ANNO XI | NUMERO 1 | GENNAIO 2019 | www.fsitaliane.it
PER CHI AMA VIAGGIARE
ROBERTO BOLLE
CLASSICAL LIGHTNESS
GRAZIE CLAUDIO! BOSSO SALUTA ABBADO LUNA 50 VIAGGIO NELLO SPAZIO PITTI 95 FIRENZE MODA UOMO
EDITORIALE di Marco Mancini
marmanug
LIGHT 2019
© NIKOLAS HOFFMANN/AdobeStock
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nauguriamo il 2019 con una copertina che vuole essere di buon auspicio per un anno light, leggero e luminoso. Nell’occasione l’abbiamo sottoposta a un restyling foriero di altri che, nei prossimi mesi, riguarderanno l’intera rivista. Protagonista della cover Roberto Bolle, contemporanea divinità della danza, che si libra nell’aria con flessuosa eleganza e classica leggerezza. Quella evocata da Italo Calvino in Six memos for the next Millenium, le sue Lezioni americane che una precoce quanto improvvisa morte gli impedì di tenere agli studenti di Harvard. Il suo prossimo millennio è oggi il nostro, ancora ingombro delle stesse pesantezze che l’umanità ha sempre conosciuto, sebbene talvolta mascherate «dalla vitalità dei tempi, rumorosa, aggressiva, scalpitante e rombante». E oggi anche social, pervasiva e arrogante. Pesantezze rappresentate, in un celebre passo del Boccaccio citato da Calvino, da una fastidiosa brigata di giovinastri gaudenti dai quali Guido Cavalcanti «si libera con un agile salto,
“sì come colui che leggerissimo era”». Una leggerezza tutt’altro che frivola e vacua. Piuttosto elegante, raffinata e profonda, com’erano la filosofia e la poesia di uno dei più alti cantori del dolce stil novo, e anche gentile e delicata, come lo è la cura di Perseo nel proteggere il volto decapitato della Medusa dalla ruvidezza della sabbia nelle Metamorfosi di Ovidio. La leggerezza si coniuga spesso anche alla rapidità, rappresentata per Calvino da Mercurio «con le ali ai piedi, leggero e aereo, abile e agile e adattabile e disinvolto». Roberto Bolle, con la plasticità del suo corpo perfetto fotografata da Giovanni Gastel, ce lo ricorda con icastica forza. Ma leggeri saranno anche, nelle pagine di questa Freccia, il Don Chisciotte in teatro di Alessio Boni, gli astronauti che 50 anni fa passeggiarono per la prima volta sulla Luna e le macchine volanti che Leonardo da Vinci progettò mezzo millennio fa; così le note del maestro Ezio Bosso in memoria del compianto Claudio Abbado,
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a cinque anni dalla morte, e Les Étoiles protagoniste sul palcoscenico dell’Auditorium Parco della Musica di Roma il 20 e 21 gennaio. Come leggera e rapida si mostrerà e si racconterà a noi la giovane saltatrice in alto, Elena Vallortigara, che lo scorso luglio ha superato il muro dei due metri. Parlando di rapidità come non ricordare che nel 2019 ricorrono i 10 anni dall’inaugurazione dell’attuale rete ad Alta Velocità TorinoMilano-Roma-Napoli-Salerno. Viaggi a 300 all’ora, caro nostro lettore, e sei immerso in questa lettura, o hai appena posato un buon libro. Ecco, allora, “festina lente”, affrettati lentamente, godendo questo tempo sospeso e prezioso, quale quello che il viaggio ti concede. Noi cercheremo di renderlo davvero tale, anche lungo questo 2019, durante il quale non perderemo mai di vista Matera, Capitale Europea della Cultura, e tutti i principali eventi e appuntamenti anche mondani. Cercando di sollevarti e liberarti, almeno per un po’, dalle pesantezze quotidiane.
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UN MARCHIO DI QUALITÀ
I FATTI BEN SEPARATI DALLE OPINIONI: A COLLOQUIO CON FABIO TAMBURINI, DIRETTORE DEL SOLE 24 ORE, RADIO 24 E RADIOCOR
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ncontriamo Fabio Tamburini, direttore, dallo scorso settembre, del Sole 24 Ore e delle altre testate del Gruppo 24 Ore. Giornalista economico di lungo corso, vicedirettore di MF Milano Finanza e dell’agenzia Ansa, nonché già direttore, per tre anni, di Radio 24 e Radiocor, Tamburini ha scritto da inviato e, in alcuni casi, da caporedattore, per Espansione, Repubblica, Il Mondo e lo stesso Sole 24 Ore. Ed è autore di alcuni libri dedicati proprio al mondo della finanza e della Borsa. Tra questi Un siciliano a Milano, biografia del banchiere Enrico Cuccia, fondatore di Mediobanca e figura centrale della storia economica, finanziaria e politica del nostro Paese, e Misteri d'Italia, il libro-intervista ad Aldo Ravelli, per mezzo secolo protagonista di Piazza Affari. Fabio, uno dei leitmotiv della Freccia di gennaio è la leggerezza, intesa come valore e qualità da coltivare. Possono i temi che Il Sole 24 Ore affronta essere trattati con leggerezza? Occupandoci di economia e finanza, la specifica missione editoriale del Gruppo 24 Ore è quella di farsi capire da una cerchia ben più ampia di quella costituita da chi mastica già certi temi per motivi professionali. Quindi il tentativo di leggerezza, almeno per noi, è uno sforzo quotidiano e si realizza nel trattare argomenti spesso complessi nel modo più semplice e più chiaro per tutti i nostri lettori. Chiarezza e semplicità non sempre facili da ottenere, immagino. No, ma comunque indispensabili. D’altra parte quello che intendiamo fornire è un servizio, e lo riteniamo straordinariamente utile perché i temi dell’economia e della finanza entrano nella vita di tutti noi. Quindi è bene che tutti imparino a capire quanto sta accadendo. Ad esempio come investire i propri soldi? Sì, faccio un esempio concreto: per cambiare l’auto l’italiano medio si informa, valuta le notizie che raccoglie e
mediamente impiega una settimana per prendere la decisione finale. Al contrario, quando si tratta di risparmio, magari quello di un’intera vita, le decisioni sono prese in base al passaparola o ai consigli dell’ultimo momento. Tutto questo è foriero di grandi danni e spesso significa vedere i propri sudati risparmi volatilizzarsi rapidamente. In effetti la storia recente è piena di risparmiatori che si sono fatti abbindolare da mirabolanti promesse. Appunto, varrebbe la pena che ognuno mettesse nella gestione dei propri risparmi un’attenzione almeno pari a quella che mette per il cambio dell’automobile: migliorerebbe la qualità della sua vita e il futuro suo e dei suoi familiari. Questo è solo un esempio, ma ne potrei fare molti altri. Sei direttore da pochi mesi, un po’ ce l’hai già anticipato, ma come sarà Il Sole 24 Ore di Fabio Tamburini? Intanto mi fa piacere sottolineare che il Gruppo 24 Ore è composto da testate diverse tra loro con un pubblico differenziato: Il Sole 24 Ore cartaceo ha come focus l’economia e la finanza, al contrario Radio 24 è una radio d’informazione generalista e, ugualmente, l'informazione digitale del Sole 24 Ore dà spazio ad argomenti che non sono solo di economia e finanza. Infine Radiocor, un’agenzia di stampa d’informazioni finanziarie. Un’orchestra ampia e qualificata, ma anche eterogenea quanto a temi, strumenti di comunicazione e linguaggi… Questo ci consente di proporre un’offerta molto variegata, ma un punto d’unione c’è: la scelta di andare compatti e sviluppare un progetto editoriale comune con declinazioni diverse. E qui il ruolo del direttore è fondamentale. Da quando sono direttore abbiamo inaugurato un coordinamento all’interno delle testate del Gruppo, per cui ogni giorno, subito dopo le riunioni di prima mattina, intorno a metà mattinata, si 3
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Fabio Tamburini
riuniscono i capi redattori del quotidiano cartaceo, dell’online, della radio e dell’agenzia di stampa, per mettere a punto un piano comune di lavoro per la giornata e assicurare così un’unità di conduzione del lavoro. È chiaro che ogni canale del Gruppo segue le sue regole e la sua natura, ma è importante che avvenga all’interno di un coordinamento che ne moltiplica l’impatto editoriale. Il quotidiano continua comunque a rappresentare la punta di diamante. Quali i suoi punti di forza? Ovviamente sono l’informazione economica, finanziaria e normativa. Dovessi sintetizzare la missione informativa del quotidiano in una battuta, utilizzerei la formula che non è nuova ma che rappresenta la tradizione del Gruppo: il secondo quotidiano che si legge per primo. E la linea editoriale? Credo che il giornale abbia una caratteristica forse unica nello scenario editoriale italiano.
MEDIALOGANDO Si richiama alla formula giornalistica del settimanale Panorama all’epoca in cui il suo editore, Mondadori, aveva come azionista di riferimento la famiglia Formenton. La formula è: i fatti separati dalle opinioni. L’unica condizione per pubblicare i fatti è che siano veri, le opinioni meglio se contrapposte, perché il miglior servizio che si può fare al lettore è presentargli più opinioni, sarà poi ciascuno a valutare e farsene una propria. Aggiungo che le opinioni contrapposte sono le benvenute, perché ritengo che la dialettica sia il motore del mondo. Tutto molto lontano dal giornalismo militante che ha finito con lo screditare la professione. Certo, questa formula giornalistica è molto distintiva poiché la tendenza, ahimè prevalente, nel mondo dell’informazione è la curvatura dei fatti in funzione delle opinioni. Anche per questo è arrivato il “fai da te” nel mondo dei media. Con l’aggravante che sui social sono in tanti a parlare e auto-conferirsi un’autorevolezza che non hanno. Purtroppo è davvero così, credo che ci sia stato un percorso di degenerazione della qualità dell’informazione che affonda le radici nel successo delle televisioni commerciali. Dopo di loro è arrivato Internet, l’informazione online, dopo ancora Twitter. Il tutto in un crescendo rossiniano di superficialità. Per la verità, la medaglia ha più facce. Ce n’è una positiva, perché noi tutti possiamo oggi contare su una mole incredibile di informazioni e farle circolare aumenta la consapevolezza della vita che si sta vivendo. L’altra, negativa, è costituita proprio dalla superficialità di buona parte di queste informazioni, dalla mancanza di una verifica sulla veridicità delle notizie, che viaggiano quindi senza controlli nel mondo dei social media. Dalle fake news, sebbene sempre esistite, è così sempre più difficile difendersi… Però tutti noi lettori capiremo con l’esperienza che quello che leggiamo non sempre corrisponde alla verità e alla qualità. Capiremo che serve una certificazione, un marchio di qualità. Ecco, Il Sole 24 Ore si propone di rappresentare questo marchio di garanzia sulla qualità delle opinioni e sulla correttezza delle informazioni. Questo è il nostro sforzo, la nostra battaglia quotidiana. Provare per credere.
La disaffezione verso i media tradizionali nasce anche dal sospetto, come abbiamo detto, che esse tutelino gli interessi non del popolo ma dell’élite, di cui gli stessi giornalisti fanno parte. Così la dialettica novecentesca capitale vs proletariato si è trasformata in quella élite vs popolo. Che ne pensi? Come giornalista e direttore del Sole 24 Ore non mi sento e non mi considero parte di nessuna élite, tutt’altro. Credo piuttosto sia interesse di tutti, e quindi anche di quello che oggi va di moda definire popolo, informarsi e ragionare correttamente attorno ai fatti e alle opinioni. Il nostro sforzo è quello della semplificazione, mettere tutti nelle condizioni di informarsi, ragionare e prendere decisioni consapevoli. Quelle superficiali sono sempre foriere di danni. Insomma i giornali, come tutti i corpi intermedi, hanno ancora un ruolo, nell’epoca della disintermediazione. Ci sono delle mode che diventano effimere in poco tempo. Credo che anche la cosiddetta disintermediazione, soprattutto dalle professioni, sia presto destinata a mostrare la corda, e non solo nell’informazione. Anche perché i mediatori aiutano la comprensione e il confronto. È così. Già a dicembre, in occasione dell’approvazione della manovra economica, le forze di governo che avevano fino a poco tempo prima teorizzato la disintermediazione hanno poi ritenuto conveniente cambiare idea, confrontarsi con le associazioni e le parti sociali, perché di fronte all’ingovernabilità delle situazioni hanno rispolverato proprio quello che avevano forse troppo presto archiviato, e cioè la concertazione. A cui spesso si è attribuita un’accezione negativa. E invece ne sono stati riscoperti i benefici. La concertazione non significa che tutti devono avere la stessa opinione, ma è meglio confrontarsi per evitare di prendere decisioni che poi si rivelano insostenibili. A proposito di decisioni politiche, ormai è l’economia che comanda la politica. Maglie strette, vincoli finanziari europei rigidissimi… Io ritengo che l’economia abbia sempre comandato sulla politica, tuttavia in passato la politica aveva leadership, un ruolo per bilanciare ed essere protagonista di un confronto dialettico con l’economia. Il tramonto delle ideologie ha determinato il 4
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crollo delle leadership politiche e ha lasciato campo alla prevalenza dell’economia. Bisogna poi aggiungere che nell’economia, almeno per quanto riguarda l’Italia, i poteri forti che in passato hanno avuto un ruolo importante sono tramontati, e questo ha determinato un vuoto sia sul fronte politico che economico. Poi molte leve decisionali sono ormai altrove. Certo, la globalizzazione da un lato e la nascita di poteri extra nazionali, ad esempio l’Europa, hanno determinato uno spostamento dei centri decisionali fuori dagli stati nazionali. È successo un po’ in tutto il mondo e anche in Italia. Adesso si è scatenata una reazione di tipo opposto, la nascita e lo svilupparsi di movimenti definiti sovranisti o populisti che intendono riportare in posizioni di comando gli stati nazionali. Vedremo come va a finire. Secondo te come va a finire? Credo che difficilmente su temi di questo genere si torni indietro e quindi la tendenza alla creazione o alla conservazione di realtà sovranazionali penso sia destinata a prevalere. Detto ciò, ho anche l’impressione che queste realtà sovranazionali siano troppo spesso servite per fare gli interessi di singoli Stati. Questo non va bene e spiega anche le reazioni che ci sono state. In sintesi, credo che l’Europa sia una strada di non ritorno, sempre che i Paesi più forti, come la Germania e la Francia, non tendano a governarla per fare gli interessi loro. L’Europa si rilancia creando le condizioni affinché faccia l’interesse di tutti i suoi componenti e non di singoli Paesi che accrescono la loro ricchezza alle spalle degli altri. M.M.
Prima pagina 11 novembre 2018
TI PORTA IN AEROPORTO
La firma dell’Alta Velocità Italiana, da Venezia raggiunge per la prima volta l’aeroporto di Roma Fiumicino. In più 2 nuovi collegamenti Frecciargento da Genova e Pisa. Dal 9 dicembre 2018, due dei quattro servizi esistenti da Venezia a Fiumicino Aeroporto e viceversa sono effettuati con Frecciarossa. Dal 20 gennaio 2019, tutti i servizi esistenti da Venezia a Fiumicino Aeroporto e viceversa saranno effettuati con Frecciarossa. Il numero complessivo dei collegamenti diretti tra Fiumicino Aeroporto e Venezia non subisce variazioni rispetto all’offerta attuale. Inoltre, dal 9 dicembre 2018, sono disponibili due nuovi servizi Frecciargento tra Fiumicino Aeroporto e Genova con fermate intermedie a La Spezia, Pisa e Firenze C.M. (Fiumicino Aeroporto si può raggiungere da Genova P.P. in 4h e 27’, da La Spezia in 3h e 28’, da Pisa C.le in 2h e 47’ e da Firenze C.M. in 1h e 55’). Info su trenitalia.com. -
SOMMARIO IL MENSILE PER I VIAGGIATORI DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE ANNO XI | NUMERO 1
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In copertina
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ANNO XI | NUMERO 1 | GENNAIO 2019 | www.fsitaliane.it
Roberto Bolle
PER CHI AMA VIAGGIARE
ROBERTO BOLLE
CLASSICAL LIGHTNESS
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GRAZIE CLAUDIO! BOSSO SALUTA ABBADO LUNA 50 VIAGGIO NELLO SPAZIO PITTI 95 FIRENZE MODA UOMO
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28 ART&SHOW
Railway heArt 8 FS per i giovani 12 Save the date 16 What's up 20 32
Da Ezio Bosso che ricorda Claudio Abbado al Don Chiosciotte di Alessio Boni, la leggerezza è musica, arte e teatro
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50 SPACE L’avventura fluttuante degli astronauti nello Spazio. Viaggio in assenza di gravità a 50 anni dall’arrivo dell’uomo sulla Luna
64 PITTI UOMO 95 Alla scoperta dei protagonisti della kermesse fiorentina. Tra urban style sartoriale, capi animal free e grandi anniversari
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38 CELEBRANDO LEONARDO 47 CINEMA CAPITALE 54 LET’S PLAY 58 ATLETICA: AMORE PURO 60 CLIMATE CLICKS 70 MATERA 2019 75 UNESCO DELLE MERAVIGLIE 78 MADE IN WINE 94 RACCONTO INEDITO
LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO
82 FRECCIALINK AD ALTA QUOTA Le più prestigiose mete sciistiche delle Dolomiti raggiungibili con il servizio FRECCIALink Scopri tra le pagine l’offerta delle Frecce seguendo i simboli dei collegamenti Frecciarossa Frecciargento Frecciabianca FRECCIALink
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I numeri di questo numero
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Foto e illustrazioni Archivio Fotografico FS Italiane FS Italiane | PHOTO Copertina: Giovanni Gastel Tutti i diritti riservati Se non diversamente indicato, nessuna parte della rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa senza il consenso espresso dell’editore
i David di Donatello vinti da Marcello Mastroianni [pag. 17] gli anni dalla scomparsa di Claudio Abbado [pag. 28]
8.000
i metri scalati da Kuntal Joisher in Himalaya [pag. 68]
NUGO MAGAZINE
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Itinerari, interviste e curiosità sulle mete turistiche e gli eventi più cool del momento: nugo magazine è la rivista travel inspiration mobile friendly che affianca l’app nugo.
i siti Unesco italiani [pag. 75]
ETTI E CURIOSITÀ PER I PICCOLI VIAGGIATORI GIOCHI, FUM
IN
CONCERTO PUNTE
MEZZO SECOL O DALLO SBARCO SULLA
SULLE
QUESTA RIVISTA UTILIZZA CARTA RICICLATA AL 100%. OGNI 10.000 COPIE FA RISPARMIARE:
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PER CHI AMA VIAGGIARE
MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE ANNO XI - NUMERO 1 - GENNAIO 2019 REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/97
ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE LICENZA CREATIVE COMMONS BY-NC-ND 3.0 IT Info su creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/deed.it EDITORE
Direzione Centrale Media Piazza della Croce Rossa, 1 | 00161 Roma fsitaliane.it Contatti di redazione Tel. 06 44105298 lafreccia@fsitaliane.it Direttore Responsabile Marco Mancini Caporedattrice Claudia Frattini Coordinamento Editoriale Cecilia Morrico, Francesca Ventre Caposervizio Silvia Del Vecchio In redazione Gaspare Baglio, Serena Berardi, Michela Gentili, Sandra Gesualdi, Luca Mattei Segreteria di redazione Francesca Ventre Ricerca immagini e photo editing Michele Pittalis, Claudio Romussi Traduzioni Verto Group Hanno collaborato a questo numero Cesare Biasini Selvaggi, Carlo Cracco, Paolo D’Angelo, Ilaria Danesi, Direzione Centrale Risorse Umane e Organizzazione FS Italiane, Itinere, Anton Emilio Krogh, Ernesto Petrucci, Bruno Ployer, Enrico Procentese, Andrea Radic, Flavio Scheggi, Alessia Tozzi, Mario Tozzi
di
È UN’AVVENTURA MERAVIGLIOSA!
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19/12/18 10:32
La Freccia Junior, il mensile di giochi, fumetti e curiosità per i più piccoli, in distribuzione al FRECCIABistrò di Frecciarossa e Frecciargento. E Note, il settimanale per i viaggiatori regionali disponibile ogni giovedì su trenitalia.com
Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE) Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com Coordinamento Tecnico Antonio Nappa PROGETTO CREATIVO
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ERRATA CORRIGE DICEMBRE 2018 Pag. 79: il borgo nella foto non è Mombaldone (AT) ma San Leo (RN) 7
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La Freccia si può sfogliare su ISSUU e nella sezione Media del sito fsitaliane.it
RAILWAY heART A cura di Enrico Procentese
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PHOTOSTORIES PEOPLE La piccola Sofia in viaggio verso Roma © Claudio Cortesi claudiocortesi
LUOGHI Stazione di Portici-Ercolano © Francesco Carino francesco_carino
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LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME
Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente, priva di watermark, non superiore ai 15Mb. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica. Railway heArt è un progetto di Digital Communication, Direzione Centrale Media, FS Italiane.
IN VIAGGIO Destinazione Salerno © Angela Chierchia angechi17
AT WORK Tiziana, capotreno della Divisione Passeggeri Regionale Stazione di Velletri (RM) © Enrico Procentese enryhills
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A TU PER TU A cura di Sandra Gesualdi
LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE, VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE
ANTIMO, OLTRE 20 ANNI NELLE FERROVIE
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ntimo, geometra-pendolare, 47 anni e quasi 17 in Sala operativa Trenitalia. «Sono uno dei più vecchi lì, ma in FS sono stato assunto il 30 ottobre 1996», ci tiene a sottolineare. Il primo lavoro? Sì, dopo aver fatto il corso da capostazione al Genio Ferrovieri, sono stato assunto con quel ruolo nel reparto di Gallarate. Poi trasferito alla stazione Santa Maria Novella di Firenze, una tra le esperienze più belle, per la città e per il contatto col pubblico. Di cosa ti occupavi? All’epoca non c’era la tecnologia di oggi e il capostazione faceva concretamente partire i treni. Stavo sul piazzale e ne smistavo anche cinque o sei a volta, insieme ai capitreno. Qualche ricordo? C’era la Direttissima, il Frecciarossa e l'Alta Velocità non erano ancora nati. Ci occupavamo anche di informazione al pubblico, oltre che di circolazione. È stato un bel periodo da pendolare tra Firenze e Napoli, quattro ore e mezza di viaggio ogni tre giorni. Poi il colloquio per trasferirmi a Roma, il 1° gennaio 2002. Da allora lavoro lì. E adesso? Sono coordinatore della Sala operativa Trenitalia. In sintesi monitoriamo tutto il traffico, rileviamo le anomalie e le risolviamo in condivisione con le altre strutture specifiche che si occupano di Frecce, Regionali, Intercity, in coordinamento con Rete ferroviaria italiana che gestisce l’infrastruttura. Controlliamo quasi 6.500 treni al giorno. La soddisfazione più grande? Quando riusciamo a contenere i ritardi
per i viaggiatori. Che poi protesteranno lo stesso, ma dietro c’è un grandissimo lavoro. La vita in Sala operativa? È un universo composto da varie professionalità e competenze tecniche. Siamo sempre concentrati sui monitor dove controlliamo costantemente la circolazione, ma non mancano momenti di buonumore. E si prendono dei bei caffè, soprattutto durante il turno di notte. Se per un giorno fossi AD di Ferrovie? Logisticamente trasferirei la Sala operativa in un piano alto, perché siamo sotto il livello della strada. Difficile aggiungere altro: secondo me, operiamo bene, continuerei con lo stesso impegno. Tempo libero, passioni? Mi dedico alla famiglia, sto con mia figlia 10
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Eleonora. Abito in campagna e quando posso curo l’orto, ma la mia passione è proprio la famiglia. Quanto viaggi in treno? Ogni giorno. Vivo in provincia di Viterbo e sono un pendolare da 40 minuti di Regionale, dieci minuti a piedi, un quarto d’ora in macchina. Una vita al minuto… Sì, devo essere sempre in anticipo, alla stazione come in ufficio. E durante il viaggio cosa fai? Leggo regolamenti ferroviari e libri di psicologia. Raramente dormo. A bordo non ho pensieri, è uno spazio tutto mio. Un incontro particolare? Mi ricordo Marco Pannella, su un Intercity di notte, e in stazione a Firenze Romano Prodi.
