ANNO XVI | NUMERO 2 | FEBBRAIO 2024 | www.fsitaliane.it | ISSN 2785-4175
PER CHI AMA VIAGGIARE
RAOUL BOVA INTERVISTE Ivana Jelinic Fabrizio Biggio Andrea Ortis Antonella Attili SPORT Taismary Agüero Carlton Myers
TRAVEL Val di Fiemme Bolzano Calabria grecanica ARTE E PHOTO Rino Gaetano Robert Capa e Gerda Taro
IL BELLO CHE È IN NOI
EDITORIALE
VIAGGIARE CON
FIDUCIA
di Dario Cirrincione
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dario-cirrincione
ara lettrice, caro lettore, benvenuti a bordo. Mi presento come nuovo direttore del mensile La Freccia utilizzando il tradizionale saluto dei nostri capitreno. Da oggi, infatti, inizia un viaggio che, insieme, ci porterà lontano. Mosso da esigenze di lavoro, dalla ricerca di svago, dalla voglia di avventura o più semplicemente dal desiderio di sognare, guardando la vita che scorre al di là del finestrino, il nostro sarà un viaggio basato sulla fiducia. La stessa che hai deciso di riporre in Trenitalia, scegliendo di vivere un’esperienza a bordo dei nostri treni. Il tempo di lettura di questo editoriale è più o meno lo stesso del brano Daybreak Express: una delle composizioni più originali di Duke Ellington. I viaggi in treno furono centrali per ispirare l’icona del jazz e la sua band: Ellington mise infatti in musica il suono di un treno che corre lungo i binari grazie ai virtuosismi di 14 elementi. Con trombe, sassofoni e percussioni, riuscì a ricreare sapientemente il fischio, l’accelerazione e tutti gli altri suoni della locomotiva e delle carrozze. Un capolavoro immortale, mosso dal desiderio di ogni grande artista di mettersi in discussione. È quello che hanno fatto quasi tutti i protagonisti di questo nuovo numero della Freccia: da Raoul Bova, presto in tv su Rai1 con la 14esima stagione di Don Matteo, a Fabrizio Biggio, che tutte le mattine conduce con Rosario Fiorello e Mauro Casciari Viva Rai2!. Da Alessandro Gaetano, che ha curato una grande mostra a Roma dedicata allo zio Rino, ai campioni del basket e alle campionesse del volley italiano che a febbraio illuminano, rispettivamente, Torino e Trieste, con la Frecciarossa Final Eight 2024 e la Coppa Italia Frecciarossa della Serie A1. Così anche io, seguendo il suggerimento di Italo Calvino di «mettersi in discussione continuamente», ho deciso di accettare l’incarico di dirigere La Freccia. Ringrazio l’editore, il Gruppo Ferrovie dello Stato, per la fiducia riposta in me e il mandato sfidante di accompagnare ogni giorno i nostri lettori e viaggiatori. Grazie al prezioso lavoro di Marco Mancini oggi La Freccia è un giornale che, nel panorama editoriale nazionale, gode di stima e di apprezzamento. Continueremo, insieme a tutti i colleghi della redazione e ai collaboratori, il virtuoso percorso di sviluppo e di crescita che ha caratterizzato gli oltre dieci anni di vita del nostro magazine di bordo.
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© Archivio FS Italiane
SOMMARIO FEBBRAIO 2024
IN COPERTINA RAOUL BOVA
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NELLA VALLE DELLE DOLOMITI Viaggio in Val di Fiemme, nella provincia di Trento, che si prepara a ospitare i Giochi olimpici e paralimpici invernali del 2026 di cui il Gruppo FS è Premium Partner
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8 RAILWAY HEART
L’ORO DEL VOLLEY Taismary Agüero, scelta per premiare la squadra vincitrice alla Final Four del 17 e 18 febbraio, è ambassador della Coppa Italia Frecciarossa di pallavolo femminile
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16 L’ITALIA CHE FA IMPRESA
20 AGENDA
INCONTRARE BOLZANO
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L’AMORE E LA GUERRA
IL CAMMINO DEI CAPPUCCINI
Dal 14 febbraio, a Torino, una retrospettiva celebra il lavoro dei fotoreporter Gerda Taro e Robert Capa ma anche la relazione che li ha uniti
IL GIOIELLO DEL MONTEFELTRO
64 68 LA TERRA DEL BERGAMOTTO
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GUSTA & DEGUSTA
LA CITTÀ DEI MIRACOLI
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ANDARE A CANESTRO
76 84
WHAT’S UP
SAN VALENTINO PEACH FUZZ
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UN TRENO DI LIBRI
16
SGUARDI D’AVANGUARDIA
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ENIGMA GIOCONDA
98 IL MONDO DI RINO
102 AFFACCIARSI SUI SOGNI
124 PRIMA DI SCENDERE LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO
111 SCOPRI TRA LE PAGINE LE PROMOZIONI E LA FLOTTA DELLE FRECCE i vantaggi del programma CartaFRECCIA e le novità del Portale FRECCE
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I numeri di questo numero
Tra le firme del mese
17 le tappe del Cammino dei Cappuccini [pag. 61]
8 le squadre in gara per il trofeo Frecciarossa Final Eight [pag. 78]
CESARE BIASINI SELVAGGI Da marzo 2017 è direttore editoriale di exibart.com. Autore e conduttore del programma televisivo Stato dell’arte su Cusano Italia TV, svolge attività manageriale in diverse fondazioni culturali italiane
1978 l’anno dell’esibizione di Rino Gaetano a Sanremo [pag. 98]
READ ALSO
GIULIANO COMPAGNO Ha pubblicato 24 volumi tra saggistica, narrativa, aforismi e comica, oltre ad aver scritto quattro libretti di opera contemporanea per il maestro Vittorio Montalti. Vive a Roma, da dove in genere parte e ritorna
FSNews.it, la testata online del Gruppo FS Italiane, pubblica ogni giorno notizie, approfondimenti e interviste, accompagnati da podcast, video e immagini, per seguire l’attualità e raccontare al meglio il quotidiano. Con uno sguardo particolare ai temi della mobilità, della sostenibilità e dell’innovazione nel settore dei trasporti e del turismo quali linee guida nelle scelte strategiche di un grande Gruppo industriale
PER CHI AMA VIAGGIARE
MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI ANNO XVI - NUMERO 2 - FEBBRAIO 2024 REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/1997 CHIUSO IN REDAZIONE IL 29/01/2024 Foto e illustrazioni Archivio FS Italiane AdobeStock Copertina © Virginia Bettoja Tutti i diritti riservati Se non diversamente indicato, nessuna parte della rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa senza il consenso espresso dell’editore
ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE LICENZA CREATIVE COMMONS BY-NC-ND 3.0 IT
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EDITORE
Communication Piazza della Croce Rossa, 1 | 00161 Roma fsitaliane.it Contatti di redazione Tel. 06 44105298 | lafreccia@fsitaliane.it Direttore Responsabile Responsabile Prodotti Editoriali Caporedattrice Coordinamento Editoriale In redazione Segreteria di redazione Coordinamento creativo Ricerca immagini e photo editing Hanno collaborato a questo numero
Dario Cirrincione Davide Falcetelli Michela Gentili Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico, Francesca Ventre Gaspare Baglio, Alex A. D’Orso, Irene Marrapodi Francesca Ventre Giovanna Di Napoli Claudio Romussi Osvaldo Bevilacqua, Cesare Biasini Selvaggi, Peppone Calabrese, Claudia Cichetti, Giuliano Compagno, Nerina Di Nunzio, Fondazione FS Italiane, Enzo Fortunato, Alessio Giobbi, Sandra Jacopucci, Valentina Lo Surdo, Roberta Mancini, Filippo Nassetti, Enrico Procentese, Andrea Radic, Gabriele Romani, Davide Rondoni, Flavio Scheggi, Mario Tozzi
REALIZZAZIONE E STAMPA
Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE) Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com Coordinamento Tecnico Antonio Nappa
VALENTINA LO SURDO Conduttrice radiotelevisiva Rai, pianista classica con anima rock, presentatrice, speaker, attrice. Trainer di comunicazione, da 20 anni è reporter di viaggi all’ascolto del mondo. Le sue destinazioni preferite? Ovunque ci sia da mettersi in cammino
PROGETTO CREATIVO
Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello, Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli
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La carta di questa rivista proviene da foreste ben gestite certificate FSC® e da materiali riciclati
ROBERTA MANCINI Nata a Roma, ha iniziato la sua carriera come lettrice editoriale. Attualmente scrive articoli, edita testi e collabora con l’Accademia Molly Bloom
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La Freccia si può sfogliare su fsnews.it e su ISSUU 5
PER CHI
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PER
FRECCIA COVER
CAROTE DI GHIACCIO di Flavio Scheggi
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© Riccardo Selvatico
Buona notte, ghiacciai Lagazuoi Expo Dolomiti fino al 1° aprile
Uno scienziato dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche osserva una carota glaciale appena estratta dal ghiacciaio Holtedahlfonna, alle isole Svalbard
La nostra storia è scritta nel ghiaccio. Per saperne di più possiamo raggiungere Cortina d’Ampezzo, nel cuore delle Dolomiti, dove fino al 1° aprile c’è Buona notte, ghiacciai. La mostra ha come protagonisti i ricercatori che dal 2015 prelevano dalle profondità dei ghiacciai le cosiddette “carote”, cilindri di acqua allo stato solido del diametro di dieci centimetri, salvandole dagli effetti del riscaldamento climatico. Questi campioni, grazie ai quali è possibile ricostruire la variabilità del clima, vengono poi trasferiti in un’area remota dell’Antartide, andando a costituire un archivio per le future generazioni di scienziati. L’esposizione, che fa parte del progetto Ice Memory, si svolge al Lagazuoi Expo Dolomiti, nella stazione di arrivo della funivia Lagazuoi, a metà strada tra Cortina d’Ampezzo e l’Alta Badia, a 2.732 metri di altezza.
Si inizia con i video dedicati alle missioni scientifiche: sulle quattro pareti compaiono sconfinati panorami glaciali, abbinati a un breve testo poetico, a cui seguono i suoni registrati nel ghiacciaio del Morteratsch, in Svizzera. Nella seconda sala si può vedere come lavorano i ricercatori nelle aree alpine e alle isole Svalbard, la parte più settentrionale della Norvegia. Oltre a osservare il ritiro dei ghiacciai, con una serie di proiezioni che mostrano il prima e il dopo di alcune masse. Il percorso si chiude con il simbolo dell’intera mostra: un’autentica carota di ghiaccio, custodita dentro un freezer, pronta per essere trasportata in Antartide. In questo ambiente trova posto anche un manichino vestito con abiti adatti ai climi estremi, solitamente indossati dai ricercatori del progetto Ice Memory, realizzati da brand italiani come Karpos e Aku. lagazuoi.it 7
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PH OTOS TO R I E S
LUOGHI Stazione di Rho Fiera, Milano © Marco Ricciardi rima79photo
PEOPLE Sguardi © Stefano G. stefano.gurgone
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LA RUBRICA COMPIE CINQUE ANNI. VI ABBIAMO RACCONTATO LE PERSONE, I LUOGHI E LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO CHE CONTINUIAMO A FARE INSIEME a cura di Enrico Procentese
Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente e priva di watermark. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica.
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IN VIAGGIO Verso Milano © Lucia C. lu_cirino
AT WORK Capotreno a Roma Termini © Antonio Li Piani ermetico.op
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A TU PER TU di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it
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eatrice Mazzone lavora come macchinista per Mercitalia Rail, la società del Polo Logistica del Gruppo FS Italiane specializzata nei servizi di trazione ferroviaria del trasporto merci. Come sei arrivata nel Gruppo FS? Sono entrata nel 2021, dopo aver presentato la candidatura nella sezione del portale web aziendale dedicata alle offerte di lavoro. Vista la mia formazione accademica in Scienze dell’educazione, ero orientata a indirizzarmi verso la carriera di insegnante. Tuttavia, quando sono stata selezionata per il ruolo di macchinista, ho risposto alla chiamata dal mondo ferroviario senza pensarci troppo. Che percorso hai compiuto per entrare in Mercitalia Rail? Dopo gli studi universitari e una prima esperienza come assistente di infanzia in un asilo, ho seguito il corso per diventare macchinista, che si è svolto completamente a distanza per via del periodo segnato dalla pandemia. Una volta terminata la formazione teorica, ho proseguito con la pratica attraverso il supporto insostituibile degli istruttori, che hanno il compito di guidare i nuovi assunti passo passo, e l’affiancamento con i colleghi più esperti. Sono arrivata così a ottenere la licenza e il certificato per svolgere questo ruolo e ora lavoro facendo base nello scalo ferroviario di Milano Smistamento. Qual è stato il cambiamento più importante che hai dovuto affrontare nella tua professione? La modernizzazione della flotta dei treni merci, comprensiva di carri e locomotori, ha rappresentato una svolta significativa nella mia carriera. Passare dalle macchine elettriche a quelle elettroniche fino alle interoperabili ha arricchito la mia esperienza e mi ha portato a dovermi adattare con dinamismo alle innovazioni del settore. Che ambiente di lavoro hai trovato? Sin da subito mi è sembrato aperto e collaborativo. Sentivo che l’azienda era pronta a investire su di me, nonostante il luogo comune per cui si considera la professione del macchinista prettamente maschile. L’approccio è stato coinvolgente e positivo fin dal primo momento, per questo non mi è pesato trasferirmi a Milano da Gioiosa Jonica, vicino a Reggio Calabria, per svolgere questo lavoro. Riesci a conciliare la vita professionale con la formazione? Gli orari flessibili mi hanno consentito di completare il ciclo di studi e l’azienda mi ha fornito un supporto prezioso, offrendomi l’opportunità di usufruire di permessi dedicati. Dopo la specializzazione magistrale, conseguita a gennaio, sto considerando di intraprendere un master in Risorse umane, consapevole di quanto l’apprendimento continuo sia fondamentale in questo lavoro, dove non si finisce mai di imparare, ma anche insegnare a chi verrà dopo.
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LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE, VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE
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iercarlo Minoretti lavora come esaminatore aeromedico all’Agenzia europea per la sicurezza aerea e all’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile. Nonostante la sua vita professionale ruoti intorno al mondo del volo, utilizza spesso il Frecciarossa per spostarsi. Di cosa si occupa esattamente un esaminatore aeromedico? L’Ame è un medico specialista autorizzato a certificare l’idoneità psico-fisica del personale di pilotaggio e di volo, quindi di comandanti, piloti, tecnici e membri dell’equipaggio di cabina. Assolve a una funzione molto importante, in quanto nei suoi ambiti di attività garantisce la Flight Safety, lo sviluppo della sicurezza delle persone e dei beni coinvolti nelle operazioni. Da anni mi trovo a lavorare per le principali compagnie di volo, in particolare per quelle che si occupano di aeromobili ad ala rotante, che nelle diverse regioni d’Italia gestiscono il servizio di elisoccorso sanitario. Un percorso professionale nel mondo del volo, quindi. Direi, più propriamente, una vita lavorativa con interessi per ogni ambito della Medicina dei trasporti. Da circa un decennio, infatti, mi occupo anche di certificazioni mediche per le patenti di guida e nautiche, oltre a offrire prestazioni di docenza, consulenza e assistenza in questo settore. Qual è il suo rapporto con il treno? Sono originario della provincia di Lecco e, dopo il liceo, il treno mi ha portato per diversi anni a Pavia, dove mi sono laureato e specializzato. In qualche modo ha contribuito al mio percorso professionale. Anche oggi lo utilizzo spesso, soprattutto per andare nelle basi dell’elisoccorso, dove sono presenti ambulatori medici in cui si svolgono le valutazioni d’idoneità per pilotaggio e volo. Uno di questi è stato aperto vicino alla base di Bologna, che ho scelto non solo per la centralità geografica ma anche per gli ottimi collegamenti ferroviari con le regioni limitrofe, garantiti ogni giorno in tutte le fasce orarie dall’Alta Velocità. Insomma, sono un viaggiatore molto affezionato. Per quale motivo in particolare? Oltre alla comodità dei collegamenti, diretti e veloci, tra le città italiane, il Gruppo FS offre anche una buona connessione con altri mezzi di trasporto, prima e dopo il viaggio in treno. Un valore aggiunto che rende gli spostamenti per lavoro e tempo libero un’esperienza piacevole, multimodale e amica dell’ambiente. Un altro fattore importante è la presenza in diversi aeroporti di un collegamento ferroviario dedicato, che in molti casi rappresenta il modo più pratico per raggiungere lo scalo. Come immagina l’evoluzione del rapporto tra treno e aereo? La strada tracciata è quella dell’integrazione fra aeroporti e stazioni, anche dal punto di vista commerciale, attraverso la creazione, per esempio, del biglietto unico treno-aereo. Tutto questo dovrebbe riflettere e incentivare un modo di muoversi sempre più libero e veloce, favorito anche dalle nuove tecnologie che contribuiscono all’accorciamento delle distanze.
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DESTINAZIONE ITALIA NEI PRIMI NOVE MESI DEL 2023, IL TURISMO NEL PAESE È CRESCIUTO DEL 17,3%. E I VIAGGIATORI CHE ARRIVANO SCELGONO IL TRENO PER SPOSTARSI TRA LE CITTÀ. CE NE PARLA L’AMMINISTRATRICE DELEGATA DI ENIT IVANA JELINIC di Filippo Nassetti
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© Archivio FS Italiane
Febbraio è un mese importante per gli operatori del settore, con il tradizionale appuntamento della Borsa internazionale del turismo. Finalmente si torna a respirare un clima di ottimismo? Sì, abbiamo visto un aumento significativo del numero di visitatori in Italia nel corso dell’anno. Nei primi nove mesi del 2023 hanno attraversato le nostre frontiere 68,5 milioni di viaggiatori, con un incremento del 17,3% rispetto all’anno precedente. E da un’elaborazione del nostro ufficio studi, su dati della Banca d’Italia, nei loro soggiorni – pari a 308,5 milioni di notti – hanno speso sul nostro territorio la bellezza di 41,5 miliardi di euro, cioè il 15,9% in più a confronto con il 2022. Da dove arrivano i turisti che scelgono il nostro Paese come destinazione? Davvero da tutto il mondo, anche se alcune nazioni come la Germania, il Regno Unito, la Francia, gli Stati Uniti e la Cina contribuiscono in misura maggiore. A incentivare l’arrivo dei visitatori sono anche i treni ad Alta Velocità, una delle leve per lo sviluppo del turismo, che consentono di raggiungere in modo capillare le nostre principali città d'arte. Quali sono invece i mercati emergenti, con flussi sempre più consistenti? Emirati Arabi Uniti, India, Brasile e, in generale, i Paesi del Sud-est asiatico sono quelli che si stanno affermando e offrono anche maggiori opportunità di crescita attraverso strategie di marketing mirate e offerte personalizzate. Come si ripartiscono geograficamente i turisti sulla Penisola? L’Italia offre una grande varietà di destinazioni. Le regioni più visitate sono quelle con le quattro città d’arte più celebri: Roma, Firenze, Venezia e Napoli. Centri che attraggono milioni di visitatori ogni anno per il loro patrimonio e la ricchezza dell’offerta culturale. Vorrei citare, però, anche altre aree con grande potenziale di crescita, come Puglia, Calabria e Sicilia, dove le incantevoli spiagge si coniugano con un’offerta enogastronomica riconosciuta a livello internazionale, ma anche il Trentino-Alto Adige e la Valle d’Aosta, che offrono opportunità
© Enit
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on abbiamo ancora i dati definitivi, ma dalle nostre stime possiamo affermare che il 2023 ha segnato l’anno di ripresa per il turismo in Italia dopo la pandemia da Covid-19». Non nasconde la propria soddisfazione Ivana Jelinic, da poco più di un anno amministratrice delegata di Enit, Agenzia nazionale del turismo, nel tracciare un bilancio dell’anno appena concluso.
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in i c
uniche per il turismo outdoor, come lo sci e il trekking. Infine, l’Umbria e le Marche che stanno attirando sempre più viaggiatori in cerca di autenticità e tranquillità. Nel 2023 sono stati raggiunti buoni risultati in tema di destagionalizzazione, argomento ricorrente nelle politiche del turismo. Lo scorso anno siamo stati testimoni di significativi progressi in questo campo. Grazie a una serie di politiche e strategie mirate, siamo riusciti a ridurre l’abitudine delle persone a muoversi solo in alcuni mesi dell’anno e a promuovere il turismo anche in periodi meno affollati. Del resto, durante i mesi primaverili e autunnali il clima temperato consente di visitare luoghi non affollati in tranquillità e questo riduce la congestione di alcune destinazioni durante i mesi di punta. Per lo stesso motivo sono stati introdotti nuovi prodotti turistici promuovendo eventi culturali, festival enogastronomici, attività all'aperto e itinerari tematici. Trenitalia offre circa 6.500 collegamenti al giorno per andare incontro alle esigenze di cittadini e turisti. Dal vostro osservatorio cosa si evince del rapporto che hanno i visitatori con il treno? L’Alta Velocità ha cambiato le abitudini dei viaggiatori. Un’offerta che, grazie anche all’intermodalità con gli aeroporti e alle connessioni con i flussi crocieristici, permette a tanti turisti di raggiungere le città d’arte in modo sostenibile. Proprio la sostenibilità è la grande sfida del mondo contemporaneo. Quanto è sentito questo tema dai
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Chi viaggia come preferisce spostarsi durante il periodo di permanenza? I turisti vogliono muoversi nel modo più sostenibile possibile, una sensibilità sempre più marcata nelle giovani generazioni. I viaggi in treno incarnano questa filosofia rappresentando il mezzo di trasporto sostenibile per eccellenza. Oltre a fare affidamento sui mezzi pubblici, cresce poi il noleggio di biciclette, monopattini, auto elettriche. Possiamo essere soddisfatti, quindi,
di come si comporta il turista medio? Sicuramente tutto si può migliorare, ma è visibile come ormai i turisti adottino comportamenti sempre più rispettosi, per esempio riducendo l’utilizzo di plastica monouso o portando con sé borracce e sacchetti riutilizzabili per fare la spesa. La sostenibilità non riguarda solo l’impatto ambientale, ma anche il benessere delle comunità locali. enit.it
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visitatori e quali sono le soluzioni migliori per coniugare grandi flussi turistici con la tutela dell’ambiente? Quello del turismo consapevole è un tema estremamente importante. Sempre più viaggiatori cercano soluzioni innovative per ridurre il loro impatto e viaggiare in modo più sostenibile. Registriamo un interesse crescente, per esempio, a prenotare alloggi eco-friendly, come hotel certificati LEED, Leadership in Energy and Environmental Design.
