ANNO XII | NUMERO 5 | MAGGIO 2020 | www.fsitaliane.it
PER CHI AMA VIAGGIARE
#RiparTiAmo Italia
LA PAROLA A SINDACI E GOVERNATORI IL PAESE DALLA FINESTRA GLI SCATTI DI MCCURRY E GASTEL
EDITORIALE Photo © FS Italiane
In questa pagina e nella successiva, la campagna di FS Italiane #RiparTIAMOItalia
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hiudiamo La Freccia di maggio, che leggerete per il secondo mese consecutivo in formato digitale, alla vigilia della cosiddetta fase due, con il DPCM del 26 aprile appena pubblicato e uno scenario futuro ancora in progress. Ma noi abbiamo voluto comunque guardare avanti e interpellare tanti sindaci e governatori per delineare con loro uno scenario possibile, e raccogliere idee, progetti, iniziative e auspici per l’Italia dei mesi a venire. Che si prospettano complicati e ancora pieni di insidie, ma anche di qualche opportunità. Noi, come FS Italiane, abbiamo da tempo delineato alcuni precisi obiettivi, ci siamo assunti degli impegni e condiviso messaggi che richiamano tutti alla solidarietà e all’unità d’intenti, con l’obiettivo #RiparTIAMOItalia, perché il Paese possa farlo con slancio e fiducia. E affinché ciò accada ne sarà fondamentale presupposto una mobilità efficiente, efficace, sicura e sostenibile di persone e cose. Trenitalia, Busitalia, il Polo Mercitalia, insieme alle altre società del Gruppo, sono in grado di assolvere a questo compito. Tutto questo sottende, oggi più che mai, infrastrutture moderne, monitorate con sistemi digitali, oggetto di una costante manutenzione che ne garantisca la resilienza nel tempo,
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anche a fronte dei sempre più frequenti eventi atmosferici estremi indotti dai cambiamenti climatici. Completare le infrastrutture ferroviarie e stradali in corso di realizzazione, aprire nuovi cantieri, anche per la manutenzione ordinaria e straordinaria, e accelerare le procedure di gara in fieri significa creare posti di lavoro diretto e indotto, con la possibilità di sbloccare entro l’anno fino a 20 miliardi di investimenti. Non servono parole per capire quanto sia importante. Resta poi essenziale approntare un’offerta di servizi adeguata ai tempi che viviamo, il che significa dare assoluta preminenza alla safety personale con accorgimenti igienico-sanitari e iniziative ad hoc, peraltro già avviate fin dall’inizio della pandemia, sempre più affinate nel corso delle settimane e ben definite nei provvedimenti governativi. Mi riferisco agli interventi di sanificazione e igienizzazione di tutti gli ambienti, alla fornitura e all’uso di dispositivi di profilassi individuali e collettivi (mascherine, guanti, dispenser di gel disinfettante), ai filtri in stazione con il monitoraggio degli eventuali stati febbrili dei viaggiatori, alle misure di distanziamento sociale anche a bordo dei convogli, fino all’utilizzo di app e sistemi di controllo e prenotazione digitali.
Non c’è niente di semplice e di scontato in quello che ci apprestiamo ad affrontare. Perché ogni singola iniziativa abbia successo è necessario si inquadri in un contesto omogeneo, che implica una regia unitaria e sia sorretta dall’impegno individuale a rispettare norme comportamentali ormai ben note. La diluizione degli orari di inizio e chiusura delle attività amministrative, produttive, sociali, commerciali e, quando sarà, scolastiche servirà per prevenire assembramenti nei locali e sui mezzi di trasporto pubblici. La primavera ormai nel suo pieno vigore ci spronerà a vivere il tempo libero fuori casa quanto più en-plein-air. Ma
verranno i giorni, e auspichiamo non troppo lontani, nei quali potremo tornare, senza troppe limitazioni, a percorrere le sale dei nostri musei, riunirci per ascoltare un concerto, lasciarci trasportare dalla magia di una pièce teatrale, staccare il biglietto di un cinema, e viaggiare liberi e spensierati su treni e pullman. Verranno. Per ora serve senso di responsabilità, che presuppone il massimo rispetto delle misure di prevenzione, unito a coraggio, fiducia e ottimismo. Quello che vorremmo tanto riuscire a suscitarvi, mentre ci leggete e seguite sui nostri canali digitali. Buon viaggio, sempre e comunque.
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© vectorfusionart/AdobeStock
INDIPENDENZA COME GARANZIA DI AFFIDABILITÀ
L’INFORMAZIONE ONLINE SECONDO FRANCO LOCATELLI, DIRETTORE DEL GIORNALE DI ECONOMIA E FINANZA FIRSTONLINE di Marco Mancini
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a lunga quarantena ha impresso un’accelerazione ai sovvertimenti gerarchici che vive da tempo la costellazione dei media, provocando «un grande boom dell’informazione online». Muove da qui il nostro dialogo con Franco Locatelli, socio fondatore, amministratore e direttore responsabile di FIRSTonline. Professionista di grande esperienza, ha vissuto già altre rivoluzioni nel mondo giornalistico. A quella digitale ha creduto con tanta convinzione che, come racconta egli stesso sulla testata, ha cominciato a progettare un giornale online di informazione economica e finanziaria il giorno dopo la sua uscita, 4
nella primavera del 2010, dal Sole 24 Ore, dove ha trascorso più di 25 anni, molti dei quali da capo della redazione Finanza e Mercati. Ai tempi del coronavirus il web stravince sui media tradizionali? Direi di sì. Noi di FIRSTonline ne siamo una testimonianza. Ad aprile abbiamo stabilito il record di visite dirette al sito, oltre 207mila in un solo giorno. Il trend ascensionale era già iniziato l’autunno scorso ma è stato molto sospinto dall’emergenza coronavirus. Tant’è vero che a marzo abbiamo registrato il record mensile che, in termini aggregati, ossia sommando alle visite dirette quelle alla nostra pagina Facebook e ai nostri contenuti veicolati dal portale di Microsoft Italia, vale quattro milioni e 700mila visite, in ulteriore crescita ad aprile. Quali le ragioni? In queste settimane sono cambiate le abitudini e gli stili di vita. C’è una grande fame di notizie e di conoscenza perché la gente ha paura, sia del coronavirus sia della profonda recessione che ci aspetta. Insomma si legge di più, ma non i giornali di carta, che in questo periodo si comprano sempre meno, quanto le testate online che sono in gran parte ancora gratis. E c’è più tempo, restando a casa, per approfondire,
soffermarsi sui servizi giornalistici e valutarne la qualità. Che mi sembra un tema fondamentale. Il web finora è stato ed è terreno fertile anche per fake news, post-verità, battaglie discutibili come quelle dei no vax… In una nostra recente intervista, la professoressa Maria Carla Re, a capo dei virologi del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, ha detto che l’unica cosa positiva di questa tragedia è proprio la sparizione dei no vax, che non hanno più il coraggio di presentarsi dopo le sciocchezze seminate in questi anni anche sui social. La verità è che le loro battaglie, come tante bufale costruite ad arte sul web, scaldano gli animi e fanno presa. Però con la situazione che stiamo vivendo la gente ha bisogno e cerca informazione di qualità. Può anche cadere nelle bufale una, due, tre volte ma alla fine impara a distinguere tra le testate affidabili, credibili e quelle che non lo sono, e premia le più serie. Cercandole però in una realtà dove si trova tutto gratis, o quasi, come hai appena detto, mentre la qualità ha un costo e dovrebbe avere un prezzo. Ma non è stata ancora trovata una formula vincente in assoluto per farsela
pagare. Salvo pochi casi di successo nel mondo anglosassone, come alcune testate per lo più americane che sono riuscite ad affermare questo principio. In Italia siamo in una fase analoga a quella conosciuta all’inizio dalle pay-tv, frenate dal fatto che il pubblico, abituato ad avere a disposizione tanti canali gratis, non ne percepiva quei vantaggi che poi ha piano piano imparato ad apprezzare. Credo che accadrà così anche nell’informazione online, si arriverà a capire che se paghi puoi avere più qualità e un prodotto ancora più raffinato. Nel frattempo come se ne esce? Voi, soprattutto, quale soluzione avete trovato? Noi, con First, abbiamo costruito un modello di business che si basa su due leve, quella pubblicitaria e quella degli abbonamenti, ma non individuali. La pubblicità online sta crescendo perché le aziende capiscono che costa meno, dura di più e arriva in tutto il mondo, mentre il giornale arriva solo dove lo vendi. Gli abbonamenti sono corporate e li sottoscrivono circa 40 grandi aziende. Questo ci evita di essere colonizzati, ci garantisce le basi per un’informazione pluralistica insieme alle risorse per rendere sostenibile il nostro modello industriale che ruota su una redazione snella, con sette giornalisti e due tecnici (una segretaria e un webmaster), ai quali si aggiungono molti autorevoli collaboratori a titolo volontario. Un ruolo speciale svolge poi il nostro presidente, Ernesto Auci, ex direttore del Sole 24 Ore, a cui è delegata la gestione manageriale della società ma che, essendo anche un grande giornalista, scrive spesso commenti e analisi
sull'attualità economica e politica. E chi è l’editore? Gli editori siamo noi, una società composta da cinque azionisti, quelli di controllo siamo io e il presidente Auci. Siamo tra i pochi siti d’informazione che non hanno un grande Gruppo alle spalle. E così non ci sono condizionamenti esterni, né timori reverenziali per chicchessia. La gente percepisce il valore di questa indipendenza. In più, da nove anni chiudiamo il nostro bilancio in pareggio o in attivo. Credo che questo dica tutto sulla qualità sia del nostro modello di business sia dell’informazione che offriamo. Che è prevalentemente economico-finanziaria. Di fatto siete quel che si dice un “verticale”. E allora come spieghi il successo di queste settimane? È vero, non era scontato che l’emergenza coronavirus potesse avere questi effetti su di noi, è più un tema da sito generalista, però noi lo abbiamo affrontato con un’informazione selettiva, semplice, chiara, ma soprattutto valorizzando gli aspetti più strettamente economici, finanziari, industriali e sociali, e questo probabilmente è piaciuto al pubblico. Insomma, l’economia e la finanza evidentemente appassionano. Ma ci sarà anche altro all’origine di questo successo… È che noi siamo solo impropriamente un sito d’informazione, in realtà siamo un web journal, che non si limita a dare notizie in tempo reale ma offre un’informazione di servizio, la spiegazione delle notizie con l’indicazione delle chiavi interpretative e di lettura dei fatti, soprattutto quelli che più interessano
larghi strati di lettori e cittadini. E poi approfondimenti, commenti, analisi, interviste in esclusiva. Caso rarissimo, perché gli altri siti in genere importano le interviste dai giornali di carta, noi invece le realizziamo ad hoc. Ecco, la miscela che ho descritto rappresenta il format di successo che ci ha portato ai risultati di questi giorni e a essere il quinto sito nazionale di economia e finanza, dietro a due colossi editoriali con decine e decine di giornalisti e due siti di trading online. Facciamo una riflessione più generale: economico o politico, sportivo o di cronaca, il buon giornalismo ha le sue regole. Valgono anche nell’epoca attuale? Sì, senz’altro, ma un dato certo è che la rivoluzione digitale sta spiazzando il giornalismo cartaceo, a meno che, come è successo negli Stati Uniti, quest’ultimo non si ripensi valorizzando la qualità e accettando il concetto “online first”, perché altrimenti il giornale continuerà a uscire inevitabilmente vecchio. Valorizzare la qualità. È un obiettivo tanto scontato quanto vago. Come lo declina FIRSTonline? In primo luogo con l’indipendenza di giudizio, e il nostro assetto azionario ce lo permette. Poi lavorando su due fattori che hanno costituito le chiavi della nostra ascesa: da un lato il format che ho descritto prima, costituito da una sapiente unione di informazione in tempo reale, di servizio e di approfondimento, dall’altro una forte identità basata sull’affidabilità. Chi ci legge non deve smarrirsi e perdere tempo per capire se le notizie che diamo sono vere o no.
Franco Locatelli, direttore di FIRSTonline
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Sono vere! Certo, essendo in real time possono evolversi, e noi le aggiorniamo. Quindi c’è l’affidabilità delle notizie, la qualità, la competenza, la fantasia, perché i titoli, come i servizi, devono essere creativi, devono intrigare il lettore, attirarlo, incuriosirlo. Ma fondamentale, direi il pilastro di un’informazione affidabile, è l’indipendenza. Torniamo alle specificità dell’informazione digitale. Oltre alla velocità e all’aggiornamento continuo ci sono altri plus, come la multimedialità. Che può essere declinata in molti modi: il primo è la facilità di instaurare rapporti diretti con il lettore. Riceviamo molti interventi, opinioni, commenti che pubblichiamo e ai quali qualche volta rispondiamo, soprattutto quando ci chiedono informazioni. Poi abbiamo un nostro canale YouTube per i video e stiamo facendo esperimenti per uno sviluppo sempre maggiore del podcast, per consentire l’ascolto dei nostri principali servizi. Quella dell’audio-lettura è una modalità di fruizione non ancora molto diffusa, ma con un trend in crescita e tutte le principali testate hanno cominciato a muoversi in tal senso. Questo mese FIRSTonline compie nove anni. Come si è evoluta? Resta l’ammiraglia del nostro Gruppo, però nel tempo abbiamo creato altri tre siti verticali specialistici: uno è First Arte, dedicato principalmente al mercato dell’arte; un altro, First&Food, parla di enogastronomia e made in Italy in campo agroalimentare; il terzo è First Tutorial, che si propone di aiutare e assistere il lettore e il cittadino di fronte ai problemi con il fisco, la burocrazia, le bollette, o anche a piccoli problemi quotidiani. Che so, ti cade un telefonino nell’acqua: lo butti o lo puoi recuperare? E noi spieghiamo come lo si può recuperare. Una domanda al giornalista economico-finanziario di lunga e comprovata esperienza. Come lo vedi il futuro del Paese dopo lo tsunami Covid-19? Purtroppo vedo buio, intanto perché c’è grande incertezza sulla possibilità di domare il coronavirus. Gli scienziati ci dicono che dovremo conviverci per mesi e potremo vincerlo solamente quando sarà trovato un vaccino, se va bene nel 2021. Questa incertezza si riflette non solo nella vita di tutti noi ma 6
anche nell’economia e nella finanza. Non sapendo qual è il futuro prossimo, la gente tende a non consumare e le imprese a non investire. Il combinato disposto di questi due elementi fa sì che le previsioni sull’andamento delle economie mondiali, e di quella italiana in particolare, siano molto pesanti. C’è la possibilità che alla fine del primo semestre 2020 il Pil italiano abbia un calo del 15% o anche maggiore. La recessione, se va bene, si attesterà a livello annuo a -6%, ma può arrivare a -9%. Significa non solo che i redditi si ridurranno ma che molte aziende non riapriranno e molti posti di lavoro spariranno. Poi bisognerà capire come sarà la ripresa, la speranza di tutti è che la curva sia a V, che a una caduta rapida segua una risalita rapida, però ci sono molti elementi che inducono a pensare che non sarà così, almeno per un Paese zavorrato dal debito pubblico come l’Italia. La ripresa ci sarà ma non sarà immediata, sarà molto lenta, quindi si aspettano tempi difficili. Desolante. Vorrei provare a chiudere l’intervista con qualche nota positiva. C’è la pur remota possibilità di dire che non tutto il male vien per nuocere? Ad aprile abbiamo pubblicato un articolo di Giorgio Brunetti, professore emerito della Bocconi, che indicava come non tutte le attività perdano durante il coronavirus, ci sono filiere in grande crescita, come quella dell’e-commerce, dei gestori delle
piattaforme tecnologiche, del digitale. Poi in queste settimane, con lo smart working, abbiamo fatto un esperimento di massa, e molti hanno capito che da remoto si può lavorare meglio. Certo, non è applicabile a tutti i settori. Però, me lo confermava un economista del lavoro, non solo metterà radici, ma migliorerà la produttività, porterà a decisioni più rapide, renderà le riunioni molto sobrie e veloci, aiuterà a migliorare l’organizzazione complessiva del lavoro. E poi c’è una speranza. Quale? Franco Amatori, docente alla Bocconi, tra i più celebri storici dell’economia, in un articolo che ha scritto per noi, ragionava sulle possibili condizioni per un terzo miracolo economico che, dopo quelli del primo ’900 e del secondo dopoguerra, permetta all’Italia di riemergere e affermarsi. Allora, più che sperare, lavoriamo perché così sia. Secondo Amatori occorre evitare «una chiusura dell’Italia su stessa» facendo emergere «le forze profonde […] le energie e le competenze imprenditoriali capaci di aprire il Paese alle dinamiche dell’economia globale […] valorizzare l’integrazione europea […] non aver paura dell’inevitabile integrazione mondiale». firstonline.info FIRSTonlineSocial FIRSTonlineTwit firstonline_insta
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SOMMARIO MAGGIO 2020
IN COPERTINA L’ITALIA DI MCCURRY
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UN TRENO DI LIBRI Invito alla lettura di Alberto Brandani, che questo mese propone ai lettori della pag.
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Freccia il nuovo romanzo di Pat Barker, Il silenzio delle ragazze
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RAILWAY HEART
#IORESTOINITALIA
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Sindaci e presidenti di Regione, in
L’ITALIA CHE FA IMPRESA
prima linea di fronte all’emergenza sanitaria, descrivono il loro impegno
20 GOURMET
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GUSTA & DEGUSTA WHAT’S UP
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PHOTO
progetti per ricostruire il futuro
21 22
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nel gestire comunità e territori e i
MOM’S LIFE Nel mese della loro Festa, sei mamme speciali raccontano la loro giornata in casa ai tempi del Covid-19
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80
IL PAESE DEI MILLE PAESI
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IN CAMMINO PER LA RIPRESA
88
L’ALTO ADIGE È GIOVANE
92
MADE IN ITALY A DOMICILIO
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IL FUTURO È DONNA
102
IMPERFETTE E FELICI
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PRIMA DI SCENDERE
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LA FRECCIA JUNIOR
128
FUORI LUOGO
LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO
107 SCOPRI TRA LE PAGINE I PREZZI E LE PROMOZIONI TRENITALIA, i vantaggi del programma CartaFRECCIA e le novità del Portale FRECCE
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Tra le firme del mese
I numeri di questo numero
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i musei veneziani della Fondazione Muve visitabili online [pag. 11] OSVALDO BEVILACQUA Giornalista professionista, da oltre 40 anni è autore e conduttore del programma televisivo Sereno variabile, detentore di cinque Guinness mondiali come Travel show di più lunga durata e di numerosi premi. Autore e conduttore di servizi sulla ricerca scientifica per il Tg1 Economia, ha pubblicato anche diversi libri, tra cui Il Paese dei mille paesi per Rai Libri
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i milioni di euro a sostegno dei cammini italiani [pag. 86]
4.450
le aziende del settore agroalimentare e della ristorazione dirette da under 35 in Alto Adige [pag. 88]
ALESSANDRA IANNELLO Giornalista e influencer di enogastroturismo, redattrice per VdGmagazine, collabora con diversi periodici e quotidiani nazionali. Lavora anche in radio e televisione, trattando temi legati ai viaggi e al patrimonio enogastronomico italiano
16mila
le firme raccolte nell’appello all’Europa del movimento Se non ora quando - Libere [pag. 94]
Read also
VALENTINA LO SURDO Conduttrice radiotelevisiva Rai, pianista classica con anima rock, presentatrice, speaker, attrice. Trainer di comunicazione, da 20 anni è reporter di viaggi all’ascolto del mondo. Le sue destinazioni preferite? Ovunque ci sia da mettersi in cammino
È nato il profilo Telegram di FSNews, la testata giornalistica digitale di Ferrovie dello Stato che, dopo il radicale restyling, si è arricchita di una linea editoriale sempre più al passo con l’attualità. Il canale social offre news in primo piano, interviste e sondaggi, per avvicinare sempre di più il pubblico al mondo del trasporto e del viaggio
PER CHI AMA VIAGGIARE
MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE ANNO XII - NUMERO 5 - MAGGIO 2020 REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/1997 CHIUSO IN REDAZIONE IL 30/04/2020 Foto e illustrazioni Archivio Fotografico FS Italiane FS Italiane | PHOTO AdobeStock Copertina © Steve McCurry Tutti i diritti riservati Se non diversamente indicato, nessuna parte della rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa senza il consenso espresso dell’editore
ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE LICENZA CREATIVE COMMONS BY-NC-ND 3.0 IT
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Direzione Centrale Comunicazione Esterna Piazza della Croce Rossa, 1 | 00161 Roma fsitaliane.it Contatti di redazione Tel. 06 44105298 | lafreccia@fsitaliane.it Direttore Responsabile Responsabile Editoria Caporedattrice Coordinamento Editoriale Caposervizio In redazione Segreteria di redazione Ricerca immagini e photo editing Hanno collaborato a questo numero
Marco Mancini Davide Falcetelli Michela Gentili Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico, Francesca Ventre Silvia Del Vecchio Gaspare Baglio Francesca Ventre Giovanna Di Napoli, Michele Pittalis, Claudio Romussi Serena Berardi, Marta Bartolozzi, Osvaldo Bevilacqua, Alberto Brandani, Chiara Cecutti, Viola Chandra, Fondazione FS Italiane, Giovanni Gastel, Andrea Guolo, Alessandra Iannello, Peppe Iannicelli, Valentina Lo Surdo, Luca Mattei, Steve McCurry, Cristiana Meo Bizzari, Alessandra Passeri, Enrico Procentese, Andrea Radic, Elisabetta Reale, Gabriele Romani, Filippo Teramo, Cecilia Sabelli, Mario Tozzi
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Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE) Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com Coordinamento Tecnico Antonio Nappa
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Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello, Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli
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STEVE MCCURRY È una delle figure più rappresentative della fotografia contemporanea. Nato a Filadelfia nel 1950, è stato premiato con alcuni dei riconoscimenti più prestigiosi, tra cui la Robert Capa Gold Medal, il National Press Photographers Award e il World Press Photo. Ha pubblicato 19 libri e le sue opere sono esposte nei principali musei del mondo
La carta di questa rivista proviene da foreste ben gestite certificate FSC®️ e da materiali riciclati
On Web La Freccia si può sfogliare su ISSUU e su fsnews.it
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FRECCIA COVER di Cecilia Morrico
morricocecili
MorriCecili
© Fondazione Musei Civici Veneziani
Fondazione Muve Partner Trenitalia
Porta della Carta Venezia, Palazzo Ducale
VENEZIA VIRTUAL TOUR Io resto a casa, ma posso viaggiare online. Per questo la maggior parte dei poli museali in Italia e all’estero hanno deciso di non privare il mondo delle loro bellezze, nonostante le restrizioni dovute al Covid-19. Tra le mete turistiche simbolo del Belpaese spicca Venezia con gli 11 musei della Fondazione Muve, che ha scelto di portare il suo patrimonio nelle case di chiunque voglia godere di questi tesori. Migliaia di dipinti, disegni, sculture, fotografie, cimeli, oltre agli stessi palazzi, vere e proprie opere architettoniche di
pregio. A disposizione tour virtuali ma anche approfondimenti curati da esperti, come quello sulla Porta della Carta a Palazzo Ducale, in piazza San Marco. Alle estremità dell’ingresso, nelle nicchie dei pilastri, sono collocate le personificazioni delle quattro virtù cardinali, oggi più attuali che mai: la Prudenza, la Fortezza, la Temperanza e la Carità. Per riflettere ed emozionarsi tra i canali o davanti al Ponte dei Sospiri, anche se a distanza. visitmuve.it visitmuve visitmuve_it 11
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Stazione Bologna AV Benedetta Rosini bene883
Attese © Alfredo Falcone alfredo_falcone
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LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME A cura di Enrico Procentese
Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente, priva di watermark, non superiore ai 15Mb. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica. Railway heArt un progetto di Digital Communication, Direzione Centrale Comunicazione Esterna, FS Italiane.
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LUOGHI
In questa pagina, la stazione di Roma Termini © Alfredo Falcone alfredo_falcone
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IN VIAGGIO
In treno verso Firenze Š Giulia Morigoni colorinsoffitta
Destinazione Salerno Š Angela Chierchia angechi17
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AT WORK
Francesca, capotreno Frecciarossa Š Alfredo Falcone alfredo_falcone
Giulio, capotreno regionale Š Alfredo Falcone alfredo_falcone
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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
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L’ITALIA che fa IMPRESA
LA RICERCA CHE PROTEGGE VISIERE PER MEDICI E INFERMIERI STAMPATE IN 3D. LORENZO GUASTI, INGEGNERE DELL’INDIRE, RACCONTA IL PROGETTO DI UN GRUPPO DI MAKER FIORENTINI
Lorenzo Gua
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n 15 giorni, durante l’isolamento in casa, hanno ideato, disegnato e assemblato un prototipo di dispositivo protettivo sanitario a supporto di medici e ospedali della Toscana. Lorenzo Guasti, Luca Bassani, Alessandro Ferrini, Loren-
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zo Calistri, Gianmarco Bei e Gabriele Pieraccini sono un gruppo di ricercatori fiorentini dell’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (Indire), e hanno deciso di dare un contributo, in termini di conoscenza, durante l’epidemia da Covid-19. Con quello che sanno fare: analizzare, studiare e offrire una soluzione a problemi reali, stampando, in 3D, una nuova visiera protettiva. Lorenzo, come nasce questa vostra iniziativa? Tutto è partito su Facebook dal gruppo 3D Print Covid-19, che mette in rete i maker di tutta Italia. La richiesta di queste attrezzature, da parte di medici e infermieri, stava crescendo e molti di loro non riuscivano a reperirle facilmente perché, soprattutto nella prima fase
dell’emergenza, scarseggiavano. Ci siamo inseriti in un movimento nazionale che in questa difficile situazione ha voluto dare una mano. Come si è sviluppato il progetto? Inizialmente abbiamo studiato qualche campione già presente sul web, ma non è risultato soddisfacente, poi grazie all’Indire siamo entrati in contatto con alcuni medici anestesisti dell’Azienda sanitaria dell’area Toscana centro. Ci hanno fornito indicazioni essenziali e precise grazie alle quali abbiamo creato un nuovo modello di visiera. Con quali caratteristiche? Questo dispositivo doveva soddisfare le esigenze di chi, in prima linea, avrebbe dovuto indossarlo anche dieci ore al giorno. Fino a oggi nessuno si era posto il problema di un utilizzo così prolungato e conti© elenabsl/AdobeStock
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di Sandra Gesualdi
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L’ITALIA che fa IMPRESA
nuo, perché le visiere venivano usate solo per il tempo di un intervento o di uno screening. Ora invece gli operatori sanitari le tengono tutto il giorno. Così, ci siamo concentrati sulle caratteristiche ergonomiche, per renderle comode, leggere e disinfettabili, oltre che sicure naturalmente. Non è un prodotto a livello industriale di cui si può certificare l’uniformità dei pezzi, ma il risultato è un prototipo di qualità, testato sia nei materiali che nella funzionalità. Perché vi siete impegnati su questo tipo di protezione? Ancora nessuno ci aveva provato. È piuttosto semplice da realizzare, non c’è bisogno di materiale specifico come il tessuto filtrante del-
le mascherine, ma ha un’efficacia molto alta. Offre una difesa meccanica contro i droplet. Cosa occorre per realizzarla? La visiera è composta da tre pezzi che vanno assemblati. Prima abbiamo valutato il materiale trasparente che scherma il viso, una plastica leggera come quella delle bottiglie tagliata con il laser da una piccola ditta. Gli altri componenti sono in Pla (acido polilattico, ndr), un filamento plastico, e li creiamo con le stampanti 3D. E poi chi la produce? Noi ricercatori. Abbiamo messo su una sorta di catena di montaggio e ci siamo divisi i compiti. C’è chi ha disegnato in digitale e chi fa il cor-
Le visiere realizzate dai maker di Indire
riere per raccogliere tutti i pezzi necessari. Poi io, dopo cena, monto le visiere, elastico compreso, e i medici vengono a prendersele a casa. Siamo stati autorizzati dalla Protezione civile per i viaggi e manteniamo il distanziamento sociale durante le consegne. Le stampanti 3D sono accese giorno e notte: riusciamo a realizzare una decina di visiere al giorno. Tutto gratuitamente? Certo, e con il progetto disponibile online. Fino a oggi (24 aprile, ndr) il prototipo sul sito dell’Indire è stato scaricato da centinaia di ricercatori che lo stanno studiando, provando e realizzando. Un brevetto open, insomma, perché quella dei maker è una comunità basata sulla condivisione del sapere. A chi avete distribuito le visiere? Su base regionale agli ospedali e ai medici di base, che sono i più sforniti e i più a rischio, a qualche Rsa e cooperativa sociale e alla Protezione civile. Riscontri dai medici che le hanno usate? Equivalenti, come protezione, a quelle certificate. In un momento di emergenza in cui c’era difficoltà a reperire il materiale ufficiale, il nostro prodotto artigianale ha un po' sopperito al problema. È stato un contributo basato sulle nostre competenze di sperimentatori e ricercatori. Non siamo certo in concorrenza per produrle, non è il nostro lavoro. Ma siamo di supporto. Cosa resterà di questa esperienza al tempo del coronavirus? Vorremmo che avesse una ricaduta pedagogica, perché il nostro non è stato altro che “un compito di realtà”. Quando torneremo nelle scuole con le quali collaboriamo, useremo la visiera come esempio di problem solving per far capire ai ragazzi che a un problema c’è sempre una soluzione. Previo studio e analisi, il cosiddetto imparare lavorando. Non abbiamo fatto nulla di speciale, se non aver intercettato un’urgenza e offerto una risposta concreta. tecnologia.indire.it IndireSocial IndireSocial
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Vola per un long weekend nel paradiso di Capo Verde con i voli di Cabo Verde Airlines!
