La Freccia - giugno 2023

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INTERVISTE

Natasha Stefanenko

Coma_Cose

Federica Gentile

TRAVEL

Acquapark tour

Festival d’Italia

Maremma

Capri e Salento

ARTE E PHOTO

Pistoletto

Mulas

LaChapelle

PINGUINI TATTICI NUCLEARI

VOGLIA D’ESTATE

PER CHI AMA VIAGGIARE
ANNO XV | NUMERO 6 | GIUGNO 2023 | www.fsitaliane.it | ISSN 2785-4175

COLTIVARE L’OTTIMISMO

Che arrivi davvero l’estate! Ne abbiamo bisogno. Bisogno di luce, di calore, di pienezza. In senso figurato e letterale. Maggio è stato funesto. Le inondazioni che hanno colpito la Romagna hanno seminato lutti e inferto una profonda ferita alla sua gente e a una terra meravigliosa, alla quale proprio il mese scorso avevamo dedicato un affettuoso affresco

firmato da Enrico Franceschini. Il Gruppo FS si è dato da fare, come tanti altri, a iniziare dalla Protezione civile e dai numerosi volontari, per aiutare le comunità e, nel nostro caso, soprattutto per ripristinare, più celermente possibile, infrastrutture e servizi di mobilità.

Ecco, la natura non ci è di per sé ostile, non è sempre «di voler matrigna», come la dipingeva Giacomo Leopardi, ma non è neppure madre premurosa che difende i propri figli e ne corregge gli errori e le dimenticanze. Si sia convinti o meno che gli eventi

EDITORIALE
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atmosferici estremi siano frutto del cambiamento climatico e, quindi, del trattamento a cui sottoponiamo da decenni la Terra, almeno su un fatto dovremmo essere tutti d’accordo. Disponiamo da tempo di conoscenze, e quindi di provvedimenti ma anche di strumenti, tali da ridurre –se non proprio evitare – le tragiche conseguenze di questi fenomeni. Ne parliamo sempre, all’indomani di analoghe dolorose sciagure. Poi, troppo spesso, ben poco accade. O, almeno, non quanto servirebbe. Sono mesi anche che discutiamo della guerra in Ucraina. E sono secoli e millenni che le guerre accompagnano la storia dell’umanità. La storia quindi – come recita una famosa massima – parrebbe insegnarci soltanto l’incapacità di insegnarci qualcosa. Eppure, un’evoluzione, in tanti ambiti della vita privata e della polis, c’è stata eccome. Quindi, pur consapevoli che bene e male convivranno per sempre dentro ognuno di noi, come l’altruismo e l’egoismo, il coraggio e la codardia, la lungimiranza e la miopia, vogliamo lo stesso essere ottimisti. Anche a prezzo di pec-

care di illusoria ingenuità. Ottimismo non generico, ma nutrito di volontà, cultura e impegno per cercare di essere, ognuno e tutti, migliori di ieri. Noi, intanto, anche questo mese abbiamo lavorato perché la rivista potesse accompagnare e arricchire il vostro viaggio, potesse incuriosirvi e farvi conoscere buone pratiche, belle persone e altrettanto belle e interessanti iniziative.

Abbiamo dedicato anche uno spazio al nostro concorso letterario, che ha stimolato la creatività di migliaia di lettori e ne ha premiati 25, lo scorso 21 maggio, al Salone del libro di Torino. Raccontare e ascoltare, viaggiare e stare insieme, uniti da sane passioni, sono i semi di quell’ottimismo. Coltiviamoli.

3 © sbw19/AdobeStock
4 94 106 24 SOMMARIO GIUGNO 2023 8 RAILWAY HEART 48 LIVE IN ITALY Da Milano a Sassari, i festival musicali più interessanti dell’estate. In cartellone star come Bob Dylan e i Red Hot Chili Peppers 98 GIOCHI DI STILE Torna a Firenze Pitti Uomo: il meglio della moda maschile con un occhio puntato sulla dimensione ludica 56 UN TUFFO NELL’ESTATE Dall’Aqua World di Cinecittà al Legoland Water Park di Gardaland riaprono i parchi acquatici più famosi d’Italia 22 GUSTA & DEGUSTA 14 ITALIA CHE FA IMPRESA 18 AGENDA 24 WHAT’S UP 30 UN TRENO DI LIBRI pag. 42 IN COPERTINA PINGUINI TATTICI NUCLEARI LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO 111 SCOPRI TRA LE PAGINE LE PROMOZIONI E LA FLOTTA DELLE FRECCE i vantaggi del programma Carta FRECCIA e le novità del Portale FRECCE 56 77 52 UNA VITA DA ROMANZO 60 LE SENTINELLE DEL MARE 64 IL MOLISE CHE CAMMINA 68 SORSI DI SICILIA 72 PITIGLIANO ALL’IMPROVVISO 76 SEGRETI DI CAPRI 82 IL BORGO DELL’UTOPIA 86 L’EREDITÀ DI FRANCESCO 90 IL SENSO DEL POSSIBILE 94 INFINITO PLURALE 102 UN OCCHIO SULL’ARTE 106 CENTO VOLTE DIVA 125 PRIMA DI SCENDERE

Tra le firme del mese

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i finalisti del concorso A/R Andata e racconto [pag. 37]

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MICHELE CASTELLI

Redattore della rivista online Tre Sequenze, nel 2021 ha vinto la prima edizione del Premio Nuovi Argomenti con il racconto L’Empuerio. Frequenta l’Accademia Molly Bloom

i brand presenti a Pitti Uomo a Firenze [pag. 99]

300

le immagini di Ugo Mulas in mostra a Venezia [pag. 103]

READ ALSO

GIULIANO COMPAGNO

Ha pubblicato 24 volumi tra saggistica, narrativa, aforismi e comica, oltre ad aver scritto quattro libretti di opera contemporanea per il maestro Vittorio Montalti. Vive a Roma, da dove in genere parte e ritorna

FSNews.it, la testata online del Gruppo FS Italiane, pubblica ogni giorno notizie, approfondimenti e interviste, accompagnati da podcast, video e immagini, per seguire l’attualità e raccontare al meglio il quotidiano. Con uno sguardo particolare ai temi della mobilità, della sostenibilità e dell’innovazione nel settore dei trasporti e del turismo quali linee guida nelle scelte strategiche di un grande Gruppo industriale

PER CHI AMA VIAGGIARE

MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI

DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE

ANNO XV - NUMERO 06 - GIUGNO 2023

REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/1997

CHIUSO IN REDAZIONE IL 25/05/2023

Foto e illustrazioni Archivio FS Italiane

AdobeStock Copertina © Adriana Tedeschi

Tutti i diritti riservati

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ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE LICENZA CREATIVE COMMONS BY-NC-ND 3.0 IT

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Responsabile Prodotti Editoriali

Caporedattrice

Coordinamento Editoriale

In redazione

Segreteria di redazione

Coordinamento creativo

Ricerca immagini e photo editing Hanno collaborato a questo numero

MATTEO FAVERO

Dopo gli studi in Scienze internazionali e diplomatiche, è stato consulente del ministero degli Affari Esteri per la cooperazione italiana allo sviluppo e del Formez. Ora si occupa di sostenibilità e anima le attività dell’Associazione nazionale per il clima Globe Italia

ERRATA CORRIGE

SUL NUMERO DI MAGGIO 2023

A pagina 26: il tour di Fiorella Mannoia e Danilo Rea è iniziato il 1° giugno, dalle Terme di Caracalla a Roma, e prosegue nei mesi di luglio e agosto

Marco Mancini

Davide Falcetelli

Michela Gentili

Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico, Francesca Ventre

Gaspare Baglio

Francesca Ventre

Giovanna Di Napoli

Claudio Romussi

Cesare Biasini Selvaggi, Osvaldo Bevilacqua, Francesco Bovio, Peppone Calabrese, Michele Castelli, Claudia Cichetti, Giuliano Compagno, Angela Alexandra D’Orso, Matteo Favero, Fondazione FS Italiane, Enzo Fortunato, Alessio Giobbi, Sandra Jacopucci, Silvia Lanzano, Valentina Lo Surdo, Irene Marrapodi, Michela Passarin, Carmen Pidalà, Enrico Procentese, Andrea Radic, Gabriele Romani, Davide Rondoni, Flavio Scheggi, Mario Tozzi

REALIZZAZIONE E STAMPA

Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE) Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com Coordinamento Tecnico Antonio Nappa

PROGETTO CREATIVO

Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello, Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli

PER LA PUBBLICITÀ SU QUESTA RIVISTA advertisinglafreccia@fsitaliane.it

VALENTINA LO SURDO

Conduttrice radiotelevisiva Rai, pianista classica con anima rock, presentatrice, speaker, attrice. Trainer di comunicazione, da 20 anni è reporter di viaggi all’ascolto del mondo. Le sue destinazioni preferite?

Ovunque ci sia da mettersi in cammino

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I numeri di questo numero
PER CHI AMA VIAGGIARE CHI AMA VIAGGIARE VIAGGIARE

ALLEGORIA DEL PRESENTE

Tinte pop anni ‘80, scenari surreali, modelle e modelli bellissimi a incarnare sentimenti stranianti e quel contrasto beffardo tra l’avere e l’essere, il seducente e il terribile. Sono le foto di David LaChapelle, fotografo americano scoperto da Andy Warhol, oggi artista iconico noto per aver valicato i confini dell’ottava arte con un uso spregiudicato dei colori, l’originale approccio compositivo e la spiccata audacia creativa impressa alla narrazione. A Trieste, la mostra David LaChapelle-Fulmini ripercorre, con più di 90 opere presenti, gli ultimi 50 anni di attività del maestro statunitense. I suoi scatti, a metà strada tra le pose della moda e la provocazione dei corpi nudi,

sono stati spesso definiti un’allegoria del tempo presente per le riflessioni sull’umanità che hanno stimolato. Superata la lettura estetica, infatti, al centro delle opere di LaChapelle si annidano le preoccupazioni per il destino dell’uomo, spesso rappresentato in balia degli eventi e inadeguato di fronte alla realtà. Il creato a volte è un paradiso mistico dove perdersi, altre è una natura matrigna che devasta, allaga, ingoia. In ogni caso, l’essere umano ancora non ha capito di rappresentare solo una parte di questo unico e fragile mondo, non il suo centro, e continua a devastarlo e inquinarlo. salonedeglincanti.comune.trieste.it

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FRECCIA COVER
di Sandra Gesualdi sandragesu David LaChapelle-Fulmini, fino al 15 agosto al Salone degli incanti di Trieste David LaChapelle Stripe Bobo Mad © David LaChapelle

PHOTO STORIES

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Studio  ad
Alta Velocità
PEOPLE
© Nancy M. Vernazza, Cinque Terre (La Spezia)
LUOGHI RAILWAY heART
© Francesco V. ciskie1977

LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME

a cura di Enrico Procentese enry_pro

Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente e priva di watermark. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica.

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Verso Firenze © Angelica M. angelica_marcatti IN VIAGGIO Luigi, capotreno Frecciarossa © Edoardo Cortesi eddiecortesi AT WORK

A TU PER TU

Claudia Scopelliti lavora come macchinista a Mercitalia Rail, riuscendo a conciliare la sua professione con gli studi in Ingegneria industriale.

Come sei entrata nel Gruppo FS?

Dopo la maturità scientifica nel 2020, ho cominciato l’università. Poi, nel pieno della preparazione accademica, ho deciso di presentare la domanda per diventare macchinista. Ho completato il percorso di formazione nel giugno 2021 e, a novembre, ho firmato il contratto come agente di condotta per i treni merci. Superati gli esami dell’ultimo step, ho iniziato a viaggiare facendo base nello scalo di Milano.

Da dove nasce la passione per questo settore?

L’interesse per la ferrovia lo devo a mio padre, che è ingegnere civile. Grazie a lui è cresciuta la mia curiosità verso il mondo delle infrastrutture, dei circuiti meccanici ed elettronici. Ho scelto di studiare Ingegneria industriale, con un curriculum su energia ed elettronica, perché sono materie utili per chi vuole approfondire la conoscenza del trasporto ferroviario delle merci. Sono molto attenta allo sviluppo industriale delle aziende, con un occhio particolare alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, uno dei principali obiettivi di Mercitalia.

Cosa ti piace del tuo lavoro?

Condurre un treno merci è un compito che comporta una grande responsabilità, specialmente quando si tratta di convogli con caratteristiche particolari. Mantenere alta l’attenzione su tutti gli aspetti meccanici, elettronici e infrastrutturali è una parte fondamentale del mestiere di macchinista. Inoltre, ho potuto fare nuove conoscenze e con i colleghi e le colleghe abbiamo creato un team di supporto reciproco che rende il lavoro piacevole, sia sul piano professionale sia relazionale e umano.

Come si svolgono i tuoi viaggi?

La flotta dei locomotori di Mercitalia Rail si sta espandendo con modelli di ultima generazione che rendono gli spostamenti molto piacevoli. Periodicamente seguiamo corsi di aggiornamento per conoscere le nuove macchine, molto più confortevoli grazie alla tecnologia elettronica. Anche la manutenzione è diventata più semplice: possiamo consultare le guide digitali e comunque, in caso di improvvisa necessità, c’è sempre qualcuno ad aiutarci da remoto.

Come concili il lavoro con i tuoi interessi?

Mi ritengo fortunata perché la mia professione mi consente di gestire il tempo libero e lo studio in modo flessibile, potendo contare sulla disponibilità da parte dell’impresa. Una delle passioni che mi hanno trasmesso i miei genitori è il bridge: ho partecipato a diverse competizioni, conquistando il titolo di campionessa e vicecampionessa nazionale per la mia categoria. E la logica sviluppata attraverso il gioco mi è stata utile anche nello studio per diventare macchinista.

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RAILWAY heART © Giulio De Blasi

LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE, VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI

I TRENI LI FA VIAGGIARE

Voce del volley femminile italiano, ma anche specialista nella gestione dei team e dirigente sportiva. Giulia Pisani racconta la sua esperienza di professionista eclettica e sempre in viaggio.

Un ritratto di te?

La capacità di fare squadra ha accompagnato ogni mia attività sin da bambina, a cominciare dall’intenso allenamento, sacrificio e dedizione che mi hanno portato a percorrere la carriera sportiva come atleta della Serie A1 di pallavolo. Senz’altro una tappa fondamentale che con il tempo mi ha aiutata a entrare nel mondo della formazione per far emergere le capacità delle persone e valorizzarle e poi in quello dell’informazione per raccontarle.

In che modo?

Vivere lo sport in prima persona è stato un osservatorio privilegiato e mi ha aperto la strada all’attività di team manager della Nazionale under 16, oltre che a quella di speaker motivazionale per le aziende. Quest’ultima avventura, cominciata da poco, mi ha consentito di portare la metafora sportiva nelle imprese, con l’intento di trasmettere i valori del team building. Come si svolge la tua attività nel campo della formazione?

Attraverso uno specifico format mi rivolgo a manager, dipendenti e amanti dello sport di qualsiasi età e livello, compresi i meno esperti, con l’obiettivo di far comprendere quali sono i passaggi utili a trasformare un gruppo in una squadra vincente. Per riuscirci ci si muove su modelli motivazionali e di leadership, imparando come parlare agli altri per stimolarli ad affrontare il cambiamento. Anche in questo caso aver avuto un ruolo centrale nello sport è stato fondamentale: ho potuto usare la mia esperienza diretta per aiutare gli altri.

Grazie alla pallavolo sei diventata anche un volto televisivo. Da quattro anni ho coronato il sogno di lavorare in Rai come telecronista e commentatrice sportiva. Posso interagire con atleti e professionisti e, allo stesso tempo, osservare la pallavolo di alto livello da un altro punto di vista, approfondendone gli aspetti più eterogenei da condividere con i telespettatori. Quest’attività mi porta spesso a viaggiare, partendo da Pisa o da Firenze, sui treni Regionali o sulle Frecce, per essere sempre presente laddove si disputa un match seguito dalla tv pubblica.

Prossima destinazione?

Questa estate avrò il piacere di organizzare e condurre in Val di Sole, in Trentino, la quinta edizione di un camp di volley femminile dedicato a ragazze dai 10 ai 18 anni. Parte del ricavato sarà devoluto a un’associazione no profit che si occupa di portare questo sport nei Paesi meno sviluppati, proponendosi di fornire pari accesso a tutti, per usarlo come veicolo di condivisione, unicità e uguaglianza. Una nuova occasione per muoversi in treno, in aggiunta ai circa 600-700 chilometri che di regola percorro ogni settimana.

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ASCOLTARE IL CORPO

UN PROGETTO DI RICERCA DELLA FONDAZIONE POLICLINICO GEMELLI, CON IL SUPPORTO DEL GRUPPO FS, AIUTA LE PAZIENTI ONCOLOGICHE AD AFFRONTARE MEGLIO

LO STRESS CON LE TECNICHE DI MINDFULNESS

Utilizzare le tecniche di mindfulness per aiutare le donne affette da tumore a gestire lo stress della malattia. È questo il focus del progetto di ricerca con cui il Gruppo FS ha annunciato il proprio supporto al Centro Komen Italia per i trattamenti integrati in oncologia attivo al Policlinico Gemelli di Roma.

Il team costituito da Stefano Magno, Daniela Chieffo, Annalisa Di Micco e Daniela Belella è al lavoro per cercare nuove modalità che possano migliorare lo stato di benessere psicofisico delle pazienti, insegnando a gestire positivamente la fatica, la paura e le varie fasi della malattia.

Il tema della qualità di vita, infatti, è diventato sempre più centrale nelle terapie oncologiche: grazie ai progressi nelle tecniche diagnostiche e nelle soluzioni terapeutiche, la sopravvivenza delle donne che affrontano un cancro al seno è sensibilmente migliorata. Senza contare che almeno il 30% di questi tumori si potrebbe evitare migliorando l’alimentazione e non trascurando l’attività fisica.

Le cosiddette terapie integrate combinano la valutazione degli stili di vita, il supporto psicologico e le discipline complementari scientificamente validate durante e al termine dei trattamenti oncologici, al fine di ridurre gli effetti collaterali dei farmaci, migliorarne l’efficacia e favorire un miglior recupero del benessere psicofisico. Secondo il dottor Magno, coordinatore del gruppo di ricerca del Poli-

clinico Gemelli, «rendere disponibili questi trattamenti integrati all’interno degli stessi centri di cura consente di razionalizzare l’offerta e adattarla alle specifiche esigenze di ogni persona, riducendo il rischio di pericolose fughe verso medicine alternative prive di fondamento scientifico».

Il protocollo Mindfulness-based Stress Reduction, su cui sta lavorando il gruppo di ricerca, prevede una serie di incontri di gruppo per circa due mesi. Durante le sedute vengono introdotte le pratiche di meditazione e sono in programma momenti di condivisione con le altre partecipanti.

L’obiettivo è aiutare le pazienti a sviluppare una particolare forma di consapevolezza sull’esperienza del cancro nei suoi diversi stadi – diagnosi, trattamento, percorso di terapia, recupero funzionale – imparando la differenza tra una risposta automatica agli eventi e una guidata dalla piena coscienza di quel che sta accadendo nel corpo e nella mente. L’efficacia della terapia basata sulla mindfulness deriva dal fatto che si focalizza sulla totalità della persona e non semplicemente sulla diagnosi oncologica.

Un approccio condiviso anche da Komen Italia: in occasione della tappa capitolina di Race for the Cure, dal 4 al 7 maggio, sono state infatti organizzate tante iniziative legate allo sport e al fitness, alla sana alimentazione, al benessere psicologico e soprattutto alla prevenzione, con esami diagnostici gratuiti. La tutela della salute e delle persone è

12 RAILWAY heART
di Michela Passarin

un valore imprescindibile per il Gruppo FS, che da tempo è a fianco dell’associazione e sostiene progetti di ricerca come quello del Policlinico Gemelli che incoraggiano l’informazione sui corretti stili di vita e divulgano la cultura della prevenzione. Dopo Roma e Bari, la manifestazione

prosegue il suo tour dopo l’estate anche a Brescia (15-17 settembre), Bologna (22-24 settembre) e Napoli (23-24 settembre), per concludersi a Matera dal 29 settembre al 1° ottobre. raceforthecure.it

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© StockPhotoPro/AdobeStock
Il gruppo di ricerca della Fondazione Policlinico Gemelli © Lorenzo Fortunati

COLTIVARE LA LEGALITÀ

14 L’ITALIA che fa IMPRESA

IN CALABRIA IL GRUPPO GOEL

RIUNISCE 15 COOPERATIVE E 32

AZIENDE, DALL’AGRICOLTURA AL TURISMO, CHE SI OPPONGONO ALLA ‘NDRANGHETA. PER DIMOSTRARE CHE INSIEME SI PUÒ VINCERE

VincenzoLinarello

Innescare percorsi di cambiamento e riscatto attraverso il lavoro, la promozione sociale e un’opposizione attiva alla ‘ndrangheta e alle massonerie. È questo l’obiettivo di Goel-Gruppo cooperativo, una comunità di persone, aziende e imprese sociali nata nel 2003 in Calabria. «Il nome ha radici bibliche e significa appunto “il riscattatore”, con riferimento alla funzione di liberazione che il gruppo intende rivestire nei confronti delle fasce sociali più emarginate», spiega il co-fondatore e presidente di Goel Vincenzo Linarello.

Come si conciliano i concetti di etica, comunità e lavoro giusto in una terra bella ma ricca di contraddizioni come la Calabria?

Noi non puntiamo a vincere ma a con-vincere, cioè a perseguire il consenso come strumento di cambiamento vero e duraturo. Ma vogliamo anche diffondere l’idea del vincere con, ovvero la convinzione che i percorsi etici di trasformazione debbano consentire a tutti di vincere insieme, producendo il minor numero possibile di sconfitti. Goel promuove un’etica efficace, che non è solo giusta ma accessibile e ricompensa chi la pratica. Attraverso le nostre attività cerchiamo di dimostrare che questa è l’unica via per il riscatto sociale e lo sviluppo economico della Calabria. Se dimostriamo che l’etica è efficace, infatti, allora proveremo che la ‘ndrangheta non è solo ingiusta ma fallimentare, anche per i suoi stessi affiliati. Quali sono le attività di Goel?

Il gruppo è composto da 13 cooperative sociali e due agricole, 32 aziende prevalentemente agricole, due associazioni e una fondazione. E offre lavoro a circa 350 lavoratori dipendenti oltre che a decine di professionisti e collaboratori esterni. Le attività spaziano in settori molto diversi, proprio per dimostrare che l’etica può essere efficace in vari campi. Con il marchio Goel Bio, per esempio, aggreghiamo aziende agricole biologiche che si oppongono alla ‘ndrangheta, molte delle quali hanno subito ripetute aggressioni. I nostri produttori si sono dati un rigoroso protocollo di controllo della filiera, per garantire il pieno rispetto dei diritti dei lavoratori. E non solo trovano sbocchi di mercato ma ricevono per ciò che vendono un prezzo più alto della media. Si dimostra così che combattere la 'ndrangheta conviene. Di quali altre attività vi occupate?

Operiamo nel settore sociale e sanitario, accogliendo bambini e adolescenti che provengono da percorsi di devianza, emarginazione e violenza e curando le persone con malattie mentali in apposite strutture residenziali terapeutiche.

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di Matteo Favero
© G oel Raccolta di agrumi da agricoltura biologica per Goel © Goel Bio

Abbiamo organizzato diverse attività di accoglienza di migranti che chiedevano asilo politico e minori stranieri non accompagnati, promuovendone l’integrazione nei piccoli comuni del territorio. Inoltre, attraverso il tour operator I viaggi del Goel, ci siamo specializzati in turismo responsabile, proponendo itinerari che favoriscono il legame e il coinvolgimento dei visitatori con le comunità locali calabresi.

Come funzionano le vostre proposte turistiche?

Nei pacchetti vengono inserite aziende che si oppongono alla ‘ndrangheta o strutture confiscate alla mafia come l’eco-ostello Locride, uno dei più sostenibili della regione. La struttura è nel centro di Locri, in provincia di Reggio Calabria, a 1.600 metri dal mare, offre 45 posti letto e un’immersione in un futuro green: illuminazione ecologica, energia elettrica fotovoltaica,

solare termico, cosmetici organici, detersivi eco o da filiere di riciclo, materiale informativo paperless, colazione biologica, controllo della qualità dell’aria. Oltre a una dotazione informatica all’avanguardia perfetta per i nomadi digitali, dalle postazioni per il pc alla smart tv e le lavagne touch. Infine, del gruppo fa parte anche Cangiari, il primo marchio etico nel segmento alto della moda italiana, nato per dare futuro ai preziosi tessuti della grande tradizione artigianale calabrese, che rischiava di scomparire. I filati utilizzati sono biologici, naturali ed ecologici e nella filiera produttiva vengono inserite donne disoccupate o svantaggiate.

Se pensa al futuro quale occasioni vede per Goel e per la sua terra?

