ANNO XIII | NUMERO 8 | AGOSTO 2021 | www.fsitaliane.it
PER CHI AMA VIAGGIARE
DISTRAZIONI & EMOZIONI VIAGGI IN UN’ESTATE ITALIANA
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EDITORIALE
UNITI SI VINCE N
essuno vince da solo, nella vita come nello sport. Neppure quando le discipline agonistiche sono individuali. Perché anche in quel caso dietro le quinte c’è sempre una squadra, piccola o grande, che ha lavorato per un obiettivo condiviso. Allenatori, pre-
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paratori atletici, nutrizionisti, medici, fisioterapisti, psicologi. Banalmente, ma non troppo, potremmo dire che l’unione fa la forza. La parabola della Nazionale di calcio che qualche settimana fa ci ha fatto trepidare e poi gioire, riempiendoci di orgoglio, ne è una vivida dimostrazione. Al docufilm Rai
che ne ha raccontato le gesta, umane ancor prima che sportive, accompagnando e raccontando alcuni momenti sia della preparazione atletica sia della vita quotidiana degli Azzurri, dedichiamo ad agosto le pagine della rubrica Medialogando. Ecco, quello che vorremmo evocare
sappiamo, non è facile. Ma è proprio quello di cui ci sarebbe bisogno in un passaggio così delicato della nostra storia. A luglio abbiamo invocato l’ottimismo della razionalità, la fiducia in una prossima uscita dal tunnel dell’emergenza sanitaria unita alla consapevolezza di non dover abbassare ancora la guardia, per poter così cogliere le opportunità che il post pandemia ci offrirà, grazie ai piani europei e nazionali del Next Generation EU, del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e alle varie misure
© LaPresse/Fabio Ferrari
e invocare in questo mese che sarà per molti di relax, nel quale si continuerà a parlare ancora molto di sport, con le Olimpiadi e le Paralimpiadi di Tokyo in primo piano, è proprio lo spirito di squadra. Quell’impegnarsi insieme per un medesimo traguardo, superando individualismi ed egoismi, accantonando gli interessi di parte in nome degli interessi generali. Quella capacità di farsi umili e solidali, di sapersi adattare alle circostanze, con flessibilità, fantasia e visione innovativa, in nome del bene comune. Lo
L’11 luglio 2021, a Wembley, la Nazionale italiana vince gli Europei
legislative e finanziarie che li accompagnano. Tutte opportunità e sfide che, come abbiamo scritto, vedono coinvolto in un ruolo chiave il Gruppo FS con le sue società operative. Insomma, un’occasione più unica che rara per trasformare un’oggettiva tragedia nell’alba di un nuovo corso. Ad agosto la recente parabola della Nazionale di calcio, che ha iniziato il Campionato europeo non certo nel ruolo di favorita, e l’insegnamento delle Olimpiadi che, come auspicava l’Osservatore Romano nei giorni inaugurali, dovrebbero «unire tensione agonistica e spirito di unità, superamento del limite e condivisione delle fragilità», mentre ci indicano la strada da compiere, ci dicono che, pur in salita, quella strada è davvero alla nostra portata. Uniti ce la possiamo fare. E anche la cover della Freccia di agosto, dedicata a una star dell’estate 2021, non certo giovanissima ma protagonista di un successo musicale ottenuto a fianco di due giovani cantanti, pur al netto di ogni giustificata perplessità sull’abile e sottesa operazione di marketing, suggerisce che quel motto vale anche in senso anagrafico. Perché la pluralità e la diversità che sanno confrontarsi e unirsi rendono ricco e vincente qualunque progetto, nello sport come nella vita, nelle professioni come nelle aziende. E in questo caso non ci sono avversari da battere, questa volta la gara è soltanto con noi stessi, con la nostra capacità di essere pragmatici e orientati all’obiettivo, capaci di rispettare tempi e parametri imposti dalle regole del gioco. In palio ci sono elementi essenziali del futuro nostro e delle nuove generazioni, alle quali abbiamo il dovere di lasciare un Paese e un mondo migliore. Un Paese – per quanto concerne il core business del Gruppo FS – con infrastrutture e servizi sempre più sostenibili, a servizio di una mobilità efficace, integrata, accessibile, inclusiva, sempre meno energivora e impattante sull’ambiente. Il tutto generando valore e condividendolo con le nostre comunità, rispettando gli equilibri di un territorio delicato e ricco di tesori archeologici e naturalistici, da preservare e valorizzare.
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MEDIALOGANDO
UNA FRECCIA DI SOGNI DIVENTATI REALTÀ NEL DOCUFILM RAI IL DIETRO LE QUINTE DEL TRIONFO ITALIANO AGLI EUROPEI DI CALCIO di Marco Mancini
marmanug e Carlo Valentino
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La Nazionale italiana sul Frecciarossa
A
ncora in estasi per la vittoria ai Campionati europei di calcio, Rai1 ha proposto, in prima serata agli italiani, l’ultima puntata del docufilm Sogno Azzurro. La strada per Wembley. Oltre a riassaporare, conoscendone già l’esito, i 120 minuti di una gara straordinaria, con un’appendice che ha messo alla prova le coronarie di molti, i telespettatori hanno avuto la possibilità di osservare il dietro le quinte, i momenti della vita quotidiana, il carattere e l’umanità di calciatori e staff tecnico di una Nazionale che ci ha regalato emozioni a non finire. Rai1 ha offerto così al suo pubblico una lettura inusuale 4
e accattivante dell’impresa sportiva azzurra. Un racconto mediatico innovativo, frutto di un lavoro complesso, anch’esso di squadra. In una chiacchierata virtuale gli ideatori del format, Pierluigi Colantoni, direttore Sviluppo nuovi formati Rai, e Paolo Corbi, capo ufficio stampa della Federazione italiana gioco calcio (Figc) hanno raccontato alla Freccia come è nato questo progetto, le cui puntate sono disponibili su RaiPlay. Parliamo intanto di un format non usuale che Pierluigi Colantoni inserisce «nel campo della docuserie con una derivazione factual, non soltanto un documentario
sportivo o di storia, ma una narrazione che insegue e segue i fatti trasformandoli in un viaggio». L’idea nasce un po’ per caso, in vacanza, su una spiaggia, nell’estate 2020, poco dopo il primo lockdown, quello più duro, ed è Paolo Corbi a raccontarcela: «Pierluigi e io ci conoscevamo per l’esperienza con la Nazionale femminile di calcio nel 2019 e da quel piccolo teaser è nata l’idea di un prodotto simile per la Nazionale maschile, un qualcosa di unico in 110 anni di storia. Ne abbiamo parlato a lungo, ci siamo ascoltati e confrontati a vicenda, iniziando a buttar giù un po’ di idee. La forza e l’audacia di proporlo in Rai e Figc hanno fatto il resto. Sogno Azzurro è l’unione di un creativo televisivo e di un uomo di campo che hanno voluto osare». A Coverciano i due autori incontrano il commissario tecnico Roberto Mancini e, come racconta Colantoni, «in quell’occasione abbiamo deciso di dare alla docuserie una chiave umana, provando a differenziarci rispetto ad altri format che negli anni hanno raccontato imprese sportive o calcistiche. Ci siamo ritrovati ad avere lo stesso obiettivo: raccontare una squadra e una strada verso Wembley dal punto di vista umano, caratteriale e di gruppo». Viene da chiedersi se sia lo sport ad essere adatto per questo format o il contrario. «Se c’è qualcosa che rende lo sport così pertinente a rappresentare i tratti umani e caratteriali dei suoi protagonisti è il fatto che incarna valori come l’amicizia, il coraggio, la pau-
ra, l’esperienza», prosegue Colantoni. «Ad esempio nel nostro racconto emergono individualità, come quella di Gianluca Vialli che, per l’età ma soprattutto per i suoi trascorsi sportivi e umani, rappresenta un valore come la saggezza. Insomma avevamo tutti gli ingredienti per lavorare e far emergere questi tratti di umanità e credo questa sia stata una delle chiavi del successo del programma». A confermarlo sono i numeri, dopo poco più di una settimana dal trionfo di Wembley oltre un milione e mezzo di visualizzazioni su RaiPlay, che si sommano al 21% di share ottenuto quando è andato in onda su Rai1. Un risultato senza precedenti, soprattutto considerato il linguaggio così originale e lontano da quello al quale sono abituati i telespettatori di una tv generalista. Perché le immagini «dal di dentro» sono quelle catturate nello spogliatoio, nel ritiro a Coverciano, o quelle a bordo del Frecciarossa, e mostrano «tanta spontaneità», normalità, amicizia, divertimento. Da comunicatori sappiamo quanto i media, la telecamera e la tv condizionino e portino a deformare quella spontaneità conducendoti a mostrare non quel che sei ma quel che vorresti che gli altri pensino tu sia. Per raggiungere i risultati ottenuti e raccontare la parte più umana e talvolta più nascosta delle persone, i calciatori e lo staff avevano bisogno di una telecamera sempre presente, ma allo stesso tempo “amica” del gruppo,
Il commissario tecnico Roberto Mancini nel prepartita
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MEDIALOGANDO
Gianluigi Donnarumma con la coppa degli Europei
che non creasse imbarazzi. «Si può superare la barriera fra giocatore e telecamera solo con una persona di cui la squadra si fida», confessa Colantoni, «e in questo difficile lavoro è intervenuto Paolo Corbi che è riuscito, nonostante o forse grazie al suo ruolo, a creare un clima di fiducia, a far crollare quel velo protettivo». Pazienza e presenza costante finché quella telecamera quasi sparisce, ed ecco venir fuori le parti più nascoste di ciascun giocatore o membro dell’equipe, in modo naturale, eppure frutto di un lungo e abile lavoro organizzativo. «Abbiamo portato all’interno del gruppo due filmmaker che sono diventati parte integrante della squadra ma, al contempo, quasi invisibili. Da settembre 2020 hanno vissuto sempre con noi, viaggiavano con noi, pranzavano con noi, prima e dopo le partite. Solo grazie a tutto questo siamo riusciti a filmare i vari momenti di questa storia», afferma Corbi ricordando le difficoltà iniziali. «Appena i calciatori hanno visto la telecamera si sono irrigiditi, chiedevano la mia approvazione prima di fare qualsiasi mossa, poi man mano erano loro a cercarla per confidarsi e raccontare stati d’animo ed emozioni. Se non avessimo raggiunto questo amalgama, non saremmo riusciti a far emergere quella che è stata la vera arma di questa vittoria, lo spirito di squadra, l’essere un gruppo affiatato e solidale». A proposito di gruppo unito e coeso, a renderlo ancora più tale ci ha pensato la musica. Quel cantare in coro – stonature incluse – tanti motivi, da quello di Notti magiche, inno d’Italia ’90, a un altro, importato dal gruppo campano della Nazionale, che ironizza sullo stringente regime alimentare imposto ai giocatori. Lo stesso Paolo Corbi non si è potuto esimere dall’intonare entrambe le canzoni a squarciagola. «Cantare è un modo di sentirsi gruppo e ha anche rappresentato da sempre una sorta di battesimo, 6
a Coverciano, per ogni nuovo convocato, al quale veniva chiesto di salire su una sedia e intonare una canzone a piacere, così, davanti a tutti, per mettersi in gioco e superare l’emozione. È toccato anche a Mancini e De Rossi. Quella napoletana delle polpette e delle cotolette, cantata per la prima volta dopo la partita contro la Turchia sul Frecciarossa di ritorno verso Coverciano, ha conquistato tutti, anche i calciatori nordici, Pessina, Chiellini, Locatelli, Bonucci. È diventata il ritornello per dar sfogo alla gioia dopo ogni vittoria». Proprio con riprese effettuate sul Frecciarossa, treno ufficiale della Nazionale, il docufilm Rai ha potuto mostrare gli stati d’animo del pre e post partita. I silenzi e la tensione dell’andata e la gioia irrefrenabile del ritorno, quando i giocatori si trasformano in amici in gita, «capaci - come ricorda ancora Corbi – di organizzare, con Salsano e Lombardo dello staff tecnico, un banchetto sul treno a base di lambrusco e prosciutto». A Pierluigi Colantoni non resta che descriverci uno dei passaggi chiave dell’evento sportivo e del documentario, il momento dei rigori riportato con un montaggio sapiente che alterna quelli reali della finale con quelli provati in allenamento: «Non potevamo semplicemente far rivivere gli highlight agli spettatori, dovevamo dare “nuova vita” a un momento che tutti gli italiani avevano già vissuto. Mostrarne i retroscena, quasi premonitori ma liberi dalla tensione spasmodica della finalissima». Chiudiamo la conversazione con un pensiero verso il futuro ed entrambi i nostri interlocutori sono concordi sulla voglia di «ripartire a settembre e inventarci qualcosa per il Mondiale in Qatar, in programma fra non molto». Il futuro ci aspetta, e che il sogno continui. raiplay.it
SOMMARIO AGOSTO 2021
IN COPERTINA ORIETTA A MILLLE
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L’ARTE DELL’ACCOGLIENZA
50 UN’ESTATE DA CANTARE
62 OUTDOOR EXPERIENCE
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LA ROTTA DI ENEA
UN TRENO DI LIBRI
70
Invito alla lettura di Alberto Brandani, che questo mese propone ai lettori della Freccia il nuovo libro di Donatella Di Pietrantonio, Borgo Sud
pag.
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12
L’ITALIA CHE FA IMPRESA
INNOVATION
I BORGHI DEI TESORI
IN BILICO SUL MARE
78
Da Genova verso Levante alla scoperta della Liguria. Tra palazzi nobiliari, scogliere a picco, borghi antichi e odor di salsedine misto a basilico
L’ISOLA DEL BIEN VIVRE
82 IL SALENTO DELLA TARANTA
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L’AMICO DELL’ACQUA
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RAILWAY HEART
SULCIS, MINIERE E MUSICA
È entrato in piscina a tre mesi. Ora che ha 21 anni, il nuotatore paralimpico Simone Barlaam è pronto per i giochi di Tokyo
LA STELLA DI CARUSO
94 LA VOGLIA DI CORRERE
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66
VITE IN VOLATA
26
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GUSTA & DEGUSTA
LA LEGGEREZZA DEL MARE
28
102
WHAT’S UP
CHIANTI CONTEMPORANEO
107 50
RITRATTI D’ARTISTA
111
110 COCO + MARILYN
125 PRIMA DI SCENDERE
127 STAZIONE POESIA LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO
113 SCOPRI TRA LE PAGINE LE PROMOZIONI E LA FLOTTA DELLE FRECCE i vantaggi del programma CartaFRECCIA e le novità del Portale FRECCE
8
I numeri di questo numero
Tra le firme del mese
PER CHI AMA VIAGGIARE
34
le escursioni della rassegna Trekking col treno [pag. 63]
21
CESARE BIASINI SELVAGGI Da marzo 2017 è direttore editoriale di Exibart.com ed Exibart on paper. Manager culturale per diverse fondazioni italiane, svolge anche un’intensa attività di consulenza di comunicazione strategica d’impresa e per l’internazionalizzazione del made in Italy
le tappe europee dell’itinerario La rotta di Enea [pag. 68]
100
gli anni dalla scomparsa di Enrico Caruso [pag. 86]
128
le città attraversate dal Treno della Dolce Vita [pag. 125]
Read also
PEPPE IANNICELLI Giornalista, scrittore e conduttore radio e tv. Ama raccontare e vivere la vita: viaggi, tavole gustose, arte e spettacoli, chiese, moschee, occhi negli occhi
FSNews.it, la testata online del Gruppo FS Italiane, pubblica ogni giorno notizie, approfondimenti e interviste, accompagnati da podcast, video e immagini, per seguire l’attualità e raccontare al meglio il quotidiano. Con uno sguardo particolare ai temi della mobilità, della sostenibilità e dell’innovazione nel settore dei trasporti e del turismo quali linee guida nelle scelte strategiche di un grande Gruppo industriale
MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE ANNO XIII - NUMERO 8 - AGOSTO 2021 REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/1997 CHIUSO IN REDAZIONE IL 28/7/2021 Foto e illustrazioni Archivio Fotografico FS Italiane FS Italiane | PHOTO Adobestock Copertina: © Giulia Parmigiani Tutti i diritti riservati Se non diversamente indicato, nessuna parte della rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa senza il consenso espresso dell’editore
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Marco Mancini Davide Falcetelli Michela Gentili Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico, Francesca Ventre Silvia Del Vecchio Gaspare Baglio Francesca Ventre Giovanna Di Napoli Michele Pittalis, Claudio Romussi Cesare Biasini Selvaggi, Alberto Brandani, Francesco Bovio, Peppone Calabrese, Viola Chandra, Claudia Cichetti, Fondazione FS Italiane, Alessio Giobbi, Peppe Iannicelli, Valentina Lo Surdo, Cristina Piccinotti, Enrico Procentese, Andrea Radic, Elisabetta Reale, Gabriele Romani, Davide Rondoni, Flavio Scheggi, Filippo Teramo, Mario Tozzi
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VALENTINA LO SURDO Conduttrice radiotelevisiva Rai, pianista classica con anima rock, presentatrice, speaker, attrice. Trainer di comunicazione, da 20 anni è reporter di viaggi all’ascolto del mondo. Le sue destinazioni preferite? Ovunque ci sia da mettersi in cammino
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Giornalista freelance, collabora con VdGmagazine.it e scrive delle sue passioni: viaggi, vita sana all’aria aperta, benessere, sport e buona cucina
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ANNO XIII
CRISTINA PICCINOTTI
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FRECCIA COVER
Dalla serie Disclosure - Rwandan Children Born of Rape © Jonathan Torgovnik
RITRATTI D’UMANITÀ di Flavio Scheggi
We are humans è il tema dell’undicesima edizione del festival internazionale di fotografia Cortona on the move. Fino al 3 ottobre, la città in provincia di Arezzo ospita nel centro storico e nella Fortezza del Girifalco oltre 20 mostre di autori provenienti da tutto il mondo. Un’occasione da non perdere per visitare il borgo toscano, sempre più vicino alle grandi città del nord Italia grazie al nuovo servizio Frecciarossa che collega Torino e Milano alla stazione di Terontola in poche ore. Tra i protagonisti del festival Paolo Pellegrin, fotografo dell’agenzia Magnum che con il progetto L’altro racconta gli effetti che il Covid-19 ha avuto nei rapporti tra le persone. Ad arricchire l’offerta anche le immagini dell’Archivio Pu-
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blifoto Intesa Sanpaolo, con cui è stata realizzata la mostra Come saremo - L’Italia che ricostruisce in cui si racconta la rinascita del Paese nel secondo dopoguerra, suggerendo un parallelismo con la situazione post pandemica di oggi. In più tanti scatti di artisti internazionali, come il fotografo israeliano Jonathan Torgovnik che attraverso Disclosure Rwandan Children Born of Rape racconta la realtà ruandese, dando voce alle donne violentate durante la guerra. E poi immagini capaci di far riflettere i visitatori su temi importanti come l’amicizia, la vita interiore, il rapporto con la natura e l’invecchiamento. cortonaonthemove.com festivalcortonaonthemove cortonaotm 11
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PHOTOSTORIES PEOPLE Lavoro ad Alta Velocità © Matteo Acitelli matteoacitelli
IN VIAGGIO Verso Firenze © Daniele Nieddu danielenieddu_
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LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME a cura di Enrico Procentese
Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente, priva di watermark, non superiore ai 15Mb. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica. Railway heArt un progetto di Digital Communication, Direzione Centrale Comunicazione Esterna, FS Italiane.
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LUOGHI Stazione di Milano Centrale © Pamela Natale hightspeedtrains
AT WORK Lorenzo, capotreno Frecciarossa © Antonio L. P. ermetico.op
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RAILWAY heART
A TU PER TU a cura di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it
A
lessio, 32 anni, addetto customer care nella Direzione Business Alta Velocità di Trenitalia, racconta la sua esperienza lavorativa e fa un bilancio del periodo post-emergenziale. Un breve ritratto di te? Sono nel Gruppo FS da tre anni, dopo gli studi in Lingue e relazioni internazionali e alcuni lavori che mi hanno impegnato in ruoli sempre a contatto con le persone, di front line e assistenza. Da pochi mesi sono stato assunto con contratto a tempo indeterminato nella struttura operativa di customer care e vendita diretta per i servizi Alta Velocità, attività che svolgo nelle stazioni di Roma Termini e Tiburtina, dove ho iniziato a lavorare in apprendistato nel 2018. Come si è svolto il tuo percorso in FS Italiane? Sin dal principio, formazione e affiancamento sono gli elementi che hanno contraddistinto il mio lavoro: da una parte bisogna essere continuamente aggiornati su procedure e regolamenti ben definiti, dall’altra va curato il rapporto con il cliente, in cui nulla è mai scontato. È stato un cammino di crescita professionale e umana insieme ai miei istruttori e colleghi, molti dei quali più giovani di me. Un processo che mi ha aiutato ad acquisire sicurezza senza smettere mai di imparare. Qualche esempio? Sviluppare nuove conoscenze rispetto alle mansioni ordinarie è parte integrante del mio lavoro, sempre a contatto con le esigenze di chi viaggia. Mentre tra noi dipendenti un ruolo fondamentale lo gioca il senso di squadra. Per esempio, nella gestione dei cambiamenti repentini che abbiamo dovuto affrontare durante le diverse fasi dell’emergenza sanitaria, come la mole di rimborsi a causa del Covid-19 per i quali abbiamo prestato supporto ad altri colleghi. Una mansione che non avevi mai svolto? È stata l’occasione per ottenere una visione a tutto tondo sui processi di vendita e assistenza, i cui confini nel periodo pandemico si sono assottigliati, fondendo insieme diverse competenze anche grazie a una formazione ad hoc che si è aggiunta a quella di base. Sul versante del frontline, invece, ci siamo occupati del customer care per il Frecciarossa Covid free Roma-Milano, esperienza che si è conclusa a luglio, in stretta sinergia con la Croce rossa italiana. Cosa ti piace di più del tuo lavoro? Il progressivo ritorno in presenza è stata la cartina di tornasole a conferma di ciò che già pensavo: questo tipo di attività ti arricchisce giorno dopo giorno grazie al contatto diretto con il pubblico. Dopo aver visto le stazioni di Roma Termini e Tiburtina semideserte per gran parte della settimana, posso dire che avere rapporti relazionali senza filtri, è il modo migliore per vivere la professione.
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LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE, VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE
E
doardo De Luca, 18 anni, studente lombardo con la passione dei treni ad Alta Velocità e della barca a vela, ci racconta la sua esperienza di viaggio tra terra e mare, con attenzione alla sicurezza. Di cosa ti occupi e quali sono i tuoi interessi? Studio in un istituto tecnico grafico di Milano che raggiungo dalla mia abitazione a Mariano Comense, nella provincia di Como, con i regionali di Trenord e la metropolitana. Ho due grandi passioni da sempre: i treni AV e la barca a vela. Per me non sono solo mezzi di trasporto ma stili di vita capaci di intercettare la bellezza dei luoghi. Il tuo prossimo viaggio? In questo momento mi trovo a Rimini, dove sono arrivato in Frecciarossa da Milano, pronto a ripartire in barca alla volta di Trapani. A seconda delle tappe che farò, prevedo di arrivare in Sicilia in circa sei giorni. Al ritorno raggiungerò, prima in bus e poi in treno, Reggio Calabria e, da qui, di nuovo sul Frecciarossa per Milano. Viaggiare, guardare scorrere i panorami dell’entroterra dal finestrino, e vedere il mare nelle giornate in cui è calmo o agitato, hanno alimentato la mia voglia di conoscere ed esplorare tanti territori italiani che meritano attenzione. Sei anche entrato in una cabina di guida del Frecciarossa 1000. Che esperienza è stata? Innanzitutto, vorrei cogliere l’occasione per ringraziare l’istruttore, il macchinista e il capotreno di Trenitalia che, in occasione di una lezione guidata, mi hanno svelato alcuni interessanti particolari sul funzionamento e le caratteristiche di questo mezzo. Mi ha colpito il sistema di controllo della marcia, la tecnologia d’avanguardia ERTMS, con cui binari e treno dialogano tra loro. Che tipo di viaggiatore sei? Cerco di organizzare con largo anticipo almeno uno o due viaggi di piacere al mese nelle principali città italiane, approfittando delle numerose offerte messe a disposizione da Trenitalia, come la Super Economy. Gli strascichi della pandemia mi hanno però abituato anche a una minore programmazione. Nell’eventualità di nuovi cambiamenti, ho scaricato il Green Pass dopo la seconda somministrazione di vaccino. La sicurezza sanitaria in treno è sempre stata garantita al massimo ma non mi stupirebbe una maggior richiesta di attenzione, anzi lo troverei sacrosanto in questa fase storica. Un suggerimento utile per migliorare la tua esperienza di viaggio? Sono abituato a partire in treno molto presto dalla stazione di Milano Centrale. E ho notato che, probabilmente a causa del Covid-19, gli orari di apertura del FRECCIALounge sono stati posticipati alle sette del mattino. Spero di poter tornare a utilizzare questo servizio prima delle sei perché lo apprezzo molto, in modo particolare per fare colazione prima di salire in carrozza.