PIERO, IL FISICO PENDOLARE CHE COSTRUISCE IL SOLE
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eneziano, 56 anni, professore di Fisica all’Università di Padova, sempre in viaggio per la sua attività di ricerca e un progetto speciale Chi è Piero? Dal 1989 lavoro su esperimenti di fisica della fusione tra Padova e Monaco. Nel 2017 ho iniziato una nuova attività all'Enea di Frascati, vicino Roma. Sono uno dei quattro membri dell’Executive Board di DTT, l’organismo che coordina la gestione dell’esperimento mondiale DTT, acronimo di Divertor Tokamak Test Facility. Spiegati meglio per i non scienziati… Sono fisico sperimentale e pendolare, tra Venezia e Frascati. Il progetto in parole semplici ha l'obiettivo di costruire il tokamak, una sorta di ciambellone gigante di circa dieci metri di diametro, in acciaio, all’interno del quale si cerca di realizzare un piccolo pezzo di sole. Nel ciambellone c’è un gas di idrogeno che viene portato a temperature molto elevate per riprodurre in laboratorio il processo di fusione che avviene nel sole e nelle stelle. E questo libererebbe energia illimitata (il combustibile deriva da acqua
e litio), sostenibile, senza scorie radioattive di lungo periodo al contrario della fissione, senza CO2. Energia elettrica sicura, pulita e inesauribile. Sei un Galileo contemporaneo? Un paragone esagerato! Diciamo che in comune con Galileo ho lo studio del moto del pendolo perché sono un pendolare. Il mio lavoro è la scienza, cerco di costruire una centrale elettrica che al posto di un gas usi l'idrogeno. Stiamo tentando di rubare il segreto del sole. Oggi hai fatto un viaggio particolare sul Frecciarossa 9427 Venezia-Roma. Con il regista Mario Ferrari, il conduttore Davide Coero Borga e una troupe, perché abbiamo girato una puntata di Vita da ricercatore, una serie prodotta da Rai Cultura, dedicata alla giornata tipo di un ricercatore nella sua vita quotidiana. La parte girata a bordo è stata la più spettacolare, perché abbiamo simulato didatticamente alcuni esperimenti e trasformato il vagone in laboratorio. (Apre una valigia vintage con dentro tappini di plastica, vinavil, pennarelli, un mappamondo gonfiabile e una ciambella rosa, ndr). E nel tempo libero? Leggo un po’ di tutto. Mi piacciono molto i gialli, Clinton diceva che sono il chewin gum della mente e, soprattutto, in treno mi rilassano. Ascolto musica e mi piace cucinare, cose che fanno un po’ tutti. E poi ho questa passione di raccontare. Cose di scienza? 11
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Sì. Ho scritto dei libri, non per addetti ai lavori ma per il grande pubblico. Uno dedicato alla fisica, uno al tema dello zero e uno sui rifiuti, Trash, tutto quello che dovreste sapere sui rifiuti (con Alessandra Viola, Codice Edizioni, pp. 270 ¤ 25), premiato per la divulgazione scientifica. Ma quando lo trovi il tempo? Di sera dopo cena e in treno, anche se qui è più faticoso concentrarsi. Scrivere è un divertimento. Ogni quanto viaggi? Per una quindicina d’anni ho fatto il pendolare tra Venezia e Padova. La mia epopea ferroviaria è ricominciata l’anno scorso quando sono venuto a Frascati, vado avanti e indietro almeno una volta a settimana, anche due. Che tipo di viaggiatore sei? Corro, perché se cominciassi ad arrivare in anticipo in stazione la somma del tempo perso sarebbe una frazione consistente della mia vita. E a bordo? Sono circa quattro ore in cui, se posso, dormo per recuperare. Ogni tanto provo a lavorare ma in Standard è pieno di gente che parla al telefono senza ritegno. Il mio posto preferito è il 17b, sulla carrozza 11 che sul Frecciarossa ha davanti uno spazio libero dove posso distendere le mie lunghe gambe. La Freccia la leggi? Sì, la sfoglio. Di recente mi ha fatto scoprire la mostra di Tex Willer e la versione junior per i bambini, potremmo fare un numero speciale sulla scienza! Cosa ti piace del treno? Non lo devi guidare e quindi è più riposante e facile da utilizzare. Ovviamente è anche più ecologico. Qualcosa da cambiare o migliorare? Farei spengere i telefonini a inizio viaggio. Poi sogno poltrone più spaziose e rifletto sul mettere contenitori per la raccolta differenziata a bordo. Se per un giorno fossi AD di Ferrovie? Metterei la differenziata sui treni, appunto, e una chaise longue al posto 17b, lunghissima (ride, ndr). Mi concentrerei sui pendolari regionali e le infrastrutture. Le Frecce funzionano. Ma se vuoi veramente promuovere l’uso del treno al posto dell’auto deve funzionare tutta la Rete ed essere concorrenziale in tutta Italia.
FS PER I GIOVANI
© Sergio Oliverio
A cura della Direzione Centrale Risorse Umane e Organizzazione FS Italiane
THE BEST OPPORTUNITIES L'AD GIANFRANCO BATTISTI ILLUSTRA LA COLLABORAZIONE TRA FS ITALIANE E IL MONDO ACCADEMICO E SCIENTIFICO. A PARTIRE DAL MASTER IN INGEGNERIA DELLE INFRASTRUTTURE E DEI SISTEMI FERROVIARI IN COLLABORAZIONE CON L’UNIVERSITÀ SAPIENZA DI ROMA 12
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ivolgere un’attenzione particolare ai giovani è una priorità per l’AD di FS Gianfranco Battisti, che in questa intervista spiega gli obiettivi del master in Ingegneria delle Infrastrutture e dei Sistemi Ferroviari e i percorsi rivolti a studenti e neolaureati. Il Gruppo FS Italiane investe da anni sulle università e sui neolaureati. Quale la strategia in cui si inserisce tale investimento e quali gli obiettivi da raggiungere attraverso il networking con gli enti accademici? Come Ferrovie dello Stato siamo da sempre in prima linea nel fare emergere i giovani, fondamentali per raggiungere gli sfidanti obiettivi aziendali che ci siamo posti e stimolo continuo di idee innovative. Per questo investiamo su di loro, offrendo opportunità diversificate di ascolto, orientamento, formazione e ricerca attraverso la progettazione e realizzazione di percorsi didattici mirati, in collaborazione con le principali istituzioni accademiche sul territorio, quali master, scuole di alta formazione, academy e corsi di laurea, principalmente nell’ambito dei sistemi di trasporto e della mobilità integrata. L’obiettivo è sviluppare una formazione d’eccellenza che risponda al meglio alle esigenze del business. Si va dal supporto nel processo di selezione e organizzazione alla creazione di competenze attraverso docenze e testimonianze in aula dei nostri manager, fino a project work e stage nelle società del Gruppo, spesso con l’offerta di borse di studio. Così, riducendo le distanze tra università e aziende, creiamo bacini di risorse ad alto potenziale per eventuali assunzioni, valorizziamo il merito attraverso l’assegnazione di borse di studio o assegni di ricerca, ma anche le idee e capacità dei giovani attraverso attività di engagement e candidate experience. Promozione della ricerca e della cooperazione scientifica... Prima di tutto, stimolando i ragazzi a individuare nuove soluzioni tecnologiche utili allo sviluppo non solo
di FS Italiane, ma anche del mondo dei trasporti, dell’economia e del Paese. Ai migliori riserviamo opportunità di inserimento in azienda. Quali le skill da sviluppare maggiormente nei giovani? Innanzitutto, competenze strategiche e multidisciplinari, utili a sviluppare un sistema ferroviario e dei trasporti sempre più in linea con le esigenze dei nostri clienti, al centro del nostro impegno quotidiano, anche per ruoli di difficile reperimento sul mercato. Ciò senza dimenticare le soft skill, imprescindibili per integrarsi al meglio in azienda e accrescere il proprio grado di successo nel mondo del lavoro. Competenze trasversali su cui prevediamo moduli ad hoc nei nostri percorsi. Quali sono, dunque, i principali percorsi su cui investe FS Italiane? Il nostro continuo investimento si concretizza nella partecipazione, costruzione e organizzazione di percorsi mirati, spesso a marchio FS. Tra questi il master in Ingegneria delle Infrastrutture e dei Sistemi Ferroviari con l'università Sapienza, per lo sviluppo di ingegneri con competenze multidisciplinari nella mobilità, insieme ad altre imprese del mondo dei trasporti. La creazione di una FS Mobility Academy con l’Università Federico II di Napoli, percorso post laurea magistrale su trasporti e mobilità con approccio hi-tech. La Scuola di Alta Formazione in Ingegneria dei Sistemi per la Mobilità Integrata insieme ad Alma Mater Studiorum di Bologna, con altre realtà dell’indotto, per far appassionare anche gli studenti al mondo dei trasporti, oltre ai neolaureati. Esportiamo anche questo know-how all’estero? Si, con il piano di studi in Mobility Engineering al secondo anno dei corsi di laurea magistrale in Ingegneria meccanica ed elettrica del Politecnico di Milano, nell’ambito del protocollo di intesa per la ricerca scientifica siglato con il Politecnico. E poi con Master Degree in Transport Systems Engineering con l'università Sapienza di Roma, entrambi in lingua inglese, 13
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con forte adesione da parte degli studenti stranieri. Promuoviamo tirocini e diamo supporto agli studenti per lo sviluppo di progetti formativi e temi di tesi di laurea innovativi con gli atenei target. Organizziamo seminari, workshop specialistici e sulle soft skill, tavole rotonde e progetti al femminile a cura di HR e manager aziendali; eventi diversificati in tutta Italia, tra #FSRecruitingday con contest e making makers game, job meeting e presentazioni istituzionali per l’incontro, l’ascolto, l’orientamento e la selezione di migliaia di giovani, anche attraverso una rete di ambassador aziendali. Opportunità, queste, che comunichiamo a migliaia di giovani. Come? Attraverso costanti attività di web e social recruitment, anche sul career website, employer branding e talent acquisition. Per questo siamo al primo posto, per il quarto anno consecutivo, nelle preferenze dei giovani laureati (ranking Best Employer of Choice 2018), attratti dall’innovatività, dalla solidità, ma anche dal know-how e dall’eccellenza tecnologica del Gruppo FS Italiane, con attenzione alla sostenibilità, all’ambiente e alla responsabilità sociale. fsitaliane.it
PLAY MOBILITY
Educare i giovani al rispetto e al corretto uso del treno come bene comune da preservare e difendere. Con il progetto Play Mobility - Il viaggio sta cambiando, dedicato alle scuole primarie e secondarie, il Gruppo FS Italiane mette le giovani generazioni al centro della mobilità integrata del futuro. L’obiettivo è diffondere tra gli studenti la cultura della legalità e della responsabilità per stimolarli a cambiare in positivo il loro rapporto con il treno e con tutti i mezzi pubblici di trasporto. L’iniziativa coinvolge i bambini e i ragazzi (dai 6 ai 14 anni) di oltre duemila scuole italiane e prevede attività didattiche articolate su quattro aree tematiche (emozione, scoperta, progresso e progettualità) che raccontano la natura del viaggio.
LA FIRMA DELL’ALTA VELOCITÀ ITALIANA.
Scegli lo stile e l’esperienza di chi muove l’Italia da sempre.
FRECCIA COVER di Alessia Tozzi
Marilyn Monroe during The Misfits (Usa, 1960) © Elliott Erwitt/Magnum Photos
PERSONAE Se i suoi scatti in bianco e nero sono icone internazionali, la sua produzione a colori è quasi del tutto inedita. Considerato il fotografo della commedia umana, Elliott Erwitt ha immortalato con sguardo acuto ed empatico grandi celebrità come Marilyn Monroe, Che Guevara, Sophia Loren, John Kennedy e Arnold Schwarzenegger, ma anche soggetti comuni. In Personae, la prima retrospettiva allestita nelle Sale dei Paggi della Reggia di Venaria (TO) fino al 24 febbraio, l’obiettivo è proprio quello di trasmettere l’adesione del maestro alla vita concreta degli individui e, nello stesso tempo, al senso della maschera e del teatro. Tra le 170 opere in mostra sono infatti presenti anche quelle relative allo sbalorditivo progetto che Erwitt ha firmato con lo pseudonimo Andrée S. Solidor, il suo alter ego irreverente che ama tutto ciò che il fotografo detesta: il digitale, la nudità gratuita e l’eccentricità fine a se stessa. Il risultato è una parodia che dileggia senza diplomazia e in maniera dissacrante certi artisti contemporanei, invitando il pubblico a riflettere sul mercato dell’arte. lavenaria.it
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AGENDA A cura di Luca Mattei
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SAV E GENNAIO THE DATE 2019 REALITY ’80 MILANO//FINO AL 23 FEBBRAIO «Questa Milano da vivere, da sognare, da godere; questa Milano da bere». Terminava così lo spot televisivo dell’amaro Ramazzotti del 1987 che diede il
nome a un’intera epoca in cui la città meneghina aveva raggiunto il top dell’edonismo. La Galleria del Gruppo Credito Valtellinese ospita una mostra dedicata proprio a quel «decennio degli effetti speciali», come li aveva definiti Umberto Eco.
Un percorso espositivo in cui si intrecciano frammenti e reperti degli anni ’80-’90, come l’arcade tower da sala giochi di Pac-Man e una parata di “regalissimi”, gadget inclusi nei pacchi di merendine della generazione dei paninari. E, ancora, i manifesti politici di Ettore Vitale per il Partito socialista, le cover di Stefano Tamburini e le parodie disneyane di Massimo Mattioli. Last but not least, 50 scatti di Maria Mulas che documentano volti, pose e tic che caratterizzavano i party scintillanti degli anni post terrorismo. creval.it/fondazione
Mario De Biasi Il Duomo da San Babila (1986) Scatto utilizzato per lo spot Milano da bere di Amaro Ramazzotti (1987)
GRAND TOURISMO FIRENZE//FINO AL 24 FEBBRAIO Il rapporto dell’uomo con il viaggio e con l’arte è sempre più mediato dalla tecnologia. A sovrapporsi tra lo sguardo e il soggetto da osservare smartphone, telecamere e macchine fotografiche digitali. Parte da questa critica sul turismo culturale il progetto di Giacomo Zaganelli agli Uffizi intitolato Grand tourismo. In mostra tre suoi video che riprendono persone mentre fotografano in modo meccanico e spasmodico: Illusion ed Everywhere but nowhere sono ambientati tra le strade di Firenze e a Palazzo Strozzi; Uffizi oggi, commissionato ad hoc dal museo fiorentino, è stato girato all’interno di una delle sale più visitate, quella che ospita i capolavori di Botticelli. Un modo insolito per il visitatore di meditare sulla propria esperienza, tra foto e selfie. uffizi.it
Giacomo Zaganelli, Uffizi oggi (2018) uffizigalleries 16
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MASTROIANNI ROMA//FINO AL 17 FEBBRAIO Il Museo dell’Ara Pacis dedica una retrospettiva a uno dei maggiori protagonisti della storia del cinema italiano, Marcello Mastroianni. Oltre 100 film alle spalle, realizzati tra gli anni ’40 e la fine dei ’90, e una carriera costellata da una carrellata di riconoscimenti: dalle tre candidature all’Oscar come Miglior attore alla vittoria di due Golden Globe e otto David di Donatello. Attraverso scritti, testimonianze, recensioni, cimeli, film e foto, si ripercorre la vita di un uomo, anche in vesti a cui non ha abituato il grande pubblico. A partire dalle origini in una famiglia popolare e l’ingresso a Cinecittà grazie a un pass reagalatogli da alcuni parenti. Per giungere infine alla consacrazione come sex symbol e al rapporto fondamentale con Sophia Loren e Federico Fellini. arapacis.it Marcello Mastroianni in La dolce vita (1960) Cineteca Bologna Reporters Associati e Archivi museoarapacis museiincomune museiincomuneroma
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GIORNO DELLA MEMORIA ITALIA//FINO AL 31 GENNAIO «L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro». È racchiuso nelle parole di Primo Levi il senso del Giorno della Memoria, il 27 gennaio, istituito per commemorare le vittime dell’odio nazista. Per celebrare la ricorrenza, il 16 all’Auditorium Parco della Musica di Roma il concerto Libero è il mio canto vuole restituire dignità a quelle donne che composero musica, seppur internate nei campi tedeschi, russi, giapponesi e africani. La Fondazione 1563 di Torino ospita fino al 31 Le case e le cose, mostra con documenti e immagini dei sequestri fascisti di beni immobili posseduti da ebrei in Piemonte e Liguria. Da visitare il Memoriale della Shoah di Milano, nel livello sottostante i binari della Stazione Centrale, dove furono caricati su carri bestiame i prigionieri di San Vittore. Per rivivere la sensazione di oppressione di quei deportati e far sì che il ricordo non resti fine a se stesso, ma sia da guida per costruire il futuro. auditorium.com | fondazione1563.it | memorialeshoah.it 17
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LA COLLEZIONE DI UN PRINCIPE NAPOLI//FINO AL 7 APRILE Un ritorno a casa dopo un lungo peregrinare per il mondo. È la storia della prestigiosa collezione di dipinti appartenuta, prima di essere dispersa, alla famiglia Vandeneynden che abitò a fine ’600 in una sontuosa dimora di via Toledo, oggi Palazzo Zevallos Stigliano, sede partenopea delle Gallerie d’Italia. La mostra raccoglie 36 opere, molte in prestito da musei di prestigio, come la Pinacoteca di Brera a Milano e il Prado di Madrid. A far parte del patrimonio ereditato dalle figlie del marchese Ferdinando Vandeneynden, una delle quali aveva sposato il principe di Stigliano a cui si fa riferimento nel titolo della mostra, capolavori di maestri dell’arte fiamminga e napoletana, da Pieter Paul Rubens e Antoon van Dyck a Jusepe de’ Ribera e Salvator Rosa. gallerieditalia.com
Primo Levi nella corte della tenuta Il Saccarello, Superga (TO, 1942-43 ca.) ©Cdec Di Milano
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AGENDA
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A cura di Luca Mattei
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1 Willy Ronis, Fondamente Nuove, Venise (1959) © Donation Willy Ronis
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2 © Alberto Orlandi
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Alla Casa dei Tre Oci di Venezia fino al 6 Willy Ronis, retrospettiva dedicata al mago dell’obiettivo francese. Scatti in cui emerge il suo estasiarsi davanti alla realtà ritraendo situazioni di strada e vita di tutti i giorni. [1] treoci.org
Fine settimana di divertimento sulla neve a Courmayeur (AO), con il villaggio di EA7 Sportour Winter Edition. Tante le attività previste per esperti e appassionati, come snowbike, skiathlon e ciaspolata. [2] ea7sportour.it
Ultimi giorni a Palazzo dei Diamanti di Ferrara per Courbet e la natura, retrospettiva dedicata all’artista che nell’800 rivoluzionò l’approccio alla pittura di paesaggio imponendosi come padre del Realismo. palazzodiamanti.it
Last weekend al Mar di Ravenna per War is over?, percorso per riflettere sull’impatto storico ma anche estetico e poetico dei conflitti mondiali. Con opere tra gli altri di Picasso, Rubens, Warhol e De Chirico. mar.ra.it
Con l’Epifania termina al Politeama di Napoli l’opera di e con Peppe Barra, La cantata dei pastori, racconto tra sacro e profano degli ostacoli incontrati da Giuseppe e Maria per giungere alla grotta della Natività. teatropoliteama.it
Paola Minaccioni è protagonista a teatro, con Emilio Solfrizzi, della commedia A testa in giù. Tra le tappe principali il 12 e 13 al Coccia di Novara, dal 25 al 27 al Giglio di Lucca, il 31 al Rossini di Pesaro. fondazioneteatrococcia.it teatrodelgiglio.it | teatridipesaro.it
Fino al 6 alla Mole Vanvitelliana di Ancona Genesi, progetto con cui Sebastiao Salgado, il più importante fotografo documentario contemporaneo, sottolinea l’importanza di salvaguardare il pianeta. mostrasalgadoancona.it
Il 12 e 13 l’esposizione a Roma Cinecittà si mostra si apre al pubblico dei non udenti con il progetto In-segnare Cinecittà: educatori sordi specializzati raccontano la storia di grandi film e set nella lingua dei segni. cinecittasimostra.it
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3 Peppe Perone, Senza titolo (2015) othersizegallery
4 Sandy Skoglund, Revenge of the goldfish (1981) Courtesy Paci Contemporary Gallery cameratorino Camera_Torino
5 Giovanni Battista Piranesi, Arcata ornata da conchiglia (1761) ecomuseodipeucetia
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Fino al 19 alla Other Size Gallery di Milano Segni e visioni di via Varco in Irpinia, collettiva di Lucio e Peppe Perone, gemelli scultori che condividono la tendenza all’ironia e al nonsense di paradossi visivi. [3] workness.it/other-size
Dal 24 gennaio al 23 marzo al Centro Italiano per la Fotografia di Torino Visioni Ibride, antologica di Sandy Skoglund, artista nota per le rivisitazioni surreali di ambienti familiari invasi da gatti verdi e pesci volanti. [4] camera.to
A Sammichele di Bari e Acquaviva delle Fonti fino al 5 maggio Carceri d’invenzione, incisioni di Giovanni Battista Piranesi che nel ’700 sovvertì l’idea di prigione con uno stile che influenzò poi artisti come Escher. [5] ecomuseopeucetia.it
Termina sabato 19 alla Reggia di Caserta la mostra di Fondazione FS Italiane I binari del Re e le ferrovie borboniche, viaggio virtuale nei disegni del progetto della ferrovia Napoli-Portici del 1839, prima in Italia. fondazionefs.it
Ai Musei Civici di Bassano del Grappa (VI) una mostra su Valentina, attraente protagonista dei fumetti di Guido Crepax, donna forte e al tempo stesso fragile, divisa tra vita reale e onirica. Fino al 15 aprile. museibassano.it
Fino al 17 febbraio al Museo Bilotti di Roma L’acqua di Talete, dipinti, disegni e sculture in cui Josè Molina indaga sull’elemento che origina la vita, seguendo un pensiero che è alla base della filosofia occidentale. museocarlobilotti.it
Dal 18 al 25 il 30esimo Trieste Film Festival, la più importante rassegna italiana sul cinema dell’Europa centro-orientale che quest’anno si sofferma sul trentennale della caduta del Muro di Berlino. triestefilmfestival.it
Il 27 chiude al Museo di Palazzo Cipolla di Roma Verso il tempo dell’essere, circa 80 tra quadri e pastelli di Ennio Calabria, protagonista della figurazione visionaria ed esistenziale italiana ed europea. civita.it
La Galleria Ono Arte di Bologna presenta fino al 24 La fine del sogno Hippie, esposizione che ripercorre, attraverso le fotografie di Bill Owens, gli storici e tragici eventi del Festival di Altamont del 1969. onoarte.com
Con Graffiare il presente fino al 20 Casa Testori di Novate Milanese (MI) ha selezionato 30 opere del 2018 per verificare il rapporto della pittura contemporanea con l’attualità. Tra gli ospiti Paolo Bini e Lorenza Boisi. casatestori.it
Allo Studio Trisorio di Napoli fino al 30 Devotion Abandoned, progetto di Robert Polidori che ha fotografato luoghi sacri abbandonati della città partenopea, per indagare il lento declino del fervore religioso. studiotrisorio.com
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Se nell’800 il Giappone influenza l’arte europea, nel ’900 è l’arte nipponica a occidentalizzarsi. Anche negli abiti tipici, come si nota in Modernità e arte occidentale nei kimono al Museo della Moda di Gorizia fino al 17 marzo. musei.regione.fvg.it
WHAT'S UP di Gaspare Baglio
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ATTENTI A FRANK! S i può proprio definire uno youtuber di successo Frank Matano. Dagli scherzi telefonici alla tv e al cinema il passo è stato brevissimo: oltre a essere protagonista di divertenti commedie è anche il giudice di Italia’s got talent su SkyUno. E il 10 gennaio, sul grande schermo, è il protagonista di Attenti al gorilla di Luca Miniero. Un film tutto da ridere, con tanto di sorpresa per i viaggiatori delle Frecce. Torni al cinema con Attenti al gorilla. Qual è il tuo ruolo? Sono Lorenzo, un avvocato sfigato, papà di tre bambini – di cui due gemelline – e con una moglie che vuole divorziare. Per dimostrare alla mia consorte il mio valore
© Giuseppe D'Anna
MATANO TORNA AL CINEMA CON LA COMMEDIA ATTENTI AL GORILLA DI LUCA MINIERO E IN TV CON ITALIA’S GOT TALENT SU SKYUNO
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di legale denuncio uno zoo, vinco la causa, sembro un figo, ma mi ritrovo con un gorilla in affidamento. I miei figli lo amano, però la mamma non deve saperlo. Ma lo scimmione combina un sacco di guai. Questo film vuole lanciare un messaggio? Racconta le famiglie di oggi. Viviamo in un mondo più incasinato rispetto a prima, dove abbiamo molte più distrazioni e un miliardo di cose che accadono ogni giorno. Nonostante questo, la famiglia deve riuscire a dare un valore in più alla vita. Bisogna ammettere che, in tutti i tuoi lavori, traspare la leggerezza. Non mi prendo troppo sul serio e non penso che la mia opinione valga per tutti. Credo sia un atteggiamento giusto in un momento di continuo confronto sui social network. La leggerezza è una caratteristica importante per la crescita. Essere rigidi fa passare meno aria e, quindi, meno informazioni. Una filosofia che si ritrova anche nel tuo modo di fare il giudice a Italia’s got talent. Mi sono divertito moltissimo. Le new entry, Mara Maionchi e Federica Pellegrini, hanno fatto un grande grande lavoro. La Maionchi, per esempio, è una persona leggera e, allo stesso tempo, un pozzo di saggezza, mi diverto moltissimo con lei. A cosa punti, lavorativamente parlando? A Italia’s got talent, dove mi sento a mio agio: è un format in cui si fa ridere, si apprende e si assiste a cose fighissime. E poi ai film comici. Per le Frecce invece cosa avete fatto? Un promo in cui vengono allertati i viaggiatori del treno sul fatto che c’è un gorilla in libertà. Per istruirli su cosa fare e non fare se dovessero trovarselo davanti. Questo mi fa pensare che ti piace il treno. Lo adoro! La tratta Roma-Milano e ritorno l’ho fatta tantissime volte. In treno sto bene, è un posto tranquillo dove rilassarmi.