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LO CHEF DELLA NATURA di Alessandra Iannello - a cura di VdGmagazine
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© Nico Balzani
a natura è il più grande mercato a disposizione di tutti. Fin dalla notte dei tempi, la capacità di riconoscere ciò che di commestibile offriva la terra e trasformarlo in cibo gustoso è stata celebrata al pari di un’arte sacra. In anni più recenti, poi, ha preso piede l’esotico e l’introvabile. Ma oggi non mancano giovani chef impegnati a riscoprire le potenzialità dell’ecosistema locale. Tra questi Paolo Griffa, che ha guadagnato una stella Michelin con il suo ristorante Petit Royal del Grand Hotel Royal e Golf di Courmayeur. La giornata di Paolo è scandita dai ritmi dettati dalla natura. L’alba lo sorprende spesso per foreste e prati, chino a terra assieme alla sua brigata, nell’infaticabile ricerca di radici e odori freschi. Il pomeriggio, quando il sole è alto e la luce cruda rivela ogni dettaglio del terreno, è il momento del foraging estremo. Consapevole di avere a portata di mano grandi eccellenze e mosso dal desiderio di interagire il più possibile con il territorio, Griffa ha avviato una partnership con l’Institut Agricole Régional di Aosta e la Fondazione Sistema Ollignan Onlus. Durante i mesi estivi la squadra del Petit Royal e gli studenti di questi due enti lavorano insieme un giorno a settimana per la raccolta e la cura di erbe, frutta e ortaggi, e per la ricerca del latte e del burro di alpeggio migliori. Tornati in cucina poi, i prodotti vengono lavorati: alcuni appena sbollentati o lasciati crudi per esaltarne i sapori, altri conservati attraverso essiccamento, fermentazioni o distillati. Così nella stagione invernale burri, salse e oli essenziali, valorizzati da tecniche di estrazione, pressature e marinature, portano in tavola l’estate di montagna. paologriffa.com Chef Paolo Griffa
Preparazione Lavare bene le barbabietole, avvolgerle nella stagnola condendole con un filo d’olio extravergine e un pizzico di sale. Cuocere in forno a 180°C per un’ora circa. Lasciare raffreddare, poi pelare e tagliare sottilmente. Per un risultato uniforme utilizzare un piccolo coppapasta formando dei bottoni. Condirli con un filo d’olio a crudo e, con l’aiuto di un anello, impiattare creando un cerchio con i bottoni di barbabietola disposti in verticale. Condire il formaggio fresco con erbe aromatiche tritate e usarlo per farcire l’interno delle barbabietole. Condire l’insalata unendovi le mandorle tostate tritate e metterla all’interno del cilindro. Sformare delicatamente le barbabietole che contengono l’insalata, adagiandovi sopra il cracker con delle barbabietole piegate a cono e uno spuntone di formaggio fresco condito con pasta di olive nere. 20
© Paolo Picciotto
GIRELLA DI BARBABIETOLE Ingredienti (per 6 persone) 2 barbabietole multicolor, insalata mista, formaggio fresco alle erbe, formaggio fresco con pasta di olive nere, mandorle tostate, cracker, olio extravergine di oliva, sale q.b.
GUSTA & DEGUSTA
a cura di Andrea Radic
Andrea_Radic
MENÙ DELUXE A DOMICILIO DA MILANO A LECCE, I RISTORATORI CHE RIPARTONO CON IL DELIVERY
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enza dubbio uno dei settori più colpiti dallo stato di emergenza che stiamo vivendo è quello della ristorazione: fermo, inattivo. Io stesso in questa
rubrica avrei voluto suggerire un’esperienza gastronomica, ma potrò ricominciare a farlo solo alla riapertura. Nel frattempo cuochi e ristoratori hanno deciso di rimanere vivi con il delivery: piatti e interi menù gourmet a domicilio. Ecco qualche consiglio per degustare a casa una cena di livello. Con Massimiliano Sabinot del Vitello d’Oro a Udine, Moreno Cedroni e il suo Aniko a Senigallia (AN) e Luca Gambaretto del Ristorante Maffei a Verona. A Bergamo il ristorante Al Carroponte di Oscar Mazzoleni consente di scegliere anche dalla cantina, premiata da Le Guide de L’Espresso 2019. Nel milanese ecco Carlo Andrea Pantaleo del Milano37, a Gorgonzola, e in centro città Eugenio Boer con il suo Bu:r, mentre a Bologna è Francesco Carboni di Acqua Pazza a consegnare a casa una gran-
de cena di pesce. A Torino sono ottimi i piatti di Stefano Sforza, chef del ristorante Opera - Ingegno e Creatività. A Ventimiglia (IM) spicca Diego Pani del Marco Polo, mentre a Genova c’è il ghiotto delivery del ristorante 20 Tre di Barbara Palazzo. Sul Lago di Garda invece, a Salò (BS), Alberto Bertani di QB Due Punto Zero è una certezza. Da Telese Terme (BN), invece, consegne in tutta Italia dal menù del Krèsios di Giuseppe Iannotti. A Roma si può ricevere a casa il meglio della lievitazione grazie alle specialità di Gabriele Bonci, un vero artista della pizza. A Lecce, infine, a deliziarvi è il delivery di Alex Ristorante di Alessandra Civilla. Cuochi e ristoratori, gente che resiste, nonostante tutto, e merita profondo rispetto.
CÀ MAIOL RAFFINATO LUGANA
delle colline, come nel Lugana Molin Dop, Trebbiano di Lugana in purezza. Il nome è quello del vigneto, con viti molto vecchie e terreno dallo spiccato carattere argilloso, ricco di sali minerali. Vendemmia manuale, spremitura soffice, vinificazione in acciaio e una piccola parte che fermenta in legno. Insomma, tutte le cure del caso per un vino che esprime pienezza di aromi, spiccata freschezza e un palato elegante e rotondo con un finale sapido e persistente. Dal medesimo vitigno viene prodotta anche una notevole bollicina: Lugana Brut metodo classico, da uve selezionate, raccolte anticipatamente e millesimate nelle annate migliori. Trentasei mesi di permanenza sui lieviti per un perlage finissimo, pulito in bocca con apprezzabili note balsamiche.
Cà Maiol S.r.l. Società Agricola Desenzano del Garda (BS) ordini@camaiol.it camaiol.it
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l Lago di Garda è da sempre territorio vinicolo, ma lo sforzo per raggiungere il livello di qualità di oggi è abbastanza recente. Una cantina che ha saputo portare questo percorso di finezza ed eleganza a un felice traguardo è Cà Maiol, con i suoi vini espressione di due zone importanti, Lugana e Valtènesi. Un’area molto particolare quella dei cinque comuni che costituiscono il Lugana, tra le sponde del lago e le colline moreniche, dove gli enologi di Cà Maiol hanno saputo sviluppare il potenziale dei vitigni autoctoni e dei terreni calcarei e argillosi. Uve che respirano le brezze del Garda e i profumi
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WHAT’S UP
RITORNO AL PASSATO A SPASSO NEL TEMPO, TRA IRONIA E SENTIMENTO. IL COMICO MAURIZIO BATTISTA RACCONTA LO SHOW POCO DI TANTO, DAL 14 MAGGIO SU RAI2 di Gaspare Baglio
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tare al telefono con Maurizio Battista è divertimento allo stato puro. Un modo di ridere casareccio, autentico, come lui, che non fa il personaggio ma è una persona. E questa cosa, a lungo andare, paga. Ecco allora che il comico approda nella prima serata di Rai2, dal 14 maggio, con il nuovo show Poco di tanto. È l’unica nuova produzione della tv pubblica ai tempi del coronavirus, ma anche un programma che regala una visione inedita di Battista, dopo i recenti successi di Battistology su Comedy Central e La sai l’ultima?-Digital Edition su Canale 5. Come nasce Poco di tanto? Da un’equazione. Nel senso che noi abbiamo il poco, ma di tantissimo. A differenza di mio nonno che aveva il poco, ma di niente. C’è qualcuno che si lamenta, certo, ma quello che possediamo è comunque molto. Soprattutto in questo periodo storico. Che tipo di programma è? Per prima cosa mi preme sottolineare lo sforzo enorme da parte di tutti: dalla società di produzione Ballandi Multimedia alla Rai, fino agli autori e i tecnici. Tutto è più difficile, in questo momento, siamo blindati. Ad ogni modo, lo show si snoda su tre prime serate durante le quali mi muovo in una casa di 200 m2, costruita ad hoc, che cambia in ogni puntata: nella prima sono in un appartamento degli anni ’60, nella seconda l’ambientazione è dei ’70 e, infine, nella terza, spazio agli ’80. Il tuo ruolo? Sono come Alberto Angela, un divulgatore. Lui racconta da Pompei, io vado a spasso nel tempo. In ogni camera descri22
gasparebaglio
vo proprio quel periodo con due ospiti a puntata, rvm, filmati d’epoca, gag e qualche riferimento all’attualità. Il tutto messo in piedi con ironia, nostalgia, cuore, sentimento e musica. È un ricordo, ma di classe: qualcosa che non ha fatto mai nessuno. Qualche anticipazione? Il programma inizia sempre con una macchina dell’epoca. Faremo parallelismi con ironia come, per esempio, tra l’indimenticabile Carosello e tutte le pubblicità di oggi coi testimonial belloni, tipo quelle dei profumi. E gli ospiti? Faccio qualche nome: Orietta Berti, Don Backy, Michele Zarrillo e Gazebo. Strutturalmente cosa avete dovuto cambiare a causa del Covid-19? Tutto. La casa è così grande perché hanno dovuto passarci dentro i macchinisti, i carrelli, le camere. L’idea iniziale era di realizzare uno sceneggiato che avesse come protagonista una famiglia. Dopo il coronavirus abbiamo dovuto modificare il format, anche perché l’investimento era già stato fatto. Così ci siamo inventati questa formula light. Qual è il tuo obiettivo con questo show? Far capire che ne abbiamo passate tante e anche se questo virus non ci voleva lo stiamo superando. Conoscendo quegli anni, avendo vissuto quei momenti, vorrei far sentire quel sapore. Riporto in modo fedele quello che ho vissuto. Ci si commuove, si riflette e, ovviamente, si ride. mauriziobattista.com MaurizioBattistaOfficial
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maurizio_battista
UNITI CONTRO IL NEMICO PARTE CON IL SINGOLO IL NOSTRO TEMPO IL PROGETTO DI ANNALISA MINETTI E MARIO BIONDI PER AIUTARE GLI ANZIANI [AM] Ho sentito immediatamente questa responsabilità. Volevo mettere in piedi un progetto musicale con una persona dalla grande anima, che avesse il mio stesso codice etico e morale. Il primo nome che mi è venuto in mente è stato quello di Mario. Come state vivendo questo momento? [MB] Da piccolo mi hanno insegnato che gli impedimenti, in alcune occasioni, possono essere di giovamento. Facciamo di necessità virtù e impariamo da quello che stiamo vivendo. [AM] Mi fa paura un po’ tutto. In famiglia, per assurdo, l’isolamento è l’aspetto che intimorisce meno. Noi dobbiamo pensare a chi è da solo, agli anziani, ai disabili. Non posso non preoccuparmi, poi, del futuro che attende le maestranze nel nostro ambiente: gli artisti sono i più privilegiati, ma tutte le persone che lavorano dietro di noi? Questo progetto come si evolverà? [MB] Non amo vendere la pelle dell’orso prima di averlo catturato. Il nostro
tempo è oggi, per il domani ci terremo in contatto. L’obiettivo è aiutare gli anziani, quindi? [AM] I nonni rappresentano un mondo che dà senso al tutto e ci completa. Ho percepito quanto, per loro, l’isolamento fosse più pericoloso. Il coronavirus ha colpito le persone più fragili, quelle nelle case di riposo. Ho pensato che, in qualche modo, dovessero essere raggiunte per non farle andare incontro alla sindrome del disuso, non solo fisico. L’assistenza domiciliare dà la possibilità di intervenire, anche se da lontano, aiutando gli anziani con attività motoria e cure quotidiane. La più bella sorpresa da parte dei colleghi che hanno preso parte alla vostra iniziativa? [MB] La disponibilità ricevuta, al limite del commovente. [AM] L’entusiasmo e l’energia con cui hanno risposto. La musica ci ha uniti, ancora una volta. G.B. nemicoinvisibileofficial Mario Biondi e Annalisa Minetti
© Alessandra Fuccillo
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n tempi di coronavirus, si moltiplicano le iniziative di solidarietà. E i protagonisti dello spettacolo sono sempre in prima linea. I big della musica Annalisa Minetti e Mario Biondi, insieme con il bassista Marcello Sutera, hanno messo in piedi il progetto Nemico invisibile. Un’idea che esisterà finché ci sarà l’emergenza, con l’obiettivo di aiutare l’Auser, l’Associazione per l’invecchiamento attivo che offre sostegno agli anziani (per donazioni Iban IT67X0311103253 000000010815), grazie alle somme raccolte attraverso canzoni messe a disposizione sulle piattaforme digitali. L’iniziativa è partita con il brano Il nostro tempo che, oltre a Minetti e Biondi, ha visto la partecipazione di Dodi Battaglia, Petra Magoni, Gaetano Curreri, Andrea Callà e Paul Maunick. Quando avete deciso di muovervi? [MB] Sono in quarantena con la mia famiglia da fine febbraio: abbiamo capito subito la pericolosità del nemico invisibile.
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110 mila 750 mila 140 milioni € finanziati in 11 anni 4,7 milioni € 3,5 milioni €
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E LA VITA BUSSÒ IL COMPOSITORE, PRODUTTORE E CANTAUTORE MARIO LAVEZZI FESTEGGIA I 50 ANNI DI CARRIERA CON UN LIBRO E UN COFANETTO DI SUCCESSI
C’
è poco da fare: la storia della musica italiana va di pari passo con la carriera di Mario Lavezzi, cantautore prolifico e fortunato. Tra le sue composizioni ci sono le hit E la luna bussò e In alto mare portate alla ribalta dall’ex compagna Loredana Bertè, È tutto un attimo, interpretata da Anna Oxa, Vita, intonata da Lucio Dalla e Gianni Morandi, Stella gemella di Eros Ramazzotti. In mezzo secolo le produzioni non si contano e la sua vita è stata così piena di avvenimenti e coincidenze da meritare di essere celebrata con un libro, E la vita bussò (Morellini Editore, pp. 136, € 14,90), e un cofa-
netto omonimo (pubblicato da Nar International e Artist First) che contiene 58 successi scritti, prodotti o interpretati dall’artista e un brano inedito, Canti di sirene, firmato con Franco Califano. L’esistenza di Lavezzi è fatta di entusiasmi e batoste. Gli inizi nella storica band I Camaleonti per sostituire Ricky Maiocchi, una gioia svanita quando è costretto a lasciare il gruppo per il servizio di leva. Poi la voglia di fare musica lo spinge a comporre un brano, Il primo giorno di primavera, che sarà uno dei più grandi successi dei Dik Dik e lo farà diventare tra gli autori e produttori più celebri del Belpaese. Che effetti pensa avrà il Covid-19 sulla musica? Vorrei che la fase successiva al coronavirus portasse una spinta planetaria a rompere i legacci col passato. Come dopo la guerra, quando l’umanità intera ha sprigionato, in tutti settori, una creatività inimmaginabile. Un’esigenza che si espresse nell’arte figurativa, nella moda, nel design, nel cinema e nella musica. È stato come un nuovo Illuminismo. In che acque naviga il mercato discografico? La tecnologia l’ha devastato: oggi tutta la musica è negli smartphone e su Spotify, la scarichiamo. Non ha quasi più senso fare un album. Quasi nessuno ascolta un disco per intero e lo mette nei propri dispositivi. Le case discografiche non hanno più le risorse economiche di una volta. Un tempo i contratti per gli artisti erano di sette anni o sette album. Se poi al terzo disco non succedeva nulla, la major poteva rescindere l’accordo. La musica aveva la possibilità di durare nel tempo. Oggi passa e va, è liquida.
C’è un’artista su cui punta da produttore? Emily Litta, una ragazza italiana che ha una cultura non indifferente, perché ha vissuto in Inghilterra e in Australia. L’ho portata alla Sony, le hanno proposto di partecipare alle selezioni di X Factor, ma ha rifiutato perché ha in mente un modello britannico e sperava che la casa discografica fosse interessata al di là del talent. Invece non è stato così: questi show contengono i costi perché la promozione è già pronta. Fortunatamente, grazie al web e alle etichette indipendenti, sono usciti artisti come Calcutta. Anche lei aiuta i nuovi talenti con il contest Campusband… Scegliamo quattro interpreti, altrettanti cantautori e quattro gruppi. Diamo loro la possibilità di fare un video e registrare un inedito. Gli facciamo mettere un primo mattone e, devo dire, che sono rimasto piacevolmente sorpreso: sono tutti davvero meritevoli. G.B. mariolavezzi.com/wordpress Mario_Lavezzi mariolavezzi
Cover del cofanetto E la vita bussò
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© Sant’Agostino
WHAT’S UP
LA MUSICA CONTINUA Chigiana International Festival 2019
di Sandra Gesualdi sandragesu sandragesu
« L’
Accademia Chigiana non abbandona il suo pubblico e non smette di fare musica in questo difficile momento». Parole di Nicola Sani, compositore e direttore artistico della storica accademia senese. Cancellati gli eventi dal vivo, per le inevitabili misure restrittive, la risposta per non interrompere la stagione è stata l’iniziativa Chigiana stops Covid-19. Una serie di concerti inediti trasmessi in streaming su YouTube, poi lasciati liberamente disponibili. Tanti gli appuntamenti in corso, che si protrarranno fino all’inizio dell’estate. Così, anche la storica Accademia Chigiana è in rete. In questi anni abbiamo investito molto nel digitale, lavorando per convertire tutto il nostro archivio. Questo ci ha per-
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messo, durante la quarantena, di essere pronti a rimodulare la nostra programmazione on demand e di continuare a essere vivi, attivi e di promuovere il nostro festival. La musica per tutti, prima di tutto. Che cosa prevede il programma? Dodici concerti inediti, che si sono tenuti negli ultimi tre anni durante il Chigiana International Festival, la stagione Micat in Vertice e la rassegna Tradire, trasmessi per la prima volta live in broadcasting. Quali gli appuntamenti imperdibili? Quelli del 7 e 8 maggio con Antonio Meneses, uno dei più grandi violoncellisti, in Bach to Brasil, che accosta le Suite del celebre compositore alle opere di artisti brasiliani contemporanei. Il 29 maggio e il 5 giugno, invece, presentiamo i due giovani finalisti del Premio Chigiana: il pianista Arseny Tarasevich Nikolaev e la violoncellista Ella van Poucke. Talenti destinati ai palchi internazionali. Che valore ha la cultura in questo momento? Fondamentale. La musica, nello specifico, racconta il tempo ed è importante quando ci sembra fermo, sospeso. È una lingua universale e fa ben comprendere i problemi di tutti. Questo ha un significato forte nelle difficoltà. Quanto è importante lo spettacolo dal vivo? L’ascolto live è imprescindibile. Concerto vuol dire essere una comunità che ode e
suona insieme e vicino. La riproduzione è un binario parallelo, ma mai sostitutivo, le soluzioni online sono eventi straordinari di supporto. Claudio Abbado faceva sempre registrare i suoi concerti come momenti di qualità. Cosa lascia il tempo del Covid-19? Un intervallo e un suono sospeso, quello del silenzio che avvolge tutto. chigiana.org AccademiaChigiana AccademiaChigiana chigiana
© Imeb Bourges
NICOLA SANI, DIRETTORE ARTISTICO DELL’ACCADEMIA CHIGIANA, PRESENTA IL NUOVO CICLO DI CONCERTI IN DIRETTA STREAMING
Nicola Sani
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UN TRENO DI LIBRI
Invito alla lettura di Alberto Brandani [Presidente giuria letteraria Premio Internazionale Elba-Brignetti]
In viaggio con il Prof
IL SILENZIO DELLE RAGAZZE IL MOVIMENTO ME TOO AL TEMPO DELLA GUERRA DI TROIA, RACCONTATA DALLE SUE SCHIAVE MUTE. CAPACI DI GUARDARE OGNI COSA CON ALTRI OCCHI E CON ALTRO CUORE
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uando Limesso, piccola città alleata di Troia, viene distrutta dai greci, Briseide, figlia di un re, viene catturata come tutte le altre donne e consegnata come un trofeo al grande Achille. A 19 anni diventa schiava, concubina, infermiera, pronta a soddisfare ogni desiderio del suo padrone. È lei il premio di guerra di Achille il Pelide, proprio colui che ha letteralmente “macellato” tutta la sua famiglia. L’epica guerra di Troia è sempre una magnifica storia da leggere, una storia che parla di eroi, semidei, sconfitti, malvagità. E di donne, schiave e regine. Qui, dove tutto comincia con una donna e per una donna, le donne sembrano mute, asservite. «Alle donne si addice il silenzio», si legge nel romanzo di Pat Barker, che si è posta l’obiettivo di raccontarci la guerra di Troia con gli occhi delle schiave. L’impianto è teatrale, quasi si colgono le quinte di scena che di momento in momento legano la storia. È un manifesto femminista, crudo e violento, una perfetta sceneggiatura per un film di Quentin Tarantino, trucido e splatter, con ossa, budella e topi morti a iosa che vanno avanti per pagine e pagine. Sappiamo bene che le descrizioni di guerra sono tremende anche nei grandi classici, ma pure che le frasi più celebri della letteratura si costruiscono per sottrazione. «La sventurata rispose» di manzoniana memoria non
è forse quel che resta dopo che Manzoni ebbe sottratto pagine e pagine? Attraverso il racconto disincantato e verace di Briseide, entriamo nell’accampamento greco dove si aggirano Agamennone, Patroclo e Ulisse. I loro sentimenti, le loro turbe, le passioni. E ci sembrano meno dèi e più semplicemente uomini. Pat Barker ha cercato di dare voce a quei soggetti della storia che mai ne hanno avuta: le donne mute della terribile guerra di Troia, capaci di guardare ogni cosa con altri occhi e altro cuore. Eppure, riflettendo attentamente, cogliamo che con il tempo ogni confine nell’accampamento acheo è destinato a sfumarsi, ogni separazione sembra sfaldarsi fra chi condivide la stessa condizione umana. La posizione dei guerrieri achei è ben diversa da quella delle schiave troiane, ma alla fine il destino di tutti, uomini e donne, vincitori e sconfitti, è subordinato alla stessa logica violenta e disperata della guerra. È in questo contesto che può nascere e materializzarsi un sentimento affettuoso verso il proprio rapitore o un gesto ospitale verso il più acerrimo nemico. Ed è qui che, al di là delle intenzioni dell’autrice, svettano i tre protagonisti di un romanzo che colpisce al cuore. Di Briseide abbiamo già detto, ma non possiamo dimenticare il grande amore che suscita Patroclo in lei e presso Achille: un bimbo strappato alla sua famiglia per un tra-
gico gioco finito male. E che dire della splendida malinconia di Achille, abbandonato a sette anni dalla madre, che si immerge possente nel mare nella speranza di carpirne qualche frase? Nell’animo dei tre protagonisti, in particolare di Achille e Patroclo, scende un pianto disperato che viene recuperato come visione onirica della vita e balsamo lenitivo delle angosce, delle paure e malinconie di noi comuni mortali. Sono pagine e sensazioni che, per dirla in gergo teatrale, "valgono il biglietto".
Einaudi, pp. 352 € 18,50 29
UN TRENO DI LIBRI
BRANI TRATTI DA IL SILENZIO DELLE RAGAZZE
© Alex Bailey WARNER BROS/ANSA-CD
[...] Lo vidi alzarsi, riempire la sua coppa e porgermene un’altra. – Lo aspetterai alzato? – chiesi. – Penso di sì: di solito lo faccio. Non saprei dirvi perché Patroclo avesse tanta paura delle notti in cui Achille andava in cerca di sua madre. So soltanto che era così. Il fuoco era quasi spento. Patroclo gettò un altro ciocco, che mandò fumo per qualche istante prima che le fiamme cominciassero a consumarlo. L’unico rumore a rompere il silenzio era quello di un cane che si grattava il collo. Più da lontano, appena percettibile, giungeva il mormorio dell’acqua. Quella bonaccia innaturale non accennava a finire, e le onde si allungavano lente sulla battigia. Avvertivo, oltre le pareti della sala, l’esasperante immensità del mare e del cielo. Una calda oscurità incombeva su di me, e pensai quanto sarebbe stato facile spazzare via tutto ciò che i miei occhi vedevano: un padiglione di legno massiccio, un uomo e una donna seduti insieme accanto al fuoco. – Una volta l’ho sentito parlare con lei, – dissi. – Non capivo
niente –. Tacqui, e poiché anche lui taceva aggiunsi: – Ma gli risponde, qualche volta? – Oh, sì. – Sono molto affezionati l’uno all’altra? – Difficile a dirsi. Lei se n’è andata quando Achille aveva sette anni –. Un’altra pausa, poi: – A quanto pare, adesso sembra più giovane del figlio. – Sarà stato difficile abbandonare un bambino così piccolo, – azzardai, procedendo a tentoni. – Non saprei; forse sì. Il fatto è che lei non sopportava quel matrimonio, non era stata lei a sceglierlo, nessuno aveva chiesto il suo parere... Probabilmente ne era alquanto disgustata. E ha condizionato anche... insomma, l’avrai notato, no? Avrai avvertito in lui una certa... ripugnanza? Eccome se l’avevo avvertita, ma non osai approfondire il tema. Temevo che mi facesse troppe confidenze, di cui in seguito avrebbe potuto pentirsi. Patroclo mi sorrise. – Tu gliela rammenti, – disse. – Io gli rammento sua madre? – Dovresti esserne lusingata. In fin dei conti è una dea. – Proverò. Stava ancora sorridendo, e il sorriso metteva in evidenza il naso fratturato. Chissà se c’era un giorno in cui, guardandosi allo specchio, non gli veniva in mente il momento più orribile della sua vita.
