La Freccia - maggio 2019

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ANNO XI | NUMERO 5 | MAGGIO 2019 | www.fsitaliane.it

PER CHI AMA VIAGGIARE

L’ARTE DI BURRI TORNA A VENEZIA WALKING IN EUROPE

L’ITALIA DEL GIRO






MEDIALOGANDO

CONQUISTARE, INTERESSARE, APPASSIONARE

SIMONE MARCHETTI RACCONTA IL SUO VANITY FAIR di Marco Mancini

S

marmanug

pumeggiante, sorridente, estroverso. Ci sediamo su un divano nero, nel suo ufficio in piazzale Cadorna, nella sede milanese di Condé Nast. Lui con i suoi pantaloni di seta rossa a decori floreali, pieno di colorata energia e luminose visioni. Alle spalle, un’intera parete di cover in miniatura di Vanity Fair. Simone Marchetti ne è direttore da pochissimi mesi. E ha già rivoluzionato una testata che ormai è ben altro da un semplice magazine. È un ecosistema che si autoalimenta e genera attenzione e stupore nei suoi fruitori, coinvolgendoli come follower, lettori, spettatori e anche attori, nello spazio digitale dei social e in quello reale di tanti eventi live. Dopo 12 anni al gruppo Gedi (editore di Repubblica ed Espres4

so), dove hai scritto di moda, cultura e costume, sei approdato, come direttore, a una delle testate di punta nel mondo del fashion. Chi e cosa ti hanno convinto ad accettare questa sfida? L’editore, nella persona dell’amministratore delegato di Condé Nast Italia, Fedele Usai, e la sua chiarissima visione del presente e, probabilmente, del futuro dell'editoria, che condivido e mi ha subito entusiasmato. E qual è? Intanto non si parla mai di sito, di carta o di eventi. Si parla di un network organico. Un sistema ecosostenibile, con radici profonde, con un modello di business stabile che genera altri mondi. Se ci si focalizza soltanto su uno di questi mondi, si perde. Ecco che hai bruciato la mia solita domanda, sopravvivrà la carta? Non si può più pensare soltanto alla carta. Ma il discorso vale anche per chi ha inseguito la chimera della rivoluzione media-


tica, concentrandosi solo su un social network, per esempio su Facebook, ed oggi si ritrova con un pubblico di ultraquarantenni. E gli altri li ha persi, perché sono su Instagram o su TikTok, il social network di videosharing. No, oggi bisogna proporre un palinsesto di informazione e intrattenimento agendo in maniera organica su varie piattaforme. Ho letto che consideri Vanity Fair come un’opera in tre atti. Quali sarebbero? Il primo atto è virtuale, con il protagonista della copertina studiamo un progetto artistico e produciamo dei contenuti che postiamo sui nostri social. Promuoviamo così un'attività virale, anticipiamo la notizia e la amplifichiamo. Come se fosse il trailer di un film, anzi di più, perché stiamo già raccontando e facendo interagire le persone, comprese quelle che magari non comprano il giornale. Dal mondo digitale poi si passa alla carta? Sì, ma intanto abbiamo suscitato l’interesse anche degli altri media, che hanno scritto e parlato di noi. Così, quando il mercoledì a Milano e il giovedì nel resto d'Italia va in scena il secondo atto, ed esce Vanity, un bel pezzettino della nostra community sarà sempre più propenso a fare quel gesto eroico di tornare in edicola a comprare il giornale, perché ne ha già avuto un assaggio. Le edicole chiudono, ma i nostri dati di vendita migliorano. Insomma, vi autopromuovete, giocando anche sulla curiosità? Perché è importante creare l'aspettativa e non essere mai rassicuranti. Ogni volta le persone devono chiedersi: «Cosa avranno combinato questa settimana di nuovo?». Le tue copertine non passano certo inosservate. Come quella con Raffaella Carrà che, se non erro, consideri la prima veramente tua. L’esordio di quello che lo scorso 12 febbraio, nel cocktail di presentazione all’Istituto dei Ciechi di Milano, hai definito “the next act”. Ma sì, il giornale in edicola devi vederlo subito, con la copertina devi conquistare, interessare e appassionare le persone. Per questo ho reintrodotto il linguaggio della moda, del trattamento e del culto fotografico. Uno strumento popolare come Vanity Fair deve portare la bellezza sofisticata, dirompente, controversa nel popolare. Non è che le immagini catturando l’attenzione rischiano di distoglierla dai contenuti? All’opposto. Sopra la testata abbiamo messo una citazione dal romanzo La Fiera della Vanità: «Quello che è non è quello che sembra». Siamo tutti affascinati da quello che sembra, ma noi ci sforziamo di raccontare quello che è. Così i contenuti e le nostre storie sono diventate ancora più profondi e più lunghi. Perché non è vero che le persone non leggono più, vanno però conquistate. Anche sul sito e sui nostri canali social stiamo testando contenuti più profondi che, all'inizio, ti prendono con l'immagine e la bellezza, ma poi ti portano ad affrontare l'informazione più approfondita, che è uno dei problemi della contemporaneità. Occorrono anche firme all’altezza. Infatti, ho voluto con me grandissimi giornalisti, filosofi, scrittori come Mattia Feltri, Eshkol Nevo, Roberto D'Agostino, Daria Bignardi, e anche artisti italiani come Maurizio Cattelan, insieme a Francesco Vezzoli. Il nostro non deve essere mai un laboratorio di sicurezza o di canoni da "femminile classico". Anche se la maggior parte dei nostri lettori è donna, non vuole più sen-

tirsi dire cosa cucinare, come governare la casa o se mettersi o no la gonna. Ha bisogno di bellissime storie. E così abbiamo riconcepito il settimanale quasi fosse una fanzine, un giornale di nicchia che diventa popolare. Ma siamo rimasti al secondo atto. E il terzo? Consiste in un'esperienza fisica e reale. Abbiamo inaugurato qui, nella nostra sede, un teatro Vanity Stage, dove attori, scrittori e cantanti vengono ad esibirsi dal vivo per il nostro e il loro pubblico. In un'epoca così virtuale creiamo un'esperienza viva, restando editori e giornalisti. È un nuovo modo di fare storytelling, di catturare un'altra audience e diventare un network. Con Laura Pausini e Biagio Antonacci, protagonisti di una nostra cover, ci siamo addirittura spostati fuori dalla Condé Nast, e questa esclusiva esperienza live ha trovato ospitalità, grazie a un gemellaggio con Giorgio Armani, nel suo teatro, l’Armani Privé, nel centro di Milano. Oltre a tutto ciò avete anche un vivacissimo sito web... Che aggiorniamo ogni minuto. Insomma, produzioni multimediali, coinvolgimento diretto e anche live della vostra community. Basta così? No, il nostro network includerà presto anche la televisione. Produrremo grandi iniziative che andranno in onda su uno dei nostri canali del cuore. E il nostro racconto si svilupperà poi in una serie di eventi che riporteranno in auge l'eccellenza italiana, il primo lo realizzeremo durante il Festival del Cinema di Venezia. Questi eventi si moltiplicheranno nel tempo con l’obiettivo di trasferire l'informazione e l’intrattenimento del grande palcoscenico di Vanity Fair nella realtà, per tutta Italia e poi anche all'estero. È una vera trasformazione del ruolo di editore e giornalista. È l’unico modo per restare competitivi e incisivi nel mercato: ampliare il raggio d’azione e cambiare la nostra prospettiva. Io già nel 2008, quando lavoravo a Velvet, mensile di Repubblica,

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MEDIALOGANDO ho capito e ho detto al direttore, Enzo Mauro, che non mi interessava più fare la carta stampata. Avevo l'iPhone e vedevo cosa stava succedendo all'informazione. Nel 2012, quando sono tornato al quotidiano, ho cominciato a fare tutte e due e ho capito che non si trattava di compiere una scelta di campo, ma di pensare il business in modo più organico. Questo è un momento fecondo e duro, è in atto una grande rivoluzione culturale. Però bisogna preservare la qualità. I cui presupposti sono professionalità ed esperienza, mentre sul web sembra prevalere l’improvvisazione e l’estemporaneità. L’esperienza formativa è fondamentale. Per me lo è stata quella alla grandissima scuola di Repubblica, per esempio al visual desk, quando per primi al mondo, anticipando New York Times e Condé Nast America, mettevamo online le foto e le recensioni delle sfilate appena concluse. O con gli hangouts dialogavamo con i grandi stilisti come Donatella Versace, Miuccia Prada, Frida Giannini, sperimentando delle interazioni con il pubblico davvero pionieristiche. Ecco, serve professionalità unita al desiderio di mettersi sempre

cui l'emancipazione che ho in testa per prima cosa me la metto anche addosso. Penso sia uno strumento di liberazione e di autoaffermazione personale. La moda, così come la descrivi, produce ricchezza, non soltanto economica e acquisisce nuovi significati. Sì certo, pensa cosa è successo con Gucci. È un brand che ha imposto a tutti nuove regole di superamento degli orientamenti sessuali, puntando all'inclusione e all’antirazzismo. Ma un’altra cosa che stiamo facendo a Vanity Fair è presentare la moda non più come uno status, ma come un linguaggio, anche per liberare i talenti dai loro stessi personaggi. Per esempio a Laura Pausini abbiamo fatto indossare abiti di Armani e di altri stilisti e siamo riusciti a far emergere tutta la sua delicatezza femminile, come un personaggio di Bergman, mentre finora era stata ritratta sempre con tratti forti e decisi, da Wonder Woman. Usando la moda come linguaggio ricordate agli italiani quanto siano poco consapevoli delle loro qualità... La moda è un contenitore di cultura e significati e questo noi italiani o lo diamo per scontato o non lo sappiamo. Io

alla prova e non confinarsi mai in una comfort zone. Da noi è la regola quotidiana. Puoi darmi altri esempi? Sperimenteremo nuove forme di informazione e intrattenimento, non solo video. Stiamo studiando alcune iniziative congiunte con grandi partner e altri editori. Intanto abbiamo portato in redazione quattro registi, che lavorano a fianco dei giornalisti e li aiutano ad interpretare in un modo visuale quello di cui parlano, quando è possibile, ovviamente. Occorre rendere la notizia tridimensionale, uscire dal classico schema titolo, sommario, testo, e vedere, poi se e come espanderla in evento, mostra, libro. Per fare tutto questo occorre una redazione con i controfiocchi. E la nostra lo è. Una cinquantina di persone, alle quali si aggiungono i collaboratori esterni, i fotografi, la forza vendita e la grande macchina di Condé Nast. Sono pochi gli editori che possono contare su uno staff così preparato ed efficiente. Mi piace pensare a un’orchestra, con le varie sezioni… Ma, da noi, tutti fanno tutto. In una delle prime riunioni ho chiesto di abolire la maledetta parola “integrazione”. Ovviamente, quando scrivi per il cartaceo, devi avere una tecnica e un approccio diversi rispetto al web o a quando fai un post oppure organizzi un evento. Senti, si parla spesso dell’eccentricità del tuo outfit (ammicco ai suoi pantaloni, e ride...) Guarda, gli italiani sono spesso i peggiori nemici di loro stessi perché si dimenticano di quanto sono eccezionali. Io me ne sono accorto viaggiando, le grandezze che tutti ci riconoscono spesso noi le ignoriamo. Una di queste grandezze è la moda. Noi accendiamo i sogni del mondo e abbiamo un'eccellenza artigianale che ha molto da insegnare a livello di eco-sostenibilità, diritti dei lavoratori e creazione della bellezza. È un'eccellenza grandiosa e non vedo perché, noi per primi, non dobbiamo crederci. Perché dobbiamo rassegnarci a vestire in modo convenzionale quando siamo i primi a inventare una bellezza che è progressista e

voglio che questo giornale sia profondamente italiano, l'art director è italiano, lo sono gli artisti con cui lavoriamo, come Maurizio Cattelan che farà per noi un intero servizio di moda in occasione della Biennale Arte di Venezia. Sarà qualcosa di forte, farà discutere, mi attaccheranno tutti. Ma… Riusciremo a portare quel particolare linguaggio fuori dal ristretto circolo dei musei o delle gallerie d'arte contemporanea, offrendolo a tutti. Perché, concludiamo noi, ogni intelligente provocazione e contaminazione scuote gli animi e spinge le menti a interrogarsi, e a risvegliarsi dagli sterili torpori.

cambia gli equilibri. Io ho deciso di viverla fino in fondo, per 6

marchettisimone



SOMMARIO MAGGIO 2019

IN COPERTINA ALBERTO BURRI

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34 LA BIENNALE È DONNA

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Alla 58esima esposizione internazionale d’arte di Venezia su 79 artisti 42 sono donne. Un invito a non semplificare la realtà e a uscire dal conformismo pag.

12 RAILWAY HEART

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48 WALKING IN EUROPE Decine di percorsi per i cittadini del Santiago alla rotta di Enea, idee per arte e natura

20

70 L’ITALIA DEL GIRO

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CULTURA DELLA LEGALITÀ

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MOBILITÀ SENZA BARRIERE

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Edizione numero 102 per la corsa rosa

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famosa in tutto il mondo. Una carovana

WHAT’S UP

in viaggio su e giù nel Belpaese dall’11 maggio al 2 giugno

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COLLEZIONE FARNESINA

muoversi con lentezza e godere di

FS INTERNATIONAL

SAVE THE DATE

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Vecchio Continente. Dal Cammino di

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ANDAR PER BORGHI

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L’AMORE DI HEINZ BECK

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MORGAN E LA BELLEZZA

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SCAMARCIO NOIR

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TORINO DA LEGGERE

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PHOTO GALLERY

108

DISPERATAMENTE MAMMA

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RACCONTO INEDITO

LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO

114 TRENITALIA VETTORE UFFICIALE DEI CONCERTI DI VASCO ROSSI Con l’offerta Speciale Concerti prezzi scontati per assistere alle sei date milanesi del rocker di Zocca

Scopri tra le pagine l’offerta Trenitalia. Oltre 280 Frecce al giorno, più di 100 città servite 8


Tra le firme del mese

I numeri di questo numero

15 le strutture ricettive per finalità sociali realizzate dal Comune di Troina [pag. 46]

30 GERMANA CABRELLE Padovana e giornalista professionista free lance Collabora regolarmente con quotidiani e riviste a tiratura nazionale. Scrive di turismo culturale e di prestigio, hotellerie e lifestyle, economia, food&wine

e oltre i Cammini d’Europa [pag. 50]

1.960 le sessioni di allenamento a Riminiwellness [pag. 80]

PER CHI AMA VIAGGIARE

MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE ANNO XI - NUMERO 5 - MAGGIO 2019 REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/1997 CHIUSO IN REDAZIONE IL 19/04/2019 Foto e illustrazioni Archivio Fotografico FS Italiane FS Italiane | PHOTO AdobeStock Copertina: Alberto Burri (1970) © Aurelio Amendola Tutti i diritti riservati Se non diversamente indicato, nessuna parte della rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa senza il consenso espresso dell’editore

ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE LICENZA CREATIVE COMMONS BY-NC-ND 3.0 IT

Info su creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/deed.it

EDITORE

18 le mostre del Brescia Photo Festival [pag. 104]

Read also

LUCA GIALANELLA Vice caporedattore della Gazzetta dello Sport Dal ’93 si occupa di bici e nel 2004 diventa responsabile della redazione ciclismo della Gazzetta. Di Pantani ha seguito tutti i trionfi, fin da quando era un giovane dilettante.

La Freccia Junior, il mensile di giochi, fumetti e curiosità per i più piccoli, in distribuzione al FRECCIABistrò di Frecciarossa e Frecciargento

Direzione Centrale Media Piazza della Croce Rossa, 1 | 00161 Roma fsitaliane.it Contatti di redazione Tel. 06 44105298 | lafreccia@fsitaliane.it Direttore Responsabile Caporedattrice Coordinamento Editoriale Caposervizio In redazione

Segreteria di redazione Ricerca immagini e photo editing Traduzioni Hanno collaborato a questo numero

Marco Mancini Claudia Frattini Cecilia Morrico, Francesca Ventre Silvia Del Vecchio Gaspare Baglio, Serena Berardi, Michela Gentili, Sandra Gesualdi, Luca Mattei Francesca Ventre Michele Pittalis, Claudio Romussi Verto Group Cesare Biasini Selvaggi, Mauro Borsellino, Germana Cabrelle, Gilda Ciaruffoli, Salvatore Coccoluto, Carlo Cracco, Luca Gialanella, Alessio Giobbi, Itinere, Giuliano Papalini, Ernesto Petrucci, Francesca Pieri, Bruno Ployer, Enrico Procentese, Andrea Radic, Alessandro Ribaldi, Flavio Scheggi, Gaia Simonetti, Giovanni Teolis, Greta Alberta Tirloni, Mario Tozzi

REALIZZAZIONE E STAMPA

GIULIANO PAPALINI Giornalista, collezionista ed esperto di arte moderna e contemporanea

Note, il settimanale per i viaggiatori regionali disponibile ogni giovedì su trenitalia.com

Già inviato speciale e poi responsabile della redazione economica dell’AGI, matura la passione per l’arte grazie all’amicizia di grandi maestri e sapienti galleristi

Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE) Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com Coordinamento Tecnico Antonio Nappa

PROGETTO CREATIVO

Team creativo Giovanni Aiello, Annarita Lecce, Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli

PER LA PUBBLICITÀ SU QUESTA RIVISTA advertisinglafreccia@fsitaliane.it | 06 44102661 - 5640

APRILE 2019

GRETA ALBERTA TIRLONI Storica dell’arte, critica e curatrice Ama ricercare le innovazioni nell’arte contemporanea, nella museologia e nell’economia della cultura

PRECISAZIONE Pag. 92: la mostra fotografica di Paolo Di Paolo è al MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma ERRATA CORRIGE Pag. 81: il profilo Twitter della mostra Broken Nature è triennalemilano Pag. 110: la didascalia corretta è: chiesa di Santa Maria del Suffragio o delle Anime Sante, danneggiata dal terremoto del 2009 Pag. 121: la foto di Carlo Cracco è di Lorenzo Rui

La carta di questa rivista proviene da foreste ben gestite certificate FSC®️ e da materiali riciclati

On Web La Freccia si può sfogliare su ISSUU e nella sezione FSNews del sito fsitaliane.it 9


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FRECCIA COVER di Gaspare Baglio

gasparebaglio

Loves to be Loved © Photo by Sukita 2019 Dalla mostra Heroes - Bowie by Sukita a cura di ONO Arte Contemporanea, promossa e organizzata da OEO ART e Le Nozze di Figaro con Città Metropolitana e Comune di Firenze

WE CAN BE HEROES «Vedere David Bowie sul palco mi ha aperto gli occhi sul suo genio creativo. Era potente e diverso dagli altri rocker. Aveva qualcosa di speciale che dovevo immortalare». Il fotografo Sukita racconta così la sua prima volta a un concerto del Duca Bianco, nel 1972. Grazie all’amica e stylist Yasuko Takahashi (mente delle sfilate made in London dello stilista Kansai Yamamoto), riesce a strappare uno shooting. Nonostante la barriera linguistica Bowie resta folgorato dal lavoro di Sukita. Tra i due nasce una relazione professionale e umana, incentrata sulla ricerca artistica e durata fino alla scomparsa dell’iconico cantautore. Il fotografo nipponico ha ritratto Ziggy Stardust negli States e a Tokyo, durante la promozione di The idiot di Iggy Pop (pro-

dotto da Bowie). In quell’occasione vengono scattati sei rullini che avrebbero fatto la storia: tra le istantanee si nascondeva la celeberrima cover di Heroes, uno dei dischi simbolo dell’uomo che cadde sulla Terra. Di ritratti ce ne sono molti altri, raccolti nella mostra Heroes - Bowie by Sukita allestita a Palazzo Medici Riccardi fino al 28 giugno. Occasione per (ri)vedere famose immagini di Bowie, oltre a inedite fotografie che ne mostrano la natura più intima. Il fotografo incontra il pubblico il 25 maggio a Firenze e nel cortile della sede espositiva sono previsti eventi speciali, tra cui concerti acustici nel segno di Bowie. palazzomediciriccardi.it | oeoart.com palazzomediciriccardi 11


RAILWAY heART

PHOTOSTORIES PEOPLE In viaggio verso Torino © Giulia Maiuolo smallettina

IN VIAGGIO Frecciarossa in viaggio Peschiera del Garda (VR) © Samuele Pisani pisamu_90

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LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME A cura di Enrico Procentese

Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente, priva di watermark, non superiore ai 15Mb. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica. Railway heArt è un progetto di Digital Communication, Direzione Centrale Media, FS Italiane.

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LUOGHI Stazione di Parma © Alessia D’Avena alessiadavena

AT WORK Martina e Domenico Dipendenti FS © Antonio Li Piani ermetico.op

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RAILWAY heART

A TU PER TU di Alessio Giobbi

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H

o vissuto il passaggio dal vapore all’elettronica. Sono arrivato qui a 18 anni, avevo i pantaloni corti, all’epoca ero un semplice operaio e oggi, dopo aver seguito tutta la gavetta, ricopro il ruolo di responsabile della Linea Componenti delle Officine manutenzione carrozze», esclama Antonio, 60 anni, entusiasta della sua esperienza nelle ex di Voghera. Parlaci della tua realtà lavorativa. Siamo un’officina appartenente alla Direzione Tecnica di Trenitalia, prima ci chiamavamo Officine grandi riparazioni (Ogr), oggi Officine manutenzione carrozze. Ci occupiamo di controlli programmati e interventi sui treni appartenenti prevalentemente alla flotta regionale. Negli anni ho visto il passaggio dal vapore all’elettronica, al tempo stesso ho assistito allo sviluppo di livelli di tecnologia d’avanguardia impressionanti, sia per quello che riguarda i materiali rotabili e i loro componenti, sia per gli strumenti che utilizziamo per intervenire. In particolare di cosa ti occupi? Lavoriamo alla manutenzione programmata delle carrozze dei treni, tra cui alcune di Trenord, ma ci occupiamo anche di Mercitalia, di carrozze notte e di vagoni in circolazione tra Italia e Francia della società Thello. Il nostro campo d’azione è prevalentemente quello dei treni a media distanza e dei Vivalto. Queste carrozze hanno scadenze manutentive dettate dal tempo o dal chilometraggio, e a noi spetta il compito di realizzare riparazioni di secondo livello. Un livello di manutenzione approfondito? Enormemente. Ripristiniamo i componenti di sicurezza e di funzionalità come ruote, freni, carrelli, convertitori e tanto altro. Un treno che entra nel nostro stabilimento è innanzitutto oggetto di operazioni preliminari, come la disinfestazione, e poi viene “spogliato” di tutto quello che può essere riparato a lotti. Alla carrozza interessata al trattamento vengono asportate tutte quelle parti che si possono e si devono riparare fuori opera. Hai visto migliorare anche le tecnologie di diagnostica? Hanno fatto passi da gigante. Faccio un esempio: le carrozze Vivalto hanno una diagnostica digitale capace di leggere i sensori dei componenti a bordo. I segnali vengono trasmessi a una consolle da dove è possibile rilevare quali problemi abbiano il convertitore, il climatizzatore, le porte, ecc. In particolare l’impianto frenante di una carrozza, tra gli interventi più complessi, viene completamente smontato e ogni oggetto testato. Anche in questo caso ci si serve di particolari sistemi digitali che supervisionano ogni singola parte. Altre zone di intervento particolarmente delicate sono i carrelli e il ripristino della corretta sagoma geometrica delle ruote, che con il tempo si può alterare: in questo caso i controlli vengono effettuati da trasmettitori laser che ne analizzano lo stato. Immagino che ogni carrozza sia schedata e abbia una sua carta d'identità. Si, e tutti gli interventi a cui è sottoposta sono portati avanti seguendo un Piano di riparazione e controllo (Prc) che indica e certifica le operazioni più importanti, dà istruzioni su come procedere e con quali strumenti. Da qualche tempo seguiamo anche le corse delle carrozze rimesse a nuovo, per controllarne lo stato una volta dimesse dalle nostre officine.


LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE, VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE

I

© Enrico Procentese/FS Italiane | PHOTO

rene, 22 anni, studentessa universitaria di Ingegneria elettrica in viaggio sul Frecciarossa tra Bologna e Roma. Tra mille impegni, interessi e una storia d’amore ad alta velocità. Ci fai un breve ritratto di te? Mi sento una ragazza solare, tra Bologna e Roma faccio un sacco di cose e cerco sempre di mettermi a disposizione di chi mi sta intorno, perché mi immedesimo negli altri. Amo il contatto con chi tende ad aiutare le persone che incontra, anche nelle piccole cose come posizionare la valigia nell’apposito spazio una volta saliti a bordo. Di dove sei e cosa fai? Sono di Cento, in provincia di Ferrara, frequento il terzo anno di Ingegneria elettrica. Nel tempo libero suono il pianoforte, faccio ripetizioni ai ragazzi di prima e seconda superiore, sono una volontaria dell’associazione Avis dell’Emilia-Romagna e ho il fidanzato a Roma, un motivo in più per prendere il treno. Una viaggiatrice per amore... Viaggio molto e, per diversi motivi, viaggerò sempre di più. Sicuramente il treno mi aiuta anche a mantenere vivo questo legame sentimentale già da un anno e mezzo. Ti ricordi il tuo primo viaggio in treno? A Roma, quando avevo 16 anni. Ero sola e stavo partendo per gli Stati Uniti, sarei stata fuori casa per un anno. I miei genitori mi hanno accompagnato alla stazione di Bologna, e da lì è iniziata questa avventura. Seppur avevo organizzato nei dettagli il mio lungo viaggio, non sapevo cosa sarebbe successo dopo. È stata una bellissima esperienza, ricca di ricordi, con un po’ di agitazione iniziale. C’è qualcosa in particolare che ti piace fare durante il viaggio? Dipende dagli impegni, se sono sotto esame ovviamente studio, preparo il piano settimanale delle lezioni, guardo serie tv. In generale il viaggio in treno mi regala momenti da dedicare a me stessa. Cosa ti piace del treno? Lo trovo silenzioso e rumoroso al tempo stesso, amo il sottofondo del treno in marcia che copre le voci di chi mi sta accanto. Posso pensare, guardare il paesaggio dal finestrino, anche se ormai conosco quasi a memoria il tratto tra Bologna e Roma. Quando mi sposto in treno è come se mi si aprisse un nuovo orizzonte, perché aumentano le opportunità di conoscenza e di confronto, con me stessa e con gli altri. Qualcosa in particolare che ti è capitata durante il viaggio? A bordo conosci molte persone, spesso diverse da te, qualche chiacchiera si scambia sempre. Ricordo un signore che avrà avuto l’età dei miei nonni, con il quale intrattenni una conversazione nata dal nulla ma che col passare del tempo mi ha permesso di aprirmi su tante situazioni che stavo vivendo in quel periodo. È stata una bella sensazione: confrontarmi con questo signore anziano e sconosciuto mi ha arricchito e fatto sentire in qualche modo valorizzata. Se avessi la possibilità di poter introdurre, togliere o cambiare qualcosa nel mondo ferroviario, cosa faresti? Introdurrei una live chat con il macchinista per farmi spiegare in diretta come sta procedendo la circolazione, soprattutto se mi trovo su un treno che sta subendo rallentamenti. 15


FS INTERNATIONAL

FR ANKFURT FO R HIPSTERS FESTIVAL, TERRAZZE CON VISTA E STREET FOOD. MAINHATTAN (COME LA CHIAMANO GLI AUTOCTONI) È DAVVERO RICCA DI SORPRESE gasparebaglio

© Marilar Irastorza/AdobeStock

di Gaspare Baglio

U

n’idea per passare un weekend fuori dagli schemi in una metropoli europea? Una sola parola: Francoforte. Con la bella stagione fioriscono le attività dal sapore urban, skyline sul Meno incluso. La prima tappa obbligata – nella zona est che costeggia Harbour Park – è all’Oosten Restaurant, con la sua spaziosa terrazza panoramica. Sull’altra riva del fiume lo Yachtklub è

il ritrovo dei festaioli nottambuli, ma anche di chi vuole rilassarsi sorseggiando il tradizionale vino di mele. Poi, un vero classico: le specialità turche del Meral’s Döner Boat raggiungibile sia a piedi che in barca. Tra i must anche il Maincafé, dove si respira la vera anima della capitale economica del Vecchio Continente. Basta spostarsi nel quartiere attorno alla stazione per trovare ristoranti, gastronomie e truck con i sapori del mondo: la mecca di tutti gli street food lover. Questo piccolo distretto industriale è fulcro, tra l'altro, di bar e club di tendenza come il Plank, il Walon Rosetti e il Bar Pracht. Insomma, dietro ogni angolo c’è una nuova avventura mangereccia che aspetta a cucine aperte gli irriducibili del cibo. A questo propo-

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sito c’è un appuntamento, anzi due, per le menti culinarie più creative: lo Street Food Festival (2-4 agosto) e il Food Truck Friday (14 giugno, 12 luglio, 16 agosto, 6 settembre), fucina di creazioni da acquolina in bocca. A Francoforte, poi, ogni settimana ci sono mercati all’aria aperta dove chef, cuochi amatoriali e amanti del buon cibo trovano ingredienti freschissimi per le loro ricette. Un punto d’incontro di gastronomia e alta cucina, ma anche la soluzione perfetta per un rilassante aperitivo nel cuore pulsante della metropoli. D’estate, restando in tema di kermesse (ma non solo food), merita una menzione il Sommerwerft (19 luglio-4 agosto) con una programmazione di eventi internazionali di musica, teatro e danza. Il Museum Embankment Festival (23-25 agosto), invece, è conosciuto per essere una delle più grandi manifestazioni culturali europee e attrae centinaia di migliaia di visitatori sulle sponde del Meno. La città non si dimentica dei cinefili proponendo proiezioni sotto il cielo stellato, molto amate da abitanti e turisti. Se dopo un bel film si vogliono fare quattro salti, ci si può immergere nella nightlife mitteleuropea, che passa da incredibili party ai concerti underground del Gibson fino al Friedberger Platz, il locale preferito da hipster e studenti di tutte le età. Mainhattan, così soprannominata per il suo fiume (Main in tedesco), è raggiungibile dall’Italia con una coppia di Eurocity al giorno: partenza da Milano alle 11:23 con arrivo a Francoforte alle 18:59. Dalla capitale finanziaria tedesca, invece, start alle 8:01, con arrivo all’ombra della Madonnina alle 15:35. Si può approfittare dell’offerta Mini a 49 euro, acquistando il biglietto almeno 14 giorni prima della partenza. Auf Wiedersehen. frankfurt-tourismus.de | trenitalia.com

FESTIVALS, TERRACES WITH A VIEW AND STREET FOOD. MAINHATTAN (AS LOCALS LIKE TO CALL IT) IS REALLY FULL OF SURPRISES

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re you looking for an idea for an unusual weekend in a European metropolis? Here it is in just one word: Frankfurt. With the arrival of better weather, there is an explosion of activities with an urban feel, including the skyline over the river Main. The first stop should be made – in the eastern side of the city which runs alongside Harbour Park – at the Oosten Restaurant, with its spacious panoramic terrace. On the other side of the river the Yachtklub is the place to meet up for night-time partying, as well as for people who want to sit back with a glass of traditional apple wine. Then there is a real classic: the Turkish specialities on Meral’s Döner Boat, which you can get to both on foot and by boat. The Maincafé is another unmissable stop where you feel the real soul of the Old Continent’s economic capital. You just have to wander around the area surrounding the station to find restaurants, delicatessens and vans with international food: it is a mecca for all street food fans. Amongst other things, this small financial district is the site of bars and trendy clubs like Plank, Walon Rosetti and Bar Pracht. So, there is basically a new experience ready and waiting around every corner for hard-core foodies. There

is an event, in fact there are two, for the most creative culinary minds: the Street Food Festival (2 to 4 August) and Food Truck Friday (14 June, 12 July, 16 August, 6 September), which is a hub for mouth-watering creations. And every week Frankfurt has open-air markets where chefs, amateur cooks and lovers of find food find very fresh ingredients for their recipes. It is a meeting point for gastronomy and haute cuisine, but also the perfect solution for a relaxing aperitif in the beating heart of the metropolis. Over the summer, if we stay on the events theme, but in this case not food-related ones, the Sommerwerft (19 July to 4 August) is worth a mention, with its programme of international music, theatre and dance events. The Museum Embankment Festival (23 to 25 August) is known as one of the largest cultural shows in Europe, and attracts hundreds of thousands of visitors to the shores of the Main. And the city does not forget cinema fans, with open-air showings that are much loved by locals and tourists alike. If you fancy a dance after watching a good film, you can immerse yourself in Mitteleuropa nightlife, which ranges from incredible parties to underground concerts in the Gibson club to the Friedberger Platz, which is a favourite amongst hipsters and students of all ages. Mainhattan, which gets its nickname from the River Main, can be reached from Italy with a Eurocity train there and back every day: leaving from Milan at 11:23 and arriving in Frankfurt at 18:59. While the return from the German financial capital is at 8:01, with the arrival in Milan at 15:35. There is also a 49euro Mini offer, for tickets bought at least 14 days before departure. Auf Wiedersehen.