Tutte queste attività dimostrano che l’etica è l’unica via possibile. La ‘ndrangheta, il clientelismo e la corruzione non offrono nessun futuro alla nostra

terra. Siamo stati più volte intimiditi e danneggiati ma non ci siamo arresi. Qualche anno fa abbiamo anche cominciato a rispondere agli attentati organizzando veri e propri eventi, le Feste della ripartenza. La ‘ndrangheta ci voleva gementi e piangenti e noi facevamo festa insieme alla comunità locale, supportati dall’opinione pubblica nazionale. Non solo abbiamo riparato tutti i danni subiti, ma siamo ripartiti più forti di prima. La mafia ha capito che ci stava rafforzando e dopo tre Feste della ripartenza si è arresa: è da sei anni che non riceviamo più danneggiamenti seri. Quando le persone si mettono insieme sono forti e libere e nessuno può fermarle. Molti si stanno aggregando a Goel, soprattutto donne e giovani, e presto ci lasceremo alle spalle un passato di violenza e sopraffazione.

goel.coop

16 L’ITALIA che fa IMPRESA
Filati biologici di Cangiari, brand di moda etica di Goel © Goel

save the date GIUGNO 2023

CARACALLA FESTIVAL 2023

ROMA FINO AL 10 AGOSTO

Il cartellone estivo dell’Opera di Roma diventa un vero festival, con 50 serate alle Terme di Caracalla pensate per intrattenere ogni tipologia di pubblico. Il programma è ricco e variegato e prevede spettacoli di lirica, danza e teatro, concerti di musica sinfonica, jazz, pop

e rassegne cinematografiche. Molti i grandi artisti coinvolti: il direttore d’orchestra e pianista sudcoreano MyungWhun Chung per la sinfonica, i registi Damiano Michieletto e Lorenzo Mariani per l’opera, Roberto Bolle e Jacopo Tissi per la danza e Moni Ovadia per il teatro. Il sassofonista Stefano Di Battista e i giovanissimi gemelli Giovanni e Matteo Cutello allietano gli amanti del jazz mentre tra i cantanti pop sono at-

tesi Antonello Venditti e Francesco De Gregori, Andrea Bocelli, i Negramaro e Massimo Ranieri. La rassegna amplia non solo l’offerta ma anche gli spazi: alla consueta arena da 4.500 posti, il Teatro grande a ridosso delle antiche terme, si aggiunge il Teatro del portico, nell’area del cosiddetto Tempio di Giove, adatto ad accogliere nuovi e differenti generi. operaroma.it

ART NOUVEAU WEEK

ITALIA 8>14 LUGLIO

Per la quinta volta si rinnova l’appuntamento di un’intera settimana dedicata al Liberty, stile floreale conosciuto anche come Art Nouveau, che tra la fine dell’800 e i primi del ‘900 influenzò tutte le arti figurative e applicate. L’edizione 2023 offre ancora una volta un programma interessante di mostre, performance, convegni e spettacoli. Oltre 500 edifici, normalmente chiusi al pubblico, sono aperti per l’occasione grazie a 300 percorsi di visite guidate al giorno. A Torino ingressi speciali nelle ville progettate da Pietro Fenoglio mentre a Savona apre Villa Zanelli, firmata dallo stesso architetto, restaurata dopo 20 anni di abbandono. Milano è rappresentata da Casa Ferrario. Salsomaggiore, in provincia di Parma, offre l’occasione per visitare la mostra Oro e Oriente. dedicata al pittore e ceramista

Galileo Chini, A Rimini, invece, i proprietari di Villa Lydia a Viserba accolgono i visitatori nella loro dimora Art Déco. italialiberty.it

18 AGENDA
a cura di Angela Alexandra D’Orso - Irene Marrapodi - Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it La stagione del Teatro dell’Opera di Roma alle Terme di Caracalla © Marco Pascucci Casa Ferrario, a Milano, nella foto di Marco Pascucci che ha vinto la terza edizione del premio Italian Liberty (2015) © Yasuko Kageyama-Opera di Roma 2016 Sconti Trenitalia

QUEEN EXPERIENCE. PETER HINCE

TORINO FINO AL 16 LUGLIO

Nel 1975, all’apice del successo, i Queen incontrarono Peter Hince, un giovane londinese che per un decennio li seguì come road manager. Oltre ad accompagnarli nelle tournée, vivendo a stretto contatto con i componenti della rivoluzionaria band, Hince instaurò un forte legame con il leader Freddie Mercury. Ebbe così l’opportunità di scattare fotografie straordinarie, veri e propri documenti della storia musicale internazionale. Oggi, a mezzo secolo dall’uscita del primo disco Queen, 60 immagini di quella strabiliante stagione sono esposte negli spazi dell’Archivio di Stato di Torino insieme a un centinaio di memorabilia, tra abiti, strumenti musicali, dischi e poster originali. archiviodistatotorino.beniculturali.it

I Queen sul set del video di I want to break free Limehouse Studios, Londra (1984)

ARIA PURA

VALLE AURINA (BOLZANO) FINO AL 30 GIUGNO

Lontano dal traffico e dalla confusione cittadina, nella valle del Parco naturale Vedrette di Ries-Aurina, per quattro settimane consecutive viene celebrata la salubrità dell’aria che caratterizza questa zona. Gli amanti della natura e del benessere possono prenotare escursioni guidate alla scoperta delle erbe medicinali con cui preparare un unguento bronchiale, o visitare il Centro climatico sotterraneo di Predoi, in cui liberare le vie respiratorie grazie al particolare microclima. Altre iniziative sono l’escursione silenziosa durante la quale praticare yoga, la visita alla cascata di Casere e la passeggiata al biotopo Wieser Werfer, un vero paradiso protetto da percorrere a piedi nudi. ahrntal.it

NICOLÒ MANUCCI, IL MARCO POLO DELL’INDIA

VENEZIA FINO AL 26 NOVEMBRE

La mostra racconta la vita di un veneziano alla corte dei Moghul, la più importante dinastia imperiale indiana. Di umili origini, curioso di esplorare il mondo, Manucci si imbarcò nel 1653 alla volta dell’Oriente, per un’avventura senza ritorno. A Palazzo Vendramin Grimani, grazie alla Fondazione dell’albero d’oro, vengono riuniti ed esposti per la prima volta i manoscritti che compongono le sue memorie, la Storia del Mogol e le loro successive trascrizioni. Qui sono descritte le svariate funzioni di Manucci a Delhi come artigliere dell’esercito imperiale, medico, commerciante di farmaci e intermediario culturale con portoghesi, inglesi e francesi. In mostra anche le miniature da lui commissionate, raccolte nel Libro rosso e nel Libro nero, e gli acquerelli realizzati dall’architetto Guido Fuga. fondazionealberodoro.org

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Ciao Venezia, illustrazione di Guido Fuga (Venezia 2020) Esercizi di respirazione in Valle Aurina © Peter Hince © Michael Pezzei

FESTIVAL TOSCANO DI MUSICA ANTICA-RISONANZE

PISA 29 GIUGNO>2 LUGLIO

Due concerti al giorno, uno pomeridiano e uno serale, ma anche visite guidate, degustazioni ed eventi. Sono queste le attività che compongono il programma della rassegna musicale nella città della torre pendente, di cui Trenitalia è Official Carrier. La manifestazione, con la direzione artistica di Carlo Ipata, riunisce alcuni tra i più importanti ensemble d’Italia e anima i luoghi simbolo di Pisa: il Palazzo della sapienza, il museo delle Navi antiche, il Camposanto, il chiostro del museo di San Matteo e quello di Palazzo blu. Il 28 giugno, durante l’anteprima del festival, l’orchestra universitaria esegue inoltre, in prima moderna, alcuni brani del Fondo musicale pisano Alamanno, recentemente scoperto. Un’occasione unica per entrare in contatto con un genere poco noto al grande pubblico ma ricco di fascino e storia. ausermusici.org

FESTIVAL DEL GIORNALISMO

SIENA 15>17 GIUGNO

Sette contrade della città del Palio – Chiocciola, Torre, Bruco, Giraffa, Lupa, Istrice e Nicchio – diventano per tre giorni teatro di discussioni sul tema della comunicazione. La seconda edizione del festival, organizzata dal Gruppo stampa autonomo Siena, aperta a professionisti e curiosi, anima il centro storico della città toscana con incontri e lezioni sul ruolo sociale del giornalismo contemporaneo. Sono molti i temi affrontati, dalla comunicazione politica all’informazione sportiva, dalla cybersecurity alla libertà d’espressione, passando per le celebrazioni in occasione del 60esimo anniversario della nascita dell’Ordine dei giornalisti. gruppostampa.siena.it

FESTIVAL DEI DUE MONDI

SPOLETO 23 GIUGNO>9 LUGLIO

Più di 60 spettacoli non convenzionali, con la partecipazione di oltre 500 artisti internazionali, sono in programma alla 66esima edizione del festival umbro. Tra i protagonisti le due grandi orchestre in residenza, l’una del Festival di Budapest, diretta da Iván Fischer, e l’altra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, con i direttori Jakub Hrůša e Antonio Pappano. Le performance teatrali vedono coinvolti talenti italiani come Luca Marinelli, che firma la sua prima regia con la trasposizione del racconto di Franz Kafka Una relazione per un’accademia, Silvio Orlando protagonista della commedia Ciarlatani, tratta da Los farsantes di Pablo Remón, e Alessandro Baricco che porta in scena Tucidide con Stefania Rocca e Valeria Solarino. festivaldispoleto.com

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AGENDA
La contrada del Bruco durante l’edizione 2022 del Festival del giornalismo di Siena Piazza Duomo, a Spoleto, durante una delle passate edizioni del festival © Andrea Veroni Federico Maria Sardelli e l’orchestra barocca Modo Antiquo, ospiti dell’edizione 2023 del festival © Aldo Banfi

POMPEI STREET FESTIVAL POMPEI (NAPOLI) 27 GIUGNO>2 LUGLIO

Antico e moderno si mescolano per sei giorni tra le strade della cittadina Patrimonio dell’umanità. Arte, musica, street art, cinema e fotografia sono le sezioni della terza edizione del festival ideato da Nello Petrucci, che punta l’attenzione su tematiche come la precarietà del lavoro, la legalità, la tutela dell’ambiente e la riqualificazione urbana. L’evento accosta la street art internazionale ad altre forme creative, promuovendo anche un concorso di docufilm e cortometraggi sul tema dell’archeologia. Tra i concerti in programma, spiccano quelli del rapper Frankie hi-nrg mc, dei Planet Funk e di Raiz, leader degli Almamegretta. pompeistreetfestival.it

TRAME. FESTIVAL DEI LIBRI SULLE MAFIE

LAMEZIA TERME (CATANZARO) 21>25 GIUGNO

Le mafie internazionali che oggi gestiscono molte attività illegali nel bacino del Mediterraneo si ispirano alle stesse logiche e dinamiche di potere appartenute a quelle italiane autrici di stragi negli anni ’90. Da questo assunto prende il via la 12esima edizione della manifestazione calabrese ormai punto di riferimento per il dibattito sulla criminalità organizzata. Una posizione chiara, che ha ispirato il titolo Mediterraneo. Crocevia di mafie, migrazioni, sogni, a cui gli ospiti – scrittori, giornalisti ed esponenti della società civile – danno voce attraverso libri e storie. Il festival è l’occasione per ascoltare i racconti di quanti si impegnano in prima persona nella lotta contro le mafie e approfondire il tema della strategia stragista mafiosa, esportata 30 anni fa dalla Sicilia al resto dell’Italia con l’obiettivo di colpire il patrimonio artistico nazionale. tramefestival.it

TAORMINA FILM FEST

TAORMINA (MESSINA) 23 GIUGNO>1° LUGLIO

Oltre 60 film proiettati in diverse location della città, anteprime mondiali e italiane e masterclass con artisti internazionali come l’attore Willem Dafoe o i registi Abel Ferrara e John Landis. La 69esima edizione del grande evento dedicato al cinema invade ogni angolo di Taormina, dal Palazzo dei congressi alla Casa del cinema, passando per il Teatro antico, in cui si terrà anche la serata di gala conclusiva. I protagonisti dell’ultimo film della saga Indiana Jones, a partire da Harrison Ford, sono attesi per la prima europea del 25 giugno, mentre il venerdì successivo sarà presente Johnny Depp, protagonista della pellicola francese Jeanne du Barry, in occasione della prima proiezione italiana. taorminafilmfestival.com

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Il murales di Caiozzama realizzato per l’edizione 2022 del festival Il direttore artistico del festival Giovanni Tizian con il presidente della fondazione Trame Nuccio Iovene La locandina del film Indiana Jones e il quadrante del destino

IL GENIO DI TERRY GIACOMELLO TROVA CASA E CUCINA SUL GARDA VERONESE

Terry Giacomello, geniale chef di origini friulane, guida la cucina del ristorante Nin (che nel suo dialetto significa bambino) all’interno del Belfiore Park Hotel a Brenzone, sulla sponda veronese del lago di Garda. Solo dieci tavoli per 25 fortunati ospiti. La cucina di Giacomello è una composizione dai mille volti fatta di ricerca, tecnica e artigianalità, una filosofia creativa che si spinge oltre i luoghi comuni, anche quelli più contemporanei, macinando conoscenza ed esperienza da ogni angolo del pianeta a partire dal vicino Monte Baldo, dove ha scoperto i germogli di rovo e l’asperula odorata. Tutto ciò regala al palato sapori e consistenze davvero golose.

I due menù degustazione sono viaggi bellissimi tra ricordi ed esperienze, passato e futuro, di cui i piatti sono testimoni sublimi. Da lontano viene il Loto volante: piccoli germogli di fior di loto marinati, mousse di salsa olandese, mole verde (una salsa messicana) e olio al Tagete. Oppure Animella a modo mio, laccata al vino portoghese Setubal, tucupi (succo estratto dalla radice della manioca selvatica), coriandolo vietnamita e polvere satay a base di arachidi. Dalla memoria ecco Ricordo di mio zio, soffice di patata e

A MONOPOLI DON FERRANTE, UN RELAIS NELL’ANTICA FORTEZZA SULLA SCOGLIERA

fondo di carne, oppure Omaggio al Friuli: cremoso di mais dolce con salsa di huitlacoche (un fungo che cresce nel mais) e formaggio morchia. Per chiudere Corteccia: nocciole, polline, tè verde e frutto della passione. Esperienza da vivere appieno. ristorantenin.it

Èstata la signora Rosella Giliberti ad avere l’intuizione di trasformare parte della fortezza e della cinta muraria che proteggevano Monopoli (Bari) dalle invasioni, in un affascinante boutique hotel di design ed eleganza con vista mozzafiato sul mare. Siamo nel cuore dello storico borgo marinaro dove, dopo tre anni di ristrutturazione, rispettando i canoni architettonici dell’epoca e con la supervisione delle Belle Arti, ha aperto il relais Don Ferrante in una dimora storica del 1500. Solo 17 camere che comprendono anche due esclusive guest house. Le stanze, tutte diverse, mantengono le volte originali in travertino e altri dettagli storici. Alcune hanno finestre che inquadrano il Castello Carlo V mentre la suite Don Ferrante possiede un lungo balcone con splendida vista sul mare. Il ristorante Locanda Don Ferrante è un’altra buona ragione per vivere questo luogo unico. A picco sull’acqua, offre una cucina che unisce le grandi materie prime del territorio a una contemporanea ed elegante rivisitazione. Tra coccole e un tuffo in piscina, tra ambienti charme e un servizio che cura ogni dettaglio, gli ospiti possono anche concedersi un tour del centro storico a bordo di un tipico calessino elettrico a disposizione dell’hotel. donferrante.it

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GUSTA & DEGUSTA
Lo chef Terry Giacomello Atmosfere del relais Don Ferrante a Monopoli © Stefano Borghesi

GIAPPONE E BRASILE SONO LE DUE ANIME DEI FINGER’S DI ROBERTO OKABE

La cucina è senza dubbio una delle espressioni della cultura di un Paese e Roberto Okabe unisce quella del Brasile, dove è nato, a quella del Giappone, dove ha vissuto come calciatore della nazionale nippo-brasiliana di calcio a cinque. Ma è in Italia che trova il suo pieno successo aprendo, dal 2004, i suoi ristoranti Finger’s a Milano, Roma e Porto Cervo, in provincia di Sassari. Sapori inediti ed eleganti, piatti che uniscono il rigore giapponese alla fantasia brasiliana e all’eccellenza della tradizione italiana in un caleidoscopio di raffinati abbinamenti che conquistano olfatto, gusto e vista. Millefoglie di tonno rosso con pomodorini confit, besciamella di formaggio e olio al tartufo bianco d’Alba, Zuppa di ravioli di gambero con pad thai e funghi e le ghiotte tartare come Branzino, butterfish, ricciola e gambero crudo su letto di riso sushi in salsa ponzu ne sono buonissimi esempi. I nigiri di Okabe sono anch’essi raffinati, con ventresca di tonno rosso fiammata oppure branzino, capasanta e maionese piccante fino a quelli con carne Wagyu giapponese. Un riservato giardino Zen a Milano, un portico nel cuore di Roma e una terrazza a Porto Cervo affacciata sull’esclusiva Promenade du Port sono luoghi ideali per vivere l’espe -

POGGIO AL VENTO: DA RADICI CONTADINE L’ELEGANZA DEL MORELLINO

rienza Finger’s a partire dai cocktail. La mixology è di alta qualità in tutti e tre i locali, così come la carta dei vini. fingersrestaurants.com

La storia comincia da due famiglie di agricoltori, quella toscana di Emanuela Cantini, quarta generazione, e quella veneta, emigrata in Maremma, di Mauro Troncon. I due si conoscono a Scansano grazie alle marmellate che preparava Emanuela. Si piacciono, si sposano e insieme ora producono Morellino di Scansano nell’azienda vitivinicola Poggio al vento. Tecnica agraria ed enologica e radici contadine sono i binari sui quali viaggia la qualità dei vini e della cantina che conta 15 ettari vitati. Uve provenienti da terreni coltivati direttamente, raccolte a mano, selezionate con cura e vinificate in modo da esaltare i caratteri dei vitigni e del territorio. Terreno, clima e altitudini, sono ideali per celebrare al meglio il carattere di Sangiovese, Vermentino, Alicante e Syrah.

Da godersi per eleganza e identità il Morellino di Scansano Sasserino che vinifica in acciaio con un passaggio in legno di quattro mesi e ulteriori due in bottiglia. Al naso è la frutta rossa matura a declinare i sentori cui si aggiungono spezie gentili. Al palato giunge intenso ed equilibrato con sinuosa lunghezza aromatica. La Runa è il Syrah rosato che dopo una soffice pigiatura vinifica in acciaio. Agrumi e piacevole panorama floreale caratterizzano i profumi di questo vino di grande freschezza ed equilibrio, sapido e minerale. Una gioia. maremmachedelizia.com

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La terrazza del Finger’s a Porto Cervo (Sassari) Sasserino, il Morellino di Scansano di Poggio al Vento

LA NARRAZIONE DEL CUORE

I COMA_COSE SONO IN TOUR PER TUTTA L’ESTATE E LANCIANO LA HIT AGOSTO MORSICA

Quest’anno Rock in Roma mette in campo una serie di live niente male. E tra i nomi più interessanti ci sono i Coma_Cose, che il 27 giugno si esibiscono all’Ippodromo delle Capannelle per poi proseguire con una tournée zeppa di date: da Ferrara (29 giugno) a Lignano Sabbiadoro (2 settembre), passando per città come Genova e Brescia (2 e 24 luglio), Gallipoli, Rimini e Matera (3, 5 e 25 agosto). Insomma, per tutta l’estate Fausto e California saranno on stage. Non vi fermate un attimo, quindi.

[F] Questo tour arriva dopo tante soddisfazioni ricevute dai concerti invernali che hanno consolidato un rapporto con il pubblico interrotto per un po’ di tempo a causa delle limitazioni legate alla pandemia. È una palestra per testare le novità, come l’allargamento della band. Il live è il momento di raccolta di un percorso, saltiamo dai brani dell’ultimo disco a quelli dell’inizio della nostra produzione. E creiamo un racconto anche con il linguaggio non verbale del corpo.

La vostra summer hit è Agosto morsica . Che estate raccontate?

[C] È una fotografia di quando si esce e si vive talmente tanto che si fa mattina in connessione con gli

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WHAT’S UP
di Gaspare Baglio gasparebaglio

altri. C’è sempre, però, un’allegra malinconia. Il pubblico nazional-popolare vi ha scoperto grazie a Sanremo. Come sono stati i vostri festival?

[C] Il primo in pieno Covid-19. Venendo da un pubblico di nicchia e alternativo, con Fiamme negli occhi ci siamo fatti conoscere. Il secondo ha rappresentato la voglia di andare avanti e raccontare la nostra storia, come abbiamo sempre fatto. Siamo contenti: le persone si ricordavano di noi e ci hanno supportati. La nostra narrazione è arrivata al cuore. Cosa rappresenta il viaggio per voi?

[F] Una componente fondamentale. Abbiamo preso tantissimi treni. E tutt’ora è così. È una parte integrante dell’esperienza del concerto: sul vagone cominci a immaginarti, scrivi. Il finestrino è un quadro in movimento dove pescare immagini e situazioni. Viviamo il viaggio sempre con entusiasmo. Quello che vi ha cambiato?

[F] Ricordo un concerto a Milazzo, in Sicilia. Fu il primo molto lontano da casa e vedere gente che cantava i nostri brani davanti a un mare bellissimo mi ha fatto rendere conto della potenza della musica. E di quello che stavamo costruendo e mettendo nel mondo.

[C] Sono appena tornata da Ibiza e sono ancora lì con la testa. Ho vissuto l’isola da local: è magica, con tanta natura florida e una comunità di persone che vivono in modo alternativo. In viaggio si cerca quello che manca prendendo ciò di cui abbiamo bisogno. Vedere persone che vivono in modo diverso da noi ci arricchisce.

Vi siete esibiti a Londra e a Parigi. Volete diventare internazionali?

[C] Suonare all’estero è stato pazzesco. In quelle due città abbiamo registrato il sold out. È stato interessante vedere quanta voglia di casa c’è negli italiani che vivono in un altro Paese. Ma anche notare che chi è del luogo si interessa a qualcosa di lontano. Il nostro obiettivo è l’espansione, cercare di arrivare il più lontano possibile.

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comacose.it comacose coma_cose
Foto: Attilio Cusani Styling: Giorgia Cantarini Grooming: Greta Ceccotti Look: Vivienne Westwood
WHAT’S UP 26

PRONTO A SALPARE

HA APPENA REGISTRATO UN PROGETTO DI INEDITI. E IL 30 GIUGNO RENZO RUBINO

TORNA A NAVIGARE LA PUGLIA CON IL SUO

FESTIVAL ITINERANTE

Che il mare della musica sia calmo o in tempesta c’è un marinaio sempre pronto a salpare. Renzo Rubino ci ha abituati a vederlo come un capitano della canzone d’autore italiana. È partito da una scialuppa e si è trovato tra le mani un veliero di brani: da Il postino (amami uomo), premio della critica al Festival di Sanremo 2013 (dove gareggiava come nuova proposta), alla hit Ora, terzo posto dell’anno successivo, tra i big.

L’estate porta un vento caldo di novità per il cantautore pugliese, che ha registrato un progetto di inediti e prepara la nuova edizione di Porto Rubino, il poetico festival musicale itinerante che si muove tra Brindisi, Giovinazzo e Monopoli (Bari), Tricase (Lecce), Campomarino di Maruggio (Taranto). E ospita star come Levante, Nada, Mahmood, Giovanni Caccamo e Raf, giusto per citarne alcuni.

Che ci dici del nuovo album?

Ho registrato un disco a febbraio e lo amo molto per quello che tratta, per come è stato realizzato e per le

persone con cui ho lavorato. Come mai è così importante?

Ci ho riversato dentro tutte le mie energie positive. Da questo momento in poi, quello che accadrà giorno per giorno sarà un percorso di avvicinamento al progetto di inediti.

Qual è l’obiettivo principale che ti sei posto?

Sto lavorando per riportare la musica al centro di me stesso. Sanremo è tra le tue priorità?

Tutti vogliono andarci ma è molto difficile. Se c’è un bel brano, adatto per la kermesse, si può fare. Vedremo…

Il 30 giugno riparte il tuo festival Porto Rubino. Quali sono le novità?

Due porti nuovi – Giovinazzo e Brindisi – e quindi due date in più, gratuite. Simbolicamente celebriamo l’apertura con la speranza, un giorno, di far diventare free l’intera kermesse. Il cast è un porto di mare: oltre a Chiara Galiazzo, che canterà e sarà la nostra inviata sui social, avere la stessa sera sul palco Madame e Alan Sorrenti o Piero Pelù e Niccolò Fabi crea nuovi stili e possibilità.

Qualche anticipazione?

Sorrenti sta vivendo una fase molto bella della sua vita e ci farà ballare. Francesca Michielin mi ha detto che vuole fare qualcosa con Emma. Ci sono connessioni che si creeranno con la kermesse, sorprese e ospiti non annunciati.

E anche un occhio alla sostenibilità.

Tra i partner abbiamo Sea Shepherd e Worldrise, due onlus legate all’ecosistema marino, alla salvaguardia delle coste e alla regolamentazione della pesca. Ci aiuteranno a creare alcune zone del concerto a impatto zero. Sono banditi plastica e manifesti. Durante il pomeriggio, poi, con i ragazzi delle associazioni imbastiremo talk sulle tematiche green. Fai tantissime cose. Come ti definiresti?

Un kamikaze delle idee, che vive attraverso l’entusiasmo per realizzarle.

porto-rubino.it renzorubinoofficial renzorubino

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di Gaspare Baglio gasparebaglio
WHAT’S UP 28
© Mauro Marani

LA VOCE DI UNA GENERAZIONE

STORICA SPEAKER DI RTL 102.5, FEDERICA

GENTILE DIRIGE UN’EMITTENTE DEDICATA AI

GIOVANI E FATTA DA LORO. E LANCIA

IL FESTIVAL RADIO ZETA FUTURE HITS

di Gaspare Baglio gasparebaglio

La sua voce l’avete sentita mille volte e vi avrà sicuramente fatto compagnia. Federica Gentile, dopo aver militato in Rai Radio2 per 25 anni, conducendo cult come Brave Ragazze e Le colonne d’Ercole, ha cambiato squadra ed è diventata una delle protagoniste più amate di Rtl 102.5. Qui ora conduce con Angelo Baiguini W l’Italia, dopo essersi cimentata con Radio Costanzo Show, Onorevole DJ e Chi c’è c’è, chi non c’è non parla

Non paga si è messa anche a dirigere Radio Zeta, l’emittente dedicata ai giovani e fatta dai giovani. Un successo che il 10 giugno si consolida al Centrale del Foro Italico di Roma con Radio Zeta Future Hits Live, il festival dedicato alla generazione Z. La kermesse capitolina condotta da Jody Cecchetto, Camilla Ghini e Paola Di Benedetto vedrà alternarsi on stage gli idoli dei ragazzi: da Achille Lauro a Lazza, da Elodie ad Annalisa fino a Sangiovanni, Tananai e Tommaso Paradiso.

Qual è la particolarità di Radio Zeta?

Ho sempre sostenuto che ragazze e ragazzi non ascoltano la radio solo perché spesso vengono veicolati contenuti lontani dai loro consumi culturali. Ma se sono loro a gestire in prima persona il mezzo, e ci trovano dentro i loro pari, poi si sintonizzano. D’altronde la radio è una scatola, dipende quello che ci si mette dentro. La chiave vincente è usare il loro linguaggio. Radio Zeta è diventata un punto di riferimento anche per i genitori che vogliono comprendere meglio i figli. Questo format non esisteva sul mercato italiano. Magari riusciamo a farlo diventare una best practice.

Chi sono gli artisti più interessanti del Future Hits Live?

Tutti. E non lo dico solo perché il cast è fatto da noi. Sono davvero tutti centrali: ci sono realtà splendide di cui sentiremo parlare a lungo.

Com’è questa generazione Z?

Molto ricca di contenuti, anche se ha pagato un prezzo altissimo per la pandemia. Non è una generazione ideologica, ma fa gruppo su temi importanti come l’ambiente, la sostenibilità, l’annullamento delle diversità. Quelli che ne fanno parte possiedono valori forti e una grande capacità di stare insieme e riconoscere obiettivi comuni. Ma vanno seguiti perché imparino

a dosare le informazioni da cui vengono bombardati. Il nostro ruolo è aiutarli ad avere una bussola, a distinguere il vero e l’attendibile, per non cadere in facili trappole.

Anche Sanremo sta guardando molto a questa generazione. Che ne pensi?

Amadeus venne da noi ammettendo che molti artisti saliti sul palco dell’Ariston li aveva scoperti su Radio Zeta. Noi facciamo scouting grazie al nostro editore Lorenzo Suraci, che è un genio, e al grande contributo dell’ufficio musicale capitanato da Lina Pintore. Fanno un lavoro pazzesco, con un fiuto e una dedizione meravigliosi.

Un consiglio ai ragazzi e alle ragazze che vogliono intraprendere questo mestiere?

