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i chilometri di piste del comprensorio dell’Alto Sangro pag

La partenza della pista Direttissima

Proprio grazie a questa, Umberto I di Savoia divenne uno dei frequentatori più illustri della zona. Il paesaggio che lo affascinò è lo stesso di oggi, fatto di quella vastità tibetana caratteristica dei cosiddetti altipiani maggiori d’Abruzzo. Una vista a perdita d’occhio fino al mare Adriatico, descritto così da Gianluca Boccabella, maestro, allenatore e presidente della Scuola sci azzurra: «L’Alto Sangro si estende dal comune di Rocca Pia fino a Roccaraso, comprendendo anche Rivisondoli e Pescocostanzo. Rappresenta la parte centrale dell’Altopiano delle cinque miglia che insieme a quelli di Aremogna, Palena-Pescocostanzo e Quarto Santa Chiara forma l’altopiano più vasto d’Europa, offrendo una veduta che porta a scorgere persino la costa jugoslava d’oltremare». Dai punti apicali dell’Aremogna (2.200 metri) e di Monte Pratello (2.100), si possono inoltre contemplare il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, quello della Maiella, quello del Gran Sasso e Monti della Laga e il Parco naturale regionale Sirente Velino, accarezzando anche il profilo del monte Greco, il Matese in Molise e il lato laziale dei monti della Meta. Un’esperienza diversa da quella dolomitica, perché qui si scia sempre in quota beneficiando di una visuale sgombra, con uno sguardo che può allungarsi per decine e decine di chilometri sin dalla primissima mattina: «A ridosso della chiusura di stagione apriamo gli impianti alle 7:30 e concludiamo la giornata mangiando arrosticini o uova al tartufo, come quelli preparati sulle piste dalla Baita Paradiso», sottolinea Colecchi. La vastità del comprensorio, con i suoi 120 chilometri (su 140 totali) di piste, è impressionante. E la forza numerica è espressa anche dal volume di turisti gestito dall’Alto Sangro, che conta su 60mila posti letto, 20mila nella sola Roccaraso (su 1.300 residenti). Numeri che si sommano a quelli di un movimento sciistico radicato soprattutto a Napoli, non a caso ribattezzata “città di mare e di sciatori”: sono ben tremila, infatti, i bambini-atleti che dal centro Italia vengono ad allenarsi qui grazie a sei scuole di sci, 650 maestri e un centinaio di allenatori, contando su club prestigiosi come il Vesuvio di Napoli o lo storico Roccaraso, che ha compiuto cento anni ed è stato tra i primi fondati in Italia. Anni in cui la cittadina vide anche la costruzione del trampolino di salto con sci Roma, che ospitò gare capaci di appassionare in particolare Umberto I di Savoia. Nel 1937, il principe ereditario venne a Roccaraso a inaugurare la prima slittovia mai costruita sugli Appennini, la seconda d’Italia. Un atteggiamento imprenditoriale all’avanguardia che è ancora attuale, come ribadisce Colec-

© De Agostini Picture Library/GettyImages

La principessa Giovanna di Savoia a Roccaraso. Immagine tratta dall’Illustrazione Italiana, anno LIV, n. 6, febbraio 1927

chi: «Siamo i primi in Europa per raggio d’azione dell’innevamento artificiale e all’avanguardia anche sul tema della sicurezza. Recentemente sono state realizzate quattro nuove cabinovie, e ci siamo attrezzati per rendere più sicuro il comprensorio con 80 km di fibre ottiche cablate per il rilevamento preventivo delle valanghe, ma anche per contrastare eventuali furti, grazie all’installazione di numerose telecamere». Lo sguardo al futuro di Colecchi vuole onorare la memoria dei pionieri come l’omonimo nonno Dario: «Se oggi la mia famiglia gestisce cinque alberghi e parte degli impianti a fune lo dobbiamo a lui. Ora è tempo di incrementare l’intermodalità con il treno, visto che già Umberto di Savoia veniva da noi grazie alla rete ferroviaria. Oggi promuoviamo il progetto di una funivia dalla stazione di Roccaraso agli impianti di risalita. Così il pubblico cittadino potrà raggiungerci senza usare l’automobile». Se d’estate questi impianti servono 400 km di percorsi in mountain bike, d’inverno consentono di esplorare uno sport per cui Roccaraso è nota nel mondo: qui, infatti, ha sede la prima scuola di snowkite italiana, fondata nel 2005. «Dal 2013 ospitiamo gare internazionali, e dal 2014 i Campiona-