Ivana Jelinic in occasione del lancio di #ThisisIschia, campagna internazionale del ministero del Turismo e di Enit
LA VACANZA INIZIA IN TRENO Offrire servizi ferroviari pensati per un turismo sostenibile e di qualità, in cui il viaggio su rotaia è parte integrante della vacanza e aumenta il valore complessivo dell’esperienza. È questa la missione di FS Treni Turistici Italiani, la società del Gruppo che si propone di creare sinergie con diverse realtà del territorio, contribuendo così alla crescita economica e culturale del Paese. Gli ambiti di servizio su cui opera sono tre: Lusso, Espresso e Treni Storici e Omnibus-Regionali. Nella prima categoria rientrano le vetture luxury, dall’italiano Orient Express - la Dolce Vita al Venice Simplon Orient Express di Belmond, già operante su itinerari europei. I collegamenti offerti con treni Espressi, invece, si effettuano su vetture anni ‘80 e ‘90 ammodernate per un uso esclusivamente turistico. A questi si sommano le corse realizzate con i treni storici, di proprietà della Fondazione FS, in varie aree della Penisola di interesse storico-paesaggistico, con programmi ad hoc e tour che abbinano il viaggio in treno a visite guidate, percorsi pedonali e degustazioni. Il servizio Omnibus-Regionali, infine, garantisce la circolazione di treni Regionali nei fine settimana su linee che attraversano territori ricchi di storia e aree di interesse naturalistico contraddistinte da peculiari tradizioni enogastronomiche. Una proposta di viaggio, anche in questo caso, con soste, attività collaterali e orari studiati in chiave turistico-esperienziale. trenitalia.com 14
L’ITALIA che fa IMPRESA
IL CIRCOLO DELLA
© Archivio Manteco
Il processo di controllo della qualità del filato
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LANA
DA OLTRE 80 ANNI MANTECO, AZIENDA TESSILE IN PROVINCIA DI PRATO, SI IMPEGNA A RECUPERARE ATTRAVERSO UNA FILIERA ETICA FIBRE E TESSUTI. UN IMPEGNO CHE È STATO ORA PREMIATO AGLI OSCAR GREEN DELLA MODA di Irene Marrapodi - ir.marrapodi@fsitaliane.it
zioni, è cresciuta senza perdere la sua identità: investe ancora sull’economia circolare, su pratiche e materiali sostenibili e su una produzione interamente made in Italy. Oggi l’impresa di Montemurlo, in provincia di Prato, è specializzata in tessuti di lana cardata, sia vergini sia riciclati, ma propone anche stoffe in cotone, lino e fibre artificiali certificate che vengono usate da più di 500 mar-
© Archivio Manteco
E
ra il 1941 e, in assenza di lana vergine, l’imprenditore Enzo Anacleto Mantellassi iniziò a raccogliere e riciclare indumenti e coperte militari, allora realizzati in lana pettinata di altissima qualità, per creare una nuova fibra rigenerata, che veniva poi filata, tessuta e rifinita. Nacque così l’azienda Manteco che, nel corso dei decenni e con il passare delle genera-
La sede centrale di Manteco
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L’ITALIA che fa IMPRESA
chi in tutto il mondo. Grazie a questo approccio green, nel 2023 Manteco ha vinto il Climate Action Award ai Sustainable Fashion Awards promossi dalla Camera nazionale della moda italiana per aver ridotto le emissioni di gas serra e il premio per la Top 100 Performance ai Sustainability Award sponsorizzati da Kon Group, Altis Università Cattolica e Reprisk. A guidare oggi l’azienda è Franco Mantellassi, insieme ai figli Marco e Matteo, entrambi Ceo. Marco, quali sono i vostri punti di forza e cosa vi rende unici? Produciamo al 100% in Toscana, in una filiera specializzata, a chilometro zero, completamente tracciata, trasparente e certificata chiamata MSystem. Seguiamo i più alti standard produttivi e grazie al nostro design, ai progetti di economia circolare innovativi e a una produzione efficiente e senza sprechi non siamo solo un fornitore, ma un partner circolare per i brand che lavorano con noi. Abbiamo 15 brevetti e 17 marchi registrati, tra cui le nostre lane ReviWool®, vergine a basso impatto, e MWool®, riciclata di nuova generazione. Manteco è conosciuta in tutto il mondo come sinonimo di qualità e sostenibilità. Da dove arriva e come si sviluppa la vostra attenzione all’ambiente? Proviene dal Dna dell’azienda, dai nostri valori e dalla nostra visione, ma anche da una strategia ben definita che portiamo avanti da tre generazio-
ni. Ciò che fa la differenza oggi sono le certificazioni e l’approccio scientifico, il nostro controllo sulla filiera e la compliance agli standard e alle certificazioni più importanti. Manteco ha sviluppato numerose iniziative per favorire una moda circolare: un sistema zero waste per recuperare gli scarti industriali di lana dai processi produttivi, una filosofia di sustainable design per creare filati durevoli e riciclabili, due progetti specifici per riutilizzare gli scarti dei tessuti di lana prodotti durante la fase di confezione degli abiti, ma anche i capi di lana invenduti e quelli di seconda scelta. Abbiamo all’attivo anche tre pubblicazioni scientifiche, siamo membri del network della Ellen MacArthur Foundation e partner del Monitor for circular fashion della Bocconi School of Management. Dal 2018 portate avanti anche la Manteco Academy. Di che si tratta? È un hub culturale innovativo attraverso il quale condividiamo i nostri valori, la nostra cultura e il know-how su sostenibilità, ecodesign ed economia circolare. Dalla sua nascita, abbiamo incontrato e formato migliaia di studenti di moda da tutto il mondo, attraverso lezioni, webinar e viaggi sul campo con personale specializzato, affinché possano contribuire in futuro a un sistema più rispettoso dell’ambiente. Negli ultimi anni, il progetto si sta allargando anche verso i brand: sempre più clienti
ci chiedono questo tipo di formazione per accrescere la cultura aziendale sul tema green. Dal 2021, poi, abbiamo istituito anche il Manteco Sustainability Award. Come funziona? È un concorso di moda rivolto a tutti gli studenti e le studentesse delle università partner che vogliono mettere alla prova le loro capacità di ecodesign. Gli allievi, da soli o in gruppo, devono presentare un progetto di capsule collection sostenibile o circolare. Manteco valuta tutti i lavori insieme alla scuola e sceglie un vincitore, tenendo conto di materie prime, design e look, dando la massima importanza alla riciclabilità e all’impatto ambientale. Il miglior progetto viene premiato con una fornitura di tessuti gratuita per lo sviluppo di una collezione. La cosa più importante è che grazie a questo contest stimoliamo i futuri designer a ripensare la moda. Che impatto hanno avuto gli ultimi riconoscimenti sul vostro lavoro? Siamo molto onorati di averli ottenuti ma anche consapevoli che rappresentano il coronamento della nostra storia. Manteco si è impegnata sin dalla sua nascita per la moda circolare, contribuendo così alla transizione verso la sostenibilità. Queste vittorie ci danno ancora più forza e una maggior spinta per fare sempre meglio. manteco.com
© Giuliano Koren - Archivio Manteco
Da sinistra, Marco, Franco e Matteo Mantellassi
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L’estate arriva prima di quanto tu possa pensare. Prenota la tua vacanza estiva con il Bonus Prenotazioni Anticipate Falkensteiner* e preparati a vivere esperienze indimenticabili in montagna o al mare. *Offerta limitata e soggetta a disponibilità
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falkensteiner.com/it/offerte ITALIA | AUSTRIA | CROAZIA | REPUBBLICA CECA | SLOVACCHIA | SERBIA
AGENDA a cura di Alex A. D’Orso - an.dorso@fsitaliane.it - Irene Marrapodi - ir.marrapodi@fsitaliane.it - Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it
save FEBBRAIO the date 2024
VAN GOGH. CAPOLAVORI DAL KRÖLLER MÜLLER MUSEUM TRIESTE 22 FEBBRAIO>30 GIUGNO Un animo estremamente sensibile e una vita inquieta sono forse ciò che ha reso Vincent van Gogh un artista in grado di parlare al cuore di uomini e donne di generazioni differenti, attraversando epoche, luoghi e comunità. Il Museo Revoltella di Trieste ospita fino all’inizio dell’estate una mostra curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti dedicata al tormentato pittore olandese. Nelle sale del museo sono esposti oltre 50 capolavori di Van Gogh, affiancati da apparati didattici e video. Molte delle opere sono state concesse in prestito dal Kröller Müller Museum di Otterlo, nei Paesi Bassi, che vanta una delle collezioni dell’artista più ricche al mondo. Rispetto all’edizione dello scorso anno a Roma, questa rassegna presenta anche due prestiti speciali: i ritratti di Monsieur e Madame Ginoux, la coppia di proprietari del caffè di Arles frequentato da Van Gogh. Mentre uno proviene dal Kröller Müller Museum, l’altro arriva dalla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma. Così, per qualche mese, i due coniugi potranno essere di nuovo l’uno al fianco dell’altra. museorevoltella.it
Portrait of Joseph-Michel Ginoux di Vincent van Gogh Courtesy Kröller Müller Museum
WORLD RADIO DAY MILANO 13 FEBBRAIO Nel 2024 la radio festeggia 100 anni di vita. E la Giornata mondiale istituita dall’Unesco per il 13 febbraio la celebra dando spazio alle emittenti nazionali e locali, web, digitali, universitarie, in store e corporate. Star e protagonisti di questo mondo sono impegnati in interviste, incontri di edutainment, workshop e spettacoli, aperti gratuitamente a chiunque voglia seguirli dal vivo o partecipare in diretta streaming. Tra i panel in programma, uno dedicato alle più grandi emittenti corporate italiane, tra cui FSNews Radio, capaci di generare cultura aziendale e connessione con il brand. Ognuna avrà modo di raccontare la sua storia, le opportunità di crescita e lo sviluppo futuro. worldradioday.it 20
LIBERTY. TORINO CAPITALE TORINO FINO AL 10 GIUGNO A Palazzo Madama, che ospita il Museo civico d’arte antica, un centinaio di opere indagano il ruolo che Torino ha avuto nell’affermarsi del Liberty, in Italia e nel mondo, a partire dall’arte locale e dall’architettura della città. Organizzata in cinque sezioni, la mostra spazia dalle immagini femminili di Giovanni Boldini e Vittorio Matteo Corcos ai complementi d’arredo fino agli elementi decorativi come i bow window, i balconi chiusi sporgenti tipici degli edifici cittadini. L’estetica liberty si respira nelle stesse vie di Torino, in particolare a partire dall’Esposizione internazionale del 1902, ma anche nell’editoria dell’epoca, tra grafica pubblicitaria e materiale scolastico. Alla mostra si associa inoltre il programma Libertyamo, che ha come obiettivo far scoprire a visitatori e abitanti le bellezze architettoniche della città. palazzomadamatorino.it
MAURIZIO PELLEGRIN. ME STESSO E IO VENEZIA FINO AL 1° APRILE Nelle sale Dom Pérignon di Ca’ Pesaro - Galleria internazionale d’arte moderna, l’artista veneziano residente a New York mette in scena una particolare lettura del ritratto, ponendosi come connettore tra una visione contemporanea del genere e l’interpretazione ottocentesca che lo considera una celebrazione e una consacrazione all’eternità. L’esposizione comincia con una serie di autorappresentazioni alternate a raffigurazioni della città d’origine, per proseguire con due opere monumentali, di cui una site specific. La personale propone un dialogo ideale con la mostra Il ritratto veneziano dell’Ottocento, nello stesso museo, che racconta il primo secolo dell’età contemporanea attraverso i volti e le opere dei suoi protagonisti. visitmuve.it
© Enrico Fiorese
La domenica dei fanciulli. Giornale settimanale illustrato, Torino, Paravia, anno II, n. 19
The Others di Maurizio Pellegrin
IMPRONTE. NOI E LE PIANTE PARMA FINO AL 1˚ APRILE Erbari storici, illustrazioni botaniche, stampe in nature printing e xiloteche, fotografie moderne e immagini ad alta tecnologia raccontano il rapporto infinito tra l’umanità e la natura. Duecento oggetti compongono la singolare esposizione allestita nel Palazzo del governatore, articolata in dieci sezioni con l’installazione audiovisiva ipnotica Artificial Botany al centro di tutto, a fare da raccordo nel tempo. Nelle vetrine spiccano gli erbari usati da medici e farmacisti, le tavole per il riconoscimento delle erbacce da estirpare lungo i binari, i cataloghi di campioni di colore da abbinare a varietà e specie botaniche. L’attenzione è posta anche sulle professioniste donne che hanno avuto accesso al mondo delle scoperte scientifiche. L’ingresso alla mostra è gratuito, con opportunità di visite guidate e laboratori per scuole di ogni livello. noielepiante.it | ortobotanico.unipr.it
Una delle raffigurazioni in mostra 21
AGENDA
TOURISMA FIRENZE 23>25 FEBBRAIO Il Salone dell’archeologia e del turismo culturale compie dieci anni e festeggia con appuntamenti, conferenze, proiezioni, proposte di viaggio e laboratori per bambini e bambine. Nel palazzo dei Congressi, a due passi dalla stazione Santa Maria Novella, si incontrano divulgatori, scrittori e docenti universitari come Mario Tozzi, Andrea Carandini, Luciano Canfora, Aldo Cazzullo e, sempre attesissimo, Alberto Angela. Un’occasione, a ingresso gratuito, per aggiornarsi su progetti e attività culturali, conoscere le nuove scoperte in Italia e nel mondo, informarsi sulle opportunità di lavoro nel settore. tourisma.it
Il rinvenimento di una statua di bronzo a San Casciano dei Bagni (Siena)
SPIRITI SELVAGGI. ANTONIO LIGABUE E L’ETERNA CACCIA FERMO FINO AL 5 MAGGIO Crudi, sinceri e feroci appaiono gli animali dipinti da Antonio Ligabue, così come lo è lo stesso volto dell’artista, autoritratto. Negli spazi di Palazzo dei priori, delle circa 40 opere esposte in occasione della mostra, due – Volpino e Aratura con buoi – sono inedite, mentre Vedova nera non veniva esposta dal 2015. La mostra marchigiana è un’antologia di belve che, abbandonandosi all’istinto, lottano per la sopravvivenza, a cui si associano le più varie forme di autoritratto: Ligabue in motocicletta o cacciatore, mezzibusti dall’aria umiliata o con gli occhi inquieti. In tutti i dipinti si ritrova un’espressività selvaggia, quasi violenta, scaturita da una vita difficile, intensa e segnata dalla sofferenza in cui l’arte è stata l’unica consolazione. fermomusei.it Aratura di buoi (1959-1961) di Antonio Ligabue
AMARSI. L’AMORE NELL’ARTE DA TIZIANO A BANKSY TERNI FINO AL 7 APRILE Antonio Canova e la sua Venere con amore in fasce, Francesco Hayez con Il bacio e, infine, l’iconica Balloon girl firmata dallo street artist Banksy. A partire dalla mitologia fino ai giorni nostri, l’amore è stato raccontato con immagini e storie che tentano di racchiuderne le diverse sfumature. La mostra a Palazzo Montani Leoni, a cura di Costantino D’Orazio, ricostruisce la metamorfosi dello sguardo dell’arte su questo sentimento attraverso circa 40 opere, tra pitture, sculture e ceramiche. Concepita come un omaggio a San Valentino, protettore degli innamorati e patrono della città umbra, la rassegna è anche l’occasione per presentare al pubblico l’ultima opera acquisita dalla fondazione Carit: una delle versioni più raffinate del dipinto Venere e Adone della bottega di Tiziano Vecellio. fondazionecarit.it Il bacio (post 1859) di Francesco Hayez, acquerello su carta Milano, Veneranda biblioteca Ambrosiana-Pinacoteca 23
AGENDA
«LA POESIA TI GUARDA». OMAGGIO AL GRUPPO 70 (1963-2023) ROMA FINO AL 5 MAGGIO Il Gruppo 70, sodalizio artistico nato nel Secondo dopoguerra nel contesto delle neoavanguardie, è al centro della rassegna alla Galleria d’arte moderna. La mostra, organizzata in occasione dei 60 anni dalla fondazione del movimento, ricostruisce le modalità espressive degli artisti, con particolare riferimento alle tecniche predilette dal gruppo. Nella loro ricerca, la ricombinazione di materiali testuali e iconografici attraverso il collage e il fotomontaggio dà corpo a poesie visive, da leggere e guardare contemporaneamente. Parti di giornali, pubblicità e segnaletiche stradali vengono mischiate per creare opere verbo-visuali in grado di veicolare messaggi eversivi, in sintonia con l’emergere di alcuni temi sociali all’interno del dibattito pubblico. galleriaartemodernaroma.it Il filo della bellezza (1963) di Luciano Ori Prato, Collezione Palli
EURO BEACHCROSS CUP SOVERATO (CATANZARO) 1>3 MARZO È nato come Trofeo d’inverno di Soverato, grazie alla lungimiranza di Rinaldo Tirotta, presidente del Moto Club Stilaro Racing dal 1999. Ma è cresciuto fino a guadagnarsi, nove anni fa, il nome di Gran Trofeo d’Europa per poi essere battezzato di nuovo come Euro BeachCross Cup. La prima tappa di questo campionato europeo di motocross si svolge in una scenografica spiaggia calabrese, dove circa 10mila spettatori possono assistere a una gara emozionante legata da un forte senso di cameratismo e celebrazione. Il trofeo rappresenta l’occasione di ritrovarsi per tanti appassionati di questo sport. La competizione farà tappa, poi, nel Regno Unito e in altri Paesi d’Europa, per concludersi a fine ottobre. eurobeachcross.com
SAGRA DEL MANDORLO IN FIORE AGRIGENTO 9>17 MARZO Per una settimana, la Valle dei Templi celebra l’arrivo della primavera e il rifiorire degli alberi di mandorlo. La festa si svolge in diverse sedi cittadine, come piazza Cavour, il Teatro Luigi Pirandello, il Palacongressi e il Tempio della concordia, e si associa da 70 anni a una seconda manifestazione: il Festival internazionale del folklore. La musica, i costumi e le danze tradizionali dei gruppi arrivati da tutto il mondo si mescolano alle caratteristiche sfilate di carretti siciliani e bande musicali, alla rituale accensione del tripode dell’amicizia e alle immancabili mostre e degustazioni che vedono come protagonista la mandorla. mandorloinfioreagrigento.com
Una passata edizione dell’evento 24
© Alessandro/AdobeStock
Una delle passate edizioni della gara
GUSTA & DEGUSTA
di Andrea Radic
Andrea_Radic
andrearadic2019
CAVA BIANCA: UN VINO CHE AFFINA A 70 METRI DI PROFONDITÀ NELLE GROTTE DI CASTELLANA
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n territorio ricco di fascino, una campagna dai vivi colori e, sullo sfondo, il mare. Nel cuore della Puglia, a Castellana Grotte, vicino a Bari, l’azienda Terrecarsiche 1939 produce da oltre 80 anni vini di grande identità da vitigni autoctoni. La tradizione familiare ha mantenuto uno stile enologico che parte dalle peculiarità del terreno e delle uve ed esprime il proprio carattere, grazie alle tecnologie innovative, in vini di piena eleganza. La cantina ha deciso di legare ancora di più la propria identità a quella delle Grotte di Castellana, patrimonio naturale di incredibile bellezza famoso in tutto il mondo, situato
a due chilometri dall’abitato. Sono, infatti, tremila le bottiglie di Cava Bianca, un blend di Bianco d’Alessano, Chardonnay e Fiano, che affinano nella Caverna della fonte, alla profondità di 70 metri, dove le condizioni di temperatura e umidità sono perfette per la fase dell’invecchiamento del vino. Lo spazio è stato recuperato nel complesso delle Grotte di Castellana e consente, tramite la micro-ossigenazione tra il tappo in sughero e l’ambiente circostante, di conferire al vino maggiore longevità e proprietà organolettiche uniche. Cava Bianca si distingue per l’intensità del fascinoso spettro olfattivo, fruttato e speziato, e scende al palato con un sorso vellutato e intrigante. terrecarsiche.it
Cava Bianca di Terrecarsiche 1939
DA CALTAGIRONE A CATANIA CON GLI CHEF FRANCESCO PATTI E DOMENICO COLONNETTA
Gli chef Francesco Patti e Domenico Colonnetta
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qualcosa di magico, a pochi metri dal mare e dall’iconica Pescheria di Catania, con l’Etna a dominare lo scenario e a emozionare gli ospiti. ristorantecoria.it
© Gabriele Condorelli
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opo 16 anni nella splendida Caltagirone, dove il ristorante Coria è nato nel giugno del 2008 e si è meritato, nel 2012, l’ambita stella Michelin, gli chef Domenico Colonnetta e Francesco Patti hanno deciso di trasferirsi, a partire dalla fine di questo mese, nel centro del capoluogo etneo. La loro cucina offre una visione della Sicilia ben salda al territorio, narrando le tradizioni, valorizzando le materie prime e introducendo nuovi percorsi di degustazione. Pasta, pane, dolci e conserve sono fatti in casa, le verdure provengono da agricoltura biologica dell’orto di Coria, carne e pesce vengono selezionati quotidianamente. Tre sono i menù degustazione, dai nomi identitari, tra cui i commensali possono scegliere: Equilibrio, Ragione ed Effetto. Nella prima proposta si fa notare la Linguina mantecata con granchio blu, cicala di mare, cagliata di mandorla, ostrica. Tra le pietanze della seconda spicca il Filetto e costine di suino nero, fave alla “trappitara” e lampone. Nella terza selezione vale la pena provare la Minestra di pasta mista, con ceci, crostacei e pesci di scoglio. L’indirizzo catanese apre un nuovo capitolo professionale e personale nella storia degli chef. La location ha
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NUOVO NOME, MEDESIMA ELEGANZA PER LO CHARDONNAY DI CA’ DEL BOSCO
n simbolo importante della storica azienda di Erbusco, in Franciacorta, si rinnova: lo Chardonnay di Ca’ del Bosco, a partire dall’annata 2019, prende il nome di Selva della Tesa. Era il 1983 quando, grazie all’amichevole collaborazione con l’enologo André Tchelistcheff, questo vino venne presentato come il primo esempio in Italia di Chardonnay in purezza, ottenuto da vigneti ad alta densità di impianto e fermentato in piccole botti di rovere. Ora c’è un punto di svolta nella produzione e l’inizio di un nuovo approccio alla viticoltura di qualità. Il nome si riferisce al bosco che circonda il vigneto della Tesa, circa
mezzo ettaro di terreno che per primo, alla fine degli anni ‘70, divenne ad alta densità. Ci troviamo in una zona nascosta e protetta da una fitta vegetazione di querce e castagni, un luogo quasi segreto, lontano dalle strade. Selva della Tesa 2019 racchiude in sé il pieno carattere del territorio, esalta i profili del vitigno e l’abilità dell’uomo di coltivare le migliori uve per un grande vino. Al naso dimostra immediatamente l’intensità e l’ampiezza dei sentori speziati dolci, dei fruttati esotici e del floreale, uniti in una declinazione profonda ed elegante. Il sorso è pieno, morbido e avvolgente, con note sapide e freschezza. Il finale è di fascinosa durata. cadelbosco.com
Selva della Tesa 2019 di Ca’ del Bosco
LA PIZZA DI MONTAGNA DI DENIS LOVATEL
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utto inizia in un piccolo paesino di montagna, Alano di Piave, in provincia di Belluno, dove il 14enne Denis muove i primi passi nella pizzeria del padre Ezio e, come una spugna, assorbe nozioni, sviluppando talento. Il tempo passa, Denis si accorge che la pizza porta il sorriso sul volto dei clienti e decide di lavorare alla sua versione di questo piatto. Oggi quel ragazzo è uno dei maestri pizzaioli più apprezzati d’Italia e ha il merito di aver unito l’originale impasto del padre con le materie prime delle sue valli. A venirgli riconosciuta è anche la capacità di infondere nel suo continuo lavoro di ricerca lo spirito di uomo di montagna, fatto di rispetto per la natura e passione. Tra le specialità in menù c’è La Montagna, con pomodoro, fiordilatte, patate di montagna al forno, speck d’alpeggio e timo. Una vera declinazione della filosofia di Lovatel. Da provare anche Vento del Nord, su cui sono protagoniste materie prime come fiordilatte, cavolo nero, fonduta di Castelmagno Dop e chutney di albicocche. Gli impasti leggeri e la cottura curata al decimo di secondo fanno il resto. La pizza di montagna si può gustare anche nei due indirizzi milanesi e alle Bahamas, dove Lovatel ha appena inaugurato un nuovo locale nel resort aperto dall’attore Justin Timberlake insieme al golfista Tiger Woods. denispizza.it Denis Lovatel 27
© Adolfo Franzò per Ufficio Stampa Rai
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LA FELICITÀ
SI VEDE DAL MATTINO FABRIZIO BIGGIO, TRA LE RIVELAZIONI DI VIVA RAI2!, RACCONTA IL SUO MOMENTO D’ORO CON FIORELLO di Gaspare Baglio
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utti lo conosciamo per essere stato un veejay di Mtv, ma anche per la sitcom I soliti idioti in coppia con Francesco Mandelli. La consacrazione di Fabrizio Biggio, però, è arrivata con Fiorello e il “mattin show” Viva Rai2!: un successo senza precedenti che anche quest’anno approda al festival della canzone italiana. «Noi, come il pubblico, non sappiamo cosa aspettarci da Viva Rai2!… Viva Sanremo!», spiega. «Una cosa è certa: con l’Ariston a due passi dal glass studio neanche Amadeus sarà al sicuro! E chi lo tiene Fiorello?». Facciamo un bilancio dell’anno appena trascorso? Preferisco godermi il presente. Sono così felice di svegliarmi ogni mattina alle 4:30 per andare a vivere questa incredibile avventura. Se avessi visto il programma da casa, avrei pensato che mi sarebbe tanto piaciuto lavorarci. E invece ci sono e non lo do per scontato. Possiamo affermare che Viva Rai2! ti ha cambiato la vita? A cambiarla è stato più che altro l’incontro con Fiorello. Non ho mai creduto troppo in me stesso. Lui invece ha puntato tanto su di me, mi sprona, mi motiva, mi obbliga a superare i limiti, a migliorarmi. Mi dice: «Oh, guarda che sei bravo!». E a me si riempie il cuore. Gli voglio bene. Se ti dico I soliti idioti che cosa rispondi? È stata un’altra di quelle cose inaspettate che la vita mi ha regalato. Mai avrei pensato che, dopo 12 anni, ci saremmo