Rimanere loro stessi, essere originali, naturali. E poi studiare, avere cultura e competenza, che sono fondamentali quando si ha la responsabilità di parlare alle persone.

radiozeta.it federica.gentile.338 federicagentileof

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Da sinistra Paola Di Benedetto, Jody Cecchetto e Camilla Ghini © Elena Di Vincenzo

UN TRENO DI LIBRI

LA PARTE DI MALVASIA

DONNA MISTERIOSA È AL CENTRO DEL ROMANZO DI GILDA POLICASTRO. UN NOIR CHE GIOCA CON LE METAMORFOSI, L’AMBIGUITÀ E I TRAVESTIMENTI

Bisognerebbe concedere una parte all’inesplicabile per apprezzare la condotta dell’uomo in un mondo in cui nessuna spiegazione è definitiva», scriveva Joseph Conrad nelle sue memorie. Questa considerazione potrebbe fare da esergo per La parte di Malvasia, romanzo di Gilda Policastro che ha le sembianze di un noir esploso, un garbuglio di voci e investigazioni attorno alla morte di una donna misteriosa come il suo nome: Malvasia.

La storia si svolge in un paese, immaginario o forse no, dell’Italia meridionale. Le atmosfere sono molto lontane dai cliché sul Mediterraneo, qui la gente non vuole stare alla luce del sole. Nell’antefatto Malvasia viene notata dagli altri personaggi perché fa una cosa inconsueta: toglie le tende di casa. Il libro comincia con il gesto di chi leva una copertura. Il motivo dello svelamento sarà poi ripreso e stravolto quasi a ogni pagina, nel tentativo di far emergere lo scandalo occultato in una vicenda che ha tutta l’aria di essere un delitto.

Forza di trazione del racconto è l’ossessione di chi narra per la doppiezza, l’ambiguità, le metamorfosi e i travestimenti. I mostri sono sensuali. Il lutto è un rebus. La morte è vita -

le, la gioia mortifera. Prendersi cura dell’altro è un po’ come metterlo a cuccia: lo si dice con un verbo dialettale, cuttuniare. La stessa Malvasia include possibilità diverse. Figura dionisiaca, al contempo votata al sangue e al sacrificio, si chiama come un vino. È vite, e vita, ed è ammazzata tipo un tralcio spezzato. È la vittima, ma è anche il male – prima sillaba del nome della protagonista – che ispira l’assassinio.

Policastro ama raccontare per allusioni verbali, La parte di Malvasia è pieno di colpi da scrittrice che diverte divertendosi. La parola «pompa» usata equivocamente in un capitolo ambientato dentro a un cimitero, il ponte «che a dispetto dei suicidi o proprio in ragione di quelli teneva vivo almeno il nome del paese», le «coperte color topo» e i topi «coi baffi e il colore e le dimensioni di una creatura ripugnante», i molari dei vecchi «come birilli nel bowling della carie e della malattia paradontale», i tigli in fiore che «hanno odore di sperma», mentre le telefonate piccanti son fatte di «chiacchiere fatue in quel birignao amantesco

ciù ciù e cià cià»: queste sono solo alcune delle chicche dispensate nel corso della narrazione.

Il mistero attorno alla protagonista viene risolto? Vietato svelarlo.

Nell’ultima pagina compare un disegno: chiusura elegante per un libro dove ogni cosa si confonde fra tragedia e gioco. L’oscurità che pervade il romanzo fa pensare a una grazia tetra. L’autrice ha scritto un’opera dark che riesce a essere luminosa, a custodire momenti di pietas e di letizia. Come? Perché? Non lo si può spiegare. Questa è appunto la parte dell’inesplicabile, che è anche quella di Malvasia.

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La
Invito alla lettura
nave di Teseo, pp. 208 € 17
UNA
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di Michele Castelli

BRANI TRATTI DA LA PARTE DI MALVASIA

Il topo

Fu il topo a svelarci, suo malgrado, qualcosa di lei, se non a permetterci di penetrarne il mistero. Sapevamo almeno il nome, o pressappoco: Malvasia, detta Silvia, o di nome Silvia, Silvia Malvasia? Comunque difficile da pronunciare, specialmente per noi. Di sicuro la vedevano così, dopo le settimane in cui si era affacciata così tante volte a quel balcone da farli pentire di essersi interessati a lei, in qualche modo. Chiamava a turno chiunque si trovasse a giro, in giardino o prossimo al garage. Con discrezione, senza agitarsi, eppure chiamava, con insistenza e regolarità. Uno squittio, poi la sparizione del pezzo di formaggio che qualcuno dei condomini le aveva consigliato di lasciare fuori il balcone, a mo’ di trappola. Anche lei imparò a dirlo così, fuori il balcone, e fuori il balcone prese a lasciare ogni sera quel pezzo di cacio puzzolente che le avrebbe confermato i sospetti dell’a dir poco e proverbialmente indesiderata presenza. E sì, perché non era nemmeno un topolino di campagna, ma una vera zoccola fognaria, coi baffi e il colore e le dimensioni di una creatura ripugnante in cui non ci si sarebbe augurati di imbattersi in cortile o ai cassonetti, figuriamoci dividere le provviste in casa. E che si sarebbe mai potuto o dovuto fare? […] Eccola che afferra il manico della scopa, ma nemmeno sa come colpire. L’hanno trovata così, in veranda, gli uomini che per primi l’hanno soccorsa e che poi l’hanno raccontato in giro per giorni, di quanto fosse atterrita e sola, la Malvasia.

Le indagini

Tutto quello che ne segue è accertato, si trova nei verbali, si può ricostruire al dettaglio. È dell’arrivo che non si sa niente, così della provenienza, e del motivo per cui si era trasferita. Invece da quel mattino in poi, da quando Malvasia fu trovata nel suo appartamento senza vita, priva di abiti e con la casa a soqquadro, i passaggi sono chiari, o meglio: così sembrarono al maresciallo Arena. La vittima veniva visitata in orario mattutino dalla cosiddetta signorina, al secolo Celeste Anastasìa. I vicini riferiscono di colpi alle pareti, rumore di mobili spostati e infine di un urlo protratto, straziato. È a quel punto che chiamano il maresciallo, che accorre senza poi trovare più traccia né della signorina succitata né dei di lei cani, che a quanto pare l’avevano aspettata di sotto senza muoversi affatto, fino alla fuga. Nessuno l’aveva fermata? Nessuno l’aveva vista correre via? Come sapevano dei cani? E chi aveva prestato i primi soccorsi a Silvia detta Malvasia (o piuttosto l’inverso)?

In casa il computer della vittima, che la signorina (se di lei si era trattato, se era a lei che andava ricondotto il misterioso omicidio della straniera) incomprensibilmente non aveva rubato, svelò subito una rosa di contatti. Ci volle poi molto studio e grande pazienza, perché Malvasia non era granché ordinata e i file delle sue annotazioni si trovavano disseminati in più cartelle, talvolta radunati per temi analoghi, talvolta assemblati alla bell’e meglio sotto sigle indecifrabili o sovrapponibili. Si trattava per lo più di annotazioni di costume, come se raccogliesse dei materiali per un libro sulla vita di paese (era per questo che si era trasferita lì, per documentarsi?) o di un abbozzo di memoria sulla propria vita. I genitori morti, poco altro. Fu infine la posta elettroni-

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© maew/AdobeStock

Un assaggio di lettura

ca a svelare ad Arena i primi elementi utili alle indagini. Ad Arena ma soprattutto al suo aiutante Gippo, l’informatico appena arrivato dalla provincia di Napoli, assunto per poco e a tempo determinato.

[…]

Il cimitero

È la prima volta che lo vede dall’interno, ci è sempre passato di straforo, per sopralluoghi. Un posto silenzioso, soleggiato: lo diresti ideale per una casa di cura, invece è lì che è finita, tra gli altri, Malvasia, tra le lastre smosse e le cappelle coi cognomi sul frontone. Chi sono quelle donne che la circondano, chi sono gli altri. Malvasia non era figlia di nessun padre e la madre pur essendo proverbialmente certa, nessuno ne voleva parlare. Non sa quel che si fa di preciso in quel posto, prova a dare una spazzata col rastrello che trova appoggiato a un bidone del vialetto comune, toglie due ragnatele dalla porta, le foglie secche dal pavimento, sposta il cuscino da una sedia all’altra, a coprire qualche sbeccatura. Cosa si fa, in quei posti dove nessuno viene mai. Forse qualcuno dei suoi amanti, ma nemmeno: non ci

sono fiori nei vasi, come ha visto altrove, sotto le immagini di altri defunti, che lì hai voglia a trovarne. Si ripromette di portarne un mazzo lui, la prossima volta. Ma di più vorrebbe andarsene, è quel desiderio solito, di non essere lì dove stai, cercare scampo dove la sorpresa massima che ti riserva la giornata possa non essere una donna morta. Forse suicida, più probabilmente assassinata. Non potersela più immaginare viva se non dai racconti degli altri e alla fine il più interessante è quello che manca, come nella serie tivù di quand’era piccolo. Passiamo le nostre giornate a inseguire un fantasma. […]

L’amante

Malvasia aveva un amante. Un amante giovane. Un figlio di famiglia, mantenuto dai genitori. Malvasia aveva un amante facoltoso, un anziano avvocato, che la manteneva. Si moltiplicavano le storie, maldicenze. In un paese questo si fa: è la vita obbligata della materia, rigenerarsi attraverso le storie. Non ce n’è una che sia diversa, effettivamente, a sentirla, non cambia la latitudine il dettato.

ACCADEMIA MOLLY BLOOM

La nostra rubrica Un treno di libri è a cura di Molly Bloom, l’accademia fondata a Roma da Leonardo Colombati ed Emanuele Trevi, che riunisce alcuni dei migliori scrittori, registi, sceneggiatori, musicisti e giornalisti del Paese. Con un unico fine: insegnare la scrittura creativa per applicarla ai campi della letteratura, della musica, dello spettacolo, dei media e del business.  mollybloom.it

UN TRENO DI LIBRI 32
© stefanholm/AdobeStock

Lo scaffale della Freccia a cura di Gaspare Baglio e Sandra Gesualdi

LA PACE SU EKEROTH. I DUE ALFIERI

Marco Ruffo

Casta editore, pp. 384 € 16

Dopo I pirati di Maail, e Le pietre del drago, esce il terzo capitolo della saga La pace su Ekeroth. Una trilogia piena di avventure e misteri, come una misteriosa pietra verde che emerge dalle tenebre mettendo in moto una serie di eventi di cui il giovane minatore Lukas sarà suo malgrado protagonista. La guerra è ormai inevitabile: i corsari, i draghi e gli eserciti di due regni nemici sono tutti riuniti intorno all’isola di Ekeroth, pronti a combattere per quello in cui credono. I sinen ribelli combatteranno per la libertà, i draghi per difendere la pace del loro popolo e i pirati per impedire al generale Toras Malvagor e alla sua cerchia di accoliti di opprimere le terre dell’arcipelago di Sinset. Tornerà la pace su Ekeroth?

CINEMA SPECULATION

Quentin Tarantino

La nave di Teseo, pp. 464 € 20 Storia di un bambino innamorato del cinema che passa le serate con i genitori nelle sale più all’avanguardia di Los Angeles. Diventa uno spettatore vorace e cresce affascinato da una nuova generazione di cineasti che, negli anni ‘70, riesce a spazzare via la vecchia Hollywood a suon di pellicole rivoluzionarie. Proprio quelle che ispireranno il suo immaginario portandolo a sedersi dietro la macchina da presa. Tarantino racconta come è nato l’amore (corrisposto) per il grande schermo.

LEZIONI DI CHIMICA

Bonnie Garmus

Rizzoli, pp. 464 € 19

«Con Elizabeth Zott ho voluto creare un personaggio che diventasse il portavoce di chiunque si sia mai sentito osteggiato, diffamato o sottovalutato». Con queste parole, rilasciate alla rivista statunitense Entertainment Weekly, l’autrice ha descritto il suo ultimo lavoro letterario. Un’opera che racconta la storia di una donna irresistibile che cade, si rialza e costruisce un nuovo percorso. Un libro divertente e commovente sull’importanza di non fermarsi mai, nonostante tutto.

ORA TOCCA A ME

Dario Fani

Giunti, pp. 320 € 14 Sono la pedina o il giocatore? È la domanda che il giovane protagonista di questo romanzo avvincente, tratto da una storia vera, si pone prima di dare una svolta alla sua vita. Dado è un adolescente con un talento naturale per gli scacchi che, dopo un’adolescenza nella Roma benestante, si ritrova a vivere col padre a Ostia, in un quartiere non facile. Qui diventa campione regionale di scacchi ma viene anche reclutato da una gang violenta. Dovrà quindi scegliere cosa vuole diventare: un fuoriclasse o un delinquente.

IL GRANDE LIBRO DI FLASH

AA. VV.

Panini, pp. 400 € 25

In occasione dell’uscita del cinecomic The Flash, interpretato da Ezra Miller, questo volume ripercorre le gesta di Jay Garrick, Barry Allen e Wally West. Tre personaggi che rappresentano generazioni diverse del velocista scarlatto targato DC Comics. Oltre alle storie fondamentali, il libro contiene tante chicche sfiziose, ma anche articoli di giornale e approfondimenti dedicati a uno tra i supereroi più amati di sempre.

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Invito alla lettura ragazzi

CHARLOTTE COME ABITARE IL MONDO

NELL’ALBO ILLUSTRATO DI ÁNGELA LEÓN LA VITA

E I PROGETTI DI CHARLOTTE PERRIAND, ARCHITETTA

E DESIGNER PARIGINA PROTAGONISTA DELLA

CULTURA E DELL’ARTE DEL ‘900

Nel 1903 Parigi è una città modernissima e piena di vita. Le persone si spostano in metropolitana e frequentano caffè in cui si chiacchiera e si gustano dolci. Attratti dall’atmosfera vivace e spensierata, nella capitale francese arrivano molti artisti in cerca di idee e ispirazioni. Qui, in quell’anno, nasce l’architetta e designer Charlotte Perriand. La sua vita, intrecciata agli avvenimenti che hanno segnato la storia del ‘900, è al centro di questo libro illustrato. In un tempo in cui alle donne è consentito quasi esclusivamente il lavoro domestico, Charlotte osserva il mondo che la circonda, disegna ed elabora arredi capaci di assecondare le forme del corpo e immagina spazi in cui il bello e l’utile corrispondano e siano accessibili a tutti e tutte.

Le Corbusier. Insieme a lui disegna oggetti che diventeranno icone del design ed edifici residenziali che rivoluzioneranno il senso dell’abitare in città.

Progetta case prefabbricate per le vacanze – perché tutti hanno il diritto di godere della natura e del tempo libero – e viaggia tra i continenti, anche a causa della guerra, lasciandosi ispirare dalle culture con cui entra in contatto. A segnare la sua storia è l’incontro con l’urbanista e architetto Topipittori, pp. 64 € 18 (da 7 anni)

Ma il suo luogo del cuore è la montagna, dove fin da bambina si rifugia per riposare: così cerca di inventare soluzioni per viverla rispettandone il paesaggio. Quando le viene chiesto di progettare la stazione sciistica di Les Arcs in Savoia, sulle Alpi francesi, propone costruzioni che si adattano al dislivello e terrazze in grado di sfruttare al massimo il sole e la luce dell’alta quota. Con tavole piene di sfumature e tratti di colore volutamente indefiniti, l’autrice racconta la vita dell’architetta, piena di avvenimenti, progetti, scoperte e persone, come se fosse una specie di avventura. Charlotte diventa un’eroina in grado di gestire l’imprevisto e trarre il meglio dalle situazioni di difficoltà. A guidarla nella sua missione è la convinzione che il bello appartenga a tutti. Da qui il sogno di case con meno muri e più finestre, dove il dentro e il fuori sono in continuità e la natura è il più prezioso elemento d’arredo.

34 UN TRENO DI LIBRI
Alcune illustrazioni di Ángela León tratte da Charlotte. Come abitare il mondo

SE INCONTRI UN ORSO  Malin Kivelä Martin Glaz Serup

Linda Bondestam

Iperborea, pp. 36 € 17,50 (da 3 anni)  Una raccolta di istruzioni pratiche su come comportarsi se si incontra un orso durante una passeggiata nel bosco. Darsela a gambe, la prima reazione che verrebbe in mente a tutti, è da escludere. Le soluzioni offerte per salvarsi la pelle sono tante ed esilaranti. Ma, al di là dell’effetto comico e divertente, questo libro illustrato affronta un tema serio e di attualità: cosa succede quando si esce dal proprio spazio per entrare nella casa degli animali?

Lo scaffale ragazzi a cura di

ANDATA E RITORNO SULLA LUNA

Jean-Luc Englebert

Babalibri, pp. 38 € 12 (da 4 anni)  Avete presente il silenzio preoccupante che segue dopo un “no” da parte di un adulto alla richiesta insistente di un bambino? La dinamica è descritta bene in questo libro. Nour, il protagonista, confessa di voler andare sulla Luna. Il papà gli risponde distrattamente che non si può perché è lontana. La mamma aggiunge che non ci sono razzi in casa. Ma la fantasia di Nour si accende così tanto da consentirgli non solo di arrivare fin lassù ma anche di fare il viaggio di ritorno.

YERBI IL GUARDIANO DEL FIUME

Kaho Nashiki, illustrazioni Sakae Ozawa Feltrinelli, pp. 160 € 13 (da 7 anni)  Nell’immaginario giapponese ricorre spesso l’elemento magico nascosto nel sottosuolo e popolato da un altro mondo, magari sotto il pavimento di una casa in un giardino incantato. In un parco altrettanto fatato, vive nascosto nelle acque di un fiume un popolo di creature alte non più di dieci centimetri, ricoperte di pelo bianco, che non somigliano a nessun animale conosciuto. Yerbi è uno di loro e guida il lettore alla scoperta dei segreti del suo mondo.

Luca Tortolini, illustrazioni Lida Ziruffo

Edizioni Clichy, pp. 32 € 19,50 (da 5 anni)

Questa è la storia di un albero grande e antico, nato vicino a un fiume da un seme atterrato lì con il vento. Passano gli anni e il paesaggio si trasforma: arrivano persone, si costruiscono case, negozi, città. L’albero convive con chi gli sta intorno e offre la folta chioma a quanti cercano ombra. Un giorno, però, la sua vita è messa in pericolo: al suo posto qualcuno vorrebbe una fontana o una panchina. Alcuni cittadini però si oppongono e protestano per salvare l’antico albero. A.A.D.

Mondadori, pp. 144 € 17 (da 10 anni)  Una stella di youtube, che ha accumulato milioni di view grazie ai gameplay di videogiochi famosi, scrive questa graphic novel che è, al contempo, un’avventura interattiva. Dopo aver ricevuto una misteriosa cartolina da Mal, Ahiaaa è costretto a partire per la Russia: l’obiettivo è organizzare un colpo apparentemente impossibile in una delle banche più importanti di Mosca. Per farcela avrà bisogno di una squadra formata dai migliori gangster sulla piazza. G.B.

Panini, pp. 320 € 25 (da 12 anni)

Il libro racconta le avventure che hanno ispirato il film Spider-Man: Across the Spider-Verse, nei cinema dal primo giugno. Sedici storie con protagonisti Miles Morales (l’Uomo ragno dell’universo Ultimate), il classico Peter Parker, Spider-Gwen, Miguel O’Hara (il futuristico Arrampicamuri del 2099) e tanti altri ragnetti che si uniscono contro super criminali provenienti da ogni angolo del Multiverso. C’è anche una vicenda inedita dello spettacolare Spider-Ham. Un volume per i fan del Tessiragnatele. G.B.

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L’ALBERO E LA CITTÀ IL COLPO FINALE  Teknoyd NOI SIAMO GLI SPIDER-MEN AA.VV. Claudia Cichetti
36 © Jannissimo/AdobeStock

TEMPO DI PAROLE

IL SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO E IL GRUPPO FS

HANNO PREMIATO I VINCITORI DEL CONCORSO LETTERARIO PER RACCONTI DI VIAGGIO A/R ANDATA E RACCONTO

di Sandra Gesualdi e Irene Marrapodi

Hanno viaggiato con la mente e con il cuore, attraversando terre straniere, percorrendo i sentieri dell’immaginazione o della memoria, muovendosi lungo i luoghi dell’anima. In solitudine, in itinere, per conoscere meglio se stessi o incontrare nuovi compagni di viaggio. Ma soprattutto per mettersi in gioco da veri scrittori e scrittrici. Sono Daniela Tallini, Francesca Dentis, Rebecca Buselli e Dario Manti, le vincitrici e il vincitore della prima edizione del concorso A/R Andata e racconto. Appunti di viaggio, ideato dal Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane e dal Salone internazionale del libro di Torino.

Oltre duemila esordienti si sono cimentati nell’arte della scrittura inviando il loro dattiloscritto. Tra loro una commissione di grandi lettori ha selezionato i 25 finalisti che, lo scorso

21 maggio, si sono ritrovati al Salone del libro per partecipare all’evento di premiazione e conoscere i nomi dei vincitori.

Una cerimonia condotta da Marco Mancini, direttore della Freccia, e da Paola Galletto, responsabile dell’Ufficio stampa progetti del Salone, che è stata piena di emozioni, con qualche lacrima e parola rotta in gola, confermando che a volte, un racconto nel cassetto può diventare parte di un libro “in carta e ossa”.

I quattro racconti vincitori sono stati scelti da una giuria composta da Marco Mancini e da otto scrittrici e scrittori italiani molto noti ai lettori: Enrico Brizzi, Fabio Genovesi, Antonella Lattanzi, Andrea Marcolongo, Matteo Nucci, Antonio Pascale, Lo -

renza Pieri e Veronica Raimo. Gli otto giurati hanno scritto anche un loro testo inedito che verrà inserito insieme ai racconti vincitori in un’antologia pubblicata per l’occasione dalla casa editrice romana E/O. Quello al Salone è stato solo l’appuntamento finale della prima edizione del concorso letterario A/R Andata e racconto. Appunti di viaggio Un percorso iniziato nel 2022, con il lancio dell’iniziativa, promossa anche a bordo dei treni AV e dei Regionali Trenitalia, che ha raccolto circa 2.100 racconti inediti di aspiranti autori e autrici che si sono messi in gioco

nella scrittura di viaggio, interpretato in tutte le sue sfaccettature. Come fuga verso mondi lontani o paesaggi interiori, verso luoghi reali o dell’immaginazione, verso la conoscenza di sé e l’incontro con l’altro. Alla premiazione era presente come ospite speciale anche la poetessa e scrittrice Vivian Lamarque, che ha salutato i finalisti leggendo alcuni suoi lemmi: «Se sul treno ti siedi al contrario con la testa girata di là vedi meno la vita che viene vedi meglio la vita che va». Appuntamento allora alla seconda edizione del concorso letterario che viaggia e fa viaggiare.

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Vivian Lamarque con Marco Mancini alla premiazione del concorso letterario al Salone del libro © Archivio FS Italiane

UN PODIO DA QUATTRO

BIOGRAFIE E IMPRESSIONI DI CHI HA VINTO IL CONCORSO LETTERARIO, CON LE MOTIVAZIONI DEI GIURATI CHE HANNO LETTO I RACCONTI FINALISTI

a cura della redazione

REBECCA BUSELLI

Classe 1994, vive in Liguria e si occupa di cultura e formazione. Dopo la laurea in Lettere moderne e il master alla Scuola Holden di Torino, ha continuato a studiare scrittura creativa. «Quando sei ligure il viaggio è qualcosa a cui sei obbligato. È colpa della geografia della tua casa, che è città di mare e quindi porto», dice di sé.

«Letteratura. C’è una parola sola per questo racconto di Buselli in cui distopia, eros, bisogno di libertà e di ritorno s’intrecciano. Parola lieve, ricercata, sospesa. Periodi musicali. La forma racconto è scardinata e pende a tratti sul versante della poesia. Le allusioni e le omissioni spingono in un aldilà terreno». Matteo Nucci sul racconto La biologia del ferro

FRANCESCA DENTIS

Classe 2002, di Saluzzo, ai piedi del Monviso, studia Contemporary Humanities a Torino. È in costante ricerca di avventure e novità, ama la natura e la montagna: «Conosco l’aria che si respira lassù, tra le rocce sopra i boschi, accanto a chi cammina giornate intere per arrivare in cima, e sono felice di essere riuscita a portare a valle un pezzo di quel mondo».

«Dentis fa muovere i personaggi in una crescente tensione – grazie all’accurata scelta di gesti, parole e dettagli, che si nutrono al tempo stesso di intensità e rarefazione, prossimità ed estraneità –trasformando la claustrofobia dello spazio e degli incontri forzati nella dolcezza dell’ignoto».  Veronica Raimo sul racconto Senza nebbia

DARIO MANTI

Classe 1980, lavora come assistente amministrativo presso il Comune di Bolzano e si è laureato qualche anno fa. Ama il mare e David Bowie. È papà di un bimbo di nome Eduardo. «Scrivere mi allontana. Scrivere mi avvicina», dice. «A volte mi perdo nel concreto delle cose reali, e mi ritrovo un po’ più in là, in quello spazio e in quel tempo dove tutto potrebbe essere ma ancora non è».

«Il godibile racconto di Manti è, dal punto di vista tecnico, un meta-racconto, ovvero la narrazione di una narrazione. Fra le righe, scandite da un ritmo felice, si respira l’epica e si trova un’attenzione meritevole alle scelte lessicali, coerentemente retrò».

Enrico Brizzi sul racconto Il diavolo nella botte

DANIELA TALLINI

Vive a Gaeta (Latina), dove insegna italiano e latino in un liceo scientifico e scrive saggi di argomento storico-artistico. Appassionata lettrice, si dedica anche alla scrittura creativa. «Con un Frecciarossa sono arrivata a Torino. Sedute accanto a me ci sono Michela, Anna e Antonia, le mie “personagge”: sono lì e ci saranno sempre, col loro carico di fragilità e speranze».

«Con la penna di una scrittrice autentica, Tallini crea un piccolo affresco contemporaneo con quello che può succedere dall’incontro di tre vite, in bilico tra scelte e destino, nel breve tempo condiviso su un treno, dando un senso profondo a quello che può significare ritrovarsi compagne di viaggio»

Lorenza Pieri sul racconto Posti vuoti

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Nicolas

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Imparare più lingue e conoscere i linguaggi digitali mi aprirà a un futuro inclusivo e senza confini.

Viaggio nel d’Europacuore

Con il Grand Train Tour la Svizzera

è un museo a cielo aperto che scorre davanti al finestrino

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La voglia di meraviglia ci porta nel cuore delle città, davanti a paesaggi maestosi o al cospetto di opere d’arte. A incorniciare tutto questo, a volte, è il finestrino di una carrozza ferroviaria.

In questo caso è il quadro che cambia, mentre il convoglio scorre nel silenzio, rispettoso dei luoghi che attraversa, e chi osserva si abbandona alla suggestione dei paesaggi rimanendo avvolto nel comfort di una poltrona deluxe, magari sorseggiando un calice di vino.

È quello che accade nel cuore dell’Europa con il Grand Train Tour of Switzerland. Binari panoramici che sfiorano ghiacciai, castelli e vigneti, lambiscono laghi e paesaggi Patrimonio dell’Unesco. I treni svizzeri sono tra i più antichi del mondo e tra i più moderni per la qualità dei convogli, in grado di percorrere dislivelli che passano dalle vedute alpine alla macchia mediterranea. Ma non è solo la bellezza del paesaggio a colpire. La Svizzera è un vero museo en plein air, che consente immersioni nell’arte antica e uno sguardo sulle architetture contemporanee. Con quattro lingue nazionali il Paese è un melting pot di etnie e stili di vita, dove si passa dai ritmi ancestrali delle valli alpine alla frenesia creativa nelle città più cosmopolite.