WHAT'S UP
UOMINI E LAVATRICI CATERINA BALIVO DEBUTTA COME ROMANZIERA E RACCONTA ALLA FRECCIA IL SUO SPECIALE RAPPORTO CON IL TRENO non me lo potevo permettere. Il mio primo libro, mai uscito, è sugli incontri nei vagoni. Una volta c’era un signore che mi faceva domande tecniche sui miei studi, pensavo ci stesse provando. Poi, scendendo dal treno mi dice di essere Franco Maffei, il rettore della mia università, L’Orientale di Napoli. Il mio sforzo è stato capire quante cattiverie avessi detto! Questo libro avrà un seguito? Lara ha in serbo tante altre avventure. Se mi portate fortuna le ambienterò in treno. G.B. Mondadori, pp. 216 ¤ 17
© Assunta Servello
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pirito ribelle e curiosa per natura. Caterina Balivo è il volto del pomeriggio di Rai1 grazie a Vieni da me, il salotto tv dove gli ospiti si raccontano senza filtri. Un successo sudato che arriva dopo il cult Detto fatto. La Balivo è, inoltre, una quotata influencer sui social e con il blog Caterina’s secret. Adesso è anche scrittrice: Gli uomini sono come le lavatrici è il suo primo romanzo. Spiegaci il nesso tra uomini e lavatrici. La lavatrice è l’oggetto che Lara porta via dopo la fine di una storia d’amore, ma è anche il filo conduttore che le farà incontrare l’uomo della sua vita. Per fare ironia possiamo dire che le lavatrici sono più fedeli degli uomini. O che a volte fanno la centrifuga e altre no, come i maschi. Dove hai trovato il tempo per il libro? L’ho scritto nel 2010, in un periodo di stop dalla tv. Non avevo figli, ma iniziava la storia d’amore col mio attuale marito. Era tutto più facile. La potenza che può avere un libro, comunque, non c’è l’ha nessun altro mezzo di comunicazione. Anche tuo marito è un romanziere, cosa ti ha detto? «Sono io il vero scrittore di casa». Io non mi presento come scrittrice, ma come una che ha vissuto storie e batoste da raccontare. Vieni da me sembra vada bene. L’inizio è stato terribile, ma ora siamo molto contenti. Gli ascolti sono crescenti. Ti manca Detto fatto? No, avrei dovuto mollare anche prima. Una decisione sofferta che ho preso quando è nata mia figlia Cora, ma il programma non rispettava più quello che ero diventata. Viaggi molto in treno? Anche domattina, alle 9:10. Ho fatto incontri pazzeschi in treno, ho cominciato facendo la spola tra Roma e Napoli coi regionali, perché l’Intercity
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ENRICO BRIGNANO E IL SUO ONE-MAN SHOW DA KOLOSSAL È PRONTO A GIRARE L’ITALIA IN LUNGO E IN LARGO
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n asso del teatro, appassionato del palcoscenico, osannato dal pubblico che continua a regalargli consensi. Enrico Brignano è un vero mattatore e a gennaio riparte in tournée con Innamorato perso, molto apprezzato da pubblico e critica. Un one-man show sull’amore, come quello «per Roma e per la bicicletta. Poi se questi due amori viaggiano insieme bisogna stare attenti, perché con tutte le buche che ci sono è meglio mettersi il casco». Brignano, con la solita ironia, lancia stoccate che diventano anche protagoniste on stage. Si capisce che l’attore è innamorato della sua bambina, dell’esistenza, del suo lavoro, della sua donna, del mondo. E di questi tempi – è proprio il caso di dirlo – parlare d’amore è davvero rivoluzionario, considerati gli haters, l’odio social, le polemiche, le baruffe politiche e i disastri ambientali. Sul palco «l’amore è talmente legittimato che ci sarà la mia compagna Flora con me. E le foto della mia infanzia e di mia figlia. La differenza è che io ho quattro foto di quando ero piccolo, la mia bambina, invece, ha già quattro terabyte di scatti che le abbiamo fatto». Non mancano battute sulle difficoltà dei novelli genitori, anche nel raccontare le favole: «Il lupo non può essere cattivo, altrimenti l’associazione dei lupi fa vertenza, e non si può dire “uomo nero”, ma “di colore”. E ancora, i tre porcellini non possono essere visti come cibo, perché i vegani si arrabbierebbero. Quindi ci si trova a dire che un lupo vivace e un uomo di colore condividono il cibo con tre suini, che non sono proprio maiali-maiali, ma non curano bene l’igiene personale». Nel frattempo pensa anche al piccolo schermo, dove manca da un po’. «Probabilmente tornerò in tv il prossimo anno. La televisione è complicata, si punta solo su format sicuri. C’è una sorta di sbilanciamento: ci sono talk show, talent e poi reality come il Grande Fratello e l’Isola dei Famosi. E qui non capisco perché devo vedere scene di bassissima qualità, con gente ignorante che ostenta la propria ignoranza. Mi fa un po’ tristezza», precisa il mattatore. «Che poi adesso i vip sono il cognato o la sorella di uno che manco è vip. Dicono che è quello che vuole la gente, ma io penso che è quello che la gente si ritrova. Non voglio vedere i cafoni in tv, a me il vero non piace, preferisco il verosimile. Si chiamano spettacoli perché sono qualcosa di diverso dalla realtà!». E qui Brigano sottolinea quanto sia importante la leggerezza, intesa come semplicità: «Non bisogna avere paura degli argomenti, sono sempre rimasto affascinato da chi racconta cose straordinarie con facilità. Piero Angela spiegava tematiche importanti, magari anche poco interessanti, ma con la capacità del grande comunicatore, e il figlio ha ereditato questa dote dal padre. Si possono rendere avvincenti tanti argomenti, basta togliere noia e aggiungere divertimento anche parlando di temi come il mare inquinato». Dopo le date di Roma il 4 e 5 gennaio, lo show farà emozionare a Milano (17 e 18), Torino (23), Firenze (28 e 29), Bologna (2 febbraio), Perugia (14), Brescia (16 e 17), Padova (dall’8 al 10 marzo), Rimini (20), Ancona (23) e Napoli (26). Fino a Montecatini Terme, Acireale e Bari, rispettivamente il 31 marzo e il 13 e 18 aprile. LF G.B. 23
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ROCK-A-MY-HEAD! STATALE 66 Un album tra rock-blues, gospel, ballate e funky che conferma la maturità artistica del terzetto romano del programma di Rai2 Stracult. La band è pronta a festeggiare 20 anni di carriera, la maggior parte dei quali passati a farsi le ossa suonando dal vivo in tutta Italia.
SYMPHONICA IN ROSSO SIMPLY RED Il live della band britannica allo Ziggo Dome di Amsterdam con un’orchestra di 40 elementi. La scaletta del concerto ha messo in risalto la loro straordinaria carriera, tra cui i celebri successi Hold Back The Years, Stars, Fairground e If You not Know Me By Now.
BOOMDABASH LIVE I trionfatori del 2018 con la hit Non ti dico no, interpretata insieme a Loredana Bertè, non intendono fermarsi e tornano alla dimensione live con il grande concerto-evento Boomdabash & Friends, il 24 gennaio all’Alcatraz di Milano. E il 15 febbraio da Corato (BA) parte il loro Barracuda Winter Tour.
INCONTRO
© Andrej Uspenski
di Francesca Ventre – f.ventre@fsitaliane.it
THE ILLUSION OF LIGHTNESS
LA DANZA CREA PONTI DANCE BUILDS BRIDGES E DIFFONDE BELLEZZA. AND SPREADS BEAUTY. ROBERTO BOLLE PUNTA ROBERTO BOLLE SUL TALENTO E LA FOCUSES ON TALENT PASSIONE PER PORTARE AND PASSION TO BRING A TUTTI UN MESSAGGIO EVERYONE A UNIVERSAL AND UNIVERSALE E DIRETTO DIRECT MESSAGE 24
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erfetto nel fisico, comunicativo e gentile nello sguardo e nelle parole, Roberto Bolle incarna l’idea dell’eleganza. Étoile dei due mondi, ballerino internazionale e modello per i giovani, sarà di nuovo protagonista a primavera di OnDance Accendiamo la danza, una festa che invade vie e piazze di Napoli e Milano, rendendo i luoghi del quotidiano posti da sogno e di evasione. E in estate si esibirà eccezionalmente per due volte all'Arena di Verona. Il risultato da raggiungere, semplice e complesso nello stesso tempo, è sempre «l’illusione dell’incorporeità». La leggerezza e l’eleganza, per i danzatori, sono un punto di partenza o di arrivo?
Sono due qualità naturali che si potenziano solo con uno studio profondo. Un gesto semplice, per risultare elegante, ha bisogno infatti di una lunga preparazione. L’uomo per rendere perfetto un salto o una sospensione deve vincere la forza di gravità senza darlo a vedere. Per la donna, invece, la sfida è stare sulle punte. La predisposizione fisica e il talento contano, ma insieme al sacrificio e alla passione. Il risultato finale è l’illusione dell’incorporeità. Quanto pesa, invece, l’impegno? Poiché sono sempre più consapevole di essere un punto di riferimento per i giovani, è importante far capire loro che prima di tutto c’è il lavoro quotidiano. Solo così si potrà avere la soddisfazione di essere partecipi di un’arte meravigliosa che dà l’opportunità di vivere a contatto con la bellezza del corpo, con la musica e l’armonia. La danza crea una sua magia, in un ambiente fuori dal tempo. C’è un balletto simbolo di leggerezza? Ce ne sono molti. Un classico è Giselle, un balletto popolato dalle Villi, spiriti senza consistenza, evanescenti. Un altro capolavoro romantico – periodo a cui si abbina perfettamente questo concetto – è Silfide, in cui sono presenti esseri sovrannaturali. In quegli anni per le donne si afferma l’uso del tutù bianco e lungo, allora un segno di modernità e rottura. I due eventi primaverili di OnDance, a Napoli e Milano, vogliono far arrivare a tutti questa disciplina? Sì, vorrei diffondere al massimo un messaggio di leggerezza e armonia, rivolgendomi a chi non ne avrebbe altrimenti la possibilità. Con la classica si può arrivare anche a riempire l’Arena di Verona o le Terme di Caracalla, ma OnDance fa ancora di più. Guarda ad altri mondi: la street dance, il tango e lo swing, con esibizioni nelle vie e nelle piazze. Partecipano molti giovani, anche solo incuriositi. Sì, perché possono seguire eventi 25
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e has a perfect physique, he is communicative and kind when he talks and in his eyes, Roberto Bolle is the incarnation of elegance. A star of two different worlds, an international dancer and a role model for young people, he will again take centre stage in spring with OnDance Accendiamo la danza, a festival that takes over the streets and piazzas of Naples and Milan, turning everyday locations into places for dreaming and escapism. And who will, exceptionally, perform twice over the summer at the Arena in Verona. The desired outcome, which is both simple and complex at the same time, is always “the illusion of immateriality.” For dancers, are lightness and elegance the starting point or what they are aiming for? They are two natural qualities that are only strengthened with intense work. A simple gesture, to become elegant, needs lengthy preparation. To make a perfect jump or lift, male dancers have to conquer the pull of gravity without it being noticed. For the woman, on the other hand, the challenge lies in dancing en pointe. Physical predisposition and talent count, but they must go together with sacrifice and passion. The goal is to give the illusion of immateriality. And how much does commitment count? Since I am increasingly aware of being a point of reference for young people, it is important to have them understand that daily work is the basis of it all. That is the only way that they will be able to get the satisfaction of being part of a marvellous art which enables people to live in contact with the beauty of the body, with music and harmony. Dance creates its own magic, in an atmosphere that is timeless. If there a ballet that is a symbol of lightness? There are many. One of the classics is Giselle, a ballet populated by ghosts, spirits that are evanescent and without any consistence.
NAPOLI AL GIORNO
INCONTRO
gratuiti, lezioni aperte, workshop o accedere a borse di studio. Tutto il pubblico risponde comunque con un entusiasmo sorprendente. Sono molto soddisfatto di questo segno di un cambiamento sostanziale nel tempo. Sono ormai superati molti pregiudizi e la danza ha avvicinato anche mezzi diversi, come la televisione. Danza con me, prodotto da Ballandi Multimedia, in prima serata su Rai1 il 1° gennaio, è un risultato eccezionale. Da qualche tempo affronti la regia e la direzione artistica. Quali capacità occorrono, diverse da quelle del ballerino? Sono partito con la direzione artistica di Bolle and Friends qualche anno fa, ho proseguito con Danza con me e OnDance, anche come autore. Sono sfide aggiuntive che mi permettono di crescere. Collaboro con professionalità di alto livello ed è bello seguire una realizzazione dall’inizio alla fine. Sei stato anche Bolle Duck, un personaggio di Topolino, nel numero 3262 del 30 maggio scorso. Che effetto ti ha fatto? Mi ha divertito tanto, non avrei mai immaginato di essere “paperinizzato”. Anche in questo caso ho creato un ponte con i ragazzi, perché Topolino è per tutti un mito dell’infanzia. E poi ci sono i “friends”: quanto è importante avere degli amici? È fondamentale, sia nella vita professionale che in quella personale. Insieme ai parenti, mi sostengono e sono punti di riferimento in una professione che mi porta spesso a viaggiare. Nella vita lavorativa, poi, il gioco di squadra è fondamentale: capire, ascoltare, interpretare. Cercare di valorizzare ognuno per metterlo nelle condizioni di eccellere, unendo mondi distanti, attori, cantanti, artisti, senza essere mai banali. Per questo hai affrontato un passo a due con un braccio meccanico? Ogni progetto spinge sempre oltre una barriera, oltre i limiti fisici e creativi.
Another romantic masterpiece – a period which goes perfectly with this concept – is Silfide, in which supernatural beings are present. That was the time when the use of long, white tutus became established, then a sign of modernity and change. Are the two springtime OnDance events, in Naples and Milan, trying to get ballet over to everybody? Yes, I would like to spread a message of lightness and harmony as much as possible, and address people who would not otherwise have the chance to see it. With ballet you can even fill the Arena in Verona, or the Caracalla Baths, but OnDance does still more. It looks at other worlds: street dance, tango and swing, with shows in the streets and in the piazzas. A lot of young people take part, even if only out of curiosity. Yes, because they can watch events free of charge, there are open lessons, workshops or win study grants. The whole audience responds with unexpected enthusiasm. I am very happy with this sign of a real change over time. A lot of prejudices have been overcome, and dance has also become more available through different media, such as television. Danza con me, produced by Ballandi Multimedia on prime time on Rai1 on 1 January, is an exceptional outcome. For some time you have been both director and artistic director. What qualities do you need, apart from that of being a dancer? I began with the artistic direction of Bolle and Friends a few years ago, I continued with Danza con me and OnDance, also as an author. They are additional challenges which allow me to grow. I work with high-level professionals and I like following a production from start to finish. You have also been Bolle Duck, a character in a Topolino comic book, in number 3262 of 30 May. What did you make of the experience? 26
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It really amused me, I connection with young people, because Topolino is a childhood legend for everybody. And then there are the “friends”: how important is it to have friends? It is vital, in both professional and personal life. Together with family, they sustain me and are a point of reference in a profession that leads me to travel a lot. And then in my working life, team work is essential: understanding, listening, interpreting. Trying to get the best out of everybody, to put them in a position to excel, uniting distant worlds, actors, without ever being commonplace. That is why you have took on a pas de deux with a mechanical arm? Every project always pushes through a barrier, beyond the physical and creative limits. It is orienting dance in the future. You often perform in exceptional areas such as the Caracalla Baths, Pompeii, the Valley of the Temples in Agrigento. What atmosphere do you feel there? I should say straight away that I really like to travel and I started travelling for work aged twelve. Going back to some Italian and foreign cities gives me energy. Also in our country, when you arrive in incredible places you feel that you are being projected with great intensity into another era. The beauty of culture is strong, and the audience also feels that. Is the final message that dance takes people to another world and overcomes a lot of obstacles, including socio-cultural ones? Ours is an art that is not filtered by words, language or incomprehensible signs. It is a language that communicates in a direct and strong way. When it touches the emotions, it reaches the heart. Moving your body with the art of dance builds bridges, not walls.
© Giovanni Gastel
«Muovere il corpo con l’arte della danza crea ponti, non muri» «Moving your body with the art of dance builds bridges, not walls» È orientare la danza nel futuro. Ti esibisci spesso in luoghi eccezionali come le Terme di Caracalla, Pompei, la Valle dei Templi ad Agrigento. Qual è l’atmosfera che si percepisce? Premetto che a me piace molto viaggiare, ho iniziato per lavoro a 12 anni. Tornare in alcune città italiane e straniere mi dà energia.
Nel nostro Paese, poi, quando si arriva in posti incredibili ci si sente proiettati con molta intensità in un’altra era. La bellezza della cultura è potente e anche il pubblico lo percepisce. Il messaggio finale è: la danza immette in altri mondi e supera molti ostacoli, anche socioculturali? La nostra è una disciplina senza 27
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filtri di parole, lingue o segni incomprensibili. È un linguaggio che arriva in modo diretto e forte. Quando sa emozionare raggiunge il cuore. Muovere il corpo con l’arte della danza crea ponti, non muri. robertobolle.com Roberto-Bolle-Official-Page RobertoBolle robertobolle
ART&SHOW
© Guido Harari
di Bruno Ployer
GRAZIE CLAUDIO! Ezio Bosso
EZIO BOSSO DIRIGE UN’ORCHESTRA SPECIALE AL MANZONI DI BOLOGNA IL 20 GENNAIO. PER FESTEGGIARE IL MAESTRO ABBADO A CINQUE ANNI DALLA SUA SCOMPARSA
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icordo Claudio Abbado per il suo fare musica colmo di gioia e di profondità, per la sua personalità enigmatica e la sua spontaneità fanciullesca». Così, a cinque anni dalla scomparsa di Abbado, parla Jacques Zoon, uno dei migliori flautisti al mondo. Zoon ha suonato con il grande direttore in diverse formazioni: l’Orchestra giovanile della Comunità europea, la Chamber Orchestra of Europe, la Berliner Philharmoniker, l’Orchestra del Festival di Lucerna e l’Orchestra Mozart. Anche da queste compagini 28
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di livello mondiale arrivano i musicisti che il 20 gennaio si riuniscono al Teatro Manzoni di Bologna per formare l’orchestra straordinaria del concerto Grazie Claudio!. Un’occasione per ringraziare più che celebrare Abbado, spiega Ezio Bosso, che dirigerà l’ensemble: «Claudio tra le sue ultime frasi, mi ha detto: “Mi raccomando, Ezio, divertiti”. Prima dei concerti diceva sempre ai suoi musicisti: “Divertiamoci!”». Ezio, di cosa dobbiamo ringraziare Claudio Abbado? All’inizio di ogni concerto alzo la
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principalmente educative. Abbiamo selezionato un’ouverture di Rossini perché 50 anni fa, nel ’68, fu proprio Claudio a rivedere tutto Rossini, uno dei suoi grandi amori. Poi la Settima di Beethoven: ci siamo accorti che è la sinfonia che ha diretto di più durante la sua vita. È anche una scelta simbolica, perché Beethoven stesso definiva la sua Settima «la mappa per l’utopia». È veramente una rivoluzione, che anche Claudio Abbado ha cavalcato. Nessuno ha cambiato le orchestre come lui. Basti pensare a come cambiarono con lui i Berliner (di cui fu direttore principale dal 1990 al 2002, ndr). Perché Bologna come città ospite del concerto? La città ha risposto abbracciando il progetto. Bologna era la città che Claudio aveva scelto e, buffamente, l’avevo scelta anch’io. Qui c’era la sua casa e qui ha lasciato il suo ultimo impegno: la Mozart14,
Claudio Abbado dirige l’Orchestra Giovanile della Comunità europea nel 1979 a Courchevel, Francia 29
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un’associazione che vive solo di volontariato e di grande sforzo. Ed è anche la città della figlia Alessandra, che ha lo stesso sorriso e la stessa tenacia nel portare avanti la Mozart14. Ezio Bosso che rapporto aveva con il Maestro Abbado? Un rapporto di amicizia musicale, fatto di confronto, di studio, di idee, di passeggiate. Ovviamente io riconoscevo la sua grandezza, era un rapporto tra uomini maturi, anche se io ero più giovane. Per un po’ ci siamo persi di vista, per ritrovarci poi negli ultimi anni: era il 2012, parlavamo soprattutto di come vivevamo la musica. Il confronto con lui per me era preziosissimo. Cosa ha significato secondo lei Abbado nella storia della musica? Dal mio punto di vista Claudio era un illuminatore. Tutti i direttori dicono all’orchestra: «Ascoltatevi». Però non basta, bisogna anche motivare
© Silvia Lelli/RCS
bacchetta, guardo in aria e dico: «Grazie Claudio!». Abbado ha lasciato molto a noi che l’abbiamo conosciuto. E alla musica ha lasciato non solo le sue interpretazioni, ma anche le idee: è stato l’icona del valore sociale della musica, di quanto il mondo e la società abbiano bisogno di educazione musicale, di educazione all’ascolto. Vediamo il programma: l’ouverture del Barbiere di Siviglia di Rossini, la favola in musica Pierino e il lupo di Prokofiev, con Silvio Orlando come narratore, e la Settima sinfonia di Beethoven. Come ha scelto i pezzi? Volevamo immaginare Claudio in sala. La scelta è stata quella di festeggiare, ringraziare e immaginarlo mentre sorride. A lui Pierino e il lupo faceva molto ridere e in più, essendo una guida all’ascolto, c’è anche un legame con le attività dell’associazione Mozart14,
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Ma è l’unico modo per fare davvero musica. Suonare per l’altro significa illuminarlo. È un sacrificio vero e proprio, è dare tutto se stesso, non per essere il migliore del gruppo, ma per far migliorare chi è attorno a sé. Per questo concerto hanno risposto all’appello grandi musicisti da tutta Europa. Come spiega l’affetto e la dedizione per Abbado? Per chi gli vuole bene, Claudio c’è ancora. Chi gli vuole bene lotta affinché gli altri non lo dimentichino. Secondo lei Abbado è ricordato abbastanza in Italia? No. Un po’ è celebrato, ma non sono applicate abbastanza le cose che lui voleva. E pensare che ha accettato di diventare Senatore della Repubblica affinché il nostro credo di musicisti fosse più ascoltato... Quindi pensa che l’insegnamento
© Flavio Iannello
l’ascolto. E Claudio lo ha fatto. C’è da sempre la dualità tra direttorepadrone e direttore-padre, e Claudio era un padre, applicava la sua grande cultura a tutto. Pensiamo anche alla Scala e a cos’era diventata negli anni di Abbado, che peraltro a quell’epoca era un ragazzo (ne fu direttore musicale dal 1968 all’86, ndr). Quanta fatica ha fatto, quanti detrattori ha avuto, non dobbiamo dimenticarlo. Liberare i musicisti è un pensiero estremamente beethoveniano, anche se Claudio era più mozartiano. Ogni musicista che ha veramente lavorato con lui aprendo le orecchie, ha liberamente cambiato il proprio pensiero. Ha capito che non basta suonare bene, bisogna suonare oltre, suonare per l’altro. È difficile suonare per un altro musicista...