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ritrovati con Francesco Mandelli e avremmo fatto un terzo film. E, invece, eccolo qui: è stato incredibile. Ci siamo divertiti e abbiamo riso come ai vecchi tempi. Ci siamo stupiti di come quei personaggi creati 15 anni fa fossero perfetti per raccontare i tempi – un po’ bui – che stiamo vivendo. Ma un sogno nel cassetto ce l’hai? Ho scritto un film qualche anno fa: mi piacerebbe tanto realizzarlo. E visto che sono uno stupido ottimista so che lo farò. Vivi a Milano, lavori a Roma. Immagino passerai molto tempo sul treno. Sì e devo dire che mi piace: è un momento in cui posso fermarmi, è come se mettessi tutto in pausa. Cerco di fare una cosa che sembrerà inconsueta: guardare il paesaggio che scorre fuori dal finestrino. Sono istanti in cui i pensieri prendono vita ed è bellissimo. Non siamo più abituati a stare da soli con i nostri pensieri e i viaggi in treno sono una rara occasione per farlo. Ma tocca posare il cellulare. Come ti descriveresti? Sono uno che cerca di essere felice. La felicità è un concetto meraviglioso: senti la gioia di essere al mondo e, incredibilmente, questa cosa assurda che è la vita sembra avere un senso. fabrizio_biggio 29
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IL POTERE DELLA
PAROLA È IN TOUR PER L’ITALIA LA DIVINA COMMEDIA OPERA MUSICAL CON ANDREA ORTIS, AUTORE, REGISTA E ATTORE NEL RUOLO DI VIRGILIO di Gaspare Baglio
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a in scena a teatro l’acclamato kolossal La Divina Commedia opera musical, che quest’anno si è arricchito di un nuovo cast e della voce narrante di Giancarlo Giannini. Oltre a effetti speciali, proiezioni e scenari realizzati grazie all’aiuto della realtà aumentata e di animazioni 3D. Dopo il successo della tappa milanese, dal 13 al 25 febbraio lo spettacolo è sul palco del Teatro Brancaccio, a Roma, per poi spostarsi a Torino, dal 29 febbraio al 3 marzo, e a Catanzaro dal 7 al 9. Ne parliamo con Andrea Ortis, autore e regista della rappresentazione, in cui è anche attore nel ruolo di Virgilio. Come si fa a portare in teatro un capolavoro letterario come la Divina Commedia? Lo spettacolo è una sintesi dell’opera di Dante. Un viaggio attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso con i personaggi più celebri, dal traghettatore delle anime Caronte a Francesca da Rimini, dal conte Ugolino della Gherardesca a Pier della Vigna, che si trovano negli inferi con Virgilio. Superato Luficero, il sommo poeta arriva alla spiaggia dove incontra Catone, guardiano dell’antipurgatorio. Dopo altri incroci – come quello straordinario con Pia de’ Tolomei – Virgilio scompare, non essendo più una guida adeguata, e arriva Beatrice ad accompagnare Dante nel suo percorso fino alla luce. Quali sono state le difficoltà maggiori nella messa in scena? L’enorme duttilità di Dante è quella di riuscire a passare da un magma infernale a un lago ghiacciato con una terzina
o un endecasillabo. Abbiamo cercato di assecondare la fantasia dell’autore senza cadere nel didascalico. Era importante registicamente per essere coerenti con l’opera e poter creare una sintesi. Ci sono voluti due anni per approfondire la vita del poeta e lo scenario storico in cui è vissuto. Un periodo in cui si sono fatte strada figure rivoluzionarie come Giotto, l’inventore della prospettiva, e il poeta San Francesco d’Assisi con il suo Cantico delle creature. Sei regista, autore e attore. Come riesci a far combaciare tutto? Siamo figli di una società iperspecifica che non prevede la convivenza di più possibilità nelle persone. In me hanno sempre albergato tre anime: una con la visione d’insieme, la seconda con l’amore per la letteratura, l’ultima concentrata sulla parte interpretativa. Il punto di forza di questo musical? La parola. Stiamo impoverendo sempre di più il linguaggio per la pigrizia di usare messaggi massificati. Ma dalle parole nascono idee e storie capaci di svelare i nostri pensieri. Qual è la grandezza di Dante? Ha messo in parola i propri limiti. Racconta le nuance più tragiche, profonde, visionarie e luminose di se stesso. E poi la Divina Commedia è attualissima: parla del femminicidio di Francesca e Pia, mostra la tragica evidenza di padri soli come Ugolino, fa capire come l’amore sia capace di farci superare i nostri limiti. divinacommediaopera.it
A TEATRO CON FRECCIAROSSA Frecciarossa è il Treno Ufficiale dello spettacolo La Divina Commedia opera musical. Ai possessori di CartaFRECCIA è riservato uno sconto del 20% sui biglietti d’ingresso, che possono essere acquistati esclusivamente online, su tutte le tipologie di tariffe previste. 30
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© Azzurra Primavera
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L’ETICA DELL’ ATTRICE ANTONELLA ATTILI TORNA IN TV CON LA SERIE MÀKARI E A TEATRO CON UNO SPETTACOLO SULLA CORRUZIONE di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it
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n’attrice versatile e nello stesso tempo consapevole del valore etico della sua professione. È Antonella Attili, che si sta ancora godendo il successo della fiction La storia, trasmessa a gennaio su Rai1, e visibile su RaiPlay, dove la regista Francesca Archibugi ha guidato attori di altissimo livello come in un grande film. Qui l’attrice ha interpretato Filomena, una donna verace, con tratti forti di umanità. Uno dei suoi tanti personaggi capaci di suscitare riflessioni e curiosità. Come sceglie i suoi ruoli? Io sono selettiva sulla qualità, ma aperta e disponibile a provare quanto non ancora esplorato, per mantenere la freschezza del ruolo. Se la storia mi incuriosisce accetto, che sia una commedia o un film d’autore. E, inoltre, non sono schiava della visibilità a tutti i costi, anzi credo che esporsi spesso porti a non essere credibile. La terza stagione di Màkari, dal 18 febbraio su Rai1, è una serie di grande successo ambientata in Sicilia… Eh, questa regione è nel mio cuore. Nel 1988 ho avuto una parte nel film Nuovo cinema paradiso, ambientato nella provincia di Palermo, e poi ho partecipato alla serie tv Il paradiso delle signore, dove interpretavo la siciliana Agnese Amato. Màkari è una fiction divertente con i tratti della commedia tradizionale, di genere. Il paese di Macari, vicino a San Vito Lo Capo, è straordinario: girare lì è una vacanza. Nel cast ci sono attori splendidi, molto diversi l’uno dall’altro, che in questa occasione creano un mondo variopinto. Io sono Marilù, un punto di riferimento materno per Saverio, il suo porto e il suo riparo. Dal 28 febbraio parte la tournée de Le Volpi, di Lucia Franchi e Luca Ricci. Di cosa parla? Il testo è attuale perché affronta il tema della corruzione in una provincia italiana. Potrebbe capitare che a qualche sindaco o politico locale venga il dubbio che si parli di lui. Qui recita con Giorgio Colangeli, che ha già incontrato nel
film Castelrotto di Damiano Giacomelli. Che persona è? Un attore meraviglioso, lo definirei un artigiano. È un professionista, ma non si mette mai in evidenza. Partecipa anche allo spettacolo di divulgazione scientifica Le parole della salute circolare, al fianco della virologa Ilaria Capua. Di cosa si tratta? Ilaria mi ha voluto con lei per raccontare le scoperte scientifiche che hanno cambiato la storia della medicina. È un viaggio di risveglio della coscienza. Vorrei che scatenasse la voglia di approfondimento da parte di tutti, soprattutto dei giovani. L’intero pianeta si sta ammalando. Non ha senso porre l’attenzione sulla salute personale se non ci occupiamo di quello che mangiamo, di cosa beviamo, dell’aria che respiriamo. Per la sua sensibilità verso i temi ecologici e sociali, nel 2022 ha ricevuto, dalla onlus Greenaccord, il Premio Sentinella del creato ed è stata anche ambasciatrice per Terre des Hommes, organizzazione non governativa di solidarietà internazionale. Come si lega l’impegno civile con la sua professione? Mi interessa sensibilizzare gli altri su certi argomenti. In particolare, il cambiamento climatico. La situazione è drammatica: siamo invasi dalla plastica ma la raccolta differenziata è poco diffusa. Tanti nostri gesti quotidiani sono sbagliati. Cosa le piace fare nel tempo libero? Di solito ascolto podcast o audiolibri. E vado più volte alla settimana al cinema e a teatro. Febbraio è il mese del Festival di Sanremo, lei lo segue? In realtà non ho il televisore. Al Festival di Sanremo do una sbirciatina sul pc, giusto per capire dove va il gusto. Con quali mezzi si sposta per divertimento o per lavoro? Anche in coerenza con quanto detto prima sulla sostenibilità, preferisco il treno su tutti. E adoro l’area silenzio: darei un premio al genio che l’ha inventata.
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Galleria dell’Accademia di Firenze
PIER FRANCESCO
FOSCHI
(1502-1567) PITTORE FIORENTINO 28 novembre 2023 10 marzo 2024
www.galleriaaccademiafirenze.it Orario della mostra martedì - domenica 08.15 - 18.50 Chiuso lunedì
Info e prenotazioni Firenze Musei: +39 055 294883
Scarica la APP della Mostra
UN TRENO DI LIBRI
Invito alla lettura di Roberta Mancini [collabora con l’Accademia Molly Bloom*]
LA CASA DEL MAGO
NELLA SUA ULTIMA OPERA EMANUELE TREVI RACCONTA I COMPLESSI MEANDRI DEL RAPPORTO CON IL PADRE PSICOANALISTA sa-studio colma di storia e di oggetti che parlano di lui e delle vite che in quel luogo si sono raccontate. La narrativa si snoda tra i corridoi della memoria, tocca tracce tangibili di un rapporto complesso e spesso enigmatico, profondamente umano e autentico, evidenziando anche eventi divertenti che conferiscono leggerezza e profondità alla storia. Gli oggetti diventano simboli incisivi, rappresentazioni di emozioni, esperienze e relazioni. La coperta trafitta da un proiettile tedesco, i quaderni di lavoro, gli album da disegno e persino i sassi levigati a mano rappresentano legami e ricordi. Attraverso il prisma di que-
Ponte alle Grazie, pp. 256 € 18
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n un panorama letterario spesso dominato dall’analisi dei legami tra madre e figlia, Emanuele Trevi offre un’insolita e preziosa prospettiva, dando voce e spazio all’introspezione maschile. Nella sua ultima opera, autobiografica, l’autore si immerge nei meandri complessi del rapporto col padre e lo ripercorre mettendo sotto la lente d’ingrandimento alcuni affascinanti oggetti da lui ereditati. Il romanzo si rivela un intenso viaggio lungo la vita dell’autore, intrecciata con quella del genitore, uno psicoanalista di orientamento junghiano che il figlio considera un personaggio magico. Alla sua morte, gli lascia una ca-
sto rapporto paterno-filiale, l’autore scopre la sua stessa identità. Il figlio del “mago” – così Trevi da bambino percepiva suo padre, un personaggio capace di evocare un’aura di mistero e incanto – si confronta con un intricato labirinto di relazioni. Si presenta, infatti, scompigliato, intrappolato dentro incontri non sempre comprensibili, incastri imperfetti e rapporti che sfuggono alla comprensione immediata. La scrittura, pur evitando di immergersi completamente nel groviglio emotivo, sa guidare il lettore attraverso sottili sfumature, talvolta adoperando un tono apparentemente semplice e persino colloquiale. Ma in questa apparente ovvietà si cela una profondità inaspettata. Il romanzo afferra il cuore, ammalia la mente e stimola una riflessione sulla complessa natura dei legami umani. 35
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UN TRENO DI LIBRI
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Un assaggio di lettura
BRANI TRATTI DA LA CASA DEL MAGO L’eredità L'idea, formulata per gioco, in poche ore di insonnia si era trasformata in una certezza. Quando manca una vera ragione per fare qualcosa, fateci caso, quella cosa diventa facilissima da realizzare. Le forze che governano il destino prediligono apparentemente l'inutile e l'arbitrario. Avevo dei risparmi, e in qualche modo riuscii a mettere insieme i soldi necessari per comprare a mia sorella la sua parte dell'eredità. In pochi giorni diventai il legittimo proprietario di novanta metri quadri di un'orribile moquette sdrucita, e di tutto il resto, Psiche, la gelosa damigella, sembrava soddisfatta. Il generale dei Carabinieri era stato l'ultimo oltraggio. Ora poteva continuare a impestare indisturbata, fuori controllo, gli angoli più riposti della casa. Quanto a me, evidentemente avevo realizzato un oscuro disegno, di cui mi sfuggivano sia la forma generale che i dettagli. Non ero forse, in tutti i sensi, un uomo libero? La libertà alla fine della fiera è la cosa meno libera che esista al mondo. Perché noi non sappiamo mai, mai, quello che vogliamo. Per tutta la vita pensiamo di volere delle cose e invece ne vogliamo altre. Questa è la caratteristica fondamentale che ci distingue dagli altri animali, più ancora del riso o del linguaggio. […] Un giro di giostra Una volta, quando ancora andavo a scuola mia madre aveva trovato il classico sacchetto d'erba che le madri trovano sotto il materasso dei figli. Aveva chiamato papà imponendogli di aspettarmi in camera mia per farmi una specie di predica al mio ritorno. Sono convinto che mia madre, che era medico e considerava l'erba abbastanza innocua, abbia scelto questo espediente educativo più per lui che per me: tentava insomma di fargli fare un giro di giostra in questo mon-
do, nell'improbabile ruolo di genitore allarmato e pedagogo. Ma non funzionò: non era possibile fargli fare nulla che non avesse stabilito lui di fare. Io rientrai a casa tardissimo, poco prima dell'alba, trovandolo che dormiva nel mio letto, in posizione fetale sotto il lenzuolo tirato fin sopra la testa. Non ce l'aveva fatta ad aspettarmi sveglio, con la sua canonica lista dei danni causati dalla droga. Non ero meno sbalordito, nel trovarmelo lì che russava, che se ci avessi trovato un marziano, la pelle verde coperta di scaglie e le antenne piegate sul cuscino. Si svegliò a fatica, sulle prime non ricordava nemmeno lui le ragioni della sua presenza nel mio letto. Quando venne fuori la storia dell'erba («Ma che effetto ti fa? – Buonissimo, papà») capii subito il sadismo di mia madre e la questione finì lì. Ovviamente, me la presi con lei: perché aveva dovuto disturbarlo per quella idiozia? […] Sogni ricorrenti Mi dicevo che la realtà traballa, poi si assesta: come quando, dopo un lungo periodo passato al buio, si entra in un ambiente molto illuminato, e le apparenze ci mettono un po' di tempo a riacquistare la loro normalità. Evidentemente, nemmeno il figlio del mago, che lo aveva addirittura protetto negli ultimi tempi, e lo aveva adorato fin dal primo sbocciare della coscienza, poteva pretendere di stabilirsi a casa sua senza pagare un qualche tipo di dazio. Mi venne in mente un fatto al quale avevo sempre dato poco peso: sia prima che dopo la sua morte, nei miei sogni mi appariva invariabilmente ben diverso da quell'uomo mitissimo, distratto, affascinante che avevo sempre conosciuto. Erano, più che sogni, veri e propri incubi, nei quali i suoi tratti deformati assumevano una ferocia bestiale, da alcolista che picchia regolarmente moglie e figli. Ma
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UN TRENO DI LIBRI
c'è di più: in questi sogni ricorrenti mio padre non era solo violento, ma, ancora peggio, risentito: la vita, e soprattutto i figli, lo avevano privato delle sue possibilità, del suo diritto alla felicità, incatenandolo a un'esistenza dedicata a degli ingrati incapaci di provvedere a sé stessi. Quel mostro onirico sprizzava da tutti i pori un rancore paralizzante sconcertante. Tutto questo si accompagnava a un turpilo che chiunque l'abbia conosciuto riterrebbe del tutto incongruo rispetto alla sua figura. Mi dicevo che forse quei messaggi dell'inconscio si facevano strada, in maniera brutale, uno strato arcaico – magari edipico! – dei sentimenti che avevo sempre provato per lui. E cominciai anche a rimpiangere di non avergliene mai parlato. Ma a che poteva servire? Non ero un suo paziente, e la sua interpretazione sarebbe valsa come quella di chiunque altro. Di una cosa ero sicuro: quei sogni erano l'esatto contrario di ciò che avevo sempre provato al livello della coscienza. E non è detto che la coscienza sia sempre più fessa dei sogni. Mio padre si era meritato, a modo suo, l’amore incondizionato che avevo provato per
lui, e l'altrettanta incondizionata ammirazione per la sua unicità. Vederlo in sogno come un bestione feroce e dolente, oltre che stupido come tutti i risentiti, che tirava pugni ai muri e bestemmiava digrignando i denti, minacciando di annientarmi, non significava affatto, a mio modo di vedere, che quell'amore era malriposto, o eccessivo; semmai, quei sogni parlavano di me, ovvero di quello che vi appariva nettamente, a ragionarci sopra con la dovuta attenzione, come il mio più grande limite affettivo: la pretesa di amare senza conoscere. A forza di pensarci sopra, mentre passeggiavo nella pineta, da qualche anfratto semisommerso della memoria venne fuori un ricordo, appartenente questa volta alla vita reale. Mio padre aveva delegato a mia madre le incombenze più sgradevoli dell'educazione dei figli, che consistono in prediche, rimbrotti, laboriose elargizioni di permessi. La sua era una sorta di carattere essenzialmente preventivo. Ho sempre saputo cosa gli faceva piacere che facessi. Tutti lo sapevano: io, mia sorella, i gatti. […]
*ACCADEMIA MOLLY BLOOM La nostra rubrica Un treno di libri è a cura di Molly Bloom, l’accademia fondata a Roma da Leonardo Colombati ed Emanuele Trevi, che riunisce alcuni dei migliori scrittori, registi, sceneggiatori, musicisti e giornalisti del Paese. Con un unico fine: insegnare la scrittura creativa per applicarla ai campi della letteratura, della musica, dello spettacolo, dei media e del business. mollybloom.it 38
Lo scaffale della Freccia a cura di Gaspare Baglio e Sandra Gesualdi
IL PENNINO Elin Wägner HarperCollins, pp. 336 € 15 «Era vestita con un lungo cappotto da giornalista blu scuro, dritto e stretto come un astuccio». Barbro Magnus è una giovane redattrice dal carattere forte, la determinazione di chi vuol cambiare il mondo e il coraggio di chi sa che per farlo deve mettersi contro lo status quo. Si divide tra il lavoro e l’impegno sociale a favore dell’emancipazione delle donne, animando il movimento delle suffragette e vivendo i suoi sentimenti in libertà.
ARISTON. LA SCATOLA MAGICA DI SANREMO Walter Vacchino con Luca Ammirati Salani, pp. 260 € 18 Il teatro Ariston è il luogo più iconico dello spettacolo italiano. Su quelle assi si sono esibiti i più grandi artisti, da Domenico Modugno ai Måneskin. E proprio lì si tiene il Festival di Sanremo. Negli anni ‘50, quando la città dei fiori faticava a risollevarsi dalle macerie della guerra, Aristide Vacchino, padre dell’autore, progettò una struttura per restituire divertimento ai suoi concittadini. Il libro racconta la storia di un’epopea familiare divenuta mito nazionale.
DESTINAZIONE VIAGGIO Ilaria Cazziol Rizzoli, pp. 288 € 25 Partire con un biglietto di sola andata, senza scadenza per il rientro. Un viaggio a lungo termine è il sogno di tanti, un atto di cambiamento per provare a concepire il tragitto come la vita stessa. La fondatrice del blog viaggiosoloandata.it offre in questa guida consigli pratici e organizzativi per scegliere un’esistenza da girovaghi. Ben consapevole che quando si parte si torna sempre cambiati, soprattutto interiormente.
MARABBECCA Viola Di Grado La Nave di Teseo, pp. 208 € 19 Un incidente, l’incontro tra due donne e un uomo violento. Il romanzo visionario, ambientato in una Sicilia asfittica e mitologica, pone domande cruciali sull’identità, sul significato della parola “io” e sulle collisioni con l’altro che in qualche modo raccontano chi siamo davvero. Nel folklore siculo, infatti, la Marabbecca è la personificazione dell’oscurità e delle insidie dell’inconscio. Un’opera appassionante che, tra luci e ombre, conduce il lettore fino a un vorticoso finale.
IL BUON LAVORO Stefano Cuzzilla, Manuela Perrone Luiss University Press, pp. 208 € 18 Una ricognizione sul mondo del lavoro e le sue trasformazioni dopo la digitalizzazione, la pandemia, i cambiamenti sociali e ambientali in corso. Esperti del settore, dati alla mano, stilano una guida per ridefinire il lavoro come spazio comune di crescita in cui il contributo di ciascuno venga considerato un valore, per l’organizzazione e la collettività. Affinché l’obiettivo di mettere le persone al centro non sia solo uno slogan ma un’urgenza e un’opportunità.
ARTISTI, PAZZI E CRIMINALI Osvaldo Soriano Sur, pp. 252 € 17,50 Una selezione degli articoli più iconici dello scrittore e giornalista Osvaldo Soriano. Le pagine sono animate da personaggi celebri come il duo comico Stanlio e Ollio, il politico Juan Domingo Perón, il compositore Lucio Demare, gli sportivi Obdulio Varela e Sonny Liston. L’autore accompagna il lettore in un viaggio che ripercorre i profili di alcune fra le più famose ed enigmatiche personalità della storia argentina. E racconta, come nessuno ha saputo fare, atrocità e splendori degli anni ‘70.
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L’offerta FrecciaDAYS – a posti limitati e variabili in base al giorno, al treno e al livello di servizio – è valida per viaggi sui servizi Frecciarossa e Frecciargento, nei livelli di servizio Business, Premium e Standard e in 1° e 2° classe (sono esclusi il livello Executive e il servizio Salottino). FrecciaDAYS può essere acquistata fino al sesto giorno precedente la partenza del treno. Lo sconto si applica rispetto al prezzo del biglietto Base e non è cumulabile con altre riduzioni, ad eccezione di quella prevista a favore dei ragazzi. Le operazioni di cambio prenotazione/biglietto e il rimborso non sono consentite. Maggiori informazioni su trenitalia.com
UN TRENO DI LIBRI
Invito alla lettura ragazzi di Alex A. D’Orso - an.dorso@fsitaliane.it
LA LOCANDA DEGLI ANGELI NEL LIBRO DI LAURA MANARESI E GIOVANNI MANNA LA STORIA VERA DI UN GRUPPO DI PERSONE EBREE IN FUGA DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE E DEL PAESINO PIEMONTESE DOVE TROVARONO PROTEZIONE
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urante la Seconda guerra mondiale un gruppo di donne, uomini, bambini e bambine in fuga cerca riparo in una locanda dopo molti giorni di cammino. Sulla città da cui provengono piovono bombe e in casa non si è più al sicuro. Gli albergatori danno ospitalità a tutti senza esitare, nonostante il momento delicato che anche il loro paese sta vivendo: i soldati portano via i giovani, rubano il cibo e si comportano come se potessero impadronirsi di ogni cosa. La situazione peggiora quando alla radio un annuncio informa la popolazione del divieto di aiutare persone ebree: chi presta loro soccorso rischia di essere fucilato. Anche gli ospiti arrivati alla locanda – scoprirà presto il proprietario – sono ebrei e la loro permanenza potrebbe mettere in pericolo la vita dell’albergatore e di chi gli sta vicino. Nel piccolo borgo si attiva allora una catena di solidarietà, che coinvolge tutti gli abitanti, per proteggere gli ospiti e assicurare loro un rifugio sicu-
Un’illustrazione tratta da La locanda degli angeli
ro. Ispirato a una vicenda realmente accaduta in un piccolo paese piemontese, questo racconto non vuole rappresentare, come precisano gli autori Laura Manaresi e Giovanni Manna, una semplice rievocazione storica ma richiamare «un sentimento che può essere universale, e riguardare ciascuno di noi, in ogni tempo e in ogni Paese, oltre ogni confine». Riconoscere un’ingiustizia e trovare la forza per ribellarsi aiuta infatti a conservare l’umanità che ci rende simili, capaci di preferire all’ottusa divisione in fazioni una fratellanza universale. La voce di bambina che attraversa il libro, in chiusura, lo dice chiaramente: «Finché ci saranno persone coraggiose, noi non saremo soli. E chi verrà dopo di noi, e tutti coloro che sono fragili e perseguitati, se incontreranno persone coraggiose, non saranno soli. Avremo cura gli uni degli altri».