Brad Pitt nei panni di Achille nel film Troy 30
– Sai che potrei convincerlo a sposarti? Scossi la testa. – Nessun uomo sposa la propria schiava. – Invece è già successo. – Potrebbe sposare la figlia di un re. – Potrebbe, sì; ma non ne ha bisogno. Sua madre è una dea, suo padre regna sui mirmidoni. Può fare quel che gli pare –. Un sospiro trattenuto. – Potremmo tornare a casa tutti insieme. Avrei voluto rispondergli: «Tu la mia casa l’hai bruciata». Quella notte, sdraiata su un pagliericcio accanto a Ifi, ripensai alle parole di Patroclo. Certo, ci sono uomini che sposano le proprie schiave, soprattutto in mancanza di eredi legittimi, se quelle schiave gli hanno appena dato un figlio: ma quante volte è successo? Suvvia, che pensiero ridicolo. Ma poi mi venne in mente quel giorno sulla spiaggia, quando avevo visto Achille appoggiarsi al suo amico. Patroclo non esagerava: aveva senza dubbio una grande influenza su di lui. Davvero avresti sposato l’assassino dei tuoi fratelli? Tanto per cominciare, non avrei avuto altra scelta. E in ogni caso, sì, credo che l’avrei fatto. Sì. Ero una schiava, e qualsiasi schiavo farebbe di tutto, davvero di tutto, per smettere di essere una cosa e ridiventare una persona. Non so come avresti potuto. Certo che non lo sapete. Non siete mai stati schiavi. [...] La porta del mio sgabuzzino si spalancò. Patroclo entrò e tentò di cingermi le spalle con un braccio, ma lo respinsi. – Credi ancora di poterlo convincere a sposarmi? Non fece in tempo a rispondere, perché Achille chiamò dall’altra stanza: – Allora? È pronta? Patroclo mi tese la mano. Io la presi come sapevo di dover fare, e mi lasciai condurre nella sala. Gli araldi stavano già indietreggiando. Alzai gli occhi verso Achille e, con mia grande sorpresa, vidi che aveva le guance rigate di lacrime. Niente singhiozzi, certo: solo due rivoli silenziosi che non osava asciugarsi per non ammetterne l’esistenza. Dunque Achille piangeva, mentre mi portavano via. Lui piangeva, non io. Sono passati anni, e ormai non ha più importanza, ma ne sono ancora orgogliosa. Quella notte, però, piansi anch’io. [...] All’improvviso Aiace balzò in piedi. Immaginai che avesse riconosciuto qualcuno dentro il padiglione e mi voltai nella direzione del suo sguardo, ma non c’era nessuno, e quando riportai gli occhi su di lui lo vidi a terra. Stava disteso lì, con le ginocchia rimboccate al petto, e frignava come un neonato. Achille, immobile, aspettò che l’attacco facesse il suo corso finché, finalmente, Aiace non riprese il controllo di sé e tornò a sedersi al tavolo. Nessuno di loro fece commenti: ripresero la partita come se nulla fosse accaduto. Tutto l’episodio, dall’inizio alla fine, era durato ben poco. Anche Tecmessa era stata sul punto di alzarsi in piedi, ma poi si era riaccomodata sulla sedia e aveva allungato la mano verso l’ennesima noce al miele.
© Gabriele Maltinti/AdobeStock
Un assaggio di lettura
La statua di Patroclo e Menelao, Loggia dei Lanzi, Firenze
– Dorme poco o niente, – raccontò, – e ha degli incubi orrendi. L’altra notte ha sognato che un ragno lo mangiava: si è svegliato urlando, ha detto che sentiva il rumore delle mandibole e tutto il resto. E se gli chiedo cosa c’è che non va... – Non te lo dice? – Certo che no! Secondo lui dovrei stare zitta e sopportare, e se provo a parlarne salta su a rimproverarmi che «alle donne si addice il silenzio». Non c’era una sola donna di mia conoscenza che non fosse cresciuta sentendosi ripetere quella frase. [...] Tutto il suo amore, tutta la sua tenerezza, vanno al padre. Achille è, per prima cosa, il figlio di Peleo, ed è così che è noto all’esercito acheo: Pelide è da sempre il più famoso dei suoi appellativi. Ma è soltanto la sua identità pubblica. Quando è solo, specie in quelle mattine solitarie in riva al mare, sa di essere, inevitabilmente, il figlio di sua madre. Teti se n’è andata poco prima che lui compisse sette anni, l’età in cui un bambino lascia le stanze delle donne ed entra nel mondo degli uomini. Forse è per questo che sente di non aver mai completato il passaggio, anche se molti dei guerrieri che hanno combattuto al suo fianco si stupirebbero alquanto nel sentirglielo dire. 31
UN TRENO DI LIBRI
Un assaggio di lettura
Ma non lo dice, ovvio. È un difetto, una debolezza, e lui sa come tenerla ben nascosta al mondo. Solo di notte, mentre vaga tra il sonno e la veglia, Achille torna a immergersi nell’oscurità salmastra del ventre di sua madre, e il lungo errore di quella vita mortale è finalmente cancellato. [...] Esce sulla veranda e chiama a gran voce Alcimo, che arriva di corsa, pallidissimo, temendo di aver fatto qualcosa di grave, un tragico errore: aver lasciato, per esempio, un granello di polvere sullo scudo miracoloso. Achille versa da bere al povero ragazzo, lo fa sedere nel vestibolo (parlargli davanti a Briseide non sarebbe gentile) e cerca di spiegarsi. Alcimo è talmente sollevato di non essere nei guai che fissa il suo comandante con gli occhi fuori dalle orbite. È chiaro che non ha capito una parola. – Se dovessi morire... – ripete Achille. Questa parte del messaggio, almeno, sembra arrivare a destinazione, anche se lì per lì il ragazzo non dice nulla, si limita a scacciare le parole con le mani come se non avesse mai sentito niente di più orribile. «Via, se riesco ad accettarlo io puoi riuscirci anche tu, no?» pensa Achil-
Achille e Briseide Affresco da Pompei, Casa del Poeta tragico, Mann inv. 9105 Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo - Museo Archeologico Nazionale di Napoli © Luigi Spina
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le, che comincia a spazientirsi. – Se dovessi morire, – ripete. Alcimo è sgomento. – Non ho detto che morirò; non ho nessuna premonizione, niente del genere... – Infatti non è una premonizione: lo sa con certezza. – Voglio solo fare qualche progetto sensato per il futuro. Alcimo lo guarda a bocca aperta. – Briseide è incinta –. «Ah, questo l’ha capito», pensa Achille vedendolo cambiare espressione. – Se dovessi morire, voglio che tu la sposi e... – Solleva una mano. – Se. Ho detto se. Voglio che tu la accompagni da mio padre. Il bambino dovrà crescere in casa di mio padre. Hai capito? – È un onore che non merito, – balbetta mogio Alcimo. – Ma farai ciò che ti ho detto? – Sì. – Lo giuri? – Sì, certo, lo giuro –. Poi: – Lei lo sa? Achille scuote la testa. – No, non c’è bisogno di dirglielo adesso. È sufficiente che lo sappiamo tu e io. Augura la buonanotte ad Alcimo e torna nelle sue stanze. Briseide si è seduta sul letto e lo sta ancora aspettando. Per un istante è tentato di raggiungerla, ma il suo umore è cambiato: al calar delle ombre si è fatto piú cupo. Perciò va a sedersi accanto al fuoco, imbraccia di nuovo la lira e gli torna in mente la canzone che stava componendo insieme a Patroclo prima che morisse. Aveva avuto una parte così importante nelle loro ultime sere insieme, che ancora adesso non è sicuro di poterla suonare. In effetti gli bastano le prime note per sciogliersi in lacrime. Qualche istante dopo, però, ci riprova, e questa volta arriva alla fine. Solo che la fine non c’è. Ecco, ora ricorda: era lì il problema, giusto? Non era mai riuscito a finirla, quella benedetta canzone. E Patroclo non gli era stato d’aiuto. «Non capisco cos’abbia che non va: a me sembra perfetta così». La suona un’altra volta, consapevole dello sguardo di Briseide e anche – innegabilmente, intensamente consapevole – della presenza di Patroclo, seduto sulla sedia accanto al fuoco. Perché da qualche giorno, da quando Achille ha ripreso a suonare la lira, Patroclo si è intenerito e viene a trovarlo ogni sera. È davvero difficile trattenersi dal chiedergli se la canzone gli piace, ma del resto lo sa benissimo. L’ha sempre saputo. «Per gli dèi dell’Olimpo, non puoi suonare qualcosa di più allegro? Sembra un lamento funebre!» Achille sorride al ricordo e la suona daccapo, arriva per l’ennesima volta alla stessa, penosa sequenza di note. La quiete dopo un temporale: gocce di pioggia che stillano da un ramo sporgente, che cadono (plic-ploc) nel torrente impetuoso... «Sì, sì, ma dopo?» E all’improvviso capisce: niente. Dopo non c’è niente, perché va bene così, la fine è quella. Lo è sempre stata, solo che lui non era pronto a capirlo. Per esserne sicuro (gli sembra troppo facile, troppo comodo) ricomincia dall’inizio, la suona un’altra volta. No, è giusto: la canzone deve finire così. Guarda Briseide. – Va bene, – le dice, toccando le corde che ancora vibrano. – È finita.
Lo scaffale della Freccia LA NUOVA STAGIONE Silvia Ballestra Bompiani, pp. 276 € 17 Si narra che la Sibilla, adirata contro le fate che si attardavano a ballare il salterello con i pastori, avrebbe scagliato loro le pietre che divennero poi il paese di Arquata del Tronto: pietre destinate a rotolare di nuovo, drammaticamente, durante il terremoto. Le sorelle Nadia e Olga si sentono a casa proprio qui, in questa terra che si muove, e che scendendo dai monti Sibillini verso il mare si fa campagna.
L’UOMO CHE SCRISSE LA BIBBIA Marco Videtta Neri Pozza, pp. 240 € 17 La storia di William Tyndale il Traduttore, l’uomo che scrisse il libro più letto nella storia dell’Occidente: la Bibbia in inglese. Una storia popolata da sicari, vescovi oltranzisti, avidi mercanti, subdoli traditori, alchimisti e re, ambientata in una delle epoche più turbolente, complesse e avvincenti che l’Europa abbia conosciuto: la prima metà del ’500.
LE CREATURE Massimiliano Virgilio Rizzoli, pp. 240 € 18 La donna si fa chiamare Leonessa. È lei a mandare avanti una casa famiglia illegale nella periferia napoletana, dove vivono i figli dei clandestini che possono permetterselo. Sta contando delle banconote, mentre alle sue spalle un dobermann ringhia legato alla catena. Liu deve lavorare fuori città e non può tenere suo figlio con sé: paga, lo lascia e se ne va.
ALTAN (AUTOBIOGRAFIA NON AUTORIZZATA) Altan e Roberto Moisio Skira, pp. 184 € 19,50 Nato a Treviso, in piena Seconda guerra mondiale, Altan ama disegnare e raccontare storie illustrate fin da piccolissimo. In questa conversazione tira fuori dal cassetto progetti mai visti e lavori divenuti iconici, offrendo al lettore il suo modo di vedere il mondo. Il libro è un’occasione per scoprire il fumettista, papà della celebre cagnolina Pimpa, e il suo percorso di vita. G.B.
UNA LETTERA PER SARA Maurizio De Giovanni Rizzoli, pp. 304 € 19 Terzo capitolo della storia che ha riscritto il noir al femminile. Al centro della vicenda una donna misteriosa, “invisibile”, con un passato nei servizi segreti, capace di leggere le labbra e interpretare il linguaggio del corpo. Questa volta dovrà affrontare un’indagine particolarmente pericolosa, che scivola nella memoria collettiva e criminale di un intero Paese. G.B.
TUTTI I RACCONTI Bernard Malamud Minimum Fax, pp. 1004 € 30 La produzione di racconti ha accompagnato l’intera carriera di questo autentico faro della letteratura ebraico-americana. Nonostante il successo sia arrivato con romanzi come L’uomo di Kiev, la critica lo ha sempre definito un maestro della narrazione breve. In questo volume sono raccolti tutti i 55 gioiellini che Malamud ha scritto tra il 1940 e il 1982. G.B.
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VOCI D’ L
e lunghe settimane della quarantena hanno fermato il tempo, stravolto abitudini e limitato libertà che prima apparivano scontate, arrestando processi sociali ed economici. Le città sono state fortemente colpite. Piazze deserte, saracinesche abbassate, vie centrali inanimate, fab-
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briche chiuse. Mentre la natura si è ripresa pezzi urbani e mari turistici. Sindaci e presidenti di Regione si sono trovati in prima linea per far fronte all’emergenza sanitaria, alle perdite umane e, con il passar dei giorni, al blocco economico.
ITALIA Da nord a sud, hanno descritto l’estenuante lavoro per gestire comunità e territori al tempo del coronavirus, illustrando provvedimenti e impegni per far ripartire il futuro. Introdotti da Antonio Decaro, alla guida dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani e sindaco di Bari, e da Stefano Bo-
naccini, a capo della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e presidente dell’Emilia-Romagna, hanno tutti ribadito la necessità di una collaborazione tra i vari livelli istituzionali. Con una certezza condivisa: è necessario ripensare il modello di società al quale eravamo abituati. E ripartire dall’Italia.
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STEFANO BONACCINI
[PRESIDENTE REGIONE EMILIA-ROMAGNA E CONFERENZA REGIONI E PROVINCE AUTONOME] di Andrea Radic
Andrea_Radic
andrearadic2019
«Saremo in grado di convivere con il virus, come siamo stati capaci di rispettare le misure attuate in quarantena». Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, punta alla concretezza e alla consapevolezza, quali cardini della ripresa, insieme al rilancio economico e al sostegno a famiglie e lavoratori. «A questo proposito, abbiamo già stanziato 350 milioni», precisa. Presidente, quali iniziative e strategie metterete in campo per consentire la ripartenza e il ritorno a una vita sociale? La priorità resta la salute dei cittadini. Non possiamo vanificare i risultati ottenuti grazie soprattutto alle misure di distanziamento sociale e all’impegno di tutti i cittadini. L’allerta resta alta ma, nel frattempo, siamo al lavoro per
la ripartenza: in attesa di un vaccino o di una cura, saremo costretti a convivere con il virus, ma lo faremo, ne sono convinto. Ognuno di noi si è abituato a misure di prevenzione e igiene che ci aiuteranno anche quando saremo tornati gradualmente alla nostra quotidianità, che vivremo comunque in maniera diversa. Più attenta, appunto. Quanto alla ripartenza economica, il Governo è chiamato a mettere a punto linee guida nazionali. In Emilia-Romagna abbiamo già definito insieme a tutte le parti sociali modalità condivise per riaprire garantendo la sicurezza a lavoratori e lavoratrici in alcune filiere produttive, soprattutto quelle che guardano all’export. Quali passi per sostenere un’economia drammaticamente piegata dall’emergenza? Abbiamo già deciso misure per oltre 350 milioni di euro per il sostegno a famiglie, lavoratori, imprese, studenti e nuovi Stefano Bonaccini 36
© Branislav Petkovic/AdobeStock
«Stiamo lavorando a un piano regionale di rilancio che preveda modalità di riapertura sicure, oltre a misure nazionali come fondi a sostegno del turismo, accesso al credito, bonus vacanze»
Modena
investimenti. Oltre a prorogare bandi e scadenze e anticipare tutti i pagamenti possibili e i trasferimenti ai Comuni, soprattutto per nidi d’infanzia e welfare. In un momento così difficile, la leva pubblica è cruciale, è lo strumento più importante per una politica anticiclica che sia davvero efficace. Per questo stiamo definendo un piano di investimenti e opere pubbliche da diversi miliardi di euro, già finanziati. Inoltre, serve un robusto innesto di liquidità per aiutare le imprese a farsi trovare pronte alla ripresa: a questo scopo abbiamo stretto accordi con l’Associazione bancaria italiana e Confidi, il fondo regionale per il credito alle imprese. Ma è chiaro che, più in generale, serve uno shock economico al Paese che può venire solo da ingenti risorse nazionali e, soprattutto, europee, senza condizioni e da restituire a lunghissima scadenza. Su questo Mario Draghi ha perfettamente ragione e l’Europa ha forse l’ultima occasione per
dimostrare di esistere, al di là dei vincoli di bilancio. Il turismo è un cardine del prodotto dell’Emilia-Romagna, come verrà sostenuto e soprattutto rilanciato? È un settore strategico, che in cinque anni nella nostra regione ha visto crescere il proprio Pil dall’8 a oltre il 13% e rischia di pagare un prezzo molto alto a questa emergenza. Il confronto con gli operatori è costante, per soluzioni condivise. Stiamo lavorando a un piano regionale di rilancio che preveda modalità di riapertura sicure già per la stagione in arrivo, oltre a misure nazionali decise d’intesa con il Governo, come fondi a sostegno del comparto, accesso al credito, bonus vacanze, ovvero un voucher da spendere solo in Italia. Ci adopereremo perché i turisti scelgano la nostra terra e le nostre bellezze, grazie a soluzioni innovative. L’emergenza ha mutato il suo rapporto con i cittadini? La responsabilità è enorme. Come ho già detto, non pos37
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Stefano Bonaccini visita l'ospedale da campo a Piacenza
siamo nemmeno permetterci di piangere, dovendo gestire una situazione senza precedenti e, nello stesso tempo, indicare soluzioni che diano una prospettiva per il dopo, per il futuro. La crisi credo abbia dimostrato quanto sia importante conoscere a fondo il territorio che si amministra, per applicare tempestivamente provvedimenti difficili, ma decisivi per rallentare il contagio. Mi riferisco all’istituzione della zona rossa a Medicina, nel Bolognese, o alle misure più restrittive sul distanziamento sociale e le attività economiche, prese nelle province di Piacenza e Rimini. Cosa resterà di questa esperienza? Non è finita, abbiamo ancora tanto lavoro da fare. Sono però convinto che la nostra vita conoscerà un prima e un
© Giorgio Benvenuti/ANSA
Medicina (BO)
dopo la pandemia. Abbiamo capito l’importanza di un servizio sanitario pubblico, universalistico, che cura chiunque, senza chiedere quanti soldi hai in tasca o da dove vieni. Almeno questo è quanto successo qui, in Emilia-Romagna, con la prova straordinaria data dalla nostra sanità regionale e da chi ci lavora. Ricordiamocelo quando sarà finita e dovremo ripartire da una cosa su tutte: investire nel sistema sanitario nazionale. Se dovesse interpretare con un’immagine, o un singolo momento, quanto accaduto, quale sarebbe? La decisione di chiudere il comune di Medicina è stata fra le più difficili da quando sono presidente della Regione. L’abbiamo presa di fronte ai dati medico-scientifici che indicavano un contagio molto preoccupante, per salvaguardare l’area metropolitana di Bologna dove abita quasi un terzo dei cittadini dell’Emilia-Romagna. Abbiamo chiuso i punti d’accesso la notte, senza alcun preavviso, per evitare che le persone potessero andarsene. Non avrei mai immaginato di trovarmi un giorno in questa situazione, ma la storia credo ci dirà che abbiamo fatto bene. Anche grazie alla collaborazione commovente dei cittadini di Medicina e del loro giovane sindaco Matteo Montanari. Non appena tornerà un po’ di serenità e i suoi impegni lo consentiranno, dove andrà a farsi una bella passeggiata? Intanto riabbraccerò i miei genitori senza dover avere timori. E con la mia famiglia andremo a mangiare una pizza, tutti insieme. Poi vorrei tornare a vedere il mio adorato volley dal vivo, al PalaPanini di Modena, a tifare i gialloblù insieme alle mie figlie. regione.emilia-romagna.it | stefanobonaccini.it stebonaccini sbonaccini
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ATTILIO FONTANA
[PRESIDENTE REGIONE LOMBARDIA]
È oramai sera inoltrata quando raggiungo telefonicamente Attilio Fontana. Il presidente della Regione Lombardia sta rientrando nella sua Varese, dopo un’intensa giornata dedicata all’emergenza che stiamo vivendo e che ha colpito questa zona in modo tragico. Presidente, come affronteremo il domani? La ripresa sarà particolarmente complessa, dovremo cambiare completamente alcune nostre abitudini di vita, almeno fino a quando non sarà disponibile un vaccino che ci tuteli dal virus. Dovremo coordinare la sicurezza sanitaria con la ripresa delle attività. Può sembrare semplice, ma è molto complesso, ci vorrà tempo e impegno. Avete ragionato sulle strategie per la ripresa economica? Stiamo studiando diversi scenari, ascoltando e preparando proposte, secondo il metodo di questa amministrazione. Ovvero il confronto con tutte le parti sociali, rappresen-
tanze produttive, associazioni di categoria, sindacati e università della nostra regione, per trovare risposte condivise. Vogliamo raccogliere il parere di tutti in merito ai nostri progetti. Operativamente, convochiamo il tavolo territoriale per lo sviluppo e i tavoli tematici, che si riuniscono per consegnare proposte concrete. La Lombardia metterà idee, creatività, capacità di impresa e le condividerà con il territorio. Anche se rimarrà una proposta, perché le scelte spettano poi al Governo e a livello regionale possiamo intervenire solo per stringere tali decisioni. La ripartenza avverrà in maniera omogenea in tutto il Paese? Ritengo che non si possa fare diversamente per molte ragioni, non ultima il fatto che esiste una tale interconnessione fra le attività che una ripartenza disomogenea, a pezzetti, creerebbe più confusione che benefici. Il turismo è una voce importante in Lombardia, come lo sosterrete? È una voce tanto importante quanto delicata da far riparAttilio Fontana 40
«Resterà molto da ricostruire, ma la forza morale dimostrata in questo periodo consentirà alla Lombardia di ricominciare a volare»
Una delle cappelle della Via Sacra del Sacro Monte di Varese
tire. Innanzitutto si tratterà di convincere la gente a fare un viaggio, una vacanza, una visita a una città d’arte, come faceva prima, anche se con modalità nuove, che dovranno diventare valori acquisiti per ogni singolo cittadino. Avvieremo iniziative per la promozione del turismo, per rilanciarlo insieme al settore dei ristoranti e dei bar, che stanno soffrendo in maniera drammatica. Cosa resterà a livello sociale di questa esperienza? La dimostrazione di una grande coesione, della riscoperta di essere una comunità incredibilmente importante e forte. Resterà molto da ricostruire, ma la forza morale dimostrata in questo periodo sarà quella che consentirà alla Lombardia di ricominciare a volare. La capacità di reagire alla dimensione di ciò che è accaduto è la dimostrazione della forza che i lombardi generano nei momenti di difficoltà. Che rapporto ha con i cittadini? Di condivisione e collaborazione, nonostante qualcuno cerchi di gettare ombre per incrinare questo buon rapporto. Dimostreremo la verità affinché chi ha dubbi sul nostro
operato si convinca che sono infondati. Ho apprezzato molto anche il rispetto, direi rigoroso, verso le regole e le limitazioni alla libertà, che ha confermato altrettanto rispetto per le istituzioni e per i valori alla base della società civile. Quale immagine le resterà a ricordo di tutto questo? Il pianto di un medico ospedaliero, di grande esperienza, che temeva di dover giungere a decidere quali pazienti salvare e a quali rinunciare. Le iniziative poste in essere ci hanno consentito di non arrivare mai a quel punto. Quel momento mi ha segnato in maniera molto profonda. Quando sarà possibile, dove andrà a farsi una bella passeggiata? Da Campo dei Fiori al Forte di Orino, al Sacro Monte di Varese, fermandomi in tutte le cappelle. Non so se la completerò il primo giorno, perché i muscoli sono intorpiditi, ma in due tappe senz’altro. A.R. regione.lombardia.it fontanaufficiale FontanaPres 41
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GIOVANNI TOTI
«Con la chiusura totale del Paese abbiamo potuto salvare molte persone, ora dobbiamo pensare a come ricostruire la vita al tempo del coronavirus. Tutti ci auguriamo si scoprano presto vaccino e cure antivirali efficaci capaci di aiutare i nostri medici e infermieri. Ma, senza dubbio, non possiamo pensare di salvare la popolazione dalla morte per virus e condannarla alla morte per fame». La posizione del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, è lucida e pragmatica anche se la voce è stanca e carica di un senso di responsabilità continuamente bersaglio del dolore. «Il mondo intorno a noi sta mano a mano riaprendo, con tutte le cautele del caso: Austria, Germania, Francia, Svizzera, il nord Europa. Non dobbiamo compiere atti imprudenti, né azioni sconsiderate, bensì guidare il passaggio verso un’Italia che torna a vivere e convivere con il virus». Quali sono i passi da compiere per ricominciare? In Liguria abbiamo tenuto aperti i grandi cantieri, dal ponte Morandi alle opere di difesa marittima, applican-
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[PRESIDENTE REGIONE LIGURIA]
do protocolli di sicurezza che hanno funzionato, così come i porti che hanno garantito la rete logistica e, anche su questo, abbiamo accumulato esperienza. Ora si tratta di seguire i consigli dei medici e applicarli alla realtà per tornare gradualmente alla normalità, forse non quella di prima, ma sicuramente diversa dal lockdown totale. Molte persone sono affette da patologie per le quali serve il movimento, penso ai diabetici, ai cardiopatici, ai bambini affetti da autismo, per i quali uscire di casa è una terapia. Quali strategie servono per riavviare il turismo, perno economico dell’Italia? Il turismo internazionale ripartirà con più lentezza, dobbiamo quindi puntare su quello interno che, in diverse zone del Paese, come in Liguria, è l’ossatura del business. Si tratterà di adattarsi alle regole, con più spazio, più tavoli all’aria aperta, senza bloccare le attività. Nel momento di massima emergenza sono state compiute Giovanni Toti 42
«Ricordiamoci che dopo la peste nera c’è stato il Rinascimento, il momento forse più alto della storia dell’uomo»
Porto Venere (SP)
delle ingiustizie: perché consentire la coda all’ingresso di un supermercato e non di un negozio che vende pizza al taglio? Esistono mestieri che si svolgono in solitudine come il falegname, il giardiniere, il florovivaista, il pescatore o il piccolo imprenditore edile: vanno riavviati. Come è stato in questo periodo il suo rapporto con i cittadini? Di continuo contatto, le persone hanno bisogno di dosi massicce di informazioni: non bisogna nascondere nulla, anche quando vi sono incertezze, meglio ammetterle, come si fa in una buona famiglia. Il tema dell’informazione e del saper affrontare le difficoltà, condividendo le scelte sulla base delle informazioni conosciute, è stato fondamentale. Cosa resterà di questa esperienza a livello sociale? Tanto dolore in molte famiglie. Ricordiamoci che l’umanità ha superato nel 1300 la peste nera e il successivo periodo ha generato il Rinascimento, il momento forse
più alto della storia dell’uomo dal punto di vista artistico e scientifico. Mi auguro sapremo farne tesoro, anche se vedo una certa timidezza della politica, priva del potere di sintesi che le è proprio. Spero che dal punto di vista dell’organizzazione sociale, della semplificazione burocratica, dello sviluppo digitale, tutto questo ci dia una spinta a fare di più e meglio. Qual è l’immagine che le resterà vivida in mente? La bardatura di quei medici e infermieri impegnati a combattere il virus, fatta di mascherine e copri occhi. Ne abbiamo fatto una campagna, per dire loro grazie. Superata l’emergenza e ritrovata un poco di serenità, dove andrà a fare la prima passeggiata? Sul mare della nostra Liguria, magari a Porto Venere, una tra le più belle camminate. A.R. regione.liguria.it giovatoti giovatoti
GiovanniToti 43
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NELLO MUSUMECI
[PRESIDENTE REGIONE SICILIANA] di Elisabetta Reale
«Dobbiamo ripartire lentamente, in sicurezza, ma presto». Guarda al futuro il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, e prova a segnare i primi passi verso una possibile normalità. Per fare fronte all’emergenza sanitaria da Covid-19 ha dovuto adottare provvedimenti drastici, ammette, «seguendo la linea della fermezza e del rigore». Ma alla fine, aggiunge, «i numeri mi hanno dato ragione. I siciliani sono un popolo tollerante e aduso al sacrificio». Di questa esperienza «resta l’insegnamento di organizzare ogni cosa per essere sempre puntuali e pronti all’evenienza, anche la meno immaginabile», precisa il governatore. Qual è l’immagine o l’episodio che le è rimasto più impresso in questo periodo particolare? Tutto quello che è accaduto in queste settimane è stato diverso e inedito. In particolare, mi è rimasta nella mente l’immagine dei pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva, durante i miei sopralluoghi in alcuni ospedali dell’Isola, e la visione triste e malinconica delle città deserte. Sembrava di essere in un set cinematografico. Che cosa resterà a tutti noi di questa esperienza? E come cambierà, magari in meglio, il futuro della Regione? Nello Musumeci
Palazzo d’Orléans, sede della presidenza della Regione Siciliana, Palermo
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«Per il 2020 dovremo accontentarci di un turismo autoctono, con incentivi che puntano a valorizzare anche le località finora estranee agli itinerari ufficiali» Teatro Massimo
Nulla sarà più come prima. Questa epidemia, la più insidiosa e drammatica degli ultimi cento anni, ci ha posto di fronte alla fragilità della modernità e del progresso e ci ha fatto capire che non tutto è sempre e comunque dovuto. Spetta al mio governo, insieme al Governo nazionale, avviare un Piano di ricostruzione economica e sociale che faccia ripartire l’Isola e ridoni speranza ai rassegnati. Com’è stato il suo rapporto con i cittadini in queste settimane Ho dovuto adottare provvedimenti drastici, seguendo la linea della fermezza e del rigore. La gente si è divisa in due partiti: quello che ha condiviso la mia condotta e quello, assai minoritario, che la riteneva superflua. Alla fine i numeri mi hanno dato ragione. Cosa le resta di questa difficile esperienza, come uomo e come governatore? È stata veramente complessa. Non avevo messo in conto di dover gestire una fase così drammatica. Resta l’insegnamento di organizzare ogni cosa per essere sempre pronti e puntuali all’evenienza, anche la meno immaginabile. Serve un Piano di previsione e prevenzione capace di neutralizzare anche quello che solitamente non rientra nei normali programmi di governo. I sondaggi dicono che la stragrande maggioranza dei siciliani ha creduto nella nostra azione e questo mi ripaga di notti insonni e di giornate vissute nella tensione sotto il peso di una grande responsabilità. Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare la ripartenza nei vari settori della Regione?