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di Abbado rischi di svanire? Si rischia sempre con questa mediocrità imperante. È un rischio che c’è sempre stato, però Mozart è rimasto. Beethoven è quello che ha sofferto di più, è stato anche maltrattato per la sua sordità. Fare musica classica è un gesto ancora oggi rivoluzionario. È un linguaggio sempre giovane. I veri punk siamo noi, disposti a tutto, a metterci in gioco ogni giorno, a non andare per certezze, a spostare sempre il limite per superarlo. E, in fondo, se io le parlo così è perché ho avuto la fortuna di incontrare una serie di figure, come Piero Farulli (grande violista e didatta, morto nel 1992, ndr), che mi hanno poi portato anche a combattere nella difficile lotta contro la malattia che mi ha colpito.
© Marco Caselli Nirmal
Tutto ciò dunque la aiuta nell’affrontare le difficoltà di tutti i giorni? Sì, mi aiuta sotto ogni aspetto. Lo dissi anche davanti a milioni di telespettatori: la musica è una vera terapia. Intendo la disciplina della musica, che aiuta anche ad affrontare le difficoltà create dal
caso e dal nostro corpo. Per concludere, Ezio, le chiedo: come vede il suo 2019 musicale? Non lo so, continuo a studiare tanto. Spero di fare quello che potrò, nonostante i problemi del corpo. Spero anche di potermi avvicinare sempre di più a questi valori, a credere nella 31
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musica e a farla con tutto quel rigore e quella passione che forse mi contraddistinguono un po’. eziobosso.com Ezio-Bosso eziobosso mozart14.com associazionemozart14
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ART&SHOW di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it
ÉTOILES SCINTILLANTI
© Cristiano Castaldi
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Marianela Nuñez
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APPUNTAMENTO CON L’ECCELLENZA DEL BALLETTO A ROMA IL 20 E 21 GENNAIO. SUL PALCOSCENICO ESIBIZIONI CLASSICHE, PERFORMANCE ROMANTICHE E NOVITÀ SOFISTICATE
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icembre 2017: al Bolshoi di Mosca grande clamore, che rimbalza in tv e sui giornali. A provocarlo è il debutto del sensazionale Nureyev, il balletto di Ilya Demutsky, Kirill Serebrennikov e Yuri Possokhov, dedicato alla famosa stella della danza sovietica, dissidente spirito di libertà. Il 20 e 21 gennaio 2019, a Roma, il passo a due tratto da quest’opera è una delle novità dello scintillante gala Les Étoiles. L’appuntamento, curato da Daniele Cipriani, è sempre molto atteso nella Capitale, all’Auditorium Parco della Musica. A dare spettacolo sulle punte e in volo è un cast di ballerini che interpretano un programma di tradizione e innovazione. La formula vincente è l’eccellenza. «Scelgo sempre i ballerini sulla cresta dell’onda per riunire, sullo stesso palcoscenico, le stelle più eccitanti da tutto il mondo. Un’occasione per vedere quanto di più eccezionale si muove – o meglio danza – sulla scena mondiale», afferma Daniele Cipriani presentando con orgoglio la sua splendente armata. Vladislav Lantratov e Maria Alexandrova arrivano dal
Teatro Bolshoi di Mosca; Leonid Sarafanov dal Mikhailovsky e Oleysa Novikova dal Mariinsky, entrambi teatri di San Pietroburgo; e, ancora, Bakhtiyar Adamzhan dall’Opera di Astana in Kazakistan e Tatiana Melnik da quella di Budapest, Polina Semionova dal Teatro dell’Opera di Berlino, Marianela Nuñez e Vadim Muntagirov dal Royal Ballet di Londra e l’étoile misteriosa della scorsa edizione, Sergio Bernal, dal Balletto nazionale di Spagna. Anche per l’edizione 2019 c’è un nome non svelato, appunto quello dell’étoile misteriosa che, come negli anni precedenti, crea attesa tra gli spettatori fino al momento in cui non è rivelata la sua identità, una carta scoperta solo all’ultimo. Un’altra simpatica consuetudine, simbolo di qualità e di riconoscimento per Les Étoiles, è ospitare coppie di ballerini che sono anche partner nella vita. Si sprigiona il romanticismo nel momento dell’esibizione degli innamorati Leonid Sarafanov e Oleysa Novikova, ma anche di Vladislav Lantratov e Maria Alexandrova. Questi ultimi si esibiscono con un passo a due da La fille du pharaon,
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un balletto ottocentesco ricostruito da Pierre Lacotte, una rarità per l’Italia. E intendono incantare gli spettatori danzando il famigerato passo a due tratto da Nureyev, interpretando, rispettivamente, Rudolf Nureyev e Margot Fonteyn, la sua partner per eccellenza. Proprio all'étoile inglese, di cui ricorre il centenario della nascita, è dedicata l’edizione di quest'anno. Il programma è ricco di brillanti virtuosismi e momenti di intensa interpretazione artistica. Nel repertorio i passi a due tratti dai balletti Sylvia, Il Corsaro, Diana e Atteone, più l'immancabile Romeo e Giulietta, affiancati a performances di sofisticata modernità. Al concetto dell’amore passionale e drammatico, che traspira da questi classici, si abbina l’amore universale. Questo spettacolo è infatti l’occasione di un incontro tra numeri uno a livello internazionale, segno che la danza è un’arte opposta alle profonde divisioni di quest’epoca. Interpreti, musiche e coreografi provengono da tutto il mondo per portare un messaggio di armonia, in cui la danza è l'emblema di una società ideale. LF auditorium.com
ART&SHOW di Cesare Biasini Selvaggi
ARTE FIERA
IN LEGGEREZZA
Leandro Erlich, Cloud (UK 2016) Vetro ultra chiaro, inchiostro di ceramica, legno, luce Mori Art Museum, Tokyo (Japan 2017) Photo Hasegawa Kenta
Courtesy Mori Art Museum
LA FIERA D’ARTE DI BOLOGNA, GUIDATA DA SIMONE MENEGOI, PUNTA SULL’ITALIANITÀ APERTA SEMPRE DI PIÙ AL CONTESTO INTERNAZIONALE, PROMUOVENDO LE NUOVE GENERAZIONI ACCANTO AGLI ARTISTI STORICIZZATI 34
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talo Calvino? Le Lezioni americane? La leggerezza è la prima associazione di idee che viene spontanea, pensando a questo suo libro postumo. Prendere la vita con leggerezza. «Che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto», per dirla con le sue parole. Tutto ciò, lo sappiamo, ha avuto successo, tanto da diventare persino un modo di dire. Ma rappresenta soprattutto, a mio avviso, un invito – sempre attualissimo – a esercitare diversamente il nostro sguardo e i nostri sensi per superare le apparenze intorno a noi e le loro leggi fisiche. Facile a dirsi, difficile però a realizzarsi. In questo, tuttavia, ci può venire in soccorso l’arte contemporanea che applica questo stesso modello di pensiero “divergente”. E, per farne una vera e propria full immersion, l’appuntamento è a Bologna. Ad Arte Fiera. Prima fiera d’arte ad aver aperto in Italia, è la prima anche nel calendario artistico 2019 (1-4 febbraio). Strategica nella sua collocazione geografica, si candida per tornare a essere un punto di riferimento del mercato nostrano dell’arte. Missione non facile per il suo nuovo capitano
Piero Dorazio, Gagliarda (1965) Olio su tela Courtesy Mazzoleni, Torino-Londra
Emilio Vavarella, The Google Trilogy “Report a Problem” Serie di 100 immagini Courtesy GALLLERIAPIÙ, Bologna 35
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al timone: Simone Menegoi, classe 1970, critico e curatore indipendente di razza. «L’italianità è uno storico punto di forza di Arte Fiera: la kermesse bolognese è sempre stata in primo luogo una grande vetrina per le gallerie, gli artisti e l’arte italiana», spiega il neodirettore. «In un momento in cui il mercato internazionale premia (finalmente, viene voglia di dire) l’arte italiana del secondo dopoguerra, mi sembra che questa caratteristica debba essere coltivata e affinata. Senza perdere di vista lo scenario internazionale, naturalmente, né rinunciare a essere attrattivi per le gallerie straniere e i collezionisti che le seguono». ARTISTI EMERGENTI A Bologna ci attende, quindi, un focus sul moderno e sull’arte postbellica, oltre a un ampio sguardo alle tendenze contemporanee, a partire dalle proposte di ricerca degli artisti emergenti italiani. Qual è il loro identikit? Risponde Menegoi: «Sono cosmopoliti per vocazione,
Isabella Nazzarri, Sublimazione di una valle (2017) Acrilico e pigmento su tela Courtesy ABC-ARTE, Genova
appartenendo a una generazione cresciuta con la globalizzazione, e per necessità, date le opportunità di formazione e di affermazione che offrono altre nazioni. Al tempo stesso, non dimenticano le proprie origini, sia in termini di storia dell’arte sia del paesaggio (fisico e antropologico) del Belpaese; e non temono di farne l’oggetto della propria opera, o almeno il punto di partenza. Dopo Cattelan, i giovani artisti italiani non hanno, insomma, più imbarazzi a mostrarsi italiani». COMINCIARE UNA COLLEZIONE D’ARTE Arte Fiera – parola del suo neodirettore – è tendenzialmente «una fiera inclusiva e svolge anche un ruolo didattico nei confronti del collezionismo». Si può cominciare anche solo con mille euro in tasca. Con un budget limitato, il consiglio è comprare un’opera importante di un artista giovane, piuttosto che un’opera minore di un artista affermato. Ascoltare e valutare le opinioni di
Agostino Bonalumi, Rosso (2008) Tela estroflessa e acrilico Courtesy Mazzoleni, Torino-Londra
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critici, curatori e galleristi, ma scegliere comunque secondo la propria sensibilità (di un’opera non amata si finisce per sbarazzarsene). Infine, dopo i primi acquisti, necessariamente un po’ allo stato brado, conviene cercare di dare una coerenza e un filo conduttore alla propria collezione. GALLERIE E ARTISTI IN MOSTRA A Bologna scendono in campo anche le “ammiraglie” come la Galleria Continua (San Gimignano, Bejing, Les Moulins, Habana) che presenterà Loris Cecchini, Sabrina Mezzaqui, Ornaghi&Prestinari, Giovanni Ozzola, Hiroshi Sugimoto e Leandro Erlich. Quest’ultimo è un artista argentino famoso per le sue istallazioni da illusionista, come le "nuvole inscatolate" con cui invita i visitatori a guardarsi intorno in modo diverso
nella vita quotidiana. Il movimento, illusorio o reale, è invece protagonista nei dipinti di Piero Dorazio che Mazzoleni (Torino, Londra), un’altra ammiraglia italica, esporrà accanto ad Agostino Bonalumi e Giuseppe Capogrossi. Anche la storica Galleria de’ Foscherari (Bologna), tra un sale e piombo di Pier Paolo Calzolari, un Senza titolo di Mario Ceroli e la Scultura d’ombra di Claudio Parmiggiani, contribuirà a stimolare senz’altro il nostro pensiero divergente di cui abbiamo parlato all’inizio. Molte le giovani gallerie da tenere d’occhio, come ABC-ARTE (Genova) che spazierà tra Giorgio Griffa, Carlo Nangeroni, Isabella Nazzarri, Tomas Rajlich e Luca Serra. Mentre nella sezione Fotografia e immagine
Giovanni Iudice, Sea inside 1 (2018) Olio su tela Courtesy Progetto Orientale Sicula, Catania
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in movimento, tra le altre, c’è GALLLERIAPIÙ (Bologna) con il solo show di Emilio Vavarella che ha viaggiato su Google Street View fotografando tutti i paesaggi sbagliati che ha incontrato prima che altri potessero segnalare i problemi e chiedere all’azienda di regolare le immagini. Paesaggi comuni sono stati, infatti, trasformati dagli errori tecnici imprevisti di Google in qualcosa di nuovo. Non mancherà tra gli stand anche molta pittura contemporanea, con buona pace di chi l’aveva data ormai per morta e sepolta. Meriterà, senz’altro, una visita la personale del pittore siciliano Giovanni Iudice, allestita da Progetto Orientale Sicula (Catania). LF
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ART&SHOW di Sandra Gesualdi
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BAT TITO D’ALI La grande ala battente
A VINCI I MODELLI DELLE MACCHINE, GLI STRUMENTI PER IL VOLO E TANTE INIZIATIVE IN OCCASIONE DEL 500ESIMO ANNIVERSARIO LEONARDIANO 38
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a sempre sogno proibito dell’uomo proiettato a superare i propri confini fisici e mentali per vibrare in alto a dispetto della gravità. Volare. Dal mito di Icaro, che osò così tanto fino a bruciarsi le piume, alle conquiste aeronautiche degli anni ’20 e ’30 fino a Gagarin,
© St.PeterPHOTOsrl
a cui toccò inaugurare la via per lo Spazio nel 1961. «Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini», esclamò il cosmonauta russo affacciato all’oblò della navicella. E poi Leonardo, secoli prima, che per tutta la vita si arrovellò intorno a quel desiderio lieve da trasformare in ambizione scientifica o, forse, pazzia. É stato il primo ad affrontare con norma matematica le problematiche legate
all’essere umano intento a staccarsi da terra. Per i suoi studi si concentra soprattutto sulla struttura del corpo, combinando gli studi anatomici con le sperimentazioni ingegneristiche e meccaniche. Peso, proporzioni e forza che interagiscono con i moti d’aria. Già durante il soggiorno milanese, alla fine del ’400, disegna le prime macchine volanti ad ala battente, capaci di simulare proprio il battito d’ali. 39
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Ma è a Firenze, a inizio ’500, che si dedica con minuzia all’osservazione degli uccelli e degli insetti, emblema di leggerezza in movimento. Appunti fitti, disordinati e corredati da schizzi a china, poi raccolti nel famoso codice, per capire che non era quella la strada giusta: l’essere umano è incapace di produrre tanta energia per volteggiare, è pesante. Il segreto è il vento, forte ma lieve, che ha in sé andamenti simili a quelli dell’acqua e che quindi può essere misurato con le stesse tecniche. I vortici ventosi e le correnti ascensionali sono la propulsione da sfruttare e il volo diventa così a vela o librato. Elabora l’apparecchio ad ala a delta, precursore del deltaplano, e l’originale congegno a forma di sfera per girare nell’etere e perfino l’anemometro a lamelle per calcolare la potenza di Zefiro. La leggenda narra che il povero Zoroastro, fedele e stravagante collaboratore di Leonardo, fu colui che sperimentò davvero uno di quei marchingegni e si buttò giù dalla collina di Fiesole, planando nel vuoto per una manciata di chilometri. Si fratturò le gambe, ma è ricordato così dal suo maestro: «Piglierà il primo volo il grande uccello sopra del dosso del suo magno Cecero, empiendo l’universo di stupore, empiendo di sua fama tutte le scritture e gloria eterna al nido dove nacque». Il 500esimo anniversario della morte è l’occasione per tornare a Vinci, luogo di nascita del genio. Il borgo toscano sulle pendici del Montalbano, dal Castello Guidi si getta tra i vigneti e gli uliveti sottostanti offrendo, oltre al paesaggio che tanto ha ispirato il Rinascimento, itinerari culturali e naturalistici in cui approfondire la storia del famoso avo. Nessuna opera originale, però, nel museo a lui dedicato, dove si possono ammirare i modelli di tutte le invenzioni alate e gli strumenti di misurazione ricostruiti sui disegni originali. In calendario per tutto il 2019, negli istituti culturali di Vinci e alla fondazione Pedretti, mostre, eventi e incontri con studiosi sull’opera, la biografia e l’eredità dell’artista scienziato. «Li omini boni desiderano sapere», in terra e in cielo. LF museoleonardiano.it bibliotecaleonardiana.it comune.vinci.fi.it museo.leonardiano.vinci
ART&SHOW di Andrea Radic
Andrea_Radic
L A LEZIONE DI
DON CHISCIOTTE ALESSIO BONI RACCONTA L’EROE DI CERVANTES
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della commedia che debutta a Tortona il 20 gennaio. Con lui in scena Serra Yilmaz nel ruolo di Sancho Panza. «Può piacere o meno ma è il mio Don Chisciotte, come accade per tutti i personaggi storici con i quali puoi consegnare al pubblico la tua interpretazione», prosegue. «È stato più difficile e delicato interpretare Walter Chiari nella fiction tv, perché tutti ma proprio tutti, da Caltanissetta a Voghera, lo avevano in qualche modo conosciuto e io dovevo restituirlo agli spettatori». È più il sogno o la determinazione ad averti portato dove sei oggi?
© mario/Adobestock
i affascina la gente, il rapporto con le persone che ti guardano negli occhi, sapere cosa li incanta, cosa li attrae. Rifuggo il protagonismo e l’ostentazione, ciò che mi rende felice è vedere la gioia negli altri. La pazzia di Don Chisciotte è la vera lucidità fuori dagli schemi che va dritta ai valori, i suoi, puri e veri. La vera leggerezza è l’ironia, il motore della recitazione, dell’arte, guarda Van Gogh…». Alessio Boni ama il suo Don Chisciotte, di cui è regista, e ne parla con passione, seduto nel foyer del Teatro Ambra Jovinelli a Roma, dove si tengono le prove
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L’insieme delle due cose. C’è una parola che mi piace molto, che sta bene accanto a un anziano, a una bambina, a uno di destra o di sinistra, ed è coraggio. Una parola semplicissima, che è la virtù massima per un essere umano. E restare fedeli ai propri sogni, soprattutto quelli di gioventù, è coraggio estremo. Di solito i sogni vengono spenti dalla vita reale, per pagare la casa e le bollette. In pochissimi difendono i propri desideri e fanno della propria passione un mestiere. A uno che a 12 anni suona la chitarra e diventa Paco de Lucia o a uno come Van Gogh dico “chapeau”.
© Andrea Ciccalè
Cos’è la follia? Lo chiedo io: è Don Chisciotte o è Charlie Chaplin dentro un ingranaggio sempre uguale per poter sbarcare il lunario, senza soffermarsi a guardare un tramonto o un pulcino che nasce? Io voglio incentrare il mio spettacolo, poiché lo smarrimento dei valori c’era anche nel 1600, sulla sana eroica convinzione della sete di giustizia, della difesa dei bisognosi come fa Don Chisciotte, un pazzo che ci dà una meravigliosa lezione di saggezza. Appare perdente ma è un vincente, le busca, cade, non riesce a incantare neppure la sua Dulcinea, ma alla fine vince. È conosciuto da tutti, è il terzo libro più letto al mondo dopo La Bibbia e Il Corano. C’è leggerezza nell’approccio di Don Chisciotte? Ironia è la parola d’ordine di questo testo. Ho incontrato tante persone intelligenti nella mia vita, ma prive di ironia. Però mai ho incontrato una persona ironica priva di intelligenza. Se pensi che essendo una brava persona la vita non ti dia addosso, è come credere che un toro non ti carichi perché sei vegetariano. Questo è Don Chisciotte, questo è Cervantes, l’Omero del Rinascimento, con la contrapposizione di Sancho Panza, un popolano rispetto al nobile, due mondi opposti. Poesia e saggezza che vanno oltre, grazie a un diverso sguardo sul mondo. Tutti vorremmo essere Don Chisciotte, ma nessuno lo è. Il tuo percorso per arrivare al teatro è stato molto variegato… Arlecchinesco, essendo bergamasco. Prima “magutt” (manovale in bergamasco, ndr), piastrellista e poliziotto, poi ho scoperto il teatro e non l’ho più mollato. E lo hai affrontato con serietà. Sono fatto così, e mi sento ancora molto ignorante. Ma ho la fortuna
di lavorare in teatro. Non esiste un altro posto dove puoi permetterti il lusso di perderti in otto, nove ore di prove, come in un’illusione. Dove provare una scena come desideri, a testa in giù, con la voce di Tina Pica. Una forma di libertà. Assoluta, il teatro è libertà. Però devi essere concentrato e darti completamente. Se si facesse così in tutte le professioni, cambierebbe il mondo. Il teatro è un confronto e nel confronto si forgia il carattere. Andare a teatro è come prendere energia e ricevere in dono la dimensione del tempo.
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Alla sigaretta isterica preferisco un sigaro e un cognac davanti al camino. Più affascinante interpretare personaggi del passato o contemporanei come il tuo straordinario Walter Chiari? Quell’interpretazione mi ha fatto tremare i polsi ogni sera che tornavo a casa dopo le scene. Con i personaggi del passato ti rifugi vigliaccamente nella non conoscenza, chi ha mai visto Don Chisciotte parlare, con Walter Chiari non potevo. È stata l'interpretazione più difficile della mia vita. Per Caravaggio non hai
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problemi, ci vai dentro dritto come una freccia alla perdizione, con Chiari c’era riscontro su tutto, ogni singola espressione. L’ho studiato per quattro mesi. Poi il responso del pubblico è stato davvero gratificante, ho toccato delle corde. C’è un personaggio che vorresti interpretare in futuro? Ce n’è uno, e lo dico con profondità, essendo contrario all’esibizionismo. Un transessuale, un uomo che nasce in un corpo che non si piace, viene deriso per anni, cambia sesso, cerca di entrare con gli ormoni nella femminilità della donna e cerca di amarsi come tale. Ecco mi piacerebbe interpretare quel dilaniante processo che c’è dietro tutto questo con una storia vera, importante.
È più affascinante interpretare il buono o il cattivo? Il cattivo tutta la vita! Sfrugugli corde particolari dell’essere umano, l’unico animale al mondo che uccide non avendo fame. Qual è il profumo della tua infanzia? La polvere del lavoro con cui rincasava mio padre col furgoncino. Cemento, calce, piastrelle tagliate con il flessibile, però era una gioia meravigliosa. Vivevo in un paesino con la natura a portata di mano, eravamo esseri liberi senza paure. I miei genitori si sono molto amati, di un amore che ha contagiato noi figli, una forza che mi porto dentro. Un giorno mio
Alessio Boni con Andrea Radic al Teatro Ambra Jovinelli di Roma
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padre vinse un viaggio in Brasile e pagò il secondo biglietto per andarci con mia madre. Il tuo amore invece? È Nina, una giornalista, mi fa stare divinamente, viviamo una simbiosi molto forte. E i tuoi fratelli? Marco lavora con me e ama le moto, Andrea, il più giovane, era sacerdote, dopo 21 anni si è spretato e ha aperto un’enoteca con degli amici sul Lago d’Iseo. Cosa non sopporti? L’insolenza dei potenti, la detesto. Cosa ti dà gioia? Vedere gioia negli altri. Mi piacerebbe spegnere tutte le lampadine e accendere gli occhi delle persone.