Edizioni San Paolo, pp. 40 € 17 (da 5 anni)
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UN TRENO DI LIBRI
VIAGGIO D’INVERNO Anne Brouillard Orecchio Acerbo, pp. 40 € 23,50 (per tutti) Un libro da guardare come se fosse un cortometraggio: attraverso le tavole senza testo di questo silent book, seguiamo il viaggio di un treno mentre attraversa paesaggi innevati e silenziosi. Durante il percorso si incontrano città e persone che ispirano la fantasia di chi legge: cosa stanno facendo le figure ritratte? Dove si ferma il convoglio? Dove andranno i viaggiatori a bordo? Ciascuno può inventare la sua storia. Il libro si apre a fisarmonica e si può sfogliare o allungare fino a quattro metri e oltre.
WILLY SOGNA Anthony Browne Camelozampa, pp. 32 € 18,00 (da 4 anni) Una carrellata di immagini che riprendono fiabe e scene di film riconoscibili, nonostante il mondo rappresentato sia visto con gli occhi del protagonista. Willy è una scimmia che mentre dorme si trasforma in un attore, un cantante, nel cappellaio matto di Alice nel paese delle meraviglie o in Mary Poppins. Ogni tavola è un sogno e i desideri di Willy prendono spesso la forma di una banana, frutto da scovare tra le pagine del libro.
PER STARE AL CALDO VORREI... Neil Gaiman Mondadori, pp. 32 € 17,00 (da 3 anni) Alcuni anni fa l’autore del libro ha lanciato sui social una domanda: «Che cosa ti riscalda e rassicura nel freddo dell’inverno?». Dalle numerosissime risposte degli utenti è nata la poesia che oggi trova spazio in questo volume, realizzato con la collaborazione di 13 artisti. Un albo pensato per portare calore, un sorriso, una parola gentile a chi è al freddo e senza riparo. Una carezza per tutti coloro che devono abbandonare la propria casa o fuggire perché è stata distrutta.
BLOB
LA MIA PRIMA STORIA DELL’ARTE A FUMETTI
MICKEY’S CRAZIEST ADVENTURES
Giovanni Colaneri Hopi Edizioni, pp. 26 € 15 (da 7 anni) Una creatura unicellulare che somiglia a una melma e vive sulla Terra, in ambienti bui e umidi. Questo è Blob, il cui vero nome è Physarum polycephalum. Gli studiosi e le scienziate lo osservano da un po’ e ne sono affascinati: mangia senza avere una bocca, vede ma non ha gli occhi, annusa senza naso e riesce a risolvere enigmi pur non possedendo neuroni. Questo libro ne racconta in chiave ironica i comportamenti e invita a interrogarsi sulle diverse forme di intelligenza che abitano il Pianeta. A.A.D.
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Lo scaffale ragazzi a cura di Claudia Cichetti
Marion Augustin, illustrazioni Theo Calmejane Edizioni Lapis, pp. 88 € 15,90 (da 8 anni) Lina e Nino attraversano il tempo e lo spazio guidando i lettori e le lettrici alla scoperta di 27 capolavori dell’arte occidentale. Nel loro viaggio fanno da garzoni di bottega e dialogano con gli artisti per conoscere gli espedienti che hanno reso indimenticabile il loro lavoro. Una storia a fumetti che offre una selezione di opere interessante e diversificata: dalla pittura alla scultura, dall’architettura alle installazioni contemporanee. A.A.D.
Nicolas Keramidas, Lewis Trondheim Panini, pp. 48 € 15 (da 10 anni) La star della nona arte Lewis Trondheim ha realizzato con il fumettista francese Keramidas un graphic novel divertente e sfrenato, ricco di ambientazioni e zeppo di azione e umorismo. I grandi protagonisti della storia sono Topolino e Paperino, affiancati da moltissimi comprimari altrettanto celebri, dal commissario Basettoni al dottor Enigm. La vicenda, come tutte le trame di questo autore, esce dagli schemi del fumetto classico, regalando al lettore gustose e appassionanti sorprese. G.B.
© Fabrizio De Blasio
INCONTRO
Bova in una scena di Don Matteo
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IL BUONO DELLA TV
DA I FANTASTICI 5 A DON MATTEO, RAOUL BOVA COMINCIA L’ANNO CON DIVERSI PROGETTI ALL’ATTIVO. E UN UNICO COMUNE DENOMINATORE: PARLARE DI BUONI SENTIMENTI E ISPIRARE POSITIVITÀ di Cecilia Morrico
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MorriCecili
morricocecili
redo che un film o una serie debbano essere fonti di ispirazioni positive. Siamo sommersi da tante notizie negative, purtroppo, e come attore preferisco di gran lunga ruoli attraverso cui posso parlare di sentimenti e buone azioni». Che siano per il grande schermo o una prima serata tv, Raoul Bova sceglie solo progetti capaci di fare bene all’animo. Una consapevolezza maturata in oltre 30 anni di carriera, con scelte «fortunate e naturali», che oggi lo spinge a considerare le trame e i personaggi che interpreta per lasciare un messaggio morale a chi lo guarda. Questa filosofia si ritrova in tre lavori realizzati per il 2024: la serie I fantastici 5, in onda da gennaio su Canale 5, il film Pensati sexy di Michela Andreozzi, dal 12 febbraio su Prime Video e la 14esima stagione di Don Matteo, da fine marzo su Rai1. Cominci l’anno con un’uscita al mese, ti consideri uno stacanovista? Mi sento soprattutto fortunato, perché ho potuto lavorare in progetti così belli. È stata una combinazione di
eventi che non sempre accade, perché a volte non ci sono le opportunità mentre in altri casi, soprattutto con l’avanzare dell’età, non ti offrono più ruoli in grado di entusiasmarti. Nella serie I fantastici 5 interpreti un allenatore di atleti con disabilità. Com’è andata? È una fiction molto ambiziosa e delicata, un’impresa anche un po’ rischiosa perché con certi temi cadere nello stereotipo, nella banalità o nel pietismo è facile. Ma grazie al continuo confronto con chi ha scritto la serie (Luca Bernabei e Massimo Gramellini, ndr) e con il Comitato italiano paralimpico si sono smarcate tante perplessità e dubbi. Ci siamo sentiti protetti da questa supervisione e per me è stata un’esperienza bellissima: ho visto un altro aspetto dello sport. Nella serie del 2011 Come un delfino ero già stato allenatore di una comunità di ragazzi con precedenti penali ma qui entriamo in un mondo diverso. Anche se il focus non è sulla disabilità ma sulla difficoltà di essere campione. A volte, infatti, si diventa arroganti e troppo sicuri di sé, e questo porta a perdere la concentrazione e a trasformare la competizione in un’ossessione. Mentre lo sport deve aiutare a sentirsi libe-
ri e a superare gli ostacoli e le paure. E qui c’è un altro grande tema della serie rappresentato dal personaggio di Laura, interpretato da Chiara Bordi. Questa ragazza perde la gamba in un incidente stradale e viene ispirata da una campionessa paralimpica che la spinge a non chiudersi in se stessa ma le dà la forza per rialzarsi e perseguire un obiettivo. È un esempio positivo in grado di dimostrarle che la società può accogliere la sua disabilità. Alla fine, si dovrebbe fare sport principalmente per stare bene non perché forzati dai propri genitori, per diventare famosi o per fare soldi. A te, da ex campione di nuoto, cosa ha insegnato lo sport? Mi ha insegnato a vivere, a comportarmi bene con gli altri, ad ascoltare e a dare più importanza ai fatti che alle parole. E poi mi ha trasmesso il concetto di umiltà: in alcuni momenti mi sono sentito un campione e sono stato attorniato da tante persone, ma non dagli amici. Lì ho capito l’importanza di non sentirsi arrivati, di non essere arroganti e di vedere le persone per quello che sono. Mio padre ha sempre pensato che lo sport sia capace di salvare vite, perché toglie i giovani dalla strada e li allontana da tanti problemi
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INCONTRO
prestazione ma poi hai comunque la possibilità di lavorare per molto tempo e trovare la serenità per affrontare le riprese senza il flagello della timidezza o dell’agitazione. Naturalmente, gli anni d’esperienza e quelli anagrafici insegnano a conoscere meglio se stessi: io tuttora sono timido, mi imbarazzo e posso avere dei blocchi ma ho capito che per me è normale e ora so come superarli.
© Virginia Bettoja
che possono coinvolgerli. E io sono d’accordo. In un’intervista hai dichiarato che quando gareggiavi eri sempre molto agitato e arrivavi ai blocchi di partenza già mentalmente sfinito. Ti senti così anche prima del ciak? Una gara la prepari per sei o sette mesi e poi te la giochi in 30 secondi, un minuto al massimo. Quando reciti forse il primo giorno senti un po’ di ansia da
Il cast della serie I fantastici 5. Da sinistra: Enea Barozzi, Vittorio Magazzù, Raoul Bova, Chiara Bordi e Fiorenza D’Antonio 48
Quindi, meglio la vita da attore o da sportivo? Le due cose possono continuare in parallelo. Tutti i giorni, prima di andare sul set, faccio attività fisica e questo mi dà la carica e la giusta concentrazione e resistenza per affrontare la giornata. Quindi cinema e sport insieme, per me, sono l’ideale. Anche se quest’ultimo lo pratico in maniera amatoriale. Ma in futuro non è detto: potrei sempre tentare
Bova e Nino Frassica in Don Matteo
qualche gara master! (ride, ndr). Partecipi spesso come ospite a varie trasmissioni tv. Cos’è cambiato negli anni? Oggi, purtroppo, c’è molta più aggressività. Un tempo ci si interfacciava con i critici, che magari scrivevano una pessima recensione al tuo film, ma almeno erano le persone deputate a farlo. Ora tutti hanno un’opinione e il più delle volte non positiva. Bisogna stare attenti a esporsi perché se dici una cosa che può avere più significati molto spesso viene interpretata in modo sbagliato. Molte critiche arrivano dai nuovi personaggi invitati in tv e dai social e poi ci
sono i cosiddetti follower che si accodano. C’è questa orribile dinamica per cui si tende ad affossare il prossimo, e non riguarda solo personaggi famosi ma tocca anche i ragazzi e le ragazze a casa. Passiamo alla serie Don Matteo, che ha chiuso la scorsa stagione con uno share da capogiro, circa il 30%, e circa sei milioni di spettatori. Ci sono grandi aspettative anche per la prossima? Sì, ma se si lavora solo con l’idea dei numeri si finisce per vivere con l’ossessione di qualcosa. Io preferisco lavorare con passione: dare spazio alla voglia di curare le cose perché le amo e mi fa
piacere farle con la giusta attenzione e dedizione. Meglio essere onesti con se stessi e con il pubblico, anche perché a volte gli ascolti sono semplici combinazioni fatte di congiunzioni astrali favorevoli o sfavorevoli. Nella fiction interpreti Don Massimo. Che evoluzione ha avuto il personaggio? È un prete con un passato da carabiniere. In cerca di giustizia, all’inizio la vede nell’uniforme ed entra nell’Arma. Ma poi decide di prendere i voti per soddisfare la stessa fame usando la fede. È un sacerdote che si mette in discussione, capace di interrogarsi sul Bova e Diana Del Bufalo in una scena del film Pensati sexy
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INCONTRO
© Erika Kuenka
concetto del perdono perché non vuole semplicemente applicarlo ma comprenderlo. Puntata dopo puntata, caso dopo caso, continua la sua ricerca ed è sempre pronto ad ascoltare e ad aiutare il prossimo senza giudicare. Da questa stagione, poi, ci saranno dei nuovi ingressi nel cast: un capitano e un pubblico ministero (interpretati rispettivamente da Eugenio Mastrandrea e Gaia Messerklinger, ndr), e una mascotte della canonica: Bart, che ha il volto di Francesco Baffo, un bambino affetto dalla sindrome di Down che viene aiutato da Don Massimo perché il padre non può più occuparsene. Nella scorsa stagione la voce fuori campo di Don Matteo, cioè Terence Hill, era sempre presente. In questi nuovi episodi ci sarà ancora? La serie continua a chiamarsi Don Matteo, lui mi ha solo passato il testimone. Non sono la sostituzione del personaggio ma ne porto avanti l’identità. Ci sarà sempre un rimando a Don Matteo, o citazioni da cogliere in qualche gesto o frase molto divertente del maresciallo Cecchini, interpretato da Nino Frassica. Terence Hill rifiutò di fare Rambo. Tu, invece, hai mai detto di no a un ruolo? Nella mia carriera è sempre stato tutto molto naturale, non c’è stato mai un rifiuto. Certo, dopo Piccolo grande amore mi arrivarono proposte molto simili e lì fu bravo il mio agente a dire alcuni no. Poi ho cominciato a lavorare costantemente e ho preso una direzione. Parliamo del film Pensati sexy in uscita su Prime. In questa commedia molto carina faccio una piccola parte. La protagonista Diana Del Bufalo è una sorta di Bridget Jones, una donna che non si sente bella, è molto intelligente ma poco considerata. Il mio personaggio parte come un uomo superficiale ma alla fine si innamora di lei e la spinge a tirare fuori la propria femminilità. Allenatore, poliziotto, prete: per l’Italia sei un buono. Hai interpretato il ruolo del cattivo solo in produzioni estere, come Avenging Angelo, con Anthony Quinn, Sylvester Stallone e Madeleine Stowe, e la serie Netflix La Reina del Sur. Ti piace essere l’antagonista? Vivendo in un momento storico già abbastanza tumultuoso non ne sono affascinato. Con un po’ d’introspezione, magari, si può capire meglio come mai una persona
Bova in una scena di Don Matteo
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è portata a compiere azioni malvagie e alcune cose prendono senso, perché non si nasce cattivo. Ma non mi piace quando i personaggi negativi vengono resi troppo affascinanti perché si rischia di contribuire alla mitizzazione dell’illegalità, come lo spaccio o la delinquenza. Mentre bisogna spiegare ai propri figli e ai giovani che è sbagliato e per certe cose c’è la galera. Certo, poi è giusto che un attore sperimenti ruoli diversi, nel mio caso mi sono tolto la soddisfazione di interpretare il cattivo nella Reina del Sur ma solo perché poi anche lui ha svelato di avere un cuore. Il ruolo che ancora ti manca? Mi piacerebbe recitare nuovamente in una pellicola come Alien contro Predator, che ho fatto nel 2004: un bel film d’avventura a contatto con la natura. Ma in un posto reale, in viaggio per il mondo, non in una sala con uno sfondo a cui viene poi applicata l’immagine. Diciamo che io, al contrario di Terence, un film come Rambo lo farei! raoulbovagram
TRAVEL Stadio del salto di Predazzo (Trento)
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NELLA VALLE DELLE
DOLOMITI
DISTESE INNEVATE, FORESTE A ELEVATA BIODIVERSITÀ E CENTRI RICCHI DI STORIA. VIAGGIO IN VAL DI FIEMME, NELLA PROVINCIA DI TRENTO, CHE SI PREPARA A OSPITARE I GIOCHI OLIMPICI E PARALIMPICI INVERNALI DEL 2026 DI CUI IL GRUPPO FS È PREMIUM PARTNER
© Dolomiti Media House
di Alex A. D’Orso - an.dorso@fsitaliane.it
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TRAVEL
Cavalese (Trento)
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entoventi chilometri di piste da sci, 60 milioni di alberi disseminati lungo boschi e foreste e, intorno, due gruppi dolomitici, il Latemar e le Pale di San Martino, inseriti dall’Unesco tra i siti Patrimonio dell’umanità. La Val di Fiemme, in Trentino-Alto Adige, stupisce per la varietà paesaggistica e il forte senso di comunità che si respira attraversandone il territorio. Lo stesso spirito che guida l’organizzazione in valle dei Giochi olimpici e paralimpici invernali di Milano Cortina 2026,
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Pale di San Martino
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di cui il Gruppo FS è Premium Partner. La piccola frazione chiamata Lago di Tesero, che nel 2026 ospiterà le competizioni di sci di fondo, combinata nordica, para biathlon e para cross country-skiing, è già un’attrazione imperdibile per gli appassionati degli sport invernali. Al Tesero Cross-country skiing stadium, dove si tengono annualmente anche alcune gare di Coppa del mondo di sci di fondo, si può praticare la disciplina circondati da un paesaggio affascinante e protetti dall’abbraccio delle montagne.
Due volte alla settimana le piste aprono anche in notturna, per dare la possibilità ai fondisti di testare il manto con luce e temperatura insolite. Chi preferisce le discese classiche, invece, può provare l’esperienza di Trentino Ski Sunrise: alle prime luci rosate dell’alba si sale al rifugio per il primo pasto della giornata per poi scendere sulle piste ancora intonse. Il prossimo appuntamento è il 14 marzo alla baita Monte Agnello, in località Pampeago. Anche a Predazzo, nella ski area di Bellamonte, è possibile
© Federico Modica
Atleta durante l’esecuzione del salto con gli sci
provare l’emozione di arrivare in quota al sorgere del sole: il 29 febbraio si fa colazione in vetta allo chalet 44 Alpine Lounge, per poi tornare a valle con gli sci ai piedi o, per chi non pratica lo sport, utilizzando gli impianti. Nel paese più popolato della Val di Fiemme si terranno, in occasione dei Giochi del 2026, le gare di combinata nordica e salto con gli sci. Ma Predazzo è famoso anche perché vanta la più alta concentrazione di varietà geologiche al mondo. Nella piazza centrale è possibile visitare il Museo geologico delle Dolomiti e ammirare una straordinaria raccolta di rocce minerali e fossili, ma anche pubblicazioni scientifiche che testimoniano gli studi sulla formazione di questi possenti gruppi montuosi. Il Parco naturale Paneveggio-Pale di San Martino, area protetta di quasi 20mila ettari che tocca anche il comune di Predazzo, è però la vera attrazione della zona. Il suo territorio comprende imponenti pareti di dolomia, altipiani rocciosi, piccoli ghiacciai e boschi secolari abitati da fauna selvatica. Rientra tra questi la foresta di Paneveggio, conosciuta anche come la foresta dei
violini per i suoi famosi abeti rossi: utilizzando il legno di risonanza ricavato da questi alberi, infatti, i liutai di tutto il mondo realizzano strumenti musicali particolarmente pregiati. Entrando in questo bosco ci si imbatte in un recinto di cervi, animali reintrodotti nel 1957 dopo essersi estinti nel Trentino orientale, che qui si incontrano anche in piena libertà. Fino al 20 marzo, il mercoledì e il venerdì, è possibile partecipare a una passeggiata guidata verso il ponte sospeso sulla forra del torrente Travignolo, nel cuore della foresta. Questa è solo una delle attività che il parco propone nel suo calendario di eventi invernali, dove trovano spazio anche laboratori per bambini e bambine, escursioni con racchette da neve e trekking accompagnati dai lama. Una decina di chilometri, percorribili nei mesi più caldi anche in bici lungo una godibile ciclabile, separano Predazzo da Cavalese, centro amministrativo, culturale e storico della valle. A mille metri sul livello del mare, la cittadina si estende di fronte alla catena del Lagorai. Con la funivia si può rag-
giungere l’Alpe Cermis, dove lo spettacolo è impagabile tutto l’anno: le macchie e i prati, rigogliosi durante l’estate, in inverno si trasformano in piste curatissime pensate per sciatori e sciatrici di diversi livelli. La via del bosco, un percorso panoramico immerso nelle meraviglie naturalistiche della zona, è invece adatta a tutti, anche ai principianti. Si scende tra gli alberi che di tanto in tanto lasciano cadere dai rami soffici fiocchi di neve, sostando in alcune zone dedicate per ammirare il paesaggio circostante. Chi invece vuole immergersi nella storia del luogo può optare per una passeggiata nel centro storico di Cavalese, dominato dal campanile merlato della chiesa di San Sebastiano che svetta vicino al palazzo della Magnifica comunità di Fiemme, ente a cui è affidata la gestione di un rilevante patrimonio boschivo e immobiliare locale. Lungo le stradine del paese, botteghe di artigianato si alternano a edifici d’epoca perfettamente restaurati, testimoni di una storia antica fondata sul legame tra essere umano e natura. milanocortina2026.olympics.com visitfiemme.it 55
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TRAVEL
INCONTRARE
BOLZANO TRA GLI ANGOLI SORPRENDENTI DELLA CITTÀ, PER SCOPRIRE UN MESCOLARSI DI TRADIZIONE E DI MODERNITÀ, LINGUE E COSTUMI, PAESAGGI E VITE di Giuliano Compagno
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Panoramica di Bolzano
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TRAVEL
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i sono luoghi dove coabitano due realtà: una scritta dalla storia, l’altra dalle genti. È il caso di Bolzano, oggetto di un trattato che nel primo dopoguerra la popolazione subì con rabbia e stupore. Anni trascorsi senza accettare un cambiamento traumatico, quello di essersi addormentati austriaci per svegliarsi italiani. S’immagina ancor oggi, quindi, che entrare in Alto Adige significhi in qualche modo percepire il peso di un secolo difficile, per via del complicato processo attraverso cui il territorio fu annesso all’Italia nel 1920. Ma, una volta arrivati, si comprende che in quei luoghi superbi ormai si vive un tempo diverso. Con questa premessa ha inizio, tra gli angoli sorprendenti della città, una narrazione che non mi aspetto, un mescolarsi di tradizione e modernità,
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Duomo di Bolzano
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di lingue e costumi, di paesaggi e di vite. È la Bolzano che con gli anni è diventata terra di dialogo e di soluzioni. Appena sceso dal treno, fuori dalla stazione, mi stupisco nel ritrovarmi già nel cuore della città. Bolzano si apre subito al visitatore, sin dai suoi primi passi, e in effetti bastano poche centinaia di metri per affacciarsi nell’ottocentesca piazza Walther, fulcro urbano che tutti ricordano per i mercatini natalizi e quasi nessuno per il nome del poeta medievale a cui essa è dedicata, Walther von der Vogelweide, famoso per le liriche amorose: «Per ben 40 anni, o forse più, ho cantato l’amore e come bisognerebbe vivere». Nel dare le spalle alla sua statua mi lascio tentare da una visita al duomo, sorto sui resti di una basilica paleocristiana del VI secolo. Di esso m’incan-
tano la potente verticalità e l’altare maggiore di Jacopo Antonio Pozzo, architetto e carmelitano scalzo. Le linee tardo-gotiche rapiscono l'immaginazione dei visitatori. Fuori, un centinaio di metri distante dalla chiesa, eccomi in Goethestrasse, così rinominata nel 1901 per onorare il viaggio in Italia del grande scrittore tedesco che, nel 1786, soggiornò nella città altoatesina: «Giunsi a Bolzano con un bel sole allegro. La vista di tutti quei volti di mercanti mi piacque. In piazza erano sedute le fruttivendole con le loro ceste rotonde e piatte». Cosa rimane di un resoconto tanto poetico e di quei personaggi antichi? La sensazione è che il passato sia un bagaglio non troppo pesante e che germanofoni e italiani abbiano interiorizzato la loro identità. Ciò basta al visitatore per comprendere non soltanto che l’architettura e i passaggi
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Piazza Walther
urbani qui parlano un’altra lingua, ma che tra vicoli e strade resta preziosa la memoria di nomi, di fatti e di opere le cui origini, fuor di confine, ancora sono vive. Questo grazie all’impegno di studiosi del territorio come Karl Theodor Hoeniger, che ha il merito di aver censito le case del centro storico tra il XV e il XVI secolo. Il Café Riesen è il luogo ideale dove gustare il dolce perfetto; da lì sono due passi per giungere in Laubengasse, via dei Portici, già cuore dei commerci medievali. Al civico 41 si trovano le vetrine della libreria Athesia gestita da Silvia Maranelli che, su Bolzano, ha le idee molto chiare. A suo parere, il segreto per far funzionare una convivenza difficile fu risolvere i problemi dissolvendo i motivi che li avevano causati. «Il caso di Bolzano dimostra che le differenze e le distanze si possono superare. A ripensarci non c’era nulla di più diverso tra le
attitudini montanare e sudtirolesi e i caratteri mediterranei e italiani. Ma a un certo punto si sentì che non c’era più voglia di combattersi in nome di localismi antiquati, era meglio parlarsi. Ecco, il miracolo di questa città è stato l’incontro tra due culture». Ai prati del Talvera, il parco cittadino, saluto Hannes Obermair, medievista, germanista e storico delle regioni. Mi racconta di essere cresciuto con una madre bolzanina che bene parlava l’italiano e un papà originario della Val Pusteria, fatto che, invece di chiuderla, aprirà la sua mente a un’esperienza senza barriere. «Mi sento un apolide della cultura, nato in Italia ma di lingua tedesca, come se questi differenti destini si siano incontrati dentro di me». Quando domando a Obermair a cosa si dovette la trasformazione di Bolzano, lui risponde deciso: «Non ho dubbi in proposito, alla svolta autonomista del 1972, frutto di una politica
italiana che allora era di grandi vedute e di alto livello». Gli chiedo di regalarmi i nomi di uno scrittore e di un pittore che abbiano illuminato le lettere e le arti sudtirolesi. Mi parla di Joseph Zoderer, stimato da Claudio Magris, con il quale firmerà un libro, e autore dello splendido romanzo breve L’«italiana», che inizia da un urlo e termina in un bacio solitario. Poi cita il venostano Karl Plattner, grande pittore di figura del '900. Ogni sua opera, dirà il gallerista Ennio Casciaro, rimarrà unica e irripetibile. Prima di salutarci Obermair m’insegna un’ultima cosa, che sarebbe un peccato immaginare Bolzano senza le sue due cittadine sorelle: Merano, cosmopolita, multireligiosa e colta; Brunico, economa e produttiva. Parte della stessa provincia autonoma, simbolo dell’incontro tra tedeschi e italiani che un giorno decisero di stringersi la mano. 59
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IL CAMMINO DEI CAPPUCCINI
A PIEDI DA FOSSOMBRONE AD ASCOLI PICENO, LUNGO LA DORSALE INTERNA DELLE MARCHE, PER CONOSCERE UN TERRITORIO COSTELLATO DI EREMI E MONASTERI di Valentina Lo Surdo
valentina.losurdo.3 ValuLoSurdo ilmondodiabha.it
© Luigi Alesi
La cosiddetta Collina dei ciliegi a San Severino Marche (Macerata)
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© Frati cappuccini delle Marche
na notte dell’aprile 2019, un’illuminazione improvvisa mi ha attraversato la mente: è allora che è nata l’idea del Cammino dei cappuccini. Da quel momento, ormai più di quattro anni fa, per me e molti altri è iniziata un’avventura nuova, un mondo da scoprire un po’ alla volta. Panorami inattesi, incontri sorprendenti, situazioni impreviste, cambi di prospettiva, sinergie e avvenimenti positivi tali da far sgranare gli occhi di gratitudine». Sono
Un frate cappuccino che cammina con un pellegrino
le parole di Sergio Lorenzini, che di “mestiere” fa il frate ed è ministro provinciale dei cappuccini delle Marche dal 2019. Questo cammino si presenta da subito con un elemento di unicità: è stato ideato da un uomo di chiesa, anche se per la sua realizzazione si sono impegnati in molti, laici e religiosi. «L’ho costruito insieme a tanti volontari, ad altri fratelli dell’ordine, ai membri del Club alpino italiano, agli amministratori del territorio e con l’appoggio della Regione Marche. Con tutti loro è nata una rete meravigliosa di relazioni umane». In quella notte insonne di quasi cinque anni fa, quindi, Lorenzini ha dato vita al progetto più emblematico del suo ministero, unendo la sua naturale curiosità e la passione per i percorsi a piedi con la consapevolezza di rappresentare un territorio straordinario, capace di raccontare
come nessun altro la storia del suo ordine. «Nelle Marche si conservano eremi, conventi, monasteri incredibili e, a volte, sconosciuti ai più», prosegue il frate. «La nostra è una terra che coniuga storia, cultura, natura, architettura e spiritualità, con molti elementi ignoti anche ai suoi stessi abitanti». È proprio per questo che Lorenzini ha scritto il romanzo storico Lo spirito dei cappuccini, nel quale racconta le vicende marchigiane dei primi confratelli, tra il 1525 e il 1535. «È una narrazione concepita proprio per accompagnare il pellegrino lungo il cammino, con un capitolo per ogni tappa, nell’attesa di comprendere cosa accadrà nella successiva». E così nel 2021 il percorso è partito e in questo mese fa il suo debutto la guida pubblicata da Terre di mezzo editore a firma di frate Sergio. Al suo interno c’è il racconto delle 17 61
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tappe che compongono il tracciato di quasi 400 chilometri, poco più di 20 al giorno in media, con dislivelli anche di 800-1000 metri. Per i suoi continui e impegnativi saliscendi è un cammino in cui servono gambe allenate, ma il bello è anche questo: misurare il desiderio di una dimensione eremitica a contatto con i luoghi simbolo di ogni giornata. In un lungo abbraccio che va da Fossombrone, in provincia di Pesaro e Urbino, ad Ascoli Piceno, è protagonista la dorsale interna della regione, da nord a sud, lungo cui si espande la bellezza inaspettata dell’entroterra, con incantevoli borghi a misura d’uomo, in controcanto con il paesaggio naturale circostante. Qui l’orizzonte di montagne dal tratto selvaggio – come, in molti tratti, la catena dei Sibillini – incontra la dolcezza di colline coltivate da secoli, a conferma della vocazione agricola dei suoi abitanti. Boschi avvolgenti si alternano alla macchia mediterranea, i laghi alle cascate, sino alla visione in lontananza del
© Marco Raccichini
Convento di Renacavata a Camerino (Macerata)
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© Luigi Alesi
Vista sui Sibillini
mare. «E così gli straordinari luoghi spirituali, che incontriamo ogni giorno sulla via, si presentano dal nulla ai nostri occhi e fanno vivere un’esperienza arcaica e autentica». Tra i luoghi più speciali da incontrare lungo la via, Lorenzini ricorda «il monastero di Fonte Avellana nel comune di Serra Sant'Abbondio, in provincia di Pesaro e Urbino, l'eremo di San Girolamo a Pascelupo, con un breve sconfinamento nella provincia di Perugia, e quello dei Frati bianchi a Cupramontana, vicino ad Ancona. Qui si trova anche l’abbazia del Beato Angelo, di cui si hanno notizie già nel 1180. A Camerino, in provincia di Macerata, c’è invece il convento di Renacavata, il primo dei cappuccini. E poi, ancora, il santuario della Madonna dell’Ambro a Montefortino, vicino a Fermo, conosciuto come la piccola Lourdes dei Sibillini per la sua somiglianza con il luogo di culto francese, secondo per importanza nelle Marche solo a quello di Loreto».