CIAMPINO AIRLINK Un nuovo servizio treno+bus unisce l’aeroporto internazionale di Ciampino con la stazione di Roma Termini, l’area dei Castelli Romani (Velletri, Albano, Frascati) e del sud del Lazio (direzione Cassino). Il collegamento valorizza l’intermodalità ferrogomma, con un vincente rapporto qualità prezzo: solo 2,70 euro a ticket. Ciampino Airlink offre una combinazione di 77 navette+treno nei giorni feriali e 44 nei festivi. trenitalia.com 17


FS INTERNATIONAL

IL VIAGGIO È PER TUTTI

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di Mauro Borsellino

assistito dal personale di bordo fino al momento di scendere, quando viene di nuovo preso in carico dagli addetti in stazione. Gli scali ferroviari in cui si svolge il servizio sono ormai più di 300, riuscendo a coprire quasi il 70% dei clienti, mentre il numero dei servizi effettuati è in continua crescita e nel 2018 ha superato i 350mila. Per dare modo di organizzare il servizio, questo va richiesto con un anticipo, rispetto al treno che si vuole prendere, da un minimo di un’ora a un massimo di 48 ore per i viaggi internazionali. Il servizio di accompagnamento e assistenza funziona anche su scala europea: gli operatori ferroviari incaricati sono collegati dalla piattaforma informatica ABT (Assistance Booking Tool), che permette lo scambio delle informazioni necessarie per organizzare l’accompagnamento del passeggero in tutte le stazioni del suo itinerario di viaggio, anche fuori Italia.

del sistema ferroviario, prima nel 2008 e poi ancora nel 2014. Ancora non tutti, però, sanno che Rete Ferroviaria Italiana organizza, tramite le sue Sale Blu, un servizio gratuito di accompagnamento delle Prm all’interno delle stazioni, molto apprezzato dagli utilizzatori. Le persone con difficoltà o impossibilità di camminare, magari perché in stato interessante o semplicemente in là con gli anni, e coloro che hanno problemi di vista o udito possono richiedere, anche solo con una telefonata al numero verde (800 906060 da telefono fisso in Italia, mentre +39 02 323232 da cellulare e dall’estero), di essere accompagnati dall’ingresso in stazione fino al posto prenotato a bordo. Una volta sistemato in treno, il passeggero è seguito e

E non è tutto: i rappresentanti delle organizzazioni ferroviarie europee si riuniscono regolarmente per fare il punto sui miglioramenti da apportare e per scambiarsi informazioni sulle buone pratiche in materia. Il prossimo incontro è fissato per il 21 e 22 maggio presso il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa e la stazione di Napoli Afragola, dove i membri del gruppo di lavoro seguono dal vivo un servizio. Al meeting si discute anche di assistenza congiunta in caso di viaggi intermodali (per esempio treno+aereo), accessibilità digitale, modelli di collaborazione tra gestore di stazione e impresa ferroviaria e confronto tra sistemi di rilevazione della soddisfazione del cliente nei diversi Paesi europei. salabluonline.rfi.it

© FS Italiane | PHOTO

iaggiare in treno (quasi) senza barriere si può. Da qualche anno ormai, il treno è diventato uno dei mezzi di trasporto preferiti da coloro che le normative internazionali definiscono “persone con disabilità e a ridotta mobilità”, le cosiddette Prm. Il loro diritto di viaggiare a parità di condizioni di tutte le altre persone non solo è entrato nella sensibilità generale, ma ha trovato una serie di riconoscimenti legislativi, a partire dalla fondamentale Convenzione delle Nazioni Unite del 2006 sui diritti delle persone con disabilità. Il Regolamento europeo del 2007 sui diritti e gli obblighi dei passeggeri nel trasporto ferroviario ha delineato le principali responsabilità sia dei gestori delle stazioni che delle imprese ferroviarie, mentre regole rigide su come costruire o ristrutturare stazioni e materiali rotabili sono state stabilite dalle Specifiche tecniche di interoperabilità per l’accessibilità

TOPRAIL A PIETRARSA Venerdì 17 maggio al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa si svolge il forum internazionale TopRail. Nato da un progetto dell’organizzazione internazionale ferroviaria Uic, il convegno ha l’obiettivo di promuovere e incoraggiare il turismo ferroviario, dando rilievo alla qualità dei servizi in un’ottica di sviluppo sostenibile attraverso partnership, accordi commerciali e istituzionali e quant’altro sia necessario per un’offerta che soddisfi le attese. Due i panel in programma: il primo punta l'attenzione su come rendere il viaggio in treno attrattivo per i turisti e il secondo su come rendere il treno attrattivo per la comunità. Questa seconda parte del forum vede la partecipazione di imprese, organizzazioni e istituzioni per raccontare come i luoghi raggiunti dal treno possano stimolare la curiosità del turista con eccellenze culturali, artistiche ed enogastronomiche. Durante l’evento Fondazione FS Italiane presenta in anteprima l’Atlante delle ferrovie turistiche, una guida delle meravigliose ferrovie storiche inserite nel progetto Binari senza tempo. museopietrarsa.it | fondazionefs.it 18



AGENDA A cura di Luca Mattei

ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it

save MAGGIO the date 2019 FESTIVAL DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE ITALIA//21 MAGGIO>6 GIUGNO Qual è il futuro del Belpaese, dell’Europa, del pianeta? Nessuno ha la palla di vetro, ma da settembre 2015 c’è un impegno ben definito per costruire passo dopo passo un domani migliore. È l’Agenda 2030, con cui 193 nazioni, Italia inclusa, si pongono il traguardo di conseguire 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals -

SDGs), dalla lotta alla fame e alla povertà all’ottenimento di acqua ed energia pulita. Per riflettere su temi come disuguaglianze, qualità dell’ambiente, economia circolare, innovazione, lavoro, salute, educazione, cooperazione internazionale e metropoli, l’occasione giusta è il Festival dello sviluppo sostenibile, un’unica grande manifestazione con centinaia di eventi in tutto lo Stivale, organizzata

dall’associazione ASviS e a cui collabora anche il Gruppo FS Italiane. Mostre, convegni, seminari e workshop coinvolgono il mondo della cultura, dell’arte, dello spettacolo, dell’enogastronomia e dello sport. Linguaggi diversi e pubblici variegati per accrescere la consapevolezza collettiva sull’insostenibilità dell’attuale modello di crescita globale. festivalsvilupposostenibile.it/2019

ASviSItalia

Caravaggio, Flagellazione (1607) © Luciano Romano

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CARAVAGGIO NAPOLI//FINO AL 14 LUGLIO DESENZANO DEL GARDA (BS)//13 MAGGIO>20 OTTOBRE Napoli è una tappa fondamentale per Michelangelo Merisi. Vi arriva da Roma nel 1606 in fuga per una condanna a morte per omicidio. Con una condizione psicologica turbata, quindi, che probabilmente gli ispira un nuovo modo di dipingere, più tormentato e drammatico. Nel suo soggiorno partenopeo realizza alcuni capolavori, tra cui la Flagellazione, attualmente al Museo di Capodimonte. Proprio questa sede espositiva gli dedica Caravaggio Napoli, una retrospettiva per sottolineare il rapporto dell’artista con la città campana. Appuntamento imperdibile per ricostruirne vita e attività ed esaminare la sua influenza sulla pittura locale ed europea. Gli amanti di Merisi possono recarsi anche al Castello di Desenzano: Caravaggio Experience è uno spettacolo fatto di proiezioni, musiche e fragranze olfattive per immergersi nelle tecniche e nei segreti di uno dei più grandi innovatori dell’arte. museocapodimonte.beniculturali.it | caravaggioadesenzano.it


Sconti Trenitalia

Birgit Jürgenssen, Hausfrauen - Küchenschürze (1975) Pixelstorm®Vienna GAMeC.ufficiale GAMeCBergamo gamec_bergamo

GIACOMO BALLA ROMA>FINO AL 17 GIUGNO MILANO>FINO AL 12 MAGGIO Dal Futurismo astratto al Futurismo iconico è la retrospettiva che Palazzo Merulana di Roma dedica a Giacomo Balla, con l’intenzione di indagare un particolare passaggio di stile della sua produzione. A partire dal 1933 l’artista ha iniziato a utilizzare un espediente tecnico per far coincidere l’immagine realizzata con l’effetto dei rotocalchi: applicava al fondo del dipinto una rete di metallo su cui poi dipingeva, provocando un effetto di retinatura identico a quello delle foto stampate sui giornali. Un confronto voluto con i mezzi di diffusione di massa che molti anni dopo divenne elemento fondante della pop art. Altra occasione per gustarsi il lavoro del pittore torinese è l’esposizione alle Gallerie d’Italia - Piazza Scala di Milano della sua più grande opera, Il genio futurista, un olio su tela d’arazzo di 279x381 cm. palazzomerulana.it | gallerieditalia.com

IO SONO BERGAMO//FINO AL 19 MAGGIO Relazioni umane e di genere, sessualità identità e bellezza sono le principali tematiche della produzione di Birgit Jürgenssen, protagonista dell’avanguardia femminista. Quella alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo è la seconda tappa della prima retrospettiva dell’artista fuori dall’Austria, per un tour che, iniziato alla Kunsthalle di Tubinga, in Germania, prosegue poi quest’estate al Louisiana Museum of Modern Art a Humlebæk, in Danimarca. In mostra 150 opere, tra disegni, fotografie a colori e in bianco e nero, cianotipi, rayogrammi, installazioni di plastica e tessuti. Birgit Jürgenssen ha attinto ai linguaggi del Surrealismo per trattare le convenzioni sociali con un umorismo sovversivo, coinvolgendo il suo stesso corpo. Mai ostentatamente esibito, quanto piuttosto celato e poi svelato attraverso l’uso di maschere e oggetti come protesi. gamec.it

Giacomo Balla, Parlano (1934) palazzomerulana |

gallerieditalia

L’OBIETTIVO SENSIBILE ROMA//FINO AL 30 GIUGNO Alla Galleria Corsini di Roma la personale dedicata a Robert Mapplethorpe, rivoluzionario maestro della fotografia. Una mostra unica perché, nonostante in passato i suoi scatti siano già stati accostati ai lavori di artisti come Michelangelo e Rodin, per la prima volta dialogano con le proposte di un museo che è una quadreria settecentesca. «Mapplethorpe non è mai stato alla Galleria, ma avrebbe trovato interessanti le sale ancora allestite secondo il gusto del cardinale Neri, creatore della collezione», sostiene la curatrice Flaminia Gennari Santori. «Nel ’700 i quadri si disponevano secondo criteri di simmetria e varietà che stimolavano a individuare similitudini e dissonanze tra le opere: sono gli stessi principi che hanno guidato Mapplethorpe nella sua carriera». barberinicorsini.org Robert Mapplethorpe, Self-portrait (1988) © Robert Mapplethorpe Foundation. Used by permission

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AGENDA ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it

Freccia Weekend maggio 2019

A cura di Luca Mattei

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1 Il Teatro Petruzzelli di Bari durante Bifest 2018 © Nicola Amato

2 Giovanni Battista Piazzetta, Giuditta e Oloferne (XVIII sec.)

bifest.it bifest_official bifest

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Last day il 4 per Bifest - Bari International Film Festival. Oltre a proiezioni e incontri con attori e registi al Teatro Petruzzelli, una mostra fotografica su Ennio Morricone allestita nel Colonnato della Provincia. [1] bifest.it

In Eva vs Eva, a Villa d’Este e Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli (RM) dal 10 maggio al 1° novembre, reperti artisticopittorici testimoniano la visione demoniaca e celestiale della donna nell’antichità. [2] villaadriana.beniculturali.it

Dal 2 al 5 maggio performing art alla Fabbrica del Vapore di Milano con il Festival del Silenzio, kermesse sulla cultura della comunità sorda che sostiene il riconoscimento della lingua LIS come minoranza ufficiale. festivaldelsilenzio.com

Fino all’11 a Castel dell’Ovo di Napoli Stories, personale del duo J&Peg (Antonio Managò e Simone Zecubi) che rivela alcune sfumature comportamentali della società contemporanea attraverso il ritratto fotografico. galleriapoggiali.com

Fotografia Europea è a Palazzo Magnani di Reggio Emilia fino al 9 giugno, con sconti per i soci CartaFRECCIA. Un omaggio alla forma d’arte che più di altre comunica e interpreta la complessità della società contemporanea. fotografiaeuropea.it

Doppio appuntamento entro luglio per chi ama De Chirico. A Palazzo Ducale di Genova fino al 7 Il volto della Metafisica. Al Magi ’900 di Pieve di Cento (BO) fino al 31 Manichini e miti nella scultura metafisica. palazzoducale.genova.it magi900.com

Da domenica 5 nella Chiesa di San Francesco di Gualdo Tadino (PG) la mostra La stanza segreta: opere della Collezione Massimo Caggiano, tra le più rappresentative degli ultimi 30 anni di pittura e scultura. polomusealegualdotadino.it

Per le Giornate nazionali dei Castelli, l’11 e 12, eventi e visite in 19 siti di altrettante regioni, tra cui Lagopesole (PZ), Santa Severa (RM), Sessa Aurunca (CE) e le cinta murarie di Vicenza e L’Aquila. istitutoitalianocastelli.it


3 Yassine Alaoui Ismaili, Morocco (2017) streetphotomilano

4 Naby Byron, Play with us (2019) PlayWithUs

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5 DavidLaChapelle, Archangel Michael: And No Message Could Have Been (2009) mucciacciaart mucciaccia_art

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Dal 16 al 19 negli spazi di Base c’è Street Photo Milano, festival internazionale sulla fotografia di strada. Oltre 250 scatti, tra cui quello di Yassine Alaoui Ismaili, sette mostre, due concorsi e ospiti speciali. [3] streetphotomilano.org

L’artista di Naby Byron presenta una metaforica visione onirica con al centro inusuali cavalli da giostra. Play with us è la sua personale negli spazi del Molino Stucky di Venezia, dall’11 maggio al 24 novembre. [4] nabybyron.com

Alla Galleria Mucciaccia di Roma fino al 18 giugno la personale di David LaChapelle. In mostra 34 opere, tra cui i ritratti delle star di Hollywood, come quello di Michael Jackson che ne celebra la beatificazione mediatica. [5] galleriamucciaccia.com

Da venerdì al 2 giugno Matera è il Purgatorio della Divina Commedia 2017-21, rivisitazione di Ermanna Montanari e Marco Martinelli tra rappresentazione sacra medievale e teatro di massa di Vladimir Majakovskij. materaevents.it

Da domenica 26 si rinnova la Collezione Casamonti a Palazzo Bartolini Salimbeni di Firenze con artisti attivi tra gli anni ’60 e l’inizio del XXI secolo, come Michelangelo Pistoletto, Marina Abramović e Andy Warhol. collezionerobertocasamonti.com

Goccia a goccia dal cielo cade la vita, al museo Mao di Torino fino al 1° settembre. Per narrare attraverso immagini, reperti, libri e miniature la rappresentazione nell’arte dell’importanza dell’acqua per l’Islam. maotorino.it

Al Polo fieristico di Chiuduno (BG) da venerdì al 9 giugno, il festival Lo spirito del pianeta dà voce alla cultura e alla tradizione dei popoli indigeni. Tra gli ospiti Davide Van de Sfroos ed Eugenio Bennato. lospiritodelpianeta.it

A Senigallia (AN) due mostre sulla fotografia, fino al 2 giugno. A Palazzo del Duca gli scatti inediti di tre maestri, Cavalli Ferroni Giacomelli, a Palazzo Baviera le prime fasi di quest’arte in Piccoli tesori dell’800. comune.senigallia.an.it

Ci vuole naso per il weekend dello Smell Festival di Bologna. L’evento dedicato alla cultura dell’olfatto propone, oltre a conferenze interdisciplinari, workshop e masterclass di profumeria, un’esposizione di fragranze. smellfestival.it

Da non dimenticare il ProMemoria Festival a Mirandola (MO): incontri e spettacoli con filosofi, scienziati, storici, scrittori e giornalisti, chiamati quest’anno a riflettere sul tema dell’identità. memoriafestival.it Tema della sesta edizione del Festival della Parola, a Chiavari (GE) dal 30 maggio al 2 giugno, è il Dialogo, trampolino di lancio di idee, progetti e sogni. Incontri e spettacoli sono dedicati a Lucio Dalla e Leonardo. festivaldellaparola.eu Palazzo di Riso di Palermo ospita fino al 14 giugno la Casa delle farfalle, un giardino dove grandi e piccini possono scoprire centinaia di questi stupendi insetti, di tante e variegate specie e vivaci colori. lacasadellefarfalle.com

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di Gilda Ciaruffoli - a cura di

vdgmagazine.it

Che negli ultimi anni Milano sia diventata una meta must per gli appassionati di buona cucina è innegabile. A sottolinearlo dal 2 all’8 maggio è la decima edizione della Milano Food Week, un traguardo celebrato con 200 eventi in diverse location, dal Duomo alle periferie. milanofoodweek.com Dal 6 al 13 maggio le sponde del Lago di Garda ospitano Fish&Chef: sei cene gourmet (con menù e prezzo fissi) firmate da sei tra i più importanti cuochi italiani due stelle Michelin. Le location disegnano un itinerario di gusto tra le provincie di Brescia, Verona e Trento, all’insegna della valorizzazione del pesce di lago. fishandchef.it © Paolo Properzi

Save the Date maggio 2019

GOURMET

Vivere il mare lentamente, assaporarlo nel rispetto dei suoi tempi e delle stagioni. È questo che invita a fare Slow Fish, la manifestazione che si svolge dal 9 al 12 maggio al porto antico di Genova. Momenti conviviali e mercatini gastronomici si alternano ad approfondimenti culturali e laboratori sulla biodiversità marina. slowfish.slowfood.it

La Franciacorta si veste a festa per quattro mesi, dal 19 maggio all’8 settembre, per Franciacorta Summer Festival on the road, contenitore di eventi legati a cibo, vino, sport e cultura. Protagonista della giornata di inaugurazione il Franciacorta Rosé, attorno al quale ruotano tutte le degustazioni e le attività di domenica 19. franciacorta.net Calici sotto le stelle, concerti tra le botti, chiacchiere con i vignaioli e passeggiate tra i filari. Sono tanti e tutti diversi gli appuntamenti di Cantine aperte, in programma il 25 e 26 maggio da nord a sud dello Stivale. Più di una manifestazione, una vera e propria filosofia di viaggio per la riscoperta del territorio. movimentoturismovino.it

Per gli appassionati di vino appuntamento il 12 maggio al Castello di Barolo per un’asta molto particolare: una sessantina i lotti di bottiglie rare. Chi non può essere presente ha comunque l’opportunità di seguire l’evento, e acquistare le bottiglie, in streaming. Il ricavato è devoluto alla onlus 1 Caffè di Luca Argentero. accademiadelbarolo.com Mai sentito parlare di vini col fondo, sur lie, ancestrali? Per scoprire questo affascinante mondo domenica 12 maggio

Metti una piccola isola della Sardegna, una delle poche tonnare ancora attive nel Mediterraneo, qualche chef stellato e i riti millenari della mattanza.

c’è Inconfondibile. L’evento riunisce oltre 40 produttori che portano avanti l’antica tecnica della rifermentazione spontanea in bottiglia, nella suggestiva cornice di Villa Braida, a Mogliano Veneto (TV). inconfondibile.wine

Nasce così Girotonno, la rassegna dedicata alla valorizzazione dell’antica cultura di tonni e tonnare, che anima Carloforte (CI), sull’isola di San Pietro, dal 30 maggio al 2 giugno. girotonno.it



WHAT'S UP

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A cura di Gaspare Baglio

gasparebaglio

LETTERS ON STAGE A TU PER TU CON NOA, ARTISTA IN CONTINUA EVOLUZIONE CHE SI DIVIDE TRA MUSICA E IMPEGNO SOCIALE

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antautrice, poetessa, compositrice, percussionista, relatrice, attivista e madre di tre bambini. Cresciuta tra Yemen, Israele e Stati Uniti, Noa è una delle voci internazionali più emozionanti, capace di cambiare ed evolversi in ogni progetto. Quello nuovo è Letters to Bach, lavoro che, con eleganza e raffinatezza, riprende 12 brani musicali del compositore tedesco Johann Sebastian Bach, arricchendoli con testi, in inglese ed ebraico, che spaziano dai massimi sistemi a riflessioni più intime. Un lavoro nato da una

per la sua prolifica attività musicale, in Israele Noa è nota anche per essere la “voce della pace”, un’importante sostenitrice culturale del dialogo e della convivenza nel Paese. Non solo: è la prima ambasciatrice israeliana dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura e fa parte di numerose organizzazioni a favore dei diritti umani e dell'armonia tra i popoli. Il suo obiettivo è creare ponti: «Bach mi aiuta in questa missione, perché è conosciuto in tutto il mondo, è universale».

preghiera creata dal musicista teutonico: «La mia versione dell’Ave Maria è diventata molto popolare. Quel brano è stato il primo passo per iniziare il percorso che mi ha portato a realizzare questo album». Disco che vede, come produttore, un nome del calibro del grande Quincy Jones, che l’ha cresciuta artisticamente insieme a Pat Metheny. «Durante una mia esibizione a Los Angeles rimase molto colpito dall’Ave Maria. Disse che avrebbe voluto produrre un eventuale album. È stato un vero onore lavorare nuovamente con lui». Oltre che

Il 24 maggio, all’Auditorium Parco della musica di Roma, porta in tour l’album insieme al suo storico collaboratore Gil Dor, stimato musicista e cofondatore della Rimon School of Music. «Interpretare live queste canzoni è una vera sfida, le difficoltà sono molte. Per questo ho già cantato i brani del disco nei concerti passati: volevo perfezionarmi, migliorare esibizione dopo esibizione».

© Geoffrey Hubbel

noamusic.com

NAMELESS MUSIC FESTIVAL 7>9 giugno Rkomi, Achille Lauro, Ernia, Luché, Carl Brave, Steve Aoki e Alison Wonderland. Sono solo alcuni dei nomi presenti alla kermesse di Barzio (LC). Headliner di tutto rispetto per un’edizione pronta a lanciare un messaggio importante e un forte impulso alla sostenibilità ambientale. Come? Abolendo l’uso della plastica e sostituendola con contenitori biodegradabili per food & drink. Da qui il new leaf, che ha come obiettivo quello di trasformare il festival un evento a impatto zero.

MI AMI 24>26 maggio Il festival della musica bella e dei baci impazza all’Idroscalo di Milano. Tema della 15esima edizione è Amor Vincit Omnia, perché l’amore è il fuoco ardente che vince su tutto e ci rende umani, errori inclusi. Sul palco l’itpop di Clavdio e Fulminacci, la provocatoria e controversa femme fatale Myss Keta, il cantautorato di Motta, Giorgio Poi e Franco126. E ancora il rap di Ensi e Nitro. Ha confermato la sua presenza anche Mahmood (nella foto), l'artista urban che ha trionfato al Festival di Sanremo.

BIONDOLOGIA LIVE TOUR 3 maggio>6 luglio Roma, Bologna e Milano sono le tre città che aprono la tournée di Romina Falconi, talentuosa artista romana che, dopo tanta gavetta, ha messo in piedi un disco dedicato alle donne, come si evince dal titolo: Biondologia - L’arte di passeggiare con disinvoltura sul ciglio di un abisso. «Una mappa psico-emozionale di tutti gli schiaffi della vita», racconta la cantautrice. «Ogni canzone è uno stato sentimentale preciso, con un suo suono e una sua voce narrante: quella di un paziente dall’analista». 27


WHAT'S UP

Photo Mary Stuart, trucco Arianna di Paolo, style Valeria Palombo

LA GABBIA DORATA Camilla Läckberg Marsilio, pp. 416 € 19,90 Nuova serie noir per Camilla Läckberg, la regina del giallo nordico da 23 milioni di copie vendute nel mondo. Protagonista della collana è Faye, donna dalla vita apparentemente perfetta, ma con un oscuro passato e tante debolezze che la rendono insicura. A questo si aggiunge un marito che la umilia, la tradisce e chiede il divorzio, lasciandola senza un quattrino. La depressione è dietro l’angolo, ma Faye trova la forza per vendicarsi.

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DOVE FINISCONO LE PAROLE Andrea Delogu Rai Libri, pp. 240 € 17 «Dopo aver partecipato a una conferenza TEDx in cui ho parlato di dislessia, sono cominciate ad arrivare richieste di condividere la mia esperienza in scuole e incontri. Non credevo ci fosse un dolore così profondo per una condizione che è solo un altro modo di vedere le cose».

IO, LUI E ALTRI EFFETTI COLLATERALI Giorgia Würth Noeditore, pp. 208 € 14 Con il suo terzo romanzo l’attrice Giorgia Würth si concede una commedia sentimentale che, a tratti, ricorda la leggerezza del Nick Hornby in Non buttiamoci giù. Un libro che non nasconde le difficoltà di costruire legami e sottolinea le fragilità di ciascun individuo. Al centro della storia c’è Vera, che, (quasi) quarantenne, decide di farla finita dopo una serie di delusioni amorose. Un pacco misterioso le salverà la vita.

Andrea Delogu, conduttrice di Stracult su Rai2 e dello show La versione delle due su Radio2, parla del suo libro Dove finiscono le parole. Un’opera autobiografia che è testimonianza e terapia. «Volevo che il mio secondo libro fosse utile. Ho trattato questa condizione in maniera semiseria perché tutte le persone con cui ho parlato sdrammatizzano le complicazioni con l’ironia. A volte può essere svilente: sappiamo di non essere stupidi, ma qualcuno tende a trattarci come tali». Una battaglia che la Delogu combatte con la speranza che questa fatica editoriale «faccia nascere tanti progetti, film, libri, incontri che parlino delle difficoltà nell’apprendimento. Spero sia un inizio». railibri.rai.it

LE STELLE DI CAPO GELSOMINO Elvira Serra Solferino, pp. 224 € 16,50 Chiara, Marianna e Lulù. Tre generazioni a confronto in un romanzo di amore e disamore. Se tra Chiara e la nonna Lulù c’è complicità, Marianna ha, con la madre, una relazione avvolta da recriminazioni e silenzi. Chiara decide di raccontare la storia della sua famiglia, svelando un segreto la cui forza è capace di cambiare ogni cosa. Una ricerca delle proprie radici e una narrazione avvincente sul rapporto che lega le figlie alle madri.


THE BOYS IN THE BAND Spazio Teatro 89, milano 13>19 giugno Debutta in Italia una delle pietre miliari nella storia del teatro, coprodotta, tradotta e adattata da Costantino Della Gherardesca e Giorgio Bozzo (che ne cura anche la regia). Prima commedia arcobaleno per il grande pubblico, The boys in the band fu un vero e proprio fenomeno di costume dal 1968 al 1970. Al centro della pièce un gruppo di amici gay, il compleanno di uno di loro (Harold) e un gioco al massacro fatto di vecchi rancori e battutacce. In occasione del 50esimo anniversario dello spettacolo, negli States, lo sceneggiatore Ryan Murphy ha riportato on stage lo show (che nel 2020 diventerà un film per Netflix) con un cast stellare: Zachary Quinto, Jim Parsons e Matt Bomer.

ROCKETMAN Regia: Dexter Fletcher Dal 30 maggio Biopic dedicato a Reginald Wight, un timido pianista destinato a trasformarsi in una delle popstar più famose di sempre: Sir Elton John. La pellicola racconta l’ascesa (con i pro e i contro) di un ragazzo della provincia inglese, diventato un simbolo della cultura pop. Un’operazione che, oltre a essere l’occasione per riascoltare le grandi super hit del cantautore britannico, ha la speranza di bissare il successo di Bohemian Rhapsody. I possessori di CartaFRECCIA possono acquistare due biglietti al prezzo di uno nelle sale del circuito UCI.

X-MEN: DARK PHOENIX Regia: Simon Kinberg Dal 6 giugno La potentissima telepate Jean Grey sviluppa incredibili poteri psichici che corrompono la sua mente, trasformandola nella temibile Fenice Nera. Per salvare la loro amica, Ciclope, Tempesta, Nightcrawler e Quicksilver uniscono le forze con la mutaforma Mystica e l’ambiguo Magneto, ora a capo di un gruppo di dissidenti sull’isola di Ganosha. Dodicesimo film dedicato ai mutanti (targati Marvel) capitanati dal Professor Xavier e da Bestia. Per i possessori di CartaFRECCIA due biglietti al prezzo di uno nelle sale del circuito UCI.

Sconti Trenitalia

© 2018 Paramount Pictures. All Rights Reserved David Appleby

ALADDIN Regia: Guy Ritchie Dal 22 maggio Live action del classico d’animazione targato Disney. Nei panni di Aladdin c’è la rivelazione Mena Massoud, mentre la principessa Jasmine ha il volto di Naomi Scott. La vera novità, però, è Will Smith che interpreta un divertentissimo genio della lampada. Nella versione italiana le canzoni di Jasmine sono interpretate da Naomi Riveccio, finalista di X Factor. Sarà l’occasione per riascoltare Il mondo è mio, celebre hit premiata con l’Oscar, scritta da Tim Rice e composta da Alan Menken, a cui si deve l’intera colonna sonora sia del cartoon che del film.

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INCONTRO

PRESENTE INFINITO ALBERTO BURRI RACCONTATO DA BRUNO CORÀ, CURATORE DELLA GRANDE RETROSPETTIVA ALLA FONDAZIONE CINI DI VENEZIA CON LE PIÙ SIGNIFICATIVE TAPPE DEL MAESTRO UMBRO

ALBERTO BURRI AS ARTICULATED BY BRUNO CORÀ, CURATOR OF THE GREAT ANTHOLOGICAL RETROSPECTIVE AT THE CINI FOUNDATION IN VENICE, COVERS THE MOST SIGNIFICANT PERIODS IN THE LIFE OF THE UMBRIAN MASTER

di Sandra Gesualdi sandragesu s.gesualdi@fsitaliane.it

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Bruno Corà Curatore della mostra Curator of the exhibition

uello che si vede nel quadro è quello che esiste qui e ora. Non rappresentazione della natura o riproduzione evocativa del circostante, ma esattamente sacchi di juta, legno, ferro, fuoco, plastica, catrame, terra, colla. Materia di ogni tipo, usata come strumento d’indagine per esercitare ampiamente il proprio credo di sperimentatore. Alberto Burri (1915-1995) è stato un pittore totalizzante e totalizzato dalla sua arte, un radicale, un maestro del gesto volontario che ha scavato e piegato, bruciato e sfrangiato la materia, indirizzato i morsi della fiamma su tele plastiche con la sola forza del soffio. Ha costruito distruggendo per aprire, anzi, spalancare una nuova finestra sull’arte italiana e mondiale del ’900. Il professore Bruno Corà, presidente della Fondazione di Città di Castello dedicata al maestro umbro, è il curatore della grande retrospettiva antologica BURRI la pittura, irriducibile presenza, allestita dal 10 maggio al 28 luglio a Venezia, sull’Isola di San Giorgio Maggiore. Un progetto della Fondazione Giorgio Cini e della Fondazione Burri in collaborazione con Tornabuoni Art e Paola Sapone MCIA, che ripercorre cronologicamente le tappe più significative dell’artista. Professore, cosa ha di speciale questa mostra? Riunisce circa 50 opere provenienti da tutto il mondo, è un episodio importante perché, concluse le celebrazioni per il centenario, nel 2015, in diverse sedi tra cui Düsseldorf, New York e la natia Città di Castello, Burri torna a Venezia. Dopo la personale dell’83 e le numerose partecipazioni alla Biennale dal ’52 al ’68. L’abbiamo preparata con dovizia e attenti che contenesse tutti i maggiori cicli del suo lavoro, coprendo un arco temporale che parte dal 1948-49, quando dipinge Nero 1 e SZ 1, e arriva al ’94, un anno prima della morte. Sono esposti i Catrami, le Muffe, i Sacchi, i Legni, i Ferri, i Cretti, i Cellotex, le Plastiche, le Combustioni: tutto il suo repertorio linguistico più importante 30

hat you see in the picture is what exists here and now. Not representation of nature or evocative reproduction of surroundings but rather bags of jute, wood, iron, fire, plastic, tar, earth, glue. All kinds of materials are used as a research tool to broadly exercise his belief in being an experimenter. Alberto Burri (1915-1995) was a painter totalising and totalised by his art; a radical, a master of the voluntary gesture who excavated, bent, burnt and frayed matter, directing the tongues of flames on plastic canvases with just the force of a puff of air. He constructed by destroying so as to open – or better, throw open – a new window onto the Italian and world art of the 20th century. Professor Bruno Corà, as president of the Fondazione di Città di Castello dedicated to the Umbrian master, is the curator of the great anthological retrospective BURRI la pittura, irriducibile presenza, being held from 10 May to 28 July on Venice’s San Giorgio Maggiore island. A project by the Fondazione Giorgio Cini and Fondazione Burri in collaboration with Tornabuoni Art and Paola Sapone MCIA, it chronologically traces the most significant periods in the artist’s career. Professor, what is special about this exhibition? Bringing together around 50 works from all over the world, this momentous event sees Burri return to Venice 36 years since his 1983 solo show and after having participated in various Venice Biennales from 1952 to 1968. In 2015, celebrations marking his centenary were held in a range of venues, including Düsseldorf, New York and his native Città di Castello. Abundantly and carefully arranged to contain all the major periods of his work, the exhibit covers a timespan starting from 1948-49 - when he painted Nero 1 and SZ 1 – right through to 1994, a year before his death. On display are Catrami, Muffe, Sacchi, Legni, Ferri, Cretti, Cellotex, Plastiche and Combustioni – the artist’s entire and most important linguistic repertoire with a critical selection of the individual works, showing how and how much Burri influenced many generations of artist, moments and movements in the immediate post-war period, including New Dada, Nouveau Réalisme, Arte Povera and Neo-minimalism. What is a unique feature of the exposition? Representing the 1950s – an explosive period for Burri’s art – the famous studio in Via Margutta in Rome has been recreated. It was here where Robert Rauschenberg saw the first Sacchi in 1953, provoking a revelation worthy of Paul the Apostle, tran-


© Aurelio Amendola

Burri sostituisce il concreto alla finzione, un passaggio fondamentale nella storia dell’arte Burri replaces the concrete with pretence, a fundamental step in the history of art.

