropa.it

Vecchio

Palazzo
a Firenze
Un momento dello spettacolo Out of the Blue
© Givaga/AdobeStock

IL TEMPO DEL FUTURISMO

ROMA 3 DICEMBRE>28 FEBBRAIO

Il 2 dicembre 1944 moriva Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del Futurismo. A 80 anni dalla sua scomparsa, la Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea dedica al noto movimento d’avanguardia una mostra promossa e sostenuta dal ministero della Cultura e di cui il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane è partner. Circa 350 opere, di autori quali Umberto Boccioni e Giacomo Balla, fra quadri, sculture, oggetti d’arredo e manifesti, sono esposte vicino ad automobili e motociclette d’epoca. A ribadire i concetti fondanti di velocità, spazio e distanza, attuali soprattutto oggi nell’era della tecnologia e dell’intelligenza artificiale. lagallerianazionale.com

Cavallo+cavaliere+caseggiato di Umberto Boccioni

Courtesy Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea

PINO PASCALI - TOTI SCIALOJA. CONFLUENZE

BARI FINO AL 4 MAGGIO

È il grandioso teatro liberty Kursaal Santalucia ad accogliere le opere di Pino Pascali che tornano a Bari, dopo 43 anni, affiancate a quelle del suo maestro Toti Scialoja. Protagonisti della scena artistica nella seconda metà del ‘900, i due si incontrano nell’Accademia di Belle Arti a Roma, dove Scialoja insegna e invita i giovani a sperimentare, senza alcun condizionamento. Nel tempo, gli interessi dei due artisti confluiscono sulla curiosità riservata all’America e alle esperienze teatrali d’avanguardia e sull’attrazione per il mondo animale e il mar Mediterraneo. fondazionepascali.it

LA CORONA DI RE CARLO DI BORBONE

CASERTA FINO AL 21 MARZO

Quando Ferdinando IV si imbarcò con la famiglia diretto a Palermo, portava con sé la corona di suo padre, re Carlo, considerata all’epoca la più bella d’Europa grazie a un particolare diamante di colore violetto. A distanza di tempo, Ferdinando tornò a Napoli ma del gioiello si persero le tracce. Forse finì in mare durante il viaggio o venne donata all’ammiraglio Nelson o alla seconda moglie del re. Alla corona scomparsa, creata per Carlo III nel 1735 su commissione della madre Elisabetta Farnese, è dedicata una mostra alla Reggia di Caserta. In esposizione, una fedele riproduzione del simbolo della monarchia con un percorso didattico digitale che ne ripercorre la storia. reggiadicaserta.cultura.gov.it

La riproduzione della corona scomparsa
Jasper di Pino Pascali, dalla serie Viaggi
miraggi americani
Collezione privata Dobrita Nicoi
© Studio Idini

GUSTA & DEGUSTA

GEMME VINICOLE DELLA PUGLIA

CUCINA DI MARE TRA I MONTI ALTOATESINI

AMerano, nel cuore dell’Alto Adige, lo chef di origini pugliesi Francesco Cacciapaglia guida la cucina di Aqua, con un’impronta che predilige i sapori e i profumi mediterranei. Bella tecnica nei primi fatti in casa, come gli spaghetti alla chitarra. Equilibrio di gusto nelle Alici ripiene con ricotta ed erbe su caponata di melanzane e nella classica

Sauté di cozze alla tarantina, macchiata al pomodoro. Nelle Capesante scottate su ceci neri della Murgia, agretti e composta di limoni di Costiera i sapori della tradizione italiana sono invece rivisitati in chiave contemporanea. Per quanto riguarda i dolci, ottima mano nella lavorazione di creme e gelati, abbinati con sapienza alle consistenze croccanti, come quella della pasta sablée. La cantina risponde con varietà e qualità al livello enologico dell’Alto Adige proponendo etichette ricercate.

AOrta Nova, in provincia di Foggia e antico luogo di residenza di Federico II, l’eccellenza vinicola è al centro della produzione della cantina Terre di Maria. Maria Pasquariello ha raccolto l’eredità enologica dal nonno e dal padre, trasmettendola al figlio Cataldo Faretra. Primitivo, Verdeca, Susumaniello, Nero di Troia sono i vitigni autoctoni che la famiglia lavora con passione e professionalità. Il Neolitico, un bianco di Puglia con Verdeca e parte di Chardonnay, è un vino di bella freschezza e carattere. Davvero notevole il Rosato Susumaniello Igp, perfetto con i crostacei. Il Torreclava Primitivo in purezza nasce invece dai vigneti piantati nel 1976 dalla famiglia di Roberto Giacobbo, divulgatore televisivo, che oggi sono parte di Terre di Maria. Un rosso di corpo, dal sorso vellutato e avvolgente. terredimaria.it

Da sinistra: Cataldo Faretra, Maria Pasquariello, Roberto e Giovanna Giacobbo
Il ristorante Aqua a Merano (Bolzano)
di Andrea Radic Andrea_Radic andrearadic2019

Un fazzoletto di terra racchiuso tra i borghi di Diano d’Alba, Castiglione Falletto e Monforte d’Alba, in provincia di Cuneo, dove trovare tre eccellenze vinicole che esprimono al meglio il nobile territorio del Nebbiolo atto a divenire Barolo e del Dolcetto. Sono Abrigo Giovanni, Monchiero e Giacomo Fenocchio: tre aziende che lavorano con passione, unendo talento e artigianalità, forti di quella concreta matrice piemontese fatta di un’apparente semplicità che esprime una profonda attenzione ai dettagli. Giulio e Sergio Abrigo producono vini dalla qualità molto alta. Notevolissimo il Garabei, Dolcetto di Diano d’Alba superiore di grande eleganza, profumi fascinosi e struttura perfetta. La famiglia Monchiero propone due linee di Barolo: il Rocche di Castiglione e il Montanello. La prima sontuosa e di ottima matrice olfattiva, la seconda di bella spinta innovativa con vigorosi profumi e spiccata personalità. Claudio Fenocchio, infine, lavora con cura maniacale i suoi cru dedicando a ogni grappolo l’attenzione che merita. Nascono così i Barolo Cannubi, Castellero, Villero e Bussia, anche nella versione Riserva 90 dì. Quattro sontuosi vini dallo stile pieno ed essenziale. abrigo.it monchiero.com giacomofenocchio.com

A MILANO IL FASCINO DELLA SARDEGNA CON SA PINTADERA

Portare la Sardegna a Milano con una proposta culinaria che unisce sapori e tradizioni isolane con una punta di anima milanese, aperta alla contemporaneità. Tutto questo è Sa Pintadera, ristorante aperto da pochi mesi al centro della Chinatown meneghina.

Emanuela Troisi e la sorella Eleonora hanno centrato l’obiettivo grazie alla loro passione che si trasforma in calda accoglienza e servizio curato.

La cucina è guidata da Franck Nicolas Delebois, che lavora magistralmente le materie prime sarde e vi aggiunge la tecnica appresa in Francia. Dai vol-au-vent con lumache al Cannonau agli tzicchi, un pane tipico cotto come se fosse pasta fresca, con ragù di cinghiale e ricotta stagionata fino al carré di maialino sardo alle erbe. Anche la fregola saltata ai frutti di mare vale il viaggio. In sala la gentilezza e la professionalità del terzo socio Fabrizio Zhou. Il design del locale richiama la storia e i miti della Sardegna nuragica. Mentre il dehors riscaldato è perfetto per gustare una mixology di livello con proposte che esaltano le botaniche sarde. Predilezione per le cantine dell’isola con viaggi nel resto dell’enologia italiana. sapintaderamilano.com

I tipici tzicchi del ristorante Sa Pintadera a Milano

Da sinistra: Luca Monchiero, Nicoletta Fenocchio e Giulio Abrigo

WHAT’S UP

© Giovanni Canitano

FEMMINILE PLURALE

JASMINE TRINCA È UNA DELLE

PROTAGONISTE DI DIAMANTI, AL CINEMA

DAL 19 DICEMBRE, IL FILM DI FERZAN OZPETEK

CHE LE HA INSEGNATO IL VALORE

DELLA SORELLANZA

Prima di parlare prende tempo, quanto basta per dare risposte pensate. Cosa non scontata quando stai promuovendo un film in uscita e le interviste sono a raffica. Jasmine Trinca è una delle protagoniste di Diamanti, pellicola diretta da Ferzan Ozpetek nelle sale dal 19 dicembre. Ambientata nel presente e negli anni ‘70, racconta la vita, gli afflati e la crescita professionale di un gruppo di donne che ruota attorno a una celebre sartoria per il cinema, diretta da due sorelle tanto diverse quanto legate. Un cast denso di nomi: insieme a Trinca, Luisa Ranieri e, tra le altre, Geppi Cucciari, Elena Sofia Ricci, Lunetta Savino, Kasia Smutniak, Mara Venier e Milena Vukotic animano una narrazione piena di storie e di arte che ha per sfondo Roma vista dall’alto.

di Sandra Gesualdi sandragesu

Chi sei in Diamanti?

Rispondo al plurale: siamo un gruppo di donne che vogliono raccontarsi e, proprio come i diamanti, hanno una propria preziosa sfaccettatura. Al centro ci sono le storiche artigiane di una sartoria che realizza costumi per il teatro e il cinema, opere bellissime. Sono lavoratrici che fanno fatica e devono gestire lunghi turni. Io interpreto Gabriella, una delle due sorelle proprietarie di questo grande atelier, e ho un aspetto inizialmente misterioso, un’ombra o un’assenza che grava su di me. Porto dentro un grande lutto vissuto in gioventù e tenuto nascosto.

Relazioni umane che si intrecciano e salti nel tempo. Nel film c’è tutta l’architettura narrativa di Ozpetek.

È molto melò, con i tipici temi e ambienti di Ferzan. Ci sono

In questa e nella successiva foto alcune scene del film Diamanti
© Stefania Casellato

scenografie e vestiti grandiosi che diventano presenze alternative nel gioco costante di ombre e personaggi. E poi c’è l’intenzione ostinata del regista di raccontare i legami tra le persone: ognuna di loro ha una storia propria, tutte sono legate da amicizia e solidarietà.

Un uomo che racconta le donne?

Non ci sono tipizzazioni o categorie al femminile e ogni interprete è attraversata da un amore o una sofferenza. Ferzan ha la curiosità e l’intelligenza di lasciare che le protagoniste parlino per lui, da buon osservatore non indica quasi mai la strada ma lascia che la sceneggiatura di partenza sia rielaborata e assecondata da ogni attrice, libera di condurre il personaggio dove crede.

La storia e le scene sono tutte ambientate e girate a Roma, la tua città.

In un villino che si trova sull’Aventino, vicino a piazza dei Cavalieri di Malta, da cui si domina San Pietro dall’alto. Sono luoghi molto cari e pieni di pezzi della mia infanzia: da piccola vivevo a Testaccio e spesso salivo a piedi sul colle, fino al Giardino degli aranci. L’Aventino è un luogo sospeso, graziato dal caos urbano, e durante le riprese abbiamo percepito questo stato di pace. Nel film ci sono

due dimensioni, una presente e una passata, e un luogo così isolato e pieno di magia ci ha aiutate con i salti nel tempo.

Cosa hai imparato girando questa pellicola?

Mi ha affascinato osservare il regista che rifletteva sui propri fantasmi prima di dargli voce, ho capito come i processi siano capaci di animare la creatività. Ho anche avuto conferma del valore della collettività e della sorellanza, oltre ad aver provato piacere nel lavorare coralmente.

Progetti futuri?

Sono tornata al cinema dopo tanta tv, ora mi piacerebbe posare lo sguardo su una storia che vale la pena raccontare. Credo che nel mio futuro ci possa essere spazio per la regia o comunque per il cinema capace di stimolare una percezione nuova delle cose.

Qual è il tuo personale occhio sul mondo?

È uno sguardo plurale, che vorrebbe andare oltre l’ombelico di ognuno e lo specchio in cui ci riflettiamo. L’umanità ha bisogno di visioni solidali e non prevaricanti. Vorrei farlo con l’arte e la creatività, anche il cinema può essere un atto di responsabilità.

La neve è Falkensteiner.

Tutto è pronto per accoglierti nella tua prossima vacanza invernale. Comprensori da sogno, montagne spettacolari, relax e calda ospitalità: manchi solo tu! Lasciati ispirare: falkensteiner.com/inverno

DONNE CHE SALVANO

BARBARA RONCHI È LA PROTAGONISTA DEL FILM IL TRENO

DEI BAMBINI, UNA STORIA DI SOLIDARIETÀ AL FEMMINILE

CHE HA GARANTITO IL FUTURO A UNA GENERAZIONE

di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it

Il confronto continuo con colleghi e registi, un’attenta preparazione della parte da interpretare e la capacità di cogliere i tempi giusti. Con quest’approccio Barbara Ronchi, David di Donatello nel 2023 come miglior attrice protagonista in Settembre, vive la sua professione e riesce a essere soddisfatta del percorso fatto finora. Nell’ultimo film Il treno dei bambini, diretto da Cristina Comencini e dal 4 dicembre su Netflix, fa squadra con le donne, raccontando la solidarietà e il senso materno – consapevole o meno – che spesso le unisce.

Che storia racconta la pellicola?

È ambientata nell’immediato dopoguerra, dal 1946 in poi. Come narrato nel libro omonimo di Viola Ardone, in quel periodo, soprattutto nel sud Italia, c’era tanta povertà e le mamme faticavano ad allevare i loro figli. Per questo l’Unione donne italiane si occupò di portarli in Romagna – a bordo dei cosiddetti treni della felicità – da altre donne che si sarebbero prese cura di loro. Derna, il mio personaggio, si ritrova così con il piccolo Amerigo.

Cosa ti ha stupito in particolare di questa vicenda?

Che i bambini trasferiti siano stati 60mila. Fu un’importante opera di solidarietà femminile che creò forti legami tra famiglie, durati anche per molti anni. Le donne dell’associazione si sono occupate di una generazione e ne hanno garantito il futuro.

Chi sono le due mamme protagoniste?

Derna, che non avrebbe mai pensato di accudire un bambino, è un’antesignana dell’affido. La convivenza con Amerigo, anche se breve, rimarrà un’esperienza fondamentale nella vita di entrambi. Ma lei è capace anche di un grande gesto d’amore:

è pronta a essere dimenticata. Mentre la madre naturale del bambino, Serena Rossi sullo schermo, ha vissuto molte miserie, tanto da non essere abituata neanche a un abbraccio.

Com’è andata con Comencini?

Mi ha guidata dall’inizio alla fine. Ho la sensazione che abbia focalizzato Derna prima di me, come se fosse una sua antenata. Cristina, infatti, è una generalessa, proprio come il mio personaggio, ma sa essere dolce e gentile. Lo è stata anche con noi, bambini e adulti: il set era molto gioioso.

Avete girato a bordo dei treni di Fondazione FS Italiane e lungo linee ferroviarie storiche.

La ricostruzione è stata fedele e ci ha aiutati molto a entrare nei ruoli. Christian Cervone, che interpreta Amerigo, è un grandissimo appassionato di treni e non vedeva l’ora di girare certe scene. Cristina gli ha regalato anche un modellino come ricordo.

In tv, nella serie Imma Tataranni, affianchi Vanessa Scalera. Un’altra donna con cui fare squadra?

È una delle amicizie più importanti della mia vita.

Lavorare con lei è magico. Ogni volta che torno sul set so che sarà una festa e mi sentirò più leggera, soprattutto dopo aver recitato in film impegnativi.

Cosa è decisivo per te nell’accettare un ruolo?

Non il personaggio, ma la storia, che deve essere coinvolgente ed emozionante. E poi ho bisogno di due registri narrativi, quello drammatico e quello più leggero, che devono coesistere nella mia carriera.

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Mirko Morelli

Nelle foto in alto e a sinistra, Barbara Ronchi e Christian Cervone nel film Il treno dei bambini

Insegni anche ai ragazzi dell’Accademia di arte drammatica. Come ti rapporti con loro?

La prima volta che sono entrata in aula ero più emozionata che su un set. Poi ho capito che basta guardarli e star loro vicino mentre sbocciano. Dico a tutti di non avere paura del tempo, ma di considerarlo un alleato.

Tu sei passata alla recitazione dopo la laurea in Archeologia. Come mai?

L’archeologia era e rimane un mio grande amore: ho trascorso anni bellissimi tra studio e scavi. Ma l’altra mia passione, recitare, è stata più forte. Dopo la laurea ho iniziato un nuovo percorso. Insomma, nella realtà si vivono tante vite, proprio come succede sui set.

E chi hai incontrato sul treno della vita professionale?

Marco Bellocchio, che mi ha diretta nel film Fai bei sogni. Lo considero un incontro fondamentale, di educazione sentimentale. Ero a teatro per uno spettacolo e mi chiamarono per un provino il giorno dopo. Grazie a lui ho iniziato a fare cinema.

A proposito di incontri, la notte del 31 dicembre di qualche anno fa ce n’è stato uno molto particolare.

Quello con l’attore Alessandro Tedeschi, il mio compagno. Anche se in realtà già ci conoscevamo. Ma quella volta siamo rimasti fuori casa, perché avevo dimenticato le chiavi. Lui mi ha detto: «Che problema c’è? Passeremo una notte insieme e sarà bellissima». E quella sera mi sono innamorata di lui.

Photo Giovanni Giannoni/WWD/via Getty Images

Elodie

CVOCI DALLA

NELLE SALE DAL 19 DICEMBRE

MUFASA: IL RE LEONE, PREQUEL DEL CLASSICO D’ANIMAZIONE DISNEY. CON IL

DOPPIAGGIO ITALIANO DI LUCA MARINELLI ED ELODIE, CHE RIEVOCANO I RICORDI

D’INFANZIA LEGATI ALLA PELLICOLA

di Cecilia Morrico MorriCecili morricocecili

ercare il proprio posto nel mondo, sognare un luogo migliore in cui crescere, sentirsi qualche volta inadeguati ma non perdere di vista l’amore e la famiglia. Alla complessità dell’essere umano e alle fasi che ne segnano il percorso è dedicato il film Mufasa: il re leone, prequel del classico dell’animazione Disney, in uscita il 19 dicembre con la regia del premio Oscar Barry Jenkins. La pellicola di Natale intende preparare i ragazzi alle sfide della vita liberando il protagonista dal fardello della genitorialità e raccontando semplicemente che cosa l’ha portato a essere quel che è: spesso per i bambini, infatti, mamma e papà “nascono adulti” e non sempre comprendono che cosa si nasconde dietro le loro scelte.

Il film in live action con immagini fotorealistiche generate al computer, che consentono di dare espressioni umane a leoni veri, narra la storia del cucciolo Mufasa, orfano e solo fino a quando incontra un leone comprensivo di nome Taka, erede di una stirpe reale. Insieme partono per un viaggio e in compagnia di uno straordinario gruppo di sventurati, tra cui la leonessa Sarabi, vanno alla ricerca del proprio destino.

A prestare le voci a Mufasa e Sarabi da adulti, nella versione italiana, sono l’attore Luca Marinelli e la cantautrice Elodie, entrambi innamorati del progetto. Luca è sempre stato un grande fan del Re Leone. «Mi ricordo ancora la prima volta che ho visto l’originale nel ‘94. Avevo 10 anni e appena ho sentito le note iniziali “Nants’ Ingonyama” della canzone Il cerchio della vita sono stato trasportato in un

SAVANA

altro mondo. Poi, l’avrò guardato altre 160 volte e adesso ho una schiera di nipotini con cui sono felice di parlarne.