Tra arte e montagne

Il Grand Train Tour originario si sviluppa in otto giorni, con partenza e arrivo a Zurigo. Ma l’itinerario può essere organizzato come si preferisce: si può estendere la sua durata per intervallare il viaggio con alcune soste, oppure frazionare le tappe per godere luoghi diversi a seconda delle stagioni, partendo da una città qualsiasi grazie allo Swiss Travel Pass.

Immaginando uno dei possibili percorsi, da Zurigo si può scendere verso Lucerna, che si affaccia sul Lago dei Quattro Cantoni, dove convivono il medievale Ponte della Cappella con l’avveniristico centro d’arte KKL disegnato dall'architetto Jean Nouvel. Con il Luzern-Interlaken Express si raggiunge poi Interlaken, nell’Oberland Bernese, dove la montagna diventa protagonista. Le cime che hanno fatto la storia dell’alpinismo vengono lambite dai binari che raggiungono la stazione ferroviaria più alta d’Europa, la Jungfraujoch, a 3.454 metri di altitudine, dopo aver attraversato pascoli e montagne.

Patrimoni Unesco e bellezze naturali

La seconda tappa si raggiunge con il GoldenPass Express. Lasciandosi alle spalle il regno delle nevi perenni, si raggiungono Montreux e il Castello di Chillon, sul Lago di Ginevra, una delle icone elvetiche. La linea ferroviaria scende sul litorale attraversando i vigneti di Lavaux, inseriti nel Patrimonio Mondiale dell’Unesco.

La terza parte dell’itinerario accompagna i viaggiatori dalla casa-museo di Charlie Chaplin a Corsier-sur-Vevey fino al Cervino, uno dei monumenti naturali più famosi del mondo. La Cervino-Gottardo raggiunge la stazione di Zermatt, con la piramide di granito che in ogni stagione riesce a colpire l’immaginario.

La quarta tratta è un inno al viaggio in treno. In quasi otto ore, il Glacier Express percorre l’alta valle del Reno per arrivare a Coira, l’antichissima capitale dei Grigioni. Da qui si prosegue verso St. Moritz, culla del turismo montano dove alberghi, boutique e stazioncine sono incastonate tra il massiccio del Diavolezza e il lago che porta il nome della città, che insieme a quelli di Silvaplana e Sils conferisce al paesaggio un’atmosfera da grande nord.

Belle

Epoque e spiritualità

Un altro momento di poesia tra binari e montagne si vive tra la valle dell’Engadina e la storica Tirano, in Valtellina. Come il tratto precedente, anche questa linea ferroviaria è stata riconosciuta Patrimonio Mondiale: il treno supera il Passo del Bernina, le stazioni panoramiche di Alp Grüm e Cavaglia e il viadotto elicoidale di Brusio. Un transfer porta fino a Lugano con le vedute mediterranee del lago.

Da Lugano si attraversa il tunnel del San Gottardo con il Gotthard Panorama Express che arriva fino a Flüelen. Da qui si prosegue in battello sulle acque del Lago dei Quattro Cantoni ammirando la località di Grütli, dove fu siglato il patto che originò la Confederazione Elvetica.

Il massiccio montuoso del Rigi si risale tuttora con la prima ferrovia a cremagliera d'Europa che riporta all’epoca d’oro della Belle Epoque.

Grazie al Voralpen-Express, settimo passaggio ferroviario, si raggiunge la suggestiva San Gallo, meta spirituale con un’abbazia inclusa nel Patrimonio Mondiale dell'Unesco. È anche l’ultima tappa prima di affacciarsi al confine nord e scoprire il lago di Costanza grazie alla linea ferroviaria Thurbo che lo costeggia di villaggio in villaggio, attraversando i cantoni San Gallo, Turgovia e Sciaffusa.

SWISS

TRAVEL PASS

Viaggiare con i trasporti pubblici è veloce, conveniente e sostenibile grazie allo Swiss Travel Pass, la formula all in one che, con un unico biglietto, consente di esplorare per 3, 4, 6, 8 o 15 giorni tutta la Svizzera a bordo di treni, bus e battelli. Il servizio comprende anche i mezzi pubblici urbani di oltre 90 città e l’ingresso gratuito in oltre 500 attrazioni. Info: Svizzera.it/sts

Per chi parte dall’Italia e decide di iniziare il suo Grand Train Tour da Zurigo, Basilea, Ginevra, Lucerna o Montreux ci sono i collegamenti diretti in Eurocity. Chi prenota su trenitalia.com entro il 10 giugno può approfittare di uno sconto del 20% sui biglietti SMART con il codice PROMOSVIZZERA23. L’intero tour originale è prenotabile comodamente – alberghi compresi – sotto forma di pacchetto rivolgendosi a uno dei partner di distribuzione ufficiali.

Info: Svizzera.it/intreno

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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

In seconda fila da sinistra: Matteo Locati (batteria), Elio Biffi (tastiere), Nicola Buttafuoco (chitarra).

In prima fila da sinistra: Simone Pagani (basso), Riccardo Zanotti (voce), Lorenzo Pasini (chitarra)

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INCONTRO
© Adriana Tedeschi

CELEBRARE LA NORMALITÀ

UN

DISCO DI SUCCESSO, UNA HIT ESTIVA E UN TOUR

NEGLI STADI CHE PARTE IL 7 LUGLIO DA VENEZIA. MA

I PINGUINI TATTICI NUCLEARI RIMANGONO ANCORATI

AL TERRENO di Gaspare Baglio gasparebaglio

Èla band italiana che, nel giro di brevissimo tempo, a suon di hit come Sashimi, Fuori dall’hype Ringo Starr Scooby Doo e Giovani wannabe, si è trasformata in una delle più solide realtà del panorama tricolore. Elio Biffi alle tastiere, Matteo Locati alla batteria, Simone Pagani al basso, Lorenzo Pasini e Nicola Buttafuoco alle chitarre e Riccardo Zanotti come frontman. In tre parole: Pinguini Tattici Nucleari. La formazione bergamasca, forte del successo dell’ultimo disco Fake news, ha lanciato la hit estiva Rubami la notte e si prepara al tour negli stadi (in alcune date già sold out) che parte il 7 luglio da Venezia Mestre per poi toccare Milano (11 e 12), Firenze (15), Torino (19), Roma (23 e 24), Bari (27), Messina (30) e Olbia (13 agosto). Il gran finale è fissato per il 9 settembre a Reggio Emilia. Parliamo di successo e di tutte le novità del gruppo proprio con Zanotti, la voce che ne intona (e scrive) i pezzi.

Partiamo dal singolo Rubami la notte: come mai non è inserito nel disco Fake news?

Non ci abbiamo pensato, il pezzo è venuto fuori da un’ispirazione avuta dopo una session di lavoro. Avevamo la melodia del ritornello che funzionava molto. Era un’idea, una canzone messa da parte tra quelle papabili per diventare un singolo.

Che sapore volevate dare a questo pezzo?

Quello dell’estate, una stagione a noi affine, che non è molto presente in Fake news, a eccezione di Giovani wannabe, uno dei brani più remixati. Partendo dal sound da discoteca abbiamo pensato a qualcosa che andasse incontro alla club culture.

Siete esplosi a Sanremo 2020 con il brano Ringo Starr. Cos’è cambiato nel vostro modo di vivere?

Siamo ancora saldamente ancorati al terreno. Bergamo è una medicina e noi abitiamo ancora qui, non ci facciamo invaghire dai vezzi del mestiere. Siamo dei lavoratori e lo sforzo di venire riconosciuti in tutti gli ambiti, tipico della mia generazione, lo sentiamo nostro. Poi chiaramente, tra tutti gli impegni a cui dobbiamo ottemperare, c’è sempre meno tempo per capire quello che ci circonda.

E dal punto di vista delle aspettative dopo Sanremo 2020 come state messi?

Dopo quel festival c’è stato subito il Covid-19 e tanti progetti non sono partiti. Non sempre andare all’Ariston fa bene. Noi ne uscimmo alla grande ma fu un traguardo mutilato dalla pandemia: non potendo suonare rilasciavamo solo canzoni. Discograficamente non avevamo mai venduto tanti dischi, c’erano alte aspettative da parte nostra e di chi ha creduto in noi. Col passare degli anni ci siamo rasserenati perché chi ci aveva conosciuto soltanto per Ringo Starr non aveva abbandonato il treno, per usare una metafora cara a questo magazine.

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INCONTRO

Come capite quando lanciare una hit?

Un brano deve piacere al pubblico, ma in primis a noi.

Mai pensato di tornare a Sanremo?

Adesso è un po’ prematuro. Siamo ovviamente grati al festival che Amadeus ha riportato agli antichi fasti mettendo al centro la musica. Ma partecipare è una sfida e bisogna met-

tersi in gioco. Quando ci sono super big come Ultimo, Giorgia, Madame e Marco Mengoni si deve avere il pezzo giusto per competere. La voglia c’è, se avremo la canzone adatta ne parleremo con Amadeus. Sanremo è una decisione da non prendere a cuor leggero, bisogna cominciare a lavorarci tanti mesi prima. L’anno scorso non ci abbiamo pensato perché volevamo

rilassarci un po’. Da dove prende spunto il vostro immaginario pop?

Mi ritengo molto fortunato a essere nato negli anni ‘90: ho visto la fine del mondo analogico e l’inizio di quello digitale cogliendo gli input di entrambe le epoche. Nel periodo che stiamo vivendo è possibile reperire qualsiasi prodotto, anche quelli tipici degli anni

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I Pinguini Tattici Nucleari © Adriana Tedeschi

‘60 e ‘70. Un aspetto che aiuta le persone nerd come me. Tra l’altro, ho la buona abitudine di leggere libri e vedere film, cibarmi sempre di qualcosa di nuovo prima di andare a dormire. Tutte informazioni che accumulo e utilizzo per esprimere concetti spesso difficili da spiegare. Da artista pop, se dico Grease condenso in una parola un intero immaginario, è una citazione da cui si capisce tutto.

E che cosa stai leggendo prima di andare a letto in questi giorni?

Homo deus. Breve storia del futuro, dello storico e saggista israeliano Yuval Noah Harari. È interessante per vedere il mondo dall’esterno e comprendere quanto le scelte di noi uomini siano insignificanti nell’ordine planetario. E poi studio anche libri di music business perché mi piace capire come funziona questo mondo all’estero.

Niente letture nerd?

In passato mi sono cimentato con le avventure di Spider-Man e Batman così come con i manga Dragon Ball e One Piece. Ora leggo tanto Topolino Per il resto devi chiedere a Elio, il tastierista della band: lui è il vero fumet-

taro. Anche se io ho amato moltissimo l’opera Maus di Art Spiegelman. Hai scritto molti brani per altri artisti, come Leo Gassmann e Laura Pausini. Con chi ti piacerebbe lavorare?

Sicuramente con Mina, la più grande: ha duettato con Blanco e magari è aperta ad altre collaborazioni. Aggiungo anche Adriano Celentano, un mio personale mito. Mi piace questa commistione tra voci vintage e moderne, è un trend che mi appassiona e in cui vorrei entrare. Tra le nuove leve, mi piacerebbe imbastire progetti con Bresh. Ha scritto canzoni incredibili come Angelina Jolie e Guasto d’amore Nel mondo rap e urban mi piacciono diversi artisti.

Un programma tv targato Pinguini Tattici Nucleari?

Qualche richiesta di collaborazione è arrivata, ma solo per far parte di alcuni format già esistenti. Siamo ragazzi degli anni ‘90 e il piccolo schermo ci affascina ma temiamo che ci possa fagocitare. Per ora suoniamo, ma non escludiamo nulla.

Arriviamo al tour che vi porta per la prima volta negli stadi. È quello che aspettavamo da una vita.

Cerchiamo di non pensare troppo alla sacralità delle venue perché ci viene da pensare a Bruce Springsteen, Vasco, Ligabue. Entriamo in punta di piedi per la storia e il valore dei posti in cui suoniamo. Però sono contento che nuovi artisti possano accedere a location tanto importanti. Celebreremo la normalità.

In che senso?

Noi siamo persone normali che non avrebbero mai pensato di vivere facendo questo mestiere. E invece suoniamo negli stadi. Penso sia bello per i ragazzi che ci vedono e pensano: «Se ce l’hanno fatta loro ce la possiamo fare anche noi». Anche se servono un un po’ di fortuna e le stelle messe nel posto giusto. Ma il messaggio è: ce la si può fare. Come saranno questi concerti?

Un compromesso tra quello che piace a noi e quello che ama il pubblico. Un gruppo pop deve trovare l’equilibrio tra queste due cose. Ci saranno le maggiori hit e alcune sorprese dal punto di vista dello show, con tecnologie che in Italia si vedono molto poco. Diciamo che sarà un live con i fuochi d’artificio, senza spoilerare troppo. La

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Riccardo Zanotti, frontman dei Pinguini Tattici Nucleari © Luigi Rizzo

narrazione sarà come una favola sul rapporto tra falso e vero, dove noi saremo a volte i burattini e a volte i burattinai.

Il rapporto tra i Pinguini Tattici Nucleari e il viaggio?

Alcune canzoni sono nate su un treno, guardando il paesaggio fuori dal finestrino. Personalmente lo uso per andare a Bologna, una città speciale dove mi rinfresco la mente e nella quale sono nati i pezzi più significativi. La musica avviene solo se ti muovi e il dinamismo fa parte della nostra musica.

Cosa ti piace di Bologna?

I colli bolognesi, piazza Verdi… è una città che non ha paura di mostrarsi,

dove convivono tante persone e anime diverse. Quando abbiamo suonato lì ci siamo sempre trovati benissimo.

Curiosità: Ringo Starr si è mai fatto vivo?

Non con noi, ma un giornalista ci ha detto che glielo ha fatto presente e Ringo ha risposto che lo sapeva. Ma non ci ha mai chiamati: questo vuol dire o che non ha tempo o che non gli è piaciuto il pezzo. Spero non se la sia presa perché volevamo fargli un elogio.

Hai visto l’Eurovision Song Contest?

Mi è piaciuta la svedese Loreen con la sua Tattoo e l’ Unicorn di Noa Kirel.

E poi ovviamente Marco Mengoni che è un fuoriclasse. Se vi guardate indietro come vi vedete?

Siamo cambiati molto. Abbiamo lasciato tutto per la musica e questo comporta la paura di andare male, prima facevamo tutto col cuore più leggero. Cerchiamo di essere più inclusivi possibili, è la grande sfida del pop e le rivoluzioni si sono fatte anche grazie alla musica leggera. Parliamo a una platea molto ampia ed è giusto e doveroso.

pinguinitatticinucleari.com

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pinguini_tattici_nucleari

VIVI LA GRANDE MUSICA DEI PINGUINI TATTICI NUCLEARI CON FRECCIAROSSA

Frecciarossa è il treno ufficiale del tour estivo della band bergamasca. Per il gran finale del 9 settembre alla RCF Arena di Reggio Emilia, grazie all’offerta Speciale Eventi dedicata ai fan è possibile raggiungere il concerto e rientrare a casa in Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca con sconti fino all’80% sul prezzo Base del biglietto. Per approfittare dell’offerta basta inserire, in fase di acquisto, il codice PINGUINITATTICI nell’apposito campo. Maggiori informazioni su trenitalia.com

46 INCONTRO
La band durante il Festival di Sanremo 2020
© Daniele Venturelli/GettyImages

LIVE IN ITALY

DA MILANO A SASSARI, GLI EVENTI MUSICALI PIÙ INTERESSANTI DELL’ESTATE. IN CARTELLONE STAR COME BOB DYLAN E I RED HOT CHILI PEPPERS, PASSANDO PER MALIKA AYANE E FLORENCE + THE MACHINE di

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FESTIVAL
Gaspare Baglio gasparebaglio

La musica gira, soprattutto d’estate. La bella stagione porta con sé miriadi di kermesse sonore tutte da vivere (rigorosamente) live. Si parte da Milano con gli I-Days, dal 22 giugno al 15 luglio: l’ippodromo Snai San Siro si infiamma con importanti nomi dello star system internazionale come il gruppo britannico Florence + The Machine, l’ex frontman degli Oasis Liam Gallagher, gli eclettici Arctic Monkeys e i maestri del funk-rock Red Hot Chili Peppers, che hanno scelto il capoluogo lombardo per la loro unica tappa italiana, il 2 luglio. Nata nel 1999 come Independent Days Festival, la manifestazione milanese ha ospitato negli anni stelle del music business tipo i Green Day, gli Imagine Dragons, Justin Bieber, i Muse, i Pearl Jam e i Radiohead. E a oggi detiene il record di paganti a un festival italiano con oltre 210mila presenze raggiunte nell’edizione del 2017. Un’altra iniziativa da non perdere è il No Borders Music Festival, contenitore di esperienze artistiche eco-friendly che si svolge per tutto luglio negli scenari montani del Tar-

visiano, al confine tra Italia, Austria e Slovenia. L’approccio sostenibile richiama musicisti di alto livello, coniugando il linguaggio internazionale della musica con l’identità e le specificità del territorio. Il risultato è una rassegna che mette in correlazione i live con gli aspetti culturali e naturalistici delle location come il comprensorio dei laghi di Fusine, l’altopiano del Montasio, la Conca Prevala del Canin e la Val Bartolo. Tra gli artisti in scena troviamo la cantautrice LP, la band dei record Baustelle, l’istrionico Mika e il gruppo rock britannico Skunk Anansie.

Dal 23 giugno al 23 luglio anche Bologna si prepara a un mese di sonorità variegate tutte concentrate nel Sequoie Music Park. Nella line up spiccano nomi di rapper e trapper tra cui Carl Brave, Mr. Rain, Fabri Fibra e Articolo 31. Non mancano popstar come Tananai e la cantantessa Carmen Consoli con i suoi suoni mediterranei.

Dal nord si scende verso il centro per la kermesse dura e pura Firenze Rocks, dal 16 al 19 giugno, che vede la presenza (tra gli altri) dei leggendari The Who e dei macina hit

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Una delle scorse edizioni di Firenze Rocks © Firenze Rocks

Maroon 5. Sempre in Toscana, dal 29 giugno al 28 luglio, fari puntati sul Lucca Summer Festival dove Bob Dylan ha annunciato la sua partecipazione per intonare dal vivo i brani dell’album Rough and Rowdy Ways. Per il menestrello del rock il concerto del 6 luglio in piazza Napoleone è un ritorno: fu proprio il cantautore, infatti, a inaugurare il primissimo live della manifestazione nel 1998. Sullo stesso palco, nel corso dell’estate, saliranno anche gli iconici Kiss, la superstar britannica Robbie Williams e i Simply Red con il loro pop soul senza tempo.

Anche la Capitale si rimbocca le maniche con Rock in Roma che, dall’8 giugno al 22 settembre, mette in campo session di tutto rispetto dipanate in tre venue prestigiose della Città eterna: l’ippodromo delle Capannelle, la cavea dell’Auditorium Parco della musica e il Circo Massimo. Alla sua 13esima edizione, la manifestazione è diventata una delle più importanti d’Europa, allargando i confini delle proposte artistiche, in grado di entusiasmare e soddisfare le esigenze degli appassionati di ogni genere. Spazio quindi a rapper come Geolier, Salmo e Coez, al cantante e chitarrista britannico Paul Weller e alla rock band americana Imagine Dragons.

Nel Sud Italia si scaldano i motori per il Sonic Park di Matera (15-30 luglio), che nella Cave del Sole mette in campo nomi di tutto rispetto capaci di mixare pop, rock, rap e trap, da Sfera Ebbasta a Gianni Morandi, passando per Nick Mason, mitico batterista dei Pink Floyd.

Quest’anno, poi, l’evento raddoppia con alcune tappe anche al nord, dal 4 al 13 luglio. Star come Sting, Madame, Biagio Antonacci e la band alternative hip hop Black Eyed Peas sono pronti a esibirsi nella Palazzina di Caccia di Stupinigi (Torino).

Il tour musicale continua in Sicilia con Eolie Music Fest, che si svolge tra Vulcano, Lipari, Salina e Stromboli, all’interno di una scenografia naturale mozzafiato. Dal 29 giugno al 7 luglio esplode un calendario zeppo di eventi unici, performance esclusive e appuntamenti speciali esaltati della magia dei vulcani. Artisti come i Motel Connection, con il loro rock elettronico, si esibiranno nelle baie di fronte alle isole a bordo di un caicco turco. Non finisce qui: la kermesse prevede talk e panel tra musica e natura con l’obiettivo di attivare progetti speciali per la salvaguardia del territorio. Last but not least, dall’8 al 16 agosto, a Berchidda (Sassari) e in altre 15 località del nord della Sardegna, c’è il Time in Jazz di Paolo Fresu, che permette di assistere a esibizioni di artisti come l’elegante Malika Ayane, il percussionista Tullio De Piscopo, la graffiante cantante e compositrice Serena Brancale. Nel corso dei 36 anni di vita della manifestazione si sono aggiunte speciali attività culturali e sperimentali: presentazioni di libri, laboratori per le famiglie, degustazioni enogastronomiche per valorizzare i prodotti locali, proiezioni cinematografiche e mostre fotografiche e d’arte contemporanea. Insomma, c’è solo l’imbarazzo della scelta per vivere un’estate sempre più musicale.

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Gli Imagine Dragons agli I-Days dello scorso anno © Sergione InfusoCorbis/GettyImages

IPOTESI METAVERSO

VIA DEL CORSO, 320 - ROMA Realizzata da Mostra promossa da Communication Partner Catalogo
IN VIAGGIO CON
© Gianmarco Chieregato

UNA VITA DA ROMANZO

DALL’INFANZIA IN UNA CITTÀ RUSSA SEGRETA FINO ALLA

CARRIERA IN ITALIA E ALL’AMORE TRENTENNALE CON SUO

MARITO. NATASHA STEFANENKO PUBBLICA UN LIBRO TRATTO

DALLA SUA STORIA

Solare, energica, bellissima, curiosa e attenta. Natasha Stefanenko ama il mare, tanto da aver scelto di viverci: «L’ho visto la prima volta a 17 anni, un’emozione indescrivibile, mi mancava il fiato, avevo nuotato solo in una piscina di 25 metri e già mi sembrava immensa». Ama la sua famiglia, unita e felice, a cominciare dalla figlia Sasha: «Ho scoperto moltissimo di lei partecipando insieme a Pechino Express. È una motivatrice, stratega e sensibile. Da lei ho imparato e imparo molto, mi rende la mamma migliore del mondo». E poi il marito Luca, con cui sta insieme da 30 anni: «Ci siamo conosciuti sulle passerelle, era modello anche lui, ho pensato che fosse il classico bello con poco cervello ma quando l’ho visto nel backstage che leggeva il Codice civile, perché studiava Giurisprudenza, mi ha colpito». Ma il primo uomo di cui si è innamorata perdutamente è suo papà Dmitriy, ingegnere nucleare: «Il mio eroe, bello da morire, da bambina volevo sposarlo. Avevo sei anni quando, passando i controlli per entrare nella nostra città, mi faceva recitare una poesia o ballare, d’accordo con i militari di guardia, rendendo quel momento del tutto naturale. Ricordo l’ansia di cantare bene un brano imparato a scuola mentre lui faceva l’occhiolino al militare armato di kalashnikov che faticava a restare serio» (ride con gli occhi pieni di affetto, ndr ). L’ingegner Natasha Stefanenko è infatti cresciuta a Sverdlovsk-45, una città segreta in quella che all’epoca era l’Unione Sovietica, dove gli scienziati studiavano l’uranio per le armi nucleari. Cosa ha significato per te vivere sotto controllo?

Ero in una realtà assurda, con moltissimi militari e confinata dal filo spinato, ma per me è stata una ricchezza. Con il senno di poi penso di averci anche guadagnato. Mi sentivo protetta e sicura, provavo più ansia quando ero a Mosca. Può sembrare inquietante ma ho vissuto un’infanzia felice: ero la bambina più contenta del mondo grazie all’amore che la mia famiglia mi ha sempre regalato e alla capacità di mio

padre di sdrammatizzare anche nelle situazioni più difficili. Mi divertivo sempre con lui. Una volta era in televisione per un’intervista in diretta, io lo guardavo seduta sul divano e lo salutavo convinta che mi vedesse. Tornato a casa mi disse: «Ti ho vista sul divano che mi salutavi». E io ci ho creduto per anni. Tanto che, passando davanti al televisore, se qualcuno avesse detto buonasera io avrei risposto. E se fossi passata davanti alla tv in pigiama avrei chiesto scusa. Insomma, grazie a papà ho il ritmo comico che mi ha permesso di fare diversi programmi in televisione. L’autoironia è sempre stata una dote di famiglia. Nel 1992 sei arrivata in Italia e sei entrata davvero in quella televisione con cui parlavi da piccola. Una casualità, non credevo che sarebbe accaduto. Vinsi un concorso di bellezza e venni in Italia per fare la modella, ma pensavo che sarebbe durato poco. Mi dicevo: «Sono una ragazza di contenuto, non adatta a una vita frivola da bellona». Poi, una sera, ero a cena nel ristorante La Risacca, a Milano, e il regista Beppe Recchia mi propose di condurre il programma La grande sfida insieme a Gerry Scotti, su Canale 5. Non ci credetti, pensai al solito “provolone” che si faceva avanti. Invece, era tutto molto serio ed esordii senza conoscere una parola di italiano, dicevo solo «da» (sì in russo, ndr) e la cosa faceva molto ridere. Non mi bastava, mi sentivo in imbarazzo, così ho imparato l’italiano con l’aiuto della mia amica Rosalba e ho cominciato a rispondere a Gerry. Da lì, sono rimasta in Italia: adesso la amo, dico sempre che ho due cuori, uno russo e uno italiano. Quando ti poni un obiettivo sei determinata?

Sarà la scuola russa, forse fin troppo rigida, ma ti insegnano a volere di più e questo mi è rimasto.

La tua vita sembra un film, infatti è da pochissimo uscito per Mondadori il tuo primo romanzo ispirato a quel periodo, Ritorno nella città senza nome Sì, è ambientato tra il 1990 e il ‘92, gli anni più difficili, duri e intensi nella mia vita e in quella del Paese. Li ho scelti an-

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di Andrea Radic Andrea_Radic andrearadic2019
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che per far capire cosa pensasse la gente, cosa provasse, per far conoscere il popolo russo. Non è un libro scritto di getto: da dieci anni prendo appunti, scrivo le mie sensazioni e i ricordi di quanto ho vissuto. Poteva essere un’autobiografia ma ho pensato che non l’avrebbe letta nessuno. Così ho scelto di scrivere un romanzo quasi thriller, lasciando libera la mia fantasia. Sono molto soddisfatta ed emozionata di avercela fatta, grazie anche a mio marito che mi ha aiutata molto.

Cosa non sopporti nelle persone e cosa invece apprezzi? Mi piace chi è diretto e non perde tempo in chiacchiere, stimo l’onestà, la correttezza e la fiducia. Non sopporto il contrario di tutto questo.