Alberto Burri, Città di Castello (anni ’70)

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INCONTRO con una selezione critica dei singoli lavori, per far capire quanto e come Burri abbia influenzato, nell’immediato dopoguerra, molte generazioni di artisti, momenti e movimenti: dal New Dada al Nouveau Réalisme, dall’Arte Povera al Neo Minimalismo. Una particolarità della rassegna? Per raccontare gli anni ’50, momento esplosivo dell’arte di Burri, abbiamo ricostruito il famoso studio di via Margutta a Roma, quello in cui Robert Rauschenberg nel ’53 vide i primi Sacchi e

cadde da cavallo folgorato come San Paolo, la sua creatività da allora si trasformò. La mostra cita queste chiare influenze, come le Combustioni su Yves Klein, altro esempio, e afferma il primato di Burri in alcune invenzioni linguistiche ed espressive o nello sviluppo di idee innovatrici: Castellani e Bonalumi nella deformazione del telaio guardano al suo Gobbo del 1952. Ha paragonato la rivoluzione di Burri a Giotto quando inserisce il cielo stellato al posto dello sfondo dorato... La pittura si è sempre espressa attraverso

delle metafore, ha illustrato qualcosa. Con Burri si passa da una rappresentazione evocativa a una presentazione fisica della realtà, con tutta la corporeità della materia. Sostituisce il concreto alla finzione, un passaggio fondamentale nella storia dell’arte. L’irriducibile presenza è qualcosa davanti ai nostri occhi che non può essere sostituita, è il vero dentro il quadro: uno straccio nero, un pezzo di pomice grigia, il frammento di un sacchetto. L’Italia è arrivata tardi a riconoscere il suo genio, per questo mi

Rosso Plastica M3 (1961) Plastica, combustione su tela/Plastic, combustion on canvas Fondazione Palazzo Albizzini, Collezione Burri

sforming his creativity evermore. The exhibition cites these clear influences, as per the Combustioni for Yves Klein, another example affirming Burri’s primacy in certain linguistic and expressive inventions or in the development of innovative ideas: Castellani or Bonalumi in the deformation of the frame with a nod to the Gobbo of 1952. You have compared the Burri revolution to that of Giotto when he adds the starry sky rather than a golden background... Painting has long relied on metaphors to express itself, in illustrating something. With Burri, we move from an evocative representation to a physical presentation of reality, with all the corporeality of the material. He replaces the concre32

te with pretence, a fundamental step in the history of art. The unshakeable presence is something before our eyes that cannot be substituted, it is the truth within the picture: a black rag, a piece of grey pumice, a fragment of a sack. Italy was late in recognising his genius, which is why I allow myself to bring up Giotto. What does the title of the exhibition signify? It comes from his own words and means that in some cases, words are not necessary: painting experienced as a tenacious presence cannot be translated. It explains itself simply by being looked upon. In 1943, Burri was a medical officer while being held as prisoner in a Texas concentration camp. Did the war influence

the path he eventually took? I believe it is reductive to say that red is the blood that flows from wounds. The roots that took hold deep in his memory are those of the great masters of the past, who he knew so much about: Piero della Francesca, Signorelli, Raffaello. When he acts, he is analytic and lucid. I would not put too much emphasis upon the psychoanalytic element of the doctor sewing up wounds: “It’s what you see and nothing more,” he said. What is the profound message in his poetics? The search for equilibrium, to be seized in the unexpected and randomness through form, space and time. He actually saw the Cretti - they are the dried earth in California. But if the natural split-


sono permesso di scomodare Giotto. E il titolo della mostra a cosa allude? È tratto da una sua dichiarazione e significa che in certi casi le parole non servono: la pittura vissuta come una tenace presenza non può essere tradotta. Si spiega da sola, guardandola. Nel ’43 Burri era un ufficiale medico prigioniero in un campo di concentramento in Texas. La guerra ha influenzato il suo percorso? È riduttivo, per me, affermare che il rosso è il sangue delle ferite. Le sue sono radici profonde che attecchiscono nella memoria dei grandi maestri del passato che ben conosce: Piero della Francesca, Signorelli, Raffaello. È rigoroso e lucido quando agisce. L’elemento psicanalitico del medico che ricuce gli strappi lo ridurrei al minimo: «Quello che vedi è, non ho fatto altro», affermava. Qual è il messaggio profondo della sua

poetica? La ricerca dell’equilibrio, da cogliere nell’imprevisto e nella casualità attraverso forma, spazio e tempo. I Cretti li ha visti davvero, sono i terreni essiccati in California. Ma se la spaccatura naturale si crea per caso, il suo sforzo è quello di controllare, modellare e dimensionare la materia. Ecco l’uomo della scienza che vuole dominare il caos. Con le Combustioni fa lo stesso: dirige il fuoco soffiandolo, non vuole che la materia bruci per conto proprio. Vuole incidere sulla forma, controllare l’elemento. Così la tela diventa un presente continuo e infinito, una sfida perenne. Al centro c’è il suo pensiero, mai l’istinto. Poi negli anni ’80 e ’90 le cromie invadono i grandi trittici di Cellotex. Sì, il colore oggettivo e mai simbolico, lucido o opaco, disposto su grandi superfici compresse di segatura e vina-

vil. Con queste composizioni arriva alla riflessione ultima, all’impalcatura e allo scheletro dell’opera. Raggiunge una latitudine essenziale, finisce di manipolare la sostanza, è un uomo pacificato. I cicli finali dei Neri poi, accostati all’oro, riportano a Bisanzio, chiudono il cerchio. Cosa non si è capito di questo artista? Ha ricercato la verità nelle sue tele per tutta la vita, donandosi senza compromessi. Non per gloria, narcisismo o motivi economici, ma per un credo: la sua arte sufficiente e totale allo stesso tempo. Ci ha lasciato una pagina inedita. L’antico, il sentiero di sempre rivisto con occhi nuovi, quello che conduce a eventuali verità. Penso che lui sia riuscito a coglierle. fondazioneburri.org | cini.it FondazionePalazzoAlbizziniCollezioneBurri FondazioneGCini

Sacco (1952) Sacco, olio, am lire, vinavil su tela/Sack, oil, lire, vinavil on canvas Collezione privata/Private collection

ting is created by chance, he strives to control, shape and size the matter. Here is a man of science who wants to dominate chaos. With Combustioni, he does the same, directing fire by blowing it, not wanting to allow the material to burn on its own. He seeks to impact upon on the form, control the element. Thus, the canvas becomes a continuous and infinite present, a perennial challenge. At the centre of this is his thinking, not instinct. Then in the 1980s and 1990s, colours invade the great Cellotex triptychs.

Yes, the objective and never-symbolic colour - be it glossy or matte - arranged on large surfaces of compressed sawdust and white glue. With these compositions, he reaches the ultimate reflection, the scaffolding and skeleton of the work. He rises up to an essential latitude, ultimately exerting upon substance as a man of peace. Then come the final cycles of the Neri, juxtaposed with gold, returning to Byzantium and coming full circle. What do you still not understand about this artist?

He spent his life seeking the truth on his canvases, giving himself uncompromisingly. Not for glory, narcissism or economic reasons but based on a belief: his art is enough and total at the same time. He left us a blank page. The ancient, the trajectory is always revised with new eyes, leading to eventual truths. I think he was able to encapsulate these.

VENEZIA 185 FRECCE AL GIORNO FRECCE TRAINS A DAY 33


ARTE Sconti Trenitalia

Njideka Akunyili Crosby, And We Begin To Let Go (2013) Acrilico, carbone, pastello, polvere di marmo, collage e trasferimenti su carta Acrylic, charcoal, pastel, marble dust, collage and transfers on paper © Njideka Akunyili Crosby Courtesy the artist, Victoria Miro and David Zwirner Photo Jason Wyche

LA BIENNALE È DONNA

È AL FEMMINILE LA 58ESIMA ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE DI VENEZIA, DALL’11 MAGGIO AL 24 NOVEMBRE di Giuliano Papalini paepa2010@libero.it

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el mondo dell’arte non esistono quote rosa, contano solo talento e genialità visionaria. È una Biennale casualmente al femminile quella curata da Ralph Rugoff, poiché dei 79 artisti invitati, provenienti da 90 Paesi, ben 42 sono donne, compresi gli unici due nomi italiani presenti: Ludovica Carbotta e Lara Favaretto. Ma non c’è stata alcuna preferenza di genere, assicura il presidente della Biennale Paolo Baratta, che aggiunge: «Se le artiste stavolta sono in maggioranza non ne facciamo un vanto ma esprimiamo senz’altro la nostra soddisfazione». Con un titolo evocativo, May you live in interesting times (Che tu viva in tempi interessanti), la 58esima Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia è aperta al pubblico per oltre sei mesi, da sabato 11 maggio a domenica 24 novembre. «Il titolo può anche essere letto come una sorta di maledizione, in quanto pare evocare l’idea di tempi sfidanti e persino minacciosi», sottolinea Baratta. «Ma può essere anche un invito a vedere e considerare sempre il corso degli eventi umani nella loro complessità, un invito che ci appare particolarmente importante in tempi nei quali troppo spesso prevale un eccesso di semplificazione, generato dal conformismo o dalla paura», continua. E Rugoff sgombera subito il campo da interpretazioni velleitarie e fuori luogo: «Ci sono senza dubbio opere d’arte che riflettono sugli aspetti precari della nostra esistenza attuale, fra i quali le molte minacce alle tradizioni e alle istituzioni. Tuttavia, l’arte non esercita le sue forze nell’ambito della politica. Non può fermare l'avanzata dei movimenti nazionalisti e dei governi autoritari, né può alleviare il tragico destino dei profughi in tutto il pianeta, il cui numero ormai corrisponde a quasi l’1% dell’intera popolazione mondiale. In modo indiretto, però, forse l'arte può offrire una guida che ci aiuti a vivere e a pensare in questi tempi interessanti. Per questo la Biennale Arte 2019 non ha un tema di per sé, ma mette in evidenza una visione della funzione sociale dell’arte che

WOMEN TAKE CENTRE STAGE AT THE 58TH VENICE INTERNATIONAL ART EXHIBITION, FROM 11 MAY TO 24 NOVEMBER here are no quotas for women in the world of art, just talent and visionary genius. The Biennale curated by Ralph Rugoff has unintentionally became more female-orientated because of the 79 artists invited

interpreted as a kind of curse, since it suggests the idea of challenging and even threatening times,” stresses Baratta. “But it can also be seen as an invitation to always see and consider the course of human events in their full complexity, and so as an invitation that feels especially important in times in which too often oversimplification prevails, generated by conformism or fear,” he continues. And Rugoff immediately dispels unrealistic interpretations, or ones that would be out of place: “There are doubtless works of art that reflect on the precarious aspects of our current existence, including the many threats to traditions and institutions. However, art

from the 90 countries taking part, 42 are women, including the only two Italians present: Ludovica Carbotta and Lara Favaretto. But there was no gender-driven preference, assures the Biennale president Paolo Baratta, who adds: “We see no reason to boast about the fact that female artists are in a majority for this edition, but we are of course happy about it.” With its evocative title, May you live in interesting times, Venice’s 58th International Art Exhibition is open to the public for over six months, from Saturday 11 May to Sunday 24 November. “The name can also be

does not show its strength in the political sphere. It cannot stem the advance of nationalist movements and authoritarian governments nor can it alleviate the tragic fate of refugees all around the world, who now make up nearly one per cent of the entire population of the world. In an indirect way, however, perhaps art can offer a guide that helps us to live and think in these interesting times. That is why the 2019 Art Biennale does not have a theme of its own, but highlights a vision of the social function of art that includes both pleasure and critical thinking,” stresses the curator

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Da sinistra: il curatore della Biennale Arte Ralph Rugoff e il presidente Paolo Baratta From left to right: the curator of the Biennale Arte, Ralph Rugoff, and the president Paolo Baratta 35


ARTE

includa sia il piacere che il pensiero critico», sottolinea il curatore della 58esima edizione della celebre rassegna lagunare, che quest’anno ha assegnato il Leone d’Oro alla carriera al performer, saggista e poeta Jimmie Durham (Stati Uniti, 1940). L’esposizione si concentra sul lavoro di artisti che mettono in discussione le categorie di pensiero esistenti e aprono a una nuova lettura di oggetti e immagini, gesti e situazioni. «Un'arte simile nasce dalla propensione a osservare la realtà da più punti di vista, ovvero dal tenere in considerazione nozioni apparentemente contraddittorie e incompatibili, e di destreggiarsi fra modi diversi di interpretare il mondo che ci circonda», prosegue Rugoff. «Gli artisti, il cui pensiero parte da questi presupposti, sanno dare significati alternativi a ciò che prendiamo come dati di fatto, proponendo modi diversi di metterli in relazione fra loro e di contestualizzarli. Il loro lavoro, animato da curiosità sconfinata e intelligenza di spirito, ci spinge a guardare con sospetto tutte le categorie, i concetti e le soggettività che sono dati per indiscutibili. Ci in-

vita a considerare alternative e punti di vista sconosciuti, e a capire che l’ordine è ormai diventato presenza simultanea di diversi ordini». Nell’epoca dei tweet e dei like, della comunicazione ridotta e frammentata, si finisce nel paradosso di vivere un’epoca di disinformazione. Ed è anche questo il motivo del titolo di questa Biennale. La Mostra di Venezia accoglie 90 Paesi negli storici padiglioni, dei Giardini, all’Arsenale e nel centro storico, tra cui cinque per la prima volta alla Biennale: Algeria, Ghana, Madagascar, Malesia e Pakistan. La Repubblica Dominicana, invece, debutta con un padiglione tutto suo. Predominante la presenza di artiste, molte delle quali impegnate a indagare il ruolo della donna nella società contemporanea. Qualche esempio: Renate Bertlmann per l’Austria, Eva Rothschild per l’Irlanda, Cathy Wilkes per la Gran Bretagna, Laure Prouvost per la Francia, Charlotte Prodger, vincitrice del Turner Prize 2018, per la Scozia, Shirley Tze per Hong Kong. E l’elenco al femminile prosegue con Georgia, Taiwan e Nigeria, rappresentate a Venezia

rispettivamente da Anna K.E., Shu Lea Cheang e Njideka Akunyili Crosby. In campo per gli Emirati Arabi Uniti la cineasta e poetessa Nujoom Alghanem, mentre Pauline Boudry e Renate Lorenz portano la Svizzera in Laguna. Anche la presenza italiana è tutta al femminile: Ludovica Carbotta, che con la sua ricerca artistica si confronta con gli spazi urbani e indaga sul modo in cui gli individui si relazionano con l’ambiente in cui vivono. Gioca tra finzione, realtà e immaginazione nel creare opere site-specific, e installazioni, testi, video arte e performance sono il suo linguaggio. Mentre Lara Favaretto riporta alla luce storie dimenticate attraverso opere originali e sperimentali che una volta realizzate sono lasciate in balia del tempo, di meccanismi creati dell’artista stessa o di eventi indipendenti, distruggendosi o consumandosi. La manifestazione è costellata, poi, da una ventina di appuntamenti collaterali, come l’antologica di Georg Baselitz alle Gallerie dell’Accademia e quella dedicata a Philippe Parreno nello Spazio Louis Vuitton, nonché la retrospettiva di Pino Pascali alle Zattere.

Lara Favaretto, installation of the Sucking Mud exhibition at the Galleria Franco Noero in Turin (2018)

Lara Favaretto, installazione dalla mostra Sucking Mud presso la Galleria Franco Noero di Torino (2018) Photo Sebastiano Pellion di Persano Courtesy the artist and Galleria Franco Noero

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© Giulio Squillacciotti/La Biennale di Venezia

of the 58 th edition of the celebrated Venetian exhibition, that this year has given a lifetime Leone d’Oro award to the performer, essayist and poet Jimmie Durham (who was born in the United States in 1940). The exhibition concentrates on the work of artists who called into question the existing categories of thought and opened up for us a new way of interpreting objects and images, gestures and situations. “Art like this comes from the propensity to observe reality from various points of view, or to take into consideration ideas that are apparently contradictory and incompatible, and to manoeuvre between different ways of interpreting the world that surrounds us”, continues Rugoff. “Artists whose way of thinking starts out from these assumptions know how to give alternative meanings to what we take as a given, and put forward different ways of contrasting them and putting them into context. Their work, which has been animated by untrammelled curiosity and intelligence of spirit, pushes us to look with suspicion at all the categories, concepts and subjectivity that had been accepted as being beyond discussion. It asks us to consider alternatives and unknown points of view, and to understand that order has by now become the simultaneous presence of various different orders.” In an age of “tweet” and “likes”, of compressed and fragmented communication, we end up in the paradox of living in an era of disinformation. And that is also the reason for the title of this year’s Biennale. The Biennale welcomes ninety countries in the historic pavilions, the Giardini, in the Arsenal and in the historic centre. For the first time at the Biennale these include Algeria, Ghana, Madagascar, Ma-

La Biennale di Venezia, Corderie

laysia and Pakistan, while the Dominican Republic makes its debut with its very own pavilion. There is a predominant presence of female artists, many of whom are involved in looking at the role of women in contemporary society. Some examples are: Renate Bertlmann for Austria, Eva Rothschild for Ireland, Cathy Wilkes for Great Britain, Laure Prouvost for France, Charlotte Prodger (winner of the 2018 Turner Prize) for Scotland and Shirley Tze for Hong Kong. And the list of women continues with Georgia, Taiwan and Nigeria, represented in Venice by Anna K.E., Shu Lea Cheang and Njideka Akunyili Crosby respectively. Participating for the United Arab Emirates is the filmmaker and poet Nujoom Alghanem, while Pauline Boudry and Renate Lorenz bring Switzerland to the shores of the Venetian Lagoon. Italy’s participation is also entirely female: Lu-

dovica Carbotta, whose work looks at urban spaces and explores the way in which individuals relate to the environment that they inhabit. It plays on make-believe, reality and imagination to create site-specific work and installations, using the language of texts, and video and performance art. While Lara Favaretto brings back to life stories that had been forgotten, using original and experimental work that once created are left at the mercy of the weather or mechanisms created by the artist herself, or independent events, so that they destroy or consume themselves. The Biennale is also peppered with twenty or so collateral events, such as the Georg Baselitz retrospective at the Gallerie dell’Accademia and the one dedicated to Philippe Parreno in the Espace Louis Vuitton, as well as the Pino Pascali retrospective in the Zattere area.

50 ANNI DI TUTELA CULTURALE

Dal 4 maggio al 14 luglio il Palazzo del Quirinale ospita la mostra L’arte di salvare l’arte. Frammenti di storia d’Italia, curata dal professor Francesco Buranelli. L’esposizione è stata realizzata in occasione del 50esimo anniversario del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, reparto specializzato dell’Arma istituito il 3 maggio 1969 per contrastare i crimini contro il patrimonio storico artistico. palazzo.quirinale.it 37


ARTE

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é altra né questa: la sfida al labirinto: Si ispira a un saggio di Italo Calvino del 1962 il titolo della mostra del Padiglione Italia, alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuta e promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e curata da Milovan Farronato. «Venezia è un labirinto che nei secoli ha affascinato e ispirato l’immaginazione di tanti scrittori», spiega il curatore. Indiscusso centro cartografico del Rinascimento, viene descritta da Calvino come un luogo in cui le carte geografiche sono sempre da rifare, dato che i limiti tra terra e acqua cambiano continuamente, rendendo gli spazi di questa città dominati da incertezza e variabilità. «È in questo contesto che prende forma una mostra in cui le opere esposte sono in stretto dialogo tra loro e con l’allestimento, generando nuovi percorsi e nuove interpretazioni, ramificati come un micelio. La metafora del labirinto rappresenta dunque la complessità della realtà contemporanea, dove il dubbio e l’indeterminatezza sono parti ineludibili della conoscenza. E forse è proprio in questo continuo cercare l’uscita che, dimenticando

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T H E L A BY R I N T H O F THE ITALIAN PAVILION © Dan

Courtesy Galleria de’ Foscherari, Bologna

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Milovan Farronato Curatore del Padiglione Italia/The curator of the Italian Pavilion

la meta finale, si può trovare la libertà», conclude Farronato. Gli artisti scelti dal curatore sono Enrico David (1966), Liliana Moro (1978) e Chiara Fumai (1978-2017), scomparsa prematuramente e alla quale il Padiglione Italia riserva una sorta di omaggio esponendo anche un lavoro inedito. Di Liliana Moro sono in mostra alcune opere storiche e nuove produzioni. Anche di Enrico David sono presenti opere storiche appositamente rivisitate per Venezia, insieme ad altre concepite per l’occasione. G.P. labiennale.org Labiennaledivenezia la_Biennale labiennale

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Liliana Moro, La passeggiata (1988) Settanta paia di pattini in ferro fatti a mano, rotelle, catena 70 pairs of hand-made iron skates, rollers, chain

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é altra né questa: la sfida al labirinto: the name of the exhibition at the Italian Pavilion, which is backed and promoted by the Ministry for Cultural Heritage and Activities and curated by Milovan Farronato, is inspired by a 1962 essay by Italo Calvino. “Venice is a labyrinth that over the centuries has fascinated and inspired the imagination of so many writers,” explains the curator. It was undisputedly the map-making centre of the Renaissance, and is described by Calvino as a place in which maps always had to be remade, given that the boundaries between land and water were continually changing, meaning that the areas occupied by Venice were consumed by uncertainty and variability. “It is in this context that an exhibition has taken shape in which the works on display are in close dialogue between one another and with the set-up, creating new routes and new interpretations, branching out like mycelium. The labyrinth metaphor thus reflects the complexity of contemporary reality, where doubt and uncertainty are unavoidable parts of knowledge. And it is perhaps in this continual search for the exit where, forgetting the final goal, we can find freedom,” concludes Farronato. The artists chosen by the curator are Enrico David (1966), Liliana Moro (1978) and Chiara Fumai (1978-2017), who died prematurely and for whom the Italian Pavilion has reserved a kind of homage, with some previously unseen work on display. Liliana Moro has some historic works and new productions on show. Enrico David also has some historic works in the show, which have been intentionally reworked for Venice, together with others created for the event.



ARTE

LA COLLEZIONE

FARNESINA

L’ARTE ITALIANA DEL XX SECOLO AL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

© Giorgio Benni

di Greta Alberta Tirloni GretaAlbertaTirloni greta.tirloni@gmail.com

Atrio d’onore, scalone: ai lati mosaici di Sandro Chia (Scene e gente d’Italia, 2000) e in alto l’arazzo di Sergio Selva

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a raccolta di opere d’arte italiane del XX secolo presso il Ministero degli Affari esteri rappresenta un’eccellenza del patrimonio nazionale. La cosiddetta Collezione Farnesina, dal nome della prestigiosa sede, è un progetto inedito - per la costituzione, lo sviluppo e la gestione - avviato nel 1999 in ambito pubblico, un’importante esperienza italiana nel quadro della moderna diplomazia culturale. Si caratterizza come una collezione importante e innovativa, a partire dal cospicuo numero di opere, che passano dalle iniziali 140 a oltre 200 già nel primo anno di avvio, 40

superando in poco tempo le 400, con una permanenza media di 36 mesi. Altre 400 opere sono passate per la collezione, per un totale che supera le 800 in tutto. La collezione vanta l’edizione di un primo catalogo e la produzione di un cd-rom delle opere. Nel 2000 le prime aperture al pubblico, con Giulia Maria Crespi e il FAI, registrano da subito una grande affluenza di visitatori, come anche all’estero in occasione di viaggi di parte delle opere in America Latina, Giappone e India. Fino agli attuali programmi delle visite del Touring Club e alle street view di Google Arts & Culture.


tore” che è già un’opera architettonica: il Palazzo Farnesina ha visto infatti la partecipazione di importanti architetti e artisti dalla sua progettazione, negli anni ’30, fino al suo completamento nei ’50, come Morpurgo, Foschini, Del Debbio, Piacentini. Inedite sono poi la formula di acquisizione delle opere e la loro gestione, merito di un proficuo rapporto tra pubblico e privato, a fronte della scarsità di risorse pubbliche: invece che di proprietà le opere sono in comodato d’uso gratuito, la durata del prestito arriva fino a tre/sei anni, i prestatori sono gli

© GARDAPHOTO SRL

Tra le condizioni fondamentali dell’immediato successo certamente la fiducia nel progetto da parte dei prestatori di opere, artisti, eredi collezionisti e operatori, e i loro rapporti personali con l’ambasciatore Umberto Vattani, ideatore dell’iniziativa e segretario generale del Ministero per lunghi anni. Le opere e gli ambienti che le ospitano rappresentano per l’ambasciatore una scommessa di contaminazione tra arte e istituzione, una elevata posta in gioco, dato l’alto valore dell’iniziativa e il risultato ottenuto di conoscenza e di gradimento. Risultato che contribuirà anche al successo, sempre di Vattani, nella sponsorizzazione internazionale per il restauro della Piramide Cestia. E la Collezione Farnesina da subito si pone in rapporto a Roma con la Gnam e poi con il Macro e il MAXXI: le diverse raccolte e sedi dell’arte moderna e contemporanea quasi rappresentano un percorso internazionale a più voci, nell’Italia e nell’ampio quadrante politico del Mediterraneo. Tra gli aspetti di forte innovazione in primis la sede del tutto inusuale, quella del Ministero degli Affari esteri, un “conteni-

© GARDAPHOTO SRL

Mario Sironi, L’Impero (1936-38) Tecnica mista su cartone

Piero Dorazio, Versus (1971) Olio su tela

stessi artisti, i loro eredi, i collezionisti, le gallerie. Si realizza così una raccolta di opere a rotazione, che si esprime in una loro esposizione temporanea nell’ambito di una collezione permanente, un work in progress in continuo aggiornamento e movimento: non un’accumulazione ma una selezione sempre vitale e flessibile, eccellente sin dai primi anni, con un ampio portafoglio di opere e stili. Il tema della Collezione Farnesina è il XX secolo, quello delle grandi innovazioni in campo scientifico e tecnologico, economico e finanziario, delle relazioni internazionali, della globalizzazione e della comunicazione. Il secolo del movimento e anche delle avanguardie nell’arte italiana, a partire dal Futurismo. Nella Collezione sono o sono stati presenti, nei 20 anni trascorsi, tutti i più significativi autori e movimenti del ’900 italiano con alcuni highlights in prestito per tutto il ventennio, per esempio le opere di Pistoletto e Kounellis. Per la prima metà del XX secolo, sono o sono stati presenti in collezione il Futurismo con Balla, Boccioni, Depero, la Metafisica con de Chirico, il ritorno alla figurazione novecentista con Carrà, Sironi, Soffici e antinovecentista con Cagli, Campigli, Pirandello, Scipione, Martini. Per il Secondo dopoguerra il Movimento realista con Guttuso, astrattista con Accardi, Sanfilippo, Dorazio, Con41


© Giorgio Benni

Emilio Vedova, Emerging ’82-10 ...A’ l’Ouest rien de nouveau Tecnica mista su tela

sagra, informale con Afro, Burri, Scarpitta, spazialista con Fontana. Per la seconda metà del XX secolo si trovano poi Pascali, l’Arte Povera con Kounellis, Merz, Paolini e Pistoletto, la Pop Art con Angeli, Rotella e Schifano, l’Arte Concettuale con Isgrò, Mauri, Manzoni, il percettivo con Castellani, Bonalumi e Marchegiani fino ad arrivare agli ultimi decenni del secolo, con la nuova figurazione di Vespignani, l’Anacronismo di Mariani, Galliani, Gandolfi. Infine la Transavanguardia con Chia, Cucchi, Paladino, la Scuola di San Lorenzo con Nunzio, Pizzi Cannella, Tirelli e la giovane arte italiana, con specifiche mostre dedicate come Experimenta 2008. Diversi artisti e movimenti, diversi stili e tecniche, diversi criteri di allestimento sollecitano il visitatore a percorsi di visita immersi nella contemporaneità: un’esperienza originale, con un conseguente effetto stupore, si snoda nei diversi piani, tra gli spazi di rappresentanza, i corridoi e gli scaloni, le sale d’incontro e gli studi, in un palazzo e in ambienti già ricchi di storia dell’arte. Un unicum dunque, sia in Italia sia nel panorama internazionale, un’esperienza che si connette con altre iniziative, come la collocazione di opere al

Edizioni Efesto, pp. 201 € 15 Famoso per Monochrome bleu e Le Saut dans le Vide, Klein in una vita pur breve apportò un fondamentale contributo all’arte contemporanea. Monocromi, sculture spugne, antropometrie e performance, cosmogonie, pitture di fuoco sono forti innovazioni, in una visione esoterica. La vita è il teatro del vuoto e l’artista ne è regista, sacerdote di una rappresentazione sacra che impregna l’infinito nella materialità. L’autrice presenta anche la retrospettiva del 1970 e le connesse vicende giudiziarie.

Parlamento Europeo o alle Nazioni Unite e il Premio New York, con vincitrici come Chiara Fumai nel 2016 e Ludovica Carbotta nel 2018, presenti all’attuale Biennale di Venezia, la prima nel Padiglione Italia, la seconda nella Mostra internazionale. Una collezione che dà vita a un network innovativo tra istituzione, prestatori e pubblico, all’interno di un museo “diverso”, in linea con le più avanzate tendenze di utilizzo di spazi aperti, diffusi e a rete, in cui oltre al valore delle raccolte e alla loro conservazione, il “contenitore” si caratterizza sempre più per l’apertura, per la trasparenza e permeabilità, per il coinvolgimento con altre istituzioni, con il pubblico, con il territorio. La Collezione Farnesina rappresenta la conferma dell’importanza delle risorse leggere, liquide, di flusso per il successo e la qualità di una iniziativa culturale nei tempi moderni: rilevano più il progetto e il tema della raccolta, l’esperienza e la gestione innovativa, così com’era ed è nelle intenzioni del suo ideatore Vattani, protagonista anche della collocazione di capolavori, come quelli di Consagra, Pomodoro e Paladino, presso sedi istituzionali internazionali prestigiose.

La Collezione Farnesina è a Palazzo della Farnesina, sede del Ministero degli Affari esteri. Da gennaio 2017 la sede apre su prenotazione ogni ultimo venerdì del mese (esclusi luglio e agosto), oltre a un fine settimana di maggio, nel programma Open House Roma, e a un sabato di ottobre in collaborazione con l’associazione AMACI per la Giornata del Contemporaneo. La Collezione può essere visitata attraverso le street view di Google Cultural Institute. collezionefarnesina.esteri.it 42


ARTE

DALLA PARTE DELLO SPETTATORE A colloquio con Wanda Ternau

© Giorgio Benni

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a visita alla sede del Ministero degli Affari esteri e alla Collezione Farnesina rappresentano un momento irrinunciabile per un approfondimento sull’arte figurativa moderna e contemporanea italiana. Una sede del tutto inusuale: qual è il valore aggiunto di questo spazio espositivo non convenzionale? La collocazione di opere pittoriche, sculture e installazioni di notevoli dimensioni, negli ampi spazi di un edificio non museale di grandissima valenza estetica moderna, quale il Ministero, permette una fruizione più intima e tangibile delle opere esposte, esaltando il rapporto quotidiano con il bello, sia esso rappresentato da opere d’arte che da oggetti di design. Nell’ambito dell’arte italiana del ’900 quali sono i movimenti e le correnti rappresentate? Tutti i momenti più significativi dell’arte novecentesca italiana: la Collezione comprende numerosissime opere di interesse ormai storico e di valenza universale, che potremmo definire “classiche” (di autori quali Arturo Martini, Mario Sironi, Emilio Vedova, Afro, Mirko Basaldella), e altri lavori (dipinti, sculture o in qualche caso installazioni) degli ultimi decenni del secolo scorso fino a oggi, tra cui opere della Nuova Scuola Romana (Gruppo San Lorenzo), dell’Arte Povera e della Transavanguardia. Quali opere si potrebbero citare tra i “classici”? Potremmo senz’altro annoverare L’amante morta di Arturo Martini, fusione in bronzo dal gesso originale del 1922, rappresentazione struggente del tema dell’abbandono, Il lavoratore e L’Impero di Mario Sironi, cartoni preparatori degli anni ’30 per rappresentazioni musive o affreschi più ampi. E tra le opere del secondo ’900? Molti lavori andrebbero citati per il loro interesse artistico e talvolta sperimentale. Tra i più significativi, Emerging ’82-10 di Emilio Vedova, o in un ambito formale molto diverso, meno noto ma rappresentativo dell’arte cinetica, Dinamica obliqua di Alberto Biasi, gioco di rilievi ottico-dinamici, o S.M.55 G.P. di Gianni Piacentino, disegno di un aeroplano con cornice di elementi di elica, significativo esempio di esplorazione del rapporto arte-design. Sempre in questo ambito L’albero, scultura in metacrilato e parte ideale di una serie, di Gino Marotta, artista del Gruppo CRACK, in contrapposizione all’arte figurativa. Oltre alle opere di scultori quali Consagra, Giò e

Michelangelo Pistoletto, L’etrusco (1976) Specchio e bronzo

Arnaldo Pomodoro, colpisce L’etrusco di Michelangelo Pistoletto, Aulo Metello nell’atto di orazione di fronte a uno specchio, opera già esposta alla Documenta di Kassel nel 1991-92, che credo valga la pena interpretare con le parole dell’artista stesso nel 1993: «È necessario che l’arte, dopo l’apertura del varco specchiante che mostra l’alternativa alla vecchia prospettiva, elevi un braccio e tenda l’indice della mano per indicare, nello specchio, la strada che porta al di là del muro su cui l’umana individualità si sta sfracellando… La lunghezza di un braccio è già la prima distanza che si può prendere rispetto al punto tragico dell’impatto finale». Che cosa pensa della formula del comodato d’uso gratuito per le opere d’arte? La formula, ideata dall’ambasciatore Umberto Vattani, ha permesso la nascita e la proliferazione della Collezione Farnesina. Nel riconoscere il successo ottenuto è auspicabile che il medesimo modello possa essere replicato da parte di istituzioni pubbliche e private, così da permettere la fruizione quotidiana e la conoscenza di opere d’arte a un numero sempre crescente di persone.