Percorribile anche in bicicletta, il Cammino dei cappuccini è stato adattato per i gruppi scout. Per loro ogni tappa è divisibile in due momenti, così che possano svolgere le loro attività nella restante parte del giorno. Come altri pellegrinaggi più famosi, anche questo cammino ha una sua credenziale che viene consegnata a Fossombrone, all’inizio del percorso, con una benedizione dei frati. Speciali timbri artistici, con gli episodi salienti del romanzo di frate Sergio, realizzati da frate Fabio Furiasse, vengono apposti tappa dopo tappa. Al termine dell’avventura invece, al santuario di San Serafino ad Ascoli Piceno, il pellegrino riceve il Testimonium, nel corso di una liturgia di ringraziamento. Per chi vuole arricchire l’esperienza, fra’ Sergio ha preparato una serie di podcast spirituali, 15 minuti da ascoltare la mattina, perché camminare diventi anche una fonte di crescita interiore. Attraversare questi luoghi così strettamente le-
gati alla storia dei cappuccini dà poi l’opportunità a chi si mette in viaggio di entrare in contatto con uno degli ordini più importanti del mondo, che conta circa diecimila religiosi. Noti come i “frati del popolo”, i cappuccini oggi sono presenti in 110 nazioni, anche se, a tanta capillarità, fa da contraltare l’incertezza sulle loro origini. Il cammino fa conoscere la storia dell’ordine e le sue figure più luminose ma consente anche di incontrare i frati che vivono lì oggi. I pellegrini, infatti, possono provare l’esperienza di entrare in famiglia, condividendo un pasto e una preghiera con i religiosi, poiché i conventi sono i luoghi principali dove pernottare, anche grazie all’ospitalità di camaldolesi o benedettini. In alcuni strutture, invece, l'accoglienza è di tipo laico come nel caso del convento di Cagli, in provincia di Pesaro e Urbino, che da marzo sarà gestito da una famiglia locale. camminodeicappuccini.it
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IL PAESE DEI MILLE PAESI di Osvaldo Bevilacqua [Direttore editoriale Vdgmagazine.it e ambasciatore dei Borghi più belli d’Italia]
DEL MONTEFELTRO
IL GIOIELLO
NEL BORGO DI SAN LEO, CITATO DA DANTE E AMATO DA UMBERTO ECO, CHE DOMINA LA VALMARECCHIA CON LA SUA STORICA FORTEZZA
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i colleghi giornalisti che domandavano a Umberto Eco, autore del fortunato romanzo Il nome della rosa, quale fosse la città a lui più congeniale lo scrittore rispondeva: «San Leo, una rocca due chiese». Ma già nei secoli precedenti il comune romagnolo in provincia di Rimini – che figura tra i borghi più belli d’Italia ed è Bandiera arancione del Touring club italiano – aveva avuto tra i suoi sponsor un personaggio speciale come Dante Alighieri che, nei primi del ‘300, lo citò nel IV canto del Purgatorio della Divina commedia. Un rapporto particolarissimo lega, invece, Francesco d’Assisi e il piccolo centro dell’Appennino, unico in Italia a fregiarsi della sua figura nello stemma civico del comune. L’8 maggio 1213, una travolgente predica del santo sotto un olmo indusse il conte Orlando Cattani a donargli il monte della Verna, dove il Poverello ricevette le sacre stimmate. Per questo San Leo è la tappa centrale del Cammino di San Francesco, che va da Rimini a La Verna. «Stiamo lavorando al potenziamento della rete sentieristica: vogliamo migliorare la fruizione dei servizi turistici dei pellegrini e realizzare un ostello», racconta il sindaco Leonardo Bindi, «sabato 29 giugno, poi, ospiteremo il passaggio della prima tappa del Tour de France, la Firenze-Rimini». Protagonista assoluta della città che domina dall’alto la
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Valmarecchia è la leggendaria fortezza, che porta la prestigiosa firma di Francesco di Giorgio Martini, uno degli architetti militari più influenti del Rinascimento. La rocca è legata alla vicenda umana di un personaggio enigmatico, accolto nelle corti più importanti d’Europa, per alcuni guaritore, mago e alchimista, per altri furfante, imbroglione e avventuriero: Giuseppe Balsamo, conte di Cagliostro. Su decisione del Sant’Uffizio venne imprigionato a Roma, a Castel Sant’Angelo, con una condanna a morte per eresia. Papa Pio VI gli concesse la grazia commutando la pena nel carcere a vita da scontare nelle tetre prigioni della fortezza di San Leo. Qui rimase più di quattro
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Il borgo di San Leo (Rimini)
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IL PAESE DEI MILLE PAESI
anni, costretto a guardare, dalla finestrella protetta da tre ordini di inferriate, due straordinari edifici religiosi: la Pieve di Santa Maria Assunta e il Duomo. Ogni anno, il 26 agosto, l’anniversario della sua morte viene celebrato con il festival AlchimiAlchimie, che unisce scienza, esoterismo e spiritualità proponendo spettacoli,
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Pieve di Santa Maria Assunta
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concerti e mostre. A questo si aggiunge il fatto che oggi, tra le mura della fortezza, è possibile partecipare a un viaggio virtuale in compagnia di Dante, San Francesco e Cagliostro visitando MusLeo, l’ecomuseo virtuale nato per raccontare il territorio. Ma le iniziative di questo vivace comune non finiscono qui e si alterna-
no in ogni periodo dell’anno. Chi ama la natura non può perdere l’opportunità di vivere un’esperienza unica nel centro San Leo Cashmere: accompagnare al pascolo le capre del pastore Luigi, con tanto di merenda offerta ai partecipanti, per scoprire le modalità di gestione dell’allevamento e le fasi di lavorazione della
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preziosa lana. In primavera, invece, c’è GustaBorgo, kermesse con prodotti enogastronomici e agroalimentari del territorio. La classica cucina romagnola, del resto, propone eccellenti primi piatti: dai tortelloni di San Leo con sfoglia fatta a mano alla spalla di agnello al Sangiovese, dalla pasticciata alla Cagliostro al grigione, il maiale allevato nella zona.
Una finestra della fortezza di San Leo
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Duomo di San Leo
I TORTELLONI DI SAN LEO di Sandra Jacopucci
La pasta verde dei tortelloni è realizzata con farina bianca, uova e bietole, prima sbollentate, poi messe sotto un peso per 18 ore, tritate e pressate per altre sei affinché perdano tutta la loro acqua. Per il ripieno, lo chef Ivo Rossi segue i procedimenti della madre Delia, che aveva appreso la ricetta dalla perpetua del parroco di San Severino Marche (Macerata): ricotta fresca fatta con il latte delle mucche locali, parmigiano da vacche rosse stagionato per 36 mesi, buccia di limone edibile, grattugiata ed essiccata, un pizzico di noce moscata. Qualche giro di olio a crudo di Cartoceto, nella provincia di Pesaro e Urbino, e leggere scaglie di pecorino di Talamello (Rimini) esaltano questo delicato trionfo di sapori fortemente identitari del Montefeltro. 67
GENIUS LOCI di Peppone Calabrese PepponeCalabrese [Conduttore Rai1, oste e gastronomo]
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foto di Protur Media
LA TERRA DEL BERGAMOTTO Il castello dell'Amendolea a Condofuri, Reggio Calabria
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IN PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA PER CONOSCERE LA STORIA E LE PROPRIETÀ STRAORDINARIE DI UN AGRUME ANTICO CHE SI PRODUCE SOLO NELL’AREA GRECANICA
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a Calabria stupisce e i calabresi sorprendono. Ne prendo atto durante uno dei miei giri in lungo e in largo per l’Italia, questa volta in direzione sud. Arrivato nella cosiddetta Area Grecanica, un’ampia zona geografica della provincia di Reggio Calabria che si sviluppa lungo il mar Jonio, mi lascio stupire da luoghi come Gallicianò e Amendolea, nel comune di Condofuri, Bova, e soprat-
tutto Pentidattilo, frazione di Melito Porto Salvo, che sorge arroccata sulla rupe del Monte Calvario, con la sua caratteristica forma che ricorda quella di una grande mano con cinque dita. Posti da far girare la testa, insomma. E forse proprio per questo avverto un leggero stordimento. Cerco una farmacia in zona e ne trovo una a Marina di San Lorenzo. Al banco chiedo con-
siglio sulla medicina più adatta alle mie esigenze e subito riconosco un viso conosciuto. È quello di Giovanna Pizzi, una sommelier che ho incrociato durante diversi eventi legati al mondo del cibo e del vino. Mi dice di essere anche farmacista e io ne sono stupito perché abituato a vederla in altri contesti. Giovanna è infatti un’enogastronoma calabra tra le più quotate e seguite del Meridione. Il dialogo è bello, diretto, e quando le confesso di essere colpito dalla bellezza della zona mi consola dicendomi che anche i calabresi ne rimango-
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GENIUS LOCI
Bergamotto di Reggio Calabria
no spesso sorpresi. Giovanna scrive da anni per un famoso blog e nel 2011 è stata eletta migliore sommelier della Calabria. Oggi la farmacista-enogastronoma è tra le giornaliste della sua regione più attive nella promozione del territorio e nell’organizzazione di iniziative dedicate alla cultura locale. Bergarè, l’evento di animazione territoriale e valorizzazione del bergamotto, frutto di cui è anche produttrice, rientra tra questi. Le chiedo informazioni sull’agrume e sulle sue essenze ormai famose in tutto il mondo perché utilizzate nella produzione dei più importanti profumi. Lei mi guarda e dice: «Il bergamotto di Reggio Calabria ha un aroma inebriante, molteplici proprietà salutistiche e una storia affascinante. Ha la
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forma di un'arancia, è di colore verde ma diventa giallo quando è maturo. La pianta cresce e fruttifica solamente lungo il versante ionico della provincia di Reggio Calabria e la qualità migliore si esprime in quella che è la punta estrema dello Stivale, nella zona attraversata dalla fiumara dell’Amendolea, in Aspromonte. Innumerevoli sono stati i tentativi di piantare il bergamotto in altre parti del mondo ma non ha mai attecchito». Giovanna va avanti spiegandomi che le origini del frutto sono avvolte nel mistero ma l’ipotesi più accreditata è che sia un incrocio locale di arancio amaro e limetta. Anche l’etimologia del nome, mi dice, è incerta: l’ipotesi più verosimile è che derivi da bergamundi, parola turca che significa “pero del signore”. È sicuro, invece, che la sua fortuna sia dovuta alla produzione dell’olio essenziale che si estrae dalla buccia e si utilizza prevalentemente nell’industria profumiera: «Luigi XIV, Re Sole, lo faceva spargere per tutta la Reggia di Versailles e questo frutto è anche la base fondamentale della celebre Acqua di Colonia. Tutt’oggi è un componente importante dei profumi di alta gamma, non solo per il suo specifico odore ma anche per la sua capacità di fissare e armonizzare tutti i sentori del bouquet aromatico. Lo straordinario bergamotto ha anche diverse proprietà medicinali: il suo succo, per esempio, ha la capacità di
abbassare i livelli di colesterolo, glucosio e trigliceridi nel sangue e aiuta a prevenire l’accumulo di grasso nel fegato». Il frutto fresco, mi spiega, è un ingrediente straordinario anche in cucina: è perfetto per marinare il pesce, per preparare un risotto o come ingrediente vincente in dolci, gelati, marmellate e liquori fatti in casa. Quando sollecito una riflessione sul legame tra i calabresi e la loro terra, la sommelier scalpita e mi dice: «Se c’è una cosa certa per noi è il richiamo delle radici. Quel senso di appartenenza che ci lega indissolubilmente alle origini e ai sapori che ci appartengono. Niente ci emoziona più di quel piatto che preparava la mamma o del gusto perduto di quella rarità che si mangiava a casa dei nonni. E quando tutto questo si intreccia con le tradizioni tipiche di un luogo, diventiamo custodi inconsapevoli di un pezzo di storia». L’Area Grecanica, già solo per il suo nome così evocativo, mi ha sempre emozionato: sa di maestoso e di antico, infatti in alcuni luoghi si parla il dialetto greco-calabro. «Sa anche di autentico. Credo che poche zone siano incontaminate come questa. Così come lo sono i suoi piatti e i suoi prodotti», chiosa Giovanna. A questo punto, non posso che fermarmi perché voglio continuare a meravigliarmi dei calabresi, della Calabria e dei suoi tesori.
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BUON VIAGGIO BRAVA GENTE di Padre Enzo Fortunato padre.enzo.fortunato
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[Giornalista e scrittore]
Narni (Terni)
LA CITTÀ DEI A NARNI, IN PROVINCIA DI TERNI, DOVE FRANCESCO D’ASSISI COMPÌ GUARIGIONI STRAORDINARIE E DONÒ CONFORTO AGLI INFERMI
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gni anno, l’11 febbraio, si celebra la Giornata mondiale del malato, istituita nel 1992 da papa Giovanni Paolo II per riflettere sull’importanza della compassione e promuovere gesti di solidarietà. In occasione di questa ricorrenza può essere interessante riflettere sulla visione che Francesco d’Assisi aveva della malattia e sui luoghi in cui avvennero le sue guarigioni prodigiose. Per il Poverello
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ogni essere umano, indipendentemente dalle circostanze, è meritevole di amore e cura, tanto più se costretto ad affrontare un momento di sofferenza. E numerosi sono i miracoli compiuti dal Santo e raccontati nelle agiografie che lo riguardano. A Narni, in provincia di Terni, Francesco compì molte guarigioni, sia in vita sia, invocato, dopo la morte: un cittadino di nome Pietro, confinato a letto a causa di una paralisi comple-
ta, guarì dopo che il santo tracciò su di lui il segno della croce dalla testa ai piedi e, grazie al suo intervento, una donna afflitta dalla cecità recuperò la vista e un prete fu guarito dall’epilessia. A questi si aggiungono i miracoli post mortem: è il caso del giovane che, grazie alle preghiere indirizzate al santo, vide risanarsi la sua tibia deformata, del mendicante Bartolomeo guarito dopo l’apparizione in sogno di Francesco,
M I R ACO LI ma anche di Albertino – sempre di Narni – che ritrovò la vista dopo aver fatto voto al Poverello. In memoria dei prodigi compiuti e anche per ricordare il soggiorno del santo che giunse nella cittadina umbra nel 1213, nel 1226 fu costruita una chiesa a lui intitolata, la cui edificazione si protrasse fino al XIV secolo. Entrando, ciò che cattura l’attenzione è la cappella Eroli sulla destra, notevole per la sua architettura e per l’ornamento quattrocentesco. La sua disposizione presenta una caratteristica particolare: non è completamente perpendicolare rispetto
a quella della chiesa a causa delle pareti curve. L’ambiente è decorato da affreschi che raccontano episodi della vita di Francesco e di San Bernardino da Siena, che divenne uno dei principali propugnatori della riforma dei francescani osservanti. Poco fuori Narni, a 600 metri di altitudine, c’è un altro luogo legato al passaggio del Poverello in questa porzione di Umbria. Si tratta dello speco di San Francesco, uno dei santuari più importanti del francescanesimo, costruito nelle adiacenze delle grotte dove il santo di Assisi si ritirava in preghiera. Una spacca-
tura lunga 60 metri che scende quasi verticalmente nella sottostante vallata è il punto focale di questo luogo sacro. Qui il santo trascorse anche un periodo di malattia durante il quale i frati costruirono per lui una celletta in pietra con un letto in legno accanto allo speco, insieme a un piccolo oratorio, per consentirgli di pregare senza doversi spostare in chiesa. La grotta e l’oratorio, collegati da un viale nel bosco, conservano ex voto nella fenditura della roccia mentre la cella adiacente custodisce il letto del santo. Nello spazio antistante si trova un’alta roccia
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isolata sopra la quale, secondo la tradizione, un angelo apparve al santo suonando una cetra. Il prato è dominato da un castagno secolare piantato da Francesco e una cappella nella roccia con altare ricorda la predicazione di San Bernardino. Narni, dunque, si rivela un luogo strettamente connesso a Francesco e al suo rapporto con la malattia. Egli comprese profondamente la fragilità umana e l’importanza di offrire conforto e sostegno a coloro che soffrono. La sua esperienza personale, specialmente quando perse la vista verso la fine della sua vita, lo portò a una maggiore empatia verso chi si trovava in situazioni simili alla sua. La Giornata mondiale del malato è proprio un richiamo a praticare la sua compassione attiva, a prendersi cura degli altri contribuendo a creare un mondo più gentile e solidale per chiunque affronti un’infermità fisica o mentale.