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L’ITALIA che fa IMPRESA
UN PASSO AVANTI INNOVAZIONE, SOSTENIBILITÀ E ATTENZIONE AL PRODOTTO. QUESTI I PUNTI FERMI DI VIBRAM, CHE PRODUCE OGNI ANNO 40 MILIONI DI SUOLE PER L’OUTDOOR E LA SICUREZZA SUL LAVORO di Flavio Scheggi
Vibram FiveFingers V-Trek
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ettembre 1935. Durante un’ascensione sulla Punta Rasica, in Val Bregaglia, tra Lombardia e Svizzera, perdono la vita sei escursionisti. La principale causa di quell’incidente furono le calzature inadeguate. Al tempo, infatti, si andava in montagna indossando scarpe che avevano la suola in cuoio: con la neve, questa parte si inzuppava d’acqua e in poco tempo i piedi si congelavano. Il tragico evento colpì molto l’imprenditore milanese Vitale Bramani, ex accademico del Club Alpino Italiano (Cai), che in quell’incidente perse alcuni amici. Fu lui ad avere l’intuizione di creare suole per calzature con la stessa tecnica impiegata per realizzare gli pneumatici, cioè usando la gomma vulcanizzata, che garantiva stabilità e flessibilità, oltre a essere impermeabile. Per migliorare l’aderenza e la trazione, incise sul materiale alcuni tasselli a forma di croce capaci di far drenare all’esterno neve e detriti fangosi. Nascevano così le prime suole carrarmato in gomma marchiate Vibram, nome creato dalla combinazione del suo nome e cognome. Nel tempo l’azienda con sede ad Albizzate (VA), contraddistinta dall’inconfondibile ottagono giallo, è diventata uno dei brand che portano il made in Italy nel mondo. A raccontarci passato, presente e futuro di questa realtà imprenditoriale con oltre 80 anni di vita, leader nella produzione di suole destinate all’outdoor, sicurezza
per migliorare il nostro prodotto. Anche chi fa scarpe, quando viene in azienda, rimane sorpreso nel vedere quanto lavoro c’è dietro una suola. Come avviene il processo per realizzarla? Dico sempre che è come preparare una torta. Si fanno i vari impasti e poi si cuoce. Quando mi chiedono la differenza tra Vibram e un concorrente, rispondo che è la stessa tra una torta buona e una meno buona. Sono gli ingredienti e la mano dello chef che alla fine fanno la differenza. E il tutto avviene anche rispettando l’ambiente. Parlavamo di sostenibilità già nel 1994, quando abbiamo lanciato la mescola Ecostep. In quegli anni erano in pochi a trattare questo argomento. Mentre per noi, che realizziamo prodotti da usare prevalentemente in natura, l’ambiente è sempre stato un elemento da tutelare e proteggere. Oggi abbiamo immesso sul mercato una mescola lanoil realizzata al 94% con materiale naturale. Su quali scarpe vengono usate le vostre suole? Dipende dalle zone geografiche. In Europa principalmente per il mercato outdoor, la montagna, i prodotti antinfortunistici e il tempo libero. Stessa cosa anche negli Stati Uniti, dove serviamo principalmente il mondo del lavoro e le forze dell’ordine. Nel 2006 avete inventato le FiveFingers, calzature davvero futuriste. Sono come una seconda pelle che protegge il piede, lasciandolo comunque libero. Un progetto inizialmente
Headquarter Vibram, Albizzate (VA)
© Remi Fabregue
Pao
a lo M
sul lavoro, lifestyle e ortopedia, è l’amministratore delegato Paolo Manuzzi. Quali elementi hanno reso Vibram un’eccellenza internazionale? L’attenzione al prodotto e l’innovazione sono i punti fermi che contraddistinguono l’azienda. Già il nome della prima suola di Vibram è emblematico: il “carrarmato”, inventato tra la prima e la seconda guerra mondiale, dava l’idea di un prodotto che potesse adattarsi a qualsiasi superficie, dall’asfalto alla terra, dal fango alla neve. Che cosa le evoca il nome Vitale Bramani? Passione, genio e sregolatezza. Le scelte che vi hanno permesso di stare al passo con i tempi? Il fondatore teneva moltissimo alla qualità, un elemento che è rimasto nel nostro Dna e ci ha contraddistinto nel tempo rispetto ad altre aziende. Poi ci sono state le tappe storiche, come la conquista del K2 nel 1954 da parte degli alpinisti italiani guidati da Lino Lacedelli e Achille Compagnoni. Erano equipaggiati con scarponi speciali che avevano suole Vibram. Da quel momento, in tutte le grandi spedizioni himalayane sono stati usati i nostri prodotti. Com’è strutturata la vostra azienda? Vibram ha un Dna italianissimo, ma dal respiro internazionale. L’Headquarter è localizzato ad Albizzate e da qui vengono coordinate le altre filiali situate negli Stati Uniti, in Cina e la sede commerciale in Giappone. Investite molto in ricerca e sviluppo? L’innovazione è fondamentale. Portiamo avanti costantemente degli studi
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L’ITALIA che fa IMPRESA
© Remi Fabregue
Stampi Vibram
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diverso. Avete notato un ritorno alla natura durante la pandemia? Molte persone hanno scoperto che anche vicino casa ci può essere un luogo interessante da vivere. È aumentata la voglia di fare una passeggiata o un’escursione in montagna. Speriamo che queste abitudini durino nel tempo, perché stare all’aria aperta fa bene a tutti. Ho letto che incentivate i clienti a risuolare le scarpe. Per noi il concetto di riparazione è partito negli anni ‘60. È un modo per regalare una seconda vita alle scarpe, che si possono anche personalizzare. Abbiamo deciso di sostenere questa azione soprattutto durante l’emergenza Covid, per aiutare il mercato dei calzolai e dei ciabattini. Come è arrivato a Vibram? Sono in questa azienda ormai da 28 anni. Sviluppo e produzione delle suole
© Remi Fabregue
snobbato dai nostri clienti. Ma visto che credevamo molto in questo prodotto abbiamo deciso di presentarlo da soli sul mercato. Dopo il carrarmato, è stata una delle grandi innovazioni del nostro brand a livello internazionale. È diventata la nostra suola più usata nell’indoor, in palestra e negli sport al chiuso. Un oggetto che viene usato per i motivi più disparati. Nel 2037 festeggerete 100 anni di attività. Che obiettivi vi siete dati? Vorremmo diventare ancora più evoluti per quanto riguarda la tecnologia, più snelli in alcuni processi industriali e con tanti prodotti innovativi. Come avete affrontato l’emergenza Covid-19? È stato un momento molto difficile per tutti, ma se adesso ci guardiamo indietro vediamo una nazione che ha reagito positivamente e in modo compatto. Noi siamo riusciti ad adattarci anche a questa situazione. Abbiamo visto che, con gli strumenti giusti, si può lavorare in modo diverso, come avvenuto con lo smart working. Questo è stato un grande insegnamento. Inoltre, ci siamo resi conto che possiamo fare a meno di tante riunioni, o comunque gestirle in modo
Ho iniziato nella struttura commerciale seguendo alcune aree geografiche, poi mi sono dedicato al settore outdoor. Tra il 1999 e il 2000, ho trascorso un anno negli Stati Uniti per avviare la filiale americana. Una volta rientrato in Italia, ho lavorato come direttore commerciale e dal 2015 sono amministratore delegato. Tre cose che la rendono orgoglioso di questa azienda? Il prodotto, la passione dei nostri collaboratori e la capacità di crescere che abbiamo avuto negli anni. Usa il treno per spostarsi? Troppo poco, perché abito a Como e lavoro a Varese. Ma uso il Frecciarossa per andare a Roma o a Napoli. eu.vibram.com VibramIT vibram vibram
L’ITALIA che fa IMPRESA
PAGLIA E SWAROVSKI CON LE BORSE LE NINÈ, FIORELLA POLITO TRASFORMA UN SEMPLICE ACCESSORIO IN UN DIVERTENTE OGGETTO DI LUSSO. E SOSTIENE L’EDUCAZIONE DELLE DONNE NATE IN CONTESTI DIFFICILI di Andrea Radic Modelle con due creazioni Le Ninè
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reatività, stile ed eleganza, con un occhio sempre attento alle tematiche sociali. Il fare impresa di Fiorella Polito è un mix di tutto ciò e il suo successo è diventato presto internazionale. Il brand Le Ninè presenta diverse linee di borse in paglia impreziosite da decori e lavorazioni artigianali, con nappe, nastri e cristalli Swarovski per trasformare un accessorio, apparentemente semplice ed essenziale, in un oggetto di lusso divertente e stravagante. Nel 2017 Fiorella ha creato una società con l’amica Francesca Ferri e oggi le loro creazioni sono esposte negli store più esclusivi, da Como a Saint-Tropez, dai Caraibi al Giappone, da Miami a Palm Beach fino a Dubai. «È qualcosa che prima non si trovava nei negozi durante i nostri viaggi, dunque ci abbiamo pensato noi», racconta. «L’azienda è nata quasi per gioco, con borse di paglia ricamate a mano da un gruppo di ragazze bravissime che le decorano con nastri, cristalli Swarovski, piccole pietre, per un risultato di altissima qualità». Un prodotto di assoluta semplicità e freschezza reso di lusso e impreziosito dalle trame dei ricami e dalle gemme incastonate. I colori a cui si ispirano le decorazioni sono quelli del Sud Italia. Le tonalità del sole e del tramonto, il bianco dei Trulli, il verde delle olive, il rosso della terra. «Nel corso del tempo abbiamo
aggiunto anche conchiglie e parti metalliche galvanizzate in oro, che hanno posizionato il prodotto in un mercato altissimo», prosegue Fiorella. Le borse vengono prodotte in Puglia, a Bari, con lavorazione rigorosamente a mano, come un’eccellenza artigiana. «Sono cresciuta in una casa di donne del sud molto creative e mi sono appassionata alla bigiotteria. Mio padre ha fatto il notaio per tanti anni e anche io avevo cominciato una carriera forense. Nel 2017, con mia figlia piccola, lavoravo a studio ma sentivo che non era quella la mia strada. Così ho deciso di lanciarmi nell’idea delle borse, che mi divertiva molto: la prima fu una piccola cesta di paglia per il mare realizzata proprio per mia figlia. Ho ricevuto molti complimenti da chi l’ha vista, l’ho postata su instagram, che tutt’oggi è il nostro veicolo più forte di comunicazione e marketing, finché sono cominciate ad arrivare le prime telefonate da eleganti boutique di Dubai e degli Stati Uniti. Un successo immediato che ci ha portato a creare una vera e propria azienda», continua. «Nel 2019 ci ha contattate Edgardo Osorio, designer colombiano di portata globale che voleva avviare una collaborazione con noi, poi si è aggiunto un progetto con Silvia Tcherassi, anche lei celebre stilista e designer». Le Ninè continuano a piacere, a generare progetti innovativi, a diventare accessori che impreziosiscono anche settori diversi dalla moda. Come il mondo del vino con le Cantine San Marzano, della famiglia Cavallo, per le quali Fiorella ha creato, insieme all’amica e stylist di fama internazionale Viviana Volpicella, una cesta di paglia decorata con pietre dello stesso colore del vino, un rosato. Questo speciale packaging è stato l’omaggio dell’azienda agli esponenti top della moda mondiale. Dalla Puglia alla Lombardia, Fiorella ha chiuso di recente un accordo con il Grand Hotel Tremezzo di Como, uno degli alberghi più
raffinati d’Italia, per il quale ha creato «una borsa esclusiva, ispirata ai colori e allo stile dei saloni Art Decò dello storico palazzo fronte lago. Un mix arancio, verde e fucsia che è piaciuto moltissimo». Infine, con Volpicella e le due amiche Antonella Andidero e Milli Prete ha fondato FourBeadDen (letteralmente quattro perline), un altro brand ma con finalità charity, che l’anno scorso ha avuto come soggetto beneficiario il Malala Fund, la no-profit fondata dall’attivista pachistana Malala Yousafzai, la più giovane premio Nobel della storia, che sostiene l’educazione delle ragazze nate in Paesi difficili e le aiuta a trovare un lavoro soddisfacente. «Lo facciamo per restituire qualcosa, per impegnarci. Siamo donne che hanno avuto la possibilità di studiare e questo dovrebbe essere accessibile a tutte le giovani del mondo. Con le nostre perline che diventano collane e accessori, come facevamo da bambine, vogliamo restituire alle donne i diritti che sono loro proibiti. Il progetto sta avendo grande riscontro e ne siamo davvero contente». Spesso, mentre parla, Fiorella sorride, confermando che il lavoro migliore è quello che piace e rende felici. leninestore.com leninebags lenine_store Un modello della collezione SS20
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© Alex from the Rock/Adobe Stock
INNOVATION
(R)ESTATE SULL’APP PRENOTARE UN OMBRELLONE, TROVARE LA MAPPA DI UN SENTIERO, SCOPRIRE LA STORIA DI UN’OPERA D’ARTE. LE BUSSOLE TECNOLOGICHE PER UN VIAGGIO IN TUTTO RELAX di Francesco Bovio
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er chi va in vacanza al mare, per chi preferisce la montagna o vuole visitare le città d’arte. Sono tante le app perfette per l’estate, ricche di informazioni a volte introvabili. Una vera bussola
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per i viaggiatori, con tante novità alla portata di tutti. RIVA BOOKING Prenotare una giornata in spiaggia in tutto relax, a cominciare dal parcheggio per passare poi al lettino e
all’ombrellone. Ma anche un giro in barca, uno sport acquatico o il cibo preferito. È possibile con l’app Riva Booking, ideata da tre giovani imprenditori durante il lockdown del 2020. Facile da usare, è utile per i
GOOGLE ARTS&CULTURE La tecnologia incontra la cultura grazie all’app di Google, gratuita per Android e iOs, che supera i dieci milioni di download. Una vera e propria finestra affacciata sull’arte e sul patrimonio mondiale. L’applicazione raccoglie le immagini dei capolavori esposti in oltre duemila istituzioni culturali di 80 Paesi e consente visite virtuali in gallerie e musei. Inoltre, inquadrando dal vivo un’opera d’arte con la fotocamera dello smartphone, si può scoprire tutto sulla sua storia. artsandculture.google.com
IZITRAVEL Raccoglie più di 15mila audioguide che descrivono opere, monumenti, musei e parchi archeologici in 123 Paesi. Roma e Firenze sono nella top ten delle città d’arte, a cui si aggiungono le principali capitali europee. Sono gli stessi utenti a creare i racconti digitali, sotto la guida di 50 professionisti sparsi in tutto il mondo e grazie al supporto di tecnologie multimediali all’avanguardia. Gratuita per Android e iOs. izi.travel/it
© mahod84/AdobeStock
proprietari degli stabilimenti balneari ma soprattutto per le famiglie e i turisti che vogliono pianificare qualche ora di vacanza, evitando levatacce o lunghe file sotto il sole. Per ora sono 500 i beach club iscritti al programma, ma ogni giorno se ne aggiungono di nuovi. Il servizio, gratuito per Android, iOs e Huawei, è presente in 14 regioni con l’obiettivo di rilanciare in sicurezza il turismo in Italia. rivabooking.it SURFLINE Grazie a 500 telecamere HD puntate sulle coste di tutto il mondo, si può osservare il mare in tempo reale e organizzare l’uscita al momento giusto. In base al punto preciso in cui ci si trova, individuato dallo smartphone, si possono conoscere in pochi secondi la temperatura dell’acqua e la velocità del vento. Gratuita per Android e iOs, è l’app ideale per i surfisti che cercano l’onda perfetta. surfline.com PEAK FINDER Funziona anche offline e riconosce più di 850mila montagne ordinate in un database. Peak Finder permette una visualizzazione a 360 gradi del panorama scelto: basta puntare lo smartphone e in un attimo compariranno il nome della vetta, l’altitudine e altre informazioni utili. Un cannocchiale serve a scoprire anche i monti meno prominenti e una freccetta consente di alzarsi in volo per capire cosa si nasconde dietro la catena montuosa inquadrata. Gratis per iOS/iPadOS, per Android a 4,89 €. peakfinder.org/it ALLTRAILS Oltre 200mila mappe, con sentieri dettagliati per appassionati di escursioni, mountain bike e attività outdoor. Sono 344 i milioni di chilometri registrati sull’app, che comprende itinerari in versione estiva e invernale, da percorrere a piedi o in bicicletta. Basta impostare un filtro con la lunghezza del percorso e il livello di difficoltà e in pochi secondi il Gps indicherà passo, distanza e velocità massima. Disponibile per iPhone e Apple Watch, ha già conquistato oltre 25 milioni di esploratori. alltrails.com
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AGENDA a cura di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it
save AGOSTO the date 2021
© Bruno Bruchi
FERRARA 25>˃2 9 AGOSTO L’originale kermesse è diventata negli anni il più grande evento dedicato ai musicisti di strada. Il festival, che non si è fermato neppure nel 2020, si svolge nell’unico spazio del Parco Massari. In un’area di quattro ettari, fino a mezzanotte, si esibiscono 12 artisti, selezionati tra oltre 800 aspiranti. Gianna Nannini, special guest dello scorso anno, aveva affermato: «Sono contenta di aver partecipato perché questa musica è innovativa. C’è bisogno della strada, è bello contaminarsi». Oltre agli spettacoli dei musicisti, sono previste performance di pittori, ritrattisti, giocolieri e acrobati. All’interno del parco sono presenti aree dedicate allo street food, a un mercatino e a laboratori musicali. Torniamo a respirare è il payoff del 2021, che sottolinea anche la necessità di tutelare l’ambiente e la natura. ferrarabuskers.com
© Luisa Veronese
FERRARA BUSKERS FESTIVAL
Helidon Xhixha, Cipressini, San Quirico d’Orcia 24
FORME NEL VERDE VAL D’ORCIA FINO AL 2 NOVEMBRE Compie 50 anni ed è fiera di dimostrarli. Nata da un’idea di Mario Guidotti, conoscitore del mondo moderno e contemporaneo, è la mostra d’arte italiana più longeva e la prima ad aver ospitato, a fine anni ‘60, opere di land art. Una forma di creatività contemporanea nata in quel periodo negli Stati Uniti, in cui la scultura si integra con il paesaggio, in luoghi fino ad allora mai pensati come spazi espositivi. L’iniziativa ha visto nel tempo la partecipazione di maestri come Arnaldo Pomodoro, Costantino Nivola, Mirella Forlivesi e Maurizio Cattelan. L’edizione 2021 è diretta da Carlo Pizzichini e ambientata in Val d’Orcia, a Siena e a Bagno Vignoni, con un programma eterogeneo che va dalla scultura alla ceramica, fino alla pittura. formenelverde.com
PhEST2021 MONOPOLI (BA) 6 AGOSTO>1° NOVEMBRE Il festival internazionale di fotografia e arte, arrivato al sesto anno consecutivo, ha scelto per il 2021 il tema del corpo. In un’era in cui domina il mondo immateriale della rete, tutto ciò che è fisico rischia di assumere un valore marginale, di diventare zavorra. E invece è sempre più al centro di dibattiti sociali, come nei casi dei movimenti #BlackLivesMatter e #MeeToo o della pandemia da Covid-19. A esprimersi sul tema numerosi artisti internazionali che trasportano i visitatori in mondi dove la fisicità si unisce con l’estetica e la cibernetica si alterna all’esaltazione del colore. Tra questi, Mustafa Sabbagh, Angélica Dass e Phil Toledano. Per l’edizione attuale rimane confermata soprattutto la formula outdoor, in cui gli autori mettono in mostra opere all’aperto in uno splendido angolo di Mediterraneo. phest.info
© Giovanni Chimenti
FESTIVAL INTERNAZIONALE GREEN MUSIC UMBRIA FINO AL 5 SETTEMBRE Nel cuore verde d’Italia suoni e natura si fondono per la rassegna ideata da Maurizio Mastrini. Per l’edizione numero cinque, in cartellone sono previsti 30 concerti in 12 Comuni umbri. Tra i nomi noti, il compositore e direttore d’orchestra Andrea Morricone, a Orvieto il 7 agosto, e il cantante Marco Masini, l’8 ai bordi del laghetto di Pietrafitta (PG). Nel museo a cielo aperto di Campo del Sole, sul lungolago di Tuoro sul Trasimeno, è lo stesso Maestrini ad esibirsi il 10 agosto con il Concerto dell’aurora. Novità 2021, il Concerto nell’aia arpe e violino con il Messenion Quartet e il maestro Joseph Arena, il 20 agosto a Fontignano (PG). Chiude il festival Moni Ovadia, il 5 settembre a Monte del Lago (PG). Tutti gli eventi sono a ingresso libero. festivalinternazionalegreenmusic.com
© Andrea Caputo
Phest 2020, isolotto Porta Vecchia
SUPERSALONE MILANO 5>10 SETTEMBRE È l’evento Speciale 2021 del Salone del Mobile. Milano, la prima grande mostra del design a riaprire dopo la pandemia. Si tratta di un evento destinato non solo agli operatori, ma anche al grande pubblico grazie, tra l’altro, al debutto di una nuova piattaforma digitale per l’acquisto dei prodotti. L’allestimento dell’evento, a Fiera Milano Rho, riproduce il format di una grande biblioteca, con lunghi divisori paralleli e la disposizione degli oggetti su pareti verticali e superfici orizzontali. Non mancano zone e percorsi tematici con arene per talk, lounge per incontri di business e aree dedicate ai giovani. Il programma è arricchito, infine, da incontri con protagonisti ed eventi musicali. All’ingresso Porta Est è stata creata una zona di accoglienza con 200 alberi che, al termine del Supersalone, verranno piantati in città. salonemilano.it 25
GUSTA & DEGUSTA
di Andrea Radic
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GAUDIUM: REGNO DEL PESCE CLASSICO E CONTEMPORANEO
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na delle più affascinanti spiagge del Salento, una location pieds dans l’eau, un banco del pesce trionfale dal quale scegliere il meglio del pescato e un servizio attento e professionale con quel sorriso in più ad accogliere gli ospiti con gioia. Il ristorante lounge bar Gaudium, di nome e di fatto, è una finestra sul mare dove godere la lunga estate che la Puglia sa offrire. Battuta di gambero viola con insalatina al mango, cannolo con cremoso di latte e lime pralinato al papavero.
Aperto un anno fa a Torre Canne (BR), punta sulla qualità della materia prima grazie all’esperienza quarantennale nel settore ittico del titolare Sebastiano Gioioso, che ha ben 27 barche da pesca. Il ristorante, curato da Mario Gioioso, figlio di Sebastiano, è la vetrina di questa capacità imprenditoriale dove viene selezionato e proposto il meglio che il mare sa offrire, sia a chilometro zero, con il prodotto locale, sia con pesce che proviene da altre profondità. Dalla cucina escono classici rivisitati e piatti di particolare estro e fantasia, con abbinamenti interessanti. Il concetto gastronomico è quello di esaltare al massimo il prodotto in purezza, senza inutili salsine o ammennicoli vari. Nel menù Linguine alle vongole con panfritto, pomodori datterini gialli e rossi, Pacchero alla polpa di riccio con salsa alla bufala e crumble al caffè, Tartare di ombrina con cetriolo marinato, aria di limone e katsuobushi e Tentacoli di polpo rosti su una delicata vellutata di piselli, burratina all’olio, perle di aceto balsamico e croccanti chip di tapioca. La carta dei vini parte dalla viticultura pugliese e raggiunge anche altri angoli del mondo di ottima qualità, interessanti da provare. gaudium.torrecanne
TAVERNA RE MANFREDI: CUCINA DI ALTO LIVELLO TRA I SASSI DI MATERA
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iretto da Matteo Sintini, ravennate di grande esperienza professionale nella ristorazione di livello, il locale nato dall’entusiasmo imprenditoriale del Gruppo Italiano Vini è un vero rifugio gourmet in uno dei centri storici più belli del mondo, i Sassi di Matera, già capitale europea della cultura. L’ingresso della Taverna Re Manfredi è attraverso un nobile portone in legno e gli ambienti del locale giungono fino a 15 metri sottoterra con affascinanti sale scavate nella pietra. Quella che era una cisterna d’acqua ora può ospitare un tavolo per occasioni speciali, un luogo intimo nel cuore della storia. La giovanissima brigata di cucina, età media 21 anni, è composta da Gianluca Trombetta e Angelo Calciano, il primo torinese con esperienza stellata, il secondo dal talento tutto lucano. Un gruppo affiatato con tanta voglia di fare bene. E i risultati non si sono fatti attendere: il menù parte dai fornitori locali per esprimere, con ottima mano, una contaminazione creativa che ha lo scopo di aggiungere dettagli e “spingere” i piatti. Tra le specialità identitarie il Bottone con ripieno di salsiccia, Pezzente e fagioli sarconi con acqua al caciocavallo, Melanzana all’acqua-pizza, da lui creata in omaggio al pluri26
premiato chef Davide Scabin, e la Pancia di suino nero lucano laccata all’amaro Lucano con peperoni in tre consistenze. Anima della sala è Irene Fusari, che ha un master in curatela artistica e gestisce con professionalità e grazia un luogo dove i dettagli nel servizio non mancano e fanno la differenza. La carta dei vini è un viaggio nel mosaico enologico del Gruppo Italiano Vini con protagonista l’Aglianico Re Manfredi. tavernaremanfredi.it
VALLEPICCIOLA: BOSCOBRUNO, FASCINOSO PINOT NERO
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a Toscana è un simbolo italiano e il Chianti, suddiviso in otto Docg e 34 Doc, oltre a numerose Igt, ne è il paradiso enologico. Proprio qui, a Castelnuovo Berardenga, una manciata di chilometri da Siena, si trova l’azienda Vallepicciola, la cui cantina è di grande eleganza e quasi impercettibile impatto ambientale. Nata nel 1996 dalla passione di Bruno Bolfo, che decise di estendere i tre ettari iniziali fino agli attuali 105, destinati prevalentemente al Sangiovese, vocato alla produzione di Chianti Classico ma anche a vitigni internazionali quali Pinot Nero, Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Petit Verdot e Chardonnay. La peculiarità di Vallepicciola è quella di diversificare la produzione ottenendo il meglio non solo dalle uve Sangiovese ma anche dal Pinot Nero, a cui sono riservati 13 ettari. Questo vitigno, uno dei più eleganti e versatili, in Toscana diventa ancor più delicato da coltivare. Ma Vallepicciola ha centrato l’obiettivo: il Boscobruno 2018, Pinot Nero in purezza, si presenta davvero raffinato, con un naso possente ma allo stesso tempo dinamico e sportivo. Al palato, la complessa energia del vitigno ritorna con elegante equilibrio e profumi intensi. Anche gli altri vini Vallepicciola esprimono una nota stilistica identitaria raffinata e intrigante, come il bianco e il rosato Pievasciata. Interessante la bollicina Perlinetto, un metodo
classico extra brut da uve Chardonnay e Pinot Nero, dal volto complesso ed evoluto e di lunga vellutata persistenza. Infine, nel segno di un rapporto armonioso con la natura toscana, l’azienda ha voluto valorizzare l’uliveto esistente, che conta circa quattromila piante da cui si ottiene un ottimo olio. vallepicciola.com
MARISA CUOMO: VIGNETI FIGLI DEL CORAGGIO
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el territorio di Furore (SA) è necessario arrampicarsi sulle rocce della Costa d’Amalfi per coltivare la vite piantata su piccoli terrazzamenti sottratti alla scogliera. Sono vigneti figli del coraggio in un paesaggio di struggente bellezza che, nel corso del tempo, ha sempre cercato di respingere la volontà dell’uomo
Andrea Ferraioli e Marisa Cuomo
non solo a viverci bensì a farvi crescere una delle piante più antiche del mondo, la vite. L’avventura delle Cantine Marisa Cuomo inizia nel 1980, anno in cui Andrea Ferraioli sposa Marisa e come regalo di nozze le offre i dieci ettari dei piccoli vigneti di famiglia. Così iniziano a recuperare i vitigni autoctoni, a erigere muretti a secco per i terrazzamenti e a produrre vini estremi, grazie alla loro passione e competenza e a quella dell’enologo Luigi Moio. Nel corso di 30 anni, dedicandosi esclusivamente ai vitigni autoctoni, hanno dato vita a una gamma di nove etichette, che ogni anno raccolgono i principali premi del settore, come The Winehunter Award Gold al Merano WineFestival. Tra questi il Furore Riserva (Piedirosso e Aglianico) e, dal medesimo blend di uve, il Costa d’Amalfi, rosato dallo spiccato sentore di ciliegia. Il Fiorduva, vino icona dell’azienda, è un bianco dal colore giallo carico con riflessi oro, intenso e di grande carattere. Al naso si percepisce la ginestra e i sentori di frutta anche esotica, al palato si presenta morbido ma austero con una nobile lunghezza, dal sorso pieno e composito. La cantina di invecchiamento è scavata nella roccia di origine dolomitico-calcarea: qui le barrique di rovere francese consentono ai vini di Marisa Cuomo la miglior condizione per trascorrere il tempo. marisacuomo.com 27
© Alex Alberton
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DOLCE DAMIANO RICCA STAGIONE TV PER IL PASTRY CHEF CHE FA INCETTA DI FORMAT. E SI PREPARA A TORNARE CON BAKE OFF ITALIA
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diventato uno dei volti più amati grazie ai programmi di Real Time Bake Off Italia, Cake Star - Pasticcerie in sfida e Fuori menù. Per questa stagione il pastry chef Damiano Carrara da Lucca, classe ’85, debutta con un nuovo programma: Tarabaralla - Finché c’è dolce c’è speranza, format in onda su Discovery+ che mette alla prova i nervi di influencer e celebrity chiamati a cimentarsi nella realizzazione di dolci pronti per essere postati sui social. Ma Carrara ha anche altre frecce al suo arco: nonostante la giovane età è un imprenditore di lungo corso negli Stati Uniti, oltre che un volto noto di Food Network America. Diviso tra Vecchio e Nuovo Continente, tra tv e pasticcerie, trova il tempo di fare una chiacchierata con La Freccia. Iniziamo da Tarabaralla. Com’è nata l’idea e che significa il titolo? Vuol dire “è la stessa cosa” in lucchese. Massimo Righini, il mio primo autore a Bake Off Italia, mi ha proposto di realizzare un format simpatico. Gli sono rimasto nel cuore e così ha pensato a questo programma, che è piaciuto tanto anche a Discovery. Io ho abbracciato subito il progetto: anche se lo abbiamo registrato di corsa, mi sono divertito tantissimo. Passiamo a Bake Off Italia, che parte il 3 settembre. Su cosa punta quest’anno? Sull’italianità. Faremo un viaggio nei sapori e nei colori del nostro Paese. Si apre una stagione molto dinamica e divertente per questo talent show. Con gli altri due giudici, Ernst Knam e Clelia d’Onofrio, siamo affiatati e il programma ne risente in modo positivo: quando le persone lavorano bene assieme si vede. Ci anticipi qualcosa sui concorrenti? Tra le cinque edizioni che ho fatto,
