PER CHI AMA VIAGGIARE
EMMA
ANNO XIII | NUMERO 6 | GIUGNO 2021 | www.fsitaliane.it
BEST OF ME ITALIA COAST TO COAST BAGNI DI NATURA
UNITI DA UN’UNICA PASSIONE: L’ITALIA
#PASSIONECHEUNISCE
EDITORIALE
D
2020, e aveva il volto di Bebe Vio. Ora quello di Emma. Due donne, due persone solari e positive, nonostante le avversità della vita. È così che La Freccia vuole lanciare un segnale di
ritorno alla new normalcy. Non siamo tuttora a bordo delle Frecce, e forse non lo saremo ancora per alcuni mesi. Ma non abbiamo mai smesso, neanche nei momenti più bui, di esservi per quanto possibile compagni di viaggio. Sebbene il viaggio si fosse imprevedibilmente interrotto e trasformato in una sosta surreale, sempre più lunga e, per taluni, in certi momenti, persino irragionevole. E quindi quel viaggio fosse diventato poco più di uno pseudo-viaggio, virtuale e digitale.
© Konstantin Yuganov/Adobestock
opo 15 mesi, la cover della Freccia torna di nuovo a ospitare il volto di una protagonista dello spettacolo e dell’attualità. L’ultima era quella di marzo
IN VIAGGIO VERSO IL FUTURO, INSIEME 2
Tuttavia, non abbiamo mai smesso di raccontarvi quell’Italia che, prima dai balconi e dalle finestre, solidale nella sofferenza e nella paura, poi sui social, sconvolta, contrastata e irrequieta, non ha abbandonato la voglia di viaggiare davvero, conoscersi e riprendersi il futuro. Ormai da alcuni mesi La Freccia è tornata nei FRECCIALounge e nei FRECCIAClub, e la potete sfogliare anche sui vostri smartphone e sui vostri tablet. Il ritorno alle vecchie abitudini arriverà, attendiamo ancora un po’, perché la tragica e soffocante parentesi del Covid-19 non può dirsi ancora del tutto chiusa. Dobbiamo restare ligi alle norme che ci hanno aiutato a imboccare la giusta strada. I vaccini stanno facendo il resto. Però non possiamo soffocare la sana voglia di leggerezza e di estate che, pur vincolata alla necessaria perseverante cautela, deve dare espressione e for-
ma a quell’energia a lungo repressa. Lo so, pare un ossimoro. Ma è anche di questi, o forse soprattutto di questi, che si colora la nostra esistenza. Così La Freccia di giugno, che inaugura in questo numero una nuova rubrica dedicata, non a caso, alla poesia, vuole assecondare e indirizzare il diffuso desiderio di tornare a fare cose, vedere persone, sperimentare, ascoltare e capire. Prova a farlo con quel garbo, unito a passione, stimolante curiosità, difesa e promozione dei valori dell’inclusione e della sostenibilità, che sono e vogliamo restino la cifra del nostro mensile, del magazine del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane. Un Gruppo, da oltre un secolo a servizio del Paese, che se non avesse nel suo Dna e non preservasse e coltivasse queste doti, associate alla competenza tecnologica, all’eccellenza ingegneristica, all’orientamento al cliente e ai bisogni delle persone del-
le sue società e delle donne e degli uomini che ci lavorano, non potrebbe neppure proporsi come motore della rinascita di questo Paese, all’indomani dello tsunami economico e sociale della pandemia. Un Paese chiamato a cogliere le opportunità offerte dal piano Next Generation EU in una sfida che non possiamo permetterci di perdere. Pena un irreversibile tramonto. Ma noi siamo ottimisti. Dobbiamo, vogliamo e possiamo esserlo, con voi. «Perché il futuro è la nostra destinazione. Solo se è un viaggio che facciamo insieme».
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MEDIALOGANDO
LONGITUDE LA BUSSOLA ITALIANA NELL’INFORMAZIONE INTERNAZIONALE
IL DIRETTORE PIALUISA BIANCO RACCONTA IL MENSILE IN LINGUA INGLESE “ON WORLD AFFAIRS” di Marco Mancini
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© Marco Mona
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edialogando di giugno si apre con un tocco di leggerezza e colore, in sintonia con il sentiment dell’incipiente estate e di un’auspicata new normalcy. Il colore è il rosso, come la capigliatura dell’intervistatore e dell’intervistata, Pialuisa Bianco, direttore di Longitude, un mensile italiano scritto in inglese e letto in tutto il mondo. Ecco, la leggerezza che ha contraddistinto l’incontro, chiuso sulla constatazione di quel fattor comune, non confligge con la densità del pensiero, come ci insegnò sul declinare del secolo scorso Italo Calvino. Ancor meno quando si parla di giornalismo di qualità. Le vicende professionali e personali di Pialuisa fanno di lei un’interlocutrice capace di interpretare con lieve e naturale acutezza gli eventi, conducendo a esiti mai scontati. Pialuisa è stata, nel dopoguerra, la prima donna a essere nominata direttore di un giornale, L’indipendente. Era il 1994. Oggi che ancora tiene banco il tema della parità tra i generi, così racconta quel primato, trasformatosi in un trampolino verso altri prestigiosi traguardi: «Quando diventai direttore, quasi tutte le testate internazionali mi cercarono. Ero la prima in tutta Europa. Sembravo un fenomeno da baraccone, ma ero soltanto un fenomeno statistico. Se così non fosse bisognerebbe concludere che tutti i giornalisti maschi diventano direttori. Per dirigere un quotidiano nazionale bisogna avere esperienza in economia e politica, aver fatto l’inviato, conoscere le lingue e avere un ampio patrimonio di conoscenze, che io avevo. All’epoca, il vivaio delle giornaliste con queste caratteristiche era ancora esiguo. Statisticamente era capitato a me. Intanto, nel mondo si sono moltiplicati i direttori donna di testate nazionali autorevoli, in Italia no. E questo ti dice come camminiamo a rilento, nel nostro Paese». La tua modestia non può far velo alle tue qualità, indispensabili per arrivare dove sei arrivata. Però, dici, quel che conta è costruirsi un ricco curriculum che ancora oggi in Italia poche giornaliste vantano. Quanto vale il tuo nel ruolo di direttore di Longitude? Guarda, sono arrivata lontano solo in senso geografico, perché ho girato il mondo. E questo conta molto, perché
Pialuisa Bianco, direttore di Longitude
grazie a un tessuto di relazioni internazionali costruito in quasi 20 anni ho conosciuto e potuto raccogliere intorno alla rivista una rosa di collaboratori di altissimo livello, tedeschi, inglesi, francesi, americani, giapponesi, cinesi… Perché non c’è solo il giornalismo, nel tuo curriculum. No, sono stata anche consigliere strategico per tanti anni e con tanti ministri degli Esteri diversi, e ho fondato il Forum strategico del ministero degli Esteri, un tavolo interdisciplinare che oltre ai diplomatici metteva insieme militari, agenti dell’intelligence, fisici nucleari, economisti e tante altre figure a seconda dei dossier da analizzare.
sibilità e gli strumenti per farlo. Questo non significa non avere una linea, perché l’editoriale la espone ed esprime, ma si possono e debbono offrire punti di vista diversi, che si armonizzano in un tavolo di discussione libero e interdisciplinare. Analisi e approfondimento, quindi. Come mensile rifuggite dalla caducità e prolissità dell’attualità nella quale affoghiamo ogni giorno e che si trasformano in un simulacro dell’informazione. Sì, infatti quello che viviamo oggi, troppo spesso, non è più giornalismo, ma una pura registrazione di ciò che accade, fatta talvolta anche malamente, perché la circolazione immediata delle notizie viene spesso inficiata da pregiudizi, bias come direbbero gli americani. Quante edizioni di telegiornali esistono nel nostro Paese nell’arco delle 24 ore, quanti blog, quanti notiziari via web? Una polverizzazione delle fonti di informazione, tra qualificate e meno qualificate, che diventano una sorta di pozzanghera sovraffollata. Difficile abbeverarsi. Invece che cosa occorrerebbe? Uno spazio diverso, per rivendicare ciò che è proprio del giornalismo, ossia la creazione di news. E per creare news occorre lavoro, ricerca, studio, selezione degli argomenti e dei temi da approfondire. Quello è giornalismo, selezionare i fatti cercando di comprendere quali sono o diventeranno rilevanti creando tendenze. Sviscerare poi le tendenze e offrire al lettore un insieme di informazioni indispensabili perché si orienti nel mondo, nel suo Paese, nel suo settore copertina_113.qxp_Copertina 28/02/2021 13:42 Page I Featured Briefing
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Nell’elenco dei collaboratori pubblicato sul vostro sito ho trovato persino Mario Draghi. Sì, quando era il governatore della Banca d’Italia. Poi dalla Bce era impensabile una sua collaborazione. Ma quando è diventato presidente del Consiglio ho ripubblicato un suo articolo che risaliva esattamente a dieci anni prima e trattava delle ripercussioni nell’economia mondiale del disastro di Fukushima. Il titolo era Act fast, follow through, follow up, che sembra un po’ il mantra anche di Draghi presidente del Consiglio: agire rapidamente, andarci dentro e trarre le conseguenze. L’ho ripubblicato così com’era, proprio una copia anastatica, e nel mio editoriale gli ho augurato buon lavoro. Gli ho mandato una copia, lui ha letto, apprezzato e mi ha scritto ringraziandomi. Raccontaci meglio cos’è Longitude. Quel che è Longitude lo dice bene il sottotitolo: The Italian Monthly on World Affairs, il mensile italiano degli affari internazionali. Quindi economia, finanza, politica in senso stretto, geopolitica, relazioni internazionali, scienza e cultura, tutto ciò che ha dimensione internazionale, con uno sguardo alla complessità. Dai vaccini al riproporsi del conflitto tra Israele e Palestina, per stare a temi dei nostri giorni, da quel che capita nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite o nella Nato fino alla domanda se risorgerà l’inflazione dopo l’esorbitante iniezione di liquidità immessa nell’economia per parare i guai della pandemia. Longitude ha 11 anni di vita e già questo, nell’attuale panorama dell’editoria, è un sintomo di buona salute. Qual è la ricetta? Credo in primo luogo la scelta editoriale, perché la rivista viene pubblicata direttamente in inglese e ha collaboratori qualificati sparpagliati nel mondo, come si conviene del resto a qualcosa che parla di politica internazionale, è distribuita worldwide ed è sfogliabile sul web. Insomma, Longitude ha dotato l’Italia, per la prima volta, di una testata di analisi di affari internazionali capace di raggiungere i nostri interlocutori esteri. Altri esperimenti, anche nobili, sono stati concepiti per diffondere una cultura internazionalistica nel nostro Paese. L’idea della rivista, invece, è essere degli italiani che parlano delle cose del mondo, insieme a collaboratori di altre nazionalità. E, soprattutto, capaci di interloquire con i nostri interlocutori esteri. Ecco, credo sia stata questa la ricetta vincente. Certo la qualità dei collaboratori fa la differenza. Indubbiamente, insieme al fatto che il parterre è molto eterogeneo e include figure di diverso orientamento politico o con posizioni contrastanti sui vari temi. Ciò fa di Longitude anche una tribuna di discussione e quando affrontiamo temi internazionali delicati questo anima un dibattito di livello, che aiuta il lettore a comprendere meglio quello che accade. Offrire punti di vista diversi è qualcosa che altri direttori ospitati da questa rubrica portano come un vanto della propria testata. Perché si è autorevoli non quando si cerca di indottrinare i propri lettori ma quando si trattano per quello che sono. Intelligenti e assetati di informazioni interessanti, capaci di formarsi autonomamente un’opinione se offri loro la pos-
Repairing the world order - Powering the globe
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MEDIALOGANDO copertina_114.qxp_Copertina 30/03/2021 16:54 Page I
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Vax Populi
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di lavoro, nei suoi interessi culturali. Perché ciò che fa notizia non è semplicemente ciò che accade. Tutto ciò costa. In questa rubrica lo scriviamo spesso: la qualità costa. Sì, è molto più faticosa e, soprattutto, più costosa. Perché ciò che costa nel giornalismo non è la stampa, la carta, le fotografie, convinzione erronea che ha spinto molti sul digitale. Quel che costa è ingaggiare persone qualificate, capaci di produrre news, e sguinzagliarle per il mondo. Qualunque sia il mezzo con cui si esprime il giornalismo, quel che costa è il modo di realizzare i servizi, che richiede approfondimento e ricerca sul campo. Non esistono più i giornalisti che vanno in giro e non lo sono certo quelli che nei talk show televisivi rincorrono per la strada i parlamentari di turno per strappargli una dichiarazione. Quello è spettacolo. Senza contare che siamo inondati da dichiarazioni fatte direttamente dai politici sui social. Sul web Longitude si limita a riproporre la sua versione cartacea. Avverto una diffidenza verso l’informazione online e i social, le ragioni le hai ben spiegate, ma quel mondo ha messo in crisi anche l’editoria tradizionale. Sì, ma è accaduto perché nei loro giornali gli editori scimmiottano il modello dei social network, anziché differenziarsi. D’altra parte non è un fenomeno nuovo, assomiglia a quello che aveva già peggiorato il giornalismo nazionale quando le grandi testate inseguivano la televisione. Ma, oggi, rincorrere la miriade di fonti di informazione che si 6
susseguono minuto per minuto è una formula perdente. Perché l’indomani, nel giornale, il lettore non trova né qualcosa che non sa né una selezione intelligente. Trova a volte dei commenti o delle polemiche, ma sarebbe risibile se un quotidiano pensasse di potersi reggere solo sull’esercizio retorico. E, quindi, il lettore trova un prodotto superfluo. Problema che alcune testate hanno tentato di risolvere cercando di acquisire, diciamo così, una forte personalità. È vero, la necessità di differenziarsi è diventata una consapevolezza diffusa nel mondo editoriale. Molti ci provano adottando una linea politica identitaria. Ma ciò, fatalmente, trasforma il quotidiano in un quotidiano di nicchia. O in una chiesa. Il lettore lo sceglie perché riconosce in quelle pagine le sue credenze. Non scopre nulla, non prova il brivido del confronto. Il dato di fatto è che le grandi testate nazionali sono tutte in declino, dal milione di copie che le principali vendevano qualche anno fa a circa il 10% di oggi. Ciascuno con un numero di lettori in libertà che non è stato recuperato da nessun altro giornale, né via web né su carta. Solo una grande dispersione, con tante altre piccole testate che nuotano in un piccolo laghetto con lettori affezionati. Il risultato è che il panorama editoriale nazionale oggi è privo di una vera grande testata che possa competere con Le Monde in Francia, Die Welt o la Frankfurter Allgemeine Zeitung in Germania, The Times o il Financial Times a Londra, il New York Times o il Wall Street Journal negli Stati Uniti. In estrema sintesi, nessuno me ne voglia, quel che si è persa è l’autorevolezza. Ossia la cifra che persegui con Longitude. In questo però, va detto, la dimensione del mensile ti aiuta. Certo, l’abbiamo scelta proprio perché vogliamo analizzare e approfondire. Il mensile ci offre questa possibilità, senza perdere di vista temi di attualità. Ti faccio un esempio: alcuni numeri fa abbiamo dedicato la copertina ai vaccini, con il titolo Vax populi. Se ne discuteva a livello planetario, in Europa c’era il caso AstraZeneca, siamo stati in grado di affrontare questi argomenti dibattuti e attuali con la capacità di andarci dentro con maggiore profondità. E a giugno? Abbiamo in copertina l’India, una potenza emergente e un caso molto speciale. Perché è caotica, disorganizzata, molto popolosa, con contraddizioni immense da tutti i punti di vista, colpita in modo inesorabile dall’ultima ondata della pandemia, anche a causa dei dissesti e della sua disorganizzazione strutturale. Eppure, pensa alla contraddizione, questo gigante che annaspa nell’acqua come uno degli elefanti indiani, è un pilastro strategico, in questo momento in particolare, per gli Stati Uniti e l’Occidente. Perché è un pilastro anticinese. Ecco che, partendo da un momento di crisi acuta e di grande attualità, elaboriamo una visione e un’analisi più estese, poniamo domande, invitiamo alla riflessione. Se l’Occidente punta sull’India, nello stesso tempo deve essere consapevole di avere a che fare con una realtà che si può sgonfiare da un momento all’altro longitude.it
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SOMMARIO GIUGNO 2021
IN COPERTINA EMMA
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31 UN TRENO DI LIBRI Invito alla lettura di Alberto Brandani, che questo mese propone ai lettori della Freccia il nuovo romanzo di Susy Galluzzo, Quello che non sai pag.
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12 RAILWAY HEART
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42 ACROBAZIE D’ARTISTA
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ITALIA COAST TO COAST
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UN TUFFO NELL’IGNOTO
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EVENTI D’ESTATE
BAGNI DI NATURA
Da Spoleto a Taormina, musica, cinema e letteratura tornano ad animare le città italiane. Viaggio lungo la Penisola alla scoperta dei festival più attesi
CICLOVIAGGIO DEI SAPORI
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LA CITTÀ DELL’ALOE
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16 L’ITALIA CHE FA IMPRESA
20 INNOVATION
22 GUSTA & DEGUSTA
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EURO 2020
MUSICA DA STADIO
L’11 giugno, allo Stadio Olimpico di Roma, il calcio d’inizio: gli Azzurri sfidano la Turchia e inaugurano la 16esima competizione tra Nazionali europee
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MEMORIE AZZURRE
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IN CAMPO SENZA BARRIERE
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INCONTRIAMOCI IN STAZIONE
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RIPARTIRE DALLA BIENNALE
WHAT’S UP
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HYBRĭDA A VENEZIA
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STAZIONE POESIA
GENOVA CONTEMPORANEA
100
24
NON SOLO WARHOL
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102
SEE YOU AT PITTI
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IL COLORE DEL CONFLITTO
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DOPPIO OBIETTIVO
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PRIMA DI SCENDERE LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO
115 SCOPRI TRA LE PAGINE LE PROMOZIONI E LA FLOTTA DELLE FRECCE i vantaggi del programma CartaFRECCIA e le novità del Portale FRECCE
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I numeri di questo numero
Tra le firme del mese
PER CHI AMA VIAGGIARE
MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE ANNO XIII - NUMERO 6 - GIUGNO 2021 REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/1997 CHIUSO IN REDAZIONE IL 25/5/2021
60
gli anni di attività delle Frecce Tricolori [pag. 43]
159
gli eventi all’aperto del Campania Teatro Festival [pag. 54]
MARZIA DAL PIAI Giornalista professionista, redattrice di VdGmagazine.it, si è occupata di cronaca per quotidiani e televisioni, è poi passata alla direzione di testate nel campo della moda e dello sport e all’attività di ufficio stampa. Da alcuni anni scrive di tennis, cicloturismo ed enogastronomia, sue grandi passioni
440
i chilometri del percorso Italia Coast to Coast [pag. 60]
35mila
Read also
PEPPE IANNICELLI
ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE LICENZA CREATIVE COMMONS BY-NC-ND 3.0 IT
Info su creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/deed.it
EDITORE
le grotte note agli speleologi in Italia [pag. 64]
Giornalista, scrittore e conduttore radio e tv. Ama raccontare e vivere la vita: viaggi, tavole gustose, arte e spettacoli, chiese, moschee, occhi negli occhi
Foto e illustrazioni Archivio Fotografico FS Italiane FS Italiane | PHOTO Adobestock Copertina: © Fred Jonny Styling Rebecca Baglini Look by Zalando Tutti i diritti riservati Se non diversamente indicato, nessuna parte della rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa senza il consenso espresso dell’editore
FSNews.it, la testata online del Gruppo FS Italiane, pubblica ogni giorno notizie, approfondimenti e interviste, accompagnati da podcast, video e immagini, per seguire l’attualità e raccontare al meglio il quotidiano. Con uno sguardo particolare ai temi della mobilità, della sostenibilità e dell’innovazione nel settore dei trasporti e del turismo quali linee guida nelle scelte strategiche di un grande Gruppo industriale
Direzione Centrale Comunicazione Esterna Piazza della Croce Rossa, 1 | 00161 Roma fsitaliane.it Contatti di redazione Tel. 06 44105298 | lafreccia@fsitaliane.it Direttore Responsabile Responsabile Editoria Caporedattrice Coordinamento Editoriale Caposervizio In redazione Segreteria di redazione Coordinamento creativo Ricerca immagini e photo editing Hanno collaborato a questo numero
Marco Mancini Davide Falcetelli Michela Gentili Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico, Francesca Ventre Silvia Del Vecchio Gaspare Baglio Francesca Ventre Giovanna Di Napoli Michele Pittalis, Claudio Romussi Cesare Biasini Selvaggi, Alberto Brandani, Francesco Bovio, Peppone Calabrese, Viola Chandra, Claudia Cichetti, Marzia Dal Piai, Fondazione FS Italiane, Alessio Giobbi, Peppe Iannicelli, Valentina Lo Surdo, Flaminia Marinaro, Luca Mattei, Enrico Procentese, Andrea Radic, Gabriele Romani, Davide Rondoni, Flavio Scheggi, Carlos Solito, Filippo Teramo, Mario Tozzi, Untitled Association, Fabiola Zanetti
REALIZZAZIONE E STAMPA
FLAMINIA MARINARO Giornalista e conduttrice radiofonica. Scrive su diverse testate, tra cui Il Foglio e L’Osservatore Romano, di costume, attualità, cinema e letteratura. È l’ideatrice di @scrittorinsalotto, piattaforma editoriale in cui si alternano le penne più brillanti d’Italia
Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE) Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com Coordinamento Tecnico Antonio Nappa
PROGETTO CREATIVO
Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello, Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli
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XIII | NUMERO
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2021 | www.fsitaliane.it
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PER CHI AMA VIAGGIAR
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ANNO
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| NUMERO
La Freccia accompagna il tuo viaggio. Cerca nei vestiboli dei treni il QR code per scaricare il numero di giugno e quelli dei mesi precedenti. Buona lettura ANNO XIII
Scrittore, fotografo, giornalista e regista, nato a Grottaglie (TA). Gira il mondo da giovanissimo e collabora con riviste nazionali realizzando reportage di viaggi e incontri umani. Ha esposto le sue fotografie in molti Paesi e pubblicato una ventina di volumi, tra cui Sogno a Sud (Rizzoli). In uscita il nuovo cortometraggio Terracotta
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La Freccia si può sfogliare su fsnews.it e su ISSUU
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FRECCIA COVER
La legge sul divorzio in Italia (Roma, maggio 1974) © Leonard Freed/Magnum Photos
L’ITALIA DI MAGNUM di Flavio Scheggi
Settant’anni di storia del nostro Paese raccontati dai fotografi di una delle più importanti agenzie mondiali. A Palazzo Ducale di Genova, fino al 18 luglio, L’Italia di Magnum. Da Robert Capa a Paolo Pellegrin ripercorre in 200 immagini cronaca, storia e costume della Penisola. Eventi, personaggi e luoghi, dal dopoguerra a oggi, visti con gli occhi di 20 celebri fotoreporter. Il percorso espositivo parte con il racconto di Henri Cartier-Bresson e del suo viaggio in Italia negli anni ’30, a cui seguono gli scatti di Robert Capa che ha immortalato la fine della Seconda guerra mondiale e la riapertura della Cappella Sistina nel 1947 vista da David Seymour. Si va avanti con Elliott Erwitt e Herbert List, capaci di far
mescoupsdecoeur
rivivere la bellezza di Roma negli anni ‘50 e la nascita di Cinecittà, René Burri che conduce i visitatori all’interno della mostra di Picasso del 1953, a Milano, dove fu esposto il capolavoro Guernica, Paolo Pellegrin con le immagini dei funerali di papa Giovanni Paolo II. E poi ancora le Olimpiadi di Roma del 1960, dove Thomas Hoepker consacra il trionfo di Cassius Clay, e il referendum sul divorzio del 1974 descritto da un’iconica fotografia di Leonard Freed, che ritrae un gruppo di persone ai tavolini di un bar circondati da migliaia di volantini. palazzoducale.genova.it PalazzoDucaleFondazioneperlaCultura palazzoducalegenova 11
RAILWAY heART
PHOTOSTORIES PEOPLE Riflessi © Maria Luisa De Nola emmelledienne
IN VIAGGIO Verso Firenze © Andrea Nicola andrearamats
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LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME a cura di Enrico Procentese
Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente, priva di watermark, non superiore ai 15Mb. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica. Railway heArt un progetto di Digital Communication, Direzione Centrale Comunicazione Esterna, FS Italiane.
enricoprocentese
LUOGHI Torre Annunziata (NA) © Gennaro Matrone genni_05
AT WORK Laura, addetta customer service © Laura S. lausarcina19
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RAILWAY heART
A TU PER TU a cura di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it
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lisa, 37 anni, lavora a Palermo nella Direzione Territoriale Produzione di Rete Ferroviaria Italiana, società del Gruppo FS. E racconta la sua esperienza professionale nelle attività di armamento sui cantieri della rete ferroviaria. Come è iniziata la tua carriera in FS Italiane? Sono entrata nel Gruppo a fine 2009, prima come addetta nel settore delle opere civili, in particolare quelle destinate alle stazioni, poi nel reparto dedicato all’armamento, di cui oggi sono responsabile, all’interno di RFI. Dopo la laurea in Ingegneria civile ho seguito un dottorato di ricerca in Infrastrutture viarie e poi un master di specializzazione patrocinato da Ferrovie dello Stato. In cosa consiste la tua attività lavorativa? Il mio reparto si occupa fondamentalmente di tenere in efficienza le infrastrutture, individuando le strategie di manutenzione più efficaci per il miglioramento delle prestazioni della rete. Un’attività che procede di pari passo con lo sviluppo delle tecnologie e trova nella sicurezza e nell’affidabilità i valori su cui convergono tutte le azioni. I cantieri in cui operiamo sono prettamente notturni, per non interferire con il servizio di trasporto. Un impegno su più fronti, quindi. Coordinare questo tipo di lavori significa seguirne la progettazione, la contabilità, le procedure di documentazione e, soprattutto, la supervisione sul posto. I sopralluoghi ci consentono di seguire al meglio le maestranze, verificare lo stato delle macchine operatrici e mettere in atto tutte le azioni utili a garantire lo svolgimento delle attività a regola d’arte. Un altro aspetto importante riguarda il confronto con i nostri stakeholder di riferimento per lo sviluppo di progetti e interventi che interessano il territorio e le comunità. Consiglieresti a una donna di intraprendere la tua professione? Certo. Da circa quattro anni collaboro al progetto FS Women in Motion, un programma di orientamento nelle scuole che punta a incoraggiare la presenza femminile nei ruoli tecnici. L’obiettivo è contrastare gli stereotipi di genere che, erroneamente, considerano certe professioni tipicamente maschili. Alle ragazze che incontriamo negli istituti raccontiamo i cambiamenti che il mondo del lavoro sta attraversando e come vengono affrontati dalla nostra azienda. Cosa ti piace in quello che fai? Sentirmi parte di una realtà solida, che investe nelle proprie risorse e in progetti per il miglioramento della mobilità e, quindi, della vita collettiva. Ma anche seguire un’opera dalla nascita su carta fino alla realizzazione e poi, magari, usufruirne assieme ai viaggiatori. Da questi risultati ho capito che il mio lavoro significa mettersi a completa disposizione della squadra e di tutti i soggetti coinvolti.
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LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE, VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE
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uca Terriaca, 44 anni, insegna materie umanistiche in un liceo artistico dei Castelli Romani, nella Città metropolitana di Roma, e durante il tempo libero fa la guida turistica nel Lazio, in particolare nella Capitale e ai Castelli. Come riesci a coniugare le due professioni? La formazione umanistica conseguita all’università, su cui ho investito per intraprendere il lavoro di docente, ha trovato ampia continuità con la professione di guida turistica. Tendo infatti ad applicare diversi elementi della didattica scolastica alla divulgazione turistica e poi metto in atto l’operazione inversa con gli studenti. L’ultimo anno è stato duro per entrambi i settori… Sì, decisamente. Nell’ambito scolastico la novità più grande è stata la didattica a distanza, che però alla lunga si è rivelata penalizzante nel rapporto con gli studenti, perché il contatto diretto non ha eguali. Nel campo turistico, ho approfittato del periodo di emergenza sanitaria per resettare le abitudini e dedicarmi alla realizzazione di progetti che avevo nel cassetto in vista di tempi migliori. Uno di questi, legato al turismo, si chiama Roma Esplorazioni ed è partito ufficialmente a gennaio. In cosa consiste? È un’iniziativa culturale che ho messo a punto con una mia collega, per dare alle persone un segno di rinascita e lasciare alle spalle un momento storico che ci ha segnati profondamente, anche a livello psicologico. Lo scopo è far conoscere il territorio romano e laziale, con le sue mete naturalistiche, culturali e archeologiche, attraverso visite guidate, escursioni e corsi didattici. Roma Esplorazioni è un connubio tra ricerca della conoscenza, benessere, socializzazione e condivisione. Quale ruolo può avere il treno? Lo considero il vettore turistico per eccellenza, quello che meglio contribuisce a collegare in sicurezza e comfort città, province e territori che spesso rappresentano veri tesori nascosti. Nel progetto che abbiamo ideato non escludiamo di poter utilizzare il treno come ambiente di divulgazione, oltre che per raggiungere le diverse destinazioni. Del resto, osservare e raccontare i paesaggi che scorrono dal finestrino può essere considerato il primo approccio alla conoscenza di un territorio. Un suggerimento per migliorare l’esperienza di viaggio? Spero che con il ritorno alla normalità si possa riprendere a viaggiare in gruppi e comitive, sfruttando le agevolazioni e le tariffe ad hoc che Trenitalia mette a disposizione per queste categorie sui servizi di lungo raggio e sui regionali. Spesso si associa il turismo esclusivamente al divertimento, ma viaggiare significa soprattutto rispettare i territori e le aree che si visitano, a cominciare dalla scelta di un mezzo di trasporto sostenibile.
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L’ITALIA che fa IMPRESA
OSPITALITÀ ITALIANA DALLA FORMULA DINE & STAY AL GLAMPING, PASSANDO PER LO SHORT RENT. COME LA PANDEMIA HA RIVOLUZIONATO IL BUSINESS DELL’ACCOGLIENZA SECONDO PALMIRO NOSCHESE, ESPERTO DEL SETTORE ALBERGHIERO
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© JFL Photography/Adobestock
n vulcano di idee e un attento osservatore che non smette mai di immaginare soluzioni innovative per il settore che ama e a cui si dedica da oltre 30 anni, l’hôtellerie. Palmiro Noschese ha ricoperto ogni ruolo nel settore alberghiero, fino a diventare direttore operations e general manager. Ha iniziato nel 1990 in Jolly Hotels, proseguendo nel Touring Club Italiano e poi nel gruppo Villa D’Este Hotels e nella catena spagnola Melià Hotel Internationals. Ha scelto questa professione soprattutto per poter viaggiare, così quando è arrivata l’emergenza sanitaria mondiale è stato costretto a fermarsi e mettersi in
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di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it
discussione. «I mesi di stop forzato mi hanno spinto a ragionare su qualcosa di nuovo, che mi permettesse di muovermi anche stando fermo, rompendo quella routine a cui proprio non sono abituato». È nato così il libro I segreti dell’ospitalità. Come diventare un manager a sei stelle. È una lettura per tutti o solo per “addetti ai lavori”? Per tutti, in modo particolare per i giovani della scuola alberghiera, ma anche per chi è interessato a trovare un equilibrio tra la leadership convenzionale e quella più innovativa, da vero coach. È un manuale basato sulla mia esperienza nell’hôtellerie, arricchito da spunti
tecnici e testimonianze di altri professionisti. Mi auguro che il lettore possa trovarci quel desiderio di rinascita che ogni operatore turistico nutre non solo per sé ma anche per il Paese. Ho voluto dar voce agli anni vissuti sul campo non tanto per raccontare i traguardi raggiunti, ma per dimostrare che ogni successo è un nuovo punto di partenza. Manager si nasce? E si diventa. Per me sono vere entrambe le cose. Si nasce nel senso che l’ambizione, la curiosità, il desiderio e la capacità di emergere e influenzare un team, così come l’attitudine alla relazione sociale, sono doti innate che rappresentano una buona base di partenza e di
© Zerophoto/Adobestock
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gradi, che significa? Saper lavorare a tutto tondo, non accontentarsi mai di ciò che sta in superficie, ma cercare sempre oltre. Con attenzione al dettaglio, cura delle relazioni, formazione per crescere e far crescere, motivazione, inclusione (la sesta stella, che dà valore aggiunto) per garantire a tutti la partecipazione nel processo, con la convinzione che insieme s’impara a navigare e a farlo meglio. Ma significa anche saper gestire tutti gli aspetti della vita alberghiera, sovraintendendo ogni attività che si sussegue senza sosta per 24 ore al giorno. Avere un’efficace visione d’insieme, per relazionarsi in modo sinergico con tutto il team, sottintende l’aver imparato a ricoprire ruoli diversi, a riprogettare sempre.