Ora immagino i miei amici con figli che mi chiameranno la sera per mandare a letto i bambini con la voce di Mufasa», racconta ridendo. Interviene anche Elodie: «Sono orgogliosissima e mai mi sarei immaginata di fare una cosa così incredibile. Presto la voce a una leonessa e non potevo chiedere di meglio. Spero di aver fatto un buon lavoro perché questo non è il mio mestiere ma per fortuna Fiamma Izzo (la direttrice del doppiaggio, ndr ) è stata paziente e siamo diventate grandi amiche».

L’universo Disney obbliga a tornare bambini e, ripensando alla propria infanzia, Elodie confessa: «Mi sono sempre sentita un cucciolo di leone e pensavo che aggredire fosse il modo giusto per difendersi. Ora sto imparando a gestire la mia paura di non essere all’altezza o di non essere capita. Questo ruolo è arrivato in un momento di serenità, da giovanissima avevo bisogno di esprimermi ma non lo facevo per timore, adesso come donna sto abbracciando tutte le possibilità che mi arrivano. Con il suo linguaggio, il cinema ha un incredibile potere empatico, per questo ho scelto di provare anche questa strada. Poi, si vedrà».

Luca, invece, immagina di parlare a se stesso da bambino per dirgli: «Tra 30 anni sarai tu la voce di Mufasa». E nel ricordare la vecchia pellicola la memoria va a Vittorio Gassman, doppiatore del film nel 1994: «Lui è una divinità per me,

vorrei riuscire a passare dal drammatico al co mico con la sua maestria. Anche nel ne, con la sua inter pretazione, è riuscito a rendere Mufasa il leader della valle ma anche un padre capace di parlare con dolcezza e sensibilità al suo cucciolo Simba. Mi sono ispirato a questo anche per la mia versione».

E alla domanda su quale sia il proprio film Disney preferito, Luca non riesce a scegliere: «Me ne vengono troppi in mente, da Basil l’investigatopo a Le avventure di Bianca e Bernie, fino a Gli Aristogatti. E potrei continuare». Elodie, invece, non ha dubbi su quale sia il suo personaggio più amato: «Ho sempre avuto una passione per gli antagonisti, con la loro tridimensionalità, quindi la mia preferita è Ursula del film La Sirenetta ». disney.it

Luca Marinelli

IL PROFETA DELL’ALTRO

RENZO ARBORE, PADRE DELLA TV ALTERNATIVA, TORNA SU RAI2 CON COME RIDEVAMO, UN’ANTOLOGIA DI RISATE D’ANTAN di Gaspare Baglio gasparebaglio

Per il critico della tv Aldo Grasso è uno dei padri della patria catodica italiana. Renzo Arbore ringrazia ma, con aria sorniona, ammette che quella televisione lì è impossibile da rifare: «Non ci sono collaboratori degni di quelli che ho avuto allora, come Mario Marenco, Riccardo Pazzaglia, Luciano De Crescenzo e Gianni Boncompagni».

Dal 9 gennaio, però, il genio del piccolo schermo torna su Rai2 con Come ridevamo: «Un’antologia di risate d’antan prese dal mio repertorio, ma anche da quello di altri comici e artisti come Serena Dandini e il trio Solenghi-Marchesini-Lopez».

Come ha scelto gli sketch?

Ho cercato quelli evergreen e non legati all’attualità, tipo il sarchiapone di Walter Chiari e i meccanismi nonsense di Nino Frassica.

Con la musica, invece, che cosa sta facendo?

L’Orchestra italiana che ho fondato è stata la più longeva filarmonica stabile del pianeta, con almeno 60 concerti all’anno in giro per il mondo. Si è sciolta quando ha concluso la sua missione. Ora continuo a fare musica rilanciando lo swing e realizzando compilation e vari dischi da crooner.

In libreria è uscito Renzo Arbore bontà vostra in cui Gianni Garrucciu ripercorre la sua carriera. Che effetto le fa?

Mi sono meravigliato delle cose fatte. Quest’opera me le ha ricordate: ne ho combinate tante, sto facendo un ripassone.

Il primo aneddoto che le viene in mente?

Quando con l’Orchestra italiana ho sfilato nel Sambodromo di Rio de Janeiro. Ovviamente abbiamo eseguito Cacao meravigliao e il giorno seguente, sul lungomare carioca, vendevano le targhe col titolo della canzone. Ricordo con piacere anche quando sono diventato cittadino onorario di New Orleans, la patria del jazz.

A proposito di musica, ha visto che in mezzo a trapper e rapper il partenopeo Sal Da Vinci svetta in classifica?

Rossetto e caffè è una canzone ispirata e lui sa cantare, è spiritoso e merita tutto il successo ottenuto. Meno male che ci sono persone come lui, eredi della nobilissima canzone napoletana.

Lei ha fatto sempre un tipo di spettacolo alternativo, a partire dalla radio.

Io e Boncompagni l’abbiamo rivoluzionata, prima era tutta scritta e recitata da annunciatori. Noi abbiamo avuto la licenza di scegliere il repertorio e improvvisare. Così come è successo in tv con Quelli della notte: tra l’altro il prossimo anno saranno 50 anni dalla prima puntata.

Nel libro c’è scritto che Carlo Conti la vede come un faro e Fiorello dice che «siamo tutti arboriani». Un suo commento?

Quando Conti faceva la tv dei ragazzi, gli dissi che era il momento di fare quella per adulti. Per quanto riguarda Fiorello mi rammarico di non averlo scoperto, ma non ha mai fatto provini con me, quindi non ho colpe. Poi c’è Elio delle Storie tese: fa sempre cose alternative, nuove, che rappresentano “l’altro”. Io sono il profeta dell’altro.

E che mi racconta della sua altra televisione?

Ricordo l’ultima puntata del programma L’altra domenica, quando Roberto Benigni fece, con me, l’inno del corpo sciolto parlando delle funzioni corporali. Divise il pubblico: una parte si divertì molto, altri trovarono sconveniente che in tv si parlasse di pupù. Con Quelli della notte, invece, si creò un incidente diplomatico con la Giordania quando Andy Luotto fece la gag dell’arabo e fummo costretti ad abolire quel personaggio.

Oggi cosa guarda sul piccolo schermo?

La tv di parola. Mi rifugio nella programmazione alternativa. Amo ascoltare Corrado Augias e Aldo Cazzullo.

Tra le nuove leve della televisione e della musica chi le piace?

Stefano De Martino è bravo ed elegante. Conduce Affari tuoi con grande professionalità e simpatia. Mi lusinga quando dice di aver imparato molto da me. Musicalmente mi piacciono Brunori Sas, Tommaso Paradiso e Simone Cristicchi. E poi trovo rivoluzionario Calcutta.

Oggi cosa le piacerebbe portare in tv?

Quello che scopro su internet. L’alleanza tra web e televisione mi affascina.

arboristeria

VERDURE AMORE E FANTASIA

DAL LAVORO IN UN’AZIENDA DI MODA A UN PROGETTO DA DUE MILIONI DI FOLLOWER SUI SOCIAL. LA STORIA DI CARLOTTA PEREGO, L’INFLUENCER DELLA CUCINA PLANT BASED

Quella della food vegan influencer Carlotta Perego sembra una favola dal sapore green con una parola d’ordine, anzi due: costanza e passione. Lei è quella di Cucina botanica, progetto con quasi due milioni di follower sui social, diventato anche un programma di successo su Food Network. A questo si aggiunge che la sua ideatrice si è fatta posto tra i leader del futuro under 30 selezionati da Forbes Italia

Ma come è iniziato tutto? «Ho tolto la carne dalla mia alimentazione, per un discorso di salute, a 19 anni. Mia nonna, a cui ero molto legata, era malata di tumore, una cosa che mi scosse molto. Facendo qualche ricerca ho compreso che era meglio evitare certi cibi di origine animale, come gli insaccati». Un inizio senza forzature, quindi, sfociato in un discorso legato alla sofferenza degli altri essere viventi e al cambiamento climatico: «Mi sono detta “vediamo come va” e da quel momento non ho più fatto marcia indietro. Sono in pace con il mondo, con gli animali e con me stessa».

Cosa facevi prima di diventare una star dei social?

Lavoravo in un’azienda di moda, a Firenze. Mi occupavo di retail, un lavoro che pensavo fosse creativo, ma non lo era. Così, visto che in città non conoscevo nessuno, mi sono cercata un hobby iscrivendomi a un corso di cucina plant based. Lezione dopo lezione, ho capito quanto mi piacesse stare ai fornelli.

Cosa ti ha dato la spinta per iniziare un nuovo percorso?

Un giorno, mentre tornavo verso casa, a Milano, ho rischiato di schiantarmi con la macchina. In quell’istante ho pensato a quanto non fossi soddisfatta della mia vita. In quel weekend ho fatto la pazzia.

Cioè?

Mi sono licenziata e ho deciso di iscrivermi a un corso di cucina serio a Los Angeles. Ero molto motivata e i proprietari della scuola mi hanno notata, anche grazie

all’italianità che ci aiuta ai fornelli. Alla fine del corso mi hanno chiesto di rimanere come assistente. Poi hanno pensato di mandarmi a Barcellona, dove la scuola aveva aperto una sede, e infine a Milano, la mia città. Nel frattempo, sono diventata insegnante, ma l’istituto culinario, un giorno, ha chiuso.

E tu?

Mi sono messa a organizzare corsi in casa, promuovendo la mia attività con ricette online. Quando si sono fatti avanti alcuni brand che volevano inserire i loro prodotti nei miei video ho capito che quello poteva essere il mio lavoro.

Da lì in poi tante soddisfazioni e pure tre libri pubblicati.

Da poco è uscito il quarto, Scuola vegetale.

Con questo volume ho voluto creare un manuale per la cucina vegetale che, quanto meno in Italia, mancava. C’è stato un investimento molto importante anche a livello fotografico da parte dell’editore. Ho lavorato all’indice per le ricette necessarie, creando tanti piatti da seguire step by step, con diverse dritte per evitare errori.

La specialità che non può mancare sulla tua tavola a Natale?

I tortellini in brodo in versione vegan, con ripieno di ragù di soia bello saporito. Li hanno assaggiati anche i ragazzi del mio team e, sebbene non tutti siano vegani, sono rimasti molto soddisfatti.

Progetti per il 2025?

Credo andrò avanti con il programma tv L’orto di Carlotta, su Food Network: si parla già di una terza stagione, dopo il successo ottenuto dalla seconda. Mi piacerebbe continuare a realizzare video divulgativi sui social e incontrare la mia community.

cucinabotanica.com cucinabotanica

di Gaspare Baglio gasparebaglio

UN TRENO DI LIBRI

Invito alla lettura

LA CITTÀ E LE SUE MURA INCERTE

L’ULTIMO LIBRO DI HARUKI MURAKAMI RACCONTA UNA STORIA

D’AMORE TRA ADOLESCENTI DOVE REALTÀ E SOGNO SI CONFONDONO

Q«uella che si trova qui non è la vera me stessa, io sono in un altro luogo». È un mondo di ombre e sogni, territori reali e spazi senza tempo, quello costruito da Haruki Murakami nel suo ultimo romanzo La città e le sue mura incerte, edito da Einaudi.

Sullo sfondo una storia d’amore tra giovani adolescenti divisi dalla lontananza, che non avendo un posto tutto per loro se lo costruiscono con l’immaginazione: «Se sei soltanto l’ombra di qualcuno, allora tu, quella reale, dove sei?» chiede il protagonista 17enne. «Lontano», risponde l’amata, «la città non ha un nome, ed è circondata da alte mura».

Tra le pagine prendono vita spazi e figure fantastiche come colline basse, salici lungo il fiume, unicorni al pascolo. E una città da scoprire, con la torre principale dove c’è un grande orologio senza le lancette. «Per te lì c'è sempre un posto a disposizione», gli dice lei precisando che lì lui sarà il Lettore dei sogni. Ma entrare in città è quasi impossibile: occorre determinazione, perché durante il percorso si devono abbandonare cose preziose. Chi sta dentro le mura non può avere un’ombra, tanto per cominciare, perché se

l’ombra muore non sarà più possibile uscire. Cosa scegliere, allora, andare o rimanere?

Murakami è sempre Murakami, anche in questo nuovo lavoro. Precisa nella postfazione, citando Jorge Luis Borges, che uno scrittore non fa altro che riscrivere le stesse vicende, dando loro sempre nuove forme. Qui parte da una storia d’amore, un sentimento giovane e puro che sfuma e lascia una ferita. E poi narra di un uomo – o un’ombra? – che deve rielaborare quel dolore, prendere nuove decisioni. Il confine tra il mondo reale e quello del sogno si fa più labile. Ma c’è davvero una divisione?

Il titolo del libro fa riferimento a un precedente racconto di Murakami, pubblicato nel 1980, e si sviluppa proprio a partire da quella vecchia storia che lo scrittore giapponese amplia con la sapienza di chi ha molte stagioni alle spalle. Poeta delle zone intermedie, del confine tra la vita e la morte, ci guida con la sua prosa onirica e lieve in un viaggio tra due dimensioni. Lasciandoci con l’impressione che per lui realtà e irrealtà si confondano tutti i giorni e nel libro si limiti a descrivere quell’atmosfera esattamente così come la vede.

di Laura Iannello [scrittrice, collabora con Molly Bloom*]

TRATTI DA LA CITTÀ E LE SUE MURA INCERTE

La vera te

– D’accordo, ma la vera te stessa, in quella città, che cosa fa?

– Lavora in una biblioteca, – mi hai risposto a bassa voce.

– Dalle cinque del pomeriggio fino alle dieci di sera, più o meno.

– Più o meno?

– Sai, lì, ogni orario è sempre approssimativo. Sulla torre della piazza principale c’è un grande orologio, ma non ha le lancette.

Ho immaginato una torre, un orologio senza lancette…

– E quella biblioteca è aperta a tutti?

– Ah, no! Non credere che chiunque possa entrare e uscire liberamente! Per accedere bisogna avere certi requisiti. Tu puoi, però, perché tu li hai.

– Certi requisiti… sì, ma quali?

Hai sorriso in silenzio. Senza rispondere alla mia domanda.

– Comunque sia, una volta entrato nella biblioteca, potrò incontrare la vera te, giusto?

– Se riesci a trovare la città. E se…

A quel punto ti sei interrotta e sei arrossita leggermente. Io però ho percepito le parole che non hai pronunciato: «Se stai cercando davvero me». È questo che non avevi il coraggio di dire.

Ti ho messo con delicatezza un braccio attorno alle spalle. Indossavi un abito verde pallido, senza maniche. Hai posato la guancia contro la mia spalla. Eppure, non era realmente a te che ho passato un braccio attorno alle spalle, in quel tramonto estivo. Solo a un’immagine che aveva preso il tuo posto, come mi hai spiegato. […]

BRANI

Annotavo su un quaderno specifico tutto quello che mi raccontavi riguardo alla città: com’era fatta, come funzionava, quali scenari offriva… ogni cosa, punto per punto. Così sarei stato bene informato sulla vita all’interno di quella cinta di mura, e forse accolto più benevolmente.

– A cosa ti serve scrivere ogni dettaglio? – mi chiedesti sorpresa. – Non ne hai bisogno.

– Serve a non dimenticare niente. Annotando tutto, me lo ricorderò con precisione. Non farò sbagli. Perché sono determinato a vivere con te in quella città, noi due insieme.

Se fossi riuscito a entrarci, avrei potuto avere la vera te. Lì, forse mi avresti dato ogni cosa. Non desideravo altro, nella vita. Lì il tuo cuore e il tuo corpo si sarebbero uniti in una sola entità, e alla flebile luce di una lampada a olio avrei potuto tenerti stretta fra le mie braccia. Ecco cosa volevo.

Queste mura

– Se c’è qualcosa di perfetto al mondo, è questo Muro. Nessuno lo può superare. Nessuno lo può distruggere, –mi ha avvisato il Guardiano.

A prima vista, sembrava una banale recinzione di mattoni consumati. Pronta a crollare al primo uragano o terremoto. Come faceva a considerarla perfetta? Quando gliel’ho fatto osservare, il Guardiano ha assunto un’aria offesa, come se avessi insultato senza motivo qualcuno della sua famiglia. Poi mi ha preso per il gomito e mi ha trascinato vicino alle mura di cinta.

– Provi a guardarlo da vicino. Fra un mattone e l’altro non c’è la minima fessura. E ogni mattone è un po’ diverso dall’altro. Eppure, sono assemblati in modo che non ci passi neanche un capello.

– È vero.

– Provi a scalfirlo con questo! – mi ha detto prendendo dalla tasca della giacca un coltello a serramanico, aprendolo con un colpo secco e porgendomelo. Un coltello piuttosto vecchio, però affilato con cura. – Non gli farà neanche un graffio!

Aveva ragione. La lama è riuscita solo a produrre un rumore stridente, senza lasciare sul mattone la minima traccia.

– Ha capito, ora? Non c’è uragano, terremoto o palla di cannone che possa demolire il Muro. Neanche danneggiarlo.

Niente ci è mai riuscito, niente ci riuscirà mai.

Detto ciò, ha appoggiato il palmo della mano contro quella muraglia, in posa, come se dovesse farsi una foto ricordo, e protendendo il mento mi ha guardato con aria di sfida.

No, ho mormorato fra me, al mondo non c’è niente di perfetto. Se una cosa ha una forma – qualsiasi cosa, di qualunque genere –, ha sempre un angolo morto che diventa il suo punto debole.

– Chi è che ha costruito queste mura? – ho chiesto.

– Nessuno, – è stata la risposta inappellabile del Guardiano. – Esistono da sempre.

[...]

Era solo un’allucinazione

Apparso all’improvviso, il Muro, alto e impenetrabile, ci impediva di passare. Mi sono fermato, trattenendo il respiro. Perché era lì? Quando ero venuto la prima volta, da quella stessa strada, non c’era, non esisteva. Incapace di parlare, mi limitavo a osservare quella barriera di otto metri d’altezza.

– Non ti devi stupire, – mi ha gridato il Muro con la sua voce grave. – Il piano che avevi escogitato non è servito a niente.

Un assaggio di lettura

Non vale più di una linea tracciata su un pezzo di carta. Mi sono reso conto che poteva spostarsi come voleva, quando voleva, a suo capriccio. Deciso a non lasciarci uscire.

– Non ascoltarlo, – mi ha detto la mia ombra da dietro le spalle. – Non devi neanche guardarlo. È soltanto un’allucinazione. Un’allucinazione che ci manda la città. Quindi chiudi gli occhi e tira dritto, passaci attraverso. Se non l’ascolti, se non lo temi, non esiste. Ho ubbidito, ho chiuso gli occhi e sono andato avanti.

– Dove credete di andare, non potete oltrepassarmi. Se mi superate una volta, un altro muro vi aspetta più in là. Qualsiasi cosa facciate, non cambia nulla.

– Non dargli retta, non lasciarti spaventare, – mi ripeteva la mia ombra. – Cammina, vai avanti. Non dubitare, abbi fiducia nel tuo cuore.

– Corri, corri! – ha detto il Muro, e ha riso forte. – Corri pure più forte che puoi. Tanto mi troverai sempre di fronte a te.