Abbiamo già varato una Legge di Stabilità emergenziale che prevede circa un miliardo di euro e stiamo lavorando a un Piano per la ricostruzione economica e sociale e per l’efficientamento burocratico, che presenteremo al Parlamento a metà maggio. Dobbiamo ripartire lentamente, in sicurezza, ma presto. I siciliani sono un popolo tollerante e aduso al sacrificio. Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire il turismo nei mesi a venire? Nonostante le previsioni rosee dei primi dell’anno, per il 2020 dovremo accontentarci di un turismo autoctono, che può comunque consentire alle imprese di tornare a respirare. Abbiamo acquistato alcuni pacchetti, che consegneremo ai tour operator, con incentivi che puntano a valorizzare anche le località turistiche finora estranee agli itinerari ufficiali. Dove vorrebbe andare e cosa non vede l’ora di fare non appena potremo considerarci fuori dall’emergenza? Mi pare giusto riprendere il mio ruolo a Bruxelles, all’interno del Comitato delle Regioni, e far valere le legittime richieste delle comunità meridionali. Mi mancano le rare, ma intense, uscite serali con i miei collaboratori, davanti a una pizza o a un piatto di pesce. Lo faremo presto, in rigorosa sicurezza, ovviamente. regione.sicilia.it | nellomusumeci.it regionesiciliana Regione_Sicilia nellomusumeci.page Musumeci_Staff 45
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ANTONIO DECARO
[SINDACO DI BARI E PRESIDENTE ANCI]
di Alessandra Passeri
Mentre i delfini tornano a guizzare nelle acque del porto e le vie del centro sono deserte, Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci - Associazione Nazionale Comuni Italiani, lancia un augurio dalla sua città, bella e silenziosa: «Tutti daremo valore al primo abbraccio che potremo dare o alla stretta di mano che ci scambieremo. Perché quel giorno arrivi presto, noi sindaci abbiamo chiesto che le decisioni sulla ripartenza abbiano una regia nazionale e siano omogenee su tutto il territorio». Qual è l’immagine o l’episodio che più le è rimasto impresso in questo periodo particolare? Subito dopo il provvedimento del Governo con le disposizioni per il contenimento del contagio, mi ha sconvolto attraversare le strade cittadine deserte. Vedere la città completamente spenta, dopo tutti i sacrifici che abbiamo fatto per animarla con le attività commerciali, le attrazioni turistiche, le iniziative, la riqualificazione di tante aree pubbliche, è stato per me un colpo al cuore.
Ho percepito forte, in quei primi giorni, una sensazione di impotenza e desolazione che non dimenticherò mai nella vita. Tutte le persone della mia generazione, nate dopo le due guerre mondiali, hanno dovuto fare i conti per la prima volta con una forte limitazione della libertà. Uno scenario che mi auguro di non vedere più. Che cosa resterà a tutti noi di questa esperienza? E come cambierà, magari in meglio, il futuro della città? Questa situazione ci ha insegnato a dare valore alla nostra quotidianità, fatta di tante cose, piccole e grandi. Ci sta facendo misurare il valore di quella libertà che oggi, di fatto, ci è negata. Così come, spero, ci insegnerà che nessuno è invincibile, indipendentemente dalla ricchezza, dalla classe sociale o dal luogo in cui si vive. Credo profondamente che questa crisi sanitaria mondiale produrrà un ripensamento collettivo sull’esistenza e la Antonio Decaro 46
«Credo profondamente che questa crisi sanitaria mondiale produrrà un ripensamento collettivo sull’esistenza e la natura dell’individuo»
Il lungomare di Bari
natura dell’individuo. A ognuno di noi è stato chiesto di essere responsabile della propria salute e di quella degli altri attraverso un sacrificio personale, a cui la stragrande maggioranza delle persone non era abituata. Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste settimane? Io con la mia comunità ho sempre cercato di dialogare in maniera sincera, senza nascondere niente, né la mia preoccupazione per il pericolo che correvamo né lo sconforto che ho provato quando mi sono commosso attraversando via Argiro, nel centro di Bari. E neppure la leggerezza del tempo libero trascorso a casa o la rabbia di fronte all’inosservanza delle regole che mette a rischio la salute di tante persone. I cittadini mi conoscono, sanno che ho sempre cercato di condividere con loro le decisioni che riguardano la nostra città.
Cosa le ha insegnato, come uomo e primo cittadino, l’esperienza che stiamo vivendo? Io sto imparando le stesse cose di tutti. Credo che daremo valore al primo abbraccio che potremo dare o alla stretta di mano che ci scambieremo. Come presidente dell’Anci, cosa ritiene più urgente fare e chiedere per tutti i Comuni italiani? Come inciderà la crisi economica indotta dall’epidemia sui servizi comunali erogati ai cittadini? E cosa occorrerà fare per preservarli? In queste settimane ho spiegato al Governo che i Comuni funzionano come le aziende e, al pari di queste, oggi non ricevono entrate perché sono stati sospesi i prelievi fiscali da cittadini e imprese. Questo, però, significa che ora non hanno la possibilità di far fronte alle cosiddette uscite e, quindi, non riescono a erogare servizi come la 47
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raccolta dei rifiuti e il trasporto pubblico urbano. Per il momento abbiamo ricevuto dal Governo i primi tre miliardi e l’impegno a monitorare lo stato dei bilanci comunali nei prossimi mesi, per valutare eventuali ulteriori esigenze. Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare la ripartenza nei vari settori della vita cittadina? La ripresa deve essere gestita con la stessa attenzione con cui è stata affrontata l’emergenza sanitaria. Sappiamo che le pressioni per la riapertura di tanti settori sono forti, e tutte legittime, ma dobbiamo ricordare che il virus non scomparirà una volta finita l’emergenza e quindi, in assenza di un vaccino, la ricaduta è dietro l’angolo. Noi sindaci abbiamo chiesto, anche per questo, che tutte le decisioni sulla ripartenza abbiano una regia nazionale e siano omogenee su tutto il territorio. Non si tratterà soltanto di decidere cosa riaprire, ma anche come farlo. Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire il turismo nei mesi a venire?
Via Sparano, centro città
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È uno di quei settori su cui la città di Bari, insieme alla Regione Puglia, ha investito maggiormente negli ultimi anni. È uno dei comparti strategici per lo sviluppo del nostro territorio e la posta in ballo è molto alta. Penso per esempio a tutte le piccole e medie imprese che hanno investito proprio nel turismo i risparmi di una vita. Anche su questo fronte attendiamo delle regole condivise su tutto il territorio nazionale, che disciplinino i comportamenti individuali e le disposizioni collettive. Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare non appena potremo considerarci fuori dall’emergenza? Mi piacerebbe svegliarmi una mattina e andare a correre sul lungomare del mio quartiere, fino a raggiungere l'insenatura di spiaggia tra gli scogli che frequentavo da bambino. E fare il bagno, senza nemmeno togliere la maglietta e i pantaloncini. comune.bari.it antdecaro
antonio_decaro
#IORESTOINITALIA
CHIARA APPENDINO
[SINDACA DI TORINO]
© Aldo Giarelli
di Cecilia Morrico
morricocecili
MorriCecili
«Ho apprezzato ancora di più il valore della comunità. Di quanto sia fondamentale creare un clima di collaborazione, di rete, di unità. Perché solo così si superano le difficoltà e si cresce insieme». Con queste parole Chiara Appendino riassume ciò che porterà con sé dalla difficile esperienza che sta vivendo la sua Torino. Sindaca della città da quattro anni, non dimentica gli episodi più duri, ma guarda al futuro per ripartire, in sicurezza, con un piano di promozione che valorizzi il territorio e gli eventi del capoluogo piemontese. Qual è l’immagine che le è rimasta più impressa in questo periodo particolare? Sicuramente i camion dell’esercito carichi di bare, una scena che non dimenticherò mai, come milioni di italiani, perché ha segnato profondamente questa pandemia. Ma, allo stesso tempo, nella tragedia si sono viste tantissime azioni di solidarietà. Piccole cose che danno speranza, come un cestino messo in un condominio dove lasciare generi alimentari. Che cosa resterà a tutti noi di questa esperienza? E come cambierà, magari in meglio, il futuro della città? Sicuramente abbiamo scoperto nuove abitudini, alcune
Chiara Appendino
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Parco del Valentino
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«Vorrei tornare a godermi la mia città: i nostri portici, le nostre piazze, i nostri negozi»
Piazza Castello
probabilmente ce le porteremo dietro e miglioreranno le nostre vite. Penso, banalmente, allo smart working. Una modalità di lavoro che porta a spostarsi meno con le automobili, a beneficio dell’ambiente. Ma gli esempi possono essere tanti. E soprattutto abbiamo capito, ancora una volta, quanto è straordinario e prezioso il lavoro della nostra Sanità e di tutte le figure che garantiscono servizi essenziali. Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste settimane? I torinesi sono stati estremamente disciplinati. La realtà è molto lontana da una narrazione che vuole gli italiani restii alle regole. E per questo devo ringraziarli: il 95% delle persone controllate durante le ultime settimane era in regola, un ottimo risultato di cui andare orgogliosi. Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare la ripartenza nei vari settori della vita cittadina? Sicuramente sarà necessario prendere ogni provvedimento per ripartire in sicurezza. Ma anche creare le
condizioni affinché, quando sarà possibile, tutti gli strumenti siano accordati al meglio per permettere al nostro territorio di esprimere il suo potenziale. Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire il turismo nei mesi a venire? Un grande piano di promozione. E dovremo valorizzare il più possibile la straordinaria opportunità delle ATP Finals, il torneo professionistico di tennis previsto a Torino nel 2021. Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare non appena potremo considerarci fuori dall’emergenza? Vorrei tornare a godermi la mia città, come tutti i cittadini. I nostri portici, le nostre piazze, i nostri negozi. E poi non mancherà un pic-nic con la mia famiglia in uno dei nostri tantissimi parchi. chiarappendinosindaca c_appendino chiara_appendino 51
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GIUSEPPE SALA
[SINDACO DI MILANO]
© Comune di Milano
di Michela Gentili
michelagentili
La città del fare si è fermata. Bloccata in un’istantanea che l'ha sorpresa nuda. Ma proprio in quell’impotenza, estranea al suo Dna, ha individuato le cellule da cui generare una nuova identità. «Questa esperienza ci sta insegnando a non dare per scontate tante piccole cose: abbiamo riscoperto il ruolo strategico della scuola, dei negozi di vicinato, il sostegno della famiglia e degli amici, la necessità del contatto con la natura», spiega Beppe Sala, sindaco della città meneghina. Che nelle strade senza voce ha faticato a riconoscere il volto di Milano. Quale immagine le è rimasta più impressa? Piazza del Duomo e la Galleria deserte: non siamo proprio abituati a vederle così, senza gente, senza turisti intenti a fotografarsi. Milano in questo momento è in stand by, vive in un’atmosfera sospesa, in attesa di riprendere con operosità ed entusiasmo gli impegni che normalmente animano e affollano le sue giornate. Oggi la nostra città si racconta attraverso le foto di medici, infermieri e operatori in prima linea nella lotta al Covid-19, attraverso i volti dei volontari che si sono attivati per consegnare spesa e farmaci ai cittadini più fragili, attraverso le code composte di persone
Giuseppe Sala
© Blue Planet Studio/AdobeStock
Galleria Vittorio Emanuele II
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© Kavalenkava/AdobeStock
«Milano avrà ricominciato davvero a vivere quando nelle nostre strade si tornerà a sentir parlare tutte le lingue del mondo» Il Duomo
con la mascherina che aspettano il proprio turno davanti ai supermercati. Sono immagini toccanti, perché raccontano il senso di responsabilità con cui tutti stiamo affrontando questa situazione di emergenza sanitaria. Come cambierà il futuro della città? La Milano post pandemia sarà più consapevole, solidale, attenta all’ambiente. Tuttavia, il lockdown ha portato allo scoperto anche alcune criticità del sistema sanitario, produttivo, sociale e tecnologico dell’intero Paese, non solo del capoluogo lombardo. La nostra città dovrà quindi studiare e attuare politiche di sempre maggiore inclusione, perché la crisi generata dal coronavirus sta mettendo in ginocchio tante famiglie. E questo è un problema che va affrontato subito. Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste settimane? Dalle istituzioni ci si aspetta di avere chiarezza e risposte, ma non sempre nell’ultimo periodo è stato così. I milanesi hanno dimostrato grande senso civico e responsabilità, rispettando le restrizioni e attenendosi alle norme imposte a livello nazionale e regionale. Ciò nonostante, per una città dinamica come la nostra, questo clima di incertezza e sospensione è una vera frustrazione. Ricevo molti messaggi, lettere, e-mail dai miei concittadini. C’è chi si lamenta, chi si sfoga, chi suggerisce soluzioni, chi si mette a disposizione. Io leggo, ascolto e cerco di rispondere con i fatti, adeguando i servizi alle nuove necessità, facendo un passo verso le loro esigenze e portandole all’attenzione dei tavoli deputati a pianificare la ripartenza. Cosa crede le resterà di questa difficile esperienza, come uomo e come primo cittadino? Da un lato rimarranno ben impressi nella mia mente la serietà e lo spirito altruistico con cui i milanesi stanno affrontando l’emergenza, dall’altro la piena consapevolezza che
la collaborazione istituzionale e la capacità di prendere decisioni sono i fari per un’azione politica diretta e concreta. Quali iniziative intende attuare per agevolare la ripartenza nei vari settori? Sono tante le azioni allo studio. Per esempio, abbiamo riaperto in sicurezza il cantiere della nuova metropolitana, la M4, e quando sarà possibile ripartiremo con altri lavori pubblici. Bisognerà ripensare il trasporto cittadino: al vaglio della task force di Vittorio Colao c’è anche l’ipotesi che il Governo finanzi l’acquisto di biciclette elettriche. E poi stiamo pensando a come attivare una sorta di summer school per aiutare le famiglie con bambini durante l’estate. Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire il turismo nei mesi a venire? Negli ultimi anni, e soprattutto dopo l’Expo 2015, la nostra politica nel settore si è concentrata sul fronte internazionale. Oggi quest'idea va rivista: occorre sviluppare un turismo di prossimità, sia sul breve sia sul lungo periodo, con una prima fase che sappia guardare al turismo lombardo e una seconda che rivolga lo sguardo all’intero Paese. Sono questi i piani che dobbiamo considerare nell’elaborare un progetto di ripartenza. Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare non appena potremo considerarci fuori dall’emergenza? Vorrei incontrare gli sguardi, finalmente sereni, dei milanesi, passeggiando per le vie di una città che si appropria pian piano di una nuova quotidianità e di una nuova normalità. E poi vorrei andare a bere un caffè nel mio bar preferito. Milano avrà ricominciato davvero a vivere quando… Nelle nostre strade si tornerà a sentir parlare tutte le lingue del mondo. comune.milano.it beppesalasindaco
BeppeSala
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LUIGI BRUGNARO
[SINDACO DI VENEZIA] di Luca Mattei - l.mattei@fsitaliane.it
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© Renato Greco
Venezia è una città stremata, colpita prima dall’alluvione di novembre 2019 e ora da un’epidemia che ha stravolto tutto. Stremata, come il suo sindaco Luigi Brugnaro, stanco, senza dubbio, ma sempre in prima linea per affrontare i problemi. «C’è stato un cambiamento epocale, siamo passati dalle folle per il Carnevale al vuoto assoluto. Ora resistiamo, però non so quanto potremo andare avanti così. Lanciamo un grido d’aiuto, con grande umiltà, per far fronte a una mancanza nel bilancio di oltre 110 milioni di euro». Qual è l’episodio che le è rimasto più impresso di questo periodo? Ce ne sono veramente tanti, ma tutti legati dal grande senso di comunità che si è sviluppato naturalmente tra di noi quando abbiamo iniziato ad avere notizia di decessi, contagi e rischi di implosione per la struttura sanitaria. Si è diffusa la paura nella gente, ma dando notizie positive abbiamo evitato che si trasformasse in panico. Com’è cambiato il rapporto con i cittadini?
Luigi Brugnaro 54
Il Comune è diventato ancora di più un riferimento per le persone, per esprimere sensazioni, angosce, paure. Abbiamo messo a disposizione un numero unico, già testato con l’alluvione, e realizzato una Smart Control Room, una centrale operativa per le attività quotidiane. E, grazie alle nuove tecnologie, aggiorno la cittadinanza con dirette ogni pomeriggio. È in questi momenti che si vede una comunità forte, che sa reagire con compostezza, dignità e rispetto delle regole. Abbiamo lavorato come una squadra, con Governo, Regione, sindaci della Città metropolitana, autorità sanitarie, forze dell’ordine, Protezione civile, commercianti, associazioni, volontari. Relazioni che si sono rafforzate, come accadde secoli fa con la peste. I veneziani costruirono la Basilica della Madonna della Salute per ringraziarla della salvezza da quella tragedia. Sono andato anche lì, a chiedere alla Madonna di essere aiutati. Cosa le resta di quest’esperienza? La necessità di ripartire dai nostri limiti ma anche dall’umiltà, dal coraggio, dai valori profondi delle persone e, in particolare, dei giovani. Ho nel cuore un episodio, un gesto di coraggio simbolico: tramite la mamma, sono stato contattato da un bambino che voleva darmi i suoi risparmi, 23 euro, per donarli a medici e infermieri. Poiché c’era il blocco per tutti, ho mandato la Polizia locale a ritirarli a casa e li ho consegnati al direttore della Asl.
«Stiamo immaginando una ripartenza molto local per riscoprire le tradizioni, con un progetto per le spiagge e l’idea di una mobilità sostenibile» Piazza San Marco
Come cambierà il futuro della città? Stiamo immaginando una ripartenza molto local per riscoprire le tradizioni, con un progetto per le spiagge e l’idea di una mobilità sostenibile. Bisogna portare la gente a vivere di nuovo in centro e a riprendere in mano attività lavorative legate alla tradizione e all’artigianato. Dovremo affrontare nodi legislativi nazionali mai risolti prima, come il finanziamento della Legge Speciale per Venezia del 1973. Quali iniziative intende attuare per ripartire nei vari settori della vita cittadina? Abbiamo rinviato tutti i pagamenti delle tasse locali per le aziende. Credo che non sarà sufficiente, ma questo è ciò che possiamo fare. L’obiettivo è far ripartire le filiere produttive rimaste ferme, come quella della moda, e sostenere le altre già attive, come quelle agroalimentari e sanitarie. Daremo una nuova organizzazione al trasporto, anche via mare, che non potrà essere al livello di prima: i servizi pubblici erano sostenuti soprattutto dagli introiti turistici. Quali proposte state studiando per favorire il turismo? I flussi avranno un carattere più nazionale e il Gruppo FS Italiane saprà darci una mano con i suoi treni. Riapriremo gradualmente i musei e cercheremo di organizzare la Biennale del Cinema e dell’Architettura. Gli ingres-
si internazionali torneranno, ma gli aerei saranno fermi per i prossimi mesi. A Venezia il turismo ha un impatto pesantissimo su tutta la filiera produttiva e questo è un problema che si protrarrà a lungo. Lavoriamo con un turismo d’élite internazionale composto da americani, arabi, russi, persone che acquistano il made in Italy aiutando le nostre industrie e l’export. Con una pandemia mondiale è difficile immaginare che ritornino a breve. Spero che il Governo accolga i provvedimenti che abbiamo chiesto, specifici per la nostra realtà. Venezia non è una città tra le tante, è sempre stata un termometro della qualità, del nostro rapporto con l’industria turistica del mondo. È il top che serve a far sì che la scelta sia l’Italia e non altre mete. Se perdi Venezia, perdi un pezzo importante del sistema Paese. Cosa non vede l’ora di fare non appena fuori dall’emergenza? Andrò a ringraziare quella Madonna a cui ho fatto una richiesta e una promessa. Poi mi prenderò qualche giorno di riposo con i miei bambini, che ormai vedo pochissimo. Spero di poter andare in barca con la mia famiglia e fare un tuffo in mezzo al mare. comune.venezia.it | brugnarosindaco.it BrugnaroSindaco LuigiBrugnaro
luigibrugnaro 55
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MARCO BUCCI
[SINDACO DI GENOVA] di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it
Un cielo e un mare limpidi come rare volte accade, la primavera che trionfa nei giardini e sulle colline, le spiagge e i vicoli deserti, qualche sdraio sull’uscio di casa. Sarebbe un paradiso se non fosse che Genova, come l’Italia tutta, mostra a denti stretti tutta la sua bellezza nelle dure settimane della battaglia che sta modificando brutalmente le nostre vite. «Mi manca la colazione con i cittadini, cominciavamo la giornata in un bar gustando una focaccia e bevendo un caffè, confrontandoci su problemi, idee e opportunità», racconta il sindaco Marco Bucci. Qual è l’immagine che le è rimasta più impressa in questo periodo particolare? Le strade deserte. Un’immagine forte, dura da vivere, ma che allo stesso tempo ha dimostrato ancora una volta la tenacia e la forza dei genovesi. Una situazione che nessuno di noi avrebbe potuto immaginare. La nostra è una città che vive anche di turismo e vede tutti giorni migliaia di persone godersi il centro storico, le vie dello shopping, i palazzi storici.