Gara di salto dal trampolino Roma, Roccaraso (1955 ca) ti del mondo che si terranno, per la prossima edizione, dal 26 al 29 gennaio. È comunque uno sport alla portata di tutti: bastano sei ore di lezioni alla Snowkite Roccaraso School per rendere un allievo autonomo», spiega il direttore Niccolò De Simone. Il futuro guarda anche ai giovani campioni cresciuti sulle nevi dell’Alto Sangro, come racconta Mario Alberto Di Tola, atleta, maestro della Scuola italiana sci Alto Sangro e allenatore allo Sci club 3punto3: «L’attività agonistica a Roccaraso è di livello assoluto, basti pensare che una ragazza napoletana ha recentemente vinto i campionati italiani under 14. Purtroppo, però, è un movimento poco sostenuto. Una famiglia in questa zona spende in media quattro o cinquemila euro all’anno per le trasferte al Nord, dove si tengono la maggior parte delle gare. Peccato, perché la competitività che i nostri ragazzi mettono in pista li rende spesso superiori agli atleti alpini. Ben consapevoli dei sacrifici compiuti dai loro genitori, si impegnano davvero al massimo, coadiuvati dal comprensorio dell’Alto Sangro che fa tutto il possibile per favorire il loro percorso atletico. Ma poi, alle soglie del professionismo, spesso virano verso altri sport, più accessibili per chi vive al Sud».

© G. Sangiorgio/Wikimedia

ASCOLTARE IL SILENZIO

A PIEDI NEL CENTRO STORICO DI AOSTA, TRA CITTADINI ILLUSTRI, SCULTURE IN LEGNO E MONTI CHE CIRCONDANO L’ORIZZONTE

di Giuliano Compagno S e di mattina state passeggiando in un centro antico, come tanti belli ve ne sono in Italia, e vi perdete tra le curve di vicoli, i fiori ai balconi e il senso di una vita bella, può accadervi di guardare in su e provare la sensazione che tra voi e il cielo non ci sia separazione. Succede ad Aosta, dove l’aria che si respira è puramente sospesa tra la città e i monti attorno che sembrano proteggerla mentre invece la includono fra loro. Gianni Nuti è un sindaco che fa eccezione: musicologo, studioso di estetica, scrittore, astigiano come il filosofo Mario Perniola e il cantautore Paolo Conte, è legato ad Aosta da molti anni. Gli domando del vivere sereno e aperto di queste genti: «Sono donne e uomini pronti ad accogliere il prossimo in un modo vero, non eccessivo», risponde senza indugi. «Non vi è alcun mistero nell’essere ao-