D’altronde, sei laureata in Ingegneria…

Sì, sono un po’ matematica. Ma col tempo ho imparato ad ammorbidire certi aspetti, a essere meno orgogliosa. Me lo ha insegnato mio marito e ho capito che non abbiamo tempo per tenere il broncio, meglio parlarsi e chiarirsi. Aiuta la coppia a stare bene, a vivere una storia d’amore come la nostra: l’8 luglio festeggiamo 30 anni insieme. Avete un luogo del cuore?

Sono tanti, in Italia e all’estero, dalle Marche a Mosca. Dal 2004 andiamo a Pititinga, in Brasile, dove Enrico Bertolino, amico e collega, ci ha invitati la prima volta. Ecco, lì, su quelle infinite spiagge deserte, dove corrono i cavalli, ricarichi davvero anima e corpo.

Qual è il profumo della

tua infanzia?

Le passeggiate nei boschi, il profumo della neve e quella della mano di mio padre che mi teneva per la sciarpa mentre pattinavo per non farmi cadere. Che emozioni ti suscita il viaggio in treno?

Vivo in treno fin da ragazza. Dalla mia città per andare a Mosca, dove studiavo, ci si mettevano 36 ore con i treni sovietici. Quindi, per un po’ non ci sono più salita. Da tempo l’ho riscoperto e per andare nelle Marche, dove vivo ora, non uso più l’auto. Oggi sono arrivata in Frecciarossa a Milano, parto per Roma e faccio anche il ritorno. Impazzisco per i paesaggi che vedo dal finestrino e ogni volta che passo per Ancona, dove il treno è attaccato al mare, provo una bella emozione e giro un video. E poi mi piace chiacchierare con le persone che incontro, sono curiosa di sentire come ognuno abbia la propria storia e attraverso quello che mi raccontano mi arricchisco anch’io.

Sei più a tuo agio a tavola o in cucina?

Lo sono soprattutto quando mia suocera, che cucina benissimo, prepara qualcosa e io e Luca ci beviamo un calice di vino. Oppure quando ai fornelli c’è Luca, anche lui è bravissimo, parliamo, assaggiamo e mi vizia. Lo trovo un momento molto sexy.

Una sfilza di successi: sei ingegnere, fai televisione, sei uscita con il tuo primo libro. C’è qualcosa che non sai fare?

Cantare e, soprattutto, ballare. Sono di legno.

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Nat asha Stef an e nko e An drea Radic Dall’album di Natasha Stefanenko una foto con suo padre Dmitriy

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UN TUFFO NELL’ ESTATE

TRA SCIVOLI ADRENALINICI E AVVENTURE DIDATTICHE, RIAPRONO I PARCHI ACQUATICI PIÙ FAMOSI D’ITALIA. DALL’AQUA WORLD DI CINECITTÀ AL LEGOLAND WATER PARK DI GARDALAND, ECCO LE NOVITÀ DELLA STAGIONE

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di Irene Marrapodi

Il vociare degli adulti e le risate dei bambini, i colori sgargianti dei costumi, il fiato sospeso lungo la discesa negli scivoli e, infine, la freschezza improvvisa dell’acqua sulla pelle. La stagione dei parchi acquatici è tornata, per regalare un momento di spensieratezza al di là degli impegni quotidiani.

A ROMA SCIVOLI E CINEPISCINA

Tra le aperture più attese della stagione estiva c’è Aqua World, l’area acquatica del Parco divertimenti del cinema e della tv di Roma. Con un’estensione di circa 20mila m2, trasporta il visitatore in un viaggio attraverso fiumi, laghi e mari del mondo, senza doversi mai spostare dalla Capitale. Dopo un rilassante giro in gommone lungo il Paradiso, un pacifico corso d’acqua di 300 metri, ci si può rifocillare alla Phuket Beach, spiaggia di ambientazione thailandese

con acqua cristallina e cabanas, ristoranti a tema. Un’area del parco, poi, è dedicata alla Cinepiscina, che unisce la tradizione cinematografica di Cinecittà al piacere di stare immersi in acqua: da qui è possibile assistere a spettacoli, proiezioni di film e partite di calcio. Ma al relax si possono alternare anche momenti adrenalinici, come le velocissime discese in gommone sugli scivoli Vortex e Boomerang, che fanno volteggiare i più coraggiosi in acrobazie straordinarie tra suggestivi giochi di luce. Inoltre, grazie alla partnership tra Trenitalia e Cinecittà World, chi arriva a Roma in treno ha la possibilità di raggiungere il parco in navetta direttamente dalla stazione Termini con un unico biglietto treno+link.

OLTRE IL MARE A RICCIONE

Spostandosi in Emilia-Romagna adulti e bambini possono avvicinarsi ai più affascinanti animali marini. L’acquario di

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Lo scivolo Boomerang a Cinecittà World, Roma

Cattolica, in provincia di Rimini, permette di camminare al fianco di squali toro, pesci e meduse, fare la conoscenza di simpatici pinguini ma anche dei più misteriosi serpenti e caimani.

Poco lontano, anche l’Oltremare Family Experience Park di Riccione offre un’esperienza a contatto diretto con la natura, tra delfini e storioni che i bambini imparano a rispettare e proteggere. Nella stessa città, un altro parco tematico si affianca all’Oltremare per offrire un’esperienza di puro divertimento per grandi e piccoli. È l’Aquafan, famoso per i suoi lunghi scivoli e per la piscina con le onde. Qui si organizzano anche dj set e concerti, come quelli della band

The Kolors, previsto per agosto, e dell’emergente Clara, a luglio.

ONDE DI LEGO SUL GARDA

Gardaland, in provincia di Verona, uno dei parchi divertimento più famosi d’Europa, è dotato di una sezione acquatica che apre durante i mesi estivi. È il Legoland Water Park, che si sviluppa intorno al tema dei famosi mattoncini da costruzione danesi. Qui, dopo aver varcato un arco interamente composto di Lego bianchi e blu, a ricordare una grande onda, è possibile scegliere se farsi traportare dolcemente dalla corrente, cullati da gommoni personalizzati con grandi mattoncini galleggianti, o scatenarsi tra

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La piscina con le onde dell’Aquafan di Riccione (Rimini) L’acquario di Cattolica (Rimini)

scivoli e cascate d’acqua a sorpresa. Un’area è dedicata alle costruzioni, sempre a tema mare: dai castelli di sabbia, ma con i mattoncini, alle piccole barche con cui sognare di essere pirati all’arrembaggio. È possibile, inoltre, viaggiare con la mente attraverso l’Italia grazie alla riproduzione fedele dei principali monumenti del Paese. Alle costruzioni già presenti nella Miniland si aggiunge quest’anno Milano moderna, con 11 grattacieli in scala 1:20 scelti tra gli edifici simbolo della città, dal Bosco verticale alla Torre arcobaleno. E dopo la scoperta dei centri abitati, si può passare a quella dei mari con Sea Life Aquarium, l’area di Gardaland che ospita oltre cinquemila creature marine, dagli squa-

li alle cernie, dalle razze ai pesci Napoleone. Attraverso il percorso immersivo e grazie a delle esperienze interattive pensate per i più piccoli, i bambini e le bambine hanno la possibilità di conoscere la fauna e la flora degli oceani da una posizione sicura, imparando a rispettare gli ecosistemi più fragili. cinecittaworld.it acquariodicattolica.it aquafan.it aquaworld.it oltremare.org gardaland.it

ZOOM, IL BIOPARCO DI TORINO

di Carmen Pidalà

Fare un viaggio intorno al mondo per scoprire gli animali nel proprio ambiente naturale. Dalle tartarughe giganti del Madagascar, ai gibboni e le tigri della giungla asiatica, dagli asini della Somalia alle giraffe, le zebre, gli struzzi e i rinoceronti del Serengeti, il parco più famoso della Tanzania. A pochi chilometri da Torino, Zoom è il primo bioparco immersivo d’Italia con 11 habitat diversi, tra terra e acqua, raggiungibile con i treni del Servizio ferroviario metropolitano Chivasso-Pinerolo. D’estate qui si può nuotare con i pinguini africani, separati solo da una vetrata, ammirare gli ippopotami sott’acqua tra duemila pesci tropicali coloratissimi e, novità di quest’anno, incontrare i leoni sulla rupe del Masai Mara, il nuovo habitat che riproduce la natura keniota. Il parco, di oltre 160mila metri quadrati, offre anche spiagge, solarium, piscine e un glamping affacciato su un bacino artificiale ispirato al lago Eyasi, in Tanzania, dove soggiornare e vivere esperienze notturne. Zoom promuove il rispetto della natura grazie alla Fondazione nata per incentivare la ricerca scientifica, con focus sulla biodiversità, la salute e il benessere animale, lo sviluppo sostenibile, la salvaguardia e il miglioramento delle condizioni ambientali. zoomtorino.it

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Legoland a Gardaland, Verona

LE SENTINELLE DEL MARE

LUNGO IL LITORALE DEL SALENTO ALLA RICERCA

DELLE ANTICHE TORRI COSTIERE. TRA ROCCE A

STRAPIOMBO SULL’ACQUA, ITINERARI SOSTENIBILI E TRACCE DI STORIA di

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Francesco Bovio e Silvia Lanzano Torre di Roca vecchia (Lecce )
©
Alfonso Zuccalà

Avamposti a picco sull’acqua, finestre dal fascino incantato, antiche sentinelle che oggi scandiscono il viaggio lungo il litorale del Salento, in Puglia. Sono le torri costiere di avvistamento, segni tangibili di un passato che si perde nel mito. Immerse in paesaggi mozzafiato, queste signore del mare sono meta di itinerari turistici sostenibili che dalle spiagge giungono nei borghi dell’entroterra leccese. Un tempo punti di difesa in una terra di frontiera, raccontano secoli di assalti, riarmi e guerre senza tregua contro pirati e saraceni, ma anche di scambi e contaminazioni tra popoli e culture. Le fortificazioni, edificate nel XVI secolo per volere dei viceré spagnoli del Regno di Napoli, erano poste a una distanza che consentiva tra loro il contatto visivo. Una specie di telegrafo costiero che prevedeva segnali di fumo durante il giorno o di fuoco nel corso della notte per lanciare l’allarme in caso di attacchi dal mare.

TREKKING COSTIERO, TRA NATURA E ARCHEOLOGIA Solitaria ed elegante, tessuta in conci di tenero tufo che mutano colore con la luce del giorno, sorge in uno dei punti dell’Adriatico dove si vedono più imponenti le montagne della vicina Albania, a 90 Km di distanza in linea d’aria.

È la Torre di Roca Vecchia, costruita nel 1568, che domina la falesia tra le acque cristalline nel comune di Melendugno, che ha ottenuto la Bandiera Blu 2023. Oggi gli escursionisti la raggiungono con il paddle surf attraverso un cana-

le protetto dal mare, ideale per lo snorkeling. Tutta la zona, inclusa la vicina area archeologica nota per la Grotta della poesia, è perfetta per il trekking costiero, con itinerari che si arrampicano sulla roccia a strapiombo sull’acqua, tra il profumo della macchia mediterranea piena di cespugli di mirto e finocchio marino. Percorrendo la strada verso Otranto punteggiata dalle pajare, ripari stagionali per i lavori nei campi realizzati con pietre a secco, si incrocia la Via Francigena del Sud, antico itinerario di pellegrinaggio che univa Roma ai porti della Puglia, ricalcando un tracciato di età romana, la Via Traiana calabra. Il tragitto, a piedi o in bicicletta, attraversa graziosi borghi dell’entroterra come Zollino, dove si svolge la fiera di San Giovanni (24 giugno) o Calimera, famosa per la coreografica Festa dei lampioni (20-21 giugno) in cui vengono costruite lampade dalle forme più varie.

PASSEGGIATE E TUFFI NEL MITO

Proseguendo lungo il filo di costa ci si imbatte nei resti della Torre del Serpe. Faro alimentato con olio lampante, forse di età romana, per secoli è stato un avamposto a difesa del golfo di Otranto. Una leggenda narra che una serpe proveniente dal mare bevve tutto l’olio del faro mettendo così in salvo l’abitato che, al buio, rimase nascosto ai saraceni pronti allo sbarco. L’episodio è ricordato nello stemma della città idruntina: una torre avvolta dalle spire di un serpente nero.

Sopra uno sperone alto e sassoso della costa che guarda verso sud l’insenatura di Porto Badisco, esposta alla furia dei venti, spunta la Torre Sant’Emiliano, dalla caratteristica forma a tronco di cono. Qui il cielo è solcato da falchi pescatori e rondini marine. Scendendo verso gli scogli

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impervi si raggiunge la Marmitta dei giganti, un masso perfettamente sferico inserito tra le rocce, frutto del lavorio incessante delle onde e del vento. Quando il mare è in tempesta, la pietra emette un suono ipnotico rotolando su se stessa. La litoranea, proseguendo tra morbide curve e paesaggi aspri, arriva a Porto Badisco, a lungo ritenuto il mitico approdo italiano di Enea descritto dal poeta Virgilio. Il mare che si infila nella costa frastagliata assume mille sfumature ed è l’ideale per immersioni e gite in kayak, ma anche per chi ama tuffarsi dalla scogliera, facilmente accessibile.

CICLOTURISMO SULLA COSTA DELLO JONIO

Lasciando alle spalle il chiarore dell’alba della costa adriatica si arriva sulle lunghe spiagge del mar Jonio, dove si possono ammirare le sfumature del tramonto. Uno spettacolo da ammirare da Torre Vado, Torre Mozza, Torre

Suda e Torre del Pizzo fino alle sabbie bianche e finissime di Punta della Suina, a 11 chilometri da Gallipoli. La Perla dello Jonio è il traguardo di un percorso lungo 61 chilometri, battuto dai cicloturisti, con inizio a Santa Maria di Leuca, il finis terrae che tanto affascina i visitatori per l’incontro dei due mari.

Verso nord, invece, si arriva a Torre Uluzzo, nel cuore del Parco naturale regionale di Porto Selvaggio. Un sentiero sterrato dove praticare trekking e birdwatching porta alla torre, tra le più panoramiche del Salento, da cui nei giorni più nitidi è possibile godere di una visuale che raggiunge le alture della Sila in Calabria. Nelle vicinanze di Torre Chianca è possibile dedicarsi a immersioni e snorkeling per ammirare, a poca distanza dalla costa, reperti archeologici di età romana e bizantina: un carico di colonne affondate con la nave che le trasportava nel II secolo d.C. Infine, Torre Colimena, sentinella di confine tra Lecce e Taranto, che si trova in una piccola oasi dove il sale affiorato sugli scogli infonde una luce soffusa a tutta la riserva naturale intorno. Il mare trasparente e la ricca biodiversità con fenicotteri, oche selvatiche, capinere e tartarughe rendono il litorale una meta ricercata per escursioni naturalistiche e momenti di relax tra le acque profumate di salsedine.

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Torre Uluzzo © Andrea Carro/AdobeStock Torre Sant'Emiliano © Raffaello Tiziano/AdobeStock

IL MOLISE CHE CAMMINA

DAL 3 AL 6 AGOSTO, LA PIÙ GRANDE MANIFESTAZIONE A PIEDI

NELLA REGIONE ACCOGLIE CHIUNQUE VOGLIA SCOPRIRE I

SENTIERI TRA CAMPOBASSO E ISERNIA, ESPLORANDO LA VALLATA DEL FIUME BIFERNO

di Valentina Lo Surdo valentina.losurdo.3 ValuLoSurdo ilmondodiabha ilmondodiabha.it

Èla penultima regione italiana per estensione e numero di abitanti: meno di 290mila persone popolano il Molise, di cui oltre 110mila risiedono a Campobasso, Termoli e Isernia. Lo spopolamento è croce e delizia di un territorio capace di offrire emozioni arcaiche proprio per la ridotta densità abitativa ma che in essa conferma la difficoltà ad andare al passo con i tempi. Circa 4.460 km2 per lo più immutati nei secoli, immersi in una natura vergine, rappresen-

tano la meta ideale per chi è alla ricerca di esplorazioni fuori dall’ordinario.

Per far conoscere a tutti questa piccola e remota regione ma anche per farla riscoprire ai suoi emigrati interpreti di un turismo delle radici, un gruppo di molisani residenti a Roma ha lanciato il progetto Cammina, Molise!

Era il 1995 quando 30 persone si riunirono in piazza del Campidoglio per andare a piedi fino a Duronia, in provincia di Cam-

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Sui calanchi di Montenero di Bisaccia (Campobasso)

pobasso. Festeggiarono così il primo anno del mensile La vianova, creato dall’associazione culturale La Terra per offrire visibilità alle forze più innovative presenti sul territorio e ragionare insieme su come rivitalizzare gli antichi borghi. Passo dopo passo, Cammina, Molise! ha portato migliaia di persone – provenienti anche dall’estero – a percorrere i sentieri della regione, toccando almeno una volta in 28 edizioni già realizzate tutti i 136 comuni che ne fanno parte.

Non servono requisiti particolari per partecipare a questo cammino-evento, se non la voglia di conoscere e di muoversi. L’organizzazione accoglie marciatori dalle caratteristiche più disparate, grazie a un folto numero di volontari e al supporto costante di pullman. Quest’anno i quattro giorni rituali vanno dal 3 al 6 agosto e le iscrizioni si chiudono il 15 luglio.

Per ognuna delle quattro tappe la percorrenza si attesta tra i 10 e i 15 chilometri che vedono il dispiegarsi di «uno straordinario serpentone umano, fino a un massimo di 300 persone, una dietro l’altra». Parole di Giovanni Germano, fondatore e presidente dell’Archeoclub di Duronia e dell’associazione La Terra e coordinatore generale di Cammina, Molise!, oltre che autore dei due volumi del libro-testimonianza Un lungo cammino di rigenerazione, che ripercorrono la storia di questa

appassionante epopea.

«Ogni anno prendono parte all’evento famiglie, bambini e camminatori esperti di ogni età. Nell’ultima edizione, il più anziano aveva 89 anni». Tra i partecipanti anche suo figlio, Elio Germano, attore amato dal grande pubblico che non ha mai dimenticato le sue origini e «si dà un gran daffare soprattutto per l’allestimento del campo tendato, prediletto dai più giovani». Notevole rilievo è dato anche alla musica, al ballo e al canto, con la presenza di marciatori-artisti in simpatiche serate conviviali. «Dopo l’ingresso in paese», racconta ancora Germano, «si viene accolti dalla cittadinanza e dal sindaco per partecipare a una visita nel borgo a cura delle guide locali. La Pro loco predispone lunghe tavolate, imbandite di prodotti tipici spesso preparati dalle donne del paese. E ogni notte diventa una festa».

Oggi, alla soglia del 30esimo anniversario del Cammino, i sentieri già battuti costituiscono la memoria di una straordinaria rete, capace di abbracciare tutta la regione, collegando i suoi borghi. Un ruolo immancabile lo gioca, come ogni anno, il fascino dei tratturi, le “autostrade verdi” della transumanza larghe sino a 111 metri. E molti altri ingredienti restituiscono lo stupore per un territorio inaspettatamente ricco, lascian-

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© Maurizio Germano Verso Civitanova del Sannio (Isernia)

do in controluce le problematiche più significative per un futuro che ha sete dei nostri passi.

E così, per l’edizione 2023 si attraversano i comuni di Mirabello Sannitico, Gildone, Jelsi, Baranello, tutti in provincia di Campobasso, di Sant’Elena Sannita e Macchiagodena, in provincia di Isernia, esplorando la vallata del fiume Biferno, con il tipico paesaggio scolpito dai paesini abbarbicati sulle colline, nota anche per formaggi, vino e olio.

Ci si addentra nei tesori archeologici del Sannio Pentro, con la visita a Monte Vairano e agli scavi di Fosso Pampalone a Macchiagodena. Seguono poi le tradizioni folcloristiche di Mirabello Sannitico e il Museo di comunità della festa del grano a Jelsi, che documenta il legame che gli abitanti hanno con la loro terra. Lungo il percorso si varcano le soglie del castello di Macchiagodena, del palazzo baronale di Sant’Elena Sannita e del torrione angolare delle mura, a Gildone.

Non mancano, inoltre, le tappe di fede che propongono la cappella e la cripta della Santissima Annunziata a Jelsi, la chiesa di San Michele Arcangelo e la chiesetta del Santissimo rosario a Baranello o il monastero di Santa Maria Decorata a Gildone. Ci sarà tempo per entrare in contatto anche con il Museo del profumo di Sant’Elena Sannita e con il Museo civico di Baranello, in un territorio ricco nel campo dell’artigianato e della bioagricoltura.

«Se qualcosa ho capito in questi decenni da camminatore e da architetto», specifica Germano, «è che la vera ricchezza del patrimonio culturale, ambientale ed enogastronomico

del Molise è ancora più sorprendente nelle aree interne». Il nuovo obiettivo è di portare consapevolezza ed equilibrio, affinché la ricchezza sia fruita da un flusso di “turismo mitigato”. «Non ci interessano i grandi numeri per tutto l’anno. Ci interessa ristabilire le giuste proporzioni economico-culturali tra la vita di campagna e quella di città».

L’iniziativa sta ricevendo importanti riscontri anche all’estero: dal 2015 fino a marzo 2023 –saltando gli anni di fermo per la pandemia – si sono svolte sei edizioni di Cammina, Molise! in Argentina, andando a intercettare una delle principali destinazioni dei flussi migratori storici dalla regione al continente americano.

«E così, come il turismo delle radici porta ogni anno i corregionali a camminare sulla nostra terra, all’estero si compie il tragitto inverso, per far sentire che il Molise sentimentale è molto più esteso». Il progetto punta infatti alla ricostruzione di un tessuto umano, geografico ed economico, tanto che nel 2015 è stato insignito con la Medaglia di rappresentanza dal Presidente della Repubblica.

Resta l’imperativo «Cammina, Molise! Ché la strada è lunga», da anni logo della manifestazione per fare da contraltare all’insensato slogan il Molise non esiste, divenuto virale sui social negli ultimi anni. «Vorremmo invece ribattezzare la regione come terra di cammino», conclude Germano, «simbolo di un desiderio di avanzamento collettivo e moderno ma capace di una forza antica, muovendo i giusti passi verso un futuro che ci riconosca». laterra.org

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Castropignano (Campobasso), visita al Castello d’Evoli (2017)

SORSI DI SICILIA

DALL’ETNA A MARSALA, DA PANTELLERIA A SALINA, TRA

VIGNETI EROICI E CANTINE STORICHE PER SCOPRIRE I VINI

PIÙ INTERESSANTI DEL TERRITORIO di Andrea Radic Andrea_Radic andrearadic2019

La Sicilia è uno scrigno di tesori di ogni genere, dalla cultura al paesaggio, dall’arte alla gastronomia, dalle tradizioni artigianali al mondo del vino. Un universo, quest’ultimo, fatto di donne e uomini appassionati, di vigneti eroici che scalano le sciare dell’Etna o si arrampicano sui muretti a secco nelle isole di Pantelleria e Salina per guardare il sole e respirare il mare.

In questo prezioso contesto lavora Assovini Sicilia, associazione che riunisce 100 aziende vinicole della regione e si pone l’obiettivo di promuovere e far conoscere in Italia e nel mondo questa preziosa realtà. Fiore all’occhiello delle sue attività di promozione è l’evento Sicilia en Primeur, manifestazione annuale itinerante dove si alternano degustazioni, tour, masterclass, convegni con produttori e soci che Vigneti intorno all'Etna (Catania)

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© barmalini/AdobeStock

aprono le proprie aziende a chi ha il desiderio di raccontarle al mondo. Molte di loro rappresentano le nuove generazioni, attente in modo crescente ai temi dell’ambiente, della sostenibilità e della biodiversità.

Le cantine siciliane propongono numerose attività legate all’enoturismo: non solo ospitalità in località incantevoli, ma anche corsi di cucina, programmi di benessere e sport all’aria aperta. Oltre, ovviamente, alle degustazioni tra le botti, ai piedi del vulcano o di fronte al mare all’ora del tramonto. Clima e longitudine africane sono le caratteristiche dell’isola di Pantelleria, un luogo dove il tempo pare rallentare per dare la possibilità di assaporare ogni attimo della giornata. Incastonata in questo ritmo lento si trova la cantina Donnafugata, con i suoi vigneti terrazzati e l’incantevole giardino dove la vite è coltivata ad alberello pantesco. Qui si può degustare lo Zibibbo secco Lighea, dal bouquet olfattivo ricco e fragrante, con note di zagara e dal sorso fresco. Sull’isola, Donnafugata ha aperto anche il Pantelleria Dream Resort, incantevole relais che domina il mare e sulla cui terrazza è doveroso degustare i vini simbolici del territorio: il passito Ben Ryé e il moscato Kabir, suadenti e vellutate meraviglie vinicole.

Nell’entroterra palermitano, a Camporeale, è da visitare la cantina della famiglia Candido, dove i proprietari amano definirsi artigiani del vino. Cura dei dettagli sia in campagna sia in cantina per Remigio e il figlio Paolo, che producono un eccellente Nero D’Avola con intensi sentori di frutta del bosco e un sorso di grande soddisfazione. Notevole il Mucino, un grillo siciliano che dona intriganti sfumature grazie a un passaggio di quattro mesi in botte di rovere. Poco distante, tra le valli del corleonese, si trova Feudo Disisa, della famiglia Di Lorenzo dal 1867, che produce vini bianchi di verticale bellezza e rotonda passione come Lu Bancu da uve Catarratto in purezza. Il nome dell’azienda deriva da una leggenda che narra di un tesoro nascosto nel feudo ma mai ritrovato. Da un singolo vigneto di Syrah nasce Roano: ricercato, intenso e di grande declinazione gustativa.

Nella Valle del Belice, vicino Palermo, la cantina Alessandro di Camporeale produce Catarratto nelle versioni lucido ed extra lucido del Benedè e del Monreale bianco Vigna di Mandranova. Al naso gran-

de armonia olfattiva, al palato fascino e freschezza. Anche il Kaid Syrah Vendemmia tardiva rispecchia con eleganza il sentimento siciliano. Non lontano si trova la Tenuta Rapitalà, dall’arabo Rabat-Allah ovvero la terra di Dio. Secondo la storia della cantina, nel 1968 Hugues Bernard conte de la Gatinais, nato a Saint-Malo, in Francia, sposò Gigi Guarrasi, discendente di una grande famiglia palermitana, e insieme si dedicarono alla ricostruzione della tenuta di famiglia distrutta dal terremoto. Oggi è il figlio Laurent, presidente di Assovini Sicilia, a guidarla. Tra gli ottimi assaggi lo chardonnay Conte Hugues, di grandissima soddisfazione, pieno, nobile, sontuoso, e il Nuhar, blend di Pinot Nero e Nero d’Avola di grande fascino, merito dell’amore che la madre Gigi aveva per il pinot secondo Laurent Bernard de la Gatinais. Spostandosi a Marsala, nel Trapanese, va visitata la dinamica cantina Caruso & Minini, guidata dalle sorelle Giovanna e Rosanna, nuova generazione della famiglia Caruso, che ha fondato l’azienda insieme ai Minini, commercianti esperti nella vendita. Tra le loro etichette è ottimo il Terre di Giumara Inzolia, netto e cristallino, prorompente interprete del territorio. Di deciso carattere e molto intrigante Arancino, orange wine della cantina. Per godersi un momento piacevole ecco Tagos, grillo di vendemmia tardiva bellissimo al sorso. Nella provincia di Agrigento, a Campobello di Licata, si può fare tappa a Baglio del Cristo di Campobello, azienda vinicola perfettamente integrata per spirito e atmosfera nella campagna soleggiata, situata vicino a un crocifisso meta di una processione ogni anno all’inizio di maggio. Adènzia, in siciliano “dare ascolto”, è un blend di Nero d’Avola e Syrah di grande profondità, avvolgente e speziato. Freschezza e vitalità si ritrovano nel grillo Lalùci, con sentori agrumati.

