ANNO XIV | NUMERO 7 | LUGLIO 2022 | www.fsitaliane.it | ISSN 2785-4175
PER CHI AMA VIAGGIARE
SANGIOVANNI
VIBRAZIONI D’ESTATE
PROMO ESTATE FRECCE VIAGGIA SU TUTTI I FRECCIAROSSA E FRECCIARGENTO CON SCONTI FINO AL -60%!
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cambio prenotazione/biglietto e il rimborso non sono consentiti. Non è possibile cumulare l'offerta con altre riduzioni ad eccezione di quella prevista a favore dei ragazzi. Maggiori info su trenitalia.com
EDITORIALE
L’ETÀ DELL’ORO L
a Freccia di luglio si apre all’estate, la stagione degli amori. O, ancor più, degli innamoramenti. Chi di noi non ricorda, con un misto di piacere e di malinconia, i fremiti, le passioni, ma anche le delusioni e le lievi, eppure in apparenza insanabili, ferite sentimentali che hanno contrassegnato le estati della nostra adolescenza, e poi dei
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nostri 20 anni? Lo scorso mese la riflessione con la quale inaugurammo La Freccia ruotava intorno al claim della campagna istituzionale del Gruppo FS: un tempo nuovo. L’aggettivo è molto abusato, lo sappiamo. Tanto più che, andando avanti negli anni, i déjà vu abbondano. E così, mutatis mutandis, gli ingredienti della nostra e al-
trui esistenza non ci appaiono affatto nuovi. Eppure, la superficie nasconde altro. Perché di assolutamente nuovo qualcosa e qualcuno c’è sempre. Intanto, c’è chi dieci o 20 anni fa non c’era: i giovani. Sì, ci assomigliano, ma non sono noi. Neanche i noi di ieri. E poi, ognuno di loro, ma anche ciascuno di noi è “nuovo”. È la rivoluzionaria forza dell’individualità.
ità, come di profondità, dedizione, impegno. La cover di questo mese costituisce una novità (ecco, ancora!). Ospita un cantante giovanissimo e amato dai teenager. E forse una sua canzone accompagnerà qualche loro emozione estiva. Sì, è così, La Freccia strizza l’occhio a chi forse non l’ha mai letta e ora magari la guarderà o sfoglierà con curiosità, per la prima volta. Sfoglierà un magazine che ogni mese cerca di tenervi compagnia e incuriosirvi, viaggiando con voi. E viaggiando per voi: facendovi pregustare quello che vi potrebbe venir voglia di conoscere, vedere, vivere di persona. In un’estate, quella del 2022, che ritrova finalmente tanti eventi pubblici e di
massa negati per due anni dalla pandemia. Proviamo quindi a inaugurare, in ciascuno di noi, un tempo nuovo. P.S. L’estate è anche una cornucopia, traboccante di frutti e mèssi. Scrivo questo editoriale viaggiando in treno. Dal finestrino scorgo l’oro del grano ancora da mietere e degli steli rimasti nei campi già trebbiati. Piange il cuore per tutto il grano che da mesi giace in porti lontani, ostaggio della guerra, in attesa di diventare farina. E pane. Scriviamo d’amore, e di viaggi. E viaggiare per conoscere è amare. È vivere. La guerra è nemica di tutto questo. I suoi viaggi sono fughe e amari esili. Le uniche certezze sono sofferenza, morti e miseria. Eppure…
© Alekss/AdobeStock
L’originalità, la diversità, e le novità che ognuno, affacciandosi alla vita, può introdurre nel corso degli eventi. Quelli minimi, quotidiani, familiari o circoscritti a piccole comunità, fino a quelli che indirizzano il corso della storia. È nuovo lo spirito con il quale possiamo affrontare i nostri percorsi umani e professionali, facendo tesoro di esperienze mai fatte prima. Oppure già vissute, ma che cambiando forma e intensità ci sorprendono quasi come se fossero, appunto, una novità. Come accade con quello stato d’animo che ci turba, ci elettrizza, ci affligge. Parliamo di amore, appunto, di gioventù e di estate. Di ogni nuova estate. Parliamo di vita, fatta di leggerezza, talvolta pure di vacu-
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SOMMARIO LUGLIO 2022
IN COPERTINA SANGIOVANNI
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UN TRENO DI LIBRI
IL VALORE DEL TEMPO
Nell’Invito alla lettura di questo mese La Freccia propone l’ultimo libro di Francesco Longo, Il cuore dentro alle scarpe
pag.