Wanda Ternau, portrait by Alzek Misheff 43


ARTE

LA CULTURA DELLA LEGALITÀ A TU PER TU CON IL SINDACO DI TROINA, IN LOTTA CONTRO LA MAFIA ATTRAVERSO PROGETTI ARTISTICI E LA RIVALUTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO LOCALE di Cesare Biasini Selvaggi cesarebiasini@gmail.com Photo Giuseppe Calabrese

Vista del centro storico di Troina dai ruderi del monastero italo-greco di San Michele 44


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di ettari di terreni demaniali alla criminalità e denunciando pubblicamente gli affari illeciti della mafia». Ecco perché la criminalità organizzata gliel’ha giurata da tempo al giovane sindaco di Troina, lo vuole senza mezzi termini “bruciare tutto”. Nel dicembre 2014 la Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta avverte un concreto pericolo per la sua incolumità e gli assegna una scorta. Inizialmente solo un carabiniere. Nell’estate del 2015 un’auto blindata e due agenti. L’anno successivo arriva il terzo livello di protezione, con tre uomini e ulteriori dispositivi di sicurezza. Quel mese di giugno del 2013, con la sua prima elezione a primo cittadino, Fabio Venezia ha così smesso i panni di uomo libero. Ma ha, nello stesso tempo, indossato quelli da amministratore a tempo pieno, giorni festivi compresi, con la determinazione del chirurgo che sa dove mettere le mani per incidere nella carne viva della cosa pubblica. E con la visionarietà dell’uomo di cultura, appassionato di ricerca storica, con all’attivo collaborazioni alla cattedra di Storia della Sicilia dell’Università di Catania e monografie, articoli e recensioni su riviste scientifiche nazionali e internazionali, tra cui alcune voci del Dizionario dei tipografi, editori e librai curato da Marco Santoro, di cui va particolarmente orgoglioso. «Ritengo che lo studioso non possa fare solo esercizio di erudizione – puntualizza – ma che debba dare anche un contributo al cambiamento della società. Una sorta di impegno civile militante. E quindi la politica per me è stata

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a legalità è una precondizione per amministrare. La cultura invece è una scelta di campo. Tutte e due possono rappresentare una miscela esplosiva in grado di cambiare la mentalità degli uomini e di costruire modelli virtuosi sotto il profilo sociale ed economico». Un ragazzo volitivo il sindaco di Troina (EN), Fabio Venezia, dall’alto dei suoi 37 anni. Ragazzo, per modo di dire, perché il suo sguardo ha quella profondità che in genere alberga nelle persone con un vissuto decisamente più avanti negli anni. O che sono dovute crescere in fretta, come nel suo caso. In quella trincea che si chiama lotta alla mafia. Compassato ma penetrante, diventa un fiume in piena quando comincia a raccontarmi la sua storia personale, la sua vita sotto scorta, le sue idee molto chiare sulla cultura in quanto modello per rilanciare società ed economia, a partire dai piccoli borghi d’Italia. Come quello di Troina, che sorge a circa mille metri di altitudine (tanto da essersi guadagnato il titolo di Terrazza della Sicilia), con i suoi 4.200 ettari di bosco dei Nebrodi donati dai Normanni nell’XI secolo. «Ce l’hanno con me i clan – inizia la nostra intervista il sindaco Venezia – che operavano fino alla mia elezione indisturbati sui Nebrodi, lucrando milioni di euro attraverso la gestione illegale, senza controlli antimafia, di migliaia di ettari di bosco, dai quali ricavavano notevoli contributi finanziari che la Comunità europea destina all’agricoltura. Abbiamo spezzato questo meccanismo revocando migliaia

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ARTE

uno sbocco naturale. Con la mia giunta ho riavviato il settore dell’edilizia concedendo dei contributi a fondo perduto per la ristrutturazione degli immobili del centro storico. In soli tre anni, 100 piccoli cantieri hanno così rimesso in moto l’artigianato locale. Abbiamo anche pensato alle politiche abitative, mettendole in relazione con il ripopolamento degli antichi quartieri, con la concessione di contributi a fondo perduto a 50 giovani coppie che hanno acquistato, negli ultimi tre anni, la prima casa nella parte antica della città. Infine, abbiamo realizzato e fatto finanziare decine di progetti, per un importo complessivo di circa 15 milioni di euro, per la riqualificazione urbana, i nuovi sistemi di mobilità, il restauro di chiese e la realizzazione di spazi museali». Quando, insomma, i lavori saranno completati, il volto del centro storico di Troina, con le sue strette viuzze che si intrecciano come in un labirinto, promette di essere irriconoscibile. Ma è il massiccio investimento in arte e cultura che ha fatto di questo borgo siciliano, di poco più di novemila abitanti, un vero e proprio laboratorio nazionale. Dalla ripresa, dopo decenni, degli scavi nell’area archeologica (presto saranno annunciate importanti scoperte che confluiranno nell’Antiquarium archeologico cittadino) alle mostre di livello internazionale, come quella dedicata a Robert Capa, il più grande fotoreporter di guerra di tutti i tempi. Oppure le esposizioni dei grandi maestri della storia dell’arte, da Tiziano Vecellio a Pieter Paul Rubens, Aurelio e Giovanni Pietro Luini, Salvator Rosa, Luca Giordano, Pietro Novelli, Jan Anthonisz van Ravesteyn, Scipione Pulzone, Semplice da Verona, Gerrit Van Honthorst. È stato anche istituito un museo d’arte contemporanea, di prossima apertura, che raccoglie dipinti e sculture provenienti da collezionisti di ogni parte del mondo. La famiglia De Agrò, originaria di Troina ma residente a Milano, ha recentemente donato, tra gli altri, alcuni dipinti di Remo Brindisi e Pippo Oriani. Quindi, se in molti Comuni d’Italia i musei si chiudono, qui invece si aprono; se altrove ci si lamenta dell’onerosità della gestione del patrimonio culturale ereditato, qui a Troina addirittura si decide di ampliarlo, intercettando donazioni qualificate e, addirittura, facendo acquisti di opere d’arte. Sì, avete proprio inteso bene, acquisti. «Siamo entrati in possesso – mi informa Venezia - a un prezzo simbolico da un nostro illustre concittadino di un Ritratto di Paolo III Farnese attribuito a Tiziano, unica opera del Vecellio esposta a sud di Napoli. Grazie alla Fondazione Pintaura abbiamo, invece, acquisito 62 scatti inediti di Robert Capa che, fra qualche mese, esporremo negli spazi museali del Palazzo Pretura». Chi pensa poi che con la cultura non si mangi, qui a Troina trova l’ennesima dimostrazione dell’esatto contrario. Grazie agli eventi e alle attività di promozione negli ultimi tre anni si sono quintuplicate le presenze turistiche in città: il 2018 si è chiuso con 14mila pernottamenti, circa il 120% in più rispetto a qualche anno fa. Sono stati aperti nuovi b&b, ristoranti e trattorie con sensibili risvolti occupazionali. È sorta anche una cooperativa di giovani che si occupa di valorizzazione dei beni culturali e della gestione dei musei. Pure il centro storico di Troina ha conosciuto un’inversione di tendenza

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rispetto al passato: una società immobiliare siciliana ha recentemente acquistato ben 15 alloggi per realizzare strutture ricettive e per finalità sociali. Entro un anno, poi, entrerà a regime il Sistema Museale Troinese con spazi espositivi, musei e itinerari all’aperto, trasformando la città in un vero e proprio borgo della cultura. Oltre che della legalità, con il suo primo cittadino sempre sotto scorta che, nel frattempo, non si è lasciato isolare dalla mafia. Anzi, ha ampliato la sua famiglia con la moglie Ilenia, i due figli Iole ed Ettore, e si è visto riconfermare il mandato dai suoi concittadini che, lo scorso giugno, hanno fatto quadrato intorno a lui rieleggendolo con il 78% dei voti. Cronaca dalla provincia del Belpaese dove le buone notizie troppo spesso non fanno notizia.

Chiesa di Maria SS. Assunta, prima cattedrale normanna di Sicilia


I N F OR M AZ I ON E P U B B L ICI TARI A

Capo Boi

Jesolo

Lusso a misura di famiglia. Sognando tra la Sardegna e Jesolo. Falkensteiner ci porta in due destinazioni piene di magia. In cerca di idee per vacanze in famiglia con bambini? Il paradiso incontaminato del Falkensteiner Resort Capo Boi (Sardegna) e il design avveniristico del Falkensteiner Hotel & Spa Jesolo rappresentano i luoghi ideali per riscoprire la gioia dello stare insieme, il tutto in scenari a 5 stelle. Il mare è il leit motiv di entrambi i Resort: che sia la spumeggiante spiaggia di Jesolo o la spettacolare baia privata di Capo Boi, a vincere è sempre un perfetto equilibrio tra lusso e natura.

Riscopri i ritmi lenti della Sardegna al Falkensteiner Resort Capo Boi.

Ammaliati da un capolavoro di architettura moresca dal flair mediterraneo adagiato su un’area marina protetta. Qui un programma di attività unico attende la famiglia, tra laboratori di cucina per bambini e momenti ludico-didattici nell’orto di Capo Boi con il giardiniere Sandro. Poi, tra una coccola e l’altra agli asinelli e alle caprette dello Zoo delle Carezze, ci si può concedere una sessione di immersione con tutta la famiglia nelle magiche acque di Capo Carbonara. Anche il relax ha il suo spazio: la Family SPA di Capo Boi è il luogo ideale sia per rilassarsi con tutta la famiglia che per staccare la spina in aree a uso esclusivo degli adulti. E al calar del sole, quando la luna si specchia nelle acque color zaffiro di Capo Carbonara, la sera si tinge di divertimento, tra feste a tema, musica dal vivo e un suggestivo cinema all’aperto.

Un meraviglioso centro benessere fronte mare di 1500 mq è l’assoluto protagonista di Jesolo.

Progettato dall’archistar Richard Meier e finemente arredato da Matteo Thun, le linee dell’hotel ricordano le atmosfere cool di Miami. Il bianco dell’edificio, il decor degli interni accogliente e minimal, il legno caldo dei pavimenti e l’eleganza degli arredi. Vetrate infinite che catturano il mare, una elegante spiaggia privata e una terrazza esterna che inneggia alla dolce vita completano un ambiente capace di stupire per la grande attenzione ai dettagli. Anche qui, due playground per i più piccoli, piscina esterna ed esterna, una lunga spiaggia dorata attrezzata e attività esclusive, tra sessioni di yoga con genitori e figli a masterclass di cucina e bar. Senza dimenticare Venezia, meraviglia a portata di mano. Il Falkensteiner Hotel & Spa Jesolo è la destinazione ideale per coppie, amici e famiglie in ogni periodo dell’anno. Per dare più gusto anche la ristorazione è d’eccellenza, un inno ai sapori del Mediterraneo e del territorio, con una attenta selezione delle materie prime nel rispetto per il territorio e della biodiversità. Cenare insieme in una patio fronte mare, mentre il sole accarezza le onde, la brezza soffia leggera sui pensieri è prerogativa sia di Capo Boi che di Jesolo. Due hotel da provare, due vacanze che garantiscono benessere e divertimento per tutta la famiglia: insomma, due mondi da scoprire. Perché nulla

Capo Boi

Jesolo

Jesolo

vale quanto l’avere tempo per i propri cari, vissuto fino in fondo in un ambiente pensato per accogliere, in un clima assolutamente famigliare. Qui, in questi due paradisi sul mare ci si dimentica della routine e si entra nello spazio magico del cuore.

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TRAVEL

WA L K I N G IN

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EUROPE


DECINE DI PERCORSI PER I CITTADINI DEL VECCHIO CONTINENTE: DAL CAMMINO DI SANTIAGO ALLA ROTTA DI ENEA. IDEE PER VIAGGIARE CON LENTEZZA E GODERE DI TEMPO, ARTE E NATURA

DOZENS OF ROUTES FOR CITIZENS OF THE OLD CONTINENT: FROM THE CAMINO DE SANTIAGO TO AENEAS'S JOURNEY. IDEAS FOR TRAVELLING SLOWLY AND ENJOYING TIME, ART AND NATURE

di Francesca Ventre f.ventre@fsitaliane.it

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non ha risposta, ma noi cittadini di un continente che certo stenta a crescere politicamente non abbiamo dubbi nel sentire dentro origini lontane, sedimentate da storie di millenni,

the coronation of Charlemagne on Christmas AD 800? it is a question that probably does not have a definitive answer, but we the citizens of a continent that is struggling to grow

istorians argue over the many theories relating to the concept of Europe and the official date of the continent's creation. Should we accept the mythological version, with the story of the young girl called Europa who was abducted by Zeus who had taken the shape of a bull, or should we look at its Christian origins starting from

© maribom/AdobeStock

ul concetto di Europa e sulla data ufficiale della sua nascita gli storici si accapigliano e le teorie si moltiplicano. Vale la versione mitologica della fanciulla omonima rapita da Zeus sotto forma di toro o contano le origini cristiane a partire dall’incoronazione di Carlo Magno la notte di Natale dell’800 d.C.? L’interrogativo probabilmente

Lungo il Cammino di Santiago de Compostela/Along the Camino de Santiago

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TRAVEL

e riusciamo a fissare indietro nel tempo un’identità ancora primordiale. E se il 26 maggio di quest’anno del Signore basta spostarsi di poche centinaia di metri per arrivare ai seggi ed esercitare i diritti elettorali, per sentirsi europei nel corpo e nell’anima possiamo percorrere cammini comuni. Sono più di 30 gli itinerari certificati dal Consiglio d’Europa che invitano alla scoperta di un patrimonio costituito da testimonianze archeologiche, religiose, naturali e artistiche, godibili anche grazie a sistemi di ospitalità pensati per un turismo lento ed economico, a piedi o in bicicletta. Virtuali frecce indicatrici sono i valori fondanti dei diritti umani, del dialogo e degli scambi interculturali. I temi d’interesse vanno dall’architettura del paesaggio alle influenze religiose, dalla gastronomia ai grandi maestri di arte, musica e letteratura. A fare da capofila il Cammino di Santiago de Compostela, riconosciuto nel 1987. E se è vero che, secondo Sant’Agostino, «chi canta prega due volte», compie un doppio atto di devozione chi cammina lungo questo tragitto, solcato fin dal Medioevo da pellegrini devoti a San Giacomo, che arriva fino a Santiago, in Spagna, dove dal IX secolo c’è la tomba dell’apostolo. Centinaia di migliaia di passi percorrono ogni anno queste vie galiziane per godere del senso del tempo: si fatica, mentre si

riflette su se stessi o si stringono amicizie in nome della fede e di valori universali. Sono come minimo 100 i chilometri da percorrere in cinque giorni, spesso sotto la pioggia, a volte sotto il sole. Alla fine, in ricordo, si ricevono le credenziali e una conchiglia, una capasanta uguale a quella che i pellegrini usavano per attingere ai corsi d’acqua e bere. Molto battuti i tratti della Via Francigena, certificata nel 1994, ma nata molto prima: Sigerico, arcivescovo di Canterbury, nel 990 fu il primo a tracciarla, partito dalla sua città per ricevere l’investitura da papa Giovanni XV a Roma. Per chi vuole ripercorrerla nel XXI secolo, i tratti italiani sono ben organizzati, dalla Lombardia all’Emilia-Romagna, dalla Toscana al Lazio, immersi nella natura e raggiungibili via ferrovia con Trenitalia e Trenord nelle stazioni di partenza e arrivo delle escursioni. La ricchezza dell’Europa è questo e altro ancora. Nel 2014, per esempio, è entrata nella lista la Rete dell’Art Nouveau che collega oltre 20 città con testimonianze del famoso ed elegante stile artistico del ’900. Sulle vie del Vecchio Continente si possono riprendere le tappe dell’Itinerario degli Impressionismi e visitare i luoghi dove vissero pittori come Monet e Renoir, oppure i musei e le aree che espongono le opere di questa amata generazione di artisti.

Un accenno merita l’Iter Vitis, il cammino della vigna, riconosciuto nel 2009, che affonda le sue radici nel IV millennio a.C. quando l’uomo addomesticò la vite e di conseguenza iniziò a produrre vino, ancora oggi protagonista della tavola. Nata quasi due millenni orsono, la Rotta dei Fenici, percorso europeo dal 2003, propone invece soste nel Mediterraneo suddivise in 18 Paesi europei e non. Un’altra rotta marittima è candidata per ottenere il pedigree di Cammino europeo. È quella di Enea, nobile antenato dell’Occidente, ma nello stesso tempo profugo che, persa la guerra, vaga portando il padre sulle spalle. Tanti i luoghi da visitare a partire da Troia, in Turchia, per approdare a Lavinium, ora Pratica di Mare (RM), dove sono conservati i resti di 13 are e ha sede un museo che racconta il mitico viaggio. La tappa finale è Roma, ma sono interessanti anche altri siti italiani, come Castro, in Puglia, dove il troiano mise per la prima volta piede nella Penisola. Se si decide invece per un’altra nazione, come per esempio l’Albania, una sosta consigliata è Butrinto, un’area archeologica con un bel teatro e un battistero con mosaici dai vivaci colori. Tornando con i piedi per terra, ecco la Via Francisca del Lucomagno, iter romano longobardo che dal Lago di Costanza porta a Pavia, e che in Italia conta 135 chilometri, accessibili an-

© Associazione Europea delle Vie Francigene

Castello di Casola (PR)

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Š Iter Vitis

Vernazza (Liguria), Iter Vitis, il Cammino della vigna/Iter Vitis route

politically do not have any doubts that we feel our ancient origins, reinforced with thousands of years of history, and we manage to locate further back in time an identity that was still primordial. And if we only have to travel a few hundred metres on 26 May this year to exercise our electoral rights, we can walk the routes in order to feel European in body and soul. There are over 30 routes that have been certified by the Council of Europe that encourage people to discover a cultural heritage consisting of archaeological, religious, natural and artistic sites, which can also be enjoyed thanks to hospitality systems designed for slow, inexpensive tourism, whether on foot or by bike. The founding values of human rights, dialogue and intercultural exchange are the virtual road signs. Points of interest range from architecture to landscape and religious

the great masters of art, music and literature. Leading the way is the Camino de Santiago, which was recognised in 1987. And if Saint Augustin's words that “by singing you pray twice� are true, people fulfil a double act of devotion by walking this long route, which has been followed since Medieval times by the pilgrim devotees of Saint James and leads to Santiago in Spain where the apostle's tomb has rested since the ninth century. Hundreds of thousands of people walk these routes in Galicia to enjoy this sense of time: while exerting yourself you reflect on yourself or strike up friendships in the name of faith or common values. As a minimum you have to walk a hundred kilometres in five days, often in the rain, sometimes under the sun. Finally, at the end, you get your certificate and a scallop shell,

used to drink from water sources. Another popular route is the Via Francigena, which was certified in 1994, but was created long before: Sigeric, the Archbishop of Canterbury, was the first to follow it, having left his city to be invested by Pope John XV in Rome. People who want to follow the route in the 21st century will find that the Italian paths are well organised, from Lombardy to Emilia-Romagna, from Tuscany to Lazio, and they are immersed in nature and the stations where the walks start and end can be reached by train with Trenitalia and Trenord. That is the wealth of Europe, but there is much more besides. In 2014, for example, the list was joined by the Art Nouveau Network that connects over twenty cities which reflect the history of the famous and elegant artistic 20th

influences, and from gastronomy to

just like the ones that pilgrims once

century style. The European Route of 51


TRAVEL che ai disabili. Dalla città lombarda ci si mette in connessione con la Via Francigena e, deviando verso Vercelli e Arles, in Francia, ci si ricollega con il Cammino di Santiago. Un progetto di confine è anche l’Interreg Italia Austria WalkArt - L’arte del cammino, tra Carinzia e Friuli Venezia Giulia, dove si snodano il Cammino celeste, quello delle Pievi, la Via del Tagliamento e la Via Flavia. Per chi si mette in marcia invece contro la diffusione del nazionalismo, del razzismo e in difesa della libertà di movimento, è Transeuropea Caravans - Le strade per una democrazia europea un’idea che mette in luce tante iniziative locali promuovendo la modalità della partecipazione. A maggio parte, rigorosamente in caravan, l’itinerario primaverile diviso in quattro percorsi tra Svezia, Finlandia ed Estonia. Qualsiasi strada si intraprenda, lunga o corta che sia, da soli o in gruppo, prima di partire con lo zaino in spalla non si possono dimenticare sacco a pelo, qualche guida, un cappello, scarpe e abbigliamento comodi. E poi, tanto allenamento nelle gambe e nella mente, pronti a percorrere una maratona, anche e soprattutto, di vita. coe.int/routes viefrancigene.org rottadienea.it laviafrancisca.it walk-art.eu euroalter.com Butrinto/Butrint, Albania

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Impressionisms in the Old Continent has stages to visit the places where painters like Monet and Renoir lived or museums and areas that display the work of this much-loved generation of artists. Also deserving of mention is the Iter Vitis, the vineyard route, which was recognised in 2009 and has roots that go back to the 4th Millennium BC, when mankind domesticated vines and so started to produce wine, an important feature on our tables still today. Born more two thousand years ago, the Phoenicians' Route, a European route since 2003, offers stopovers in the Mediterranean divided into 18 countries, some in Europe and some outside it. Another maritime route is a candidate for certification as a European Cultural Route. It is the one taken by Aeneas, the noble ancestor of the West, but also a refugee who, after losing the war, wandered the seas carrying his father on his back. There are many places to see, starting from Troy in Turkey, to then arrive at Lavinium, which is now Pratica di Mare (Rome), where can be found the remains of thirteen altars and which is the location of a museum that tells the story of the mythical voyage. The final stop is in Rome, but there are also other interesting sites in Italy, such as Castro, in Puglia, where Aeneas first set foot on the Italian peninsula. But if you decide to travel to another country, like Albania for example, a visit to Butrint is

recommended: an archaeological area with a beautiful theatre and a baptistry with brightly coloured mosaics. If we get our feet back on dry land, we can explore the Via Francisca del Lucomagno, a Roman route that leads from Lake Constance to Pavia, with 135 kilometres in Italy and which is also accessible to disabled people. From Pavia there is a connection with the Via Francigena and, if we take a detour off to Vercelli and Arles, in France, we can link up with the Camino de Santiago. Also, on the borders is the Interreg Italy Austria WalkArt, between Carinthia and Friuli Venezia Giulia, the starting point of the Heavenly Way, the Carnic Pievi Trail, la Via del Tagliamento and the Via Flavia. For anti-nationalism, anti-racism and freedom of movement activists there is Transeuropea Caravans – The Roads to European Democracy, an idea that highlights a lot of local initiatives that promote a participatory approach. Participants, who must travel in caravans, set off in May on the spring itinerary, divided in four routes between Sweden, Finland and Estonia. Whatever road you take, however long or short it may be, and whether you are travelling alone or in a group, remember to bring a sleeping bag, some guidebooks, a hat, and comfortable shoes and clothes. Then you need to train your legs and your mind, so you are ready to take on a marathon, especially one for life.



TRAVEL

IL MIO VIAGGIO

LIBERO

LA 44ENNE ROMANA SIMONA ANEDDA, AFFETTA DA SCLEROSI MULTIPLA, GIRA TUTTO IL MONDO SULLA SUA SEDIA A ROTELLE. MA NON HA MAI INCONTRATO BARRIERE IN GRADO DI FERMARLA di Serena Berardi

Simona Anedda in Islanda

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er alcuni il viaggio si limita a un’evasione dal quotidiano, a un paio di selfie da esibire sui social. Per la 44enne romana Simona Anedda rappresenta una vera e propria vocazione. Il senso della sua prima vita, quando lavorava come tour leader per società ed enti istituzionali accompagnando professionisti in giro per il mondo, e il respiro vitale della seconda, quando le viene diagnosticata la sclerosi multipla. «A dicembre 2012 mi dicono 54

che sarei finita su una sedia a rotelle. A gennaio del 2013 parto per due mesi, dopo che i medici si erano raccomandati di stare a riposo e lontana dal caldo: ho optato per il Brasile dove era piena estate», racconta ironicamente Simona, adagiata sulla sua sedia come un pugno di sabbia che ha trovato spazio in una conchiglia. «Ho realizzato e metabolizzato la malattia in viaggio. Al ritorno ho deciso di affrontarla, di sottopormi a cure sperimentali e di buttarmi a capo-

fitto nella riabilitazione. Poi ho visto che la sclerosi progrediva e quindi ho scelto di tornare alla mia passione e aprire un blog per raccontarla». Quando dall’Asl arriva la sedia a rotelle elettrica, Simona si sente liberata: «È dotata di un volante ed è come se guidassi un motorino. E in sella a quello scooter volevo provare ad attraversare l’Islanda, dove ero stata in Erasmus nel 1998». Dopo aver ripercorso l’isola dell’Atlantico e con essa brandelli di giovinezza, nell’estate del 2016


la donna sceglie come meta Miami, confortevole e ideale per allenarsi alle successive sfide erranti. «Negli Stati Uniti non ci si sente disabili, si può andare ovunque. Se ci sono lavori stradali, viene posizionata una rampa per attraversarli. A Miami Beach sono a disposizione addirittura delle sedie a rotelle elettriche per passeggiare sulla spiaggia». Tuttavia la comoda e rassicurante America non basta a soffocare la repulsione per una sedentarietà logorante. Attraverso una raccolta fondi lanciata sul suo blog, nel gennaio del 2017 Simona si spinge in Oriente, nella terra della spiritualità avvolta da polvere e miseria: l’India. I suoi medici la definiscono «la patria dei virus», ma gli avvertimenti non scalfiscono la sua voglia di libertà che non concepisce limiti e accetta di essere compressa solo per entrare in un trolley. Un biglietto di sola andata e nessun programma, perché la travel blogger ama percorrere il cammino senza tracciarlo in anticipo, abbandonandosi agli incontri lungo la via. E questa apertura alla varietà umana, disseminata nella casualità delle tappe, cresce ancora di più ora che Simona chiede aiuto a chiunque si trovi

davanti. «Prima di atterrare avevo letto Un altro giro di giostra di Tiziano Terzani e desideravo ammirare l’alba che lo scrittore descriveva come l’ora più bella in India. Mi chiedevo se sarei riuscita a vederla dal Gange e se avrei dovuto pagare qualcuno. Invece a Varanasi mi hanno fatta salire in barca e non solo ho potuto assistere al sorgere del sole, ma anche al tramonto. E poi, se mi bloccavo davanti alle gradinate dei ghat, c’era subito qualcuno che mi sollevava per farmi salire. Certo, sono magra, se fossi stata un peso massimo non si sarebbero offerti di buon grado. In strada mi fermavano tutti, interessati alla mia sedia a rotelle motorizzata. Pensavano avessi inventato un nuovo tuc tuc, il loro taxi a tre ruote». La sua peregrinazione indiana dura tre mesi e si rivela un carosello di vite e di luoghi: «Ho incontrato e sono stata ospite di italiani che lavoravano a Delhi e che avevano letto mie interviste o il blog. Inoltre, poichè ogni indiano che abita al Nord è legato a qualcuno del Sud e viceversa, molti mi mandavano dai loro amici dall’altra parte del Paese». Simona s’intrufola nelle vie affollate da animali e baracche, entra nelle scuole, dorme

nelle case. «Non sono mai andata alla ricerca di posti accessibili né di strutture attrezzate, mi spingo dovunque e trovo il modo per superare gli ostacoli. Ora sto perdendo l’uso degli arti superiori. Faccio fatica a inserire il freno della sedia, ma troverò una soluzione». Nel frattempo pensa al suo prossimo viaggio in Perù: «Vorrei vedere il lago di Titicaca, fare il cammino Inca e raggiungere il Machu Picchu. Tra l’altro la parte pazza di me andrebbe lì e aspetterebbe qualcuno per salire in cima, ma mi rendo conto che può essere rischioso. Esiste la joelette, un’attrezzatura con cui i disabili vengono portati a spalla. Un’associazione offre questo servizio, ma una giornata costa 400 dollari. e avendo già io una problematica, mi chiedo perché debba pagare di più di un normodotato. Voglio poter viaggiare low cost». Per ora non ha acquistato nemmeno il volo, ma ha già contatti a Lima e amici di amici che andrà a trovare. Pronta per un altro giro di giostra. inviaggioconsimona.org inviaggioconsimona in_viaggio_con_simona

Sul Gange a Varanasi 55


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OSPITALITÀ

SENZA LIMITI

DA ASTI A ROMA, L’ALBERGO ETICO CHE IMPIEGA RAGAZZI DOWN E DISABILI. E CONQUISTA IL MONDO CON UN PROGETTO DI AUTONOMIA PERSONALE E PROFESSIONALE di Michela Gentili

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michelagentili

E

ccezionale. Così gli ospiti l’hanno giudicato su Booking. Ma l’Albergo Etico di Roma, aperto pochi mesi fa vicino a piazza del Popolo, di speciale non ha solo la posizione centralissima e gli arredi curati. A regalargli una marcia in più è il sorriso dei dipendenti, giovani con disabilità fisica e cognitiva. E gli occhi brillanti di chi l’ha voluto con tutto se stesso, l’imprenditore immobiliare Antonio Pelosi. «Dodici anni fa sono stato in coma dopo un grave incidente in moto», racconta, «e durante la riabilitazione il lavoro mi ha aiutato molto a riprendere in mano la mia vita. Così, una volta guarito, ho pensato che sarebbe stato bello regalare questa possibilità anche agli altri». Un’idea che ha preso forma tra le pa-

reti di un’ex scuola di suore in via Pisanelli, affittata e ristrutturata dopo una lunga trafila di permessi. Ora l’albergo, 18 stanze su due piani, ha in busta paga dieci professionisti normodotati, a cui vengono affiancati ragazzi con disabilità che, col tempo, potranno diventare a loro volta tutor. Come Fabiano, 28 anni, receptionist: «Ha un’emiparesi e lavora con un braccio solo. Quando l’ho incontrato era demotivato e con pochi stimoli. Ora si è rimesso in gioco, frequenta un corso di inglese, pratica nuoto e ha ritrovato l’entusiasmo». Perché tirar fuori le proprie potenzialità riaccende la passione per la vita. Lo sa bene Alex Toselli, artefice del primo Albergo Etico ad Asti, che ha ispirato la nascita del fratello romano.