ART&SHOW michelagentili © Ivan Genasi
di Michela Gentili
I MIEI PRIMI 40 ANNI 44
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isico asciutto, occhi penetranti, sorriso che spiazza. Valeria Solarino ha da poco raggiunto i 40 anni. Ma non rimpiange la leggerezza dei 20. «Quando sei una ragazza, quello che fai ha meno peso. Mentre ora mi sento una donna: più grande, autorevole, matura». E proprio per questo decide di sorprendere il suo pubblico, abituato a vederla in ruoli da dura, interpretando Célimène, una frivola signora dei salotti, nel Misantropo di Molière, in tour nei teatri italiani dal 26 gennaio. Perché questa scelta? Mi piaceva l’idea di cambiare, di mostrare un’immagine nuova. Anche se la mondanità e il piacere della chiacchiera fine a se stessa non mi appartengono. Che cosa apprezzi di Célimène? Comprendo il suo bisogno di piacere, insito in ognuno di noi. Nasce da un’insicurezza profonda che mi trasmette tenerezza. Ma in realtà, per attitudine personale, sono molto più vicina ad Alceste, l’uomo di cui si innamora. Un intellettuale duro e puro, così assoluto da apparire eroico ma anche ridicolo, come Don Chisciotte. Perché ti somiglia? Dice le cose come stanno, senza ipocrisia, anche se questo può creargli problemi. Non ha vie di mezzo ma la sua trasparenza è comunque più sana rispetto a un mondo di relazioni superficiali. Per me rincorrere i propri ideali è un dovere: ognuno di noi deve avere principi etici per cui lottare. Secondo Italo Calvino i classici risultano inediti a ogni rilettura. Vale anche per Molière? Succede quando un’opera racconta qualcosa di universale, che riguarda l’uomo in tutte le epoche. Célimène non rimane ancorata al suo tempo, ma risulta
ancora attuale: me la immagino oggi, molto social, col telefono sempre in mano e quel fascino che piace a tutti. Sei anche nel cast dell’ultimo film di Giovanni Veronesi, Moschettieri del Re, in sala dal 27 dicembre. Com’è lavorare col tuo compagno? Si tratta solo di una partecipazione: interpreto Cicognac, un addestratore di cavalli, che non usa la sella e tira di spada. Preferisci non mischiare lavoro e vita privata? Io e Giovanni stiamo insieme da 15 anni e, soprattutto all’inizio, ho evitato di collaborare con lui perché desideravo crearmi una carriera da sola. E poi non volevo che, nella scrittura di un copione, si sentisse influenzato dal fatto di avermi accanto: mi sembrava di limitare la sua creatività. E ora? Cerco di supportarlo il più possibile nel suo mestiere, ma non necessariamente facendone parte. Mi piace leggere le prime stesure di una sceneggiatura, vedere le scene che gira, stare sul set, aspettare con lui la reazione del pubblico in sala. Vi siete conosciuti nel 2003 per il film Che ne sarà di noi. Cosa è cambiato da allora? È un po’ come se fossimo cresciuti insieme. Vedo in lui alcune caratteristiche mie e viceversa. La cosa più bella che mi ha insegnato è l’amore incondizionato per il suo lavoro. Lui ha sempre una storia in testa, ogni giorno scrive qualcosa o guarda un film. E questo per un attore è più
difficile, perché si dipende da qualcun altro. Sei una delle voci narranti nel programma Roberto Bolle - Danza con me, su Rai1 il 1° gennaio (servizio di copertina). Che cosa ti ha colpito di questo grande ballerino? Si muove con un’eleganza e una disinvoltura che fanno sembrare tutto semplice. Durante le prove dello spettacolo mi sollevava e non sentivo il mio peso. Credevo di stare con i piedi per terra e invece ero per aria. Non mi era mai successo: ogni volta che mi hanno presa in braccio avevo ben chiara la fatica dell’altro, invece con lui percepivo solo una sensazione di leggerezza estrema. Succede così anche agli attori: tutto diventa naturale quando qualcosa viene da dentro e ti appartiene veramente. Recitare ti appartiene? L’ho capito pian piano: da giovane andavo spesso a teatro e alla fine dello spettacolo mi piaceva rimanere per un po’ seduta in sala da sola. Ma non mi sono avvicinata a questo mondo per passare il tempo. L’ho sempre considerato una cosa seria anche se, nello stesso tempo, mi sembrava impossibile farne parte. Poi che cos’è cambiato? A 20 anni ho deciso di sostenere i provini per la scuola del Teatro Stabile di Torino. Nel momento in cui mi stavo preparando, mi sono resa conto che desideravo entrare a tutti i costi. E per la prima volta ho capito che cosa volevo fare nella vita: l’attrice. valeriasolarino
© Tullio Deorsola
ORA CHE SI SENTE ADULTA, VALERIA SOLARINO SORPRENDE TUTTI. E DIVENTA UNA DONNA FRIVOLA E MONDANA. MA SOLO A TEATRO
Una scena del film di Giovanni Veronesi, Moschettieri del Re 45
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ART&SHOW di Alessia Tozzi
HOCUS POCUS
Il prestigiatore Maxim
I PRINCIPALI APPUNTAMENTI DI GENNAIO CON LA MAGIA A MILANO E ROMA
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ul palco dell’irrazionale la vera suggestione è crederci. Fra trucchi mirabolanti e giochi di prestigio, il 2019 comincia con l’illusione al Teatro Manzoni di Milano per la IV edizione del Festival della Magia dal 2 al 6 gennaio. Spalleggiato dal comico Felipe, l’ideatore della kermesse, Raul Cremona, gioca con i fili dell’immaginazione intervallandosi alle esibizioni di artisti provenienti da tutto il mondo, dal giocoliere francese Pilou ai trasformisti Sos & Victoria dalla Russia e dall’Armenia, fino agli illusionisti italiani Erix Logan e Sara Maya. Inoltre, dal 23 al 27 gennaio arriva al Teatro Ciak la tappa meneghina del tour europeo The Illusionist, il più grande spettacolo di magia della storia di Broadway, dove nulla è come sembra. A Roma il nuovo anno è Supermagic: il Teatro Olimpico, dal 46
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24 gennaio al 3 febbraio, ospita l’appuntamento di settore più grande d’Europa. Vincitore del premio come migliore spettacolo di magia 2018 della Fédération Internationale des Sociétés Magiques, l'edizione 2019, dal titolo Alchimie, ospita sullo stesso palco otto talenti del prestigio, ma anche uno staff di 20 artisti per oltre due ore di spettacolo. L’obiettivo è sempre lo stesso: lasciare la platea a bocca aperta, immergendola quest’anno in un passato di rituali, pietre filosofali, veggenti stregoni, levitazioni e apparizioni ancora mai viste in Italia. Come il numero dell’olandese Niek Takens, specializzato nell’arte della manipolazione, lo sketch comico della coreana Nathalie Romier e, direttamente da Parigi, la statua a due teste di Jerome Murat e le illusioni di Lord Martin e i giochi di prestigio di Maxim. LF teatromanzoni.it @TeatroManzoni teatro_manzoni ciakmilano.it TeatroCiak teatroolimpico.it @TeatroOlimpicoRoma @teatrolimpico GEN2019
ART&SHOW A cura di Luca Mattei
ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it
INCIPIT HISTORIAE
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ALESSANDRO BORGHI È REMO NEL FILM DI MATTEO ROVERE IL PRIMO RE, SULLA NASCITA DELLA CITTÀ DI ROMA
© Gaetano Del Mauro
a padrino del Festival del Cinema di Venezia a possibile capo di Roma. Alessandro Borghi (Remo) è il protagonista, insieme ad Alessio Lapice (Romolo), del film Il primo Re, diretto e prodotto da Matteo Rovere, nelle sale dal 31 gennaio. Una trama coinvolgente basata sulla relazione fratricida tra i leggendari gemelli, al termine della quale nascerà la Città Eterna. Una storia nella storia. A prescindere dalla fondazione di Roma, la chiave di tutto il film è l’amore tra i due
fratelli e quanto questo possa diventare la loro più grande forza e, al tempo stesso, la più grande debolezza. Soprattutto in relazione alle visioni diverse nei confronti dell’accettazione del destino: Romolo si lascia sopraffare da ciò che il fratello ha deciso per lui, Remo prova a combatterlo per tutta la vita andando contro gli dèi. Che tipo di amore provano? Morboso. Un amore che porta a sentirsi male nel profondo quando si fanno scelte diverse. A un certo punto sfugge completamente al controllo per
quanto è forte. Come tutte le emozioni che diventano più grandi di noi. Ecco cosa amo di questo film: pur parlando del 750 a.C. è contemporaneo per il modo in cui vengono trattati i sentimenti. Come ti sei preparato per il set? Mi sono soffermato sui comportamenti dell’uomo di quei tempi così lontani. Racconto sempre questo aneddoto per far capire come ho vissuto quest’esperienza: un giorno mi sono chiesto se in quell’epoca, per dire sì, si muoveva la testa oppure un’affermazione non era accompagnata da alcuna gestualità. Non c’è una risposta, quindi ho dato una mia interpretazione. Ciò che ho provato a fare per tutto il film è stato svincolarmi dalle influenze della società in cui sono cresciuto. Tra cui l’uso della lingua. Sì, recitiamo in latino arcaico (sottotitoli in italiano, ndr). All’inizio sembrava impossibile, studiavo mentre ero a Venezia, correvo sulla spiaggia e sentivo gli audio della sceneggiatura. Poi è stato come se il mio corpo avesse fatto sua, senza avvertirmi, questa lingua che credo sia una delle componenti più incredibili e meravigliose dell’opera: consente di proiettarsi in qualcosa di lontano facendola sembrare credibile. Scene cruente, amore violento. Ma qualcosa di leggero? È un film estremamente complesso, ma ritrova le parti più belle nei momenti in cui emerge la leggerezza emotiva dei personaggi, quando si lasciano davvero andare. Progetti in cantiere? Sto girando Devils - I Diavoli, la serie sull'alta finanza tratta dall’omonimo libro di Guido Maria Brera, mia prima serie da protagonista in inglese. Andrà in onda su Sky, non so ancora quando. Come sarà il tuo 2019? La mia vita è meravigliosa, ho la possibilità di fare un lavoro che amo alla follia e di avere a che fare con persone che ogni giorno mi insegnano qualcosa. Più leggera di così! borghi.ale AleBorghi_ alessandro.borghi
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© Maria Marin per IIF
di Gaspare Baglio
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RISATE CRIMINALI L
a realtà può superare la fantasia? Pare proprio di sì. Ed ecco che Massimiliano Bruno tira fuori dal cilindro Non ci resta che il crimine, divertente pellicola in cui tre amici un po’ cialtroni – interpretati da Marco Giallini, Gianmarco Tognazzi e Alessandro Gassmann – mettono in piedi un “tour criminale” nei luoghi della Banda della Magliana. Uno scherzo del destino li catapulta negli anni ’80, a tu per tu con i malviventi della storica organizzazione criminale che fece tremare Roma. Tra questi Renatino De Pedis, interpretato da Edoardo Leo che racconta alla Freccia la sua esperienza sul set. Difficile entrare nel ruolo di Renatino? La difficoltà è stata discostarsi dalle serie tv e dai film degli ultimi anni. Lo abbiamo riportato in una dimensione diversa. La sfida più complicata è stata trovare punte di malvagità assoluta che diventassero, paradossalmente, divertenti. Come pensi sia andata? Ho la sensazione che la gente si possa divertire anche con il mio personaggio. Un ruolo molto distante da quelli che ho interpretato ultimamente. Non temi che gli spettatori possano pensare che sia stata data una visione troppo simpatica del Dandi? Il film è surreale, in realtà lui mi sembra sgradevole. Poi, nel contesto della pellicola, questa sua sgradevolezza singolare lo fa risultare divertente. Non bisogna, però, cercare una similitudine con la realtà dei fatti. Cosa ricordi del periodo dell’estate ’82, a Roma? Della Banda della Magliana nulla, ero troppo piccolo, non sentivo la percezione della paura. Il mio ricordo sono i Mondiali di calcio che videro l’Italia campione del mondo.
A questo proposito, con il cast del film sei stato a Coverciano per incontrare due campioni di quella Nazionale: Antonio Cabrini e Marco Tardelli. Ho detto a Cabrini e Tardelli che quei Mondiali non li ho solo guardati, li ho anche giocati. Nelle partite a pallone con i miei amichetti, ci chiedevamo: «Tu chi sei?». Uno faceva Bruno Conti, l’altro Tardelli, e così via. Era un transfer psicologico strano e, sicuramente, chiacchierare con quegli uomini che mi hanno così emozionato è stato davvero insolito. Come mai? Quella Nazionale è entrata nel mito: partita sfavorita, contro tutto e tutti. Una squadra operaia che ha vinto il Campionato del mondo è un fatto epico. E il cinema si nutre di epica. Molto spesso sei protagonista di commedie. Ma cos’è, per te, la leggerezza? «Prendete la vita con leggerezza. Che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore». È una frase che attribuiscono a Calvino, anche se non è certo sia così. La leggerezza è una conquista: è difficile fare le cose seriamente, senza prendersi troppo sul serio. La superficialità è il nemico: ho sempre cercato di prendere le cose di petto e con giudizio. Nonostante facessi già questo mestiere, ho continuato
© MariaMarin
A TU PER TU CON EDOARDO LEO, IL CATTIVONE DELLA NUOVA COMMEDIA FIRMATA DA MASSIMILIANO BRUNO
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a studiare e mi sono laureato. Nel tuo lavoro come si traduce la leggerezza? Con un po’ di distanza. Non salvo vite umane, se ci riesco le faccio sorridere o, nel migliore dei casi, emozionare. A cosa stai lavorando? Ho girato la fiction Ognuno è perfetto di Giacomo Campiotti. Ritorno in tv dopo dieci anni, su Rai1, con una serie che vede protagonisti ragazzi down. Sto girando il film Gli uomini d’oro, di Vincenzo Alfieri, con Fabio De Luigi e Giampaolo Morelli. Farò un personaggio non di commedia, mi fa piacere che mi propongano questi ruoli. Continui anche col teatro? Sì, con il mio spettacolo Ti racconto una storia, ogni sera diverso perché improvviso. Parlo della mia passione per il racconto orale. Sono una specie di cantastorie, non mi stanco mai e aggiorno continuamente il canovaccio. È per questo che mi piace viaggiare in treno. Se mi dicono che devo passare quattro o cinque ore in treno, non faccio una piega. Sono organizzatissimo, apro il pc, ho i copioni da leggere. L’unica pecca è che a volte il WiFi latita. A parte questo, metto le cuffiette e mi immergo nel lavoro. Il Frecciarossa è il mio ufficio mobile. edoardoleo.com
edoardoleo
SPACE di Paolo D’Angelo
L’AVVENTURA FLUTTUANTE DEGLI ASTRONAUTI NELLO SPAZIO. A 50 ANNI DALL’ARRIVO DELL’UOMO SULLA LUNA
PaoloDan
IN ASSENZA DI G R AV I T À
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a leggerezza che incontrano gli astronauti varcando la soglia dello Spazio è di sicuro fisica, ma non di certo emotiva. Andando oltre l’atmosfera terrestre si passa allo stato di assenza di peso, anche detto di microgravità, e si inizia a fluttuare. Una sensazione bellissima, dicono le persone che l’hanno provata. Non sono molti a poterlo raccontare, visto che al mondo sono solo 561 le persone che hanno vissuto l’esperienza che provò, nell’aprile del 1961, Yuri Gagarin, primo navigatore spaziale della storia. La sensazione unica al mondo (o meglio, fuori dal mondo) di galleggiare nel vuoto è inebriante anche se, a dire il vero, a circa la metà di loro crea non pochi problemi di adattabilità. Nello Spazio, infatti, il sistema vestibolare si deve resettare e questo provoca un senso di nausea simile al classico mal di mare. Malessere fortunatamente passeggero, che dura un paio di giorni. A detta degli astronauti, andare nello Spazio è un po’ come tornare bambini. Si deve imparare a dirigersi da una parte all’altra della stazione spaziale, come quando i bambini imparano a compiere i primi passi passando dalle braccia del papà a quelle della mamma.
Il pianeta Terra visto dalla Luna
Il pianeta Terra visto dalla Luna 50
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Š Photo by NASA/Underwood Archives/Getty Images
Dolce e chiara è la notte e senza vento, e queta sovra i tetti e in mezzo agli orti posa la luna, e di lontan rivela serena ogni montagna 51
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© Esa
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Il laboratorio europeo Columbus installato in una passeggiata spaziale
Poi, una volta presa confidenza con l’ambiente spaziale, diventa più facile muoversi, si fatica di meno che a spostarsi sulla Terra. La cosa che però in assoluto ripaga anni di duro e difficile addestramento per compiere un viaggio oltre i confini terrestri è la parte emotiva, che prende pesantemente il sopravvento. Tutti gli uomini e le donne che hanno vissuto questa
esperienza raccontano che la visione del nostro pianeta dallo Spazio è qualcosa che toglie il respiro. In quei precisi momenti si sommano le sensazioni di leggerezza con quelle della pesante e potente suggestione di un’immagine unica e davvero inconsueta. La Terra da lassù appare fragile, con una sottilissima striscia di atmosfera, la sola cosa che ci protegge dal gelo del vuoto cosmico. Non
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solo la nostra vita, ma anche quella di tutti gli esseri viventi di questo terzo corpo celeste che gira intorno a una stella che noi chiamiamo Sole, dipendono da quella tenue striscia di atmosfera. Pensieri profondi quelli degli astronauti, che contrastano con la leggerezza di navigare con il corpo e con la mente in un ambiente privo di peso. Solo 12 di quelle 561 persone hanno
vissuto anche la leggerezza di un sesto del proprio peso, ovvero quello della gravità lunare rispetto a quella terrestre. Sono i 12 astronauti che tra il 1969 e il 1972 posarono i piedi sul suolo del nostro satellite naturale, la Luna.
Nel 2019 sarà trascorso esattamente mezzo secolo da quella notte del primo allunaggio il 20 luglio 1969 che ci fece credere che, nell’arco di poche ore, l’uomo fosse davvero entrato nel futuro. Nel giro di una sola notte eravamo
diventati una “razza universale”, capace di ogni cosa. Purtroppo non entrammo nel futuro e oggi siamo ancora alle prese con problemi come guerre, carestie e cambiamenti climatici, frutto dell’opera del genere umano. LF
Neil Amstrong, il primo astronauta che mise piede sulla Luna nel 1969
È in libreria La luna di Oriana (Rizzoli, pp. 336, ¤ 20, ebook ¤ 9,90), il volume postumo in cui sono raccolti gli articoli e le interviste della giornalista sui viaggi spaziali, gli eroi del cosmo, il sogno di Marte, l’avventura del secolo.
Il deserto della Namibia visto dallo Spazio
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Tutta da vivere la mostra Un pianeta sorprendente – La Terra vista dallo Spazio. Realizzata dall'Agenzia Spaziale Europea in collaborazione con il Comune di Frascati, è visitabile presso le Scuderie Aldobrandini della città in provincia di Roma, fino al 27 gennaio.
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© hadeev/AdobeStock
di Serena Berardi
LET’S PLAY S SARÀ MODENA A OSPITARE AD APRILE LA PIÙ GRANDE MANIFESTAZIONE ITALIANA DI GIOCHI DA TAVOLO. CON UN TEMA SPAZIALE 54
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pread altalenanti, crisi politiche, tensioni internazionali. Se i tempi sono difficili, meglio distrarsi un po’. E Play, in programma dal 5 al 7 aprile a Modena Fiere, si prepara a far vivere ore di spensieratezza grazie a giochi da tavolo, di ruolo, di carte, cosplay e videogame. In questi tre giorni le guerre tra Stati si combattono solo sul tabellone di
nazionale di Astrofisica che, tramite momenti ludici, mostre e laboratori interattivi, tratterà l’argomento con rigore scientifico ma al tempo stesso in maniera divertente», annuncia il direttore artistico di Play, Andrea Ligabue. «Il tema spaziale caratterizzerà anche molti role games nonché le prove finali dei Campionati studenteschi di giochi logici e le finali regionali di matematica a squadre, entrambi patrocinati dall’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia». Per iniziare a prendere confidenza con corpi celesti e pianeti, gli organizzatori consigliano tre titoli: First Martians, ambientato in un futuro prossimo in cui un gruppo di astronauti lotta per stabilire la prima base permanente su Marte; Pocket Mars, in cui l’obiettivo è predisporre gli shuttle per portare sempre più abitanti dalla Terra, e Terraforming Mars, in cui i coloni non si accontentano più di vivere in stazioni sigillate e puntano a rendere l’atmosfera respirabile e a creare oceani e foreste. L’edizione 2019 vede poi la riorganizzazione degli spazi. «Ci sarà un’area kids&family ancora più grande e strutturata che andrà
Risiko e le uniche bancarotte sono quelle registrate al Monopoli. La leggerezza regalata dalla manifestazione modenese, giunta all’undicesima edizione, si lega quest’anno a quella degli astronauti che fluttuano nello Spazio: si celebra, infatti, il 50esimo anniversario dello sbarco sulla Luna: «Avremo la prestigiosa collaborazione dell’Istituto 55
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a occupare un intero padiglione fieristico, mentre il mondo delle miniature e del modellismo avrà una tensostruttura dedicata», spiega Ligabue. Lo scorso aprile il festival ha registrato 40mila visitatori, un risultato significativo visto che oggi i momenti di svago sono sempre più affidati ad app e social network. «La grande diffusione del videogame, sia esso per console o per dispositivi mobili, ha di fatto allargato in maniera esponenziale la base dei player. Tra gli effetti principali di questo ampliamento c’è l’evidenza che il gioco, in qualche sua espressione, può rivestire un ruolo importante anche nella vita di un adulto. E il suo linguaggio è diventato una delle forme principali di comunicazione, andando a occupare spazi e luoghi fino a qualche decennio fa impensabili. Eric Zimmerman, Ceo di Gamelab, ha infatti definito ludico il XXI secolo», sottolinea Ligabue. Insomma, tra i motivi del successo di Play c’è un modello basato «sulla socialità, sulla relazione e sull’interattività». In tempi difficili, di rapporti umani sempre più filtrati, non è poco. LF play-modena.it
GAMES di Ilaria Danesi
Il videogame Assassin’s Creed © Ubisoft
ITALIA DIGITALE UN TOUR NEL BELPAESE CHE FA MOSTRA DI SÉ NEI VIDEOGIOCHI. E RICHIAMA UN NUOVO PROTOTIPO DI TURISTA
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zio Auditore si arrampica sulla cupola del Brunelleschi, si aggira furtivo in piazza San Marco, lungo i Fori Imperiali, tra le vie di San Gimignano e Forlì, osserva un’Italia del Rinascimento ricostruita con dovizia di particolari, pur con qualche licenza poetica. Ezio Auditore è l’eroe incappucciato di Assassin’s Creed, successo planetario che dal 2009 56
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porta i videogiocatori a completare le proprie missioni in meravigliose location storiche: quelle atmosfere hanno affascinato migliaia di fan e fatto della serie l’emblema del turismo videoludico, che dalle consolle porta gli appassionati nelle location reali. Come e più del cinema: la fantasia dei game designer, l’interattività, la precisione grafica e una nuova sensibilità etno-storiografica,
fanno dei videogames un fantastico strumento per raccontare il territorio, in grado di coinvolgere un target di giovani e giovanissimi non sempre ricettivo alla promozione tradizionale. Anche le istituzioni ne sono fermamente convinte, tanto che l’Organizzazione mondiale del Turismo ha stretto un accordo con la casa Niantic (creatice di Pokemon Go) per sfruttare il linguaggio virtuale nella promozione culturale; mentre in Italia vi fanno affidamento sempre più musei (è il caso di Father and Son del Museo archeologico di Napoli) e il Mibac sostiene un database del Belpaese nei giochi elettronici, IVIPRO. Il tour dell’Italia digitale parte dalle cime
innevate dell’Ortles, del Cevedale e del Cervino, protagoniste di Steep, titolo sugli sport estremi invernali che lascia all’utente ampia libertà di esplorazione in un paesaggio spettacolare. Montagna disegnata e raccontata: offre uno spaccato del folklore altoatesino Anna, avventura grafica noir ambientata in una segheria abbandonata della Val D’Ayas (AO); mentre il Passo di Falzarego è il set di Avanti Savoia, capitolo della saga sulla Prima guerra mondiale, Battlefield1. Una riproduzione naturalistica fedele, con qualche problema geografico (la battaglia è quella del Monte Grappa, a diversi chilometri di distanza). Restando al Nord, Venezia richiama immediatamente 57
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alla mente il mitico Tomb Raider, e se a qualcuno suona familiare la forma a stella del pianeta Sera in Gears of War 4 è perché si tratta di una versione futuristica della città ideale di Palmanova (UD). Tanti i percorsi esplorati dai giochi di auto: le guglie del Duomo di Milano vedono sfrecciare le Gran Turismo in Race Driver: Grid, mentre Forza Horizon 2 accompagna i piloti da Genova a Nizza passando per l’entroterra ligure. La provincia di Imperia con le alture di Sanremo e Taggia fa da sfondo a Sebastien Loeb Rally Evo; scende invece lungo lo Stivale Gran Turismo, che permette nelle varie edizioni di gareggiare in luoghi iconici come Assisi, Capri, piazza Venezia a Roma e piazza del Campo a Siena. Nel Centro Italia, a beneficiare più di ogni altro dell’effetto Assassin’s Creed è stata l’incantevole cittadina di Monteriggioni (SI), tra i set della saga, con tour tematici che scortano gli appassionati lungo le sue mura medievali perfettamente conservate. Poco distante, a Volterra, spazio a un’avventura dai tratti cupi e dall’accurata documentazione: The Town of Light fa rivivere l’ex ospedale psichiatrico della città e rappresenta uno splendido esempio di storytelling digitale. Nel Lazio, Roma è ovviamente protagonista di giochi d’ambientazione storica, dai gladiatori di Ryse: Son of Rome alle architetture della serie city-building Caesar, fino all’anelito risorgimentale di XX-La Breccia. Storia più recente e largamente esplorata dai videogiochi è quella della Seconda guerra mondiale, che a queste latitudini si concentra soprattutto sulle battaglie di Anzio e di Cassino col bombardamento dell’Abbazia (Medal of Honor, Battlefield 1942: Road to Rome, Day of Defeat, Call of Duty WWII, Sniper Elite 4). Scendendo più a Sud, il profilo della Costiera Amalfitana fa da sfondo alle esplorazioni dell’archeologo Nathan Drake in Uncharted 4, mentre Salerno e la Sicilia compaiono nei già citati titoli bellici sulle azioni alleate e in un flashback del gioco gangster Mafia II. Qualche imprecisione e qualche stereotipo, ma anche tutto il fascino del Belpaese: col supporto dei nuovi linguaggi raccontarlo diventa un gioco. LF
SPORT di Sandra Gesualdi
AMORE PURO S
ELENA VALLORTIGARA: UN TALENTO GIOVANILE A CUI VENIVA TUTTO FACILE, POI GLI ANNI DIFFICILI E I CAMBIAMENTI. DOPO I 2,02 METRI NEL SALTO IN ALTO, PUNTA AI MONDIALI DI SETTEMBRE
la mia sfera dei sentimenti. Niente dà più senso: quando sto bene e salto come voglio non potrei chiedere di più. Mi sento completa. È come una relazione in cui non va sempre tutto liscio, con la fortuna che qui sono io che tiro le fila. Ci sono momenti no, ma è amore puro. Non potresti fare nient’altro? Ho tanti interessi, ma ora è il salto in alto che mi rende felice. Mi sono appena laureata in psicologia con una tesi sulla gestione dello stress. Mi piaceva l’idea di chiudere questi anni di studio e cambiamenti, analizzando la mia esperienza. Sembri un’atleta molto consapevole.