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RAILWAY HEART
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L’ITALIA CHE FA IMPRESA
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AGENDA
A SCENA APERTA
GUSTA & DEGUSTA
Dal Veneto alla Sicilia tornano i festival estivi sotto le stelle. Fra teatro, danza, opera, poesia e progetti d’inclusione sociale
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WHAT’S UP
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CORTILI DA SCOPRIRE
48 IL VIAGGIO DELLE MERAVIGLIE Tesori d’arte, sapori dimenticati, scorci che sorprendono. In treno storico da Palermo a Salerno, un viaggio slow con musica classica
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DOVE FIORISCONO I LIMONI
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UNA MARCIA SOLIDALE
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ASCOLTARE LA TERRA
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DOTTA, GRASSA E DOLCE
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ASSAGGI DI MARE
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L’ANIMA DI BARI
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L’EREMO DI FRANCESCO
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UN MARE DI SOLIDARIETÀ
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SFACCIATAMENTE AFRO
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SCENOGRAFIA DI UN SOGNO
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ARTE IN CANTIERE
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USCIRE DAL SILENZIO
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UNA VITA AL MASSIMO
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PROFONDO BLU
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GENTE DI PARIGI
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PRIMA DI SCENDERE LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO
111 SCOPRI TRA LE PAGINE LE PROMOZIONI E LA FLOTTA DELLE FRECCE i vantaggi del programma CartaFRECCIA e le novità del Portale FRECCE
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I numeri di questo numero
Tra le firme del mese
PER CHI AMA VIAGGIARE
MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE ANNO XIV - NUMERO 7 - LUGLIO 2022 REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/1997 CHIUSO IN REDAZIONE IL 24/06/2022
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gli anni trascorsi dal ritrovamento dei Bronzi di Riace [pag. 50]
Foto e illustrazioni Archivio FS Italiane Adobestock Copertina: © Alvise Guadagnino Tutti i diritti riservati Se non diversamente indicato, nessuna parte della rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa senza il consenso espresso dell’editore
250
i chilometri del Cammino delle Terre mutate [pag. 61]
GIORGIO BIFERALI Scrittore e insegnante di italiano e storia in un liceo. Collabora con quotidiani e riviste culturali, dove si occupa principalmente di cultura pop. Ha pubblicato, tra gli altri, L’amore a vent’anni, romanzo d’esordio presentato al Premio Strega 2018, A Roma con Nanni Moretti e Il romanzo dell’anno
ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE LICENZA CREATIVE COMMONS BY-NC-ND 3.0 IT
1997
Info su creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/deed.it
l’anno di nascita del pilota Charles Leclerc [pag. 100]
EDITORE
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le foto di Robert Doisneau in mostra a Roma [pag. 109]
PEPPE IANNICELLI Giornalista, scrittore e conduttore radio e tv. Ama raccontare e vivere la vita: viaggi, tavole gustose, arte e spettacoli, chiese, moschee, occhi negli occhi
Communication Piazza della Croce Rossa, 1 | 00161 Roma fsitaliane.it Contatti di redazione Tel. 06 44105298 | lafreccia@fsitaliane.it Direttore Responsabile Responsabile Prodotti Editoriali Caporedattrice Coordinamento Editoriale
FS GAMING
Raccontare il nuovo piano industriale decennale in maniera ludica. Nasce così l’esperienza immersiva di FS Gaming, uno strumento digitale per narrare in modo coinvolgente e divertente i quattro nuovi Poli del Gruppo: infrastrutture, passeggeri, logistica e urbano. Ogni mese, sul sito fsitaliane.it e sul blog RailPost, viene lanciato un nuovo mini game, accessibile sia da desktop sia da mobile
In redazione Segreteria di redazione Coordinamento creativo Ricerca immagini e photo editing Hanno collaborato a questo numero
ANGELO PITTRO
Marco Mancini Davide Falcetelli Michela Gentili Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico, Francesca Ventre Gaspare Baglio, Angela Alexandra D’Orso, Irene Marrapodi Francesca Ventre Giovanna Di Napoli Claudio Romussi Osvaldo Bevilacqua, Giorgio Biferali, Francesco Bovio, Peppone Calabrese, Claudia Cichetti, Giuliano Compagno, Fondazione FS Italiane, Enzo Fortunato, Alessio Giobbi, Peppe Iannicelli, Sandra Jacopucci, Antonella Leoncini, Valentina Lo Surdo, Luca Mattei, Angelo Pittro, Enrico Procentese, Andrea Radic, Elisabetta Reale, Alessandro Ribaldi, Gabriele Romani, Davide Rondoni, Sandra Salvato, Floriana Schiano Moriello, Flavio Scheggi, Mario Tozzi
