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GEOGRAFIE LETTERARIE
TRE ROMANZI, 24 TRASLOCHI E OTTO
ANNI A WASHINGTON. SONO I VIAGGI IL
MOTORE NARRATIVO DI LORENZA PIERI, UNA DEI NOVE GIURATI DEL CONCORSO
LETTERARIO A/R ANDATA E RACCONTO, PROMOSSO DA FS ITALIANE CON IL
SALONE DEL LIBRO DI TORINO
Scrittrice e traduttrice, Lorenza Pieri ha girato il mondo e pubblicato tre romanzi con la casa editrice e/o. L’ultimo, Erosione, è uscito sei mesi fa, quando è rientrata in Italia dopo aver vissuto a Parigi e a Washington. Oggi è tra i nove componenti della giuria del concorso letterario A/R Andata e Racconto, ideato e promosso da FS Italiane con il Salone Internazionale del Libro di Torino sul tema del viaggio in senso lato, dalle stazioni in transito ai voli con la fantasia.
Con lei, oltre al direttore della Freccia Marco Mancini, gli scrittori Enrico Brizzi, Fabio Genovesi, Antonella Lattanzi, Andrea Marcolongo, Matteo Nucci, Antonio Pascale e Veronica Raimo. Per l’occasione, ogni autore ha realizzato un racconto che si affiancherà ai tre testi vincitori del concorso, premiati durante la prossima edizione del Salone, a Torino dal 18 al 22 maggio, e raccolti in un’antologia ad hoc.
Tre anni prima di Erosione, Pieri ha pubblicato Il giardino dei mostri, candidato al Premio Strega 2020. Anche il suo primo romanzo, Isole minori, ha avuto un notevole successo in Italia e all’estero, ed è stato tradotto in sei lingue. I luoghi dei suoi lavori letterari sono reali e immaginari, geografie da lei disegnate che diventano il motore narrativo delle storie. «Non solo il viaggio ha condizionato il mio scrivere, ma lo spostamento in sé ha influenzato la mia esistenza e il mio modo di vedere le cose. Ho all’attivo 24 traslochi e sono passata da un’isola piccolissima a tre capitali, di cui una oltreoceano. L’idea stessa di muovermi è un impulso narrativo, perché mi costringe a posare lo sguardo sul nuovo, a sentirmi anche straniera».
Quanto hai attinto ai tuoi viaggi nei libri che hai scritto?
Più che altro, i miei romanzi nascono dai luoghi in cui ho vissuto. Scrittori e scrittrici hanno una tendenza diffusa a geolocalizzarsi, identificandosi con il territorio di appartenenza. Io invece ho sempre avuto difficoltà a farlo, non ho mai avuto radici profonde. Ma il motore primo per la crea - zione letteraria è sempre la curiosità nei confronti di un ambiente specifico. La geografia per me viene prima delle storie. Osservo le persone, come parlano o come cucinano, ma anche il modo in cui la luce si rifrange sulle pietre. Il contesto in cui una storia nasce è sempre fondamentale.
In questo momento dove ti trovi?
Ora sono a Milano, vivo qui da sei mesi e per me è una città nuova. Provengo da otto anni negli Stati Uniti, mentre prima stavo a Roma. Mi trovo molto bene, ma il motivo è anche legato all’entusiasmo di essere tornata in Italia.
Pensi che alla base del viaggio ci sia un’irrequietezza di fondo?
Il viaggio stesso è uno stimolo all’irrequietezza ed è questo il bello. Anche quando ti sposti per necessità, sei costretto ad adattarti rapidamente e questo ti pone in uno stato di duttilità creativa. Ma l’obiettivo non è trovare requie, bensì continuare a provare quel desiderio che spinge a viaggiare ancora. Si crea uno stimolo positivo a voler conoscere sempre più. Viaggiare è uno strumento di conoscenza necessario oltre che uno stimolo impareggiabile per tenere accesa la curiosità, lo stupore, il desiderio. Infatti, l’impossibilità di muoversi ha profondamente intristito tutti durante la pandemia. Cosa ti aspetti dalla lettura dei racconti in concorso?
Diversità. Ne sono arrivati tantissimi, oltre duemila, e sono molto incuriosita dall’idea di scoprire chi ha partecipato, la composizione di genere ed età degli esordienti. La immagino trasversale, spero di leggere scritti di persone di ogni tipo. Mi è capitato di sentire l’annuncio sul Frecciarossa e, guardandomi intorno, cercavo di capire quali passeggeri del mio vagone erano rimasti colpiti. La diversità è ciò che garantisce la creatività, perché differenti punti di vista creano voci uniche. Inoltre, trovo molto interessante il binomio tra letteratura e viaggio sui binari, perché il treno è il mezzo perfetto per leggere. Tra i pendolari è facile incontrare persone con un libro in mano.
Quali criteri utilizzerete per valutare i racconti?
Non si tratta di esercizi di matematica, non ci sono regole fisse a cui attenersi. Ognuno userà la propria sensibilità e, alla fine, ne parleremo insieme. Anche il confronto sarà un bel lavoro.
C’è un consiglio che vuoi dare ai partecipanti?
È importante leggere e scrivere il più possibile. Provare a trascorrere il tempo libero e quello occupato negli spostamenti quotidiani in compagnia di una buona lettura. E avere sempre con sé un taccuino su cui annotare pensieri e idee. Tu viaggi spesso in treno?
Non ho più un’auto, quindi lo uso di frequente. Quando l’ho preso le prime volte dopo il mio ritorno in Italia mi sorprendevo incantata a guardare fuori dal finestrino la bellezza del nostro Paese, rendendomi conto di quanta nostalgia avevo provato stando lontana. Sono ancora nella fase di rinnamoramento. Ancora adesso, guardo tutto con l’occhio della straniera. Anche perché negli Stati Uniti non esiste la stessa cultura del treno: lì è un mezzo molto costoso e non arriva ovunque. Mentre viaggiare sui binari, soprattutto per chi scrive, è sempre un’occasione per entrare in contatto con le vite degli altri e lasciarsi andare all’immaginazione.