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VITE IN ATTESA

Questa rivista parla di viaggi e accompagna chi viaggia. Ci auguriamo con piacere e nel massimo comfort. Viaggiare è un’attività connaturata all’uomo. All’inizio per vivere e poi (ma per molti, troppi ancora oggi) per trovare l’habitat migliore dove mettere eventuali radici. E, ancora, per scoprire, conoscere, conquistare, arricchirsi, nelle sue varie accezioni. La letteratura mondiale è piena di viaggiatori, reali o fantastici. Dall’Ulisse di Omero al Gulliver di Jonathan Swift al Candido di Voltaire, dal capitano Achab al nostro Dante Alighieri, che con la sua Divina Commedia supera persino i confini terreni. E c’è anche chi il mondo lo ha girato in lungo e in largo, come André Antoine Brugiroux, fino ad arrivare a scrivere La terre n’est qu'un seul pays . Ed è così, ma fino a un certo punto. Perché i confini esistono, non tutte le regioni sono allo stesso modo ospitali e viaggiare può diventare estremamente pericoloso. Ci sono viaggi della disperazione che finiscono in tragedia, come è accaduto lungo le coste della Calabria pochi giorni prima di andare in stampa con questo numero della Freccia Sans Frontières E ci sono viaggi che impongono lunghe soste in spazi di attesa, non luoghi e non tempo dove la vita confina con una sopravvivenza intrisa di ricordi e di speranze. Ce lo racconta l’artista ritratto in copertina, JR, con le sue opere: fotografie, video, installazioni, sculture, in mostra a Torino fino a luglio e realizzate in zone di crisi e in vasti campi profughi. Queste le sue parole: «I volti delle persone che ho incontrato hanno tutti in comune l’attesa. Potrebbero stare ovunque. Le immagini dei bambini che ho fotografato, oltre a Valeriia in Ucraina, sono di Thierry in Ruanda, Andiara in Colombia, Jamal in Mauritania, Mozhda in Grecia […] e costringono a porsi delle domande sulla loro sorte. Qual è il loro posto e quali sono i loro diritti?»

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