© Colombo/FIDAL
u quella mezza luna in tartan rosso, avvolta da una coltre di concentrazione, tensione e adrenalina, Elena Vallortigara salta così in alto da superare Sara Simeoni. Balza in avanti con grazia e forza, avvolge flessuosa l’asticella, l’accarezza e piange incredula. Elena si libra oltre i due metri, tutta da sola. L’atletica per te è? Il grande amore, la mia vita. La pratico da 19 anni, da quando ne avevo otto. Decisioni e quotidianità sono scandite da lei. Oltre l’aspetto professionale (Elena gareggia per i Carabinieri, ndr), verso cui sento molte responsabilità, l’atletica intacca soprattutto
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Non sono sempre stata così. I giorni sono scanditi dagli allenamenti e dal tanto tempo che trascorro da sola. Mi piace autogestirmi anche se essere autonomi non è semplice. Siena favorisce, è una città abbastanza chiusa, sto in campagna, faccio poca vita mondana. La tua giornata? La mattina al campo scuola per gli allenamenti, con sedute anche di cinque ore. È un bel posto, c’è libertà. Mi organizzo tra pista, casa, studio, fisioterapia, letture e passeggiate. Negli ultimi mesi, poi, ho viaggiato molto. Due anni fa hai mollato tutto, nuova città e nuovo allenatore.
Vivevo un periodo di crisi e di ricerca. Ero stata sei mesi a Rimini, e prima due anni a Rieti, ma non riuscivo a trovare una situazione di serenità e un supporto tecnico adatto. Non facevo più risultati, ho toccato il fondo, niente era sotto controllo. Poi mi hanno consigliato di incontrare Stefano. Stefano Giardi da Siena. Sono andata a parlare con lui senza grandi aspettative. Avevo già avuto contatti con un buon allenatore di Murcia, in Spagna, ma non ero convinta. Stefano tecnicamente è molto preparato e da subito ho percepito la sua sensibilità, capisce quello di cui ho bisogno senza che io parli. Ad agosto 2016 ho fatto un mese di prova e a settembre mi sono trasferita. Avevo la schiena a pezzi e la necessità di persone vere intorno, di cui potermi fidare: allenatore, fisioterapista, agopuntrice, psicologo e nutrizionista. Le ho trovate tutte qui a Siena. E hai ricominciato a migliorare. Sì, gradualmente. Ho anche iniziato a mettere al centro le mie esigenze, a essere meno accondiscendente con gli altri e severa con me stessa. Cosa accade quando sei in pista? Entro nella mia bolla, se anche scoppiasse una guerra non la sentirei. Nulla può intaccarmi e se riesco a rimanere concentrata è perché faccio quello che mi piace. Vincere è solo una conseguenza. In pedana ho trovato il mio posto nel mondo, la mia strada. Ho superato disagi e paure. In estate ho fatto un tirocinio nel reparto di neuropsichiatria infantile e, dopo, è stato consigliato a più di una ragazzina di venire al campo. Lo sport è come una metafora, una vita accelerata. Poi a Londra, lo scorso anno, oltre il muro dei due metri. Esistevo solo io, quell’istante è nitido, io e l’asticella. Mi sono vista come sulla vetta di una montagna a godermi il panorama sotto, dopo una scalata. Non mi sono fermata, ho seguito il flusso d’energia ed è venuto anche il 2,02. Un’apoteosi e una percezione di totale leggerezza. E l’attimo in cui voli? Quest’anno è scattato qualcosa e già dalle prime gare mi sono sentita letteralmente lanciare in aria. Volare, mischiando forza e agilità. Quando stacco mi sento decollare. Ricordo, a inizio stagione superando il metro e 95, la spinta della corsa e la consapevolezza del corpo che rimane alcuni istanti in fase area. Lì non ci sono
riferimenti, non c’è terreno sotto i piedi e chiudi gli occhi. Cosa diventi in aria? Sono io, staccata da tutto e senza niente a cui aggrapparmi. Mi sento a mio agio e in grado di muovermi come voglio. Salti con la testa o i piedi? Con entrambi, insieme. Ma se la testa non è leggera non può esserlo il corpo. Pensavo che il mio peso fisico appesantisse anche la mia mente. Non riuscivo a calare di qualche chilo di troppo, le ho provate tutte. Ad aprile ho superato l’1,94: è stato il volo più bello, ho rischiuso le ali che mi ero dimenticata di avere, ero in pace con me stessa. Si è accesa una luce dentro e ho iniziato a perdere peso senza pensarci. Studiare psicologia ti ha aiutato? Sì, a cambiare prospettiva e a credere nelle mie potenzialità. Che rapporto hai col tuo corpo? Cerco di ascoltarlo, seguo i consigli e mi sono scrollata di dosso qualche dovere ingombrante. Appena mi manda un segnale mi fermo, senza colpevolizzarmi. Non lo maltratto più, anzi lo coccolo con la fisioterapia. Il prossimo traguardo sarà imparare anche a curarmi di più esteticamente, truccarmi e andare più spesso dal parrucchiere. Ultimamente indosso abiti sartoriali ecologici. E col tuo allenatore? Di fiducia totale nelle sue competenze. Studia programmi adatti alle mie
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caratteristiche, è un matematico tutto calcoli, io invece sono più sensazioni e istinto. Siamo un bel compromesso, con lui la mia tecnica è migliorata molto. Quest’anno ci sono appuntamenti importanti. I campionati italiani indoor a febbraio e gli europei a marzo. Sono tappe che voglio affrontare al meglio ma le vivrò con serenità, per un problema al piede ho rallentato la preparazione. L’obiettivo sono i mondiali di settembre. Esempi da seguire? La forza di atleti che dopo anni sono tornati ad alti livelli, senza arrendersi, come la mia amica Antonietta Di Martino (primatista italiana di specialità, ndr) e, ovviamente, i miei genitori. La tua paura? (Fa una pausa lunghissima, ndr). Perdere, in futuro, la mia indipendenza, sentirmi in gabbia. Lo sport rende migliori? Assolutamente. L’atletica, se proposta nel modo giusto, insegna a rispettare le regole, a contare su se stessi e a raggiungere i propri obiettivi rispettando gli altri. In gara osservare chi mi supera è di stimolo a migliorare. Tra le cose belle del mestiere di giornalista ci sono gli incontri che colpiscono. Elena è stato uno di quelli. Intelligenza e leggerezza. elenavallortigara
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© Courtesy Zetema
di Silvia Del Vecchio
CLIMATE CLICKS 60
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ungo ed esaustivo il titolo della mostra fotografica di Greenpeace Italia al Museo di Roma in Trastevere: Vento, caldo, pioggia, tempesta. Istantanee di vita e ambiente nell’era dei cambiamenti climatici. Fino al 10 marzo, una testimonianza originale di oltre 50
scatti provenienti da diverse parti del mondo, tutti inerenti a una realtà con la quale dobbiamo fare i conti. Dalla siccità nel Sud Italia all’acqua alta di Venezia, dallo scioglimento dei ghiacciai nell'Artico all’innalzamento del livello del mare (non solo del Pacifico). La soluzione secondo
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la scienza è una: abbandonare carbone, petrolio e gas e accelerare la transizione energetica verso un mondo totalmente rinnovabile, oltre a diminuire il consumo di carne mondiale e fermare la deforestazione. LF museodiromaintrastevere.it
© Christian Åslund
© Pedro Armestre
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Š Larissa Beumer
he title of Greenpeace Italia's photographic exhibition at Museo di Roma in Trastevere is long and thorough: Vento, caldo, pioggia, tempesta. Istantanee di vita e ambiente nell’era dei cambiamenti climatici. Until 10 March, an original record of over 50 pictures from various parts of the world, all focussing on a situation we need to address. From drought in southern Italy to high tides flooding Venice, from the melting of glaciers in the Arctic to the rising of the level of the sea (not only in the Pacific). According to science there is one solution: to stop using coal, oil and gas and accelerate the transition towards a world of entirely renewable energy, as well as reducing the consumption of meat in the world and stopping deforestation. LF
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FIRENZE 82 30
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MODA//PITTI UOMO 95 morricocecili
© Enrico Labriola
di Cecilia Morrico
EXPRESS YOURSELF A FIRENZE CON ALDO MARIA CAMILLO, PITTI ITALICS DELL’EDIZIONE DI GENNAIO. QUI PRESENTA IN ANTEPRIMA LA SUA PERSONALE IDEA DEL LUSSO 64
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IN FLORENCE WITH ALDO MARIA CAMILLO, FOR THE PITTI ITALICS SPECIAL EVENT IN JANUARY. HE PRESENTS A PREVIEW OF HIS PERSONAL IDEA OF LUXURY GEN2019
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na prima presentazione libero da qualsiasi imposizione». Con queste parole Aldo Maria Camillo sintetizza l’esordio del suo brand omonimo il 10 gennaio alla Stazione Leopolda in occasione di Pitti Uomo 95, da martedì 8 a venerdì 11 a Firenze. Con un curriculum di tutto rispetto e dopo prestigiose collaborazioni con Valentino, Ermenegildo Zegna, Cerruti e Berluti, il designer romano ha deciso di «non avere macigni sul cuore», come scriveva Italo Calvino nelle sue Lezioni americane, e di esprimere la sua creatività in maniera onesta e personale. «Mi sono sganciato da certi parametri e paletti che bisogna mantenere quando si lavora per una grande maison. Ho messo delle idee nero su bianco al di fuori di un percorso fatto nel tempo, ritrovando il mio stile». Pertanto, più che un progetto, è «un’evoluzione. Ho iniziato a scrivere negli ultimi due anni un manifesto di quello che poteva essere la mia linea di moda, senza stare a pensare se e quando si sarebbe realizzata». Il risultato? «Un total look che si evolve continuamente. Ho preso spunto dagli anni ’90, da quel tipo di moda che mi ha avvicinato a 20 anni. Quando
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premiere free of any obligations.” Those are the words that Aldo Maria Camillo used to sum up the launch of the brand named after him, to be held on 10 January at the Leopolda Station as part of Pitti Uomo 95, which runs from 8 to 11 January in Florence. After a notable career and prestigious partnerships with Valentino, Ermenegildo Zegna, Cerruti and Berluti, the Roman designer has decided to “not have a heavy heart,” as Italo Calvino wrote in his Six Memos for the Next Millennium, and to express his creativity in an honest and personal manner. “I have freed myself from the parameters and palettes you have to respect when you are working for a great maison. I have put down on paper some ideas, beyond my professional experience, and have rediscovered my own style.” So, more than just a project, it is “an evolution. Over the past two years I have started to write a manifesto for my potential fashion line, without stopping to think if and when it could be created.” The result? “A total look which continually evolves. I have taken the lead from the 1990s, from the kind of fashion that came to me when
mettevo i soldi da parte per comprarmi un indumento di Martin Margiela e Helmut Lang, il periodo dello street style, degli skateboarder e dei surfer. Il tutto mixato a capi vintage, come le giacche sartoriali che da ragazzo rubavo dall’armadio di mio padre. Tengo poi a dire che è tutto rigorosamente made in Italy, fatto a mano, completamente intelato e cucito da me insieme al mio piccolissimo team. Non sono capi adesivati realizzati in Cina o in Nord Europa, ma sono tutti tessuti naturali, lane italiane e inglesi e cotoni. Alcuni pezzi della collezione li laverò io stesso per essere nel processo e vedere come l’abito prende vita, con tutte le cuciture in ordine e pronto per essere indossato». Dunque, che tipo d’uomo è chi veste ALDOMARIACAMILLO (questo il nome del brand)? «Sicuramente una persona informata, che acquista con coscienza e sa riconoscere un prodotto di qualità quando se lo trova davanti. Essendo tutto handmade va da sé che il posizionamento sul mercato è di lusso. Anche se per me l’eleganza non è solo nella costruzione di una giacca o nell’utilizzo di componenti di altissimo
pregio, ma nel mettere tessuti e fodere in contrapposizione tra loro. Una bellissima lana inglese da blazer e un interno di tela in cotone». Forse per questo è stato scelto come Pitti Italics, ma Aldo Maria preferisce parlare di «un’evoluzione. A giugno ho partecipato in Fortezza da Basso a Fanatic feelings, un’esibizione tra moda e sport, e in quella circostanza Lapo Cianchi e Francesca Tacconi (rispettivamente direttore comunicazione ed eventi speciali e coordinatrice eventi speciali di Pitti Immagine, ndr), che mi conoscevano già quando lavoravo da Berluti, mi hanno chiesto di presentare il mio brand a gennaio. Ho avuto occasione in passato di parteciparvi come spettatore e trovo che Pitti negli ultimi anni abbia avuto uno sviluppo molto interessante. Per l’uomo riesce sicuramente a incuriosire e ad attrarre più di Milano e di altre capitali del fashion. Sono attenti a ciò che succede nel mondo e curano i marchi emergenti. Come scouting sono i numeri uno, riescono a bilanciare bene ricerca e grandi firme, con un calendario sempre ricchissimo». Un in bocca al lupo è d’obbligo. LF
I was twenty. When I used to save up to buy a piece of clothing by Martin Margiela and Helmut Lang, it was the time of street style, skateboarders and surfers. All mixed together with vintage clothes, like the tailormade jackets that as I boy I stole from my father’s wardrobe. I also want to point out that everything is rigorously made in Italy, and handmade, completely lined and sewn by me and my very small team. These are not clothes that have been glued together and made in China or Northern Europe, but they all use natural fabrics, Italian and English wool, and cotton. I wash some of the pieces in the collection myself to be part of the process and see how that item takes life, with all the stitches done correctly and ready to be worn.” So what kind of man wears ALDOMARIACAMILLO (that’s the name of the brand)? “Definitely a person who is well-informed, who acquires selfconsciousness and knows how to recognise a quality product when they find one in front of them. Because everything is handmade, it goes without saying that our positioning is in the luxury end of the market. Even though, for me, elegance does not just consist in how the construction of a jacket, or in the
use of very fine materials, but also in how fabrics and linings are combined. A beautiful English blazer wool, and a lining of cotton cloth.” Perhaps that is why he was chosen for the Pitti Italics segment, but Aldo Maria prefers to talk of “an evolution. In June I took part in Fanatic Feelings in Fortezza da Basso, exhibition which brought together fashion and sport, and that was where Lapo Cianchi and Francesca Tacconi (communications and special events director and special events coordinator respectively at Pitti Immagine, editor’s note), who already knew me from Berluti, asked me to present my brand in January. I had the chance in the past to take part as a spectator and I find that Pitti has developed in a very interesting way over the past few years. For menswear it definitely manages to excite curiosity and to attract people, more than Milan and the other fashion capitals. Here they carefully follow what happens in the world, and they look out for emerging brands. They are the number one for scouting, and, with a large number of events, manage to strike the right balance between the big names and looking for new ideas.” We wish him the best of luck. LF
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MODA//PITTI UOMO 95
PITTI
Labuta, Guest Nation Portugal - Pitti Uomo 95
© ALFONSOCATALANO/SGPITALIA
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Versace Spring-Summer 2019
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a sorpresa davanti a un pacchetto, l’euforia nell’aprirlo e nello scoprire il suo contenuto. Queste le emozioni che Pitti Uomo 95 vuole raccontare. Da martedì 8 gennaio a venerdì 11 i padiglioni di Fortezza da Basso si tramutano in surprise box, contenitori di idee e novità per raccontare le ultime evoluzioni di moda e lifestyle. Tra i primi doni invernali lo stilista belga Glenn Martens, direttore creativo di Y/Project, Menswear guest designer 2019. In passerella il 9 con il suo evento speciale dove lo chic si accosta a riferimenti eclettici e stravaganti e lo streetwear si arricchisce di dettagli storici e tocchi couture. Dopo la presentazione di Aldo Maria Camillo (nelle pagine precedenti), tutti pronti a celebrare i 30 anni di Slam Jam, company italiana che ha dedicato la propria ricerca all’urban culture. Per festeggiare questo anniversario il gruppo fashion collabora con alcuni dei suoi più consolidati partner, alla creazione di una serie di interventi all’interno degli spazi del Museo
MILANO FASHION WEEK Marino Marini. Questi interventi dialogano con il contesto circostante, abitato dalle opere dello scultore italiano, e saranno a disposizione per essere provati e toccati da tutti coloro che decideranno di visitare il sito museale negli orari abituali. Largo spazio alla scena portoghese con Guest Nation Portugal: otto i marchi tra abbigliamento e accessori allo Spazio Carra, al piano inferiore del Padiglione centrale: Caiagua, Ecolã, Hugo Costa, Ideal & Co, Labuta, Nycole, Poente e WestMister. E ancora i 125 di Barbour, il mitico giaccone cerato, i 50 di Moon Boot e la nuova collaborazione tra Allegri e Cottweiler. Attenzione al green con Ecoalf, azienda del fashion sostenibile, che ritorna a Firenze per lanciare una capsule 100% made in Italy, interamente creata con materiali green e riciclati grazie a un lavoro a quattro mani della super stylist Ana Gimeno e dell’eco-designer Tiziano Guardini. Perché la moda è una cosa seria. LF C.M. pittimmagine.com pittimmagine Pitti_Immagine 66
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«Era come se nessuno potesse sfuggire allo sguardo inesorabile della Medusa». E se Italo Calvino in Lezioni americane esalta la leggerezza di Perseo che con i sandali alati vince la letale Gorgone, i fashionisti di tutto il mondo dalla medusa di Versace vogliono invece rimanere incantati mentre è intenta a sfilare, insieme agli altri big, a Milano Moda Uomo (11-14 gennaio). Ad aprire la kermesse Ermenegildo Zegna, che sceglie come location d’eccezione la stazione Centrale del capoluogo lombardo. A fare da sfondo il Frecciarossa mentre il binario 21 si trasforma in passerella. Tra le novità il ritorno di Miaoran, marchio fondato dal designer cinese Miao Ran, e molti brand, come Dsquared2 e John Richmond, che hanno deciso di sfilare con una collezione co-ed. Chiude la quattro-giorni glamour Gucci con l’evento speciale Motus presenta MDLSX con Silvia Calderoni, per la regia di Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande. cameramoda.it
DIPINTO DI BLU LE NOVITÀ DI PITTI UOMO 95 QUEST’ANNO CERCANO IL GIUSTO EQUILIBRIO FRA IL CALORE DEI CAPI E LA LEGGEREZZA NEL PESO. NEI TONI DELL’AZZURRO E DEL BLU CIELO 07 01
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10 Luigi Bianchi Mantova, Fall-Winter 2019/20 04 06
01//Shippagan jacket water repellent con cerniere antigelo, Moose Knuckles 02//Forme over e tessuti per un outfit prima di tutto confortevole, American vintage 03//T-shirt dedicata alla Pantera Rosa con effetto tye and dye, Alessandro Enriquez 04//Jeans a bassissimo impatto ambientale in cotone organico, Roy Roger’s x IskoTM 05//Derby bag ispirata alle squadre di calcio milanesi, Le Pandorine 06//Sneaker running minimal di chiara ispirazione futurista, Master of arts 07//Doppio petto in camoscio blu interamente cucito a mano, Rifugio 08//Un delicatissimo azzurro polvere per la giacca sartoriale, L.B.M. 1911 09//Pantalone regular fit con pince in lana comfort smerigliata, Berwich 10//Zaino in pelle di vacchetta con cuciture in tessuto a vista, Il Bisonte
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MODA//PITTI UOMO 95 di Flavio Scheggi
A UN PASSO DAL CIELO LA SFIDA ANIMAL FREE DELL’ALPINISTA KUNTAL JOISHER
Kuntal Joisher durante la missione in Himalaya a maggio 2018
uando inizio a salire sopra gli ottomila metri, ogni grammo del mio corpo o dentro lo zaino fa la differenza. Devo fare molta attenzione al peso delle cose che porto con me. Grazie alla tuta sintetica realizzata senza l’uso di piuma d’oca dall’azienda italiana Save the Duck è leggero anche il mio spirito. Perché so che nessun animale è stato sfruttato per raggiungere il mio obiettivo». A parlare è l’alpinista indiano vegano Kuntal Joisher. Il 15 maggio 2018 in Himalaya ha raggiunto, come primo scalatore al mondo, la cima del Monte Lhotse a 8.514 metri, solo con alimentazione e abbigliamento 100% animal free. Abbiamo chiesto all’alpinista, presente alla 95esima edizione di Pitti Uomo, di raccontarci come vivere la montagna nel rispetto della natura, con qualche anticipazione sulla sua prossima avventura. Com’è iniziata la tua passione per la montagna? Facevo il programmatore di computer e non avrei mai pensato di scalare un ottomila. La svolta è avvenuta nel 2009, quando con mia moglie Dipti decidemmo di andare in vacanza a Shimla, nell’Himalaya indiano. Dipti non aveva mai visto la neve. Eravamo felici come due bambini in un negozio di dolciumi. In mezzo alla neve mi sentivo in pace
con me stesso. Così ho deciso che avrei inseguito questo stato d’animo per il resto della mia vita. Quando ti sei avvicinato all’alimentazione vegana? Sono nato in una famiglia vegetariana. Fin da piccolo sono stato educato a questo tipo di scelta. Il cambiamento radicale è avvenuto nel 2001 a Los Angeles. Il mio compagno di stanza, veggie etico, mi ha fatto conoscere gli orrori delle industrie casearie e della pelle. E l’incontro con Save the Duck? Avevo contattato le più grandi compagnie di abbigliamento sportivo chiedendo loro di realizzare una tuta sintetica senza l’uso di piuma d’oca, ma tutte avevano rifiutato dicendo che era impossibile. Fino a quando ho sentito parlare di una tecnologia chiamata Plumtech®, un materiale sintetico creato nel rispetto degli animali dall’azienda italiana Save the Duck. Ad aprile scorso, mentre mi dirigevo al campo base del Lhotse, la mia tuta vegana era con me. La tua prossima avventura? Raggiunta la vetta del monte Lhotse – il 15 maggio 2018 – con una spedizione sostenibile, ho pensato che dovevo provare a scalare l’Everest indossando la stessa attrezzatura. Così da essere il primo uomo a raggiungere la montagna più alta della Terra in una missione vegana al 100%. Come ti alleni? 68
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Trascorro lunga parte dell’anno sulle montagne dell’Himalaya cercando le condizioni più ostili per esercitare il corpo e la mente. Anche quando sono a casa faccio lunghi trekking senza bere o mangiare. L’idea che ad alta quota come sull’Everest le cose possano andare storte non è da scartare. A gennaio sarai per la prima volta a Pitti Uomo. Ci tengo a condividere l’esperienza sul Lhotse con il pubblico presente in fiera per dire a tutti che non abbiamo bisogno di sfruttare gli animali per realizzare i nostri sogni. Cercherò di vedere anche le vostre montagne e di assaggiare il cibo italiano vegano. savetheduck.it | kuntaljoisher.com
Lhotse parka, Save the Duck Fall-Winter 2019/20
MODA//PITTI BIMBO 88 Immagine istituzionale del 60esimo compleanno di Barbie
di Cecilia Morrico
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i festeggia a Pitti Bimbo 88, dal 17 al 19 gennaio. Doppio anniversario per una tre giorni all’insegna del divertimento e della moda kids. La prima supereroina, ispirazione per molte bambine, a celebrare il compleanno è Barbie. Sono 60 le candeline della bambola bionda che apre la kermesse con una colazione in Fortezza da Basso. Gli spazi della Polveriera si riempiono dei modelli più iconici, in una mostra che racconta la storia della protagonista Mattel. E una capsule collection realizzata con Patrizia Pepe si fa portabandiera del Barbie-messaggio: «You can anything» (puoi essere tutto ciò che desideri). Attraverso il gioco ogni bambina può ricoprire ruoli differenti e intraprendere carriere di ogni genere, incoraggiando l’immaginazione, l’espressione e la scoperta di sé. La missione di Mattel è proprio quella di dare valore al potenziale illimitato delle
giovanissime, affinché siano consapevoli di poter raggiungere qualunque traguardo desiderino per il loro futuro. Anniversario anche per Hello Kitty, che nel 2019 compie 45 anni ed è la protagonista di Fashion comics, progetto ideato da Alessandro Enriquez per Pitti Bimbo. Nel corso degli anni, la star di Sanrio è diventata un’icona globale in grado di toccare il cuore di grandi e piccine ed è stata anche capace di ispirare designer e artisti famosi. Al Padiglione centrale, la dolce gattina fa capolino su t-shirt, scarpe e costumi di brand very cool come Melissa e MC2 Saint Barth. Oltre ai due mega compleanni le consuete sfilate nella Sala della Ronda, #Activelab, Apartment e KidzFizz, l'evento serale di Monnalisa, e i défilé dei brand Stefania e Miss DM e del collettivo di aziende spagnole Children’s Fashion form Spain. LF 69
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© Carlo Branz
H A PPY BIRT HDAY
Alessandro Enriquez ideatore e direttore creativo di Fashion comics
Hello Kitty collection, MC2 Saint Barth
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MATERA di Francesca Ventre – f.ventre@fsitaliane.it
MATERA OPEN FUTURE DAL 19 GENNAIO LA CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA 2019 ACCOGLIE EVENTI, IDEE E PROGETTI TUTTI DA CONOSCERE
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olo un passaporto per diventare cittadino a Matera ed è fatta. Con un biglietto al costo simbolico di 19 euro si guadagna per un anno l’accesso a tanti appuntamenti in una città eterea, ma composta di pietra e calore.