Senza dare ascolto alla sua risata, ho continuato a camminare a testa bassa verso il Muro che sembrava ergersi

a poca distanza. Ormai potevo solo fidarmi delle parole della mia ombra. Non dovevo avere paura. Mi sono fatto coraggio e ho scacciato tutti i dubbi, ho creduto al mio cuore. Così siamo passati, io e la mia ombra, da una parte all’altra di quella spessa muraglia di mattoni durissimi come se nuotassimo. Come se attraversassimo uno strato di gelatina. Una sensazione strana e indescrivibile. Quella gelatina pareva fatta di una sostanza a metà fra il materiale e l’immateriale. Era senza tempo, senza dimensioni, ma presentava una particolare resistenza, come un miscuglio irregolare di granelli. Sono uscito a occhi chiusi da quell’ostacolo pastoso.

– Cosa ti avevo detto? – mi ha sussurrato all’orecchio la mia ombra. – Era solo un’allucinazione.

Sentivo i battiti sordi del mio cuore nella cassa toracica. Nelle orecchie avevo ancora la risata del Muro.

«Corri pure più forte – mi aveva detto. – Tanto mi ritroverai sempre di fronte a te».

– Era solo un’allucinazione.

[…]

*ACCADEMIA MOLLY BLOOM

La nostra rubrica Un treno di libri è a cura di Molly Bloom, l’accademia fondata a Roma da Leonardo Colombati ed Emanuele Trevi, che riunisce alcuni dei migliori scrittori, registi, sceneggiatori, musicisti e giornalisti del Paese. Con un unico fine: insegnare la scrittura creativa per applicarla ai campi della letteratura, della musica, dello spettacolo, dei media e del business.  mollybloom.it

Lo scaffale della Freccia

Anna Pazos

Nottetempo, pp. 252 € 16,90

Una giovane donna appoggiata contro un muro si abbandona al sole. Forse basta questo per trovare il proprio centro. Ma prima di potersi fermare sotto i caldi raggi, la giovane protagonista di questa irrequieta autobiografia è fuggita dalla sua Barcellona per andare in Grecia, Israele, Turchia, fino a spingersi negli Stati Uniti. L’autrice si racconta con uno sguardo crudo e onesto, che va a fondo senza filtri e paure. Per comporre uno stupendo ritratto generazionale.

CHIEDI A UNA PIANTA

Alessandra Viola

Laterza, pp. 144 € 16,90

Semi, alberi e fiori possono insegnarci a essere felici. Ne è convinta l’autrice e divulgatrice scientifica, che considera le piante maestre piene d’esperienza da cui carpire insegnamenti ancestrali e risposte. Basta saper intercettare la lingua più parlata del mondo, quella clorofilliana. Sbocciare, fare fluire nuova linfa nel corpo e fiorire tra idee e pensieri è possibile. Anche con l’aiuto di speciali esercizi vegetali ideati per curarci.

NEL NOME DELLA PACE

Matteo Zuppi

EDB, pp. 496 € 29,50

C’è solo un tempo, quello della pace. Faticosamente pretesa e fabbricata con il dialogo. Monsignor Zuppi, molto spesso semplicemente don Matteo, è impegnato da sempre a tenere insieme Vangelo e cultura, società civile e comunità di fedeli. In questo denso volume sono raccolti alcuni dei suoi maggiori interventi pubblici, dai quali emerge con chiarezza come, se pur con fatica e spesso con pochi mezzi, edificare ponti e abbattere muri siano le uniche strade percorribili.

LA PORTA DELLE STELLE

Ingvild Rishøi  Iperborea, pp. 160 € 17

La sagace Ronja, dieci anni, vive nella periferia di Oslo con un padre sbandato senza lavoro e la sorella adolescente Melissa. La bambina trova un impiego al genitore come venditore di alberi di Natale. Ma quando le cose si rimettono male le sorelle dovranno darsi da fare per evitare l’intervento dei servizi sociali. Una favola classica ma anche un lucido racconto della contemporaneità, diviso tra la bellezza della speranza infantile e la fame che rende le prede predatori.

STORIE BASTARDE

Davide Desario

Avagliano Editore, pp. 176 € 16   Estrema periferia di Roma. Un far west in cui il confine tra vita e malavita è sottilissimo. Un gruppo di ragazzini vive qui, dove è stato ucciso Pier Paolo Pasolini, incrocia la banda della Magliana e la primula rossa delle Br, Barbara Balzerani. Un libro che esplora una gioventù difficile parlando la lingua della strada, malinconica e, al tempo stesso, molto dura. Storie corrotte capaci di ricordarci come eravamo, aiutandoci a comprendere come siamo.

LA DONNA CHE SCRISSE FRANKENSTEIN

Esther Cross

La Nuova Frontiera, pp. 160 € 16,90

In una piovosa sera del 1816, Lord Byron, Percy Shelley e la giovanissima Mary Wollstonecraft Godwin si ritrovano intorno al caminetto a leggere antiche storie del folclore tedesco. Byron lancia una sfida ai suoi ospiti: scrivere un racconto di fantasmi. Poco dopo, in un sogno a occhi aperti, Mary, appena 18enne, concepisce l’idea di Frankenstein. Un racconto che conduce il lettore attraverso la vita straordinaria di una delle menti più influenti della letteratura.

TAGLIARE IL NERVO

time to be you

time to be

Invito alla lettura ragazzi

CORPI SAPIENTI

IL LIBRO DEI LUDOSOFICI RIFLETTE SULLA

CAPACITÀ DEI SENSI DI INTERPRETARE

IL MONDO ESTERNO MA ANCHE

EMOZIONI E BISOGNI INTERIORI. PER SVILUPPARE UNA COMPRENSIONE PROFONDA DELLA PROPRIA IDENTITÀ E IMPARARE A ESPRIMERLA

Il corpo sente attraverso la pelle, gli occhi, le orecchie e tutti i canali che ha a disposizione per contattare il mondo. Il corpo è sapiente perché conosce la realtà, riscrivendola e interpretandola. Il libro dei Ludosofici, associazione che utilizza gli strumenti della filosofia per progettare esperienze di formazione e gioco, parte da questa premessa per ricostruire il modo in cui la macchina umana è stata teorizzata e raccontata nei secoli. Secondo Cartesio, considerato il fondatore della filosofia moderna, la mente è alla guida di tutto. Mentre per i Canachi, abitanti indigeni della Nuova Caledonia, la sostanza di cui sono fatti gli esseri umani deriva dal mondo vegetale e va quindi considerata un tutt’uno con gli alberi, i frutti e le piante.

Il corpo consente anche

di scoprire il proprio mondo interiore, fornendo informazioni preziose su emozioni, pensieri e bisogni. Succede così che si arrossisce quando si prova imbarazzo o che lo stomaco si chiude come risposta all’agitazione. Il corpo, infine, è anche suono, e non solo grazie alla voce: fanno rumore il respiro e il battito del cuore, senza contare che piegando un orecchio su se stesso può sembrare addirittura di sentire il mare.

Per entrare in contatto con la propria fisicità e avere un’idea di quale sia lo spazio che si occupa nel mondo, si propone a chi legge una serie di attività da fare da soli o in gruppo. Un diario dei sensi su cui annotare quando e come questi si attivano, un esercizio per provare a immaginare come un bambino o una bambina con mobilità ridotta vivano uno spazio non pensato per loro e, infine, una sagoma pulita da tatuare con disegni, parole e messaggi, perché il corpo può essere modificato per esprimere la propria identità e anche la pelle può diventare un manifesto di sogni e ideali.

Corraini, pp. 208 € 20 (da 7 anni)
Un’illustrazione di Cristina Portolano tratta da Corpi Sapienti

Lo scaffale ragazzi a cura di Sandra Gesualdi

Simone Frasca

Piemme, pp. 48 € 16 (da 4 anni)

L’elfo Pino, svogliato, scorbutico e polemico, ha una missione speciale da portare a termine: recuperare la slitta di Babbo Natale che per il resto dell’anno viene usata da sua sorella Zia Natale. Aiutata da dieci pinguini maldestri la disordinata signora, allergica alle renne, scorrazza in lungo e in largo per 364 giorni con l’obiettivo di consegnare libri ai bambini che non ne hanno. Una storia divertente che parla di regali e viaggi, con tantissima neve sullo sfondo.

UN CAPPOTTO PICCOLO PICCOLO

Joy Cowley, illustrazioni Giselle Clarkson

Storiedichi edizioni, pp. 36 € 15 (da 2 anni)

Nel bosco c’è una buffa signora che ha freddo e cerca di coprirsi utilizzando grandi foglie. Allora tutti i suoi amici animali si adoperano per aiutarla a realizzare un vero e proprio mantello. Il cavallo le dona un pelo robusto, il porcospino un aculeo da usare come ago, piante e alberi le offrono accessori utili per tagliare e cucire il suo caldo indumento appena in tempo per proteggersi da un temporale. Una storia gentile sull’amicizia e la solidarietà.

IL SOGNO DI PUMBINO

Fabbri editore, pp. 128 € 16,90 (da 6 anni)

C’era una volta un maialino di nome Pumba, per gli amici Pumbino. Era molto più piccolo del normale, ma aveva un cuore grandissimo. Col suo esempio ha aiutato Charley e Anna, la sua famiglia umana, e molte altre persone che si sono appassionate alla sua storia. Quando è salito in cielo, il ricordo del porcellino non è sbiadito grazie alla creazione di un’oasi che porta il suo nome e accoglie animali maltrattati e trascurati. Una bellissima favola green perfetta come strenna. G.B.

CI SONO MAESTRE, CI SONO MAESTRI

Francesco Viliani, illustrazioni Francesca

Dafne Vignaga

Lapis, pp. 32 € 15 (da 5 anni)

Gli insegnanti e le insegnanti che si impegnano a far volare e sbocciare i propri alunni sono persone speciali. L’autore è uno di loro e in questo albo illustrato propone una carrellata di maestre e maestri che hanno la caratteristica di rendere la scuola ciò che dovrebbe essere: un luogo di curiosità e accoglienza. C’è chi è ospitale e sa ascoltare quando serve, chi tiene insieme preoccupazioni e sorrisi o chi è scoppiettante come una scintilla e scaccia la noia.

BATMAN & BABBO NATALE

CAVALIERE REDENTORE

Jeff Parker, Michele Bandini, Trevor Hairsine

Panini, pp. 112 € 18 (da 12 anni)

Babbo Natale sta arrivando a Gotham City e, visto che la malavita non va in vacanza, è pronto a dare vita al più incredibile crossover di sempre con Batman, instancabile vigilante della metropoli anche durante le Festività. L’alter ego di Bruce Wayne si trova a dare una mano al più celebre abitante del Polo Nord, investigando su crimini avvenuti in prossimità del 25 dicembre. Per l’occasione non mancano all’appello altri supereroi come Superman, Wonder Woman e Freccia Verde. G.B.

LA GIACCA ROSSA

Valentina Zinzula, illustrazioni Yile Gao

Mimebù, pp. 44 € 14,50 (da 5 anni)

Una giacca è nata con delle imperfezioni: un’asola sbagliata, qualche bottone non lucido, alcune imbastiture slabbrate. Ogni volta che qualcuno la indossa cerca di correggere e nascondere i suoi difetti coprendoli con alcune piume, cucendo spalline dorate sugli strappi o applicando delle paillette colorate. Finché arriva una bambina che, con l’aiuto della mamma, libera la giacca dagli abbellimenti che la rendono irriconoscibile e la indossa così com’è, unica proprio perché ha qualcosa di diverso.

ZIA NATALE E L’ELFO BRONTOLONE

L’OSSESSIONE ALL’ALTEZZA DI ESSERE

IL SUO PROGRAMMA BELVE VA ALLA GRANDE. MA PIÙ CHE AL SUCCESSO, FRANCESCA FAGNANI PUNTA A MERITARE L’AFFETTO DELLE PERSONE. LA FAMIGLIA? NON SOLO MENTANA, MA ANCHE LE AMICHE. DOVUNQUE SI POSSA SENTIRE A CASA

di Alex A. D’Orso - al.dorso@fsitaliane.it

Tailleur nero e tacco 12. Un saluto al pubblico presente, uno sguardo alla pedana per assicurarsi che non ci siano impronte e via, sullo sgabello, con una tecnica perfezionata negli anni. Quando Francesca Fagnani entra in studio per registrare Belve si capisce subito che quella è casa sua. Un’ora dopo la ritrovo in camerino: al posto della giacca un maglioncino grigio, le scarpe alte riposte in un angolo. «Le metto solo durante la puntata, perché sto seduta tutto il tempo. Faccio finta, insomma». Anche qui è una perfetta padrona di casa: mi offre un po’ d’acqua, le spiace non avere cibo da condividere e mi dice di essere felice dell’intervista, nonostante la stanchezza.

Quindi ti piace anche riceverle le domande?

In realtà preferisco sempre stare dall’altra parte della barricata, come a Belve Il programma è cresciuto molto negli anni. Ci racconti com’è andata?

Siamo partiti come carbonari dal canale Nove, poi siamo arrivati in Rai in seconda serata. Mi è stata data l’opportunità di sperimentare e, dopo un test che è durato il giusto, siamo passati in prima, non eravamo allo sbaraglio.

Previsioni per il futuro?

Non ci ragiono. Penso che quello che faccio sia la cosa migliore che possa realizzare in quel momento. Non ho un’ambizione diversa da quella del qui e ora.

Hai cominciato facendo tutto da sola.

È ancora così. Ho una squadra di persone molto forti, che sostiene il programma ed è parte integrante del suo successo. Ma l’intervista devi scriverla da solo, sentirla in bocca, conoscere perfettamente le varie curve narrative. Non è questione di essere cresciuti o meno, si tratta di metodo. E il tuo qual è?

Per ogni puntata mi preparo come se dovessi sostenere un esame universitario. Vengo dalla cronaca e dal giornalismo d’inchiesta, ho avuto il privilegio di imparare il mestiere da maestri come Giovanni Minoli e Michele Santoro, a cui si devono pagine fondamentali della televisione italiana.

Ma c’è spazio anche per l’improvvisazione?

Certo, l’intervista va sempre in direzioni diverse. Tu immagini un percorso ma il cuore del colloquio è l’ascolto: non contano le domande ma le risposte, che possono condurti altrove.

Ce n’è una che è andata in modo totalmente inaspettato?

La modella Bianca Balti fu estremamente sincera. Sorprendente.

Lo è stata anche la cantante Patty Pravo quando ti ha detto di non essere mai ricorsa alla chirurgia estetica?

Simpaticissima lei. Guarda, io a quello che mi dicono credo (ride, ndr).

Una lezione che hai imparato dal giornalismo d’inchiesta valida anche per Belve?

Lavorare nelle periferie sociali ed economiche del Paese mi ha insegnato ad avere un approccio privo di pregiudizi, indispensabile perché la persona che hai davanti si apra. Faccio così anche con i miei ospiti e accetto qualunque tipo di reazione. Sono libera nel porre le domande e devo essere pronta ad accogliere le risposte.

Hai intervistato un’ex brigatista e un’ex camorrista dissociata. Secondo te chiunque ha il diritto di raccontarsi?

Chi siamo noi per decidere cosa è giusto che sappiano le persone? Poter ascoltare i testimoni seduti dalla parte sbagliata della storia offre al lettore o al telespettatore uno strumento in più per farsi un’idea. Il pubblico, soprattutto quello largo, viene spesso sottovalutato.

A Sanremo, nel 2023, hai dedicato il tuo intervento alla vita nel carcere minorile.

Ho cominciato a raccontarla in tv nel 2018 con il programma d’inchiesta Il prezzo: sono entrata a Nisida, l'istituto napoletano che raccoglie le nuove leve della camorra, e a Catanzaro, dove sono detenuti i giovanissimi della ‘ndrangheta.

Perché l’argomento ti sta così a cuore?

I giovani sono il capitale umano su cui investire. Ma la strada di chi cresce in certe zone del Paese, in certi palazzi, è spesso decisa da altri e può portarti al carcere. Volevo esplorare quell’esito, dove è ancora possibile, però, sognare il futuro.

Pensi di piacere alle nuove generazioni?

Belve è seguitissimo dalle fasce più giovani e ne sono orgogliosa. Probabilmente le ho raggiunte attraverso i social,

anche se non esiste un profilo ufficiale del programma. Mi hanno chiesto di crearlo ma a questo punto non voglio: è bello che tutto sia così, spontaneo.

Cosa apprezzano della trasmissione?

Sono colpiti dal linguaggio diretto. Io non gioco a fare la brava conduttrice e l’ospite si adegua. È l’insieme che piace: si respira una certa libertà.

E anche una certa ironia.

Si, è vero.

Sei pure autoironica?

Mi piace prendermi in giro in studio, ma anche nella vita. Non sono mica un’attrice (ride, ndr).

Il successo ti ha cambiata?

Vengo da una famiglia normalissima, lo è la mia vita. La popolarità può darmi sicurezza ma quando torno a casa sono sempre la stessa persona, con il mio caratteraccio, i punti di forza e le fragilità. Il successo è un’onda, come arriva può ritirarsi. L’importante è essere all’altezza della stima e dell’affetto che le persone hanno per me: questa è un po’ la mia ossessione.

È vero che hai la scorta?

No, ho una forma più leggera di vigilanza. Non ne parlo spesso perché non mi piace la retorica del giornalista che per il suo lavoro è costretto ad avere la scorta. Questa vita me la sono scelta.

Che rapporto hai con il tuo corpo?

Ci sto bene, sono una sportiva. Ho tanti difetti ma trovo che mi caratterizzino: non ho certo un nasino alla francese ma non mi è mai venuto in mente di correggerlo, ho una prima di reggiseno ma non ho mai pensato di intervenire. Non entrerei mai in sala operatoria da sana.

Francesca Fagnani a Sanremo nel 2023 con Gianni Morandi e Amadeus

I tuoi ospiti hanno spesso difficoltà a nominare un pro prio difetto sgradevole.

Dopo tanti anni, ancora non se ne esce. Succede perché il rapporto che tutti noi abbiamo con la verità è complicato. Hai presente il film di Massimo Troisi Pensavo fosse amore…invece era un calesse? A un certo punto lui dice: «Perché siete tutti così sinceri con me?». Alla fine, quando vai in televisione vuoi fare bella figura e dire una cosa brutta di sé è difficile. Il tuo difetto vero qual è?

Mi riconosco una certa prepotenza, tendo a impormi. Ti crea problemi?

Nella vita privata mi costringe al compromesso, devo fare continuamente passi indietro rispetto alla mia inclinazione caratteriale, mica vivo da sola.

Nello specifico, vivi con il giornalista Enrico Mentana. A casa vi confrontate sulla vostra professione?

C’è un dialogo costante, ci confrontiamo spesso. Stare accanto a Enrico è comunque un arricchimento a prescindere dalla possibilità di chiedergli consigli. Ci ascoltiamo molto e ci vediamo lavorare, anche in casa.

Francesca Fagnani con Bianca Balti a Belve
© Stefania Casellato
Fagnani e Patty Pravo

Lui impara da te?

Forse mi osserva e basta (sorride, ndr).

E poi ci sono Nina e Bice, i vostri cani.

Sono tentata di prenderne un terzo, un maschietto. Le due femmine adorano Enrico e questa cosa la trovo inaccettabile. Vorrei un amore esclusivo.

E se anche lui scegliesse Mentana?

Il rischio c’è, ma sono disposta a correrlo.

L’anno scorso al Messaggero hai detto che i figli non ti mancano. Sei sempre della stessa idea?

Non mi mancano perché non so com’è averne. Sicuramente sarebbe stato bello, però non credo che la realizzazione personale e la felicità passino necessariamente attraverso la maternità, almeno non per me.

Hai sperimentato forme diverse di genitorialità?

Penso che le donne siano predisposte all’accoglienza dell’altro. Anche la cura delle persone care può essere un’espressione della maternità. Ho amiche che sono famiglia.