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Chiesa di San Francesco
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© Eumolpa/Wikipedia
BUON VIAGGIO BRAVA GENTE
La grotta dello speco di San Francesco
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CANESTRO DAL 14 AL 18 FEBBRAIO, TORNA A TORINO LA FRECCIAROSSA FINAL EIGHT, L’EVENTO SPORTIVO CHE ASSEGNA LA COPPA ITALIA DI BASKET 2024 di Flavio Scheggi
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La finale della Frecciarossa Final Eight 2023 tra Virtus Segafredo Bologna e Germani Brescia, il 19 febbraio 2023
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«I © Ciamillo & Castoria - LBA
n questo torneo non c’è un domani. Se perdi, vai a casa. Se vinci, aumentano le possibilità di conquistare un trofeo importante. I livelli di attenzione, concentrazione e strategia delle squadre sono altissimi. Si tratta di partite secche, dove ogni giocata è molto più energica rispetto a una partita di campionato». A parlare è Carlton Myers, che è stato uno dei più grandi giocatori nella storia del basket italiano: nel 1999 ha vinto l’oro europeo con la Nazionale e ha fatto da portabandiera azzurro alle Olimpiadi di Sidney nel 2000. Così l’ex cestista racconta lo spirito della Frecciarossa Final Eight, l’evento sportivo che assegna la Coppa Italia di basket 2024, il trofeo più importante dopo il campionato. La manifestazione va in scena dal 14 al 18 febbraio all'Inalpi Arena di Torino. E ci torna dopo l’edizione di 12 mesi fa, vinta a sorpresa dalla Germani Brescia che da testa di serie numero otto riuscì a battere la Virtus Segafredo Bologna, piazzata in quel momento del campionato nella parte alta della classifica. La formula della Frecciarossa Final Eight è quella di un torneo a eliminazione diretta, con quarti di finale, semifinale e finale. Ad affrontarsi sono le prime otto squadre in classifica nel campionato di Serie A di pallaca-
nestro, al termine del girone d’andata. Quest’anno l’evento prevede anche l’inserimento della Coppa Italia della Lega basket femminile. Nella storia del torneo, da quando è stata inaugurata la formula della Final Eight nell'edizione del 2000, i club che hanno ottenuto più trofei sono la Pallacanestro Treviso e l’Olimpia Milano. La competizione ha avuto negli anni un successo crescente, tanto da essere stata elogiata dal New York Times, che gli ha dedicato un articolo firmato da Zach Messitte, presente all’edizione di Firenze nel 2019. Il giornalista americano esaltò la grande competitività e l’elevato livello di spettacolo delle sfide a eliminazione diretta al punto da suggerire alla National Basketball Association (NBA) di copiarla. Così, colpita dal pathos del torneo, la lega di pallacanestro professionistica del Nord America ne ha emulato il format adattandolo al proprio calendario. E lo scorso dicembre si è giocato il primo In-Season Tournament, vinto dai Los Angeles Lakers di LeBron James. «Avere un trofeo che si disputa a metà campionato», spiega Myers, che anche quest’anno sarà ambassador dell’evento, «è un’occasione per le squadre favorite di confermare la loro leadership. Chi, invece, non è tra i primi in classifica potrà
La vittoria della Germani Brescia alla Frecciarossa Final Eight 2023 il 19 febbraio 2023
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cogliere di sorpresa i top team e portare a casa il trofeo. Come è successo l’anno scorso quando ha vinto la Germani Brescia, che non era certo tra le prime squadre su cui scommettere». La Frecciarossa Final Eight comincia mercoledì 14 febbraio con l’incontro tra l’EA7 Emporio Armani Milano che affronta la Dolomiti Energia Trentino. A seguire la Umana Reyer Venezia, testa di serie numero uno, se la vede con la matricola Estra Pistoia, numero otto, entrata grazie al successo nello spareggio con Cremona. Giovedì 15 scendono in campo la Virtus Segafredo Bologna, che sfida in un derby tutto emiliano la Unahotels Reggio Emilia, e la Germani Brescia che al primo turno si scontra con la Generazione Vincente Napoli. Venerdì 16 le squadre maschili riposano: spazio alle semifinali femminili con Umana Reyer Venezia contro Geas Basket e poi Famila Basket Schio che gareggia contro Virtus Eirene Ragusa. Si riprende sabato 17 con le due semifinali maschili da cui usciranno le squadre che domenica 18 alle 18 giocheranno la finale per alzare il trofeo Frecciarossa Final Eight. Mentre la partita decisiva per la Coppa Italia femminile è fissata per domenica alle 14:30. Myers, che ha vinto la Coppa Italia nel 1998 con la Fortitu-
do Bologna, preferisce non azzardare previsioni sui favoriti per la vittoria finale. «A differenza di una finale di scudetto dove devi vincere quattro partite, qui ne basta una per andare avanti. Per questo è difficile fare un pronostico. Su otto squadre ce ne sono almeno quattro o cinque che possono arrivare alla fine. Ed è proprio questa incertezza a rendere il torneo molto avvincente». Sicuramente, nelle cinque giornate di gioco, a vincere sarà lo spettacolo, con partite dinamiche ed energiche fino all’ultimo secondo. In questa edizione è previsto anche un calendario di attività senza precedenti nel foyer dell'Inalpi, con particolare attenzione all’intrattenimento musicale e agli e-gaming. Myers ci saluta invitando anche chi di solito non segue il basket ad assistere al torneo. «È sicuramente una buona occasione per vedere Torino, una bellissima città che offre tante attrazioni e musei da visitare. Poi, a fine giornata, ci si può godere una partita di basket giocata dalle migliori squadre nazionali, in un palazzetto con oltre 10mila spettatori. Chiunque si sia avvicinato a questa disciplina alla fine si è appassionato». legabasket.it
IL GRANDE BASKET CON TRENITALIA
© Filippo Rubin
Dal 14 al 18 febbraio l'Inalpi Arena di Torino ospita la Frecciarossa Final Eight 2024 in partnership con Trenitalia. Grazie all’offerta Speciale Eventi, gli amanti della pallacanestro in possesso dei biglietti di una o più partite possono viaggiare sulle Frecce da e per Torino con sconti fino all’80% rispetto al prezzo Base: basta inserire il codice FINALEIGHT24 in fase di acquisto. trenitalia.com
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Taismary Agüero con la maglia di Villa Cortese nella Coppa Italia 2010-11
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TAISMARY AGÜERO È AMBASSADOR DELLA COPPA ITALIA FRECCIAROSSA DI PALLAVOLO FEMMINILE. L’EX CAMPIONESSA ITALO-CUBANA È STATA SCELTA PER PREMIARE LA SQUADRA VINCITRICE DELLA FINAL FOUR DEL 17 E 18 FEBBRAIO
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el fine settimana del 17 e 18 febbraio, il PalaRubini Alma Arena di Trieste si accende con la Coppa Italia Frecciarossa della Serie A1 di volley femminile. Il volto della manifestazione è un’ex giocatrice che ha segnato la storia della pallavolo internazionale con due ori olimpici (ad Atlanta nel 1996 e a Sidney nel 2000), due ori ottenuti ai Mondiali del 1994 e del 1998, e due agli Europei del 2007 e 2009. Senza contare i premi e le medaglie vinte grazie alle sue schiacciate nelle Coppe del mondo del 1995, 1999 e 2007 e ai Grand Champions Club e World Grand Prix in diversi
© Filippo Rubin
di Irene Marrapodi - ir.marrapodi@fsitaliane.it
anni tra il 1993 e il 2008. Taismary Agüero, schiacciatrice italo-cubana, ambassador della Coppa Italia, è incaricata di premiare la squadra vincitrice della Final Four, l’evento conclusivo della competizione che da gennaio vede sfidarsi le prime otto squadre classificate al termine del girone di andata della Regular Season. Come ci si sente a essere ambassador di un torneo così importante? Sicuramente è una grande emozione. Non partecipavo a una manifestazione di questa portata da molto tempo
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Agüero con la maglia di Perugia nella Finale Scudetto 2004-05
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e ho assistito poche volte dagli spalti alle partite della Serie A, quindi per me, da ex giocatrice, è un momento molto importante. Quali sono oggi le tue passioni? La prima, e quella più grande, sono i miei figli: cerco di passare più tempo possibile con loro. Inoltre, mi occupo di insegnare ai bambini del minivolley. Mi piace stare insieme ai più piccoli e spero possano imparare tanto di quello che cerco di trasmettere loro, in particolare la tecnica e i giusti movimenti. Sarebbe bello vedere qualcuno di loro intraprendere la strada della pallavolo e ottenere i primi risultati. Adesso, però, mi piacerebbe iniziare un nuovo percorso con una squadra di Serie A nel ruolo di seconda allenatrice o come dirigente. Ci terrei tanto a rimanere nel settore, è quello che ho sempre fatto e spero che questa possibilità mi si presenti presto. Perché non prima allenatrice? Per fare questo mestiere ci vuole davvero tanto impegno, ma anche un certo tipo di carattere. Essendo stata una giocatrice tendo a pretendere sempre il massimo da tutti, ma il rischio è di essere troppo dura e creare discussioni. Però ho sicuramente l’esperienza e le competenze per affiancare il primo allenatore, questo sì. Quali sono i ricordi più belli di quando giocavi? Penso a tutte le partite con tanta emozione e tanto affetto, ma in particolare ricordo con piacere il periodo nella Nazionale cubana con cui ho vinto le Olimpiadi di Sidney del 2000. Quella partita mi è rimasta nel cuore, anche perché io e le mie compagne formavamo una delle squadre migliori al mondo. Ne ricordo un’altra con molta emozione: era il 2007, il primo anno in cui partecipavo agli Europei con la Nazionale italiana. Ero scappata da Cuba e non mi consentivano di tornare a giocare con la loro squadra, ma mi sentivo ancora molto motivata a praticare il volley. Quindi ho accettato la proposta dell’Italia. Mettere la maglia azzurra, in quel momento di difficoltà, è stata veramente un’emozione. Poi abbiamo anche vinto gli Europei. Lo rifarei altre mille volte. Avevi qualche rito scaramantico prima delle partite? Come molte giocatrici indossavo un reggiseno fortunato, ma il mio gesto propiziatorio era mettere qualcosa di rosso. Di solito portavo sul braccio come portafortuna un elastico di quel colore. E poi pregavo sempre: facevo il segno della croce prima di entrare in campo per me e le mie compagne di squadra, affinché fosse una buona partita e andasse sempre tutto bene. Un modo per augurare a tutte di noi di riuscire a vedere oltre la rete. Ascolti musica? Prima l’ascoltavo di più, soprattutto quando giocavo, perché grazie alle canzoni riuscivo a rilassarmi e a non pensare. Ma era anche un momento intimo che mi dava la carica prima delle partite: ascoltavo musica rap e grintosa per restare sul pezzo. Ultimamente ho meno tempo da dedicare a questo svago, però mi piacciono i Måneskin.
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E il Festival di Sanremo? Sanremo mi piace, in passato difficilmente riuscivo a guardarlo tutte le sere perché spesso mi allenavo o avevo le partite. Però l’ho sempre seguito e quindi credo che lo guarderò anche quest’anno. Della scorsa edizione ho apprezzato molto il brano Supereroi di Mr. Rain, che piace molto anche ai miei figli. E Due vite di Marco Mengoni è altrettanto bella. Come vivono i tuoi figli il fatto di avere una mamma campionessa? Li ho sempre portati dappertutto, soprattutto Pietro, il più grande, perché io giocavo spesso fuori e mio marito, che è medico, lavorava. Così lui rimaneva sempre con me, anche nei momenti più difficili e quando stava male. È nato nella pallavolo. Adesso che alleno i bambini, a volte mi mettono in imbarazzo perché dicono a tutti che sono una campionessa, ma io sono una persona molto semplice e mi viene da ridere. Hai altri progetti? Stare bene, soprattutto fisicamente, e continuare ad avere un ruolo nello sport. Per adesso il mio programma è continuare a seguire la mia squadra dei piccoli e magari, quando avrò più tempo, andare a vedere più spesso le partite delle ragazze della Serie A. Quando ho smesso di giocare nel 2017 con la Serie A1 ho proseguito nella A2, ma a quel punto riuscivo a veder giocare le squadre della A1 solo in televisione. Ora vorrei tornare a vedere di persona le partite. Come dicevo prima, continuare a vivere in quello che è stato sempre il mio mondo. Agüero con la maglia della Nazionale italiana
TRENITALIA PER IL VOLLEY Per il quarto anno consecutivo, Trenitalia rinnova la partnership con la Coppa Italia di pallavolo femminile. Il 17 e 18 febbraio, al PalaRubini di Trieste si disputa la Final Four e, grazie all’offerta Speciale Eventi, gli amanti del volley in possesso dei biglietti di una o più partite possono viaggiare sulle Frecce da e per Trieste con sconti fino all’80% rispetto al prezzo Base. Per farlo, basta inserire il codice F4VOLLEY24 in fase di acquisto. trenitalia.com
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Taismary Agüero nella stazione di Milano Centrale con la Coppa Italia
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PEACH FUZZ LA FESTA DEGLI INNAMORATI SI TINGE CON IL COLORE PANTONE 2024. CHE EMANA CALORE ED ELEGANZA REGALANDO UN ALLURE ROMANTICO A OGNI MISE
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di Cecilia Morrico
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ercavamo una tonalità che esprimesse il nostro innato desiderio di vicinanza e connessione, quindi abbiamo scelto un colore radioso che emana calore ed eleganza moderna». Con questa motivazione gli esperti del Pantone Color Institute, il centro che elabora le previsioni sulle tendenze cromatiche future, hanno selezionato il Peach Fuzz 13-1023 come colore dell’anno 2024. Una tonalità pesca, a metà strada tra il rosa e l’arancio, delicatamente sensuale e comunque avvolgente, che ben si sposa con la festa degli innamorati, il 14 febbraio. Comunica, infatti, «un messaggio di amore e condivisione, senso di comunità e collaborazione», spiegano ancora gli esperti del Pantone Color Institute, convinti che questo colore avvolgente e caldo sia destinato a influenzare moda e beauty, interior design, grafica e packaging. Nel make-up trova sicuramente la sua massima espressione e sembra star bene un po’ a tutte. Dona, infatti, un morbido e caldo colore a occhi, guance e labbra e può essere più pigmentato per le olivastre o maggiormente sfumato per le chiare. Chi vuole provarlo può scegliere la texture soffice e setosa del nuovo Luminous silk glow blush n° 10 di Armani Beauty, che accende sul volto un colore radioso e una luminosità naturale. O il pack elegante della palette Hypnôse 5 couleurs di Lancôme: le polveri, leggere e vellutate, si mescolano l’una all’altra per un risultato brillante con durata fino a 12 ore. Per baci di pesca, invece, è perfetto il gloss leggero Paradise aurora shine lip treatment di Dear Dahlia nella sfumatura moon glow, con una formula nutriente e super idratante che agisce come un trattamento. Passando invece al prêt-à-porter, il Peach Fuzz appare su pezzi combinati per lei, come nella sfilata Hui, o su un solo indumento che fa capolino sotto le giacche per lui, come nella passerella di Zegna. I vestiti eleganti della Primavera-Estate 2024 si tingono di questo tono delicato, che trasmette pace e calma. Accompa-
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gnano la silhouette come l’abito glitterato in jersey Chiara Boni La Petite Robe o quello in jacquard a spicchi bicolore di Drumohr. Anche Cruciani si tinge di poesia unendo la sartorialità alle ultime tendenze nelle proposte di maglieria, mentre Scaglione sceglie di accendere la nuance nella t-shirt da uomo con profili a coste larghe. A completare il look il cappottino in lana con doppia abbottonatura di Mango e la borsa a mano di Prada a forma di cuore. Si colorano di Peach Fuzz anche le scarpe, come le sneaker D.A.T.E. e gli zoccoli Scholl. Infine, per celebrare San Valentino, No.3 Gin ha pensato a un cocktail esclusivo: il Clover Club, un drink dai sapori complessi, facile da preparare in coppia anche a casa con Vermouth, succo di limone, sciroppo di zucchero e un albume d’uovo. Bisogna shakerare tutti gli ingredienti senza ghiaccio, poi aggiungerlo e versare il tutto in una coppetta raffreddata. Per concludere, guarnire con i lamponi.
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01_Hui Spring-Summer 2024 02_Luminous silk glow blush n° 10 Armani Beauty 03_Hypnôse 5 couleurs di Lancôme 04_Gloss Dear Dahlia 05_D.A.T.E. 06_Prada 07_Cruciani 08_Chiara Boni La Petite Robe 09_Scholl 10_Zegna Fall-Winter 2024
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11_Cocktail Clover Club di No.3 Gin 12_Scaglione 13_Mango 14_Drumohr
MILANO FASHION WEEK 2024 Attesa da tutto il mondo glamour, dal 20 al 26 febbraio torna Milano moda donna. La città meneghina, insieme a Londra, Parigi e New York, diventa il paradiso dei fashion lover e si prepara a mostrare le collezioni made in Italy per il prossimo inverno. Oltre alle consuete passerelle, sono tanti gli eventi previsti tra via Monte Napoleone, via Manzoni, via della Spiga e corso Venezia. Gli showroom aprono le porte agli addetti ai lavori, le vetrine si riempiono di capsule per le shopping addicted, i locali alla moda ospitano cocktail e serate ad alto tasso di stile. Due novità per questa edizione: uno sportello dedicato alla sostenibilità, che offre la possibilità di discutere con esperti le nuove normative dedicate alla raccolta differenziata dei prodotti tessili, e la presenza dell’area Beauty&Lifestyle, una nuova sezione esperienziale dedicata ai prodotti beauty, veri e propri device di bellezza. In concomitanza con le sfilate del prêt-à-porter, da domenica 18 a mercoledì 21 febbraio torna anche la Milano Fashion&Jewels, manifestazione dedicata agli accessori e ai gioielli. cameramoda.it milanofashionjewels.com 86
ARTE E CULTURA
SGUARDI D’ AVA ESPOSTE A BOLOGNA, PER LA PRIMA VOLTA, 40 OPERE DI IMPORTANTI ARTISTI MODERNI E CONTEMPORANEI PROVENIENTI DALLA COLLEZIONE PRIVATA DELL’IMPRENDITORE E FILANTROPO MARINO GOLINELLI di Sandra Gesualdi
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uggestiona e sorprende il grande uomo alato con il corpo foderato d’argento, che giace capovolto tra foglie e rovi, scomposto e acciaccato dopo un rovinoso atterraggio. Immortal Hunting, scultura maxi di Ronald Ventura, uno dei maggiori esponenti della scena artistica filippina, ricorda il mito di Icaro che tanto osò sfidando il sole da cadere pietosamente. La figura mitologica è da sempre simbolo delle fragilità e delle contraddizioni umane che l’arte sa raccontare coi suoi linguaggi immaginifici. L’opera del 2015 è uno dei pezzi esposti per la prima volta nella mostra I preferiti di Marino. Capitolo I, una selezione di opere di artisti ita-
liani e internazionali provenienti dalla collezione privata di Marino Golinelli. L’imprenditore, filantropo e collezionista – che amava definirsi ricercatore – ha sempre avuto un grande interesse per l’arte, concepita come uno strumento privilegiato per comprendere la realtà. Per tutta la vita ha acquistato opere in ogni angolo del mondo: in Africa e in Asia o nelle grandi capitali del contemporaneo come Francoforte, Basilea, New York. Adottando un approccio multidisciplinare e multiculturale, Golinelli ha così ordinato un corpus di oltre 700 pezzi, sinossi di sguardi dal mondo. Oggi una selezione di queste opere, mai mostrate prima, è esposta fino al 2 giugno al Centro arti e scienze
Ronald Ventura Immortal Hunting (2015) Collezione Golinelli, Bologna
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ARTE E CULTURA
Golinelli di Bologna: dipinti, serigrafie, installazioni, fotografie, collage di polaroid e capolavori di maestri del ‘900 come Giacomo Balla e Kazimir Malevich o nomi del contemporaneo
tra cui David Hockney, Tony Oursler, John Baldessari, Lucy e Jorge Orta. Non manca un’incursione nel panorama artistico italiano con le tele di Emilio Isgrò, Nicola Samorì, Loris
Cecchini e gli scatti di Maurizio Galimberti. Quaranta pezzi che sono un concentrato di sguardi aperti e prospettive sui linguaggi d’avanguardia che si sono succeduti e influenzati
Maurizio Galimberti A Marino e Paola (1988) Collezione Golinelli, Bologna
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ARTE E CULTURA
Nicola Samorì Orobus (2008) Collezione Golinelli, Bologna
tra il secolo scorso e quello attuale. Lungo un itinerario suddiviso in cinque aree tematiche, la selezione ad hoc della collezione di Golinelli riflette sul rapporto tra l’arte e la materia, tra l’oggetto e la sua funzione, tra gli spazi finiti e le rappresentazioni senza confini. Un corpus 92
di disegni, quadri e opere plastiche capaci di offrire riflessioni su spazi pubblici – eloquenti le opere di Candida Höfer, una delle maggiori esponenti della fotografia oggettiva tedesca – ma anche di portare il visitatore all’introspezione del sé come gli emblematici ritratti materici di
Samorì assemblati con gesso, terra, colla. Opere nuove, offerte alla fruizione pubblica per continuare a scandagliare il circostante e le relazioni tra il mondo e chi lo abita attraverso gli idiomi dell’arte. fondazionegolinelli.it
ARTE E CULTURA
ENIGMA
GIOCONDA IN MOSTRA FINO AL 26 MAGGIO, A TORINO, LA PRIMA MONNA LISA CHE POTREBBE ESSERE STATA REALIZZATA DA LEONARDO UNA DECINA DI ANNI PRIMA DEL DIPINTO ESPOSTO AL LOUVRE di Cesare Biasini Selvaggi - cesarebiasini@gmail.com
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della Prima Monna Lisa storicamente denominata di Isleworth, per la cittadina inglese in cui viveva il mercante che l’acquistò nel 1914. Quello esposto a Torino potrebbe essere quindi il dipinto della donna fiorentina Lisa del Giocondo, divenuta celebre come Monna Lisa, realizzato circa dieci anni prima dell’iconica versione custodita al Louvre di Parigi. La tela è diventata oggetto di attenzione a livello internazionale nel 2012, quando è stata presentata ai media dalla Mona Lisa Foundation che ha divulgato i risultati di oltre 35 anni di
studi. Evidenze storiche dimostrerebbero, infatti, che ci sono sempre state due versioni del ritratto. D’altronde, Leonardo realizzava spesso i suoi dipinti in più varianti, come nel caso della Vergine delle rocce, della Madonna dei fusi e della Madonna col Bambino e Sant’Anna. A curare la mostra torinese è proprio la Mona Lisa Foundation, organizzazione no profit con sede a Zurigo che studia la vita e il lavoro di Leonardo e della Gioconda, al secolo Lisa Gherardini, focalizzandosi con particolare attenzione proprio sul dipinto oggi
© The Mona Lisa Foundation
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n dipinto che rappresenterebbe l’ultimo mistero di Leonardo da Vinci, e probabilmente il quadro più sottoposto nella storia a test e a esami scientifici, affascinando gli studiosi di tutto il mondo, può essere ammirato fino al 26 maggio a Torino, nella sede della Società promotrice delle belle arti, all’interno del parco del Valentino. Stiamo parlando di lei, la Gioconda, l’enigma per eccellenza nel campo della pittura. Si tratterebbe – il condizionale è d’obbligo in una vicenda tanto suggestiva quanto eclatante –
Un confronto tra La Gioconda di Leonardo da Vinci e la Prima Monna Lisa attraverso le tavole didattiche della mostra a Torino 95
ARTE E CULTURA
esposto a Torino. La fondazione si occupa da anni del quadro, insieme a un gruppo di esperti riconosciuti a livello mondiale, raccogliendo documenti e dati storici, scientifici e comparativi per cercare di rispondere a due domande: vi sono prove rilevanti che Leonardo abbia dipinto due Monna Lisa? E, soprattutto, la Monna Lisa di Isleworth è una di queste? Per quanto riguarda il primo quesito, l’organizzazione no profit, insieme alla maggioranza degli esperti che ha studiato meticolosamente la questione, ritiene dalle prove ottenute che Leonardo dipinse in effetti proprio due Monna Lisa. In merito al secondo interrogativo, a cui non ci saranno forse mai risposte unanimi, persistendo perplessità o pareri contrari di una parte degli studiosi, per più di un secolo molti addetti ai lavori hanno sostenuto l’attribuzione del dipinto al genio del Rinascimento. Ne parliamo con Joel Feldman, segretario generale della Mona Lisa Foundation. Perché per voi è tanto importante dimostrare che la Prima Monna Lisa