Che cosa resterà a tutti noi di questa esperienza? E come cambierà, magari in meglio, il futuro della città? Spesso parliamo di rivoluzione digitale e oggi abbiamo capito quanto la nostra tecnologia sia fondamentale. Tutti abbiamo usato con più frequenza videochiamate, e-mail, applicazioni di messaggistica, e trasferito il nostro ufficio a casa. Lo smart working ha dimostrato che possiamo mandare avanti uffici, aziende e pubblica amministrazione rimanendo nelle nostre abitazioni. Questo comporta benefici anche dal punto di vista ambientale, perché diminuiscono gli spostamenti con mezzi pubblici e privati a beneficio della qualità dell’aria. E, inoltre, facilita l’assunzione di risorse lontane dalla sede centrale. Come si è evoluto il suo rapporto con i cittadini in queste settimane? È sempre stato diretto e quotidiano. Prima dell’emergenza mi piaceva fermarmi a discutere con loro per strada e a cadenza fissa giravo per la città per la Colazione con il Sindaco: cominciavamo la giornata in un bar gustando la nostra focaccia, bevendo un caffè e confrontandoci su problemi, idee e opportunità. In questo periodo di distanziamento sociale non è possibile, ma il nostro rapporto si è spostato dalle vie di Genova alle vie dei social e di tutti i Marco Bucci 56
«Rappresento una città che ancora una volta ha dimostrato di essere forte, tenace, solidale, e di questo vado davvero molto fiero»
Piazza De Ferrari
mezzi di comunicazione che abbiamo a disposizione. Ogni giorno, come succedeva anche prima del coronavirus, ricevo centinaia di e-mail, alle quali rispondo personalmente. Sono fondamentali per capire le esigenze effettive delle persone. Ma non vedo l’ora di tornare a confrontarmi con loro direttamente. Cosa le resta di questa difficile esperienza, come uomo e primo cittadino? La dimostrazione di rappresentare una città che ancora una volta ha dimostrato di essere forte, tenace, solidale, e di questo vado davvero molto fiero. Ma certamente resterà, purtroppo, il gran numero di vittime che il Covid-19 ha fatto in questi mesi. A loro e a tutte le famiglie va il mio pensiero ed è anche per loro che dobbiamo lottare per tornare alla normalità. Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare la ripartenza nei vari settori? Come Comune di Genova ci siamo immediatamente attivati per aiutare i cittadini sospendendo la Tari fino al 30 settembre e per supportare le attività commerciali bloccando la tassa per l’occupazione del suolo pubblico. Per le famiglie sono stati prorogati i termini per i pagamenti delle mense scolastiche, rimodulando anche la tariffazione del
servizio, commisurandola ai giorni di effettiva apertura. Ma si dovrà fare ancora di più e il Governo ci dovrà aiutare. Come Anci abbiamo chiesto cinque miliardi di euro per poter garantire liquidità ai Comuni e solidità ai bilanci. Per far ripartire il motore dell’Italia ci vogliono scelte omogenee per tutte le regioni e le città. Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire il turismo nei mesi a venire? Ci sarà un incremento dell’afflusso interno, avremo molti meno arrivi dall’estero. Stiamo predisponendo protocolli che possano garantire la fruibilità delle spiagge e degli stabilimenti balneari in piena sicurezza. In molti sfrutteranno la possibilità di fare le vacanze in barca, un mezzo che garantisce maggiore sicurezza e isolamento. Siamo partiti con largo anticipo e non ci faremo trovare impreparati. Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare non appena potremo considerarci fuori dall’emergenza? Sono un appassionato di vela e spero di tornare presto a godere del vento, delle onde e dei panorami che solo Genova e la Liguria sanno regalare. smart.comune.genova.it buccipergenova buccipergenova 57
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VIRGINIO MEROLA
[SINDACO DI BOLOGNA]
di Gaspare Baglio
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Photo Giorgio Bianchi
«Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po’ molli/col seno sul piano padano ed il culo sui colli». Francesco Guccini descriveva così il capoluogo emiliano. E la città ha mantenuto nel tempo quel fascino bohémienne e un po’ retrò. È sempre stata organizzata, viva, a misura di cittadino e – soprattutto – simbolo di inclusione e avanguardia. Lo sa bene il sindaco Virginio Merola che si prepara a ripensarne ritmi e attività, avendo ancora negli occhi la situazione difficile delle ultime settimane. Qual è l’immagine che le è rimasta più impressa in questo periodo particolare? Quella che porterò con me risale a fine marzo, in pieno lockdown. In tutti noi c’era la consapevolezza che i sacrifici e la responsabilità stavano mettendo in ombra un aspetto doloroso e allo stesso tempo importantissimo: la possibilità di non riuscire a piangere, in maniera adeguata, i morti. Così, assieme al cardinale Matteo Zuppi, al presidente della Comunità islamica bolognese Yassine Lafram e al rabbino Alberto Sermoneta, abbiamo pensato a un momento simbolico: trovarci assieme,
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a mezzogiorno, in una piazza Maggiore vuota, mentre le campane delle chiese e quella della torre civica risuonavano nella città. Un gesto di condivisione per il dolore dei tanti che non hanno potuto celebrare il funerale per i propri cari. Come cambierà il futuro della città dopo questo periodo? Mentre rispondo a questa domanda siamo nel pieno del dibattito sulla cosiddetta fase due. Stretti tra consapevolezza e timori, abbiamo il dovere di guardare avanti. Le città saranno profondamente modificate dalla pandemia, dai trasporti alle scuole, dalla fruizione della cultura al modo di stare assieme. E poi ci sarà il lavoro: nel nostro Comune oltre duemila dipendenti, su circa quattromila, hanno potuto svolgerlo a distanza. Attivare questa possibilità ha richiesto uno sforzo imponente e non dobbiamo di certo lasciarla andare con la fine delle restrizioni. Da questa lezione dobbiamo trarre degli insegnamenti ipotizzando, per esempio, un’organizzazione del lavoro diversa. Poi ci sono le politiche della mobilità e lo sviluppo dell’architettura cittadina: nel nostro piano urbanistico generale abbiamo previsto che la dimensione di un immobile non possa essere inferiore a 50 m2. Il tema dello spazio di vita è stato attualissimo nel lockdown.
«Dovremo utilizzare creatività e un approccio nuovo perché il turismo continui a essere un settore trainante»
Piazza Maggiore
Come si è evoluto il suo rapporto con i cittadini in queste settimane? È stato costante, in particolare attraverso i social. Nei primi tempi i bolognesi avevano bisogno di ogni tipo di informazione, soprattutto quando sono iniziate le restrizioni. Alle prese con una situazione totalmente nuova, cercavano indicazioni certe. Come Comune abbiamo puntato sull’informazione, realizzando anche un sito ad hoc che contiene tutte le notizie sul coronavirus. Cosa le resterà di questa difficile esperienza, come uomo e primo cittadino? Il fatto che la competenza sia, fortunatamente, tornata di moda anche nel discorso pubblico. Abbiamo reimparato ad affidarci alla scienza. E si tratta di un’importante occasione, perché i politici possono dimostrare di fare il bene della comunità. Ovviamente questo discorso, per un sindaco, è moltiplicato all’ennesima potenza: siamo e resteremo quelli più vicini ai cittadini. Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare la ripartenza nei vari settori della vita cittadina? Abbiamo lavorato molto sulle aziende, partendo agli inizi di aprile con un tavolo metropolitano, un’esperienza pilota che
poi anche la Regione ha esteso agli altri territori. Lavoriamo per filiere, per applicare i contenuti del protocollo raggiunto tra governo e parti sociali. E consentire una riapertura in sicurezza delle imprese. Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire il turismo nei mesi a venire? È molto difficile rispondere adesso, ma sappiamo che dovremo utilizzare creatività e un approccio nuovo perché il turismo continui a rappresentare un settore trainante. Non solo per la nostra città, ma per tutta l’area metropolitana. Noi già ci stavamo orientando per un’offerta che coprisse tutto il nostro territorio, dall’Appennino alla pianura, privilegiando una formula slow, molto attenta alle proposte culturali. Credo sia una strada da intraprendere, adattandoci alle regole di sicurezza che dovremo seguire. Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare non appena potremo considerarci fuori dall’emergenza? Lo abbiamo chiesto alle bambine e ai bambini delle scuole primarie di Bologna, attraverso un concorso creativo di idee da realizzare con un disegno. Mi ispirerò sicuramente a loro. virginiomerolasindaco
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DARIO NARDELLA
[SINDACO DI FIRENZE]
di Sandra Gesualdi
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Photo Alessandra Cinquemani, Comune Firenze
Piazza Santa Croce deserta sembra grande il doppio. Firenze in quarantena è vuota, fuggiti i turisti, chiusi B&B, uffici e negozi, è rimasta sola a crogiolarsi nella sua bellezza. Le città sono plasmate da chi le abita e vederla inanimata ha colpito anche il suo sindaco, Dario Nardella, che da questa brutta esperienza – «ho riscoperto tante cose date per scontate, quanto siamo fragili» – vuol ripartire incentivando la vita residenziale e puntando su un turismo più sostenibile. Che cosa resterà a tutti noi di questo periodo? E come cambierà, magari in meglio, il futuro della città? La pandemia ci ha costretto a un forzato cambiamento dei nostri stili di vita, lavoro, cura ed educazione. Siamo di fronte a una straordinaria, seppur dolorosissima, occasione per rigenerare il modello di città e di cultura al quale eravamo abituati. Penso soprattutto all’ambiente e all’urbanistica: stiamo rimodulando la mobilità per privilegiare quella dolce della bicicletta e dei monopattini elettrici, da
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incrementare, ed elaborando la riconversione, nel centro storico, degli spazi dismessi in aree residenziali, a scapito di quelle turistico-ricettive, settore fortemente penalizzato da questa situazione. Qual è l’immagine o l’episodio che le è rimasto più impresso in questo periodo particolare? La grande richiesta dei buoni spesa, i voucher per comprare generi alimentari, distribuiti ad aprile. Oltre il 5% dei fiorentini ne ha beneficiato, non solo chi già gravava in situazione di bisogno, ma anche tante, nuove persone in difficoltà per aver perso il lavoro, costrette a scontrarsi con miseria e vergogna. Mi ha scritto un padre, umiliato nel dover richiedere questo sussidio per la sua famiglia. Era un cameriere precario, è stato tra i primi a ritrovarsi a casa per il Covid-19. Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste settimane? Ho cercato di stare vicino ai fiorentini, pur nella necessaria lontananza. Quando possibile, ho accompagnato la Polizia municipale e la Protezione civile nei loro percorsi di lavoro, di controllo, di consegna delle mascherine casa per casa, che ho fortemente voluto gratuite per tutti. Non ho mai interrotto il filo diretto con loro attraverso i canali social, le e-mail e le telefonate. Abbiamo realizzato dei sondaggi per
«Siamo di fronte a una straordinaria, seppur dolorosissima, occasione per rigenerare il modello di città e cultura al quale eravamo abituati»
Piazza Santa Croce
cogliere l’umore dei fiorentini durante il lockdown, verificarne la consapevolezza e l’attenzione in merito ai rischi sanitari e al rispetto delle prescrizioni. Cosa le resta di questa difficile esperienza, come uomo e primo cittadino? Dolore al primo posto, per le tante, troppo vite perse. Rammarico per non aver fatto di più, pur conscio di aver compiuto tutto quanto era in mio potere. Il senso di impotenza di fronte a chi ha dovuto chiudere la propria attività. Ma anche tanta forza ricevuta dalle migliaia di volontari che hanno speso ore e fatica per aiutare gli altri, dimostrando che l'anima solidale di Firenze non è mai venuta meno. È questa forza la spinta per ripartire. Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare la ripartenza nei vari settori della vita cittadina? Stiamo studiando orari diversificati per uffici, negozi e scuole, per evitare le ore di punta e il sovraffollamento dei mezzi pubblici. Ma è necessaria una strategia unitaria che coinvolga tutti, dalle Regioni allo Stato centrale, senza sovrapposizioni e con compiti chiari e definiti. Pensiamo al Ponte di Genova: se il sindaco non avesse ottenuto più poteri davvero sarebbe stato ricostruito in così poco tempo? Andrebbero modificate alcune regole del codice degli appalti per le opere pubbliche rilevanti, con più semplificazione e tra-
sparenza. E bisognerebbe dare ai sindaci i poteri di un commissario e la possibilità di firmare protocolli con i prefetti per garantire controlli antimafia e anticorruzione, anche con pene più severe per tali reati. Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire il turismo nei mesi a venire? È uno dei comparti più colpiti dalla pandemia, insieme alla cultura, e dal Governo ci aspettiamo un’iniezione consistente di liquidità. Ci stiamo già confrontando con gli operatori e le categorie di settore per creare le condizioni, appena possibile, utili a rimettere in moto in primis il lavoro. Questo stop è anche un’occasione per pensare a un nuovo modello di turismo, più sostenibile e meno “cannibale” per Firenze. Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare quando potremo tirare un sospiro di sollievo? Ci siamo accorti delle piccole cose importanti, per troppo tempo le abbiamo date per scontate e adesso le agogniamo. Quando la città sarà ripartita e avremo ritrovato una nuova serenità, mi piacerebbe ritagliarmi qualche ora per tornare, da semplice cittadino, nei musei fiorentini. E sogno una vacanza al mare, con mia moglie e i miei figli. comune.fi.it darionardella
DarioNardella
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VIRGINIA RAGGI
[SINDACA DI ROMA] Pochi tacchi a rincorrersi per le strade. E tra i sanpietrini di piazza Navona sono spuntati fili d’erba. La quotidianità rarefatta della Città Eterna ha offerto nelle ultime settimane cartoline già entrate nella storia. Ma per la sua sindaca, Virginia Raggi, Roma non vede l’ora di riemergere dal silenzio. «La città è viva, i suoi abitanti non si sono mai persi d’animo e si sono rimboccati le maniche per aiutare gli altri». Com’è stato il suo rapporto con i cittadini in questo periodo? I romani hanno dimostrato un grande senso di responsabilità nel seguire le regole stabilite per contenere il contagio. Ho voluto esprimere personalmente la mia vicinanza a operatori sanitari, agenti e volontari impegnati per dare assistenza ai più fragili. E ho incontrato i cittadini che hanno lanciato iniziative solidali sul territorio. L’episodio che le è rimasto più impresso? Uno dei momenti più toccanti l’ho vissuto con i volontari della Protezione Civile di Roma Capitale: li ho accompagnati mentre consegnavano la spesa a un’anziana signora che non poteva uscire di casa. Lei ci ha ringraziato a lungo e ci siamo commossi tutti, operatori compresi. Sono tante le storie di solidarietà nate durante l’emergenza che ci hanno fatto riscoprire una comunità unita. Molte le abbiamo rac-
Virginia Raggi
© Vladimir Mucibabic/Adobestock
Via dei Fori Imperiali
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© zardo/Adobestock
«Una volta finita l’emergenza, sarà bello affacciarmi dal balcone del mio ufficio in Campidoglio e vedere di nuovo Roma piena di cittadini e turisti»
Piazza del Campidoglio
colte sul sito del Comune, nella sezione Le belle abitudini: se conserveremo questo spirito quando l’emergenza sarà finita, la città sarà più forte e pronta a ripartire. Cosa le resterà di questa difficile esperienza, come donna e come primo cittadino? Essere la sindaca di Roma in questo momento e avere la possibilità di lavorare per aiutare i miei concittadini è un privilegio da onorare con risposte rapide. Penso, per esempio, ai buoni spesa che stiamo erogando velocemente anche grazie a un’innovativa applicazione per smartphone. Quali iniziative pensate di attuare per agevolare la ripartenza nei vari settori? Le parole d’ordine sono gradualità e prudenza. La fase due non sarà un immediato ritorno alla normalità. Ma servono provvedimenti che consentano alle imprese e agli esercizi commerciali di riaprire senza l’assillo di costi insostenibili. Intanto, abbiamo sospeso per tutto il 2020 il pagamento della tassa di occupazione di suolo pubblico: costa al Comune 90 milioni di euro ma è fondamentale per aiutare bar e ristoranti con spazi e tavolini all’aperto. Tra le varie proposte sul tavolo c’è anche la creazione di una piattaforma web per le vendite online dedicata ai piccoli commercianti. Che strategie state studiando per favorire il turismo nei mesi a venire? Per ora abbiamo sospeso la tassa di soggiorno. Anche perché il comparto alberghiero ha cominciato a subire gravi colpi già a febbraio, quando il virus non era ancora arrivato a Roma. Ma sosteniamo fortemente la richiesta di misure straordinarie a supporto del turismo. Parlo di detrazioni fiscali, interventi economici per incentivare la ripresa, la costi-
tuzione di un fondo speciale per i Comuni. Stiamo anche studiando un piano per la ripartenza del settore in tutto il Paese, in sinergia con l’Enit, dato che nell’immediato si potrà operare solo su un turismo di prossimità. Il primo investimento urgente? Sulla mobilità sostenibile: metro, bus, tram, mezzi ecologici, piste ciclabili. Durante questa emergenza abbiamo toccato con mano quanto una riduzione del traffico – in alcune zone anche oltre il 90% – abbia effetti benefici sulla qualità della vita e sull’ambiente. Che cosa farà non appena potremo considerarci fuori dall’emergenza? Ora tutta la mia attenzione è rivolta al presente. Quando tutto questo finirà, sarà bello affacciarmi dal balcone del mio ufficio in Campidoglio e guardare di nuovo Roma piena di cittadini e turisti. Non vede l’ora che la città torni a vivere? Roma è viva anche ora. Anche se le vie della città sono deserte, il cuore dei romani batte forte. Non si sono mai persi d’animo e si sono rimboccati le maniche per aiutare gli altri. Penso ai lavoratori che garantiscono i servizi pubblici essenziali, ai medici, agli infermieri, ai commessi dei supermercati, alle forze dell’ordine, ai volontari. Una città dove tutte queste persone si sono prodigate per gli altri è una città vivissima, che ha un patrimonio su cui costruire un futuro migliore. M.G. comune.roma.it virginia.raggi.m5sroma virginiaraggi virginiaraggim5s 63
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LUIGI DE MAGISTRIS
© Gigi Valentino
[SINDACO DI NAPOLI]
Luigi de Magistris
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A Napoli il mare è tornato trasparente e l’aria che si respira dalle finestre di casa è diversa, pulita, leggera. «Si sente addirittura un forte odore di gelsomino», racconta Luigi de Magistris, primo cittadino della città partenopea. Che parla come un fiume in piena della sua città e non vede l’ora di tornare in mezzo alla gente perché «quello è il posto dove deve stare un sindaco. Tra i napoletani che, nell'emergenza coronavirus, hanno dimostrato grande senso civico». Sindaco, qual è l’immagine o l’episodio che le è rimasto più impresso in questo periodo particolare? La città deserta, senza rumori, senza persone sul lungomare, tra i vicoli, per strada. Interi quartieri vuoti, una situazione assolutamente contro natura per Napoli. I suoi abitanti si sono comportati molto responsabilmente, hanno seguito i decreti restrittivi e sono rimasti a casa. Che cosa resterà a tutti noi di questa esperienza? E come cambierà, magari in meglio, il futuro della città? Abbiamo imparato che non possiamo più sostenere un modello di sviluppo basato solo sul consumismo sfrenato, il profitto di pochi crea diseguaglianza e sfruttamento del territorio. Per Napoli vorrei un new deal dell’ambiente da mantenere anche dopo l’emergenza coronavirus. Lo smog in questi giorni è assente, la città più sostenibile. Alcuni pescatori mi hanno rac-
contato che mai come ora il mare è stato blu e pieno di pesci, l’aria è pulita e si respirano profumi inaspettati, di un tempo quasi lontano. Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste settimane? Mi è mancata moltissimo una relazione diretta con loro. Io sono un sindaco di strada, non c’è quartiere, scuola, via o piazza in cui non sia andato e dove non mi sia fermato a parlare con le persone. Ho provato a sopperire con gli strumenti tecnologici, le e-mail, i social, ma il contatto personale e le strette di mano sono imprescindibili e insostituibili. Cosa le resta di questa difficile esperienza, come uomo e primo cittadino? Mi ricorderò il vuoto, l’assenza di abbracci, carezze e fisicità nei rapporti sociali. Mi è mancata molto l’umanità praticata e concreta. Come sindaco, ho negli occhi tutte le situazioni difficili che ho incontrato, la disperazione di chi ha perso il lavoro e si è ritrovato senza un’attività economica, la crescente disuguaglianza che questa pandemia ha provocato. Ha aumentato fragilità e povertà. Poi, senza distinzioni tra sindaco e uomo, mi ha colpito tutto il dolore di chi ha perso un caro o un conoscente e di chi si è ammalato, anche se in termini numerici Napoli ha retto bene il contagio. Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare la ripartenza nei vari settori della vita cittadina? Aiuteremo le attività economiche eliminando il pagamento delle imposte locali per il 2020 con una delibera che abbiamo voluto chiamare Napoli riparte. Siamo l’unica grande città italiana che ha adottato una misura simile e ne sono orgoglioso. Quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire il turismo nei prossimi mesi?
La situazione non è facile, il fondo cultura era alimentato dalla tassa di soggiorno per circa 14 milioni di euro. Ma stiamo lavorando per l’estate e appena potremo ripartire ci sarà una sorta di risveglio mediterraneo. I grandi eventi programmati, come il concerto di Paul McCartney, sono stati rimandati al prossimo anno e dovremo fare a meno del turismo internazionale. Puntiamo su quello locale e nazionale, sarà un’estate autoctona. Eravamo già impegnati a garantire la fruizione dei centri storici evitando il rischio di gentrificazione e lo spopolamento da parte dei residenti. La direzione è quella, non si torna indietro. Incentiveremo piccoli e medi eventi sparsi per tutta la città, con meno persone ma molte più date e appuntamenti. In ogni parco, piazza, quartiere, chiostro, soprattutto all’aperto, ci saranno concerti, proiezioni cinematografiche, rappresentazioni teatrali. Napoli è la città dell’incontro e della socialità: la gente ama stare fuori, la riempiremo di appuntamenti e cultura. Già questo mese è confermata la storica manifestazione del Maggio dei Monumenti, quest’anno dedicata a Giordano Bruno, in versione virtuale e multimediale per rispettare i decreti ministeriali e garantire la sicurezza di tutti. Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare non appena potremo considerarci fuori dall’emergenza? Il viaggio è l’aspetto che mi manca maggiormente, anche se da sindaco mi sposto poco. Appena sarà possibile andrò subito nei nostri luoghi meravigliosi che, seppur vicini, ora sembrano lontanissimi, irraggiungibili. Le isole di Procida, Ischia, Capri, la Costiera tutta. Desidero un tuffo in mare, lo farei anche subito (ride, ndr). S.G. comune.napoli.it demagistrisluigi
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© Velia Cammarano
Lungomare Caracciolo
«Napoli è la città dell’incontro e della socialità: appena potremo ripartire ci sarà una sorta di risveglio mediterraneo»
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#IORESTOINITALIA
VINCENZO NAPOLI
[SINDACO DI SALERNO] di Peppe Iannicelli
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Photo Massimo Pica
Salerno riparte dopo il coronavirus. Il sindaco Vincenzo Napoli ricorda i delfini a pochi metri dalla costa, ma anche il dolore per le piazze e le strade vuote. La città punta sull’eredità della Scuola Medica Salernitana per ricominciare ad accogliere i visitatori da tutto il mondo. Qual è l’immagine o l’episodio che le è rimasto più impresso in questo periodo particolare? Ho vissuto la città deserta e silenziosa, di giorno e di notte, come mai avrei potuto immaginarla. Una sera durante un giro di perlustrazione mi sono commosso profondamente guardando piazza Flavio Gioia, nel centro storico, a quell’ora abitualmente piena di gente con locali, musica e allegria, adesso immersa in un silenzio spettrale. Ho pensato alle attività chiuse, alle persone in casa. È stato davvero duro scuotersi dalla tristezza. Ci sono state, poi, anche esperienze straordinarie come l’avvistamento di delfini a pochi metri dalla costa. Che cosa resterà a tutti noi di questa esperienza? E come cambierà, magari in meglio, il futuro della città? Anzitutto il dolore per le vittime e la sofferenza per gli ammalati. Una ferita che continuerà a sanguinare. Credo che tutti abbiano rivalutato le proprie priorità personali e sociali scoprendo valori forse dimenticati nella frenesia della giorVincenzo Napoli
Solarium Santa Teresa
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«Vogliamo puntare sulle eccellenze che hanno fatto conoscere Salerno in tutto il mondo. Come la nostra famosa Scuola Medica i cui principi costituiscono ancora una ricetta di lunga vita»
Duomo di Salerno
nata, quando gli impegni finivano per travolgerci. Dal punto di vista pratico, il telelavoro sperimentato con buoni risultati potrà ridurre in futuro gli spostamenti urbani, abbassando i fattori d’inquinamento acustico e ambientale. La lunga quarantena ci farà apprezzare ancora di più cose che davamo per scontate, come una passeggiata in riva al mare o in un parco cittadino, un caffè con gli amici, la partecipazione a uno spettacolo o a un evento. Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste settimane? È stato sempre molto intenso. Un filo diretto quotidiano per fornire costantemente informazioni sulle restrizioni e i comportamenti da tenere, gli aiuti e i sostegni disponibili, l’andamento della pandemia. Abbiamo cercato di mantenere sempre vivo il senso comunitario, l’orgoglio dell’appartenenza, il dovere della responsabilità, per contribuire tutti e ciascuno a superare questa terribile prova. E abbiamo avuto straordinarie dimostrazioni di solidarietà. Cosa le resta di questa difficile esperienza, come uomo e primo cittadino? È una valutazione che potremo fare compiutamente quando questa terribile emergenza sarà definitivamente alle nostre spalle. Ci attende una fase difficile dopo quella del lockdown, in cui dovremo prendere mille decisioni per garantire la sicurezza e la ripresa economica e sociale. Sarà durissima e ci vorrà lo stesso spirito che ha animato la comunità durante la prima fase. Salerno ha dato prova di disciplina nel rispetto delle restrizioni, di efficienza nella rete dei servizi d’informazione e aiuto, di eccellenza nelle attività di cura grazie anche al sostegno del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. La città e i suoi
abitanti hanno dato una grande prova di maturità civile. Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare la ripartenza nei vari settori della vita cittadina? E quali strategie, idee, proposte state studiando per favorire il turismo nei mesi a venire? La ripresa sarà lunga, complessa, irta di difficoltà. Ci attendono mesi di grande lavoro da svolgere sotto stretto controllo sanitario. Intendiamo puntare sulle eccellenze che hanno fatto conoscere Salerno in tutto il mondo. Siamo la città della famosa Scuola Medica i cui principi alimentari, ecologici e comportamentali costituiscono ancora una ricetta di lunga vita e saranno molto richiesti dai viaggiatori post Covid-19. In una prima fase avremo soprattutto flussi di prossimità, sperando che con il passare dei mesi si possa ricominciare – grazie anche alle Frecce – ad accogliere turisti e visitatori dal resto d’Italia e del mondo. I nostri attrattori principali saranno sempre l’ambiente, il patrimonio storico e artistico, l’enogastronomia e l’artigianato, la cultura e gli eventi come Luci d’Artista. Sfrutteremo ancor di più la nostra centralità rispetto a Paestum, Pompei, Cilento e Costa d’Amalfi. Dove vorrebbe andare e che cosa non vede l’ora di fare non appena potremo considerarci fuori dall’emergenza? Vorrei andare con tutti i miei cittadini a Salifornia – così abbiamo ribattezzato la nostra amata spiaggia di Santa Teresa – e prendere un aperitivo mentre gustiamo le delizie locali, ascoltando la musica del nostro Teatro Municipale Giuseppe Verdi. comune.salerno.it vincenzo.napoli.735 67
#IORESTOINITALIA
GIUSEPPE FALCOMATÀ
[SINDACO DI REGGIO CALABRIA]
di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it
È uno dei più giovani sindaci d’Italia che ha dovuto affrontare l’emergenza causata dal Covid-19. Giuseppe Falcomatà, 37 anni, sta traendo forza dall’altruismo dei suoi concittadini con cui vorrebbe condividere presto uno sguardo rivolto al mare. Qual è l’immagine o l’episodio che le è rimasto più impresso in questo periodo particolare? Sicuramente corso Garibaldi deserto. È la via principale della nostra città, di solito piena di persone che passeggiano tra le vetrine dei negozi e i bar, è il cuore pulsante delle attività, un luogo d’incontro e di vita sociale per i reggini. Nel vederlo senza nessuno, ho sentito fortemente la mancanza di tutto questo. Che cosa resterà a tutti noi di questa esperienza? E come cambierà il futuro della città? Rimarrà un grande senso di comunità e tanta solidarietà che i miei concittadini hanno riscoperto in queste settimane. Abbiamo compreso che i problemi dell’uno sono quelli
dell’altro. Questo è l’ingrediente principale per affrontare la fase due. Come è stato il suo rapporto con i cittadini in queste settimane? L’abbiamo vista andare per la città e con forza invitare qualcuno a “passare pa casa”… Il mio è stato un rapporto diretto, quotidiano, giornaliero, ora per ora e minuto per minuto. È fondamentale che le informazioni vengano dalle istituzioni e che i cittadini si rivolgano a queste. Sono stato presente anche attraverso pochissimi rimbrotti verso chi non rispettava le regole. Ma soprattutto ho comunicato attraverso i social, oltre che con la presenza lungo le strade e nei quartieri. Sono emerse tante storie poco conosciute dentro le quali si annida una sofferenza personale e sociale. Però, la città ha reagito con molti gesti concreti, pronta a dare una mano a chi non ce la faceva. Ci siamo confermati un popolo solidale e accogliente. Cosa le resta di questa difficile esperienza, come uomo e come primo cittadino? Un grande senso di vuoto. Abbiamo anche imparato che non bisogna considerare banale nulla, perché le cose che davamo per scontate non sono certezze assolute. Siamo fragili e deboli. Il mio è un invito a godere del quotidiano, quello che più ci è mancato. Giuseppe Falcomatà 68
© Aliaksandr/AdobeStock
«Abbiamo compreso che i problemi dell’uno sono quelli dell’altro. Questo è l’ingrediente principale per affrontare la fase due»
Lungomare Falcomatà
Quali iniziative in suo potere intende attuare per agevolare la ripartenza nei vari settori della vita cittadina? Devono essere misure complementari a quelle indicate dal Governo, perché nessuno si salva da solo. Una città metropolitana non può pensare alla fase due senza il sostegno centrale. Abbiamo già istituito un fondo di mutuo soccorso sul quale riceviamo donazioni di privati che stanno consentendo l’acquisto di mascherine, gel disinfettante e tute. Su questo fondo convergeranno le rimodulazioni dei fondi del Pon Metro e di altri finanziamenti, come fondi europei o governativi, che vogliamo utilizzare per il rilancio, destinando le risorse al sociale, al mondo del lavoro e al sostegno per le imprese. Con l’approvazione del bilancio è stata istituita la Fondazione di comunità, una sorta di ente no profit per gestire la fase due in maniera condivisa con operatori economici e associazioni di categoria, consentendo concretamente a un commerciante di rialzare una saracinesca o a un giovane di trovare lavoro o realizzare un’idea. Quali strategie e proposte state studiando per favorire il turismo nei prossimi mesi? Molto dipenderà dal distanziamento sociale. Per esempio, negli stabilimenti balneari il numero di ombrelloni sarà ridotto. Il nostro teatro da mille posti potrà accogliere meno
persone. Saranno meno o assenti le manifestazioni all’aperto che, grazie al clima straordinario dalla primavera a tutto l’autunno, hanno sempre comportato entrate notevoli anche per le strutture ricettive. Bisognerà ripensare a ogni attività turistica e culturale in modo diverso. E trovare i modi per compensare eventuali perdite. Dove vorrebbe andare o che cosa non vede l’ora di fare non appena usciti dall’emergenza? La prima cosa sarà una passeggiata sul lungomare Falcomatà ad abbracciare, baciare e stringere tutte le persone che incontrerò. Noi reggini siamo molto fisici nelle manifestazioni d’affetto, anche per strada. Questo lungomare è intitolato a suo padre Italo, che è stato sindaco dal 1993 al 2001. Pensa mai a un consiglio che le avrebbe dato? Tutti i giorni lui è un punto di riferimento. Il suo esempio è praticare la politica con la P maiuscola, quella attenta ai bisogni dei cittadini, a risolvere i problemi e a programmare le giuste condizioni per lo sviluppo economico e sociale della città. comune.reggio-calabria.it gfalcomataufficiale g_falcomata g_falcomata_sindaco 69
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L’ANIMA DELL’ITALIA La luce solare colpisce una pianta sotto una finestra aperta, Todi, Umbria (2012)
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UN TRIBUTO AL NOSTRO PAESE CHE IL FAMOSO FOTOGRAFO AMERICANO HA VOLUTO CONDIVIDERE CON LA FRECCIA Testo e foto di Steve McCurry Per gentile concessione di stevemccurry.com e sudest57.com
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Ragazzo e ragazza durante le celebrazioni pasquali, Sicilia (2011)
«La parte migliore dell’Italia è la gente. Non c'è posto più amichevole sul pianeta» [Steve McCurry]
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L’
Italia mi ha richiamato a sé più volte di quante ne potrei contare. Vivere bene e pienamente: questa è la filosofia di vita degli italiani, e la gioia di vivere non li ha abbandonati neppure in questo periodo. Negli ultimi due mesi, l’animo degli italiani ha catturato la nostra attenzione e suscitato il nostro rispetto. Durante la sfida mondiale al Covid-19, gli italiani hanno mostrato altruismo e coraggio nell’affrontare una tragedia inimmaginabile, e nessuno dubita che riusciranno a trionfare su questa avversità. In questo momento sono vicino a tutto il popolo italiano. Siete nel mio cuore.