di Gaspare Baglio
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in questa c’è di sicuro il gruppo più preparato. Sono tutti molto bravi e sto mangiando dolci davvero buoni. E poi torni anche in giro per l’Italia con Cake Star, insieme a Katia Follesa. Sì, a metà settembre iniziamo a registrare. Quale programma, a tuo avviso, ha tirato fuori di più la tua verve televisiva? Penso a Fuori menù, dove ho partecipato sia da solo sia con Gino D’Acampo: mi sono sentito più conduttore che giudice. Devo dire, però, che Cake Star mi ha aiutato molto anche grazie all’esperienza di Katia: guardando i professionisti che hai intorno si può solo migliorare. Come è iniziata la tua carriera sul piccolo schermo italico? Per caso. Ho sempre lavorato in tv negli Stati Uniti. Nel 2017 sono venuto in Italia per la ditta di importazione che ho in America e mi hanno chiamato a fare un provino per Bake Off. Così mi sono ritrovato a vestire i panni del giudice. Continui a fare trasmissioni anche in Usa? Il tempo che ho è quasi zero. Negli States, quest’anno, sono riuscito a registrare Chopped, il cooking show per Food Network America in cui quattro cuochi devono elaborare un menù di tre portate a partire da semplici ingredienti. Hai qualche format nel cassetto che vorresti portare in Italia? Sì, e ne ho parlato spesso con i miei referenti a Discovery. Ma alla fine si è fatto Tarabaralla, che spero possa avere una seconda edizione. Anche perché è un programma che si può declinare in tante maniere, senza influencer ma con un pubblico diverso. E poi c’è la difficoltà delle tempistiche: Bake Off occupa quattro mesi, Cake Star mi tiene impegnato
per tre. A questo si aggiunge il lavoro delle mie aziende in California: dopo quelli di Moorpark e Agoura Hills ora c’è anche un punto vendita di Carrara Pastries a Pasadena. In più, sto pensando all’apertura del mio atelier a Lucca. Ci puoi dire qualcosa in più? Il locale è praticamente pronto. È un progetto nato in pandemia, quando ero bloccato in casa. Non è una pasticceria, ma un luogo particolare. Immagino di preparare dolci non banali, con ingredienti stagionali. Voglio divertirmi con il mio team. E pensare anche all’estetica del negozio, che punta sul prodotto italiano. Ci credo tanto, ci sto mettendo l’anima. E sono emozionato perché è il mio primo shop in Italia. Da imprenditore come hai vissuto la pandemia? Non è stato semplice, ma sono convinto che se si lavora bene nella vita si possono affrontare anche le sfide più difficili. Le mie pasticcerie sono state colpite come le altre, ma siamo tornati alla grande e stiamo facendo numeri più alti di prima. Siamo molto soddisfatti, sperando che il peggio sia passato. Inoltre, il Governo americano ha permesso a tutti i dipendenti della ristorazione e delle palestre di accedere quasi subito al vaccino: siamo tra quelli più a rischio. Il tuo rapporto con il treno? Ne amo la comodità, soprattutto quando lo utilizzo per lavoro. È bello perché quando viaggio posso fare tante cose. E lasciarmi sorprendere da incontri inaspettati come quelli che ho avuto con la stilista Elisabetta Franchi e il cantante Marco Mengoni. damianocarrara.com chefdamianocarrara chefcarrara 29
WHAT’S UP
DIACO
MEMORIES IL GIORNALISTA ROMANO TORNA SU RAI RADIO2 E RAI2 CON IL PROGRAMMA TI SENTO. E RACCONTA ALLA FRECCIA I SUONI CHE HANNO ACCOMPAGNATO LA SUA VITA di Gaspare Baglio
«È
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un ritorno alle origini, nella casa radiofonica dove l’amore per questo mezzo si è strutturato, consolidato e affermato dentro di me». Con queste parole Pierluigi Diaco racconta il suo nuovo ingresso a Rai Radio2 con Ti sento, format nato per il piccolo schermo che adesso ha anche una declinazione audio. Il programma, incentrato sulle emozioni evocate da musica e suoni, parte il 13 settembre in radio, dalle 20 alle 21, e il giorno dopo arriva anche su Rai2, in seconda serata. A proposito di suoni, qual è quello che associ alla tua adolescenza? Il rumore del mio scooter sempre scassato: quando entravo nel cortile della scuola si faceva sentire. E poi la mia voce ascoltata in cuffia quando, a 14 anni, ho cominciato a lavorare a Italia Radio, nella Capitale. Non mi era mai capitato prima e questa cosa mi ha fatto sentire importante: quello che dicevo veniva ascoltato da tante persone. Una sensazione che ricorderò sempre. E a quale melodia associ la tua carriera? A un suono silenzioso, quello della coscienza. La voce interiore che invita ad avere il senso della misura quando si fa il proprio mestiere. A osare, ma senza perdere di vista le ragioni e la sensibilità altrui. Il modo in cui conduco i miei programmi in radio e in tv è basato sulle emozioni. Può piacere o no, ma per me quella è una chiave fondamentale, e comunque tendo sempre a mettere in campo una buona dose di pudore. E se parliamo di viaggio? Il fischio della nave che sta per attracca-
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re e del traghetto. Gran parte delle mie vacanze, da quando sono adolescente, le passo in Sicilia, alle isole Eolie ed Egadi. Questi suoni mi riportano alla spensieratezza e alle mie passioni: la natura e il mare in posti molto poco frequentati. La canzone dell’amore? Quella mia e di Alessio (Orsingher, ndr) è Chiama piano di Pierangelo Bertoli e Fabio Concato. Proprio la voce di Concato, quando la sento, mi pone in una condizione amorevole. La tua musica dell’estate? Il brano di un caro amico che ho ascoltato prima che diventasse famoso. Con tanta apprensione e tutta la speranza che avesse successo. Parlo di Solo una volta (o tutta la vita) di Alex Britti. La sigla che ti ricorda la televisione? Sicuramente quella del Maurizio Costanzo show mi provoca un’emozione speciale, visto che ho il privilegio di essere l’autore del programma, insieme a Costanzo. Quando, da dietro le quinte, vedo aprirsi il sipario e sento la celebre musica provo una sensazione avvolgente. La voce che ti rassicura? Quella di Alessio. Cosa ti mette di buonumore? I dischi di Ivano Fossati, Nick Drake, Neil Young, Sigur Rós e Ornella Vanoni. Di recente ho scoperto la musica peruviana e la ascolto prepotentemente, mi diverte molto. Cosa ti sussurreresti all’orecchio guardandoti allo specchio? T’amo e t’odio. raiplayradio.it
30 ANNI SUONATI I RIDILLO FESTEGGIANO TRE DECADI DI CARRIERA CON UNA SERIE DI LIVE ESTIVI A TUTTO FUNKY di Gaspare Baglio
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ono il punto di riferimento per il funk e il soul italiano. Daniele “Bengi” Benati, Claudio Zanoni, Alberto Benati, Claudio D’Errico formano i Ridillo da 30 anni. Con loro fin dall’inizio anche Renzo Finardi, scomparso nel 2019. E hanno deciso di festeggiare l’anniversario per tutto il 2021. A ripercorrere la loro storia ci pensa il frontman Bengi. Trent’anni di vita all’insegna di? Leggerezza e costanza. La nostra missione è far rinascere il funk in versione italiana. E poi siamo sempre stati noi, ci ha lasciato solo il nostro batterista, ma il suo spirito è sempre presente, nei successi e negli insuccessi: sapeva
sdrammatizzare e riportava il sorriso con una battuta. Andy Warhol diceva: «Sono una persona profondamente superficiale». È un concetto che condivido da sempre, convinto che essere pop non significhi essere banale. I momenti rimasti nel cuore? Quando abbiamo aperto la tournée italiana degli Earth Wind & Fire, nel 1997, con il bassista Verdine White che ballava sui nostri pezzi. Ma anche aver suonato prima di James Brown, aver accompagnato Gianni Morandi per i live del 2000 e poi il tour insieme a Eumir Deodato, il produttore di Celebration dei Kool & the Gang. Non dimentico nemmeno l’album Folk & Funk, in cui abbiamo unito il liscio con la disco. Il 12 giugno è uscito il doppio vinile di Ridillove: che cosa rappresenta per voi? È il disco in cui ci sono Mangio amore e Figli di una buona stella, i singoli più conosciuti dal pubblico. Averlo potuto ristampare con l’aggiunta di alcuni remix è stata una bellissima operazione. Ancora oggi suona fresco e dal vivo
ritroviamo buone vibrazioni positive. A proposito di remix, com’è nato quello per Figli di una buona stella? Abbiamo caricato le tracce su SoundCloud e molti dj e producer hanno realizzato la loro versione. Nella black music è normale fare questo tipo di progetti. Che live avete in programma? L’anniversario doveva essere pieno di concerti, ma aspettiamo che riparta un po’ tutto. Ad agosto abbiamo previsto alcune esibizioni in giro per l’Italia. Il 2 saremo al festival Bike-in di Mantova. E ogni 22 del mese escono singoli che verranno poi raccolti in un album. Progetti per il 2022? Continuare a essere fedeli alla linea che ci ha portati a durare nel tempo. Ci viene riconosciuto un ruolo importante per il funk soul italico. E poi diciamo la verità: in questo mare di musica ogni tanto serve un po’ di colore “proud to be vintage”. ridillo.it RidilloOfficial ridillo_official
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WHAT’S UP
CARTOLINE DALL’EUROPA SPIRITO VACANZIERO E SONORITÀ VINTAGE PER IL NUOVO ALBUM DI JACK SAVORETTI di Gaspare Baglio
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© Chris Floyd
due anni dall’album Singing to strangers, il cantautore Jack Savoretti ritorna in pista con Europiana, un disco fresco, dalle sonorità vintage, che pesca a piene mani dalle composizioni del Vecchio Continente. Ne abbiamo parlato con l’artista inglese di origini italiane che, nel 2022, inaugura il tour live proprio nel nostro Paese. Qual è stato il punto di partenza per questo lavoro? Il lockdown. In quel periodo, ho voluto creare un mondo nella mia testa con i ricordi più belli della mia infanzia. E ho scritto la colonna sonora del viaggio che non potevo fare. Spero di regalare a chi ascolta l’album la sensazione di spalancare la finestra in un giorno d’estate. Come hai scelto i suoni? Volevo la familiarità delle canzoni che mi hanno accompagnato, degli artisti che associo alle vacanze in Italia,
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all’essere liberi, al primo amore, il primo bacio, il primo viaggio di notte. Quali sono i cantanti che colleghi all’estate? Lucio Battisti, Abba, Air, Phoenix, Julio Iglesias, Daft Punk, Giorgio Moroder, Charles Gainsbourg, Yves Montand, Patty Pravo, Loredana Bertè, Massive Attack, la lista è lunga. Li ho messi tutti in campo per definire la musica di questo progetto: sono europei nel modo di presentarsi, di cantare, nel dare valore alla melodia, nel raccontare una storia. Il singolo apripista Who’s hurting who vanta la collaborazione di Nile Rodgers degli Chic. Ho pensato che ci sarebbe stata bene la sua chitarra. E il mio produttore mi ha proposto di chiederglielo. Ma prima di cominciare a registrare ho voluto spiegare bene a Nile il fulcro di questo concept album, che vuole essere una panoramica sul sound del
Vecchio Continente dagli anni ‘60 a oggi. Perché Rodgers è stato un po’ il catalizzatore del progetto: ha portato la disco music dai club underground statunitensi al mainstream. E in Europa si è scontrato con la tradizione cantautorale. Essendo il padrino del movimento, volevo la sua benedizione. In questo album, c’è anche la tua famiglia: The way you said goodbye parla dell’incontro con tua moglie che, insieme ai tuoi figli, è coinvolta nel coro di tre brani. L’album si apre e si chiude con le voci dei miei figli. Le volevo naïf, per catturare l’innocenza nel modo di approcciare la musica. Mia figlia ha registrato ad Abbey Road nel microfono di Frank Sinatra. Le ho detto che da lì si può solo scendere (ride, ndr). jacksavoretti.com jacksavoretti
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UN TRENO DI LIBRI
Invito alla lettura di Alberto Brandani [Presidente giuria letteraria Premio Internazionale Elba-Brignetti]
In viaggio con il Prof
BORGO SUD
I
UN MICROCOSMO IMPENETRABILE EPPURE ACCOGLIENTE, LA SUA GENTE OSPITALE E RUDE, LA VITA DI DUE SORELLE CHE SI INTRECCIA. PER TENTARE DI FARE PACE COL PASSATO
l mare, la salsedine, l’odore del pesce appena pescato, il sole che abbronza la pelle e scalda il cuore. Borgo Sud non è solamente un paese abruzzese di pescatori, è un luogo dove le vite delle persone che lo abitano s’intrecciano come reti, in un legame unico e concreto. Gli abitanti non sono semplicemente vicini, appartengono agli stessi destini e condividono le rispettive esistenze, nel bene e nel male. Qui ha scelto di vivere Adriana, la sorella da sempre irrequieta, spumeggiante, eccessiva e vera dell’Arminuta, titolo del successo editoriale della stessa autrice uscito nel 2017. Dopo una lunga assenza, un giorno Adriana appare davanti alla porta della sorella con un neonato in braccio e un’ombra di terrore sul viso. Chiede aiuto senza concedere spiegazioni, entrando come un vento forte nella vita della sorella. Quest’ultima, insieme al compagno, come sempre decide di accoglierla e aiutarla. Le due vivranno attimi di crudele verità, di dolce attaccamento e di ruvido attrito. Anni dopo questo primo incontro con il nipote, la narratrice riceve una telefonata mentre sta svolgendo una lezione di letteratura a Grenoble, in Francia, dove nel frattempo si è trasferita. Ne resta sconvolta e decide di ritornare a Borgo Sud. Un rimpatrio che sarà l’inizio della risoluzione di un passato difficile, doloroso e spesso ignorato.
Le vite delle due sorelle sono opposte ma, al tempo stesso, caratterizzate da tratti comuni: la prima è studiosa, seria, sempre rispettosa verso la famiglia che non c’è stata, ancora avida di affetti; la seconda è esuberante, litigiosa, volitiva. Entrambe portano dentro, sin dall’infanzia, una grande solitudine dell’anima che cercano di colmare con amori apparentemente risolutivi ma destinati a rivelarsi tossici e difficili, se non impossibili, da lasciare. L’unico vero legame su cui possono sempre contare è quello tra di loro, contraddittorio e potente, che Donatella Di Pietrantonio descrive con maestria. Spesso è fatto di litigi, silenzi e assenze, ma è sempre sostenuto da una forza profonda che fa emergere attenzioni, preoccupazioni e amore. Un sentimento puro, perché sincero. Una costante rivelazione, una scoperta inaspettata, un dolce balsamo sulle numerose ferite inflitte dalla vita, perché nella famiglia delle protagoniste, come nella maggior parte delle famiglie contadine degli anni ’60, la parola amore, con tutte le sue manifestazioni affettuose, non esisteva. Borgo Sud è un libro che offre storie di vite vissute per apparenza accoppiate a quelle vissute interiormente, descrive i contrasti tra ciò che spesso facciamo e ciò che sentiamo e desideriamo realmente. Racconta mondi interiori da comprendere e immaginare, affiancandoli alla forte
bellezza della natura e dei luoghi che ci circondano. I suoi protagonisti cercano di liberarsi dai loro demoni interiori e dalle loro paure, ma spesso la vita è più dura e le mette continuamente di fronte a conflitti interiori non facili da sciogliere. L’autrice immerge tutte le descrizioni degli stati d’animo dei personaggi in una reale empatia priva di schemi e preconcetti, riuscendo a far emergere le sfaccettature più vere e vive dei personaggi, senza tralasciare quelle sfumature emotive che potrebbero risultare ostili, ma che invece impreziosiscono tutto il racconto.
Einaudi, pp. 168 € 18 35
UN TRENO DI LIBRI
BRANI TRATTI DA BORGO SUD [...] Anche quella notte non dormivo, nel letto troppo largo. Era la nostra terza estate lì, l’odore di nuovo dei mobili era scomparso e in cucina i fornelli avevano perso la lucentezza. Piero assisteva il padre ricoverato in ospedale. Nel momento più scuro prima dell’alba qualcuno ha tempestato il campanello con tutta la sua furia. Ha gridato il suo nome, in un attimo era al piano, mi arrivavano i passi nervosi oltre la porta, il respiro ansimante. Ho tardato un po’ a sbloccare la serratura dalle mandate della sera, di là lei borbottava contro di me. Non la vedevo da più di un anno, mia sorella. Da ragazzine eravamo inseparabili,
© Giuseppe Blasioli/Adobe Stock
Porto di Ortona
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poi avevamo imparato a perderci. Lei era capace di lasciarmi senza notizie di sé per mesi, ma mai così a lungo. Sembrava ubbidire a un istinto nomade, quando un posto non le conveniva più, lo abbandonava. Nostra madre glielo diceva, ogni tanto: tu sei una zingara. Anch’io poi lo sono stata, in un altro modo. È entrata in fretta, con una spinta del piede all’indietro si è richiusa la porta alle spalle. Così le è caduta una delle ciabatte che calzava ed è rimasta per terra a rovescio. Il bambino le dormiva in braccio, le gambe nude e inerti lungo il corpo magro di Adriana, la testa sotto il suo mento. Era il figlio, e io non sapevo che le era nato. [...] Lei stava seduta appena dentro,
verso la luce della mattina, reggeva con le gambe un tagliere di legno su cui ripuliva i peperoni dalla pelle e dai semi. Ci ha viste subito, mentre scendevamo dal piazzale, Adriana dietro di me con il bambino in braccio. Nostra madre è rimasta un momento con il coltello a mezz’aria, poi ha abbassato la testa e preso a raschiare più in fretta. Quando li ho salutati lei è stata zitta, doveva avercela pure con me che ormai telefonavo e basta, saltando la consueta visita settimanale. «Allora non ti eri morta», ha detto nostro padre senza guardare Adriana, senza rispondere al suo buongiorno. Poi ha continuato a trafficare tra cesto, carbone, piatto. Vincenzo ha richiamato l’attenzione su di sé con uno dei suoi vocalizzi,
© Photo by Romano Cagnoni/Hulton Archive/Getty Images
Un assaggio di lettura
tendendosi verso tutte quelle novità. Il nonno ignaro lo ha guardato di traverso, senza simpatia. «Mo’ ti porti appresso pure i cítili che badi?», ha chiesto alla figlia. «Che ti sei cecato? Non lo vedi che è tale e quale a essa, non lo vedi che è il suo?», gli ha gridato nostra madre gettando sul battuto di cemento tagliere e coltello. In piedi di scatto si è passata sulla faccia i palmi sporchi, dalla fronte in giù. L’ho avvicinata per calmarla e mi ha spinta via, ma poi mi ha subito afferrata e scossa per una spalla. «Di te mi fidavo e invece ti sei moccicata la lingua e non ci hai detto niente», mi ha urlato addosso. Sentivo sulla pelle le gocce di saliva, la rabbia che spostava su di me per risparmiare Adriana, protetta dal bambino che teneva tra le braccia. Così piccolo, era sacro anche lì. [...] Era Rafael il ragazzo che la portava sulla barca quando mia sorella
marinava la scuola a quindici anni. Salivano a bordo nei giorni in cui l’Invincibile restava ormeggiata alla banchina, a dondolarsi sull’acqua della foce. La prima volta si sono presi tra le cassette di polistirolo acca tastate e l’odore del pesce, sopra un vecchio materasso. Rafael ci si buttava a dormire nelle notti gelide al largo, dopo aver calato le reti o le nasse con i mazzetti di alloro per attirare le seppie. Ha visto lui il rivolo rosso che colava. L’ha raccolto con un dito e l’ha leccato, curioso. Sarà stato il sangue di Adriana a legarli per la vita, «come un filtro d’amore», mi ha detto lei in un momento di confidenza tra adulte. All’inizio Rafael stava attento a non farle male, ma «dopo era un toro, – ha precisato sbrilluccicando con gli occhi. – Quando sbarca tiene in mente una cosa sola», ha aggiunto, e non le dispiaceva affatto. L’ho sentita vantarsi delle voglie di Rafael anche con chi conosceva appena.
Io l’ascoltavo in silenzio, m’imbarazzava parlare dell’intimità tra me e Piero a una sorella che non sapeva il pudore. A volte chiedeva con un misto di preoccupazione e compatimento: «Ma tu e Piero ve la godete la vita?». Rafael l’ha subito presentata agli amici come la sua ragazza: la guagliona mi’. Aveva diciannove anni quando l’ha incontrata. [...] Nel tempo che il sole ci ha messo a coprirsi dietro i Cappuccini, tutto è precipitato. Mia sorella doveva essere arrivata da poco quando sono scesa dall’autobus, di certo aveva dormito a Borgo Sud. Ho sentito le urla più forti man mano che mi avvicinavo, poi ho cominciato a distinguere insulti e bestemmie, e la parola vergogna ripetuta dalle due voci. Volavo verso il piazzale, senza badare ai pochi che per strada mi guardavano stupiti di quel correre affannoso. Il cuore mi sfondava il petto e la ver37
UN TRENO DI LIBRI
Un assaggio di lettura
© blantiag/AdobeStock
gogna che gridavano in casa era già su di me. Su per le scale non erano più solo strilli, erano altri rumori. Li ho visti appena sono entrata: erano schiaffi, spinte, strattoni; un corpo che cadeva o urtava contro il muro, il tavolo spostato di sghembo, le sedie rovesciate. I panni che erano stati raccolti e piegati giacevano dappertutto sul pavimento, uno portava impressa l’impronta scura di una scarpa. Mia madre picchiava Adriana e fin lì potevo crederci, ma anche Adriana picchiava mia madre. Le ha morso un braccio davanti
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ai miei occhi, davanti ai miei occhi le ha stampato una mano in faccia con tutta la forza. Ho avuto bisogno di qualche attimo per concepire la scena che guardavo. Poi ho chiuso la porta e mi sono buttata al centro di quella furia urlando anch’io: «basta, smettetela, lasciala». Avevo addosso zampe, unghie di animali che continuavano a lottare per inerzia. Si sono fermate di colpo, è rimasto il loro respiro senza controllo, caldo e frenetico su di me. Quando ha potuto, ha parlato mia madre: «Non gli dire niente a
pàtrete, mo che riviene». Si è spostata di un passo, di nuovo a fronteggiare Adriana. Dalla scollatura del vestito di tutti i giorni ha tirato fuori un seno, non l’avevo mai vista in quella sua parte così intima, bianca, avvizzita dalla fame di sei figli. Lo ha preso tra l’indice e il medio, come nell’atto di offrirlo a un poppante, ha puntato il capezzolo viola. «Che tu possa essere maledetta per sempre, disgraziata che mi hai messo mani sopra. Io ti ho dato sangue e latte, io ti maledico». Ha rimesso a posto la mammella, poi ha raddrizzato una sedia, raccolto strofinacci ed è sparita in camera. [...] Quella sera siamo ripartite in silenzio, oppresse dal peso delle parole di Antonio. Sul lungomare ci precedeva un’auto decappottabile guidata da una bionda con un foulard di seta bianca al collo. Quando accelerava, i lembi si agitavano iridescenti nell’aria e lei sembrava in un film, con quelle braccia sottili e i capelli volanti. Il capriccio della memoria mi restituisce un dettaglio così trascurabile in questa mattina ancora tutta buia. «Però è gentile il vostro amico», ho detto voltandomi verso Adriana. Guardava fuori, la spiaggia deserta al tramonto e il blu dell’acqua che si incupiva. Non aveva visto la bionda davanti a noi e comunque non le sarebbe importato niente di lei. «Al Borgo la gentilezza non esiste, Antonio è un fratello», ha risposto quando non me l’aspettavo più. Erano cresciuti insieme lui e Rafael, insieme a scuola e nei giochi per strada, scappati poi in mare dopo una faticosa licenza media. Dormivano vicini sulla barca speronata per sbaglio da una nave turca, in una notte senza luna al largo di Ortona. Era stato Rafael a tirare fuori il compagno esanime, lo aveva consegnato alle mani tese dei soccorritori. Un po’ del sangue che verniciava la schiena di Antonio gli era rimasto sulle braccia, impastato con quello delle sue ferite, più leggere.
Lo scaffale della Freccia
a cura di Alberto Brandani
GREENLIGHTS Matthew McConaughey Baldini+Castoldi, pp. 320 € 23 «Ho preso un biglietto di sola andata per il deserto, ed è nato questo libro: un album, una testimonianza, una storia della mia vita finora. Qui sono racchiusi 50 anni di cose che ho sperimentato, sognato, inseguito, dato e ricevuto; alcune valide, altre vergognose. È una lettera d’amore. Alla vita». Successi e fallimenti, gioie e dolori. L’autobiografia dell’attore americano è piena di idee su come essere sereni, fare meno male a se stessi e agli altri, imparare a gestire le delusioni.
UNA VITA DA SALVARE Steve Cavanagh Longanesi, pp. 448 € 19,90 E se l’imputato non fosse il solo attore in aula? E se il vero assassino non fosse al banco degli imputati? È il processo per omicidio del secolo: davanti alla corte del tribunale di New York, Bobby Solomon, attore di grande successo, continua a dichiararsi innocente per l’omicidio della bella moglie e del suo capo della sicurezza. Se la difesa vuole avere una remota possibilità di scagionarlo, ha bisogno dell’ex truffatore, ora avvocato, Eddie Flynn.
UN’ONDATA DI CALDO Penelope Lively Guanda, pp. 228 € 14,50 Pauline ha 55 anni, lavora come editor e sta trascorrendo l’estate, caldissima, in un cottage nella campagna inglese. Sotto i suoi occhi, la figlia Teresa è sempre più cupa e depressa, divorata dalla gelosia per il marito Maurice, scrittore di successo, che mal nasconde la sua passione per la fidanzata del suo editor personale. Pauline osserva e racconta: la storia della figlia si mescola con quella del suo passato, quando anche lei è stata travolta dalla gelosia per le avventure del marito.
ROMANZO D’ESTATE Emily Henry HarperCollins Italia, pp. 416 € 18 January Andrews è un’autrice di romanzi rosa che scala le classifiche e ha perso la fiducia nell’amore, mentre Augustus Everett è uno scrittore di successo, raffinato e di fama, che ha perso l’ispirazione e non crede nei sentimenti e nelle emozioni. I due sono vicini di casa per tre mesi e, viste le loro problematiche lavorative, fanno una scommessa: si scambieranno i libri che stanno scrivendo. Un’irresistibile e sofisticata commedia indie da leggere sotto l’ombrellone. G.B.
TRE Valérie Perrin Edizioni e/o, pp. 624 € 19 1986. Adrien, Étienne e Nina si conoscono in quinta elementare, diventano inseparabili e uniti da una promessa: lasciare la provincia in cui vivono, trasferirsi a Parigi e non separarsi mai. 2017. Un’automobile viene ripescata da un lago nel piccolo paese in cui sono cresciuti. Virginie, giornalista dal passato enigmatico, segue il caso e rivela i legami fra i tre amici d’infanzia svelando una vicenda struggente e implacabile. G.B.
LE GATTOPARDE Stefania Aphel Barzini Giunti, pp. 320 € 16,90 Agata, l’ultima erede di un’aristocratica famiglia siciliana, racconta la storia della sua vita, delle generazioni della sua casata, di memorabili vicende vissute tra l’Unità d’Italia e il ‘900. E lo fa attraverso le biografie delle donne di famiglia, spesso all’ombra dei mariti, nella Sicilia dei Gattopardi. Intorno a un tavolo, sulle splendide colline di Capo d’Orlando, narra dolori e lotte di esistenze mai banali, tra ricette antiche e odori di buon cibo. S.G. 39
Lo scaffale ragazzi a cura di Claudia Cichetti
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TRA FOGLIE E FOGLI Rossella Marcucci, Mariacristina Villani, illustrazioni di Valentina Gottardi Giunti, pp. 64 € 15,90 (da 8 anni) Trifoglio, rosa selvatica, papavero: spesso i bambini hanno la passione per foglie e fiori, li raccolgono e li conservano. Questo libro illustrato insegna a identificarli e soddisfa le loro curiosità. Contiene schede con il nome comune e scientifico di una pianta, spazi dove attaccare i gambi essiccati e pagine dedicate alla storia dell’erbario, ai protagonisti della botanica e alla descrizione dei vegetali.
LA STORIA DEL FIERO CACCIATORE Heinrich Hoffmann Orecchio Acerbo, pp. 32 € 15 (da 3 anni) Quest’avventura è una delle filastrocche raccolte nel volume Pierino porcospino, pubblicato nell’800, che qui rivive con delicate illustrazioni e colori nuovi. Il cacciatore parte con il suo fucile alla ricerca di lepri, ma a un certo punto è la preda a disarmarlo e rincorrerlo. In una perfetta rappresentazione del mondo al contrario, l’uomo scappa e il piccolo animaletto dei boschi, considerato pauroso e poco intelligente, finalmente si vendica.
RAGAZZI SELVAGGI Luca Azzolini De Agostini, pp. 224, € 14,90 (da 11 anni) Luca, l’io narrante, fa il conto alla rovescia: con la terza media si chiudono tre anni d’inferno. Anche Mattia frequenta le medie e si ribella ai bulli più grandi. Poi ci sono altri quattro ragazzi che si divertono a fare brutti scherzi e sono chiamati selvaggi. Ambientato nel 1997, è un racconto sull’adolescenza fatta di vittime e spacconi, ognuno coi propri tormenti senza nome. Ma il bello e il brutto di essere giovani è proprio quello di non vedere ciò che appare evidente solo da adulti.
L’ALLEVATORE DI REGINE Francesco Niccolini, illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini Carthusia Edizioni, pp. 28 € 16,90 (da 7 anni) Durante una gita scolastica Sansone, vivace e curioso bambino dal nome importante, fa un incontro fortunato con Angelica, giovane apicultrice, e il suo simpatico nonno un po’ smemorato ma pieno di saggezza. Una storia delicata e carica di poesia che racconta il ciclo della vita con l’aiuto delle api e fa capire ai più piccoli l’importanza della famiglia e del rispetto della natura, in ogni suo piccolo abitante. S.G.
IL SEGRETO Nadia Terranova, illustrazioni di Mara Cerri Mondadori, pp. 181 € 17 (da 11 anni) Adele ha un segreto che le pesa sul cuore e la rende inquieta. Così, la nonna le consiglia di scavare una buca nella terra, al chiaro della luna e delle stelle, e seminarlo lì, aspettando che germogli. Mentre Adele scava, tutta la collina con i suoi animali notturni sembra ascoltarla e lei si sente meno sola. Pagine tra sogno e realtà piene di segreti, fantasmi, fantasia. Ma anche un viaggio nella conoscenza del mondo e di se stessi. S.G.