è di Leonardo? La Gioconda esposta al Louvre è probabilmente il dipinto più importante del mondo artistico occidentale. Qualsiasi nuova conoscenza relativa al soggetto di questo quadro, quindi, è di immenso valore. Ci descrive la Prima Monna Lisa? È il ritratto di Lisa del Giocondo, una giovane di circa 23 anni, seduta tra due colonne, che sorride con lo sguardo rivolto direttamente verso l’osservatore. Sullo sfondo, un paesaggio montuoso incompleto della Toscana. In mostra avete messo a confronto le immagini delle due Monna Lisa. Cosa si evince? La composizione in generale è abbastanza simile. Tra le tante differenze ci sono le dimensioni del quadro, lo sfondo, l’età delle donne, il particolare del ricamo del vestito e le colonne, che in un quadro sono complete e con l’ombra, nell’altro hanno solo le basi e sono senza ombra. Nel 1584, Gian Paolo Lomazzo – uno degli storici dell’arte più rispettati dell’epoca – aveva già confermato l’esistenza
© aylerein/AdobeStock
La Gioconda esposta al Museo del Louvre di Parigi
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di due Monna Lisa. Infatti, se si considerano tutte le importanti testimonianze storiche, diventa evidente che uno dei ritratti, quello con una giovane Lisa di circa 20 anni seduta tra due colonne, fu commissionato da suo marito a Firenze all’inizio del ‘500, e fu poi lasciato incompiuto. L’altro ritratto, un’opera completamente finita con una Lisa più matura e senza pilastri ai lati, fu invece commissionato da Giuliano de’ Medici ed eseguito a Roma circa un decennio dopo. La tecnica utilizzata nella seconda versione, quella che oggi è esposta al Louvre, sarebbe stata sviluppata da Leonardo solo quando Lisa aveva più o meno 30 anni e la differenza di età tra le due donne si riscontra chiaramente nei due dipinti. Ci racconta la storia di questo dipinto? Dopo averlo realizzato a Firenze tra il 1503 e il 1506 circa, senza terminarlo, Leonardo lo portò con sé a Milano e poi a Roma, utilizzandolo come modello nel 1513 per dipingere la versione del Louvre. Gian Giacomo Caprotti detto il Salaì, suo allievo prediletto, lo
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aveva con sé quando morì nel 1524. Negli anni 1770 fu acquistato dall’inglese J. T. B. Marwood, durante il suo Grand Tour, e collocato nella sua casa nel Somerset, in Inghilterra. In seguito, è stato esposto in una mostra tenutasi a Yeovil, a circa 200 chilometri da Londra, nel 1856, poi messo all’asta nel 1858 con il titolo Leonardo da Vinci’s celebrated Joconde. Si pensa che questo quadro sia rimasto nella tenuta di una famiglia, i Montacute, sempre nella contea inglese, fino a quando è stato acquistato nel 1914 da Hugh Blaker, artista e mercante d’arte che lo riconobbe come la prima versione della Gioconda di Leonardo. Il ritratto divenne conosciuto come la Monna Lisa di Isleworth proprio perché custodito nell’abitazione-studio di Blaker a Isleworth, cittadina a ovest di Londra. Nel 1914, durante il periodo della Prima guerra mondiale, il quadro fu messo al sicuro negli Stati Uniti, al Museo d’arte di Boston, e venne riportato in Europa durante gli anni ‘20. Nel ‘22, a Roma, un gruppo di studiosi del genio toscano attribuì all’artista il dipinto che, in seguito, passò di mano varie volte prima di essere acquistato dagli attuali proprietari. Nel 2012, la Fondazione ha fornito sufficienti prove per un’attribuzione sicura; le stesse sono state seguite da ulteriori valutazioni e studi indipendenti di esperti con articoli e pubblicazioni che confermano il risultato. Il dipinto è stato esposto a Singapore, Shanghai, Firenze e, ora, è a Torino. In mostra vengono passati in rassegna diversi documenti per avvalorare questa tesi. Quali sono quelli più significativi? È del 1503 il documento, conservato a Heidelberg, in Germania, capace di confermare che Leonardo ritrasse a Firenze la nobildonna quando aveva 23 anni. E nel 2005 il museo del Louvre ha convalidato l’ipotesi che questa testimonianza non si riferisca al dipinto in loro possesso. Nel 1505 circa Raffaello schizza una copia della giovane Monna Lisa di Leonardo affiancata da colonne e, in seguito, molti artisti eseguono altre copie includendo a loro volta le stesse architetture a fianco della Gioconda. Il museo del Louvre sostiene che Raffaello e gli altri copisti
La Prima Monna Lisa in mostra a Torino
dovevano aver visto una versione differente del dipinto conservato a Parigi. Su cosa si fondano i dubbi degli studiosi che non credono alla paternità di Leonardo per la Prima Monna Lisa? Tutti i pareri pubblicati da esperti che hanno visionato ed esaminato il dipinto sostengono l’attribuzione a Leonardo. Alcuni, spesso in cerca di pubblicità e senza aver mai visto il dipinto o analizzato i documenti, si oppongono all’attribuzione perché per loro Leonardo non ha mai eseguito due versioni: se si comincia con questo pregiudizio, nessun’altra Monna Lisa può essere di Leonardo. Ma le prove storiche, scientifiche, comparative e artistiche oggi disponibili dimostrano, oltre ogni ragionevole dubbio, che il maestro eseguì due lavori sul tema. Quando ha incontrato questa prima
versione? Più di 20 anni fa, nel caveau di una banca svizzera. Ora appartiene a un consorzio internazionale di privati. Che cosa avrebbe voluto chiedere a Leonardo? Mi sarebbe piaciuto sapere cosa ha visto in Monna Lisa che lo ha spinto a dipingerla. E invece alla Gioconda? Le avrei chiesto come ci si sente a essere la donna più famosa del mondo. Tra studi, ricerche, posizioni e conferme che forse arriveranno col tempo, la vera certezza, a oggi, è che la Gioconda di Leonardo rimane ancora uno dei più affascinanti enigmi della storia dell’arte di tutti i tempi. mostraprimamonnalisa.com 97
ARTE E CULTURA
IL MONDO DI
RIN CANTAUTORE MA ANCHE ATTORE E FOTOGRAFO, UOMO TIMIDO E SAGACE. IL RITRATTO DI GAETANO IN UNA MOSTRA A ROMA CURATA ANCHE DA SUO NIPOTE ALESSANDRO di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it
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e sue canzoni restano nella testa, si canticchiano con facilità. Come capita con le creazioni geniali che, nella loro semplicità, arrivano a tutti e diventano iconiche. Chi non ha mai ascoltato Ma il cielo è sempre più blu o la sua versione di A mano a mano? E chi non ha mai intonato una strofa di Gianna, con cui nel 1978 Rino Gaetano conquistò il terzo posto al Festival di Sanremo? Un’esibizione memorabile del cantautore calabrese di adozione romana che si presentò con un look da outsider – cilindro, frac e ukulele – nonostante fosse in realtà un timido. «Aveva una visione petroliniana, in contrasto con il mondo di allora. Basti solo pensare che fu il primo a portare all’Ariston la parola sesso e a trattare il tema dell’emancipazione femminile», ricorda il nipote Alessandro Gaetano, figlio di Anna, sorella di Rino. È lui, insieme ad Alessandro Nicosia, a curare la mostra Rino Gaetano, ospitata dal 16 febbraio al 28 aprile nel Museo di Roma in Trastevere, promossa da
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Roma Capitale, Assessorato alla cultura, Sovrintendenza capitolina ai beni culturali e organizzata da C.o.r. - Creare organizzare realizzare. «Un progetto diventato finalmente realtà. Era anche un desiderio tenuto per molto tempo nascosto da mia madre, un po’ gelosa dei sentimenti e dei ricordi familiari, che negli anni ‘90 fondò anche la Rino Gaetano Band per riproporre i brani del fratello». L’esposizione «vuole raccontare non solo l’artista, ma la personalità che si era costruito nel tempo e anche le sue passioni e aspirazioni, come il teatro. Rino, infatti, aveva iniziato recitando Samuel Beckett ed Eugène Ionesco. I visitatori potranno scoprire quali libri leggeva, cosa assorbiva nei suoi innumerevoli viaggi tra Germania, Spagna, Città del Messico e Miami. Ma anche la sua passione per la fotografia, visto che scattava e sviluppava anche da solo», spiega Alessandro. Tra gli elementi narrativi esposti ci sono i suoi strumenti musicali, gli indumenti, video e clip di Rai Teche, il
suo documento d’identità. E poi le pagine scritte da lui, «racconti buttati giù con uno stile personale», ma anche il frac che affittò a Sanremo. Nel periodo di apertura della mostra Alessandro suonerà piccoli live, acustici e raccolti, con la Rino Gaetano Band e Diana Tejera, con cui si esibisce ogni anno nella ricorrenza del 2 giugno, il Rino Gaetano Day per ricordare quel giorno del 1981 in cui Gaetano perse la vita, e in occasione del Buon compleanno Rino, il 29 ottobre. Rino e Alessandro hanno vissuto insieme per circa dieci anni, la differenza di età tra loro era di 20. Il ricordo del nipote è molto affettuoso: «Mio zio era divertente e scherzoso, mi accompagnava a scuola e mi faceva da padre, visto che il mio era poco presente, ed era un buon fratello con mia madre». Ma la passione per la musica Alessandro l’ha assorbita dalla nonna. «Sono andato ad abitare con lei, si sentiva sola dopo aver perso il figlio, il marito e la sua più cara amica. A volte, poi, mia nonna mi confidava che Rino le
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Una delle chitarre di Rino Gaetano in mostra
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diceva divertito di non voler apparire troppo in tv per non stancare il pubblico. Mentre alla fine il suo messaggio universale, semplice e di speranza è arrivato a tutti». La canzone più significativa dello zio, secondo lui, è Ti ti ti ti, con il suo testo chiaro e non ermetico, mentre è più
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complesso quello del brano E la vecchia salta con l’asta, il pezzo più adatto al palco, composto da Gaetano quando era molto giovane, nel 1974. E poi ad Alessandro vengono in mente Io scriverò, che racconta di un eroe a tempo perso, come si sentiva Rino, e Mio fratello è figlio unico. Canzoni dal ritmo
veloce e orecchiabili, ma anche provocatorie e ironiche su politica e costumi sociali. E viene voglia di sentire e risentire i brani per ritrovare se stessi tra «chi vive in baracca, chi suda il salario, chi ama l'amore e i sogni di gloria». museodiromaintrastevere.it
Promossa da
16 · 11 · 2023 — 11 · 02 · 2024 Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea Roma
UOMO PROFESSORE AUTORE
Con la collaborazione di
Si ringrazia
Organizzazione generale
TOLKIEN® is a registered trademark of The Tolkien Estate Limited
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AFFACCIARSI SUI PALAZZO DEL DUCA DI SENIGALLIA OSPITA FINO AL 2 GIUGNO LE OPERE SOGNANTI DELLA STATUNITENSE SANDY SKOGLUND, PIONIERA DELLA STAGED PHOTOGRAPHY di Irene Marrapodi - ir.marrapodi@fsitaliane.it foto di Sandy Skoglund Courtesy Paci Contemporary Gallery, Brescia - Porto Cervo, Italy
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ullo sfondo di una camera da letto color ottanio, enormi pesci rossi invadono i sogni di un bambino, infilandosi nei cassetti e sotto il materasso, appoggiandosi sulle lenzuola e nuo-
Winter (2018)
tando nell’aria. Si cambia scenario con una miriade di fiocchi di neve tutti diversi, giganti, che si depositano su pareti simili a un oceano increspato e sui surreali abitanti plastici della scena: solo una famiglia non ne è toccata e si volta di spalle, forse in attesa della primavera. Un battito di ciglia e muta ancora l’ambientazione. Ci si ritrova in bagno, tra un wc, una vasca e un lavabo, con serpenti e conigli che interagiscono in un inquietante Paese delle meraviglie, mentre due donne nude camminano su un pavimento cosparso di gusci d’uovo, rompendoli. Sembrano frutto di un’allucinazione collettiva le opere in grande formato della statunitense Sandy Skoglund, pioniera della staged photography, in esposizione fino al 2 giugno al Palazzo del Duca di Senigallia, in provincia di Ancona. La mostra, intitolata Sandy Skoglund - I mondi immaginari della fotografia. 1974-2023, curata dal collezionista Mario Trevisan e dalla galleria di Brescia Paci Contemporary, ripercorre i 50 anni di lavoro della fotografa e installation artist fin dai suoi primi scatti da autodidatta.
Tutte le immagini sono solo apparentemente istantanee: ognuna di loro richiede infatti mesi, talvolta anni, di studio per la creazione e la disposizione degli elementi che compongono la scenografia. La produzione di Winter, ultima opera di Skoglund, era iniziata nel 2008, mentre lo scatto finale, che oggi si può ammirare a Senigallia, è avvenuto solamente dieci anni più tardi, il 22 dicembre 2018. A quest’ultimo lavoro è dedicato un focus all’interno dell’esposizione: oltre alla fotografia, nelle sale del palazzo è stato ricreato il setting di realizzazione, con gli sfondi e alcune delle sculture originali usate da Skoglund. Per l’artista, infatti, l’ultimo click della macchina fotografica non è che il completamento delle sperimentazioni e dei continui tentativi di creare la composizione perfetta. La fotografia diventa il mezzo grazie al quale l’arte concettuale si preserva nella memoria di uomini e donne. Una finestra da cui ci si può affacciare per osservare, ogni volta che si vuole, un mondo magico. In cui i pesci volano e i conigli parlano. sandyskoglund.com
103 Revenge of the Goldfish (1981)
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Walking on Eggshell (1997)
Breathing Glass (2008)
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Fresh Hybrid (2008)
Radioactive cats (1980)
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L’AMORE E LA GUERRA DAL 14 FEBBRAIO, A TORINO, UNA RETROSPETTIVA CELEBRA IL LAVORO DEI FOTOREPORTER GERDA TARO E ROBERT CAPA MA ANCHE LA RELAZIONE CHE LI HA UNITI di Irene Marrapodi - ir.marrapodi@fsitaliane.it Foto courtesy International Center of Photography
Gerda Taro Robert Capa Fronte di Segovia, Spagna (maggio–giugno 1937) The Robert Capa and Cornell Capa Archive, Museum Purchase (2003)
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erta Pohorylle è una giovane militante socialista ed ebrea, estroversa e impulsiva, fuggita dalla Germania nazista. Endre Friedmann è un fotografo autodidatta ungherese di simpatie comuniste, irrequieto e rissoso: in famiglia viene soprannominato “capa”, che nella sua lingua madre significa
Fotografo sconosciuto Ritratto di Gerda Taro Fronte di Guadalajara (luglio 1937)
squalo. I due si incontrano a Parigi nel 1934, si innamorano e danno vita a un sodalizio professionale che li vedrà viaggiare l’uno al fianco dell’altra per scattare fotografie in un mondo martoriato dalla guerra. Per avere maggiori commissioni, inventano per loro stessi dei nomi più allettanti, a cui associano identità misteriose e accattivanti. Per tutti diventano Gerda Taro e Robert Capa. La loro storia d’amore è complicata, la relazione si interrompe più volte per poi rinascere. Nel 1936 i due decidono di partire verso la Spagna, per documentare la guerra civile dal punto di vista dei repubblicani. Qui scattano
foto indimenticabili come Miliziana repubblicana si addestra in spiaggia e Morte di un miliziano lealista, nei pressi di Espejo. Ma il 24 luglio del 1937, durante il ritorno dalla battaglia di Brunete, vicino Madrid, Taro viene travolta da un carro armato e muore poco più tardi. Un anno dopo, Capa pubblica in sua memoria la celebre raccolta di fotografie Death in the making. A Torino, il Centro italiano per la fotografia Camera ospita dal 14 febbraio al 2 giugno la mostra Robert Capa e Gerda Taro: la fotografia, l’amore, la guerra, cogliendo l’occasione della giornata dedicata a San Valentino per celebrare il loro amore, oltre al loro 107
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lavoro. Il curatore Walter Guadagnini e la curatrice Monica Poggi hanno selezionato 120 immagini, molte delle quali presenti nel volume pubblicato da Capa nel 1938, e alcuni provini provenienti dalla “maleta mexicana”, la valigia perduta e ritrovata quasi 60 anni più tardi che conteneva 4.500 negativi scattati in Spagna. Così, mentre un giovane reporter punta gli occhi sull’obiettivo e una fotografa stringe tra le mani una Leica, si viene trasportati tra i bambini che si arrampicano sulle barricate e tra i palazzi devastati dai bombardamenti, insieme ai miliziani che corrono all’attacco o dicono addio ai loro affetti. Oppure, spostando lo sguardo, ci si può ritrovare con Gerta ed Endre, innamorati, seduti al tavolino di un caffè di Parigi. camera.to Robert Capa Miliziano repubblicano saluta prima della partenza delle truppe in treno verso il fronte Barcellona (agosto 1936) The Robert Capa and Cornell Capa Archive, dono di Cornell e Edith Capa (1992)
Fred Stein Gerda Taro e Robert Capa Café du Dôme, Parigi (1936) © Estate Fred Stein
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Robert Capa Morte di un miliziano lealista, nei pressi di Espejo Fronte di Cordoba, Spagna (inizio settembre 1936) The Robert Capa and Cornell Capa Archive, dono di Cornell e Edith Capa (2010)
Gerda Taro Due ragazzi sopra una barricata Barcellona (agosto 1936) Dono di Cornell e Edith Capa (1992)
Gerda Taro Miliziana repubblicana si addestra in spiaggia Fuori Barcellona (agosto 1936) International Center of Photography, dono di Cornell e Edith Capa (1986)
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FRECCE TRENITALIA
GUIDA AI SERVIZI
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OFFERTE E SERVIZI
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A VENEZIA IN FRECCIAROSSA
Frecciarossa è la soluzione migliore per raggiungere la Serenissima, che durante il mese di febbraio si riempie di coriandoli e maschere. Per immergersi nell’allegria del Carnevale si può scegliere la comodità del Frecciarossa grazie a 44 collegamenti al giorno con Milano, 32 con Roma, otto con Torino, due con Genova e quattro con le principali città della linea Adriatica come Lecce, Bari, Foggia, Pescara, Ancona e Rimini*. In più, per visitare facilmente la città, insieme al viaggio in treno è possibile acquistare anche il voucher per i vaporetti e gli autobus del trasporto pubblico locale Actv. In questo modo, ci si può spostare sulla Laguna tra Venezia, il Lido e le isole e sulla terraferma fino a Mestre e a Marghera. Maggiori informazioni su trenitalia.com * Il numero di collegamenti indicato è comprensivo dei servizi di andata e ritorno ed è soggetto a variazioni nel fine settimana e in alcuni periodi dell’anno. 112
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IN VIALATTEA CON LE FRECCE
Per gli appassionati di sci e snowboard, in inverno la montagna è più accessibile con Trenitalia. Grazie all’accordo con il comprensiorio sciistico Vialattea, fino al 7 aprile i soci CartaFRECCIA che raggiungono Oulx con Frecciarossa o Torino con le Frecce e Oulx con il Regionale possono usufruire di uno sconto del 25% sullo skipass del comprensorio. Potranno così sciare nell’Alta Val di Susa, nelle località di Sestriere, Sauze d’Oulx, Sansicario, Cesana Torinese, Claviere e Pragelato. Per ottenere lo sconto basta esibire, nelle biglietterie del comprensorio, il biglietto delle Frecce con destinazione Oulx e data di viaggio antecedente al massimo tre giorni dalla data di acquisto dello skipass, oppure il biglietto delle Frecce con destinazione Torino e quello regionale per Oulx con data di viaggio nelle 24 ore successive all’arrivo a Torino. Andrà inoltre mostrata la propria CartaFRECCIA in formato cartaceo o digitale. Maggiori informazioni su trenitalia.com
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OFFERTE E SERVIZI
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ISCRIVERSI AL PROGRAMMA DEDICATO ALLE AZIENDE E AI POSSESSORI DI PARTITA IVA È FACILE E CONVENIENTE
Gli affari viaggiano ad Alta Velocità con il programma Trenitalia for Business dedicato alle aziende e ai possessori di Partita Iva. L’adesione è gratuita e per tutti i clienti: l’app B2B di Trenitalia, un call center gratuito attivo tutti i giorni dalle 7 alle 20 e l’offerta Carnet Aziende da 10, 30 e 50 viaggi che consente a chi si sposta tra due città di risparmiare fino al 40% sul prezzo Base. Inoltre, iscrivendosi online (scegliendo il pagamento con carta di credito) è possibile ricevere, in via promozionale, per gli acquisti effettuati nei primi 30 giorni, un ulteriore sconto del 10% sulla tariffa Corporate, rispetto all’offerta dedicata. Per chi sceglie la tariffa Corporate Top, c’è ancora più flessibilità negli spostamenti con il cambio di prenotazione illimitato e il rimborso totale del biglietto fino alla partenza. La tariffa offre anche l’accesso a FRECCIALounge e FRECCIAClub a chi possiede un biglietto valido per il livello Business (con associata la CartaFRECCIA personale) e il 10% in più di punti CartaFRECCIA.
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Tutti i vantaggi del programma nella pagina Trenitalia for Business sul sito trenitalia.com
18.02.2024
FIONDA Torino
25.10.2023
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A San Valentino Ferrovie dello Stato Italiane ti porta al MAXXI: visita il Museo e tutte le mostre in corso in 2 con 1 solo biglietto!
PROMOZIONI
BASE LIBERTÀ DI VIAGGIO E CAMBI ILLIMITATI Biglietto acquistabile fino alla partenza del treno e del FRECCIALink. Entro tale limite sono ammessi il rimborso, il cambio del biglietto e il cambio della prenotazione un numero illimitato di volte. Dopo la partenza, il cambio della prenotazione e del biglietto sono consentiti una sola volta fino a un’ora successiva.
ECONOMY CONVENIENZA E FLESSIBILITÀ Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del terzo giorno precedente al viaggio, per le Frecce e FRECCIALink, ed entro la mezzanotte del secondo giorno precedente al viaggio per i treni Intercity e Intercity Notte. Il cambio prenotazione, l’accesso ad altro treno e il rimborso non sono consentiti, livello Executive escluso. È possibile, fino alla partenza del treno, esclusivamente il cambio della data e dell’ora per lo stesso tipo di treno, livello o classe, effettuando il cambio rispetto al corrispondente biglietto Base e pagando la relativa differenza di prezzo. Il nuovo ticket segue le regole del biglietto Base.
SUPER ECONOMY MASSIMO RISPARMIO Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del sesto giorno precedente al viaggio, per le Frecce e FRECCIALink, gli Intercity e Intercity Notte. Il cambio, il rimborso e l’accesso ad altro treno non sono consentiti, livello Executive escluso.
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FRECCIA 2X1
FRECCIASENIOR
La promozione consente di viaggiare in due tutti i giorni con sconto fisso del 50% del prezzo Base su Frecciarossa e Frecciargento. L’offerta è valida in 1^ e 2^ classe e in tutti i livelli di servizio ad eccezione dell’Executive e del Salottino Business 1.
Riservata agli over 60 titolari di CartaFRECCIA, FrecciaSENIOR consente di viaggiare su Frecciarossa e Frecciargento a 29 € o 39 € a seconda della relazione di viaggio. L’offerta è valida per viaggiare nel livello di servizio Standard su Frecciarossa e in 2^ classe su Frecciargento 2.
FrecciaDAYS
FrecciaYOUNG
Viaggia il martedì, mercoledì e giovedì con sconti fino al 70% rispetto al prezzo del biglietto Base sui treni Frecciarossa e Frecciargento nei livelli di servizio Business, Premium, Standard, in 1^ e in 2^ classe 3 .
Riservata agli under 30, l’offerta FrecciaYOUNG consente di viaggiare su Frecciarossa e Frecciargento a 19€ e 29€ a seconda della relazione di viaggio. L’offerta è riservata ai soci CartaFRECCIA under 30 ed è valida per viaggiare in Standard e in 2^ classe 4 .
FrecciaFAMILY Con Trenitalia i bambini viaggiano gratis in Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca in 1^ e 2^ classe e nei livelli Business, Premium e Standard. La gratuità è prevista per i minori di 15 anni accompagnati da almeno un maggiorenne, in gruppi composti da 2 a 5 persone. I componenti del gruppo dai 15 anni in poi pagano il biglietto scontato del 50% sul prezzo Base 5.
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SPECIALE FRECCE Viaggia il venerdì, sabato, domenica e lunedì con sconti fino al 60% rispetto al prezzo del biglietto Base sui treni Frecciarossa e Frecciargento nei livelli di servizio Business, Premium, Standard, in 1^ e in 2^ classe 6 .
INSIEME Offerta dedicata ai gruppi da 3 a 5 persone per viaggiare con uno sconto fino al 60% sul prezzo Base di Frecce, Intercity e Intercity Notte. La promozione è valida in 1^ e 2^ classe e in tutti i livelli di servizio ad eccezione dell’Executive, del Salottino e delle vetture Excelsior 7.