REALIZZAZIONE E STAMPA
Oltre 20 anni di lavoro con le guide di viaggio lo hanno reso insofferente nei confronti della vita d’ufficio. Cerca continuamente una scusa per viaggiare e spesso la trova, per la gioia sua e dei colleghi (che, quando è via, possono finalmente lavorare in pace). È il direttore di Lonely Planet Italia
Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE) Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com Coordinamento Tecnico Antonio Nappa
PROGETTO CREATIVO
Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello, Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli
PER LA PUBBLICITÀ SU QUESTA RIVISTA advertisinglafreccia@fsitaliane.it
SANDRA SALVATO Giornalista, autrice ed esperta di comunicazione. Vive e lavora a Firenze, dove dirige la rivista internazionale WEP. Collabora con il settimanale Cultura Commestibile e con alcune radio e tv. Nel 2022 è uscito il suo primo libro di racconti, Da luoghi lontani (Arkadia Editore), scritto con Giovanni Agnoloni e Carlo Cuppini
La carta di questa rivista proviene da foreste ben gestite certificate FSC® e da materiali riciclati
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On web La Freccia si può sfogliare su fsnews.it e su ISSUU 5
PER CHI AMA VIAGG IARE
PER CHI AMA
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FRECCIA COVER
La mostra Bonelli Story a Firenze
VITE A FUMETTI di Flavio Scheggi
Tex Willer, Zagor, Mister No, Martin Mystère, Dylan Dog, Nathan Never, Julia e Dragonero. Sono tra i più noti e longevi personaggi del fumetto italiano, tutti ideati e prodotti dalla casa editrice Sergio Bonelli, leader nel settore. Chi volesse ripercorrere le loro vicende può visitare la mostra Bonelli Story. Da Tex a Dylan Dog, da Zagor a Dragonero. 80 anni di storie a fumetti, aperta fino al 18 settembre al Museo degli Innocenti, a Firenze. L’esposizione è stata realizzata per coinvolgere lo spettatore attraverso tavole originali che ripercorrono cronologicamente la vita di ogni singolo eroe. A queste si aggiungono illustra-
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zioni, pagine di sceneggiatura, filmati e materiali inediti. In programma anche laboratori ad hoc, in cui grandi e bambini possono immergersi nel mondo “bonelliano”. La mostra è anche l’occasione per ammirare in anteprima un assaggio delle prossime strisce in uscita e dei progetti multimediali che arriveranno in sala o in tv, come la versione cinematografica di Dampyr e la serie animata dedicata a Dragonero. Infine, viene proiettato un video che porta i visitatori dietro le quinte della creazione di un fumetto Bonelli, raccontato attraverso le parole degli autori e dei redattori della casa editrice. bonellifirenze.it 7
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PH OTOS TO R I E S PEOPLE In partenza con Marley © Giovanni T. giovannitrombetta_
IN VIAGGIO Verso la Francia © Gabriel R. gab_etr1000fr
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LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME a cura di Enrico Procentese
Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente e priva di watermark. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica. Railway heArt è un progetto di Digital Communication, FS Italiane.
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LUOGHI Reggio Emilia AV Mediopadana © Danilo S. danscar_photo_art
AT WORK Leonardo D., capotreno Frecciarossa © Edoardo Cortesi eddiecortesi
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RAILWAY heART
A TU PER TU di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it
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anuel Esposito, 21 anni, lavora come addetto alla manutenzione delle linee Alta Velocità di Rete Ferroviaria Italiana (RFI), la società di infrastruttura del Gruppo FS. Come sei arrivato a svolgere questa professione? Ho sempre avuto la passione per la meccanica e così ho frequentato un istituto professionale dove approfondire materie tecniche, anche inerenti l’assistenza di impianti civili e industriali. Questo percorso di studi mi ha permesso di presentare la candidatura al Gruppo FS e, superata la selezione, lo scorso dicembre ho cominciato l’esperienza in RFI. Fin dall’inizio sono stato formato sul mondo ferroviario, con lezioni in aula e direttamente nei luoghi di lavoro, per sviluppare conoscenze teoriche e pratiche. Dopo diversi corsi, ho ottenuto la prima abilitazione