PICCOLO COCCODRILLO VA AL MARE Eva Montanari Babalibri, pp. 36 € 11,50 (da 2 anni) La crema solare, i pesci nel mare, la sabbia sulla spiaggia, l’onda, il paguro, l’altalena, il Piccolo Coccodrillo si gode le vacanze, insieme al suo papà. Ed è affascinato dai suoni che regala la bella stagione. Dallo svolazzare delle farfalle al richiamo dei gabbiani, dalla sirena della nave alle api che ronzano di fiore in fiore. Un via vai onomatopeico che fa rima con ombrelloni, cieli azzurri e acqua salata, fino al sopraggiungere della notte e delle ninne nanne. G.B.
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L’ARTE DELL’ PERSONALIZZATA, AUTENTICA E PROFESSIONALE. QUESTO IL SEGRETO DELLA BUONA OSPITALITÀ SECONDO RICHARD BREKELMANS, VICEPRESIDENTE SUD EUROPA DI MARRIOTT INTERNATIONAL. di Andrea Radic Ristorante Winter Garden, St. Regis Florence
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ACCOGLIENZA I
l turismo in Italia e nel Mediterraneo sta vivendo il momento della ripresa, dalle mete di svago alle città d’arte. «L’amore per i viaggi non è scomparso, ma anzi è più forte di prima», conferma Richard Brekelmans, vicepresidente Sud Europa della ca-
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tena Marriott International, con il quale abbiamo viaggiato in Frecciarossa. La sfida più grande dell’ultimo periodo? Gestire il continuo cambiamento di provvedimenti e restrizioni, cercando un equilibrio tra gli interessi dei nostri colleghi negli alberghi e i nostri ospiti, non appena abbiamo potuto riaprire. Qual è il significato di ospitalità? Sono convinto che la vera ospitalità si possa riassumere in tre concetti: personalizzata, autentica e professionale. Oggi più che mai dobbiamo aggiungere l’importanza dell’appartenenza alla realtà locale per risultare interessanti al turismo di prossimità. L’estate 2021 è quella della ripresa? Stiamo assistendo a un aumento dei viaggi di piacere di italiani ed europei, con un maggior interesse da parte degli statunitensi, e a una prima ripresa dei viaggi d’affari. Le vacanze in famiglia rappresentano una priorità e i viaggi multigenerazionali uno dei segmenti in più rapida crescita dell’industria del turismo a livello globale. Per questo abbiamo arricchito la nostra offerta per famiglie con pacchetti speciali disponibili
tutta l’estate. I nostri resort a Venezia e in Costa Smeralda registrano prenotazioni per riunioni di amici e familiari. Ci auguriamo una ripresa degli eventi per far tornare le grandi città centri fiorenti di cultura e commercio. L’economia urbana e il mercato del lavoro sono fondamentali non solo per gli alberghi ma per tutta la filiera dell’ospitalità. Per supportare le piccole e medie imprese abbiamo introdotto il Marriott Bonvoy Business Ready, un nuovo programma a punti progettato per aiutare le aziende più piccole a rimettersi in viaggio. Durante le chiusure avete comunque tenuto aperte alcune strutture… Sì, per garantire il servizio agli ospiti residenti, come al The St. Regis Rome. Abbiamo riaperto da poco il JW Marriott Venice, il Cristallo a Cortina e The Westin Palace a Milano, quest’ultimo dopo un completo restyling. L’Italia può vivere di turismo? Nel nostro Paese rappresenta il 14,9% del Pil. Gli hotel non sono solo un luogo per turisti, ma spesso il cuore della comunità locale con un impatto significativo in termini di indotto economico. L’Italia rappresenta un mercato strategico per Marriott International in Europa, con 54 hotel e l’apertura di W Rome ed Edition Rome, tra settembre 2021 e marzo 2022, che segna l’arrivo di questi brand in Italia. Abbiamo arricchito il portfolio con il Grand Universe Lucca e il Grotta Giusti Thermal Spa Resort in Toscana, entrambi parte del brand Autograph. Quando ha capito che gli alberghi sarebbero stati la sua professione? Provengo da una famiglia di ristoratori, ma la mia passione è stata lo sport: giocavo a calcio e a tennis in ogni minuto libero. Poi mi sono reso conto di non essere abbastanza bravo per guadagnarmi da vivere così e ho scelto di iscrivermi a un corso di legge, architettura e hotel management. Alla fine ha prevalso il desiderio di scoprire il mondo dell’ospitalità. 43
IN VIAGGIO CON
Hotel Danieli, Venezia
Le piace viaggiare in treno? Lo adoro. Ho la fortuna di utilizzarlo regolarmente, soprattutto per affari, fra le città italiane e tra Madrid e Barcellona. Tendo a non programmare alcuna chiamata quando sono in treno, così posso godermi l’ambiente tranquillo e libero da interruzioni per lavorare su questioni che richiedono concentrazione. A volte mi godo il paesaggio che passa, sognando un po’. Spesso mi ritrovo a odiare il fatto di essere giunto a destinazione. Questi treni sono troppo veloci (sorride, ndr). L’Alta Velocità ha influito sulla vostra attività? I treni AV hanno contribuito in modo significativo a rendere più facili e veloci i viaggi, sia di lavoro che di piacere, in tutta Italia, collegando città come Milano, Roma, Firenze e Venezia. Abbiamo alcuni alberghi storici a pochi passi dalle stazioni, come Excelsior Hotel Gallia e The Westin Palace a Milano, The St Regis Rome e The Westin Excelsior a Roma. E poi a Venezia sei splendidi gioielli tra cui l’Hotel Danieli, che nel 2022 festeggia i suoi 200 anni e il maestoso Gritti Palace, e a Firenze il The St. Regis Florence e The Westin Excelsior, entrambi affacciati sull’Arno. Nel settore dell’ospitalità, quant’è importante il capitale umano? È il fattore più significativo. Gli alberghi dove lo staff rappresenta al meglio lo spirito di accoglienza sono quelli di maggior successo. Guardando al futuro, è fondamentale sia per il nostro settore che per il Governo investire nell’istruzione e nella formazione di chi lavora nell’ospitalità. Il servizio di una struttura alberghie44
ra si giudica dai dettagli? Negli hotel di lusso fanno la differenza, come un biglietto di benvenuto scritto a mano dal direttore. Non si tratta di offrire solo un ottimo servizio, ma di anticipare le esigenze degli ospiti. Il fine dining è diventato uno dei plus dei grandi alberghi. In Italia vantiamo collaborazioni con importanti chef come i Fratelli Cerea, tre stelle Michelin, che curano – insieme agli executive chef Antonio e Vincenzo Lebano – il ristorante Terrazza Gallia a Milano, o Andrea Casali, stella Michelin al Kitchen dello Sheraton Lago di Como. Per la gioia dei buongustai Ciccio Sultano porterà la sua passione tutta siciliana al nuovo W Rome, che aprirà a settembre con il Giano Restaurant. Anche i grandi cocktail sono nati spesso nei grandi alberghi. L'hotel W Rome
Un ottimo bar è un must. Il noto cocktail Bloody Mary è una vera istituzione del marchio St. Regis: nato nel 1934 come Red Snapper al The St. Regis New York, viene riproposto in tutti i nostri hotel St. Regis. Dalla versione romana, Red Admiral, a quella veneziana Santa Maria fino al Bloody Brunello a Firenze. Quando vuole riposarsi che tipo di albergo sceglie? Dipende molto dallo scopo del mio viaggio. Il lusso tradizionale di un Ritz Carlton, per i viaggi d’affari, l’approccio lifestyle di un hotel W per il fine settimana. Il Westin, incentrato sul benessere e le attività sportive, per una vacanza in famiglia. Quante notti passa in hotel in un anno? Nell’ultimo decisamente meno, solitamente almeno 100. Il profumo della sua infanzia? Quello dei boschi, ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente molto verde. L’hotel più bello del mondo? Non esiste, è una scelta troppo personale. Alcuni luoghi iconici, dove ho vissuto esperienze memorabili, sono The Ritz-Carlton Reserve a Bali e Cala di Volpe in Costa Smeralda. Quando torna a casa le capita di chiedere qual è il suo numero di camera? No, ma a volte provo ad aprire la porta con il mio smartphone, come faccio con l’app Marriott Bonvoy. marriott.it
Parma e Busseto, 24 set - 17 ott 2021
24 settembre, 1, 8, 15 ottobre 2021
10 ottobre 2021
UN BALLO IN MASCHERA (GUSTAVO III)
GALA VERDIANO Con
Regia Graham Vick Direttore Roberto Abbado
12 ottobre 2021
FUOCO DI GIOIA
2 ottobre 2021
Direttore
MESSA DA REQUIEM Direttore Daniele
19, 25, 26 settembre, 3 ottobre 2021
SIMON BOCCANEGRA
CARAVAN VERDIANO
In forma di concerto Direttore Michele Mariotti
27 settembre 2021
OPERA HORROR PICTURE SHOW
26 settembre 2021
CONCERTO SINFONICO CORALE Abbado
Con
Elio e Francesco Micheli 17 ottobre 2021
UN RAVE IN MASCHERA Direttore
7 ottobre 2021
IN SALOTTO CON VERDI Con
Radio ufficiale
Con il supporto di
Tour operator partner
Advisor
Hospitality partner
Il Concorso Voci Verdiane è realizzato in collaborazione con
Enrico Melozzi
Il programma completo su teatroregioparma.it
Lisette Oropesa
Sponsor
Sostenitori
Legal counselling
Susanna Pescetti
AroundVerdi
Gatti
9, 16 ottobre 2021
Direttore Roberto
Eleonora Buratto, Antonio Poli
Con il contributo di
La Stagione Concertistica e AroundVerdi sono realizzati da con il sostegno di in collaborazione con
Il Teatro Regio aderisce a
ParmaDanza è realizzato in collaborazione con
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© Marco Piraccini
INCONTRO
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ORIETTA CON IL TORMENTONE FEATURING FEDEZ E ACHILLE LAURO, BERTI È LA REGINA DELL’ESTATE. A TU PER TU CON LA CANTANTE EMILIANA CHE (RI)VIVE UN MOMENTO D’ORO di Gaspare Baglio
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gasparebaglio
a mia stazione di riferimento è Reggio Emilia AV, comodissima. Viaggio sempre in treno, ne ho preso anche uno ieri, da Bari». Esordisce così Orietta Berti, evergreen della musica italiana e personaggio del momento grazie a Mille, grande hit dell’estate 2021 che la vede intonare il ritornello super orecchiabile insieme a Fedez e Achille Lauro. Un trio inedito che funziona alla grande: il pezzo ha ottenuto il Disco di platino, superando 33 milioni di stream, ed è il più ascoltato in radio. E non finisce qui: il video ufficiale – tutto bagni in piscina con vistose cuffie colorate, vestiti anni ‘60, passerelle a bordo vasca e gossip dal parrucchiere – ha ottenuto più di 32 milioni di visualizzazioni. Niente male per l’interprete di Cavriago (RE), da sempre volto familiare sia per brani di successo degli anni ‘70 come Tipitipitì, Finché la barca va e la sigla del cartoon Barbapapà, sia per la partecipazione a programmi televisivi nazionalpopolari come Buona domenica, Quelli che il calcio, Che tempo che fa, Celebrity MasterChef Italia, Ora o mai più e Il cantante mascherato. Negli anni è diventata un personaggio amatissimo anche dai giovani. Tutto è cominciato con il tavolo di Fabio (Fazio, ndr) a Che tempo che fa. Quando volevo partecipare al Festival
A MILLE di Sanremo mi diceva: «Ma cosa ci vai a fare che non vinci mai? Dai, porta una canzone così ti facciamo subito squalificare e resti qui con noi!». La gente rideva perché sembrava una telenovela con Nino Frassica e Gigi Marzullo (ride, ndr). Se lo aspettava tutto questo seguito? Di una tale portata no, ma devo dire che, fino a quando è stato possibile fare i concerti, prima del lockdown, venivano a vedermi famiglie intere: dai bambini ai giovanotti, fino alle mamme e alle nonne. Questo perché molte persone sono cresciute con me e si sono affezionate. Magari ascoltano altra musica, ma quando mi esibisco vogliono conoscermi: le mie canzoni allegre fanno parte dei loro ricordi d’infanzia. E poi è arrivata Mille, il tormentone di quest’estate. Un vero boom: ci sono fan che mandano le loro versioni del pezzo suonato con l’arpa, con strumenti a fiato, in inglese, francese, tedesco. Ho chiesto a Fedez e Achille se una cosa del genere fosse normale. Mi hanno risposto che non era mai successo prima di avere così tanti video e conferme di ascolto. Una cosa unica per me e nella storia delle hit estive. In passato avevo già interpretato brani per la bella stagione, come L’altalena, Via dei ciclamini e Non illuderti mai. Successi che sono stati ricantati anche all’estero, da artisti internazionali. E poi non dimentichiamoci di Finché la barca va. Beh, quella chi se la scorda… Nel tempo ha venduto oltre nove milioni di dischi, quasi un record. Ma anche quest’anno con i social, Spotify e la vendita del singolo in versione
liquida abbiamo avuto un riscontro altissimo. Poi Fedez inserirà il brano nella tracklist del suo album in uscita a ottobre. Cosa mi dice dei suoi compagni in quest’avventura? Achille Lauro lo conoscevo da molto prima di Fedez perché abbiamo lo stesso stylist, Nicolò Cerioni. E quando ci incontravamo nei corridoi Rai o Mediaset ci siamo sempre fermati a fare due chiacchiere. È un ragazzo molto elegante e intelligente. Ha l’ironia sorniona dei romani e mi fa tanto ridere. Fedez l’ho sentito durante l’ultima serata di Sanremo. Mi ha detto che aveva una canzone adatta alla mia vocalità e mi avrebbe mandato il provino su WhatsApp. Mi è piaciuta subito e gliel’ho ricantata immediatamente. E poi? Mi ha chiesto di inciderla e, visto che passavo da Milano per partecipare al programma di Tv8 Name That Tune - Indovina la canzone, l’ho registrata. Qualche tempo dopo, Fedez mi ha detto che Achille voleva far parte del progetto e io ho pensato subito che fosse un’idea bellissima, un vero terno al lotto. A lavoro ultimato mi hanno mandato la copertina del disco, realizzata dall’artista Francesco Vezzoli e ispirata alle Tre grazie del pittore francese Émile Vernon. Anche il video è molto carino. Volevano girarlo a Forte dei Marmi, in una villa con le palme alte che potesse ricordare gli anni ‘50 di Hollywood. Conosco benissimo la zona perché vado in vacanza lì da 26 anni e sapevo che palme simili a quelle di Los Angeles erano difficili da trovare. Alla fine, hanno scovato un’abitazione signorile, 47
fuori Roma, che ricorda una residenza californiana. Nella grande piscina, con alcune campionesse di nuoto sincronizzato abbiamo realizzato un omaggio alla nuotatrice e attrice Esther Williams, mia carissima amica, che è stata la prima a cimentarsi in una danza subacquea addirittura con dei cartoni animati, Tom & Jerry, nel film del ‘53 Nebbia sulla Manica. Come vi siete conosciute? Grazie ad alcuni amici di Los Angeles titolari dei più importanti negozi di antiquariato della città: lì si usa cambiare l’arredamento ogni volta che si cambia moglie (ride, ndr). Con Esther ci frequentavamo spesso, aveva una bellissima casa vicino a quella di Charlton Heston. Era un po’ claudicante perché si era rotta la caviglia, ma tutte le mattine faceva le sue nuotate nella sua enorme piscina. E poi andavamo sempre a mangiare gli spaghetti con le polpette alla napoletana, era golosa di quel piatto. Perché ama tanto Hollywood? Oltre ai tanti concerti fatti per gli italo-americani, lì vive il mio caro amico Ezio Bertelli, che lavorava con Gianfranco Funari nella trasmissione A bocca aperta e nei programmi di Paolo Limiti. Quando era ragazzino veniva sempre ai miei live sul Lago di Garda o a Salò (BS). Poi si è innamorato di Sergej, un ragazzo ebreo di origine polacca, proveniente da una famiglia molto ricca. Ma visto che prendeva sempre le botte per la sua
© Marco Piraccini
INCONTRO
omosessualità, si è trasferito con lui a Los Angeles e insieme hanno aperto uno shop di antiquariato con mobili pregiati, frequentato da tantissime celebrità. Pensi che, con Limiti, sono stata anche la loro testimone di nozze. Tra l’altro lei è un’icona per la comunità arcobaleno.
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Orietta Berti canta Quando ti sei innamorato al 71esimo Festival di Sanremo (2021)
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Eh sì, i gay hanno sempre fatto parte della mia vita, da quando la mia casa discografica era la Fonogram su etichetta Polydor. Lì erano tutti tedeschi e, nell’ufficio stampa e in quello artistico, omosessuali. Nel mondo dello spettacolo, secondo me, hanno una marcia in più. Mi mandarono a scuola di trucco perché dicevano che un’ar-
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Orietta Berti negli anni '70 con l’amico parrucchiere Rolando Elisei (a destra)
tista deve sapersi preparare da sola, per essere sempre perfetta. In più facevano una selezione sulle canzoni da provinare per il Festival di Sanremo, Un disco per l’estate e Canzonissima. Le demo venivano mandate in onda in una fabbrica e gli operai, i dirigenti e gli impiegati decidevano il pezzo che funzionava di più. Quello sarebbe stato il singolo da promuovere, e non c’era storia. Mi sono sempre affidata a loro e, se sono qui ancora adesso, lo devo anche al fatto di aver ascoltato i suggerimenti di persone competenti in questo lavoro. E invece che cosa le ha consigliato Fedez per Mille? Di cantarla con la voce fresca e allegra, come se stessi facendo la doccia.
Ci sono tanti modi per interpretare un pezzo, bisogna dare retta agli autori. Lei ha avuto il Covid-19, è guarita, è andata a Sanremo e ora scala le classifiche. Si sente un po’ il simbolo della rinascita post pandemia? È stato un rifiorire che spero tocchi tutto il Paese. Mi auguro si arrivi a ottobre con un bel miglioramento. Anche se ho ancora tanti anticorpi, io mi vaccino comunque così sono coperta per l’inverno. Nella sua carriera ha avuto tante esperienze diverse. Cosa le piacerebbe fare adesso? Sono aperta alle sorprese. Mi hanno offerto molti progetti interessanti, sceglierò quello che non ho mai fatto. Così mi carico.
Il prossimo viaggio? Nessuna vacanza, ma sempre in giro. Ho diversi appuntamenti tra Roma e Napoli, quindi passerò tutto agosto sempre in Frecciarossa…1000! Qualche live è previsto? Solo per alcune convention. Però ci saranno i firmacopie nelle librerie per l’autobiografia Tra bandiere rosse e acquasantiere, in cui racconto la mia vita con aneddoti inediti e foto rare. Con chi vorrebbe duettare? Con i Måneskin, il gruppo che oggi mi piace di più. oriettaberti.it OriettaBertiOfficial OriettaBerti bertiorietta
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Orietta Berti ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa
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SUMMER HIT
UN’ ESTATE RITMI CARAIBICI E SONORITÀ ELETTRONICHE, REGGAETON E BOSSANOVA. DA MOHICANI A MÉNAGE À TROIS, LE SUMMER HIT CHE IMPAZZANO IN RADIO di Gaspare Baglio
© Flavio e Frank
Boomdabash
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gasparebaglio
DA CANTARE C
ome ogni estate che si rispetti, anche quella del 2021 ha i suoi tormentoni. Se l’anno scorso i pugliesi Boomdabash sbancavano con il loro Karaoke, in coppia con Alessandra Amoroso, vincendo per la terza volta consecutiva il Power Hits Estate di Rtl 102.5, dopo i precedenti Non ti dico no e Mambo salentino, quest’anno la concorrenza è un po’ più dura. A partire da Mille, della corazzata Fedez-Orietta Berti-Achille Lauro. La reggae band si difende comunque con il brano Mohicani, che mette in campo la hitmaker Baby K per una composizione
di grande effetto stile dancehall giamaicana che «trasmette gioia, felicità, energia e good vibe allo stato puro», spiega il cantante Biggie Bash. «La musica unisce le persone e regala emozioni, distraendo dalle difficoltà quotidiane. Crediamo nel suo potere salvifico, per questo la canzone è connotata da un forte desiderio di fiducia e ripartenza verso il futuro con una nuova e migliore consapevolezza». Per Baby K l’unione con i Boomdabash «è una fusione segnata dall’amore per i ritmi caraibici. Siamo il made in Italy che si affaccia al mondo, bandiera di internazionalità e inclusione, va-
lori che divulgo da sempre». Sulla scia della massima “squadra che vince, non si cambia”, dopo essere stati A un passo dalla Luna – scalando anche le classifiche di Spagna e America Latina – Rocco Hunt e Ana Mena tornano con Un bacio all’improvviso che, manco a dirlo, come ammette lo stesso rapper campano, è un reggaeton: «La voglia di ritmi latini ci ha aiutato a trovare la chiave per arrivare a più persone. Adesso c’è più contaminazione e bisogna lavorare molto in questo senso, senza dimenticare la nostra tradizione melodica». Altro giro altra corsa con Takagi & Ke-
© Cosimo Buccolieri
Elettra Lamborghini
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SUMMER HIT
Gianni Morandi e Jovanotti
nario squilibrio emotivo con le tinte del rock’n’roll, nonché uno dei pezzi musicalmente e tematicamente più densi di tutta La matematica dei rami, album prodotto dall’artista insieme alla Magical Mystery Band di Daniele Silvestri, Fabio Rondanini, Gabriele Lazzarotti, Daniele Fiaschi, Duilio Galioto e Daniele “Il Mafio” Tortora. Il video della canzone è diretto dai mitici Manetti Bros, che regalano al pezzo un sapore vintage.
Non manca un evergreen come Gianni Morandi, che punta tutto su L’allegria, brano che ha fatto da colonna sonora ai festeggiamenti per la vittoria della Nazionale agli Europei. L’eterno ragazzo della musica italiana non ha dubbi sul pezzo, composto da Jovanotti: «Lorenzo è un generatore di energia inesauribile, un incontro importante per me, per la mia vita, e questa canzone è un grande regalo. Mi emoziona sentirla associata alle Rocco Hunt e Ana Mena
© Fabrizio Cestari
tra, i re Mida del pop (oltre un miliardo di stream e 130 dischi di platino): dopo aver puntato sul baile do favela e l’afrobeat, passano al sound arabo di Shimmy Shimmy affidandosi nuovamente alla voce di Giusy Ferreri. Featuring che la cantautrice lanciata da X Factor descrive come «una breccia nel cuore. Sono stata coinvolta in questo viaggio che celebra il Medioriente. Una collaborazione che completa coerentemente il nostro percorso musicale. Le sonorità arrivano sempre potenti, incalzanti ed energiche. Non ho saputo resistere». Nella sfida ai tormentoni non manca la classe di Colapesce e Dimartino che, con Ornella Vanoni, intonano la romantica e ironica bossanova Toy boy: un irresistibile corteggiamento tra le Isole Eolie ispirato alle atmosfere dell’album La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria, che la cantante milanese ha pubblicato avvalendosi della collaborazione del poeta brasiliano Vinicius de Moraes e del chitarrista Toquinho. Concorrono alla corsa per la summer song anche Il vero amore di Max Gazzè e Greta Zuccoli, un quadro di ordi-
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© Chiara Mirelli
SUMMER HIT
Samuel e Francesca Michielin
immagini della vittoria degli Azzurri, i video sui social sono meravigliosi». E proprio i balli e le condivisioni sul web hanno entusiasmato anche il “ragazzo fortunato” che per il video ha coinvolto il campione di motociclismo Valentino Rossi: «Lui e Gianni sono colonne portanti del castello del mio impeto. Sono persone fondamentali per me e lo sarebbero anche se non li conoscessi, pensate un po’ che meraviglia poter dire di essere loro amico. Non si erano mai incontrati prima, ma sono figli della stessa Italia, quella bella, che non molla mai, che anche nei passaggi più impegnativi conosce la forza di un sorriso». E non molla nemmeno Elettra Lamborghini, che nel 2021 ha messo a segno un altro successo: il “tamarrissimo” Pistolero. L’iconica artista da milioni di stream, oltre a raggiungere la certificazione di platino, è salda ai vertici della classifica dei singoli più venduti, riempie le caption Instagram degli scatti estivi, impazza su TikTok con l’irresistibile #PistoleroChallenge. E non finisce qui: su YouTube il video funziona alla grande con oltre 14 milioni di visualizzazioni e un beat incandescente. 54
Tenta di conquistare l’estate anche Noemi affidandosi a una Makumba, composizione che mescola pop e sonorità esotiche, in un duetto straordinario con Carl Brave, producer romano forte di 29 dischi di platino e oltre due milioni di streaming mensili su Spotify. Il gioco di coppia funziona pure in Cinema di Samuel e Francesca Michielin, un viaggio nell’universo costellato di icone pop senza tempo, che conduce l’ascoltatore in un mondo cinefilo mixando l’erotismo di Tinto Brass, la Nouvelle Vague di François Truffaut che ha messo in scena il triangolo più famoso del grande schermo con Jules et Jim, fino alla citazione di Jackie Brown di Quentin Tarantino. La hit riporta alla mente lo svago, la leggerezza e il divertimento, nella speranza che tornino al più presto i momenti in cui si potrà stare insieme come prima, spiega il frontman dei Subsonica: «Questi ultimi mesi sono stati scanditi da grandissimi cineforum, spesso in solitaria. A guardare film d’autore e d’essai, perderci in quei luoghi della nostra fantasia che sono stati rappresentati abilmente da registi
magici. Ora si sta tornando a un’altra esigenza: quella di uscire, incontrare gli amici, rivivere la socialità, ricominciare a saltare». All’appello rispondono anche Annalisa e Federico Rossi con il loro Movimento lento, sensuale e dal tocco retrò, che racconta un amore nato sotto le stelle. Anche Marco Mengoni è in lizza per trionfare tra le hit formato solleone. L’interprete di Ronciglione ha tirato fuori dal cilindro Ma stasera, un’immersione nelle sonorità disco-funk ed elettroniche squisitamente anni ’80, rielaborate per renderle contemporanee e portarle alla modernità dei giorni nostri. Il brano è un invito a concentrarsi sull’attimo che sta per arrivare e a dare il giusto peso e valore a ogni momento di questa socialità che sta (lentamente) tornando. Ma soprattutto a riflettere sulla ripartenza dopo un periodo complicato. Last but not least Ema Stokholma con la dance di Ménage à trois, che non si prende troppo sul serio sciorinando una lista delle parole francesi usate quotidianamente in italiano: dai modi di dire ai nomi di brand, dai luoghi iconici ai personaggi celebri.
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TRAVEL
IN BILICO SUL MARE
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DA GENOVA VERSO LEVANTE ALLA SCOPERTA DELLA LIGURIA. UN ABBRACCIO AL TIRRENO TRA PALAZZI NOBILIARI, SCOGLIERE A PICCO, BORGHI ANTICHI E ODOR DI SALSEDINE MISTO A BASILICO sandragesu
colline sulle spalle e quella forma ricurva per cui sembra un abbraccio generoso al Mar Tirreno. La Liguria è una terra da attraversare come un funambolo sospeso sul filo: lentamente e con attenzione, senza perdersi neppure il più piccolo dei dettagli e dei
profili, a bordo di un treno regionale che si ferma di stazione in stazione. Alla scoperta della tratta che porta da Genova a La Spezia, scelta tra le tante presenti nella guida I regionali da vivere. Liguria in treno, edita da Giunti per Trenitalia.