Per te esistono famiglie alternative oltre i legami di sangue, quindi?

Faccio persino fatica a definirle alternative. La famiglia è dove uno fa casa. È naturale per me considerare alcuni amici come parenti. E tutto quello che è naturale non è alternativo.

Prendi il treno?

Tantissimo e lo amo. Il libro Mala. Roma criminale l’ho scritto

anche in viaggio. Sul treno lavoro benissimo, con una concentrazione incredibile. Intanto, non c’è il frigo: quando sono a casa sto sempre lì ad aprirlo per noia, mangio per darmi delle interruzioni. Che poi, in verità, nei periodi in cui scrivo nel mio frigo c’è giusto la luce.

Non fai la spesa?

Quando lavoro mi annullo, e questo mi dispiace perché tolgo tempo alle persone che amo. Dovrei vedere di più mio padre, per esempio.

Adesso che progetti hai?

Sto scrivendo il soggetto del film tratto dal mio libro insieme a Leonardo Fasoli, che è lo sceneggiatore della serie Gomorra. Sono molto contenta: imparo un nuovo mestiere.

L’intervista è finita. Mi dici qual è la prima cosa che hai pensato quando ti è stata proposta la cover della Freccia?

Sarà divertente fare compagnia ai viaggiatori, sia a quelli che sfoglieranno la rivista, sia a quelli che finiranno per sedersi sulla cover con la mia faccia.

frafagni

INTUTTI

DALLO STORICO MUSEO DI PIETRARSA AL MONDO DEI TRENI IN MINIATURA DI SCHIO, PASSANDO PER IL PLASTICO DI HZERO A FIRENZE, UN VIAGGIO NEL MONDO FERROVIARIO TRA CARROZZE

REALI E LOCOMOTIVE CENTENARIE

di Irene Marrapodi - ir.marrapodi@fsitaliane.it

CARROZZA

La carrozza reale conservata nel Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa (Napoli)

CARROZZA E

siste una città alle pendici del Vesuvio, a pochi minuti dalla stazione di Napoli Centrale, che ha una storia curiosa. Si chiamava in origine Leucopetra, in greco “pietra bianca”, dal mito di una ninfa che si era trasformata in roccia per sfuggire a due pretendenti irruenti. Nel 1631 il vulcano eruttò bruciando tutto ciò che cresceva

sotto di lui. Così la candida pietra perse il suo colore caratteristico e il luogo fu rinominato Pietrarsa.

Sulla colata lavica solidificata nella piccola frazione di Portici, 35 anni fa è nato il Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa, punto di riferimento per gli appassionati di treni, ma anche per chi vuole conoscere la storia d’Italia o fare felici bambini e bambine tra plastici e locomotive. Situato proprio sul primo tratto di ferrovia costruito nella Penisola, e raggiungibile anche con una breve e suggestiva corsa in treno storico, il museo offre una sorta di viaggio nel tempo. Entrando si viene catapultati nel 1839 – anno di inaugurazione della prima linea ferroviaria italiana – e si ripercorrono le varie fasi dello sviluppo del Paese. Si può ammirare la sala da pranzo del treno riservato alla famiglia reale o

immaginarsi in viaggio nelle affollate carrozze Centoporte. Ci si perde tra i dettagli del plastico di 40 m2 raffigurante le stazioni di Firenze Santa Maria Novella e Bologna Centrale e con la realtà aumentata si compie un viaggio virtuale nella Bayard, prima locomotiva d’Italia. L’esperienza della visita è arricchita fino al 6 gennaio da un mercatino in cui acquistare addobbi e doni per amici e familiari, ma anche da rappresentazioni teatrali, concerti e spettacoli di cabaret. Per la felicità dei più piccoli, sono previste visite alla casa di Babbo Natale e la presentazione delle locomotive che hanno trainato il mitico Polar Express.

Ma il museo di Pietrarsa non è l’unica attrazione a tema ferroviario in Italia. Da nord a sud, sono molti gli spazi in cui vengono esposte locomotive e oggetti storici. IN PIEMONTE E VENETO, TRA TRENI A VAPORE E IN MINIATURA

Savigliano, paese in provincia di Cuneo, ospita a circa un chilometro e mezzo dalla stazione il Museo ferroviario pie -

Il plastico ferroviario di HZero, a Firenze

montese. Aperto tutti i fine settimana, sorge su un antico stabilimento per la manutenzione dei convogli e accoglie mezzi restaurati e cimeli, strumenti da lavoro del passato, progetti e documenti. Le corse sul trenino a vapore e sulla draisina ferroviaria accendono le settimane di festa dei bambini in visita al museo e a queste si associano i laboratori a tema natalizio.

Tagliando l’Italia settentrionale verso est e passando per le colline venete, un’altra piccola attrazione si rivela capace di far sognare adulti e bambini. È il Mondo dei treni in miniatura di Schio, in provincia di Vicenza, che sotto le Feste è visitabile il 26 dicembre e il 6 gennaio, per trascorrere giornate di divertimento tra gli oltre mille modellini esposti e i dettagliati ambienti del plastico di 100 m2 attivo dal 1990. UN GRANDE PLASTICO E LOCOMOTIVE STORICHE TRA TOSCANA E ABRUZZO

A Firenze anche Babbo Natale entra a far parte del grande plastico di HZero, il museo del treno in miniatura a cinque minuti dalla stazione di Santa Maria Novella, dove una set-

© Nicola
Neri

L’interno della stazione di Zollino, come appariva nel

tantina di piccoli treni sfrecciano contemporaneamente tra i paesaggi europei. Se si osserva con attenzione, infatti, è possibile scorgere una serie di persone intente nelle loro attività, tra chi va in bicicletta, chi si sposa e chi fa visita a Santa Klaus seduto sotto un albero di Natale. Poco lontano dal capoluogo, nella cittadina di Signa, il Museo di oggettistica ferroviaria Galileo Nesti – intitolato all’ultimo capostazione dello scalo locale – mette in mostra documenti d’epoca, foto, antiche uniformi, timbri e casellari. Mentre in Abruzzo il Museo del treno confinante con la stazione di Montesilvano, in provincia di Pescara, visitabile gratuitamente ogni domenica e aperto su richiesta negli altri giorni, consente di viaggiare con la fantasia, facendosi strada tra reperti e video storici. Tra le locomotive esposte c’è la prima restaurata dagli appassionati del

PIETRARSA

posto, chiamata affettuosamente “la nonna del museo”, che quest’anno compie cento anni.

LA STORIA DELLE FERROVIE IN PUGLIA E SICILIA

Locomotive e carrozze sono protagoniste anche del Museo ferroviario della Puglia, a pochi passi dalla stazione di Lecce. Qui plastici e diorami incantano con i loro minuscoli scorci di vita, mentre i pannelli didascalici, i cimeli, le attività interattive e una piccola biblioteca tematica consentono una full immersion nella storia ferroviaria italiana. E come ultima tappa, se ci si trova alla stazione di Porto Empedocle Centrale, in provincia di Agrigento, è bene arrivare qualche minuto prima per dedicare un po’ di tempo alla raccolta di cimeli esposta all’interno dello scalo. Un tuffo nel passato prima di riprendere la corsa verso il 2025.

SI FA IN QUATTRO

È uscito il volume Pietr’Arsa, da officina a museo ferroviario, che ripercorre la storia di questo spazio da quando era un opificio borbonico a oggi. Il libro della Fondazione FS Italiane, a cura di Stefano Maggi con prefazione di Paolo Rumiz e introduzione di Luigi Cantamessa, è uno spaccato del Paese attraverso il racconto di un luogo centrale, geograficamente e storicamente, che a pochi passi dal Golfo di Napoli ha visto avvicendarsi operai intenti ad assemblare mezzi di trasporto, ha assistito ai primi scioperi e alle repressioni, a rievocazioni storiche, festeggiamenti e inaugurazioni. Il volume è disponibile in quattro varianti: un’edizione da collezione a tiratura limitata, un volume di lusso e un audiolibro pubblicati da Duegi Editrice, una versione per le librerie edita da Rubbettino. shop.fondazionefs.it

Ascolta una traccia dell’audiolibro
1963, ricostruito nel Museo ferroviario della Puglia, a Lecce

TERRE DI TERRE DI CONFINE CONFINE

QUATTRO GIORNI DI CAMMINO NEL CARSO TRIESTINO, CON TAPPE TRA ITALIA E SLOVENIA, PER AMMIRARE SCULTURE DI ROCCIA A STRAPIOMBO SUL MARE E PAESAGGI LEVIGATI DAL TEMPO

di Valentina Lo Surdo valentina.losurdo.3 ValuLoSurdo ilmondodiabha ilmondodiabha.it

Non tutti sanno che la parola carsismo affonda le sue radici geografiche in un territorio preciso: un altopiano che si estende tra Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Croazia, dove acqua e roccia sono uniti da un’antica simbiosi geologica.

È nel Carso, infatti, che da millenni l’acqua modella il calcare, scavando grotte segrete e profonde doline solcate dalla presenza invisibile di fiumi sotterranei. Un lavoro inesorabile che ha dato vita al fenomeno del carsismo, un racconto di paesaggi scolpiti dal tempo lento dell’acqua e di una terra che nasconde mondi misteriosi da

ammirare in silenzio.

Basti pensare che da queste parti si nascondono la Grotta gigante di Sgonico, in provincia di Trieste, inserita nel Guinness World Records come grotta turistica a sala unica più grande al mondo, e il Parco delle grotte di Skocjan, giusto aldilà del confine sloveno, Patrimonio mondiale dell’Unesco.

La stagione fredda è un periodo straordinario per attraversare il Carso: i colori rossi dello scotano, comunemente noto come albero della nebbia, raggiungono il loro splendore da ottobre a dicembre, tingendosi di tonalità vivaci, dal rosso scarlatto al porpora, fino all’arancio acceso, accendendo di tonalità vivaci lo spettacolo di acqua e roccia.

Questo territorio si può scoprire con un percorso a piedi tra i più spettacolari d’Italia, che va da Duino a Muggia, nel Golfo di Trieste, e si inserisce nel vasto itinerario dell’Alpe Adria Trail: 750 km tra Austria, Slovenia e Italia, dalle Alpi al mare Adriatico.

Castello di Duino (Trieste)

Il tratto nel Carso rappresenta il gran finale dell’intero tracciato: in quattro giornate di cammino, per un totale poco superiore ai 90 km, si abbracciano paesaggi di pura bellezza, sconfinando senza soluzione di continuità da una parte all’altra di Italia e Slovenia. D’altronde, questa è una regione storica che non conosce confini, dove la roccia è protagonista delle sculture a strapiombo lungo la costa adriatica o allungata in orridi mozzafiato nel verde dei boschi.

Il percorso sul Carso triestino prende le mosse da Duino, famoso per il suo castello affacciato sul mare. Seguendo il celebre Sentiero Rilke, per un incantevole tratto di due km lungo la Riserva naturale regionale delle Falesie, il percorso si addentra nel cuore di questo territorio, alternando tratti boscosi ai panorami sul Golfo.

Dopo 25 km, si raggiunge la meta della prima tappa: il borgo di Prosecco, noto per aver dato il nome a uno dei vini più famosi al mondo. Oltre alle vigne pregiate, la zona di distingue anche per la bontà degli ulivi giuliani: l’olio della cultivar Bianchera proveniente proprio dal Carso

triestino rappresenta un’eccellenza assoluta nei Presidi Slow Food, da degustare con piatti tipici come la jota, zuppa tradizionale, o le sarde in saor, il prosciutto cotto in crosta con senape e kren (radice di rafano) o il goulasch. Il giorno successivo si vive l’emozione di raggiungere la Slovenia a piedi per approdare, con 22 km nelle gambe, in una cittadina popolata dalla presenza di bianchi quadrupedi, ancor più numerosi degli umani: Lipica. È da qui, infatti, che provengono i regali cavalli lipizzani, diffusi in tutti i Paesi dell’impero austro-ungarico e oggi noti per la loro eleganza senza tempo.

Rientrando in Italia e percorrendo 20 km si para di fronte al viaggiatore la visione carsica più memorabile. Attraversando la Riserva naturale della Val Rosandra, si dipana a poco a poco davanti agli occhi un paesaggio di incomparabile ricchezza geologica, fatto di grotte e pareti verticali punteggiate da cascate. La tappa termina nel borgo di Bagnoli della Rosandra, vivace località capace di attrarre numerosi escursionisti di giornata che accorrono qui per contemplare la stupefacente area.

Grotta gigante di Sgonico (Trieste)
© Rusticelli Fabio/AdobeStock

Nell’ultimo giorno di cammino si attraversa nuovamente il confine sloveno, puntando infine verso l’Italia in direzione Muggia, dove si giunge dopo circa 25 km. A una manciata di chilometri da Trieste, è la cittadina più a sud del Friuli Venezia Giulia e più a nord della penisola istriana. Un borgo coloratissimo dove si respira una frizzante atmosfera di confine, con influenze italiane e slovene che si fondono in un’architettura d’ispirazione veneziana, donando scorci da

cartolina su un pittoresco centro storico a pelo d’acqua. Non bisogna infine dimenticare che presto sarà tempo di festeggiare questo territorio come simbolo di unione, al di là dei confini politici. In vista di Nova Gorica-Gorizia Capitale europea della cultura 2025, il Carso ospiterà un programma ricco di eventi che celebrano la cultura e la natura della regione transfrontaliera italo-slovena. go2025.eu

Il sentiero Rilke nella Riserva naturale regionale delle Falesie (Trieste)
Panorama della Val Rosandra (Trieste)
© Mauro
Carli/AdobeStock

GENOVA (QUASI)

CON L’ATTORE E REGISTA MARCELLO CESENA PER LE STRADE DEL CAPOLUOGO LIGURE, META TOP DEL 2025 SECONDO LONELY PLANET. TRA CARRUGGI POCO BATTUTI, SPAZI INNOVATIVI E BOTTEGHE DI UNA VOLTA di Gaspare Baglio gasparebaglio

Vista panoramica di Genova

SEGRETA

Genova è una città strana: prima di accoglierti, ti vuole conoscere. È un po’ ostica, ma ha fascino proprio per questo: noi liguri amiamo molto la diffidenza selettiva. A questo si aggiungono un mare meraviglioso e un centro storico incredibilmente bello. E poi si vede tutta in un colpo d’occhio perché è una striscia». Descrive così la città dove è nato Marcello Cesena, attore e regista che ha da poco terminato le fatiche del GialappaShow, dove ha portato nuovamente il personaggio di Jean-Claude nella serie Sensualità a corte. È lui la guida d’eccezione per scoprire il capoluogo ligure, selezionato da Lonely Planet come unica meta italiana tra le Best in Travel 2025, le trenta destinazioni da non perdere il prossimo anno. «La città possiede una parte turistica, con il quartiere San Lorenzo e piazza San Matteo, e una più complicata da raggiungere, la zona di via della Maddalena, chiusa in un groviglio di carruggi. Personalmente amo da morire questi spazi ingarbugliati dove nessuno osa avventurarsi. Come via di Prè, dove c’era un famoso mercatino dell’usato. In passato

era celebre per il contrabbando: il mio primo stereo lo presi proprio lì. È un posto quasi segreto, dove solo noi liguri ci muoviamo con scioltezza».

Nella parte più caratteristica, merita un cenno la cattedrale di San Lorenzo. «Incredibile fin dalla facciata – un misto di stili e materiali – con due leoni che tutti i cittadini hanno toccato almeno una volta nella vita. E particolarmente suggestiva all’interno. D’estate si può mangiare qualcosa all’osteria Le Colonne, con i tavoli esterni posizionati proprio vicino alla chiesa».

E poi ci sono le zone dello struscio, come piazza De Ferrari e via XX Settembre, «con i suoi portici e i pavimenti in graniglia a perdita d’occhio, a testimoniare l’importanza della città nei primi del ‘900». A circa dieci minuti a piedi si incontra il Teatro Nazionale, che per Cesena ha sempre mantenuto un’ottima programmazione: «Quando sono in città non mi perdo mai gli spettacoli più importanti. Ma voglio segnalare anche il Teatro della tosse, con una storia lunghissima, e il Gustavo Modena, un teatro all'italiana, unico palco ottocentesco

della città, nel popoloso e decentrato quartiere di Sampierdarena. Entrambi offrono spettacoli alternativi. Ovviamente merita pure il Carlo Felice, una delle più belle strutture per le rappresentazioni liriche».

Dal punto di vista culturale, una tappa obbligata è «la cinquecentesca via Garibaldi, ricca di spazi espositivi, tra grandi palazzi nobiliari e negozi di antiquariato». Ma si respira arte anche al Porto Antico, zona riprogettata dall’archistar genovese Renzo Piano nel 1992, in occasione delle celebrazioni per i 500 anni dalla scoperta dell’America.

«Quello che era un luogo inaccessibile oggi è una zona turistica frequentatissima dai cittadini dove poter passeggiare, prendere un aperitivo o vedere un film», racconta l’attore che, in quest’area, consiglia di vedere la scenografica Biosfera – una struttura di vetro e acciaio, immersa nell’acqua, in cui vengono raccolte piante esotiche – e il famoso Bigo, il cui nome si riferisce all’antica gru utilizzata per il carico e lo scarico delle merci dalle navi e comprende anche un ascensore panoramico da cui godere una splendida vista sulla città. Ma non si può visitare Genova senza considerare i piaceri del palato: «Qui ci sono ancora le botteghe di una volta, pasticcerie come Panarello, famosa per il gustoso Pandolce basso, e Romanengo, celebre per i piccoli dolci di zucchero. Sono rimaste identiche a come le ho conosciute da bambino, nell’arredamento e nel modo di porsi al cliente». Cesena consiglia anche i pansoti, pasta ripiena di verdure condita con sugo di noci e, ovviamente, le trofie al pesto. «Questa salsa, nella sua versione autentica, si fa solo a Genova con il basilico dop di Pra’: regala un gusto che non ho mai sentito in nessun altro luogo d’Italia».