VIGNETI ACCESSIBILI di Pio Bonato [Presidente e fondatore di Cantine senza barriere]

Aumentare la cultura dell’inclusività, fornendo agli operatori del settore gli strumenti utili per rendere fruibili a tutti le aziende vinicole disseminate sul territorio. Questo lo scopo dell’associazione Cantine senza barriere che dal 2015 si impegna ad aprire l’esperienza enoturistica anche ai disabili motori, cognitivi e sensoriali. Il progetto, che coinvolge la rete dei 450 Comuni Città del Vino, censisce il grado di accessibilità delle varie aziende del settore, molto sensibili al tema, promuovendo la buona progettazione e la ristrutturazione di cantine e vigneti. cittadelvino.it L'Albergo Etico di Asti

Per lui la scintilla è stata l’incontro con Niccolò, un ragazzo con sindrome di Down che affiancava lo chef Antonio De Benedetto nel ristorante Tacabanda. «Mi sono reso conto che lì aveva trovato l’occasione giusta per esprimere un talento che forse, in un altro contesto, non sarebbe mai uscito fuori. Così ho cominciato a chiedermi se esistesse un modo per aiutare ogni persona a mettere a frutto le proprie capacità», racconta. L’idea di aprire un hotel gli è sembrata subito efficace: «Perché è la casa per eccellenza e offre diverse opportunità professionali, per di più semplici da comunicare». Ma il manager ha voluto fare un passo in più, riservando le stanze della foresteria all’Accademia dell’indipendenza: uno spazio dove aiutare i ragazzi a diventare autonomi. «Volevo mettere in scala un progetto che unisse formazione, lavoro e tempo libero. Perché il collocamento diretto ha poco senso se non si investe prima sulla libertà dell’individuo», chiarisce. Il progetto Albergo Etico coinvolge ora in Italia più di 50 persone con disabilità intellettiva e relazionale ed è stato già esportato in Argentina e Slovacchia. Nel 2019 si prevedono nuove aperture a Pistoia, Matera e alle Cinque Terre, ma anche in Australia e Norvegia. «Ogni struttura esiste gra-

zie agli investimenti sul territorio di banche o capitali privati. A sostenerla contribuiscono anche le donazioni e i servizi gratuiti di aziende e singoli», precisa Toselli. Si tratta di un business a tutti gli effetti, però. «Siamo un’impresa sociale, che per stare in piedi deve generare profitto, ma scegliamo di reinvestire una parte dei proventi a beneficio della collettività». L’offerta ricettiva attira la clientela più varia: «Qualcuno viene perché ci conosce,

altri sono incuriositi dal modello o dalla storia. Agli ospiti vogliamo offrire l’opportunità di vivere lo spazio a tutto tondo, non solo per dormire o fare colazione». Nell’Albergo Etico si può ammirare un’opera d’arte, partecipare a un convegno, ascoltare una storia e incontrare persone che non ti aspetti. Più che un luogo di sosta, insomma, un viaggio nel viaggio. albergoetico.it albergoeticoroma.it

Una stanza dell'Albergo Etico di Roma 57


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LA PRIMAVERA DELLE PERIFERIE

Il ciclobookcrossing di #IncontrInCorvetto, Milano

SPETTACOLI INTERATTIVI, LABORATORI ARTISTICI, LEZIONI METROPOLITANE. A MILANO, TORINO E ROMA CULTURA E PARTECIPAZIONE RISVEGLIANO I QUARTIERI DI CONFINE

N

ella periferia est di Milano, a Corvetto, tra il grigiore monotono delle case popolari si aggira una bicicletta viola, con un ciuffo di palloncini attaccati al portapacchi e una pila di volumi. Lo scambio di libri itinerante è una delle iniziative di #IncontrInCorvetto, il progetto dell’associazione Casa per la pace Milano che nel 2018 ha vinto il bando rivolto alle periferie del Comune. «Lo scopo è creare momenti di condivisione e aggregazione, promuovere la rigenerazione urbana. È un’opportunità per vivere il quartiere in modo diverso, abbassare le difese in un posto in cui spesso si avverte l’esigenza di doversi proteggere. La chiave è prendersi cura del territorio, 58

di Serena Berardi

creare un senso di comunità e costruire qualcosa che faccia stare tutti meglio», spiega la responsabile del progetto Almudena. Lo scorso febbraio, nell’ambito di #IncontrInCorvetto, è iniziato un corso per cantastorie aperto a tutti per risvegliare la capacità di raccontare e condividere ricordi. Alcuni dei partecipanti ora salgono in sella alla libreria itinerante, portando nelle strade e nelle piazze le storie dei grandi scrittori, accompagnandole con le proprie. «Con il ciclobookcrossing abbiamo dato sbocco al corso di cantastorie. La bicicletta si ferma attirando i passanti incuriositi dall’insolita dueruote, creando un momento di raduno coinvolgente attraverso lo storytelling. Lo spunto possono es-

sere i libri, ma anche le esperienze personali. L’importante è stabilire un contatto e nuove modalità di comunicazione». La cargobike letteraria non è l’unica a scuotere la routine delle piazze, in cui le vite frenetiche si sfiorano procedendo in parallelo. Dal 13 al 16 giugno il Teatro dell’oppresso Milano Festival invade i cortili delle case popolari, il mercato di piazza Ferrara e piazzale Gabrio Rosa. «Il teatro dell’oppresso nasce in Brasile tra gli anni ’60 e ’70, durante la dittatura militare, mettendo in scena drammi politici e ingiustizie. L’atto della rappresentazione viene concepito come strumento di cambiamento sociale e sensibilizzazione», chiarisce Almudena. In occasione della manifestazione


arrivano a Corvetto centinaia di attori da tutta Italia che vengono ospitati nelle abitazioni dei cittadini e dei volontari della Casa della pace. Dalla mattina alla sera si susseguono spettacoli interattivi e partecipati: «Dopo la prima parte recitata, il pubblico si può sostituire agli attori e trasformare le storie, calandosi in situazioni conflittuali o di disagio. Per esempio lo scorso anno, durante la prima edizione del festival, abbiamo rappresentato una lite tra vicini e la presenza di una discarica abusiva». È una sorta di palestra dove ci si allena a gestire situazioni difficili e ad abbracciare altri punti di vista. «Ricostruiamo contesti in cui molti hanno vissuto, ma l’ambiente protetto permette di mettersi in gioco senza timori. In più, si crea un dialogo tra individui che magari abitano vicino o nello stesso palazzo, ma che non hanno mai parlato tra loro». Anche Torino è impegnata nel rilancio delle zone lontane dal centro e nella costruzione di buone pratiche di convivialità. Da settembre 2018, nei quartieri multietnici di Aurora, Falchera, Barriera di Milano e Vanchiglietta, 13 associazioni sociali e culturali portano avanti il progetto Enzima, vincitore del bando AxTO del Comune. Come una

proteina che accelera le reazioni chimiche necessarie alle funzioni dell’organismo, questa serie di iniziative catalizza le energie locali innescando processi creativi che tengono vivo il territorio. In contesti in cui spesso trovano sfogo rabbia e disagio, vengono liberate immaginazione e fantasia. Queste vengono stimolate con: laboratori d’improvvisazione teatrale per famiglie, bambini e over 60 che partono da un grande gioco collettivo o da un ritornello di una canzone famosa; appuntamenti di circo sociale con mamme, papà e bambini che si cimentano in acrobazie ed equilibrismi; una web serie su cibo e orti urbani dove gli abitanti diventano protagonisti definendo la sceneggiatura, contribuendo alle riprese e recitando. Il 4, 8 e 10 maggio proseguono gli incontri di Variazioni urbane, un percorso in cui si passeggia attraverso gli spazi cittadini lasciando liberi i sensi, per poi dare forma alle suggestioni derivanti dall’esplorazione attraverso opere collettive quali sculture, installazioni, serigrafie, performance. Alla fine i risultati vengono mostrati e condivisi con il resto della comunità. Enzima cerca di creare cittadinanza attiva che coltivi le relazioni, si prenda cura

dei luoghi e produca cultura, facendo leva sulle sinergie: quella tra attori, musicisti, circensi che lavorano fianco a fianco con educatori e operatori sociali, e quella tra artisti e cittadini, in uno scambio continuo di esperienze e valori. Nella periferia nordest di Roma può capitare di uscire dalla metro, salire in superficie e trovare Giancarlo De Cataldo che parla dei legami tra politica e criminalità nella Capitale, o il linguista Luca Serianni che riflette sulle parole della Costituzione. Le insolite lezioni metropolitane sono il fulcro di Grande come una città, il progetto partito la scorsa estate su iniziativa di Christian Raimo, assessore alla Cultura del III Municipio che conta più di 200mila residenti, circa 98mila m² e ingloba diversi quartieri tra cui Monte Sacro, Tufello, Bufalotta e Casal Boccone. Una città nella città, in cui però ci sono solo un cinema, un teatro e una biblioteca. Proprio questa carenza ha spinto a lanciare a settembre una chiamata alle arti: la sala consiliare del Municipio ha spalancato le porte per una riunione plenaria aperta a tutti. Un enorme brainstorming da cui successivamente sono nati 27 tavoli di lavoro, dalle arti performative a quelle

© Cristina Da Ponte

Ciclofficina Itinerante del progetto Enzima, Torino

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visive, dalla fotografia all’architettura, dal cinema alla tv, dalla scienza alla storia, dall’ambiente alle questioni di genere, fino alla scuola di politica popolare a quella di italiano per stranieri. Gli attivisti, al momento intorno ai 200, si riuniscono per ideare e organizzare iniziative come lezioni aperte e manifestazioni, ospitate in posti frequentati quotidianamente o in “non luoghi”, come gli ingressi della metro che la sete di confronto trasforma in scrigni di riflessione condivisa. «È un segnale positivo in una città come Roma che, un po’ dovunque, soffre per la chiusura di storici punti di riferimento culturali. Pensiamo al Cinema America o al Teatro Valle, le cui occupazioni hanno costituito non solo la rivendicazione di uno spazio fisico, ma l’esempio di partecipazione attiva alla vita sociale», afferma Maurizio, coordinatore del gruppo che si occupa delle questioni di genere. Quello del III Municipio è un esperimento che si nutre di idee diverse ed entusiasmo inaspettato: «Ai focus group ho visto arrivare persone

dopo una giornata di lavoro e rimanere a discutere e avanzare proposte per ore. Ognuno mettendo in campo il suo background e le sue competenze», racconta Maurizio. L’impegno è volto a coinvolgere più soggetti possibili: un sito raccoglie contenuti e approfondimenti, le lezioni vengono trasmesse in diretta streaming, i canali social e la newsletter offrono aggiornamenti continui. Il primo risultato interessante ottenuto da Grande come una città è l’attivazione di una doppia dinamica di volontariato culturale: «Da una parte ci sono persone comuni che lavorano per ideare e realizzare le attività, dall’altra intellettuali e artisti che decidono di dedicare il proprio tempo a questa causa». Come Valerio Mastandrea, che ha parlato del mestiere dell’attore in un lotto di case popolari del Tufello; Diego Bianchi (Zoro), impegnato a descrivere il suo modo di intendere il giornalismo in un liceo scientifico della Bufalotta; Alessandro Borghi che, nel giardino della

palestra popolare Valerio Verbano, ha raccontato quanto lo abbia segnato la sua interpretazione di Stefano Cucchi; Tomaso Montanari, guida d'eccezione in un viaggio alla scoperta del genio di Caravaggio nella scuola di Fidene. E tutti hanno poi risposto alle domande e alle curiosità del pubblico, dando vita a un’interazione autentica, fuori da qualsiasi schema predefinito. A maggio il programma prevede diversi eventi: il 13, presso l’Istituto magistrale Giordano Bruno, l’insegnante di musica Alessandra Franchi guida all’ascolto di Beethoven; il 23 si parla di arte e migranti con il filmmaker e fotoreporter Valerio Nicolosi e l’artista Cristiano Carotti nella sala consiliare del Municipio, mentre sabato 25 otto cori si esibiscono nella chiesa di Sant’Alberto Magno di Vigne Nuove. Preludi armoniosi di una nuova stagione delle periferie che è solo all’inizio. casaperlapacemilano.it grandecomeunacitta.org progettoenzima

© Carlo Marcolin

Giancarlo De Cataldo durante l'incontro Malaroma nel programma Grande come una città, Roma

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FAMILIARIZZARE CON LA

IL FESTIVAL DI GORIZIA FA IL PUNTO SUL TEMA DELLE FAMIGLIE. DALLA PROPENSIONE ALLA VITA IN COMUNE DELL’HOMO SAPIENS ALLE UNIONI CIVILI DI OGGI

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di Luca Mattei ellemme1 l.mattei@fsitaliane.it

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a storia è materia ostica, se non la attualizziamo rischia di rimanere un appuntamento per pochi. Il nostro festival attrae un ampio numero di persone, anche perché è pluralista». Parola di Adriano Ossola, ideatore e curatore di èStoria, rassegna che dal 2005 mette in primo piano la storiografia come motivo di dialogo e Gorizia come luogo di incontro. L’edizione 2019, in programma dal 23 al 26 maggio, è incentrata sul tema delle famiglie.

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Illustrazione di Pia Valentinis

Perché questo focus? Lo abbiamo annunciato al termine della scorsa edizione. I cambiamenti in corso, riguardanti l’assetto del nucleo familiare, sono evidenti e quanto mai attuali, tanto che qualcuno ci ha anche costruito un grande appuntamento che, per quanto discutibile, ha destato scalpore mediatico (il Congresso mondiale delle famiglie tenutosi a Verona dal 29 al 31 marzo, ndr). Noi cerchiamo di dare rigore a una questione forse troppo tirata per la giacca, ultima-

mente. Con un approccio serioso, ma non per questo noioso. Come viene declinato il tema? In chiave di lungo periodo. Si parte dal Paleolitico, per capire qual era la propensione alla vita in comune dell’Homo sapiens. Si prosegue con la civiltà egizia e soprattutto romana, per la quale l’istituto familiare è fondante, essenziale. Dal Medioevo si passa all’epoca moderna con alcune grandi dinastie, da Asburgo e Romanov a Bush e Clinton. Contemporaneamente si dà uno sguardo

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Oggi è diverso il modo di narrare le famiglie? Assolutamente, perché sono venute a galla le istanze della modernità senza preclusioni. Il mondo anglofono, più americano che inglese, insieme a parte della cultura nordeuropea, ha contagiato il resto del pianeta, in particolare i popoli mediterranei. Le unioni civili e le adozioni di vario tipo sono scelte non condi-

© Archivio Fondazione FS Italiane

anche al mondo asiatico e mediorientale. La prospettiva diacronica non è l’unica nel festival. Non può assolutamente mancare il riferimento all’attualità: i cambiamenti psicologici degli individui, le nuove forme di unione, il riconoscimento delle coppie dello stesso sesso, la rottura dei matrimoni, l’impatto di problemi come il fine vita.

vise dalla Chiesa, ma che si stanno pian piano infiltrando anche nel tessuto sociale italiano. C’è un appuntamento a cui è particolarmente interessato? A quello con Emmanuel Todd, uno dei maître à penser ancora viventi in Francia. Ha raggiunto la notorietà internazionale nel 1976 con il libro Il crollo. Aveva preconizzato su base demografica il dissolvimento dell’impero sovietico, avvenuto 13 anni dopo. In occasione del festival presenta un saggio già uscito nel suo Paese, che in italiano si intitola Breve storia dell’umanità. Dall’Homo sapiens all’Homo oeconomicus. Una rivisitazione dell’intera storia del mondo sulla base di un solo elemento, la famiglia. Quali altri incontri consiglia di non perdere? Il Duca Amedeo d’Aosta interviene sul tema dei Savoia insieme agli storici Alessandro Barbero e Giovanni Oliva. Il magistrato Nicola Gratteri parla dei raggruppamenti mafiosi. L’esperto di classicità Luciano Canfora descrive i nuclei in epoca greca, mentre tra mondo ellenico e romano si muove la docente Eva Cantarella. Altri grandi intenditori di dinastie sono Jean des Cars, autore di bestseller su Asburgo, Romanov e Windsor, e il giornalista Antonio Caprarica che parla della fedeltà alla regina nel mondo britannico. L’imam italiano Nader Akkad spiega i diritti della famiglia islamica internazionalmente garantiti. Vittorio Sgarbi descrive la sacra famiglia nell’arte, mentre Vittorino Andreoli analizza l’impatto di smartphone e Internet. estoria.it

Famiglia in viaggio (1954)

FONDAZIONE FS ITALIANE AL FESTIVAL ÈSTORIA

Tra gli sponsor del Festival èStoria, Fondazione FS Italiane propone interessanti iniziative. «Il 25 maggio organizziamo un treno storico da Trieste a Gorizia con la partecipazione del presidente della Regione Massimiliano Fedriga», dichiara il direttore di Fondazione FS, Luigi Cantamessa. «All’arrivo vi sarà una conferenza stampa sul programma 2019 per i treni turistici del Friuli Venezia Giulia e poi, alle 15,00, terremo un incontro animato da un ospite d’eccezione, Alessandro Cecchi Paone, con il quale parleremo della grande famiglia dei ferrovieri con immagini e filmati degli anni ’50 e ’60 tratte dai nostri archivi: collegi, colonie, spacci aziendali, case economiche, attività dopolavoristiche. Nel nostro stand poi distribuiamo materiali informativi, pubblicazioni e gadget». fondazionefs.it 64


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TRAVEL di Germana Cabrelle - a cura di

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ANDAR PER BORGHI SCRIGNI DI TIPICITÀ, BELLEZZE E USANZE D’ALTRI TEMPI. NEI PICCOLI CENTRI ITALIANI LA TRADIZIONE GIOCA UN RUOLO FONDAMENTALE, COSÌ COME L’OSPITALITÀ E LO SPIRITO DI COMUNITÀ. LUOGHI DOVE ANCHE GLI STRANIERI POSSONO TOCCARE CON MANO L’ITALIAN WAY OF LIFE

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uando si dice che l’Italia è tutta bella non ci si riferisce solo alle città d’arte e ai loro monumenti simbolo, ma anche ai piccoli borghi che, dall’arco alpino alla dorsale appenninica, dai litorali sabbiosi del nord alle coste frastagliate delle isole, costellano lo Stivale. Sono circa 5.500 i Comuni al di sotto dei cinquemila abitanti che possano fregiarsi della categoria di borghi. Un vero caleidoscopio di meraviglie urbanistiche e architettoniche incastonate in contesti spettacolari: alcuni arroccati sopra colline, altri a strapiombo sul mare; taluni che si disvelano addentrandosi nelle campagne, talaltri lungo un fi ume o in prossimità

© Danilo Collini/AdobeStock

L'infiorata di Spello

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di un lago. Luoghi d’incanto in grado di catturare l’attenzione anche mentre si viaggia in treno, quasi come se il fi nestrino fosse lo schermo di un cinema che mostra in sequenza il dipanarsi del più autentico paesaggio italiano. Patrimoni di saperi e sapori che, non a caso, attirano sempre più l’attenzione dei visitatori stranieri, anche perché sanno off rire quell’accoglienza e quel calore tipici delle piccole comunità esprimendo il senso più profondo dell’italian way of life. Nella bella stagione sono diversi gli appuntamenti in calendario che off rono l’occasione giusta per avventurarsi tra le tipicità e le tradizioni di questi veri must del turismo di nicchia.


© Warpedgalerie/Adobestock

Civita di Bagnoregio

VENZONE, IL PIÙ BELLO TRA I BELLI Prendiamo Venzone, cittadina friulana attorniata dalle Prealpi Giulie e bagnata dal Tagliamento, che nel 1991 è stata definita dalla Comunità Europea il villaggio ideale dove vivere, e nel 2017 eletta Borgo dei borghi più belli d’Italia. Riconoscimenti meritatissimi perché Venzone ha saputo ricominciare dopo il terremoto del ’76, numerando una a una le pietre che erano diventate rovine. Con la tecnica dell’anastilosi, il restauro che rimette insieme, elemento per elemento, i pezzi originali di edifici distrutti, si è fatta bella più di prima, elevandosi a opera d’arte. Dodicimila cocci di pietra sono stati ricollocati esattamente al loro posto, consentendole di mantenere il nome di monumento nazionale e di unico borgo fortificato trecentesco. All’interno della cinta muraria, il 12 maggio si svolge Mercanti nel borgo, un mercatino dell’usato, dell’antiquariato e del collezionismo con espositori provenienti da Triveneto, Austria e Croazia. LE BALLERINE ECOLOGICHE DI BAGNO VIGNONI Bagno Vignoni, nella Val d’Orcia in Toscana, è famoso nel mondo per la vasca termale di Santa Caterina, conosciuta anche come piazza delle Sorgenti o piazza d’acqua, che domina tutto il minuscolo centro storico. Proprio qui, fino al 2 giugno, si possono ammirare le straordinarie opere d’arte contemporanea di Davide Dall’Osso. L’artista marchigiano, abile scultore di rara sensibilità, sotto la curatela della moglie Maria Vittoria Gozio, ha allestito il suo Secret Garden,

inteso come luogo dell’anima dove ciascuno di noi, nel silenzio più intimo, si ritrova e riflette. Le sue creazioni – realizzate con materiali di riciclo in un’ottica di salvaguardia ambientale – sono ballerine vestite di petali che si muovono dondolate dalla brezza del vento in un balletto spontaneo che riverbera sulla superficie dell’acqua. Al centro due centauri, figure ibride che si sono autodefinite e incontrate, non in coppia bensì nelle rispettive individualità. Come dovrebbe accadere nella vita, per la naturale evoluzione del singolo. IL PALIO NELLA CITTÀ CHE MUORE Nel novero dei borghi più belli d’Italia rientra anche Civita di Bagnoregio, cittadina del viterbese assisa su uno sperone di tufo, nella valle dei Calanchi, tra il lago di Bolsena e la valle del Tevere. Solitaria, quasi disabitata, immobile e raggiungibile solo da un ponte pedonale, è definita – per la progressiva erosione della collina – la città che muore, ma in realtà è molto vivace, come in occasione del Palio della Tonna la prima domenica di giugno, in coincidenza con la festa patronale di Maria Santissima Liberatrice. Una rievocazione storica e festosa che si svolge nella piazza principale di Civita, dove le contrade si sfidano a dorso d’asino. La corsa, che prende il nome dalla forma circolare del percorso, si replica poi a settembre. La manifestazione comprende altre prove di destrezza ed è allietata da musica e stand gastronomici. 67


© Andrea Lisi

ITALIAN LIFE

Le ballerine ecologiche di Davide Dall'Osso a Bagno Vignoni

UNA DOMENICA TUTTA “PEPE” Sempre nel viterbese e sempre domenica 2 giugno, merita una visita Vitorchiano, splendido borgo medievale che è stato set cinematografico del celebre film L’armata Brancaleone di Mario Monicelli. Imperdibile Peperino in fiore, una rassegna nata per promuovere la pietra locale, il peperino, roccia magmatica scura e puntinata il cui colore ricorda il pepe. Impiegata per realizzare scale, soglie, zoccolature e pavimentazioni, in passato consentì le rifiniture di residenze importanti come Palazzo Brancaccio e lo stesso Campidoglio a Roma. Una festa per gli occhi e per il palato, rallegrata da vivaci composizioni floreali e tipicità gastronomiche. DOVE LE STRADE PROFUMANO DI FIORI A cinque chilometri da Foligno e a 30 da Perugia, con l’avvicinarsi della festa del Corpus Domini, Spello diventa teatro di una delle più poetiche e colorate manifestazioni d’Italia: l’infiorata, quest’anno in programma il 22 e 23 giugno. Si tratta di una processione, con le vie chiuse al traffico e ricoperte da un unico tappeto policromo e profumato a base di petali e corolle di fiori. Uno spettacolo emozionante, con tanti capolavori che sono un condensato di arte, cultura, abilità e tradizione religiosa, realizzati nella notte e disvelati alle 9 del sabato. Un percorso floreale di circa 70 infiorate tra tappeti (ciascuno dai 12 ai 15 metri di lunghezza con

superficie minima di 15 m2) e quadri di grandi dimensioni (dai 25 ai 90 m2). L’unicità della manifestazione è data dalla tecnica di esecuzione che consiste nell’uso esclusivo di elementi vegetali non trattati con agenti chimici o conservativi né con coloranti artificiali: fiori ed erbe provenienti dal Monte Subasio e dall’Appennino umbro-marchigiano. A PALAZZOLO, TRA IL SACRO E IL PROFANO Del grande passato di Palazzolo Acreide rimangono impronte indelebili nel Teatro Greco e in tutta l’area archeologica che domina la Valle dell’Anapo, oltre che nelle grotte di Pantalica risalenti a tremila anni fa, ma è la riscoperta dell’arte barocca che ha reso celebre il centro siracusano in tempi recenti. Qui da sempre ha registrato un certo successo l’allevamento del suino nero detto “u niuru”, il nero. Allevato in stato semibrado e con mangime al pascolo, ha carne soda e saporita da cui si ricava una salsiccia impreziosita da peperoncino e finocchietto selvatico. L’occasione per assaggiare questa e altre golosità tipiche di Palazzolo Acreide è la festa di San Paolo Apostolo, rito antichissimo, iscritto alla lista dei Patrimoni immateriali Unesco, celebrato ogni 29 giugno con l’accensione di suggestive luminarie nella basilica del Santo, una processione con la statua issata su una macchina trasportata a spalla e numerosi rituali religiosi e folcloristici.

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© Luca Bettini/BettiniPhoto

SPORT

La partenza del Giro d’Italia da Pizzo Calabro nel 2018

L’ITALIA DEL GIRO EDIZIONE NUMERO 102 PER LA CORSA ROSA FAMOSA IN TUTTO IL MONDO. UNA CAROVANA IN VIAGGIO SU E GIÙ NEL BELPAESE DALL’11 MAGGIO AL 2 GIUGNO di Luca Gialanella

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Photo Roberto Bettini

l Giro d’Italia è storia, arte, tradizione, solidarietà. E sport, certo, la più importante manifestazione del nostro Paese. Un filo rosa che porta sulle strade 12 milioni di appassionati. Escono di casa perché sanno che arriva la grande festa, e di questa si sentono attori co-protagonisti. Il Giro ha istruito generazioni uscite dalle sofferenze della guerra, è stato “il viaggio” degli italiani nel loro Paese, alla scoperta di luoghi, regioni e parlate che non potevano conoscere. Amatissimo perché le sue radici nascono dalla fatica, dalla polvere, dal coraggio. Cioè dalla vita quotidiana. Ora la corsa rosa è un colosso trasmesso in 198 Paesi, con un’audience di 900 milioni di spettatori. Non c’è nessun altro evento che restituisca al territorio un beneficio economico così ampio. Il Giro, diretto da Mauro Vegni, è una carovana di 2.500 persone che si muove ogni giorno, per un mese. Dalla prima partenza all’estero, nel 1965, a San Marino, sino all’intensa 70

esperienza di Gerusalemme nel 2018, è il migliore ambasciatore dell’Italia: «La corsa più dura del mondo nel Paese più bello del mondo», come recita lo slogan. L’edizione 102 parte sabato 11 maggio da Bologna, arrivo nell’Arena di Verona domenica 2 giugno, Festa della Repubblica. Percorso di 3.518 chilometri, 21 tappe, tre cronometro, cinque arrivi in salita, sei volate, 22 squadre, 176 corridori. Il via da piazza Maggiore a Bologna sulle note di Lucio Dalla. Sotto le torri della Garisenda e degli Asinelli, il cuore della cultura europea: l’università risale al 1088. La cronometro inaugurale assegna la prima maglia rosa davanti al Santuario della Madonna di San Luca. Bologna è nella storia rosa da sempre, traguardo della prima tappa del primo Giro: 1909, Milano-Bologna, 397 chilometri, arrivo all’ippodromo Zappoli, non lontano dall’odierna Stazione Centrale, vinse il romano Dario Beni. Il filo rosa si ferma a Fucecchio, culla di Indro Montanelli, giornalista-scrittore che il Corriere della Sera mandò come inviato in corsa nel 1947 e ’48. Buzzati e Brera, Pratolini e Malaparte, Roghi e Gatto, Gianoli e Raschi, Zavoli e Pasolini: ritrovavano tra corridori in maglietta e strade polverose la vita reale dell’Italia. Giro come cultura a Vinci, per il cinquecentenario della morte di Leonardo, il grande genio del nostro Rinascimento, che nei suoi schizzi si dedicò anche a una lontana antenata della bicicletta. Poi la corsa vola verso il Meridione. Ecco Frascati, che alla due giorni in sella dedica il progetto Aspettando il Giro


© Courtesy La Gazzetta dello Sport

tra arte, scienza e vigneti, con eventi che sposano il turismo, la valorizzazione del territorio e lo sport. San Giovanni Rotondo è il luogo più a sud. Omaggio a San Pio da Pietrelcina, per tutti Padre Pio. Il Giro e la religione non sono un capitolo secondario: dal ricevimento in Vaticano nel 1950 con papa Pio XII al via da Roma per il Giubileo del 2000 con papa Wojtyla che stringe la mano a Marco Pantani. Con Padre Pio aveva un rapporto speciale Gino Bartali, Giusto tra le nazioni, che nel telaio della bici portava la vita: i documenti falsi che diedero la salvezza a 800 ebrei. Nel 1947, dopo l’arrivo a Foggia, Bartali «si fece prestare dalla Legnano la vettura e, accompagnato da due frati, se ne andò in pellegrinaggio a un monastero dei dintorni per visitare un santo uomo che ha le stimmate», scrive così Montanelli. Era Padre Pio. Si risale l’Italia. Ecco l’Aquila, omaggio a una regione a dieci anni dal terremoto. Il Giro aveva già portato qui la sua solidarietà nel 2010, come è nel suo Dna: pensiamo a Gemona del Friuli nel 1977, o al Belice, in Sicilia, nel 2018, a 50 anni dal sisma. Il Giro non dimentica mai i suoi figli: Marcinelle 2006, Belgio, a mezzo

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Giro 1994: sul Mortirolo, Marco Pantani attacca la maglia rosa Berzin. Pochi metri e resterà da solo al comando: vittoria sul traguardo dell’Aprica. Adesso questa salita della Valtellina porta il suo nome 71


SPORT

Fausto Coppi scrive pagine di leggenda nella Cuneo-Pinerolo del 1949, la tappa delle tappe del Giro: 192 km di fuga solitaria, trionfo con 11’ su Gino Bartali e 19’ su Alfredo Martini (il futuro ct)

Courmayeur davanti alla funivia Skyway, il Lago di Como con il Ghisallo e il Museo del ciclismo voluto da Fiorenzo Magni (qui ora si può ammirare il suo busto di bronzo, non lontano da quelli di Coppi e Bartali). La Valtellina, cioè l’intelligente chiusura alternata al traffico di Stelvio, Gavia e Mortirolo per favorire il ciclotu72

rismo: martedì 28 maggio la LoverePonte di Legno sarà il giorno del giudizio con il Passo Gavia (2.618 metri) dal versante di Ponte di Legno e il Mortirolo da Mazzo di Valtellina. CommezzaduraAnterselva unisce due località notissime per essere il centro della mountain bike (Val di Sole) e del biathlon: la tappa si conclude nello stadio di questa disciplina invernale, famosa per le nostre Dorothea Wierer e Lisa Vittozzi. Ma la solidarietà del Giro non si ferma all’Aquila. La penultima tappa scala Passo Manghen, Rolle e Croce d’Aune,

fra Trentino e Bellunese, e le zone investite a novembre dal tornado che ha distrutto milioni di alberi e ferito il Bosco degli abeti rossi di Paneveggio, il legno preferito da Stradivari per i violini. Una giornata per riflettere sull’effetto dei cambiamenti climatici. Domenica 2 giugno, all’Arena di Verona il gran finale: quarta volta dopo Battaglin 1981, Moser 1984 e Basso 2010. Il tempio dell’Aida è il luogo magico per cantare l’inno di gloria. giroditalia.it | frascatiinrosa.it giroditalia

© Luca Bettini/BettiniPhoto

secolo dal disastro della miniera in cui morirono 136 italiani. Ravenna-Modena è una giornata tra i mosaici bizantini e la casa di Dante, la Ferrari e l’olimpionico di nuoto Paltrinieri. E poi la due giorni dedicata a Fausto Coppi nel centenario della nascita (ricorre il 15 settembre). L’arrivo a Novi Ligure è a poche centinaia di metri dalla casa del Campionissimo, tuttora abitata dal figlio Faustino, dove ogni giorno bussano per salutare i luoghi privati dell’eroe più popolare della nostra storia. La Cuneo-Pinerolo ricorda la tappa delle tappe del Giro, 10 giugno 1949, il volo su Maddalena, Vars, Izoard, Monginevro e Sestriere, 192 chilometri di fuga solitaria. E il radiocronista Mario Ferretti che dice: «Un uomo solo al comando, la sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Fausto Coppi». Il percorso del 2019 non le assomiglia, ma è un modo intelligente di ricordarla. A Coppi, poi, il Teatro Carignano di Torino dedica un cartellone di appuntamenti con il progetto di Gian Luca Favetto Fausto Coppi - L’affollata solitudine del campione, recital di parole e musica. Debutto il 13 maggio a Castellania Coppi, il paesino di appena 98 abitanti che adesso si è unito al Campionissimo anche nella denominazione ufficiale. Pinerolo spalanca il Giro alle montagne. Il Gran Paradiso nell’arrivo di Ceresole Reale, il Monte Bianco con traguardo a

Pendragon, pp. 272 € 16 Centouno edizioni in 110 anni, un pezzo della nostra storia raccontato attraverso i leggendari corridori e il pubblico che rende immortale il Giro

Nel 2010 il Giro porta la solidarietà all’Aquila e all’Abruzzo, sconvolti dal terremoto

GIROE Tutti in sella dal 12 maggio al 1° giugno grazie al GiroE. La manifestazione cicloturistica con bici a pedalata assistita è aperta a tutti e si svolge su una parte del percorso del Giro d’Italia 2019, escluse le tre tappe a cronometro. Rispetto all’edizione sperimentale dello scorso anno, le città di partenza sono diverse da quelle della corsa rosa, mentre l’arrivo è lo stesso, per permettere ai partecipanti di passare sulla linea pochissimo tempo prima dei campioni, che poi potranno osservare in gara da un’area riservata. giroe.it


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© Giampiero Sposito

SPORT

UN ROMANO AL

FORO ITALICO LA PROMESSA AZZURRA MATTEO BERRETTINI SFIDA I GRANDI DEL TENNIS AGLI INTERNAZIONALI BNL D’ITALIA di Salvatore Coccoluto

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atteo Berrettini è il presente e il futuro del tennis italiano. Dritto devastante, servizio letale, capacità di adattare il suo gioco a tutte le superfici. Sono le caratteristiche che nel 2018 hanno permesso la rapida ascesa nel tennis che conta del ventitreenne romano, culminata con la vittoria del suo primo titolo ATP sulla terra rossa di Gstaad, in Svizzera. Nei primi mesi del 2019 è 74

entrato nella top 50 della classifica mondiale e ha fatto il suo esordio tra gli Azzurri di Coppa Davis, contribuendo alla vittoria dell’Italia sull’India sui campi in erba di Calcutta. Archiviata la stagione sulle superfici veloci, Berrettini arriva sulla terra rossa del Foro Italico di Roma dal 6 al 19 maggio per gli Internazionali Bnl d’Italia 2019, con un obiettivo preciso: proseguire la sua crescita, consapevole di avere tutte

le carte in regola per battersi ad armi pari con i grandi campioni del tennis mondiale. Matteo, cosa significa per un romano essere protagonista agli Internazionali? È il torneo a cui tengo di più, ho sempre sognato di giocare al Foro Italico. Pensare al pubblico italiano e, in particolare, romano che mi sostiene mi spinge a dare il 100% per migliorare giorno dopo giorno. Qual è il tuo primo ricordo di questo torneo? Quando Filippo Volandri ha battuto Federer e ho provato a imbucarmi in tutti i modi al Centrale, perché non avevo il biglietto. Ma alla fine non ci sono riuscito (ride, ndr). Internazionali a parte, qual è il tuo torneo preferito del circuito ATP? Sono molto affezionato a Gstaad per ovvi motivi, ma credo che il più affascinante sia Wimbledon.