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sviluppo della managerialità. Si diventa nel senso che si tratta di un percorso in ascesa, lungo, tortuoso e pieno di sacrifici: dietro ogni risultato raggiunto c’è una passione coltivata a piccoli passi. Più che di segreti per avere successo, mi piace parlare di ricette per allenare il talento attraverso uno studio continuo. Lei ama definirsi un manager a 360
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Si è laureato in Turismo per i beni culturali e in Scienza dell’economia e della gestione aziendale, con diversi master in management in Svizzera, Stati Uniti e Italia. Quanto conta la formazione? Tanto. E pensare che non volevo fare questo lavoro. Avrei scelto Ragioneria, ma poi in terza media vennero due professori della scuola alberghiera per l’orientamento, spiegandoci che questo mestiere faceva viaggiare. L’idea di non stare fermo mi ha subito preso il cuore. Ma la formazione, nel mio caso, è arrivata tardi: le lauree e i master li ho ottenuti mentre già lavoravo, a 50 anni, perché ho sentito – e sento tutt’oggi – il bisogno di saperne di più. Ai giovani consiglio di non smettere mai di specializzarsi, perché il settore è sempre in evoluzione. Il turismo rappresenta il 13% del Pil nazionale e può solo crescere. Il suo lavoro, oggi, in cosa consiste? Nel mettere al centro i clienti, sia gli ospiti che i collaboratori. Ho ricoperto tutti i ruoli in un albergo, fino a diventare managing director di una compagnia importante come Melià Hotel Internationals. E, avendo raggiunto il top, ho deciso di approfondire un altro aspetto, quello dello sviluppo dell’hôtellerie. Questo è il momento giusto per creare nuove società legate al benessere della persona e dell’ambiente. Sono diventato, dunque, imprenditore dei turismi, come io chiamo quell’universo che comprende servizi e infrastrutture. Una case history di successo che meglio riassume il suo lavoro, il suo impegno? 17
L’ITALIA che fa IMPRESA In Italia ci sono grandi aziende che fanno impresa nel mondo dei turismi. Trenitalia stessa è una delle eccellenze che hanno cambiato il Paese in meglio. Un tempo si andava a Milano esclusivamente in aereo, oggi con il Frecciarossa, in sicurezza e rispettando l’ambiente. Le Frecce hanno rimodellato le vite e avvicinato l’Italia, sono una comodità irrinunciabile. Ma abbiamo anche piccole realtà eccellenti, penso a Don Alfonso 1890, boutique hotel e ristorante due stelle Michelin, che a Sant’Agata sui Due Golfi (NA) ha fatto del chilometro zero, del cibo bio e della sua tenuta agricola un business in patria e all’estero. Qual è lo stato di salute degli alberghi nel nostro Paese? Nell’ultimo anno, ogni impresa ha avuto spirito di adattamento e di iniziativa. Il settore si è dimostrato resiliente: con 53 miliardi di perdite nel 2020, già si pensa a come rendere al meglio la stagione estiva alle porte. Il segreto sta nel valorizzare i nostri punti di forza: il turismo di prossimità, il glamping (camping glamour), che combina la vacanza sostenibile con il comfort stellato, le formule dine & stay per una notte e una cena fuori o quelle più note del take away e delivery. E ancora lo short rent, l’affitto di dimore private, e i servizi di housekeeping (gestione dei servizi di pulizia e igiene) o del “tutto
compreso”, perfino con concierge a disposizione. Come possiamo risollevarci dal Covid-19? Cercando di riadattare in modo intelligente il concetto di ospitalità, attraverso i canali online, l’intelligenza artificiale e l’innovazione tecnologica. La sostenibilità è l’unica via che può risollevarci, affiancata da adeguate misure di sicurezza e servizi stellati. Ogni crisi genera opportunità, per esempio quella di avere un ministro del Turismo con portafoglio e poter utilizzare fondi e sgravi fiscali per rinnovare gli alberghi. Credo che il 2022 sarà l’anno della ripresa. Il nostro Paese deve continuare ad attrarre turisti stranieri ma gli italiani devono fare vacanze italiane, non solo perché fa bene all’economia ma anche per scoprire luoghi, borghi, città minori, parchi. Tutti dobbiamo fare la nostra parte. E ai giovani che aspirano a lavorare nel turismo dico di non smettere mai di formarsi per rendere l’Italia sempre più visitabile e farla salire dal quinto al primo posto tra le mete preferite nel mondo. Da poco è partito un progetto di sanificazione degli hotel basato su un Presidio medico chirurgico approvato dal Ministero della Salute, il Safe & Clean Box. Roma sarà la prima città al mondo a farne parte con l’hotel The Building, a due passi da Termini. Cosa ne pensa?
© Stefano Scatà
Il giardino del boutique hotel e ristorante Don Alfonso 1890, a Sant’Agata sui Due Golfi (NA)
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Edizioni Zerotre, pp. 268 € 28
Una certificazione della sicurezza oggi è senz’altro fondamentale, come lo sono il green pass, il bollino blu o le stelle Michelin, dunque ben venga un marchio che garantisca la qualità del servizio. Recentemente ho lavorato a un tavolo di certificazione europea Uni, come voce dell’Ehma European Hotel Manager Associations, insieme a Federturismo e a enti di altre dieci nazioni, per istituire un protocollo europeo dedicato a hotel e ristoranti. L’obiettivo è sempre uno: portare le persone a scegliere le eccellenze e l’Italia. palmironoschese.com palmiro.noschese palmironosches1 palmironoschese
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
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INNOVATION
LA SCIENZA SI FA GREEN © peach_fotolia/Adobestock
DALLA CONVERSIONE DELL’IDROGENO AL RIUTILIZZO DEGLI SCARTI AGRICOLI. COSÌ LA RICERCA PUNTA A VINCERE LA SFIDA DELLA SOSTENIBILITÀ. CE NE PARLA VINCENZO PIEMONTE, INGEGNERE CHIMICO E DOCENTE AL CAMPUS BIO-MEDICO DI ROMA di Francesco Bovio
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© Campus Bio-Medico
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conomia circolare, rivoluzione green, rinnovabili e idrogeno. E ancora transizione energetica e salute dei cittadini, delle comunità e dei territori. L’Università Campus Bio-Medico di Roma ha tra le sue priorità quella di declinare la scienza al servizio delle persone nelle grandi sfide del nostro tempo. In primis, quella ambientale. Ce ne parla Vincenzo Piemonte, presidente del corso di laurea magistrale in Ingegneria chimica per lo sviluppo sostenibile. Professore, come si realizza il rapporto tra ingegneria chimica e sviluppo sostenibile? L’ingegneria chimica non può essere più riconducibile alla sola produzione di sostanze artificiali, penso alle plastiche. Oggi la ricerca e lo sviluppo della chimica sono al servizio delle persone. Non c’è più l’ingegnere con
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l’elmetto che sta sulla piattaforma petrolifera o vicino a una colonna a distillare idrocarburi. Molti ragazzi dopo il triennio scelgono il nostro corso di laurea magistrale perché vogliono proteggere la Terra, realizzare
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qualcosa che aiuti l’ambiente e sia davvero sostenibile. È la sostenibilità a trainare il tutto. Quali connessioni ci sono, o nasceranno, tra ingegneria chimica e mobilità?
© Campus Bio-Medico
Stiamo affrontando il mondo dei trasporti soprattutto attraverso la decarbonizzazione dei combustibili e la produzione di idrogeno. Il tema è ottenere energia rinnovabile anche attraverso l’impiego di biomasse. Diventa quindi centrale utilizzare gli scarti nell’ambito dell’economia circolare per produrre energia, processo che va abbinato alla possibilità di abbattere le emissioni di CO2 attraverso sistemi di cattura direttamente dalle sorgenti atmosferiche. L’Università Campus Bio-Medico di Roma sta lavorando a progetti capaci di captare l’anidride carbonica per stoccarla e riconvertirla. L’obiettivo vero è attivare un ciclo virtuoso, perché la produzione di combustibili attraverso l’idrogeno comporta proprio l’utilizzo di CO2. È molto probabile che, nell’arco di pochi mesi, il nostro ateneo cominci a lavorare su un grande progetto di conversione dell’idrogeno in combustibili green, così da utilizzare fonti rinnovabili, produrre un vettore energetico assolutamente libero da CO2 e captare anidride carbonica impiegandola per pulire il combustibile. Il trasporto a idrogeno potrebbe rendere più ecologici i viaggi di passeggeri e merci sulle poche tratte rimanenti non ancora elettrificate. Uno dei problemi di questo combustibile è lo stoccaggio, serve un serbatoio da portarsi sempre dietro. Il nostro ateneo ha dialogato con grandi gruppi industriali per realizzare navi a idrogeno. La vera sfida è produrlo in loco, cioè dotare le imbarcazioni di piccoli impianti. Per il treno parliamo di volumi più piccoli. Il vero traguardo nella mobilità ferroviaria è immagina-
Laboratorio di ricerca sui biomateriali, Università Campus Bio-Medico di Roma
re un paio di carrozze come serbatoio, ne basterebbe una con a bordo un generatore di idrogeno. Se in futuro si riuscisse a captare energia solare e a riutilizzare quella elettrica per produrre l’idrogeno sul treno, si otterrebbe di fatto un mezzo di trasporto autosufficiente, un risultato davvero dirompente per l’innovazione del settore. Cosa dovrebbe fare il Gruppo FS per essere sempre più competitivo e sostenibile? Ferrovie dello Stato è già all’avanguardia rispetto a questi temi ed è sicuramente uno dei vanti italiani. Per spingere sempre più la sostenibilità le vie sono diverse: non penso solo all’idrogeno, ma anche alla capacità di potenziare l’infrastruttura per renderla sempre più efficiente. Sviluppare una rete in grado di utilizzare al meglio l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili sarebbe un passo in avanti incredibile. Cosa potrebbe rendere il viaggio in
treno ancora più green? Un esempio: al Campus Bio-Medico lavoriamo al riutilizzo degli scarti della produzione agricola, in particolare vino e vinacce. Diversi studi dimostrano che le vinacce possono essere impiegate per realizzare tessuti di rivestimento dei sedili, tra l’altro con un colore bellissimo, un punto di rosso molto di “design”. Una carrozza con i sedili così rivestiti diventa un segno, perché dallo scarto – un problema per la società – si ottiene qualcosa che allieta il viaggio e lo rende più attraente. Lo dico anche da viaggiatore, sono stato pendolare per dieci anni sulla linea Cassino-Roma, ho tanti ricordi legati al treno. Nel tempo c’è stata un’evoluzione importante. E questo è segno di un’azienda che dedica attenzione alle persone. unicampus.it campusbiomedico CampusBioMedico ucbm_roma
© Campus Bio-Medico
Polo didattico Trapezio, Università Campus Bio-Medico di Roma
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GUSTA & DEGUSTA
di Andrea Radic
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LA DOLCE SICILIA DELLA FAMIGLIA DI STEFANO
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a avuto per primo l’intuizione di trattare il pistacchio come la mandorla, traendone la pasta da lavorare nei biscotti e nei dolci, in un crescendo di equilibri perfetti oggi sublimati nella crema Pistacchiosa, nella Colomba e nel Panettone al pistacchio. «Mi piangeva il cuore nel vedere che la produzione di pistacchio non veniva
I fratelli Di Stefano
utilizzata, così ho cominciato a sperimentarne l’utilizzo innovativo in pasticceria. Sono innamorato della qualità», racconta Enzo Di Stefano con passione e simpatia tutta siciliana. Una strada di successo quella di Enzo che, insieme ai fratelli Benvenuto e Settimio, prosegue l’attività avviata dal padre Paolo nel 1986 a Raffadali (AG). Una filiera di altissima qualità quella creata dalla famiglia Di Stefano, che porta la gustosa pasticceria tradizionale siciliana in selezionati indirizzi gourmet in Italia e all’estero. L’innovazione è il punto forte di Enzo, come dimostrano il Panettone alla mela e quello al carrubo senza burro, con olio extravergine e arance, ma anche la Colomba con scorzette candite di Mandarino tardivo di Ciaculli, presidio Slow Food, detto anche marzuddu. Ricca e gustosa pure la selezione di prodotti gluten free, sempre con ingredienti siciliani attentamente selezionati. La famiglia Di Stefano, al crescere dell’azienda, ha sempre mantenuto aperta anche la pasticceria nel centro di Raffadali, sicuramente il luogo giusto per iniziare un viaggio nelle dolcezze locali. La terza generazione ha già fatto il suo ingresso nell’impresa con Josè Di Stefano, laureata in Tecnologie alimentari, e Gabriele, dottore in Economia e commercio, entrambi cresciuti a dolci al pistacchio. pasticceriadistefano.com
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l tavolo più ambito è quello sull’apice della terrazza, a picco sul Lago di Garda, 650 metri più in basso. Un luogo unico l’Hotel Paradiso - Terrazza del Brivido a Tremosine (BS), di proprietà della famiglia Baruffa da oltre 60 anni. Una famiglia unita che conduce con professionalità il ristorante, capace di accogliere e far star bene. Il figlio Silvio, chef 23enne con esperienza di alto livello, ha preso le redini della cucina insieme ad Artan Menalla e Matteo Dassa. Il padre Stephane Baruffa guida il gruppo mentre sua moglie Monica Piccinali con Giorgia de Vitis, fidanzata dello chef, seguono la sala e il bar. I tesori agroalimentari del territorio sono l’ispirazione dei piatti di bella matrice contemporanea. Una cucina povera ma capace di nobilitare prodotti come la formaggella di Tremosine, che viene cagliata in spuma o affumicata nella salsa del Tortellone 45 grammi, che prende il nome dal peso di ogni singolo tortello, guarnito con rucola in tre cotture. Profumi e sapori della terra del Garda, come lo Stinco di maiale a bassa temperatura, con cotenna croccante e burro salato al sapore di midollo. Per stare sul classico, ci sono la ghiotta frittura mista di pesce di lago e il polpo
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© Mirko Banfi
SILVIO BARUFFA: TALENTO SULLA TERRAZZA DEL BRIVIDO
Silvio Baruffa
scottato con crema di patate fondente. E dolcezze da godere come la Millefoglie caramellizzata con mousse di fior di latte e pera. La vista è spettacolare, ha fatto da set al film della serie di James Bond Quantum of Solace, e il giovane chef di talento continuerà a crescere. terrazzadelbrivido.it
IL PINOT GRIGIO SANTA MARGHERITA COMPIE 60 ANNI E CELEBRA L’ARTE DEI GIOVANI
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na mostra a Venezia per il 60esimo anniversario del Pinot Grigio Santa Margherita. Off the Skins è un racconto per immagini con l’obiettivo di celebrare un vino che diede avvio a una vera e propria rivoluzione del gusto e che ancora oggi segna lo stile del Pinot Grigio italiano. Il luogo dove, dal 25 giugno al 4 luglio, l’esposizione sarà aperta al pubblico è davvero unico: i chiostri di San Francesco della Vigna a Venezia, un’antica struttura il cui valore storico è pari all’emozione che provoca in chi la visita. Si tratta del più antico vigneto urbano della città lagunare, situato in Campo San Francesco della Vigna, nel sestriere di Castello. Il complesso ospita il convento dei Frati Minori, l’Istituto di studi ecumenici, la Biblioteca – in cui è conservato e catalogato il patrimonio librario veneto della Provincia S. Antonio dei Frati Minori – e tre chiostri: uno dedicato alla coltivazione di erbe aromatiche, un altro alla raccolta dell’acqua piovana usata per l’irrigazione, un terzo che racchiude un vigneto, dal 2019 curato dagli agronomi di Santa Margherita. La rassegna Off the Skins, realizzata in collaborazione con i giovani studenti dell’Istituto europeo di design di Venezia, celebra il passato con uno sguardo attento al futuro. Sessant’anni fa il Pinot Grigio Santa Margherita si presentava come un vino nuovo, elegante e moderno che, nel tempo, è diventato il simbolo del vino bianco italiano nel mondo, contribuendo fortemente allo sviluppo dell’enologia nazionale nei mercati stranieri. Oggi sono più di tremila le bottiglie con questa etichetta stappate nel mondo, continuità di un simbolo del made in Italy che affonda le sue radici nel secolo scorso.
Il complesso di San Francesco della Vigna, a Venezia
Da destra, il presidente Gaetano Marzotto, l’Ad Beniamino Garofalo, Stefano, Nicolò e Luca Marzotto
Tutto cominciò dunque alla fine degli anni ‘50 quando, in anticipo sulle future tendenze, il visionario e lungimirante conte Gaetano Marzotto si mise alla ricerca di una nuova tipologia di vino che uscisse dal cliché e fosse capace di distinguersi per originalità e rappresentare il binomio vitigno-territorio. Il giusto terroir venne individuato in Trentino-Alto Adige, con uve dal carattere fresco e fruttato con cui si desiderava contraddistinguere la matrice stilistica del vino. L’intuizione fu la vinificazione in bianco delle delicate uve Pinot Grigio, eliminando ogni contatto tra mosto e bucce, trasformando così un vino dal colore ramato in un bianco brillante. Nel ‘79 il Pinot Grigio conquistò gli Stati Uniti, convincendoli che l’Italia poteva offrire vini sexy, perfettamente coerenti con l’evoluzione della società e del gusto moderno. Apprezzato anche da star del calibro di Rihanna, Kylie Jenner, Jon Bon Jovi e il rapper Drake, che gli dedica perfino alcune rime nei testi delle sue canzoni più celebri. Il Pinot Grigio Santa Margherita è prodotto secondo best practice sia in vigna sia in cantina, come la tutela della biodiversità, la riforestazione e l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, nella convinzione che tutto ciò che deriva da un ambiente salubre, condotto con saggia misura nel rispetto dei cicli vitali, porti valore. Attenzione particolare è stata rivolta al chilometro zero, che vede oggi la produzione di oltre il 90% delle bottiglie nella vetreria a pochi passi dal cuore della vinificazione, e al programma di carbon neutrality, che certifica da sette anni l’azzeramento dell’impronta di carbonio dei due milioni di bottiglie prodotte annualmente. Ha spento 60 candeline, ma la sua gioventù è tutt’ora di piacevole e gustosa matrice, perfettamente al passo coi tempi. santamargherita.com 23
© Francesca Marino
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Gianmarco Saurino 24
BORN TO BE A
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GIANMARCO SAURINO, LANCIATO DALLA SERIE TV DOC - NELLE TUE MANI, DEBUTTA AL CINEMA CON IL FILM INDIPENDENTE MASCHILE SINGOLARE di Gaspare Baglio
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ianmarco era uno degli attori con cui avremmo voluto lavorare fin da subito: dopo il provino, infatti, io e Alessandro (Guida, ndr) non abbiamo visto nessun’altro. Non sapevamo se avrebbe deciso di prendere parte a un film indipendente che non aveva ancora una distribuzione. Invece, ha accettato subito ed è stato un grandissimo privilegio perché è uno degli attori italiani in ascesa, anche grazie alla fortunata serie Doc - Nelle tue mani». Con queste parole, il regista Matteo Pilati racconta la scelta del talentuoso Gianmarco Saurino coprotagonista dell’opera prima Maschile singolare, diretto insieme ad Alessandro Guida, su Prime Video dal 4 giugno. Il lungometraggio racconta la storia di Antonio, costretto a mettere in discussione le proprie certezze dopo la fine della relazione con un uomo da cui dipendeva psicologicamente ed economicamente. A fargli riacquistare fiducia in se stesso è il lavoro come apprendista nel forno di Luca, che ha il volto di Saurino. Lo raggiungiamo telefonicamente mentre sta girando in Francia, a Chamonix, la pellicola internazionale Summit Fever, diretta da Julian Gilbey, dove interpreta un alpinista italiano all’interno di una spedizione. In Maschile singolare, quindi, sei stato la prima e unica scelta per il tuo ruolo. Sono molto contento. Evidentemente avevano un’idea molto precisa del personaggio. Anche se poi è andata via via cambiando e questa è stata la cosa più interessante. Cioè? Il carattere di Luca ha preso una piega diversa dall’idea iniziale di maschio
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alfa che non deve chiedere mai. Col tempo, come spesso mi capita nei lavori che interpreto, gli abbiamo donato una sorta di fragilità, delle piccole cicatrici capaci di avvicinarlo al pubblico. È più facile immedesimarsi in chi soffre piuttosto che in un supereroe, spesso poco affascinante. Sono molto più interessanti i cattivi che vivono un dramma e, per questo, diventano più simili a noi. Quindi non accetteresti di vestire i panni di un eroe in un cinecomic Marvel o DC? In realtà lo farei domattina, non vedrei l’ora (ride, ndr). Dico solo che, da spettatore, mi piacciono i personaggi con un vuoto da colmare. Credo che, anche se non è raccontato esplicitamente, si noti l’affezione di Luca nei confronti di Antonio, il protagonista, con tutto quello che ne consegue. Il tuo primo ruolo al cinema è in una pellicola indipendente. Perché hai accettato? Mi piaceva il progetto. Anche se è stata una follia perché due terzi del film li ho girati lavorando in contemporanea per la serie di Rai1 Doc - Nelle tue mani. Le mie scene da fornaio in Maschile singolare erano di notte, mentre la serie andava avanti di mattina. Quindi le occhiaie che si vedono non sono frutto di trucco e parrucco. Ma ho accettato perché ho visto l’amore che i registi, Matteo e Alessandro, hanno messo nella sceneggiatura (scritta con Giuseppe Paternò Raddusa, ndr). E poi perché, negli ultimi anni, ho preso parte a produzioni con ritmi industriali mentre questa pellicola mi dava l’idea di un progetto artigianale capace di affascinarmi. Soddisfatto del risultato? Credo che la mia recitazione sia in linea con la pellicola: onesta, leggera,
semplice. Lo trovo veramente un bel lavoro, ma non perché ne faccio parte. È scorrevole e parla di cose che abbiamo vissuto tutti, come la chiusura di una storia lunga che capovolge la vita. Poco importa se l’amore è tra due uomini, due donne o tra un uomo o una donna. A questo proposito, il film esce nel mese generalmente dedicato ai Pride. Un tempo, interpretare un personaggio gay era una scelta coraggiosa. Oggi? Non saprei, avrei accettato anche anni fa, non la vedo come una scelta coraggiosa. Del resto, stiamo semplicemente raccontando una storia d’amore. Al ritorno dalle Alpi francesi che farai? La seconda serie di Doc e poi vedremo. Prima di chiudere l’intervista, posso dirti una cosa? Certo. Per me è un sogno stare sulla Freccia: mio papà è un ferroviere in pensione. E non appena uscirà l’articolo sarà il primo a cui lo farò leggere. giasau
LUCA, PRIMO FILM PIXAR IN ITALIA È ambientato in un borgo immaginario delle Cinque Terre il film d’animazione Luca, dal 18 giugno su Disney+. Il protagonista del cartoon Pixar è un ragazzo che condivide le avventure col migliore amico Alberto durante un’indimenticabile estate fatta di gelati, pasta e corse in scooter. Il loro divertimento, però, è minacciato da un segreto: i due amici scoprono di essere mostri marini appartenenti a un mondo situato sotto la superficie acquatica. disneyplus.com/it 25
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MUSICA PLANETARIA UN’IMMERSIONE NELLA GRANDE CANZONE D’AUTORE MONDIALE CON IL NUOVO DISCO DI PEPPE VOLTARELLI di Sandra Gesualdi
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iaggiare per mondi infiniti percorrendo latitudini terrestri come fossero cerchi concentrici negli alberi. E, via via che gli anelli crescono con il tempo e lo spazio, sommare vite a vita. Una, due, quattro, mille. Tutte quelle delle persone intercettate. Peppe Voltarelli, cantautore del nostro tempo, nomade per indole, cesellatore di parole e artigiano della musica, ha appena fatto uscire Planetario. Diciassette tracce, pubblicate da Squilibri, che sono un concentrato di 15 anni di viaggi: «In solitaria con la mia chitarra, percorrendo il percorribile», spiega. Suonando tra un continente e l’altro, per festival internazionali, tournée lontane, dischi in lingua, collaborazioni importanti. «Ora li voglio raccontare e condividere, per donarli agli altri». Planetario è un disco, ma non solo: un piccolo pamphlet di contributi e storie, oltre a una galleria prêt-à-porter con le opere e la grazia compositiva dell’artista Anna Corcione. Un progetto che arriva da lontano, parte in littorina da Mirto, nel Cosentino, e arriva in Canada, nel Québec, passando dalla Russia. Sale per strade e per boschi, percorre le vie di New York, attracca nel porto di Amsterdam, grida all’alba senza sbraitare, avanza senza sgomitare. La canzone d’autore mondiale, da Jacques Brel a Bob Dylan, da Leo Ferré a Vladimir Vysotskij, è la protagonista che Voltarelli interpreta e fa sua con profondità vocali e vibrazioni che sanno di legno maturo. «Ho raccolto 26
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i brani di ogni dove e le voci di quelle terre con cui ho un legame forte: Argentina, Spagna, Francia, Belgio, Usa, Canada, Olanda, Russia, Cuba e, naturalmente, l’Italia, a partire dalla mia Calabria». L’unico confine che ha posto è stato quello della qualità, selezionando la melodia in cui riconoscersi, senza compromessi. «Le canzoni sono un po' come la famiglia: alcune le erediti, altre, crescendo, le scegli e con quelle ti schieri. È complicato, a volte faticoso, ma io voglio stare con questi artisti qua, affrontare testi di grande spessore di cui mi fido». Duetti con Joan Manuel Serrat, tra i più celebri autori spagnoli e catalani, Adriana Varela, voce del tango, il cubano Silvio Rodríguez e il cantautore e musicista Amancio Prada. Un amalgama di terre e suoni, schiocchi di chitarra sudamericana odorosi di rivoluzione, fisarmoniche francesi che fanno pensare alla pioggia di Montmartre, ballate andaluse dense di caldo. Occorre ascoltarlo e riascoltarlo Planetario, perché è pieno di incontri, fantasmi, citazioni, rimandi, suggestioni. Dentro ci sono le prostitute e le madonne di Fabrizio De André, i marinai di Francesco De Gregori, le borgate di Pier Paolo Pasolini, le liriche di Sergio Endrigo o le genti di Francesco Guccini. «C’è l’umanità meno spettacolare e più vera. Pochi personaggi e tante persone. Soprattutto, ci sono vite frantumate, fallite, che si fermano ma poi ripartono». Donne che amano, operai, condannati a morte, marinai nerboruti, buffoni di corte, anarchici, poeti, pastori e rivoluzionari. «La mu-
sica è un passaporto senza fogli che ti porta ovunque e sottintende solo alle regole dell’empatia e della condivisione. Accomuna, allontana la paura del diverso e mi permette di annusare l’umano». In sottofondo, quella mestizia insolente e consapevole che solo chi sceglie di scavare e ricercare, senza valutare opportunità e successo, si porta addosso come una seconda pelle. «La malinconia di chi si sente controcorrente», confessa, «di chi forse ha paura di scomparire per tutta la libertà che racconta. Ma, se non avessi questo pizzico di dolore, non avrebbe senso fare musica. Che non è esercizio o soldi o competizione. È una terapia, un modo di vivere, la mia lente sulle ingiustizie del mondo». La poesia di Voltarelli trasuda di scelte e fatica, ma offre la possibilità di salvarsi e difendersi. peppevoltarelli voltarelli_69
© Angelo Trani
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© Philippe Quaisse/UniFrance
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na panoramica di cineaste e attrici, note ed esordienti, per l’istantanea di un cinema creativo, vitale, plurale. Mette al centro lo sguardo femminile l’edizione 2021 di Rendez-vous, il festival del nuovo cinema francese , diretto da Vanessa Tonnini, che, dal 9 al 13 giugno, si dipana tra Roma, Bologna e Torino. Tra le ospiti della kermesse, realizzata dall’Institut Français Italia e dall’organizzazione cinematografica UniFrance, c’è la giovane regista Chloé Mazlo con la pellicola Sous le ciel d’Alice, con Alba Rohrwacher, selezionata alla 59esima Semaine de la Critique di Cannes 2020. Com’è nato questo film? Il personaggio di Alice si ispira a mia nonna, ragazza svizzera che andò a lavorare a Beirut come infermiera negli anni ‘50, innamorandosi completamente di quei luoghi e di mio nonno. Sono cresciuta con le storie sul Libano raccontate dai miei genitori, da un periodo paradisiaco fino alla guerra civile. Il mio primo corto del 2010, Deyrouth, racconta un viaggio iniziatico verso Beirut alla scoperta delle mie radici. Negli anni ho approfondito destini e ricordi familiari e, con il cosceneggiatore Yacine Badday, ci siamo trovati a maneggiare due mitologie diverse: la storia di una famiglia e quella di un Paese. Perché hai scelto un’attrice italiana? Cercavo una donna carismatica e gentile, che potesse dire molto senza parlare troppo. È stata una decisione presa con il cuore. Perché, secondo te, questa edizione del festival si concentra sulle donne? Qualcosa sta cambiando: ci si è resi
LO SGUARDO DI CHLOÉ LA GIOVANE REGISTA MAZLO PARTECIPA CON LA SUA OPERA PRIMA AL FESTIVAL DEL NUOVO CINEMA FRANCESE RENDEZ-VOUS, A ROMA, BOLOGNA E TORINO DAL 9 AL 13 GIUGNO di Gaspare Baglio
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Chloé Mazlo
conto che, per decenni, le registe sono state premiate meno dei colleghi uomini. C’è ancora molto da fare per non apparire un’eccezione, una minoranza e parlare del lavoro prima che del genere. Com’è la situazione in Francia da questo punto di vista? Le cifre parlano chiaro: solo il 26% delle pellicole è diretto da donne. Le possibilità non sono le stesse per tutti, ma non è solo una questione di genere. Esistono altre discriminanti che non vanno
© Moby Dick Films
Una scena del film di Chloé Mazlo Sous le ciel d’Alice, con Alba Rohrwacher
nascoste: molto dipende dall’ambiente sociale e familiare in cui si vive, dall’età, dall’esperienza. Fare un film è un viaggio di resistenza. Secondo alcuni è anacronistico parlare di “sguardo femminile”. È ancora necessario? Per me è una differenza solo biologica. La nostra visione del mondo è modellata da tanti fattori: nazionalità, esperienze, viaggi, religione, amicizie. Credo sia necessario, però, che le donne raccontino la loro storia: al cinema dobbiamo vedere sempre più spesso personaggi femminili che esistono a pieno titolo e non derivano da una fantasia maschile. Perché ha scelto di fare film? Per trovare risposte alle domande che mi pongo. Con Sous le ciel d’Alice, per esempio, volevo capire perché la mia famiglia non era mai riuscita a trovare unità dopo la guerra. Il mio sogno è che il pubblico provi nostalgia e si senta più vivo. Di cosa ha bisogno il cinema oggi? Di spettatori. chloemazlo.com coucou chloe_mazlo
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MYSS KETA NO LIMITS LA CANTANTE MILANESE DAL VOLTO TOP SECRET È NEL CAST DELLA SECONDA STAGIONE DI CELEBRITY HUNTED, REALITY GAME TARGATO AMAZON PRIME di Gaspare Baglio
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© Dario Pigato
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er alcuni è la regina di Porta Venezia, il quartiere milanese dove vive. Per altri la Diva Definitiva. Per molti, semplicemente, Myss Keta. Cantante e performer dall’identità top secret, secondo il progetto nato dalle menti del collettivo Motel Forlanini, parla di sé a volte in prima e altre in terza persona. Artista in continua evoluzione, è Una donna che conta – come canta nell’omonimo brano – pronta a mostrare le sue peripezie da protagonista nella seconda stagione di Celebrity Hunted, reality game targato Amazon Prime Video, in streaming dal 18 giugno. Cosa ti ha spinta a partecipare? Me lo sono chiesta anche io durante la fuga che, in alcuni frangenti, è stata rocambolesca e visionaria (ride, ndr). A parte gli scherzi, ho accettato perché adoro giocare e il programma è un grande nascondino per tutta Italia. Sono in coppia con Elodie: con lei potrei fare questo e altro. Abbiamo unito vizi e virtù, ma non posso spoilerare altro. Com’è andata l’esperienza? È un’immersione nel gioco 24 ore su 24, divertente ed emozionante. Si ragiona come veri fuggitivi, non avevo mai provato simili sensazioni così a lungo. Hai cercato di lanciare qualche messaggio con la tua partecipazione? L’obiettivo è importante già alla partenza: i vincitori devolvono una somma a enti benefici. Il messaggio che voglio trasmettere con Elodie è la sorellanza, la capacità di sostenersi nei momenti di tensione. L’aspetto che ti è piaciuto di più? Gli amici che ci aiutavano nella fuga: è stato bello vedere questo circolo di positività spontaneo. E incrociare i nostri contatti è stato arricchente. Hai temuto che scoprissero la tua vera identità?
Myss Keta sulla Torre Galfa Domux, a Milano
La mia fortuna è avere amici insospettabili. Mi hanno dato una mano persone che sorprenderanno gli spettatori. In tempo di pandemia che valore assume avere il viso coperto? La mia identità comprendeva già la mascherina, oltre agli occhiali e a tanta simpatia (ride, ndr). Se mi chiamassero in un programma per bambini mi descriverei così. Myss è un personaggio particolare, assimilabile a una maschera teatrale. Cosa vorresti fare in futuro? Un cameo in un film e un progetto che recuperi lo spettacolo televisivo all’italiana, come ci ha insegnato Raffaella Carrà. Il tuo nuovo EP è Il cielo non è un limite. Cosa lo è?
Il superamento dei confini lo vivo come una voglia agonistica. Spesso ci chiudiamo in gabbie imposte da società e cultura, ma da quei binari si può deviare. Quando ho abbattuto i muri mentali che mi ero costruita sono riuscita a essere pienamente me stessa. Live estivi in vista? Se tutto va bene spizzicherò qualche parte d’Italia: il 21 giugno a Roma, il 30 a Bologna e il 15 agosto a Locorotondo. E lo dico ai lettori della Freccia che, magari, stanno viaggiando verso un luogo dove è previsto un evento di Myss. myssketa.club MYSSKETA myss.keta 29
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UN TRENO DI LIBRI
Invito alla lettura di Alberto Brandani [Presidente giuria letteraria Premio Internazionale Elba-Brignetti]
In viaggio con il Prof
QUELLO CHE NON SAI COSA SUCCEDE QUANDO NON SI HA PIÙ VOGLIA DI ESSERE UNA MADRE? VIAGGIO NEGLI EQUILIBRI PRECARI DI UNA FAMIGLIA ALL’APPARENZA PERFETTA
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una lunga confessione quella di Michela, detta Ella. E come in un diario la vicenda si dipana, narrata in prima persona e dedicata alla madre, morta 15 anni prima. La storia è avvolgente, cattura subito accendendo ombre e luci del passato e del presente anche attraverso fatti quotidiani che diventano presto validi tasselli di questo complesso puzzle familiare. Susy Galluzzo dispiega una maternità senza i classici contorni sfumati in rosa, bensì con quelle sfaccettature di cui di solito nessuno parla, quel lato oscuro che ogni madre deve affrontare e che a volte la lascia atterrita e disperata: una sensazione d’impotenza, il terrore di sbagliare, di non essere all’altezza, e il non sapersi perdonare gli errori, gli scatti d’ira verso i figli. Tutto prende il via in un preciso momento, mentre tornando a casa accompagnate dal cagnone Duccio Ella osserva Ilaria, 13 anni e mezzo: la ragazza risponde al cellulare attraversando la strada e improvvisamente si ferma proprio nel mezzo, continuando a parlare. Non si accorge dell’auto grigia che arriva dritta su di lei. «Ormai non avevo più bisogno di far oscillare lo sguardo, Ilaria e l’auto erano vicinissimi, ma nessuno dei due si era accorto dell’altro». Michela non urla, resta paralizzata, non riesce ad avvisare la figlia del pericolo: rimane inerte, bloccata dal senso di colpa e d’impotenza. Sarà Duccio che, abbaiando, risolverà
questa drammatica situazione. Ilaria si è accorta che la mamma non l’ha avvertita, che è rimasta immobile. E da quel momento niente e nessuno sarà più come prima. Eppure Ella ha dedicato tutta la vita alla figlia, lasciando anche la sua carriera di eccellente cardiochirurgo. Ilaria soffre di disturbi ossessivo-compulsivi: ha un assoluto bisogno di contare quanti piselli ci sono nel piatto o di fare tre giri intorno all’isolato prima di rientrare in casa per scongiurare disgrazie terribili. La madre è sempre al suo fianco, l’aiuta in questi riti obbligati, la sostiene e l’asseconda. Con la difficoltà di dover «vivere costantemente nella paura di una catastrofe imminente, scegliere le parole, una per una, evitando quelle che portano sfortuna, sapere i percorsi da fare e attenersi sempre e solo a quelli, ricordare tutto quello che poteva destabilizzarla, perché una stupidaggine poteva trasformare un giorno buono in uno infernale». Dopo lo scampato incidente, in una famiglia che sembrava perfetta si apriranno crepe sempre più grandi. In un crescendo di situazioni al limite Michela, prima di tutti, dovrà affrontare verità nascoste e insabbiate, anche dentro di sé, e un passato che presenterà il conto. L’approccio dell’autrice è asciutto e tagliente e il piglio del romanzo avvincente e serrato. Ci trasmette una forte empatia verso la protagonista, ci si
trova a parteggiare quasi sempre per lei, anche se a volte verrebbe voglia di prenderla a schiaffi. Ma bisogna ammettere che la vera vittima (e anche un po’ il carnefice) è proprio Ella. Solo dopo essere stata tradita ed esclusa dal marito e dalla figlia, riuscirà a capire che una madre può commettere degli errori nel crescere un figlio e troverà il modo di perdonare se stessa per ricominciare. Questo romanzo è anche un viaggio attraverso gli equilibri precari di molte famiglie di oggi, nel groviglio di sentimenti contrastanti e segreti taciuti che, alla fine, vengono inesorabilmente alla luce e rischiano di far marcire tutto ciò che di buono si è costruito.