Impensabile dimenticare la celeberrima focaccia al formaggio di Recco. Per l’artista va assaggiata alla pizzeria ristorante Del ponte, proprio nel comune del Genovese dove è nata. Ma chi capita nel capoluogo durante le Feste, cosa deve obbligatoriamente provare? «Un must è la cima, un piatto natalizio. Una sorta di insaccato fatto con gli avanzi, ma per mangiarlo come si deve bisogna essere invitati a casa di qualche famiglia del luogo». Forse un po’ pesante, ma un’eccezione sulle tavole dei liguri: «La nostra cucina è sanissima, poco condita e dietetica. Chi vuol fare una tappa in città, quindi, non deve preoccuparsi della linea».

marcellocesena

Viale XX Settembre e, sullo sfondo, piazza De Ferrari
MarcelloCesena

LA VIA DELL’ORO NERO

A MODENA E DINTORNI PER SCOPRIRE I SEGRETI DELL’ACETO BALSAMICO. TRA TRADIZIONI FAMILIARI, FESTE DEDICATE E UN TOUR NEI LUOGHI DI PRODUZIONE

di Floriana Schiano Moriello - floriana.fsm@gmail.com floriana.schianomoriello florianaschianom FlorianaSchiano

Colore bruno lucente, consistenza densa e profumo penetrante, armonicamente tendente all’acidità. Voluttuoso al palato, lascia in bocca un inimitabile sapore dolce e agro. È l’aceto balsamico tradizionale di Modena, il pregiato nettare che ha reso famosa la sua città in tutto il mondo. La storia di questo prodotto, a cui sono stati attribuiti svariati poteri digestivi, medicamentosi e afrodisiaci, si perde nei secoli ma è nel 1747 che per la prima volta, nei registri ufficiali della corte estense, l’aceto si arricchisce del termine balsamico. Furono proprio i duchi d’Este, peraltro, a far conoscere tale delizia a molti sovrani del tempo, tra cui la zarina di Russia Caterina la Grande. Il mosto cotto di uve autoctone, come il Trebbiano, il Lambrusco, la Spergola o il Berzamino, è l’unico ingrediente che serve per realizzare il balsamico tradizionale, assieme al tempo e alla devozione. A conferire al liquido il giusto aroma contribuiscono anche le botticelle, costruite con il legno degli alberi prevalentemente diffusi in zona come il ginepro, il ciliegio e il gelso mora. La cottura del mosto

Palazzo comunale di Modena
© Paolo

rappresenta il momento clou della produzione annuale e diventa anche un’occasione di festa come nel caso di Màst Cot, il grande evento d’autunno nel borgo di Spilamberto, dove il liquido viene fatto bollire a cielo aperto, dagli 80 gradi in poi, in numerosi paioli chiamati fugon supervisionati dai maestri della Consorteria dell’aceto balsamico tradizionale di Modena. Così, il riconoscibile e persistente profumo del «dolce succo», come lo definiva Virgilio, pervade amabilmente la cittadina della provincia modenese. A fine cottura il mosto lentamente raffreddato va inserito nella botte madre, dove fermenta e acetifica. Da qui, annualmente viene prelevato per rabboccare la batteria composta solitamente da cinque botticelle, a volume decrescente, destinate alla maturazione del nettare nero. La ripetizione di questo processo consente di avere il primo prodotto finito allo scadere dei 12 anni, quando è possibile spillarne una piccola quantità. Replicando l’operazione, allo scoccare dei 25 si potrà avere il balsamico tradizionale extravecchio.

Per essere ritenuto Dop, il prezioso liquido deve essere conferito al Consorzio tutela aceto balsamico tradizionale di Modena. Solo una volta approvato dalla commissione di esperti assaggiatori potrà essere confezionato nella panciuta bottiglietta da 100 ml, simbolo della tradizione del territorio, prevista da disciplinare e progettata nel 1987 dal designer Giorgetto Giugiaro.

Questa specialità rappresenta un vero patrimonio culturale

del territorio modenese e la sua produzione è frutto di una tradizione familiare, tanto segreta quanto preziosa, che si tramanda fra le generazioni. Era radicata la consuetudine di attivare una nuova batteria di botti alla nascita di un figlio o un nipote e donarla in dote alle figlie femmine in procinto di uscire dalla famiglia per formarne un’altra. E, ancora oggi, sono innumerevoli i sottotetti riservati alla produzione dell’oro nero. È questo, infatti, il luogo migliore per sistemare le botticelle, perché le forti escursioni termiche nel corso delle stagioni favoriscono con il caldo il processo di concentrazione e con il freddo quello della decantazione e quindi la limpidezza del balsamico.

La porta di accesso alla storia e alla lavorazione del prodotto è costituita dal Museo di Villa Fabriani, in pieno centro a Spilamberto, dove tra attrezzature e reperti di differenti epoche spicca una bottiglia di aceto balsamico brusco del 1785. Dalle sale museali si può raggiungere il solaio per scoprire l’acetaia in cui sono ospitate sette botti madri, 26 batterie con 162 vaselli atti alla produzione del balsamico, tra cui una della famiglia dello chef Massimo Bottura e una dell’associazione Slow Food. Il tutto supervisionato dagli esperti maestri della Consorteria – fondata nel 1966 – che si occupano, tra l’altro, di formare nuove leve. Il museo di Spilamberto è un esempio di acetaia sociale ed è d’obbligo completare il percorso di visita con una degustazione guidata per carpire con il naso e il palato sfumature di storia e sapori.

Acetaia della Consorteria dell’aceto balsamico tradizionale di Modena a Spilamberto

Su tutto il territorio, oltre a quelle familiari e aziendali, sono particolarmente diffuse le acetaie comunali, che di anno in anno vengono certificate dal Consorzio di tutela collaborando a preservare un tesoro cittadino. Aceto in comune è il progetto che, con la guida degli esperti assaggiatori della Consorteria, favorisce lo sviluppo di questi spazi spesso situati nelle soffitte di edifici storici. Come a Modena, dove l’acetaia comunale si trova nel sottotetto del Palazzo comunale in piazza Grande, luogo in cui si concentrano meraviglie architettoniche come la cattedrale, Patrimonio dell’umanità dal 1997. Nell’edificio sono ospitate tre batterie: due intitolate a Secchia e Panaro, i fiumi locali, e una alla Torre Ghirlandina, simbolo della città. Ma Modena ha anche un’altra acetaia, ospitata nella Torre del prato, all’interno del Palazzo Ducale, un tempo residenza della corte estense e attualmente sede dell’Accademia militare d’Italia. È denominata 151 scalini perché tanti sono quelli da salire per giungere al solaio della Torre del prato. Nella Bassa modenese, invece, l’acetaia di Carpi dimora nel sottotetto del settecentesco Palazzo Scacchetti, affacciato sulla rinascimentale piazza Martiri. Affascinante anche il percorso per raggiungere quella di Vignola situata a Villa Tosi-Bellucci, sede del municipio, e precisamente nei locali dell’altana dell’orologio, a cui si accede attraverso una caratteristica scala alla marinara a gradini sfalsati. Qui si concede spazio anche a un aceto prodotto con le mele locali attraverso una procedura simile a quella del più noto balsamico. Una tappa imperdibile per chi vuole scoprire un mondo di storie, tradizioni e sapori.

Una bottiglia di aceto balsamico brusco del 1785 conservata nel Museo di Villa Fabriani
Una batteria di botticelle nel Museo di Villa Fabriani a Spilamberto (Modena)

IL PAESE DEI MILLE PAESI

ORVIETO IN FESTA

DAL PRESEPE NEL POZZO AL GIARDINO DELLA GENTILEZZA, SULLE NOTE DEI CONCERTI DI UMBRIA JAZZ WINTER. IL MEGLIO DELLA CITTÀ DA SCOPRIRE NEL PERIODO NATALIZIO

di Osvaldo Bevilacqua [Direttore editoriale Vdgmagazine.it e ambasciatore dei Borghi più belli d’Italia]

Visitare Orvieto, in provincia di Terni, è un viaggio nel tempo carico di emozioni tra le diverse anime della città, da quella etrusca a quella medievale. Il periodo migliore per approfondire la conoscenza del borgo umbro è quello delle festività natalizie, ricco di eventi e iniziative. Merita una visita il quartiere medievale, dove si trova il complesso del Pozzo della cava, di origine etrusca, che lo scorso anno è stato incluso nella Rete mondiale dei Musei dell’acqua dell’Unesco. Qui, dal 23 dicembre al 12 gennaio, il direttore Marco Sciarra realizza per il 35esimo anno il Presepe nel pozzo, che propone una versione insolita della Natività con personaggi semoventi a grandezza naturale. Per questa edizione è stato scelto un narratore d’eccezione: Lucifero, il più luminoso degli angeli di Dio che osò ribellarsi al suo creatore e, cacciato dal Paradiso, giurò eterna vendetta tentando e lusingando tutti i seguaci dell’onnipotente.

Per gli appassionati di musica, poi, c’è l’intenso programma di Umbria Jazz Winter che propone più di 90 eventi con 25 band e 150 artisti tra cui il trombettista Paolo Fresu, in scena con il Devil Quartet, il trio di Joel Ross, l’ultima star del vibrafono, la cantante di origini americane e camerunensi Ekep Nkwelle e la marching band Funk Off. Imperdibile, nella notte di Capodanno, il concerto del Benedict Gospel Choir al Teatro Mancinelli.

Non mancano le iniziative dedicate ai più piccoli con Umbria Jazz Winter For Kids, al Teatro del Carmine tutte le mattine dal 28 al 31 dicembre. Il 30, l’evento musicale itinerante La tromba di Louis, a cura della Scuola comunale di musica Adriano Casasole, percorrerà le vie del centro. Per Gabriele Anselmi, presidente della Scuola che partecipa attivamente ogni anno al festival, «la musica è nel dna di Orvieto, città che ha dato i natali a Luigi Mancinelli, direttore d’orchestra e compositore che si è esibito nei più grandi teatri del mondo e ha avuto la possibilità di conoscere le principali figure storiche di inizio ‘900».

Per chi viene in città è d’obbligo anche una tappa al Giardino della gentilezza, in piazza Angelo da Orvieto, realizzato insieme alle persone detenute nella Casa di reclusione cittadina. Qui sono presenti cinque panchine di diverso colore, ognuna delle quali rappresenta una virtù specifica tra gentilezza, perdono, gratitudine, ottimismo e felicità. «Si tratta di strutture interattive», spiega Alda Coppola, responsabile dell’assessorato alla Gentilezza istituito qui nel 2022, «sulle quali è stato posto un QR code che, inquadrato con lo smartphone, rimanda a una serie di pratiche abbinate a questi valori».

Il presepe nel Pozzo della cava

Orvieto Underground, invece, consente di scoprire i sotterranei realizzati dagli antichi abitanti in quasi tre millenni di scavi e comprende oltre 1.200 grotte, cunicoli, pozzi e cisterne. Lascia a bocca aperta il Labirinto di Adriano, scoperto casualmente negli anni ’80 dai coniugi Rita e Adriano, mentre rinnovavano i locali e la pavimentazione della loro pasticceria. Dopo quasi 20 anni di lavori, sono stati ripor-

© Marco
Sciarra
Duomo di Orvieto (Terni)

tati alla luce circa 400 metri quadrati di cunicoli e cisterne etrusche utilizzate per la raccolta dell’acqua piovana, silos impiegati per la conservazione del grano del V sec a.C. e pozzi risalenti alle epoche medievale e rinascimentale. Chi vuole assaggiare le specialità della zona non rimarrà deluso. Tra i piatti tradizionali le lumachelle, rustici preparati con pancetta e formaggio, il baccalà all’orvietana con pomodori, uva sultanina e aromi, la gallina ‘mbriaca marinata nel vino rosso, il baffo all’orvietana, cioè la guancia del maiale cotta con salvia e aceto, le frittelle di San Giuseppe preparate con riso, liquore e spezie. Tipico del territorio, poi, è il fagiolo secondo del Piano di Orvieto, Presidio Slow Food, così chiamato perché veniva seminato nello stesso campo dove era stato mietuto il grano e aveva uno sviluppo particolarmente rapido. Si trova declinato in diverse ricette, tra cui i famosi fagioli all’uccelletto con pelati e salvia. Tra i prodotti più curiosi della città c’è anche lo Svinnere, a base di vino rosso e visciole, cioè le ciliegie selvatiche, realizzato secondo un'antica ricetta di origine medievale. Per un viaggio da leccarsi i baffi.

LA LUMACHELLA DI ORVIETO

di Sandra Jacopucci

Era la merenda dei contadini durante il lavoro dei campi e ancora oggi, dopo secoli, la lumachella orvietana rappresenta un momento di pausa dalle attività quotidiane, da gustare a ogni ora del giorno. L’impasto dal sapore antico è realizzato con acqua tiepida, farina di grano tenero e poco lievito di birra a cui si aggiungono strutto o olio extravergine di oliva, pancetta o guanciale e pecorino grattugiato, sale e pepe nero. Si lascia lievitare il tutto per circa 40 minuti e poi, con le mani, si formano dei lombrichelli avvolti su loro stessi per creare la classica forma a chiocciola. Dopo una seconda breve lievitazione, cuocere le lumachelle in forno, a 200 gradi, fino a ottenere una leggera doratura. Ottime da sole o come accompagnamento di antipasti e altre pietanze.

Un evento di Umbria Jazz Winter
Una panchina nel Giardino della gentilezza
© Live
Orvieto
© Ansa/Gianluigi Basilietti
© Ansa/Basilietti

BUON VIAGGIO BRAVA GENTE

di Padre Enzo Fortunato

padre.enzo.fortunato padrenzo padreenzofortunato

[Direttore della comunicazione della basilica di San Pietro]

LA SOGLIA DELLASPERANZA

CON L’APERTURA DELLA PORTA SANTA IN VATICANO, SI INAUGURA

IL 27ESIMO GIUBILEO. UNA RICORRENZA DALL’ALTO VALORE SIMBOLICO CHE AFFONDA LE RADICI NELLA LEGGE DI MOSÈ

C’è un passo della Divina Commedia, nel canto XVIII dell’Inferno, in cui Dante paragona il movimento in direzioni opposte delle due schiere di peccatori nella prima bolgia – ruf-

fiani e seduttori – a quello dei pellegrini che, durante il Giubileo, si incrociavano sul ponte Sant’Angelo. Alcuni si dirigevano verso San Pietro, altri, di ritorno, andavano verso il Monte Giordano. «Come i Roman per l’esercito molto, l’anno del giubileo, su per lo ponte hanno a passar la gente modo colto, che da l’un lato tutti hanno la fronte verso ‘l castello e vanno a Santo Pietro, da l’altra sponda vanno verso ‘l monte [...]», si legge nell’opera. L’immagine ha il sapore di un ricordo personale, ma Dante potrebbe averla presa in prestito dai racconti di altri pellegrini o dagli abitanti della città durante la sua visita a Roma nel 1301. Il primo Giubileo, nella tradizione cattolica, fu indetto proprio l’anno prima da Papa Bonifacio VIII che, su richiesta del popolo romano, concesse un’indulgenza giubilare, un invito al perdono e alla riconciliazione. Da allora l’Anno santo rappresenta un momento di grande devozione, in cui i fedeli affrontano pellegrinaggi e invocano preghiere per ottenere il perdono di tutti i peccati.

Ma in realtà il Giubileo ha radici ancora più profonde, che affondano nella legge di Mosè: ogni 50 anni, in segno di liberazione, le terre confiscate venivano restituite e le persone schiave per debiti erano liberate, proclamando una giustizia sociale ante litteram. La parola stessa, dall’ebraico yobel , indica il corno d’ariete il cui suono annunciava l’inizio di alcune feste sacre.

Nel corso della storia ogni Giubileo, pur mantenendo inalterata la struttura simbolica e i rituali, ha rispecchiato i valori e le esigenze del tempo. Così, per esempio, quello del 1950 indetto da Pio XII pochi anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale aveva tra le finalità un’azione di pace e tutela dei luoghi santi, mentre quello del 2000, con Giovanni Paolo II, puntava sulla necessità di creare una nuova cultura di solidarietà con l’obiettivo di raggiungere un modello di economia al servizio di ogni persona. Nel 2015, Papa Francesco promulgò uno straordinario Giubileo della misericordia per richiamare il mondo all’importanza del perdono, riconfermando il valore cristiano dell’amore senza riserve. Seguendo questa tendenza, l’Anno santo del 2025 è dedicato alla speranza, tema particolarmente attuale. Papa Francesco, con la Bolla di indizione Spes non confundit (La speranza non delude), diffusa lo scorso maggio, ha richiamato alla necessità di un’esperienza della speranza che sia concreta e fondata su gesti tangibili. In un mondo segnato da crisi e violenze, il pontefice invita a costruire la fiducia sostenendo la giustizia sociale, difendendo i diritti dei carcerati e promuovendo la cancellazione del debito per i Paesi poveri.

Durante il Giubileo del 2025, il 27° ordinario nella storia della Chiesa, la basilica di San Pietro sarà il centro del pellegrinaggio, con i fedeli che attraverseranno la Porta

Papa Francesco apre la Porta santa di San Giovanni in Laterano, il 13 dicembre 2015, in occasione del Giubileo della misericordia

santa come simbolo del passaggio verso la salvezza. In Vaticano il varco si apre il 24 dicembre di quest’anno, inaugurando ufficialmente il Giubileo ordinario ma le celebrazioni coinvolgono anche le altre tre basiliche papali romane. Il 29 tocca alla Porta santa di San Giovanni in Laterano, che il 9 novembre ha celebrato i 1.700 anni. A seguire, il 1° gennaio 2025 è il turno di quella di Santa Maria Maggiore, mentre domenica 5 gennaio si procede con la Porta santa della Basilica di San Paolo fuori le Mura.

Eccezionalmente, poi, il 26 dicembre 2024 il pontefice apre anche la Porta santa nel carcere di Rebibbia, segnando un momento storico nella storia dei Giubilei ordinari. A conferma del fatto che quello del 2025 non è solo un evento spirituale, ma un richiamo alla pace e alla riconciliazione: «Perdonare non cambia il passato», afferma Papa Francesco, «ma consente di vivere il futuro in maniera diversa». iubilaeum2025.va

Papa Giovanni Paolo II chiude la Porta santa di San Pietro durante la cerimonia che segna la fine del Giubileo, il 6 gennaio 2001
Papa Francesco proclama l’Anno santo 2025 nella Basilica di San Pietro

VELOCE

VENTO ILCOME

IL 28 E 29 DICEMBRE

SI DISPUTA LA COPPA DEL

MONDO DI SCI SULLA PISTA STELVIO A BORMIO. UN TRACCIATO SU CUI DOMINIK PARIS HA VINTO SEI VOLTE IN DISCESA E UNA IN SUPER G

di Flavio Scheggi mescoupsdecoeur

In Valtellina c’è una gara che si ripete da più di 30 anni. Si tratta della discesa libera sulla pista Stelvio di Bormio, valida per la Coppa del mondo maschile di sci alpino.

Il 28 dicembre, gli uomini più veloci del pianeta sfidano sé stessi e i propri avversari lungo un percorso di 3.442 metri

dove, il giorno successivo, si disputa anche il Super G. La discesa libera, organizzata per la prima volta dalla nuova Fondazione Bormio guidata da Matteo Bonfà, parte dai 2.268 metri della zona Praimont, dove si inizia a scendere con una pendenza del 63%. Prima di tagliare la linea di arrivo alle porte di Bormio, gli atleti devono affrontare vari

Dominik Paris sulla pista Stelvio a Bormio (Sondrio)

passaggi. Come il salto della Rocca, di 30 metri, e il muro di San Pietro, dove gli sciatori percorrono sospesi in aria circa 40 metri a oltre 100 chilometri di velocità.

O il passaggio sulla Carcentina, una curva in diagonale in contropendenza che non accetta errori. Nel finale arriva la Konta, un muro all’ombra, con le sue curve secche che solo i veri campioni sanno affrontare.

Si tratta di una delle gare più tecniche ed emozionanti della Coppa del mondo. Su questa pista, poi, fra poco più di un anno si disputeranno i Giochi invernali di Milano Cortina 2026 che vedono il debutto dello sci alpinismo come nuova disciplina olimpica. Sulla Stelvio hanno trionfato grandi professionisti: l’elvetico Pirmin Zurbriggen, il francese Luc Alphand, i norvegesi Lasse Kjus e Aksel Lund Svindal, l’austriaco Hermann “Herminator” Maier, gli americani Bode Miller e Daron Rahlves. Uno sportivo su tutti, però, è riuscito negli anni a trovare un feeling speciale con la Stelvio: Dominik Paris, nato a Merano e cittadino onorario di Bormio, che su questo tracciato ha vinto sei volte in discesa e una in Super G. Un’impresa che non è riuscita a nessun altro sciatore. Come hai fatto? È una pista che mi piace molto, anche se si tratta di un percorso tosto e impegnativo. Ci sono molti punti in ombra dove non si vede bene a terra e, di solito, la neve è ghiacciata. Tutti questi aspetti ti obbligano a dare il massimo. E proprio per questo la preferisco rispetto ad altre piste.  Quale delle sette vittorie ricordi con maggior piacere? Sicuramente la prima, nel 2012. È stato anche il mio primo trionfo in una gara di Coppa del mondo. Un altro successo molto bello è stato quello del 2018: sono salito sul podio insieme a un altro italiano, Christof Innerhofer. Abbiamo ottenuto il primo e il secondo posto. Quell’anno la pista era difficilissima, molto ghiacciata, si faceva fatica anche a stare in piedi.