I Sassi Caveoso e Barisano sono i due grandi anfiteatri naturali che abbracciano la Capitale europea della cultura 2019. Questa grande festa è un’altra occasione di riscatto per la città dei Sassi che nel 1952, dopo essere stati definiti vergogna d’Italia a causa delle inaccettabili condizioni di vita al loro interno, subirono lo sgombero di quasi tutta la popolazione. I Sassi si trasformarono quindi in una città fantasma fino a quando nel 1993 non ottennero l’ingresso nel Patrimonio mondiale dell’umanità, grazie all’impegno dell’urbanista lungimirante Pietro Laureano. Nel corso degli anni Matera era ormai diventata un vero gioiello, con le sue
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abitazioni ristrutturate, trasformate in botteghe o studi di artisti, con locali di ristoro e incontro e tanta bellezza artistica sfoggiata da scorci eccezionali, chiese rupestri e inquadrature rubate dai set di molti film. Il 19 gennaio il programma della Capitale europea della cultura inizia con le bande musicali per la festa dell’inaugurazione, fino a tarda sera, nelle piazze e tra le vie. E dal 20 gennaio si distribuiscono nei mesi dell’anno mostre, laboratori, giochi, performance e concerti. Trasversali a queste iniziative ci sono due progetti pilastro, I-DEA e Open Design School, che richiamano lo slogan di Matera 2019: Open Future. Il primo si occupa della rappresentazione della lunghissima storia della Basilicata, superando l’idea del museo come spazio statico verso quella di piattaforma dinamica in cui i materiali d’archivio diventano nutrimento per l’arte. L’Open Design School, invece, è un laboratorio dove si
STARTING ON 19 JANUARY, THE EUROPEAN CAPITAL OF CULTURE 2019 HOLDS EVENTS, IDEAS AND PROJECTS WHICH ARE ALL WORTH SEEING
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ust a passport to become a citizen of Matera, and it is done. With a ticket costing the nominal sum of 19 euros you gain access for a year to many events in an ethereal city but that is made of stone and heat. Sassi Caveoso and Barisano are the two great natural amphitheatres that embrace the European Capital of Culture 2019. This great festival is another occasion for redemption
© Luca Lancieri Photography
progetta e realizza il sistema di tutti gli allestimenti di Matera 2019. Il programma generale, poi, si sviluppa su 5 temi che intendono rispondere alle domande della contemporaneità. Il primo, Futuro remoto, propone una riflessione sul rapporto millenario dell’uomo con lo Spazio e le stelle. Continuità e rotture il secondo, cioè la possibilità di affrontare non solo la vergogna della città in sé, quanto le sue molteplici forme a livello europeo, dalle diseguaglianze sociali al risorgere del razzismo. Utopie e distopie, terzo tema, intende testare nuovi schemi innovativi che rappresentino una sfida ai preconcetti, partendo dalla insopprimibile tensione utopica della storia della città. Radici e percorsi, invece, esplora le straordinarie possibilità della cultura della mobilità in Europa. Infine, Riflessioni e connessioni è il quinto item: per riscoprire il valore del tempo e della lentezza, accompagnati dalla magia del racconto orale e cinematografico. LF
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for the city of the Sassi that in 1952 was described as the shame of Italy because of the unacceptable living conditions there; nearly all its inhabitants were relocated. The Sassi then became a ghost town until in 1993 it was awarded World Heritage status, thanks to the committed work of the far-sighted urban planner Pietro Laureano. Over the years Matera became a true jewel, with its houses renovated and transformed into workshops or artists' studios, with places to meet and eat, and a great deal of artistic beauty shown off by exceptional sights, cave churches and settings that have been borrowed as sets for numerous films. On 19 January the programme of the European Capital of Culture begins with musical groups for the ceremony playing until late into the evening in the piazzas and streets. And from 20 January onwards the whole year will feature exhibitions, workshops, games, performances and concerts. Two pillar projects run transversally to these events, I-DEA and Open Design School, which embody the slogan of Matera 2019: Open Future. The first tells the long history of Basilicata, moving beyond the idea of the museum as a static space towards that of a dynamic platform whose archive materials are food for art. The Open Design School, on the other hand, is a laboratory where the system behind all the events for Matera 2019 is planned and created. The general programme focusses on five themes that aim to answer issues of contemporary life. The first, Ancient Future, calls for a reflection on our ageold relationship with space and the stars. Continuity and Disruptions is the second, meaning the possibility of tackling not only the shame of the city, but also its multiple forms at a European level, from social inequality to the resurgence of racism. Utopias and Dystopias, the third theme, seeks to test new, innovative schemes that challenge preconceptions, starting from the insuppressible Utopian tension in the history of the city. Roots and Routes explores the extraordinary possibilities of the culture of mobility in Europe. Finally, Reflections and Connections is the fifth item: rediscovering the value of time and slowness, accompanied by the magic of oral and cinematographic storytelling. LF
MATERA di Serena Berardi
Matera e il torrente Gravina
LA CITTÀ SI METTE IN GIOCO
NEL 2019 MATERA ORGANIZZA URBAN GAMES PER RISCOPRIRE IL TERRITORIO E IL SENSO DI COMUNITÀ 72
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l gioco si lega indissolubilmente all’infanzia, nasce nelle camerette dei bambini o trova sfogo nei cortili di casa. Ma questa dimensione creativa, libera e visionaria, può abbandonare l’intimità delle mura domestiche ed essere trasportata al centro di una città coinvolgendo un’intera comunità. Infatti Matera, Capitale europea della cultura 2019, ha messo in programma diverse iniziative ludiche sposando GEN2019
© Luca Lancieri Photography
IN 2019 MATERA ORGANISES URBAN GAMES TO REDISCOVER THE REGION AND THE SENSE OF COMMUNITY
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ames are inseparably associated with childhood, and are enjoyed in children's bedrooms or outdoors at home. But this creative, free and visionary dimension can abandon the intimacy of domestic walls and be transported to the centre of a city involving an entire community. Indeed Matera, European Capital of Culture 2019, has put on various entertainment events which take on the theory of the Dutch philosopher Johan Huizinga. The author of the essay Homo ludens maintained that culture is generated by play, and play is the propelling core of all human expressions, from literature to theatre, from law to science. Recreational activity, which the individual takes part in through their own choice, is disinterested and
© Centola-Polici
la teoria del filosofo olandese Johan Huizinga. L’autore del saggio Homo ludens sosteneva che la cultura vede la luce in forma ludica e che il gioco è il centro propulsore di tutte le espressioni umane, dalla letteratura al teatro, dal diritto alla scienza. L’attività ricreativa, a cui l’individuo aderisce per propria scelta, è disinteressata e totalmente slegata da bisogni materiali e di sopravvivenza. La città lucana ha deciso così di esaltare il valore sociale del gioco, legandolo al proprio territorio.
completely unlinked from material or survival needs. So the city in Basilicata has decided to celebrate the social value of play by associating it with its area. From 13 to 18 June it will hold the Heritage Games and the Urban Games from 31 October to 3 November. The former are part of a project – co-produced by the Il Vagabondo association, by the Matera 2019 Foundation and several Italian and northern European partners – that is part of the N-Stories festival, a collection of meetings and events that is aimed at creating a narrative that is compelling, creative and collective. There was an advance view of the Heritage Games in October with Penombra: “An itinerant, latest generation urban game, in which team games techniques and the exploration of places and art are combined,” explains Sergio Fadini, president of the Il Vagabondo association. It is an immersive experience which is made unique by spectacular sets and the involvement of a group of actors. “Players found themselves catapulted into the year 2119, into a Europe that is no longer united, to reflect on what Matera 2019 should represent and also the values which should accompany it in the future. As well as getting
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MATERA stati catapultati nell’anno 2119, in un’Europa non più unita, per riflettere su cosa rappresenti Matera 2019 e sui valori che dovrebbero accompagnarla anche in futuro. Oltre a superare diverse prove, i partecipanti hanno anche interagito con le persone incontrate per strada, con interviste fatte al volo su temi legati alle tradizioni locali e su argomenti connessi all’essenza del viaggio», prosegue Fadini. A giugno, oltre a una nuova edizione di Penombra, si svolgeranno: un exhibition game sul borgo La Martella, per approfondire il processo di trasformazione urbana di Matera nei primi anni ‘50 (che coinvolse Adriano Olivetti e architetti come Ludovico Quaroni, Federico Gorio e Michele Valori); l’urban game Vagaplay, per scoprire in maniera divertente la Città dei Sassi; un live action role playing (gioco di ruolo dal
vivo) di tre giorni, in lingua inglese, dove i partecipanti scelgono quale personaggio interpretare. Gli Urban Games, invece, s’inseriranno all’interno del Festival dei giochi urbani e coinvolgeranno anche la bulgara Plovdiv, l’altra Capitale europea della cultura 2019. Attraverso una call saranno selezionati sei designer che lavoreranno insieme all'interno di una residenza. Una fusione di menti creative per ideare una serie di eventi ludici strutturati in modo da ripensare e trasformare spazi rurali e urbani. Cittadini e turisti avranno la possibilità di esplorare il patrimonio e riappropriarsene con leggerezza grazie a una formula che combina game design, arti performative e installazioni in ambienti pubblici. LF matera-basilicata2019.it MateraBasilicata2019 Matera2019 matera2019
Olivetti and architects like Ludovico Quaroni, Federico Gorio and Michele Valori). The urban game Vagaplay will also take place, to discover the city of stones in a fun way, and there will be a live action role play activity in English lasting three days and in which participants choose which character they want to be. The Urban Games will be included in the festival of city sports and will also include Plovdiv in Bulgaria, the other
European Cultural Capital for 2019. Six designers will be selected after a call for proposals and they will work together in a residence to come up with a series of play events, with the aim of rethinking and transforming rural and urban spaces. Local residents and tourists will have the chance to explore the heritage and take back possession of it in a delicate way, thanks to a formula which combines game design, performance arts and installations in public environments. LF
© Ciriaca Coretti
Dal 13 al 18 giugno organizzerà gli Heritage Games e dal 31 ottobre al 3 novembre gli Urban Games. I primi fanno parte di un progetto – coprodotto dall’associazione Il Vagabondo, dalla Fondazione Matera 2019 e da diversi partner italiani e nordeuropei – che rientra nell’ambito del Festival N-Stories, rassegna di incontri ed eventi che mira a creare una narrazione avvincente, creativa e collettiva. Un’anteprima degli Heritage Games si è avuta lo scorso ottobre con Penombra: «Un urban game itinerante di ultima generazione, in cui vengono mescolate le tecniche del gioco a squadre, l’esplorazione dei luoghi e l’arte», spiega Sergio Fadini, presidente dell’associazione Il Vagabondo. Un’esperienza immersiva resa unica dall’allestimento di set scenografici e dall’interpretazione di un gruppo di attori. «I giocatori sono
L'urban game Penombra (ottobre 2018)
through various challenges, they also interacted with people that they met in the street, with interviews conducted there and then on issues relating to local traditions and on issues connected to the nature of travel,” continues Fadini. In June, as well as a new edition of Penombra, there will be an exhibition game on La Martella village, to look into the process of urban transformation in Matera at the start of 1950s (which involved Adriano
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WONDERLFUL ITALY
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DA NORD A SUD, VIAGGIO TRA I SITI ITALIANI PATRIMONIO UNESCO
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Italia è in testa a tutte le nazioni del pianeta: è il Paese con il più alto numero di siti riconosciuti Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Ha raggiunto quota 54, seguita dalla Cina con 53 ma con un’estensione territoriale di gran lunga maggiore. La World Heritage List, destinata ad allungarsi di anno in anno, è una buona base per organizzare i prossimi viaggi oltreconfine, ma anche (e soprattutto) nel nostro Belpaese, terra delle meraviglie. Cosa c’è di meglio che inaugurare
il 2019 con un tour che celebri la bellezza? Spostandosi in treno, quindi rispettando l’ambiente e gustando il viaggio nel profondo, con quella salutare leggerezza che aiuta a fortificare il cuore contro l’opacizzazione del mondo, come insegna Italo Calvino nelle sue ancora attuali Lezioni americane. Il tour parte dalla rinascimentale Mantova, perdendosi nel fascino di Palazzo Ducale (1) e passando per il Duomo, il Teatro Bibiena, Palazzo Te e la Casa del Mantegna. In più, con la Sabbioneta Card si possono visitare tutti i musei e monumenti di Mantova a soli 20 euro. A marzo i primi due appuntamenti importanti per la città dei Gonzaga: Comics & Games, festival del fumetto e dei giochi 75
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FROM NORTH TO SOUTH, A JOURNEY TO ITALY'S UNESCO WORLD HERITAGE SITES
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taly leads all the countries on the planet: it is the nation with the highest number of sites recognised as World Heritage Sites by UNESCO. The number has reached 54, followed by China, which has 53, but is also considerably larger. The World Heritage List, which is set to grow year by year, is a good starting point for organising your next trips abroad but also (and especially) in beautiful Italy, a land of wonderful sights. What could be better than starting 2019 with a tour to celebrate beauty? Travelling by train, so respecting the environment and enjoying the journey
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di Silvia Del Vecchio – s.delvecchio@fsitaliane.it
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UNESCO
1 di ruolo, e la festa patronale di Sant’Anselmo il 18. Impossibile non fare una tappa in Veneto, dove sentirsi a un passo dal cielo e respirare l’atmosfera delle Dolomiti (2) che abbracciano Cortina d’Ampezzo (BL), ineguagliabili vette non a caso definite la più bella opera architettonica del mondo da Le Corbusier. Qui si alternano i colori della nostra bandiera (il bianco della neve, le sfumature di rosso al tramonto e il verde dei boschi) mentre si mescolano le tradizioni culturali italiane, tedesche e ladine. Oltre al noto comprensorio sciistico Dolomiti Superski e alla celebre pista Olympia delle Tofane, Cortina richiama il pubblico per il palio invernale della Corsa dei Sestieri e la Festa di San Biagio, il 3 febbraio. Mese in cui è d’obbligo visitare Venezia e la sua piazza nella Laguna, che dal 28 al 5 marzo diventa la splendida scenografia del Carnevale più famoso al mondo insieme a quello di Rio. Riposte le maschere, si attendono i festeggiamenti per San Marco il 25 aprile. E con il pass Venezia Unica si ha accesso in modo personalizzato ai mezzi di trasporto pubblico e all’offerta culturale cittadina. In vista della
Giornata della memoria di fine gennaio, merita una tappa il ghetto ebraico, non lontano dalla stazione ferroviaria di S. Lucia, con le sue cinque sinagoghe tra le più belle d’Europa. Scendendo al Centro, next stop Spoleto (PG). Il 14 gennaio la cittadina umbra si anima per rendere omaggio al suo patrono, San Ponziano, mentre in primavera vanno in scena la Settimana internazionale della danza e il Festival pianistico. La Basilica di San Salvatore (3) conserva influenze romanoellenistiche, bizantine e longobarde. Spoleto e Benevento, infatti, sono sotto la tutela Unesco proprio per la presenza delle tracce longobarde. Il capoluogo campano, ultima tappa di questo piccolo itinerario tra i siti Patrimonio dell’Umanità, è il più importante ducato longobardo dell’Italia centromeridionale grazie al Complesso e alla Chiesa di Santa Sofia, il cui gioco di prospettive e geometrie ricorda le tende usate dalla popolazione germanica nei loro spostamenti. Un nuovo anno di viaggi è appena cominciato, tra i mille tesori culturali, monumentali e paesaggistici che lo Stivale offre a ogni longitudine e latitudine. LF 76
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to the full, with that healthy lightness that helps to strengthen the heart against the clouding of the world, as Italo Calvino told us in his still very relevant Six Memos for the Next Millennium. The tour leaves from Renaissance Mantua, where you can lose yourself in the fascination of the Ducal Palace (1) and admire the Cathedral, the Teatro Bibiena, Palazzo Te and Mantegna's House. Also, with the Sabbioneta Card you can visit all the museums and monuments of Mantua for just 20 euros. In March there are the first two important events for the city that was the home of the Gonzaga family: Comics & Games, a festival for comics and role-playing games, and the feast day of its patron saint, Saint Anselm. It is impossible to not stop in the Veneto, where you can feel that you could touch the sky and you breathe the air of the Dolomites (2) that embrace Cortina d’Ampezzo (Belluno). It is quite understandable that the architect Le Corbusier should have considered these incomparable summits the most beautiful piece of architecture in the world. Here the colours of our flag come together (the white of snow, the shades of red at sunset and the green of the forest) while Italian, German and Ladin cultural traditions mix. As well as the well-known Dolomiti Superski complex and the celebrated Olympia delle Tofane piste, Cortina attracts people with the
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NOVITÀ UNESCO
3 Corsa dei Sestieri winter race and the Festa di San Biagio in February. A month in which you just really must visit Venice and its Piazza in the Lagoon, which from 28 February to 5 March becomes the splendid setting of the most famous carnival in the world, together with that in Rio. Once the masks are stored away for the year, people await the celebrations on Saint Mark's Day, on 25 April. And with the Venezia Unica pass, people get personalised access to public transport and to the culture that the city has to offer. Also, in view of the Day of Memory at the end of January, a visit should be made to the Jewish ghetto, not far from the Santa Lucia train station, with five of the most beautiful synagogues in Europe. As we travel down to central Italy, the next stop is Spoleto (Perugia). On 14 January, this Umbrian town is
the place to be as it pays homage to its patron saint, Saint Pontianus, while in March there is the International Dance Week and, in April, the International Piano Competition, the Basilica of San Salvatore (3) includes Greco-Roman, Byzantine and Lombardic influences. Indeed Spoleto and Benevento enjoy UNESCO protection precisely because of the Lombard remains. Naples, which is the last stop on this small route amongst the World Heritage sites, is the most important Lombard dukedom in central-southern Italy with the Santa Sofia church complex, whose plays on perspective and geometry recall the tents used by the Germanic populations when they were on the move. A new year of journeys has just begun, with the thousands of cultural, monumental and landscape treasures that Italy offers, in each and every corner. LF 77
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Dopo la pizza napoletana, a dicembre scorso l’Unesco ha riconosciuto Patrimonio culturale immateriale l’arte dei muretti a secco, comune a otto Paesi europei, Cipro, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Slovenia, Spagna e Svizzera. Per il nostro Paese si tratta del nono riconoscimento, il terzo transnazionale (dopo la dieta mediterranea e la falconeria). Un’arte che consiste nel costruire sistemando le pietre una sopra l’altra, senza utilizzare altri materiali se non, in alcuni casi, la terra asciutta. Queste conoscenze pratiche vengono conservate e tramandate nelle comunità rurali, dove hanno radici profonde, e tra i professionisti del settore edile. Le strutture con muri a secco sono spesso rifugi per l’agricoltura e l’allevamento e consentono di organizzare la vita e gli spazi lavorativi ottimizzando le risorse umane e naturali, combattendo anche l’erosione del suolo e la desertificazione. Per il 2019, inoltre, l’Italia ha candidato la Festa della Perdonanza celestiniana per il riconoscimento di Patrimonio culturale immateriale, oltre agli ecosistemi forestali della Sila e alle Alpi del Mediterraneo, candidatura transnazionale quest’ultima, insieme a Francia e Principato di Monaco. Altra novità: la musica reggae ha conquistato un posto nella lista dei tesori culturali globali delle Nazioni Unite. L’Unesco ha infatti aggiunto alla lista di Patrimoni mondiali immateriali dell’Umanità il genere musicale originario della Giamaica, che deve a Bob Marley la sua celebrità. La forza del reggae è stata anche quella di svegliare le coscienze riguardo l’ingiustizia, la resistenza, l’amore e l’umanità, celebrando con naturalezza, grazie al suo ritmo in levare, il respiro e il battito del cuore. Che sia di buon auspicio per il 2019?