Proseguendo nel ragusano, si trova l’area vinicola di Vittoria. Qui lavora Arianna Occhipinti, siciliana quanto la sua terra e contemporanea quanto i vini della sua azienda omonima. Da singole particelle di vigneto nasco-

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Vini

no invece i vini di contrada Pettineo, Fossa di lupo e Bombolieri. Il Terre siciliane Igt bianco SP 68, che si chiama come la strada provinciale, è un viaggio nei sapori e nei profumi, intenso come quello degli agricoltori diretti alla vigna che si fermano a scambiare una parola sotto il sole e lo sguardo dei Monti Iblei.

E giungiamo alle pendici dell’Etna, che nutre con la sua forza e le colate laviche millenarie vini di intensa struttura, forti, gentili e affascinanti. A Cottanera, elegante e identitaria realtà vinicola a Castiglione di Sicilia (Catania) si gusta un Etna rosato da Nerello mascalese e il Barbazzale bianco da uve Catarratto e Viogner, fragrante e sapido. Convince senza fatica anche Contrada Zottorinoto, un Etna rosso Riserva ricco di pienezza e profondità.

Alla cantina Custodi delle Vigne dell’Etna è da provare Al nus rosato, che giunge fresco e diritto al palato dopo aver gratificato l’olfatto, e Imbris Etna bianco superiore, di fresca mineralità e fasci nosa acidità. Un antico pal mento per fettamente conserva to e una cura eccellente per il territorio sono le caratteri stiche dell’azienda vi nicola Terra Costantino, dove la qualità in costante crescita garantisce una scelta ec cellente di vini. Come il bian co Contrada Blandano, capace di invecchiare con estrema

eleganza.

Sempre nel Catanese, a Trecastagni, la bottiglia Etna Sosta

Tre Santi è il vessillo del metodo classico delle Cantine Nicosia. Da provare anche il metodo classico dell’azienda Cos a Vittoria, vicino a Ragusa, nella sua impronta macerata molto intrigante.

Il viaggio si può concludere nelle Eolie, a Salina, tra panorami mozzafiato e una quiete invidiabile, per degustare i bianchi Secca del Capo e Salina bianco di Cantine Colosi, espressioni vinicole affascinanti e il nuovo rosso, da singolo vigneto, Guardiano del Faro.

Nota spumeggiante: le uve siciliane si prestano con docile carattere e intenso nerbo sapido alle spumantizzazioni di metodo classico rendendo la Sicilia anche terra di nobili bollicine.

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Degustazione dei
alla cantina Terra Costantino TRAVEL
I vigneti intorno alla cantina Donnafugata a Pantelleria (Trapani)
vini dell'Etna

PITIGLIANO ALL’IMPROVVISO

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INCASTONATO NEL TUFO, IL BORGO DELLA MAREMMA APPARE DAVANTI AGLI OCCHI COME UNA VISIONE. SIMBOLO DI UNA TERRA DI CONFINE DOVE SI SONO MESCOLATE RELIGIONI, ARTI E CULTURE di Giuliano Compagno
© janoka82/AdobeStock
Pitigliano (Grosseto)

La statale 74 Maremmana taglia l’interno della provincia grossetana e, dopo aver costeggiato il santuario della Madonna delle Grazie, dove si respirano arie quattrocentesche, porta fino a Pitigliano. Dopo una curva a gomito, il borgo issato su un grande masso appare improvviso come un sorgere miracoloso nel tufo di fronte ai turisti provenienti da tutto il mondo. Siamo in una terra di confine dove, secoli addietro, la Tuscia viterbese e la bassa Maremma vennero a confondersi. Un luogo in cui si sarebbero mescolate pacificamente religioni, culture, arti.

Tanti gli elementi importanti che distin-

guono Pitigliano dalle altre bellezze limitrofe o più distanti, capaci ognuna di lasciare in questa regione segni di incanto. Basti solo citare i borghi di Saturnia, Magliano, Sorano, Sovana, Montemerano, Capalbio. La Maremma è un atto unico, l’interludio di un paesaggio rinascimentale in cui la vita si manifesta in segni di pura armonia. Pitigliano, invece, è il simbolo di una civiltà antica e di una comunità moderna fortissima. Claudia Elmi, assessore comunale al Turismo, commercio e attività produttive, è la prima ad accogliermi e ad accompagnarmi dal municipio, lungo l’imponente acquedotto mediceo, fino a piazza San Gregorio VII dove la sera è

possibile cenare da Ceccottino, 20 anni di ricerca nella tradizione gastronomica. Da lì, tra aneddoti e lampi di cultura, Elmi mi guida verso piazza Becherini per contemplare una veduta di rara poesia sulla vallata. Alle spalle, per intero, questo paese senza tempo e nel suo tempo immerso.

Chiamata città del tufo o anche piccola Gerusalemme, prima frontiera liberata dal potere papalino, Pitigliano è una citazione della differenza che corre tra la Maremma e quelle vaste terre toscane che per Dante erano estese da Cecina fino a Corneto (l’attuale Tarquinia, nel Lazio). Chilometri di territorio che, in un tempo non lontanissimo, erano laghi

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e paludi dal clima insalubre, dove regnavano zanzare anofele e malaria. In Maremma abitavano poche migliaia di persone, magari sopravvissute o resistenti alla malattia, da cui Pitigliano era esente, isolata com’era su una collina baciata dalla sorte e da aria sana e respirabile.

Di questo e altro prende a raccontarmi Angelo Biondi che, per decenni, ha insegnato storia e lettere ai ragazzi del paese, partendo dalla storia locale e contribuendo a forgiare in loro un’identità cittadina. Passeggiando insieme tra le vie, non fa che incontrare generazioni di ex allievi che nel salutarlo mai dimenticano di chiamarlo professore. Mi racconta Angelo della Pitigliano controllata dalla famiglia medievale degli Aldobrandeschi, poi del periodo basilare degli Orsini e, ancora, del dominio mediceo fino ad arrivare ai Lorena. Ma dalla sua erudizione mai trapela il destino di una città sotto il giogo di nobili e stranieri. Nulla sarebbe più falso. Perché nel ‘500 Pitigliano era addirittura contea e Stato sovrano, ebbe voce nel trattato di pace di Cateau-Cambrésis, che pose fine alle guerre d'Italia tra la Francia e gli Asburgo di Spagna e Austria, e fu teatro di una storica accoglienza della comunità ebraica. A metà del XVI secolo,

infatti, il conte Niccolò IV Orsini donò al medico e linguista David de Pomis un terreno cimiteriale e, trascorso qualche decennio, fece innalzare una sinagoga, ancora oggi in ottimo stato. Con l’istituzione del ghetto in grotte di tufo (tuttora visitabile), la comunità ebraica crebbe fino a costituire un ottavo degli abitanti. Da lì la nomea di piccola Gerusalemme e il forte legame di questo popolo con la cittadinanza di Pitigliano. Eroica e inesausta fu infatti la protezione che i pitiglianesi offrirono agli ebrei durante gli anni delle leggi razziali e in quelli delle deportazioni. Nessuno di loro finì nei campi di sterminio e fu giustiziato. Oggi il quartiere ebraico, con il suo piccolo museo e i dedali di stradine in discesa è tra le zone più caratteristiche del centro storico.

Valerio Lupi, fotografo che si definisce amatoriale, ha raccolto i suoi scatti in un alfabeto di voci verbali per raccontare la grandezza immaginifica della “maremmanità”, cioè dell’attitudine a curare la propria distanza dalle cose del mondo, unita alla propensione a raccontarsi attraverso visioni fantastiche. Uno dei verbi citati da Lupi – viaggiare – mi fa venire in mente una frase del filosofo statunitense Ralph Waldo Emerson: «Vai dove il sentiero non c’è ancora

e lascia dietro di te una traccia». Quasi a evocare le vie cave di origine etrusca della cittadina, una passeggiata lunga 10mila metri andando e tornando dalla via Selciata fino a piazza Garibaldi. Alla sera, prima di chiudere gli occhi sulla vallata, è consigliato sfogliare qualche pagina del libro I minatori della Maremma, di Luciano Bianciardi e Carlo Cassola, l’uno nativo di Grosseto, l’altro adottato, che dedicarono un’inchiesta e un omaggio commoventi alle 43 vittime della sciagura di Ribolla, altra frazione di questa provincia affascinante: «Un’esplosione spaventosa; avevano visto una gran nube di fumo uscire dalla bocca del pozzo […]». Era il 1954, il cuore della Maremma si fermò dinanzi a quella sofferenza per la morte di tanti lavoratori in miniera, poi riprese a battere tra quelle dolci colline. Ogni anno, il terzo fine settimana di agosto, per la Festa della contea di Pitigliano, in tanti tornano nel borgo del tufo per riascoltare i racconti di un tempo, dal Rinascimento in poi. Magari in quei giorni può capitare di incontrare anche Marcello Baraghini (l’inventore della collana Millelire), che a Pitigliano ha ritrovato la gioia di fare l’editore indipendente aprendo una libreria, felice e più libero di sempre.

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Uno scorcio del centro storico di Pitigliano © Francesco Scatena/AdobeStock

di Osvaldo Bevilacqua [Direttore editoriale Vdgmagazine.it e ambasciatore dei Borghi più belli d’Italia] Foto CapriPress/Giuseppe Rosato

SEGRETI DI CAPRI

L’ISOLA NEL GOLFO DI NAPOLI

SORPRENDE PER I TESORI

NASCOSTI NELLA ZONA MENO

MONDANA. DALLE STATUE

ROMANE CONSERVATE

NELLA CASA ROSSA ALLA

SFINGE NEL GIARDINO

DI VILLA SAN MICHELE

Nel golfo di Napoli, Capri è l’incantata isola delle sirene, romantica per eccellenza, dove la routine quotidiana sparisce e il blu delle acque travolge, facendo vivere un sogno. Tante sono le storie d’amore che si sono avvicendate in questo luogo, celebrato da sempre nei versi dei poeti

e da cui sono stati tratti film e opere letterarie.

Oltre al mare cristallino e alla piazzetta celebre nel mondo, ci sono le spiagge di Marina Grande e Marina Piccola, la spettacolare Grotta Azzurra, gli incredibili faraglioni, il panorama mozzafiato del Monte Solaro, Villa Jovis, che fu residenza

dell’imperatore romano Tiberio Giulio Cesare Augusto, e i tornanti della via Krupp, mitica strada pedonale che ha da poco riaperto dopo dieci anni di blocco.

L’isola è divisa in due Comuni: quello caprese, la parte più mondana, e quello anacaprese, meno affollato, che si trova nella parte più elevata

76 IL PAESE DEI MILLE PAESI
Via Krupp vista dall’alto, Capri

dell’isola (da qui l’etimologia del nome in greco) e presenta un lato nascosto tutto da scoprire. «Ci impegniamo ogni giorno a promuovere e salvaguardare l’identità di Anacapri, con la sua storia e la sua cultura, le tradizioni da conservare e le innovazioni da scoprire. Un luogo ricco di contraddizioni che regala un meraviglioso senso di armonia a chi ha scelto quest’isola come meta dei suoi viaggi di turismo, cultura e benessere», sottolinea il sindaco Alessandro Scoppa. In questo splendido borgo merita una visita la Casa rossa, costruita tra 1876 e il 1899 dal bizzarro colonnello John Clay MacKowen, abbiente cittadino di New Orleans, che miscelò diversi stili architettonici e usò la sua eclettica dimora per collezionare reperti archeologici, come le tre famose statue romane rinvenute nella Grotta Azzurra. Oggi la villa è un luogo d’arte che ospita tante iniziative come L’isola dipinta: viaggio pittorico a Capri e Anacapri tra Ottocento e Novecento, mostra permanente gestita da una cooperativa costituita da ragazzi fragili, La Sciuscella. Questo termine napoletano indica il carrubo, «un albero

sempreverde, longevo, legato alla terra in cui vive, con i rami protesi verso gli esseri in difficoltà», sottolinea la presidente della cooperativa, Monica De Vargas Machuca.

Così l’associazione «è pronta ad accogliere in un porto sicuro soggetti in stato di particolare difficoltà, sia essa fisica, psichica, sociale, culturale o ambientale».

Sempre ad Anacapri si trova la sorprendente Villa San Michele: a farmela scoprire è stato il console onorario di Svezia, Staffan de Mistura, inviato speciale delle Nazioni Unite. L’abitazione signorile venne costruita in uno dei punti più panoramici da Axel Munthe, medico della regina Vittoria di Svezia, che si innamorò dell’isola. «Una casa aperta al sole, al vento e alle voci del mare – come un tempio greco – e luci, luci ovunque», la descrisse lui stesso nel libro La storia di San Michele, tradotto in 83 lingue. In quello che è stato definito uno dei giardini più belli d’Italia trovano riposo gli uccelli migratori che dall’Africa si spostano verso l’Europa. Nell’area verde della villa si trova poi una misteriosa e affascinante sfinge egizia, risalente a circa 3.200

anni fa, che volge il suo sguardo su tutta Capri: si dice che esprimendo un desiderio mentre si guarda il mare, poggiando la mano sinistra su di lei e quella destra sul cuore, con molta probabilità si avvererà. Prima di lasciare Anacapri ci si può riempire gli occhi di bellezza anche con una visita alla chiesa di San Michele Arcangelo: sul suo pavimento maiolicato c’è la rappresentazione della cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre realizzata dal mastro Leonardo Chiaiese. Un’altra curiosità a misura di turisti e visitatori sono le pacchiane: abilissime e simpaticissime cuoche del luogo che conservano le tradizioni tipiche della cucina locale e fanno conoscere agli ospiti l’autentica Anacapri, fatta di radici antiche e legami forti con la terra. Tra gli eventi storici, si segnala l’attesissima Settembrata anacaprese che si svolge ogni anno dal 1923. Nata come festa dell’uva è arrivata al suo centesimo anniversario e prevede diverse serate all’insegna dell’enogastronomia, della musica e del divertimento. La cucina dell’isola è caratterizzata dai prodotti locali e per i piatti

a cura di vdgmagazine.it
La statua della sfinge nei giardini di Villa San Michele, Anacapri

tipici c’è l’imbarazzo della scelta: si va dai ravioli farciti con caciotta e parmigiano alla pezzogna, un pesce pregiato apprezzato per le sue carni squisite, dai totani ripieni alle alici marinate, uno dei classici piatti di mare da preparare in poco tempo; dalla caponata alle pennette aumm aumm con formaggio fresco, ortaggi e basilico. Fino alla celeberrima insalata caprese con pomodori dell’isola e mozzarella di bufala freschissima. Da provare anche la chiummenzana, un sugo con aromi tipici mediterranei usato per condire la pasta o i ravioli. Dulcis in fundo, la deliziosa torta caprese, noto dessert della tradizione locale. Insomma, Capri è un luogo incredibile che riserva sorprese a non finire.

I RAVIOLI CAPRESI

di Sandra Jacopucci

Un piatto povero della tradizione contadina di Capri, famoso in tutto il mondo e nato nel quartiere di Marucella, sul versante di Marina Grande, viene interpretato dallo chef Antonio Milano. L’impasto è a base di acqua tiepida e farina con un filo di olio, senza uova. Il ripieno è un’antica alchimia di caciotta di capra stagionata nelle cantine, uovo, maggiorana, parmigiano e poco fiordilatte. Gli ultimi due ingredienti una volta non erano presenti nella ricetta perché le mucche non esistevano sull’isola, che era dominata dalle capre selvatiche da cui prende il nome. La maggiorana è un’erba aromatica spontanea che cresce fra le rocce e tutte le famiglie locali ne hanno una piantina. Il pomodoro, rosso e saporito, poco cotto per conservarne il colore e la naturale acidità, è il condimento preferito insieme a una manciata di parmigiano grattugiato e qualche foglia di profumatissimo basilico. Come ama dire la giornalista Anna Maria Boniello, «Capri è l’isola dei vip dalla cucina semplice».

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Il pavimento della chiesa di San Michele Arcangelo, Anacapri Casa rossa, Anacapri

di Peppone Calabrese PepponeCalabrese peppone_calabrese [Conduttore Rai1, oste e gastronomo]

IL BORGO DELL’ UTOPIA

A MATERA PER SCOPRIRE LA MARTELLA, UNA REALTÀ RURALE

E SOCIALE VOLUTA 70 ANNI FA DALL’IMPRENDITORE ADRIANO OLIVETTI PER RISANARE I RIONI SASSI

GENIUS LOCI
La Martella (Matera) © Archivio associazione Amici del borgo

Ciao Peppone, cosa ci fai qui? Vieni a prenderti un caffè, io ti seguo sempre». Il ragazzo è sorridente e ha la faccia simpatica e poi un caffè ci vorrebbe proprio vista la disavventura della ruota bucata proprio vicino all’indicazione La Martella, una frazione di Matera. «Benvenuto nel borgo rurale più bello d’Italia. Io sono Raffaele», mi dice.

Il bar è pieno di ragazzi e sento parlare inglese. Questa insolita situazione per

un locale nella periferia di Matera mi incuriosisce e chiedo il perché della loro presenza: «Sto accompagnando questo gruppo di studenti stranieri a scoprire La Martella, il primo borgo a nascere per decongestionare gli antichi rioni Sassi. La sua storia risale a 70 anni fa e si lega a quella di grandi personaggi della cultura italiana come l’imprenditore Adriano Olivetti, il Primo Ministro Alcide De Gasperi e l’architetto Ludovico Quaroni», risponde. Sgrano gli occhi e Raffaele orgoglioso incalza: «Spesso chi viene qui, dopo aver visitato i Sassi, decide di capire meglio questa millenaria città e viene a vedere La Martella o i quartieri degli anni ‘50. Ancora oggi Matera resterebbe incomprensibile senza aver conosciuto questo borgo e l’idea di comunità che è nata in quegli anni». Raffaele ha conquistato la mia attenzione e gli chiedo come mai sia così affezionato a questo luogo. E lui: «Io sono una guida turistica, anzi mi piace definirmi un narratore di storie del nostro territorio, nonché abitante del borgo da sempre, nato e cresciuto qui. Da giovane chi ci abitava si sentiva emarginato, andare a scuola a Matera ed essere di La Martella era una considerata una cosa “brutta”. Ma io sono contento di aver passato la mia infanzia qui, tra i campi, all’aria aperta,

e di essere parte di questa comunità. Mi piace essere un martellese doc», dice con orgoglio.

«In dialetto la parola sta a significare mortella, il nome di un mirto, l’arbusto aromatico della macchia mediterranea a foglie sempreverdi che cresceva in abbondanza in questo territorio. Il nome italianizzato La Martella viene citato per la prima volta in una delibera comunale nel 1951, con la quale l’amministrazione si impegnava ad acquistare circa 50 ettari di terreni da cedere gratuitamente all’ente case popolari. Qui sarebbe stato costruito un villaggio rurale di 200 alloggi da assegnare ai nullatenenti di Matera, conferendo qualche anno dopo al borgo la denominazione La Martella», mi spiega.

I ragazzi stranieri hanno finito di fare merenda, Raffaele deve andare a lavorare ma io ho ancora sete di sapere e mi unisco al gruppo, lasciandomi guidare tra i vicoli: «Negli anni ’50, Matera è stata investita da una serie di importanti trasformazioni urbane e sociali. Le condizioni di vita in alcune zone non erano ritenute dignitose per cui si decise di costruire nuovi quartieri, caratterizzati da un buon livello di qualità. La borgata doveva essere una sorta di villaggio modello ma per molti fu un villaggio dell’utopia.

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Chiesa di San Vincenzo de’ Paoli, La Martella © Raffaele Lamacchia

Anche se questo appellativo venne rifiutato dallo storico tedesco Friedric Friedmann, amico personale di Olivetti. Docente presso l’università di Arkansas, fu uno degli intellettuali che contribuì allo studio del mondo contadino e battezzò come riuscito l’esperimento di Matera», continua a raccontare la guida.

La Martella è stato il primo borgo a ospitare gli abitanti dei rioni Sassi che lasciavano le grotte umide per vere case, con acqua corrente e luce, progettate ascoltando le loro reali necessità: «I contadini impiegavano ore per raggiungere i campi e così si auspicò la realizzazione di case sparse per le campagne, come le tante che si vedono in giro per le aree agricole italiane», dice ancora Raffaele.

Fu una grande opera architettonica, quindi, ma anche un modello di lavoro e progettazione. «L’urbanizzazione si è sviluppata seguendo uno schema a stella, che vedeva al centro lo spazio civico e gli edifici pubblici come chiesa, ambulatori, asilo, teatro, scuole e le piazze. Mentre i palazzi residenziali furono distribuiti lungo le strade che si diramano verso l’esterno. Il borgo fu inaugurato il 17 maggio del 1953 alla presenza di De Gasperi, dell’ambasciatrice americana in Italia Clare Boothe Luce e di migliaia di contadini».

Il coinvolgimento di tutte queste personalità nell’ideazione e realizzazione del borgo mi affascina, voglio saperne di più e Raffaele mi accontenta: «L’architetto Quaroni mise in opera il sogno di Olivetti. La Martella rappresenta l’idea utopista olivettiana che vede nella realizzazione di questo borgo rurale un esempio di comunità già sperimentata nel Canavese, un’esperienza dove la casa, il lavoro e l’educazione sociale e civile fossero i valori fondanti di una comunità. L’obiettivo dell’imprenditore era la ricostruzione sociale, politica, economica, morale e anche religiosa dell’Italia del dopoguerra».

La nostra passeggiata continua e la spiegazione si fa sempre più dettagliata: «Siamo nel fulcro della vita urbana, che si svolge intorno all’importante chiesa progettata da Quaroni, al cineteatro che porta il suo nome e alla biblioteca di comunità dedicata all’ingegnere di Ivrea. La Martella è anche l’unico borgo rurale ad avere un teatro sia interno sia esterno. In questo luogo si tenevano le assemblee dei cittadini, non ci sono sedie perché tutti dovevano portarsi la loro da casa. Quaroni ha attribuito un grande risalto alle dimensioni della chiesa perché i finanziatori non gradivano che avesse le stesse proporzioni delle case e degli edifici circostanti. La forma ricorda un granaio

del mondo contadino che si eleva per circa 20 metri ed è visibile da tutto l’abitato».

Alla passeggiata partecipa anche un ragazzo di Torino che si chiama Marco, bassino, capelli chiari e occhi piccoli e neri. Gli chiedo cosa pensi di quel borgo e mi accorgo dalla sua risposta che è molto preparato: «L’idea era quella di costruire un borgo innovativo per quei tempi ispirandosi alle unità di quartiere inglesi. Si voleva dare ai contadini metodi e strumenti per diventare imprenditori agricoli, fornendo loro la casa, la stalla, l’orto e un pezzo di terra. Qui, passeggiando la sera d’estate, si assapora a pieno la poetica del vicinato».

Raffaele chiede l’attenzione di tutti, alza il tono della voce e si mette al centro. Aspetta che tutti siano in silenzio e dice: «Questa è casa mia, aperta agli studenti e agli artisti. Ecco la mia visione del borgo, da centro rurale per contadini e pastori a centro culturale per artisti aperto alla sperimentazione. Perché La Martella è nata come una sperimentazione e farla tornare a vivere con le visite è anche riportarla alla sua natura originaria di quartiere laboratorio». Oggi di quella fantastica storia è rimasto un popolo fiero e orgoglioso che porta avanti le antiche tradizioni dei vicinati dei Sassi e continua a battersi per un’idea di comunità olivettiana.

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La guida turistica Raffaele Lamacchia © Archivio associazione Amici del borgo

di Padre Enzo Fortunato padre.enzo.fortunato padrenzo padreenzofortunato [Giornalista e scrittore]

L’EREDITÀ DI FRANCESCO

A LUCCA COMPIE DIECI ANNI IL RESTAURO DEL COMPLESSO CONVENTUALE INTITOLATO AL SANTO DI ASSISI. DA LUOGO DI FEDE A CAMPUS DEDICATO ALLA FORMAZIONE

BUON VIAGGIO BRAVA GENTE
Veduta del complesso di San Francesco a Lucca

Viaggiando su e giù per l’Italia alla scoperta dei luoghi di Francesco, o a lui dedicati, merita una tappa Lucca dove, poco fuori le mura, si trova il complesso conventuale intitolato al santo di Assisi.

Si tratta di un gioiello dell’architettura mendicante del ‘300 completamente recuperato grazie a un imponente restauro concluso nel 2013. A dieci anni dalla riqualificazione, la ricorrenza viene festeggiata fino a novembre con una serie di eventi organizzati dalla Fondazione Cassa di risparmio di Lucca che ha finanziato i lavori.

La presenza dei frati è documentata in un’area esterna alla cerchia muraria cittadina già nel 1228, data in cui Goffredo da Castiglione, futuro papa Celestino IV, concesse ai frati minori un appezzamento di terreno, con orto e annessa capanna, affinché potessero costruirvi la loro chiesa.

L’area prescelta era nota come Fratta e già il 31 luglio dello stesso anno cominciarono i lavori. Attorno alla chiesa di Santa Maria Maddalena, di cui i francescani si occupavano, venne eretto un vero e proprio polo conventuale, con l’aggiunta dell’oratorio di San Franceschetto nel 1309, tre chiostri e altre strutture.

La chiesa, molto semplice, è costituita da un’ampia aula con mura in laterizio coperta a capriate che termina in tre cappelle con volta a crociera. Sulla facciata, decorata da grandi conci di calcare bianco e grigio disposti in filari orizzontali e paralleli, si trova un grande portale d’accesso con sopra una lunetta e un rosone. Grazie al suo aspetto solenne e austero costituisce uno dei monumenti più suggestivi di Lucca.

A cavallo tra il 1300 e il 1400 si assistette alla realizzazione di nuove cappelle presbiteriali, che la tradizione ricorda come volute dal signore

di Lucca, Paolo Guinigi. Gli scavi promossi dalla Soprintendenza archeologica della Toscana hanno portato alla luce tre tombe femminili, dove si trovano con buona probabilità i resti delle tre mogli di Guinigi. Una per l’adolescente Maria Caterina degli Antelminelli, morta probabilmente di peste, un’altra potrebbe appartenere alla consorte più conosciuta, Ilaria del Carretto, e ancora una a Jacopa Trinci dei Signori di Foligno, sposa nel 1420 e morta nel 1422.

Il legame tra il convento e le classi agiate della città fu sempre molto forte, anche se questo obiettivo non era in linea con l’originario spirito francescano. Quando nel 1531 gli artigiani tessili della città decisero di ribellarsi alla classe aristocratica lucchese si radunarono proprio fuori dalla chiesa di San Francesco, in occasione del cosiddetto “tumulto degli straccioni”, per ottenere un miglioramento della loro condizione lavorativa.