gioco presto la mattina non ho tanto tempo per fermarmi e concentrarmi, magari lo faccio la sera prima con il mio mental coach, Stefano Massari. Se invece gioco di pomeriggio o di sera, ho il tempo di parlare con il mio team, preparare le racchette e pensare. Riti scaramantici? Il mio allenatore, Vincenzo Santopadre, dice che la scaramanzia non esiste, quindi ufficialmente non ne ho! Ma, ufficiosamente, ammetto che qualche fissa ce l’ho (ride, ndr). Ti piace viaggiare? Molto, scoprire nuovi posti o magari tornarci e notare qualche cambiamento. Il viaggio è il pane quotidiano per un tennista. Ti muovi spesso in treno? Sì, mi capita, e devo dire che la campagna laziale mi piace molto. Poi, ogni volta che arrivo in una città mi piace osservare come sono distribuiti i palazzi intorno alla stazione. Insieme al tuo coach, Vincenzo Santopadre, hai da poco inaugurato la Rome Tennis Academy… Sì, io e Vincenzo abbiamo ruoli e compiti diversi all’interno dell’Academy, ma condividiamo la stessa passione per far sì che questo progetto sia lungo e costellato di successi. Senti il peso di essere considerato il presente e il futuro del tennis italiano? Più che un peso, è un grandissimo onore. Di certo fa bene non avere sempre i riflettori puntati addosso, visto che il tennis italiano sta vivendo

© Courtesy of ATP

C’è un tennista del presente, o del passato, a cui ti ispiri? A cui mi ispiro no, ma cerco di rubare con gli occhi dai migliori. Sono cresciuto con le grandi sfide tra Federer e Nadal, non avrei potuto chiedere di meglio. Sono due campioni in campo e fuori, diversi ma per certi aspetti uguali. Insomma, due leggende. Tra i tuoi colleghi, con chi hai maggior feeling? Con tutti gli italiani e in particolare con Lorenzo Sonego: siamo coetanei, stiamo facendo lo stesso percorso e ci facciamo aiutare, a volte, dallo stesso allenatore, Umberto Rianna. Come trovi la concentrazione prima di un match? Dipende dall’orario della partita: se

un momento positivo, ma le lusinghe e le critiche sono sempre e comunque uno stimolo per migliorare. I tuoi obiettivi per il 2019? Spero di continuare a migliorare in tutti gli ambiti, questa attività è molto eccitante ma allo stesso tempo porta via un sacco di energie. Voglio lavorare per essere competitivo negli anni, desidero alzare il mio livello medio e puntare in alto. Non mi piace darmi obiettivi di classifica, ma il sogno più grande è quello di alzare il trofeo degli Internazionali Bnl d’Italia. InteBNLdItalia

FRECCIAROSSA SERVIZIO VINCENTE Anche quest’anno torna l’offerta ad hoc per gli Internazionali Bnl d’Italia: sconto del 30% sul prezzo Base di Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca, Intercity e Intercity Notte da e per Roma, inserendo in fase di acquisto il codice TENNIS2019, per tutti i viaggiatori in possesso di un biglietto o di un voucher del torneo, che dovrà essere esibito a bordo treno. trenitalia.com internazionalibnlditalia.com

ROMA 206 FRECCE AL GIORNO

TENNIS DA GRANDE SCHERMO Nelle sale dall’8 maggio, il film documentario di Julien Faraut rivela i problemi di convivenza tra il campione perfezionista John McEnroe e gli arbitri perfettibili, un pubblico desideroso di spettacolo e una troupe cinematografica che ha deciso di catturare ogni mossa dell’irascibile tennista. 75


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SPORT

Barcellona - Alfa Romeo Racing (2019)

TUTTI PAZZI PER GIOVINAZZI DOPO OTTO ANNI TORNA UN ITALIANO AL MONDIALE DI F1. IL 12 MAGGIO A BARCELLONA E IL 26 A MONTECARLO di Alessandro Ribaldi Photo Motorsport Images/Zak Mauger

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iocare con un trenino quando si è piccoli e ritrovarsi, una volta adulti, alla conduzione di un treno. Un sogno possibile anche perché, solo in Italia, i macchinisti sono oltre cinquemila. Molto più difficile, invece, essere un bambino che gioca con le macchinette e sognare di finire in F1. Perché nel gotha delle monoposto sportive i piloti sono 20: né uno di più, né uno di meno. Da quest’anno tra loro c’è finalmente un italiano, Antonio Giovinazzi. Un connazionale che ha debuttato nel campionato del mondo il 17 marzo a Melbourne, con il GP di Australia: non accadeva dal 2011 quando al volante

della Lotus c’era Jarno Trulli e nell’Hispania Racing Team Vitantonio Liuzzi. Ora la storia si ripete: «Per me è un sogno che si realizza – spiega Giovinazzi – ho sempre voluto questo e ora ci sono arrivato». Antonio, classe 1993, ha iniziato prestissimo con i motori, quando il padre gli regalò un kart all’età di tre anni. Da quel momento, messe da parte le macchinine giocattolo, è partito il lungo percorso che l’ha portato, lo scorso settembre, al volante di un’Alfa Romeo (altra bella notizia: il marchio italiano, seppur in collaborazione con la Sauber, mancava in F1 dal 1985). «Sono veramente orgoglioso di intraprendere questa avventura – racconta il pilota nato in Puglia – così come di riportare il tricolore (presente nelle grafiche del suo casco, ndr) in questo contesto. La gara che sento di più sarà quella di Monza, l’8 settembre, davanti al mio pubblico e ai miei genitori». La famiglia per Giovinazzi è importantissima, sua mamma, suo papà e sua sorella più piccola fanno il tifo per lui e lo seguono da sempre, sin da quando doveva fare Martina Franca-Reggio Emilia in treno per andare a correre in kart

con un piccolo racing team emiliano. «Ora vivo a Montecarlo, ma un paio di volte l’anno riesco a tornare nella mia terra. I miei amici, infatti, sono ancora quelli di un tempo. Sono il ragazzo normale di sempre, mi piace andare in bici, uscire in compagnia, giocare a tennis». Ma qualcosa che ad Antonio non piace ci sarà pure: «Sembrerà assurdo, ma guidare l’auto privata ed essere imbottigliati nel traffico mi stressa parecchio». Il pilota dell’Alfa Romeo come compagno di scuderia ha un nome storico della F1. A guidare l’altra monoposto del Biscione è, infatti, il campione del mondo 2007 ed ex Ferrari Kimi Räikkönen. «Avere un compagno del suo calibro – racconta ancora Giovinazzi – è un vantaggio. Per me Kimi è un punto di riferimento, posso imparare molto da lui. Sarà veramente gratificante lavorare al suo fianco. L’obiettivo è trasformare la sua esperienza in risultati e punti guadagnati durante la stagione». antoniogiovinazzi.com | formula1.com Anto_Giovinazzi antogiovinazzi99 77


SPORT

FRECCIAROSSA

A DUE RUOTE

IL 2 GIUGNO AL MUGELLO SI CORRE LA TAPPA ITALIANA DEL MONDIALE MOTOGP. DANILO PETRUCCI, PILOTA UFFICIALE DUCATI, RACCONTA IL SUO SOGNO DI SALIRE SUL PODIO di Flavio Scheggi

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Photo Ducati Corse

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in da piccolo ero affascinato dai motori. La prima immagine che ricordo è quella in cui sto giocando con il modellino di una moto. È nato tutto da lì». Inizia con un pensiero della sua infanzia la conversazione con Danilo Petrucci, pilota ufficiale Ducati. Ne ha fatta di strada il centauro umbro che a 28 anni, dopo quattro trascorsi con il team Pramac, sta disputando la sua prima stagione in MotoGP nel team di Borgo Panigale. Il 2 giugno è l’occasione per vederlo in pista al Mugello, nella sua sesta prova al mondiale di velocità. La prima volta al Mugello con una Ducati ufficiale.

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Un grande orgoglio, ma anche una responsabilità in più, quella di gareggiare in casa davanti a tanti ducatisti. Ho già corso quattro volte nella pista toscana con la Ducati del team Pramac, e una sono andato sul podio. Cosa che vorrei ripetere anche quest’anno. Con il supporto dei tifosi della Rossa... Avranno un’intera tribuna dedicata alla curva del Correntaio. Dalla pista vedi questo pezzo di collina rosso che tifa per te, è bellissimo! C’è il detto che al Mugello non si dorme... Dal paddock sentiamo i tifosi festeggiare tutta la notte. Io sono sempre riuscito a dormine, con i tappi però.

batterlo. Ma credo molto in Andrea Dovizioso, è lui la nostra punta. Vorrei essere quell’elemento in più per far arrivare la Ducati a vincere il campionato. Cosa pensi del 40enne Valentino Rossi? È un grande esempio non solo per noi motociclisti, ma per tutti gli sportivi. Dimostra quanto sia importante mettere la passione in quello che si fa. A 40 anni gli piace ancora correre e lottare per vincere. Il tuo rapporto con il treno? Un mezzo molto comodo per spostarsi. Uso il Frecciarossa tra Roma e Milano per evitare i problemi di traf-

Il punto di forza della Ducati? L’italianità. Il nostro carattere ci porta sempre a innovare e scoprire nuove tecnologie. Quest’anno siamo arrivati prima degli altri team allo sviluppo di un motore potente e di una nuova aerodinamica, a tal punto che le altre grandi case ci stanno seguendo. Il tuo rapporto con Andrea Dovizioso? Prima di essere un grande pilota è una brava persona. Mi sta dando un grande aiuto. Vivo nella sua stessa città, ci alleniamo insieme per fare gruppo. Gli devo un grosso grazie. Come vedi la lotta per il Mondiale? Il favorito è Márquez, avendo vinto gli ultimi titoli mondiali. Sarà difficile

fico che si trovano in strada. Inoltre mi permette di rilassarmi, soprattutto quanto torno a casa da un lungo viaggio. Per i colori e la velocità possiamo definire la tua moto un Frecciarossa su due ruote? Tante volte ho visto passare il Frecciarossa dall’autostrada. Va molto forte, è un bel gusto vederlo sfrecciare a 300 all’ora. Però la mia moto è più agile, e poi ci vado solo io! danilopetrucci.it ducati.com mugellocircuit.it danilopetrucci9 petrux9



SPORT

WELL(DONE)NESS DALLA NOTA KERMESSE DI FITNESS RIMINESE AGLI EVENTI BENEFICI PROMOSSI DA KOMEN ITALIA E DALLA NAZIONALE CANTANTI di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it

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nergica Romagna. Dal 30 maggio al 2 giugno appuntamento con lo sport e il benessere alla Fiera e Riviera di Rimini. La 14esima edizione di Riminiwellness dà più spazio all’internazionalità, ai professionisti e alla formazione, ricca com’è di eventi e nuove tendenze da provare. In tutto 1.960 sessioni di allenamento organizzate su 46 palchi in 173mila m2 di spazi indoor e outdoor. È la più grande kermesse internazionale dedicata a fitness, cultura fisica e sana alimentazione, organizzata da Italian Exhibition Group riunendo sotto lo stesso tetto le maggiori aziende dell’universo wellness. Produttori di macchine per l’attività fisica, palestre,

trainer, scuole e associazioni di categoria, spa del relax, scienze riabilitative, mondi del turismo e del design sono protagonisti dell’evento. Un’occasione di debutto e presentazione di tutte le novità del settore provenienti da circa 80 Paesi, in particolare da Sud-Est Europa, Sud America e Medio Oriente. Il successo della manifestazione cresce di anno in anno, grazie alle due anime di Riminiwellness, una rivolta al grande pubblico e l’altra agli operatori, con 25 sale dedicate a convegni e seminari rivolti a gestori, trainer e insegnanti. Al popolo del benessere sono invece dedicati corsi su misura, attività e discipline nuovissime: ognuno può scegliere i più adatti per sé, all’insegna del divertimento,

© GRPHOTO/Riccardo Gallini

Riminiwellness 2016

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© Franco Semeraro

Race for the Cure, Roma (2018)

per un allenamento senza limiti. La fiera è suddivisa come sempre in sezioni: WPRO, per aziende e professionisti, e WFUN, per il pubblico active di appassionati, mentre Food Well Expo, Rimini Steel e Riabilitec sono rispettivamente le aree dedicate all’alimentazione sana, alla cultura fisica e alla rieducazione motoria. Tra le novità di questa edizione spicca The One - International Fit Talent, un contest internazionale dedicato ai talenti dello step coreografico con i più grandi testimonial del fitness musicale. Sfide aperte a RiminiWellness: Kalisthenics challenge (competizione a corpo libero) e Virgin Active Urban Obstacle Race (corsa a ostacoli), in programma sabato 1° giugno, poi Club vs. club: hip hop & free style competition domenica 2, quando avranno luogo anche la spartan e la cross training challenge. La prima vede sfidarsi atleti a corpo libero in perfetto stile Olympic Games, la seconda impegna i team partecipanti in cinque prove (salto da fermo, panca piana, runner, trazioni alla sbarra, bike). Che lo sport dia una mano alla salute è cosa nota, e lo sa bene anche chi corre per la più grande

manifestazione per la lotta ai tumori del seno in Italia e nel mondo, la Race for the Cure. Evento simbolo di Komen Italia, ogni primavera promuove la prevenzione dei principali tumori femminili attraverso attività gratuite all’aria aperta. Il primo appuntamento dell’edizione numero 20 è a Roma, dal 16 al 19 maggio nella splendida cornice del Circo Massimo, quattro giorni che si concludono con la tradizionale corsa e passeggiata della domenica. Poi tappa a Bari, in piazza Prefettura, dal 17 al 19, a Bologna e Pescara dal 20 al 22 settembre, e a Brescia e Matera dal 27 al 29 settembre. Durante la kermesse tinta di rosa sono offerte consulenze specialistiche gratuite e lezioni pratiche di sana alimentazione e prevenzione. Le protagoniste sono donne che hanno deciso di combattere il tumore del seno a viso aperto. Durante la manifestazione indossano t-shirt e cappellino rosa. La loro testimonianza positiva negli anni ha generato un cambiamento nel modo di affrontare la malattia ed è stata di incoraggiamento per tutte coloro che vivono lo stesso problema. Si può premiare questo lodevole impegno donando il 5x1000 all’associazione Komen Italia, inserendo il codice fiscale 06073831007.

Lunedì 27 maggio è invece la volta del calcio benefico. Ed è l’Allianz Stadium di Torino ad accogliere la 28esima Partita del Cuore, che porta in campo la Nazionale Italiana Cantanti contro i Campioni per la Ricerca. Tutto il ricavato (incasso e sms solidali) è devoluto alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro e alla Fondazione Telethon, impegnate da anni nella lotta contro il cancro e le malattie genetiche rare. La Nazionale Cantanti è allenata da Gianni Morandi, affiancato da Marco Masini, mentre il tre volte Pallone d’oro Michel Platini guida i Campioni per la Ricerca e Gianluca Vialli è il suo vice. In squadra fra i Campioni i piloti della Ferrari Sebastian Vettel e Charles Leclerc. A dare il calcio d’inizio Cristiano Ronaldo. Un’occasione unica che lega il calcio a una giusta causa, per la tutela della salute. Obiettivo: superare gli incassi, già notevoli, della scorsa edizione. Chi non può vederla live a Torino, può seguire il match sulla Rai, partecipando alla contemporanea raccolta delle offerte tramite sms solidali. riminiwellness.com raceforthecure.it nazionalecantanti.it riminiwellness komenitalia NazCantanti 81


SPORT

ACTIVE C H I C

di Cecilia Morrico

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essuti performanti ma con un vezzo luxury. L’abbigliamento sportivo ormai non è più recluso alla palestra o ai campi d’allenamento, anzi è oggetto di collezioni da prêt-à-porter. La classica tuta, fino a poco tempo fa definita da ginnastica, è ora un capo eclettico da indossare anche per tutta la giornata. Andare contro gli schemi, sperimentare ed esplorare nuove strade rappresenta, per esempio, un tratto distintivo del marchio Freddy,

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01.//Linea suncare sport Shiseido 02.//Capsule collection Melissa+Fila 03.//Cuffie wireless Fresh ’n Rebel 04.//Capi bike per Oysho Sport 05.//Limited edition Giro d’Italia Navigare 06.//Instapump Fury di Reebok 82

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alla continua ricerca di innovazione stilistica. La speciale capsule Spring-Summer 2019 limited edition comprende otto completi, quattro con cappuccio e quattro senza. Comfort e design sofisticato anche per la collaborazione Melissa+Fila: la griffe di calzature in gomma è pronta a celebrare i 40 anni del brand sportswear con una serie di modelli storici, tutti creati con una filosofia cruelty free e sostenibile. Sempre in ottica ecofriendly con tessuti green anche la capsule Giro d’Italia 2019 di Navigare. La casa di moda menswear accompagna la corsa rosa con capi di abbigliamento e accessori personalizzati, disponibili nei GiroStore di tutte le 21 tappe di partenza e arrivo, tramite il canale ufficiale e-commerce girostore.com e presso un numero selezionato di punti vendita Navigare. Bike anche per Oysho Sport, che dedica un’intera linea al ciclismo. Leggings lunghi, shorts e una tuta, tutti dotati di imbottitura in gel, pensati per salire su una dueruote sia indoor, con cycling class in palestra, che all’aria aperta. Infine, in occasione del 25esimo anniversario delle iconiche Instapump Fury, Reebok lancia una fedele riproduzione della prima edizione Prototype, utilizzando una gomma nera rinforzata al carbonio, più dura e resistente, per un’aderenza eccellente in tutte le condizioni. Pronti, partenza, via!



IN VIAGGIO CON

CUCINA

AMORE VERO HEINZ BECK RACCONTA COME È RIUSCITO A DIVENTARE UNO CHEF APPREZZATO IN TUTTO IL MONDO, GRAZIE A SUA MOGLIE TERESA di Andrea Radic

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© Alberto Blasetti

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ell’immaginario collettivo i tedeschi si innamorano di Taormina, ma Heinz Beck è andato oltre. L’amore lo ha trovato in Teresa, elegante donna palermitana e motore della Beck & Maltese consulting, la società che manda avanti come un treno le attività di 12 ristoranti nel mondo, per complessive sette stelle Michelin. «Io faccio il bello e lei lavora, un’ottima divisione dei compiti», scherza lo chef. È appena sceso dal Frecciarossa che lo ha portato da Roma a Bologna. «Amo viaggiare in treno, perché con le Frecce i momenti sono veramente attimi. Un servizio rapido, che apprezzo molto». Lo attendono il Campionato mondiale della pizza a Parma, dove assegnerà il trofeo Heinz Beck, e in serata un aereo per il Giappone. «Un ritmo che mi dà la carica, la mattina sono una persona che si alza positiva. Le visite ai miei ristoranti nel mondo sono programmate lungo tutto l’anno, vado per lavorare con le mie diverse brigate, mantenere così lo standard adeguato del nostro marchio e offrire ai nostri ospiti un’esperienza gastronomica unica. Il cliente è al centro del nostro lavoro». Concentrato, motivato


sidenti, studiamo insieme i piatti e facciamo training, loro diventano il punto di riferimento per il cliente di quel luogo. Mando i nuovi menù con anticipo, loro si preparano e quando arrivo lo proviamo insieme. Ci sentiamo quasi tutti i giorni. Tipo il capitano di una grande squadra. Il senso è quello, un team giovane e molto motivato. Sei esigente con te stesso? Sì, sempre, e con tutti coloro che mi circondano. Mi metto continuamente in discussione per sapere dove sono e dove devo andare, per questo penso di avere ancora molto da raccontare

fetti e la spennello tutti i giorni. Perché la tavola sa regalarci sempre emozioni? Perché i ricordi di queste emozioni sono, nel nostro subconscio, legati a reazioni positive rispetto alle persone che ce li hanno tramandati e che ci volevano bene. Parliamoci chiaro: la vita è anche fatta di momenti belli. Qual è il profumo della tua infanzia? Le foreste, il sottobosco, i funghi. Sono cresciuto in Baviera, un luogo sano con tante tradizioni, dove un bambino può essere ancora un bambino. Sono molto felice della mia infanzia, fatta di amicizia e fiducia: andare in montagna in gruppo e sapere che chi ti sta accanto ti può aiutare. E di valori, con i quali cresciamo e mandiamo avanti la nostra vita. Quali valori ti hanno trasmesso i tuoi genitori? Il senso di responsabilità, la perseveranza e la continua ricerca del miglioramento, perché niente è scontato. Le persone sono il capitale più importante?

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nei prossimi anni. Mia moglie Teresa è sempre sul pezzo, dietro le quinte, tira i fili di tutte le attività. Dietro Heinz Beck non c’è un fondo di investimento o un’organizzazione internazionale, c’è lei. Dove vi siete conosciuti? Al Rome Cavalieri, lei ha studiato turismo a Palermo, lingue in Inghilterra e hotel management in Svizzera, a Ginevra. Ne parli con l'amore negli occhi. Stiamo insieme da 19 anni, succede solo se stai bene con una persona. A casa chi cucina? Teresa. Ma a Natale tocca a me, è diventata una tradizione che custodiamo gelosamente. Cinque anni fa Teresa mi disse: «Siamo sposati da tanto, non mi cucini mai qualcosa della tua terra». «Non c’è problema, il 25 preparo l’oca», risposi. Le è estremamente piaciuta. Da allora la faccio ogni Natale, con immenso piacere. È un rito, esprime golosità, affetto, amore. La tengo in cella frigorifera al ristorante, dove umidità e temperatura sono per-

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e preciso, ha occhi luminosi e un sorriso che a volte lo illumina. Ci racconta il suo essere un cuoco globale: «Il mondo è una grande opportunità, per gestire attività in diversi Paesi se ne devono conoscere aspetti e dinamiche». Punti fermi che Beck assicura in ogni contesto, anche in quelli più dinamici, in cui la cucina gourmet si lega alla gastronomia in mobilità. È il caso del ristorante Attimi by Heinz Beck, aperto all'aeroporto di Fiumicino in collaborazione con Chef Express (Gruppo Cremonini). Beck è esigente con se stesso e con tutti i suoi collaboratori, perché «solo così si può puntare alla perfezione. Lo scorso anno sono stato assente dal servizio alla Pergola (il suo ristorante tristellato a Roma, ndr) solo 13 sere». Vacanze? Tre settimane ad agosto, sempre in un luogo diverso, perché il mondo è troppo grande e troppo bello per tornare due volte nello stesso posto. Dall’istituto alberghiero in Germania a oggi è stato un lungo percorso… Ho iniziato studiando cucina, poi gestione aziendale e infine una laurea in Naturopatia. Un percorso ampio e molto stimolante. Proseguo, però, nel migliorare i punti cardine della mia cucina, che sono la novità e il benessere. Non cucino per riempire il mio ego, ma per dare un servizio ai miei ospiti, seduti alle molte tavole che portano il mio nome per gustare i tanti piatti che cambiano tutti gli anni. Come mantieni uno standard così alto in tanti luoghi diversi? Consegno la mia filosofia agli chef re-

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IN VIAGGIO CON

Sì, perché noi siamo ciò che abbiamo vissuto: se è stato positivo, anche noi saremo cosi. La qualità che più apprezzi? L’onestà e la responsabilità di saper dire "ho sbagliato". Invece, ciò che non sopporto sono le bugie e la falsità. Perché dire "ti amo" se poi metti le corna? Perché frequentare qualcuno se non lo sopporti? Se potessimo abolire queste due infamie, il mondo sarebbe decisamente migliore. Suggeriresti ai giovani di lavorare in cucina? Solo per passione, non per diventare famosi. È un mestiere di rinunce, di grande stress, quando gli altri si divertono tu devi lavorare. Ma se sei disposto a pagare questo prezzo, allora sei il benvenuto e puoi anche diventare qualcuno. Masterchef è un bellissimo

programma, ma è entertainment, non ha niente a che fare con il lavoro dello chef. Di cosa sei goloso? Di cioccolato. Il tuo luogo del cuore? Direi il mondo, così grande, ma se devo scegliere, allora dico il mio letto. Un momento sempre bello? L’inizio dell’estate, con il primo tuffo in mare e poi uno spaghetto alle vongole o una frittura, fatti bene. È meraviglioso. heinzbeck.com romecavalieri.com/it/la-pergolait heinzbeckchef BeckHeinz heinzbecklapergola

Andrea Radic con lo chef Heinz Beck al FRECCIALounge di Bologna Centrale

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EFA NEWS È la prima agenzia giornalistica in Italia e in Europa interamente dedicata all’informazione agroalimentare. Si tratta della European Food Agency, che ha dato vita alla testata indipendente Efa News, promossa da un gruppo di giornalisti esperti di enogastronomia e nuove tecnologie. Una grande vetrina per le eccellenze del made in Italy in Europa e un volano per l’industria del cibo, che vanta un fatturato nazionale di quasi 140 miliardi di euro e rappresenta la prima voce del Pil europeo. Un magazine che rappresenta una fonte autorevole per gli operatori e gli stakeholder di settore, ma anche per produttori e consumatori, in un panorama vasto e complesso in cui di food si parla ovunque, dai siti di ricette ai blog fino alle trasmissioni televisive. efanews.eu



© Michele Monasta

MUSICA

IL CORAGGIO DELLA MUSICA IL DIRETTORE DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO, FABIO LUISI, SPIEGA IL POTERE E LA VIRTÙ DEL CARTELLONE DI QUESTA 82ESIMA EDIZIONE, CON OPERE RARE DA VEDERE di Bruno Ployer

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e scelte coraggiose sono una tradizione del Maggio Musicale Fiorentino, arrivato all’edizione 82. Il festival di quest’anno, che si snoda fino alla fine di giugno e inaugura il cartellone estivo 88

dell'Accademia Chigiana di Siena il 6 luglio, propone oltre 130 rappresentazioni e artisti di fama mondiale, come le star del podio Riccardo Muti e Daniel Barenboim. Tra le cinque opere in cartellone una è stata commissionata

dal Maggio e viene eseguita in prima assoluta (Le leggi fondamentali della stupidità umana, di Vittorio Montalti). C’è anche la prima rappresentazione scenica in tempi moderni per Intermedi della Pellegrina, una commedia di fine ’500. Al direttore musicale Fabio Luisi la responsabilità di due opere piuttosto rare da vedere: Lear, lavoro degli anni ’70 di Albert Reimann, e La straniera, di Vincenzo Bellini. «Avere coraggio significa rilanciare il Maggio. Lear unisce un linguaggio contemporaneo a una trama senza tempo, quella di Shakespeare del Re Lear, tradotta in maniera moderna ed essenziale. La straniera, invece, è un’opera esemplare dello stile del primo romanticismo italiano che ci ha portato alla grande esplosione del melodramma di Giuseppe Verdi», sottolinea Luisi. Si metta dalla parte dell’ascoltatore. Che ne pensa del bello e del rischio di assistere a un’opera mai ascoltata


La sua interpretazione è influenzata dal pubblico per il quale si esibisce? Assolutamente no. In più devo dirle che non mi piace molto il termine interpretazione. Non mi considero un interprete, ma una specie di medium tra l’opera d’arte che produco e il pubblico. Quindi lei si considera un mezzo, un esecutore. Non le sembra un po’ riduttivo? No, anzi secondo me è la cosa più importante. Comunque cerco di capire i tempi del compositore, le sue motivazioni, di tradurre al meglio ciò che ci ha lasciato, che non è ancora musica viva, ma musica che deve essere portata alla vita. Questo compito è molto importante e ha delle responsabilità. Però, a differenza di altri, non mi ritengo al di sopra del compositore, piuttosto mi considero un servente. Dal 2011 al 2017 è stato direttore principale al Metropolitan Opera House di New York. Trova qualche differenza sostanziale tra il pubblico americano e il nostro? Sì, sono le differenze dei popoli stessi. Gli americani sono molto entusiasti e spontanei, gli italiani meno spontanei

© Elisa Haberer

prima, come potrà avvenire per questi due lavori poco eseguiti? La musica non vive sulla carta nel momento in cui la pensiamo, ma nel momento in cui la possiamo ascoltare. Quindi ha una contemporaneità intrinseca, che dovrebbe stimolare la nostra curiosità e il nostro entusiasmo. Cosa potrebbe invogliare i giovani all’ascolto di questa musica? L’abitudine. E dobbiamo essere noi a proporla. Maestro, lei è nato a Genova ma dirige opera e musica sinfonica in Europa, Stati Uniti, Giappone, conosce dunque il pubblico a livello globale. Parlando però di quello italiano, trova che sia cambiato negli ultimi anni per gusti, attenzione e curiosità, al di là dell’aspetto strettamente generazionale? Direi che c’è molta curiosità. Da una parte l’esperienza della fruizione dell’arte si è un po’ ridotta, soprattutto per via dei social media. Dall’altra c’è più interesse nei confronti di opere che oggi si conoscono meno di quanto si conoscessero 30 anni fa. È uno svantaggio perché c’è minore preparazione, ma può portare a un aumento della curiosità.

ma altrettanto entusiasti quando si tratta di apprezzare un lavoro fatto bene. Qual è il pubblico che sa apprezzare meglio la musica? Il migliore è quello che si lascia trascinare dalla musica, il pubblico aperto mentalmente e curioso. Non appartiene a un particolare Paese, può essere splendido ovunque. Cosa significa per lei viaggiare, visto che è spessissimo in viaggio per lavoro? Adoro viaggiare, perché mi porta a contatto con persone e mentalità diverse, con Paesi e paesaggi diversi. Tutto questo per me è un arricchimento. E mentre viaggio studio la partitura, a volte leggo, soprattutto mi riposo. Il Maggio Musicale Fiorentino di quest’anno è dedicato al tema Potere e virtù. Che pensa di questo binomio? Il potere, esercitato come si deve, sottintende una virtù morale. In questo senso vedo il motto di questo festival. Al festival c’è spazio anche per la musica contemporanea e per i compositori fiorentini del ’900, protagonisti dei Dallapiccola Days. Qual è lo stato della musica colta contemporanea? Da qualche anno i compositori contemporanei si stanno riavvicinando al pubblico. Molti tra quelli italiani degli anni ’60, ’70 e ’80, cercando di scimmiottare esempi stranieri, si sono ritirati in una torre d’avorio. Oggi c’è un riavvicinamento, perché la musica dev’essere un fattore sociale e culturale comune. Non si può prescindere dalla gente. Questo riavvicinamento come si esprime? Soprattutto nelle forme. Per esempio ci sono nuovamente compositori d'opera, mancati per molti decenni. C'è anche un ritorno ai temi di sempre dell’opera: l’amore, la politica, il potere. La musica popolare ha influenzato un po’ la musica colta? Mi pare piuttosto che la musica colta abbia approfittato della musica popolare per riavvicinarsi al gusto della gente. Ed è pienamente legittimo che succeda. maggiofiorentino.com maggiomusicale operadifirenze_mmf

Una scena dell’opera di Albert Reimann, Lear, in programma al Maggio Musicale Fiorentino

FIRENZE 114 FRECCE AL GIORNO 89


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FESTIVAL

LA BELLEZZA

È BONTÀ MORGAN È UNO DEI PROTAGONISTI DELLA VI EDIZIONE DEL FESTIVAL DELLA BELLEZZA, DAL 29 MAGGIO AL 16 GIUGNO A VERONA di Gaspare Baglio

gasparebaglio

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to facendo un elenco di parole che considero ammalate. Il web sta manomettendo il dizionario della lingua per indurci a fare azioni senza esserne perfettamente consapevoli. Tutto parte da una deformazione linguistica». Marco Castoldi, in (p)arte Morgan, ha il potere di creare piccole rivoluzioni. Con un attacco simile non posso che cestinare l’intervista preparata per dare spazio ai pensieri in libertà del cantautore, tra gli ospiti del Festival della bellezza in quel di Verona dal 29 maggio al 16 giugno. «Pensa al concetto di privacy», prosegue il coach di The Voice of Italy, «la proprietà privata è ormai un luogo virtuale di idee, immagini e ricordi. La legge

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FESTIVAL

sulla privacy ha mandato tutto a ramengo: si sarebbe dovuta chiamare legge sulla mancanza di privacy. Ma se ci chiedessero di firmare un documento sulla mancanza di privacy, ci penseremmo due volte. È stato ribaltato il significato originale, come per tante parole: oggetto viene messo come titolo di una e-mail, ma dovrebbe esserne il contenuto. Condividere significa dividere, non pubblicare per arricchire un social. Il termine "sociale" rimanda a un network, ma dovrebbe fare riferimento alla difesa della società», prosegue. «Sono un cantautore, ho a cuore le parole, centro della civiltà. Bisogna fare un uso morale del linguaggio, le persone capiscono autonomamente un concetto solo se possiedono le chiavi di interpretazione. Ecco perché dico parole allarmate, perché sono all’armi. Fare poesia significa usare l’arma della parola». Da queste dichiarazioni decido di fare un gioco con Morgan: gli darò delle parole, in modo che risponda attingendo dal suo immaginario e dal suo sapere. Al Festival della bellezza porti una rivisitazione dell’album Le canzoni dell’appartamento con l’aggiunta di brani di artisti del calibro di Bowie, Endrigo, De André e i Queen. La prima parola è, quindi, bellezza. La bellezza è una buona azione. Non vorrei disgiungere il bello dal buono. Come il concetto kalòs kai agathòs, dietro all’ideale etico ed estetico degli antichi greci. La bellezza si individua solo dopo che si è esercitata la capacità di giudizio, per poter fare luce tra quel che non vogliamo e quello che desideriamo frequentare e amare. Una persona bella agisce per interesse di purezza e disinteresse economico. L’arte è bella perché non va di pari passo con il denaro, ma con le esigenze del cuore.

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Artista. Viene usata da chi vuole imporre la sua diversità dal genere umano. Gli artisti non dicono di esserlo, lo sono. Talento. Carmelo Bene diceva che «il talento fa quello che vuole, il genio fa quello che può». Talento è forza, prestanza, allenamento, agilità, padronanza, controllo, sicurezza, conoscenza. Il genio è la natura. Viaggio. Una parola sana. Il viaggio mentale o fisico va incontro al sociale, cioè a ciò che fa incontrare il mondo. È la condizione necessaria per vivere. La vita prevede una partenza e un arrivo, ma il vero viaggio è il ritorno, quello che porta da A ad A, e non da A a B. Quando si viaggia bisognerebbe dimenticare da dove si parte e rinnovarsi, tornare come nuovi noi stessi.