Due donne cuciono fuori, Umbria (2012)
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Un uomo legge su una panchina, Ragusa, Sicilia (2017)
Coppia al crepuscolo, Sicilia (2017)
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#MYPOSTCARDFROMITALY Testo di Giovanni Gastel e challenge fotografica di FeelRouge Worldwide Shows
L
a finestra è di per sé un’inquadratura del reale che è di fronte a noi. Ma molto spesso dimentichiamo di guardare al di là dei vetri, per abitudine o distrazione. Ora, legati a casa dal virus, è tempo di riscoprire ciò che si vede dalle nostre abitazioni. È l'idea dell'agenzia FeelRouge Worldwide Shows, subito sposata da me e dall’Associazione fotografi professionisti (Afip International) che ho l'onore di presiedere, per lanciare sui social la competizione #mypostcardfromitaly #feelrougews. La bellezza e la normalità sfilano davanti alle nostre case ed ecco quindi la gioia di documentarle dai balconi e dalle finestre senza contraddire l’ordine sacrosanto di restare a casa. Migliaia di fotografie già arrivate testimoniano un Paese
che, in questa sospensione temporale e assenza di persone, è sempre più metafisico. Se, come speriamo, mai più si verificheranno condizioni simili, resterà questa vastissima ricerca a raccontare una situazione drammatica e, insieme, di stupefacente teatralità. Per partecipare a quella che diventerà, un giorno, una grande mostra collettiva è sufficiente pubblicare online, su Facebook, Twitter o Instagram, le foto scattate da casa con l’hashtag #mypostcardfromitaly. Immagini che stringono in un grande abbraccio l’Italia tutta. giovannigastel.it | feelrougews.com Giovanni Gastel Fotografo giovanni_gastel giovanni_gastel
© Giovanni Gastel
San Simpliciano
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Blu © Consuelo Canducci
Napoli © Enrico Procentese enryhills
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© Alessandro Le Petit
Torino © Paolo Virdis
A rainy day © Vera Rossi Courtesy Galleria Antonia Jannone
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Milano
Friday night
© Iciar Alzola
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Roma © Francesca Romana Semerano
Adjustments © Matteo Rastelli
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LA MEMORIA
DELLA BELLEZZA
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BORGHI INCANTATI, PAESI ISOLATI, EREMI SEGRETI. LA RICCHEZZA NASCOSTA DELL’ITALIA È VIVA NEI RICORDI DI TUTTI. E RIVEDERLA, DOPO L’ISOLAMENTO FORZATO, SARÀ COME REALIZZARE UN SOGNO
© Paolo Giovanni/AdobeStock
di Osvaldo Bevilacqua
Craveggia (VB)
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È
un momento inverosimile per tutti questo, specialmente per chi, come me, è abituato a viaggiare, a visitare borghi, città, parchi, isole. Una dimensione irreale e inimmaginabile. La “clausura”, purtroppo necessaria, in cui siamo da settimane mi fa sentire sempre di più la mancanza del contatto con la mia gente, la stretta di mano, l’abbraccio, la carezza a un bambino o a un centenario incontrato in un borgo sperduto della Sardegna e ben venga, speriamo non sia ancora lontana, la mega festa dell’abbraccio. Mi manca, insomma, la nostra Italia! Un Paese che, lo sappiamo, è un tesoro inesauribile. Io ne so qualcosa. Da 40 anni e più lo attraverso in lungo e in largo e ogni volta ci trovo qualcosa di nuovo, qualcosa che ancora non avevo visto. D’altronde, l’Italia non è soltanto quella delle nostre splendide città, di Firenze, Roma, Venezia, Palermo, Napoli, Milano. Non è solo quella dei tantissimi beni patrimonio Unesco (materiali e immateriali): da Castel del Monte (BT) ad Assisi (PG), da Piazza Armerina (EN) alla Costiera amalfitana (SA).
L’inestimabile ricchezza dell’Italia si trova nei mille borghi incantati, nei paesi nascosti, negli eremi isolati e, forse soprattutto, in quello sterminato patrimonio di collezioni, musei, esposizioni sparso per la Penisola. Un esempio, in Piemonte, è Craveggia, con il tesoro custodito nella parrocchia del delizioso borgo della Val Vigezzo, in provincia di Verbano-Cusio-Ossola. Una cittadina di 750 abitanti in uno dei tanti bacini che compongono la Val d’Ossola, o da essa si diramano, parte delle comunità limitrofe del Parco Naturale della Val Grande. Cosa ci potrebbe essere più lontano dall’eleganza di Parigi, dal lusso di Versailles? Eppure, chiedete a qualcuno del paese della settecentesca parrocchia dedicata ai santi Giacomo e Cristoforo. Da fuori sembra una normale chiesa valligiana ma, una volta entrati, un soffitto decorato in oro zecchino ci introduce degnamente a un tesoro inaspettato. Per vie diverse e per vari secoli si sono conservati qui oggetti rari e magnifici provenienti dall’aristocrazia di Francia. Un ostensorio in oro, brillanti e ametiste fabbricato a Parigi, e libri antichi, arredi e paramenti tutti di fattura tran-
salpina. A una parete, un ciclo di dipinti su tavole di rame viene direttamente dalla Cappella Reale di Versailles. In una teca c’è il drappo mortuario di Luigi XIV, il famoso Re Sole, ricamato in oro e argento di Gobelin. Un piviale da parroco di campagna, in una sorta di strano e incredibile contrappasso, è ricavato con parti dell’abito da sposa di Maria Antonietta, la sfortunata regina dei francesi. Tutto frutto del lavoro e della tradizione secolare di abili artigiani locali chiamati alla Corte di Francia per la loro bravura e competenza. Dove lo trovate un posto così se non in Italia? A Tuscania (VT), una delle più belle città del Lazio, c’è un piccolo Museo archeologico, poco conosciuto: un lungo percorso fatto di ceramiche etrusche, sculture romane, mosaici. Qui si trovano le tombe della famiglia Curunas, splendidi sarcofaghi con coperchi dalle realistiche fattezze del defunto. Il museo ha la sua sede nel convento francescano della chiesa di Santa Maria del Riposo ed è dotato anche di un fantasma etrusco che nella notte si palesa fra le sale. Così, almeno, sostiene qualcuno.
© Giacomo/AdobeStock
Uno scorcio dell’isola di Lampedusa
«È un’Italia da sogno quella che immaginiamo ogni giorno e che ci aiuta a tirare avanti. Ripartiremo presto per raggiungere la meta che più ci affascina»
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A Foligno (PG), c’è il Museo della Stampa con la prima edizione della Divina Commedia a caratteri mobili. A Pietrarsa, a una ventina di minuti di treno dalla Stazione di Napoli Centrale, c’è il Museo Nazionale Ferroviario per chi vuole fare un tuffo nella memoria fra treni e vagoni noti e meno noti. Un’isola sognata da tutti, Lampedusa (AG), con il suo mare incontaminato, le spiagge ancora selvagge considerate dai giornali americani tra le più affascinanti al mondo. Un vero paradiso made in Italy. Insomma, un patrimonio artistico e naturale inestimabile che ho provato a descrivere, solo in piccola parte, nel mio ultimo libro Il Paese dei mille paesi. Oggi, senza chiudere gli occhi, mi vengono in mente persone, vie, palazzi, chiese. Anche se bloccati nelle nostre case, i ricordi, i libri, le foto ci aiutano a rivedere la nostra Italia. E insieme a questi, le tante iniziative che nelle ultime settimane stanno provando a farci sentire vicini i luoghi più lontani. Penso ai musei virtuali italiani che oggi ci permettono di passeggiare nelle sale momentaneamente chiuse. I Musei Vaticani, la Pinacoteca di Brera sono ora a portata di click e le Scuderie del Quirinale hanno addirittura deciso di regalarci qualche capolavoro della mostra di Raffaello purtroppo momentaneamente sospesa. Serve tenere viva la memoria del nostro patrimonio, ed è bello potersi godere l’Italia a casa propria. Aiuta a
CASA OSVALDO La pagina Facebook di Osvaldo Bevilacqua ospita i video di Casa Osvaldo, realizzati per portare un po’ di serenità nelle case degli italiani durante l'isolamento causato dal coronavirus, che hanno subito incontrato grande favore fra il pubblico del web. Tra consigli, interviste, immagini, anche un pezzo televisivo sullo splendido borgo di Altamura. La bianca cattedrale romanico-pugliese, la rievocazione medievale e, soprattutto, le entusiasmanti scoperte paleontologiche e preistoriche (la strabiliante Laguna dei dinosauri e l’enigmatico uomo di Altamura) hanno fatto la gioia di oltre 100mila visitatori. Un modo per scoprire anche sul web le meraviglie del nostro Paese. osvaldobevilacquaofficial
vacanza, delle spiagge affollate, delle file ai musei. Turismo non è solo un settore economico di svariati miliardi di euro, ma una parte essenziale della vita del Paese, fatta di scambi, contatti, conoscenze, amicizie. Turismo è viaggiare e viaggiare è essenziale a vivere. Così il futuro lo immagino su un Frecciarossa, comodamente seduto, in attesa di raggiungere la destinazione che ho tanto desiderato in queste settimane. Con in testa e nel cuore l’orgoglio per la prova che questo Paese ha saputo superare, rispettando le regole e stringendosi intorno al personale medico e infermieristico che ci ha permesso di poter ancora sognare l’Italia del futuro.
Tuscania (VT)
© Ragemax/AdobeStock
Rai Libri, pp. 256 € 18
superare i momenti difficili. Io la chiamerei un’Italia da sogno. Quella che immaginiamo ogni giorno, che ci aiuta a tirare avanti. La memoria che teniamo viva è già il futuro: una meravigliosa speranza per il tempo che verrà. Perché quando finalmente potremo tornare a muoverci, tutto questo tempo non sarà stato inutile. Ci riverseremo, con ancora più entusiasmo, nelle nostre città d’arte dopo averle desiderate per così tanto tempo. Goethe, nel suo celebre Viaggio in Italia, raccontando della sua visita a Roma, ricordava di aver passato tutta la vita a guardare le immagini delle bellezze del Paese, nei dipinti della casa paterna, nei libri universitari, nelle copie studiate, desiderando ardentemente una sola cosa: vederle dal vivo. Per noi, per la prima volta sarà così. Abbiamo dato un po’ per scontate le meraviglie di casa nostra perché le sentivamo a portata di mano. Dopo il forzato allontanamento, vedere un paese, un borgo, una piazza sarà davvero come realizzare un sogno. Ripartiremo su un treno per raggiungere la meta che più ci affascina. Da sempre, da quando l’Italia è diventata una nazione, sono i treni che ci hanno accompagnato in ogni angolo del Paese, facendoci godere, in tutta comodità, la bellezza del viaggio. È questo il futuro che immagino, un futuro che fortunatamente appare sempre più vicino e sempre più a portata di mano. Perché l’Italia non può vivere senza il suo turismo, che non è solo il rito della
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IN CAMMINO PER LA RIPRESA IL FUTURO DEL TURISMO È NEL MOVIMENTO SLOW, A CONTATTO CON LA NATURA E LONTANO DAGLI ASSEMBRAMENTI di Valentina Lo Surdo valentina.losurdo.3
ValuLoSurdo
ilmondodiabha
ilmondodiabha.it
L’
Italia non è ferma, anche se stiamo a casa. Perché il mondo dei cammini, proprio in queste settimane di quarantena, vive un periodo di prezioso fermento. L’invito a camminare, a immergersi nell’esperienza di una vacanza al ritmo dei propri passi, sembra la risposta ideale per il rilancio delle attività turistiche. Dopo il fermo a casa, infatti, il desiderio di movimento all’a84
ria aperta è tra le attività in assoluto più desiderate dai cittadini e il turismo di prossimità si candida a scelta privilegiata per una ripresa graduale, a contatto con la natura e lontano dagli assembramenti del turismo di massa. Un’opportunità perfettamente in linea con l’attenzione che da anni il ministro Dario Franceschini dedica ai cammini italiani, che offrono un tipo di turismo accessibile a tutte le fasce di
popolazione, sfruttando antiche vie di pellegrinaggio e una vastissima rete sentieristica che unisce ogni angolo del Paese. Di tutto questo ci offre testimonianza Paolo Piacentini, fondatore e presidente nazionale di FederTrek, e referente per i cammini presso il ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo. «Il ritorno di Franceschini alla guida del MiBACT, nel settembre 2019,
© Alberto Conte ItinerAria
Lungo il Cammino di Oropa, tra le colline del Piemonte
ha portato a una rinnovata attenzione nei confronti del viaggio lento e degli itinerari a piedi nel nostro Paese. Già nel suo precedente mandato, dal 2014 al 2018, aveva lavorato per conferire un ruolo centrale alle attività slow, al punto che il piano strategico del turismo ancora in vigore sposa in pieno il tema della sostenibilità sociale, economica e ambientale, dell’accessibilità e dell’inclusione utilizzando il viatico dei
cammini e abbracciando anche il tema delle ciclovie e dei treni storici». E a proposito di binari, Piacentini ricorda che il ministro ha deliberato di dedicare il 2020 proprio alla promozione dei treni turistici, coinvolgendo la Fondazione FS Italiane. «Il rilancio dei treni storici rappresenta un tema di grande fascino e l’intesa tra Franceschini e il direttore generale della Fondazione FS, Luigi Francesco Cantamessa, la-
scia intravedere scenari entusiasmanti», afferma. Un’altra new entry estremamente promettente è Lorenza Bonaccorsi in qualità di sottosegretario con delega al Turismo: «Una figura di grande impulso, appassionata di cammini, estremamente dedita e competente», sottolinea il presidente di FederTrek. La concretezza con cui il MiBACT lavora su questo fronte è subito chiarita 85
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dal volume dei numeri coinvolti. «Un aspetto fondamentale è rappresentato dal recupero dei finanziamenti che erano stati inclusi nella delibera Cipe di quattro anni fa: 60 milioni di euro a sostegno di un’importante parte dei cammini italiani. Era il 2016, nominato Anno nazionale dei cammini, che vide la nascita dell’Atlante digitale dei cammini, un ingente progetto di censimento nazionale che sarà concluso nei prossimi mesi». E così, paradossalmente, proprio ora che il Paese è fermo, il turismo lento vive l’opportunità di recitare un ruolo da protagonista per la ripartenza. «Sarà una delle fonti di ripresa più coerenti con il bisogno fisiologico di ricominciare con un passo diverso. Il turismo rappresenta il 13% del Pil ed è il momento di ripensarlo a misura
dello shock economico che stiamo vivendo. L’occasione per insistere sul concetto di sostenibilità diffusa sul territorio, portando visibilità anche all’Italia minore. Cammini, dunque, ma anche puro escursionismo e cicloturismo, ultimamente in forte crescita», prosegue Piacentini. E mentre il Governo lavora per la ripresa di attività turistiche a misura d’uomo, il movimento dei cammini in Italia si sta sviluppando in modo esponenziale. È di queste ultime settimane la creazione della campagna #iocamminoinitalia, un’iniziativa partita dal basso che vede protagonisti tutti gli operatori dei più importanti itinerari italiani. «Il ministero è a conoscenza di questa iniziativa, perfettamente coerente con la scelta di Franceschini e del nuovo direttore generale del Tu-
rismo al MiBACT, Flaminia Santarelli, di puntare sul turismo di prossimità e delle aree interne». Piacentini sta curando anche questa fase di convergenza tra gli esperti del viaggio a piedi e gli scenari offerti dal MiBACT. «È una fase di ascolto e monitoraggio su entrambi i fronti, una delicata operazione di raccordo che coinvolge realtà imprescindibili come il Cai - Club alpino italiano, artefice dell’immenso progetto Sentiero Italia, 6.880 km sull’intera Penisola, che sta lavorando all’elaborazione del catasto di tutta la rete escursionistica. L’obiettivo è mappare entro il 2021 circa 100mila km di sentieristica: un presidio nazionale d’eccellenza, che distribuisce un indotto rilevante offrendo spazio, per esempio, anche al sistema d’accoglienza dei rifugi».
Italia Coast to Coast, Cannara, Umbria
© Simone Frignani
«L’Italia che cammina in Italia sarà una delle fonti di ripresa più coerenti con il bisogno fisiologico di ricominciare con un passo diverso»
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© Alberto Conte/ItinerAria
Via Francigena nella zona di Montalcino, Toscana
Direzione generale del Turismo, per essere inclusi nell’Atlante digitale. E, in attesa di rimetterci in marcia, sono tantissime le iniziative che popolano il web: dalle dirette quotidiane diffuse dal gruppo Facebook Io cammino in Italia alle trasmissioni di Radio Francigena, la voce ufficiale dei cammini, dal contest fotografico della Compagnia dei cammini agli incontri di Smart walking della Rete nazionale donne in cammino.
«Puntiamo dunque sul turismo domestico, sull’Italia che va in Italia, nel pieno rispetto delle norme di distanziamento e sanificazione. Criteri che sono facilitati proprio nella dimensione escursionistica a contatto con la natura». È ottimista Piacentini: «Abbiamo la consapevolezza che tutto sarà diverso. Ma ne faremo l’occasione per puntare sul turismo di qualità». federtrek.org | beniculturali.it
Trekking alle Cinque Terre, Liguria © Alberto Conte/ItinerAria
Così l’Italia riparte al ritmo lento dei propri passi: dai cammini storici come la Via Francigena, per la quale è in corso la procedura per il riconoscimento Unesco, ai percorsi di prossima apertura, come quelli previsti nel 2021 ispirati a Dante Alighieri per celebrare i 700 anni dalla sua morte, comprendendo nel mezzo le dozzine di itinerari che legano tutte le regioni italiane e hanno superato la valutazione degli 11 criteri messi a punto dalla
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ALTO ADIGE
IL GUSTO È GIOVANE
DALLA COLTIVAZIONE DEI FUNGHI FINO AI RISTORANTI STELLATI, NELLA REGIONE AUMENTANO LE IMPRESE DI UNDER 35 CHE PUNTANO A RIVALUTARE LE SPECIALITÀ LOCALI di Alessandra Iannello - a cura di VdGmagazine.it
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l vero tesoro di un Paese sono i giovani. Come la linfa nuova è vitale per il corretto sviluppo di un albero, così le nuove generazioni sono fondamentali affinché l’econo-
mia di un territorio prosperi. Lo sanno bene in Alto Adige, dove sono state messe in campo politiche mirate a far tornare chi aveva lasciato la regione per studiare o cercare fortuna
altrove. Incentivo che ha portato a un aumento significativo delle imprese giovanili (+3,8%), tanto che ad oggi su 59.339 aziende circa 4.550 appartengono o sono dirette da under 35. Più
© Harald Wisthale
Stefan Senfter e il suo Waldruhe
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© Andreas Kalser
Andreas Kalser e Josef Obkircher del Kirnig Bio Edelpilze
della metà fanno parte del settore agroalimentare e della ristorazione, prevalentemente impegnate nella riscoperta e nel rilancio dei prodotti del territorio. Nell’antico maso “im Thal” di Aldino (BZ), i produttori Andreas Kalser e Josef Obkircher hanno recuperato un vecchio fienile ricreando le condizioni ideali per la coltivazione biologica di funghi nobili altoatesini con il progetto Kirnig. Una sfida, iniziata nel 2017, che valorizza il passato guardando al futuro e a uno dei mercati principali del territorio, l’enogastronomia. Contro ogni previsione, i due giovani hanno lavorato duramente e oggi, oltre ai tipici cardoncelli, producono anche i cino-giapponesi Shiitake. Si deve a Oskar Messner, un giovane allevatore-cuoco del ristorante Pitzock di Funes, il salvataggio della Villnösser Brillenschaf, la pecora con gli occhiali. Riconosciuta dall’Ue come razza ovina in via d’estinzione, è fra le più antiche d’Europa. Si hanno sue notizie già nel ‘700, quando i contadini allevavano il cosiddetto Pötscher, una pecora nota per il particolare disegno attorno agli occhi e sulle orecchie. Fino a dieci anni fa in tutta la Val di Funes, zona di origine della Villnösser Brillenschaf, resistevano soltanto 150 esemplari che oggi, grazie a Furchetta, un’associazione di tutela che raggruppa più di 50 contadini-allevatori, sono oltre 700. Oskar ha ripreso ricette antiche per la trasformazione
della carne d’agnello e ha iniziato a produrre insaccati e specialità culinarie, mentre i tagli freschi vengono commercializzati in tutto l’Alto Adige e smistati verso i ristoranti più raffinati del territorio. Inoltre, la lana della
Villnösser Brillenschaf viene lavorata dalle donne della Val di Funes, specializzate nella produzione di pantofole e berretti attraverso tradizionali tecniche di lavorazione dell’uncinetto e di infeltrimento della lana cardata. Oskar Messner e la pecora con gli occhiali
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Alexander Höller / Gli asparagi di Terlano a marchio Margarete
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chelin Konstantin Filippou a Vienna e due anni fa è tornato nella sua Glorenza per realizzare il sogno più grande: raccontare se stesso e l’amore per il territorio attraverso i suoi piatti. Così è nato il Flurin, di cui è chef patron. Le sue proposte culinarie sono un ritorno alle origini, quando niente andava buttato e anche gli scarti venivano riproposti in piatti che esprimevano l’inventiva di chi era in cucina. Nel menù del ristorante spiccano ingredienti locali e stagionali come il pollo di Cengles (frazione del comune di Lasa, in Val Venosta), il graukäse, formaggio Jan Piazza e le birre Mönpiër de Gherdëina
© Martin Corradini
A Terlano, invece, è la produzione di asparagi bianchi a mantenere in vita una tradizione nata oltre un secolo fa, grazie al lavoro di contadini locali. Per salvaguardare questo ortaggio, Cantina Terlano ha implementato il marchio Margarete con un progetto europeo guidato dal trentenne Alexander Höller. Appongono il marchio ai loro asparagi 15 produttori, anche membri della Cantina, che seguono le tecniche di coltivazione e consumo a chilometro zero. Entro due ore dalla raccolta, infatti, gli asparagi vengono inviati con l’automezzo Margarete Spargel a Cantina Terlano che, dopo il lavaggio e il raffreddamento, provvede alla consegna. Inoltre, tramite il sistema digitale Margarete, viene garantita la tracciabilità dell’intera filiera di ogni singolo asparago. Per le loro birre Jan Piazza, Carmelo Li Pomi, Tobia Moroder e Diego Perathone non solo hanno scelto un nome ladino, la lingua parlata nel Südtirol, ma hanno rafforzato l’appartenenza al territorio abbinando a ognuna delle otto tipologie un numero che corrisponde all’altezza delle cime delle Dolomiti Gardenesi intorno a Ortisei, dove ha sede la loro Mönpiër de Gherdëina. Qui sono prodotti ogni anno circa 70mila litri di birra impiegando solo l’acqua pura della fonte Cunfin, ai piedi del Sassolungo, rilanciando una tradizione birraia che in queste zone è nata intorno all’anno Mille. Poi c’è Thomas Ortler, che è stato commis de cuisine a Berlino nella celebre pasticceria Cinco by Paco Perez, poi chef nel ristorante due stelle Mi-
grigio della Valle Aurina, e il gambero di torrente. Anche Stefan Senfter ha girato il mondo, scivolando con il suo snowboard sulle nevi delle località più cool. Oggi, invece, si destreggia nella cucina del Waldruhe, uno dei pochissimi ristoranti altoatesini che vanta il sigillo Slow Food. Situato a Sesto, in un maso costruito più di 500 anni fa, propone tra le specialità canederli, ravioli Schlutzkrapfen, filetto di cervo e trota. Ricette che Stefan cucina reinterpretando in chiave moderna gli insegnamenti di sua nonna.