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La facciata della chiesa di San Francesco

Facendo un salto di alcuni secoli, dopo la soppressione napoleonica e la restituzione del complesso ai francescani, nel 1868 l’edificio divenne un magazzino militare. Nel 1901 il comune di Lucca riscattò la chiesa e nel 1910 la riaprì al culto, terminando la decorazione della facciata nel 1930. Infine, nel 2003 i francescani lasciarono il complesso, che nel 2010 venne rilevato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.

L’interno della chiesa, costituito da un’aula a navata unica, coperta da un soffitto a capriate lignee e illuminata da bifore del 1844, è impreziosito da

affreschi quattrocenteschi di scuola fiorentina e dal monumento funebre a Guidiccioni di Vincenzo Civitali. In fondo alla navata si trova l’abside, a pianta quadrangolare e coperta con volta a crociera. Il presbiterio, delimitato da una balaustra, ospita l’altare maggiore barocco. Alle sue spalle si trova l’organo a canne, costruito tra il 1930 e il 1940, e restaurato dieci anni fa.

Oggi lo storico punto di riferimento per i bisognosi della città è una vera e propria cittadella destinata a campus per la Scuola di alti studi Imt: la chiesa ospita eventi importanti, la

cappella Guinigi seminari e piccoli eventi, la sagrestia seminari e riunioni. E, inoltre, sono disponibili aule, strutture residenziali per studenti, alloggi per la comunità accademica, uffici per docenti e personale, la mensa e numerose aree, interne ed esterne, per lo studio e la socializzazione. Punto di riferimento e fiore all’occhiello del territorio, il complesso francescano ha un grande valore che unisce il patrimonio artistico e storico della città alle attività di formazione di una scuola che guarda al futuro.

fondazionecarilucca.it

88 BUON VIAGGIO BRAVA GENTE
Una sala dell’ex convento adibita a incontri e studio

IL SENSO DEL POSSIBILE

A PALERMO LA FONDAZIONE FEDERICO II HA RIPORTATO PALAZZO REALE ALL’ANTICA VOCAZIONE DI CULLA INCLUSIVA, IN CUI L’ARTE

DIVENTA UNO STRUMENTO DI INTEGRAZIONE SOCIALE

di Cesare Biasini Selvaggi - cesarebiasini@gmail.com Foto courtesy Fondazione Federico II

«Avvicinati, e bacia un tratto delle sue mura, dopo averlo abbracciato. E contempla le belle cose che esso racchiude», recita un’epigrafe in arabo proveniente dal Palazzo Reale di Palermo. L’edificio è simbolo della Sicilia e dell’epoca d’oro in cui i suoi re dominavano il Mediterraneo, riuscendo a far convivere in uno stile di tolleranza diverse religioni, culture e

lingue, riunite in una fabbrica di idee di tipo rinascimentale, già nel ‘200. Un sogno giunto a noi avvolto in quella bella nube d’oro e di fede che è la Cappella Palatina, cuore devozionale e artistico del palazzo. «La più bella che esiste al mondo, il più stupendo gioiello religioso vagheggiato dal pensiero umano ed eseguito da mani d’artista», la definì lo scrittore Guy de Maupassant.

ARTE
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Il Palazzo Reale di Palermo

Costruita dopo l’incoronazione di Ruggero II del 1130, a uso della corte, è coperta di mosaici bizantini, preziosa testimonianza del lavoro di artigiani di tutte le religioni che hanno dato vita a un intreccio di stili unico sul pianeta. È un’importante eredità arabo-normanno, da proteggere e valorizzare, fatta di diritti, libertà, integrazione e multiculturalità. Ben lo sa la Fondazione Federico II, costituita nel 1996 per condurre Palazzo Reale nel nuovo millennio e riportarlo all’antica vocazione di culla inclusiva di sapienza, laboratorio ad alto impatto sociale in cui progettare il futuro.

Questo indirizzo appare evidente già dalla mostra in corso nella Sala Duca di Montalto, Punctum, aperta fino al 1° ottobre e dedicata all’artista contemporaneo Omar Hassan. Di origini italo-egiziane, 36 anni, Omar è nato e cresciuto a Milano, nel quartiere Lambrate, a contatto con due culture: suo papà è musulmano, infatti, e sua mamma è cristiana-cattolica. Oggi è conosciuto a livello internazionale perché dipinge non solo con pennelli o bombolette spray, ma anche con i guantoni da boxe. Dal 2015 mescola la sua passione per l’arte con quella per il pugilato (grazie all’incontro con uno dei più importanti allenatori italiani, Ottavio Tazzi) dando vita alla serie di tele dal titolo Breaking through. In-

PatriziaMonterosso

tinge i guantoni nei barattoli di pittura e usa la tela come elemento a cui rapportarsi con il proprio corpo, in una vera e propria performance. «L’aspetto concettuale del pugilato è per me una vera metafora di vita. Ho voluto esaltare questa immagine perché ritengo che ognuno sia il pugile della propria vita. Ognuno ha le proprie croci. Nella boxe cadi per rialzarti, sei da solo a combattere, sei all’angolo, per un minuto hai qualcuno che ti dà una pacca sulla spalla ma poi, come nella vita, sei tu che devi tornare a combattere.

© Ghigo Roli

Questa associazione tra pugilato, vita e arte è assolutamente potente. La frase che mi rappresenta – I’m not punching to destroy. I’m creating! – vuol significare che, con un gesto estremamente forte io non rompo, non distruggo, non faccio male, ma creo». La prima opera che accoglie il visitatore è un’altra coraggiosa e sovversiva invenzione di Omar: una reinterpretazione scultorea della Nike di Samotracia in dolce attesa che inneggia alla pace. Le connessioni tra passato, presente e futuro, tra classicità e contemporaneità, sono di casa qui grazie ai progetti originali tutti made in Fondazione Federico II. «Non abbiamo mai acquistato mostre preconfezionate, esposizioni con nomi altisonanti ma non rappresentativi di una visione o di un cammino culturale. Senza la produzione di cultura un sito, per quanto bellissimo, diventa un contenitore», spiega Patrizia Monterosso, direttrice generale della Fondazione che mi guida alla scoperta del Palazzo Reale di Palermo in chiave 2.0. «Lavorare in un luogo come questo, la cui bellezza è vivida, ti costringe a misurarti ogni giorno con qualcosa che è migliore di te. A guardare al di là del tuo naso, puntare a un orizzonte in cui il passato ti rimprovera se accetti scorciatoie e non elabori qualcosa di nuovo». È proprio vero, penso, mentre percorriamo il corridoio medievale che attraversa gli spessi bastioni per arrivare nei sotterranei, dove si trovano i resti di mura della Palermo punica, databili intorno al IV secolo a.C. Per poi raggiungere la Sala di re Ruggero con il soffitto e le pareti tappezzati di intarsi a mosaico, raffiguranti animali simbolici tratti da bestiari medievali. Come l’aquila che mantiene nei suoi artigli una lepre, simbolo del potere che controlla le passioni. La bellezza è utile quando ispira, aiuta ad alzare l’asticella del senso del possibile. Patrizia mi racconta poi delle visite guidate che dedicano periodicamente ai ragazzi sottoposti a diversi tipi di procedimento penale. Sono i giovani sotto custodia dei servizi sociali per minorenni della città, di cui è direttore lo straordinario Salvatore Inguì che mi riferisce: «Avere l’opportunità di essere accolti e visitare Palazzo Reale ha aiutato i ragazzi a riempire parti di sé che magari loro non sapevano neanche di avere. Se fino a un attimo prima avevano un modo di parlare chiassoso e schiamazzavano in dialetto, a un certo punto hanno modificato anche il tono della voce e il volume, pian pianino hanno smesso di parlare il dialetto, cercando di usare – diciamo – un italiano prossimo. Veramente un piccolo miracolo».

La Fondazione Federico II dà il suo contributo affinché la bellezza sia davvero per tutti anche attraverso le tecnologie più innovative al servizio dei beni culturali. Nello spazio Meta, uno dei più amati dai visitatori, vengono esposti capolavori del patrimonio archeologico dell’isola da ammirare a confronto con le loro copie virtuali realizzate dalla start-up locale ARTficial. Le opere sono digitalizzate e, grazie alle migliori tecnologie di scansione 3D, tradotte in colorate versioni in fibra di mais. «La cultura crea anche sviluppo economico. Uno sviluppo che dà felicità perché proviene da radici pulite, nobili. Soprattutto in una città come Palermo va difeso fortemente ciò che è positivo, attraverso l’arte e la cultura, in antitesi a ciò che è negativo». Con queste parole mi saluta Monterosso mentre varco l’antico portale del palazzo rivolto alla città, rimasto murato per quasi un secolo e riaperto dalla Fondazione Federico II. Celebrando così, ancora una volta, il valore dell’accoglienza del prossimo.

federicosecondo.org

ARTE
Una delle opere di Omar Hassan

INFINITO PLURALE

A ROMA, LA MOSTRA CHE RIASSUME LA POETICA DI MICHELANGELO PISTOLETTO. UN PERCORSO LUNGO 60 ANNI DI CREATIVITÀ E 90 ANNI DI VITA

Èil 1960, Michelangelo Pistoletto ha 27 anni e a Torino si tiene la sua prima mostra personale.

Alla Galleria Galatea vengono esposti autoritratti, figure di atleti, paesaggi e una natura morta. Gli sono necessari un paio d’anni per approdare alla realizzazione dei quadri specchianti, lastre di acciaio inox sulle quali vengono applicate sagome, perlopiù umane, in dimensione reale. Una mediazione che costringe il visitatore a relazionarsi con la propria immagine in prospettiva e, contemporaneamente, con lo spazio in cui l’opera è immersa.

Qualche anno dopo vede la luce la Venere degli stracci, opera del 1967 che diventa presto emblema del movimento

ARTE
di Angela Alexandra D’Orso
«Nella diversità io mi sono moltiplicato»
Michelangelo Pistoletto
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Michelangelo Pistoletto Terzo Paradiso (2003-2023) Courtesy Cittadellarte - Fondazione Pistoletto, Biella Prodotto da Dart - Chiostro del Bramante

dell’Arte povera. In poco meno di un decennio, il genio di Biella passa dalla pittura alla reinterpretazione della scultura e, negli anni, continua a rispondere alla chiamata dell’arte mischiando forme, materiali e linguaggi.

Prova, sperimenta e colpisce con accostamenti insoliti, talvolta al limite del caricaturale, creazioni spiazzanti e impregnate di messaggi, all’apparenza vaghi, ma di forte impatto visivo. Un universo che ne contiene altri, un organismo che si definisce tramite la sua forma in perpetuo fieri. La mostra Infinity. Michelangelo Pistoletto. L'arte contemporanea senza limiti si avvale di questa interpretazione per ricostruire, attraverso le creazioni simbolo che rappresentano proprio l’icona dell’infinito, la carriera di Pistoletto.

L’indagine parte dalle opere storiche e arriva alle più recenti raccontando l’attività del maestro dal 1962 al 2023. A ospitarla, fino al 15 ottobre, è il Chiostro del Bramante di Roma: l’architettura rinascimentale entra in dialogo con i pezzi che compongono l’allestimento, dai quadri specchianti a Metrocubo d’infinito, da Autoritratto di stelle ai lavori più recenti, per un totale di 50 opere e quattro grandi installazioni site specific. Il visitatore interagisce con loro e diventa a sua volta veicolo d’arte, alterando lo spazio con il suo passaggio e partecipando così alla narrazione. Il percorso, a cura di Danilo Eccher, non punta a mostrare didascalicamente l’evoluzione del genio ma vuole chiarire quanto il processo creativo viaggi attraverso il flusso delle idee, generando un magma che può solidificarsi in diverse forme, a seconda del momento e dell’intenzione. In questo senso quella al Chiostro è «una mostra collettiva di un unico artista», come afferma Eccher. Perché nella produzione di Pistoletto una moltitudine di “io” cerca e trova spazio. Il segno dell’infinito è la rappresentazione grafica di questa pluralità, fatta di caos regolato e complessità irriducibile.

chiostrodelbramante.it chiostrodelbramante chiostrodelbramante_roma

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ARTE
Michelangelo Pistoletto Metrocubo d’infinito in un cubo specchiante (1966-2023) Courtesy Cittadellarte - Fondazione Pistoletto, Biella Michelangelo Pistoletto Venere degli stracci (1967) Courtesy Cittadellarte - Fondazione Pistoletto, Biella

GIOCHI DI STILE

DAL MEGLIO DELLA MODA MASCHILE ALLE SFILATE DI FENDI E LUISAVIAROMA. CON UN OCCHIO PUNTATO

SULLA DIMENSIONE LUDICA. DAL 13 AL 16 GIUGNO TORNA A FIRENZE PITTI UOMO di Cecilia Morrico MorriCecili morricocecili

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MODA
Il
presentato
progetto S|Style
brand Cavia
al

Parola d’ordine: giocare. È proprio la dimensione ludica, sfidante ma soprattutto creativa, che Pitti Uomo vuole mettere in pista attraverso la moda e il lifestyle per la sua 104esima edizione, dal 13 al 16 giugno a Firenze. E anche se il tema può sembrare leggero, i dati della moda maschile italiana non sono mai stati così solidi.

Il 2022 ha infatti evidenziato una performance positiva sui mercati esteri: le esportazioni hanno messo a segno un incremento a doppia cifra del 24,7% sul 2021, per un totale di circa 8,9 miliardi di euro. Anche le importazioni sono cresciute del 43,9%, passando a 7 miliardi di euro. Un momento d’oro che sembra confermato anche per il 2023.

Tornando alla manifestazione fiorentina, Fortezza da Basso è pronta ad accogliere 825 brand, in crescita rispetto all’edizione dello scorso giugno (682) e a quella di gennaio (789), di cui il 41% esteri, chiamati a presentare le nuove collezioni Primavera-Estate 2024. Sono sempre cinque le sezioni – Fantastic Classic, Futuro Maschile, Dynamic Attitude, Superstyling e I Go Out – che vanno dal classico all’informale, passando per le creazioni più sperimentali. Occhi puntati anche sul lifestyle con l’outdoor, dal beachwear agli accessori per camping e walking. Confermata poi, dopo l’esordio a gennaio, la presenza dell’area speciale dedicata agli animali con gli accessori per gli amici a quattro zampe.

C’è grandissima attesa per lo special guest di questa estate: Fendi. Alle 18 del 15 giugno è in programma una sfilata speciale nella suggestiva Fendi Factory, il polo d’eccellenza della maison recentemente inaugurato a Capannuccia, nella campagna fiorentina.

Una scelta voluta fortemente da Silvia Venturini Fendi, artistic director of accessories and menswear della maison: «Sono emozionata all’idea che la prossima passerella uomo si tenga in una location per me così speciale, il cuore pulsante di Fendi, un luogo simbolo della creazione dove sviluppo, innovazione, formazione artigianale e produzione sono uniti sotto lo stesso tetto. È un’occasione unica per vedere i nostri prodotti prendere vita proprio nel luogo in cui i nostri artigiani li realizzano, ponendoli per quel giorno al centro della scena».

La partecipazione del famoso brand romano è stata concordata con la Camera nazionale della moda italiana e cade con la nuova presidenza di Pitti Immagine assegnata ad Antonio De Matteis, già patron del marchio Kiton: «Sono particolarmente felice della presenza di Fendi, uno dei luxury brand più prestigiosi sulla scena globale, al Pitti di giugno. È un’ulteriore conferma dello standing internazionale del Salone e del livello qualitativo dei suoi eventi speciali». Il presidente sottolinea poi la rinnovata unione di intenti con la Camera di Milano: «Condividiamo lo stesso obiettivo di promuovere e valorizzare il migliore stile italiano in contesti di rilevanza mondiale, entrambi consapevoli che la sequenza complementare di appuntamenti Firenze-Milano sia un fattore imprescindibile per l’intero sistema della moda maschile nazionale».

Sempre giovedì 15, ma in tarda serata, è di scena il guest designer di Pitti 104: lo stilista californiano Eli Russell Linnetz che, per l’occasione, ha trasformato il piazzale centrale di Fortezza da Basso in un set cinematografico in technicolor.

Merita una visita la settima edizione di S|Style, il progetto incentrato sui brand eco-responsabili, innovativi e di ricerca. Dalla Francia al Regno Unito, dalla Costa d’Avorio all’India e all’Italia, sono tanti i giovani designer che fanno della sostenibilità il presupposto indispensabile per esprimere la propria creatività. Inoltre, questa settima edizione accoglie per la prima volta una partnership esclusiva con Material Innovation Lab, il centro di ricerca interno al gruppo del lusso Kering. Impegnato a favore della riduzione dell’impatto ambientale, mette a disposizione degli stilisti di S|Style una biblioteca di materiali e tessuti certificati per la realizzazione di una propria capsule durante la kermesse.

Non mancano, poi, gli appuntamenti glamour in città: il 13 giugno, al giardino di Palazzo Frescobaldi, è in programma la sfilata di Luisa Beccaria che sostiene i progetti di Corri la vita onlus a favore delle donne malate di tumore al seno. Mentre mercoledì 14 è la volta di LuisaViaRoma che, a piazzale Michelangelo, presenta Runway Icons, una passerella multibrand in cui è possibile scoprire l’evoluzione dello

Faliero Sarti, Primavera-Estate 2024

stile nei ultimi decenni attraverso un dialogo visivo tra passato, presente e futuro. Lo show presenta look di oltre 50 marchi internazionali, che portano in scena outfit simbolo del loro heritage e capi contemporanei insieme a una selezione di collezioni create in esclusiva per LuisaViaRoma.

Se poi di stile non si è ancora sazi ecco che, dal 21 al 23 giugno, torna anche Pitti Bimbo con i suoi 220 marchi per i più giovani. Anche qui cinque sezioni raccontano le ultime tendenze del kidswear, soprattutto per la spiaggia, e molte curiosità legate al mondo dell’infanzia. pittimmagine.com

La Fendi Factory a Capannuccia (Firenze)

PHYGITAL SUSTAINABILITY EXPO ® 2023

Avvicinare le aziende e i consumatori a una moda sostenibile ed ecologica. Un progetto su cui si impegna la Sustainable Fashion Innovation Society (SFIS), l’associazione internazionale senza scopo di lucro che annualmente dà vita al Phygital Sustainability Expo®️, il primo evento al mondo dedicato alla transizione ecologica del sistema moda e design attraverso l’innovazione tecnologica. Il 5 e il 6 luglio, ai Mercati di Traiano nei Fori Imperiali di Roma, si incontrano addetti ai lavori, stakeholder, piccole e medie imprese globali e consumatori. Oltre ai panel con relatori di fama mondiale, che vengono ad annunciare le loro disruption, vi è una Sfilata Narrata®️ di aziende green e un percorso museale nei Sustainable Development Goals (Obiettivi di sviluppo sostenibile), digitale e immersivo in realtà aumentata, sul ciclo di vita di un indumento, per spiegare l’importanza dell’economia circolare e comprendere i diversi processi che i prodotti subiscono.sustainablefashioninnovation.org

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Cruna, Primavera-Estate 2024, pantalone Burano e polo Levante T-shirt In The Box in collaborazione con Disney Sneaker Lotto Legenda, Primavera-Estate 2024 © Andrea Ferrari

UN OCCHIO SULL’ARTE

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Ugo Mulas Eugenio Montale (1970) PHOTO

VENEZIA OMAGGIA UGO

MULAS A 50 ANNI DALLA

SCOMPARSA. IN MOSTRA OLTRE

300 SCATTI DEL FOTOGRAFO

CHE HA TRASCORSO LA VITA A DOCUMENTARE L’ATTIVITÀ DI SCRITTORI, PITTORI E SCULTORI

di Flavio Scheggi mescoupsdecoeur

© Eredi Ugo Mulas. Tutti i diritti riservati. Courtesy Archivio Ugo Mulas, Milano - Galleria Lia Rumma, Milano/Napoli

Il poeta Eugenio Montale ripreso di profilo davanti a un’upupa. L’artista Lucio Fontana immortalato mentre compie uno dei suoi celebri tagli sulla tela. Lo scultore Alberto Giacometti in barca su un canale della Laguna mentre sta andando alla Biennale. Sono

tutti scatti realizzati dal fotografo milanese Ugo Mulas, che ha passato la vita a documentare l’attività di scrittori e pittori. A 50 anni dalla sua scomparsa Venezia gli dedica un’ampia retrospettiva, curata da Denis Curti e Alberto Salvadori, realizzata in collaborazione con l’Archivio Mulas.

Fino al 6 agosto, il centro espositivo Le stanze della fotografia, all’interno della Fondazione Giorgio Cini, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, ospita la mostra Ugo Mulas. L’operazione fotografica. Chi arriva nella Serenissima può ammirare più di 300 immagini, tra cui 30 scatti mai esposti prima, documenti, libri, pubblicazioni e filmati che raccontano le diverse esperienze affrontate dall’artista.

Mulas comprese presto che essere fotografo voleva dire fornire una testimonianza critica della società. E questa consapevolezza lo guidò nei suoi primi reportage, tra il 1953 e il 1954, attraverso le periferie milanesi e l’ambiente culturale del celebre bar Jamaica, a Brera.

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Ugo Mulas Milano (1953-1954)

In poco tempo si fece strada nei più diversi ambiti della fotografia, dalla moda alla pubblicità, pubblicando i suoi lavori su magazine come Settimo giorno, Rivista Pirelli Domus Vogue . In seguito, la sua attenzione venne rapita dal mondo dell’arte e, dal 1954 al 1972, si occupò di fotografare le varie edizioni della Biennale di Venezia. Nel 1962 documentò la mostra Sculture nella città, a Spoleto, legandosi agli scultori americani David Smith e Alexander Calder. Incontri che lo introdussero nel panorama artistico americano per ritrarre importanti pittori al lavoro come Frank Stella, Roy Lichtenstein, Jasper Johns, Andy Warhol e John Cage. Sempre negli anni ‘60 realizzò anche una serie di scatti dedicati alla raccolta Ossi di seppia di Eugenio Montale. Tutti i campi d’interesse che hanno caratterizzato il lavoro di Mulas possono essere ripercorsi lungo le 14 sezioni in cui si snoda l’esposizione. Si va dal teatro alla moda, dalla sua esperienza con la Biennale e gli artisti della Pop Art ai personaggi della letteratura, del cinema e dell’architettura ritratti come modelli in posa, fino alle immagini dedicate a Milano e al bar Jamaica. Negli oltre 1.800 metri quadrati dello spazio espositivo sono in programma anche laboratori, incontri, workshop e seminari con esperti. lestanzedellafotografia.it

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PHOTO Ugo Mulas New York (1965) Ugo Mulas Lucio Fontana - L’Attesa, Milano (1964)
Un mare di storie, un mare di avventure. Il Galata museo del mare ti aspetta, sali a bordo! #SALIABORDO! www.galatamuseodelmare.it

CENTO VOLTE DIVA

PROTAGONISTA INDISCUSSA TRA LE STAR DEL ‘900. UNA MOSTRA FOTOGRAFICA A ROMA CELEBRA

GINA LOLLOBRIGIDA, ATTRICE, MA ANCHE FOTOGRAFA, DISEGNATRICE E SCULTRICE

di Francesca Ventre – f.ventre@fsitaliane.it

106 © Sunset Boulevard/Corbis/Getty Images
In questa pagina e nella successiva, Gina Lollobrigida sul set del film Salomone e la regina di Saba (1959) PHOTO

Cento mondi e oltre cento fotografie. Una mostra non può definire il ritratto di una star in ogni dettaglio. Ma a volte basta accennarne i lineamenti per far affiorare subito alla memoria ricordi collettivi e frammenti di un’epoca.

L’esposizione I mondi di Gina, dal 9 giugno all’8 ottobre all’Istituto centrale per la grafica che ha sede a Palazzo Poli, nel centro di Roma, omaggia una vera diva. Un termine non abusato nel caso di un’attrice che ha rappresentato vizi e virtù dell’Italia del secolo scorso, tra commozione e risate. Gina Lollobrigida, con il suo corpo dai tratti formosi e gli accattivanti occhi scuri, è stata la regina delle stelle in un periodo impareggiabile.

La mostra, ideata e curata dal sottosegretario del ministero della Cultura, Lucia Borgonzoni, e dalla presidente di Cinecittà, Chiara Sbarigia, è promossa dal Mic con Archivio Luce Cinecittà. Ripercorre un universo di fantasia, commedia e tragicità, illustrato da immagini preziose, provenienti soprattutto dall’Archivio Luce, dal Centro sperimentale di

cinematografia e dal Museo di fotografia contemporanea. Una vita lunga quella dell’attrice, che comincia il 4 luglio 1927 a Subiaco, a poca distanza da Roma, e si chiude il 16 gennaio scorso all’età di 95 anni. Esordisce giovanissima, bella e vivace, e si conquista subito il diminutivo Lollo. Nel 1952, interpreta l’innamorata e dispettosa zingara Adelina nella pellicola di Christian-Jaque Fanfan la Tulipe, che la consacra star in Francia. Nello stesso anno, in Italia conquista la popolarità con  Altri tempi di Alessandro Blasetti, nell’episodio  Il processo di Frine con Vittorio De Sica, che conia per lei il neologismo di maggiorata. A cui si aggiunge presto anche il soprannome “la bersagliera” per il ruolo impertinente in Pane, amore e fantasia, sempre con uno straordinario De Sica al suo fianco, che gli vale il Nastro d’argento come migliore attrice protagonista nel 1954.

Della sua versatilità dà prova in Salomone e la regina di Saba (1959) e nei panni di Paolina Borghese in Venere imperiale (1962), pellicola da premio doppio: un secondo Nastro d’ar-

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© Archivio storico Luce, fondo Dial

gento e un secondo David di Donatello (il primo l’aveva già vinto nel 1956 per La donna più bella del mondo). Nel tempo diventa anche icona di stile, vestita da Gattinoni con abiti stile impero, dal tipico taglio sotto il seno, di cui uno è esposto anche in mostra.

E poi, nel 1972, entra nel mondo delle favole come la dolce fata turchina nello sceneggiato televisivo di Luigi Comencini Le avventure di Pinocchio

Il sogno non finisce: nel 1996 arriva il David di Donatello alla carriera e nel 2008 conquista la sua stella sulla Walk of Fame di Hollywood. Ma il ritratto non sarebbe fedele se non mostrasse anche il volto di Gina fotografa, disegnatrice, scultrice e persino cantante. Il progetto espositivo prosegue a settembre alla Mostra del cinema di Venezia, con la proiezione di un film restaurato, la presentazione di un premio per giovani talenti e una celebrazione insieme ad Anna Magnani. Nel pantheon delle dive il posto non manca. archivioluce.com

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PHOTO Sul divano di casa con un leoncino tra le braccia (1962) © Archivio storico Luce, fondo Vedo Con la regina Elisabetta II alla première del film Caccia al ladro di Alfred Hitchcock, a Londra (1955) © Bettmann/Getty Images

Il suggestivo boutique hotel PALAZZO MANFREDI si contraddistingue per l’esclusiva posizione nel cuore della Roma Imperiale con una vista unica e spettacolare sul Colosseo, Ludus Magnus e Domus Aurea. Alla posizione unica e vista mozzafiato, l’hotel unisce un’ospitalità di lusso che si traduce in eleganti camere, suite e Grand View Colosseum Suites, dove arredi contemporanei si contrappongono a opere d’arte e dipinti antichi risalenti al XVI secolo. A coronare il soggior no sono le specialità culinarie offerte dal ristorante stellato Aroma, affidato all’executive chef Giuseppe Di lorio in un ambiente romantico che culmina nella scenografica terrazza con vista. Il nuovissimo The Court è il raffinato cocktail bar che propone deliziosi cocktail creati dal mixologist Matteo Zed con incomparabile vista Colosseo e Ludus Magnus.