Aosta

stani, soltanto un sentimento tra loro e la natura che va ben al di là delle tradizioni storiche e degli stupendi paesaggi. È come se da sempre i nostri concittadini abbiano combinato una grande armonia tra il “catino” abitato e vissuto e i monti che da mattina a sera fungono da orizzonte finale. Nulla è più pletorico del richiamare i nostri cittadini all’amore e alla cura dei loro luoghi, perché Aosta è una delle loro tante dimore e la regione che la ospita l’abitazione di tutte le loro generazioni». Fu tale anche per Sant’Anselmo, il teologo medievale a cui la città ha dato i natali, che combinò fede e ragione come un miracolo in una frase: «Dio è ciò di cui non si può pensare niente di maggiore». Aosta è stata anche la casa del ciclista Maurice Garin, detto il folle o lo spazzacamino prima d’esser celebrato vincitore del primo Tour de France nel 1903. Era di qui lo scienziato Innocenzo Manzetti, al quale non si poteva negare l’invenzione del telefono eppure tutti gliela sottrassero con perfida gelosia. A questo genio poliedrico in acustica, astronomia e idraulica, la città deve un sistema di filtraggio con cui fu depurato il torrente Buthier. A queste terre appartiene anche l’imprenditore Marcel Bich, che inventò la penna a sfera, con cappuccio o senza, con cui tutti hanno scritto traduzioni, equazioni e temi. Era avvolto nel mito di una vita audace e montanara Joseph-Samuel Farinet, antieroe ottocentesco e valdostano, falsario per arte e per azzardo, che coniava monete più vere delle vere: evaso, fu arrestato, ammazzato e sepolto senza sacramenti. A lui il regista svizzero Max Haufler dedicò il film Farinet ou l'or dans la montagne, tratto da un romanzo di Charles-Ferdinand Ramuz. A quelle medesime vette, stavolta creative, si è ispirato lo scultore Siro Viérin, simbolo di una generazione di artisti resistenti alle intemperie del- le altitudini. Lungo il sentiero che dalla frazio- ne di Vetan, nel comune di Saint-Pierre, conduce al suo rifugio, tra rami e pietre spuntano piccole creature silvane:

civette, falchi e leprotti, marmotte, picchi, galli cedroni e volpi, mentre dagli alberi gli gnomi spiano l’escursionista. Le sculture di quel museo en plein air, fatta eccezione una Maria in grotta, sono di materiale rustico per vincere il maltempo. Racconta Francesco Di Vito, scultore per passione, che «ad Aosta non c’è condominio in cui almeno una cantina o un garage non ospitino pezzi di legno che escono trasformati in oggetti da portare alla Fiera di Sant’Orso», millenaria esposizione che ha luogo ogni anno il 30 e il 31 gennaio. A pochi passi dal Municipio, nello spazio dell’Istituto valdostano artigianato tipico (Ivat), che le istituzioni regionali e locali sostengono e proteggono, la curatrice dello spazio Tiziana Bosonin mi introduce alla tradizione di chi lavora legni pregiati come l’olmo, l’abete e il larice. Subito dopo l'ex consigliera regionale Adriana Vièrin mi educe sul bilinguismo e sul patois, lingua di antichi incroci tra latino e franco-provenzale. Sentita come “lingua del cuore” e ben attiva nel teatro popolare dello Charaban, essa è un elemento identitario che lo storico Mauro Caniggia Nicolotti mi segnala come traccia fondamentale di una comunità che è stata e potrebbe

Un tramonto sulle Alpi della Valle d’Aosta essere ancora unita nell’esperienza e nel sentimento. Sul territorio l’attività culturale e pedagogica di Mauro – che così chiamo per brevità e simpatia – è costante e intensa, la sua bibliografia ponderosa, e tutto questo rileva di un’affezione fortissima nei confronti della Valle d’Aosta. Gli chiedo due date decisive nella storia di questi luoghi: «Sul 1536 non ho dubbi, fu la nostra data di nascita. Il Ducato d’Aosta adottò subito il francese, tre anni dopo la Francia ci imitò sostituendolo al latino come lingua ufficiale. E poi il 1945, che segue l’inutile bombardamento alleato di Pont-Saint-Martin e la brutale rappresaglia nazifascista, che mise a fuoco Trois-Villes. Il 10 luglio la resistenza valdostana e la fermezza del maresciallo Alexander ricordarono a De Gaulle che la guerra, sul campo, non l’avevano vinta neanche i francesi». È tardi, Nando mi aspetta. Ho prenotato, vorrei assaporare un gusto che non passa mai e poi ascoltare i racconti su Ferdinando e Germana, i due nonni che nel 1957 fondarono qui un ristorante per i figli e per i nipoti. E per gli aostani. La zuppa di cavolo nero e l’Ivre de Fumin, formaggio ubriacato nella vinaccia, me li ricorderò almeno fino a Natale. Quasi

© Franco56/Wikipedia

Una scultura nel museo a cielo aperto del Rifugio Mont Fallère, Vetan, Saint-Pierre

dimenticavo che il Marché Vert Noël ha aperto i battenti e che il sindaco mi ha detto un’altra cosa importante: che nella Valle d’Aosta la musica è nell’aria. Mi sa che ha ragione. È notte, sto passeggiando e la ascolto. Eppure, è silenzio.