L’ANIMA E LE FORME Ventotto appuntamenti unici o in prima nazionale in 20 giorni e in sette teatri storici di Verona. La sesta edizione del Festival della bellezza offre un programma di teatro, reading, musica e spettacoli per riflettere, appunto, sulla bellezza. La manifestazione si ispira a Dante, Mozart e Shakespeare, figure legate alla città scaligera, sviluppando il tema dell’anima nelle diverse forme di espressione artistica. Ospiti, tra gli altri, Alessio Boni, con Letteratura in palcoscenico, Fabrizio Gifuni in Amleto allo specchio il 2 giugno, Laura Morante il 3 con 4 Maestri, 4 cult movie (ovvero Moretti, Bertolucci, Amelio, Salvatores), Vittorio Sgarbi in prima nazionale con Raffaello mercoledì 5 e Giordano Bruno Guerri in D’Annunzio, lo snobismo dell’assoluto il 10. Tra i concerti, Patti Smith l’11, Morgan il 13 e la prodigiosa pianista dodicenne Alexandra Dovgan domenica 16 giugno. festivalbellezza.it FestivalBellezza

Treno. La Transiberiana: il viaggio letterario per eccellenza, da Mosca a Vladivostok. La attraversarono David Bowie e Iggy Pop negli anni ’70. Furono addirittura citati nella canzone Trans Europe Express dei Kraftwerk. Il treno ha ancora un repertorio di avventura e romanticismo che va conservato. Un luogo che è una specie di condizione psicofisica, con un tempo sano, per recuperare le idee. Il treno è uno spazio del pensiero. Quando il viaggio è pensiero, quello è il treno. inartemorgan.it InArteMorgan morganofficial

VERONA 64 FRECCE AL GIORNO


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CINEMA

(NON) SONO UN

ASSASSINO RICCARDO SCAMARCIO, DAL 30 APRILE NELLE SALE, È UN VICE QUESTORE ACCUSATO DELL’OMICIDIO DEL SUO PIÙ CARO AMICO. PER PROVARE LA SUA INNOCENZA E RICOSTRUIRE LA VERITÀ DEVE COMPIERE UN PERCORSO A RITROSO NEL TEMPO di Francesca Ventre f.ventre@fsitaliane.it Photo Domenico Martinelli

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n fatto drammatico che cambia la vita di tre amici. Francesco è accusato dell’omicidio di un giudice, Giovanni, a cui era molto legato. A difenderlo è l’avvocato Giorgio, con cui sia lui che la vittima hanno vissuto molti momenti insieme, fin da ragazzi. Non sono un assassino, per la regia di Andrea Zaccariello, con protagonista Riccardo Scamarcio, è in sala dal 30 aprile, distribuito da 01 Distribution e prodotto da Pepito Produzioni e Viola Film con Rai Cinema. Un ruolo impegnativo, perché implica tornare indietro nel tempo, ripensando a se stessi e al proprio percorso di vita. Ci sono differenze tra l’omonimo libro di Francesco Caringella e la trasposizione al cinema? Il testo corrisponde al romanzo, non si distanzia nella struttura né per le dinamiche. Il film, però, attraverso immagini e suoni crea una ricostruzione precisa come fosse una strada per lo spettatore, a differenza delle pagine scritte che lasciano spazio alla fantasia. Il tema portante è quello di un’accusa ingiusta comunque e marchiata dal pregiudizio del pm interpretato da Claudia Gerini? È anche più di questo. Il film si muove sul testo scritto da un uomo di legge. Caringella è stato infatti commissario di Polizia, fino ad arrivare alla carica di presidente di Sezione del Consiglio di Stato. L’ambizione di questo genere di storie è ricostruire sulla scena un fatto accaduto. Si può tentare di capire cosa sia successo solo attraverso la rappresentazione e un’analisi posteriore. Succede come a teatro: il processo è drammaturgia. Ognuno racconta il proprio punto di vista e la giuria deve

decidere quale versione sia la più verosimile. La verità non si ricostruisce mai del tutto. L’attore è un medium, riporta alla luce fingendo, e nello stesso tempo riconnette lo spettatore a un mondo energetico. Torniamo alla trama. Il protagonista si trova di fronte a un percorso di formazione al contrario. In base all’accusa, come cambia la sua vita? La situazione è molto difficile. Lui è un poliziotto e si ritrova accusato dell’uccisione del suo migliore amico, che è anche un giudice (Alessio Boni, ndr). Il terzo amico (Edoardo Pesce, ndr) è un avvocato che diventa suo difensore. È una storia di amicizia nata quando erano tutti e tre ragazzi, un rapporto in cui convergono anche tradimento e fedeltà. Ma, una volta adulti, poiché Francesco è separato e Giorgio ha problemi di alcol, i loro percorsi si allontanano. Questo omicidio unirà di nuovo due di loro. Il tuo personaggio ha circa 50 anni, qualcuno in più di te… Ogni giorno tre ore al trucco. È stato faticoso ma anche interessante interpretare età diverse. Il cinema ti consente di giocare con il tempo, la cosa più preziosa, quanto inesorabile, che abbiamo. È una vera magia. Al teatro, invece, sei molto legato, anche se poco presente?

Ho un rapporto di odio e amore con il teatro. Verso il cinema è solo amore, ma non so cosa preferisco. Stai maturando con gli anni e i personaggi che interpreti crescono con te: chi vorresti essere in futuro? Amleto, a teatro. Facile anche questo ruolo (ride, ndr). E un personaggio storico? Federico II di Svevia, ma al cinema. Colui che ha fondato la prima università laica del mondo, a Napoli, e ha definito ordinamenti che includevano le donne nella vita sociale. La sua era una concezione di uno Stato laico e democratico, che prevedeva le tasse, simbolo di un corretto rapporto tra diritti e doveri. Argomenti attuali in questo periodo di interrogativi sui valori dell’Europa. Infatti, ma purtroppo prevale un capitalismo finanziario. Federico II ha ripreso Gerusalemme grazie a una crociata senza spargimento di sangue, ma è stato scomunicato. Il suo punto di forza era l’inclusione della cultura araba, fondamentale ancora oggi soprattutto per il Sud Italia e per le sue tradizioni, a completamento della cultura greca e romana dei secoli precedenti. Il Meridione è l’ombelico del mondo nella placenta del Mediterraneo. E l’Italia ne è la figlia.

AL CINEMA TUTTO L’ANNO Estate da grande schermo. Grazie al progetto Moviement le sale restano aperte 12 mesi l’anno, da gennaio a dicembre. Per la prima volta in Italia, il mondo dell’industria cinematografica si unisce per rendere il cinema un intrattenimento culturale 365 giorni l’anno. I calendari delle uscite saranno così meno ingolfati durante i periodi di picco e tutti i film avranno una permanenza più lunga nelle sale.

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BOOK

TORINO DA LEGGERE

È UN RAPPORTO CHE VIENE DA LONTANO QUELLO DELLA CITTÀ DELLA MOLE CON LE PAGINE SCRITTE. OGGI CELEBRATO DA NUMEROSI PROGETTI AL SALONE DEL LIBRO DAL 9 AL 13 MAGGIO di Giovanni Teolis

giovanni_teolis Photo Federico Bernini

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n tempo si parlava di Torino e il pensiero andava all’auto e alla sua industria. Subito dopo si visualizzava il profilo della Mole e quello del Po. Anche le due squadre di calcio, certo. Con il tempo, però, si è andato perfezionando un altro riflesso incondizionato: parlare di Torino vuol dire parlare di libri. Il Salone Internazionale del Libro, che va in scena dal 1988, ha contribuito ad alimentare questo tipo di associazione. Ma non è solo quello, c’è molto di più. Il rapporto di Torino con le pagine scritte arriva da lontano. È profondo e vive di un lento, ma continuo processo di stratificazione che ha reso sempre più forte questa interdipendenza. A cercare metafore, la stessa pianta della città, fatta a griglia, suggerisce sulla propria pelle righe che si susseguono come nelle pagine di un libro. Le strade, appunto. Diversi i percorsi, gli itinerari che si potrebbero suggerire per una visita alternativa della città. Tutti suggestivi, quanto gli uomini di cultura che quelle “righe” le hanno percorse, trovandovi ispirazione. Erasmo da Rotterdam si è formato e laureato in teologia, precisamente dove c’è ora via Garibaldi, la strada dello struscio; nel Duomo venne battezzato Jean-Jacques Rousseau e nello stesso Duomo assistette alla prima ostensione della Sindone Torquato Tasso; Friedrich Nietzsche viveva a un isolato da via Po, dove scrisse l’Ecce Homo; quegli stessi portici centrali dove ha passeggiato un gigante come Lev Tolstoj e che terminano nella suggestiva piazza Vittorio, dove aveva casa lo studente Umberto Eco. Non solo: c’è il lungo Po e la precollina di Emilio Salgari, i bar cantati da Guido Gozzano e quelli frequentati da Cesare Pavese. E a Torino ha vissuto anche chi ha costruito la cultura italiana del dopoguerra: Carlo e Primo Levi, Beppe Fenoglio, Natalia Ginzburg, Italo Calvino, Carlo Fruttero. L’identità di una città non passa, però, solo dai suoi edifici, dalle sue

strade e dalle sue eccellenze, ma si costruisce nei luoghi e nei centri di aggregazione. E Torino per la lettura, in questi ultimi anni, ne ha allestiti tanti. In autunno trova spazio l’iniziativa Portici di Carta, 123 librerie che occupano più di due chilometri sotto i caratteristici portici. Tutto l’anno, poi, il consorzio di librerie Colti, che riunisce 23 esercizi indipendenti, è in prima linea nell’organizzazione di incontri sul territorio e nei propri spazi: in due anni sono stati ospitati ben sei premi Pulitzer. Questi sono i battiti regolari, necessari, capaci di animare la città di energie positive. E che questi battiti siano diventati vitali per Torino lo si è avvertito quando uno dei cuori pulsanti ha cominciato a fare i capricci: in questi anni, in cui il futuro del Salone è stato incerto, gli stessi cittadini hanno reagito con un misto di dispiacere e insofferenza alla possibilità che questa esperienza potesse andare dispersa. Una questione di identità. E invece il Salone ci sarà anche quest’anno: la 32esima edizione si apre giovedì 9 maggio e si chiude Una

domenica 13. A differenza degli anni precedenti nessun Paese ospite. Dopo aver affrontato il tema del confine, si è cercato qualcosa che permettesse di andare oltre. Cos’altro, se non le lingue, possono allora valicare e annullare quei confini? Per questo una lingua – lo spagnolo – sarà l’ospite d’eccezione. Impossibile elencare tutte le iniziative di un cartellone a dir poco infinito. Resta il denominatore comune: la città sempre al centro. A ricordarlo è lo stesso direttore del Salone, Nicola Lagioia, torinese ad honorem per quanto ha saputo fare nei tre anni della sua gestione: «Il Salone del Libro non è una semplice vetrina editoriale, è un laboratorio di idee che lavora senza pausa, un progetto politico nel senso più nobile del termine. Perché tutto questo sia possibile bisogna coinvolgere l’intera filiera: case editrici, biblioteche, bookshop, teatri, sale da concerto, circoli di lettura e scuole». Continua Lagioia: «Questa città eccelle per spirito di innovazione ed etica del lavoro, e ha una grande tradizione editoriale e letteraria. Il Salone po-

sal a del Circolo dei letto

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BOOK teva nascere solo qui, e Torino ha le carte in regola per diventare uno dei distretti creativi più importanti d’Europa. Mi aspetto che la città gli si stringa intorno come ha sempre fatto. Intanto, grazie a questa manifestazione, Torino è ogni anno per cinque giorni la capitale mondiale della cultura». La tradizione non la può garantire e poi preservare solo la presenza e l’organizzazione del Salone. Servono altri attori che sfoglino le pagine di un libro che Torino ha sempre in mano. Uno di questi è senz’altro il Circolo dei lettori, un’istituzione in città, per altro residente in un bellissimo palazzo del centro, il Graneri della Roccia di via Bogino 9. Una fondazione operosa dietro le quinte del Salone, ma che al contempo ha la forza e la capacità di organizzare, nell’arco di un anno, più di 2.500 eventi tra presentazioni, anteprime, cicli di incontri e festival dedicati. Le sue sono iniziative ad ampio respiro, tanto da coinvolgere anche il sociale: con Leggere dappertutto, per esempio, si stanno formando, con l’aiuto di attori e psicoterapeuti, lettori che siano in grado di operare in situazioni di solitudine e disagio, corsie d’ospedale in primis. La convinzione alla base di questo progetto è che le storie racchiuse nei libri sono un bene comune e per questo devono diventare uno strumento efficace di inclusione. Negli ultimi 25 anni un punto di riferimento per la vita culturale di Torino è stata anche la Scuola Holden, nata da un’intuizione brillante di Alessandro Baricco, torinese anche lui. Un luogo che sin dal primo giorno ha messo al centro la narrazione e la lettura in tutte le sue forme di contemporaneità. La scuola ha una vocazione nazionale, guarda all’estero, ma ha messo radici nel multietnico quartiere Aurora, riutilizzando gli spazi di una vecchia industria di bombe (via Borgo Dora 49). Martino Gozzi, direttore didattico della Holden, spiega così il rapporto della città con i libri: «A Torino c’è una grande vivacità e questo si può spiegare anche con la forte presenza in ogni quartiere di librerie indipendenti capaci di promuovere iniziative e fare della vera e propria agitazione culturale». Ancora Gozzi: «La Holden ha un legame forte con la città e proprio la sua grande vitalità ha rappresentato 98

l’habitat migliore per la sua crescita costante». E nei giorni del Salone, precisamente sabato 11, è festa nel cortile della scuola. Una festa nella festa, aperta a tutti, per una città che si sente la capitale della lettura. E che Torino abbia preso il libro come pretesto per incontrarsi e farsi conoscere lo dice anche il cartellone delle mostre in corso. Una tra tutte, Leggere a Palazzo Madama: più di 70 scatti del famoso fotografo americano Steve McCurry in oltre 40 anni di carriera. Al centro dell’esposizione le persone nell’atto di leggere, anche in contesti di povertà ed emarginazione. La lettura, quindi, come un momento intimo e universale, in grado di andare oltre

Dalla mostra Leggere Chiang Mai,Tailandia (2012) © Steve McCurry

le diversità sociali ed economiche. La rassegna, nel primo mese di apertura, è stata vista da quasi 16mila visitatori. Un numero che dice ancora una volta di quanto Torino sia recettiva non appena gli si apra un libro in mano. salonelibro.it circololettori.it scuolaholden.it palazzomadamatorino.it SaloneLibroTorino SalonedelLibro salonelibro consorziolibrerie holden2.0

TORINO 60 FRECCE AL GIORNO


LA GRANDE SCRITTURA VANNI SANTONI AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO PER PRESENTARE LA SUA ULTIMA FATICA NARRATIVA, I FRATELLI MICHELANGELO di Sandra Gesualdi sandragesu s.gesualdi@fsitaliane.it

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inque personaggi e un autore. Vanni Santoni, scrittore fiorentino innamorato della scrittura e dei libri, non si è fatto trovare impreparato quando quei cinque sono apparsi. Prima li ha abbozzati come un disegno preparatorio, poi ne ha srotolato la personale trama come si fa con i gomitoli: a poco a poco. Ne è uscito un tomo di oltre 600 pagine che si fanno leggere senza tregua, nato tra le caffetterie d’Oltrarno e di Tel Aviv. «Un libro che ha riposato molto, dalla gestazione lunga», lo definisce lui, «fermato e ripreso in più tempi». In pieno book tour (16 maggio Siena, 17 Roma, 18 Firenze, 19 Urbino, 25 Ravenna), Santoni è atteso al Salone di Torino. Cosa racconta I fratelli Michelangelo? È una saga familiare orizzontale che esplora la vita di quattro fratelli, figli di madri diverse e convocati dallo stesso padre, Antonio, ormai ottantenne, a un’ora e in un luogo precisi. Rientrano in Italia da Londra, Stoccolma, Bali e Tel Aviv per ritrovarsi a Vallombrosa in Toscana, località dalle diverse trasformazioni storico-letterarie. Un intreccio di sentimenti, risentimenti, sorprese genealogiche, incontri e ritorni, un confronto generazionale. Come nasce? È un romanzo realistico contemporaneo di impianto abbastanza classico, quasi ottocentesco. La prima immagine mi è arrivata anni fa, era un tizio che va a trovare un amico in carcere a cui avevano spaccato i denti. La seconda scena è nata osservando la mia biblioteca. Entrambe si sono trasformate in capitoli. In che forma è scritto? C’è un’asse del presente in terza persona per il padre e le quattro vicende dei figli raccontate in prima, con vari rimandi e flash back, ognuna con uno stile proprio. I personaggi? In ciascuno di loro ci sono accenni di biografia personale, ma nessuno corrisponde a me, che forse assomiglio più al padre. Dentro, tante tracce letterarie e quasi tutta la tua biografia letteraria. Ci sono i semi dei miei scritti passati e molte mie letture, è un lavoro ipertestuale: Petrolio di Pasolini, a cui si collegano i sogni di Antonio Michelangelo, Lessico familiare della Ginzburg, tutto Thomas Mann. E poi troviamo la letteratura di Balzac, Flaubert e Dostoevskij, fin dal titolo. Il finale? A sorpresa doppia, con segreti che saltano fuori e gli epiloghi tipici della saga.

Mondadori pp. 612 € 20

Una sfida… Ho voluto provare a fare una cosa più grossa e difficile e in questa lunga stesura ho imparato molto: ora so maneggiare un campo narrativo vasto. Ho attraversato tutti i fratelli e riflettuto su di me attraverso la loro visione. Sei anni di lavoro e una cartellina di schemi grafici, che messi insieme ricoprono una stanza. Liste e colori diversi per tracciare e ritrovare le varie trame o i diversi livelli temporali incastrati e legati tra loro. Cosa ti ha ispirato? Diverse centinaia di letture e riletture: I fratelli Karamazov, Cent’anni di solitudine e I Buddenbrook, per esempio. Una copertina importante. È una fotografia concessa dal pittore tedesco Gerhard Richter, seguo l’arte contemporanea da sempre e volevo un’opera in copertina. Questa foto analogica con i bambini, che davvero potrebbero essere Cristiana e Rudra (due dei fratelli, ndr), ci piaceva molto. La vernice soprammessa rende la scena perturbante, fa pensare a ricordi che emergono dal passato. Ti senti un giovane Dostoevskij o Flaubert? C’è la stessa differenza che corre tra un sistema solare e un granello di sabbia, loro hanno anticipato certe modalità di pensiero. sarmizegetusa.wordpress.com vannisantoni

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L’ESPLORATORE ALEX BELLINI ATTRAVERSA I DIECI FIUMI E L’OCEANO PIÙ INQUINATI AL MONDO DALLA PLASTICA PER SENSIBILIZZARE TUTTI SULLA SALVAGUARDIA DELL’ECOSISTEMA di Luca Mattei ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it Photo Mauro Talamonti

EXPLORER ALEX BELLINI SAILS THE TEN RIVERS AND THE OCEAN WITH THE GREATEST LEVELS OF PLASTIC POLLUTION IN THE WORLD TO SENSITISE PEOPLE TO PROTECT ECOSYSTEMS

In lontananza Alex Bellini che naviga il Gange/Alex Bellini in the distance, navigating the Gange

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© ead72/Adobestock

Great Pacific Garbage Patch

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iamo tutti nella stessa barca. E la barca, stavolta, è quella costruita a mano da Alex Bellini con materiali di recupero scovati nei luoghi, distanti migliaia di miglia da casa, in cui si trova per lavorare al suo progetto, da seguire con l'hashtag #weareallinthesameboat. L’esploratore 41enne ha abituato dal 2001 i suoi follower a imprese straordinarie, come le traversate del Sahara, in Alaska su slitta o remando in solitaria nel Mediterraneo e nell’Atlantico per 11mila chilometri in sette mesi e mezzo. Nel 2017 ha valicato il Vatnajokull, il ghiacciaio più grande d’Europa che probabilmente si scioglierà entro il secolo. Un percorso di vita che ha segnato un cambiamento anche nella consapevolezza dell’avventuriero: prima dei propri limiti e ora, sempre più, della situazione dell’ambiente in cui viviamo. A febbraio ha lanciato il progetto 10rivers1ocean, la navigazione in tre anni degli 11 corsi d’acqua più inquinati al mondo dalla plastica. Dopo il Gange in India, a luglio è la volta del Garbage Patch nel Pacifico, il più grande accumulo di rifiuti galleggianti. A seguire i fiumi Niger, Nilo, Indo, Mekong, Pearl, Yangtze, Giallo, Hai He e Amur. 10rivers1ocean.com #weareallinthesameboat bellini.alex.1 alexbellini_alone

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e are all in the same boat. And the boat, this time, is the one that Alex Bellini built from recycled material that he found in the places in which he worked on his project, to follow with the hashtag #weareallinthesameboat. Thousands of miles from home. Since 2001 fans of the 41-year old explorer have been getting used to his incredible exploits, such as crossing the Sahara, travelling through Alaska on a sledge, or rowing 11,000 kilometres alone in the Mediterranean and the Atlantic over seven and a half months. In 2017 he scaled Vatnajokull, Europe’s largest glacier, which will probably have melted away by the end of the century. It was a trip that also marked a change in the adventure traveller’s awareness, first of his own limits, and then increasingly in the situation of the environment that we inhabit. In February he launched the 10rivers1ocean project, to spend three years navigating the eleven waterways in the world that are most polluted by plastic. After the Ganges in India, in July it is the turn of the Garbage Patch in the Pacific, the largest floating accumulation of rubbish. That will be followed by the Niger, Nile, Indus, Mekong, Pearl, Yangtze, Yellow, Hai He and Amur rivers. 101


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SAVE WATER

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a difesa dell’ambiente è la sfida cruciale del nostro tempo» e «prendersi cura dei bacini idrici è un imperativo urgente», i moniti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di papa Francesco. Il progetto itinerante Salva-Acque, che porta avanti con impegno la salvaguardia del mare e dei bacini idrici, fa tappa al Teatro Tasso di Sorrento lunedì 6 maggio e in altre città nei mesi estivi. L’iniziativa, realizzata con il contributo della Fondazione Sorrento in collaborazione con il Comune, promuove l’educazione eco-ambientale attraverso incontri pubblici tra studenti, docenti e professionisti del settore, per sensibilizzare e responsabilizzare riguardo la salvaguardia delle risorse geo-idriche che tengono in vita il nostro pianeta. Recordmen di sport acquatici, campioni internazionali di fotografia subacquea e divulgatori scientifici danno vita a un dibattito partendo da filmati e fotografie d’autore. Alla tappa sorrentina partecipano il campione del mondo di apnea Gianluca Genoni, il direttore dell’Istituto di ricerca sulle acque del Cnr Vito Uricchio e i fotografi Davide Lopresti, Pasquale Vassallo e Marco Gargiulo. S.D.V. fondazionesorrento.com FondazioneSorrento

“D

efending the environment is the crucial challenge of our times,” and “protecting our water supplies is an urgent necessity” are the warnings from the Italian president Sergio Mattarella and Pope Francis. The SalvaAcque itinerant project, actively focussing on the protection of the sea and fresh water supplies, will be stopping at the Tasso Theatre in Sorrento on Monday 6 May, and in other cities in the Summer. The initiative, which has been undertaken with a contribution from the Fondazione Sorrento in partnership with Sorrento City Hall, promotes eco-environmental education through public meetings with students, teachers and professionals from the sector, so as to raise awareness and social responsibility for the protection of the fresh water that keep our planet alive. Record holders in water sports, winners of international underwater photography awards and popular scientists encourage a discussion starting from videos and fine art photography. Taking part in the stage in Sorrento will be the world freediving champion Gianluca Genoni, the director of the Water Research Institute at the Italian National Research Council Vito Uricchio and photographers Davide Lopresti, Pasquale Vassallo and Marco Gargiulo.

© Davide Lopresti

Una rete diventa trappola mortale per due esemplari maschi di edredone che, tuffandosi per cacciare piccoli pesci, non riescono più a riemergere

A net becomes a fatal trap for two male eider ducks who cannot get back out of the water after diving to catch small fish 102



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WO M E N a cura di Silvia Del Vecchio s.delvecchio@fsitaliane.it

Dalla mostra The Atlas of Beauty/From the exhibition The Atlas of Beauty Maria, venditrice di ortaggi nel mercato della sua piccola città Maria, a vegetable vendor in the market of her small town, Chichicastenango, Guatemala Š Mihaela Noroc

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n occasione del Brescia Photo Festival, rassegna internazionale di fotografia promossa e organizzata da Comune di Brescia, Fondazione Brescia Musei e Ma.Co.f. dal 2 al 5 maggio, una decina di sedi della città lombarda ospitano 18 mostre che resteranno aperte al pubblico fino all’estate. Il Museo di Santa Giulia accoglie Donne davanti l’obiettivo, un percorso incentrato sul rapporto tra nudo femminile e macchina fotografica. Poi 100 scatti delle più importanti fotografe italiane, tra cui Paola Agosti, Letizia Battaglia, Silvia Camporesi, Lisetta Carmi e Paola Mattioli, e una cinquantina di autoritratti che ammiccano ai selfie firmati da autrici come Marcella Campagnano, Paola De Pietri, Florence Henry e Carolee Schneemann. Tra le monografiche, per la prima volta in Italia la rumena Mihaela Noroc con The Atlas of Beauty che dal 2013 viaggia per esprimere la varietà del nostro pianeta attraverso la bellezza multiculturale. E, ancora, Belle dentro. Il carcere femminile porta oltre 150 ritratti della vita di detenute allo Spazio Contemporanea insieme a un lavoro originale di street photography a cura di Laura Bergami e Anna Peroni, Plurale al femminile. Sono infine fuori Brescia le mostre Hollywood versus Cinecittà, al Museo Lechi di Montichiari, e Miss Italia, a Palazzo Todeschini di Desenzano del Garda. bresciaphotofestival.it

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or the Brescia Photo Festival, the international photography event which is promoted and organised by Brescia City Hall, the Fondazione Brescia Musei e Ma.Co.f. - Italian Photography Centre from 2 to 5 May, a dozen locations in the city house 18 exhibitions that will stay open until the Summer. The Santa Giulia Museum welcomes Donne davanti l’obiettivo, a show that focuses on the relationship between the female nude and the camera.

Dalla mostra Hollywood versus Cinecittà/From the exhibition Hollywood versus Cinecittà Sophia Loren © G.Palmas

Then there are a hundred photos from the most important Italian female photographers, including Paola Agosti, Letizia Battaglia, Silvia Camporesi, Lisetta Carmi and Paola Mattioli, and fifty self-portraits – a nod to selfies – by photographers like Marcella Campagnano, Paola De Pietri, Florence Henry and Carolee Schneemann. The one-woman shows include the Romanian Mihaela Noroc, for the first time in Italy, with The Atlas of Beauty and who since 2013 has been travelling to ex-

press the variety of our planet through multi-cultural beauty. And then, Belle dentro. Il carcere femminile gives us over 150 portraits of the life of female prisoners at the Spazio Contemporanea together with original street photography work by Laura Bergami and Anna Peroni, Plurale al femminile. And finally, outside Brescia there is the Hollywood versus Cinecittà show at the Museo Lechi in Montichiari, and Miss Italia at Palazzo Todeschini in Desenzano del Garda. 105


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THE LIMITS OF HUMANIT Y P

aolo Pellegrin è l’autore della mostra fotografica a ingresso gratuito allestita per il festival Dialoghi sull’uomo, dal 24 maggio al 30 giugno nelle sale affrescate del Palazzo Comunale di Pistoia. S'intitola Confini di umanità e affianca il percorso degli incontri di antropologia del

contemporaneo del convivere su cui s’incentra la manifestazione. Gli scatti, in parte inediti e realizzati in Algeria, Egitto, Kurdistan, Palestina, Iraq, Usa, ritraggono, spesso per sottrazione e opposizione, l’impervio percorso della convivenza ostacolato da muri, mari in tempesta, deserti e confini geografici a volte co-

struiti dall’uomo per dividere, ostacolare, imprigionare, isolare. «Quella che mi interessa è una fotografia non finita, dove chi guarda ha la possibilità di cominciare un proprio dialogo», precisa Pellegrin. S.D.V. dialoghisulluomo.it PaoloPellegrin

Persone che fuggono dalla Libia durante gli scontri tra i ribelli e le forze pro-Gheddafi. Valico di frontiera di Ras Jdir, nei pressi di Ben Gardane (Tunisia, 2011)/People fleeing Libya during the clashes between rebels and pro-Gadaffi forces. The border crossing at Ras Jdir, near Ben Gardane (Tunisia, 2011) © Paolo Pellegrin/Magnum Photos

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aolo Pellegrin is the artist behind the free-of-charge photography show that has been set up for the Dialogues on Man Festival from 24 May to 30 June in the frescoed rooms in the City Hall in Pistoia. It is called Confini di umanità and goes alongside the meetings on the

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anthropology of co-living in the present day that the event focuses on. Often through what is not shown or by depicting contrasts, the photographs, some of which have not been exhibited before, shot in Algeria, Egypt, Kurdistan, Palestine, Iraq and the USA, portray the difficult route to cohabita-

tion blocked by walls, storms at sea, deserts and geographical barriers which are sometimes artificial, put up by man to divide, block, imprison and isolate. “What interests me is unfinished photography, in which the viewer has the chance to start their own dialogue,” explains Pellegrin.