da operatore. In cosa consiste il tuo lavoro? Gli operai manutentori sono organizzati in diverse macrocategorie. Quella a cui appartengo si occupa della cosiddetta “parte alta” dell’infrastruttura ferroviaria, ovvero tutto ciò che riguarda l’alimentazione elettrica, come per esempio la linea di contatto toccata dai pantografi dei treni che fornisce l’energia per circolare. Come si svolge la tua attività? Da circa tre mesi faccio parte dei gruppi di manutenzione della linea AV impegnati nel tratto tra la stazione di Bologna San Ruffillo e quella di Firenze Castello. Lavoriamo in squadra, sia per l’attività ordinaria sia durante la reperibilità, nel caso si presentino emergenze o eventi anomali su cui dobbiamo intervenire subito. Cosa ti piace di questo lavoro? Il rapporto con i colleghi. Lavorare in team è fondamentale, soprattutto durante le ore notturne e gli interventi sulla linea, in cui occorre molta collaborazione e attenzione per il gruppo. Sto acquisendo un grande bagaglio professionale grazie ai compagni più esperti, agli istruttori e ai capi impianto, che mi hanno accolto e dato fiducia da subito generando in me un forte senso di appartenenza. Ho percepito, infatti, un’azienda fondata su solidi principi, che vuole investire sui giovani assunti facendoli sentire a casa. Cosa ti ha colpito di più? Un aspetto su cui RFI mi ha formato e indirizzato con priorità è la sicurezza, elemento fondante della mia professione e della realtà ferroviaria in generale. Tutto ruota attorno a questo valore, imprescindibile per far funzionare al meglio una grande macchina organizzativa dove nulla può essere lasciato al caso. Si punta a una sicurezza a 360°, da quella degli operai che si occupano della manutenzione a quella dei viaggiatori che prendono il treno.
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LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE, VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE
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iego Contino, 42 anni, è un professionista del marketing e della comunicazione che lavora nel settore hospitality. A La Freccia racconta la sua esperienza di viaggio in treno tra Lecce e Firenze. Di cosa si occupa nello specifico? Da responsabile della comunicazione di Mine & Yours Group, marchio italiano che opera nell’ospitalità di lusso, seguo la promozione delle strutture pionieristiche che l’azienda sta progettando in alcune località esclusive in Italia e nel mondo. Dopo gli studi in marketing e comunicazione e alcune esperienze nel cinema come aiuto regista, da alcuni anni ho deciso di passare al settore alberghiero di qualità e alla ristorazione innovativa. Quale necessità la porta a viaggiare? Per me è una grande passione, perché per indole sono particolarmente curioso. Lo faccio spesso per piacere, alla scoperta di nuovi luoghi: insieme alla mia compagna Samantha ho ideato anche il blog destinazioneavventura.it, dove raccontiamo i nostri tour in Italia e all’estero. Per lavoro, invece, mi sposto spesso in treno tra la nostra sede centrale di Lecce e Firenze, dove da poco abbiamo aperto uno dei nostri locali più importanti. Di cosa si tratta? Di un ristorante, lounge bar e bistrot a pochi passi dalla stazione di Santa Maria Novella. Una bellissima avventura nella quale è stato coinvolto lo chef stellato Vito Mollica, entrato a far parte del nostro gruppo come Director of Culinary. Anche lui utilizza spesso il Frecciarossa per muoversi tra Lecce e Firenze, mezzo che ha molto facilitato i nostri rapporti di lavoro e l’avvio di questo nuovo locale. Cosa apprezza maggiormente del treno? La grande comodità e la possibilità di lavorare a bordo con facilità, alternando anche momenti di relax. Ma soprattutto l’opportunità di raggiungere città immerse nella bellezza. Se posso andare a Firenze per riunioni o incontri improvvisi non mi tiro mai indietro. Passeggiare dalla stazione di Santa Maria Novella fino a Palazzo Portinari Salviati, dove lavoro, non ha prezzo. Un percorso che, passo dopo passo in mezzo all’arte, trova il suo epilogo negli affreschi di Alessandro Allori, importante interprete del Rinascimento, presenti nell’edificio storico. Prossimi progetti? Oltre ad avere strutture in Italia, a Lecce, Firenze e Porto Cervo, in provincia di Sassari, Mine & Yours Group lavora anche a livello internazionale nel Regno Unito, negli Emirati Arabi e negli Stati Uniti, una realtà di cui mi occuperò a breve. E, ancora una volta, voglio puntare sul treno come fedele alleato, sfruttando le diverse soluzioni di trasporto combinato con l’aereo, da centro città ad aeroporto. E confidando sempre di più in futuri accordi commerciali che facilitino l’intermodalità fra mezzi di terra e d’aria.