Fazi Editore, pp. 268 € 16 31
UN TRENO DI LIBRI
BRANI TRATTI DA QUELLO CHE NON SAI [...] In quel deserto è stato facile notare subito la macchina grigia che stava arrivando da via Nomentana. Scendeva lentamente, con movimento ondulatorio e incerto, come se ci fosse una persona ubriaca alla guida. Lentamente, si stava avvicinando. Ho realizzato che era una Nissan Juke, la stessa auto della mia collega Carla. Grigia con i cerchioni rossi, proprio come quella di Carla. L’avevo presa in giro per quella macchina troppo grossa per una donna minuta come lei, mi dava l’idea di un carro armato. Il carro armato stava scendendo, inesorabile, in direzione di Ilaria, che era persa nella sua conversazione e non si accorgeva di nulla. Ho osservato tutto, tutto, Mamma, posso descriverti ogni singolo det-
taglio di quella scena, anche il più insignificante, il più maniacale. Ero lì, solo a una ventina di metri da mia figlia e dalla Juke. La macchina grigia aveva un fanale anteriore rotto e il paraurti ammaccato. Sul parabrezza penzolava un pupazzetto giallorosso che spiccava in lontananza. Sentivo le mie gambe pesanti, i miei piedi ancorati alla terra, le mani intorpidite. Continuavo a sudare. Il mio sguardo si muoveva come una specie di pendolo, dalla Juke a Ilaria, da Ilaria alla Juke. Finché non ho visto chi era alla guida: un ragazzo piuttosto giovane, con una maglia nera e un berretto verde in testa. Non aveva più di vent’anni. Guidava con una sola mano, con l’altra reggeva il cellulare, intento a leggere qualcosa. Anche lui, perso nel suo cellulare, mentre andava contro Ilaria, senza vederla. Ilaria era molto agitata. Aveva la sua
© Fabrizio de Blasio
In questa e nella prossima pagina, scene tratte dalla fiction Rai Chiamami ancora amore
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coda di capelli in bocca, tra i denti, se la succhia spesso quando è nervosa, è una cosa che mi fa ribrezzo. Aveva la testa chinata, poi, per un attimo, un attimo solo, ha incrociato il mio sguardo. Ecco la sua espressione da fine del mondo, quella che ha tutte le volte in cui deve affrontare un’interrogazione o ha il compito in classe di Latino. Non ha il tuo coraggio, Mamma. Lei come me. Ma lei è molto fragile, troppo fragile, io non ero così alla sua età. Ha distolto gli occhi immediatamente, fissando un punto dietro di me sulla destra. Ormai non avevo più bisogno di far oscillare lo sguardo, Ilaria e la Juke erano vicinissimi, nello stesso fotogramma, ma nessuno dei due si era accorto dell’altro. Sono quasi caduta, per la violenza con cui Duccio mi ha strattonata. Si è rizzato sulle zampe e ha iniziato ad abbaiare fortissimo verso la stessa scena che stavo fissando io.
© Fabrizio de Blasio
Un assaggio di lettura
Abbaiava, sbavava, era disperato. [...] Alla fine, quando ti hanno portata in terapia intensiva postoperatoria, ero sicura che non ce l’avresti fatta. E l’ho letto anche negli occhi di Vincenti, che è andato via senza dirmi una parola. Da lì è stato un continuo rincorrere e aggiungere farmaci di supporto, emotrasfusioni, aggiustare il ventilatore, rifare l’elettrocardiogramma e poi l’ecocardiografia… Dopo otto ore era evidente che il tuo cuore ne era uscito più debole a causa di un infarto intraoperatorio. Avevi ragione tu, non ti sei più svegliata. È stato Aurelio a dirmelo. Ha dovuto portarmi fuori dall’ospedale aiutato da Paolina. Ero scoppiata in singhiozzi nel corridoio, tutto il
mio corpo tremava, la mia testa era scossa da scatti involontari. «Ella, sei un medico, ragiona. L’hai messa nelle mani del migliore». No, io ti avevo abbandonata in quelle mani, ti avevo tradita. Nessuno poteva assolvermi. Ho lasciato l’ospedale seguendo la tua bara e non ci sono più tornata. «Vorrei altri dieci figli come te e non mi basterebbero». Non so se lo diresti ancora, oggi. Potevo intervenire, anche allora. [...] Ciao Diario, oggi l’ho rivisto. Un’emozione assurda. Stava seguendo l’allenamento di Katia, ma avvertivo il suo sguardo su di me. E per questo oggi ho dato il massimo! Gerardo mi ha detto che quando gioco così non ho rivali. Dopo mi ha aspettato fuori dagli
spogliatoi. Ci ho messo un po’ a uscire perché mi sono riguardata cento volte allo specchio. Dovrei iniziare a truccarmi, ha ragione Emma. Mi aspettava appoggiato alla rete, sorrideva. È bellissimo. Quando mi sono avvicinata a lui mi sono accorta che le altre ci guardavano. Sono sicura che sono invidiose. Stavolta abbiamo solo parlato, perché c’erano gli altri istruttori in giro. Ma mi ha chiesto di uscire! Mi ha invitata al cinema sabato pomeriggio. Spero non si sia accorto di quanto mi sono emozionata. Ho accettato, ovviamente. Devo organizzarmi con Emma. Vestiti, trucco, tutto! Ciao Diario! Oggi è il mio giorno libero. Mi ero ripromessa di ricercare il suo diario e l’ho fatto. È stato difficile trovarlo. A 33
UN TRENO DI LIBRI
Un assaggio di lettura
un certo punto ho temuto che se lo fosse portato dietro. Non era nella sacca da tennis stavolta. E non lo tiene nei cassetti. Non ci crederai, ho girato per circa tre quarti d’ora. Ho chiesto a Grace di portare Duccio al parco, è rimasta di stucco, è la prima volta. Mi occupo solo io di Duccio. Così però avevo la certezza di liberarmi di lei per un po’. Povero Duccio, mi guardava interdetto, anche lui non sopporta Grace. L’ho trovato in fondo all’armadio, dentro al suo vecchio zainetto a forma di unicorno. Ci andava anche a dormire quando era piccola. Mi sono agitata parecchio, Mamma. Ma una cosa è certa: devo fare qualcosa. Non cercherò di nuovo la collaborazione di Aurelio, è inutile.
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Non gli dirò neanche che ho riletto il diario della figlia. Ma devo fare qualcosa. [...] «Ilaria continua a piangere e a urlare. Non so più cosa fare. Luna e io stiamo cercando di aiutarla, ma non fa che agitarsi. Dice che è inutile che si presenti, che tutto andrà male, che è tutto sbagliato. Ha fatto rifare la borsa a Luna dieci volte, e poi ha lanciato tutto per casa, rischiando di colpirla. Ha anche strappato il completo nuovo che le avevo comprato. Ora è di là piegata in due al buio, non ci fa avvicinare. A me non frega niente della finale, Ella, sono spaventato, non l’ho mai vista così». «TU non l’hai mai vista così, Aurelio. Sto arrivando, diglielo». Aurelio, ti presento Ilaria, la tua figlia normale. Nel giro di poche ore,
forse, finalmente, il mio futuro ex marito aveva realizzato che cosa era stato, per me, essere la mamma-ombra di Ilaria fin dalla sua nascita. Vivere costantemente nella paura di una catastrofe imminente. Scegliere le parole, una per una, evitando quelle che “portano sfortuna”; conoscere i percorsi da fare, e sempre e solo quelli, per andare a scuola, in palestra, a fare la spesa; ricordare tutto quello che potesse destabilizzarla, anche un pochino, perché una stupidaggine poteva trasformare un giorno buono in uno infernale. Uno di quelli in cui tu, Aurelio, tornavi a casa e mi rivolgevi uno dei tuoi sguardi di biasimo mentre lei correva da te e ti saltava al collo. «Papà, meno male che sei arrivato!». [...]
Lo scaffale della Freccia
a cura di Alberto Brandani
NOMADLAND Jessica Bruder Edizioni Clichy, pp. 384 € 17 Ogni giorno, in America, sempre più persone si trovano a dover scegliere tra pagare l’affitto e mettere il cibo in tavola e decidono di migrare da un capo all’altro del Paese. Un viaggio attraverso la vita, i sogni e le speranze di questi nomadi del terzo millennio, al di là del velo illusorio del Sogno americano. Dal libro è tratto l’omonimo film di Chloé Zhao, vincitore di tre statuette agli Oscar 2021.
LA CITTÀ DEI VIVI Nicola Lagioia Einaudi Editore, pp. 472 € 22 «Tutti temiamo di vestire i panni della vittima. Viviamo nell’incubo di venire derubati, ingannati, aggrediti. E se fossimo noi il carnefice?». L’autore ci porta dentro il caso di cronaca più efferato degli ultimi anni. Un percorso tra le strade buie della Città Eterna, un’indagine sulla natura umana, la responsabilità e la colpa, l’istinto di sopraffazione e il libero arbitrio.
PICCOLI PIACERI Clare Chambers Neri Pozza, pp. 304 € 18 Londra, 1957. La guerra è finita da un decennio ma i danni delle bombe sono ancora visibili. Sulle pagine di un piccolo giornale locale appare un trafiletto che parla dei progressi negli studi sulla partenogenesi: gli esperimenti compiuti su ricci di mare, rane e conigli fanno ipotizzare che sia applicabile anche all’uomo. Il titolo è sensazionale: «I maschi non servono più per la riproduzione!».
TRANSITO Aixa De la Cruz Giulio Perrone Editore, pp. 127 € 15 Alla soglia dei 30 anni, l’autrice raccoglie i ricordi più significativi della sua vita: dall’infanzia passata senza un padre al divorzio, dall’incidente in cui una cara amica rimane gravemente ferita ai rapporti sessuali con altre donne. E si ritrova a riflettere sull’attualità che influenza la sua generazione, come il movimento #MeToo, lo scandalo delle torture di Abu Ghraib e la femminilizzazione della politica. G.B.
TUTTO DA VIVERE Elvira Serra Solferino, pp. 224 € 16,50 Anna fa la una commessa in un negozio di moda nel centro di Milano. Un giorno Agnese, una ragazza con il passeggino dal volto un po’ triste, le chiede di tenere il suo bambino per qualche ora. Questo gesto dà il via a una catena di eventi destinati a trasformare diverse vite. Un romanzo ben congegnato e ricco di colpi di scena, in cui tutto può cambiare da un momento all’altro. G.B.
UNA STRANA NEBBIA Federico Zatti Mondadori, pp. 192 € 18 Sono passati 30 anni dalla più grande tragedia della nostra marina civile: il 10 aprile 1991 il traghetto di linea Moby Prince, in partenza da Livorno e diretto a Olbia, entra in rotta di collisione con la petroliera Agip Abruzzo, provocando un incendio in cui perdono la vita 140 persone. Un libro d’inchiesta che cerca di portare a galla il sommerso e le verità su quel terribile disastro. G.B. 35
Lo scaffale ragazzi a cura di Claudia Cichetti
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IL LIBRO DELLE CASE STRAORDINARIE Yoshida Seiji Ippocampo edizioni, pp. 128 € 15 (da 4 anni) Chi da bambino non si è costruito un rifugio sull’albero o una capanna? Il libro dell’illustratore e artista Seiji affresca, con immagini e parole, 33 case di fantasia, descrivendo dettagli, passaggi segreti, arredi e personaggi. C’è anche quella ricavata da una locomotiva a vapore. Il testo è arricchito da mappe, informazioni grafiche e assonometrie degne di un architetto.
UN PINGUINO A TRIESTE Chiara Carminati Bompiani, pp. 220 € 13 (da 11 anni) Un romanzo di formazione e scoperta del mondo. Niccolò non conosce tante cose di suo padre, partito per la guerra e non ancora tornato nonostante il conflitto sia finito. Per cercarlo a 15 anni lascia tutto e da Trieste, la sua città, si imbarca per l’Africa. Oltre alle avventure dell’adolescente, la storia – ricca di cronaca e immaginazione – racconta anche del pinguino Marco che, a bordo della motonave Europa, arriva nell’acquario di Trieste per la gioia dei bambini.
ARCO E IRIS IN SUD AMERICA Museo del Risparmio di Torino Scaricabile on line, gratuito (per tutti) Attraverso il tema del viaggio, sinonimo di indipendenza, il libro vuole educare i più piccoli alla gestione del denaro. L’originale progetto del Museo del risparmio di Torino racconta una favola piena d’azione, con l’obiettivo di far capire come il rapporto con il denaro sia alla base del vivere quotidiano e dell’autonomia personale. La pubblicazione è scaricabile gratuitamente su museodelrisparmio.it.
GIOVANNI E PAOLO E IL MISTERO DEI PUPI Alessandra Viola e Rosalba Vitellaro De Agostini, pp. 144 € 14,90 (da 9 anni) In una Palermo estiva, un gruppo di ragazzini si prepara a festeggiare la santa Rosalia. Tra bancherelle e musica, avviene l’incontro con un losco individuo che promette di realizzare i desideri e trasforma la gente in pupi, le marionette siciliane. Saranno Paolo e Giovanni, amici coraggiosi, a salvare i loro concittadini dal malvagio incantesimo. Una coinvolgente favola illustrata, per raccontare la lotta contro la mafia, l’omertà e il bullismoi. S.G.
IL RITRATTO Paola Zannoner Giunti, pp. 272 € 17 (da 16 anni) Silvia lavora come custode nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti, a Firenze. Doyun è un ragazzo coreano, silenzioso e bello, che ogni giorno per ore ammira La Velata di Raffaello. Insieme si trovano coinvolti nell’incredibile furto del prezioso quadro e nella caccia a chi l’ha rubato. Il loro amore giovanile si dipana all’ombra del capolavoro artistico, tra mistero e avventura. Un romanzo che cattura e fa riflettere sul valore del nostro patrimonio culturale. S.G.
MICKEY E L’OCEANO PERDUTO Denis-Pierre Filippi, Silvio Camboni Panini, pp. 64 € 14,90 (per tutti) In un mondo di pace dal sapore steampunk, Topolino, Minni e Pippo si mettono alla ricerca di preziosi relitti tecnologici in concorrenza con Pietro Gambadilegno. Dopo aver risposto a un annuncio, riescono a trovare uno strano cubo nelle profondità oceaniche. Senza immaginare le vere intenzioni del loro mecenate né i poteri dell’artefatto recuperato. Graphic novel piena di poesia e peripezie destinata a entrare nella storia del fumetto. G.B.
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STAZIONE POESIA
PARLARE D’AMORE A BOLOGNA UN FESTIVAL CULTURALE PER RIFLETTERE SUL SENTIMENTO CHE MUOVE IL MONDO. A PARTIRE DA DANTE, IL SUO CANTORE PIÙ FAMOSO di Davide Rondoni [Poeta e scrittore]
A
Bologna per scoprire l’amore. C’è bisogno di riscoprirlo sempre. Perché non è un’idea, una teoria, una ricetta. L’amore muove. Non è un sentimento, ma una forza. Una passione ma anche una dedizione. La nostra epoca è molto sentimentaloide, ma non per questo cono-
DavideRondoniAutore
sce l’amore. E allora andiamo a Bologna per riscoprirlo. La notizia è che esiste almeno uno che ha capito cos’è l’amore. La cosa che ci fa diventar matti. La cosa di cui tanti parlano e pochi dicono veramente qualcosa. E che, a ben vedere, fonda la nostra civiltà. Cosa sarebbe l’Italia, l’Europa,
© cge2010/Adobestock
La torre degli Asinelli e quella della Garisenda, a Bologna, a cui Dante dedicò uno dei suoi primi sonetti
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Daviderond
daviderondoni
senza cultura e civiltà dell’amore? Uno spettro. Lui è il poeta che tutti (anche a vanvera) celebrano quest’anno e che ha scritto per Beatrice (e per tutti) la prodigiosa Commedia. Nel momento finale del XXXIII canto del Paradiso, quando ritrae per l’ultima volta la ragazza in carne e ossa, storica, che lo ha salutato nella
Vita nova e che ha perduto e ritrovato, ce la indica mentre fa un gesto semplice, sperduta nella folla della Rosa Ultima: Beatrice unisce le mani in un amen per lui, perché il suo viaggio si compia fino in fondo. Perché lui possa giungere a vedere il segreto della vita. In quel gesto, in quel così sia, sta la sintesi di cosa è amare una persona: voglio essere un amen per te, un così sia il tuo viaggio, fino in fondo. È il contrario dell’amore come possesso, come contratto, come gabbia. L’amore vero è un amen, non sopporta i mascheramenti. Non si possiede per amore, non si uccide per amore, non si disprezza per amore. Dante sa che amare una persona è diventare un amen per lei. Il vertice della poesia d’amore sta in quel momento. Bologna era la città dove Dante si recava per partecipare alla vita poetica dell’importante centro culturale. Si trovava lì con i suoi amici e lì ha scritto il primo testo che conosciamo di lui, un sonetto alla Garisenda, una del-
le Due Torri. Lì era nato Guido Guinizelli, che nella Commedia lui chiama “padre”. Nato nel 1230, Guinizelli fu iniziatore e fondatore, tra gli ultimi anni del ‘200 e i primi del ‘300, della nuova lirica d’amore conosciuta nella storia della letteratura come Dolce stil novo. Il nome della scuola deriva dalla definizione data da Dante nel dialogo con Bonagiunta Orbicciani da Lucca (Purgatorio XXIV), secondo il quale l’originalità di questi poeti consiste nel fatto che essi scrivono seguendo diretta ispirazione d’amore. I motivi del nuovo canto gli stilnovisti li riprendono in parte dall’amor cortese, ma anche da temi neoplatonici e soprattutto cristiani, messi a fuoco nella teologia del tempo, come l’affermazione che la vera nobiltà d’animo non sia nei diritti della nascita e nel censo, ma nella nobiltà interiore di amare qualcuno che non si possiede. Qui si perfeziona la rappresentazione della donna come figura ispiratrice di un
amore che è anche elevazione morale e quindi amore per la sapienza; i destinatari della nuova poesia diventano così “cori gentili” legati da un sentimento di amicizia. In mezzo a tante chiacchiere vuote sull’amore, Bologna offre con arte e bellezza la possibilità di una riflessione e di una condivisione non banale dell’esperienza amorosa. Quanti inutili e vacui contenitori televisivi, quanto ronzio vuoto su media di ogni genere intorno a ciò che ci fa tremare il cuore, a ciò che riguarda in modo così potente e delicato la nostra più intima natura. Del resto, quando ai ragazzi più giovani si mostra perché Dante abbia scritto la Commedia, cioè per non perdere lei, Beatrice, allora questa grande opera riaccende l’interesse di tutti. Il suo viaggio di conoscenza e amore il poeta lo ha fatto per tutti, per indicare in quel gesto, nel così sia di Beatrice, il modo più adeguato per rappresentare l’esperienza che tutti muove. Insieme al sole e all’altre stelle.
Dante e Beatrice by Carl Wilhelm Friederich Oesterly © Fine Art Photographic Library/Corbis via Getty Images
Il Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna, fondato da Davide Rondoni insieme al professor Ezio Raimondi, in collaborazione con il Comune, ha dato il via al festival Amor gentile - Dante e il parlar d’amore a Bologna. Da giugno, per diversi mesi, gli appuntamenti vedono protagonista il dir d’amore, tra poesia, musica, premi e convocazione libera di poeti. Si parte il 9 con il premio Nobel Olga Tokarczuk, si prosegue il 16 con un reading di Arnaldo Colasanti, Melania Panico e Sergio Cristaldi; giovedì 17 si premiano Milo De Angelis e il grande poeta cileno Raúl Zurita, mentre il 18 risuonano canzoni d'amore medievali a cura di Giuseppina Brunetti. Sabato 19, invece, una lettura aperta a tutti invita a Bologna chiunque voglia leggere la propria poesia d’amore in pubblico, con gran finale insieme alla BandaDante dell’Orchestra di musica popolare dell’Auditorium di Roma, David Riondino e altri gruppi musicali. E poi, ancora, altre conferenze e incontri, con i dantisti Giuseppe Ledda e Giuliano Milani e una serie di incontri sulle donne del Sommo Poeta a cura di Cinzia Demi. Prevista anche la partecipazione di attori e artisti, con spazio ai giovani, e ospiti d’eccezione come Francesco Guccini e Alessandro Preziosi. unibo.centrodipoesia.it CentrodipoesiaUnibo 39
ANNIVERSARI
PROTAGONISTA DEL SUO TEMPO
A 100 ANNI DALLA NASCITA UN RITRATTO DI ETTORE BERNABEI, GIORNALISTA E MANAGER ANIMATO DA PASSIONE CIVILE, SPIRITO INNOVATORE, AMORE PER LE SFIDE di Alberto Brandani
Ettore Bernabei e Sergio Lepri illustrano alcune iniziative editoriali ad Amintore Fanfani, nella sua casa in via Platone (2 luglio 1958)
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esteggiare i 100 anni dalla nascita di Ettore Bernabei può essere oggi occasione per tracciare un apologo a buon uso delle nuove generazioni, un esempio in cui successo e merito sono le facce della stessa medaglia. Bernabei è stato protagonista del suo tempo. Un giornalista autorevole, che ha diretto due quotidiani, ha guidato – ancora indimenticato – la Rai per ben 14 anni e, dopo una pur significativa parentesi da manager industriale, ha dato vita a uno dei progetti imprenditoriali e culturali più rilevanti varati in Italia: la società di produzione televisi-
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va e cinematografica Lux Vide. Nonostante la sua contemporaneità, Bernabei condensa alcuni valori che la società moderna fatica a recepire. Innanzitutto, un rapporto di fedeltà costante con chi, a suo tempo, ha investito su di lui, cioè Amintore Fanfani. Un legame indelebile per Bernabei, con grande conoscenza e rispetto per il ruolo dello statista democristiano, attorno alle cui intuizioni e anticipazioni sono ruotate, per 40 anni, molte scelte politiche del nostro Paese. E addolora che oggi anche molti addetti ai lavori della politica ne trascurino, in chiave storica, il contributo.
Bernabei va narrato ai giovani come esempio di gran lavoratore. Genio, capacità, ma anche quantità. Un formidabile diesel da 12 ore di impegno al giorno. Cifre che in certi ambienti, come la Rai dove ha operato per tanti anni, sono addirittura un prerequisito per far bene. Ed è il far bene la missione che ha sempre mosso quest’uomo. La sua profonda fede, privata e civile, il credo nei valori cristiani e repubblicani, che si sostanziano nell’adesione a una visione etica e morale della famiglia, sono stati il faro di un impegno indefesso e nobilitante, che nulla ha a che vedere con quei comportamenti che spesso,
superficialmente, vengono considerati da bacchettoni. Benedette sono le visioni della vita densa di principi e saldezza, piuttosto che un generico immedesimarsi senza domande nella materia indisciplinata del quotidiano. Una profondità di valori che dalla sfera privata subito si trasmette a quella pubblica: Bernabei, insieme a Enrico Mattei, è stato il primo esempio di manager moderno dell’Italia repubblicana. Ha saputo investire sempre, coniugando le migliori risorse a disposizione con la giovane età, ricercando, formando e determinando quel giacimento di competenze al quale la Rai ha attinto per decenni. Con curiosità e un’attenzione per i giovani concretizzata anche da un amore giovanile per le sfide. Creare la Lux Vide in età avanzata rappresenta un caso unico in un Paese in cui gli adulti troppo spesso preferiscono vivere di rendita, senza mettersi in discussione. Innovatore e tradizionalista anche nell’avventura di produttore televisivo, ha confezionato opere ben fatte, con una precisa valenza morale, destinate a sbancare l’audience televisiva delle famiglie. Questo il quadro dell’uomo, da tenere sempre presente. Tra le numerose ini-
ziative in sua memoria, sulla stampa e in tv, il libro di Piero Meucci, Ettore Bernabei. Il primato della politica. La storia segreta della Dc nei diari di un protagonista pone in nuova luce la sua figura. «I diari sono una pignola registrazione di parole e di atteggiamenti di coloro con i quali Bernabei ha a che fare nel suo ruolo di mediatore e informatore fra gli esponenti della Dc e fra questi e le alte gerarchie vaticane oppure i leader politici dei partiti concorrenti. Sono in sostanza, e qui sta tutta lo loro particolarità, una specie di alambicco da cui escono pillole di storia. Essenzialmente politici e dove sono rari gli accenni alle vicende familiari». Si raccontano i grandi fatti, le crisi. La storia segreta della Dc in cui serpeggiano tensioni, lotte intestine e invidie che portano poi a scelte politiche. Si parla anche delle decisioni della “cucina”, con tutto il portato umano che nessuno storico può descrivere. Bernabei è stato l’uomo di fiducia di Fanfani, la cui longevità politica è anche la ragione dell’estensione temporale dei diari, in cui si ritrova la sua vicenda politica fatta di vittorie e sconfitte, decisioni impopolari e provvedimenti che hanno segnato il progresso della società italiana. D’esempio la
Il segretario della Dc Aldo Moro visita la tipografia del Popolo (1960)
Marsilio, pp. 384 € 17
crisi del 1959 – e come Bernabei aiuti a capire la straordinaria modernità del politico – quando Fanfani si dimette improvvisamente da segretario del partito, presidente del Consiglio e ministro degli Esteri. Bernabei rende evidente lo stato d’animo di colui che era stato l’uomo più potente d’Italia. «Nel tardo pomeriggio del 5 febbraio andiamo a trovare Fanfani a casa. È a letto in camicia da notte, tranquillo. Ci racconta che ai primi di gennaio aveva aperto L’imitazione di Cristo e a caso lesse: “In poco tempo dovrai spogliarti di tutto quello che hai”. Da allora si è sentito nell’animo staccato dal Governo e dal Partito». Sono pagine che fanno capire come in quel periodo la cultura, le forti passioni personali e le visioni generali si fondessero in un tutt’uno che arricchiva le grandi forze politiche, dalla Dc al Partito comunista e al Partito socialista, ma che lambiva anche le forze minori. Vi era una passione civile di cui oggi, senza malinconia, non si ravvede purtroppo traccia. Questo centenario potrebbe essere un’utile riflessione per quei mitici anni ‘60 e anche per quello che Palmiro Togliatti fece studiare come il riformismo fanfaniano, ma che noi oggi dovremmo comprendere come trasfondere o trasportare nel nostro modo di essere. Per le giovani generazioni non è mai troppo tardi. L’articolo, con ulteriori immagini e un estratto del libro Ettore Bernabei, il primato della politica di Piero Meucci è sul quotidiano online FSNews.it
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IN VIAGGIO CON
ACROBAZIE
D’ARTISTA LE FRECCE TRICOLORI FESTEGGIANO 60 ANNI DI ATTIVITÀ. A GUIDARE DA TERRA LE EVOLUZIONI AEREE DELLA PATTUGLIA È IL COMANDANTE GAETANO FARINA
© Romeo Gaetano
di Andrea Radic
Un volo acrobatico delle Frecce Tricolori
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andrearadic2019
faccia, ma lo facciamo in nome di coloro che, come noi, ogni giorno compiono qualcosa di straordinariamente professionale. Il vostro volo acrobatico fa venire la pelle d’oca, siete un simbolo trasversale che unisce tutti. Più che le Frecce Tricolori, senza falsa modestia, penso che a mettere d’accordo tutti sia il sentirsi uniti sotto un unico simbolo, quello del nostro tricolore. Poi ciò che facciamo è altamente spettacolare, davvero da pelle d’oca. Adesso, da comandante, avendo il privilegio di gestire e ammirare da terra il volo delle Frecce, mi rendo conto delle emozioni che riusciamo a suscitare. E allo stesso tempo capisco l’emozione che il pubblico è capace di regalare ai piloti, scatenando applausi non appena termina il sorvolo. Da bambino sognava già di volare? Avrei voluto fare l’ingegnere civile, diventare pilota era uno dei miei sogni ma in famiglia nessuno aveva intrapreso una carriera nel mondo aeronautico, così lo vedevo quasi irrealizzabile, un sogno “di backup”. Poi sono stato fortunato, ho superato i diversi livelli del concorso, frequentato l’Accademia, sono diventato pilota militare e oggi comandante delle Frecce Tricolori. Un sogno che si è autoalimentato passo dopo passo. Cosa ha provato quando ha varcato per la prima volta il cancello di questa base? Mi hanno assegnato alle Frecce Tricolori il 4 giugno 2009. Il primo sentimento è stata la paura di non essere all’altezza del compito, avevo il dubbio di non esserne capace. In realtà, dopo poco, mi sono reso conto di come le sfide che si viene chiamati ad affrontare siano diverse ma impegnative quanto altre già vissute. E poi mi è salita la voglia di rimettermi completamente in gioco nel far parte delle Frecce Tricolori. Si smette mai di imparare? In 12 anni di lavoro in questo gruppo, dopo ciascuno dei voli compiuti, non mi sono mai sentito completamente soddisfatto: c’è sempre da
migliorare. È una mentalità comune a tutta l’Aeronautica militare: puntare alla perfezione, consci del fatto che mai riusciremo a raggiungerla. La sfida più grande, da comandante, è stata passare dalle competenze tecniche che riguardano il volo a quelle di gestione del personale per rendere tutti partecipi del risultato finale: manifestazioni spettacolari, in completa sicurezza, con dieci velivoli in volo. Quando i suoi ragazzi sono lassù, cosa prova per loro? Sono totalmente concentrato su quanto sta accadendo. Il contatto umano è fondamentale soprattutto prima del volo, ogni giorno bisogna capire se ciascuno di loro è pronto, fisicamente e mentalmente, per affrontare una giornata di addestramento. Un rapporto di amicizia e fiducia reciproca che viene prima di quello tra comandante e pilota. All’ingresso della base c’è scritto: «Nella formazione l’individualità sparisce». Una frase che sintetizza appieno il lavoro di squadra, dove tutti sanno cosa fare, come e quando farlo. È l’idea di mettere tutto te stesso a disposizione del gruppo in maniera equilibrata. Quanto deve essere speciale chi, nella vita, sta al fianco di un pilota delle Frecce Tricolori? È un impegno notevole, bisogna essere capaci di superare lo stress per
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l suo sguardo si illumina in tre precisi momenti. Quando parla di sua moglie e dei suoi figli di cinque e dieci anni, ai quali ha dedicato il cuore. Quando ragiona sulla bandiera italiana e l’Aeronautica militare, alle quali ha dedicato il suo rispetto. Quando racconta dei suoi ragazzi, i piloti che compongono la Pattuglia acrobatica nazionale (Pan), che ha compiuto 60 anni il 1° marzo scorso e alla quale ha dedicato il suo talento professionale. Gaetano Farina, comandante delle Frecce Tricolori, nome in codice Pony 0, come un direttore d’orchestra guida da terra le evoluzioni aeree dei dieci membri della formazione: il leader in cielo Pony 1, cioè il maggiore Stefano Vit, e gli altri piloti tra i 30 e i 40 anni, da Pony 2 a Pony 10, che volano a 700 km/h a un metro e mezzo di distanza l’uno dall’altro. Siamo seduti al tavolo del suo ufficio nella base di Rivolto, in provincia di Udine, con le finestre che danno sulla pista e a tratti si sente il rombo dei velivoli MB339, prodotti dalla italiana Leonardo Aircraft, che sfrecciano nel cielo disegnando figure di addestramento. Evoluzioni che tutti possono ammirare il 2 giugno, per il 75esimo compleanno della Repubblica italiana. Siete il fiore all’occhiello dell’Aeronautica militare, espressione della ricerca della perfezione in ogni reparto e in ognuna delle professionalità delle oltre 100 persone che lavorano qui. Mi piace definire le Frecce Tricolori come la sintesi di tutte le capacità dell’Aeronautica militare. Siamo uno dei reparti, un piccolo tassello di questo mondo, che ha il compito particolare di rappresentare le capacità di uomini e donne che lavorano quotidianamente dietro le quinte per produrre qualcosa. Un compito istituzionale, stabilito per legge, a servizio del cittadino e del Paese. Ci inorgoglisce avere la possibilità, attraverso il nostro volo, di stendere il Tricolore della nostra bellissima bandiera. Come è accaduto quando abbiamo sorvolato l’autodromo di Imola per il Gran premio d’Italia, intitolato alle eccellenze del made in Italy. Abbiamo la fortuna di metterci la
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IN VIAGGIO CON
Gaetano Farina con i dieci piloti della Pattuglia acrobatica nazionale
qualcosa che può essere percepito come altamente pericoloso. In realtà la gestione del rischio è altamente specializzata, non comprende l’incertezza. Per fugare ogni dubbio rendiamo sempre partecipi di tutto le nostre famiglie. Anche perché la paura è qualcosa di ignoto, mentre noi ci addestriamo. Quali momenti ricorda con più forza? Il primo volo davanti ai miei parenti, gli affetti a me più cari. E i sorvoli dell’Abbraccio tricolore sui capoluoghi italiani e sopra le città di Codogno (LO) e Loreto (AN), a maggio 2020, un momento fortemente sentito dagli italiani e che ci ha molto emozionato. Un sentimento di forte appartenenza all’Aeronautica militare e alla nostra nazione che mi porterò dietro per tutta la vita. Quali sono i valori che rafforzano il gruppo? Essere completamente nelle mani di chi ti vola a fianco crea un legame fortissimo tra i membri della formazione. Una piccola imperfezione di un singolo pilota può inficiare la prestazione di chi gli sta accanto. Per costruire questa fiducia serve un lavoro giornaliero da parte mia e di tutti. Non esiste una formula magica, si tratta di ruoli ben definiti, rapporto
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quotidiano, profondo rispetto. Vi vedete anche fuori dalla base aerea? Facciamo sport insieme, usciamo con le famiglie. Abbiamo costruito un legame forte, una bella alchimia. Viaggiare in treno le piace? Ovviamente, gli spostamenti per lavoro avvengono con il velivolo. Ma i viaggi in treno sono quelli che preferisco: si sta comodi, non devo guidare e ho l’occasione di ammirare le meraviglie del nostro bellissimo Paese. Da sud a nord cambiano i paesaggi, le sfumature dei luoghi, i colori delle
campagne, del lungomare, della vegetazione. Guardare l’Italia dal cielo è bellissimo, vederla scorrere dal treno lo è in egual modo. Lei è pugliese, torna spesso nella sua terra? D’estate la mia famiglia va in Puglia, dove c’è anche mia mamma. Io li raggiungo ogni volta che posso, ci torno sempre, mi è rimasta nel cuore. Qual è il profumo della sua infanzia? Quello della macchia mediterranea, degli uliveti pugliesi e del camino acceso per le grigliate estive. Sono cresciuto a Francavilla Fontana, un piccolo paese in provincia di Brindisi, e l’estate ci trasferivamo in campagna. Un profumo che ritrovo subito, ogni volta che arrivo in Puglia. E i sapori della sua terra? Sono quelli legati alle capacità culinarie di mia mamma e, ora, di mia moglie: siamo nati nello stesso paese, a 30 metri di distanza, e ci siamo ritrovati da grandi. Il suo piatto forte è la parmigiana. Ha un rito scaramantico prima di salire sul suo aereo? Mi lego prima la cintura destra rispetto alla sinistra, pur essendo destro. E tengo sempre in tasca un coin, una monetina che è con me dalle scuole di volo negli Stati Uniti. aeronautica.difesa.it AeronauticaMilitareOfficialPage ItalianAirForce freccetricolori aeronautica.militare freccetricoloriofficialpage
Il giornalista Andrea Radic e il comandante delle Frecce Tricolori Gaetano Farina nella base di Rivolto (UD)
© Fred Jonny
INCONTRO
DIECI ANNI DI
EMMA
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DOPO UN ANNO DI STOP, LA CANTANTE TORNA CON UN TOUR, LA RACCOLTA BEST OF ME E DUE DATE ALL’ARENA DI VERONA, IL 6 E 7 GIUGNO, PER FESTEGGIARE LA SUA CARRIERA di Gaspare Baglio
«A
gasparebaglio
mo il treno, il mio mezzo di trasporto preferito: è romantico, si passa dalle campagne alle città, ci si immagina le vite degli altri nelle casette che si scorgono dal finestrino. E poi il personale è sempre gentile. Viaggerei solo in questo modo, lo si intuisce anche dalle mie storie su instagram». Emma inizia così l’intervista e racconta anche che la title track del suo ultimo album, Fortuna, è nata in uno dei bagni del Frecciarossa: «Avevo in mente questa canzone, ma era scomposta. All’improvviso il quadro si è fatto chiaro, mi sono chiusa nel bagno e l’ho registrata al cellulare. Per altro, c’è un bel riverbero: sembra di stare in uno studio acustico, da fuori non si sentiva niente. In pratica, si può cantare nelle toilette delle Frecce senza che l’intero vagone senta». Simpatica, grintosa, piena di energia e voglia di fare, Emma ha scalato le classifiche con pezzi come Calore, Amami, Non è l’inferno, L’amore non mi basta, Io sono bella, Stupida allegria e Occhi profondi. Ora, dopo un anno di stop causato dalla pandemia, è pronta a tornare live con un tour e due date all’Arena di Verona, il 6 e 7 giugno, per festeggiare i dieci anni di carriera. Emma, dove eravamo rimasti? Sul divano e a cantare dai balconi, più o meno. E adesso? Si riparte. Non vedevo l’ora di ricominciare e ho spinto tantissimo
perché accadesse. Non posso che ringraziare Friends&Partners, la mia manager, la casa discografica Polydor e il mio ufficio stampa per il supporto. Com’è cambiato il programma degli show rispetto a quello che avevi in mente prima della pandemia? Dovevo celebrare il mio decennale di carriera nei palazzetti. La parte più complicata è stata radere al suolo il progetto e riadattarlo. Si era pensato di fare una cosa un po’ più in grande, ma il mio pensiero, in questo momento, è un altro. Quale? Far lavorare la mia crew perché so che significa essere in condizioni economiche critiche. Chi se ne importa dei lustrini, di fuochi d’artificio e maxischermi. Sarà una festa allargata contraddistinta dall’affetto, l’amore e l’orgoglio che ho verso i miei collaboratori. È l’aspetto più importante: ci siamo adattati a quello che è possibile organizzare in questo momento, abbiamo fatto delle rinunce, ma va bene così. È tutto in linea con la mia natura da combattente, non mi importa del contorno, mi basta un microfono per cantare. Nello show non ci sono effetti speciali, ma danzatori. Sono previsti il 6 e 7 giugno a Verona, location designata per i festeggiamenti ufficiali. Volevo dare un segnale al mondo della danza, altro settore particolarmente in crisi. Non potendo montare strutture scenografiche complesse, ho pensato che la forza umana e il calore del corpo dei ballerini potessero sostituire le macchine. Come stai vivendo la ripartenza? Non vedo l’ora di salire sul palco. Ma è stato, è e sarà molto difficile riorganizzare tutto, aspettare i tempi e le comunicazioni tecniche delle capienze, capire quanta gente si può fare entrare. Poi c’è stata la spartizione dei biglietti delle date saltate nel 2020. Alti e bassi e parecchio stress, ma sarò ripagata quando mi esibirò. Le tue emozioni in questo momento? Sono serena perché non mi sono mai fermata dal primissimo lock-
down: ho registrato le canzoni da casa e sono stata sempre in prima linea, facendo tutto quello che era possibile. Noi artisti lavoriamo day by day per portare avanti i progetti. Il periodo di fermo, per me, è stato come entrare in una piccola fabbrica dove ho potuto costruire tante cose: il tour è solo la punta dell’iceberg. Sono emozionata, contenta, privilegiata e grata alla vita: cercherò di sollevare chi ha vissuto questo periodo faticosamente. Quali sono le difficoltà più grandi oggi? È un periodo duro per tutti, mi sento particolarmente vicina a chi ha perso un padre o una madre in 15 giorni, ai dipendenti licenziati delle piccole e medie imprese, ai miei collaboratori che vivono di musica dal vivo e non hanno lavorato per oltre un anno. Il Covid ha lasciato cicatrici molto più grandi dell’impossibilità di fare una festicciola tra amici. Ti senti cambiata? Ho vissuto la pandemia in maniera razionale, rispettando le regole. Non sono una fan di chi pensa che il virus ci abbia resi migliori: chi era una bella persona prima lo è anche adesso. Certo, ho dovuto modificare la mia impostazione lavorativa e non ho visto i miei genitori per mesi, non ho fatto la furba. Non sono un supereroe, ma una brava persona. E lo ero anche prima della pandemia. In un momento del genere la correttezza di ognuno è fondamentale migliorare la situazione.