Una veduta di Genova vecchia
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L
unga e stretta com’è, sembra scappar via dalla Toscana per tuffarsi verso la Francia. Da Ponente a Levante, in un susseguirsi di sali e scendi verso il mare, scogliere e spiagge, ville colorate d’altri tempi, filari e uliveti all’odor di basilico. Le
di Sandra Gesualdi
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© saiko3p/AdobeStock
TRAVEL
Uno spicchio lungo quasi 300 chilometri, sottile e schiacciato dalle Alpi e dall’Appennino. Montagne dolci che lasciano il passo a colline abitate da vigneti e uliveti o rocce imponenti che si gettano in verticale nelle acque salate. Portagioie di un paesaggio variegato dove coabitano città d’arte, porti, parchi nazionali, aree marine e riserve naturali, accanto a decine di borghi che paiono dipinti a mano e spuntano dall’entroterra o dal litorale coi loro castelli, campanili, fari e case affastellate tra esse. In mezzo, come la virtù, Genova la Superba tiene per mano il Ponente – che va da Savona e Finale Ligure fino a Sanremo e Ventimiglia – con il Levante di Santa Margherita, il Golfo del Tigullio e le Cinque Terre, fino alla Riviera spezzina. GENOVA, PRISMA DAI MILLE VOLTI Fuori dalla stazione di Porta Principe, il caldo fa brillare il marmo lattiginoso di 58
cui è tappezzata la piazza di fronte. «Mi trovo ora in una vera bella città», scriveva Gustave Flaubert nelle sue lettere. «Si cammina sul marmo, tutto è marmo: scale, balconi, palazzi che si susseguono fitti; passando per le vie, si scorgono grandi soffitti patrizi tutti dipinti e dorati». Prima di prendere la direzione per le grandi residenze signorili conviene spingersi fino a via Prè, scorgere il Palazzo del principe Andrea Doria Pamphilj, e più in là il porto coi cantieri e la Lanterna, il faro ancora attivo più antico del Mediterraneo. Angusta e all’ombra delle strade dei nobili, via Prè, nel quartiere cantato da Fabrizio De André, avanza popolosa, tra strettoie e viuzze, verso via del Campo e fin dentro al cuore cittadino. In quel tratto, poco fuori dalla stazione, odora di mangiare speziato, brulica di empori multietnici e artigiani italiani, lambisce l’imponente Commenda di San Giovanni, il mille-
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Palazzo Rosso, Genova
nario convento e ospedale-ostello con due chiese sovrapposte l’una all’altra. Genova da subito appare un prisma dai tanti volti, crocevia di umani andirivieni condensato di molteplici paesaggi: le creuse acciottolate in salita verso monti e santuari o tortuose in discesa al mare, slarghi e piazze, viali risorgimentali e budelli medievali, residenze gentilizie e case popolari che si stagliano lunghe e strette. Da via Balbi, passando per via Cairoli collegata alla più nota via Garibaldi, entrambe arterie ottocentesche, inizia la parata degli oltre 40 palazzi iscritti ai cosiddetti Rolli (gli elenchi) di Genova, patrimonio Unesco dal 2006. Sobri ed eleganti fuori, qualcuno dall’aspetto un po’ fumé per via degli anni, dentro sono una carambola di affreschi, cortili, giardini pensili, marmi e stucchi, fontane e lucernari. Simboli dell’età dell’oro genovese, tra il ‘500 e il ‘600, quando la ricchezza dei casati di banchieri dava lustro alla repubblica oligarchica, oggi molti ospitano l’università. Il seicentesco Balbi-Senarega, dal carattere barocco e sede dei Beni culturali, custodisce un giardino arricchito da aranceti e un ninfeo con rocce e conchiglie. Poco prima, in un angolo che sembra plasmato con cartapesta, si apre una piccola piazza in discesa circondata da case medievali color sanguigno e dimora dei Truogoli di Santa
Brigida, lavatoi del ‘600 sopravvissuti al tempo e alle trasformazioni urbane. PALAZZI E CARUGGI Sotto la Spianata di Castelletto, balzo panoramico sulla città vecchia e sul porto, inizia via Garibaldi, la Strada nuova, passeggiata rinascimentale e secentesca della ricca aristocrazia, costellata dai Palazzi dei Rolli. È possibile visitare Palazzo Rosso, Bianco e Tursi, nel circuito dei musei civici cittadini, per passeggiare tra gli arredi storici e nella pinacoteca, tra quadri della Scuola ligure e capolavori di fiamminghi, spagnoli e degli italiani Filippino Lippi, Guido Reni, il Veronese, oltre alla sezione dedicata a Niccolò Paganini, in cui sono conservati i suoi violini originali. Davanti all’Ecce homo di Caravaggio, merita rallentare il passo da turista per farsi trascinare dentro alla composizione dalle sue figure altezza uomo. Invece, occorre girare intorno alla giovane e opalina Maddalena penitente del Canova per percepirne la sensualità delle forme e la piccola lacrima che le scivola sul viso. Svoltando in uno dei tanti vicolini che si irradiano verso il basso ci si addentra nelle viscere medievali di Genova. Entro quelle che furono le mura del 1100 si snoda un dedalo di caruggi che mantengono un fascino decadente non ancora standardizzato dal turismo di massa. A partire da via della Madda-
lena, piena di botteghe storiche, passaggi, varchi, chiesette, portali in rilievo, inserti di ardesia, archetti pensili, logge chiuse, panni stesi. Oltre a una quantità di edicole votive fatte erigere dalle corporazioni dei mestieri che lì vendevano le loro merci. Via degli Orefici, vicolo del Fabbro, piazza dei Macelli, del Ferro o Lavagna, fino a piazza Luccoli, dove iniziava il bosco. TRA SANTI, NAVIGATORI E POETI Ovunque, il profumo di basilico pestato esce dalle trattorie storiche coi tavolini in strada. Da Sa Pesta si assaggiano anche la farinata, il polpettone patate e fagiolini e le torte col formaggio acido. A pochi passi, la Superba si stiracchia e fa spazio alla Cattedrale. Romanica d’impianto, gotica in facciata, portale alla francese, tripudio di marmi policromatici e leoni stilofori, è dedicata a San Lorenzo ma all’interno ospita le reliquie di San Giovanni. Genova, si sa, è città di santi, navigatori e poeti. Poco avanti Palazzo Ducale, dove da fuori si distinguono ancora i passaggi segreti da cui il Doge accedeva al Duomo, usati poi per i condannati al tempo delle carceri. Oggi centro di produzione e promozione culturale ospita grandi mostre, tra le quali, prorogata fino al 10 ottobre, L’Italia di Magnum. Da Robert Capa a Paolo Pellegrin. L’ingresso è su piazza De Basilica di Santa Maria Assunta, Camogli (GE)
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Ferrari con le fontane a cupola, il Teatro Carlo Felice di fianco e l’inizio del largo viale XX Settembre, dove comincia la città moderna. Ripreso il treno dalla stazione Piazza Principe inizia un calmo viaggio verso Levante. Sempre in bilico sul mare, rasentando giardini fioriti e limoneti s’incontra lo scoglio garibaldino di Quarto dei Mille fino a Nervi, con il suo complesso botanico, le ville circondate da roseti e, subito fuori dalla stazione, la passeggiata Anita Garibaldi sugli scogli. In alcuni punti, i vagoni sembrano scivolare sull’acqua tanto i faraglioni si lanciano a picco sui fondali per sfuggire alle montagne che da sopra occupano il panorama. Si susseguono borghi marinari, palmizi, spiagge e odore di salsedine: Bogliasco, Recco e più avanti il lungomare Vittorio Veneto di Rapallo, fino a Sestri Levante e poi, oltre, le Cinque Terre. CAMOGLI, ROSA E ZAFFERANO In mezzo c’è la sosta a Camogli, letteralmente appoggiata in perpendi-
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Portofino (GE)
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Santa Margherita Ligure (GE)
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Un treno regionale lungo la costa ligure
colare tra cielo e abissi. Dalla stazione, stretta nell’entroterra, in qualche minuto e dopo un sali e scendi ripido di scalinate, si arriva a piedi alla passeggiata Garibaldi sulla tipica spiaggia dai sassi scuri. Di fronte la basilica di Santa Maria Assunta, appollaiata sul porticciolo in mezzo al mare col campanile a bombetta e l’abside cilindrica, raccoglie a sé tutto quello che c’è da godere di questo piccolo villaggio dai toni rosati e zafferano: la Palazzata colorata, le piazzette incastonate e, dietro, il porticciolo turistico vista faro. Per i camminatori, sempre dalla stazione e passando dalla frazione di San Rocco, parte un sentiero immerso nel verde che conduce all’abbazia di San Fruttuoso in circa un’ora e mezza. Un’apparizione se invece si arriva dal battello, con il monastero in pietra chiara incastonato esattamente tra il verde rupestre e il blu marino. Nelle giornate di mare grosso le onde si mangiano la piccola spiaggia e il porticciolo, insinuandosi fin sotto le arcate del chiostro. Lasciando l’eremo con le tombe della famiglia Doria, deserto e in balia delle acque. L’ELEGANZA DI SANTA MARGHERITA Da Camogli si scende a Santa Margherita Ligure in pochi minuti, con il treno separato dal porto da qualche scalino.
Elegante, le ville arroccate nella zona collinare e circondate da bougainville, dà il meglio di sé osservata a largo della costa, con la visione d’insieme che fa capire come, in questa terra, tutto guardi al mare. La fortezza cinquecentesca corrosa dai secoli, la piccola chiesa dei frati cappuccini decorata a strisce e, dietro, Villa Durazzo, scrigno di stucchi e grottesche, circondata da un grande parco pubblico in cui palme e fichi d’india si mescolano a canfore e cipressi. La sera lo struscio estivo parte da piazza Caprera, dove i bambini giocano a pallone davanti alla chiesa di Santa Maria d’Antiochia e gli adulti sorseggiano un bicchiere di vino bianco Doc proveniente da vigneti locali, eccellenza di queste zone. La mattina, cappelli a tesa larga e crema solare sul naso, in traghetto si può andare a prendere un caffè a Portofino, distante un quarto d’ora di navigata. Un pugno di case colorate e la famosa piazzetta snob dove aggirarsi tra boutique, cloni di Chiara Ferragni e signore in sandali color corallo. Imboccata la salita alla chiesa di San Giorgio, si arriva in una terrazza sempre al sole, dove contemplare tutto il borgo, il Castello Brown e l’orizzonte cristallino del Golfo Tigullio. Dietro alla chiesa, inaspet-
tatamente, si può entrare nel piccolo cimitero dei portofinesi sospeso sulle rocce dove, “cullato dal ritmo alterno del mare”, riposa dal 1940 Nedo Nadi. L’unico schermidore al mondo che, alle Olimpiadi di Anversa del 1920, riuscì a vincere cinque medaglie d’oro. Incontrarlo battuto dal vento salato è stata la più bella sorpresa di Portofino. visitgenoa.it parcoportofino.it comunedicamogli ComuneSML
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IN TRENO CONVIENE Viaggiando con i treni regionali in Liguria, offerte per: • L’Acquario di Genova, € 5 sull’ingresso adulti e ragazzi • Il Galata - Museo del Mare, € 6 sull’acquisto di due biglietti interi (inclusa la visita al sommergibile Nazario Sauro) • Le card GenovaCityPass, 10% di sconto trenitalia.com 61
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OUTDOOR EXPERIENCE DOLCI PENDENZE, PARCHI NATURALI, VIGNETI E DISTESE DI LAVANDA. SCOPRIRE L’APPENNINO BOLOGNESE A PIEDI O IN E-BIKE GRAZIE ALLE INIZIATIVE DI TRENITALIA TPER di Cecilia Morrico
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MorriCecili
Morricocecili
Bologna, spingendosi fino alle dolci colline imolesi punteggiate di vigneti. La formula, consolidata negli anni, promuove l’utilizzo del treno per raggiungere le stazioni ferroviarie da cui si parte per il trekking. I nuovi treni regionali Rock e Pop di Trenitalia Tper, la società che gestisce il trasporto ferroviario in Emilia-Romagna e che è partner dell’iniziativa, rappresentano infatti l’opzione migliore, confortevole, sicura e sostenibile, per arrivare nei luoghi delle escursioni, tutte prenotabili sul sito trekkingcoltreno.it nella settimana precedente la partenza. «È un progetto molto seguito e apprezzato», spiega Giorgio, che da tanti anni accompagna gli escursio-
nisti. «Prima dell’emergenza sanitaria, superavamo anche le 100 persone a gruppo. Ora per le normative sanitarie le prenotazioni sono limitate a 20 partecipanti per ogni uscita, pertanto credo che, aprendo le iscrizioni sul sito ogni lunedì per il weekend successivo, i posti finiranno in poche ore». Uno dei punti di forza dell’iniziativa è proprio la periodicità settimanale: «In alcuni mesi abbiamo escursioni sia il sabato sia la domenica. In più non sono complicate ma adatte a tutti, suddivise su tre livelli di difficoltà, la maggior parte facili o di media intensità». C’è posto anche per le famiglie, dunque: «Mi sono capitati due genitori con un bimbo di sei
Trekking con il treno
© Cai/Destinazione turistica Bologna metropolitana
«M
uoversi a piedi tra la storia e la natura emiliana è il modo migliore per scoprire il territorio». Davanti agli occhi vette, colline, parchi naturali e laghi dell’Appennino, accompagnati dalla voce di Giorgio Trotter, guida volontaria della sezione bolognese del Club alpino italiano (Cai). Anche quest’anno, superando le difficoltà dovute alla pandemia, riparte la rassegna escursionistica Trekking col treno, promossa e coordinata da Destinazione turistica Bologna metropolitana e dal Cai. Giunta alla 30esima edizione, propone fino al 5 dicembre 34 uscite nelle campagne pianeggianti vicino
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© Luca Lorenzelli/AdobeStock
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Lago di Suviana (BO)
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Porretta Terme (BO)
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anni che si arrampicava benissimo sui sassi, ma se si vuole stare tranquilli consiglierei di portare i figli dai 12 anni in su», prosegue la guida del Cai. «Inoltre, rispettiamo molto la natura e non usciamo dai sentieri per tutelare il paesaggio. Cerchiamo sempre di costruire il percorso con attenzione, facendo un giro di prova prima dell’appuntamento in calendario e controllando se s’incontrano fontane per rifocillarsi o chiese e monumenti da visitare, di cui cerchiamo informazioni per poterli poi raccontare al pubblico durante l’escursione». Entrando nel vivo del trekking, si parte sempre dal piazzale Ovest della stazione di Bologna Centrale, per poi spostarsi con il Regionale. Domenica 22 agosto, si arriva a Porretta Terme per esplorare il lago artificiale di Suviana. «Si è formato nel 1932 a seguito della costruzione di una diga sull’Appennino bolognese da parte di Ferrovie dello Stato. L’opera serviva per poter alimentare con queste acque una centrale idroelettrica capace di fornire energia alla Direttissima, la storica linea tra Bologna e Firenze. Oggi la centrale continua ad avere un impiego idroelettrico utile al territorio, infatti a Suviana troviamo due giganteschi tubi verdi che pompano l’acqua fino a Brasimone, risalendo i monti». Il 29 agosto e il 18 settembre, invece, alla bellezza naturale si unisce la visita a vigneti e cantine lungo il sentiero dei Gessaroli a Zola Pedrosa (BO).
BolognaValley
©barbamauro/Adobe Stock
poco più di un’ora di treno si raggiunge Porretta Terme, dove si incontra la guida e si prendono le e-bike. Il percorso, della durata di cinque ore compresa la sosta per il pranzo e quelle ai rifugi, comprende il Monte Cavallo, il Santuario della Madonna del Faggio, dove si narra che intorno al 1600 apparì l'immagine della Vergine, e il borgo di Tresana, per poi fare ritorno nella città termale e riprendere il treno per il capoluogo emiliano. Grazie all’accordo fra Trenitalia Tper e Green Point Km0, gestore del progetto, chi effettua in treno il tragitto Bologna-Porretta Terme ottiene uno sconto sul prezzo del Green Tour pari al costo del biglietto ferroviario di andata e ritorno. L’obiettivo è coniugare in un’unica soluzione sostenibilità, sport all’aria aperta e valorizzazione della filiera agroalimentare a chilometro zero, con eventi che prevedono il contatto diretto con i produttori locali. Un modo per esplorare in modo ecologico un territorio naturalistico, storico e artistico di grande bellezza, non ancora invaso dal turismo di massa, che comprende il Molino di Granaglione con la sua piccola sorgente termale, il Parco didattico sperimentale del castagno per scoprire la castanicoltura, tipica della storia emiliana, il Monte Piella dove ammirare il suggestivo panorama dell’Alta Valle del Reno. trekkingcoltreno.it
© Cai/Destinazione turistica Bologna metropolitana
«Durante l’escursione a piedi si può scoprire la cosiddetta uva del Fantini, che ha una storia molto particolare», spiega Trotter. «Luigi Fantini era un ricercatore bolognese che nel 1965 scoprì un traliccio di vite sopravvissuto alla devastante fillossera che alla fine dell’800 compromise gran parte dei vigneti locali. Oltre a questa pianta secolare, nel basso appennino si possono ammirare anche i campi di ciliegie delle aziende agricole e le distese di lavanda di Monte Radicchio, dove sembra di essere in Provenza (quest'ultime nell'uscita dello scorso 18 luglio, ndr)». Le escursioni vanno avanti fino a dicembre e si chiudono domenica 5 con il Trekking per Telethon, con visita all’Eremo di Ronzano, nel Bolognese. Zaini in spalla, dunque, ma non senza prima chiedere qual è l’abbigliamento più adatto. «Sicuramente un paio di scarpe da trekking e uno zainetto con una fascia intorno alla vita che aiuti a scaricare il peso per non affaticare troppo le spalle. Poi un abbigliamento a cipolla, perché man mano che si sale si può sentire caldo, e una mantellina utile in caso di pioggia. Infine, i bastoncini per chi è abituato a usarli e una buona riserva d’acqua». Ma l’Appennino bolognese si può scoprire anche su due ruote, fino al 15 settembre, con il Green Tour dell’Alta Valle del Reno, pensato per gli amanti delle bici elettriche. Partendo dalla stazione ferroviaria di Bologna, in
Spiagge di Riccione (RN)
A RICCIONE IN TRENO Raggiungere le splendide spiagge della Romagna non è mai stato così facile e conveniente. Riccione, città di villeggiatura ideale per giovani e famiglie, è pronta per ripartire in sicurezza. Torna infatti l’iniziativa dedicata alle vacanze e alla mobilità sostenibile che, grazie all’accordo tra il Comune, Trenitalia e Federalberghi Riccione, consente di raggiungere la Perla verde con le Frecce, senza cambi dalle principali città italiane, o con i regionali Trenitalia Tper. Oltre alla comodità e alla velocità del viaggio, chi sceglie di dormire in uno degli hotel aderenti alla promozione Riccione in Treno può ottenere il rimborso del biglietto, l’esenzione della tassa di soggiorno e un ingresso riservato ad alcuni eventi in città. Per motivi di sicurezza, già dallo scorso anno, la partecipazione alle iniziative è a numero chiuso con posto riservato, ma grazie all’offerta Riccione in Treno è possibile prenotare direttamente tramite l’hotel. Chi pernotta da tre a sette notti in uno degli alberghi aderenti ottiene il rimborso del viaggio di andata, mentre chi estende la vacanza fino a due settimane non pagherà neanche il biglietto del ritorno. riccioneintreno.it 65
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LA ROTTA DI ENEA L’EROE VIRGILIANO ATTRAVERSÒ IL MEDITERRANEO DA TROIA PER SBARCARE A ROMA. UN ITINERARIO CULTURALE EUROPEO RIEVOCA IL SUO VIAGGIO, TRA MITO E STORIA, PERCORRENDO CINQUE PAESI di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it
Campi Flegrei (NA)
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«A
rmi canto e l’uomo che primo dai lidi di Troia venne in Italia fuggiasco per fato e alle spiagge lavinie». Così il poeta latino Virgilio inizia il racconto dell’Eneide, il viaggio del mitico eroe che attraversò il Mediterraneo per approdare nel Lazio. Proprio sulle sue tracce è stata creata a fine maggio La rotta di Enea, il 45esimo itinerario culturale certificato dal Consiglio d'Europa. Un percorso che tocca 21 tappe nel Vecchio Continente attraverso cinque Paesi, Turchia, Grecia Albania, Tunisia e Italia, dove vengono attraversate le regioni di Puglia, Sicilia, Calabria, Campania e Lazio. Ciò che unisce questo lungo cammino è proprio il Mediterraneo, come spiega il presidente dell’associazione Parco sommerso di Baia (NA)
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Acropoli di Cuma (NA)
Rotta di Enea, Giovanni Cafiero: «Si è discusso molto in termini religiosi sulle origini dell’Europa, senza considerare che un legame fondamentale è dato proprio da questo mare che si estende dalla mitica Troia, a est, alle colonne d’Ercole, a ovest. Enea è stato il primo a mescolare molte culture, grazie al suo peregrinare. Secondo il mito, proprio da Troia discenderebbero addirittura anche i Britanni, i Franchi e gli Asburgo». Il simbolo di questo viaggio è l’eroe virgiliano che porta sulle spalle il padre Anchise e per mano il figlio Ascanio. «È un’immagine che sottolinea la continuità tra le generazioni, fondata su due elementi complementari e non contraddittori: la fedeltà alle radici e la volontà di partire verso nuove terre. Enea, infatti, è un migrante di succes-
so», continua Cafiero. L’eroe salpò con pochi compagni dall’antica Antandros, nell'attuale Turchia, e, dopo lunghe peregrinazioni, arrivò sulle coste del Lazio, dove fondò la città di Lavinium. Il figlio Ascanio gettò invece le fondamenta per Alba Longa: dalla sua stirpe nascerà Romolo, fondatore e primo re di Roma. Un itinerario non solo di carattere turistico, quindi, ma nato per rievocare la storia e la letteratura. «È un viaggio di formazione, che in futuro prevede anche proposte adatte ai ragazzi. Ma La rotta di Enea è anche un network di Comuni, realtà locali e soggetti internazionali che organizzano visite, percorsi, convegni e manifestazioni». Sono questi i punti di forza che hanno portato il progetto a ottenere il riconoscimento europeo.
Erice (TP)
La tappa di partenza è Troia, zona archeologica che oggi si trova nella regione nord occidentale dell’Anatolia, in Turchia, dove va visitato anche il Parco nazionale del Monte Ida: qui i mitici fuggiaschi si procurarono legname per costruire le navi e partire all’avventura. In Italia il viaggio tocca località di grande valore storico, spesso poco conosciute. Da Castro (LE), l’antico approdo di Enea sull’Adriatico, fino a Crotone, sullo Ionio, dove svetta l’unica colonna superstite del santuario di Hera Lacinia. Il passaggio in Sicilia occidentale è in provincia di Trapani, nella cittadina arroccata di Erice, legata all’antico culto di Venere, e al tempio greco solitario e incompiuto di Segesta. Il percorso fa tappa anche nel Lazio, dove l’eroe fondò l’antica città di Lavinium, l’odierna Pratica di Mare, vicino Pomezia. In questa zona, immerse nei campi si possono ammirare le Tredici are, grandiosi altari affiancati l’uno all’altro, a cui è connesso l’heroon di Enea, il tumulo sepolcrale che si vorrebbe iden-
tificare come sua tomba. Tra i reperti, anche un centinaio di statue in terracotta ora custodite nel Museo civico archeologico Lavinium di Pomezia. In Campania, si fa rotta verso Palinuro (SA) e Cuma (NA), nell’area vulcanica dei Campi Flegrei. In questa località è stato identificato il famoso Antro della Sibilla, dove la misteriosa figura esprimeva presagi. Tutta la zona, sottolinea Cafiero, è costellata di luoghi e monumenti iconici da scoprire. «Oltre al parco sommerso di Baia c’è il Rione Terra, che costituisce il primo nucleo abitativo di Pozzuoli, da pochi anni ristrutturato, con le colonne del Tempio di Augusto inglobate nelle pareti esterne della Cattedrale di San Procolo martire. E come non soffermarsi nella Piscina mirabilis, a Bacoli, un’enorme cisterna costruita per la raccolta delle acque?». Nell’anno di Dante, poi, il presidente ricorda: «Se non ci fosse stato il racconto virgiliano della discesa agli Inferi, ambientato qui nel Lago di Averno, forse non avremmo avuto la Divina Commedia».
Ma la memoria non vive solo di passato, anzi coltiva e nutre il presente. In quest’area, infatti, dal 3 al 5 settembre si tiene il Festival internazionale della Rotta di Enea, con la direzione dell’archeologo Fabio Pagano. Tre giorni in cui si può partecipare alla Passeggiata eneadica al tramonto nel Parco archeologico dei Campi Flegrei, alla lectio magistralis peripatetica con il professor Carlo Rescigno o al Concerto dal VI libro dell’Eneide. È un modo per puntare sul turismo di prossimità, ricordare le tradizioni e proiettarsi nel futuro. «Se Enea rispetta le generazioni passate, con l’amore verso il padre immortalato dalla narrazione virgiliana dell’incontro nell’Ade, il figlio Ascanio è il simbolo di una next generation che guarda a nuove basi da cui ripartire. La generazione del XXI secolo, rappresentata dagli studenti che il progetto della Rotta coinvolge, con scambi e gemellaggi tra Paesi affacciati sul Mediterraneo», precisa Cafiero. Il mito di Enea e la saga dei Troiani, ricorda ancora, «sono stati d’ispirazione anche per importanti cicli artistici, a Roma, a Bologna e nelle Marche. E alla saga troiana sono dedicate anche tante opere musicali, come Didone ed Enea del compositore inglese Henry Purcell, composta alla fine del ’600. Sono tante anche quelle musicate sul libretto di Metastasio Didone abbandonata. Mentre nel 1945 Hermann Broch ha scritto La morte di Virgilio, che racconta l’ultima notte del poeta a Brindisi». Tanti sono i capolavori citati sul sito web dell’associazione, dove si può navigare alla ricerca di notizie, leggende e curiosità. Per vivere un viaggio immaginario e reale che appartiene a ogni cittadino europeo. aeneasroute.org
Santa Maria delle Vigne nella Tenuta di Pratica di Mare (RM), dov'era l’antica Lavinium
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SULCIS, TRA MINIERE E MUSICA U SCOPRIRE UNA SARDEGNA INEDITA ATTRAVERSO I 500 CHILOMETRI DEL CAMMINO MINERARIO DI SANTA BARBARA E I CONCERTI DELL’ARTANGO&JAZZ, DAL 24 AL 29 AGOSTO di Valentina Lo Surdo ilmondodiabha.it
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ValuLoSurdo
Foto © Gianni Alvito per la Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara
Grotta di San Giovanni, Domusnovas (CI)
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ilmondodiabha
n agosto arcaico a contatto con una terra antichissima e con i suoni viscerali del tango. L’occasione è data dalla XII edizione dell’ARTango&Jazz, festival sardo dedicato a questo genere musicale e in grado di abbracciarne le diverse sfumature, dalla tradizione argentina fino alle contaminazioni di stampo jazzistico. Sullo sfondo della manifestazione, organizzata dall’associazione Anton Stadler dal 24 al 29 agosto nei luoghi di maggior suggestione del Sulcis
Iglesiente, nella zona sud-occidentale della Sardegna, si staglia il più lungo e suggestivo percorso a piedi dell’isola: il Cammino minerario di Santa Barbara. A far da scenario alla prestigiosa rassegna di tango ci sono, infatti, non solo il chiostro di San Francesco di Iglesias ma anche il nuraghe Seruci di Gonnesa, la tonnara Su Pranu di Portoscuso e la straordinaria grotta di Santa Barbara presso la miniera di San Giovanni. In questo sito unico al mondo per le caratteristiche geologiche e morfologiche, domenica 29 si esibisce con un omaggio per i 100 anni dalla nascita di Astor Piazzolla lo strepitoso Anna Tifu Tango Quartet: oltre
ad Anna Tifu al violino, ci sono Fabio Furia al bandoneon, Romeo Scaccia al pianoforte e Giovanni Chiaramonte al contrabbasso. Vena popolare e atmosfere tanguere s’incontrano anche nella masterclass internazionale di bandoneon con giovani interpreti da tutto il mondo guidati dall’argentino Juan José Mosalini. CAMMINARE SULLA STORIA Nei giorni prima e dopo il festival, gli appassionati di tango possono approfittare dell’occasione per regalarsi un’avventura a piedi nel Sulcis Iglesiente, percorrendo interamente o in parte questo spettacolare tracciato che celebra «un territorio in transizione, dall’economia del duro lavoro sotto terra all’economia della bellezza», come racconta Giampiero Pinna, creatore del Cammino minerario di Santa Barbara, geologo e ancor prima minatore innamorato dei luoghi millenari dov’è cresciuto. Parole vibranti le sue: «Un popolo che ha vissuto per millenni sotto terra, facendo del buio della miniera il colore della sua sopravvivenza, ora che quella epopea si è conclusa ha
scoperto di possedere un altro straordinario e inesauribile giacimento rappresentato da un paesaggio che incanta e stupisce i pellegrini». Qui, infatti, si tratta letteralmente di camminare sulla storia, «sulle rocce più antiche del continente europeo, in memoria del rapporto inscindibile dell’uomo con il sottosuolo e prendendo coscienza, passo dopo passo, di come proprio tali pietre abbiano determinato l’interesse di tanti popoli per questa terra, sin dal Neolitico antico». Risalgono infatti al 6000 a.C. le prime attività estrattive di materie prime documentate, che hanno portato a una crescita straordinaria, da un punto di vista artistico ma anche commerciale, della lavorazione dei metalli a partire dall’Età del rame. L’apice si raggiunge nel periodo nuragico, «espressione massima dell’antica civiltà di Sardegna, durata quasi un millennio», precisa Pinna. Un’epoca in cui si diffonde il commercio dei minerali metalliferi e dei loro prodotti con altri popoli mediterranei: i famosi bronzetti nuragici testimoniano le solide abilità metallurgiche diffuse nella
© Cristian Strina
ARTango&jazz Festival 2020, concerto finale della Masterclass internazionale di bandoneon al chiostro San Francesco di Iglesias
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Cala Domestica, Buggerru-Iglesias
zona. Un’attività proseguita a vicende alterne fino all’età moderna, con l’avvento dell’industria estrattiva che ha portato all’apertura delle grandi miniere di Monteponi, San Giovanni, Nebida, Masua, Ingurtosu, Montevecchio e dei loro imponenti impianti. Alla fine dell’800, la Sardegna arrivava a fornire all’Italia la maggior parte del fabbisogno di metalli e la quasi totalità dei minerali di piombo (98,7%) e di zinco (85%). Inoltre, la forte propulsione dell’attività estrattiva del carbone creò le condizioni per l’apertura della grande miniera di Serbariu e, alla fine degli anni ‘30, per la fondazione della città di Carbonia. La produzione registra una costante crescita fino a quando, verso la metà degli anni ‘50, comincia a farsi sentire la perdita di competitività dell’industria mineraria sarda nei confronti del mercato internazionale. La chiusura degli ultimi giacimenti sull’isola risale alla metà degli anni 72
‘90, dopodiché questo grande patrimonio di archeologia industriale progressivamente dismesso è stato abbandonato a se stesso. Compiere il Cammino minerario di Santa Barbara, dunque, significa ricucire ottomila anni di storia: «Ed è per questo che abbiamo fatto in modo di valorizzare il paesaggio naturale e al contempo quello industriale delle miniere con le tradizionali ferrovie su cui scorrevano i vagoncini spinti prima dai minatori e poi da muli o cavalli e, verso la fine dell’800, trainati da locomotori». TRA CHIESE E MINIERE Quest’avventura a piedi intreccia la visione di una natura arcaica segnata sia dalle recenti opere di ingegneria mineraria sia dalla presenza di antiche chiese consacrate al culto di Santa Barbara, la patrona universale dei minatori, come dichiarato da papa San Giovanni Paolo II nel 1985, durante la sua visita alla mineira di Monteponi. Il Cammino si sviluppa lungo un anel-
lo che parte e termina a Iglesias: 500 chilometri nel Sulcis Iglesiente-Guspinese costituiti da carrarecce e mulattiere costruite fin dal periodo fenicio-punico e romano per il trasporto dei minerali, da strade lastricate e ponti in pietra che permettevano ai Romani di raggiungere questi siti, da sentieri utilizzati dai minatori per raggiungere i cantieri, da piste armate con binari per il traino dei vagoni e da tracciati di ottocentesche ferrovie per il trasporto dei minerali dai luoghi di estrazione ai porti di imbarco. Strutture viarie che sono state individuate e mappate, recuperate dall’incuria del tempo anche grazie al supporto della vecchia cartografia e alle testimonianze dirette dei minatori, con la loro preziosa memoria storica. L’altitudine massima, nel sistema montuoso del Marganai, non supera i 900 metri e l’itinerario si compone di 30 tappe della lunghezza media di circa 16 chilometri ciascuna.