Ci descrivi il percorso?

La partenza avviene con un salto, poi c’è una parte molto ripida. Nel canalino ti trovi a circa 160 chilometri all’ora e subito dopo fai una curva a 90 gradi. È una pista molto tecnica e veloce, con diversi cambi tra destra e sinistra, non è facile tenere gli sci sulla pista. Al San Pietro facciamo un gran salto: percorriamo sospesi in aria circa 40 metri a 100 chilometri di velocità. Di solito, i primi completano i tre chilometri della discesa in meno di due minuti.

Cosa pensi in quei 120 secondi?

La mia mente è concentrata sui piedi. Cerco di sentire la pista e gli sci che scivolano via. Vista la

pendenza, verrebbe istintivo spostare indietro il corpo. Invece, per prendere la massima velocità, bisogna buttarsi in avanti con la testa.

Il 29 dicembre disputi qui anche il Super G. Che differenza c’è?

Anche questa è una gara con velocità importanti, in alcuni punti raggiungiamo i 120 chilometri orari. A differenza della discesa libera, si parte un po’ più in basso e si fanno più curve. Nel Super G si segue il disegno tracciato, con le porte posizionate sul percorso.

Nel 2026 la Stelvio ospiterà le discese olimpiche. Ci sarai?

Disputare le Olimpiadi in Italia, su una pista in cui mi trovo bene, è un grande obiettivo a cui penso spesso. Mi piacerebbe partecipare e fare bene. Anche se ho 35 anni e mi trovo a correre con ragazzi che hanno dieci anni meno di me. Ma cerco di lavorare con l’esperienza e questo mi consente di giocarmela anche con le nuove generazioni.

skiworldcup.bormio.eu dominikparis | bormio_tourism | bormio_fis_ski_world_cup

Panorama di Bormio

TUTTI IN PISTA

In attesa della grande sfida sulla pista Stelvio, a godere della bellezza dei tre comprensori della zona sono gli appassionati che ogni anno arrivano in Valtellina. La prima delle tre ski aree è quella di Bormio che offre 50 chilometri di piste che vanno dai 3.012 metri ai 1.225 metri. A seguire il comprensorio di Santa Caterina Valfurva, con un panorama mozzafiato sulle vallate del Parco nazionale dello Stelvio e sulle cime del gruppo Ortles-Cevedale. Infine, la ski area Cima Piazzi-San Colombano, il luogo perfetto per famiglie e bambini con 25 chilometri di piste facili e poco affollate.

Dominik Paris sul podio della Coppa del mondo di sci a Bormio (26 dicembre 2021)
© Enrico Pozzi

CIAMBella! La Vita è

Sette Maestri del Gusto, insieme, per un regalo speciale a sostegno della Fondazione La Miglior Vita Possibile

Massimiliano Alajmo, Corrado Assenza, Luigi Biasetto, Lucca Cantarin, Leonardo Di Carlo, Ezio Marinato e Luca Rasi, insieme.

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ARTE E CULTURA

OLTRE I LIMITI

IL RESPIRO, IL CORPO, LA

RELAZIONE CON L’ALTRO, LA MORTE. UNA MOSTRA A BERGAMO INDAGA I CARDINI

DELL’UNIVERSO CREATIVO DI MARINA ABRAMOVIĆ, TRA GLI

ESPONENTI PIÙ INFLUENTI

DELL’ARTE CONTEMPORANEA

di Sandra Gesualdi sandragesu

N«on voglio uniformarmi, mi piace sperimentare, superare i limiti, scoprire nuovi territori e non ho paura di fallire. Se sbaglio, torno indietro per ricominciare». Con determinazione assoluta e la necessità endemica di non tradire mai la propria libertà – di pensiero, creativa, espressiva e personale – Marina Abramović è diventata l’arte contemporanea.

Da oltre mezzo secolo, dopo gli esordi a Belgrado negli anni ‘60 con la pittura, è la più importante esponente dell’arte performativa. Il suo corpo è stato luogo di ricerca. Lo ha utilizzato come materia su cui agire e su cui tracciare, anche fisicamente, antropologie, o lo ha esperito come strumento per sondare sentimenti e relazioni. Lo ha messo alla prova oltre i limiti del dolore, della paura, dello sfinimento e dell’amore. Per dimostrare che arte e vita si sovrappongono, per superare i propri confini, per elevare la mente e trasmettere tutto ciò al pubblico, con cui crea continue interazioni.

E proprio il respiro, la relazione con l’altro, la fugacità dell’essere umano e la morte – temi centrali che hanno contraddistinto la carriera dell’artista – sono al centro di between breath and fire, il progetto espositivo in corso a Bergamo fino al 16 febbraio. Lavori recenti e storici sono presentati e proiettati su maxischermo in un rapporto di

© Marina Abramović, courtesy Lisson Gallery

influenza e scambio con lo spazio espositivo gres art 671, il nuovo polo per la cultura e l’arte contemporanea della città lombarda.

La mostra, a cura di Karol Winiarczyk, raccoglie e narra l’intero percorso di Abramović, in un itinerario che parte dalle prime performance, assurte tra le pietre miliari del genere. Come Lips of Thomas del 1975, in cui l’artista traccia con una lametta una stella a cinque punte sul suo addome per poi sdraiarsi su blocchi di ghiaccio, o Art Must Be Beautiful, The Artist Must Be Beautiful, dove si spazzola i capelli in maniera ossessiva e violenta come a denunciare il peso dei canoni di bellezza imposti dalla società.

La performance è opportunità espressiva per Abramović, strumento del qui e ora che crea osmosi e partecipazione fisica ed emotiva con lo spettatore. È un mezzo di indagine sull’esistenza e sui misteri profondi dell’essere umano: l’artista serba resiste al dolore, lo supera attraverso la pura forza di volontà, riflette sulla connessione tra sofferenza fisica e immaterialità spirituale, pratica il digiuno per purificarsi. È inserita nel percorso espositivo anche l’installazione cinematografica immersiva Seven Deaths, dedicata a Maria Callas. La soprano statunitense è considerata da Abramović

Federico Ruzza
MarinaAbramović
Una scena di Seven Deaths (2021)
© Marina Abramović, courtesy
Lisson Gallery

Una delle sale espositive del gres art 671 con la proiezione delle performance di Marina Abramović

una sorta di alter ego, un incontro giovanile che la scosse nel profondo: «Non capivo le parole – erano in italiano – e ricordo di essermi alzata in piedi, sentendo una scarica elettrica lungo tutto il corpo e un’incredibile emozione che mi attraversava. Iniziai a piangere senza riuscire a controllarmi».

Abramović incarna, passando da un secolo all’altro, la più lieve delle pulsazioni del miocardio stimolata da emozione, amore, paura o repulsione. E la rende arte per sempre. gresart671.org gres_art_671

© Paolo
Biava

A.I. Design

Intelligenza artificiale creativa

Design generativo immersivo

direzione artistica Anna Fresa

WhoamA.I.? installazione multimedialediMarioCapasso

Sedimenti mostradiMarioCoppolaacuradiLuigiNicolais

Museo Plart 48, via G. Martucci, Napoli fondazioneplart.it
Con il Patrocinio di Main

EDUCAREALLA BELLEZZA

A CATANIA L’INIZIATIVA ART4KIDS PORTA OLTRE 500 BAMBINE E BAMBINI A VISITARE I LUOGHI DELLA CREATIVITÀ

CONTEMPORANEA, TRA MURALI, CENTRI ESPOSITIVI E

OPERE CHE HANNO TRASFORMATO IL TERRITORIO

di Cesare Biasini Selvaggi - cesarebiasini@gmail.com Cesarebiasiniselvaggi

Vicino al bus elettrico di un blu intenso, c’è un nugolo vociante di bambini della quinta elementare, sorridenti e spensierati, zaino in spalla e in mano un taccuino da disegno e matite colorate. Non è l’inizio di una nuova saga fantastica ma un progetto assolutamente reale. Si chiama Art4kids, è un saettante bus dell’arte, ideato e prodotto da Fondazione Oelle Mediterraneo Antico Ets, che sulle ruote felici messe a disposizione dall’Azienda metropolitana trasporti e sosta di Catania farà viaggiare fino al maggio 2025 oltre 500 bambine e bambini lungo le coloratissime strade della creatività contemporanea della città etnea.

Direzione a senso unico: il mondo della fantasia, il regno delle possibilità, il reame della speranza. Perché l’arte, in

Il gruppo di Art4kids davanti al rilievo Il Muro della Poesia - Porta della Bellezza a Catania

un presente abitato da decine di conflitti armati, complesse transizioni digitali ed ecologiche, è una forma di speranza. «L’obiettivo è anche quello di fornire nuovi strumenti didattici per promuovere e raccontare la cultura di Catania», spiega Ornella Laneri, presidente di Fondazione Oelle, «garantendo un’esperienza diversa che, per i piccoli esploratori del contemporaneo e forse artisti del futuro, sarà motivo di divertimento e stimolo alla curiosità e alla creatività». Il primo viaggio del bus di Art4kids comprende una visita esclusiva a quattro fantastici luoghi del contemporaneo a Catania. Si parte dall’ex autorimessa Amt in via Plebiscito, dove l’attuale Azienda metropolitana trasporti ha cominciato a trasportare i primi passeggeri agli inizi del ‘900. Oggi è un museo a cielo aperto del nuovo muralismo, più comunemente detto street art. Qui artisti urbani di fama internazionale, tra cui gli italiani Fabio Petani, Salvo Ligama e Corn79, il polacco Seikon, il venezuelano Gomez e l’iraniano Rasta, hanno riqualificato, o meglio rigenerato, gli edifici non utilizzati, l’ex officina, l’ex magazzino, l’ex reparto gommisti e li hanno trasformati in opere contemporanee. Nella tappa successiva si visita un posto non meno sorprendente dell’immaginaria fabbrica di cioccolato di Willy Wonka. Il bus dell’arte si ferma infatti davanti alla Fondazione Brodbeck, nel quartiere storico di San Cristoforo, e la guida – uno studente dell’Accademia di Belle Arti di Catania – introduce la ciurma in quello che sembra un fortino dalle alte mura. È un’ex azienda di liquirizia riconvertita in centro espositivo per l’arte contemporanea

con pochi eguali per imponenza in Italia: un’area di seimila m² che si presenta come una cittadella composta da 15 capannoni che si affacciano su tre piccole corti. Qui tra mostre, residenze e la collezione del fondatore – l’imprenditore Paolo Brodbeck – sono passate, tra le altre, le installazioni di Daniel Buren, le opere degli artisti visivi Pedro Cabrita Reis e Jan Vercruysse, del maestro siciliano Piero Guccione, del protagonista dell’Arte Povera Jannis Kounellis, del performer svizzero Urs Lüthi.

La terza tappa del tour da esploratori conduce invece al cospetto del più grande rilievo di arte contemporanea al mondo: Il Muro della Poesia - Porta della Bellezza, alto 8 metri e lungo 500, che attraversa il quartiere periferico di Librino e lo taglia in due. Si tratta di una gigantesca opera relazionale voluta dal mecenate Antonio Presti. Inaugurata nel 2009, con le sue novemila forme di terracotta, ha visto in due anni la collaborazione di scultori, poeti di fama nazionale e di duemila studenti del quartiere nelle cui mani risiede il futuro della città. «Bisogna far capire ai più giovani», ha spiegato Presti, all'indomani della sua ultimazione, «che la trasformazione può avvenire solo con un atto di condivisione. I bambini, lavorando insieme agli artisti per uno stesso progetto, non solo condividono il valore della bellezza, ma affermano il potere del cambiamento in un luogo dove le aspettative e le richieste, finora, sono state disattese e disilluse».

La quarta e ultima fermata, infine, è vicina alla sede della Banca d’Italia. Il murale sulla facciata in cemento della filiale, dal titolo Banco di vita, è firmato dall’artista romana Chiara Capobianco e rappresenta con i suoi colori vivaci un segnale di ottimismo e fiducia nel futuro.

Il murale di Chiara Capobianco Banco di vita
© Faeria

LA LIBERTÀ DI SOGNARE

A ROMA E A MILANO DUE

MOSTRE IMMERSIVE PER LASCIAR CORRERE LA FANTASIA. ESPLORANDO I GIOCHI PIÙ

ICONICI CON ART OF PLAY E

GLI ANIMALI PREISTORICI CON DINOS ALIVE

di Cecilia Morrico MorriCecili morricocecili

Installazione Spectrum della mostra Art of Play a Roma

Grazie al gioco si può essere ciò che si vuole. A offrire questa libertà di scoperta contribuiscono due mostre interattive che, fino alla fine di gennaio, accompagnano grandi e piccini in altrettanti universi accomunati dalla bellezza di emozionarsi. Sono Art of Play, al Pratibus District di Roma, e Dinos Alive, realizzato da Exhibition Hub con Fever, nella Cattedrale del Certosa District di Milano.

La prima, nei locali di un ex deposito Atac della Capitale, accoglie visitatori e visitatrici in un mondo fatto di giochi grazie all’orsetto mascotte Teddy. Qui l’unica regola, anche per i più grandi, è lasciarsi trascinare dalla parte più fanciullesca di sé in tutte le attività proposte. Le 16 installazioni interattive celebrano l’intera storia del gioco a partire dagli anni ‘80. Dopo una pioggia di palloncini, tra le teche del percorso si incontrano il Furby, animaletto ispirato ai mogwai del film Gremlins, e una versione vintage del Monopoli ancora in lire. Svoltando l’angolo si viene poi catapultati dentro un caleidoscopio, simbolo di meraviglia, in cui è possibile divertirsi con illusioni ottiche, giochi di luce

© Marco
Antinori
© Marco
Antinori
La sala Live in Color di Art of Play

e colori sgargianti. L’eccitazione cresce di fronte a una casa delle bambole a grandezza reale e a una gigante sca piscina di palline blu in cui immergersi. Tra gli spazi più gettonati c’è Live in Color, dove pareti e pavimenti si trasformano in tele giganti che si colorano al passaggio dei visitatori tramite tecnologie interattive. Si entra poi in una tipica sala giochi degli anni ‘80, dove è d’obbligo una partita a Pac-Man, per arrivare nel mondo di Hello Kitty, icona pop ideata dall’azienda giapponese Sanrio, che celebra il suo 50esimo anniversario. Dall’armadio nella stanza da letto della dolce micina si accede al Ka raoke Secret Room: un salottino rosa shocking dove ci si può fermare a cantare Shake it off di Taylor Swift, Baby one more time di Britney Spears e Wannabe delle Spice Girls. La mostra termina tra girandole e bolle di sapo ne, sulle note di Mina che intona Le mille bolle blu, con una pausa finale nell’Hello Kitty Café, rigorosamente a colori pastello, dove assaggiare biscotti glassati con la faccia dell’eroina.

A Milano, invece, chi entra negli spazi di Dinos Alive deve prepararsi a inseguire esemplari di Triceratopo e Velociraptor. I cartelli con le indicazioni sono molto chiari: «Attenzione. Zona con dinosauri selvatici, non toccare». E, infatti, sono oltre 40 le riproduzioni anima troniche a grandezza naturale che fissano i visitatori emettendo acuti versi. Anche il paesaggio riproduce quello dell’era mesozoica e il percorso è accompa gnato da approfondimenti scientifici che raccontano la storia della Terra e dei dinosauri fornendo informazioni sulle più recenti scoperte paleontologiche.

La sala Play Icons di Art of Play
House Doll a grandezza reale (Art of Play)
© Marco
Antinori

Tra le attrazioni più affascinanti l’acquario virtuale che consente di osservare da vicino i grandi predatori marini come il Mosasauro e, per chi ha più di sei anni, la sala dove osservare i giganteschi animali nel loro habitat naturale grazie alla realtà virtuale. Indossando un paio di occhiali speciali ci si ritrova all’interno di una radura, in groppa a un Tricera-

IN FRECCIAROSSA A DINOS ALIVE

topo. Tutto sembra procedere tranquillo tra i vari erbivori fino a quando non si viene inseguiti da un Tyrannosaurus Rex e, nella fuga, si viene catapultati su uno Pterodattilo per vivere la fine dell’avventura in volo, tra le nuvole. artofplay.it dinosaliveexhibit.com

Chi raggiunge Milano in Frecciarossa o Frecciabianca può ottenere uno sconto del 30% sul biglietto d’ingresso alla mostra Dinos Alive, negli spazi del Certosa District. Basta inserire nel campo voucher il codice sconto FRECCIA30 prima di finalizzare l'acquisto al link dinosaliveexhibit.com.

In più si può ottenere l’Upgrade Vip, per saltare la fila e accedere alla realtà virtuale, dopo aver acquistato online un biglietto di ingresso semplice, presentando alla biglietteria della mostra il ticket Frecciarossa o Frecciabianca con destinazione Milano e una data antecedente al massimo due giorni quella della visita. Offerta valida fino al 31 gennaio. trenitalia.com

CHIOSTRO DI SANTA CHIARA

Un’ Oasi di bellezza, spiritualità e cultura immersa nel centro storico di Napoli

La costruzione del Complesso Monumentale di Santa Chiara avvenne nel 1310 per volontà del re Roberto D’Angiò e della moglie Sancia De Maiorca.

Il chiostro, abitato all’epoca da monache di clausura, venne sottoposto ad importanti opere di rifacimento sotto il badessato di suor Ippolita Carmigiano che nel 1742 grazie al talento dell’Architetto Domenico Antonio Vaccaro si rivestì di coloratissime maioliche di pregiata fattura.

Il rivestimento maiolicato che oggi il visitatore può ammirare fu interamente realizzato a mano da due masti riggiolari: i fratelli Massa.

di visita

Via Santa Chiara 49/C, Napoli www.monasterodisantachiara.it

lunedì al sabato 9:30 » 17:00 Domenica 10:00 » 14:00 Ultimo ingresso 30 minuti prima dell’orario di chiusura.

Orari

GIOIELLI DI FAMIGLIA

UN SECOLO DI ARTE ORAFA TRA SAVOIR-FAIRE ARTIGIANALE, DESIGN INNOVATIVI E TESTIMONIAL INTERNAZIONALI. LA MAISON DAMIANI COMPIE

CENTO ANNI

di Cecilia Morrico MorriCecili morricocecili

F«in da ragazzino ho avuto la fortuna di viaggiare con mio padre alla ricerca di gemme preziose. Era un modo per stare con lui e, allo stesso tempo, per avvicinarmi a questo lavoro fantastico». Ricorda così i suoi primi passi in azienda Giorgio Grassi Damiani che, insieme al fratello Guido e alla sorella Silvia, è alla guida come terza generazione dell’omonima maison di alta gioielleria che nel 2024 festeggia i suoi primi cento anni di storia.