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INCONTRO
AL CONCERTO IN TRENO
© Bianca Burgo
Trenitalia è il vettore ufficiale del tour di Emma. Tutti i fan della cantautrice possono ottenere uno sconto del 30% sul prezzo Base del biglietto per Frecce, Intercity e Intercity Notte per raggiungere le città della tournée: Lignano Sabbiadoro (3 giugno), Verona (6 e 7), Taormina (12), Roma (18 e 19), Milano (23, 24 e 25), Torino (9 e 10 luglio). Le date di Bologna, Firenze, Napoli e Bari verranno comunicate prossimamente. trenitalia.com
Torniamo alla musica. Il 4 giugno esce il nuovo singolo Che sogno incredibile, in cui duetti con Loredana Bertè. È una canzone reggae old school e Loredana è il regalo che mi sono fatta per il decennale di carriera. Lei ha sempre dichiarato che sono la sua bambina rock, mi vede un po’ come la sua erede. Mi sono sempre ispirata a lei: è una delle artiste più all’avanguardia, che continua a esibirsi e ad 48
aggredire il palco come un animale meraviglioso. Questa collaborazione la sogno da anni: nonostante i tanti duetti insieme, non avevamo ancora una canzone nostra. Com’è andata? Quando mi sono ritrovata fra le mani il brano ho pensato subito a Loredana accanto a me. L’ho chiamata e le ho detto: «Mami – la chiamo così perché è la mia mamma rock – se ti va, sarei onorata di cantare questa canzone
insieme a te». Lei è impazzita, il pezzo le è piaciuto subito, ha sfoderato il ruggito più potente che aveva e ha fatto un lavoro stupendo. Non vedo l’ora che diventi la hit di tutti, è davvero bella. Tra l’altro questo è il singolo apripista della raccolta Best of ME, in uscita il 25 giugno. Sì, dopo dieci anni ci stava fare un recap. Mi sono resa conto di quanti brani sono diventati pilastri della musica, che tutti cantano e ricordano, e non possono mancare nella scaletta dei live. Mi piace il titolo, evidenzia la parte migliore che ciascuno di noi ha dentro. È bello fare il punto della situazione, capire ciò che è stato fatto e che possiamo ancora fare. Spero che tutti si ritrovino in questa raccolta. I tre momenti che ricorderai per sempre? Innanzitutto la vittoria del programma Amici di Maria De Filippi: da lì è iniziato tutto. Poi il primo pass tour con su scritto “artista”. Da ragazzina sognavo di andare in giro con quel cartellino che dichiarava la mia professione. È stato un momento indelebile. E i pass dei concerti li colleziono ancora tutti: è come ricevere una medaglia d’oro. Infine, gli occhi pieni di orgoglio di mia mamma, seduta in prima fila nel mio debutto live all’Arena di Verona. Mi sono sentita grandissima, enorme. Non solo musica: sei nel cast del serial Sky A casa tutti bene, ispirato al film omonimo di Gabriele Muccino. Sogni un futuro nella recitazione? Assolutamente sì. Fortunatamente, nella vita, non ho mai permesso a nessuno di ghettizzarmi in qualche ruolo. Se Muccino ha visto in me que-
© Bianca Burgo
Emma con i ballerini che l'accompagnano nei suoi live
sto talento, non vedo perché io non debba continuare a tirarlo fuori. Anche recitare è una forma di comunicazione. Mi piace il mondo del cinema, lavorare sui set e questo, in particolare, era pieno di attori bravissimi. È stata un’esperienza che mi ha migliorata. La musica e il cinema sono mondi capaci di completarmi. Hai già avuto altre proposte?
Ho lavorato per due mesi alla serie, che si sta girando adesso. Se arriveranno altre richieste le vaglierò. Registi con i quali ti piacerebbe lavorare? Non mi fermo al nome. In Italia ce ne sono tantissimi, ma quello che mi fa scegliere è la sceneggiatura. Potrei accettare anche la proposta di un esordiente se intravedessi qualcosa
Emma in concerto al Palazzo dello Sport di Roma per l’Essere Qui Tour (maggio 2018)
di bello nel progetto. Cosa vorresti fare in futuro? Non aver mai progettato nulla mi ha permesso di essere aperta agli stimoli esterni e di carpirli. Mi auguro di continuare a essere libera da ogni condizionamento, giudizio e pregiudizio. Col coraggio di cogliere una di quelle occasioni che ci passano di fianco, mentre siamo occupati a fare altro. Chi è oggi Emma? Quella di ieri e dell’altro ieri. Solo più preparata e consapevole. emma.marrone MarroneEmma real_brown
© Kimberley Ross
LA GRANDE LIRICA A VERONA Dal 19 giugno al 4 settembre torna l’Arena di Verona Opera Festival, dedicato alla musica lirica. Si parte con l’Aida di Giuseppe Verdi, diretta dal Maestro Riccardo Muti, in occasione del 150esimo anniversario dell’opera. In programma titoli imperdibili come Nabucco, La Traviata, Turandot, Domingo Opera Night e Roberto Bolle & Friends. arena.it 49
EVENTI
SPOLETO TRA DUE MONDI DAL 25 GIUGNO ALL’11 LUGLIO LA CITTADINA UMBRA OSPITA IL FESTIVAL DI MUSICA, ARTE E SPETTACOLO PIÙ ANTICO D’ITALIA. CHE UNISCE ORIENTE E OCCIDENTE ALL’INSEGNA DELLA CULTURA di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it
G © fabiomax/Adobestock
ioiello artistico e storico, Spoleto (PG) apre per la 64esima volta il sipario sul Festival dei Due Mondi. Un evento magico, sempre atteso, in cui la finzione prevale, si fa concreta, così che pubblico, cittadini e artisti possano sognare, distrarsi e riflettere. Dal 25 giugno all’11 luglio, sono previsti 60 spettacoli, tutti alla prima rappresentazione italiana, con più di 500 artisti provenienti da 13 Paesi. La manifestazione, curata per la prima volta dalla direttrice artistica Monique Veaute, si dispiega tra musica,
Spoleto (PG)
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opera, danza e teatro attraverso la creatività delle migliori compagnie internazionali. Venerdì 25 giugno inaugurazione di livello con il concerto in piazza Duomo, eseguito dalla Budapest festival orchestra, diretta da Iván Fischer, che si esibisce con melodie danzanti e musica francese di inizio ‘900, tra cui la Shéhérazade di Maurice Ravel. L’omonimo titolo, nella versione della suite sinfonica di Nikolaj Rimskij-Korsakov, viene eseguito da un altro numero uno, Antonio Pappano, direttore dell’Accademia nazionale di Santa
Cecilia, nello spettacolo finale dell’11 luglio. Serata in cui piazza del Duomo si apre a un programma con suoni e musiche da mille e una notte, che prevede l’esecuzione della Sinfonia tratta da L’Italiana in Algeri di Gioacchino Rossini e 1001 Nights in the Harem del compositore turco Fazıl Say. Si trovano così a confronto proprio quei due mondi, Oriente e Occidente, che il festival di arti performative più antico d’Italia vuole rappresentare già dal nome. Nato nel 1958, deve la longevità e il successo anche ai luoghi che lo ospitano: palcoscenici diffusi tra vicoli, strade e piazze adornate da edifici e testimonianze storiche, dove le performance sono in continuo dialogo con il territorio che le accoglie. Spoleto offre 15 meraviglie che il Festival si impegna a proteggere e migliorare, come per esempio l’Auditorium della Stella, nell’ex chiesa dei Santi Stefa-
© Gilles Aguilar
no e Tommaso, ora dotato di gradinate e di un nuovo palco per spettacoli dal vivo. E poi le chiese di Sant’Agata, Santa Eufemia e San Simone, il Complesso monumentale di San Nicolò, il palazzo Collicola e la Rocca Albornoziana, il Teatro romano e il Teatrino delle 6 - Luca Ronconi. In ognuno di questi salotti al chiuso e all’aperto le esibizioni sono distribuite su tutta la giornata, con la possibilità di goderle appieno tra pochi rispettando le regole per contrastare il Covid-19. È difficile scegliere tra i tanti spettacoli di un cartellone ricco e aperto a tutti i gusti. Ma particolare attenzione merita il coreografo e regista Alan Lucien Øyen, che arriva dalla Norvegia per presentare The American Moth, dal 2 al 4 luglio al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti. Una performance di narrazione, danza e teatro che coniuga differenti discipline artistiche, compresa quella cinematografica, con la partecipazione dell’attrice Liv Ullmann. Ad altro genere sicuramente appartiene la coppia indie siciliana Colapesce e Dimartino, già doppio Disco di Platino con Musica leggerissima, il gradevole e orecchiabile tormentone in concorso all’ultimo Festival di Sanremo, che il 9 luglio si esibisce in piazza Duomo. Gli appuntamenti si susseguono in diverse combinazioni di generi e forme, si arricchiscono di eventi collaterali,
Folia di Mourad Merzouki
approfondimenti e dibattiti. Infine, alla proposta dal vivo si affianca anche il Digital Stage, un palco digitale con una serie di eventi e contenuti culturali visibili anche al pubblico che non si trova fisicamente a Spoleto. E per chi vuole dare un’occhiata fuori città, c’è anche un’iniziativa riservata agli appassionati di cicloturismo: la SpoletoNorcia Trail Experience che, dall’8 al 10 luglio, ripercorre il tratto della vecchia ferrovia lungo un tracciato ciclistico, frequentato nel tempo da pastori, pellegrini ed eremiti,
tra abbazie immerse nel verde e altopiani costellati da antichi borghi. festivaldispoleto.com festivaldispoleto festivalspoleto festivaldispoleto
IN TRENO CON LO SCONTO Per i titolari CartaFRECCIA e i possessori di un abbonamento mensile della Regione Umbria è prevista la riduzione del 20% sul biglietto di ingresso agli spettacoli.
© Musacchio
Antonio Pappano e l'Orchestra di Santa Cecilia
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EVENTI
© Marco/Adobestock
TAORMINA D’AUTORE
© Matteo Vieille
Il Teatro Antico di Taormina (ME)
di Gaspare Baglio
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n’immensa e bellissima sala cinematografica open air. Si può definire così la 67esima edizione del Taormina Film Fest – diretta dai giornalisti Francesco Alò, Alessandra De Luca e Federico Pontiggia – che dal 27 giugno al 3 luglio porta nella città siciliana un concorso di lungometraggi d’autore, ma anche anteprime, restauri, panel, incontri e leçons de cinéma. E una copertura
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PROIEZIONI, ANTEPRIME E RESTAURI. AL TEATRO ANTICO, DAL 27 GIUGNO AL 3 LUGLIO, APPUNTAMENTO CON IL FILM FEST
mediatica forte: Rai Movie, canale ufficiale della kermesse, racconta le star e i red carpet, mentre Rai Radio3, attraverso i microfoni della trasmissione cult Hollywood Party, regala una panoramica sul concorso e gli eventi collaterali con interviste, curiosità e collegamenti social. Protagonista assoluto, il Teatro Antico è pronto a illuminarsi con le stelle della settima arte. A scegliere riconoscimenti e vincitori una
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giuria che ha, come presidente, la premiatissima regista Susanna Nicchiarelli: il suo Miss Marx sulla vita della figlia minore di Karl, che è stata in prima linea per i diritti delle donne e l’abolizione del lavoro minorile, si è aggiudicato il Nastro d’Argento come miglior film dell’anno, assegnato dai giornalisti cinematografici italiani. La cineasta, il cui film si è portato a casa anche tre David di Donatello, si è detta onorata di ave-
re ricevuto questa richiesta. «Passare una settimana a parlare di cinema è una cosa meravigliosa per chi lo ama e lo fa: si comprendono modi inediti di intendere le opere e come le diverse persone reagiscono a una pellicola. L’opinione del presidente non è mai quella con più peso, il suo ruolo è soprattutto di intuire gli umori e mettere in sintonia il gruppo». Il concorso, quest’anno, è serrato, asciutto e prevede sei film in gara, tutte opere prime e seconde. «Al di là delle potenzialità degli autori, bisogna capire come reagiremo alle imperfezioni che, a volte, sono quelle che fanno innamorare di un progetto», ammette Nicchiarelli. In tempo di pandemia la kermesse siciliana assume un valore particolare, secondo la regista, soprattutto per la possibilità di godersi di nuovo un film in compagnia. «Stare insieme è un grande valore: guardare un film sul piccolo schermo, da soli, è diverso che farlo in sala con altra gente. Da quando hanno aperto i cinema ci sono già andata
quattro volte. E ho trovato sempre sale piene, seppure con i distanziamenti». Alla base di tutto, quindi, c’è il bisogno umano di condividere, guardando alla ripresa: «Il festival è un modo per celebrare il cinema lavorando sul futuro, perché abbiamo bisogno di nuove voci e linguaggi. Il cinema è sperimentazione, critica sociale, riflessione collettiva, ha attraversato tante crisi ma si è sempre ripreso. Per questo è importante ritrovarsi». Inevitabile un pensiero al premiatissimo Miss Marx, secondo biopic di Nicchiarelli dopo Nico, 1988, dedicato alla cantante dei Velvet Underground. «Non sono partita con l’idea di fare film biografici, ma di raccontare queste donne ribaltando i cliché del genere. È successo con Nico e con Eleanor Marx, che mi ha entusiasmato con la sua vita da leader femminista attraverso la quale ho potuto raccontare lotte rivoluzionarie». E la regista ha già in mente l’idea del terzo film: «La prossima pellicola entrerà nella vita di una donna che viene da un passato lonta-
no. Si tratta di Santa Chiara, una figura del Medioevo interessante e contradditoria. In pratica, ne viene fuori una trilogia su tre anime molto diverse tra loro, che hanno sicuramente qualcosa in comune, anche se devo ancora capire cosa. C’è senza dubbio un discorso sulla crescita, le relazioni, la vita pubblica e privata, il rapporto con la sconfitta». taorminafilmfest.it
NON SOLO CINEMA A Taormina si respira l’arte, in tutte le sue forme. Fino al 30 ottobre la mostra Pietro Consagra. Il colore come materia fa dialogare il Teatro Antico con opere del maestro dell’astrattismo internazionale, realizzate tra il 1964 e il 2003. Dal 17 al 21 giugno, inoltre, la splendida cittadina ospita l’11esima edizione del festival letterario Taobuk, il cui tema è Metamorfosi - Tutto muta. In programma incontri, spettacoli e retrospettive, tra cui la consegna dei Taobuk Awards alle voci della letteratura più autorevoli del nostro tempo e l’evento Taormina legge Dante.
Il Taormina Film Fest 2020
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EVENTI
CAMPANIA IN FESTIVAL DAL 12 GIUGNO ALL’11 LUGLIO, 159 EVENTI ALL’APERTO NELLA REGGIA DI CAPODIMONTE E IN ALTRI PALCHI MINORI. E TRE SPETTACOLI IN COPRODUZIONE CON IL TEATRO DI NAPOLI NEL PARCO DI POMPEI di Francesca Ventre – f.ventre@fsitaliane.it
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l teatro non è solo passato, ma presente. Anzi, guarda al futuro con preveggenza. A spiegarci il perché è Ruggero Cappuccio, direttore del Campania Teatro Festival, che dal 12 giugno all’11 luglio a Napoli mette in scena su otto palcoscenici 159 eventi
all’aperto, divisi in dieci sezioni, con 70 debutti assoluti. «L’essenza dell’edizione 2021 è il contemporaneo. L’85% degli spettacoli rappresentati è scritta da autori viventi: un cambio di passo rispetto al secondo ‘900 quando i classici erano ampiamente preferiti», chiarisce. La manifestazione, inoltre, promuove la possibilità di una fruizione per tutti, con ingressi gratuiti o costi dei biglietti che variano dagli 8 ai 5 euro. «Ritengo che il teatro sia un diritto che si acquisisce pagando le tasse. Quest’anno, poi, una parte degli incassi viene devoluta al restauro di opere a Capodimonte e all’ospedale Cotugno di Napoli. Sottolineo, infine, che il Campania Teatro Festival è una delle poche manifestazioni internazionali che si svolgono al sud». Gli spettacoli hanno sede in una moderna acropoli di 75 ettari, la “cittadella” del Museo e Real Bosco di Capodimonte che comprende, tra gli altri, la Manifattura della Porcellana e le Praterie
© Salvatore Pastore
Uno spettacolo nella Reggia di Capodimonte a Napoli
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della Capraia. «Un luogo che parla all’anima», come lo definisce Cappuccio. E uno dei più rappresentativi dell’epoca borbonica, insieme alla Reggia di Caserta e alle storiche officine che ospitano il Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa, a Portici (NA). Proprio a questa dinastia di monarchi è dedicato Il sogno reale. I Borbone di Napoli, un progetto speciale di Cappuccio, curato da Marco Perillo, che coinvolge alcuni dei principali siti borbonici campani. Oltre a sette storie inedite che vanno in scena nel Giardino dei Principi, prevede anche la pubblicazione di una guida sugli stessi siti da distribuire gratuitamente al pubblico. A questo lavoro si affiancano spettacoli che spaziano tra i generi più diversi, da La morte e la fanciulla di Ariel Dorfman, uno dei più grandi romanzieri dell'America Latina che racconta il dramma dei desaparecidos, alla pièce Sposerò Biagio Antonacci, con la regia di Vini-
Parco archeologico dal 24 giugno al 25 luglio, sotto la direzione di Roberto Andò. Sono tre prime nazionali con titoli inediti e riscritture, legate dal filo rosso della contrapposizione tra catastrofe e rinascita. Alle due opere Il Purgatorio. La notte lava la mente di Mario Luzi e La cerisaie/Il giardino dei ciliegi di Anton Čechov, con Isabelle Huppert, si aggiunge Resurrexit Cassandra. Questo spettacolo, con un testo visionario firmato dallo stesso Cappuccio, apre la manifestazione il 24 giugno. La trama è molto attuale: la protagonista preveggente, interpretata da Sonia Bergamasco, è capace di leggere il futuro ma non viene ascoltata. «Cassandra ha conosciuto molte declinazioni umane, da aristocratica a deportata, ed è costretta a reincarnarsi più volte per tentare, invano, di salvare l’umanità dal suo continuo progetto di autodistruzione», racconta l'autore dell'opera. La profetessa vive un tormento continuo, lo stesso di molte donne che portano avanti cause di giustizia, sociali o ambientaliste, come, per esempio, la giovane Greta Thunberg. «Non a caso si tratta di don-
IN TRENO CON LO SCONTO Chi decide di prendere il treno per assistere agli spettacoli del Campania Teatro Festival può usufruire della Promo 2x1. In pratica, i titolari di un biglietto per Frecce o Intercity che ha per destinazione una città della regione pagano un solo ticket in due. I singoli, invece, hanno diritto a uno sconto del 50%. ne, che hanno una sensibilità accentuata e sono consapevoli del processo vitale del mondo», sottolinea Ruggero Cappuccio. La forza del teatro, d’altronde, risiede nella sua capacità di interpretare il futuro. «Io sono convinto che la vita si regga su energie immateriali», conclude il direttore del Campania Teatro Festival. «E se ci emozioniamo per fatti messi in scena su un palco significa che, anche se non sono reali, sono comunque avvenuti da qualche parte, chissà in quale dimensione. Il teatro è antimateria e produce energia». campaniateatrofestival.it teatrodinapoli.it
A POSITANO IL MONDO CHE VERRÀ «Ripartire da uno dei luoghi più belli del mondo. A Positano scrittrici e scrittori si incontrano, mettono a confronto idee e immaginano il modo migliore per disegnare un futuro in cui valga la pena abitare». Così Nicola Lagioia annuncia la prima edizione del festival Il mondo che verrà, di cui è curatore, dal 15 al 20 giugno nella cittadina della Costiera amalfitana. È una delle tante iniziative organizzate dalla Fondazione De Sanctis, attenta alla diffusione internazionale dell’identità italiana e alle sue radici meridionali. Tra gli ospiti Teresa Ciabatti, Donatella Di Pietrantonio, Lisa Ginzburg, Emanuele Trevi e Giulia Caminito – tutti candidati al Premio Strega 2021 – e le scrittrici Dacia Maraini e Silvia Avallone. Il Teatro Grande di Pompei
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cio Marchioni e musiche dello stesso Antonacci, che affronta il tema della violenza contro le donne. Da Senet, uno spettacolo nato nella cattività artistica del progetto Zona Rossa Bellini, a un debutto napoletano, L’ombra di Totò, dove si immagina la resurrezione dell’indimenticato De Curtis. Il Festival punta molto anche sulla multidisciplinarietà, testimoniata dalla divisione in dieci sezioni, che vanno dalla prosa al cinema: «Nel mondo antico, non c’era nessuna cesura tra le discipline. Il teatro è da sempre un crocevia delle arti che si esprimono attraverso registi, attori, scenografi, musicisti». Gli eventi non si fermano nel capoluogo campano. «Per le rappresentazioni ho scelto anche piccoli centri, come Montesarchio e Pietrelcina (BN) e Avella (AV), perché il fenomeno di spopolamento che subiscono deve essere contrastato anche dalla cultura», prosegue Cappuccio. Inoltre, la Fondazione Campania dei festival coproduce con il Teatro di Napoli tre spettacoli del Pompei Theatrum Mundi che si svolge nel famosissimo
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EVENTI
SALERNO FA CULTURA
ALESSANDRO BARICCO E MONI OVADIA, ERRI DE LUCA E IL PREMIO NOBEL OLGA TOKARCZUK. SONO TRA GLI OSPITI DEL FESTIVAL LETTERARIO ATTESO NELLA CITTÀ CAMPANA DAL 18 AL 26 GIUGNO di Peppe Iannicelli
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Guzzanti. Arrivano a Salerno anche la scrittrice Dacia Maraini, i giornalisti Daria Bignardi, Ezio Mauro e Giovanna Pancheri, la giurista Eva Cantarella e l’ex presidente della Camera Luciano Violante. Oltre 100 gli appuntamenti, alcuni in lingua inglese, programmati dal direttore organizzativo della manifestazione Ines Mainieri insieme ai codirettori artistici Gennaro Carillo, Matteo Cavezzali e Paolo Di Paolo e alla responsabile del programma ragazzi Daria Limatola. Si confermano la Summer School, lo spazio di formazione per i giovanissimi, e il rapporto con il Premio Strega, che durante il festival presenta al pubblico degli autori della cinquina. Gli eventi, con prenotazione obbliga-
toria, si svolgono all’aperto nel rispetto del distanziamento fisico e delle misure anti Covid-19. Ma l’estate a Salerno riserva anche altre sorprese e manifestazioni. È ricco il progetto di attrazione artistica e turistica per rilanciare questa destinazione nella bella stagione: musica pop, balletto e cabaret all’Arena del Mare, il Premio Charlot (sempre all’Arena), la Lirica sotto le stelle al Parco Pinocchio, la rassegna teatrale al Largo dei Barbuti, la Fiera del Crocifisso nel centro storico, le serate speciali al Giardino della Minerva, i cartoons del FantaExpo, l’intrattenimento al Parco del Mercatello e nei quartieri cittadini. salernoletteratura.com comune.salerno.it
Un evento al Museo Diocesano durante Salerno Letteratura 2020
© Vito Pastorino
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l piacere di sfogliare un libro, la gioia di incontrare gli autori. Dal 18 al 26 giugno torna Salerno Letteratura, il principale appuntamento letterario del sud Italia. Nato da un’intuizione di Francesco Durante, il festival è una kermesse di scrittori, musicisti e attori italiani e stranieri. Gli eventi si svolgono nelle location più incantevoli della città incastonata tra la Costa d’Amalfi e il Cilento: il Duomo millenario, le piazzette del centro storico, il lungomare. Le occasioni è il titolo dell’edizione 2021: un omaggio al poeta Eugenio Montale che sottolinea anche la vera natura del grande festival, non solo contenitore di eventi ma propulsore di occasioni culturali su un territorio. Il programma, con il sostegno di Regione Campania, Comune di Salerno, Camera di Commercio e Scabec, vede la partecipazione della scrittrice polacca Olga Tokarczuk, Premio Nobel per la Letteratura, della statunitense di origine indiana Jhumpa Lahiri, Premio Pulitzer, e degli scrittori nostrani Erri De Luca e Alessandro Baricco. In cartellone anche una protagonista della canzone italiana come Nada, e poi il poliedrico Moni Ovadia, l’attore Lino Guanciale e la comica Sabina
Salerno
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EVENTI
IL RINASCIMENTO DEI MEDIA DAL 14 AL 18 GIUGNO, A MILANO, LA 73ESIMA EDIZIONE DEL PRIX ITALIA. CHE PUNTA SUI GIOVANI PER RILANCIARE LA CULTURA DOPO LA PANDEMIA di Gaspare Baglio
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uecentoquarantuno opere presentate da 56 broadcaster di tutto il mondo, 60 giurati e dieci prestigiosi ricono-
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scimenti da assegnare. Ecco i numeri della 73esima edizione del Prix Italia, concorso internazionale organizzato dalla Rai, che quest’anno ha un titolo decisamente significativo: Rebuilding Culture and Entertainment. Media’s Role for a New Start. Dal 14 al 18 giugno, a Milano, il contest punta sul ruolo dei media, guardando alla duplice sfida dell’innovazione e dell’offerta dei prodotti, per rilanciare la cultura dopo la pandemia e riportare al centro del dibattito pubblico l’arte in tutte le sue espressioni. Annalisa Bruchi, giornalista e segretario generale della manifestazione non ha dubbi: «Durante il lockdown, quando il Paese era fermo, il servizio pubblico e i mezzi di comunicazione di massa hanno cercato di fare lavorare i professionisti dell’intrattenimen-
to, mantenendo vivo un settore tra i più penalizzati. Rai Cultura e Rai Storia hanno continuato a mandare in onda spettacoli teatrali con la consapevolezza che tantissimi lavoratori – soprattutto autonomi, il famoso “popoli dei bauli” – stavano vivendo un periodo molto triste». Per questo, secondo Bruchi, i media «sono fondamentali per un nuovo Rinascimento, per dare un impulso a un settore così in crisi. Bisogna solo cercare di capire come rilanciare la cultura sensibilizzando il pubblico e tenendolo vivo». Anche se, ammette la conduttrice del talk show di Rai2 Restart, l’universo dei mass media è destinato inevitabilmente a cambiare: «Le piattaforme hanno concesso al pubblico un inedito profilo di fruizione e si stanno diffondendo sempre di più le co-produzioni inter-
La scelta di organizzare il contest a Milano non è casuale: «In questa emergenza, la Lombardia ha pagato il prezzo più alto. Abbiamo previsto l’inaugurazione proprio al teatro alla Scala per lanciare un segnale importante», prosegue Bruchi. E sottolinea anche il consueto spazio riservato agli esordienti, grazie a un accordo siglato tra la Rai e la Conferenza dei rettori delle università italiane. «Puntiamo sui giovani che formano una giuria speciale incaricata di nominare il loro programma preferito. In più, verranno organizzati progetti di formazione grazie al coinvolgimento degli atenei del territorio: la loro presenza permette di rinnovare il settore e creare contatti tra studenti e mondo del lavoro». Lo sguardo, quindi, è già rivolto al futuro: «Puntiamo a far partecipare broadcaster di nuovi Paesi. Inoltre,
vorremmo andare avanti per tutto l’anno grazie ai progetti nati attraverso le nostre masterclass. Già lo scorso anno autori, protagonisti e creatori dei format che hanno vinto hanno tenuto lezioni speciali, da gennaio a marzo, per spiegare a studenti e addetti ai lavori come li hanno realizzati. In pratica, è stato uno spin off del Prix Italia col motto Learning from the best. Mi auguro che questa esperienza non si perda. D’altronde, stimolare la cultura e la curiosità rientra nel ruolo del servizio pubblico».