Vivi la magia dei Mercatini di Natale, parti con il Trenino Verde delle Alpi!

Carta giornaliera CHF 58 (treni e battelli)

Alberi addobbati, canti popolari, profumi di zenzero e cannella. Vivere l’esperienza dei mercatini di Natale, accompagnati dal Trenino Verde delle Alpi, è un viaggio che scalda il cuore. In partenza da Domodossola, il trenino percorre la linea ultracentenaria del Sempione e del Lötschberg, attraversando autentiche località svizzere pronte ad accogliere i visitatori in vista del Natale.

Salire e scendere dai vagoni per immergersi nell’atmosfera di festa è semplicissimo: basta andare sul sito bls.ch/treninoverde e acquistare il biglietto giornaliero, che costa 58 franchi svizzeri, pari a circa 60 euro.

Per visitare i mercatini si parte da Spiez, dove il primo sabato di dicembre si può passeggiare tra gli stand del Chlouse-Märit sulla Seestrasse e sulla Schlossstrasse: oltre cento bancarelle con oggetti e manufatti tradizionali che diventano ottime idee regalo per tutti i gusti. Proseguendo verso la cittadina di Thun, merita una tappa la centralissima Waisenhausplatz che, dal 7 al 23 dicembre, si veste a festa grazie a luci colorate e profumi speziati.

Anche a Berna, dal 2 dicembre, vengono proposti diversi mercatini, dal più tradizionale al più moderno, con una serie di appuntamenti allegri e pieni di divertimento. A partire da quello di Waisenhausplatz, una delle piazze più suggestive della capitale elvetica, patrimonio Unesco. Le molteplici bancarelle addobbate, diventate ormai un appuntamento imperdibile, espongono tradizionali oggetti artigianali da mettere sotto l’albero e non mancano le delizie gastronomiche che fanno gola a grandi e piccini. Passeggiando nel centro storico, sotto la Cattedrale di Berna si può visitare il Mercatino del Berner Münster: dalla terrazza sul lato meridionale della chiesa si ammira il panorama sul fi ume Aare, la città bassa e il quartiere dei musei.

Dalle piazze più conosciute alle vie più nascoste, il profumo del Natale sarà inconfondibile e grazie al Trenino Verde delle Alpi ancora più semplice da vivere.

Sali e scendi dai nostri treni e battelli. Scopri di più su bls.ch/treninoverde bls.ch/treninoverde

di Osvaldo Bevilacqua [Direttore editoriale Vdgmagazine.it e ambasciatore dei Borghi più belli d’Italia]

PICCOLE DOLOMITI MAGICHE

ALLA SCOPERTA DELLA DORSALE MONTUOSA LUCANA, TRA BORGHI ARROCCATI, ANTICHE LEGGENDE E RITI ANCESTRALI

Attraversando l’Italia, negli anni, ho sempre pensato alle Dolomiti come l’ottava meraviglia del mondo. Senza nulla togliere al loro fascino, credo che l’appellativo Piccole Dolomiti lucane, con cui è conosciuto il gruppo di cime che svettano come giganti emersi dal mare nel cuore del Parco regionale di Gallipoli Cognato, sia assolutamente meritato. Non solo per la somiglianza morfologica con le più famose montagne trivenete, ma per la peculiare bellezza e la ricchezza di storia e tradizioni che caratterizzano questa piccola dorsale montuosa impreziosita da magnifici borghi, tra cui Castelmezzano e Pietrapertosa, in provincia di Potenza. È impossibile non rimanere colpiti dalla singolare bellezza naturalistica

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