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Un assaggio di lettura

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PRIMA DI SCENDERE

PRIMA DI SCENDERE

ti piacerà rileggerlo» disse. Era la prima volta che mia madre mi parlava del mio futuro.

[…]

Mamma non mi guardava mai Di nuovo, dopo quella giornata al mare, io e papà ci perdemmo di vista. Quando rientrava dal negozio, lo baciavo in fretta sulla guancia ma, prima ancora che si togliesse il loden, tornavo di corsa da lei. Ci sono cose a cui è impossibile resistere. La mia missione – sublime quanto irrealizzabile – era meritare finalmente l’attenzione di Sofia Vivier.

La felicità di poter dire, come il piccolo contadino d’Ars, «Io la guardo e lei mi guarda», a me era negata. Mamma non mi guardava mai. Ma la sua indifferenza non faceva che accrescere il mio amore già smisurato.

È più facile capire le ragioni dell’odio che quelle dell’amore. Sospetto che se mia madre fosse stata una madre migliore, se non mi avesse continuamente esclusa dal suo mondo, se insomma mi avesse amata di più, forse non le avrei voluto cosí bene. La mia fantasia di bambina la trasformava, giorno dopo giorno, in una dea.

Non parlammo mai più di lei, e cosí quel fragile filo di complicità che una volta ci aveva unite si spezzò. Un nuovo silenzio cadde tra di noi, occupando il posto che era stato di Clara. E a me sembrava di stare peggio, quasi desideravo altre disgrazie, qualcosa che di nuovo potesse avvicinarci.

Soltanto molti anni dopo, il nome della domestica emerse dai ricordi di mia madre, come da una nebbia. E quando lo pronunciò, sembrò a entrambe un triste presagio. […]

La prima volta che la contraddicevo Nel periodo in cui la sua vita era già alla deriva, Sofia Vivier prese a organizzare piccole feste in casa. Vi partecipavo raramente, e quando c’ero me ne restavo comunque in disparte, seduta sulla mia sedia col doppio cuscino, che avrebbe dovuto farmi sembrare un po’ più alta nelle intenzioni di mia madre, e che invece riusciva solo a rendermi più ridicola. Le labbra di Sofia Vivier luccicavano di un rossetto color corallo, che le dava un’aria felice.

Capii chi era quell’uomo appena la sentii ridere nel modo sbagliato, nel momento sbagliato. Non ci presentò, ma più tardi mi chiese: «Simpatico, vero?». «No. Non mi piace». «Perché?». «Perché no».

Era la prima volta che la contraddicevo. «Cosí piccola e cosí crudele, Annetta...» mi disse, a metà di uno dei suoi sorrisi.

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