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nazionali di serie e film». La pandemia, infatti, ha spinto il rilancio del glocal «che consente di mantenere i propri tratti identitari ma nello stesso tempo di studiare quelli degli altri Paesi attraverso i serial. Una condivisione di valori che, in questa situazione drammatica, ha dato una spinta positiva verso la conoscenza di altre culture». Secondo Bruchi, «sarà un Prix Italia della ripartenza, esattamente come la prima edizione del concorso nel 1948, dopo la Seconda guerra mondiale». Si registra già una bella novità: nonostante la grave crisi a livello produttivo provocata dal Covid-19, il numero di opere presentate in concorso è stato da record: «La voglia di partecipazione fa capire quanto sia forte il desiderio di condivisione nel settore. In questo periodo tutto è difficile, ma si tratta di una comunità più viva che mai. Paesi e aziende che non partecipavano da anni, come la Russia e Mediaset, hanno scelto di esserci».
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ITALIA COAST TO COAST DALL’ADRIATICO AL TIRRENO, A PIEDI O IN BICI, UN PERCORSO UNICO CHE RIEVOCA LE TRAVERSATE AMERICANE. CONQUISTANDO AVVENTURIERI E APPASSIONATI DI ARCHEOLOGIA di Valentina Lo Surdo ilmondodiabha.it
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opo il grande successo internazionale del Cammino di San Benedetto, che lo ha reso uno dei costruttori di cammini più popolari e apprezzati in Italia, Simone Frignani ha realizzato la sua seconda creatura, il figlio più ribelle e scanzonato. È il Coast to Coast, che coniuga perfettamente la dimensione a piedi con quella in bici, regalando a entrambe le esperienze pari emozioni. Anno dopo anno, infatti, il popolo a due ruote è cresciuto costantemente su questo percorso, chiamato C2C dagli appassionati, che ora è il più equilibrato per presenze tra biker e camminatori. Sono passati quasi dieci anni da quando Frignani ebbe l’idea di fondare un cammino che attraversasse l’Italia dall’Adriatico al Tirreno. Il suo lavoro di ricerca, di studio cartografico e di esplorazione sul campo è proseguito fino all’uscita della guida, oggi alla quarta edizione per Terre di Mezzo Editore, Italia Coast to Coast - Dall’Adriatico al Tirreno. Era la primavera 2014 quando nacque questo libro, con un nome in copertina nato d’istinto e capace di centrare un’idea chiara fin da subito. Che si è dimostrata giusta, vincente e incredibilmente attraente.
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Ma cos’è che attira di questo tracciato? «Prima di tutto non è né un cammino né un trekking, è il Coast to Coast, unico nel suo genere», spiega il suo creatore. «Sin dal titolo, poi, rievoca le traversate americane, la conquista del grande West, le imprese narrate in On the road da Jack Kerouac. In fondo anche in questo caso si tratta di andare a ovest, a piedi o su due ruote, anche se il mezzo e il paesaggio sono completamente diversi rispetto all’America degli anni ‘50». Già, perché anche se il C2C nasce come cammino a piedi, l’attenzione prestata al percorso ciclistico è davvero peculiare: «La mia cultura del viaggio nasce sulla bicicletta», prosegue Frignani, «e rispolverando il mio patentino di guida in mountain bike ho deciso di creare un percorso per camminatori dove l’esperienza ciclistica non fosse marginalizzata, dove chi pedala non si dovesse adattare, come avviene nella maggior parte delle vie a piedi. Niente di tutto ciò: ho dedicato molto tempo alle varianti ciclistiche e la traversata di circa 440 chilometri (410 a piedi) presenta una grande percentuale di sterrati, fondo ideale per il ciclista perché mai eccessivamente tecnico». Baia di Portonovo (AN)
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© Simone Frignani
La mappa del cammino Italia Coast to Coast
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Inoltre, in questi ultimi mesi, Simone si sta dedicando alla creazione della sua quinta guida per Terre di Mezzo, per la prima volta un percorso interamente dedicato al cicloviaggio, che si chiamerà Rotta a Nord-Est, 640 chilometri tra Trento a Trieste. Cerchiamo dunque di esplorare le caratteristiche che rendono il Coast to Coast un cammino unico, amatissimo, un’esperienza non paragonabile a nient’altro in Italia: «Il suo fascino – da cui è nato il movimento dei “coaster”, i viandanti che lo percorrono – si deve a tanti fattori. Innanzitutto, si rivolge al viaggiatore curioso che è alla ricerca di luoghi insoliti e vuole scoprire le radici profonde della civiltà italica». È un cammino che raccoglie lo spirito dell’archeologo-esploratore un po’ alla Indiana Jones, «dove al gusto dell’avventura si coniuga quello per lo studio del passato. Da un lato, infatti, si tratta di un’esperienza fortemente tellurica, per il contatto viscerale con le estese foreste umbre e maremmane, le ampie sterrate marchigiane e il bagno propiziatorio iniziale nell’Adriatico, all’alba, e quello finale nel Tirreno, al tramonto. Ma è anche un percorso archeologico, che porta a contatto con le radici del popolo dei Piceni, infilando le Vie Cave Etrusche e raccogliendo da questo nostro mondo antico un’energia straordinaria, senza tempo», conclude Frignani. Inoltre, c’è un’altra caratteristica pecu-
© Simone Frignani
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Colline marchigiane
liare di questo percorso, non animato da ricerche spirituali né da museo, ma da vivere integralmente all’aria aperta: «La scelta di non segnarlo con frecce o pannelli, di cui i coaster con spirito d’avventura vanno fieri. La sfida diventa anche quella di cercare la strada, di scoprire la Penisola guidati dall’attrazione esercitata da un invisibile sentiero che la attraversa da sinistra a destra. Insomma, chi si mette in marcia sul C2C deve essere un camminatore sveglio, che ama cercarsi la via da solo». Ma andiamo a ripercorrerlo nelle sue
© mauropesci/Adobestock
Duomo di Orvieto (TR)
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18 tappe (nove in bicicletta), che separano i due mari. Partendo dal delizioso borgo di pescatori di Portonovo Marche, in provincia di Ancona, si raggiunge Osimo con la sua ricchezza storica, concludendo così la prima tappa. Attraversando poi una strada altamente panoramica sulle colline marchigiane, si tocca Filottrano (AN) e poi Treia (MC), città romana posta su un’antica via tra le Marche e l’Umbria. Da lì si continua verso un’altra località d’arte, San Severino Marche, e si va avanti verso Pioraco, sempre in provincia di Macerata, in un'area dalla spettacolare valenza naturalistica. Risalendo la valle del fiume Potenza, si svalica la regione raggiungendo Nocera Umbra (PG), famosa per la bontà della sua acqua. È poi la volta di affrontare sentieri mozzafiato che permettono di aggirare il Monte Subasio per giungere ad Assisi, capitale mondiale di pellegrini e camminatori. Splendida anche la visita alla successiva città medioevale di Bevagna, nel cuore della Valle Umbra, da cui si inanella l’attraversamento per Gualdo Cattaneo che conduce alla magnifica Todi. Con un’immersione naturalistica irrorata da potenti acque, si attraversa il Parco fluviale del Tevere per lasciarsi incantare dal balcone naturale di Civitella del Lago (TR) e godersi il tramonto affacciati sul Lago di Corbara. La grande storia della Penisola si in-
© ermess/Adobestock
Sovana (GR)
maremmano di Manciano, da dove si può finalmente scorgere il Mar Tirreno. Poi, infilando la densa macchia mediterranea, si giunge a Capalbio prima di scendere a strapiombo verso il Tombolo di Feniglia, per andare a immergersi nelle acque della zona di Orbetello, all’ombra del Monte Argentario. Soli estivi alle porte, il Coast to Coast attende chiunque voglia percorrerlo. Ma prima di mettersi in viaggio bisogna ricordare il motto con cui si salutano i suoi camminatori: che la gioia ti perseguiti! E accompagni con il sorriso ogni passo di questa strepitosa avventura. italiacoast2coast.it
Terre di Mezzo Editore, pp. 168 € 19
Tramonto all'Argentario (GR)
© Simone Frignani
treccia a Orvieto, dall’alto della sua celebre rupe di tufo, con i racconti risalenti alla civiltà etrusca, romana, medievale e rinascimentale. Si riprende quindi il C2C percorrendo una via etrusco-romana alla volta di Bolsena (VT), lasciando che l’amena vita sull’omonimo lago ci distragga per un po’ e condividendo magari qualche racconto di viaggio con i pellegrini: da lì, infatti, si prosegue per lungo un tratto della Via Francigena fino a entrare nella Tuscia viterbese. Pronti per il salto nelle viscere della terra etrusca, con un’agile tappa ci si ritrova a Sorano (GR), la prima delle tre città del tufo che costituiscono l’acme di tutti i chilometri percorsi in precedenza, vivendo una selvaggia emozione a contatto con la natura che difficilmente si può dimenticare. Impossibile non ricordare l’affascinante insediamento rupestre di Vitozza e soprattutto le decine di chilometri macinati nelle Vie Cave, percorsi sacri scavati dagli Etruschi incuneandosi tra ripide pareti tufacee. In un paesaggio che racconta una storia millenaria a ogni passo, lasciando scorrere al nostro fianco magnifici vigneti, si raggiunge Sovana, con la sua bellezza ondivaga, tra civiltà etrusca e medievale. L’ultimo imponente passaggio nelle Vie Cave conduce a Pitigliano, scoppiettante cittadina ricca di vita e bellezza, sede di una storica comunità ebraica. Ci si trova quindi quasi alla fine del C2C, ma manca ancora una lenta sorpresa finale. È quella che si svela pian piano percorrendo i sentieri della Valle del Fiora, toccando il balcone
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UN TUFFO NELL’IGNOTO T ra le pieghe della roccia occhieggiano le porte di un universo nascosto che, in un pianeta nel quale le terre emerse sembrano non svelare più misteri, è letteralmente una frontiera dove l’esplorazione di nuovi orizzonti ipogei è all’ordine di ogni spedizione. Un firmamento di caverne, cunicoli, pozzi, baratri, gallerie e forre in continua scoperta studiate da un autentico geografo del buio: lo speleologo. Escluse le pionieristiche esplorazioni, la speleologia nacque ufficialmente alla fine del 1800 quando il francese Édouard-Alfred Martel, considerato il precursore della moderna esplorazione sotterranea, coniò il termine spèlaion (caverna) e lògos (ragionamento) inteso come scienza che studia le grotte. 2021, ANNO INTERNAZIONALE DELLE GROTTE Da allora, di passi in avanti, anzi nel buio, ne sono stati fatti tanti: è la storia di uomini di un tempo e di oggi accomunati dal grande desiderio di scoperta che, con mezzi e attrezzature diverse, sono riusciti a fendere l’oscurità definendone i confini. Tra insoliti vuoti nella roccia, che ospiterebbero enormi cattedrali, vertiginose voragini, chilometriche ramificazioni, stretti passaggi imbrattati di fango e sinuosi meandri, lo speleologo ha mappato, fotografato e studiato migliaia di cavità sparse in tutto il mondo che nel 2021 vengono celebrate con l’Anno internazionale delle grotte e del carsismo. Un grande riflettore sul fragile e sorprendente mondo sotterraneo – con il claim “esplorare, capire e proteggere” – decretato dall’Unione internazionale di speleologia che, unendo 54 Stati membri, coinvolge un qualificato team di esploratori, ricercatori, scienziati ed educatori nella promozione di numerosi eventi scientifici ed educativi. In Italia l’appuntamento, promosso in collaborazione con la Società speleologi-
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ca italiana e la Federazione speleologica campana, è Speleo Kamaraton, a Marina di Camerota (SA) dal 29 ottobre al 1° novembre. AL NORD, DAL CARSO TRIESTINO ALLA VALLE DEL NOSÈ Senza un plurisecolare, costante e incredibile lavoro di attenta ricerca, non avremmo mai saputo che, al pari dei paesaggi e dei monumenti che splendono alla luce del sole, l’Italia vanta altrettante bellezze create da uno scultore d’eccezione nel corso di milioni di anni: l’acqua. Stalattiti, stalagmiti, pozzi, gallerie, cunicoli, meandri e sale affollano l’altra faccia della medaglia dello Stivale, un groviera roccioso con oltre 35mila grotte note all’indagine speleologica. Un viaggio ideale al centro dell’Italia parte dal luogo dove è iniziato lo studio del carsismo e dal quale deriva anche questo nome: il Carso Triestino. Si parte dalle grotte Gigante e Impossibile, entrambe note per le immense caverne. La prima ha una sala lunga 167 metri, alta circa 100, larga 76 per ben 365mila metri cubi. Una vera e propria tana di ciclopi il cui percorso turistico, esteso per 850 metri, si può anche esplorare virtualmente sul sito grottagigante.it. Anche la seconda, scoperta casualmente durante i lavori di scavo della galleria tra Cattinara e Padriciano, sorprende per le dimensioni dei suoi ambienti, che vantano concrezioni mozzafiato come la stalagmite più alta del Carso: 22 metri, un palazzo di sette piani. Nei recessi rocciosi del cosiddetto Triangolo Lariano, in provincia di Como, le acque del Pian del Tivano sono inghiottite dal Complesso della Valle del Nosè, ovvero dalle grotte Tacchi-Zelbio-Stoppani-Bianchen-Fornitori: un labirinto tridimensionale profondo 560 metri e lungo 67 chilometri. La cavità più estesa dell’Italia continentale in una Lombardia lontana dall’immaginario collettivo.
TRA CAVERNE, CUNICOLI, POZZI E GALLERIE, PER SCOPRIRE L’ALTRA FACCIA DELL’ITALIA NELL’ANNO INTERNAZIONALE DELLE GROTTE E DEL CARSISMO Testi e foto di Carlos Solito carlos.solito.cs carlossolito
Valle del Nosè (CO)
«Stalattiti, stalagmiti, pozzi, gallerie, cunicoli, meandri e sale affollano l’altra faccia della medaglia dell’Italia, un groviera roccioso con oltre 35mila grotte» 65
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Al CENTRO, TRA IL MONTE CORCHIA E PASTENA Dentro le Alpi Apuane, in Toscana, ci sono i più grandi abissi italiani profondi oltre mille metri come il Paolo Roversi (-1.350 m) e Olivifer (-1.215 m); mentre dentro il Monte Corchia c’è un ginepraio calcareo di 60 chilometri di lunghezza e oltre mille metri di profondità. Un breve tratto del lungo sistema, al quale si accede attraverso una ventina di ingressi, è adibito a percorso turistico lungo una passerella in acciaio che permette di immergersi nelle viscere del marmo così caro a Michelangelo. L’Appennino centrale, nelle Marche, propone invece le grotte di Frasassi-Fiume-Vento, nella top five delle Destinazioni europee d’eccellenza (Eden) 2020. Estese per circa 30 chilometri, presentano angoli decorati da bianchissime concrezioni come i colonnati dell’Abisso Ancona, che per dimensioni potrebbe contenere il Duomo di Milano. A sud di Roma, in provincia di Frosinone, alle pendici dei Monti Ernici, nelle campagne di Collepardo si trovano il pozzo Dantullo e la grotta dei Bambocci, rispettivamente noti per la spettacolare voragine dal diametro di 140 metri e la selva di stalattiti negli ampi ambienti ipogei. A pochi chilometri, le acque del torrente Fosso Mastro precipitano nel gran-
Grotta Impossibile (TS)
de portale delle grotte turistiche di Pastena per attraversare gallerie e laghetti fino alla risorgenza. Si possono esplorare questi tre geositi anche attraverso filmati e fotografie cliccando su grottepastenacollepardo.it.
AL SUD, NON SOLO LA GROTTA AZZURRA In Campania non c’è solo la famosa grotta Azzurra di Capri. Tra i Monti Alburni, nel Cilento, oltre i pozzi e gli abissi verticali delle alte quote, noti Antro del Corchia, Alpi Apuane (LU)
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localmente col toponimo di grave, ci sono le grotte di Pertosa, visitabili a bordo di una barca che risale il fiume sotterraneo Negro fino a una fragorosa cascata. Sempre alle falde degli Alburni, da non perdere un altro complesso turistico: Castelcivita, con uno sviluppo di cinque chilometri tra corridoi e caverne, tra cui la Bertarelli e la Grande Frana. Dire Puglia, invece, vuol dire grotte di Castellana, sotto la Murgia dei Trulli. Scoperte nel 1938 dallo speleologo Franco Anelli, sono tra quelle turistiche con maggior afflusso in Italia. Dalla vasta voragine della Grave (scenografia dello spettacolo l’Inferno di Dante di Enrico Romita), il percorso di tre chilometri propone angoli di incomparabile bellezza e stupore, dal Cavernone dei Monumenti ai corridoi del Deserto e Rosso, fino alla Torre di Pisa oltre la quale si spalanca la grotta Bianca, tra le più belle dello Stivale per le immacolate stalattiti e stalagmiti. Le pance dei Supramontes sardi, a detta di tutti gli speleologi che le hanno esplorate, sono un paradiso. Nella Còdula di Luna, a Urzulei (NU), c’è Su Palu - Su Spiria. Un immenso complesso di saloni, meandri, pozzi e ciclopiche caverne (Lilliput è lunga circa un chilometro e alta cento metri) che, attraverso studi ed esplorazioni decennali, sono state congiunte alla grotta
del Bue Marino a Cala Gonone. Ne è venuto fuori un sistema di oltre 70 chilometri, in assoluto la grotta più lunga d’Italia e tra le maggiori d’Europa. Sempre tra le falesie del golfo di Orosei, da non perdere le risorgenze fossili di Cala Luna, le concrezioni impossibili di Su Meraculu e della grotta del Fico. Nella valle Lanaittu, a Oliena, è il sistema di Sa Oche - Su Bentu la grotta più lunga, con oltre 15 chilometri, ma le cavità più affascinanti sono la voragine di Tiscali (da non confondere con l’omonima Dolina) ed Elighes Artas, dalle lunghe radici concrezionate. ABISSI DA SFOGLIARE Fresco di stampa è l’ultimo libro dedicato alle grotte della Società Editrice Milanese, Dal fondo del pozzo ho guardato le stelle. L’autore, Andrea Gobetti, il nipote dello storico Pietro, tra i più prolifici e instancabili speleologi italiani in circolazione, racconta le esplorazioni dai vulcani filippini alle grotte piemontesi passando per le montagne albanesi, da Malapgap a Piaggia Bella, tra cime innevate e aride colline, sulle tracce di fiumi carsici. Gobetti indaga la natura di quell’umanità con cui vengono a contatto i devoti di una attività non competitiva, anticonformista, non retribuita e destinata a un certo ma eccellente anonimato. In compagnia di una banda di amici, questo “scrittore sul campo” intrattiene il lettore e lo trasci-
na, letteralmente, negli abissi più oscuri per svelargli i misteri della passione speleologica che da sempre gli arde dentro. Un libro per chi ama il lato nascosto delle cose, per chi non ha paura di tuffarsi nell’ignoto e sprofondare nel buio, in un’epoca in cui tutto è fatto per abbagliare ed essere abbagliati. iyck2021.org | speleokamaraton.eu grottagigante.it corchiapark.it frasassi.com grottepastenacollepardo.it fondazionemida.com grottedicastelcivita.com grottedicastellana.it federazionespeleologicasarda.it
Società Editrice Milanese, pp. 160 € 16 Grotta Donini, Supramontes (NU)
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BAGNI DI NATURA CONCHE SCAVATE DALL’ACQUA, LAGUNE SEGRETE, CASCATE RIGENERANTI. DA CALA COTICCIO ALLE TERME LIBERE DI BORMIO, LE PISCINE NATURALI DOVE RILASSARSI EN PLEIN AIR di Peppe Iannicelli
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cque calde che sgorgano dal cuore della Terra, lagune nascoste tra foreste inestricabili, coste modellate dal soffio del vento e dalla carezza millenaria dell’onda marina. Le piscine naturali d’Italia sono gioielli ambientali dove concedersi un bagno indimenticabile. Una vera e propria immersione nello spettacolo della natura, senza biglietto d’ingresso. Cala Coticcio è una minuscola baia
dell’isola di Caprera nell’arcipelago della Maddalena. Un paradiso naturalistico sottoposto a rigorosa tutela ambientale. Sabbia impalpabile, rocce dalle sfumature rosa, spruzzi di macchia mediterranea. Ci si arriva dopo un lungo e faticoso trekking oppure via mare con poche imbarcazioni autorizzate. Le stelle marine e i branchi di pesci colorati avvistati dagli amanti dello snorkeling hanno suggerito il soprannome di Tahiti di
Cala Coticcio, nell’arcipelago della Maddalena (SS)
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Sardegna. Si trova a pochi chilometri di distanza dalla Casa bianca di Giuseppe Garibaldi: l’eroe dei due mondi trascorse la parte finale della sua vita proprio qui e il suo memoriale è meta di visite ogni giorno. Il profumo di mandorle inonda invece i Laghetti di Avola. Nella Riserva naturale Cavagrande del Cassibile, poco lontano da Siracusa, l’acqua ha scavato delle piccole luccicanti conche nella pietra bianca. Tutt’intorno platani e
poesia piccola sono una delle principali attrazioni naturalistiche della costa salentina, in Puglia. La zona di Melendugno (LE) ha conosciuto un vero e proprio boom turistico al ritmo della pizzica nell’ultimo decennio. Il luogo ha un fascino quasi mistico perché le grotte naturali s’incontrano laddove in passato sorgeva un santuario millenario. È greco-medievale l’origine del nome “posià”, luogo dove sgorga l’acqua dolce da bere, la risorsa più preziosa e vitale per una comunità. Ma la poesia è anche nel profilo della costa modellata dal vento, che sembra aver agito con la sensibilità di un poeta. Siamo in Salento, terra de “lu sule, lu mare e lo ientu”. Dalla costa pugliese a quella campana per raggiungere i Bagni della Regina Giovanna (NA), incastonati nella poetica skyline della penisola sorrentina al cospetto del Vesuvio e di fronte all’isola di Capri. La regina che ha
ispirato il nome della piscina naturale è Giovanna D’Angiò che qui – narra la maliziosa leggenda – amava fare il bagno senza vesti e accompagnata dai suoi giovanissimi amanti. È un luogo carico di storia che custodisce i resti di una meravigliosa villa romana del I secolo avanti Cristo. Un luogo reso iconico anche dalle avventure galanti di Vittorio De Sica e Sophia Loren protagonisti dell’indimenticabile Pane, amore e… di Dino Risi. È proprio ai Bagni della Regina Giovanna che l’impenitente maresciallo e la bella vedova, neanche troppo inconsolabile, vengono sorpresi ad amoreggiare prima di scatenarsi nel mambo rosso più famoso della storia del cinema italiano. Il sottosuolo dell’Italia centrale è ricco di acque benefiche che sgorgano in superficie donando occasioni di benessere e relax. Sono tante e rinomate le località termali, come Fiuggi (FR),
© Alessio Orrù/Adobestock
carrubi che riescono a sopravvivere nelle condizioni estreme del canyon pietroso. I Laghetti sono un tesoro nascosto. Il privilegio di un bagno in queste acque è riservato soltanto a chi riesce, con prudente ardimento, a scendere nel crepaccio lungo la Grotta dei Briganti. Non sono per nulla facili da scoprire e raggiungere nemmeno le Cascate Puzzerràti, nel cuore dell’area grecanica calabrese di Ghorio di Roghudi (RC). Il getto d’acqua a strapiombo è una rigenerante sferzata sulla pelle degli escursionisti che a migliaia arrivano in questo paradiso. L’acqua limpidissima precipita tra le rocce e la vegetazione, con un effetto benefico per il bagnante che neanche la spa più moderna e attrezzata può garantire. Da brivido anche l’immersione nelle gelide acque della conca ai piedi delle cascate. Le Grotte della poesia grande e della
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© Suzanne Plumette/Adobestock
TRAVEL
Grotte della poesia, Melendugno (LE)
Montecatini (PT) o Salsomaggiore Terme (PR), che hanno trasformato questo dono della natura in ricchezza creando strutture accoglienti con servizi di alta qualità. Ma questa potenza impetuosa nel sottosuolo ha generato anche piscine naturali da godere in totale e spartana semplicità. È il caso delle Piscine Carletti nella Tuscia viterbese, a pochi chilometri dalla Città dei Papi e di Santa Rosa. Gli abitanti del luogo le chiamano “le pozze”: sono le terme libere di Viterbo il cui accesso e uso sono completamente gratuiti. Questo incredibile sito ha due ca-
© dpVUE.images/Adobestock
Bagni della Regina Giovanna (NA)
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ratteristiche che lo rendono speciale e molto apprezzato dai turisti e dagli amanti del benessere. L’acqua sgorga a 58 gradi conservando quasi intatto il calore della sorgiva e con la sua azione ha creato numerose vasche, le pozze appunto, con temperature diverse. Questo permette, passando da una all’altra, di seguire il classico percorso frigidarium-tepidarium-calidarium. Salus per aquam dicevano i nostri antenati Romani, apprezzando in sommo grado il beneficio rigenerante degli sbalzi di temperatura. Giove era furibondo con Saturno
quando, durante un violento litigio, scaraventò uno dei suoi dardi contro il malcapitato. La saetta colpì violentemente la Terra facendo sgorgare dalle sue viscere acqua torrida come la furia del litigioso padre degli dei. Questa leggenda è alle origini delle Terme di Saturnia, in provincia di Grosseto. Già gli Etruschi, di casa da queste parti, facevano il bagno nelle piscine naturali scavate nella roccia e disposte a gradoni. La temperatura è gradevolissima: 37 gradi. Questo permette di godersi un bagno rilassante anche quando le temperature ester-
© Artem/Adobestock
Terme di Saturnia (GR)
dente effetto cromatico che premia gli amanti del torrentismo. Il tour di queste suggestive vasche naturali si conclude in Lombardia, alle terme libere di Bormio (SO), che hanno avuto l’onore di una citazione nel Codice Atlantico di Leonardo da Vinci. In passato erano utilizzate per la pulizia delle pecore, poi gli ovini hanno
lasciato il posto ai bagnanti imperterriti, capaci di sfidare anche le rigide temperature di montagna. Sul fondo di una delle vasche, quella dove l’acqua resta più calda, si forma un fango biancastro: applicato sulla pelle contribuisce a renderla più liscia e vellutata. Un vero e proprio trattamento di bellezza en plein air. Rio Barbaira (IM)
© Dmytro Surkov/Adobestock
ne sono ben più rigide. L’immersione nella piscina naturale di Rio Barbaira (IM), invece, è davvero da brivido. Siamo nei dintorni di Rocchetta Nervina, dove il torrente si tuffa a cascata formando un laghetto. Le acque sono gelide e circondate da fitta vegetazione. Il colore superficiale muta con il mutare delle stagioni: un sorpren-
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IL CICLOVIAGGIO PEDALANDO SULLA TRANSAMERIA, IL PRIMO ITINERARIO UMBRO TARGATO SLOW FOOD, TRA PRODOTTI TIPICI E TRADIZIONI CULINARIE di Marzia Dal Piai - a cura di vdgmagazine.it
L © Claudio Colombo/Adobestock
a Fava cottòra dell’Amerino e il Cicotto di Grutti (PG), ma anche la Roveja di Civita di Cascia (PG), la Fagiolina del Lago Trasimeno, il Mazzafegato e il Vin santo affumicato dell’alta valle del Tevere,
Piano Grande di Castelluccio (PG)
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il Sedano nero di Trevi (PG), il Fagiolo secondo del Piano di Orvieto (TR), la Ricotta salata e il Grano saraceno della Valnerina. Sono tutti presidi Slow Food dell’Umbria, terra verde di olivi secolari, vi-
gneti e cucina genuina. Uno dei modi migliori per conoscerla è muoversi in bicicletta lungo un nuovo itinerario che abbina la scoperta del territorio alla degustazione delle sue specialità enogastronomiche. Il percorso a
DEI SAPORI umbra che si incontrava venendo dalla Città Eterna. La Transameria nasce dall’incontro tra Walter Ciucci, presidente dell’associazione di biker Uncover Umbria, e Federico Varazi di Slow Food Italia, con l’obiettivo di promuovere un turismo lento alla scoperta della tradizione storica, artistica e culinaria della regione. È il primo itinerario umbro targato Slow Food, un percorso ricco di natura e cultura con cui l’associazione propone un nuovo modo di viaggiare, fatto di incontri e scambi con agricoltori e ristoratori, per un’esperienza turistica di qualità. Il tracciato segue per circa la metà l’antica via ma insiste anche nella campagna circostante, per questo si consiglia di percorrerlo con bici da viaggio, gravel o mountain bike. Il cicloviaggio dei sapori si snoda pedalando da Amelia verso nord, tra borghi e castelli, attraverso la più estesa lecceta dell’Umbria. La leggenda narra che proprio tra queste colline un’aquila indicò alla popolazione il punto dove costruire Todi. Oltre al centro storico, la cittadina va visitata per il tempio di Santa Maria
della Consolazione, attribuito al Bramante, e la Chiesa di San Fortunato, dove sono conservate le spoglie di Jacopone, uno dei più importanti poeti italiani del Medioevo. L’itinerario si interseca con altri percorsi esistenti alla scoperta di prodotti tipici come le Fave cottòre, considerate più facili da cucinare e digerire rispetto alle altre: si tratta, infatti, di un ecotipo che si può cuocere senza essere decorticato. Vengono chiamate anche mezze fave, per le piccole dimensioni, e si seminano nei primi giorni di novembre in piccole buche scavate a intervalli regolari. La raccolta è a luglio, quando la pianta è completamente secca: i semi vengono selezionati a mano e poi conservati in vasi di vetro con l’aggiunta di spicchi d’aglio. Le Fave cottòre si possono mangiare condite con olio extravergine d’oliva, sale, pepe e cipolla fresca, ma anche ripassate in padella con pomodoro e cipolla o sulle bruschette, dove si stende la purea con un filo d’olio e un pizzico di sale. Ma il piatto più tradizionale è la striscia con le fave, in cui vengono lessate e condite con il grasso del maiale. Amelia (TR)
© Pasquale Comegna, Archivio Slow Food
forma di otto, lungo un centinaio di chilometri, si chiama Transameria, ed è nato per valorizzare il tracciato della Via Amerina, antica strada ricca di storia tra il Tevere e i Monti Amerini, lungo l’asse che tocca Todi (PG), Avigliano Umbro, Montecastrilli, Amelia (TR). In epoca romana e medievale, questa via fu un’importante arteria di collegamento con Roma e prende nome da Ameria – oggi Amelia – la prima città
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dell ’Amerino
cola dalla cottura. Chi ama i gusti forti deve provare il Cicotto di Grutti, composto da orecchie, zampetti, stinco, lingua, trippa e altre interiora del maiale, cucinate nel forno a legna con un mix di rosmarino fresco, aglio rosso, Cicotto di Grutti (PG)
© Rosella Natalizi
Dopo aver gustato questa specialità, vale la pena visitare Amelia: il centro medievale, con la sua cinta muraria di epoca romana, la torre civica dodecagonale risalente all’anno Mille, il duomo del IX secolo e la cattedrale di Santa Fermina, patrona della città. Prima di rimettersi in sella, si può fare il pieno di energia con i fichi girotti, in cui i frutti vengono lasciati essiccare, tagliati, riempiti di cioccolato e canditi, oppure di mandorle o noci, e poi passati sotto una pressa artigianale fino a formare una sorta di mattonella dalla forma rotonda. Si continua pedalando verso il Castello di Sismano ad Avigliano Umbro (TR), con le sue torri semicircolari risalenti all’XI secolo, per poi raggiungere la foresta Fossile di Dunarobba (TR), dove ammirare circa 50 tronchi di gigantesche conifere datate tra i tre e i due milioni di anni fa. Si passa per i borghi di Toscolano e Santa Restituta, l’insediamento preistorico della Grotta Bella – cavità sulle pendici calcaree del Monte L’Aiola – e Macchie, il paese delle carbonaie. Tutti questi territori lontani dal mare hanno una forte identità sociale e gastronomica. Qui la tavola è semplice e genuina, imbandita con ciò che la natura offre, come la palomba alla ghiotta, passata nella casseruola con vino, olive, salvia e un’alice, o il piccionaccio alla leccarda, cucinato in un mezzo cilindro di terracotta posizionato sotto lo spiedo per raccogliere il grasso che
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pepe nero e finocchio. Nel percorso si incontrano anche cantine e luoghi di degustazione: le coltivazioni di viti si estendono infatti dalle pendici dei Monti Amerini fino alle colline di Todi, dove sono di casa due vitigni, il grechetto e il ciliegiolo. La traccia della Transameria passa di fronte al Relais Todini, a Collevalenza, dove si può fare una sosta nell’area dedicata o seguire le visite guidate con degustazione in cantina per assaggiare vini di elevata qualità. Si tratta di una residenza d’epoca in un castello del 1300, che affonda le sue radici architettoniche su antiche vestigia di epoca etrusco-romana. All’interno della riserva Todini si trova anche il Leo Wild Park, un’occasione per ammirare giraffe, zebre, fenicotteri e cammelli. fondazioneslowfood.com uncoverumbria.com
in collaborazione con
GENIUS LOCI di Peppone Calabrese PepponeCalabrese [Conduttore Rai1, oste e gastronomo]
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LA CITTÀ DELL’ALOE A MARTANO, IN PROVINCIA DI LECCE, DOVE QUESTA PIANTA RICOPRE PARCHI E AIUOLE. GRAZIE ALL’IMPEGNO DI DOMENICO SCORDARI E ALLA SUA AZIENDA DI COSMETICI BIO
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© Mi.Ti./Adobestock © N&BNaturalisbetter
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Villa comunale, Martano (LE)
entamente attraverso il Salento in bicicletta e mi accorgo di quanto il viaggio sia intriso di profumi e colori che solo la fervida fantasia di Madre natura riesce a creare. Il paesaggio è brullo, a tratti aspro, ma ricco di specie vegetali. Tra queste è sicuramente preponderante l’ulivo, così nodoso e vigoroso trasmette sempre un sacro rispetto: guardare le sue fronde dall’alto, in una giornata ventosa, sembra quasi un prolungamento del mare con tutte le sue incessanti onde. Ne sono rapito. Arrivo a Martano, in provincia di Lecce, e con grande sorpresa leggo sul cartello stradale: città dell’aloe. In Puglia? Sono proprio curioso di scoprire la genesi di questa particolarità e mi avventuro nel paese alla ricerca di informazioni utili per dirimere la questione. Percorrere le strade di Martano è un’occasione per captare l’energia di questi luoghi. Le piccole vie del centro storico custodiscono tesori di una bellezza che si lascia ricordare. In questo periodo dell’anno, le balconate barocche, le tipiche case a corte della Grecia Salentina e i palazzi signorili con gli incantevoli giardini in fiore sono un’esplosione di colori. E le facciate delle chiese in pietra leccese, su cui si infrangono i primi raggi di sole, sono solo il preludio di una giornata di scoperta. Pedalando per la cittadina nelle prime ore del mattino se ne scoprono le tracce storiche ma si percepisce anche l’ambizione di un luogo che si vuole distinguere per la custodia delle proprie radici e per il suo sguardo innovativo. Le importanti attività imprenditoriali
Martano (LE)
ma anche le piccole botteghe rimandano l’immagine di un centro vivo e in continuo fermento. Proseguo la passeggiata e, a un tratto, non è solo la vista a essere impegnata. Ora sono i profumi a entrare nella testa e a confondere i sensi: cannella, mandorle tostate, cacao e poi crema, pistacchio e l’odore della frolla appena sfornata. Le stradine del centro cittadino sono animate dal vociare degli abitanti nei bar e nelle pasticcerie. Ve ne sono tante e in ognuna, oltre agli aromi, scopro anche quei sapori così tipici: il pasticciotto salentino, i mustaccioli e la cupeta a base di miele, zucchero sciolto e mandorle tritate. Ecco, Martano è questo: un caleidoscopio di profumatissimi colori. Il verde della campagna che circonda il paese lo ritrovi anche nella Villa, cioè il grande giardino comunale. Qui, a guarnire le aiuole, le piccole piantine di aloe donate da un tale Domenico. Anche i rondò ai vari ingressi di Martano sono abbelliti dall’aloe. I cittadini mi riconoscono, si avvicinano con cordialità e, chiacchierando con loro, scopro che questo signor Domenico era un rappresentante, un ragazzo volenteroso – mi dicono – «con una marcia in più». Sempre sorridente, lo si vedeva la mattina presto, elegante, a far colazione con gli amici prima di cominciare a girare la Puglia per lavoro. Una vita di sacrifici fino a un’intuizione: produrre principi attivi per la cosmesi grazie a una spiccata sensibilità per la natura e la bellezza. Oggi la sua azienda produce ed esporta cosmetici bio in tutto il mondo. 77
Domenico Scordari con la moglie Marinella Coluccia
Ma il suo progetto non si ferma. Domenico vuole restituire alla sua città natale un gesto d’amore, per renderla più bella e per stimolare il coinvolgimento dei cittadini verso la cura e il rispetto del proprio territorio e dell’ambiente. Vuole promuovere la partecipazione di tutti a iniziative sociali e ambientali che possano migliorare la qualità della vita e incentivare la capacità di attrazione turistica, favorendo un maggiore benessere economico in tutti i settori. Alla mia chiacchierata si inserisce un ragazzo, Marco. Mi dice di essere un agricoltore che coltiva aloe vera. Sono incuriosito, gli chiedo se sia un competitor del signor Domenico e, sorridendo, mi dice di essere un suo fornitore: proprio lui, racconta, lo aveva stimolato a guardare l’agricoltura come fonte di lavoro. È tutto chiaro, ora non mi resta che incontrare questo genius loci. Pedalando, raggiungo la periferia di Martano. Qui, mi indicano, ha sede l’azienda di Domenico Scordari. Mi fermo per scoprire qualcosa in più. Suono e mi aprono subito. Ad accogliermi c’è Pierluigi, il figlio maggiore. L’accoglien78
za e la cordialità che mi riservano mi fa sentire subito tra amici. Saliamo le scale insieme e percepisco la grande sintonia tra i componenti dell’azienda. Domenico è seduto nel suo ufficio ma si precipita nella sala riunioni dove, su un'intera parete, ci sono i prodotti sviluppati in questi anni nei suoi laboratori. Anche i riconoscimenti e i premi internazionali sono lì in bella mostra, a testimoniare l'impegno e la cura per ogni singolo cliente che si rivolge alla sua azienda. Mi offre subito da bere una bevanda all’aloe, accetto di buon grado e chiedo di poter visitare l’azienda. Iniziamo il giro, tra racconti di sogni giovanili e considerazioni critiche sul futuro. People and planet first è il suo motto e anche la filosofia dell’azienda, che già da qualche anno è diventata una B Corp, una Benefit Corporation con un impegno certificato per l'ambiente e per il sociale. Chiedo se è possibile vedere i laboratori e Domenico si presta ad accompagnarmi subito in questo viaggio che poi è anche un percorso tra le essenze mediterranee: agrumi, lavanda, rosmarino e, infine, la regina aloe. L'estrazione del suo succo è un momento unico ma la vera magia, mi spiega Domenico, è visitare la piantagione e accorgersi di come la natura abbia fatto spuntare tra l’aloe delle piantine di tabacco, una coltura oramai in disuso da decenni. Anche da questi piccoli miracoli prende spunto Domenico per dar vita ai suoi cosmetici.