Fondata nel 1924 dal nonno Enrico nel cuore del distretto orafo di Valenza, vicino ad Alessandria, è passata poi a suo padre Damiano, che ha promosso la ricerca nel design e nell’innovazione segnando profondamente l’evoluzione del marchio. «Papà fece davvero la differenza, è stato uno degli esperti più riconosciuti e apprezzati nel settore delle gemme», continua Giorgio. «Quando avevo 11 o 12 anni siamo andati in India per scegliere alcuni lotti di diamanti, ma forse l’esperienza che più mi ha segnato l’ho fatta a 16, in Thailandia, il centro più importante per pietre come rubini, zaffiri e smeraldi. Lì si concentrano le maggiori aziende per l’estrazione e il taglio, con le quali nel tempo si è creato un rapporto di fiducia importante: se hanno delle pietre interessanti da proporre, chiamano noi per primi».

L’attrice Jessica Chastain, testimonial Damiani
© JUANKR

Con tutti questi anni di attività, è impossibile non soffermarsi su come si sia evoluta l’arte del gioiello: «È comunque un prodotto che deve durare nel tempo. Ogni creazione è un pezzo unico da tramandare di generazione in generazione, perciò deve essere innovativa e, naturalmente, bella. Siamo un’azienda di famiglia e abbiamo la fortuna di portare avanti l’artigianalità e il savoir-faire di chi lavora con noi da generazioni. Gli utensili che usiamo per realizzare i gioielli, come le lime di ultimissime fattezze e materiali, sono all’avanguardia ma la manualità, cioè il saper lavorare l’oro o incastonare un diamante, è rimasta la stessa dal 1924». Di certo, però, il design si è modificato nel tempo. «In cento anni abbiamo avuto due grandi guerre, il mercato è cambiato e la società si è trasformata, pertanto i disegni si sono adeguati. Sempre con l’obiettivo di creare qualcosa che duri perché un gioiello porta con sé un valore affettivo ed è legato ai momenti più importanti della vita di una famiglia, dal fidanzamento al matrimonio, dalla nascita di un figlio a un anniversario», racconta l’imprenditore. Precisando, però, che oggi le donne possono comprarsi da sole ciò che vogliono e, anche se amano i gioielli importanti, cercano qualcosa da usare nel quotidiano. «Vogliono scegliere una collana o un anello che possono indossare al lavoro, per portare i figli a scuola, mentre fanno la spesa o partecipano a un cocktail serale e il design ha dovuto rispondere alla richiesta. Questo trend è cominciato circa 30 anni

fa e, infatti, proprio in quel periodo abbiamo creato la linea Belle Époque che tuttora riscuote un grandissimo successo. L’abbiamo modernizzata attraverso diversi materiali e pietre ma resta una delle più apprezzate tra quelle che raccolgono i “gioielli da indosso”, come mi piace chiamarli. Questa tendenza, comunque, sarà in voga anche nel 2025». Damiani è famosa anche per il forte legame con il cinema. Basti pensare a Sophia Loren, tra le prime a indossare i gioielli del brand, e Jessica Chastain, attrice statunitense recente testimonial della maison. «Siamo stati i primi negli anni ‘90 a utilizzare attori di fama internazionale per un marchio di lusso. Anche qui il fatto di avere un’impronta familiare ci ha aiutati, perché molte collaborazioni sono nate da rapporti diretti con personalità che poi hanno scelto di prestare la propria immagine. Prima erano clienti, poi sono diventati amici e, infine, volti delle nostre campagne. Penso a Brad Pitt, star di Hollywood, o a Isabella Rossellini, artista italiana conosciuta in tutto il mondo. Siamo stati attenti a capire in anticipo questa tendenza. Del resto, i nostri gioielli suscitano emozioni ed è facile legarli a personaggi che fanno lo stesso con il loro lavoro». damiani.com

GiorgioGrassi
Damiani
Bracciale Mimosa in oro bianco e diamanti: al centro uno smeraldo con taglio sugar loaf
Anello cocktail Margherita in oro rosa e diamanti. Al centro uno zaffiro purple su un tappeto di margherite e spot di zaffiri rosa
Collana Mimosa Eternal Blue in oro bianco e diamanti e un pendente con zaffiro Royal Blue da oltre 100 carati
Collana Belle Époque in oro bianco con croce pendente in oro bianco, diamanti e diamanti fancy in fantasia di tagli
Da sinistra, Guido e Silvia Grassi Damiani, Jessica Chastain e Giorgio Grassi Damiani

RELAZIONE

FRAGILE

SI CONCENTRA SUL DELICATO

EQUILIBRIO TRA ESSERE UMANO E NATURA IL LAVORO DEL FOTOGRAFO AMERICANO MITCH

EPSTEIN. IN MOSTRA A TORINO, FINO AL 2 MARZO, LA SUA TRILOGIA PIÙ SIGNIFICATIVA

di Flavio Scheggi mescoupsdecoeur foto

Antiche foreste con pini, cipressi e sequoie secolari. Case accanto a ciminiere fumanti che i residenti si rifiutano di abbandonare. I resti del passaggio dell’uragano Katrina a Biloxi, nello stato del Mississippi. E, ancora, il passo resistente dei nativi che, nella Riserva di Standing Rock, si oppongono alla confisca delle loro proprietà da parte del governo statunitense.

Le immagini dell’americano Mitch Epstein immergono i visitatori in una natura selvaggia e fragile, evidenziando ciò che l’uomo rischia di perdere a causa della crisi climatica.

Al pioniere nella fotografia artistica a colori degli anni ‘70, le Gallerie d’Italia a Torino, museo di Intesa Sanpaolo, dedicano fino al 2 marzo la retrospettiva Mitch Epstein. American Nature . L’esposizione riunisce per la prima volta le tre serie più significative realizzate da Epstein negli ultimi 20 anni: American Power, Property Rights e Old Growth.

Nella prima l’artista si concentra su come le nazioni e le aziende sfruttano la natura, documentando l’impatto della produzione e del consumo di energia sul paesaggio e sulla popolazione degli Stati Uniti. Dal 2003 al 2008, Epstein ha viaggiato attraverso il Paese per fotografare i siti dove vengono prodotti i combustibili fossili e l’energia nucleare, nonché le comunità che vivono accanto a essi.

Standing Rock Prayer Walk, North Dakota (2018)
di Mitch Epstein

Nella serie Property Rights, che raccoglie anche gli scatti realizzati nella riserva Sioux di Standing Rock nel 2017, l’autore si domanda a chi appartenga la terra e chi ha il diritto di sfruttarne le risorse. Le sue conversazioni e le sessioni di ritratti con gli anziani nativi lo hanno spinto a cercare altri conflitti fondiari da documentare, per dare visibilità a chi ha creato movimenti per difendere la terra dalle acquisizioni da parte del governo e delle imprese.

Le ultime opere dell’artista, contenute in Old Growth, celebrano le antiche foreste sopravvissute in regioni remote degli Stati Uniti. La quasi totalità di queste, circa il 95%, è stato infatti distrutto nel secolo scorso. Epstein ha deciso di fotografare singoli alberi e biosistemi che hanno resistito al tempo.

A questi tre grandi progetti si affiancano due opere multimediali: Forest Waves , un’installazione video e sonora dedicata alle quattro stagioni nelle foreste del Berkshire. E Darius Kinsey: Clear Cut , una raccolta di fotogrammi del fotografo di inizio XX secolo Darius Kinsey che mostra eroici taglialegna in posa accanto a enormi alberi abbattuti nel nord-ovest americano. gallerieditalia.com

Sitka Spruce (Tree of Life), Olympic National Park, Washington (2021)
Congress Trail, Sequoia National Park, California (2021)
Amos Coal Power Plant, Raymond, West Virginia (2004)

DOVE ACCADONO LE COSE

LE PERIFERIE DELLA

CAPITALE COME SPAZI DI CONTAMINAZIONE

RACCONTATE DA 15 FOTOGRAFI IN UNA MOSTRA AL MUSEO DI ROMA IN TRASTEVERE

di Alex A. D’Orso - al.dorso@fsitaliane.it

A.A.A.A. – Avventure Atomiche d’Agosto e d’Asfalto

Lavinia Parlamenti
© Lavinia Parlamenti

Si parte dai quartieri dove non arriva il Grande raccordo anulare e si passa per il mare raggiungendo il centro, abbracciando la città tutta.

È un viaggio attorno e dentro la Capitale quello proposto dalla mostra Roma ChilometroZero, al Museo di Roma in Trastevere fino al 9 marzo. Quindici fotografi – vincitori di un contest lanciato nel 2022 da Leica camera Italia con Contrasto e muniti dell’iconica fotocamera – la raccontano nelle sue bellezze e brutture, restituendone un’immagine autentica, lontana dagli stereotipi.

A Roma est un ragazzo se ne sta seduto con gli occhi chiusi e le braccia rilassate, lungo il litorale di Ostia una statua alata svetta tra le dune di sabbia. In una strada rovente, fuori dai rioni più famosi, il sole di agosto scioglie un gelato a forma di Colosseo, suggerendo facili metafore. C’è spazio anche per San Pietro, ma lungo il percorso sono soprattutto i quartieri lontani dal centro a essere protagonisti e la Capitale appare così composita, multietnica, in grado di accogliere e far proliferare le energie più disparate.

«Abbiamo voluto portare una mostra sulle periferie nel cuore di Roma, a Trastevere, per consentire ai turisti di vedere una città altrimenti inaccessibile», spiega la curatrice

Suleima Autore, «e per noi questo è anche un atto politico». Non è fotografia d’inchiesta, non c’è denuncia sociale ma è chiara la volontà degli artisti e delle artiste di restituire verità ai margini: «Sono gli spazi in cui accadono le cose, perché c’è contaminazione vitale. Sugli orli c’è movimento mentre nel cuore delle città tutto è più statico, più tutelato. Dove non c’è protezione succedono i fatti più interessanti». museodiromaintrastevere.it

© Clelia Carbonari
Simona Filippini Parco della fotografia
© Simona Filippini
© Andrea Agostini
Clelia Carbonari  Sponde
Paolo Ricca Around Angelus

I VOLTI DELLA

NATURA

ANFIBI E MAMMIFERI, ALBERI E PAESAGGI SONO PROTAGONISTI DEGLI SCATTI VINCITORI DEL WILDLIFE PHOTOGRAPHER OF THE YEAR IN MOSTRA A MILANO di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it

Shane Gross The Swarm of Life

Minuscoli insetti e grandi fiere, felini pronti ad aggredire e primati dai modi teneri. Ma anche le forme sinuose e i colori vividi o sfumati di una natura prorompente e capace di emozionare. Sono questi i soggetti al centro delle cento fotografie vincitrici e finaliste della 60esima edizione del concorso Wildlife Photographer of the Year, che si possono ammirare fino al 9 febbraio 2025 al Museo della Permanente di Milano. Gli scatti, selezionati tra quasi 60mila lavori provenienti da 117 Paesi, sono esposti in contemporanea al Natural History Museum di Londra, organizzatore del prestigioso premio internazionale.

Vincitrice assoluta è l’immagine The Swarm of Life (Lo sciame della vita) del canadese Shane Gross: uno sciame di girini di rospo boreale, specie quasi a rischio di estinzione, fluttua in acqua come danzasse. Una maestosa betulla, contornata da rami d’argento e immersa tra foglie rosso fuoco, è al centro della scena catturata dall’italiano Fortunato Gatto, Old Man of the Glen (Il vecchio della valle), che ha trionfato nella categoria Piante e funghi.

Il tedesco Alexis Tinker-Tsavalas ha ottenuto invece il titolo di Young Wildlife Photographer of the Year 2024, riservato a giovani tra 15 e 17 anni, con Life Under Dead Wood (C’è vita sotto il legno morto), che ritrae un insetto impegnato nel suo lavoro quotidiano, immortalato in controluce quasi fosse un gioiello.

Quello che affiora dal percorso fotografico è un mondo coinvolgente, in cui un piccolo di macaco riposa tra le braccia della madre, alcuni mammiferi mettono in mostra la

loro supremazia digrignando i denti o un rettile affronta una lotta in uno stagno. Negli spazi milanesi ci si immerge quasi fisicamente nella natura anche grazie a un allestimento tecnologico straordinario, con grandi pannelli retroilluminati e uno schermo di quattro metri che in loop presenta le foto premiate dal pubblico.

Fortunato Gatto
Old Man of the Glen
John Marriott

Inoltre, sono diversi gli appuntamenti in programma per approfondire l’evento. Il naturalista e artista pluripremiato al Wildlife Marco Colombo è disponibile come guida di eccezione alla mostra ogni venerdì di dicembre, mentre tutti i giovedì di gennaio ci saranno visite tematiche con altri esperti. L’associazione culturale Radicediunopercento, che organizza l’esposizione, propone anche serate gratuite di approfondimento il sabato. radicediunopercento.it

Alexis Tinker-Tsavalas Life Under Dead Wood
Hikkaduwa Liyanage Prasantha Vinod A Tranquil Moment

FRECCE TRENITALIA

TRASCORRI LE VACANZE CON TRENITALIA

Per chi viaggia, dicembre è sinonimo di vacanze in montagna e mercatini di Natale. Con oltre 270 collegamenti e 130mila posti al giorno, le Frecce di Trenitalia sono la scelta migliore per spostarsi. L’offerta per le località ad alta quota è ricca: tra Roma e Bolzano si hanno a disposizione 12 Frecciarossa al giorno, con due corse che proseguono dalla Capitale fino a Sibari e Paola, in provincia di Cosenza. A questi si aggiungono due nuovi Frecciarossa tra Milano e Bolzano al giorno e ulteriori due nel fine settimana. Sempre per gli amanti dello sci, dal venerdì alla domenica è possibile viaggiare in Frecciarossa per Oulx e Bardonecchia (Torino) da Roma, Firenze, Bologna, Reggio Emilia AV e Milano. Con il servizio FRECCIALink, poi, nel periodo delle festività natalizie si possono raggiungere alcune delle città e delle zone di montagna più amate: Aosta e Courmayeur, Cortina d’Ampezzo (Belluno), Madonna di Campiglio, Pinzolo, Canazei, Vigo di Fassa, Moena, Predazzo, Cavalese (Trento), Selva di Val Gardena, Santa Cristina e Ortisei (Bolzano).

Anche Gorizia si anima in occasione del Natale e per raggiungerla sono disponibili due Frecciarossa al giorno da Napoli, Roma, Firenze, Bologna, che non prevedono cambi. Infine, merita una visita sotto le Feste Parma, con mercatini e manifestazioni che invadono le strade e le piazze del centro storico. Per chi intende fare tappa nella città emiliana, il servizio ParmaLink mette a disposizione 12 corse giornaliere che consentono di partire o arrivare in centro con un comodo interscambio treno-bus dalla stazione di Reggio Emilia AV. trenitalia.com

Bolzano

VIVI I GRANDI SPETTACOLI CON FRECCIAROSSA

La possibilità di assistere a grandi spettacoli teatrali e concerti accompagna per tutto l’inverno i clienti Frecciarossa. I viaggiatori

che si spostano con le Frecce possono infatti acquistare un biglietto per i musical del Teatro Sistina di Roma, da dicembre fino a maggio, con sconti del 20% per le repliche del giovedì e del venerdì e del 10% per quelle del sabato e della domenica.

Gli spettacoli interessati dalla promozione sono West Side Story, in scena dal 7 dicembre al 12 gennaio, Tootsie, dal 13 febbraio al 9 marzo, Jesus Christ Superstar, dal 17 aprile al 4 maggio, e Cats, sul palco del Sistina dall’8 al 25 maggio. Per accedere all’offerta è sufficiente mostrare in biglietteria, al momento dell’acquisto, il proprio titolo di viaggio con destinazione Roma e una data antecedente al massimo di due giorni quella dello spettacolo.

Inoltre, Frecciarossa è Treno Ufficiale del concerto del cantautore britannico James Blunt alla Unipol Arena di Bologna – unica tappa italiana del tour – il prossimo 22 febbraio. Grazie all’offerta FrecciaMUSIC, chi viaggia con le Frecce può raggiungere la città del live e tornare a casa con sconti fino al 75% rispetto al prezzo base. È sufficiente selezionare l’offerta in fase di acquisto e utilizzare il codice BLUNT.

SPECIALE 20% PER I NUOVI CLIENTI CHE SI ISCRIVONO ONLINE

Gli affari viaggiano ad Alta Velocità con il programma Trenitalia for Business dedicato alle aziende e ai possessori di Partita Iva. L’adesione è gratuita e per tutti i clienti: l’app B2B di Trenitalia, un call center gratuito attivo tutti i giorni dalle 7 alle 20 e l’offerta Carnet Aziende da 10, 30 e 50 viaggi che consente a chi si sposta tra due città di risparmiare fino al 40% sul prezzo Corporate. In più, iscrivendosi online (scegliendo il pagamento con carta di credito) è possibile ricevere, in via promozionale, per gli acquisti effettuati nei primi 30 giorni, un ulteriore sconto del 10% sull’offerta Corporate.

Per chi sceglie l’offerta Corporate Top, c’è ancora più flessibilità negli spostamenti con il cambio di prenotazione illimitato e il rimborso totale del biglietto fino alla partenza. L’offerta consente anche l’accesso a FRECCIALounge e FRECCIAClub a chi possiede un biglietto valido per il livello Business (con associata la Carta FRECCIA personale) e il 20% in più di punti Carta FRECCIA , qualificanti per raggiungere gli status Argento, Oro e Platino.

BASE

LIBERTÀ DI VIAGGIO E CAMBI ILLIMITATI

Biglietto acquistabile fino alla partenza del treno e del FRECCIALink. Entro tale limite sono ammessi il rimborso, il cambio del biglietto e il cambio della prenotazione un numero illimitato di volte. Dopo la partenza, il cambio della prenotazione e del biglietto sono consentiti una sola volta fino a un’ora successiva.

ECONOMY

CONVENIENZA E FLESSIBILITÀ

Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il cambio prenotazione, l’accesso ad altro treno e il rimborso non sono consentiti, livello Executive escluso. È possibile, fino alla partenza del treno, esclusivamente il cambio della data e dell’ora per lo stesso tipo di treno, livello o classe, effettuando il cambio rispetto al corrispondente biglietto Base e pagando la relativa differenza di prezzo. Il nuovo ticket segue le regole del biglietto Base.

SUPER ECONOMY

MASSIMO RISPARMIO

Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il cambio, il rimborso e l’accesso ad altro treno non sono consentiti, livello Executive escluso.