NOTE LEGALI 1. Offerta a posti limitati e variabili in base al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio scelto ed è acquistabile entro le ore 24 del sesto giorno precedente la partenza e non si cumula con altre riduzioni a qualsiasi titolo spettanti. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentiti. 2. Offerta valida sui treni Frecciarossa e Frecciargento, in 2^ classe e nel livello di servizio Standard. Prevede l’acquisto a prezzi fissi di 29 € e 39 €, a seconda della relazione di viaggio. Tali prezzi non si applicano alle relazioni per le quali è previsto un prezzo Base inferiore ai 38 €. Acquistabile fino alle ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. L’offerta è a posti limitati che variano in base al treno e al giorno della settimana e non si cumula con altre riduzioni a qualsiasi titolo spettanti. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentiti. 3. L’offerta è a posti limitati che variano in base al giorno, al treno e alla classe o livello di servizio e non è cumulabile con altre riduzioni ad eccezione di quella prevista a favore dei ragazzi. Puoi acquistare l’offerta fino alle ore 24 del sesto giorno precedente la partenza del treno, presso tutti i canali di vendita. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentiti. 4. Offerta valida sui treni Frecciarossa e Frecciargento, in 2^ classe e nel livello di servizio Standard. Prevede l’acquisto a prezzi fissi di 19€ e 29€, a seconda della relazione di viaggio. Tali prezzi non si applicano alle relazioni per le quali è previsto un prezzo Base inferiore ai 38€. Acquistabile fino alle ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. L’offerta è a posti limitati che variano in base al treno e al giorno della settimana e non si cumula con altre riduzioni a qualsiasi titolo spettanti, compresa quella prevista per i ragazzi. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentiti. 5. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. L’offerta non è cumulabile ad altre riduzioni a qualsiasi titolo spettanti. 6. L’offerta è a posti limitati che variano in base al giorno, al treno e alla classe o livello di servizio e non è cumulabile con altre riduzioni ad eccezione di quella prevista a favore dei ragazzi. Puoi acquistare l’offerta fino alle ore 24 del quattordicesimo giorno precedente la partenza del treno, presso tutti i canali di vendita. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentiti. 7. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. La percentuale di sconto varia rispetto al prezzo Base dal 40% al 60% per le Frecce e dal 20% al 60% per gli Intercity e Intercity Notte. Lo sconto non è cumulabile con altre riduzioni fatta eccezione per quella prevista in favore dei ragazzi fino a 15 anni. La promozione è acquistabile entro le ore 24 del sesto giorno precedente la partenza per le Frecce e fino alle ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno per i treni Intercity e Intercity Notte. Il cambio e il rimborso non sono consentiti.
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FOOD ON BOARD
MOMENTI DI GUSTO AD ALTA VELOCITÀ Hai voglia di una pausa ad Alta Velocità diversa dal solito? Aggiungi al tuo viaggio un’esperienza di gusto! Il FRECCIABistrò ti aspetta al centro del Frecciarossa: lì troverai prodotti da forno, snack dolci e salati, piatti caldi e freddi, taglieri, panini, tramezzini, pizza, hamburger e soft drinks, birre artigianali, cocktail, vini e bollicine. Inoltre, puoi scegliere tra tanti menù pensati per ogni momento della giornata. Sono disponibili anche opzioni vegetariane e senza glutine o lattosio. Tra i menù:
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PORTALE FRECCE
PORTALEFRECCE.IT L’INTRATTENIMENTO GRATUITO AD ALTA VELOCITÀ
Grazie ai servizi e ai contenuti del portale FRECCE il viaggio a bordo dei treni Frecciarossa e Frecciargento e nelle sale FRECCIAClub e FRECCIALounge è più piacevole. Per accedere basta collegarsi alla rete WiFi, digitare www.portalefrecce.it o scaricare l’app Portale FRECCE da App Store e Google Play. Ulteriori dettagli, info e condizioni su trenitalia.com
Wakanda Forever
Gulliver’s Travels
Collateral Beauty
© 2022 Disney Enterprises, Inc. All rights reserved
© 2010 Twentieth Century Fox Film Corporation. All rights reserved
© 2022 Mvl Film Finance Llc. All rights reserved
© 2022 Regency Entertainment (USA), Inc. All rights reserved
Amsterdam
© 2016 Warner Bros. Entertainment. All rights reserved
I FILM DI FEBBRAIO
Strange World
TANTI CONTENUTI PER TE GIOCHI Azione, sport, logica e tanto altro a disposizione di grandi e dei bambini
EDICOLA DIGITALE Quotidiani e riviste nazionali e internazionali
SERIE E PROGRAMMI TV Una selezione di serie e programmi tv
BAMBINI Cartoni e programmi per i piccoli viaggiatori
PODCAST E AUDIOLIBRI Podcast e audiolibri di vario genere anche per bambini
EffettoVIOLATM Innovativa tecnologia audio che aiuta a ridurre lo stress e ritrovare il buonumore
NEWS Notizie Ansa sui principali fatti quotidiani aggiornate ogni ora
MUSICA Il meglio della musica contemporanea italiana e straniera
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LIBRI E GUIDE Circa 200 contenuti tra libri ed estratti di guide turistiche
PODCAST TURISTICI Arricchisci il tuo programma di viaggio con suggerimenti originali e inediti
GOAL COLLECTION Guarda i goal dell’ultimo turno di Coppa Italia Frecciarossa e/o di Seria A Tim
INTERNET WIFI
Connessione a Internet tramite WiFi di bordo
INFO DI VIAGGIO
Informazioni in tempo reale su puntualità, fermate, coincidenze
Connettiti alla rete WiFi e inquadra il QR code 119
CARTAFRECCIA RAGGIUNGE I DIECI MILIONI DI ISCRITTI E FESTEGGIA CON UN CONCORSO ESCLUSIVO Il programma CartaFRECCIA ha raggiunto i dieci milioni di iscritti. Per celebrare insieme questo traguardo, partecipa al concorso Ripartiamo da 10: in palio carte regalo e buoni sconto Trenitalia. Effettua il login sul sito ripartiamoda10.it con le credenziali CartaFRECCIA e clicca su “gioca”. Puoi giocare una volta sola. Alla fine del concorso, per tutti coloro che hanno partecipato, ci sarà l’estrazione di dieci premi finali. I vincitori potranno usufruire di un soggiorno di due notti e di un’esperienza esclusiva a scelta in una delle principali città italiane: Roma, Milano, Bologna, Firenze, Napoli, Torino e Venezia. Ogni vincitore potrà raggiungere la destinazione scelta grazie a due carte regalo Trenitalia dal valore di 150 euro l’una. Maggiori informazioni e regolamento completo su trenitalia.com e ripartiamoda10.it
Concorso a premi riservato ai titolari di CartaFRECCIA valido dal 1° al 29 febbraio. Estrazione finale entro il 30 aprile. Montepremi totale pari a € 44.000 (Iva inclusa)
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MOSTRE IN TRENO E PAGO MENO
IN CONVENZIONE ANCHE IL MONDO DI TIM BURTON Fino al 7 aprile alla Mole Antonelliana, Torino museocinema.it
VIVI LA CULTURA CON LE FRECCE. SCONTI E AGEVOLAZIONI NELLE PRINCIPALI SEDI MUSEALI E DI EVENTI IN ITALIA Fino al 23 giugno, nello storico Palazzo Dalla Rosa Prati, nel cuore di Parma, una mostra multimediale consente di immergersi nella vita, nelle opere e nei tormenti di uno degli artisti più affascinanti dell’800. I visitatori e le visitatrici di Van Gogh. Multimedia e la stanza segreta, curata dall’esperto di arti visive Vincenzo Sanfo, hanno la possibilità di ammirare le opere del pittore olandese in proiezioni video di grande formato, che consentono di scorgerne dettagli come la trama della tela e i segni di spatole e pennelli. Grazie alla realtà virtuale, nella sala degli oculus ci si inoltra completamente nella vita dell’artista, mentre una stanza segreta riunisce incisioni, acqueforti, acquerelli e dipinti a olio realizzati da amici e conoscenti di Vincent van Gogh, come Paul Cézanne, Émile Bernard, Henri de Toulouse-Lautrec e Fernand Cormon. Ingresso 2x1 o ingresso singolo ridotto riservato ai possessori di un biglietto Frecciarossa, Intercity o Intercity Notte per Parma con data di viaggio antecedente al massimo di tre giorni la data di ingresso alla mostra e per i titolari di abbonamento Intercity valido per la stessa destinazione. navigaresrl.com
GIUSEPPE DE NITTIS, PITTORE DELLA VITA MODERNA Tra oli e pastelli, sono circa 90 i dipinti di De Nittis esposti dal 24 febbraio al 30 giugno nelle sale di Palazzo Reale a Milano. Protagonista della pittura europea dell’800, l’artista italiano si considerava parigino d’adozione, amava l’arte giapponese e la vita delle metropoli come Londra. Ingresso 2x1 o biglietto singolo ridotto riservato ai soci CartaFRECCIA che raggiungono Milano con le Frecce in una data antecedente al massimo di tre giorni da quella in cui si intende visitare la mostra. Biglietto ridotto per i soci XGO che abbiano raggiunto Milano in Intercity o Intercity Notte nei tre giorni precedenti la visita o con treno Regionale il giorno stesso dell’ingresso alla mostra o che siano in possesso di un abbonamento Regionale valido per arrivare a Milano. L’ingresso ridotto è esteso anche ai titolari di un biglietto di corsa semplice (se validato nella stessa giornata della visita) o un abbonamento a tariffa sovraregionale Tper utile per raggiungere la città del Duomo. mostradenittis.it
Giuseppe De Nittis Pranzo a Posillipo (1879 circa) Galleria d’arte moderna, Milano © Comune di Milano - tutti i diritti riservati Galleria d’arte moderna, Milano
ARTEMISIA GENTILESCHI. CORAGGIO E PASSIONE Fino al 1° aprile a Palazzo Ducale, Genova arthemisia.it | palazzoducale.genova.it CALVINO CANTAFAVOLE Fino al 7 aprile a Palazzo Ducale, Genova palazzoducale.genova.it
© Stefano Renna
LA CITTÀ DEI BAMBINI E DEI RAGAZZI A GENOVA cittadeibambini.net ALPHONSE MUCHA. LA SEDUZIONE DELL’ART NOUVEAU Fino al 7 aprile al Museo degli innocenti, Firenze museodeglinnocenti.it HZERO A FIRENZE hzero.com ANDY WARHOL - UNIVERSO WARHOL Fino al 17 marzo al Museo storico della fanteria, Roma navigaresrl.com ESCHER Fino al 1° aprile a Palazzo Bonaparte, Roma mostrepalazzobonaparte.it HELMUT NEWTON. LEGACY Fino al 3 marzo al Museo dell’Ara Pacis, Roma arapacis.it
L’allestimento della mostra con il Ritratto del dottor Gachet (1890) di Vincent van Gogh
MUSEO CIVICO GAETANO FILANGIERI DI NAPOLI filangierimuseo.it
Maggiori informazioni su trenitalia.com 121
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Parigi
Bolzano
Bergamo Lione
Courmayeur
Chambéry
Brescia
Milano
Aosta
Bardonecchia
Ora Treviso Trento Vicenza
Pinzolo
Reggio Emilia AV
Mantova
Modena Bologna
Genova
La Spezia Pisa NO STOP
Udine Trieste
Venezia Padova
Verona
Torino
Val Gardena Val di Fassa-Val di Fiemme Cortina d’Ampezzo
Madonna di Campiglio
Ravenna Firenze
Rimini Assisi
Perugia
Falconara Marittima Ancona
Pescara Roma Fiumicino Aeroporto
Caserta
Napoli Pompei
Foggia
Napoli Afragola
Bari
Matera
Potenza
Salerno
Lecce Taranto
Sibari Paola Lamezia Terme
Reggio di Calabria
LEGENDA:
Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce. Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com Alcuni collegamenti qui rappresentati sono disponibili solo in alcuni periodi dell’anno e/o in alcuni giorni della settimana. Verifica le disponibilità della tratta di tuo interesse su trenitalia.com. Tratta Torino-Lione: il servizio è temporaneamente sospeso.
Cartina aggiornata al 29 gennaio 2024
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Velocità max 400 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 8 carrozze Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard Posti 457 | WiFi Fast | Presa elettrica e USB al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIAROSSA ETR 1000
FRECCIAROSSA ETR 500 Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze 4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 589 WiFi | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIAROSSA ETR 700 Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze 3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 497 WiFi Fast | Presa elettrica e USB al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIAROSSA ETR 600 Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze 3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 432 WiFi | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIARGENTO ETR 485 Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 489 WiFi | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIABIANCA ETR 460 Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 479 | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio 123
PRIMA DI SCENDERE FONDAZIONE FS
TESORI FERROVIARI LE STORICHE SALE D’ATTESA REALI E PRESIDENZIALI ALL’INTERNO DELLE PRINCIPALI STAZIONI ITALIANE RINASCONO GRAZIE AI PROGRAMMI CULTURALI AVVIATI DALLA FONDAZIONE FS ITALIANE di Gabriele Romani
È in libreria il volume pubblicato da Ecra per la storica collana Italia della nostra gente. Un viaggio alla scoperta del Paese con le foto di Luca Merisio e il testo di Antonio Polito. Un racconto fatto di paesaggi e persone, tra meraviglie nascoste, percorrendo linee ferroviarie secondarie o lungo le tratte di un tempo a bordo di treni storici recuperati e restaurati dalla Fondazione FS Italiane. Ecra, pp. 192 € 44
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© Archivio Fondazione FS Italiane
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e stazioni ferroviarie talvolta celano al loro interno delle vere meraviglie, come le sale d’attesa progettate in passato per le necessità della famiglia reale, dei presidenti della Repubblica italiana e per le alte cariche istituzionali. Da gennaio la Fondazione FS Italiane si occupa della gestione di 14 tra sale reali, presidenziali e di prima classe situate nelle più belle stazioni italiane. Luoghi in cui il tempo sembra essersi fermato, dove l’ingegno dei progettisti che hanno fatto la storia dell’architettura ferroviaria italiana stupisce ancora oggi i visitatori. Queste sale, in passato chiuse al pubblico o aperte solo in occasione di rari eventi speciali, acquistano ora nuova vita grazie a un programma ad hoc di attività culturali avviato dalla Fondazione FS. Un primo assaggio di questo nuovo approccio è stato offerto in occasione dei due allestimenti della mostra Una bella storia italiana, dedicata al decennale della Fondazione FS, che sono stati ospitati nella sala presidenziale della stazione Ostiense di Roma e nella sala d’attesa reale voluta da re Vittorio Emanuele III di Savoia a Milano Centrale nella prima metà del ‘900. La famiglia Savoia era solita viaggiare, per esigenze istituzionali e private, con una certa frequenza. Il famoso Treno reale era sempre pronto all’occorrenza anche nella stazione di Torino Porta Nuova, dove gli illustri passeggeri ingannavano l’attesa nella Sala Gonin: circa 75 m 2 arricchiti da grandi affreschi del pittore Francesco Gonin che rappresentano allegorie della terra, dell’acqua e del fuoco. L’eredità dei Savoia è fortemente presente anche a
Un affresco della sala Gonin di Torino con l’allegoria della terra, rappresentata da Cerere, dea della fertilità, su un carro trainato da leoni
Monza, a poca distanza dall’antica residenza estiva di Villa Reale. In stazione è presente una saletta, voluta da re Umberto I, caratterizzata dagli arredi originali dell’epoca e da un maestoso affresco realizzato da Mosè Bianchi, che occupa l’intero soffitto, raffigurante l’allegoria di un genio alato con lo stemma dei Savoia circondato da una serie di putti. Ma queste aree particolari, vere e proprie finestre sul passato, sono presenti in ogni angolo d’Italia, da Firenze a Livorno, da Montecatini a Pistoia, da Napoli a Reggio Calabria, passando per Messina, Palermo e Taormina. E presto un calendario di eventi culturali consentirà di scoprirle una a una. fondazionefs.it fondazionefsitaliane
PRIMA DI SCENDERE FUORI LUOGO
di Mario Tozzi mariotozziofficial
mariotozziofficial
OfficialTozzi
[Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]
© Museo delle Antichità Egizie di Torino
LA MAPPA PIÙ ANTICA
Il Papiro di Torino (o delle Miniere)
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e non avete la possibilità di recarvi al museo del Cairo non fatevene un cruccio, perché il secondo istituto di antichità egiziane più ricco del mondo si trova a Torino. Nel Museo egizio le mummie sono certamente la massima attrattiva, ma non trascurate i documenti del passato e uno in particolare: il Papiro di Torino (o delle Miniere), interpretato come una carta geografica. Nel 1820 l’esploratore Bernardino Drovetti ritrovò a Luxor (l’antica Tebe) un papiro molto rovinato, lungo circa tre metri e alto quasi mezzo. Quel documento è a tutt’oggi il più antico esempio di carta geografica a tema elaborata dall’uomo. E ha anticipato la funzione simbolica, e in
qualche modo magica, che avranno le successive mappe medievali: le colline in carta, per esempio, non rappresentavano realmente i rilievi circostanti, ma ne simboleggiavano la presenza. Circa nel 1150 a.C., anno a cui risale il reperto, sono state quindi poste le fondamenta della moderna cartografia, che consiste in rappresentazioni in scala, ridotte e simboliche, della superficie terrestre. Il papiro di Torino funziona come una carta geologica: è possibile utilizzarlo per localizzare siti e rocce sul terreno. Ed è antecedente di circa tremila anni alla prima mappa geologica conosciuta finora. 125
PRIMA DI SCENDERE te
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STAZIONE POESIA
di Davide Rondoni DavideRondoniAutore
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Daviderond
[Poeta e scrittore]
GUARDARE LA VERITÀ
© marcos/AdobeStock
Piegati in due, vecchi straccioni, sacco in spalla, le ginocchia ricurve, tossendo come megere, imprecavamo nel fango, finché volgemmo le spalle all’ossessivo bagliore delle esplosioni e al nostro lontano riposo ci volgevamo arrancando. Gli uomini quasi addormentati marciavano. Molti, persi gli stivali, procedevano claudicanti, solo di sangue calzati. Tutti finirono azzoppati; tutti accecati; ubriachi di stanchezza; persino erano sordi al sibilo che stanche granate facevano lontane indietro. Il gas! Il gas! Svelti ragazzi! – Come in estasi annasparono, e appena in tempo i goffi elmetti infilarono; ma uno ci fu che continuava a gridare, a inciampare dimenandosi come in mezzo a fiamme o calce... Confuso, attraverso l’oblò di vetro appannato e la densa luce verdastra, quasi in un mare verde annegare lo vidi. In tutti i sogni, davanti ai miei occhi smarriti, si butta verso di me, crolla, soffoca, annega giù. Se in qualche orribile sogno anche tu potessi metterti al passo dietro al furgone dove lo scaraventammo, e guardare potessi i bianchi occhi contorcersi sul volto, il volto cadente, come un demonio sazio di peccato; se solo potessi sentire il sangue, ad ogni balzo sul selciato, gorgogliare dai polmoni guasti e la bava, osceni come il cancro, amari come rigurgito di piaghe disgustose, incurabili su lingue che nessuna colpa macchiava – amico mio, non ripeteresti con tali compiaciuti fervori a fanciulli ansiosi di sentir racconti di gesta disperati la vecchia menzogna: Dulce et decorum est Pro patria mori. [Dulce et decorum est, Wilfred Owen (1917), traduzione di Davide Rondoni]
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a poesia è il contrario della retorica. Con questo testo Wilfred Owen, soldato e poeta inglese scomparso nel 1918 quasi al termine della Prima guerra mondiale, si scaglia contro la retorica che decantava la fine dei militari come una cosa dolce e dignitosa, perché in nome della patria. A questa convinzione il poeta oppone la visione terribile della morte di un compagno. Alle parole della retorica oppone lo sguardo della pietà infinita, la descri-
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zione senza sconti di quanto accade veramente. Owen e altri poeti del fronte – come da noi Giuseppe Ungaretti e Clemente Rebora – sono stati testimoni e in alcuni casi vittime della guerra. La videro e ne parlarono. Oggi noi, in mezzo a una Terza guerra mondiale, la vediamo a pezzi, tranne che in rarissimi casi la riceviamo confezionata per telegiornali e social, edulcorata per altre comprensibili necessità e comunque intrappolata in una
retorica che spesso ci allontana dal fissarne il volto vero. E allora che vengano ancora loro, i poeti, le voci scomode, a dirci: guarda. In questo richiamo c’è un primo segno di libertà. Chi non guarda non è libero, chi distoglie lo sguardo cerca un rifugio. Una scusa. Cerca parole retoriche. I poeti invece dicono: guarda. Vale per l’amore, per la luna e per l’orrore di cui siamo capaci. Perché la poesia ha come fuoco la verità.
PRIMA DI SCENDERE MINDFULNESS IN VIAGGIO
di Nerina Di Nunzio nerina.dinunzio
nerinadinunzio
© Syed Qaseem Raza/AdobeStock
[Esperta di comunicazione, istruttrice mindfulness e coach]
IL LAGO DELLA MENTE
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na volta il Buddha stava camminando con alcuni discepoli quando raggiunsero un lago. Si fermarono nei dintorni e si rivolse a uno di loro: «Sono assetato, potresti darmi un po’ d’acqua di questo lago?». Quando il discepolo ci provò si accorse che, proprio in quel momento, un carretto trainato da un bue stava attraversando il lago e l’acqua era diventata fangosa. Quindi ritornò dal maestro e gli disse: «L’acqua è molto torbida, non penso sia il caso di berla». Dopo circa mezz’ora, Buddha rinnovò la sua richiesta, il discepolo obbedì ma l’acqua era ancora imbevibile. Dopo un po’ di tempo, il discepolo tornò al lago e lo trovò pulito: il fango era sceso sul fondo e l’acqua era limpida. Così ne raccolse un po’ in un recipiente e la portò al Buddha, che gli disse: «Hai lasciato fare, il fango si è depositato e tu hai potuto prendere dell’acqua pura. Anche la tua mente è come questo lago. Quando è disturbata lasciala stare, dagli un po’ di tempo e si calmerà da sola». Con questa parabola Jon Kabat-Zinn, fondatore della Mindfulness, introduce una tecnica di visualizzazione che consiste nell’immaginare o ricordare un luogo o un oggetto che conosciamo per esplorarlo in silenzio con i cinque sensi. Bisogna vedere, sentire, assaporare, annusare tutto intorno a noi come se fossimo davvero presenti lì. Attraverso la visualizzazione, la nostra attenzione si deposita sul
presente e il logorio mentale si calma. Il lago – come nel racconto del Buddha – è una metafora della mente e della vita. La vita è l’insieme delle situazioni nelle quali ci troviamo, a volte facili, a volte difficili, a volte piacevoli, spiacevoli o neutre. Tutto è vita. Il fraintendimento è aspirare a una perfezione inesistente. Il lago è trasparente e a volte torbido, all’ombra o al sole, rispecchia gli alberi e le stelle o resta immobile sotto un cielo plumbeo senza vento. Seguendo la traccia proposta, si può andare verso un lago conosciuto o immaginario e sperimentare la calma donata dall’accettare il fatto che tutto muti e ogni problema o gioia siano impermanenti. Ogni volta che la mente sarà agitata potrete tornare al lago: a volte l’acqua è mossa, si sporca e perde la sua bellezza, ma alla fine riprende a essere calma.
Ascolta su Spotify la Meditazione del lago 127
PRIMA DI SCENDERE FOTO DEL MESE
di Sandra Gesualdi
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I bambini e le bambine sanno cosa fare quando giocano: si arrampicano, salgono, esplorano, scalano. Di solito lo fanno nei giardinetti pubblici, dove ci sono costruzioni in legno colorato che sembrano castelli, in cui i più piccoli possono destreggiarsi, scoprire e nascondersi in tutta sicurezza. Nei luoghi di conflitto, invece, un carro armato abbandonato e rugginoso può trasformarsi in uno di questi fabbricati magici dove la fantasia fanciulla reinterpreta la realtà, anche nei suoi aspetti più brutali. Steve McCurry, in questo scatto realizzato a Beirut nel 1982 – esposto nella mostra Icons, agli Arsenali repubblicani di Pisa, fino al 7 aprile – coglie esattamente questa capacità: l’immaginazione, l’ingenuità, la leggerezza e il candore fanciullo in grado di trasformare uno strumento di morte e distruzione in un luogo ludico. Gianni Rodari, in una sua celebre filastrocca, chiede dove si trovino le favole. E risponde che «ce n’è una in ogni cosa: nel legno del tavolino, nel bicchiere, nella rosa». A un bambino o una bambina basta guardare il cielo per scordarsi di essere appeso a un cannone e trovare anche lì la sua fiaba. Ma solo per un attimo. artikaeventi.com
Beirut, Libano, 1982 © Steve McCurry
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