Nel tragitto incontriamo Marinella Coluccia, sua moglie, anche lei nella squadra. Mi invitano a visitare il Naturalis, borgo contadino nella periferia di Martano che è stato riportato in vita proprio dalla loro famiglia. Ci arriviamo in bici ma, prima di svoltare sulla stradina di campagna che mi porterà al bio resort, vengo rapito dalla vista di un monastero. È quello di Santa Maria della Consolazione, mi dicono, ed è abitato da monaci cistercensi. Entro nel chiostro e il silenzio mi avvolge donandomi immediatamente un senso di pace. Dal monastero al bio resort il tragitto è breve, il senso di pace non svanisce. Tutto è in armonia con la natura. Seduti a tavola, continuiamo la nostra chiacchierata e mi rendo conto di quanti sacrifici ci sono dietro tutta questa bellezza. Domenico è una persona entusiasta della vita e del lavoro che fa e, quando parla del suo territorio, ha luce pura negli occhi. Si percepisce una grande conoscenza e un grande amore per ogni angolo della sua terra. Inizio il giro del borgo, resto affascinato dalla cura nella ristrutturazione e da quanto rispetto ci sia nei confronti dell’ambiente. Vedo una grotta e leggo che è una spa, chiedo di visitarla e mi dicono che posso usufruirne. Non me lo faccio ripetere e mi rilasso il resto del tempo, pensando a quanto sia fondamentale – per realizzare un grande sogno – avere perseveranza. Più del sogno, serve la fede nel sogno stesso.
Scordari e la sua coltivazione di aloe
© Daniele Coricciati
© Daniele Coricciati
GENIUS LOCI
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SPORT
EURO 2020
UN CALCIO ALLA SORTE L’11 GIUGNO, ALL’OLIMPICO DI ROMA, LA GARA D’INIZIO DEGLI EUROPEI. CHE L’ITALIA NON VINCE DA 53 ANNI di Luca Mattei lucamattei1
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unedì 10 giugno 1968: all’Olimpico di Roma la Nazionale azzurra sconfigge la Jugoslavia con le reti di Gigi Riva e Pietro Anastasi, vincendo così Italia ’68. È la terza edizione del Campionato europeo, la prima a cui prende parte, tra l’altro come Paese ospitante, ma l’ultima (finora) che conclude alzando la coppa in cielo. Venerdì 11 giugno 2021: stesso stadio, stessa città, ma 53 anni e un giorno dopo, gli Azzurri inaugurano, con la sfida contro la Turchia, la 16esima competizione tra Nazionali del Vec-
chio continente. Euro 2020, un titolo e una cifra che dicono tanto: Euro perché, per festeggiare le 60 candeline degli Europei, la Uefa ha creato il primo torneo in cui la fase conclusiva non è organizzata da un solo Stato (o da una coppia), ma da 12 nazioni diverse che accolgono le gare fino alla finale dell’11 luglio a Londra; 2020 perché lo spettacolo si sarebbe dovuto tenere lo scorso anno, ma la pandemia ha costretto a rinviare tutto di 12 mesi. Dal punto di vista del gioco, l’Italia può sfruttare il fattore campo perché dopo il match d’esordio affronta gli altri avversari (il 16 giugno la Svizzera, il 20 il Galles) sempre all’Olimpico, struttura che il 3 luglio ospita anche uno dei match validi per i quarti di finale. E giocare in casa in questo momento ha ancora più valore visto che è stato consentito il ritorno dei tifosi sugli spalti, anche se solo per un quarto della loro capienza. Al di là dello stadio, per sentire quell’euforia collettiva capace di riunire gli italiani in un’unica tifoseria,
basta passeggiare per le strade della Capitale: il 10 giugno, in piazza del Campidoglio, va in scena uno spettacolo di luci, suoni e performance musicali che ripercorre la storia degli Azzurri agli Europei. Un evento a cui assistere gratuitamente per le tre serate successive. Ma il punto focale delle iniziative promosse da Roma Capitale è piazza del Popolo: qui è possibile guardare le partite su due maxischermi, intrattenersi tra dieci stand o sfidarsi a calcetto tre contro tre su due campi. Questa Fan Zone si amplia con altri quattro Hot Spot, cha accolgono varie attrazioni, in piazza San Silvestro, largo dei Lombardi, piazza Mignanelli e piazza San Lorenzo in Lucina. Spazio anche ai peccati di gola sulla Terrazza del Pincio dove è allestita una Food Area per gustare piatti e prodotti della cucina romana. A pochi passi da lì un Dome, una cupola dove partecipare alle iniziative targate Figc. it.uefa.com/uefaeuro-2020 euro2020roma.com figc.it
© Jennifer Lorenzini/LaPresse
La Nazionale al termine di Italia-Grecia, la gara più recente disputata allo stadio Olimpico di Roma (12 ottobre 2019)
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SPORT
© Daniele Schiavello
MUSICA DA STADIO
Da sinistra, Alessandro Iraci, Alessandro Trolli e Michele Negroni, alias Gli Autogol, durante le riprese di Coro azzurro allo stadio San Siro di Milano
IL TRIO COMICO GLI AUTOGOL FIRMA CORO AZZURRO, IL BRANO DEDICATO AGLI EUROPEI A CUI PARTECIPANO ANCHE ARISA E LUDWIG. NEL VIDEOCLIP, ROBERTO MANCINI E LUCA TONI di Luca Mattei
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mitazioni, parodie e tanto calcio. Sono gli ingredienti con cui Gli Autogol, trio comico composto da Alessandro Iraci, Michele Negroni e Alessandro Trolli detto Rollo, sono diventati un fenomeno del web. Secondo la recente classifica Sensemakers, nel primo trimestre del 2021 sono sempre stati sul podio degli influencer più seguiti in Italia preceduti da Chiara Ferragni e, solo nel mese di marzo, da Fedez. Nel 2017 hanno dato vita al successo di Baila como El Papu, il loro primo progetto musicale, ispirato da Alejandro Gómez (detto Papu, ex calciatore dell’Atalanta) da cui è nata una canzone da Disco d’oro e un video con oltre 45 milioni di visualizzazioni su YouTube. Ora provano a bissare quel trionfo con Coro azzurro, brano lancia-
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to il 28 maggio e legato a Euro 2020, a cui prendono parte Arisa e il rapper Ludwig. Nella clip anche il commissario tecnico Roberto Mancini, che interpreta se stesso, e l’ex attaccante della Nazionale Luca Toni, nella veste di esperto discografico. Quello degli Autogol sarà il tormentone dell’estate calcistica italiana? Raggiunto al telefono, Alessandro Iraci non si sbilancia: «È un progetto diverso rispetto a Baila como el Papu. In quel caso sono state tante le componenti del successo, a partire da Papu stesso che con le sue prestazioni ha incuriosito i tifosi: tutti volevano sentire e vedere il suo balletto. In Coro azzurro, invece, c’è la grande forza degli Europei che di fatto giochiamo in casa, anche se solo per una parte, e non capitava dai Mondiali di Italia ‘90».
Il calcio farà la sua parte, come la musica: «Abbiamo cercato di dare valore alla canzone, inserendo qualche battuta divertente nel nostro stile, ma il brano ha una vita al di là della comicità, è ascoltabile anche da chi non ha visto il video o non ci conosce. Insomma, è più mainstream: noi siamo molto noti tra i giovani ma un po’ meno tra chi non segue il pallone». Di grande rilievo, poi, il contributo dei volti scelti per l’iniziativa: «Mancini e Toni», spiega Iraci, «se la sono cavata bene anche se erano impreparati. Sono sempre stati super disponibili ed è stato divertente vederli in una veste diversa dalla solita. Arisa è simpatica e sentirla cantare un nostro pezzo è stato uno spettacolo. Molto bravo pure Ludwig, in poche battute è riuscito a trasmettere proprio quei sentimenti e quelle sonorità che volevamo mettere nel pezzo ma che, non essendo rapper, non potevamo realizzare da soli. Speriamo che al pubblico piaccia questa alchimia». Ma come può non piacere un coro azzurro per supportare la nostra Nazionale? GliAutogol
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
Il self storage, chiave vincente di un nuovo stile di vita N
ato negli anni ‘60 negli Stati Uniti, il self storage è sempre stata una risposta ai cambiamenti che attraversano epoche e società. Non stupisce quindi, se negli anni ‘20 del duemila, anni di mutamenti profondi che presto diventeranno radicati, il self-storage abbia non solo trovato una maggiore popolarità, ma anche nuove occasioni di utilizzo derivate dalla situazione attuale. Smart working, traslochi, riorganizzazione della casa sono infatti fenomeni sempre più in crescita dovuti all’effetto Covid, che da ormai più di un anno a questa parte stiamo imparando a gestire. Abituati a lavorare in ufficio, a causa della pandemia, milioni di italiani si sono ritrovati a svolgere da casa la propria attività professionale, rendendo le abitazioni private un nucleo in cui concentriamo contemporaneamente affetti, lavoro e famiglia. Non stupisce quindi che questo nuovo stile di vita possa acuire in molti la sensazione di una mancanza di spazio, con la possibilità di compromettere il benessere mentale generale causando disagio, stress e tensione tra i vari membri della famiglia. Ed è proprio qui che il self storage si sta rivelando di grande aiuto: mobili ingombranti e scatoloni che prima occupavano le stanze vengono depositati temporaneamente e a costi contenuti, trasformando la casa in uno spazio più arioso e ordinato. Soluzione che aiuta anche tutti coloro che hanno deciso di lasciare le grandi metropoli per tornare nelle città di origine, e che hanno trovato in questi depositi una casa temporanea dove lasciare mobili e altri oggetti personali in attesa di trasferimento o di una nuova sistemazione. Assistiamo quindi a un vero e proprio cambiamento radicale della società che non dimentica neanche le aziende: se quelle più grandi si ridimensionano, quelle piccole cercano spazi più flessibili e meno impegnativi economicamente. Ed è proprio in questa necessità di cambiamento che subentra EasyBox sostenendo le imprese e fornendo un appoggio concreto durante traslochi e
spostamenti, con spazi puliti, ampi e funzionali. EasyBox, leader in Italia nel settore del Self Storage, si pone l’obiettivo di fornire soluzioni semplici, smart e di facile utilizzo per venire incontro a queste nuove esigenze di privati e aziende, offrendo depositi e magazzini di varia metratura, all’insegna di tre parole chiave: semplicità, sicurezza e flessibilità. Ogni spazio presente all’interno delle loro strutture può essere affittato e utilizzato per riorganizzare casa, creare uno spazio dove praticare i propri hobby (perché non trasformare un box in una piccola palestra, adesso che sono chiuse?), archiviare documenti, attrezzature o materiali lavorativi. Inoltre, sull’onda del fenomeno dello smart working, ormai entrato a far parte della nostra routine quotidiana, EasyBox ha deciso di mettere a disposizione dei veri e propri spazi da adibire a ufficio e sale riunioni, disponibili per affitti a breve o lungo tempo, a cui sempre più lavoratori potranno appoggiarsi. “Un servizio nato anni fa per supportare attivamente ogni cittadino e che oggi più che mai potrebbe essere la chiave per un nuovo stile di vita – spiega Paul Bacon, CEO: “Ognuno di noi è alla ricerca di nuovi equilibri e di modi più attenti per condurre la propria quotidianità. Desideriamo offrire un appoggio esterno reale a chi in questo momento preferisce evitare luoghi affollati e ridurre il contatto con altri e allo stesso tempo a chi ha bisogno di crearsi un proprio spazio in casa”. Il self storage diventa così incarnazione fisica della teoria darwiniana, esempio di come anche da una panPer maggiorni informazioni: demia globale si possa dar Numero verde 800 202 662 vita a soluzioni e modelli www.easybox.it vincenti.
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SPORT
MEMORIE AZZURRE La Coppa Internazionale 1927/1930 vinta dall’Italia di Vittorio Pozzo
IL MUSEO DEL CALCIO DI COVERCIANO, A FIRENZE, RIPERCORRE LA STORIA DEL PALLONE INTRECCIANDOLA CON QUELLA DEL PAESE. E SI PREPARA A FAR CONOSCERE I SUOI GIOIELLI IN OCCASIONE DI EURO 2020 ellemme1
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si intrecciano con quelle del nostro Paese. «Il Museo è un modo per raccontare l’Italia», dichiara il presidente della Fondazione Museo del Calcio Matteo Marani, volto noto di Sky Sport, «perché la Nazionale rappresenta 110 anni di sfide e tifo ma anche di momenti decisivi per la nostra storia: dalle vittorie degli anni ’30 alla ripresa nel dopoguerra, quando una generazione cercò di risollevarsi dopo il conflitto anche grazie al calcio; dal successo del ’68 all’Europeo, l’unico finora in questa competizione, al trionfo in Spagna nell‘82 che segna la chiusura degli anni di piombo e l’avvio di un’altra epoca; dai Mondiali giocati in casa nel 1990 al trionfo nel 2006 in Germania. Al Museo del Calcio si vive la storia di una nazione, non soltanto di una Nazionale». E per Euro 2020, in programma dall’11 © Ma
esemplare originale in cristallo di Boemia della Coppa Internazionale, la prima grande manifestazione calcistica cosmopolita, vinta dall’Italia di Vittorio Pozzo nel 1930. La maglia del debutto in azzurro di Silvio Piola, indossata nella gara contro l’Austria nel ’35 e ricamata dalla mamma al ritorno della Nazionale. Gli oggetti legati al Grande Torino e alla tragedia di Superga, come la divisa granata di Virgilio Maroso, l’unica di un club esposta, e quella azzurra di Carlo Parola con il lutto al braccio. Le pipe che si scambiarono il presidente Sandro Pertini e l’allenatore Enzo Bearzot per la vittoria ai Mondiali del 1982. Sono solo alcuni dei cimeli esposti al Museo del Calcio istituito dalla Figc nel 2000 all’interno del Centro tecnico federale di Coverciano, nella zona sud di Firenze. Una sede espositiva dove è possibile ripercorrere le gesta degli Azzurri attraverso un percorso narrativo emozionante in cui le vicende del pallone tricolore
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di Luca Mattei
giugno all’11 luglio, sono previste iniziative da non perdere: «Siamo presenti a Casa Azzurri, nel Prati Bus District di Roma, con una parte importante della collezione. Mentre le maglie che hanno segnato la storia della squadra vengono esposte nella Fan Zone del Football Village in piazza del Popolo e nei quattro hotspot allestiti nel centro della Capitale. Inoltre, mostriamo al grande pubblico i gioielli del Museo nel FRECCIALounge Trenitalia a Roma Termini per incuriosire i viaggiatori e invitarli a raggiungerci a Firenze», conclude Marani. museodelcalcio.it
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Al servizio del cliente nella gestione del bonus! 110xcento.it è la rete delle imprese specializzate nelle ristrutturazioni utilizzando il credito di imposta
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el corso del 2020 abbiamo realizzato progetti per oltre cento milioni di euro, tra i primi cliente in italia di ENEL X e COMAT SPA. Nel 2021 stiamo ampliando la nostra collaborazione con soggetti qualificati nel settore delle cessioni, ampliando la platea anche ad istituti finanziari, inoltre collaboriamo con piattaforme di scambio di crediti derivanti da Bonus. La nostra capacità di gestione dei progetti legati ad i vari Bonus (Project Management), ci permette da un lato di fornire un servizio completo dedicato sia a risolvere il problema finanziario del condominio, relativo alla cessione del bonus attraverso lo sconto in fattura, che la definizione del coordinamento tecnico legato allo studio di fattibilità che determina la possibilità o meno di accedere al bonus. Il tutto attraverso una rete qualificata di professionisti che opera nel settore dal 2013, anno della prima adozione della legge in origine. Particolare attenzione viene rivolta verso zone che, hanno importanti complessi immobiliari, primi destinatari delle forme di sussidio definite dalla legge e nelle conformazioni urbanistiche complesse quali ad esempio Roma e Milano. A tale scopo su quest’ultima città, CORTINA CORSO ITALIA 16 nel 2021 è stata costituita la società Re-Start srl, che gestisce i rapporti direttamente con i condomini e le imprese locali, al fine di dare certezze di intervento oltre a soluzioni mirate. Riteniamo esserci ampio margine di miglioramento nelle performance di soggetti interessati all’utilizzo delle misure adottate dal precedente governo e legate al superbonus Avviato il primo cantiere 110% a Cortina su Corso Italia 16. 110%.
La normativa, seppur complessa nella sua applicazione, affidata a professionisti del settore con esperienze lavorative dirette sui cantieri, offre opportunità uniche ed irripetibili, sia per chi ne beneficia direttamente, che per tutto il settore collegate al comparto edilizio delle imprese e dei servizi associati. Ci riferiamo oltre che ad i tecnici del settore anche ad advisor legali, fiscali e commerciali, che direttamente od indirettamente contribuiscono al successo delle operazioni in cessione collegate allo sconto in fattura.
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© Gabriele Klaus
INCLUSION
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BARRIERE
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LA SFIDA DEL POWERCHAIR FOOTBALL, IL CALCIO PER LE PERSONE CON DISABILITÀ. CHE AIUTA LA SOCIALIZZAZIONE E ABBATTE I PREGIUDIZI di Luca Mattei lucamattei1
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Un momento di gioco in occasione della prima uscita ufficiale della rappresentativa nazionale del powerchair football a Jesolo (VE), dal 13 al 16 maggio
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o coronato il mio sogno di palleggiare con un campione come Zlatan Ibrahimović. Ma, allo stesso tempo, ho avuto un’occasione per dimostrare a tutti che anche persone con disabilità gravi e progressive, che usano una carrozzina elettronica, possono giocare e compiere gesti atletici come i calciatori di Serie A». A dirlo è Donato Grande, affetto da una patologia congenita dall’età di 12 anni, che il 4 marzo scorso si è ritrovato a condividere il palco di Sanremo con uno dei suoi idoli, indossando la maglia azzurra. Grande, di Trani, ha coltivato la passione per il pallone e il Milan fin da piccolo e ora è un attaccante della Nazionale italiana di powerchair football, il calcio in carrozzina. Uno sport dal valore sociale inestimabile, perché dimostra che a nessuno – bambino, adulto, normodotato o con disabilità – può essere negato il sogno di calciare un pallone. La maggior parte delle regole sono uguali a quelle del calcio, ma con alcune evidenti differenze: ogni team si compone di quattro atleti compreso il portiere, il pallone ha un diametro di 33 cm e i giocatori in carrozzina elettrica corrono a una velocità massima di 10 km/h. Una delle norme più specifiche è quella del due contro uno: solo un calciatore e un suo avversario possono restare entro tre metri dalla palla quando questa è in gioco; se un terzo (che non sia il portiere nella propria area) si avvicina a meno di quella distanza, l’arbitro assegna un calcio di punizione. Ciò porta le squadre ad allargarsi e a non intasare il campo, rendendo le azioni fluide e scorrevoli.
Il powerchair football nasce nel 1978 in Francia e da lì si diffonde in Europa e nel mondo. Nel nostro Paese arriva solo negli anni 2000, grazie all’interesse di Diego D’Artagnan, oggi allenatore professionista Uefa, che nel 2017 è riuscito a far riconoscere questo sport dal Comitato italiano paralimpico (Cip). Da lì, viene affidato alla Federazione italiana sport paralimpici e sperimentali (Fispes) che, a sua volta, tra il 2018 e il 2019, lo porta sotto l’egida della Federazione italiana wheelchair hockey (Fiwh), disciplina con cui condivide l’ausilio di gioco, la carrozzina elettrica. Il 2020 è l’anno del cambio definitivo di denominazione: per poter rappresentare al meglio entrambe le attività, dalla Fiwh prende vita la Federazione italiana paralimpica powerchair sport (Fipps). Una definizione organizzativa vissuta appieno dall’attaccante azzurro, che ricorda i primi passi con il calcio: «Da piccolo non ho mai potuto giocare con i miei compagni. Mi avventuravo in porta o facevo l’arbitro, ma non era mai un’attività completa. Sono sempre stato attivo nella vita, invece nello sport ero fermo, a parte il gioco virtuale con la PlayStation». Poi nel 2016 la svolta: «Ho scoperto casualmente il powerchair football tramite un video su YouTube girato negli Stati Uniti, ho pensato che fosse calcio a tutti gli effetti e che potevo farlo anche io. Da noi ancora non esisteva, così con un gruppo di amici ho creato l’Asd Oltresport, la prima squadra in Puglia, la seconda in Italia (la pioniera è stata l’Asd Arco di Ercolano, oggi non più attiva, ndr)». Dalla nascita oltralpe all’ultimo passaggio federale nostrano sono trascorsi 42 anni, un gap con gli altri Paesi da recuperare al più presto. «Grazie a tanta passione, entusiasmo e allenamento», dichiara Andrea Piccillo, presidente della Fipps, che sottolinea l’importanza del calcio in Italia. «La prova di quanto questo sport sia affascinante per gli italiani e di quanto stimoli i sogni di grandi e piccini l’abbiamo avuta già nel primo anno di attività: nonostante la pandemia e l’impossibilità di calcare i campi, le squadre nel nostro Paese sono passate da tre a 12». Un aiuto viene poi 87
© Rai
INCLUSION
L’attaccante della Nazionale italiana di powerchair football, Donato Grande, sul palco di Sanremo con Zlatan Ibrahimović e Amadeus (4 marzo 2021)
dall’accoppiamento con il powerchair hockey, che in Italia ha una storia trentennale, conta 30 società e vanta il titolo di campione del mondo. «La sinergia tra le due discipline ha già dato buoni risultati in altre nazioni», aggiunge Piccillo. Le sfide future per il movimento fe-
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Il presidente della Fipps Andrea Piccillo
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derale sono due: una interna, l’altra sportiva. È necessario soprattutto far conoscere questo sport, coinvolgendo nuove persone. Può essere utile innanzitutto «firmare protocolli d’intesa con le associazioni nazionali che si occupano di disabilità per avvicinare più atleti possibili», consiglia l’attaccante azzurro Grande. Agevolerebbe la promozione anche l’inizio di una stagione competitiva, finora fermata dal Covid-19. «Volevamo partire con il campionato nazionale 2020/21 ma non è stato possibile. Confidiamo nell’efficacia della campagna vaccinale per riprendere le competizioni dal prossimo autunno», spiega il presidente della Fipps. L’obiettivo, secondo Piccillo, sarebbe esordire nelle competizioni internazionali nel 2022 e qualificarsi agli Europei e ai Mondiali. Organizzazione interna e sviluppo di gioco vanno di pari passo: «Più persone si avvicinano al football o all’hockey», aggiunge Grande, «più avremo la possibilità di scoprire nuovi talenti, migliorare la rosa della Nazionale e raggiungere obiettivi internazionali». Dopo la serata di Sanremo, molte persone hanno chiesto al giovane atleta come avvicinarsi a questo sport: «Mi è rimasta impressa la telefonata di una donna da un paese vicino Venezia. Per
suo figlio, un bambino di cinque anni in carrozzina elettrica, ero diventato un idolo e voleva assolutamente capire come aiutarlo a giocare». Il modo migliore, secondo Grande, è rivolgersi alla Fipps o alle maggiori associazioni che si occupano di disabilità fisiche, come l’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare (Uildm), Famiglie Sma, Associazione italiana osteogenesi imperfetta (Asitoi) e Associazione per lo studio delle atrofie muscolari spinali infantili (Asamsi). L’obiettivo è aprire un nuovo mondo a quelle persone che, dalla nascita o in età più avanzata, magari a causa di un incidente, hanno a che fare con la disabilità. Praticare il powerchair football, infatti, è innanzitutto un dono a se stessi: «Consente di ottenere quei benefici psicofisici che solamente lo sport è in grado di offrire. Riduce lo stress, garantisce la socializzazione e una sana competizione con se stessi e i compagni. E poi aiuta a integrarsi a scuola, perché anche questi bambini possono finalmente raccontare agli altri di essere impegnati nel calcio e invitarli ad assistere a una partita. In questo modo», conclude Donato, «si abbatte ogni tipo di barriera e pregiudizio». fipps.it fipps.ita
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SAVERIO BUFI
Direttore commerciale e marketing NoiEnergia luce e gas
NoiEnergia srl è un’azienda energetica che fornisce luce e gas a privati, aziende e PMI e che sta letteralmente rivoluzionando il mondo dell’energia. A parlarcene è il direttore commerciale Saverio Bufi. Cosa propone NoiEnergia ai suoi clienti e quali prodotti offre? NoiEnergia è una società di fornitura energetica che nel tempo è riuscita a sviluppare partnership anche in altri ambiti collegati al mondo dell'energia, come l’efficienza e il risparmio energetico, fornendo caldaie, climatizzatori, impianti fotovoltaici e prodotti legati all’efficientamento. Com’è costituito l’ecosistema di NoiEnergia? Il nostro ecosistema si è sviluppato attorno al concetto di “casa energia”, abbiamo costituito altre società che si occupano di efficientamento energetico, installazione e progettazione di impianti; abbiamo costituito una startup innovativa che si occupa di soluzioni tecnologiche e una società commerciale per sviluppare la rete franchising. Perché è differente dagli altri fornitori? NoiEnergia è diversa perché nelle scelte si è fatta guidare dai clienti che sono ormai stanchi di essere solo un numero nel mondo dell'energia; per questo abbiamo costruito intorno a loro uffici territoriali, instaurando un rapporto di fiducia quotidiano. Siamo partiti dal concetto di “local” per arrivare direttamente al cuore della gente. Come nasce l’idea del franchising? Nasce ponendo al centro della strategia il commerciale come imprenditore che vuole sviluppare competenze di vendita e relazione con il cliente. L’agente può diventare imprenditore
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INCLUSION
INCONTRIAMOCI IN STAZIONE
Opere dedicate all'emigrazione calabrese del pittore Alessandro Allegra, nella sede dell'associazione Incontriamoci sempre
A REGGIO CALABRIA, L’EX FABBRICATO VIAGGIATORI DELLO SCALO DI SANTA CATERINA DIVENTA UN PUNTO DI INCONTRO PER LA COMUNITÀ. CON 1.500 INIZIATIVE SOCIOCULTURALI ORGANIZZATE IN 15 ANNI di Fabiola Zanetti
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ra gli snodi maggiormente trafficati di Reggio Calabria, c’è uno dei luoghi più vivi, suggestivi e green della città. È la stazione di Santa Caterina, a nord del lungomare, che oltre a essere un’autentica galleria d’arte e roccaforte culturale vanta anche un ricco orto botanico da dove spuntano piante di petunia messicana, arancio trifogliato, ginestra odorosa e tante altre specie. Nell’ex fabbricato viaggiatori dello scalo, concesso in comodato d’uso da Rete Ferroviaria Italiana (RFI), l’associazione Incontriamoci sempre per il volontariato ha fatto letteralmente rifiorire gli spazi ferroviari, portandoli a nuova vita e dando ori-
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gine a un punto di incontro e scambio tra le persone. «La stazione di Santa Caterina era ormai preda di vandalismo, spaccio e prostituzione, ma con la nostra presenza questi fenomeni sono praticamente scomparsi», racconta Pino Strati, presidente dell’organizzazione. «È dal 2010, anno in cui siamo venuti in possesso dei locali, che ci dedichiamo anima e corpo al decoro, alla pulizia e alla manutenzione della struttura ma anche del piazzale e dei sottopassi pedonali». Al piano terra, sopra i binari della linea Reggio Calabria-Battipaglia, c'è una sala museo dedicata a Il ferroviere, film del 1956 diretto da Pietro Germi, dove si riesce a viaggiare
anche solo con la fantasia grazie al palcoscenico con al centro due sedili di un pendolino degli anni ’70, una cappelliera con qualche valigia e alcuni berretti da capotreno, una panca in legno del ’30, diversi cimeli e le pareti decorate con grandi opere artistiche che hanno per protagonista il treno. Questa la scenografia che ha fatto da sfondo alle oltre 1.500 iniziative culturali, sociali e di volontariato che Incontriamoci sempre ha realizzato prima dell’avvento del Covid-19. Punta di diamante dell’associazione – che quest’anno festeggia i 15 anni di attività – la rassegna Calabria d’autore, nata nel 2010 per presentare libri e dare spazio a giornalisti, scrittori e poeti e che lo scorso anno si è svolta online, per dare continuità agli appuntamenti culturali orientati alla musica, al market imprenditoriale e allo sviluppo del territorio. Nei primi mesi del 2021 il piccolo museo si è arricchito di una nuova opera realizzata, come le altre, da Alessandro Allegra, pittore e mem-
La sala museo ferroviaria nella sede dell'associazione Incontriamoci sempre
bro del direttivo dell’organizzazione: «Per i 100 anni di Nino Manfredi abbiamo omaggiato il grande attore immortalando un frame di Café Express, capolavoro del 1980 diretto da Nanni Loy che racconta storie reali vissute a bordo treno». Tra gli altri progetti di Incontriamoci sempre ci sono il Premio simpatia della Calabria, un riconoscimento a personalità calabresi impegnate a promuovere un’immagine positiva della regione, e il Concorso nazionale di poesia Francesco Chirico. Ma anche i corsi per imparare le tarantelle del sud, il progetto Arte in stazione, la spesa solidale, le tombolate benefiche, il Treno della
Befana che porta i doni ai più piccoli e la distribuzione delle uova di Pasqua ai bambini ricoverati nell’ospedale cittadino. A luglio, l’associazione conta di ripartire con la VI edizione della Magica notte di Chianalea, una premiazione che onora l’antica arte tradizionale dei pescatori in uno dei borghi più belli d’Italia, Chianalea di Scilla, a pochi chilometri da Reggio Calabria. «È praticamente la nostra seconda casa», precisa il vicepresidente Marco Mauro, che continua con parole piene di fiducia sul futuro: «Quando ce ne sarà l’opportunità, sogniamo di organizzare una grande festa con artisti, amici e per-
sone che ci sostengono. Vogliamo liberarci di questo anno pandemico e riprendere alla grande tutte le nostre iniziative». Dal tetto-terrazzo della stazione di Santa Caterina si gode uno splendido affaccio sul porto di Reggio Calabria e sullo stretto di Messina. Un posto perfetto per ospitare attività artistiche, culturali e musicali che sono state duramente colpite dalla pandemia. Ma soprattutto per ricominciare a incontrarsi. associazioneincontriamocisempre.it associazioneincontriamocisempre assincsempre incontriamocisempre
Alessandro Allegra mentre realizza Café Express, in onore dei 100 anni di Nino Manfredi
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ARTE
RIPARTIRE DALLA BIENNALE A VENEZIA SI È APERTA LA 17ESIMA MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA. SI INDAGANO LE POTENZIALITÀ DELL’ABITARE, ALLA RICERCA DELLA GIUSTA ARMONIA TRA UOMO E NATURA di Flaminia Marinaro
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on poteva che essere Venezia, regina incontrastata di creatività e innovazione, la pioniera di una grande sfida. Mentre l’intero pianeta sembra ripartire a passi timidi e incerti, la Serenissima apre le porte della Mostra internazionale di Architettura, dal titolo sorprendente – scelto prima dello scoppio della pandemia – How will we live together?. Organizzata dalla Biennale di Venezia, sotto l’egida del presidente Roberto Cicutto e del curatore Hashim Sarkis, è in programma fino al 21 novembre tra i Giardini, l’Arsenale e Forte Mar-
ghera. In esposizione le installazioni di 112 artisti in concorso – con un'ampia presenza di donne – provenienti da 46 Paesi, e una forte rappresentanza di Africa, Asia e America Latina. Sono 61 le partecipazioni nazionali che animano gli storici padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia, con tre nazioni presenti per la prima volta alla Biennale Architettura: Grenada, Iraq e Uzbekistan. Cinque le “scale”, o aree tematiche in cui è articolata la Mostra, tre allestite al padiglione centrale ai Giardini e due all’Arsenale, con progetti che
© Andrea Avezzù Courtesy La Biennale di Venezia
Veduta dell'Arsenale con le Gaggiandre, Venezia
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spaziano tra l’analitico e il concettuale, i lavori sperimentali e quelli consolidati. Si indagano tutte le potenzialità dell’abitare, dalla ricerca di nuovi modi in cui le comunità possono organizzare lo spazio all’impegno dei designer per la salvaguardia del patrimonio naturale in via di estinzione, da nuove forme di attrezzature sociali come parchi, scuole e ospedali, alla presentazione di soluzioni per far fronte al degrado ambientale, con uno sguardo accurato sui cambiamenti climatici e tutto ciò che ne può derivare.