Freccia 2X1

La promozione consente di viaggiare in due tutti i giorni con sconto fisso del 50% del prezzo Base su Frecciarossa e Frecciargento. L’offerta è valida in 1^ e 2^ classe e in tutti i livelli di servizio ad eccezione dell’Executive e del Salottino Business 1

FrecciaSENIOR

Riservata agli over 60 titolari di Carta FRECCIA, FrecciaSENIOR consente di viaggiare su Frecciarossa e Frecciargento con prezzi a partire da 29 € a seconda della classe e della relazione di viaggio. L’offerta è valida per viaggiare in 1^ e 2^ classe e nei livelli di servizio Business Premium e Standard 2

FrecciaDAYS

Viaggia il martedì, mercoledì, giovedì e sabato con sconti fino al 60% rispetto al prezzo Base sui treni Frecciarossa e Frecciargento nei livelli di servizio Business, Premium, Standard, in 1^ e in 2^ classe. Sono esclusi il livello di servizio Executive e il servizio Salottino 3

Freccia FRIENDS

Dedicata a gruppi da 3 a 5 persone per viaggiare su Frecciarossa e Frecciargento con uno sconto sul prezzo Base fino al 50%. L’offerta è valida per viaggiare nei livelli di servizio Business, Premium, Standard, in 1^ e in 2^ classe. Sono esclusi il livello di servizio Executive e il servizio Salottino 4

FrecciaFAMILY

Con Trenitalia i bambini viaggiano gratis in Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca in 1^ e 2^ classe e nei livelli Business, Premium e Standard La gratuità è prevista per i minori di 15 anni accompagnati da almeno un maggiorenne, in gruppi composti da 2 a 5 persone. I componenti del gruppo dai 15 anni in poi pagano il biglietto scontato del 50% sul prezzo Base 5

FrecciaYOUNG

Riservata agli under 30, l’offerta FrecciaYOUNG consente di viaggiare su Frecciarossa e Frecciargento con prezzi a partire da 19 € a seconda della relazione di viaggio. L’offerta è riservata ai soci CartaFRECCIA under 30 ed è valida per viaggiare in Standard e in 2^ classe 6

A/R in Giornata

Con l’offerta A/R in giornata si può partire e tornare nello stesso giorno usufruendo di uno sconto per singola tratta rispetto al prezzo Base del 40% nelle giornate dalla domenica al venerdì e del 60% nella giornata del sabato 7

A/R FRECCE IN SETTIMANA

Con l’offerta A/R Frecce in Settimana si può scegliere un’andata e un ritorno dal lunedì al venerdì della stessa settimana, con uno sconto per singola tratta rispetto al biglietto Base, del 40% nelle giornate di lunedì e venerdì e del 50% nelle giornate dal martedì al giovedì 7

NOTE LEGALI

1. Offerta a posti limitati e variabili in base al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio scelto e non si cumula con altre riduzioni a qualsiasi titolo spettanti. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentiti.

2. Offerta valida sui treni Frecciarossa e Frecciargento, in 1^ e 2^ classe e nei livelli di servizio Standard Premium e Business. Prevede, a seconda della classe e relazione di viaggio, l’acquisto a prezzi fissi in Standard/2^ classe a partire da 29 €, in Premium a partire da 34 € e in Business/1^ classe a partire da 39 €. Tali prezzi non si applicano alle relazioni per le quali è previsto uno sconto inferiore al 50% rispetto al prezzo Base. L’offerta è a posti limitati che variano in base al treno e al giorno della settimana e non si cumula con altre riduzioni a qualsiasi titolo spettanti. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentiti.

3. L’offerta è a posti limitati che variano in base al giorno, al treno e alla classe o livello di servizio e non è cumulabile con altre riduzioni ad eccezione di quella prevista a favore dei ragazzi. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentiti.

4. L’offerta prevede una percentuale di sconto che varia dal 20% al 50% rispetto al prezzo Base. Offerta a posti limitati e variabili in base al giorno, al treno e alla classe o livello di servizio e non si cumula con altre riduzioni a qualsiasi titolo spettanti, ad eccezione di quella prevista a favore dei ragazzi. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentiti.

5. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni. L’offerta non è cumulabile ad altre riduzioni a qualsiasi titolo spettanti.

6. Offerta valida sui treni Frecciarossa e Frecciargento, in 2^ classe e nel livello di servizio Standard. Prevede l’acquisto a prezzi fissi di 19€, 29 € e 39€, a seconda della relazione di viaggio. Tali prezzi non si applicano alle relazioni per le quali è previsto un uno sconto inferiore al 50% rispetto al prezzo Base. L’offerta è a posti limitati che variano in base al treno e al giorno della settimana e non si cumula con altre riduzioni a qualsiasi titolo spettanti, compresa quella prevista per i ragazzi. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentiti.

7. L’offerta consente di acquistare due biglietti, uno per il viaggio di andata e uno per il viaggio di ritorno, da effettuare nella stessa giornata, sulla medesima tratta e categoria di treno. Disponibile su tutti i treni Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca in tutte le classi e livelli di servizio ad eccezione del livello di servizio Executive e del servizio Salottino. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Modificabile, ma non rimborsabile. Gli sconti previsti rispetto al prezzo Base verranno applicati fatti salvi i minimi tariffari.

8. L’offerta consente di acquistare due biglietti, uno per il viaggio di andata e uno per il viaggio di ritorno, da effettuare tra il lunedì ed il venerdì della stessa settimana sulla medesima relazione e categoria di treno. Il viaggio di andata e ritorno non può essere effettuato nella stessa giornata. Offerta valida sui treni Frecciarossa e Frecciargento in tutte le classi e livelli di servizio, ad eccezione del livello di servizio Executive e del servizio Salottino Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Modificabile, ma non rimborsabile. Gli sconti previsti rispetto al prezzo Base verranno applicati fatti salvi i minimi tariffari.

Informazioni aggiornate al 12 novembre 2024

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Hai voglia di una pausa ad Alta Velocità diversa dal solito? Aggiungi al tuo viaggio un’esperienza di gusto! Il FRECCIABistrò ti aspetta al centro del Frecciarossa: lì troverai prodotti da forno, snack dolci e salati, piatti caldi e freddi, taglieri, panini, tramezzini, pizza, hamburger e soft drinks, birre artigianali, cocktail, vini e bollicine. Inoltre, puoi scegliere tra tanti menù pensati per ogni momento della giornata

Sono disponibili anche opzioni vegetariane e senza glutine o lattosio.

Tra i menù:

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PRINCIPALI

SEDI MUSEALI E DI EVENTI IN ITALIA

Cani e caprioli, babbuini e pantere invadono le sale del Museo storico della fanteria di Roma, dove fino al 12 gennaio è aperta la mostra Antonio Ligabue. I misteri di una mente In esposizione 73 opere dell’artista – che rappresentò spesso animali, esotici e domestici – tra sculture bronzee, dipinti a olio e disegni vivaci e movimentati, tra cui il celebre autoritratto del 1957. I lavori, provenienti da collezioni private di Reggio Emilia, Padova e Roma, rispecchiano i tumulti di una vita sofferta, ma anche le fragilità e la brutalità dell’esistenza umana nel suo complesso. Chi raggiunge Roma con le Frecce può usufruire della promozione 2×1 o di un ingresso ridotto. Lo sconto sull’ingresso singolo è valido anche per chi arriva nella Capitale con un biglietto Intercity, Intercity Notte e Regionale o utilizzando un abbonamento Regionale o Intercity valido per raggiungere Roma. Inoltre, i clienti CartaFRECCIA e X-GO possono usufruire di uno sconto del 10% nel bookshop del museo. navigaresrl.com

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1950-1970 LA GRANDE ARTE ITALIANA - CAPOLAVORI

DALLA GALLERIA NAZIONALE DI ARTE MODERNA DI ROMA

Fino al 2 marzo a Palazzo Chiablese, Torino museireali.beniculturali.it | arthemisia.it

BERTHE MORISOT. PITTRICE IMPRESSIONISTA

Fino al 9 marzo alla Gam, Torino gamtorino.it

BEYOND ALIEN: H.R. GIGER

Fino al 16 febbraio al Museo Mastio della Cittadella, Torino museocinema.it

MUSEO EGIZIO, TORINO

Sconti attivi fino al 30 aprile museoegizio.it

REGGIA DI VENARIA, VENARIA REALE (TORINO)

Sconti attivi fino al 31 marzo lavenaria.it

DINOS ALIVE - THE IMMERSIVE EXPERIENCE

Sconti attivi fino al 31 gennaio, Exhibition Hub, Milano dinosaliveexhibit.com

DUBUFFET E L’ART BRUT. L’ARTE DEGLI OUTSIDER

Fino al 16 febbraio al Mudec, Milano mudec.it

GALLERIE LEONARDO DA VINCI, MILANO

Sconti attivi fino al 31 dicembre museoscienza.org

MUNCH. IL GRIDO INTERIORE

Fino al 26 gennaio a Palazzo Reale, Milano  palazzorealemilano.it | arthemisia.it

NIKI DE SAINT PHALLE

Fino al 16 febbraio al Mudec, Milano  mudec.it

TITANIC: AN IMMERSIVE VOYAGE

Sconti attivi fino al 14 febbraio, Exhibition Hub, Milano expo-titanic.com

DISNEY. L’ARTE DI RACCONTARE STORIE SENZA TEMPO

Fino al 23 febbraio al Centro culturale Altinate | San Gaetano, Padova altinatesangaetano.it

HENRI DE TOULOUSE LAUTREC. IL MONDO DEL CIRCO E DI MONTMARTRE

Fino al 12 gennaio a Palazzo Dalla Rosa Prati, Parma palazzodallarosaprati.it | navigaresrl.com

ANTONIO LIGABUE. LA GRANDE MOSTRA

Fino al 30 marzo a Palazzo Albergati, Bologna  palazzoalbergati.com | arthemisia.it

TUTTI DE SICA. REGISTA & INTERPRETE

Fino al 12 gennaio alla Galleria modernissimo, Bologna cinetecadibologna.it

HELEN FRANKENTHALER. DIPINGERE SENZA REGOLE

Fino al 26 gennaio a Palazzo Strozzi, Firenze palazzostrozzi.org

HZERO, FIRENZE

Sconti attivi fino al 31 dicembre hzero.com

IMPRESSIONISTI IN NORMANDIA. MONET, BONNARD, COROT, COURBET

Dal 21 novembre al 4 maggio al Museo degli innocenti, Firenze museodeglinnocenti.it | arthemisia.it

BOTERO

Fino al 19 gennaio a Palazzo Bonaparte, Roma mostrepalazzobonaparte.it | arthemisia.it

GUIDO GUIDI. COL TEMPO, 1956-2024

Dal 13 dicembre al 20 aprile al MAXXI, Roma maxxi.art

JOYN! UN VIAGGIO NEL MONDO NUTELLA

PER I SUOI 60 ANNI

Dal 20 dicembre al 20 aprile al MAXXI, Roma maxxi.art

MEMORABILE. IPERMODA

Fino al 23 marzo al MAXXI, Roma maxxi.art

MIRÓ - IL COSTRUTTORE DI SOGNI

Fino al 23 febbraio al Museo storico della fanteria, Roma navigaresrl.com

Antonio Ligabue Autoritratto (1957)

Chambéry

Saint Jean de La Maurienne

Bardonecchia

LEGENDA:

Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce. Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia com Alcuni collegamenti qui rappresentati sono disponibili solo in alcuni periodi dell’anno e/o in alcuni giorni della settimana. Verifica le disponibilità della tratta di tuo interesse su trenitalia.com

Cartina aggiornata al 20 novembre 2024

Cortina d’Ampezzo
Campiglio
Foggia
Reggio di Calabria
Lamezia
Potenza
Sibari

Velocità max 400 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 8 carrozze Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard Posti 457 | WiFi Fast | Presa elettrica e USB al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIAROSSA ETR 1000

FRECCIAROSSA ETR 500

Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze

4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 589 WiFi | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze

3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 497

WiFi Fast | Presa elettrica e USB al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio FRECCIAROSSA ETR 700

FRECCIAROSSA ETR 600

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze

3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 432 WiFi | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIARGENTO ETR 485

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h

Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 489 WiFi | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA ETR 460

Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h

Composizione 9 carrozze

Classi 1^ e 2^ | Posti 479 | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

PRIMA DI SCENDERE

FONDAZIONE FS

DESTINAZIONE NATALE

PAESAGGI INNEVATI, PROFUMO DI CANNELLA E VIN BRÛLÉ.

AI TRADIZIONALI MERCATINI DELLE FESTE CON I TRENI STORICI DELLA FONDAZIONE FS ITALIANE

di Gabriele Romani

Il modo migliore per vivere la magia delle Feste è trascorrerle a bordo di un convoglio storico, alla scoperta dei tipici mercatini di Natale.

Tra le numerose proposte turistiche della Fondazione FS

Italiane spicca la Ferrovia dei Parchi, lungo la Transiberiana d’Italia, con diverse date a disposizione per esplorare gli Altipiani Maggiori del Parco nazionale della Majella, in Abruzzo. Un viaggio a bordo di carrozze anni ‘30 da Sulmona a Roccaraso, in provincia dell’Aquila, dove si possono acquistare prodotti artigianali o enogastronomici negli stand allestiti per le vie del centro.

Sabato 14 dicembre, da Milano e Brescia, parte il Tirol

Christmas Express che conduce i viaggiatori alla scoperta

SAVE THE DATE//TRENI STORICI

DICEMBRE

di Trento e Bolzano, tra profumo di cannella e luci natalizie, assaporando dolci tradizionali e vin brûlé nelle casette di legno dai colori vivaci.

Anche il Friuli Venezia Giulia è protagonista con il Treno dei presepi e dei mercatini di Natale, che domenica 15 percorre la storica Pedemontana, tra Gemona (Udine) e Sacile (Pordenone). Il convoglio storico, trainato da una locomotiva a vapore, effettua alcune soste utili per visitare i borghi di Poffabro e Polcenigo, in provincia di Pordenone, che sotto le Feste si trasformano in presepi a grandezza naturale, con mercatini dove acquistare le tipicità locali. fondazionefs.it | fstrenituristici.it fondazionefsitaliane

7, 15

6, 7, 8, 14, 26, 27, 28, 29

7, 8, 13, 14, 15, 21, 22 8 14 15 15 15

Irpinia express: il treno del paesaggio

Treno dei mercatini di Natale da Sulmona a Roccaraso

Pietrarsa Express

Treno del Sacro Monte; Treno del cioccolato da Siracusa a Modica; Treno del cioccolato da Caltanissetta a Modica; Treno natura: il Mercato in piazza del Campo

Tirol Christmas Express

Treno dei presepi e dei mercatini di Natale

TrEno Langhe Roero e Monferrato

Lario Express

Un treno storico attraversa gli Altipiani Maggiori in Abruzzo

PRIMA DI SCENDERE

FUORI LUOGO

di Mario Tozzi

mariotozziofficial mariotozziofficial OfficialTozzi [Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]

LA VALLE DELLA STORIA

Ridurre Agrigento alla sola Valle dei templi non rende merito a una città che conserva atmosfere e retaggi degni di ben altra nota. Ma è un esercizio da cui non ci si può sottrarre, non fosse altro che per la stupefacente visione di un pezzo di Magna Grecia tanto imponente quanto, attualmente, straniante. E che, ovviamente, ha condizionato il territorio, visto che è il parco archeologico più importante della Sicilia. Le tenere rocce calcarenitiche utilizzate in rocchi e blocchi angolari imponenti per i templi sono, a ben guardare, le stesse adoperate per le costruzioni monumentali della

città nuova, arroccata su una collina a dominare il suo antico e glorioso passato.

Scriveva Johann Wolfgang von Goethe: «Dalla finestra vediamo il vasto e dolce pendio dell’antica città tutto a giardini e vigneti... Soltanto all’estremità meridionale di questo pendio verdeggiante e fiorito s’alza il tempio della Concordia, a oriente e i pochi resti del tempio di Giunone…». Lì dove venivano onorati gli dèi nacquero Luigi Pirandello e Leonardo Sciascia, due dei più grandi autori del ‘900 che sarebbero contenti di sapere che la loro città è stata nominata Capitale italiana della cultura 2025.

La Valle dei templi ad Agrigento

PRIMA DI SCENDERE

MINDFULNESS IN VIAGGIO

di Nerina Di Nunzio nerina.dinunzio nerinadinunzio

[Esperta di comunicazione, istruttrice mindfulness e coach]

NUTRIRE LA FIDUCIA

La parola fiducia deriva dal latino fides, che significa fede, lealtà, e suggerisce un atteggiamento di apertura e sicurezza verso se stessi e gli altri. Nella pratica della meditazione, la fiducia assume un ruolo fondamentale: non si tratta solo di credere in qualcosa o in qualcuno, ma di raggiungere un senso profondo di stabilità interiore conquistando la capacità di affidarsi ai propri pensieri e alle proprie sensazioni.

Secondo Jon Kabat-Zinn, fondatore della mindfulness, «è impossibile diventare qualcun altro. L’unica speranza è diventare ancora di più pienamente se stessi. Chiunque imiti qualcun altro, a prescindere da chi stia imitando, sta andando nella direzione sbagliata».

Nella meditazione, quindi, la fiducia è l’abilità di sentire che, in ogni momento, ciò che emerge dall’esperienza ha un significato e può essere accolto senza bisogno di alterarlo. Questo non significa che tutto sia sempre piacevole o facile, ma che possiamo stabilire una relazione di rispetto verso il vissuto personale. Possiamo iniziare, per esempio, con il semplice atto di portare l’attenzione al respiro: questo ci insegna a contare su una costante ricordandoci che, nonostante i cambiamenti esterni, c’è sempre qualcosa di affida-

bile in noi stessi.

Un esercizio pratico per coltivare la fiducia consiste proprio nell’impegnarsi ad ascoltare il corpo. Prestare attenzione alle sensazioni fisiche, senza giudizio, può sembrare un atto semplice, ma in realtà è un modo potente per sviluppare la sicurezza in noi stessi e nelle nostre percezioni. È importante accogliere le proprie sensazioni: sentire le mani che tremano, la debolezza nel corpo, il desiderio di fare due passi, muoversi o sgranchirsi. Quando impariamo a fidarci del nostro corpo, a riconoscere e onorare ciò che sentiamo, stiamo rafforzando la nostra capacità di affidarci al momento presente e creiamo una connessione profonda con il nostro mondo interiore. In questo contesto, la fiducia non è una condizione fissa, ma un atteggiamento che possiamo nutrire e far crescere giorno dopo giorno. Fiducia è anche riconoscersi nelle parti che cerchiamo di rimuovere e di non sentire. È ascoltare davvero tutto ciò che fa di noi quello che siamo veramente. È un invito a coltivare un rapporto autentico e leale con noi stessi, a credere che abbiamo in noi le risorse per affrontare la vita, qualunque sia la situazione. Con il tempo, questa fiducia si estende a tutti gli aspetti dell’esistenza, offrendoci stabilità e serenità.

Sviluppa conoscenze e competenze con attività di formazione continua e contribuisci a dare valore alla tua qualifica

professionale di Controller.

Come Controller libero professionista, consulente o collaboratore aziendale in ambito di amministrazione, finanza e controllo avrai accesso a:

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Cluster ed eventi per condividere esperienze manageriali e corsi di alta specializzazione in tutta Italia.

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chi siamo

Dal 2010 Assocontroller è promotore della figura del Controller e continua a porre al centro delle sue attività la formazione, l’attestazione e la certificazione delle competenze come strumenti concreti di crescita professionale.

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PRIMA DI SCENDERE

FOTO DEL MESE

di Irene Marrapodi - ir.marrapodi@fsitaliane.it

Cappello nero e camicia bianca, corpo rilassato su una panchina e sguardo sicuro diretto fuori dall’inquadratura. Marcello Mastroianni sprigiona talento e carisma nei panni di Guido Anselmo, regista dalle idee confuse protagonista della pellicola 8 ½. Solo uno dei personaggi che lo hanno reso una figura iconica del cinema italiano. Lo scatto realizzato sul set del film premio Oscar diretto da Federico Fellini è uno dei lavori in mostra nelle sale di Castel Sant’Angelo, a Roma, fino al 12 gennaio 2025. L’esposizione Mastroianni. Ieri, oggi, sempre, curata da Gian Luca Farinelli, è stata realizzata per celebrare i cento anni dalla nascita del divo attraverso altrettante fotografie. Grazie ai ritratti sul set e in famiglia e alle copertine di riviste internazionali, la mostra è l’occasione per comprendere meglio le molteplici sfumature di un uomo tanto discusso. E per vivere, anche se solo per il tempo della visita, le atmosfere incantevoli della dolce vita.

civita.art castelsantangelo.beniculturali.it

Marcello Mastroianni sul set del film 8 ½
© Paul Ronald
| Afe Archivio storico del cinema

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