Faraglione del Pan di Zucchero , Iglesias
UN PERCORSO NATO DAL BASSO L’idea di costruire un grande itinerario nell’area più estesa e rappresentativa del Parco Geominerario storico e ambientale della Sardegna, riscoprendo antichi cammini minerari in gran parte abbandonati, è nata dal basso in seguito all’appassionata partecipazione dei cittadini alle escursioni
organizzate dall’associazione Pozzo Sella per il Parco Geominerario, impegnata a rendere fruibili i percorsi. Con questo itinerario si vuole tramandare la memoria degli uomini che nei secoli passati hanno realizzato gli antichi tracciati, con il piacere di riscoprire a passo lento la bellezza di un territorio tanto peculiare. Laveria La Marmora, costa di Nebida, Iglesias
A seguito del successo del progetto, abbracciato coralmente dalla Regione Sardegna e dai 25 Comuni toccati dal percorso, in un autentico esempio di coesione istituzionale è nata la Fondazione Cammino minerario di Santa Barbara, presieduta da Pinna, che nel frattempo ha anche firmato la guida del Cammino, giunta alla seconda edizione per Terre di Mezzo Editore. E così queste antichissime vie, messe a sistema soltanto una decina di anni fa, hanno destato in breve l’interesse di migliaia di appassionati italiani e stranieri: basti pensare che, dopo il primo lockdown, in soli quattro mesi lo hanno percorso 700 persone documentate, per circa settemila pernottamenti, senza contare le tantissime altre che lo hanno attraversato a tratti, sprovvisti di credenziale (il documento ufficiale che attesta il passaggio dei camminatori). Interessante il fatto che il 60% dei pellegrini qui sia costituito da donne, forse perché è tra i pochi cammini dedicati a una grande figura spirituale femminile. E per quanti decideranno di intraprenderlo alla fine di agosto, ad accoglierli ci saranno anche le note dell’ARTango&Jazz Festival. Una buona occasione per coltivare l’antico adagio mens sana in corpore sano. Viscerale è la musica, così come l’emozione generata da questa terra di Sardegna. camminominerariodisantabarbara.org associazioneantonstadler.it 73
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I BORGHI DEI TESORI IN SICILIA, 59 PICCOLI COMUNI SI METTONO IN RETE. E PROMUOVONO UN FESTIVAL DIFFUSO PER RACCONTARE AL MONDO LE LORO BELLEZZE
© Emily M Wilson/AdobeStock
di Elisabetta Reale
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edersi in un campo di tulipani, assaggiare una specialità appena sfornata, ascoltare il canto ancestrale dei pastori, scoprire una fontana dimenticata, meravigliarsi di fronte ai tesori esposti in un piccolo museo di provincia o lasciarsi ammaliare da panorami che uniscono mare e montagna. E ancora cenare
in un antico frantoio, dormire in un ex convento, passeggiare tra i ruderi di una conceria, riscoprire tradizioni e storie del passato. I borghi siciliani sono un patrimonio nascosto straordinario e tutto da scoprire. Assaporarne la bellezza diventa l’occasione per riannodare le fila con la memoria del passato e ascoltare
racconti secolari. Lontani dalle grandi città, questi piccoli gioielli accolgono i turisti in un caloroso e colorato abbraccio, inducendoli a fermarsi, riflettere e godere delle piccole cose. Il loro inatteso e straordinario valore monumentale e immateriale diventa protagonista di questa estate siciliana grazie a un
Montalbano Elicona (ME)
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Il castello dei Ventimiglia a Castelbuono (PA)
progetto capace di mettere in rete i 59 borghi che compongono la fondazione Le vie dei tesori, con obiettivi di rigenerazione, ripopolamento e sviluppo sostenibile. Un percorso che si nutre dell’esperienza maturata con il primogenito festival Le vie dei tesori, che da anni promuove il patrimonio culturale siciliano: la 15esima edizione si tiene in 16 città e borghi dell’isola negli otto weekend compresi tra l’11 settembre e il 31 ottobre. Un assaggio delle nuove attività messe in campo si ha invece con i Borghi dei tesori Fest: nei fine settimana del 28 e 29 agosto e del 4 e 5 settembre, 59 località conosciute o inesplorate, di montagna o sul mare, scrigni d’arte e di verde aprono al pubblico i loro gioielli, tra conventi, chiese, botteghe artigiane, laboratori, osservatori astronomici, palazzi nobiliari, neviere
© Giulio Giallombardo
Petralia Sottana (PA)
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e miniere dimenticate. Alcuni fanno già parte dei percorsi turistici, altri erano noti finora solo ad appassionati globetrotter. L’iniziativa è promossa dalla neonata fondazione, in collaborazione con tutti i Comuni siciliani partecipanti, con il sostegno di International Game Technology, Fondazione con Il Sud e Fondazione Sicilia. «Il primo nucleo dell’associazione è nato durante l’inverno, poi in pochissimi mesi ci siamo ingranditi», spiega Laura Anello, presidente delle Vie dei tesori. «È stato un lavoro certosino censire questo patrimonio straordinario che nemmeno noi pensavamo di trovare. Sono borghi che hanno voglia di fare, non chiedono assistenza ma sono decisi a incamminarsi verso uno sviluppo reale e sostenibile. Per questo abbiamo pensato di metterli insieme,
per portare avanti politiche di ripopolamento e di crescita e valorizzare tutto ciò che questo tempo nuovo ci ha fatto comprendere e apprezzare meglio». Nasce così il progetto pilota con 59 borghi in otto province dell’isola. Il plotone più numeroso è nel Palermitano, dove l’evento ingloba 26 borghi, tra cui Caccamo, Castelbuono, Contessa Entellina, Giuliana, Godrano, Montemaggiore Belsito, Palazzo Adriano, Petralia Soprana, Petralia Sottana e Vicari. Sono sette, invece, i piccoli Comuni dell’Agrigentino, ovvero Bivona, Burgio, Caltabellotta, Naro, Sambuca, Sant’Angelo Muxaro, Santo Stefano Quisquina, e quattro quelli in provincia di Caltanissetta: Butera, Montedoro, Sutera e Vallelunga Pratameno. Due nelle province di Enna (Centuripe, Sperlinga), Ragusa (Chiaramonte Gulfi, Monterosso Almo) e Siracusa (Buccheri, Portopalo di Capo Passero), tre nel Catanese (Licodia Eubea, Militello Val di Catania, Piedimonte Etneo) e ben 13 nel Messinese, come Castelmola, Graniti, Mirto, Montalbano Elicona, Roccavaldina, Santa Lucia del Mela e Savoca. Per ogni località è stato fatto un censimento delle principali bellezze che vengono aperte alle visite, messe in un circuito, promosse e raccontate da oltre 500 giovani che vivono in questi territori e sono stati formati all’accoglienza e alla narrazione. Un primo passo per ridare alle co-
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Militello in Val di Catania (CT)
munità contezza del valore delle tradizioni e per far parlare i luoghi: i borghi si possono muovere compatti, sfruttando le risorse locali, offrendo tour guidati ed esperienze nel verde, consapevoli che il turismo esperienziale può essere una delle chiavi per crearsi un futuro sull’isola. Ai Borghi dei tesori è legato a doppio filo un altro nuovo tassello della fondazione: Ho scelto il Sud, il network che comprende chi ha deciso di tornare qui, chi non è mai andato via e chi, nato altrove, ha designato il Meridione come proprio luogo d’elezione. Il progetto, a cui collaborano anche l’associazione South working e la rete Rifai - Rete italiana dei giovani facilitatori delle aree interne, punta a costruire una collaborazione tra gli ambasciatori di un Sud produttivo, creativo, non assistito, a volte eroico, un grandissimo potenziale di innovazione. «Un sogno che coltivo da anni», ag-
giunge Anello, «nato dal censimento delle tante storie di meridionali che ritornano, un flusso consistente e sconosciuto di persone che scelgono di rientrare qui per fare, costruire, inventare. Storie di successo nell’agricoltura, nel turismo, nel sociale, nella cultura, nelle produzioni ecosostenibili che si sono consolidate nel progetto dei borghi, ascoltando i territori. Un sogno che finalmente diventa realtà: tra i primi obiettivi c’è la costruzione di una community, una casa digitale dove scambiarsi esperienze e contatti, e la produzione di video sulle storie raccontate». A battezzare il progetto è stato il cantautore, attore, regista e cantastorie ennese Mario Incudine, che ha composto un pezzo dal ritmo trascinante dedicato a questa Sicilia orgogliosa. Mentre il primo video sul progetto è tratto da un testo di Fuoririga – un gruppo di documentaristi, giornalisti e filmmaker indipendenti – sulle stoLa Farmacia Museo di Roccavaldina (ME)
rie di chi è andato via e poi tornato, di chi ha scelto di restare e chi ha eletto la Sicilia come sua terra. «Sta tutto nel titolo del brano: Ho scelto il Sud è una dichiarazione di intenti, che poi è anche la mia», precisa il cantautore. «È una canzone originale per un progetto originale e racconta l’orgoglio di vivere qui. Sono convinto che la vera forza stia nell’aver resistito alla tentazione di andarsene. La vera rivoluzione parte dal Sud». La fondazione Le vie dei tesori ha messo a disposizione il proprio background, l’efficienza di una rete già consolidata e l’esperienza organizzativa: anche Borghi dei tesori Fest è una rassegna smart e digitale, con un unico coupon valido per i circa 300 luoghi – una media di cinque siti per ciascun borgo – che si preparano ad aprire le loro porte. Mentre sul sito leviedeitesori.it, sui social e sul magazine del festival si dà spazio a curiosità, approfondimenti, schede e commenti preparati da giornalisti, divulgatori ed esperti di turismo esperienziale. Come nel festival Le vie dei tesori, un coupon da 18 euro vale per dieci visite e un coupon da dieci euro per quattro: un contributo da parte dei visitatori per sostenere il progetto. I coupon sono disponibili su leviedeitesori.com/borghideitesori e negli infopoint di ogni borgo. Inoltre, il 25% dei contributi dei visitatori viene devoluto a iniziative per potenziare l’attrattività dei territori e offrire opportunità ai giovani. leviedeitesori.it leviedeitesori
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TRAVEL
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L’ISOLA DEL
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BIEN VIVRE Spiaggia di Laconella, Capoliveri (LI)
MARE CARAIBICO E CALETTE RACCOLTE, TREKKING NEL VERDE E FOOD EXPERIENCE ORIGINALI. ALL’ELBA PER TROVARE LA PROPRIA VACANZA IDEALE di Cristina Piccinotti - a cura di vdgmagazine.it
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asta toccare terra elbana per sentirsi subito in vacanza. Le sue acque cristalline con oltre 200 spiagge di sabbia bianca, ghiaia o scogli e i 400 chilometri di sentieri tra mare e monti ne fanno l’approdo ideale per chi vuole rilassarsi al sole ma anche per chi è alla ricerca di esperienze a contatto con la natura o all’insegna dell’avventura. L’isola d’Elba (LI) è accogliente e generosa con tutti, perché con la sua ricchezza paesaggistica nutre e alimenta le passioni e i desideri di ogni turista. Che qui trova sport e relax, buona cucina e bien vivre, non solo d’estate, ma tutto l’anno. UN INNO ALLA BIODIVERSITÀ La più grande isola del Parco nazionale dell’Arcipelago toscano è un paradiso di specie endemiche e mineralogiche, è la terra delle orchidee e delle farfalle ma anche un vero santuario marino. Nell’area protetta del Parco e nella Riserva della biosfera Mab - Unesco non è raro avvistare balene, delfini, capodogli e branchi di orche. Di recente, dopo decine di anni di assenza, è riapparsa anche la foca monaca. All’Elba si può cambiare spiaggia ogni giorno. Due mari bagnano le sue coste, il Ligure a nord e il Tirreno a sud. E due canali: quello di Piombino sul versante orientale, detto Costa che brilla per la presenza delle ex miniere di ferro, e quello di Corsica, sul litorale occidentale, detto Costa del sole, con il celebre panorama dei Tre laghi da cui si ammirano il golfo della Bidola e quello del Viticcio. SPIAGGE PER TUTTI I GUSTI Caraibiche, lunari, selvagge e adatte agli sportivi o attrezzate per famiglie e bambini. Di spiagge ce ne sono davve-
ro tante e per tutte le esigenze. Unica per i suoi ciottoli colorati levigati dal mare è Le ghiaie, vicino a Portoferraio. Chi è disposto ad affrontare un sentiero di 109 scalini in pietra può arrivare a Sottobomba e si trova di fronte una caletta raccolta e protetta dal vento, abbracciata da una scogliera bianca e ricoperta dalla macchia mediterranea. Da vedere anche la spiaggia di Lacona, che scruta l’isola di Montecristo celebrata da Alexandre Dumas. Con i suoi 1.200 metri di sabbia dorata è la seconda più lunga dell'Elba (dopo Marina di Campo) e l’unica dell’Arcipelago ad aver conservato, a ridosso dell’arenile, un’area naturalistica protetta dove fiorisce il giglio di mare. Imperdibile la spiaggia di Sansone, riconosciuta tra le 25 più belle d’Europa nella classifica di TripAdvisor. DAL TREKKING ALLO YOGA Ma l’Elba svela la sua natura anche lungo i sentieri trekking e biking dell’entroterra e nella zona montuosa. Sulla dorsale del Monte Capanne, per esempio, un lastrone di granito risalente a circa 11 milioni di anni fa sale fino a 1.019 metri. È la cima più alta dell’isola e, nelle giornate più limpide, dalla vetta lo sguardo può arrivare alle isole di Pianosa, Capraia, Montecristo, Gorgona e perfino alla Corsica. Si può salire a piedi attraverso un sentiero segnalato, impegnativo ma accessibile anche ai camminatori meno allenati, o più comodamente con la cabinovia che porta a 950 metri in una ventina di minuti. A raccontare un lato inedito del territorio è Elba Active, che riunisce sotto un’unica voce le tante attività volte al benessere psicofisico attivo che cia79
© Pierpaolo Metelli
TRAVEL
I cioccolatini di Paola Francesca Bertani
scun ospite può sperimentare sull’isola in base alle sue attitudini e passioni. Dallo yoga e la meditazione al trekking e al nordic walking, dalla bici al canottaggio o al diving fino alle visite speleologiche alla scoperta del mondo sotterraneo. LA TRADIZIONE NEL PIATTO In linea con la filosofia Elba Active c’è anche l’idea di offrire food experience adatte a ogni palato. Così l’emotion chef Michele Nardi – originario di Piombino, elbano per scelta – ha messo a punto tre menù tematici con la supervisione della biologa nutrizionista Francesca Moncini: Energy, Remise en forme e Gusto senza colpa. Combinando la cucina classica e gli ingredienti elbani con le necessità alimentari dello sportivo e del turista che vuole rimettersi in forma senza rinunciare ai sapori, questi menù sono proposti da molti locali dell’isola, come il Teatro Bistro & Wine bar a Portoferraio, il Mickey Mouse a Capoliveri e il Ristorante Da Cipolla a Rio nell'Elba. Eletto miglior chef toscano nella trasmissione televisiva Cuochi d’Italia, condotta da Alessandro Borghese, con le sue ricette Nardi porta in tavola l’unicità dell’Elba, reinterpretando piatti della tradizione in chiave contemporanea. Ne è un esempio la sua ribollita di mare, dove al posto del cavolo nero introduce le erbe spontanee dell’isola, insieme alle seppioline e lumachine dell’Arcipelago. E ancora, la Zuppa 80
d’ova, un piatto contadino consumato un tempo dai braccianti, o il Totano e cipolle al nero, una ricetta che parla di Pratesi, piccola frazione del territorio elbano. Qui si coltiva una cipolla rossa più dolce e delicata di quelle comuni e, sempre qui, in autunno si pescano i calamari (o totani). Dal connubio di questi ingredienti al 100% locali nasce un piatto che esprime l’essenza del luogo. Oltre al mare, lo sport e la buona cu-
cina, prima di partire ci vuole un po’ di shopping. Nelle colorate boutique e botteghe artigianali non mancano i marchi di qualità made in Elba e i deliziosi cioccolatini realizzati a mano con cura e passione da Paola Francesca Bertani, già premiata all’International Chocolate Award. Senza dubbio il souvenir più dolce dell’isola. infoelba.it emotionchef
Totano e cipolle al nero dello chef Michele Nardi
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NEL SALENTO DELLA TARANTA © CosimoGiovanni/Adobe Stock
A GALATINA, IN PROVINCIA DI LECCE, TRA PALAZZI BAROCCHI, SPECIALITÀ GASTRONOMICHE E IL RITMO DI UNA DANZA ANCESTRALE
Chiesa dei S.S. Pietro e Paolo, Galatina (LE) 82
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© Aldo Isocento
che faccio, non vado qualche giorno in estate nel Salento? Contatto la mia amica Laura per avere informazioni su feste o serate dove si possa ballare la pizzica. L’ho conosciuta grazie alla trasmissione Grand tour, andata in onda in prima serata qualche anno fa su Rai1: è una ballerina di pizzica che partecipa alla Notte della Taranta a Melpignano, in provincia di Lecce, nonché grande cultrice di balli popolari. Il festival di musica popolare itinerante, che mira a valorizzare la cultura tradizionale salentina, si svolge nel mese di agosto in varie piazze del Salento. Laura mi dà appuntamento a Galatina (LE) e inizia così il mio viaggio. Arrivo in stazione in mattinata, scarico
Laura Boccadamo, ballerina di pizzica
la mia bicicletta e comincio a girare per la città. All’interno, il borgo antico offre splendidi scorci di palazzi barocchi, fra corti e vicoli che si alternano a larghe strade dotate ancora dell’originario basolato dal fascino indescrivibile. Si alternano chiese e cappelle, conventi e monasteri costruiti, dentro e fuori le mura, dalla fine del ’400 e poi, via via, fino al ’700. Camminando per le viuzze del centro, lo sguardo è rapito dalla maestosa chiesa dei S.S. Pietro e Paolo che, con la sua monumentale facciata barocca, si erge sull’omonima piazza offrendo uno spettacolo d’incomparabile scenografia. Laura mi ha dato un appuntamento con la storia dal sapore autentico e tradizionale. Ci vediamo davanti alla pasticceria Ascalone, dove sembra
sia stato inventato il pasticciotto, un dolce composto da pasta frolla farcita di crema pasticcera e cotto in forno. Ha una gonna lunga color grigio chiaro e una maglia nera: mi guarda e sorride, non ci vediamo da tanto e, l’ultima volta, lei era sul palco davanti a migliaia di persone mentre io provavo a carpire con gli occhi qualche passo per cercare di imparare a ballare la pizzica. Prendiamo un pasticciotto e andiamo a sederci sulle scale di una chiesa. Dal primo morso si capisce quanto sia importante antropologicamente mangiare questo dolce tipico in Salento. Al secondo morso, poi… vi dico solo che ancora sorrido al pensiero di quella crema, un’esplosione di gioia. Chiedo a Laura dei suoi progetti e di 83
© Luca Lorenzelli/AdobeStock
GENIUS LOCI
Pasticciotto
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cosa stiano pensando, le loro vite nei loro Paesi, il loro lavoro. Ecco, quel signore sembra proprio un carabiniere in pensione e la moglie una maestra per il modo in cui spiega ai compagni di viaggio lo stile barocco. Si è fatta l’ora di andare a godermi lo spettacolo di danza e di provare a ballare la pizzica, ma prima c’è una cosa da fare assolutamente. Non si può lasciare il Salento senza Rustico leccese
©andrearollophoto/Adobe Stock
quanto sia importante per lei la musica e il ballo. Mi risponde senza pensarci: «Sono molto timida, anche se non sembra, e il ballo è la mia massima espressione: è la parola che non ho, un linguaggio nascosto nell’anima. La pizzica è tradizione, cultura popolare, storia. Oggi c’è tanta evoluzione e innovazione ma io, essendo molto tradizionalista, cerco di preservare l’autenticità di questo ballo». Si vede che ha la musica nel sangue, parla e sembra che stia danzando. Continua dicendo: «A me piace questa danza perché è sensuale e femminile, insomma è donna, con tutta la sua forza ma soprattutto con il senso di sfogo e liberazione». Finiamo il pasticciotto e Laura si congeda: deve andare a fare le prove per lo spettacolo della sera. Così, ci diamo appuntamento a più tardi e lei mi promette che riuscirà a farmi ballare. Continuo il mio giro per Galatina, ci sono turisti da ogni parte d’Italia. Mi piace soffermarmi ad ascoltare i loro dialetti e provo spesso a indovinare di dove siano. Mi ritrovo a immaginare
far tappa da Luigi Moscara, meglio conosciuto come Pico Pasi, il re del rustico leccese. Davanti alla sua rosticceria c’è tanta gente ma vale la pena mettersi in fila. Davanti a me una ragazza romana, è bionda, sorride e ha lo spacchetto in mezzo ai due denti centrali proprio come me, anche se il buchetto è meno accentuato del mio. Si chiama Michela e le ha consigliato questo posto un suo amico lucano. Arriva il mio turno, saluto il proprietario ma lui non mi riconosce, prendo un rustico ed esco a mangiarlo. Non posso aspettare troppo, altrimenti si raffredda. È composto da due dischi di pasta sfoglia sovrapposta ai quali si unisce un ripieno di mozzarella, besciamella, pomodoro, pepe, noce moscata e va assolutamente mangiato caldo. Mangiando arrivo in piazza, seguendo il suono della taranta, la musica che pizzica. Veniva suonata nei momenti di festa da intere comunità ma costituiva anche l’accompagnamento del rito del tarantismo. Era eseguita da orchestrine composte da vari strumenti come il tamburello, la fisarmonica e il violino, con lo scopo di esorcizzare le donne “tarantate” e, attraverso il ballo che questa musica frenetica scatenava, guarirle dal loro male. Arrivato in piazza, vedo Laura ballare scatenata, mi avvicino, lei mi vede, mi viene a prendere e iniziamo a saltare, lei sinuosa e gradevole, io un poco meno aggraziato ma sicuramente pieno di quella musica così profonda e ancestralmente potente. lanottedellataranta.it
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ANNIVERSARI
LA STELLA DI CARUSO DA NAPOLI A HOLLYWOOD, UNA VOCE CHE COMMUOVE E UNA STORIA DA FILM. A 100 ANNI DALLA MORTE, IL TENORE NAPOLETANO CONTINUA A EMOZIONARE di Peppe Iannicelli
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Enrico Caruso
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l nostro incontro con Enrico Caruso comincia a Hollywood, lungo la Walk of Fame. Il tenore napoletano è uno dei pochi italiani che ha ricevuto l’onore di una stella a cinque punte infissa nel viale che celebra la gloria dell’arte. Una straordinaria testimonianza d’affetto per un artista che fece innamorare l’America. Alzando poi lo sguardo verso il cielo, in un punto dell’infinito universo, si scorge anche l’asteroide 37573 dedicato proprio a Caruso. Stella del cinema – è stato interprete di due film, Il cugino e The Splendid Romance – stella siderale, stella del Metropolitan di New York, che nei primi lustri del ‘900 consacrò la sua gloria universale. La vita di Caruso è la perfetta rappresentazione del sogno americano: un uomo di umili origini che con il suo talento e le proprie forze riesce a diventare una ricca e acclamata star internazionale. AMERICAN DREAM Nasce da una famiglia povera nel popoloso quartiere di San Carlo all’Arena, a Napoli. E il suo destino sembra segnato. È ancora un bambino quando il padre lo conduce a lavorare nella fonderia dove lui stesso era impiegato. Una fatica durissima che però non spegne il talento naturale di Enrico per il bello. Frequenta le scuole serali, nei ritagli di tempo disegna modelli di fontane, cancelli e utensili che poi saranno forgiati in fonderia. Canta nella chiesa di Sant’Anna alle Paludi in occasione di matrimoni e funerali. La sua voce cattura l’attenzione di maestri e mecenati, e la sua vita cambia. Dal Teatro municipale Giuseppe Verdi di Salerno, comincia la scalata al successo in Italia e nel mondo. Tocca proprio a lui, con una Bohème diretta da Arturo Toscanini, inaugurare la stagione 1900 del Teatro alla Scala di Milano. Caruso è all’apice del successo in Italia. È ricco, famoso, circondato da belle donne come la soprano Ada Giachetti, con la quale metterà al mondo Enrico Jr e Rodolfo ma che finirà per tradirlo con l’autista. Proprio come nelle trame operistiche più consuete. I FISCHI MAI FISCHIATI Nel 1901 si segnala un episodio ancora ammantato di mistero e di leggen-
Walk of Fame, Hollywood,
da. Caruso porta in scena al Teatro di San Carlo di Napoli L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti. Calato il sipario, si diffonde un pettegolezzo insopportabile: il pubblico avrebbe sonoramente fischiato il tenore. Non ci sono né registrazioni né prove, ma la calunnia è un venticello che presto diventa una tempesta. Caruso è furibondo. Le approfondite ricerche condotte dall’autorevole saggista e sovrintendente Francesco Canessa dimostrano che «i fischi del Teatro di San Carlo non sono stati mai fischiati» e che Caruso, tutt’al più, ha ricevuto qualche recensione non del tutto lusinghiera. Il te-
nore promette che non avrebbe mai più cantato a Napoli e in Italia. EMIGRANTE DI SUCCESSO Come milioni di connazionali tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, Enrico diventa un emigrante. Certo non come quelli descritti nei bastimenti che partono per terre assai lontane. È un emigrante di successo, la cui voce conquista l’America. Per questo a 100 anni esatti dalla morte, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha deciso d’intitolare proprio a lui la Stazione Marittima di Napoli, come omaggio perenne alla sua arte ma anche alla fatica degli emigranti 87
ANNIVERSARI
italiani e di tutto il mondo in ogni epoca. In occasione del centenario apre anche il Museo Enrico Caruso nella sua casa natale di Via San Giovanni e Paolo 7, a Napoli. Gli appassionati possono ammirare lettere, foto, caricature, locandine, un grammofono del '900 e un bastone da passeggio molto amato dall'artista. Mentre gli altri cantanti erano diffidenti verso le nuove tecnologie, Caruso intuisce le potenzialità artistiche ed economiche della discografia. I dieci dischi con arie d’opera per conto della casa discografica inglese Gramophone & Typewriter Company lo fanno conoscere in tutto il mondo, moltiplicando gli ingaggi e il cachet. L’aria Vesti la giubba dall’opera Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, incisa negli Stati Uniti per l’etichetta Victor, è il primo disco a superare il traguardo del milione di copie vendute. The Italian voice è richiesto e acclamato in tutto il mondo, da Buenos Ai-
res alla Royal Opera House di Londra, dall’Opéra di Parigi a New Orleans. È molto generoso, aiuta connazionali in difficoltà e durante la Guerra tiene concerti per i soldati. Ama la buona tavola ed è golosissimo di bucatini, che divora conditi con salsa di pomodoro, verdure, ortaggi e quanto detta la fantasia dell’oste di turno. Dopo la pasta alla Norma, ecco quindi i bucatini alla Caruso. Nella sua vita è entrata “una fanciulla del west”, Dorothy Benjamin, che sposerà e dalla quale avrà la figlia Gloria. IL PARADISO DI VILLA CARUSO Per lui l’Italia non è più un palcoscenico, ma un buen retiro. Nel 1906 acquista una villa meravigliosa a Lastra a Signa (FI). Un giardino incantevole e tante stanze nelle quali esprime i suoi sentimenti, la sua personalità, le sue passioni. Questa villa oggi è uno splendido museo multimediale. Un percorso emozionante che stanza dopo stanza permette un incontro
ravvicinato con l’artista. La sala delle Arti figurative raccoglie disegni, acquarelli, autocaricature; quella dei Teatri internazionali espone locandine e programmi realizzati in tutto il mondo. Più intima la sala della Famiglia, con foto e corrispondenze degli amori della sua vita. Magiche le sale della Memoria, della Discografia e della Musica, con l’esposizione di grammofoni e fonografi e la colonna sonora delle sue arie restituite dal vinile. Nella Camera Caruso c’è un’immagine a sbalzo della Madonna di Pompei, alla quale era molto devoto. In questo luogo meraviglioso la commozione diventa struggente quando si diffondono le note di Vesti la giubba. È l’aria nella quale il tenore esprime il culmine della sua arte con una nota di tristezza autobiografica, perché la sua storia è molto simile a quella del protagonista Canio. Gli tocca andare in scena anche davanti a un «duol che t’avvelena il cor».