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© Andrea Avezzu
Nel padiglione delle arti applicate trova spazio il progetto speciale Three British Mosques, in collaborazione con il Victoria and Albert Museum di Londra, con lo scopo di celebrare e documentare l’evoluzione delle moschee in Gran Bretagna. Da spazi adattati in cinema dismessi, vecchie case, ristoranti e pub, nati dall’iniziativa popolare ed esemplificativa di riuso creativo, diventano costruzioni di nuova generazione, simbolo di un dialogo interreligioso off-limits. Fitto il programma di conferenze, incontri ed eventi collaterali, che durerà fino a novembre e si intreccerà con i festival di teatro, danza contemporanea, arte cinematografica e musica contemporanea. Di particolare importanza il Leone d’oro, riconoscimento che La Biennale tributa ogni anno a personalità che si sono distinte nel mondo della cultura contemporanea. Per il 2021, il premio speciale alla memoria è dedicato a Lina Bo Bardi, architetta italiana naturalizzata brasiliana, grande e visionaria interprete di un’architettura destinata alla socialità, la cui opera più che mai appare come forma d’arte di estrema modernità. Il Museo di San Paolo da lei progettato è un esempio di spazio pubblico sinonimo di inclusione. Il Leone d’oro alla carriera viene invece conferito a Rafael Moneo, teorico dell’architettura e critico spagnolo, che a Venezia ha dato un contributo di fondamentale importanza nella progettazione dell’area abitativa della Giudecca, vincitore anche del con-
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© Jacopo Salvi
«Una mappa geopolitica del mondo, che mette assieme le realtà più diverse dal punto di vista sociale, economico e umano, tessuta da tutti i partecipanti, provenienti anche da luoghi lontani, che si incontrano a Venezia. L’architettura è senza dubbio la disciplina che più direttamente può incidere su quella mappa, rilevandone le criticità e cogliendone gli aspetti positivi», confessa Cicutto, che in poco più di un anno di presidenza alla Biennale ha dovuto gestire una situazione estremamente complicata. Molte le partecipazioni fuori concorso, dalla mostra nella mostra Future Assembly nel padiglione centrale dei Giardini all’evento speciale della Vuslat Foundation, che propone all’Arsenale un’installazione di Giuseppe Penone, esponente dell'arte povera.
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Studio Other Spaces per la mostra Future Assembly
corso per il nuovo palazzo del Cinema al Lido. «Gli architetti sono chiamati a suggerire nuove organizzazioni sociali e soprattutto a proporre alternative», spiega il curatore Sarkis, architetto libanese e preside della Scuola di architettura del Massachussetts Institute of Technology di Boston (MIT). Intorno a questa affermazione si snoda il fil rouge della Mostra internazionale, tutta incentrata su come l’umanità possa trovare risposte alla convivenza futura. «L’architettura è una disciplina ottimista, abituata a cercare soluzioni da offrire alla società», dichiara Sarkis. «Trovare la giusta armonia tra uomini e natura, nel rispetto di entrambi, non può che essere il primo obiettivo di questa nuova era». Importanti i contributi delle istituzioni: ai Giardini, il padiglione Venezia ospita un progetto sperimentale e interattivo fortemente voluto dal sindaco Luigi Brugnaro. Ampio spazio anche al settore Educational con laboratori didattici che coinvolgono in modo attivo i visitatori più giovani. Dopo quasi due millenni di storia, Venezia rappresenta ancora un incubatore di novità spettacolari, miscellanea di cultura capace di proporre una visione comune, con l’intento di realizzarla trasformando i problemi in opportunità. E continua a ruggire come il Leone alato di San Marco, perché di Venezia ce n’è stata e ce ne sarà sempre una sola. labiennale.org
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ARTE
HYBRĬDA A VENEZIA UN PROGETTO ARTISTICO MAPPA LE REALTÀ PIÙ INTERESSANTI DELLA LAGUNA DEDICATE AL CONTEMPORANEO. PER DISEGNARE UNA NUOVA GEOGRAFIA CULTURALE a cura di Untitled Association
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n occasione della 17esima Mostra internazionale di Architettura How will we live together?, curata da Hashim Sarkis, il progetto Hybrĭda racconta le realtà più interessanti di Venezia dedicate agli
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eventi culturali che attraversano le diverse attitudini del contemporaneo. Hybrĭda è un soggetto fluido, aperto alla contaminazione, un contenitore di idee rivolto all’individuazione e all’approfondimento di spazi non-profit, as-
sociazioni culturali, artist-run spaces, progetti indipendenti, spazi di ricerca e sperimentazione. Con l’obiettivo di disegnare nuove geografie a sostegno dell’arte e degli artisti. untitled-association.org
01. Bruno Calle lunga San Barnaba (Dorsoduro), 2729 ursusbruno b-r-u-n-o.it Nato nel 2013 da Andrea Codolo e Giacomo Covacich, bruno è un progetto che combina uno studio di grafica, uno spazio espositivo, una libreria specializzata in comunicazione visiva, editori indipendenti internazionali e un marchio editoriale. Si occupa di identità visuali, allestimenti espositivi, lavori editoriali, design di informazioni. Spazio bruno
Giudecca Art District. Markus Heinsdroff, Space Ship II (2018)
02. GAD Giudecca Art District Isola della Giudecca 211-213 211-b Isola della Giudecca giudecca-art-district.com giudeccaartdistrict È un network di operatori che lavorano nel settore dell’arte internazionale con progetti di promozione, curatela e organizzazione di mostre, residenze d’artista ed eventi culturali nelle varie sedi sull’isola della Giudecca. È anche un luogo di ricerca sulle diverse forme espressive della creatività contemporanea europea e internazionale. THE_SPACE_WE_LIVE_IN Rassegna di 12 mostre, talk, performance, progetti, installazioni > 21.12.2021 94
Courtesy the Artist.
03. Ocean Space Campo S. Lorenzo, 5069 ocean-space.org oceanspaceorg Situato nella chiesa di San Lorenzo, Ocean Space è un centro nato nel 2019 su iniziativa di TBA21-Academy con l’intento di promuovere e sostenere la protezione degli oceani attraverso l’arte, incentivando una maggiore consapevolezza nei confronti delle problematiche ambientali. Oceans in Transformation. Territorial Agency, a cura di Daniela Zyman > 29.08.2021 The Soul-Expanding Ocean #1, di Taloi Havini, a cura di Chus Martinez > 17.10.2021
Spazio Berlendis, veduta esterna
Ocean Space, Chiesa di San Lorenzo
04. Spazio Berlendis Cannaregio, 6301 spazioberlendis.it spazioberlendis Un luogo dedicato alla ricerca artistica, nelle sue molteplici forme e declinazioni, restaurato nel 2019 grazie a Emanuela Fadalti e Matilde Cadenti, che a Venezia si occupano di arte e architettura. Trecento m2 di superficie e 250 m2 di pareti espositive, con ingresso anche dal Rio dei Mendicanti tramite la porta d’acqua, ne fanno un sito di grande fascino sia per la posizione che per la sua conformazione a forte matrice contemporanea. Rincontrarsi a Venezia, a cura di Emanuela Fadalti e Matilde Cadenti 05.06 > 17.07.2021
Courtesy Spazio Berlendis
Zuecca Project Space, Isola della Giudecca Courtesy Zuecca Project Space
06. Zuecca Projects Fondamenta Zitelle, 32 zueccaprojects.org zuecca_project_space Organizzazione culturale senza scopo di lucro, fondata nel 2011 da Alessandro Possati, per creare e sviluppare interventi interdisciplinari nel campo del contemporaneo. L’attività di Zuecca ruota attorno alle Biennali di Venezia ma anche a progetti internazionali innovativi che intrecciano arte visiva, architettura, danza, cinema e teatro. XVII Architecture Biennale - Evento collaterale in collaborazione con Coldefy
Courtesy Ocean Space
05. Spazio Punch Fondamenta S. Biagio, 800/o spaziopunch spaziopunch.com Organizzazione no profit fondata nel 2011, sull’isola della Giudecca, da Augusto Maurandi e Lucia Veronesi con l’obiettivo di realizzare incontri, mostre e progetti in collaborazione con università e accademie ed eventi collaterali alle Biennali di Venezia. Il nome dello spazio richiama l’archeologia industriale che caratterizza la zona. Penisola. Committenza, eredità, ricerca tra editoria e fotografia, a cura di Augusto Maurandi e Giulia Morucchio > 01.08.2021 The Forbidden Garden of Europe, a cura di Francien van Westeren 27.08 > 21.11.2021 Spazio Punch, veduta interna Courtesy Spazio Punch
Tropicalia - Architecture, Materials, Innovative Systems, a cura di Thomas Coldefy, Alessandro Possati > 21.11.2021 95
ARTE
GENOVA CONTEMPORANEA UN ITINERARIO ARTISTICO ALTERNATIVO TRA MUSEI, GALLERIE PRIVATE E SPAZI INDIPENDENTI APERTI ALLA RICERCA E ALLA SPERIMENTAZIONE di Cesare Biasini Selvaggi - cesarebiasini@gmail.com
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ittà dalla storia gloriosa, in cui nel ‘600 le grandi famiglie del luogo raggiunsero la massima prosperità e le chiese una prorompente opulenza nelle linee barocche. Metropoli di mare, di mercanti e di banchieri. Ma anche di artisti, galleristi, storici e critici che hanno segnato l’arte contemporanea. Siamo a Genova. Dove, tra le strette vie del centro storico – i famosi carruggi – i palazzi signorili che si alternano a modeste abitazioni e i belvedere panoramici sul golfo, sono incastonati musei, gallerie private e spazi indipendenti di ricerca che offrono ai visitatori un itinerario culturale
alternativo e sorprendente. Il percorso parte dal Museo d’arte contemporanea Villa Croce, all’interno di una residenza neoclassica affacciata sul mare e incorniciata da un parco lussureggiante, nel quartiere di Carignano. La collezione qui conservata comprende oltre quattromila opere, tra cui spicca la raccolta appartenuta a Maria Cernuschi Ghiringhelli, considerata una Peggy Guggenheim dell’arte astratta italiana e internazionale. Una piccola ma significativa rappresentanza dei dipinti e delle sculture donati da Ghiringhelli è in mostra fino alla fine di agosto nell’ambito di Make it New! To-
mas Rajlich e l’arte astratta in Italia. La rassegna è concepita come un dialogo, lungo le sale di Villa Croce, tra un grande interprete internazionale dell’astrattismo come Rajlich (Repubblica Ceca, 1940) e celebri esponenti italiani del movimento. A partire da Getulio Alviani, Gianni Colombo, Bruno Munari, Nicola Carrino e Giuseppe Uncini, che alla fine degli anni ‘60 spedivano a Rajlich via posta disegni e stampe da includere nelle mostre collettive in quella Cecoslovacchia ormai meno isolata dal mondo occidentale. Fino ad arrivare al versante della pittura fondamentale, più nota come analitica, rappresentato
© saiko3p/Adobestock
Genova
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© Ilaria Caprifoglio
Veduta della mostra Make it New! al Museo d'arte contemporanea Villa Croce
da Enzo Cacciola, Giorgio Griffa, Riccardo Guarneri, Claudio Olivieri, Claudio Verna e Gianfranco Zappettini. Tra gli artisti presenti non poteva mancare Lucio Fontana, un faro per gli astrattisti di ogni latitudine. Tra le sue opere esposte, un prezioso Concetto spaziale. Attese proveniente dalla Galleria del Deposito a Genova-Boccadasse, uno spazio autogestito in un ex magazzino di carbone dove la tela fu acquistata nella seconda metà degli anni ‘60 dai suoi attuali proprietari. Fondata il 23 novembre 1963, questa struttura fa parte di quelle realtà private genovesi i cui nomi sono oggi storia, insieme alla Polena, la Carabaga, la Bertesca e la Galleria Rotta. Basti pensare che ai suoi soci fondatori si aggiunsero ben presto affermati critici come Gillo Dorfles, un giovane ma già geniale Germano Celant e artisti del calibro di Fontana e Victor Vasarely. A questa straordinaria pagina di ricerca artistica del ‘900 nel capoluogo ligure, 97
© Aurelio Barbareschi
ARTE
Arnaldo Pomodoro, Impronta (2004), opera in mostra da ABC-Arte
la galleria Martini & Ronchetti dedica oggi la mostra I fabbricanti di immagini. La Galleria del Deposito. Avanguardia a Genova 1963-1969. In oltre 50 anni questa galleria – nelle due sedi di Genova e New York – ha presentato, spesso in anteprima nazionale, autori come Man Ray, Allan Kaprow, László Moholy-Nagy e Fausto Melotti, dedicando fin dagli inizi particolare attenzione alle donne, da Meret Oppenheim a Hannah Höӧch e Natalia Goncharova, fino alle fotografe Florence Henri e Lisetta Carmi, di cui la galleria Martini & Ronchetti cura gli archivi. La C+N Canepaneri, con sede nel centro storico (e a Milano nel quartiere di Brera), porta avanti due percorsi paralleli: da un lato, promuove le figure fondamentali dell’arte tra gli anni ‘50 e ‘70 e quindi la riscoperta di talenti innovativi del periodo come Claudio Costa; dall’altro, si concentra sulla valorizzazione di artisti italiani e internazionali come Patrick Bayly, Gillian Brett, Stefano Cagol, Alberto Garutti, Roger Hiorns, Filip Markiewicz, Olivia Parkes, Harriet Riddell, Andrea Salvino, MJ Torrecampo e Arseny Zhilyaev. Anche ABC-Arte è incastonata nel centro storico di Genova, affacciata sulle arcate del Mercato orientale. Questa galleria sostiene autori impegnati nel98
la sperimentazione di differenti linguaggi e formati, con una predilezione per l’astrazione, in particolare di taglio gestuale. Tra le rassegne memorabili, Shozo Shimamoto. Samurai acrobata dello sguardo al Museo d’arte contemporanea Villa Croce nel novembre 2008, con annessa performance a Palazzo Ducale, Colours on stage, nel 2012, degli artisti Shozo Shimamoto, Georges Mathieu e Hermann Nitsch, fino alla monumentale personale dedicata ad Arnaldo Pomodoro dal titolo To scratch, draw, write in corso fino al prossimo ottobre. Trenta importanti sculture, dalla fine degli anni ‘50 a oggi, ricostruiscono la lunga appassionante avventura del grande scultore italiano, dalle prime Tavole dei segni del 1957 e 1960 alle memorabili Cronache del 1976, da Papiro I (1985-86) a Torre a spirale (1999), dal grande Arco del 2000 fino alle Colonne e al Continuum X del 2010. Altra tappa imperdibile per gli appassionati è Pinksummer Contemporary Art, che affaccia sul Cortile maggiore di Palazzo Ducale. Questa galleria deve il nome alla prima mostra inaugurata il 19 febbraio 2000, in particolare al titolo di un acrilico su tela di Takashi Murakami. Idealmente, attraverso il lavoro degli artisti che rappresenta (tra cui Guy Ben-
Ner, Bojan Šarčević, Peter Fend, Stefania Galegati, Tomás Saraceno e Georgina Starr), tende ad affrontare temi che connotano le società odierne, rimandando all’idea di diversi futuri possibili plasmabili sulla contemporaneità. A giugno, nella sede di Palazzo Ducale è di scena l’esposizione In Bocca, di Luca Trevisani, mentre la prima personale di Mark Dion da Pinksummer, By the Sea, è visitabile nello spazio pop-up al piano nobile di Palazzo Cambiaso Pallavicini. La VisionQuesT 4rosso, invece, è nata a Genova a fine 2008 dal desiderio di promuovere e divulgare la fotografia in tutti i suoi aspetti. È tutt’oggi l’unica galleria della città, e una delle poche in Italia, a occuparsi esclusivamente di fotografia contemporanea. Dal 5 giugno presenta le opere di grande impatto emozionale firmate MacMaris, esito della collaborazione tra Cristina Maris e Massimo Curti. Negli spazi dello storico Palazzo Squarciafico, in piazza Invrea, nel cuore della Città della Lanterna, Unimediamodern di Caterina Gualco rappresenta l’unione di una lunga esperienza e di nuove forze giovani per l’indagine, l’approfondimento e la diffusione di quanto avviene nel campo della cultura e, specificamente, dell’arte contemporanea. Qui attende i visitatori il progetto 20x20
© Alice Moschin
Tomás Saraceno, Albedo (2018), opera in mostra da Pinksummer Contemporary Art
eventi 2020! 50 anni, un sogno lungo una vita: per celebrare questo suo anniversario, Gualco ha chiesto ai talenti che più ama e con i quali è in contatto di dedicarle un lavoro su carta, senza cornice, di 20x20 cm. In 150 hanno risposto al suo invito, tra maestri ed emergenti, dando vita a una fantastica corale di immagini. Ma nel capoluogo ligure non mancano spazi indipendenti per la ricerca artistica, tra i quali spiccano Prisma Studio,
Space 4235 e Chan. Il Comune di Genova si distingue anche per un’intensa attività di sostegno alla street art, che si è concretizzata negli anni in numerosi e importanti progetti, la cui valenza sociale, estetica e di rigenerazione urbana ha prodotto ricadute positive sul tessuto cittadino. Da Baltimora free street art, tra i grattacieli del Centro direzionale dei Liguri, a On the Wall che ha visto, nell’estate 2019, 12 importanti autori italiani e stranieri impegnati in
un happening-festival nel quartiere di Certosa, subito dopo il tragico crollo del ponte Morandi. Un grande intervento di riqualificazione che ha coinvolto la popolazione e tantissimi volontari, trasformando 12 grandi muri vuoti in altrettante opere d’arte. Per chi volesse approfondire, la pagina facebook Street art in Genoa raccoglie centinaia di fotografie e informazioni utili. museidigenova.it visitgenoa.it
© courtesy Claudio Grimaldi
Opere di Alberto Garutti e Arseny Zhilyaev per la mostra Mirror Identity, C+N Canepaneri
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ARTE
NON SOLO WARHOL A FIRENZE PALAZZO STROZZI RIAPRE LE SUE SALE CON 80 CAPOLAVORI DEI PIÙ IMPORTANTI ARTISTI AMERICANI CONTEMPORANEI, IN MOSTRA FINO AL 29 AGOSTO di Sandra Gesualdi
sandragesu Sconti Trenitalia
Andy Warhol, Sixteen Jackies (1964) Minneapolis, Walker Art Center/Art Center Acquisition Fund 1968 © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc.
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e sue caleidoscopiche sperimentazioni radicali, innovative e deliberatamente provocatorie hanno segnato due decenni di avanguardia – dagli anni ‘60 agli ‘80 – e tracciato al tempo della Pop Art e del cinema underground un netto prima e dopo nella storia dell’arte. Andy Warhol, perno di tutto ciò che poteva essere sovvertito e stravolto nel campo della rappresentazione e creatività, è al centro della grande mostra con cui Palazzo Strozzi riapre a Firenze le sue sale, dopo il lunghissimo stop durante la pandemia. American Art 1961-2001, a cura di Arturo Galansino e Vincenzo de Bellis, è un percorso narrativo che fino al 29 agosto ospita i big del contemporaneo made in Usa con una selezione di 80 capolavori provenienti dalle collezioni del Walker Art Center di Minneapolis. Quarant’anni d’arte oltreoceano, compresa e compressa tra l’inizio della guerra del Vietnam e l’attacco alle Torri Gemelle del 2001: dalla Pop Art al Minimalismo, dalla Conceptual Art alla Pictures Generation fino alle più recenti ricerche del nuovo secolo fatte di linguaggi innovativi e interattivi. In mostra anche Sixteen Jackies (1964), tra le produzioni più iconiche e riconoscibili di Warhol, quattro immagini di Jackie Kennedy, ripetute e composte da foto in cui la first lady è ritratta prima e dopo l’assassinio del marito John. Le notissime serigrafie
Cindy Sherman Untitled #92 (1981) Minneapolis, Walker Art Center. Art Center Acquisition Fund 1982 © Cindy Sherman. Courtesy the artist and the Walker Art Center, Minneapolis
in serie, emblema del consumismo e della mercificazione dell’immagine, hanno dato in pasto al pubblico di massa volti iconici come quelli di Marilyn Monroe e Che Guevara, e anticipato di mezzo secolo la rappresentazione bulimica ed effimera proposta ora dai social. Tra pittura, fotografia, video, scultura e installazioni, la corposa testimonianza della multiforme produzione artistica americana presente a Palazzo Strozzi punta all’indagine estetica e storiografica, ma inquadra anche temi senza tempo come il femminismo e le lotte per i diritti civili e sociali.
Kerry James Marshall Black Power (1998) Minneapolis, Walker Art Center/T.B.Walker Acquisition Fund 1999 © Kerry James Marshall/courtesy the artist and the Walker Art Center, Minneapolis
Oltre a Warhol, di cui sono presenti 12 opere, le nove sezioni allestite ospitano, solo per citarne alcuni, maestri come Donald Judd, Robert Morris, John Baldessari, Sol LeWitt e grandi installazioni dedicate a Merce Cunningham, padre della danza contemporanea. Bruce Nauman è presente con una video installazione oversize a quattro scene, Art Make-Up: No. 1 White, No. 2 Pink, No. 3 Green, No. 4 Black, mentre con le opere di Cindy Sherman si indagano gli anni ‘70 dove la figura della donna, sulla scia dei movimenti femministi, è esplorata a partire dai ruoli stereotipati nel cinema di metà ‘900. Robert Mapplethorpe e Félix Gonzàlez-Torres incarnano, invece, la poetica degli Eighties, tra Aids e colori fluo, mentre nel decennio successivo spicca Matthew Barney. Le più recenti ricerche del 2000 sono rappresentate dai lavori di Kerry James Marshall e Glenn Ligon, artisti di riferimento per la comunità afroamericana, e da nomi come Paul McCarthy e Mike Kelley, che analizzano in maniera originale l’identità americana affrontando, con taglio sociale e critico, i temi della discriminazione razziale, di cui la cronaca statunitense è purtroppo ancora piena. palazzostrozzi.org palazzostrozzi 101
MODA
35 ANNI DI MCS, CHE TORNA ITALIANO Riparte da Firenze il viaggio di MCS Malboro Classic. Il brand, che nel 2021 compie 35 anni, torna al 100% italiano e celebra questo successo con la partecipazione a Pitti Uomo. La nuova collezione riprende ed evolve i canoni stilistici del marchio, nel rispetto del suo Dna: dettagli western su capi dalle vestibilità rinnovate, sviluppati in una palette colore dai toni terrosi e pastello. mcsapparel.eu.com
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SEE YOU AT
PITTI LA KERMESSE FIORENTINA TORNA IN PRESENZA E UNISCE PER LA PRIMA VOLTA LA MODA UOMO E BIMBO. RAFFAELLO NAPOLEONE, AD DEI SALONI, FA IL PUNTO SULLA 100ESIMA EDIZIONE
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opo un anno e mezzo di attesa finalmente la Fortezza da Basso, a Firenze, è pronta a riaprire il suo immenso portone. Dal 30 giugno al 2 luglio si tengono i Saloni di Pitti Uomo e Bimbo, per la prima volta insieme, con l’obiettivo di rilanciare il settore moda grazie a stilisti ed espositori in colloquio con buyer e stampa. Prima del menswear parte Pitti Filati, dal 28 al 30 giugno alla Stazione Leopolda. Per Fragranze, invece, appuntamento a settembre, precisamente dal 17 al 19.
di Cecilia Morrico MorriCecili MorriCecili
La kermesse fiorentina festeggia l’edizione numero 100, piena di significati e speranze, anche se per rispettare i protocolli di sicurezza non bisogna aspettarsi gli oltre 1.200 marchi degli anni passati. A inquadrare la ripresa della fashion machine ci pensa Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine, gentiluomo di stile nonché enciclopedia vivente della moda fiorentina dal 1995. Tornate in presenza con una serie di regole raccolte nell’hashtag #SafeWithPitti. Su cosa puntate per ricominciare?
Sulla massima sicurezza per gli operatori, con un protocollo di misure che garantisca lo svolgimento dei Saloni estivi in totale tranquillità. A Pitti Uomo, Bimbo e Filati partecipano le aziende di riferimento del menswear, kidswear e della filatura internazionale. Nel collocare le date dei nostri eventi ci siamo coordinati con i principali appuntamenti italiani ed europei del settore, in un’ottica di servizio internazionale, oggi più che mai importante. Ci aspettiamo buyer e giornalisti dai principali Paesi europei, come Germania, Francia, Spagna, Regno Unito, ma anche dall’America e, in generale, da tutti quei mercati che stanno ricominciando a muoversi. In più, quest’anno si arriva al traguardo della 100esima edizione. Con Pitti 100 vogliamo lanciare un segnale forte: trasmettere fiducia alle aziende, dare loro prospettive future e, al tempo stesso, rimarcare la forza del sistema moda italiano. Ci siamo, torniamo in presenza con un Salone straordinario: per noi è anche un investimento, perché da sempre siamo un punto di riferimento importante del fashion system, e vogliamo continuare con la determinazione, la passione e lo stile che da sempre ci contraddistinguono. È un’edizione che si realizza con la consapevolezza di quello che è accaduto in questo anno e mezzo. La Fortezza da Basso, sia per le presentazioni delle collezioni che per
MCS Spring-Summer 2022 Raff aello Napo
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© Ufficio stampa Pitti Immagine
MODA
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gli eventi e i progetti speciali, è l’hub fondamentale di questa kermesse in dialogo continuo con Firenze. Come sono disposti i padiglioni? L’allestimento è molto diverso dal solito, per trasmettere un nuovo concetto delle distanze, dei movimenti e delle interazioni e valorizzare il logo Pitti 100. Il percorso all’interno delle collezioni si articola in tre macroaree, tre percorsi speciali che raccontano le diverse anime del menswear: Fantastic classic, l’evoluzione del classico nelle sue versioni più innovative e contemporanee, Dynamic attitude, la passione per l’outdoor come punto di incontro tra sport e streetwear, e Superstyling, la ricerca di nuovi canoni stilistici che anticipano le tendenze. Oltre alle macroaree, ci sono spazi espositivi indipendenti in cui i brand possono esprimersi e illustrare le proprie collezioni. Per la prima volta, poi, Uomo e Bimbo sono insieme… Anche questa concomitanza temporale e fisica è un aspetto speciale, che arricchisce il valore di entrambi. Il Salone del kidswear è racchiuso
all’interno di un format 100% bambino: come in un effervescente department store, si sviluppano percorsi interessanti, curiosi, di ricerca attraverso brand e tendenze, immersi in un layout di nuova concezione, colorato e di ampio respiro. Senza dimenticare Pitti Filati alla Stazione Leopolda, che si svolge in anticipo rispetto a Uomo e Bimbo ma con un giorno strategico di sovrapposizione. Sempre con l’obiettivo di creare sinergie fruttuose per gli operatori del settore, in un’ottica di servizio al sistema. Qualche sorpresa di questo Pitti Uomo? Stiamo definendo il calendario degli eventi e degli ospiti previsti alla Fortezza da Basso, un set ricco di presentazioni, esperienze live, talk e molte altre occasioni per una full immersion nella moda maschile. C'è poi la terza edizione di Sustainable Style, il progetto speciale che fin dal suo esordio ha attratto l’attenzione della stampa e dei top buyer. Curato dalla fashion journalist Giorgia Cantarini, vede una nuova selezione di aziende innovative che realizzano i propri capi seguendo
criteri di eco-responsabilità. Novità assoluta, infine, i Pitti Studios, un servizio di produzione contenuti – foto, video e storytelling – pensato per valorizzare le proposte dei brand in un’ottica crosscanale, social e digital media. E tanto altro ancora. Resta anche la piattaforma digitale, quindi? Per noi Pitti Connect è ormai una realtà consolidata e all’ultima edizione ha registrato risultati straordinari: in tre mesi e mezzo di apertura abbiamo avuto un milione e 600mila pagine viste, 15mila compratori che lo hanno visitato, e abbiamo prodotto e presentato online oltre 150 contenuti ed eventi. In questa edizione diventa la vetrina esterna di quello che avverrà in Fortezza ma anche la sua estensione, capace di accompagnare la campagna vendite per un periodo prolungato. Chi non sarà a Firenze potrà essere con noi grazie alla piattaforma. pittimmagine.com Pittimmagine pittimmagine pittiuomo_official pittibimbo_official
PITTI BIMBO ECO-CONSCIOUS Bottiglia e Travel lunch a zero emissioni di 24bottles
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Etica, sostenibilità, ma anche innovazione: sono queste le ultime tendenze per il kidswear. Con Pitti Bimbo 93 nasce, infatti, I Want to be Green, una serie di iniziative dedicate alla ricerca green. Presentazioni, focus e incontri che cercano di offrire proposte concrete sulla spinta eco-conscious che arriva dai consumatori più giovani. Dai tessuti organici per i vestiti alla riduzione della plastica per oggetti e accessori, con un occhio sempre attento allo stile e ai dettagli per le collezioni newborn, junior e teen.