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ANDAR PER VINI
La sommelier Valentina Bertini
I CONSIGLI DELLA SOMMELIER DELL’ANNO, PER BRINDARE E CONOSCERE GRANDI BOTTIGLIE (E GRANDI DONNE)
È
la prima donna premiata come Sommelier dell’anno dalla Guida de L’Espresso 2019. Scacciato dunque l’obsoleto pregiudizio che vedeva la sommellerie prevalentemente maschile, è un piacere conoscere Valentina Bertini, dell’Excelsior Hotel Gallia di Milano, classe 1980 di Spello (PG), maturità classica e diploma all’Ais (Associazione italiana sommelier). Ha la fortuna di avere amici
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generosi e appassionati di vino: «Mi invitano nelle loro straordinarie cantine per stappare etichette da sogno, che non tutti possono permettersi», racconta. Un bel riconoscimento, per finire bene e iniziare ancora meglio l’anno, per questa giovane professionista del tastevin che riesce ad accompagnare i piatti di Antonio e Vincenzo Lebano, del ristorante Terrazza Gallia, con abbinamenti efficaci e mai scontati.
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Sommelier 2019: come ti senti in questo ruolo, e pensi che questo premio cambierà qualcosa? Ovviamente sono estremamente felice per questo titolo, è un po’ come se fosse quel punto di arrivo alla fine di un percorso iniziato quasi 18 anni fa e che mi ha portato fin qui. Ma al contempo la vivo come la partenza per un nuovo traguardo. Per te i vini sono… Emozioni, ricordi, gioie e sensazioni epidermiche ed emotive, e ogni volta che mi avvicino a una nuova bottiglia emergono o riemergono con forza e preponderanza. Permettimi una citazione perfetta, dal film Sideways: «Il vino è un essere vivente. Amo immaginare l’anno in cui sono cresciute le uve di un vino. Se c’era un bel sole o se pioveva. E amo immaginare le persone che hanno curato e vendemmiato quelle uve. Se poi è un vino d’annata penso a quante di loro sono morte. Mi piace che il vino continui a evolversi, che se apro una bottiglia oggi avrà un gusto diverso da quello che avrebbe se lo aprissi un altro giorno. Perché una bottiglia di vino è qualcosa che ha vita. È in costante evoluzione e acquista complessità finché non raggiunge l’apice». Cosa c'è dietro a una bottiglia, soprattutto se di prezzo e invecchiata, per te che conosci il lavoro e la passione necessari a fare un buon vino? In primis impegno, ma anche dedizione, costanza e disciplina. C’è il grande impegno dei vignaioli, veri protagonisti del vino, e dell’équipe di esperti e professionisti dell’enologia che si adoperano tutti per preservare il patrimonio territoriale e garantire la qualità del processo di vinificazione. Anno nuovo: come brindare, fuori pasto e durante un pranzo o una cena? Credo che il brindisi migliore sia comunque con una bollicina importante, come Giulio Ferrari Riserva del Fondatore, Vittorio Moretti Riserva Bellavista o Annamaria Clementi Ca' del Bosco. Un suggerimento azzardato, particolarmente tuo? Un risotto mantecato alla parmigiana, con croccante di pane, uva e tartufo bianco d’Alba accompagnato da un Marsala Vergine riserva 1988 di Marco de Bartoli. Progetti per il 2019? Ancora non ne ho. Sicuramente ci sarà tanto vino.
Scorcio dei vigneti Lungarotti, Torgiano (PG)
CANTINE ROSA
SPUNTI DI VIAGGIO DELLA SOMMELIER VALENTINA BERTINI Inizierei sicuramente dalla mia Umbria, con una visita alle Cantine Lungarotti. Fondate negli anni ’60 a Torgiano (PG) da Giorgio Lungarotti, oggi sono un simbolo importante per tutto il settore vitivinicolo della regione, avendo anche creato un sistema integrato vincente per promuovere il turismo. Così, alle porte del borgo storico si trovano macchinari di ultima generazione inseriti in contesti affascinanti e suggestivi. Un luogo speciale, in cui tecnologia e tradizione si incontrano. Chiara Lungarotti e Teresa Severini, figlie di Giorgio, con lo stesso entusiasmo delle origini innovano costantemente senza mai stravolgere la storia dell’azienda di famiglia. È grazie a loro, per esempio, che Lungarotti oggi può vantare una bellissima tenuta nel cuore di Montefalco, terra del Sagrantino. E che i vini di Torgiano continuano a raccogliere apprezzamenti in tutto il mondo, tanto eleganti, raffinati e longevi quanto freschi, ampi e immediati. Ci attende poi la famiglia Cotarella-Falesco, a Montefiascone (VT). L’azienda nasce nel ’79 con Renzo e Riccardo Cotarella, tre anni fa passa nelle mani delle loro figlie Dominga, Marta ed Enrica. La sede principale è in Umbria ma la tenuta si estende fino all’alta Tuscia, e di recente le instancabili "Cotarellasisters" hanno rilevato la Cantina Le Macioche di Montalcino (SI). Hanno passione e intraprendenza da vendere, sono anche le ideatrici del progetto Intrecci - Alta Formazione di Sala, a Castiglione in Teverina. Concluderei il weekend enoturistico nel salernitano, presso l’azienda Montevetrano di Silvia Imparato. Di origine campana e stimata fotografa nella Capitale, negli anni ’80 incontra per lavoro un americano che le parla di vino e del rapporto tra la terra e l’uomo con un tale amore che la spinge a cambiare vita. Poi, "in totale incoscienza" – così racconta lei – decide di prendere in mano le sorti della Tenuta Montevetrano dei nonni, a San Cipriano Picentino (SA), poggiata su un anfiteatro di colline che guardano il mare. Le cose prendono la via della concretezza quando Silvia incontra proprio l’enologo Riccardo Cotarella che, da allora fino a oggi, la guida e la consiglia nella produzione del suo unico vino: il Montevetrano. lungarotti.it | falesco.it | montevetrano.it
E chissà se il 15 marzo, ad Anversa, la competition per il Miglior sommelier del mondo 2019 vedrà sul podio il Belpaese. Il nostro candidato è il viareggino Daniele Arcangeli, già Miglior sommelier d’Italia Aspi 2015. In alto i calici. S.D.V. valentina.bertini.52
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er gli italiani è altissimo il desiderio di fuga verso le località innevate: circa il 66% sceglie la montagna e di questi il 93,7% preferisce le piste del Belpaese. A dirlo è Skipass Panorama Turismo, il centro di ricerca che ogni anno analizza le opinioni sulle destinazioni montane. La top 10 delle destinazioni per le piste migliori vede in testa alla classifica Madonna di Campiglio,
mentre Cortina d’Ampezzo si conferma essere considerata la più famosa e trendy. Per raggiungere comodamente queste città ad alta quota si può utilizzare il servizio treno+bus di Trenitalia. È possibile infatti arrivare in FRECCIALink a Madonna di Campiglio e Pinzolo in connessione da Trento e Verona con le Frecce da Roma, Firenze, Bologna (da Trento), Milano e Brescia (da Verona); a Cortina d’Ampezzo e nel
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cercano soluzioni flessibili per l’acquisto dei loro viaggi. Modificabile una sola volta gratuitamente, se si effettua una nuova prenotazione di valore equivalente o superiore. È rimborsabile con una trattenuta di 10 euro fino a 24 ore prima della partenza del treno notturno, o di 5 euro per i treni diurni. Thello offre otto collegamenti al giorno tra Italia e Francia: sei diurni tra Milano e Nizza, compreso il proseguimento da e fino a Marsiglia (a frequenza variabile durante l’anno) via Genova-Montecarlo, e due notturni tra Venezia e Parigi, via Milano e Digione. thello.com trenitalia.com GEN2019
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FOOD ON BOARD
Il viaggio nel viaggio
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LA CUCINA POPOLARE
VIAGGIO ALLA RISCOPERTA DI UN PATRIMONIO ITALIANO
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grandi classici della gastronomia italiana, la tradizione secolare e lo straordinario patrimonio di gusto e benessere salgono a bordo con i nuovi menù Riscoprire la cucina popolare, per un 2019 tutto da gustare insieme a Itinere e le Frecce. Questo mese è possibile assaporare l’erbazzone reggiano, saporita torta salata a base
di bietole, e i tortellini, che non hanno bisogno di presentazione. Altra novità dell’anno è il petto di pollo agli aromi, semplice, leggero e saporito, dal 7 gennaio sempre disponibile nel menù del ristorante. E per chi ama la cucina d’autore, non mancano le creazioni esclusive firmate dallo chef Carlo Cracco. 88
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FRECCIAROSSA GOURMET Carlo Cracco
© M. T. Furnari
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ORATA AL VAPORE CON BROCCOLI RIPASSATI Menù Frecciarossa by Carlo Cracco
Lista della spesa (per 4 persone) Per l’orata al vapore: 4 filetti di orata, 4 cucchiai di olio extravergine di oliva, sale q.b. Per i broccoli ripassati: 1 kg di broccoli freschi, 3 cucchiai di olio extravergine di oliva, sale q.b. Preparazione Mettere sul fuoco una pentola d’acqua salata. Lavare e mondare i broccoli lasciando solo le cime, eliminando i gambi duri e le foglie. Quando l’acqua bolle, gettare i broccoli e farli cuocere per circa dieci minuti. Poi scaldare un cucchiaio d’olio extravergine in una padella antiaderente e unire i broccoli. Continuare la cottura per un quarto d’ora aggiungendo acqua, se 89
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necessario. Nel frattempo, preparare la vaporiera per i filetti di orata, sistemarli nel cestello ben separati e coprire. Dopo sei, sette minuti, la cottura del pesce dovrebbe essere conclusa. Servire i filetti su un piatto da portata conditi con un pizzico di sale e quattro cucchiai di olio extravergine. Non appena i broccoli risultano morbidi ma comunque sodi, regolarli di sale, alzare la fiamma mescolando per un minuto e servirli come contorno. Vino consigliato Roero Arneis Docg, Piemonte. Giallo paglierino con riflessi dorati, al palato pieno, morbido e ricco. Si abbina molto bene a piatti a base di pesce, ma anche a zuppe e formaggi.
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Dal 1° gennaio è partita la nuova raccolta Carta CartaFRECCIA: muovendosi con Trenitalia o acquistando prodotti e servizi dai partner CartaFRECCIA è possibile guadagnare punti preziosi per ottenere biglietti premio. Più si viaggia, più ci si avvicina agli status Argento, Oro e Platino che consentono di ottenere tanti servizi extra e vantaggi esclusivi. Inoltre, promozioni riservate ai soci del programma, per spostarsi con offerte dedicate in base all’età e alle abitudini di viaggio, il Carnet per chi viaggia spesso su una stessa relazione e upgrade per concedersi tutto il comfort della 1^ classe o dei livelli Business ed Executive. E ancora, sconti e agevolazioni dai partner per assistere ai migliori eventi, anche sportivi, mostre e fiere di settore in Italia. CartaFRECCIA è anche digitale, quindi è possibile mostrarla dal proprio smartphone e averla sempre con sé. La nuova raccolta CartaFRECCIA termina il 31/12/2019, salvo proroghe, e i premi possono essere ritirati entro il 29/02/2020. Inoltre è possibile richiedere i premi della raccolta 2018 fino al 28/2/2019
PARTNER DEL MESE I titolari CartaFRECCIA possono aumentare i loro punti grazie ad Atahotels e UNA Hotels & Resorts. Per ogni notte trascorsa in una delle strutture ricettive dei due gruppi sono riconosciuti 80 punti omaggio, fino a un massimo di 240 per soggiorno. Per l’accredito è necessario inserire o comunicare il codice CartaFRECCIA al momento della prenotazione. La promozione è valida sino al 31/12/2019. 90
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MILANO AL GIORNO
MOSTRE IN TRENO E PAGO MENO
IN CONVENZIONE ANCHE
PER I SOCI CARTAFRECCIA SCONTI E AGEVOLAZIONI NELLE PRINCIPALI SEDI MUSEALI E DI EVENTI IN ITALIA Bottiglie che diventano carote, montagne che fluttuano su un mare increspato, pipe che non sono quello che sembrano e l’enigmatica sagoma dell’uomo in bombetta. Benvenuti a Inside Magritte, inedito percorso espositivo multimediale dedicato al grande maestro surrealista, fino al 10 febbraio alla Fabbrica del vapore di Milano. Il flusso continuo di immagini nella Sala immersiva è il cuore dell’esperienza: qui, sui maxischermi dell’allestimento ad altissima definizione, prende vita l’universo pittorico dell’autore, suddiviso in capitoli. Dalle pareti al pavimento le immagini delle opere diventano un unico flusso di sogni e forme fluide smaterializzate nei motivi evocativi dell’arte di Magritte, dagli esordi agli ultimi capolavori. Oltre alla normale visita anche due proposte per i più piccoli: l’offerta per le scuole Magritte e il teatro del sogno, durante la settimana, più l’appuntamento del sabato per le famiglie con un laboratorio che mescola l’immaginazione soggettiva con la meraviglia che solo le nuove tecnologie sanno suscitare. Promozione 2x1 per i soci CartaFRECCIA in possesso del biglietto delle Frecce con destinazione Milano. insidemagritte.it
René Magritte Il ritorno (1940) Olio su tela Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique, Bruxelles Copyright Photothèque R. Magritte/Adagp Images, Paris/SCALA, Firenze © 2018 C. Herscovici/Artists Rights Society (ARS), New York
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BRESCIA • Fondazione Brescia Musei TORINO • Venaria Reale • Museo Nazionale del Cinema • Van Dyck, pittore di corte fino al 3 marzo alla Galleria Sabauda • The art of the brick fino al 24 febbraio alla Società promotrice delle Belle Arti MILANO • Caravaggio. Oltre la tela fino al 10 febbraio al Museo della Permanente • Picasso. Metamorfosi fino al 17 febbraio a Palazzo Reale • Museo della Scienza • A visual protest. The Art of Banksy fino al 14 aprile al Mudec GENOVA • Paganini rockstar fino al 10 marzo a Palazzo Ducale BERGAMO • Le storie di Botticelli fino al 28 gennaio all’Accademia Carrara VENEZIA • Epoca Fiorucci fino al 6 gennaio a Ca’ Pesaro VICENZA • Museo del gioiello REGGIO EMILIA • Jean Dubuffet fino al 3 marzo a Palazzo Magnani BOLOGNA • Warhol&Friends fino al 24 febbraio a Palazzo Albergati • Hokusai Hiroshige. Oltre l’onda fino al 3 marzo al Museo Civico Archeologico PISA • Da Magritte a Duchamp. 1929 fino al 17 febbraio a Palazzo Blu • Bosh, Brueghel, Arcimboldo fino al 26 maggio allo Spazio degli Arsenali Repubblicani FIRENZE • Marina Abramovic fino al 20 gennaio a Palazzo Strozzi • Van Gogh e i Maledetti fino al 31 marzo a Santo Stefano al Ponte - Cattedrale dell’Immagine ROMA • Pollock e la scuola di New York fino al 24 febbraio al Complesso del Vittoriano • Pixar. 30 anni di animazione fino al 20 gennaio a Palazzo delle Esposizioni • La strada. Dove si crea il mondo fino al 28 aprile al MAXXI • Dream fino al 5 maggio al Chiostro del Bramante • Primitivismo. Je suis l’autre fino al 20 gennaio alle Terme di Diocleziano NAPOLI • Escher fino al 22 aprile al Pan • Klimt experience fino al 3 febbraio alla Basilica dello Spirito Santo • Robert Mapplethorpe fino all'8 aprile al MADRE Info su trenitalia.com
NETWORK / / ROUTES / / FLOTTA Val Gardena
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LEGENDA:
Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su www.trenitalia.com Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com
OLTRE 270 FRECCE AL GIORNO 92
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NETWORK DI OLTRE 100 CITTÀ UN
COLLEGAMENTI GIORNALIERI E DURATA MINIMA DEL VIAGGIO
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FRECCIAROSSA
FRECCIAROSSA ETR 500 Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze 4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
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FRECCIARGENTO ETR 600 Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 432 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
Milano-Roma 2h 55'
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Roma-Venezia1 3h 12'
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FRECCIARGENTO ETR 485 Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 489 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
Roma-Verona 2h 52'
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Milano-Venezia 2h 1
I tempi minimi indicati si riferiscono alla soluzione di viaggio più veloce con una delle tre Frecce, dalle stazioni centrali dove non specificato. I collegamenti comprendono sia i servizi di andata che di ritorno. Sono previste variazioni nel fine settimana e in alcuni periodi dell’anno. Maggiori dettagli per tutte le soluzioni su trenitalia.com 1
Durata riferita al collegamento con Venezia Mestre
FRECCIABIANCA Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 603 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIABIANCA ETR 460 Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 479 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIAROSSA ETR 1000 Velocità max 400 km/h Velocità comm.le 300 km/h Composizione 8 carrozze Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard Posti 457 WiFi Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità Fasciatoio
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PRIMA DI SCENDERE//RACCONTO INEDITO di Anton Emilio Krogh
I WILL
SURVIVE I
tuffi dallo scoglio più alto, l’alba, i canti intorno al fuoco. Triangolo e Grease, sognare di un futuro lontanissimo e ballare, ballare come se non ci fosse un domani. Erano i 18 anni, un numero che significava eternità. Perché a quell’età tutto era infinito e aveva per Giulio la stessa estensione dell’orizzonte, senza fine. Ma l’estate terminò e a Giulio la vita sembrò un inganno. Della Sicilia ormai lontana, della casa nel bosco, rifugio di mamme e nonne da generazioni, non era rimasto nulla se non nostalgia. In città le giornate trascorrevano interminabili e la pioggia e il vento, battendo sui vetri della finestra della cameretta dove preparava gli esami del primo anno di università, sembravano volerla spalancare per raggelargli il cuore. Avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare nella sua isola e rivivere anche solo per un attimo quella estate e quella sensazione di eternità. Ma c’erano le sessioni di esami da rispettare e un padre che nel futuro di suo figlio vedeva altro che estati senza fine. «Devi crescere, diventare adulto, e questo significa avere la pazienza di attendere una nuova estate», disse il padre con fermezza di fronte all’ennesima insistenza di Giulio. Ma Giulio non poteva attendere, e forse non voleva neanche diventare grande. Di sicuro non in quell’autunno del 1978. Decise di mettere da parte la “settimana”,
si chiamava così la paghetta che i genitori davano ai figli adolescenti per le uscite nel weekend e per le necessità quotidiane. Paghetta dopo paghetta raggiunse la somma necessaria per un biglietto di seconda classe sul treno per Palermo. Sarebbe partito di nascosto, in fondo aveva compiuto da poco 18 anni e nessuno poteva impedirgli di inseguire l’estate. Qualche gettone per avvertire gli amici del suo arrivo, una letterina ai genitori da lasciare sotto il cuscino e alle cinque del mattino di corsa verso la stazione. Il viso schiacciato sul finestrino, gli occhi umidi che fissavano il vuoto dell’orizzonte, la paura per le conseguenze di quel gesto avventato. Anche se, in fondo, che male c’era a inseguire l’estate, pensò. La traversata dello Stretto, con il vento gelido di novembre che tagliava il viso sul ponte del traghetto, fu la sferzata di energia che a quell’età valeva dieci ore di sonno. Palermo era vicina, gli amici lo avrebbero accolto a braccia aperte, era stata la loro estate e lui sapeva bene che anche loro non volevano diventare grandi. Avrebbero di nuovo sognato insieme e ballato come se non ci fosse un domani. Il Peloritano, nel suo inconfondibile colore verde, lentamente rallentò ed entrò in stazione. Giulio con la mano tremante aprì la porta pesante del vagone, il cuore gli batteva forte, 94
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li vide tutti in lontananza schierati in cima al binario dove svettava un grande cartello colorato con il suo nome scritto a lettere cubitali. Scese, aveva gli occhi lucidi, dallo stereo sotto il braccio di Luca partì a tutto volume I will survive. Fuori faceva freddo, era arrivato l’inverno pensò, ma fu una frazione di secondo, nel cuore era piena estate. LF
Mursia Editore, pp. 256 ¤ 17 La vita come un’estate infinita in cui cogliere l’attimo e provare a essere felici. L’estate stagione del cambiamento e della rinascita, ma anche della leggerezza. Tutto ruota attorno a questo nelle pagine del secondo romanzo dell’avvocato napoletano Anton Emilio Krogh, già autore di Come me non c’è nessuno (nove edizioni e Premio speciale Amici del Premio Elsa Morante 2017).
PRIMA DI SCENDERE//FONDAZIONE FS di Ernesto Petrucci
Photo L. Di Iorio - Archivio Fondazione FS Italiane
TR ANSIBERIANA D’ITALIA
SCENARI MOZZAFIATO TRA LE MONTAGNE ABRUZZESI A BORDO DEI TRENI STORICI DELLA FONDAZIONE FS ITALIANE
tradizioni abruzzesi: cultura, prodotti locali ed eccellenze enogastronomiche. Nel 2018 sono oltre 14mila le persone che hanno viaggiato su questi treni storici e anche per il 2019 è confermato un fitto calendario di eventi, con decine
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ccola la Transiberiana d’Italia, così è soprannominata la ferrovia che collega Sulmona con Carpinone e che si sviluppa per un lungo tratto oltre i mille metri di altitudine attraversando i boschi del Parco Nazionale della Majella e gli altipiani d’Abruzzo. Pascoli e distese erbose che d’inverno ricordano le bianche distese di neve della Siberia: un paradiso per escursionisti e amanti del wilderness. Oggi l’itinerario è percorso dai treni storici della Fondazione FS Italiane e ogni stazione è un appuntamento con un antico borgo per conoscere e apprezzare le 95
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di viaggi. Oltre agli appuntamenti di gennaio, già programmati ed esauriti, a febbraio sono previste quattro date: il 3, 10, 17 e 24, lungo il percorso da Sulmona a Roccaraso. LF fondazionefs.it
PRIMA DI SCENDERE//FUORI LUOGO di Mario Tozzi MarioTozzi [Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]
PROSECCO © Marco Lissoni/AdobeStock
E C A RSIS M O
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l carsismo, da un’antica parola slava (kar) che vuol dire roccia, richiama i paesaggi di pietre ingrigite tipici del Friuli. Il lavoro delle acque nel sottosuolo è imponente, basta una giusta quantità di acido carbonico perché questa disgreghi lentamente le rocce fino a produrre doline e cavità sotterranee. Ma il Carso non è fatto solo di grotte e
lavoro delle acque. In provincia di Trieste (in realtà ne è quasi una frazione) merita Prosecco, luogo d’elezione del vino secco frizzante, leggermente aspro, venduto in tutto il mondo, che prende il nome proprio da questo paese. Non si tratta di una risposta nostrana allo champagne, è molto di più: è uno dei vini più alla moda e alla base degli aperitivi. Smorza le tensioni e
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ammorbidisce le serate, mette allegria ed è ottimo anche per pasteggiare. Nel territorio del Carso triestino, e in tutto il Friuli, le aziende di prosecco risiedono in vecchi casolari in pietra circondati dai filari. Pellegrinate di casa in casa senza remore e assaggiate un bicchiere in ognuna, con un pezzetto di pane o una fetta sottile di prosciutto San Daniele. LF