PALAZZO MANFREDI is an elegant hideaway in the center of what was once imperial Rome. The char ming 17th century palace has spectacular views of the Colosseum and the Domus Aurea, combined with superb hospitality Today it is tastefully ador ned with art ranging from 16th century antique paintings to contemporary pieces. The hotel offers an intimate experience, crowned only by a meal at the hotel’s Aroma Restaurant where the unparalleled vistas of ancient Rome are beautifully matched by the culinary delights. The brand-new The Court, sophisticated cocktail bar with unparalleled views of the Colosseum and the Ludus Magnus and delicious cocktails created by mixologist Matteo Zed.

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Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del secondo giorno precedente il viaggio. Il cambio prenotazione, l’accesso ad altro treno e il rimborso non sono consentiti. È possibile, fino alla partenza del treno, esclusivamente il cambio della data e dell’ora per lo stesso tipo di treno, livello o classe, effettuando il cambio rispetto al corrispondente biglietto Base e pagando la relativa differenza di prezzo. Il nuovo ticket segue le regole del biglietto Base.

CARNET 15, 10 E 5 VIAGGI

I Carnet Trenitalia sono sempre più adatti a tutte le esigenze. Si può scegliere quello da 15 viaggi con la riduzione del 30% sul prezzo Base, da 10 viaggi (-20% sul prezzo Base) oppure il Carnet 5 viaggi (-10% sul prezzo Base). Riservato ai titolari Carta FRECCIA, il Carnet è nominativo e personale. L’offerta è disponibile per i treni Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity 1

MASSIMO RISPARMIO

Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del sesto giorno precedente il viaggio. Il cambio, il rimborso e l’accesso ad altro treno non sono consentiti.

FRECCIAYOUNG

Riservata agli under 30, l’offerta Young consente di viaggiare su Frecciarossa e Frecciargento a 19€ e 29€ a seconda della relazione di viaggio. Si può viaggiare, ad esempio, tra Firenze-Milano, Bologna-Torino e Bari-Roma a 19 €, mentre tra Milano-Napoli e Roma - Venezia a 29€. L’offerta è riservata ai soci Carta FRECCIA under 30 ed è valida per viaggiare in Standard e in 2^ classe 2

A/R IN GIORNATA

Promozione per chi parte e torna nello stesso giorno con le Frecce a prezzi fissi, differenziati in base alle relazioni e alla classe o al livello di servizio. Un modo comodo e conveniente per gli spostamenti di lavoro oppure per visitare le città d’arte senza stress 3

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BASE
SUPER ECONOMY
© Creative Juice/AdobeStock

SENIOR

Riservata agli over 60 titolari di Carta FRECCIA, l’offerta consente di risparmiare fino al 50% su tutti i treni nazionali e in tutti i livelli di servizio, ad eccezione dell’Executive, del Salottino e delle vetture Excelsior 4

INSIEME

ME&YOU

La promozione consente di viaggiare in due tutti i giorni con sconti fino al 50% sul prezzo Base su Frecce, Intercity e Intercity Notte. L’offerta è valida in 1^ e 2^ classe e in tutti i livelli di servizio ad eccezione dell’Executive, del Salottino e i servizi cuccette, VL ed Excelsior 5

Offerta dedicata ai gruppi da 3 a 5 persone per viaggiare con uno sconto fino al 60% sul prezzo Base di Frecce, Intercity e Intercity Notte. La promozione è valida in 1^ e 2^ classe e in tutti i livelli di servizio ad eccezione dell’Executive, del Salottino e delle vetture Excelsior 6

NOTE LEGALI

1. Il Carnet consente di effettuare 15, 10 o 5 viaggi in entrambi i sensi di marcia di una specifica tratta, scelta al momento dell’acquisto e non modificabile per i viaggi successivi. Le prenotazioni dei biglietti devono essere effettuate entro 180 giorni dalla data di emissione del Carnet entro i limiti di prenotabilità dei treni. L’offerta non è cumulabile con altre promozioni. Il cambio della singola prenotazione ha tempi e condizioni uguali a quelli del biglietto Base. Cambio biglietto non consentito e rimborso soggetto a restrizioni.

2. Offerta valida sui treni Frecciarossa e Frecciargento, in 2^ classe e nel livello di servizio Standard. Prevede l’acquisto a prezzi fissi di 19€ e 29€, a seconda della relazione di viaggio. Tali prezzi non si applicano alle relazioni per le quali è previsto un prezzo Base inferiore ai 38€. Acquistabile fino alle ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. L’offerta è a posti limitati che variano in base al treno e al giorno della settimana e non si cumula con altre riduzioni a qualsiasi titolo spettanti, compresa quella prevista per i ragazzi. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentiti.

3. Il numero dei posti è limitato e variabile, in base al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Acquistabile fino alle ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Si può scegliere di effettuare il viaggio di andata in una classe o livello di servizio differente rispetto a quella del viaggio di ritorno. Il rimborso non è consentito. Offerta non cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi.

4. L’offerta è acquistabile entro le ore 24 del sesto giorno precedente la partenza per le Frecce e fino alle ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno per i treni Intercity e Intercity Notte. La percentuale di sconto varia rispetto al prezzo Base dal 40% al 50% per le Frecce e dal 20% al 50% per gli Intercity e Intercity Notte. Il numero dei posti disponibili è limitato e varia in base al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. È possibile cambiare esclusivamente la data o l’ora di partenza, una sola volta e fino alla partenza del treno, scegliendo un viaggio con la stessa categoria di treno o tipologia di servizio e pagando la differenza rispetto al corrispondente prezzo Base intero. Il Rimborso e accesso ad altro treno non sono ammessi. Al momento dell’acquisto il sistema propone sempre il prezzo più vantaggioso. A bordo è necessario esibire la CartaFRECCIA insieme a un documento d’identità.

5. Offerta a posti limitati e variabili in base al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio scelto ed è acquistabile entro le ore 24 del sesto giorno precedente la partenza per le Frecce e fino alle ore 24 del secondo giorno precedente la partenza per i treni Intercity e Intercity Notte. La percentuale di sconto varia dal 40% al 50% per le Frecce e dal 20% al 50% per gli Intercity e Intercity Notte. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentiti.

6. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. La percentuale di sconto varia rispetto al prezzo Base dal 40% al 60% per le Frecce e dal 20% al 60% per gli Intercity e Intercity Notte. Lo sconto non è cumulabile con altre riduzioni fatta eccezione per quella prevista in favore dei ragazzi fino a 15 anni. La promozione è acquistabile entro le ore 24 del sesto giorno precedente la partenza per le Frecce e fino alle ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno per i treni Intercity e Intercity Notte. Il cambio e il rimborso non sono consentiti.

117 PROMOZIONI

MOMENTI DI GUSTO AD ALTA VELOCITÀ

Il FRECCIABistrò ti aspetta per una pausa di gusto. Nel servizio bar, presente su tutti i Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca, si possono acquistare deliziosi prodotti e menù pensati per ogni momento della giornata. Un’ampia selezione che comprende snack dolci e salati, panini e tramezzini, primi piatti caldi e freddi, insalate e taglieri, bevande alcoliche e analcoliche. L’offerta prevede anche opzioni vegetariane e gluten free ed è arricchita dalle note di gusto del caffè espresso Illy. Il servizio è previsto anche per i clienti dei treni Eurocity.

FOOD ON BOARD
Il viaggio nel viaggio
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PORTALE FRECCE

PORTALEFRECCE.IT

L’INTRATTENIMENTO GRATUITO AD ALTA VELOCITÀ

Grazie ai servizi e ai contenuti del portale FRECCE il viaggio a bordo dei treni Frecciarossa e Frecciargento e nelle sale FRECCIAClub e FRECCIALounge è più piacevole. Per accedere basta collegarsi alla rete WiFi, digitare www.portalefrecce.it o scaricare l’app Portale FRECCE da App Store e Google Play. Ulteriori dettagli, info e condizioni su trenitalia.com

I FILM DI GIUGNO

Fantastic Beasts The Secrets of Dumbledore

TANTI CONTENUTI PER TE

GIOCHI Azione, sport, logica e tanto altro a disposizione di grandi e dei bambini

EDICOLA DIGITALE Quotidiani e riviste nazionali e internazionali

SERIE E PROGRAMMI TV Una selezione di serie e programmi tv

BAMBINI Cartoni e programmi per i piccoli viaggiatori

AUDIOLIBRI Audiolibri di vario genere anche per bambini

EffettoVIOLA TM Innovativa tecnologia audio che aiuta a ridurre lo stress e ritrovare il buonumore

NEWS

Notizie Ansa sui principali fatti quotidiani aggiornate ogni ora

MUSICA Il meglio della musica contemporanea italiana e straniera

CORSI

Cura la tua formazione con i corsi audio e video

LIBRI E GUIDE

Circa 200 contenuti tra libri ed estratti di guide turistiche

PODCAST TURISTICI Arricchisci il tuo programma di viaggio con suggerimenti originali e inediti

GOAL COLLECTION Guarda i goal dell’ultimo turno di Coppa Italia Frecciarossa e/o di Seria A Tim

INTERNET WIFI

Connessione a Internet tramite WiFi di bordo

INFO DI VIAGGIO

Informazioni in tempo reale su puntualità, fermate, coincidenze

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Connettiti al WiFi Frecce e inquadra il QR code Doctor Strange Me contro te Persi nel tempo
© 2022 WBEI. Publishing Rights © J.K.R. TM WBEI © 2016 Marvel © 2021 Warner Bros. Entertainment Italia S.r.l., Colorado Film Production C.F.P. S.r.l., Me Contro Te S.r.l. ©2019 Disney Enterprises, Inc. All Rights Reserved © 2022 WBEI TM & DC
Maleficent Mistress of Evil The Batman
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Il regolamento completo del Programma Carta FRECCIA, che ha validità fino al 31 dicembre 2023, è disponibile sul sito Trenitalia o alle emettitrici self-service della rete nazionale o le biglietterie Trenitalia. I premi potranno essere richiesti fino al 29 febbraio 2024 PIÙ TEMPO PER RAGGIUNGERE IL PROSSIMO TRAGUARDO! BENEFIT ACCELERATORE PUNTI FAST TRACK UPGRADE GRATUITI INGRESSI FRECCIALOUNGE BIGLIETTI PREMIO DISPONIBILI 365 GIORNI L’ANNO SERVIZIO ASSISTENZA WHATSAPP CAMBIO PRENOTAZIONE A BORDO TRENO SE IL BIGLIETTO TI PERMETTE DI VIAGGIARE DA 1 ORA PRIMA E FINO A 1 ORA DOPO LA PARTENZA DEL TRENO PRENOTATO SUPERFLEX ACCESSO AL TRENO IN QUALUNQUE MOMENTO DELLA GIORNATA CON BIGLIETTO BASE O CARNET BIGLIETTO PREMIO OMAGGIO ACQUISTO A BORDO TRENO CALL CENTER DEDICATO INGRESSI FRECCIACLUB PROMOZIONI DEDICATE CartaFRECCIA Argento CartaFRECCIA Oro CartaFRECCIA Platino ACCESSO AL SALOTTINO DI BORDO +10% 2 ACCESSI ILLIMITATI ACCESSI ILLIMITATI ACCESSI ILLIMITATI CON 2 ACCOMPAGNATORI '+50% 4 ACCESSI ILLIMITATI CON 2 ACCOMPAGNATORI TUTTE LE PROMO DEDICATE A CARTAFRECCIA SERVIZIO DEDICATO GRATUITO SENZA RESTRIZIONI GRATUITO 1 BIGLIETTO GRATUITO GRATUITO GRATUITO GRATUITO GRATUITO ACCESSI ILLIMITATI TUTTE LE PROMO DEDICATE A CARTAFRECCIA CASHBACK AREA MEETING ACCOMPAGNAMENTO RAGAZZI A BORDO GRATIS SCONTI SU MISURA (SE CI DARAI IL CONSENSO ALLA PROFILAZIONE) CARTAFRECCIA COLLECTION OFFERTE DAI PARTNER CartaFRECCIA 1 TUTTE LE PROMO DEDICATE A CARTAFRECCIA DA 7.500 PUNTI QUALIFICANTI DA 3.000 PUNTI QUALIFICANTI DA 1.000 PUNTI QUALIFICANTI +25% ACCESSI ILLIMITATI ACCESSI ILLIMITATI CON 1 ACCOMPAGNATORE 3 ACCESSI ILLIMITATI CON 1 ACCOMPAGNATORE TUTTE LE PROMO DEDICATE A CARTAFRECCIA SERVIZIO DEDICATO GRATUITO STATUS
CARTA FRECCIA
La scadenza dei punti status è stata posticipata al 31/12/2023 ed entro tale data sarà possibile accumulare punti per raggiungere o confermare CartaFRECCIA Argento, Oro o Platino.
PROROGATI FINO AL 31 DICEMBRE 2023

MOSTRE IN TRENO E PAGO MENO

VIVI LA CULTURA CON TRENITALIA.

SCONTI E AGEVOLAZIONI NELLE PRINCIPALI SEDI MUSEALI E DI

EVENTI IN ITALIA

Le superstar dell’arte contemporanea si danno appuntamento a Roma per la mostra Sembra vivo!. Palazzo Bonaparte ospita fino all’8 ottobre un’esposizione di sculture iperrealiste al confine tra arte e spettacolo: dalle creazioni scenografiche dell’australiano Ron Mueck alle opere sacre e violente di Berlinde De Bruyckere, dai lavori irriverenti di Maurizio Cattelan ai mondi psichedelici e fiabeschi di Carsten Höller fino alle distopie rassicuranti della coppia Elmgreen & Dragset. E poi ancora i capolavori di Sam Jinks, Patricia Piccinini, John DeAndrea, Carole A. Feuerman, George Segal, Robert Graham e molti altri ancora.

Una vasta selezione di pezzi dagli anni ‘70 ai giorni nostri, provenienti da collezioni di tutto il mondo, che dimostrano l’evoluzione delle tecniche di modellazione, fusione e pittura della materia per raggiungere livelli sempre più alti nella rappresentazione della figura umana. Le sculture iperrealistiche emulano forme, contorni e texture del corpo, creano una strabiliante illusione visiva e un’estrema verosimiglianza, facendo percepire la presenza molto palpabile di un altro essere umano. Ingresso a metà prezzo riservato ai possessori di un biglietto delle Frecce con destinazione Roma in una data antecedente al massimo di due giorni da quella della visita.

mostrepalazzobonaparte.it | arthemisia.it

IN CONVENZIONE ANCHE

UTAMARO, HOKUSAI, HIROSHIGE

Fino al 25 giugno alla Società Promotrice delle Belle Arti, Torino hokusaitorino.it

HELMUT NEWTON

Fino al 25 giugno a Palazzo Reale, Milano mostrahelmutnewton.it | palazzorealemilano.it

MUSEO NAZIONALE DELLA SCIENZA E DELLA TECNOLOGIA DI MILANO museoscienza.org

BILL VIOLA

Fino al 25 giugno a Palazzo Reale, Milano palazzorealemilano.it | arthemisia.it

MAN RAY. OPERE 1912-1975

Fino al 9 luglio a Palazzo Ducale, Genova palazzoducale.genova.it

5 MINUTI CON VAN GOGH

Fino al 10 settembre a Palazzo Ducale, Genova palazzoducale.genova.it | arthemisia.it

REACHING FOR THE STARS

Fino al 18 giugno a Palazzo Strozzi, Firenze palazzostrozzi.org

FONDAZIONE FRANCO ZEFFIRELLI DI FIRENZE fondazionefrancozeffirelli.com

MUSEO CIVICO GAETANO FILANGIERI DI NAPOLI filangierimuseo.it

RICHARD AVEDON. RELATIONSHIPS

Fino al 30 luglio 2023, alla Galleria d’Arte Moderna di Palermo, 106 scatti del maestro statunitense che ha rivouzionato il modo di fotografare le modelle trasformandole da soggetti statici ad attrici protagoniste del set. Ingresso ridotto per i clienti di Regionali, Intercity e Intercity Notte in possesso di un biglietto per Palermo. avedonpalermo.it

Sam Jinks

and Child (detail) (2010)

Maggiori informazioni su trenitalia.com

121
Dovima con gli elefanti in abito Dior, Cirque d’Hiver, Parigi (agosto 1955) © The Richard Avedon Foundation Woman Courtesy of the artist, Sullivan+Strumpf, Sydney and Institute for Cultural Exchange, Tübingen

Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce. Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com Alcuni collegamenti qui rappresentati sono disponibili solo in alcuni periodi dell’anno e/o in alcuni giorni della settimana. Verifica le disponibilità della tratta di tuo interesse su trenitalia.com.

Cartina aggiornata al 25 maggio 2023

122 NETWORK // ROUTES // FLOTTA
LEGENDA: Foggia Peschici Vieste Udine Trieste Pisa Bari Lecce Reggio di Calabria Fiumicino Aeroporto Genova Rimini Ancona Pescara Taranto Lamezia Terme Caserta Bolzano Bergamo Milano Torino Bardonecchia Bologna Firenze Perugia Roma Paola Sibari Brescia Vicenza Venezia Padova Modena NO STOP Reggio Emilia AV La Spezia Potenza Matera Trento Ravenna Verona Salerno Mantova Treviso Napoli Napoli Afragola Assisi Sorrento Pompei Cecina Piombino Piombino Marittima Parigi Lione Chambéry Ora

Velocità max 400 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 8 carrozze Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard Posti 457 | WiFi Fast | Presa elettrica e USB al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIAROSSA ETR 500

Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze

4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574 WiFi | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIAROSSA ETR 700

Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze

3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 497 WiFi Fast | Presa elettrica e USB al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIAROSSA ETR 600

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze

3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 432 WiFi | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIARGENTO ETR 485

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h

Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 489 WiFi | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA ETR 460

Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h

Composizione 9 carrozze

Classi 1^ e 2^ | Posti 479 | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIAROSSA

ETR 1000

123

ESPLORANDO IL FRIULI

A BORDO DI UN TRENO STORICO PER SCOPRIRE ANTICHI BORGHI, VISITARE PARCHI NATURALI E ASSAGGIARE LE ECCELLENZE

GASTRONOMICHE DEL TERRITORIO

Itreni storici della Fondazione FS Italiane accompagnano da giugno i viaggiatori alla scoperta del Friuli-Venezia Giulia, che vanta uno dei patrimoni artistici e architettonici più variegati d’Italia, dalle straordinarie testimonianze d’epoca romana fino ai piccoli borghi medievali difesi da castelli.

Tra gli itinerari promossi dalla Regione, l’11 giugno è in programma Lungo la ciclovia FVG 3, che percorre un tratto della storica Pedemontana del Friuli, da Pordenone a Maniago. La ferrovia, fondamentale arteria per gli spostamenti di truppe e armi durante la Prima guerra mondiale, rappresenta oggi un’ottima opportunità per la promozione delle bellezze naturalistiche ed enogastronomiche della zona. Grazie alla collaborazione con la Federazione italiana ambiente e bicicletta (Fiab) è possibile anche scegliere l’opzione treno più bici e scendere nelle tappe intermedie per proseguire su due ruote alla scoperta di borghi immersi nel verde, attraversati da numerose piste ciclabili. Il 18 giugno il treno Tra laguna e mare, sulla direttrice Venezia-Trie -

ste, viaggia da Portogruaro a Monfalcone e offre ai passeggeri una giornata nella Riserva naturale Valle Canal Novo, raggiungibile con una

SAVE THE DATE//TRENI STORICI

Treno di Dante

Treno storico da Carpanè Valstagna a Caldonazzo

Treno natura. La storia e il paesaggio delle Crete senesi

Ferrovia dei parchi. L’alto Sangro

Canelli e le Cattedrali sotterranee

Archeotreno express

Lario express

Reggia express

Lungo la ciclovia FVG 3

Treno del Sacro Monte

Il treno delle Capitali della cultura

Tra laguna e mare

Pietrarsa express

Treno storico da Milano a Chiavenna

Aria di Friuli-Venezia Giulia

Laveno express

navetta dalla stazione di San Giorgio di Nogaro, in provincia di Udine. Questo paradiso per gli amanti del birdwatching e della fotografia naturalistica si snoda attorno a un incantevole ambiente lagunare, lungo un dedalo di passerelle di legno che sfiorano l’acqua.

L’ultimo appuntamento del mese, domenica 25 giugno, è con un treno d’epoca da Trieste a Gemona del Friuli (Udine). Quel giorno nel comune di San Daniele si inaugura la storica manifestazione Aria di Friuli-Venezia Giulia, giunta alla 37esima edizione, che consente di gustare eccellenze enogastronomiche, come il famoso prosciutto, e conoscere la cultura, gli usi e i costumi del territorio.

fondazionefs.it

fondazionefsitaliane

125
FONDAZIONE
PRIMA DI SCENDERE
FS
2, 3, 4 2 2 3, 4, 25 3, 25 4 4 10 11 11 11 11 18 18 25 25
GIUGNO
Il treno storico in sosta nella stazione di Travesio (Pordenone), sulla Pedemontana del Friuli di Gabriele Romani © Daniele Fabbro per Fondazione FS Italiane

[Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]

LE VILLE DI BAGHERIA

Il tessuto delle ville settecentesche palermitane nell’antichissima città punica di Bayharia – o Bahriyya, se si preferisce l’arabo, comunque letteralmente “che scende al mare” – è ancora oggi riconoscibile per lo splendore non appannato della calcarenite dorata, retaggio di viceré e nobiltà spagnoleggianti. A Bagheria amo soprattutto la famosa villa Cattolica, per via del museo e

del sepolcro di Renato Guttuso in cui, fra le altre opere, potete trovare la sua edicola in bronzo, monumento a un modo di informarsi che oggi quasi non c’è più. La residenza ha anche ospitato una delle collezioni di minerali più importanti d’Italia, quella del ricercatore bagherese Vladimiro Mauro, ricca di pietre siciliane legate alle miniere di zolfo e a un mondo sparito, quando l’isola era uno dei principali distretti mi-

nerari del mondo. E poi la villa Sant’Isidoro De Cordova, nella quale sono conservati reperti di tutte le epoche a partire dalla metà del XVIII secolo. Finito di visitarle scendete nella frazione di Aspra e accomodatevi sul porticciolo a guardare i pescherecci rientrare, senza pensare che si tratti dello stesso popolo anche se siete ancora all’interno dello stesso comune.

PRIMA DI SCENDERE FUORI LUOGO
Villa Cattolica a Bagheria (Palermo)
126
© Guido/AdobeStock

PRIMA DI SCENDERE STAZIONE POESIA

IL BUCO DI PAROLE

Vedi, occorreva che nascessi perché prima c’era nel mondo un buco di parole a chiederti così dolorosamente da essere senza fiato né voce da non sapere che eri tu che giochi e ridi di nascosto tu così, tu figlia eri tu che non c’eri in quel vuoto che non ricordo tanto era assurdo che non mi figuro più come se fossi qui da sempre, tu che ci sei sempre stata.

Poche poesie come questa di Gianfranco Lauretano, con cui da 35 anni condivido amicizia e opera nella rivista ClanDestino, mostrano la legge segreta della vita e, dunque, dell’arte poetica. In pochi versi dedicati alla nascita della figlia Alice, si evidenzia il rapporto tra parole e realtà, il sorgere della poesia come conseguenza di un evento significativo e al tempo stesso misterioso. Vale per l’arrivo di un figlio o anche per un rapido cambio di luce tra le foglie. Il poeta autentico vive il mondo come un evento continuo, fin

nei minimi dettagli, colma il «buco di parole» e tesse (dal latino textus, tessuto) quelle che mancano per raccontare un’esperienza, per sé e per tutti.

Nel caso di una nascita, e all’opposto di una morte, o nelle vicende più forti della vita, questo vuoto o meglio questo «buco di parole» si fa teso e drammatico. Allora la ricerca di espressioni adeguate per vivere tali accadimenti, e dunque conoscerli più profondamente, accede al livello poetico del linguaggio.

Ogni volta che una persona si avvi -

cina a voler dire qualcosa di importante (della vita personale o comune, delle scoperte della scienza o delle imprese sportive o ancora d’altro genere) ricorre a metafore in versi. Che sia «dark energy» o «tu sei la gemma al centro del mio petto», è a questa tensione poetica, come la chiamava Giuseppe Ungaretti, che l’umanità si affida per raccontare la vita. E quando essa accade, così sorprendentemente come nel caso della nascita di un figlio, le parole – ci fa vedere Lauretano – tremano di semplicità e profondità, di chiarezza e mistero.

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© iG vo a n n i Gastel
di Davide Rondoni DavideRondoniAutore daviderondoni Daviderond [Poeta e scrittore] © nuvolanevicata/AdobeStock [da Occorreva che nascessi di Gianfranco Lauretano, Marietti editore, 2004]

PRIMA DI SCENDERE

FOTO DEL MESE di Flavio Scheggi mescoupsdecoeur

Bianchi palazzoni sovrastati da un cielo grigio. Unica nota di colore alcune girandole verdi, rosse e blu. La foto è stata scattata in una città denominata, con triste ironia, Pardis (Paradiso in persiano), un nuovo spazio costruito a pochi chilometri da Teheran. Doveva essere un luogo per le persone che non possono permettersi una casa nella capitale iraniana. Purtroppo, la costruzione massiva di nuove palazzine ha portato alla devastazione dell’ecosistema montano e alla distruzione dell’habitat naturale, accrescendo le difficoltà dei collegamenti. Il paradiso è così diventato un quartiere dormitorio dove sopravvivono, ghettizzati e privati dei più basilari servizi, moltissimi lavoratori e gran parte delle famiglie più povere. L’immagine realizzata dalla fotografa iraniana Farnaz Damnabi fa parte della mostra Unveiled, visitabile fino al 28 luglio 2023 nella galleria 29 Arts in progress di Milano. Tra le 27 foto esposte ci sono anche quelle che rendono omaggio alle donne iraniane, con la loro routine di madri e lavoratrici, ignorate da una società fortemente patriarcale. Ma anche immagini di bambini che riescono a trovare la magia anche nei contesti più difficili. 29artsinprogress.com

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Farnaz Damnabi Pinwheel, dalla serie Pardis (2020) Courtesy 29 Arts in progress gallery
Missioni Don Bosco Valdocco Onlus ▪ Via Maria Ausiliatrice, 32 10152 Torino - Tel. 011/399.01.01 ▪ WhatsApp 3342413832 email: info@missionidonbosco.org - missionidonbosco.org Dona il tuo 5x1000 a Missioni Don Bosco 5x1000.missionidonbosco.org codice fiscale 97792970010 La tua firma fa miracoli! Visita il sito e ricevi il promemoria con il nostro codice fiscale

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