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Folia — Mourad Merzouki
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IL COLORE DEL CONFLITTO AL MAST DI BOLOGNA LA PRIMA ANTOLOGICA DEL FOTOGRAFO RICHARD MOSSE. PER RIFLETTERE SU GUERRE, MIGRAZIONI E CAMBIAMENTI CLIMATICI di Sandra Gesualdi
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Foto Richard Mosse
Platon, Repubblica Democratica del Congo orientale (2012) Serie Infra Collection Jack Shainman
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na luce domata, manipolata e mescolata a colori affascinanti con l’intento di indagare la complessità del pianeta. È la fotografia di Richard Mosse, che da oltre 20 anni si addentra nei luoghi più problematici del mondo per documentarne le sferzate dei conflitti, le razzie, l’inquinamento e le migrazioni. Displaced, al Mast di Bologna fino al 19 settembre, curata da Urs Stahel, è la prima antologica dell’artista irlandese che riunisce 77 lavori di grande formato – oltre a video installazioni
immersive – e mappa, con lucidità e cromie alterate, le ferite globali. Senza mai mostrarle in presa diretta. Dai primi lavori sulle rovine in Bosnia, Kosovo, nella Striscia di Gaza o lungo la frontiera tra Messico e Stati Uniti si passa ai progetti nella regione del Kivu Nord, in Congo, martoriata da genocidi e carestie, fino ai campi profughi in Grecia, Libano, Turchia e Berlino. Gli scatti nelle zone congolesi, raccolti nella sezione Infra, sono stati realizzati con Kodak Aerochrome,
una pellicola obsoleta d’uso militare sensibile ai raggi infrarossi e capace di catturare la clorofilla della vegetazione. Così, le immagini appaiono alterate nei colori tanto che la foresta pluviale è tinta di rosa corallino o rosso carminio, mentre il panorama, maestosamente artificioso, è abitato da capanne, militari, teschi, fucili, persone in fuga. Un contrasto tra arte e realtà che Mosse utilizza come a voler omettere la retorica, spesso volgare, del dolore e della morte mostrati senza filtro. Il rosa zuccherino emerge
«Un contrasto tra arte e realtà che Mosse utilizza come a voler omettere la retorica, spesso volgare, del dolore e della morte mostrati senza filtro» 107
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Mineral ship, fiume Crepori, Stato del Para, Brasile (2020) Serie Tristes Tropiques Courtesy of the artist and carlier Gebauer, Berlino/Madrid
Lost Fun Zone, Repubblica Democratica del Congo orientale (2012) Campo profughi di Kanyaruchinya, nel Kivu Nord, che ha ospitato 60mila persone in fuga da conflitti Serie Infra Courtesy of the artist and carlier Gebauer, Berlino/Madrid
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dalle foto, stordisce e confonde per poi svelare il dramma che nasconde. Grazie a questa tecnologia, il fotografo forza gli schemi rappresentativi tipici del reportage di guerra e proietta lo spettatore in una dimensione surreale. Sfoggia la tragedia in un teatro senza catarsi. In Heat maps e nell’installazione video Incoming, invece, riflette sul fenomeno della migrazione di massa, sui confini chiusi e aperti, sul respingimento e sull’accoglienza, utilizzando, in entrambi i casi, una termocamera a infrarossi. Il risultato sono immagini scolpite nel nero in cui oggetti e soggetti appaiono iridescenti e astratti, quasi tratteggi a gesso. Nella raccolta Ultra e nei lavori più recenti di Tristes Tropiques è protagonista la natura ritratta nelle sue peculiari varietà minate da cambiamenti climatici e disastri ambientali. Immersioni nel blu zaffiro, nel viola rilucente, nel rosso vivo e nell’arancio bruciato, con l’obiettivo puntato su piccoli e grandi dettagli della selva sudamericana, primi piani scattati a piante carnivore, licheni e orchidee e mappe naturalistiche realizzate con l’aiuto di
Campo rifugiati di Yayladağı, provincia di Hatay, Turchia (2017) Serie Heat Maps Private collection SVPL
La cittadina di Yayladağı si trova sul confine siriano, nella provincia turca di Hatay, sorvegliata dalla Gendarmeria e dall’intelligence turche. Qui sorgono campi profughi che ospitano migranti di etnia turkmena e arabi siriani in fuga da conflitti
droni per mostrare la deforestazione dell’Amazzonia. Le foto di Mosse sono attraversate da una luce complessa e percorse da una costante tensione tra etica ed estetica, visibile e invisibile, sussurri e grida di dolore. Lavori acuti che svelano bellezza e disastro. mast.org MAST.Bologna fondazionemast
Of Lilies and Remains Repubblica Democratica del Congo orientale (2012) Serie Infra Courtesy DZ Bank Art Collection
Teschio di una vittima del massacro perpetrato dalle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR) a Busurungi nel 2009. Il fotografo lo ha collocato nell’erba bagnata vicino a un fiume e lo ha decorato con alcuni fiori, quasi fosse un memento mori
Sawmill, Jaci Paraná, Stato di Rondônia, Brasile (2020) Serie Tristes Tropiques Courtesy of the artist and carlier | gebauer, Berlino/Madrid
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DOPPIO OBIETTIVO
«Due straordinari rappresentanti del secolo scorso, protagonisti di una delle stagioni culturalmente più feconde del ‘900, in bilico tra l’esaltazione della modernità, il ritorno alla classicità e il baratro delle dittature e della guerra» [Walter Guadagnini, direttore del Camera di Torino]
Horst P. Horst Madame Bernon, corset by Detolle for Mainbocher (Paris, 1939) Courtesy Paci contemporary gallery © Horst Estate/Condé Nast
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FINO AL 4 LUGLIO, AL CAMERA DI TORINO, DUE MOSTRE METTONO A CONFRONTO GLI SCATTI IRONICI E GROTTESCHI DI LISETTE MODEL CON LE IMMAGINI ELEGANTI E PATINATE DEL FOTOGRAFO DI MODA HORST P. HORST di Cecilia Morrico MorriCecili morricocecili
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n’ironica e dissacrante street photographer e un genio della fotografia di moda. Il Camera – Centro italiano per la fotografia di Torino (in via delle Rosine 18), fino al 4 luglio, dedica una doppia personale a due maestri dell’obiettivo: Street Life, in onore di Lisette Model, e Style and Glamour per Horst P. Horst. Horst P. Horst Jean Patchett, bathing suit by Brigance (1951) Courtesy Paci contemporary gallery © Horst Estate Condé Nast
Due punti di riferimento in due stili diversi, ispiratori di intere generazioni. Nonostante l’avvicinamento al mondo dell’obiettivo inizi per entrambi a Parigi negli anni ‘30, il loro atteggiamento nei confronti dei soggetti ritratti è totalmente opposto: se per l’autrice austriaca diventano caricature, emblema di una società goffa e decadente, per l’esponente tedesco le proprie modelle rappresentano un’eleganza senza tempo, dai richiami classici e dalla
Lisette Model Woman with veil (San Francisco, 1949) Collezione Ettore Molinario Courtesy MC2 Gallery © 2020 Estate of Lisette Model, National Gallery of Canada, Ottawa
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bellezza statuaria. Anche per questo le mostre si presentano come una doppia occasione per scoprire due grandi protagonisti della storia del linguaggio fotografico in grado di rivelare la ricchezza culturale di un periodo. La mostra dedicata a Lisette Model, a cura di Monica Poggi, è la prima antologica realizzata in Italia. Con una selezione di oltre 130 immagini, l’esposizione ripercorre la carriera dell’artista sottolineando l’importanza che ha avuto negli sviluppi della fotografia tra gli anni ‘50 e ‘60. Un’influenza che ha avuto un raggio d’azione molto vasto, anche grazie alla sua spiccata capacità nel cogliere con ironia e sfrontatezza gli aspetti più grotteschi della società americana del dopoguerra. Nel periodo di maggiore crescita per gli Stati Uniti,
Horst P. Horst Andy Warhol in his “Factory” (New York, 1983) Courtesy Horst Estate © Horst Estate/Condé Nast
dove tutto sembrava proteso verso il più roseo futuro, ha osato descrivere la realtà in tutte le sue forme, anche in quelle meno piacevoli. Le inquadrature ravvicinate, l’uso ricorrente del flash, i contrasti esasperati sono tutti espedienti per accentuare le imperfezioni dei corpi, gli abiti appariscenti, la gestualità sguaiata. Non c’è interazione fra Model e i suoi soggetti, colti tendenzialmente all’improvviso, mentre mangiano, cantano o gesticolano goffamente, trasformati dai suoi scatti in personaggi da osservare e indagare. Il percorso espositivo su Horst P. Horst, curato da Giangavino Pazzola, presenta invece 150 opere di vario formato in sequenza cronolo-
Lisette Model Coney Island Bather (New York, 1939-1941 circa) Courtesy MC2 Gallery © 2020 Estate of Lisette Model, National Gallery of Canada, Ottawa
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gica. Sessant’anni di carriera del fotografo di moda tedesco, dai primi successi con Vogue France nell’Europa tra le due guerre (1931-1939) all’affermazione negli States, dove nel 1943 ottiene la cittadinanza, fino al termine del suo percorso professionale negli anni ‘80. Le diverse sezioni si articolano in maniera tale da sottolineare alcuni punti salienti della sua produzione: il legame con l’arte classica, che tuttavia non esclude le influenze delle avanguardie, e l’indagine visiva sull’armonia e l’eleganza della figura umana, impreziosita dalla perfetta padronanza dell’illuminazione della scena. C’è poi la proficua e duratura collaborazione con la rivista Vogue, per la quale il fotografo ha firmato decine di copertine e ritratti di personaggi della moda e dell’arte, spesso am-
Lisette Model Louis Armstrong (1948-1949 circa) Courtesy Galerie Baudoin Lebon © 2020 Estate of Lisette Model, National Gallery of Canada, Ottawa
bientati nelle proprie dimore. Infine, spazio alle opere realizzate durante la fase parigina e quella newyorchese, periodi influenzati dal romanticismo e dal surrealismo, durante i quali realizza scatti iconici come Mainbocher Corset (Parigi, 1939) e Hand, Hands (New York, 1941). A fare da trait d’union troviamo le sorprendenti immagini d’interni realizzate a partire dagli anni ‘40 e divenute presto una delle occupazioni principali di Horst, anche grazie a Diana Vreeland, direttrice di Vogue dal 1962 al 1972, che gli affida diversi servizi su case e giardini di artisti e celebrità, come quelli che ritraggono Andy Warhol nella sua Factory (New York, 1983) o Marella Agnelli nella tenuta di Villar Perosa (Torino, 1967). camera.to
Horst P. Horst Ilka Chase, Conductor of CBS radio program “Penthouse Party” (1941) Courtesy Paci contemporary gallery © Horst Estate/Condé Nast
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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
Re/Source: la nuova frontiera del crowdfunding immobiliare N
el mondo finanziario stiamo vivendo una vera e propria rivoluzione. Si stanno affermando sempre più soluzioni di finanza decentralizzata (in gergo DeFi) e crowdfunding che stanno sovvertendo le dinamiche e, in particolare, il ruolo delle banche in ogni settore economico. Anche nel settore immobiliare sono finiti i tempi in cui solo grandi investitori e operatori specializzati potevano operare con successo nel mercato. Grazie al cosiddetto Lending Crowdfunding, piccoli risparmiatori possono prestare i propri capitali ad aziende attive nel settore real estate, partecipando ad operazioni immobiliari selezionate. Questi capitali vengono utilizzati per finanziare questi progetti immobiliari e alla fine dell’operazione vengono restituiti ai prestatori unitamente all’interesse maturato condiviso al momento del prestito. Si tratta dunque di una sorta di grande colletta che consente a molte persone di partecipare, anche con piccoli importi, a grandi operazioni immobiliari. Ciò è possibile grazie a piattaforme tecnologiche che regolano questo rapporto digitale facendo da tramite tra prestatori e aziende. In questo contesto una realtà, tutta italiana, come Re/Source (www.realestatesource.it) ha creato uno strumento innovativo e tecnologicamente molto avanzato che ha semplificato il mondo dei finanziamenti del mercato immobiliare. È un settore in continua crescita e che raccoglie sempre maggiore consensi tra i prestatori grazie ad interessi medi del 10% annuo. “Il valore aggiunto che portiamo è soprattutto la nostra esperienza del settore immobiliare” - dice Alessandro di Paolo, giovane CEO di Re/Source - “abbiamo messo a fattor comune la nostra conoscenza trentennale del mercato immobiliare e l’innovazione tecnologica che sta rivoluzionando il mondo finanziario”. “Vogliamo innovare questo settore in modo credibile e sicuro” - continua di Paolo - “Tutte le transazioni che avvengono su re/source sono gestite e garantite dalla nostra partnership con Lemonway, un istituto di pagamento europeo certificato in partenariato con BNP Paribas. Tutte le operazioni su Re/Source sono inoltre verificate a approvate da un team tecnico che ne ha validato le caratteristiche”. Per partecipare a queste operazioni occorre registrarsi alla piattaforma, caricare il proprio portafoglio digitale con bonifico o carta di credito e selezionare l’operazione immobiliare di interesse. Nel corso dei mesi successivi sarà possibile seguire in trasparenza l’a-
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vanzamento del progetto. Alla fine dell’operazione il prestito verrà restituito e riaccreditato direttamente all’interno del wallet comprensivo degli interessi maturati. La soglia all’ingresso è molto bassa, bastano 500€ per partecipare ad una operazione in piattaforma. La prima operazione immobiliare ad alto rendimento “The Club” a Tortoreto Lido, Abruzzo si è chiusa ultimamente con grande successo. Presto sarà disponibile la prossima operazione immobiliare. Grazie ad iniziative virtuose come quella di Re/Source, il nostro Paese sta assumendo un ruolo da protagonista nel mondo fintech, creando nuove opportunità di investimento e sviluppo in diversi settori strategici come quello immobiliare. É sufficiente registrarsi su www.realestatesource.it e caricare il proprio conto per iniziare a guadagnare con il crowdfunding immobiliare. Per informazioni sulla piattaforma e sulle ultime operazioni attive: www.realestatesource.it info@realestatsource.it +39 353 422 4526
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uoversi in modo veloce e smart in città è possibile! Arrivano le nuove auto ibride del servizio car sharing Enjoy attivo a Roma, Milano, Firenze, Torino e Bologna. Trovare il veicolo più vicino e adatto alle proprie esigenze è facilissimo: basta consultare la mappa sul sito o sull’app Enjoy e noleggiare la vettura scelta. La mitica 500 rossa fiammante è a disposizione per spostamenti urbani ed extraurbani. Con Enjoy si ha l’accesso gratuito anche nelle Ztl (Area C di Milano, Ztl di Roma a esclusione della A1 Tridente, Firenze e Bologna, Ztl Centrale e Romana di Torino) e si può sostare o lasciare il veicolo gratuitamente, al termine dell’utilizzo, in qualsiasi parcheggio all’interno dell’area coperta dal servizio, anche sulle strisce blu. Inoltre, grazie a Enjoy parking, andare in stazione è più semplice: per terminare il noleggio o iniziarne uno nuovo, si possono utilizzare anche i posti auto riservati a Enjoy nei parcheggi degli scali ferroviari di Roma Termini, Milano Porta Garibaldi e Rogoredo. In più, per rispondere all’esigenza di una maggiore sicurezza, tutti i veicoli sono sottoposti a un processo di sanificazione automatica al termine di ogni corsa. Grazie all’innovativo dispositivo installato a bordo, i batteri dell’abitacolo e la carica microbica vengono abbattuti con la tecnologia Pco (Processo di Ossidazione Fotocatalitica), garantendo, prima di ogni noleggio, la sanificazione automatica sui veicoli. trenitalia.com | enjoy.eni.com
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OFFERTE E SERVIZI
CON TRENITALIA E HELBIZ MUOVERSI È ANCORA PIÙ CONVENIENTE
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hi scende dal treno può proseguire il proprio viaggio nel modo più green e conveniente. Insieme al biglietto Trenitalia, infatti, è ora possibile acquistare un voucher Helbiz scontato del 20%. Helbiz è un sistema di micromobilità sostenibile in sharing che offre monopattini e biciclette elettriche a Roma, Torino, Milano, Bari, Pescara, Cesena, Napoli, Ravenna, Modena, Parma, Latina, Pisa, Palermo e Ferrara. Tutti i mezzi sono completamente ecologici e consentono di muoversi in maniera innovativa grazie alla pedalata assistita delle biciclette e all’agilità dei monopattini elettrici. Per tutti i clienti che si registrano sull’app Helbiz, inserendo il codice TRENITALIA, sono previste due corse gratuite da 20 minuti ciascuna. In più, per ogni euro speso si guadagna un punto CartaFRECCIA. trenitalia.com
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PORTALE FRECCE
WWW.PORTALEFRECCE.IT INTRATTENIMENTO GRATUITO, FACILE E VELOCE Il portale FRECCE rende più piacevole il viaggio grazie ai numerosi servizi gratuiti disponibili a bordo dei treni Frecciarossa e Frecciargento e nelle sale FRECCIAClub e FRECCIALounge. Per accedere basta collegarsi alla rete WiFi, digitare www.portalefrecce.it o scaricare l’app Portale FRECCE da App Store e Google Play. Ulteriori dettagli, info e condizioni su trenitalia.com
SCELTI PER VOI
Cafè Society
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CINEMA
GLI ALTRI SERVIZI DISPONIBILI
GIOCHI
Azione, sport, logica e tanto altro a disposizione di grandi e piccoli viaggiatori
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Innovativa tecnologia audio che aiuta a ridurre lo stress e ritrovare il buonumore
EDICOLA DIGITALE
Quotidiani e riviste nazionali e internazionali
NEWS
Notizie Ansa sui principali fatti quotidiani aggiornate ogni ora
INTERNET WIFI
SERIE E PROGRAMMI TV
AUDIOLIBRI
Una selezione di serie e programmi tv
Audiolibri di vario genere anche per bambini
MUSICA
CORSO DI INGLESE
LIBRI E GUIDE
Il meglio della musica contemporanea italiana e straniera
Connessione a Internet tramite WiFi di bordo
BAMBINI
Cartoni e programmi per i piccoli viaggiatori
Oltre 100 lezioni per imparare l’inglese viaggiando
Circa 200 contenuti tra libri ed estratti di guide turistiche
INFO DI VIAGGIO
Informazioni in tempo reale su puntualità, fermate, coincidenze
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BASE
ECONOMY
LIBERTÀ DI VIAGGIO E CAMBI ILLIMITATI Biglietto acquistabile fino alla partenza del treno. Entro tale limite sono ammessi il rimborso, il cambio del biglietto e il cambio della prenotazione, gratuitamente, un numero illimitato di volte. Dopo la partenza, il cambio della prenotazione e del biglietto sono consentiti una sola volta fino a un’ora successiva.
CONVENIENZA E FLESSIBILITÀ Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del secondo giorno precedente il viaggio. Il cambio prenotazione, l’accesso ad altro treno e il rimborso non sono consentiti. È possibile, fino alla partenza del treno, esclusivamente il cambio della data e dell’ora per lo stesso tipo di treno, livello o classe, effettuando il cambio rispetto al corrispondente biglietto Base e pagando la relativa differenza di prezzo. Il nuovo ticket segue le regole del biglietto Base.
SUPER ECONOMY MASSIMO RISPARMIO Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del decimo giorno precedente il viaggio. Il rimborso e l’accesso ad altro treno non sono consentiti.
A/R IN GIORNATA
BIMBI GRATIS
Promozione per chi parte e torna nello stesso giorno con le Frecce a prezzi fissi, differenziati in base alle relazioni e alla classe o al livello di servizio. Un modo comodo e conveniente per gli spostamenti di lavoro oppure per visitare le città d’arte senza stress e lasciando l’auto a casa 1.
Con Trenitalia i bambini viaggiano gratis in Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity nei livelli Business, Premium e Standard e in 1^ e 2^ classe. Gratuità prevista per i minori di 15 anni accompagnati da almeno un maggiorenne, in gruppi composti da 2 a 5 persone 2.
PROMOZIONI
CARNET 15, 10 E 5 VIAGGI
NOTTE & AV
I Carnet Trenitalia sono sempre più adatti a tutte le esigenze. Si può scegliere quello da 15 viaggi con la riduzione del 30% sul prezzo Base, da 10 viaggi (-20% sul prezzo Base) oppure il Carnet 5 viaggi (-10% sul prezzo Base). Riservato ai titolari CartaFRECCIA, il Carnet è nominativo e personale. L’offerta è disponibile per i treni Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity 3.
L’offerta consente di usufruire di prezzi ridotti per chi utilizza, in un unico viaggio, un treno Notte e un treno Frecciarossa o Frecciargento. La promozione è valida per i viaggiatori provenienti con un treno notte dalla Sicilia, dalla Calabria o dalla Puglia che proseguono sulle Frecce in partenza da Napoli, Roma o Bologna per Torino, Milano, Venezia e tante altre destinazioni, e viceversa 4 .
NOTE LEGALI 1. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno e della classe/livello di servizio. Acquistabile entro le ore 24 del terzo giorno precedente la partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Il rimborso non è consentito. Offerta non cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi. 2. I componenti del gruppo che non siano bambini/ragazzi pagano il biglietto al prezzo Base. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. 3. Il Carnet consente di effettuare 15, 10 o 5 viaggi in entrambi i sensi di marcia di una specifica tratta, scelta al momento dell’acquisto e non modificabile per i viaggi successivi. Le prenotazioni dei biglietti devono essere effettuate entro 180 giorni dalla data di emissione del Carnet entro i limiti di prenotabilità dei treni. L’offerta non è cumulabile con altre promozioni. Il cambio della singola prenotazione ha tempi e condizioni uguali a quelli del biglietto Base. Cambio biglietto non consentito e rimborso soggetto a restrizioni. 4. L’offerta Notte&AV è disponibile per i posti a sedere e le sistemazioni in cuccetta e vagoni letto (ad eccezione delle vetture Excelsior) sui treni Notte e per la seconda classe, o livello di servizio Standard, sui treni Frecciarossa o Frecciargento. L’offerta non è soggetta a limitazione dei posti. Il biglietto è nominativo e personale.
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CARTAFRECCIA
BE GREEN la nuova sezione di premi sostenibili
L’attenzione alla sostenibilità è da sempre una priorità per Trenitalia. In quest’ottica, nasce la nuova sezione CartaFRECCIA Collection dedicata interamente all’ambiente. “Be Green” è il nome della nuova categoria di premi disponibile su cartafrecciacollection.it che propone ai soci CartaFRECCIA premi rispettosi del pianeta. Un catalogo sempre più attento alle esigenze della Terra. CartaFRECCIA Collection presto proporrà tante altre novità “verdi” per uno stile di vita che guarda al futuro.
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MOSTRE IN TRENO E PA G O M E N O PER I SOCI CARTAFRECCIA SCONTI E AGEVOLAZIONI NELLE PRINCIPALI SEDI MUSEALI E DI EVENTI IN ITALIA Da muse ispiratrici e icone a protagoniste e creatrici di capolavori assoluti della storia dell’arte. A Palazzo Reale di Milano, fino al 12 settembre, la mostra Divine e Avanguardie. Le donne nell’arte russa è dedicata alle artiste, eroine storiche, sociali e culturali che hanno saputo influenzare le generazioni. L’esposizione è organizzata in due grandi capitoli, suddivisi in otto se-
zioni, in cui sono presenti circa 90 capolavori del Museo di Stato russo di San Pietroburgo, in larga parte mai esposti prima in Italia. Curata dalla direttrice scientifica del museo, Evgenija Petrova, e dall’artista Josef Kiblitskij, la mostra restituisce un’idea dell’arte russa dal XIV al XX secolo e del fondamentale ruolo delle donne in questo Paese, dal loro contributo alla cultura allo
sviluppo della società e alla modernità, fino alla battaglia per l’emancipazione e il riconoscimento dei diritti, grazie a un ricco corpus di opere, icone sacre, pitture a cavalletto, sculture, grafiche e raffinate porcellane. In esposizione opere di artisti come Il’ja Repin, Boris Kustodiev, Filipp Maljavin, che hanno raffigurato l’immagine e il destino delle donne, e i capolavori di protagoniste quali Natalia Goncharova, Marija Baškirtseva, Ljubov Popova, Aleksandra Ekster. Ingresso 2x1 riservato ai soci CartaFRECCIA muniti di un biglietto per Frecce o Intercity con destinazione Milano in una data antecedente al massimo di tre giorni da quella della visita. Per chi viaggia da solo è prevista una riduzione sull’ingresso alle stesse condizioni. Sconto sul biglietto della mostra anche per chi è in possesso di un Trenitalia pass o un abbonamento annuale e/o mensile regionale dal Piemonte/Valle d’Aosta o dall’Emilia-Romagna verso la Lombardia. divineavanguardie.it
IN CONVENZIONE ANCHE FIRENZE • American art 1961-2001, Palazzo Strozzi, fino al 22 agosto ROMA • Tota Italia. Alle origini di una nazione, Scuderie del Quirinale, fino al 25 luglio Marija Baškirtseva Ombrello (1883) Olio su tela 93x74 cm The State Russian Museum, St. Petersburg
NAPOLI • Museo del tesoro di San Gennaro Info su trenitalia.com 123
FLOTTA
FRECCIAROSSA
FRECCIAROSSA ETR 500
Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze | 4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574 | WiFi | FRECCIAROSSA Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIARGENTO ETR 700
Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze | 3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 500 | WiFi Fast | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIARGENTO ETR 600
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 432 | WiFi Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIAROSSA ETR 1000
Velocità max 400 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 8 carrozze 124
FRECCIARGENTO ETR 485
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 489 | WiFi Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIABIANCA
Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 603 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIABIANCA ETR 460
Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 479 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 457 | WiFi Fast | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio 125
PRIMA DI SCENDERE FONDAZIONE FS
UN TRENO MARE E MONTI
© Archivio Fondazione FS Italiane
DALLA COSTA ABRUZZESE ALLA MAIELLA, ATTRAVERSO LA TRANSIBERIANA D’ITALIA. È UNO DEI SUGGESTIVI PERCORSI PROPOSTI DA FONDAZIONE FS ITALIANE, CHE HA RIAPERTO I VIAGGI TURISTICI
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Un treno storico immerso nella natura abruzzese
iprende a giugno l’offerta turistica di Fondazione FS Italiane. Dopo lo stop causato dalla pandemia, i treni storici ricominciano i loro viaggi senza tempo. Le proposte, che nel primo periodo estivo coinvolgono la Lombardia, la Toscana e l’Abruzzo, rappresentano un’interessante alternativa alla classica gita fuori porta. E offrono l’occasione per scoprire nuovi orizzonti, con rinnovata attenzione verso il turismo responsabile e la sostenibilità.
Come nel caso del Treno mare e monti, in programma domenica 27 giugno: un affascinante viaggio dalla costa abruzzese al Parco nazionale della Maiella, attraverso un suggestivo percorso ferroviario – la cosiddetta Transiberiana d’Italia – che si arrampica tra monti, altipiani e vallate alla scoperta di piccoli borghi. Si parte da Montesilvano (PE) e si passa per Pescara, Chieti, Pratola Peligna (AQ), Sulmona (AQ), fino alla storica stazione di Campo di Giove (AQ), a 1.069 metri sul livello del mare, che
SAVE THE DATE//TRENI STORICI 6 13 20 13, 27 19, 20, 26 26 27 27 126
GIUGNO Laveno express Treno del Sacro Monte Sebino express Lario express Ferrovia dei parchi - Altipiani maggiori d’Abruzzo Ferrovia dei parchi - Alto Molise Ferrovia dei parchi - Alto Sangro Treno mare e monti
fin dall’antichità ha rappresentato una porta d’accesso agli altipiani abruzzesi. Il convoglio effettua fermate in ogni stazione, permettendo rapide escursioni nei dintorni a piedi o in bici, per chi ha usufruito del servizio di trasporto a bordo treno. A Campo di Giove, inoltre, si può approfittare di una sosta più lunga per visitare il centro storico della città, con la splendida piazza Duval e il settecentesco Palazzo Nanni. fondazionefs.it FondazioneFsItaliane fondazionefsItaliane
PORTE APERTE A PIETRARSA Torna ad accogliere i visitatori, tra padiglioni e giardini sul mare, il Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa. Nei suoi 36mila metri quadrati, tra Napoli e Portici, una collezione che rappresenta la storia del trasporto italiano su rotaia.
PRIMA DI SCENDERE FUORI LUOGO
di Mario Tozzi mariotozziofficial
mariotozziofficial
OfficialTozzi
[Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]
IL PARCO DELLA STORIA
U
n cuneo di verde e monumenti che parte dal centro di Roma e arriva ai Castelli Romani. Una strada che ha 2.300 anni e portava dalla città caput mundi fino in Puglia e, da lì, in Oriente. Attorno all’asse viario migliaia di persone ogni giorno camminano, viaggiano, visitano e ammirano i monumenti, meditano. Perché qui i luoghi suscitano pensieri. E, oltre a chi si allena o passeggia, c’è chi suona il violino sotto il “suo” albero e chi si DIR. EDITORIALE
addormenta al sole. Nel Parco regionale dell’Appia Antica si producono un miele particolarmente puro (qui i pesticidi non si usano), vino, formaggi freschi, frutta e verdura. E si allevano animali, soprattutto pecore, che compaiono già nei dipinti dei secoli passati accanto ai monumenti, intente a brucarne i contorni. Qui nascono orchidee spontanee mentre cipressi e pini segnano il contorno dell’Appia Antica fino al filo dell’orizzonte. Un parco amato dai ro-
ART DIRECTOR
EDITOR
8 MM DI ABBONDANZ A PER L A PIEGA
REDAZIONE
parcoappiaantica parcoappia
UFF. TECNICO
Il Parco dell’Appia Antica, Roma
«Da un punto di vista evolutivo, la guerra contro i virus non è difficile, è inutile. Ciò che dobbiamo fare è imparare a conviverci, riconoscendo che il nostro miglior vaccino è la conservazione e la tutela della natura intatta.»
Ma r i o To zzi
Mario Tozzi è primo ricercatore presso il Consiglio nazionale delle ricerche. È presidente del Parco regionale dell’Appia Antica ed è membro del Consiglio scientifico del WWF. Nel 2021 festeggia vent’anni come conduttore di programmi televisivi (su Rai Tre «Terzo Pianeta» e «Gaia»; su La7 «Atlantide», «Allarme Italia» e «La gaia scienza»; su Rai Uno «Fuori Luogo»). Attualmente conduce su Rai Tre il programma di divulgazione scientifica «Sapiens - Un solo pianeta» ed è ospite fisso a «Kilimangiaro». Per la radio conduce «Green Zone» (Rai Radio Uno). Scrive su «La Stampa». Ha collaborato con «National Geographic», «Vanity Fair», «Oasis». Tra i suoi libri ricordiamo Italia segreta (2008), Pianeta Terra ultimo atto (2012), Tecnobarocco (2015), Paure fuori luogo (2017) e, da Mondadori, L’Italia intatta (2018) e Com’è nata l’Italia (2019).
GRAFICO
mani anche per il fiume sacro Almone lungo cui, duemila anni fa, si tenevano rituali sacri riportati da Virgilio e che era ridotto a una fogna a cielo aperto prima della messa in funzione di un depuratore, nel 2017. Un posto unico che, però, è incredibilmente ancora percorso dalle auto: dove altro al mondo si potrebbe “circolare” su un monumento così antico e prezioso? parcoappiaantica.it
8 M M D I A B B O N DA N Z A P E R L A P I EGA
M a r i o To z z i
UNO
UNO SCOMODO EQUILIBRIO
SCOMODO EQUILIBRIO
GRAPHIC DESIGNER: GIANNI CAMUSSO I N S O V R A C C O P E R TA : F O T O © S A N I T F U A N G N A K H O N / S H U T T E R S T O C K
Uomini, virus e pandemie €
Da qualche tempo un microscopico virus tiene sotto scacco sette miliardi e mezzo di individui della specie in assoluto più dotata di risorse tecnologiche, facendo vacillare la sua arrogante pretesa di dominare la Terra. Invece che indagare le vere cause della pandemia, i sapiens hanno cercato dei capri espiatori cui addossare la colpa – la mancanza di un sistema sanitario globale, gli esperimenti nei laboratori, le scarse condizioni igieniche della parte più povera del mondo – dimenticando che non si tratta di un avvenimento straordinario. Le pandemie, infatti, hanno una storia antica quanto l’umanità e, pur avendo implicazioni in ogni campo della vita sociale e politica, sono un fenomeno fisico che riguarda principalmente la scienza e che va dunque trattato come tale. Proprio alla luce del metodo scientifico, Mario Tozzi ci racconta cosa sta accadendo sul pianeta, focalizzandosi non tanto sugli aspetti biomedici della pandemia, quanto su quelli ambientali, ecologici ed evolutivi, nella convinzione che la storia – non solo degli uomini, ma anche della Terra – possa insegnarci molto sull’origine e sul rapporto che abbiamo con le malattie epidemiche. Come nascono, dunque, le pandemie? I virus sono intelligenti? E cosa si dovrebbe fare per trovare un equilibrio con il Covid-19? Con la chiarezza espositiva che lo contraddistingue, l’autore esamina teorie antiche e recentissime, valuta ipotesi confermate o contraddette dai dati, ma soprattutto cerca di sgomberare il campo dalle forzature mediatiche e dalle fake news, consapevole che distinguere tra informazione vera e disinformazione sia il dovere di chiunque faccia divulgazione scientifica. E conclude che cancellare i virus non sarà mai possibile, né sarebbe giustificato, poiché sono parte integrante della natura: ciò che possiamo fare, piuttosto, è imparare a conoscerli, tutelando per prima cosa l’ecosistema in cui tutti noi viviamo. Invece, la scomoda verità che emerge è che abbiamo accettato limitazioni e sacrifici provvisori solo perché abbiamo visto la nostra vita in pericolo, ma non siamo ancora disposti a cambiare in via definitiva le nostre abitudini per arrestare la distruzione del mondo, che ha esattamente le stesse cause delle pandemie.
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DIMENSIONE: 145x223 mm - RIFILATO: 140x215 mm
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CARTONATO
Mondadori, pp. 228 € 19 Come nascono le pandemie? I virus sono intelligenti? Cosa si dovrebbe fare per trovare un equilibrio con il Covid-19? Sono le domande a cui questo libro cerca di rispondere attraverso la scienza, poiché la storia – non solo degli uomini, ma anche della Terra – può insegnarci molto sull’origine e sul rapporto che abbiamo con le malattie epidemiche. Cancellare i virus non sarà mai possibile, ma possiamo imparare a conoscerli tutelando l’ecosistema. Occorre cambiare le nostre abitudini per arrestare la distruzione del mondo, che ha esattamente le stesse cause delle pandemie. 127
PRIMA DI SCENDERE FOTO DEL MESE
di Carlos Solito
carlos.solito.cs
carlossolito
© Roberto Monasterio
Per la sua straordinaria diversità, che contempla 95 geositi, lo scorso aprile il Parco nazionale della Maiella è stato proclamato Global Geopark dall’Unesco. Con l’obiettivo di celebrare quest’area protetta, selvaggia e dall’elevato valore naturalistico, le edizioni Carsa di Pescara hanno pubblicato un prezioso libro fotografico corale. Firmato da diversi autori, Maiella - Montagna Madre (Carsa Edizioni, pp. 204 € 49) conduce il lettore in un viaggio immersivo alla scoperta di una delle montagne più belle del bacino del Mediterraneo. Dalle vette alle grotte, dalle miniere ai canyon, dai boschi ai circhi glaciali fino ai segni dell’uomo che, tanto quanto la natura, ha generato bellezza in questo angolo di Appennino. Per gli abruzzesi, infatti, la Maiella è la montagna madre. Il rapporto degli abitanti con il territorio è solido e antico, si perde nella notte dei tempi. Questa montagna è abitata dal Paleolitico, ininterrottamente da 800mila anni, ed è quindi un insediamento umano prima ancora che storico. Nel libro si racconta una lunga storia di sviluppo, emancipazione, resistenza. Una storia affascinante che è anche un confronto tra uomo e natura, sempre alla ricerca del giusto equilibrio per tutelare l’ambiente e il buon vivere delle comunità che abitano questi luoghi. carsaedizioni.it
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