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DAL SAN CARLO DI ARONA AL CRISTO DI MARATEA, UN VIAGGIO TRA LE STATUE PIÙ

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PRIMA DI SCENDERE

PRIMA DI SCENDERE

ALTE DEL PAESE. CAPOLAVORI DI ARTE, FEDE E INGEGNERIA

di Peppe Iannicelli - peppeiannicelli65@gmail.com

Svettano altissimi catturando l’attenzione anche dei più distratti. Si scorgono a chilometri di distanza e testimoniano il coraggio di chi è riuscito a realizzarle. Da Nord a Sud, l’Italia è costellata da diversi colossi. Statue imponenti costruite con finalità devozionali, per celebrare imprese militari o grandi personaggi storici, oppure per commemorare i caduti.

Arona Come New York

Inaugurato nel 1698, il San Carlo Borromeo di Arona, in provincia di Novara, è uno dei monumenti più alti del mondo. Con il basamento raggiunge i 35 metri e l’indice del santo sfiora i due metri di lunghezza. Attraverso alcune fessure ricavate negli occhi e nelle orecchie, i più ardimentosi possono ammirare lo spettacolare panorama delle vallate circostanti. Il gigante nel borgo piemontese è stato a lungo studiato da Frédéric-Auguste Bartholdi, il progettista francese che ha realizzato la Statua della libertà a New York. Egli soggiornò al cospetto del Sancarlone – come viene chiamato con affetto – studiandone ogni dettaglio, dall’armatura in pietra al rivestimento in rame.

LE STATUE GEMELLE DI

Maratea E Rio

Al secondo posto nella classifica dei colossi d’Italia svetta il Redentore di Maratea, in provincia di Potenza, com- pletato nel 1965 e mai ufficialmente inaugurato per una diatriba tra l’imprenditore che decise di costruirlo, il biellese Stefano Rivetti di Val Cervo, e l’amministrazione locale dell’epoca. Il Cristo lucano, collocato sulla cima del monte San Biagio, arriva a 21,13 metri d’altezza, solo la testa è alta tre metri mentre l’apertura delle braccia è di 19. Realizzato utilizzando cemento armato e marmo, ricorda il Cristo sulla cima del Corcovado a Rio de Janeiro; da qualche anno, Maratea e la città brasiliana hanno creato un gemellaggio per promuovere la conoscenza dei due tesori architettonici.

Monumenti Ai Caduti

Il Faro della Vittoria di Torino, realizzato dallo scultore Edoardo Rubino, è un monumento in bronzo inaugurato nel 1928 per celebrare il decimo anniversario dalla fine della Prima guerra mondiale. La statua della dea Vittoria, che nella mitologia romana è raffigurata come una donna alata, sorregge tra le mani una fiaccola in cui è alloggiata l’ottica del faro. Posta sul colle della Maddalena, raggiunge quasi 19 metri di altezza e sembra quasi poter prendere il volo.

Anche Trieste espone un imponente Faro della Vittoria per celebrare la Grande guerra e commemorarne i caduti. Sul ballatoio, dal quale si innalza il corpo principale, è posta la statua in pietra del marinaio ignoto, opera dello scultore triestino Giovanni Mayer, alta 8,60 metri. Sopra la cupola svetta la Vittoria alata (7,20 metri), con una fiaccola nella mano sinistra e una corona d’alloro nella destra.

Raggiunge sette metri d’altezza, invece, il Monumento ai caduti della Prima guerra mondiale in piazza Santa Teresa, a Brindisi. È opera dello scultore Edgardo Simone che ha utilizzato pregiatissimo marmo di Carrara.

Santi Protettori

La devozione popolare ha contribuito alla costruzione di statue spettacolari come Nostra signora della guardia che, con i suoi 14 metri di altezza, protegge l’omonimo santuario a Tortona, in provincia di Alessandria. I fedeli lo raggiungono per pregare sulla tomba di San Luigi Orione, fondatore della Piccola opera della divina provvidenza, e rendere omaggio alla Madre celeste, ritenuta particolarmente miracolosa. Sulla sommità dell’edificio è posta infatti la statua in bronzo dorato della Madonna con in braccio Gesù Bambino.

I devoti di San Fedele, invece, osservano il loro santo sulla Torre del popolo di Palazzolo sull’Oglio, in provincia di Brescia: il monumento è alto 6,8 metri ed è stato collocato sulla cima nel 1938.

COLOSSI IN ONORE DEL RE

Re Vittorio Emanuele II è certamente uno dei personaggi storici più presenti nella toponomastica italiana con migliaia di piazze e strade a lui intitolate e decine di monumenti in suo onore. Il più imponente è la statua equestre collocata nel Vittoriano di Roma, al centro di piazza Venezia, che racchiude anche l'Altare della patria con la tomba al Milite ignoto. Il monarca riesce a farsi notare dall’alto dei suoi 12 metri di altezza e dieci di lunghezza.

Il suo baffo sabaudo è lungo un metro. La statua è stata realizzata con 50 tonnellate di bronzo ottenuto fondendo i cannoni dell’esercito. Per celebrare la sua conclusione, nella pancia del cavallo si svolse un banchetto con 20 partecipanti, che si ritrovarono come novelli guerrieri achei nel ven- tre dell'animale. Al cospetto di quello capitolino, il monumento equestre di Vittorio Emanuele II a Milano sembra minuscolo, con i suoi 5,6 metri che pure non passano inosservati in piazza Duomo. Ma rimanendo a Roma, a pochi chilometri in linea d’aria dal Vittoriano, c’è la fortezza papalina di Castel Sant’Angelo sovrastata dalla statua di San Michele – 5,4 metri di al- tezza – tra le più fotografate dai turisti di tutto il mondo.

DAL DAVID DI FIRENZE, AL GIGANTE

DI NAPOLI

Nella galleria dei colossi d’Italia non può mancare uno dei più celebri scultori italiani di tutti tempi: Michelangelo Buonarroti. Il suo David, custodito nelle sale dell’Accademia di Firenze, supera i cinque metri d’altezza suscitando profonde emozioni. Guardando la statua si resta rapiti dalla cura dei dettagli e dal realismo anatomico, ancora più sorprendenti considerata la mole.

Il viaggio si conclude di fronte al Gigante di largo di Palazzo, che rappresenta un Giove barbuto, i cui resti sono custoditi nel Museo archeologico di Napoli. La statua era esposta in piazza Plebiscito, chiamata un tempo Largo di Palazzo, e il popolo, come avveniva a Roma con il Pasquino, la usava per affiggervi irridenti sonetti contro i potenti. Re Giuseppe Bonaparte, indispettito dai continui sberleffi, ne ordinò la mutilazione e la rimozione. La notte precedente l’esecuzione della condanna, al cospetto del Gigante comparve una scritta irridente con le sue ultime volontà: «Lascio la testa al Consiglio di Stato, le braccia ai ministri, lo stomaco ai ciambellani, le gambe ai generali e tutto il resto (avrete tutti capito cosa ndr) a re Giuseppe».

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