© Ansa/Ufficio stampa Comune di Lastra a Signa
Una sala del museo nella Villa Caruso di Lastra a Signa (FI)
Vesti la giubba e la faccia infarina. La gente paga, e rider vuole qua. E se Arlecchin t’invola Colombina, ridi, Pagliaccio, e ognun applaudirà! Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto in una smorfia il singhiozzo e ’l dolor, Ah! Ridi, Pagliaccio, sul tuo amore infranto! Ridi del duol, che t'avvelena il cor! 88
© mauro paolo cascasi/AdobeStock
Villa Caruso, Lastra a Signa (FI)
E certamente pensano a queste note coloro che ancora oggi, con fiori e preghiere, gli rendono omaggio presso la tomba dov’è sepolto, nel cimitero di Santa Maria del Pianto a Napoli, a pochi metri da quella di Totò. SUL GOLFO DI SORRENTO Estenuato dagli impegni artistici e colpito da una grave forma di pleurite, Caruso torna definitivamente in Italia verso la fine del secondo decennio del secolo scorso. Trascorre
un periodo di convalescenza a Sorrento, dove giunge a visitarlo persino il “medico santo” Giuseppe Moscati. La malattia, però, è giunta al suo epilogo. Il tenore muore a Napoli il 2 agosto 1921. A quel soggiorno in Penisola sorrentina Lucio Dalla ha dedicato una delle sue canzoni più belle, composta proprio nella suite del Grand Hotel Excelsior Victoria di Sorrento, dove Caruso aveva soggiornato.
Qui dove il mare luccica E tira forte il vento Su una vecchia terrazza Davanti al golfo di Surriento Un uomo abbraccia una ragazza Dopo che aveva pianto Poi si schiarisce la voce E ricomincia il canto Te voglio bene assai Ma tanto, tanto bene sai È una catena ormai Che scioglie il sangue dint’e vene sai 89
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L’AMICO DELL’ACQUA 90
È ENTRATO IN PISCINA A TRE MESI. ORA CHE HA 21 ANNI, IL NUOTATORE PARALIMPICO SIMONE BARLAAM È PRONTO PER I GIOCHI DI TOKYO di Flavio Scheggi
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ello, atletico, single e con una grande positività. Simone Barlaam, 21 anni, è un nuotatore paralimpico che ha all’attivo sette titoli mondiali, conquistati nelle distanze di 50 e 100 metri in stile libero, dorso e delfino. Questo ragazzo milanese, di quasi due metri di altezza, è nato con un’ipoplasia al femore destro. Dopo aver subito 12 interventi chirurgici ha trovato nello sport «un’opportunità di inclusione» e nell’acqua la sua dimensione, il suo elemento di riscatto: «Ho imparato prima a nuotare che a camminare», dice. Senza mai perdere l’ottimismo e la voglia di scherzare anche quando racconta: «Sono nato con
una gamba più corta dell’altra, come il pesciolino Nemo, il personaggio del cartone animato Disney che aveva una pinna atrofica». Incontriamo Simone appena uscito da un allenamento in piscina, qualche settimana prima di partire per Tokyo, dove parteciperà alle sue prime Paralimpiadi, dal 24 agosto al 5 settembre. Come ti stai preparando? Di solito mi alleno tre volte al giorno, tranne la domenica, due volte in piscina e una in palestra. Circa sei ore in totale. Ormai manca poco alla tua prima Paralimpiade. Cosa provi? Sto vivendo giorno per giorno. Gli allenamenti sono sempre più intensi. C’è un mix di tensione ed eccitazione, ma non vedo l’ora di essere lì. I Giochi sono slittati di un anno a causa della pandemia. Come hai vissuto questo spostamento? Come dice il mio allenatore, vediamo il lato positivo. Almeno adesso abbiamo la possibilità di fare due Paralimpiadi in tre anni, visto che nel 2024 ci saranno quelle di Parigi. Ma questa sarà un’edizione diversa dalle altre. Sicuramente sottotono, senza feste e assembramenti. Ma, da un certo pun-
to di vista, ancora più particolare. Poter dire io c’ero sarà speciale. Sai già a quali gare parteciperai? Gareggio sempre sulle distanze corte, 50 e 100 metri, in stile libero, dorso e delfino. Sei mai stato in Giappone? No, e non vedo l’ora di andarci. È un Paese che mi attira molto: sono un fan dei videogiochi e dei manga, i fumetti giapponesi. Come appassionato d’arte, la trovo una cultura affascinante che mi piacerebbe approfondire. La squadra italiana di nuoto paralimpico è una delle più forti. A Londra, nel 2019, ci siamo laureati campioni del mondo e siamo cresciuti molto come gruppo. Abbiamo portato avanti un bell’Europeo e vedremo di fare bene anche a Tokyo. Siamo un team giovane e molto affiatato. Davvero hai iniziato prima a nuotare che a camminare? Sì, ho fatto le mie prime bracciate in piscina a tre mesi, mentre i primi passi sono arrivati a tre anni. E anche oggi penso di cavarmela meglio in acqua che sulla terra ferma, sono sicuramente meno goffo. Cosa significa l’acqua per te? Grazie a lei ho potuto esprimermi come atleta, trovare una direzione
In queste pagine, Simone Barlaam durante gli allenamenti
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in questo mondo. Da piccolo mi ha permesso di compiere i primi movimenti nella riabilitazione e poi mi ha accompagnato nella vita. Per quanto si possa personalizzare una sostanza come l’acqua, posso dire che sia una mia grande amica. Ci vuoi raccontare i problemi che hai avuto alla gamba? Sono nato con un’ipoplasia congenita al femore destro. Era fragile come il cristallo, alla minima pressione si fratturava. Ho subito 12 interventi chirurgici: il primo a tre giorni di vita e l’ultimo a 13 anni. È stata una maratona fatta di letti di ospedale, prima a Milano e poi a Parigi. Quando è arrivato il nuoto agonistico? Nel 2012, appena la mia situazione clinica si è stabilizzata, ho iniziato a nuotare senza avere molti stimoli. Tre anni dopo, per puro caso, ho scoperto sul web l’esistenza della Federazione italiana del nuoto paralimpico (Finp) e della Polha Varese, la mia attuale società sportiva. Da lì si è accesa la passione agonistica che mi portato fino a questo punto. Con la tua storia sei un esempio per tanti giovani. Vorrei che tutti i bimbi con disabilità, congenita o acquisita, non si vergognassero della loro condizione. Dobbiamo essere fieri delle nostre differenze, perché rendono questo mondo un po' più interessante. Alla fine, ognuno di noi è unico e di questo dobbiamo esserne orgogliosi. La
disabilità va trasformata in un punto di forza. Tutte le persone ne hanno una, più o meno evidente. C’è chi ha bisogno di occhiali, chi di un apparecchio acustico, chi di una protesi o una sedia a rotelle per camminare. Ognuno ha i suoi difetti e il concetto di umanità li comprende tutti. È vero che da bambino disegnavi squali? È una passione nata durante i mesi in cui ero bloccato in un letto di ospedale. Non potevo fare niente di stressante, neppure distrarmi con un videogioco perché mi alzava troppo i battiti. Così, ho cominciato a disegnare questi straordinari animali acquatici: mi aiutava a rilassarmi e a viaggiare con la mente. Vorrei andare in Sudafrica, Guadalupe o Messico per vedere di persona gli squali bianchi, i miei preferiti. Mi piacerebbe fare il bagno con loro, protetto dalla gabbia. So che è una cosa folle ma prima o poi voglio provarla. Che sport segui come tifoso? Mi piacciono un po’ tutti. Durante il quarto anno di liceo, che ho frequentato a Sidney, in Australia, mi sono appassionato all’NBA, il basket americano, e sono un fiero tifoso dei Brooklyn Nets. Oltre a nuotare, frequenti la facoltà di Ingegneria al Politecnico di Milano. Com'è andata con le restrizioni dovute al Covid-19? Sembrerà strano dirlo, ma il lockdown mi ha aiutato molto nel seguire le lezioni che si svolgevano online. Co-
munque, è stato un anno tosto e molto impegnativo. L’isolamento forzato ti mette faccia a faccia con te stesso. Per una questione di sicurezza, io non vedo i miei amici da marzo 2020. Incontrarli è una delle prime cose che non vedo l’ora di fare dopo Tokyo. Nella stazione di Roma Termini c’è una tua gigantografia per Ea7 Emporio Armani, che veste il team italiano a Tokyo e di cui sei testimonial. Cosa si prova a scendere dal treno e vedersi in un cartellone pubblicitario? Non mi è ancora successo ma penso che mi lascerà senza parole, è una cosa da pelle d’oca. Anche se farà comunque molto ridere sia me sia i miei compagni. Per quanto possa sembrare facile, fare il modello è molto complicato, non ero abituato a una cosa del genere, anche se il risultato finale mi piace. Qual è il tuo rapporto con il treno? Mi muovo spesso con il Frecciarossa, soprattutto quando da Milano devo raggiungere Roma o Napoli. Nei giorni scorsi, l’ho preso insieme alla squadra di nuoto: siamo andati nel capoluogo campano per i campionati italiani. È un mezzo veloce, rispetto alle sei ore che servirebbero in auto, e comodo soprattutto per i miei compagni in carrozzina. In treno mi piace leggere e disegnare gli altri passeggeri o il panorama che vedo fuori dal finestrino. simonebarlaamofficial SBarlaam simone_barlaam
© Augusto Bizzi
Simone Barlaam ai Mondiali di Londra (2019), dove ha vinto cinque Ori e un Argento
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LA VOGLIA DI CORRERE
«Alle Olimpiadi vengono creati gli eroi, alle Paralimpiadi arrivano gli eroi» [dal docufilm Netflix Rising Phoenix, di Ian Bonhôte e Peter Ettedgui]
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DOPO UN INCIDENTE IN MISSIONE, LA CAPORAL MAGGIORE CAPO MONICA CONTRAFATTO DECIDE DI PARTECIPARE ALLE PARALIMPIADI E CONQUISTA IL BRONZO A RIO. ORA È PRONTA PER TOKYO di Flavio Scheggi
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Foto © Marco Mantovani/Fispes
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i sono degli eventi improvvisi, traumatici, che in un attimo ti sconvolgono la vita. E poi ci sono le persone che con il loro coraggio, l’ironia e la tenacia riescono a superare questi ostacoli. Una di loro è Monica Contrafatto, Caporal maggiore capo, ruolo d'onore del Centro sportivo olimpico dell'Esercito, decorata con la medaglia al valore. Il 24 marzo 2012, quando si trovava in missione nella valle del Gulistan, in Afghanistan, durante un attacco alla base italiana, perse la gamba destra. A sei mesi da quel tragico evento, mentre era ancora ricoverata in ospedale, vide per caso in televisione le Paralimpiadi di Londra: «Sono stata rapita da quelle immagini, mi hanno aperto un mondo. Mentre guardavo la finale dei 100 metri dissi alla mia amica che, appena possibile, volevo una protesi per correre e partecipare alle Paralimpiadi». Dopo quattro anni da quella sera, nel 2016, Monica era in pista a Rio de Janeiro, dove ha vinto la medaglia di bronzo nei 100 metri. E, a 40 anni appena compiuti, si sta preparando per Tokyo dove parteciperà ai suoi secondi Giochi, nella disciplina più veloce dell’atletica. Che cosa ricordi della tua vittoria a Rio? È stata un’emozione indescrivibile. Uno dei giorni più belli della mia vita. Ai blocchi di partenza ho vissuto un misto di adrenalina e paura. Poi, arrivata al traguardo, non credevo di essere terza. Veder salire il Tricolore durante la premiazione che effetto ti ha fatto? Dopo l’attentato, avevo paura di non riuscire più a rappresentare il mio Paese. Sul podio di Rio ho scoperto che grazie allo sport potevo ancora farlo. Magari senza indossare la tuta mimetica, ma con l’azzurro di un completo da atletica.
Come ti senti a poche settimane dalla partenza per Tokyo? Bene, perché sono felice di partecipare a questo grande evento, e male per l’attesa. Sono in ansia perenne. È come se ogni allenamento fosse un giorno di gara. Quando ho partecipato alla prima Paralimpiade non avevo nulla da perdere, adesso ho un podio da difendere. I Giochi saranno senza pubblico a causa dell’emergenza Covid-19. Come vivi questa situazione? Visto il momento storico, è giusto che sia così. Poi vedo le partite di calcio dove il pubblico è presente e questa disparità un po’ mi dispiace. Cosa metterai in valigia? La voglia di vincere, la forza di volontà e la pazienza. Quando mi sale l’ansia inizio a litigare con tutti, in quei momenti avrò bisogno di essere molto paziente. Da bambina che desiderio avevi? Volevo fare il poliziotto. Quando avevo 15 anni arrivarono nel mio paese, a Gela, i militari dell’operazione di polizia Vespri siciliani. Da lì mi sono innamorata del Fez, il copricapo dei Bersaglieri rosso con il pon pon blu. Un segno del destino, i Bersaglieri vanno sempre di corsa... A me la corsa prima non piaceva, ho iniziato a correre quando ho perso una gamba. Chissà, se avessi perso un braccio forse avrei iniziato a tirare con l’arco o a remare. Hai detto che sulla pista ti senti un supereroe. È vero, quando corro mi sento fichissima. Una cosa che non provo durante le mie giornate normali, ma quando scendo in pista accade qualcosa di magico, mi sento veramente un supereroe. Tipo? Mi viene in mente Spider Man, ma io sono meglio (ride, ndr).
Nel tuo libro Non sai quanto sei forte, ricordi le tante persone che ti sono state vicine, ma l’ultimo ringraziamento va alla tua testardaggine, determinazione e voglia di vivere. Senza di loro, scrivi, non saresti riuscita a vedere il bicchiere mezzo pieno. Avere il supporto degli amici mi ha aiutato tantissimo. Se ti piangi addosso allontani chi ti sta vicino. Se invece trasmetti la tua ironia, il tuo essere solare, le persone capiscono che è bello vederti anche in questa condizione. Se mostri che poco è cambiato pensano che sei sempre la stessa, anche senza una gamba. ll tuo rapporto con il treno? Prima del Covid-19 viaggiavo spesso. Ho un cane che porto sempre con me e non mi va di metterlo in stiva sull’aereo. Così, dalla Sicilia ho viaggiato con lui in treno per andare a Roma e a Milano. L’Alta Velocità è la cosa più bella che abbiano mai inventato, in tre ore si riesce a raggiungere il capoluogo lombardo dalla Capitale. Hai un pezzo che ti carica prima della gara? Al Mondiale di Dubai 2019 stavo in fissa con 90 minuti di Salmo. Durante quello di Londra, nel 2017, ascoltavo Lo stadio di Tiziano Ferro. La colonna sonora di Tokyo ancora non è arrivata, la troverò per caso nelle prossime settimane, senza cercarla. monicacontrafatto
Mondadori, pp. 168 € 18 95
SPORT
© Alex Luise
VITE IN VOLATA
La mountain biker Eleonora Farina, campionessa europea e italiana di Downhill nel 2017
IL CICLISMO È PROTAGONISTA IN VAL DI SOLE, CON I CAMPIONATI DEL MONDO DI MOUNTAIN BIKE E UNA MOSTRA DELLA MAGNUM SUI PROTAGONISTI DELLA BICICLETTA di Flavio Scheggi
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mescoupsdecoeur
acqua della Val di Sole, le montagne del Trentino e la bicicletta. Sono gli elementi che contraddistinguono i Campionati del mondo di mountain bike, in programma dal 25 al 29 agosto a Daolasa di Commezzadura in Val di Sole, in provincia di Trento. In palio, per la prima volta, sei maglie iridate conte96
se da oltre mille atleti provenienti da tutto il mondo. Le sei competizioni sono così suddivise: mercoledì 25 l’apertura dei Mondiali spetta al Team Relay, la gara a squadre, seguita il giorno dopo dalle prove Juniores di Cross Country, su terreni misti in circuiti ripetuti più volte, e dalla novità dello Short Track, le gare brevi. Ve-
nerdì 27 è la volta delle prove E-MTB, riservate alle mountain bike elettriche, e del Four-Cross, competizione gravity su brevi tracciati. Sabato 28 si disputano le prove Under 23 ed Elite di Cross Country. Gran finale domenica 29 sul percorso della mitica Black Snake, la pista più difficile e tecnica al mondo, tappa italiana anche della Coppa del mondo specialità Downhill. Il campo gara è facilmente raggiungibile anche in treno. Dalla stazione di Trento, servita dalle Frecce e dai treni regionali, si può proseguire il viaggio sulla rete suburbana Trento-Malé-Mezzana che permette di arrivare a Daolasa di Commezzadura, la cui stazione si trova a soli 200 metri dal campo gara.
© Christopher Anderson/Magnum Photos
Folla davanti al negozio di biciclette di Pierre Cloarec, che sta correndo al Tour de France. Pleybon, Francia (1939)
Le epopee dei campioni e delle grandi manifestazioni internazionali. Uomini stremati che crollano appena superato il traguardo. I tifosi che ai bordi delle strade sembrano impazzire per l’impresa dei loro idoli. Il ciclismo è doppiamente protagonista in Val di Sole. Oltre al Campionato del Mondo MTB, il Castello di Caldes (TN) ospita in prima mondiale, fino al 26 settembre, la mostra Vite di corsa.
La bicicletta e i fotografi di Magnum. Da Robert Capa ad Alex Majoli. Circa 80 immagini esplorano uno degli sport più popolari e amati dal grande pubblico. L’esposizione si apre con gli scatti di Robert Capa che nel 1939 seguì il Tour de France per la rivista Match. Seguono quelli realizzati da Guy Le Querrec al Tour de France del 1954, quando il fotografo e regista parigino aveva solo 13 anni.
Il percorso prosegue con le immagini che Christopher Anderson dedica al ciclista Lance Armstrong e al triste epilogo per doping della sua carriera. Alex Majoli è presente invece con un lavoro dedicato al produttore di bici milanese Alberto Masi e al suo laboratorio sotto le curve del Velodromo Vigorelli. valdisolebikeland.com buonconsiglio.it
© Robert Capa © International Center of Photography/Magnum Photos
Lance Armstrong si allena sulle colline sopra West Hollywood, Usa (2004)
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INCLUSION
LA LEGGEREZZA DEL
MARE
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di Sandra Gesualdi
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sandragesu
alleggiare sorretti dal sale, sentire la leggerezza del mare cullati dall’acqua, senza percepire più il peso. Anche quello indicibile, malvagio, spietato di una malattia invalidante capace di rendere il corpo un blocco di cemento. Gaetano e il mare hanno un rapporto viscerale: il nuoto, il windsurf, il footing lungo litorale. E a lui ha pensato come ultimo desiderio. Tornarci, perché sa che gli avrebbe sottratto, anche solo per un attimo, quella zavorra disumana di percepirsi una pietra. Sì, perché nel 2014, a 37 anni, Gaetano Fuso, poliziotto e portatore sano di umana energia, scopre di essere stato colpito dalla Sclerosi laterale amiotrofica (Sla), il morbo che paralizza finanche un piccolo battito di ciglia. «Tutto è iniziato con un formicolio alla lingua che poi si è trasformato in un torcicollo sempre più fastidioso, fino a capire, di lì a pochi mesi, che era Sla. Non riuscivo neppure a pronunciarle quelle tre lettere, sapevo solo che erano l’anticamera del buio. Ci siamo abbracciati in silenzio, mentre Gaetano piangeva di rabbia». Giorgia Rollo, una criniera di capelli ramati e una professione da avvocato messa in
pausa per accudire il marito, parla con calma e determinazione. Ogni tanto prende fiato, sembra stia per crollare, poi continua a raccontare com’è stato «essere travolti da un treno in corsa», cadere nella più acuta delle disperazioni e poi capire che quella era la loro nuova vita, «da cui tirarci fuori tutto il possibile per vivere appieno quello che restava». A partire dal mare. «La forma di Sla che ha colpito Gaetano è tra le più aggressive e in un anno si è trovato immobilizzato, attaccato a due tubi, uno per respirare e l’altro per nutrirsi, completamente dipendente dagli altri. Comunicavamo con gli occhi e il sintetizzatore vocale», continua Giorgia. Momenti dolorosissimi e difficili, da condividere con due figlie piccole, tra cui una appena nata, e questa nuova presenza tanto malefica e invasiva. La Sla si insidia in ogni attimo della quotidianità, manipola e schiaccia corpo e mente, senza tregua, annichilisce i muscoli, crea solitudine, fa paura a chi ti circonda. Pian piano rende incapaci di deglutire, camminare, parlare, respirare. «Lui, che ha sempre preso a morsi la vita e non ne era mai sazio, ha iniziato ad avere momenti di profondo scon-
forto in cui voleva che lo lasciassimo andare. Ero oppressa da questa tragedia, Gaetano si mostrava depresso e apatico», spiega la moglie, quasi recitando un mantra. «Se non ce la fai tu non ce la può fare nessuno, gli ho detto. È stato allora che mi ha chiesto di attaccare un cartello davanti al letto che recitasse “Io devo”. L’abbiamo messo quel cartello, ma con su scritto “Io posso”». Da allora idee e progetti si sono fatti spazio tra il dolore e la malattia, quasi presa in contropiede dalla consapevolezza di Gaetano di poter ancora carpire brandelli di felicità, per sé, la sua famiglia e chi si trovava nel suo stato. «Era una fucina di proposte e volontà, prima fra tutte quella di voler realizzare un accesso al mare per i malati come lui. Siamo partiti da una festa che ha coinvolto tutta Calimera, il nostro piccolo paese in provincia di Lecce, per raccogliere fondi. “Ogni petra azza parite” si dice in Puglia: ogni pietra contribuisce a costruire un muro. In molti ci hanno donato sassi decorati che poi abbiamo venduto raccogliendo, alla fine, 12mila euro. Con quelli abbiamo iniziato a dare forma alle idee di Gaetano. Il 3 agosto 2015, pochi mesi dopo quella serata di forza e solidarietà, abbiamo inaugurato la Terrazza tutti al mare!». Un luogo unico in Italia, costruito sulla spiaggia libera di San Foca di Malendugno (LE), in pieno Salento, con accesso attrezzato per persone minate dalla Sla, da patologie neuromotorie o
© GAYSORN/AdobeStock
LA STORIA E IL SOGNO DI GAETANO FUSO: REALIZZARE A SAN FOCA, IN SALENTO, UNA SPIAGGIA CON ACCESSO ATTREZZATO IN ACQUA PER PERSONE AFFETTE DA SLA E PATOLOGIE NEUROMOTORIE
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INCLUSION
Giorgia Rollo, in primo piano, Gaetano Fuso e Giuliano Sangiorgi sulla Terrazza Tutti al mare
altre disabilità motorie: nessuna barriera architettonica, una cabina infermieristica equipaggiata, addetti sanitari e bagnini che assistono gli ospiti, postazioni e materiale medico per ogni esigenza ed emergenza, lettighe e sedie speciali che permettono la balneazione a chiunque, anche a chi è attaccato a un respiratore. «A detta di Gaetano, un luogo dove sentirsi liberi di essere felici, dove lui restava immerso e sotto il sole anche per due ore, a godere senza paura della giornata», racconta Giorgia, ma soprattutto «un servizio completamente gratuGaetano Fuso in mare
ito, perché il mare deve essere un atto democratico». Da malato, Gaetano in acqua trova benessere fisico: «Non sento più la gravità, il corpo fluttua e percepisco che “la stronza” è rimasta sul bagnasciuga lasciandomi una tregua alla sofferenza». Ma sente anche di aver fatto qualcosa per la collettività, come spiega Giorgia: «Mostrarsi infermo, farsi imboccare in pubblico, alla fine non è più una vergogna o un disagio per lui. Capisce che la sua malattia deve essere sfruttata, messa a disposizione per lasciare qualcosa a
beneficio di altri». Anche questo agosto, e fino al 15 settembre, la terrazza speciale sul lungomare di San Foca pullula di persone, famiglie, volontari che lì possono prendere una boccata d’aria piena di salsedine e di vita condensata, da succhiare fino all’ultima goccia, in cui abdicare al dolore, pescare qualche lampo di serenità e tuffarsi tra le onde con la sedia a rotelle. Giorgia oggi è la presidentessa – volontaria, ci tiene a sottolinearlo – dell’associazione Io posso, che oltre a gestire la Terrazza tutti al mare! è impegnata in tanti altri progetti a supporto dei malati di Sla, tra cui la formazione di psicoterapeuti a disposizione delle famiglie gratuitamente e un camper per far viaggiare chi non può più muoversi in autonomia. Gaetano non c’è più dallo scorso novembre, ma rimane tra quei visionari che hanno capito quanto una malattia e una disgrazia personale possano diventare qualcosa di incisivo nella società. Giorgia ogni tanto si guarda indietro chiedendosi come sia riuscita ad arrivare fin qua. «Ma in fondo la ragione la conosco, allora prendo una pietra e la lancio in mare». ioposso.eu iopossoltreSLA
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CHIANTI CONTEMPORANEO A SAN CASCIANO IN VAL DI PESA UN PROGETTO PER VALORIZZARE L’ITALIAN FACTOR DEL TERRITORIO ATTRAVERSO OPERE SITE SPECIFIC di Cesare Biasini Selvaggi - cesarebiasini@gmail.com
Mario Merz, Senza titolo (1997) Neon, cervo tassidermizzato fuso in alluminio © Dimitri Angelini
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a le mani che conservano ancora le tracce di pagliuzze d’argento, retaggio della sua precedente occupazione. Me ne accorgo subito quando stringo la mano a Roberto Ciappi, giovane sindaco di San Casciano in Val di Pesa (FI), classe 1981. «Ho cominciato a lavorare come argentiere. Sono rimasto subito affascinato dalla trasformazione della materia grezza in manufatti d’arte e, per molti anni, mi sono dedicato allo studio della tecnica facendo del mio lavoro una delle mie più grandi passioni», spiega. Poi è giunta una passione ancora più grande, quella per la propria comunità, e dopo una lunga gavetta politica è arrivata nel 2019 l’elezione a primo cittadino. Mi guardo intorno ed è chiaro che non mi trovo solo in uno dei pittoreschi borghi nel cuore del Chianti fiorentino, tra antiche pievi, vigneti e oliveti che sembrano disegnati da un pittore dall’innegabile buon gusto. C’è qualcosa di più. Sulle antiche mura si erge solenne e austero un cervo abbinato alla progressione numerica di Fibonacci in neon azzurro. È opera di Mario Merz, diventata uno dei simboli del comune e di una squadra di calcio locale. Quando si dice “arte è vita”. Dalla torre del Teatro Niccolini pende poi una gigantesca treccia colorata lunga 18 metri, realizzata con 250 chilometri di fili di lana dall’artista Matteo Nasini, in collaborazione con gli abitanti del luogo. Certo, di primo acchito viene da pensare a un lavoro ispirato al mondo delle fiabe, che discende da un maniero per raccontare una nuova storia, esortando il pubblico a tornare a pensare e tramandare, a creare e immaginare. Ma il pensiero non può che correre anche in Sardegna, a Ulassai, a Maria Lai e al suo Legarsi alla montagna, quando l'8 settembre 1981 un nastro di tela jeans celeste lungo 26 chilometri scese dalla cima di un’altura per attraversare e legare tutte le case del paese, nessuna esclusa. Aiutando la gente a liberarsi della parte distruttiva di sé, in un rito catartico comunitario che si apriva allo spirito di amicizia e collaborazione. Ieri a Ulassai, oggi a San Casciano in Val di Pesa.