© Hannes Niederkofler © Hotel Elephant Bressanone
© Hotel Elephant Bressanone
Il ristorante Flurin / Thomas Ortler
Mathias Bachmann / Proposte del ristorante Apostelstube
aver trascorso alcuni anni a Londra e a Parigi, è rientrato in Alto Adige per raccontare e condividere, in particolare su Instagram, piatti e tradizioni del territorio. Ha iniziato con le video ricette su YouTube e nel 2018 è sbarcato in televisione con la prima edizione del programma SelfieFood su La7d, mentre lo scorso anno ha pubblicato il suo primo libro, La mia cucina altoatesina - 45 ricette per ogni occasione (Athesia, pp. 143 € 19,90). Una guida per riconoscere i prodotti di qualità e tradurre al meglio l’Alto Adige nel piatto. kirning.com | pitzock.com cantina-terlano.com monpier-gherdeina.it | flurin.it sexten.it | hotelelephant.com stefanocavada.it
Stefano Cavada
© Maria Martus Photography
Ha solo 33 anni Mathias Bachmann e vanta già una stella Michelin con il suo Apostelstube dell’Hotel Elephant di Bressanone. Figlio d’arte – suo papà Helmut è uno dei cuochi più famosi d’Italia e autore di libri di cucina di successo – Mathias ha lavorato al Tantris di Monaco con Hans Haas e alla Torre del Saracino di Vico Equense con Gennaro Esposito. All’Apostelstube, quattro tavoli per un massimo di 20 posti, sperimenta per pochissimi avventori ricette realizzate con ingredienti locali come il maialino da latte su crema di birra scura, il fegato grasso con grano saraceno o i fagottini di oca su crema di nocciole e salsa di tartufo. Anche Stefano Cavada, food blogger da decine di migliaia di follower, dopo
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TRAVEL
© Yaruniv-Studio/AdobeStock
MADE IN ITALY A DOMICILIO
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DALLA LOMBARDIA ALLA CAMPANIA, LE RESTRIZIONI DOVUTE ALLA PANDEMIA HANNO ACCELERATO LO SVILUPPO DELL’E-COMMERCE PER I PICCOLI PRODUTTORI AGRICOLI di Andrea Guolo
confezionato in quattro formati: da 30 e 50 euro, bio e veg. «Inizialmente a Roma, dove abbiamo un potenziale massimo di 450 consegne al giorno, abbiamo raggiunto il sold out in soli sette minuti dall’inserimento nel sito. Ora consegniamo tremila pacchi alla settimana nella Capitale e duemila a Milano, oltre non possiamo andare». In più, tramite il sito e l’app Campagna amica, si possono raggiungere circa quattromila aziende in tutta Italia e Coldiretti sta implementando il sistema per arrivare, entro maggio, alla gestione in automatico degli ordini. Confagricoltura intanto si sta muovendo sul territorio per supportare le iniziative delle singole imprese. A Torino è nata la campagna Arrivano i nostri, in Toscana è stata ideata Maremma a domicilio, con il 10% degli incassi devoluti alla Croce Rossa, e a Salerno va per la maggiore La spesa a casa tua, con ortaggi di stagione, mozzarella di bufala, formaggi di pecora e capra, miele, limoni e marmellate. Mentre la proposta di Cia, attraverso il nuovo portale, non si limita ai prodotti tipici ma arriva a comprendere i piatti preparati dagli agrichef: «Così rafforzia-
mo un legame importante tra i produttori agricoli e le famiglie italiane», sottolinea il presidente nazionale Dino Scanavino. I contadini possono contare anche sulle app messe a punto per la spesa a domicilio, in crescita esponenziale soprattutto nelle grandi città, per far arrivare ortofrutta, carni, latticini e altri beni di prima necessità. È il caso di Cortilia, attiva in Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna, che grazie a 200 produttori selezionati ha raddoppiato gli ordini senza peraltro riuscire a soddisfare tutte le richieste. Un’altra piattaforma dedicata al cibo fresco e tipico è L’Alveare che dice Sì, nata a Torino e composta da gruppi di acquisto (gli alveari, appunto) che interagiscono con produttori iscritti al sito. C’è poi Smart Food, che opera a Milano e dintorni ed è specializzata in prodotti biologici freschi e confezionati. A Roma, infine, è arrivata Ortelia, con un’offerta di prodotti nazionali ma con un occhio specifico sull’agricoltura laziale. campagnamica.it confagricoltura.it cia.it
© Coldiretti
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Roma c’è il Pacco salva dispensa del contadino, consegnato direttamente a casa attraverso la piattaforma online di Coldiretti. In Lombardia, la regione più colpita dal coronavirus, oltre 250 imprese di Confagricoltura portano a domicilio la spesa attraverso l’iniziativa Negozi in casa tua. In provincia di Bari, dal portale I prodotti dal campo alla tavola di Cia - Confederazione italiana agricoltori, è possibile ordinare le uova della società Avicola Debernardis, l’olio de L’Auricarro o i formaggi, sottoli e taralli della Masseria Chinunno. Questi sono solo tre esempi di un movimento economico in piena attività: quello dei piccoli produttori che si mettono in rete, con il sostegno delle associazioni agricole, per portare al cliente finale alimenti tipici del territorio, superando gli ostacoli e le limitazioni del lockdown. Una soluzione nata dall’emergenza ma destinata a continuare quando lentamente si tornerà alla normalità, perché anche nel mondo agricolo nulla sarà più come prima. La pandemia, in questo caso, ha fatto da acceleratore, stimolando aziende potenzialmente restie al commercio elettronico a superare l’ostacolo, aggiungendo il canale online alla vendita diretta attraverso spacci aziendali e mercati. Un vantaggio per il consumatore, che acquista la sua spesa da produttori identificabili e direttamente responsabili della loro qualità, ma anche per l’azienda agricola, in termini economici e di visibilità. «Lavoreremo sempre più su sistemi di vendita online e consegna a domicilio, conservando la filosofia del chilometro zero e stimolando il consumo delle tipicità italiane», afferma Carmelo Troccoli, direttore di Campagna Amica. I prodotti più richiesti, secondo l’osservatorio di Coldiretti, sono frutta e verdura di stagione, che precedono farine, latte e altri ingredienti essenziali. La vera rivelazione è stata quella del Pacco salva dispensa,
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Immagine ufficiale dell’appello Se non ora quando - Libere
EUROPA
IL FUTURO È D ONNA
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e anche ci avessero avvisato, mai avremmo creduto, fino a prima dello scoppio della pandemia, che un giorno in tutto il mondo ci si sarebbe fermati e che qualcuno ci avrebbe detto: tornate nelle vostre case e restateci fino a data da destinarsi. Trasferite lì i vostri uffici, da lì curate i vostri malati e istruite i vostri bambini. Da lì, preoccupatevi solo dei beni e dei bisogni primari, perché è in gioco la salute e la sopravvivenza di tutti: ciò che è superfluo non conta più. Invece, è successo davvero. Ed è successo anche altro: in questo improvviso vuoto abbiamo ritrovato il contenuto. Cioè, la soluzione per salvarci non solo dalla vita di adesso ma anche da quella che conducevamo prima. Tutti, ascoltando i tragici bollettini della Protezione civile, ci siamo sentiti vulnerabili; ci siamo preoccupati di come accudire, materialmente ed emotivamente, i nostri cari o le persone sole e a rischio che conoscevamo; ci siamo sentiti sconvolti dalla riorganizzazione dell’attività
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SI PUÒ RIPARTIRE SOLO METTENDO AL CENTRO IL TALENTO FEMMINILE. HA RACCOLTO 16MILA FIRME L’APPELLO RIVOLTO ALL’UE DA VOLTI NOTI COME CRISTINA COMENCINI E JO SQUILLO di Cecilia Sabelli [Movimento Se non ora quando - Libere]
lavorativa o scolastica. Tutti abbiamo provato gratitudine e ammirazione per chi, pur di prestare servizio alla comunità, metteva in pericolo se stesso e la propria famiglia; tutti abbiamo accennato un sorriso alla notizia di una nuova nascita e abbiamo rinunciato a qualcosa, qualcosa di grande, a volte, come essere presenti dinanzi alla sofferenza o alla morte di chi amiamo. È così che i valori, comunemente definiti privati e storicamente terreno dell’esperienza femminile, cioè quelli della cura dei corpi e delle vite, anche quelle più fragili, le relazioni, la scuola, il lavoro, la famiglia, l’economia, si sono riscoperti valori di un’intera comunità. Ciò su cui sono fondate e reggono, non soltanto nei momenti di crisi, le nostre società. Non è dunque un caso che, in una scena pubblica dominata da figure maschili poco predisposte a trovare accordi comuni, quando si è iniziato a parlare di intervento dell’Europa le donne per prime abbiano alzato la voce.
© Douglas Kirkland
Scienziate, scrittrici tra cui Elena Ferrante e Annie Ernaux, registe come Margarethe von Trotta, l’8 aprile hanno firmato l’appello di Se non ora quando – Libere, per dire «basta agli egoismi nazionali» e affermare che «è giunto il momento di ricostruire i nostri Paesi con un grande progetto comune che metta al centro gli esseri umani» e che faccia sempre più assegnamento sui talenti, l’intelligenza e il cuore delle donne. L’appello, firmato da oltre 16mila persone, è stato recapitato lo scorso 23 aprile ai governanti europei, insieme a un video in cui abbiamo raccolto le richieste di donne e uomini per chiedere iniziative forti su Europa, donne e ambiente. Tra loro anche le seimila Sardine, movimento nato come noi nelle piazze e voce importante della società civile. «Il Consiglio europeo è stato un successo, i governanti hanno deciso di muoversi insieme con un progetto di ricostruzione finanziato in comune», spiega la regista e scrittrice Cristina Comencini, volto dell’iniziativa. «Si apre ora lo scenario Italia: chi e come verranno gestiti i fondi? La preoccupazione c’è, visto che nella task force le donne sono poche e tra gli esperti sono praticamente assenti. Vogliamo che ora lo Stato italiano impieghi gli aiuti per le infrastrutture connesse alla scuola e alla salute; per affrontare il dramma della crisi demografica, problema europeo ma che nel nostro Paese è di entità spaventosa. Vogliamo si investa sullo stato sociale delle donne, per permettere una scelta libera della maternità, per favorire la condivisone con gli uomini e la possibilità per le donne di avere contemporaneamente dei figli e una carriera». E conclude con spirito combattivo: «Dovranno esserci anche le donne a decidere su questo, non lo chiediamo ma lo esigiamo». Quanto questa epidemia abbia visto loro protagoniste è sotto gli occhi di tutti. Alle casse, in corsia, nelle farmacie, nei laboratori, nei luoghi indispensabili alla sopravvivenza nei giorni di quarantena: erano quelle presenti in maggioranza. Lontane da casa, come il The New Yorker le ha rappresentate in una delle più belle copertine di sempre, «le donne erano a lavorare, in rapporto quotidiano con le
Cristina Comencini, volto dell'iniziativa
difficoltà di tutti noi sconvolti dalla pandemia e gli uomini invece tutti scienziati ed esperti, tutti in televisione o nei comitati a prendere le decisioni», fa notare la cantante Jo Squillo, tra le primissime firmatarie dell’appello. «Sulle donne più di tutte ha pesato questa emergenza e su di loro peserà la crisi che ci aspetta se non approfittiamo di questa occasione per riscrivere le regole di una vita più umana», prosegue. E se non sarà l’Europa a investire sulla cura delle persone e del pianeta, chi altri del panorama internazionale potrà farlo? Il nostro gruppo, che altre volte nella storia del nostro Paese ha saputo individuare il momento giusto per agire, non ha dubbi: serve un salto di civiltà, è il momento che la cultura delle donne diventi la cultura di tutti. Per noi, per le generazioni a venire e per chi non c’è più. cheliberta.it senonoraquandofanpage
Se non ora quando (2011)
© Mirko Isaia
«Serve un salto di civiltà, è il momento che la cultura delle donne diventi la cultura di tutti. Per noi, per le generazioni a venire e per chi non c’è più»
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MOM’S LIFE NEL MESE DELLA LORO FESTA, SEI MAMME SPECIALI RACCONTANO LA LORO GIORNATA AI TEMPI DEL COVID-19
ELENA A SOFIA RICCI [ATTRICE] di Gaspare Baglio gasparebaglio
nche se la nostra chiacchierata è telefonica, esce ugualmente tutta la simpatia di Elena Sofia Ricci, definita da molti la regina della fiction, visto il successo di produzioni come Che Dio ci aiuti su Rai1. Un’attrice di classe e dal talento indiscutibile anche sul grande schermo. Non a caso, lo scorso anno ha ricevuto il suo terzo David di Donatello per l’interpretazione di Veronica Lario nel film Loro, di Paolo Sorrentino. Dal cinema è tornata in tv con la serie Vivi e lascia vivere, sempre sulla rete ammiraglia della tv pubblica, diretta da Pappi Corsicato. «Un regista unico. Ci siamo molto divertiti, è stato un po’ come essere a La Cage aux Folles», racconta l’attrice che sul set interpreta Laura, «una donna ruvida, pragmatica, una mamma che non ha tempo per smancerie. Ama i suoi figli in modo pratico, compiendo azioni apparentemente scorrette ma necessarie. Dopo aver perso il lavoro, mette in piedi un’attività di street food vendendo il sartù, piatto tipico napoletano». In futuro, ci tiene ad aggiungere, spera di vedere molti food truck con cibi tradizionali in giro per l’Italia: «Vorrà dire che saremo usciti da questo momento difficile. Parlo soprattutto per il mio settore, che sarà l’ultimo a rialzarsi vista l’impossibilità per ora di lavorare rispettando il distanziamento sociale». Un argomento, questo, che la tocca fino alla commozione: «Lo show business non è composto solo dalle persone sotto i riflettori. C’è gente che lavora dietro di noi, macchinisti, elettricisti, truccatori, sceneggiatori, sarti, registi. L’occupazione per loro è un bene di prima necessità, un mondo che il pubblico non si immagina neppure. Per questo ci stiamo mobilitando, nel nostro Paese alla cultura è destinato meno dell’1% delle risorse». La reclusione forzata l’attrice l’ha passata a occuparsi della casa. «Fin dal primo mese la tata è andata in quarantena, e a risentirne di più è stata la mia schiena: sia io che mio marito siamo maniaci di ordine e pulizia». Questo periodo le ha permesso anche di trascorrere più tempo con le figlie: «Emma, la più grande, vive questo momento con la frustrazione di chi si sente le ali tarpate: si è laureata a luglio, doveva spiccare il volo. Maria, la più piccola, veniva da un mese di punizione, ne aveva combinata una un po’ grossa e poteva uscire solamente per andare a scuola. Il castigo è finito proprio a pochi giorni dall’inizio dell’isolamento. La magra consolazione è che esistono i social e non si sente sola». Per la Festa della mamma Elena Sofia Ricci è indecisa: «Bisognerebbe chiedere alle mie figlie cos’hanno in mente di fare. Ma temo non si ricorderanno». Una risata e il pensiero va subito a un desiderio da condividere con le persone care. «Ne avevo tanti, di sogni. Oggi mi accontenterei di andare nel nostro piccolo paradiso al Circeo, a Punta Rossa. Lì ci sono i nostri amici e già sarebbe un grande dono». elenasofiaricci.com ElenaSofiaRicciOfficialPage elenasofiaof
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LODOVICA L COMELLO [CONDUTTRICE TELEVISIVA E RADIOFONICA] morricocecili
MorriCecili
© Ufficio Stampa TV8
di Cecilia Morrico
odovica Comello ha preso non troppo seriamente il ruolo di mamma. La giovanissima conduttrice tv e radio ha da poco lanciato L’Asciugona, progetto podcast distribuito ogni mercoledì sui principali canali digitali (Spotify, Apple Podcast, Google Podcast) e, nella versione video, sui suoi profili social. Un racconto ironico e a tratti dissacrante sulla gravidanza e la maternità. «Ho vissuto con filosofia il lockdown. Tanto in ogni caso, con l’arrivo di un figlio, una sorta di quarantena l’avrei dovuta fare. Quindi approfitto della reclusione per dedicarmi a Teo con calma, 24 ore su 24, per conoscerci e imparare a fare la mamma fra poppate, colichette, cambi pannolini e notti quasi insonni», spiega. «Una cosa che ci fa sorridere è che siamo chiusi in casa ma, allo stesso tempo, non ci sentiamo troppo tagliati fuori dalla società. Non ci stiamo perdendo nulla: è come se fossimo rimasti tutti congelati nel tempo. Quando ci scongeleranno ripartiremo da dove eravamo rimasti, solo che noi avremo un fagottino in più». Eppure partorire il 16 marzo, nel pieno delle ristrettezze da Covid-19, non dev’essere stato facile. «È stato molto strano, più che altro. Spesso mi sono detta: “Non può essere, siamo su Scherzi a parte". Chi potrebbe mai immaginare di portare a termine una gravidanza nel bel mezzo di una pandemia globale, dove anche un controllo in ospedale può diventare una fonte di ansia interminabile? O che nessun membro della tua famiglia né di quella di tuo marito possa venire ad abbracciarti e a conoscere il tuo bimbo? Senza contare i consultori e i professionisti che normalmente ti accompagnano, in questo periodo chiusi o irreperibili». Uno scenario non semplice, insomma. «Ma per fortuna ce la stiamo cavando bene: le videochiamate con ostetriche e consulenti all’allattamento ci aiutano quotidianamente a far fronte ai piccoli intoppi che si presentano dopo il parto. Viva la tecnologia». Ma, intanto, qual è il primo desiderio da realizzare una volta finite le restrizioni? «Obiettivo numero uno: fargli capire che sulla Terra non ci siamo solo noi tre. Presentargli finalmente i nonni, gli zii e i cuginetti. Portarlo fuori casa, al parco, per fargli assaporare un po’ di venticello sul viso e sentire le risate dei bimbi che giocano. Ripartirei così, dalle piccole cose. Per il resto c’è tempo». Il 10 maggio Lodovica festeggia anche la sua prima Festa della mamma. «La passerò con mio marito e Teo. Sicuramente brinderemo con un po’ di latte e alle 22 rotoleremo a letto per qualche coccola. Una festa più speciale di così!». lodovicacomello lodocomello lodocomello
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TANIA E CAGNOTTO [TUFFATRICE]
di Marta Bartolozzi Tania Cagnotto per Adidas
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ra tutto pronto, o quasi, per Tokyo 2020. Tania Cagnotto, tuffatrice europea con il maggior numero di podi in carriera, unica italiana ad aver vinto una medaglia d’oro mondiale nella sua specialità, si stava allenando in modo serrato. E, all’obiettivo Olimpiadi, ci sarebbe arrivata con la grinta di una grande atleta (oltre che di una mamma). Poi è arrivata l’emergenza sanitaria. «Il periodo che stiamo vivendo ha cambiato la mia routine di sportiva. Il posticipo delle Olimpiadi è stata una scelta giusta che però mi ha lasciata un po’ inerme. Rimettersi in gioco, ricominciare gli allenamenti, è stata dura». Ma anche in questa situazione ci sono aspetti positivi: «Come mamma, mi godo un periodo senza stress né orari e vivo mia figlia 24 ore al giorno. Dentro casa cerco di coinvolgerla un po’ in tutto: pulizie, cucina, ginnastica. A lei diverte fare quello che faccio io». Le giornate scorrono, seppure in isolamento, e stiamo per arrivare all’appuntamento con la Festa della mamma, una ricorrenza che quest’anno cade il 10 maggio. Di nuovo, non si scoraggia: «Mi piacerebbe poter festeggiare insieme ai nonni. Vediamo come sarà questa fase due». Quando potremo tornare ad abbracciarci, qual è la prima cosa che vorrebbe fare? A rispondere a questa domanda non è l’atleta dalle performance eccellenti, ma una donna che mette gli affetti al primo posto, senza dimenticare la passione per i viaggi: «Rivedere la famiglia, gli amici e poter attraversare di nuovo il nostro meraviglioso Paese». Venti medaglie d’oro agli Europei, una ai Mondiali, un argento e un bronzo alle Olimpiadi, tanti altri successi alle spalle: risultati raggiunti grazie alla passione per questo sport, ma anche alla capacità di sacrificarsi. Gli allenamenti quotidiani le hanno insegnato qualcosa che va oltre la competizione, valori appresi nel corso della carriera che spera di trasmettere a sua figlia. «La lealtà, la perseveranza, il non arrendersi alle prime difficoltà. Poi la pazienza e l’importanza di avere alle spalle qualcosa di solido». E se questa sarà una delle sfide personali più importanti per Tania, ci auguriamo di rivederla presto gareggiare nelle competizioni internazionali e magari, perché no, alle prossime Olimpiadi. taniacagnottoweb.net TaniaCagnottoOfficial cagnottotania
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BENEDETTA «M PARODI
© Loris T. Zambelli
[GIORNALISTA E CONDUTTRICE TV]
i potresti richiamare fra cinque minuti? Sto sfornando una torta». Chi, se non Benedetta Parodi, avrebbe potuto esordire così per la nostra intervista? Allo scoccare del quinto minuto un sms mi informa che è prontissima. La conduttrice tv, volto di punta del talent culinario Bake Off Italia su Real Time, sta passando un periodo di isolamento molto intenso: «In casa siamo in otto, abbiamo accolto un amico 18enne di mia figlia Matilde, in difficoltà perché i suoi genitori sono a New York. Poi abbiamo una ragazza alla pari e la tata Natasha – menomale che c’è! – che sta con noi da 15 anni. Una reclusione molto movimentata, quindi, ma almeno ci divertiamo: si fanno giochi da tavola, si chiacchiera, si prendono aperitivi. La mattina è dedicata agli impegni scolastici dei ragazzi, il pomeriggio cucino sia per i social sia per la famiglia. È come essere in pensione». Per la Festa della mamma, Benedetta ha due opzioni: «Se potrò uscire fuori regione vorrei tanto andare a trovare mia madre, che vive ad Alessandria. È una donna tostissima, trascorre la quarantena in solitudine con energia e senso di responsabilità. Ma mi manca e mi spiace saperla senza compagnia: le porterei una vagonata di roba da mangiare per pranzare insieme», racconta. «Se invece, come credo, saremo ancora reclusi, sarà un’ulteriore scusa per festeggiare e tirare fuori la voglia di divertirsi. Tra l’altro, ho preso un piccolo barbecue che potrei mettere sul balconcino per cuocere quattro salsicce. Ma non so se basterebbero per tutti». Un sorriso e si passa al sogno post emergenza, sul quale la Bene (così la chiamano gli amici) non ha dubbi: «Vorrei andare nella nostra casa di campagna, in Piemonte. E fare una rimpatriata con i miei fratelli, Cristina e Roberto, e i loro figli. Una bella grigliata suonando la chitarra. Mi piacerebbe tanto, poi, rivedere la Sardegna, il mio luogo del cuore e il più amato anche dai miei figli. Andare al mare è stata una delle risposte più gettonate anche sui social, quando ho domandato, a chi mi segue, cosa vorrebbero fare una volta finito l’isolamento». Spiaggia a parte, la super Parodi ha in ballo una novità lavorativa importante: sarà al timone della versione tricolore di Chef in your ear su La7, prima di tornare sotto il tendone di Bake Off Italia. «I format risentiranno di queste restrizioni obbligatorie. Bisognerà mantenere naturalezza, divertimento e gioia, con tutti gli accorgimenti del caso». G.B. benedettaparodiofficial benedettaparodi ziabene 99
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ALICE U MANGIONE THE POZZOLIS FAMILY
© Dario Altamura
[ATTRICE E WEB CREATOR]
nica nella sua simpatia, la Pozzolis family regala sempre risate e riflessioni sulle gioie domestiche. Alice, attrice e web creator, e Gianmarco, volto di Zelig e di fiction come Un passo dal cielo, con i figli Giosuè e Olivia Tosca, sono un quartetto irresistibile che condivide da anni la propria vita sul web. In questo periodo in casa sfidano educatrici e pedagogisti scegliendo di non disciplinarsi in una routine. «Ogni giorno è una sorpresa. Può succedere di tutto», racconta Alice, «a volte ci svegliamo alle sei di mattina e iniziamo la giornata per poi riaddormentarci alle due e alzarci alle 18 del pomeriggio. L’unica regola è che alle 21:30 spegniamo le luci e come dei cocoriti mandiamo a letto i bambini, con storie della buonanotte noiosissime per farli addormentare». Solo dopo, lei e Gianmarco riescono a vedere un film o a lavorare, approfittando del fatto di essere finalmente soli. «A tal proposito, alcune sere fa, siamo anche riusciti a organizzare un appuntamento romantico tête-à-tête: erano le due di notte e siamo andati sul balcone, per birra e chiacchiere da adulti. Prima del lockdown ci concedevamo un’uscita a settimana lasciando i piccoli con la babysitter, ora dobbiamo reinventarci per avere intimità». In quattro le giornate sono comunque piuttosto lunghe. «Tentiamo di impegnarci in cose che abbiano senso, ma a turno perdiamo interesse. Il più entusiasta è Gianmarco, ma l’attenzione poi cala. I nostri figli sono nella fascia sotto i sei anni, quella che più di tutti ha risentito del periodo perché poco considerata nei provvedimenti, anche scolastici. Facciamo molti giochi fisici e nessun lavoretto, anche perché io sono negata. Mentre sono circondata da amiche e colleghe capaci di fare castelli con la pasta di pane o cupcake alla Ernst Knam, mentre a me riescono solo i brutti ma buoni». Si cerca sempre di essere positivi, «anche perché esistono situazioni davvero difficili, di persone che abitano in sei in un bilocale. Alla fine i nostri figli stanno bene, con i genitori a casa per loro è domenica da due mesi e noi non facciamo che viziarli con cioccolatini e caramelle. Appena si potrà uscire, abbiamo promesso che andremo di nuovo tutti insieme in bici. Noi che pedaliamo, loro sui seggiolini e uno zainetto con i panini per andare più lontano possibile dalla città. Prima delle restrizioni, nei weekend andavamo sulla ciclabile tra Milano e Pavia. E per l’estate stavamo pensando alla Riviera romagnola, da raggiungere in treno perché viaggiamo mal volentieri in macchina». Per la Festa della mamma, domenica 10 maggio, ha le idee chiare: «Tre ore di spa nel bagno di casa. Voglio chiudermi lì da sola, con la musica in sottofondo, per maschere e manicure». C.M. thepozzolisfamily thepozzolisfamily The Pozzolis Family
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CATERINA V BALIVO
© Cosimo Buccolieri
[CONDUTTRICE TELEVISIVA]
olto del pomeriggio Rai1, una delle digital influencer più quotate sui social network, e mamma di Guido Alberto e Cora. In due parole, Caterina Balivo. Generalmente è lei a condurre interviste, oggi invece ci racconta come sta passando le giornate tra le mura domestiche. «Per noi adulti non è facile, figuriamoci per i bambini. Non sono una mamma apprensiva, ma penso che non vada sottovalutato l’impatto che questo periodo ha sui più piccoli. Hanno due certezze, i genitori e la scuola, e senza quest’ultima sono stati privati di amici, insegnanti, attività e socialità importanti. Senza contare che vedersi attraverso un computer non è sempre facile. Mio figlio Guido Alberto, che ha sette anni, prima del lockdown non aveva mai utilizzato tablet o giochi tecnologici e gestire le lezioni online all’inizio è stato snervante», spiega la conduttrice. Con Cora, due anni e mezzo, i primi giorni sono stati pesanti: «Era abituata a uscire sempre subito dopo la colazione e mi chiedeva perché ora non potevamo più farlo. Le abbiamo detto la verità, che c’era un virus cattivo capace di farle venire la febbre altissima. Mentre Guido Alberto, che è più grande, ha sentito i nostri discorsi e i telegiornali e ha giustamente manifestato un po’ di preoccupazione per i nonni». La routine quotidiana è piuttosto altalenante: «La mattina Guido Alberto ha le lezioni scolastiche e confesso che ho scoperto di non avere molta pazienza nel seguirlo con i compiti. E poi la gestione di due bambini con età diverse non è facile. Ho provato a far fare loro delle cose insieme, ma a parte la pittura altro non si riesce». In tutto questo, ha comunque avuto il tempo per realizzare su Instagram il progetto My Next Book. «È nato da un’idea avuta con mio marito (lo scrittore Guido Maria Brera, ndr). Durante il lockdown molte promozioni di libri sono state bloccate. Così ho cominciato a intervistare uno scrittore al giorno chiedendogli di raccontare in diretta su Instagram il suo romanzo in uscita. Un’esperienza nuova ma di successo. Molti mi hanno richiamata dicendo che le vendite erano aumentate dopo il nostro incontro». Ma, tornando alla vita in famiglia, come pensa di passare la Festa della mamma? «Ho chiesto a mio figlio una letterina, senza scuola non credo ci saranno lavoretti ad hoc. E poi sicuramente faremo una videochiamata con mia mamma, che è ad Aversa, e le mie sorelle. Mi mancano tantissimo. Appena l’emergenza sarà rientrata andremo a trovarle e mangeremo con tutta la famiglia sul lungomare di Napoli. Lo desidero davvero tanto». C.M. caterinabalivoofficial caterinabalivo caterinabalivo 101
WOMEN
I M P ER FE T T E
E FELICI COME EVITARE IL SOVRACCARICO DI ATTIVITÀ SFATANDO IL MITO DEL MULTITASKING
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chiaracecutticoachcounsellor
vere la capacità di fare molte cose in contemporanea è considerata una virtù tutta femminile che raggiunge livelli di giocoleria ed equilibrismo straordinari quando la vita della donna comprende, oltre a una casa e un lavoro da gestire, anche dei figli da crescere. E di questa abilità andiamo fiere e orgogliose senza però renderci conto – forse perché non ne siamo a conoscenza (o semplicemente perché poter vantare un primato così eclatante sull’uomo è davvero troppo attraente) – delle conseguenze negative che questo nostro agire produce nel medio e soprattutto nel lungo periodo.