MOTHER'S DAY

REAL LIFE LA GIOIA E LE STRANEZZE DELLA MATERNITÀ RACCONTATE DA JULIA ELLE, MAMMA E INFLUENCER CON IL CORAGGIO DI DIRE LA VERITÀ di Cecilia Morrico

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morricocecili


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uante volte si rimane incantati davanti a un’immagine di una mamma che tiene in braccio il proprio piccolo e lo guarda rassicurante quando il contesto circostante sembra essere fermo nel tempo? Nella realtà non è così. Spesso la casa è in disordine, bisogna negoziare i minuti per una doccia, nascondersi per divorare una merendina “non sana”. Questa è la quotidianità mostrata da Julia Elle, attrice, cantante e influencer che ogni mercoledì pubblica sui suoi profili social la web serie Disperatamente Mamma, filmati di circa tre minuti che sanno racchiudere, in modo rapido, ironico e sincero, il vero volto della maternità. Oltre 770mila follower su Facebook e 300mila su Instagram, un libro dove ha raccontato la sua storia (Disperata & Felice, Mondadori, pp. 206 € 16,90), un matrimonio a settembre e soprattutto due figli, bellissimi, Chloe e Chris. Ed è pronta a sorprendere con una puntata speciale il 12 maggio, per il Mother’s day. Com’è nata Disperatamente Mamma? Ho avuto l’idea dalla mia voglia di urlare al mondo la verità sulla vita delle mamme, di rassicurarle mandando un messaggio positivo. Ammettere che sia difficile non significa sminuire l’amore totalizzante e l’immensa felicità che ti regalano i figli. Ho fatto l’attrice, quindi ho scritto una sceneggiatura per raccontare quello che in fondo avevo bisogno di comunicare usando la mia professione. Grazie anche al tuo progetto si è riusciti a demolire i luoghi comuni sulla momlife, fatta di finti sorrisi pubblicitari e crisi post partum, re-

di dire la verità, lo faccio in ogni puntata e il mio pubblico lo trova rassicurante, a volte terapeutico, soprattutto in un mondo in cui tutti fingono una vita perfetta. La perfezione non esiste e si è molto più felici smettendo di rincorrerla. Fare la mamma è una professione? No, non lo è, essere madre è un percorso difficile in cui vieni messa costantemente alla prova, spesso estenuante, ma in grado di restituire molto più di quello che si dà. Perciò è riduttivo definirlo un lavoro, ci metti tutta te stessa. Qual è la domanda più frequente da parte delle tue follower? Come hai fatto a trovare la forza di rincorrere la tua felicità? E tu cosa rispondi? Che i miei figli meritavano una madre felice, realizzata. Essere un esempio per loro ti porta a diventare una persona migliore. Attraverso le stories hai comunicato che Chloe e Chris non vanno né al nido né alla materna, come mai? Innanzitutto ho avuto la possibilità di scegliere, che non è una cosa scontata. Ho deciso di dedicarmi a loro la mattina, di tenerli all’aria aperta in qualunque stagione, di passare con loro tutto il tempo che posso. Si tratta di pochi anni preziosi che non torneranno mai più. Il pomeriggio invece i bambini sono seguiti da una tata, che li accompagna alle loro attività di gruppo con i coetanei. I miei figli sono molto socievoli e rispettosi delle regole sociali. È sicuramente un percorso più impegnativo, ma lo rifarei mille volte, l’aver potuto scegliere è uno dei motivi per cui mi sento fortunata. Una decisione di questo genere come si concilia con il lavoro e

definito con un’educatrice e una psicologa dell’età evolutiva che si basi sulle loro predisposizioni per aiutarli a sviluppare e ampliare le loro competenze. Altro aspetto la femminilità, l’essere mamma ma anche donna, anche se a volte non è facile… Quando è nata Chloe avevo 25 anni e per sei mesi ho abbandonato me stessa. Poi un giorno ho visto una mia foto prima della maternità in una copertina di giornale e ho detto: «Come ho potuto farmi questo?». Mi sono ripromessa che mi sarei presa a ogni costo dieci minuti al mattino per truccarmi e pettinarmi. Ho scoperto che mi sentivo meglio e non ho mai smesso di farlo. Mi concedo due uscite serali al mese con il mio futuro marito, una cena romantica, una sera a teatro, a volte basta anche guardarsi negli occhi. Non si può solo fare i genitori, a lungo andare diventa logorante per la coppia. Sulla Freccia si parla naturalmente anche di viaggi, qualche consiglio con i bimbi al seguito? I miei figli sono abituati a viaggiare, un po’ perché mi seguono quando mi sposto per lavoro, un po’ perché amiamo girare. Non dico che sia semplice, però ci sono dei trucchetti: sfruttare gli orari in cui dormono oppure portare giochi creativi che riescano a tenerli impegnati durante il tragitto. Qual è il tuo messaggio per la Festa della mamma? Mi piacerebbe far emozionare milioni di persone parlando di alcuni aspetti che spesso si tende a dimenticare. Quali? Lo scoprirete il 12 maggio nella puntata speciale

stituendo una figura a tutto tondo con gioie e stranezze quotidiane. La sincerità prima di tutto? Assolutamente sì, io ho il coraggio

quali supporti occorrono? Sono sincera, ci vogliono molte risorse: una tata, diverse attività studiate su un percorso formativo

della mia web serie. Juliaellesinger Disperatamentemamma

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© rangizzz/Adobestock

MOTHER'S DAY

INSIEME PER

SEMPRE di Gaia Simonetti

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vivere… sicuramente però sopportare la tua assenza è una prova enorme per ognuno di noi». Poi, con la penna in mano e i suoi incontenibili riccioli biondi, Laura celebra la sua Elena, che ha perso in un incidente stradale: «Il dolore è sempre lacerante. Ricordo tutto. Ma non voglio ricordare. Due amiche chiamate nella notte, il baratro. Quando perdi un figlio ogni altra cosa resta priva di senso». Giovanna è intenta a scrivere al suo Mauro. «Ricordo quando ti vidi innamorato e i tuoi occhi non erano più solo per me; mi sentivo felice e gelosa allo stesso tempo, ma non aveva prezzo vedere i tuoi occhioni verdi pieni d’amore». Un’altra Stefania si ferma, cancella una parola sul foglio e

sono una mamma “a metà” perché non ho mai potuto conoscere il mio piccolo. Siamo sei e viviamo a Firenze, in Comuni vicini al capoluogo toscano, a Mantova e a Rieti. Accomunate da un dolore senza fine come la perdita di un figlio. Associate dalla voglia di tornare a vivere e di tendere la mano – o almeno cercare di farlo – ad altre mamme che si trovano davanti a montagne troppo alte da scalare come questo genere di prove della vita. Ci siamo trovate davanti a una tazzina di caffè per dare voce al nostro dolore e scrivere lettere ai nostri figli. È nato così il nostro libro, Lettere senza confini, partendo dall’amore. Siamo al tavolino, intente a scrivere. Accanto a me, Paola dedica il suo testo al suo angelo biondo, Michela,

poco dopo riprende a scrivere al figlio Filippo, che non ce l’ha fatta a sopravvivere al terremoto di Amatrice. «Mi rimangono i ricordi nitidi di quando salivo in mansarda a osservarti mentre dormivi e con le tue spalle larghe abbracciavi il cuscino prima di svegliarti sotto il peso del mio sguardo, dicendomi qualcosa nel sonno. Nella nostra nuova vita tu sei presente». Devo scrivere anche io. La mia lettera ha come destinatario il mio amore, il bambino che non ho mai visto nascere. Il destino ha scelto che percorressimo strade diverse. L’inchiostro perde il suo nero profondo e si mescola alle lacrime che, rigando il viso, scendono giù, sul foglio. «Di tempo ne è passato, ma non ha cicatrizzato la ferita. Amore è una parola che sta bene sia per un ma-

schietto che per una femminuccia. La sentenza risuona ancora nella mia mente, come fosse oggi: “Signora, mi spiace non sento il battito”. Una seconda occasione non mi è stata concessa, la vita continua (come dicono molti), meno piena e con un senso in meno (dico io)». Il dolore ci ha portato a seguire un nuovo percorso. Le lettere ai nostri ragazzi hanno raggiunto le scuole e altri ragazzi. Le nostre testimonianze hanno generato incontri e confronti con i giovani. Il nostro racconto ha la capacità di trasformarsi in lezione di vita. Non è magia, ma un nuovo viaggio da vivere.

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el

che ha perso sotto i colpi senza senso della violenza, e a cui fa una promessa: «Continueremo a farti conoscere e a raccontare la tua gioia di vivere. Lo dobbiamo a te, lo dobbiamo alle donne che soffrono. Ho ripensato a quando ti sei “allontanata” da noi. Fino a quando ci sarà anche un solo uomo convinto che la donna sia una sua proprietà e che possa gestirne la vita, esisteranno sempre odio e violenza», ricorda la madre. C’è anche Stefania, che indirizza la sua missiva al figlio Lorenzo, scomparso in un incidente provocato da un guidatore sotto l’effetto di alcool e droga: «Sei tu che hai dovuto interrompere tutti i tuoi sogni subendo il divieto di

Il 12 maggio, la domenica che coincide con la Festa della mamma, bambini e genitori corrono in ricordo di Michela, la fi glia di mamma Paola, vittima di femminicidio.

ro

l nostro viaggio è stato faticoso, lungo e pieno di salite. Le discese, per un bel tratto, non le abbiamo incontrate. Sembravamo non avere una metà né un punto di arrivo. La nostra “stazione” di partenza è stata il dolore, che ci ha portato a percorrere un tunnel tortuoso, lungo e nero. Non finiva mai, fino a quando il coraggio, un giorno, si è presentato sul nostro cammino e ci ha mostrato uno sprazzo di luce. E una via di uscita con la complicità del tempo ha riempito un bagaglio di speranza e ha modificato il viversi addosso in primi passi per riprendere a esistere. È quanto abbiamo fatto noi mamme di città diverse dell’Italia, che non ci conoscevamo. A dire la verità,

Edizioni ADV, pp. 131 € 13

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OFFERTE E SERVIZI PORTALE FRECCE PROMOZIONI FOOD ON BOARD CARTAFRECCIA NETWORK // ROUTES // FLOTTA

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OFFERTE E SERVIZI

TRENITALIA VETTORE UFFICIALE DEI CONCERTI DI VASCO

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repidazione per le sei date che Vasco Rossi dedica ai suoi fan: 1°, 2, 6, 7, 11, 12 giugno. Lo Stadio San Siro di Milano è pronto a ospitare il NonStopLive del celebre cantautore italiano. Per chi non risiede nella Città del Duomo le Frecce e gli altri treni nazionali di Trenitalia offrono un’ottima opportunità per raggiungere l’imperdibile show e tornare a casa in treno al termine del

concerto. Con l’offerta Speciale Concerti è possibile spostarsi in Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca, Intercity e Intercity Notte con sconti tra il 20 e il 50% sul prezzo Base, a seconda dell’anticipo della data di acquisto. Basta inserire il codice VASCO al momento dell’acquisto sull’app Trenitalia o su trenitalia.com, o comunicare il codice di sconto presso le biglietterie e le agenzie di viaggio abilitate.

ORARI DEI TRENI DEDICATI PER IL RIENTRO DOPO IL CONCERTO

I treni circolano il 2, 3, 7, 8, 12 e 13 giugno 2019 114

ROSSI


SPECIALE CONCERTI T R E N I TA L I A

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on solo Vasco Rossi. Tanti gli show e le manifestazioni in partnership con Trenitalia per il mese di giugno. Si parte il 2 con gli Imagine Dragons alla Visarno Arena di Firenze, poi, sempre nella Città del Giglio, si illumina il palco della kermesse Firenze Rocks, da giovedì 13 a domenica 16. Infine, sconti anche per le due tappe italiane di Ed Sheeran, il 16 all’Olimpico di Roma e il 19 al San Siro di Milano. Per tutte le date citate si può usufruire dell’offerta Speciale Concerti per viaggiare in Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca, Intercity e Intercity Notte con sconti tra il 20 e il 50% sul prezzo Base. Maggiori informazioni su trenitalia.com sezione Offerte e servizi - concerti ed eventi 115


OFFERTE E SERVIZI

NUOVI COLLEGAMENTI

FRECCIAROSSA E FRECCIABIANCA Cresce l’offerta Trenitalia. Per i frequent traveller Frecciarossa della Roma-Milano aumentano le corse nel fine settimana: due partenze aggiuntive, il sabato da Roma Termini per Milano alle 12 e da Milano per Bologna e Roma alle 9:30, mentre la domenica e i festivi una partenza in più dalla Capitale, alle 12, e una in più da Milano Centrale alle 17:30. Per chi si sposta invece verso Sud fino al 13 ottobre ci sono i nuovi collegamenti Frecciarossa per il Cilento. Venerdì, sabato e domenica è possibile raggiungere Sapri, Agropoli-Castellabate, Vallo della Lucania-Castelnuovo, da Milano, Bolo-

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gna, Firenze, Roma, Napoli viaggiando con il comfort Frecciarossa, per andare in vacanza lasciando a casa l’auto e lo stress. I treni fermano anche a PisciottaPalinuro il venerdì e a Centola-Palinuro-Marina di Camerota il sabato. Infine, tornano anche i collegamenti diretti giornalieri tra Riccione e il Nord (Torino, Milano, Venezia, Padova) e il Sud della costa adriatica (Pescara, Foggia, Bari, Lecce), per spostamenti comodi e veloci: due Frecciabianca Venezia-Lecce e viceversa, due Frecciabianca Milano-Bari e viceversa e due Frecciarossa Torino-MilanoLecce e viceversa.


PORTALE FRECCE

WWW.PORTALEFRECCE.IT INTRATTENIMENTO GRATUITO, FACILE E VELOCE Disponibile sui treni Frecciarossa e Frecciargento, il Portale Frecce rende più piacevole il viaggio grazie ai numerosi servizi pensati per soddisfare ogni esigenza

CINEMA

SERIE E PROGRAMMI TV

Generazione 1000 euro

The Last Panthers

Tutto quello che vuoi

Kings

Camera Cafè

BAMBINI

Troppa grazia

Notti magiche

L’albero azzurro

La Pimpa

ISTRUZIONI PER L’ACCESSO Collegarsi alla rete WiFi di bordo. Lanciare il browser Internet. Digitando qualsiasi indirizzo si aprirà l’home page del portale (se non viene visualizzata digitare direttamente portalefrecce.it). Per accedere a Internet è necessario autenticarsi con credenziali personali da creare attraverso una veloce registrazione. Ulteriori dettagli, info e condizioni su trenitalia.com.

Il servizio di connessione Internet WiFi è offerto da TIM. Per assistenza è possibile contattare il numero verde Telecom Italia 800.287515 Opzione 1, attivo tutti i giorni dalle 8 alle 22

NEWS

Notizie Ansa sui principali fatti quotidiani aggiornate ogni ora

MUSICA

Il meglio della musica contemporanea italiana e straniera

TRAVEL INFO

INTERNET WIFI

EDICOLA DIGITALE

Informazioni in tempo reale su puntualità, fermate, coincidenze Connessione a Internet tramite WiFi di bordo I principali quotidiani, riviste settimanali e mensili ed ebook

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PROMOZIONI

INSIEME Offerta dedicata ai gruppi da 2 a 5 persone per viaggiare con uno sconto del 30% sul prezzo Base di Frecce, Intercity e Intercity Notte. La promozione è valida in 1^ e 2^ classe e nei livelli di servizio Business, Premium e Standard. Sono esclusi il livello Executive, il Salottino e le vetture Excelsior1 .

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A/R WEEKEND

SPECIALE 2X1

BIMBI GRATIS

Promozione per chi parte il sabato e torna la domenica con le Frecce a prezzi fi ssi, differenziati in base alle relazioni e alla classe o al livello di servizio. Un modo comodo e conveniente per visitare le cittĂ d'arte del Belpaese3.

Offerta dedicata a chi prende il treno di sabato. Si viaggia in due pagando un solo biglietto al prezzo Base nei livelli Business, Premium e Standard e in 1^ e 2^ classe. Ideale per raggiungere, in coppia, i luoghi dove si tengono concerti, partite, mostre e altri eventi4 .

Con Trenitalia i bambini viaggiano gratis in Frecciarossa, nei livelli Business, Premium e Standard, e in Frecciargento, Frecciabianca e Intercity in 1^ e 2^ classe. GratuitĂ prevista per i minori di 15 anni accompagnati almeno da un maggiorenne, in gruppi composti da 2 a 5 persone5 .


CARTAFRECCIA SPECIAL I titolari CartaFRECCIA possono viaggiare dalle 11 alle 14 il martedì, mercoledì e giovedì con sconti tra il 30% e il 50% sul biglietto Base. L’offerta è valida su tutti i treni Frecciarossa nei livelli Business, Premium e Standard e in Frecciargento, Frecciabianca e Intercity in 1^ e 2^ classe 2 .

TUTTE LE ALTRE OFFERTE E LA GAMMA DEI PREZZI SU TRENITALIA.COM 1. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda dei treni, della classe/livello di servizio e del numero dei componenti del gruppo. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso non consentiti. Offerta non cumulabile con altre riduzioni. 2. Offerta acquistabile entro la le ore 24 del secondo giorno precedente alla partenza presso tutti i canali di vendita Trenitalia. A bordo è necessario esibire la CartaFRECCIA insieme a un documento di riconoscimento. Cambio biglietto e prenotazione e rimborso non ammessi. Sono esclusi il livello Executive e il Salottino. 3. Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente alla partenza. Il cambio dell’orario, sia per il treno di andata che per quello di ritorno, è ammesso una sola volta fino alla partenza degli stessi. Cambio delle date dei viaggi, rimborso e accesso ad altro treno non consentiti. 4. L’offerta è valida tutti i sabati ed è acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. Posti limitati e variabili in base al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso non consentiti. Offerta non cumulabile con altre riduzioni. 5. I componenti del gruppo che non siano bambini/ragazzi pagano il biglietto al prezzo Base. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, ai treni e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente alla partenza.

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FOOD ON BOARD

Il viaggio nel viaggio

LA CUCINA POPOLARE ITALIANA

Un menù ricco di freschezza quello proposto da Itinere a maggio, per celebrare la primavera e i suoi sapori. I cestini di pasta brisé con melanzane alla parmigiana racchiudono una delle specialità più amate della cucina mediterranea, mentre i gustosi ziti al ragù napoletano propongono un classico della tradizione partenopea. I profumi dell’orto regalano un 120

carattere tutto italiano alla scaloppa di maiale al rosmarino e timo, mentre la gastronomia pugliese è protagonista con la cremosa purea di fave. E per chi non vuole rinunciare al dolce, c’è la mantovana con fichi e ricotta, golosa variante di una torta che, nonostante il nome, nasce in Toscana. Tutti i menù proposti a bordo treno si possono consultare sul sito itinere.it.


© Lorenzo Rui

FRECCIAROSSA GOURMET by

Carlo Cracco

FILETTO DI ORATA AI CAPPERI E LIMONE CON TACCOLE ALL’OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA Lista della spesa (per 4 persone) 4 filetti di orata, 300 g di taccole, succo di 1 limone, 2 cucchiai di capperi sotto sale, 4 cucchiai di olio extravergine di oliva, origano, coriandolo, pepe nero e sale marino q.b. Preparazione Sfilare le eventuali spine dai filetti di pesce. Spuntare le taccole, eliminare il filo fibroso e lavarle. Sbollentarle per qualche minuto in acqua bollente, scolarle e farle raffreddare sotto l’acqua fredda. Tagliarle a pezzi in diagonale. In una padella con 2 cucchiai di olio extravergine di oliva cuocere le taccole per circa 7 minuti con un pizzico di sale marino e il coriandolo. Se necessario, aggiungere alle verdure un po’ d’acqua. Nel frattempo, in un’altra padella, scaldare 2 cucchiai di olio, adagiare i filetti di orata e irrorarli con il succo del limone. Cuocere per qualche minuto poi unire i capperi, precedentemente dissalati sotto acqua corrente. Insaporire con sale e pepe nero. Una volta cotti, servire i filetti e guarnire con le taccole. Vino consigliato Fiano di Avellino Docg, Campania. Un vino bianco dal colore giallo paglierino e il bouquet intenso, con profumi di frutta bianca, frutta secca e sentori speziati. Il sapore è fresco e armonico.

Menù Frecciarossa by Carlo Cracco

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CARTAFRECCIA

SOCI CARTAFRECCIA L’ISCRIZIONE A CARTAFRECCIA È SEMPLICE E GRATUITA SUBITO 100 PUNTI IN REGALO RIPORTANDO IL CODICE PROMOZIONALE TIWB0200351

CARTAFRECCIA È DIGITALE È possibile esibire la CartaFRECCIA dal proprio smartphone tramite l’app Trenitalia o dall’area riservata sul sito trenitalia.com nella versione mobile. Inoltre per raggiungere sempre più elevati livelli di sostenibilità ambientale, riducendo le emissioni di pvc, Trenitalia ha scelto di non consegnare più le card e di limitarne la produzione esclusivamente per gli status Argento, Oro e Platino. Per chi già possiede una CartaFRECCIA, questa continua a essere valida e può essere esibita nel formato che si preferisce.

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MOSTRE IN TRENO E PAGO MENO PER I SOCI CARTAFRECCIA SCONTI E AGEVOLAZIONI NELLE PRINCIPALI SEDI MUSEALI E DI EVENTI IN ITALIA 2 maggio 1519. In questa data, 500 anni fa si spegneva Leonardo da Vinci. Anche le Scuderie del Quirinale di Roma si uniscono alle celebrazioni del genio toscano. Leonardo da Vinci. La scienza prima della scienza mette in mostra, fino al 30 giugno, i dieci disegni capolavoro dall’Ambrosiana tra i più noti del Codice Atlantico. Disegni che ne confermano le qualità di un uomo capace di immaginare un futuro non immediato e di influire sulle aspettative di contemporanei e generazioni a venire. La mostra propone al pubblico anche un altro elemento di altissimo valore: i portelli originali della chiusa del Naviglio di San Marco, rimasti in uso fino al 1929. A corredo degli originali leonardeschi una ricca selezione di modelli storici del Museo nazionale della Scienza e della Tecnologia, tra i quali grandi esemplari non esposti da decenni, manufatti di notevole importanza e impatto scenografico, alcuni dei quali restaurati negli ultimi anni. Promozione 2x1 il sabato per i possessori di biglietto delle Frecce con destinazione Roma, scontistica standard (13 euro anziché 15) per i soci CartaFRECCIA dal lunedì al venerdì e ingresso ridotto alla mostra per i possessori di biglietto di corsa semplice regionale o sovraregionale per Roma (con data viaggio il giorno stesso della visita). Tra le esposizioni dedicate al grande maestro in partnership con il Gruppo FS anche Leonardo da Vinci. Disegnare il futuro, dal 16 aprile al 14 luglio alla Galleria Sabauda di Torino, e Leonardo da Vinci. L’uomo modello del mondo, dal 17 aprile al 14 luglio alle Gallerie dell’Accademia di Venezia. scuderiequirinale.it Scuderie ScuderieQuirinale

ROMA 206 FRECCE AL GIORNO

IN CONVENZIONE ANCHE TORINO • Museo nazionale del Cinema • Noi, non erano solo canzonette fino al 7 luglio alla Promotrice delle Belle Arti MILANO • Museo della Scienza • Ingres fino al 23 giugno, Il meraviglioso mondo della Natura fino al 14 luglio e Antonello da Messina fino al 2 giugno a Palazzo Reale • National Geographic Climate Change fino al 26 maggio al Museo di Storia naturale • Dream Beats fino al 19 maggio al Museo nazionale della Scienza e della Tecnologia BERGAMO • Birgit Jürgenssen. Io Sono fino al 19 maggio alla Gamec • Mantegna in Carrara fino al 21 luglio all’Accademia La Carrara VENEZIA • Biennale • Musei Civici Veneziani • Canaletto e Venezia fino al 9 giugno a Palazzo Ducale • Luogo e segni fino al 15 dicembre a Punta della Dogana • La Pelle fino al 6 gennaio 2020 a Palazzo Grassi REGGIO EMILIA • Antonio Fontanesi e la sua eredità fino al 14 luglio ai Musei civici di Reggio Emilia • Fotografia Europea 2019 fino al 9 giugno a Palazzo Magnani FERRARA • Boldini e la moda fino al 2 giugno a Palazzo dei Diamanti FIRENZE • Andrea del Verrocchio, il maestro di Leonardo fino al 14 luglio a Palazzo Strozzi ANCONA • Robert Capa - Retrospective fino al 2 giugno alla Mole Vanvitelliana ROMA • Corpo della voce fino al 30 giugno al Palaexpo • Musei in Comune • Viaggi nell’antica Roma. 2 storie e 2 percorsi fino al 12 novembre al Foro di Augusto e Cesare • L’Ara com’era fino al 31 dicembre all’Ara Pacis

Alberto Mario Soldatini, Vittorio Somenzi Vite Aerea (1953) Milano, Museo nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, inv. 6 © L. Romano/Museo nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci

NAPOLI • Chagall. Sogno d'amore fino al 30 giugno nella basilica della Pietrasanta Info su trenitalia.com 123


NETWORK // ROUTES // FLOTTA Bolzano Ora Udine

Bergamo

Trento Verona

Milano

Vicenza

Treviso

Brescia

Venezia Padova

Mantova

Torino

Trieste

Reggio Emilia AV Modena Bologna

Genova

La Spezia

Ravenna Rimini

Firenze

Assisi

Pisa

Perugia

NO STOP

Ancona NO STOP

Siena Pescara Roma Fiumicino Aeroporto

Foggia

Caserta

Afragola Napoli Matera Salerno Potenza

Bari Lecce Taranto

Sapri

Lamezia Terme

LEGENDA:

Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città Per schematicità e facilità di letturatipologie la cartina riporta alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce esemplificative dei percorsi delle diverse disoltanto Frecce Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su www.trenitalia.com Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com

OLTRE 280 FRECCE AL GIORNO 124

Catanzaro Lido

Reggio di Calabria


NETWORK DI OLTRE 100 CITTÀ UN

COLLEGAMENTI GIORNALIERI E DURATA MINIMA DEL VIAGGIO

104 Frecciarossa

Milano-Roma 2h 55'

FRECCIAROSSA

FRECCIAROSSA ETR 500

Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze 4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

1a

FRECCIARGENTO ETR 600

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 432 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

40 Frecciarossa e

Frecciargento

Roma-Venezia1 3h 33'

16

Frecciarossa e Frecciargento Roma-Verona 2h 52'

48 Frecciarossa

Milano-Venezia 2h 1

I tempi minimi indicati si riferiscono alla soluzione di viaggio più veloce con una delle tre Frecce, dalle stazioni centrali dove non specificato. I collegamenti comprendono sia i servizi di andata che di ritorno. Sono previste variazioni nel fine settimana e in alcuni periodi dell’anno. Maggiori dettagli per tutte le soluzioni su trenitalia.com 1 Durata riferita al collegamento con Venezia Mestre

FRECCIARGENTO ETR 485

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 489 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA

Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 603 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA ETR 460

Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 479 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIAROSSA ETR 1000 Velocità max 400 km/h Velocità comm.le 300 km/h Composizione 8 carrozze Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard Posti 457 WiFi Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità Fasciatoio

125


PRIMA DI SCENDERE FONDAZIONE FS

FRIULI SEGRETO IN VIAGGIO SULLA FERROVIA PEDEMONTANA SACILE-GEMONA, TRA GRETI SASSOSI E VERDI COLLINE di Ernesto Petrucci

«Le montagne si sono scostate, a nord, e appiattite a colorare il cielo di un viola secco, con vene di ghiaioni e nero di boschi appena percettibile contro il gran velame; e il primo Friuli è tutto pianura e cielo» [Pier Paolo Pasolini, Il Friuli, narrazione radiofonica, 1953]

S

iamo nel cuore del Friuli Venezia Giulia, terra generosa, ricca di cultura, storia e tradizioni enogastronomiche di eccellenza. Il treno corre tra colline boscose, verdi pianure intensamente coltivate e fiumi dalle acque cristalline, il cui verde-azzurro intenso contrasta con il bianco accecante degli ampi greti sassosi. Dal finestrino scorrono immagini di memorie antiche: sponde di fiumi carichi di storia, torrenti che scorrono veloci verso la pianura e il mare di Grado, paesi che ci parlano di un passato antico, romano e longobardo. Lungo le sponde del Tagliamento l’ambiente si fa a volte selvaggio e incontaminato, mentre le acque lambiscono le prime colline prealpine dove sorge Gemona, con il suo centro storico medievale ricco di preziosi tesori, tra cui il rinascimentale Palazzo Comunale e il maestoso Duomo dalle architetture romanico-gotiche. Qui, dove le acque del Tagliamento si allargano, siamo anche nella Riserva naturale del Lago di Cornino, di straordinaria bellezza. Più avanti, dove la pianura ricca di acque si espande fino alle rive dell’Adriatico, il treno arriva a Sacile, il Giardino della Serenissima, perfetto connubio tra terra e acqua ricco di tracce medievali e rinascimentali. Il viaggio tocca alcuni luoghi dove si celebrano vere e proprie eccellenze della produzione enogastronomica friulana: il prosciutto di San Daniele, il formaggio Montasio Dop e i vini della zona Doc Friuli Grave, tra i più pregiati del Nord Est italiano. Info e prenotazioni su fondazionefs.it

Per la presenza di Fondazione FS Italiane al Festival èStoria approfondimento a pag. 64.

SAVE THE DATE TRENI STORICI MAGGIO 8 Benevento-Avellino-Monteverde-Rocchetta SAL 11 Benevento-Avellino-Lioni 12 Milano C.le-Paratico Sarnico Napoli C.le-Caserta Torino P.N.-Asti-Castagnole D.L.-Nizza M. Udine-Gemona-Sacile 18 Trieste-Gorizia-Udine-Pordenone 19 Napoli C.le-Pietrarsa SGC-Torre Annunziata C.le Salerno-Bosco Redole Milano C.le-Novara FS-Varallo Sesia Torino P.N.-Ceva-Ormea Pordedone-Sacile-Osoppo-Gemona 22 Benevento-Avellino-Pietrarsa-San Giovanni B. 24 Benevento-Avellino-Conza 25 Napoli C.le-Pietrelcina 26 Brescia-Pisogne-Iseo Napoli C.le-Pompei-Paestum-Ascea-Sapri Trieste C.le-Gorizia GIUGNO 2 Milano C.le-Como SG-Lecco Napoli C.le-Pietrarsa SGC-Torre Annunziata C.le Salerno-Bosco Redole Benevento-Avellino-Rocchetta SAL Trieste C.le-Gorizia-Cormons

© E. Dal Cin - Archivio Fondazione FS Italiane

Treno storico in transito sul ponte che attraversa il torrente Cellina, nei pressi di Maniago (PN)

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PRIMA DI SCENDERE FUORI LUOGO

© Andrea Bonavita

di Mario Tozzi OfficialTozzi [Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]

UNA ROCCA E DUE CHIESE

«L

a città più bella d’Italia, una rocca e due chiese». Così definisce Umberto Eco San Leo (RN), affacciata sulla Val Marecchia e l’Adriatico, a un passo da San Marino. Qui la roccia è protagonista assoluta: un’unica strada di accesso, intagliata a mano nella pietra viva, e grossi mattoni ricavati dalla roccia stessa per innalzare palazzi e chiese. Un nido d’aquila un tempo inaccessibile, dove, non per caso, fu rinchiuso

Giuseppe Balsamo, conte di Cagliostro, dopo la condanna papale nel 1790, a scontare la sua pena per eresia. Si può ancora entrare in quelle celle anguste (solo tre metri per tre) in cui una sola finestra con le sbarre obbliga la vista alla Pieve e al Duomo. Una specie di sepolcro di roccia a suo tempo oltremodo umido, tanto che l’acqua avrebbe potuto sciogliere il famoso alchimista qui sepolto, proprio lui che scioglieva il piombo

per farne oro alla ricerca della pietra filosofale. Recatevi dunque in cima a San Leo per godere del vento fresco di primavera e cercate il pozzo dove fu rinchiuso Cagliostro, ma non dimenticatevi di Dante Alighieri e Francesco d’Assisi, che qui sostarono, né di guardare lontano, verso il mare, prima di assaporare una piadina con squacquerone e crescione accompagnata da un bicchiere di Albana di Romagna.

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PRIMA DI SCENDERE RACCONTO INEDITO

MAMME IN VIAGGIO di Francesca Pieri

A

lle sette di sera ero stremata. Mi calava addosso tutta la stanchezza della giornata, anzi pure quella della notte precedente, perché, a dire il vero, i figli erano piccoli ancora e non dormivano regolarmente. E io avevo caldo, l’estate non mi dava tregua e andavo ai pazzi. Nonostante avessimo scavalcato la metà di maggio, io soffrivo come un cane. Avevo l’affanno la mattina, mi lavavo dopo aver allestito la colazione per tutti, rifatto i letti, preparato i bambini e al limite fatto una lavatrice. Mi accaloravo dietro ai minuti contati cercando di non dare lo spettacolo di una madre nevrastenica e dimostrare la tenuta virtuosa di una rete di impegni e rogne che avrebbero provato anche l’esercito della salvezza. Ero l’ultima del giro delle docce, il trucco lo facevo in treno, perché arrivavo in stazione sempre di corsa, dopo aver depositato i figli all’asilo e aver fatto telefonate a destra e a manca per far quadrare l’organizzazione e non rischiare il disastro. Che poi, il disastro lo temevo io. Il mondo girava senza di me, solo che io parevo ignorarlo. Sudavo, mi cadevano le gocce dalla fronte, sembravo alle soglie del collasso e non bastava riprendere fiato quando salivo al volo sul treno e mi si chiudevano le porte alle spalle. L’andata era uguale al ritorno, solo che di mattina correvo per non fare tardi a lavoro e di sera correvo per non fare tardi a casa. Il fischio del capotreno sembrava tarato su quel balzo che mi faceva sentire temeraria come all’assalto di una diligenza ma anche l’essere più fortunato della terra. «Ho preso il treno al volo. Passo a riprendere i bambini tra mezz’ora»: mia madre era la depositaria dei messaggi di trionfo con i quali chiudevo la mia giornata di lavoro, riconnettendomi a quella parte di me che di giorno abitava soltanto il telefono con i suoi ingranaggi immaginari. Quegli ingranaggi permettevano alla mia vita di tenersi tutta insieme. I sensi di colpa facevano da lubrificante. 128

Quella sera ero particolarmente affannata. La metro aveva ritardo e l’accelerazione impressa alla corsa dalle scale mobili ai binari mi aveva particolarmente provato, considerato che non facevo palestra da cinque anni e la somma di due puerperi si faceva sentire abbastanza. Mi ero accasciata sul primo sedile disponibile, contromano. Il viaggio, seduta al contrario, un po’ mi dava la nausea, ma non c’è niente di peggio che restare in piedi, soprattutto al rientro, quando sei stanca e i sandali nuovi ti hanno tagliato le caviglie. Me ne stavo seduta così come le persone anziane che si stringono le cose addosso per timidezza e per paura di dimenticarle nel portapacchi o peggio per il timore che le rubino al primo colpo di sonno. Abbracciata anche io alla borsa e alla sacca stracolma, tra libri e bollette tirate via di corsa dalla cassetta delle lettere e contenitori vuoti del pranzo. Proprio allora ho respirato sotto il bocchettone dell’aria condizionata, senza apprensione per le pieghe che sgualcivano il mio vestito svasato, e ho cercato istintivamente spazio per le gambe. E spazio ce n’era perché davanti non avevo il solito ragazzone scomposto e ingombrante. Davanti a me c’era un bimbo, un bimbo serio serio che stringeva a sua volta un grosso zaino blu con le strisce gialle fosforescenti. Un bimbo dei tanti che di giorno viaggiano con le mamme, una delle tante mamme che prendono il treno con me la mattina, quelle che vivono dove possono permetterselo, abbastanza vicine alla città per lavorare, sufficientemente distanti per avere un affitto decente. Donne giovani che si trascinano i figli appresso, da quando sono piccoli e li vedi imbozzolati nei passeggini la mattina presto. Viaggiano anche loro, seguono il pendolarismo dei genitori, finché si può. Crescono presto. Sono composti, non fanno capricci. Correggono l’italiano degli adulti che li portano per mano, sono un piccolo esercito compatto, linee serra-

te di vite che mi scorrono davanti. Inutile sorridergli. Non guardano mai negli occhi, sono campioni di riservatezza. Tornano tardi la sera, non si lamentano, almeno non davanti agli altri. Vorrei sapere dove trascorrono la giornata, quale scuola frequentano, quando fanno i compiti, chi sono i loro amici. Mi sento una sciocca con le mie apprensioni e quell’ansia maledetta che mi fa sentire sempre lo stomaco stretto. Le vite sono diverse ma si somigliano tutte, ci somigliamo io e questa donna minuta che gli siede accanto. Si somigliano tutti i bambini, si somigliano i viaggi, la stanchezza, il desiderio di raggiungere la propria casa, di ritirarsi dopo la giornata, di sentirsi vivi e non sopravvissuti. Ci somigliamo tutti nel desiderio di un futuro più semplice e di una vita migliore.

DeA Planeta Libri pp. 260 € 16 Costanza ha 35 anni e un matrimonio solido. Silvia è appena più grande di lei e separata da poco. A distanza di alcuni mesi si ritrovano entrambe in attesa di un figlio. Le loro giornate scorrono all’unisono, nutrite dalla stessa felicità, dalle stesse speranze. Fino a quando il destino decide di stravolgere ogni previsione. Un romanzo intenso e duro come solo la realtà sa essere.




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