È pomeriggio inoltrato, comincia a imbrunire, quando mi imbatto nell’antica e possente Torre dell’Orologio, in piazza Pierozzi. All’improvviso, vedo in cima il bagliore di un neon luminoso che si accende per pochi secondi,
prima di ripiombare nell’anonimato. È un lavoro del duo Antonello Ghezzi – fondato nel 2009 da Nadia Antonello e Paolo Ghezzi – un sistema segnaletico delle stelle cadenti dedicato a chi non rinuncia a sognare.
Matteo Nasini, dettaglio Nel dolce tempo (2021) Fili di lana acrilica, anelli di ferro 18 metri © Dimitri Angelini
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ARTE
Mi trovo nel bel mezzo di un romanzo che sembra uscito dalla penna di Italo Calvino. Poi guardo la cartella stampa ricevuta poche ore prima, comincio a sfogliarla e apprendo che tutto quello che si sta aprendo ai miei occhi ha un nome: Chiantissimo. Si tratta di un progetto rivolto all’esplorazione, alla mappatura e all’archiviazione di opere d’arte contemporanea e collezioni pubbliche e private del territorio, visitabile fino al 30 settembre. Dai lavori permanenti di autori come Mauro Staccioli, Perino&Vele, Roberto Barni e Mario Merz, a quelli temporanei commissionati in occasione della
Perino&Vele, The end of second act (2007) Cartapesta, ferro e vetroresina © Dimitri Angelini
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prima edizione della rassegna ad Antonio Barbieri, Antonello Ghezzi, Simone Gori e Matteo Nasini. A rendere possibile tutto questo, oltre al sindaco, è l’associazione Accaventiquattro Arte di Fiammetta Poggi e Filippo Bigagli, con la curatela di Davide Sarchioni. Non faccio in tempo a finire di leggere il comunicato stampa che la macchina sulla quale sono salito a bordo si ferma nell’hinterland di San Casciano in Val di Pesa, all’ingresso della Fattoria La Loggia. La giovanissima Federica Pellicoro mi accoglie nel borgo diffuso della sua famiglia, un antico complesso risalente al 1427,
oggi un agriturismo popolato da incredibili opere d’arte contemporanea. Qui tutto parla ancora (e come potrebbe essere altrimenti) del nonno di Federica, Giulio Baruffaldi, e della sua amicizia con artisti come Betty Woodman, Franz Stähler, Arman, Arnaldo Pomodoro, Roberto Barni, Daniel Spoerri e Karel Appel. Non c’è un loro lavoro nella Fattoria che non sia stato realizzato site specific, recuperando per lo più oggetti, tracce, reperti, racconti della storia passata del luogo e dei suoi abitanti, del sapiente mondo contadino di una volta. Il tutto in armonia e in dialogo perfetto con l’esplosiva eppure ordinata natura circostante. Tanto quanto le opere che passo in rassegna, sono entusiasmanti gli aneddoti incastonati tra le pieghe di questo luogo che Federica non manca di svelarmi. Come l’origine dell’amicizia tra Appel e suo nonno. Era l’inizio degli anni ‘90 quando Baruffaldi viene a sapere che ha un nuovo vicino di casa, il famoso artista olandese. Vuole conoscerlo a tutti i costi e, per invitarlo, invia sua figlia Paola a cavallo, con una bottiglia del loro olio d’oliva, del formaggio e una lettera. Paola trova Appel nel giardino della sua abitazione, Villa Licia, con un cappello in testa intento a prendersi cura dei fiori. La sera stessa Appel è già a cena da Baruffaldi, con il quale condividerà da quel momento un’amicizia lunga tutta la vita oltre ad alcuni suoi capolavori, come Burned forest (1991) e Le quattro stagioni (1995). Risalgo in macchina e lungo il tragitto comincio a pensare a quello che Barbara Santoro – coautrice del libro Italian factor. Moltiplicare il valore di un Paese insieme a Francesco Morace – definisce appunto l’italian factor, la capacità tutta italica di saper trasformare la propria maestria millenaria, la manualità degli antichi mestieri e della manifattura, la bellezza tramandata da un patrimonio culturale ineguagliabile, in fattore di moltiplicazione per il valore delle proprie attività, dei talenti e delle imprese. Ma se la Fattoria La Loggia è una pagina significativa dell’italian factor, l’ultima tappa del mio viaggio lungo
La cantina Antinori nel Chianti Classico © Ivan Rossi
Chiantissimo ne diviene addirittura la bibbia. Prima di fermarsi nel parcheggio, la mia macchina oltrepassa l’insegna della cantina Antinori nel Chianti Classico. Sembra di essere stati proiettati in un prossimo futuro, non so dire quanto prossimo. Comunque auspicabile. Perché la transizione green qui è già una realtà da anni. La struttura della cantina, realizzata da Marco Casamonti secondo le indicazioni della famiglia Antinori, per la sua imponenza assomiglia più a una cattedrale. Di colore marrone-rosso,
è costruita con materiali naturali quali cotto, legno e corten, quasi del tutto invisibile dall’esterno, interamente ricoperta com’è da 4,60 ettari di vigneto. Nella cantina – mai nome mi risulta più improbabile se non fosse per la sua destinazione funzionale – le temperature necessarie per permettere l’affinamento del vino in barrique sono mantenute in maniera naturale, senza l’ausilio di impianti di refrigerazione, sfruttando la sua struttura ipogea e decine di migliaia di mattoni in cotto di Impruneta (la cui tradizione risale al
Karel Appel, Le quattro stagioni (1995)
Medioevo) non murati ma incastonati in una struttura in ferro, assicurando un’aereazione con pochi precedenti. Qui, innovazione e arte convivono in un dialogo serrato che attraversa le 26 generazioni della famiglia Antinori e prende il suo avvio all’ingresso, da un’antica e monumentale pressa per il vino di progettazione leonardesca, fino ad approdare a una galleria di installazioni pensate da artisti tra cui Tomás Saraceno, Giorgio Andreotta Calò, Nicolas Party, Stefano Arienti e Sam Falls. Letteralmente spaziale – trattandosi di Saraceno non potrebbe essere altrimenti – è l’opera Biosphere 06 (cluster of 3) del 2009, ideata per le scale interne. Questa location apparentemente insolita consente all’installazione di trasformarsi portando all’interno dell’architettura non solo la natura ma l’infinita versatilità delle nuvole. L’atto di salire e scendere le scale diviene, così, un’esperienza intima, onirica. Per consentire a chiunque, a partire da tutte le lavoratrici e i lavoratori attivi ogni giorno nella cantina, di alzare l’asticella del senso del possibile. È questa l'essenza della migliore arte e, allo stesso tempo, dell’italian factor dei luoghi e delle imprese lungo lo Stivale. Parola di Chiantissimo. chiantissimo 105
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RITRATTI D’ARTISTA DA AUDREY HEPBURN A MARLENE DIETRICH, LE FOTOGRAFIE DI MILTON H. GREENE IN MOSTRA A SENIGALLIA FINO AL 26 SETTEMBRE di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it Foto © Milton H. Greene/Elizabeth Margot Collection
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Audrey Hepburn for War and Peace (1955)
enigallia celebra le donne con gli scatti artistici del fotografo newyorkese Milton H. Greene, protagonisti di una mostra a Palazzetto Baviera, nel cuore della località in provincia di Ancona, fino al 26 settembre. La rassegna Women, organizzata dal festival Summer Jamboree e curata da Anne Morin, comprende preziosi ritratti di Marilyn Monroe e altre celebrità come Audrey Hepburn, Marlene Dietrich, Geraldine Chaplin, Kim Novak, Shirley MacLaine e Susan Sarandon. Ma anche polaroid originali, provini e documenti che raccontano dall’interno il processo di lavoro seguito da Greene. Materiali che rivelano il modo particolarissimo con cui l’autore colloca il soggetto all’interno del mirino della sua Rolleiflex, giocando con le distanze, la luce e lo spazio per raggiungere l’equilibrio perfetto e dare la massima visibilità al protagonista dell’opera. Attivo per più di quattro decenni anche nel campo della produzione cinematografica, Milton ha ottenuto numerosi riconoscimenti, medaglie e premi in tutto il mondo. Una carriera precoce la sua, che lo ha vi-
sto cimentarsi con l’obiettivo già da adolescente e meritarsi il titolo di Wonder boy della fotografia a colori a soli 23 anni. Negli anni ‘50 e ‘60, la maggior parte dei suoi lavori sono apparsi su importanti testate internazionali come Life, Look, Harper’s Bazaar e Vogue. Insieme ad altri grandi nomi come Richard Avedon, Cecil Beaton, Irving Penn e Norman Parkinson, ha il merito di aver portato la fotografia di moda nel regno delle belle arti e di aver reso leggendari ritratti di artisti, attori e musicisti. Con stile eloquente e inimitabile tocco d’artista, Greene ha saputo catturare le qualità che meglio rappresentavano la persona. Intramontabili soprattutto i suoi lavori con Marilyn Monroe, che ne colgono appieno gli stati d’animo, la bellezza, il talento e lo spirito. L’incontro con l’attrice avviene nel ‘53 per conto di Look magazine, ma i due diventano presto amici intimi e nel ‘56 fondano la Marilyn Monroe Productions, che ha contribuito a far uscire i film Bus stop e The prince and the showgirl. summerjamboree.com feelsenigallia.it 107
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Marlene Dietrich (New York, 1952)
Loradonna Taperalli, Majorca Fashion session for Life magazine (1952) 108
Couple for Glamour magazine, New York (1960) Majorca Fashion session for Life magazine (1952)
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COCO + MARILYN A BIELLA, GLI SCATTI DEL FOTOGRAFO CANADESE DOUGLAS KIRKLAND RENDONO OMAGGIO A DUE PROTAGONISTE DEL '900 di Cecilia Morrico
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ivine, iconiche, due miti della femminilità del secolo scorso. Una mostra rende omaggio a Coco Chanel e Marilyn Monroe con più di 100 scatti realizzati dal fotografo canadese Douglas Kirk-
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Foto © Douglas Kirkland/Photo Op
land, noto per aver ritratto tutte le più grandi star del cinema e aver lavorato in oltre 150 set. A 50 anni dalla scomparsa della stilista e nel 100esimo anniversario del lancio di Chanel N°5, il profumo di
cui Monroe fu la prima testimonial, la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella promuove il progetto espositivo Coco + Marilyn. Biella al centro del MITO, fino al 12 settembre negli spazi di Palazzo Gromo Losa. Coco Chanel nel suo atelier in Rue Cambon 31 Parigi (1962)
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Marilyn Monroe Hollywood (1961)
Kirkland fotografò le due icone all’inizio degli anni ‘60, quando lavorava per la rivista Look. Le sue immagini senza tempo offrono al visitatore un duplice percorso: un viaggio nel culto delle star di Hollywood, con la conturbante bellezza di Monroe, e un tuffo nella storia della moda, grazie all’eleganza intramontabile di Chanel. Le opere sono anche l’occasione per ripercorrere i primi tempi d’oro della fo-
tografia, intesa come elemento centrale della moderna cultura del consumo e della comunicazione. Le stesse protagoniste del racconto, infatti, avevano ben compreso il potere dell’immagine. La mostra, già presentata a Budapest e Helsinki, approda nella città creativa Unesco per il tessile, in un esplicito esercizio di analogie tra la manifattura, eccellenza locale, e le due icone dallo stile inconfondibile. Biella al centro
del MI-TO, nel titolo, è la celebre frase con cui Michelangelo Pistoletto ha disegnato geograficamente, ma anche idealmente e culturalmente, la città a cui ha donato il logo del Terzo Paradiso, riconfigurazione del segno matematico dell'infinito. Un territorio capace di entrare in vera risonanza con i temi dell’esposizione: bellezza, moda, rinascita. palazzogromolosa.it 111
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CONVENIENZA E FLESSIBILITÀ Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del secondo giorno precedente il viaggio. Il cambio prenotazione, l’accesso ad altro treno e il rimborso non sono consentiti. È possibile, fino alla partenza del treno, esclusivamente il cambio della data e dell’ora per lo stesso tipo di treno, livello o classe, effettuando il cambio rispetto al corrispondente biglietto Base e pagando la relativa differenza di prezzo. Il nuovo ticket segue le regole del biglietto Base.
SUPER ECONOMY MASSIMO RISPARMIO Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del decimo giorno precedente il viaggio. Il rimborso e l’accesso ad altro treno non sono consentiti.
A/R IN GIORNATA
BIMBI GRATIS
Promozione per chi parte e torna nello stesso giorno con le Frecce a prezzi fissi, differenziati in base alle relazioni e alla classe o al livello di servizio. Un modo comodo e conveniente per gli spostamenti di lavoro oppure per visitare le città d’arte senza stress e lasciando l’auto a casa 1.
Con Trenitalia i bambini viaggiano gratis in Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity nei livelli Business, Premium e Standard e in 1^ e 2^ classe. Gratuità prevista per i minori di 15 anni accompagnati da almeno un maggiorenne, in gruppi composti da 2 a 5 persone 2.
PROMOZIONI
CARNET 15, 10 E 5 VIAGGI
NOTTE & AV
I Carnet Trenitalia sono sempre più adatti a tutte le esigenze. Si può scegliere quello da 15 viaggi con la riduzione del 30% sul prezzo Base, da 10 viaggi (-20% sul prezzo Base) oppure il Carnet 5 viaggi (-10% sul prezzo Base). Riservato ai titolari CartaFRECCIA, il Carnet è nominativo e personale. L’offerta è disponibile per i treni Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity 3.
L’offerta consente di usufruire di prezzi ridotti per chi utilizza, in un unico viaggio, un treno Notte e un treno Frecciarossa o Frecciargento. La promozione è valida per i viaggiatori provenienti con un treno notte dalla Sicilia, dalla Calabria o dalla Puglia che proseguono sulle Frecce in partenza da Napoli, Roma o Bologna per Torino, Milano, Venezia e tante altre destinazioni, e viceversa 4 .
NOTE LEGALI 1. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno e della classe/livello di servizio. Acquistabile entro le ore 24 del terzo giorno precedente la partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Il rimborso non è consentito. Offerta non cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi. 2. I componenti del gruppo che non siano bambini/ragazzi pagano il biglietto al prezzo Base. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. 3. Il Carnet consente di effettuare 15, 10 o 5 viaggi in entrambi i sensi di marcia di una specifica tratta, scelta al momento dell’acquisto e non modificabile per i viaggi successivi. Le prenotazioni dei biglietti devono essere effettuate entro 180 giorni dalla data di emissione del Carnet entro i limiti di prenotabilità dei treni. L’offerta non è cumulabile con altre promozioni. Il cambio della singola prenotazione ha tempi e condizioni uguali a quelli del biglietto Base. Cambio biglietto non consentito e rimborso soggetto a restrizioni. 4. L’offerta Notte&AV è disponibile per i posti a sedere e le sistemazioni in cuccetta e vagoni letto (ad eccezione delle vetture Excelsior) sui treni Notte e per la seconda classe, o livello di servizio Standard, sui treni Frecciarossa o Frecciargento. L’offerta non è soggetta a limitazione dei posti. Il biglietto è nominativo e personale.
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CARTAFRECCIA
PER L’ESTATE UN’ONDA DI PREMI CON CON SUMMERTIME UN’ESTATE PIENA DI SORPRESE E FANTASTICI PREMI È arrivato il momento di scrollarsi di dosso la routine quotidiana e potersi finalmente rilassare con le vacanze. Che la destinazione sia il mare oppure la montagna, CartaFRECCIA Collection ha preparato un’onda di premi dedicati all’estate. Nasce infatti la nuova collezione Summertime di prodotti ad hoc: dai racchettoni per la spiaggia al pallone da beach-volley, fino ai bastoncini e allo zaino tecnico per il trekking. Stay tuned. Vai subito su cartafrecciacollection.it
• Tantissimi i vantaggi per i soci CartaFRECCIA: con 500 punti, ad esempio, si può ottenere il premio Upgrade che consente di trasformare il biglietto ottenendone uno di classe superiore, oppure, da 1200 punti, si ha la possibilità di richiedere un biglietto premio. Su CartaFRECCIA Collection, inoltre, si possono scegliere esperienze indimenticabili, prodotti hi-tech, green, per i più piccoli e per il tempo libero. • Richiedere un premio è semplicissimo: basta accedere alla propria area riservata su trenitalia.com o sull’app Trenitalia cliccando su Catalogo Premi, oppure registrandosi su cartafrecciacollection.it inserendo le proprie credenziali CartaFRECCIA.
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MOSTRE IN TRENO E PA G O M E N O PER I SOCI CARTAFRECCIA SCONTI E AGEVOLAZIONI NELLE PRINCIPALI SEDI MUSEALI E DI EVENTI IN ITALIA American Art 1961-2001, a Palazzo Strozzi di Firenze fino al 29 agosto, è un incredibile viaggio che celebra i big del contemporaneo made in Usa con una selezione di 80 capolavori provenienti dalle collezioni del Walker Art Center di Minneapolis. In mostra spicca Sixteen Jackies (1964), una delle opere più iconi-
che e riconoscibili di Andy Warhol: quattro serie di immagini, composte da altrettante foto uguali e ripetute, in cui Jackie Kennedy è ritratta prima e dopo l’assassinio del marito John. Oltre ai 12 capolavori del genio della Pop Art, le nove sezioni allestite ospitano le opere di Donald Judd,
Robert Morris, John Baldessari, Sol LeWitt e grandi installazioni dedicate a Merce Cunningham, padre della danza contemporanea. In più, una riflessione di Cindy Sherman sulla figura della donna e i movimenti femministi degli anni ‘70 e la denuncia dello stigma dell’Aids firmata da Felix Gonzalez-Torres negli Eighties. Le più recenti ricerche del 2000 sono rappresentate dai lavori di Kerry James Marshall e Glenn Ligon, artisti di riferimento per la comunità afroamericana, e da nomi come Paul McCarthy e Mike Kelley, che analizzano in maniera originale l’identità americana affrontando, con taglio sociale e critico, i temi della discriminazione razziale. Ingresso 2x1, dal venerdì alla domenica, riservato ai soci CartaFRECCIA muniti di biglietto per Frecce o Intercity con destinazione Firenze, in una data antecedente al massimo di cinque giorni da quello in cui si intende visitare la mostra. Tariffa ridotta sul biglietto singolo per i clienti Intercity e gli abbonati regionali Toscana. palazzostrozzi.org palazzostrozzi
IN CONVENZIONE ANCHE MILANO • Divine e avanguardie. Le donne nell’arte russa, Palazzo Reale, fino al 12 settembre
Andy Warhol, Sixteen Jackies (1964) Minneapolis, Walker Art Center/Art Center Acquisition Fund 1968 © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc.
NAPOLI • Museo del tesoro di San Gennaro Info su trenitalia.com 121
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Bolzano
Val Gardena Val di Fassa-Val di Fiemme Cortina d’Ampezzo
Madonna di Campiglio
Bergamo
Ora Trento Treviso
Sirmione
Milano
Torino
Desenzano Peschiera
Venezia
Verona
Padova
Mantova
Reggio Emilia AV
Modena Bologna
Genova
Ventimiglia
Trieste
Vicenza Brescia
Oulx-Bardonecchia
Udine
La Spezia Pisa
NO STOP
Ravenna Firenze
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Orbetello Argentario
Peschici
Roma Fiumicino Aeroporto
Vieste
Foggia Caserta
Bari
Napoli
Matera
Pompei Sorrento
Potenza
Salerno Sapri
Lecce Taranto
Sibari
Paola Lamezia Terme
LEGENDA:
Reggio di Calabria Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce. Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com Alcuni collegamenti qui rappresentati sono disponibili solo in alcuni periodi dell’anno e/o in alcuni giorni della settimana. Verifica le disponibilità della tratta di tuo interesse su trenitalia.com.
FRECCIAROSSA ETR 1000 Velocità max 400 km/h Velocità comm.le 300 km/h Composizione 8 carrozze 122
Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard Posti 457 WiFi
Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità Fasciatoio
FRECCIAROSSA
FRECCIAROSSA ETR 500
Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze 4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIARGENTO ETR 700
Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze 3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 500 WiFi | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
1a
FRECCIARGENTO ETR 600
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 432 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIARGENTO ETR 485
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 489 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIABIANCA
Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 603 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIABIANCA ETR 460
Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 479 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio 123
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PRIMA DI SCENDERE FONDAZIONE FS
IL TRENO DELLA DOLCE VITA
© Archivio Fondazione FS Italiane
VIAGGIARE SU CARROZZE DI LUSSO, ATTRAVERSANDO 128 CITTÀ E 14 REGIONI. DA GENNAIO 2023 RIPARTE IL MITO DELL’ORIENT EXPRESS, GRAZIE A UN PROGETTO DI TRENITALIA E ARSENALE
La carrozza ristorante nel Treno della Dolce Vita
U
n convoglio di lusso pronto ad attraversare 128 città e 14 regioni italiane, percorrendo le più antiche e affascinanti linee ferroviarie del Paese. È il Treno della Dolce Vita, nato dalla collaborazione tra Trenitalia e Arsenale Spa, società leader del settore della luxury hospitality, che prenderà il via a gennaio 2023 con un’offerta turistica d’eccezione. Per la prima corsa dimostrativa, effettuata a metà giugno, Fondazione FS Italiane ha messo a disposizione le locomotive del suo parco storico che ricordano le celebri vetture dell’Orient Express. Il nome richiama l’epoca di rinascita per eccellenza e ben si adatta al periodo attuale, in cui il Paese riparte verso una ritrovata normalità sociale. Il Treno della
Dolce Vita è composto da carrozze storiche della Compagnie Internationale des Wagons-Lits et des grands express européens. L’idea di offrire ai viaggiatori europei un servizio di lusso a bordo nasce dall’imprenditore belga Georges Nagelmackers, che nella seconda metà dell’800 propone una serie di rotte ferroviarie per avvicinare località fino ad allora lontane. Il 4 ottobre 1883, Parigi e Costantinopoli vengono unite da un viaggio di 70 ore, attraverso Strasburgo, Monaco, Vienna, Budapest e Bucarest: nasce così il mito dell’Orient Express. Le cronache dell’epoca descrivono lo stupore degli spettatori ogni volta che il treno entra in stazione, grazie alle fiammanti carrozze in legno e cristallo lun-
SAVE THE DATE//TRENI STORICI 1, 8, 15, 22, 29 1, 14-15, 21-22, 28-29 7, 14, 21, 28 7, 14, 21, 28 19
AGOSTO Ferrovia dei Parchi - L’alto Sangro Treno di Dante Ferrovia dei Parchi - Altipiani maggiori d’Abruzzo Ferrovia dei Parchi - L’alto Molise Treno Mare e Monti
ghe 17 metri. Molte celebrità apprezzano fin da subito il nuovo servizio: il re Edoardo VII d’Inghilterra, l’imperatore Francesco Giuseppe I d’Austria, ma anche Lawrence d’Arabia, Mata Hari e, qualche tempo dopo, Marlene Dietrich, Greta Garbo e Maria Callas viaggiano a bordo del lussuoso treno. Le due guerre mondiali rallentano il servizio e la Guerra Fredda contribuisce a sancirne l’interruzione definitiva, nel 1977, complici anche i cambiamenti delle abitudini di viaggio. Oggi il mito torna a essere attuale grazie a una nuova frontiera nell’hospitality di lusso, che rilancia l’attrattività del territorio italiano nell’ottica del viaggio sostenibile. I percorsi previsti toccheranno le maggiori città d’arte, Roma, Milano, Torino, Napoli, Matera, Palermo, Siracusa, Messina, Lecce, e itinerari lontani dal turismo di massa come i borghi della Val d’Orcia, le alture abruzzesi percorse dalla Transiberiana d’Italia e le vie barocche della Sicilia. fondazionefs.it FondazioneFsItaliane fondazionefsItaliane 125
PRIMA DI SCENDERE FUORI LUOGO
di Mario Tozzi mariotozziofficial
mariotozziofficial
OfficialTozzi
[Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]
© tripper13/Adobe Stock
© AShots/AdobeStock
SPAGHET TI A NERANO
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ag m
con zucchine e formaggio che pare sia stato inventato proprio alla Marina. Si può discutere sulla paternità, ma non sul gusto di un piatto che non è di mare, ma delle campagne che rendono questo posto assolutamente unico. Colline e montagne verdi letteralmente piene di alberi di limoni e arance, ma con larghi tratti di zone terrazzate che concedono frutti straordinari, come i pomodori rosati di Sorrento e le zucchine di Nerano. Poi ci sarà tempo per risalire fino a Ravello, e rilassarsi nei giardini, o scendere al centro di
fo r
D
a Sorrento (NA) andate verso Sant’Agata sui due Golfi, risalendo sulla parte più estrema della Penisola fino a dove è possibile guardare, appunto, entrambi i mari su cui si affaccia. Poi raggiungete Nerano e da lì scendete alla Marina del Cantone, una piccola insenatura di sabbia con quattro caseggiati e un’acqua trasparente: pochi posti, qui, hanno conservato questa dimensione. Potete passare il giorno in spiaggia o passeggiare fino a Punta Campanella, ma l’importante è che scegliate bene il primo piatto quando è ora di cena: qui è d’obbligo lo spaghetto
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Marina del Cantone, Nerano (NA)
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Positano e guardare la montagna dal basso attraverso i campanili maiolicati: la Marina del Cantone sarà la vostra salvezza anche nel caos estivo, e gli spaghetti alla neranese il giusto viatico per una sera speciale.
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PRIMA DI SCENDERE STAZIONE POESIA
di Davide Rondoni DavideRondoniAutore daviderondoni
Daviderond
[Poeta e scrittore]
© Mary Evans Picture Library 2017/Adobe Stock
IL MIRACOLO DELL’AMORE
Henry Holiday, Dante e Beatrice sul ponte di Santa Trìnita a Firenze (1883)
Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia, quand’ella altrui saluta, ch’ogne lingua devèn, tremando, muta, e li occhi no l’ardiscon di guardare. Ella si va, sentendosi laudare, benignamente e d’umiltà vestuta, e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare. Mostrasi sì piacente a chi la mira che dà per li occhi una dolcezza al core, che ’ntender no la può chi no la prova; e par che de la sua labbia si mova un spirito soave pien d’amore, che va dicendo a l’anima: Sospira.
È
il sonetto in cui Dante vede apparire Beatrice e la chiama con l’unico nome adeguato: “miracolo”. Non è forse questo l’amore? Un evento e una presenza che mostrano “da cielo in terra” un miracolo, dinanzi al quale ci si sente inadeguati, eppure chiamati senza rimedio. Non si può celebrare Alighieri nel suo centenario senza riconoscere la natura straordinaria di
certi incontri. Lui quel miracolo lo perse per la morte di Beatrice, ma non si rassegnò e passò la vita a cercare, attraverso un grande viaggio poetico, una visione che lo rendesse certo che quel miracolo non fosse perduto. Fece il suo viaggio, e invita noi a farlo con lui. Solo chi ha incontrato un miracolo e lo ha perduto sa cosa muove la benzina del poema di Dante. E
non accade forse a tanti, a tutti? Ma non tutti sono seri e intensi di fronte a questa esperienza, molti preferiscono distrarsi, consolarsi con poco e male. Onorano il Sommo Poeta ma non ne accettano la sfida. Che invece è viva, urgente, entusiasmante. Altrimenti la vita resta senza “sospiro”, e muore l’anima, cioè la vita dentro la nostra vita. Per questo, celebrare Dante è tenere vivo in noi il sospiro. 127
PRIMA DI SCENDERE FOTO DEL MESE
di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it
Un palo piantato a terra vicino a un ruscello, un paesaggio pianeggiante e aperto, case e alberi in lontananza e un cielo sconfinato fanno da sfondo a tutte le fotografie di Stephen Gill. Lo stesso paesaggio in primavera e in estate, in autunno e in inverno, sotto il sole e la pioggia, con la neve e col vento. Eppure non c’è monotonia in queste immagini. Ogni momento è unico e porta il segno del miracolo: ciò che accade, accade solo una volta e mai più. Lo scatto di Gill, The Pillar, è solo uno dei tanti esposti nelle 31 mostre di Images Gibellina, festival di fotografia e arti visive open air e site specific, fino al 29 agosto nella città in provincia di Trapani. Tra gli artisti Maurizio Galimberti, Francesco Jodice, Riverboom, Fang Wen, Simona Ghizzoni, Massimo Siragusa, Edoardo Delille/Giulia Piermartiri e Cécile Hummel. Particolare la sede del festival: dopo il terremoto del 1968, Gibellina è stata ricostruita sulla base di un progetto visionario ideato da un gruppo di intellettuali, che l’ha trasformata in un museo en plein air con opere e sculture di Alberto Burri, Arnaldo Pomodoro, Pietro Consagra, Mimmo Paladino e altri celebri autori. Il luogo ideale, dunque, per ospitare una rassegna culturale all’avanguardia, il cui tema è la molteplicità interpretata restituendo per immagini la società di oggi. imagesgibellina.it ImagesGibellina images_gibellina
The Pillar © Stephen Gill
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