Hoepli, pp. 170 € 16,90
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Naturalmente l’entità che determina il sovraccarico da attività è soggettiva, ci sono persone con una soglia molto più elevata di altre nel reggere lo stress. Qualsiasi essa sia, però, è bene identificare la propria e correre ai ripari, a maggior ragione nel momento che stiamo vivendo, in cui ci è stato imposto di restare in casa o uscire molto poco, senza la possibilità di recuperare e bilanciare le energie psichiche cambiando aria, se non aprendo le finestre, cosa che non varia comunque lo scenario attorno a noi. Quali sono, allora, i segreti per ridurre il rischio di stress da multitasking? In buona parte sono gli stessi, per una situazione ordinaria o straordinaria come quella attuale. Lo step fondamentale è aumentare la propria consapevolezza rispetto alle reali motivazioni che ci portano a fare così tante cose, invece di delegare qualche incombenza ai nostri compagni, responsabilizzare i nostri figli a partire dal loro quarto o quinto compleanno, dedicarci alle nostre priorità anziché a tutto lo scibile umano, prenderci un po’ di tempo per noi stesse, preparando una semplice omelette anziché alzarci all’alba per cuocere le lasagne o accettando il fatto che le presine della cucina possono anche non essere stirate. Solo comprendendo perché ci sovraccarichiamo così tanto potremo
© Elena Triolo
di Chiara Cecutti chiaracecutti.com
scegliere di cambiare i nostri comportamenti, se non altro in nome della salute e del buonumore che tanto aiuta il benessere generale e anche la vita di coppia. Come venirne a capo? Mettendosi a tavolino con tutta la famiglia per concordare una suddivisione dei compiti quotidiani, a partire dalle cose che a ognuno piace di più – o pesa di meno – fare, negoziandole o sorteggiandole affinché diventino un gioco. Infine, organizzare tempi e luoghi che prevedano la possibilità di ritagliarsi momenti e aree per sé, soprattutto nel caso di spazi contenuti, e alternare la gestione dei figli con il proprio partner.
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
BUON VIAGGIO… A NANTES!
NANTES, PLAYGROUND © F. TOMPS / LVAN
VIVACE, CREATIVA, DINAMICA, CULTURALE, TURISTICA, NANTES È UNA CITTÀ SPECIALE, autentica e insieme visionaria (non a caso qui è nato Jules Verne!). Dichiarata nel 2013 capitale verde d’Europa, con i suoi paesaggi così diversi, un patrimonio ricco ed eclettico, una gran varietà di proposte culturali, la porta della Bretagna è regolarmente in testa alla lista delle città francesi dove si vive meglio. Una città dove capita di incontrare il Grande Elefante delle Machines de l’île alto 12 metri che passeggia lungo la Loira, salire su una fantastica giostra alta 25 metri ma anche la famosa Galerie des Machines che inscena diversi macchinari. Ogni estate Il Voyage à Nantes, l’evento, sublima un percorso urbano sensibile e poetico lungo una linea verde di 15 km tracciata per terra. Artisti e creatori, giardinasti e cuochi, DJ e architetti… sono invitati a esprimersi nello spazio pubblico. Con 50 tappe sorprendenti, che raggruppano l’insieme del 104
NANTES,LES MACHINES DE L’ÎLE © FRANCK TOMPS
dispositivo culturale, la Città è ancora più scombussolata del solito. Da vedere: delle installazioni effimere o permanenti, delle opere d’arte, delle mostre. Da vivere: dei luoghi conviviali, degli incontri inattesi. Da assaporare: dei prodotti locali coltivati negli orti del centro città.
— COME ARRIVARE
fortezza. Essa costudisce dal 2007 il museo storico di Nantes. Il Musée d’arts di Nantes (ex Musée des Beaux-Arts) e le sue 900 opere della mostra permanente che si estendono dall’arte antica a quella contemporanea, dalla pittura al video. L’esigenza artistica dell’edificio lo posiziona come il più grande museo nell’Ovest della Francia.
Voli diretti dall’Italia dalle principali città: Milano, Roma, Venezia, Pisa, Napoli ma anche Bari, Olbia, Cagliari, Palermo.
— DA FARE Seguite il soleggiato percorso verde durante l’evento «Il viaggio a Nantes», dal 5 luglio al 30 agosto 2020, e lasciatevi trasportare da questa via costellata da una 50 di tappe nel cuore di Nantes. La capitale storica dei duchi di Bretagna propone installazioni di grandi artisti internazionali all’interno di spazi pubblici; esposizioni nei diversi siti del patrimonio artistico, nuovi luoghi di convivialità e angoli insoliti.
— DA NON PERDERE A due passi dalla cattedrale e dal quartiere medievale, le Château des ducs de Bretagne dissimula un elegante palazzo dietro una robusta
CHÂTEAU DES DUCS DE BRETAGNE © P. PIRON / LVAN
PER PREPARARE IL VOSTRO VIAGGIO A NANTES, VISITATE WWW.NANTES-TOURISME.COM E WWW.VOYAGE-EN-BRETAGNE.COM ————————————————————— L’accesso a tutti i mezzi pubblici è gratuito per i possessori del PASS NANTES (durata di 1, 2 o 3 giorni), che permette anche l’ingresso senza ulteriori costi ai principali musei cittadini e ad alcune attrazioni dei dintorni nonché escursioni gratuite sui mezzi turistici (trenino e bus).
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PROMOZIONI
BASE
ECONOMY
LIBERTÀ DI VIAGGIO E CAMBI ILLIMITATI Biglietto acquistabile fino alla partenza del treno. Entro tale limite sono ammessi il rimborso e il cambio del biglietto e il cambio della prenotazione, gratuitamente, un numero illimitato di volte. Dopo la partenza, il cambio della prenotazione e del biglietto sono consentiti una sola volta fino a un’ora successiva.
CONVENIENZA E FLESSIBILITÀ Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del secondo giorno precedente il viaggio. L’accesso ad altro treno rispetto a quello prenotato e il rimborso non sono consentiti. È possibile, fino alla partenza del treno, esclusivamente il cambio della data e dell’ora per lo stesso tipo di treno, livello o classe, effettuando il cambio rispetto al corrispondente biglietto Base intero e pagando la relativa differenza di prezzo. Il nuovo ticket segue le regole del biglietto Base.
A/R IN GIORNATA Promozione per chi parte e torna nello stesso giorno con le Frecce a prezzi fissi, differenziati in base alle relazioni e alla classe o al livello di servizio. Un modo comodo e conveniente per gli spostamenti di lavoro 1 .
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SPECIALE 2X1 Offerta dedicata a chi prende il treno di sabato. Si viaggia in due pagando un solo biglietto al prezzo Base nei livelli Business, Premium e Standard e in 1^ e 2^ classe. Ideale per raggiungere, in coppia, i luoghi dove si tengono concerti, partite, mostre e altri eventi 2.
SUPER ECONOMY MASSIMO RISPARMIO Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del secondo giorno precedente il viaggio. Il cambio prenotazione, l’accesso ad altro treno e il rimborso non sono consentiti.
BIMBI GRATIS Con Trenitalia i bambini viaggiano gratis in Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity nei livelli Business, Premium e Standard e in 1^ e 2^ classe. Gratuità prevista per i minori di 15 anni accompagnati da almeno un maggiorenne, in gruppi composti da 2 a 5 persone 3.
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NOTE LEGALI 1. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno e della classe/livello di servizio. Acquistabile entro le ore 24 del terzo giorno precedente la partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Il rimborso non è consentito. Offerta non cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi. 2. L’offerta è valida tutti i sabati ed è acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. Posti limitati e variabili in base al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso non consentiti. Offerta non cumulabile con altre riduzioni. 3. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno, della classe/livello di servizio e del numero dei componenti del gruppo. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso non consentiti. Offerta non cumulabile con altre riduzioni a eccezione di quella prevista a favore dei ragazzi.
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NEWS
Notizie Ansa sui principali fatti quotidiani aggiornate ogni ora
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Una selezione di serie e programmi tv nazionali e internazionali
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FLOTTA
FRECCIAROSSA
FRECCIAROSSA ETR 500
Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze | 4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574 | WiFi | FRECCIAROSSA Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIARGENTO ETR 700
Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze | 3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 500 | WiFi Fast | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIARGENTO ETR 600
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 432 | WiFi Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIAROSSA ETR 1000
Velocità max 400 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 8 carrozze 110
FRECCIARGENTO ETR 485
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 489 | WiFi Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIABIANCA
Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 603 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIABIANCA ETR 460
Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 479 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 457 | WiFi Fast | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio 111
PRIMA DI SCENDERE FOTO DEL MESE
A cura di Gaspare Baglio
gasparebaglio
È bastato il gruppo Facebook Mujeres nel cinema per mettere in piedi Tutte a casa Donne, lavoro, relazioni ai tempi del Covid-19, il progetto di documentario partecipato ideato da un gruppo di professioniste dello spettacolo. L’idea è raccontare il rapporto tra donne e lavoro ai tempi del Coronavirus. Le autrici hanno lanciato la call, invitando a partecipare alla cronaca comune attraverso la realizzazione di brevi video. Il risultato è il personalissimo diario emotivo di chi è costretta a lavorare fuori casa, di chi opera in smart working e di chi, invece, non può fare né l’una né l’altra cosa. Una narrazione collettiva che, una volta terminata e resa disponibile sui social, farà riflettere sul particolare momento storico che stiamo vivendo, costruendo un archivio di testimonianze e un ritratto corale al femminile.
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PRIMA DI SCENDERE FONDAZIONE FS
STORIA DI UN MIRACOLO © Archivio Fondazione FS Italiane
UN VIAGGIO NEL TEMPO PER RIVIVERE IL BOOM ITALIANO DEGLI ANNI ‘60 A BORDO TRENO
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Una sfilata di moda sull’automotrice ALn 773
l concetto di rinascita non è nuovo per il popolo italiano. Basti ricordare gli anni a cavallo tra il 1950 e il 1960, quando la ricostruzione post bellica lascia il passo a un periodo caratterizzato da una forte crescita e un notevole sviluppo tecnologico: il miracolo economico italiano. I cittadini sono rinfrancati dall’incremento dell’occupazione e dei consumi, in un clima di discreto ottimismo. Gli italiani introducono nella propria quotidianità il concetto di movimento: abbandonano le campagne e i piccoli centri per migliorare la propria condizione economica, mescolando così tradizioni e culture un tempo distanti. È l’Italia che cresce e si arricchisce, in un processo che accomuna le realtà contadine con i grandi poli industriali. Progressiva è la diminuzione delle locomotive a vapore in favore della trazione elettrica e Diesel, anche per uniformarsi alle altre reti ferroviarie europee: un processo che porta all’abolizione della terza classe, alla nascita dei Trans Europ Express (TEE) e alla continua evoluzione degli elettrotreni. In questi anni le competenze ingegneristiche e ferroviarie di FS sviluppano l’ETR 220: la Sezione autono-
ma Documentazione FS mostra il famoso mezzo già modificato con l’aggiunta di una quarta vettura per raggiungere i 150 posti a sedere e dotare il convoglio di un bar. Nel traffico locale vengono utilizzate sempre più frequentemente le automotrici che, grazie alla notevole potenza unita a un peso limitato, garantiscono un viaggio confortevole e veloce nella maggior parte dei percorsi. L’aspetto esteriore compatto e gli interni essenziali ma comodi hanno lasciato un ricordo indelebile nella memoria degli italiani. L’automotrice ALn 773 si può vedere in un cinegiornale dell’estate 1960, pubblicato sulla pagina Facebook di Fondazione Fs Italiane: un reportage girato nel breve viaggio di un gruppo di indossatrici e indossatori tra Roma e Frascati. La stazione ferroviaria della cittadina laziale diventa un set improvvisato per una vera e propria sfilata di moda. Due minuti di filmato, raccontato anche in un articolo di Voci della rotaia, riescono a riassumere l’essenza dei primi anni ’60: l’ottimismo, la voglia di mondanità e la comodità nei trasporti. fondazionefs.it FondazioneFsItaliane
FondazioneFsItaliane 113
SUPPLEMENTO DE LA FRECCIA | MAGGIO 2020 | www.fsitaliane.it
GIOCHI, FUMETTI E CURIOSITÀ PER PICCOLI VIAGGIATORI
OGNI
VIAGGIO
È UN’AVVENTURA MERAVIGLIOSA!
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LA FRECCIA Junior
SOMMARIO Pagina 1 LEGGI: IL TRENO DEI BAMBINI
Pagina 2 INFO: MILLE PASSIONI
Pagina 3-11 FUMETTO: BABY DOC COME TI SCONFIGGO IL VIRUS!
Pagina 12 GIOCA: TRIS PERSONALIZZATO
Il treno dei bambini C’è un paese dove i bambini hanno per loro tanti trenini, ma treni veri, che questa stanza per farli andare non è abbastanza, treni lunghi da qui fin là, che attraversano la città. Il capostazione è un ragazzetto appena più grande del fischietto, il capotreno è una bambina allegra come la sua trombettina; sono i bambini il controllore, il macchinista, il frenatore. Tutti i posti sui vagoncini sono vicini ai finestrini. E il bigliettario sul suo sportello ha attaccato questo cartello: “I signori genitori se hanno voglia di viaggiare debbono farsi accompagnare”. Gianni Rodari
NOVITÀ: “In treno con Gianni Rodari” Einaudi Ragazzi, pp.160, ¤ 15,90
da “Filastrocche in cielo e in terra” Einaudi Ragazzi, pp.160, ¤ 12
SUPPLEMENTO DE LA FRECCIA | MAGGIO 2020 | www.fsitaliane.it è un progetto a cura di PANINI MAGAZINES – Direttore Mercato Italia: Alex Bertani • Publishing manager: Sara Mattioli • Coordinamento editoriale: Stefania Simonini • Progetto grafico: Alessandro Gucciardo Illustrazione di copertina e impaginazione: Luca Bertelè Per la storia a fumetti: Baby Doc © 2020 Testi: Andrea Voglino • Disegni: Luca Bertelè • Colori: Manuela Nerolini EDIZIONI LA FRECCIA – Direttore Responsabile: Marco Mancini • Responsabile Editoria: Davide Falcetelli • Coordinamento editoriale: Sandra Gesualdi TRENITALIA – Sviluppo Commerciale – Divisione Passeggeri Long Haul: Fabrizio Ruggiero, Antonella Graziano
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Mille LIBRI
passioni
VIDEOGAMES
SEGUITE LE MAGICHE STORIE DI SEI AMICHE NELLA SERIE LA BANDA DELLE RAGAZZINE EDITA DA GIUNTI JUNIOR. PER CHI AMA L’AVVENTURA, INVECE, GLI EROI DEI FUMETTI DEI PAPÀ; ZAGOR, MARTIN MYSTÈRE E NATHAN NEVER, DIVENTANO LIBRI ILLUSTRATI PER I PIÙ PICCOLI NELLA SERIE BONELLI KIDS PUBBLICATA DALLA SERGIO BONELLI. AMICIZIA TRA DIVERSI E AMORE PER LA NATURA NEL LIBRO STORIA DI UNA GABBIANELLA E DEL GATTO CHE LE INSEGNÒ A VOLARE SCRITTO DA LUIS SEPÚLVEDA E PUBBLICATO DA SALANI EDITORE.
ORLANDO CURIOSO E IL MONTE SBUFFONE È IL PRIMO TITOLO DEDICATO A QUESTO SIMPATICO PERSONAGGIO PUBBLICATO DALLA BAO PUBLISHING NELLA COLLANA BABAO DEDICATA AI PIÙ GIOVANI. UN FANTASTICO VOLUME EDITO DA PANINI KIDS RACCOGLIE 6 APPASSIONANTI STORIE A FUMETTI DEI NUOVISSIMI GORMITI. PROSEGUONO LE AVVENTURE DI ZICK ED ELENA PATATA NEI VOLUMI INEDITI DI MONSTER ALLERGY PUBBLICATI DA TUNUÉ. L’ULTIMO È SCRITTO DA LICIA TROISI, AMATA SCRITTRICE DELLA SAGA FANTASY DEL MONDO EMERSO.
CONTINUA CON LA STAGIONE 2 - CAPITOLO 2 IL SUCCESSO INCONTRASTATO DI FORTNITE. NELL’ULTIMO PASS BATTAGLIA L’OSPITE D’ONORE È NIENTE MENO CHE... DEADPOOL! E SE VOLETE PROVARE IL BRIVIDO DI VOLARE CON L’ARMATURA DI TONY STARK, MARVEL’S IRON MAN VR È IL GIOCO CHE STAVATE ASPETTANDO! ATTESO INVECE PER SETTEMBRE IL NUOVO GIOCO DEDICATO AI PIÙ POTENTI EROI DELLA TERRA. FORMATE LA VOSTRA SQUADRA E AFFRONTATE OGNI MINACCIA IN... MARVEL’S AVENGERS!
SI È DA POCO CONCLUSA CON SUCCESSO LA CAMPAGNA KICKSTARTER DEL NUOVO TITOLO PRODOTTO DA CMON, MARVEL UNITED. CORREDATO DA SPLENDIDE MINIATURE, IL GIOCO VI PERMETTERÀ DI RICREARE LE PIÙ GRANDI BATTAGLIE DEGLI AVENGERS. SE INVECE SIETE APPASSIONATI DI MITOLOGIA E VOLETE INDOSSARE I PANNI DI EROI E DIVINITÀ GRECHE, MYTHOMAKYA, PRODOTTO DA PENDRAGON GAME STUDIO, CON I DISEGNI DI MIRKA ANDOLFO, È PROPRIO IL TITOLO CHE FA PER VOI!
GIOCHI DA TAVOLO
FUMETTI
LO SAPEVI CHE…? IL FILM MARY POPPINS, TRATTO DA UNA SERIE DI ROMANZI SCRITTI DA PAMELA LYNDON TRAVERS, FU FORTEMENTE VOLUTO DA WALT DISNEY, IN QUANTO LE SUE FIGLIE ERANO GRANDI FAN DEI LIBRI. LA PELLICOLA DEL 1964, DEDICATA ALLA SUPER TATA CHE CON UN PO’ DI MAGIA RISOLVE OGNI PROBLEMA, FU UN VERO SUCCESSO PER LA DISNEY CHE CON I GUADAGNI INIZIÒ A COSTRUIRE WALT DISNEY WORLD IN FLORIDA. ANCORA ADESSO È UNO DEI CLASSICI DISNEY PIÙ AMATI E NEL 2018 È STATO REALIZZATO UN SEQUEL DAL TITOLO IL RITORNO DI MARY POPPINS.
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in C O M E T c o d I b a by SC
ONFIGGO IL VIRUS!
TiNY TOWN, la città dei bambini. Sembra una giornata come tante, e iNVECE...
Gambe in spalla, ragazzi! Scappiamo!
Calma, gente... che succede qui?
Via, presto!
Sta arrivando...
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...È LUi... La minaccia di cui TUTTi parlano...
AH! AH! AH! TiNY TOWN, PRESSSTO SSSARAi MiA!
...MOCCiKUS, il terribile ViRUS MOCCiCOSO!
Aiuto... POLiZiA! ...MOCCiKUS, iL SUPERViRUS, vuole conquistare TiNY TOWN.
Ma... non sei TU la polizia?
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NON È VERO! io SO come fare!
...E NESSUNO sa come fermarlo!
TU sei un SUPERMEDiCO, BABY DOC... Ma MOCCiKUS sembra imbattibile!
No, non lo è! Per affrontarlo bastano iMPEGNO, BUONA VOLONTÀ...
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...E ovviamente, GiOCO Di SQUADRA!
Bisogna agire TUTTi iNSiEME... Muoviamoci!
Sto decollando! Prepara i KiT ANTiViRUS e diffondi il mio messaggio su TUTTE LE RETi!
MOCCiKUS! Un CUGiNO cattivissimo del RAFFREDDORE che si nasconde OVUNQUE!
A tutti i BAMBiNi in ascolto! La nostra comunità è sotto l’attacco di un ViRUS...
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Accipicchia!
E adesso? E adesso... facciamo tutti come dice BABY DOC! MOCCiKUS potrebbe essere dappertutto... ai GiARDiNETTi... Sulle MANiGLiE DELLE PORTE o sui GiOCHi ALL’APERTO!
Evitiamo di toccarci NASO e BOCCA senza PRiMA lavarci le mani... cerchiamo di non USCiRE.
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E se proprio dobbiamo... indossiamo sempre GUANTi e MASCHERiNA, così!
Tutti a casa! AH! AH! AH!
Guardatemi... sembro un SUPER-EROE anch’io!
Videogames, libri e fumetti, arriviamo!
TEMPO DOPO...
Perfetto! Se lo affrontiamo TUTTi iNSiEME, MOCCiKUS ha i giorni contati...
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Grazie agli sforzi di tutti, il contagio si sta fermando! MOCCiKUS iL SUPERViRUS non trova più nessuno da infettare...
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LA FRECCIA Junior
EHi... ma dove sssiete, tutti? Uscite a giocare, dai... SNiF!
AH! AH! AH! Marameo!
AH! AH! AH!
Presto TiNY TOWN sarà in salvo. Ma la mia missione non è ANCORA finita...
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Bisogna impedire che MOCCiKUS si sposti altrove!
OH! BABY DOC! Grazie... ma noi di TRENiTALiA abbiamo già i nostri kit di guanti e mascherine!
Signora capotreno! SiGNORA CAPOTRENO! Ho un regalo per lei! GULP!
E non finisce qui... come vedi i nostri treni sono perfettamente disinfettati, sanificati e in perfetta efficienza e sempre pronti a viaggiare per l’italia in tutta sicurezza!
ORA sì che mi sento tranquillo... a quanto pare la mia missione è davvero compiuta!
UAU!
La nostra invece RiPRENDE POCO A POCO E iN SiCUREZZA... ci vediamo sul FRECCiAROSSA! Ciao!
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LA FRECCIA Junior
E visto che ogni storia che si rispetti merita un lieto fine...
yEhhH!
Andare al parco a giocare è un po’ come andare a una FESTA in MASCHERA!
Maestra, di che cosa parla la lezione di oggi?
Dei mille e uno modi per sconfiggere Moccikus, che altro?
e mentre voi vi divertite, io perfeziono il mio VACCiNO... presto quel gran dispettoso di MOCCiKUS sarà solo un ricordo!
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Tris personalizzato ECCO UN’IDEA SEMPLICE E VELOCE PER REALIZZARE UN GIOCO DIVERTENTE DA PORTARE SEMPRE CON TE: AL PARCO, IN SPIAGGIA, MA ANCHE IN CASA, PER PASSARE UN PO’ DI TEMPO CON GLI AMICI. OGNI OCCASIONE È BUONA PER UNA FANTASTICA SFIDA A TRIS.
COSA TI SERVE: • 12 pietre piatte e rotonde • Un sacchetto di stoffa • Pennarelli indelebili di vari colori
1 SCEGLI CON CURA 12 PIETRE PIATTE E ROTONDE. È IMPORTANTE CHE SIANO TUTTE PIÙ O MENO DELLA STESSA DIMENSIONE. CON I PENNARELLI COLORATI DISEGNA SU 6 SASSI UNA “X” E SUGLI ALTRI 6 UNA “O”. SE PREFERISCI PUOI USARE L’INIZIALE DEL TUO NOME E QUELLA DEL TUO AMICO PER PERSONALIZZARLI DI PIÙ, CAMBIARE COLORE O USARE UN SIMBOLO CHE TI PIACE. INSOMMA, SBIZZARRISCITI COME VUOI.
2 AIUTANDOTI CON UN RIGHELLO DISEGNA LO SCHEMA PER IL TRIS SU UN LATO DEL SACCHETTO. IN QUESTO MODO POTRAI CONSERVARE I SASSI E AVERE LA BASE PER GIOCARE IN QUALSIASI MOMENTO E IN QUALSIASI POSTO.
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CONSIGLIO: PER REALIZZARE IL TUO TRIS PUOI USARE ANCHE I TAPPI DI BOTTIGLIA DEL LATTE (CHE SONO PIÙ GRANDI). DI COLORI DIVERSI, PER DIFFERENZIARLI, O SEMPRE DISEGNANDO SOPRA LA TUA INIZIALE O IL SIMBOLO CHE PREFERISCI! 127
PRIMA DI SCENDERE FUORI LUOGO
di Mario Tozzi mariotozziofficial mariotozziofficial [Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]
OfficialTozzi
(RI)SCOPRIRE LO STIVALE
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© anton-balazh/Adobestock
noi piace orgogliosamente pensare che l’Italia sia il Paese più bello del mondo, ma francesi e cinesi la penseranno allo stesso modo per i propri territori. Del resto, sono molte le nazioni a rivendicare paesaggi unici e magnifiche opere artistiche, oltre a una storia antica e importante. Ciascuno ha le proprie ragioni, ma c’è qualcosa di davvero particolare nella nostra Penisola, qualcosa che altrove è più difficile da riscontrare: il valore del contesto. In Italia quello che conta è il tessuto connettivo fatto di natura ancora intatta, paesaggi straordinari e luminosa storia millenaria. Un tessuto che tiene insieme lo Stivale, che lo ren-
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de immediatamente riconoscibile e travalica le singole città d’arte. Una ricchezza di contesto fortunatamente impossibile da globalizzare, grazie alla sua straordinaria varietà: chi potrebbe immaginare che si tratti dello stesso Paese, da Bolzano a Palermo, da Lecce a Torino? «In Italia ogni dieci leghe cambia tutto», scriveva già Stendhal, che lo aveva capito prima di tanti di noi. Oggi abbiamo l’occasione per recuperare il tempo perduto e ripartire dall’Italia, visitandola. Consapevoli che una vita intera non basterebbe, ma che per il resto del mondo ci sarà tempo più in là.
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