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L’ITALIA che fa IMPRESA
FASHION La sede di Only the Brave a Breganze (VI)
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VALLEY IL FONDATORE DI DIESEL, RENZO ROSSO, FESTEGGIA I 20 ANNI DI ATTIVITÀ CON IL GRUPPO ITALIANO ONLY THE BRAVE. E IMMAGINA UN FUTURO ALL’INSEGNA DELLA SOSTENIBILITÀ E DEL DIGITALE di Cecilia Morrico
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La sede si trova a Breganze, vicino a Vicenza. Come si inserisce la sua impresa nel territorio? Il Veneto è meraviglioso, sono profondamente legato alle mie origini. In questa regione c’è un tessuto di piccole imprese artigiane unico al mondo. Tutto è nato qui 40 anni fa, siamo cresciuti insieme alla realtà circostante. Abbiamo un bellissimo headquarter, credo uno dei più belli d’Europa, con palestra, centro estetico, ristoranti, bar, asilo, campi da tennis e da calcetto perché i nostri dipendenti possano vivere bene il loro tempo. C’è una bella atmosfera e un forte senso di community. Sono fiero di aver costruito un luogo dove le persone sentono che l’azienda si prende cura di loro.
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on abbiamo le dimensioni dei grandi gruppi e, infatti, il mio modello di impresa è diverso: passa dalle sinergie, dalla creatività, dalla nostra agilità e dal sostegno della filiera». Renzo Rosso ha un suo personale approccio all’azienda e al business. Un metodo che lo ha reso grande, anche se lui, modestamente, non lo dice. Dopo 40 anni di attività con il brand Diesel, top nel denim, ora spegne 20 candeline anche con Only the Brave, il suo gruppo tutto italiano che racchiude i marchi più innovativi e non convenzionali del fashion mondiale. «OTB è l’unico polo del lusso italiano, abbiamo dei brand di altissimo profilo, anche internazionali, ma siamo fieri delle nostre origini», spiega l’imprenditore veneto. «Durante il Covid-19 abbiamo capito quanto fosse importante fare sinergia con i nostri artigiani locali. Nelle loro mani risiedono competenze unicamente italiane. E non parlo solo della moda. Inoltre, nel nostro gruppo la creatività è fondamentale per costruire un’organizzazione moderna, innovativa, tecnologica, sostenibile e con una visione a lungo termine». Solo i coraggiosi. Ha scelto lei il nome Only the Brave? Sì, perché riflette perfettamente il mio spirito. Tutte le persone che lavorano nel nostro gruppo devono sentire l’azienda come propria, portando il loro contributo e anche le critiche, che servono sempre a migliorare.
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L’ITALIA che fa IMPRESA
Gli uffici di Only the Brave
Quante persone conta l’intero gruppo? Siamo quasi settemila nel mondo, di cui oltre duemila in Italia. Ha all’attivo più di 40 anni d’attività. Un ricordo in particolare? Ci sono stati molti momenti fondamentali nella mia vita. Il più importante è quando, nel 1985, ho deciso di vendere tutte le quote delle altre aziende e concentrarmi unicamente su Diesel. Siamo riusciti a farla diventare un’icona nel mondo del denim. E invece nel privato? La nascita dei miei sette figli: un’esperienza unica. Rappresentano la gioia di una grande famiglia ma sono per me anche una fonte di ispirazione. Hanno età diverse e questo mi aiuta a essere sempre contemporaneo, a capire le tendenze del momento. Poi c’è mia moglie, Arianna, che oltre a essere l’amore della mia vita, è una persona che ha il coraggio di scardinare le regole sia nella gestione di OTB Foundation, la onlus del gruppo, sia in quella di Red Circle, la nostra società di investimenti. Nel 2021 ha lanciato la sua strategia green Be Responsible. Be Brave. In che cosa consiste? La sostenibilità per noi rappresenta qualcosa di concreto e sentito, non è di facciata. È una questione innata, sono stato educato e cresciuto con una visione ecologica. Per questo deve far parte anche del Dna dei miei manager, delle decisioni che prendono e del lavoro che svolgono. Abbiamo organizzato dei corsi con università come la 14
Bocconi di Milano per formarli ad avere una mentalità sostenibile. Il nostro obiettivo è essere decarbonizzati entro il 2030: stiamo riducendo l’impiego di sostanze chimiche e l’uso di acqua nei processi industriali, utilizziamo cotone riciclato e facciamo parte del Fashion Pact, un progetto che vuole ridurre l'impatto ambientale del settore moda. Poniamo molta attenzione al prodotto in termini di circolarità, riciclabilità e tracciabilità, coinvolgendo tutta la nostra rete. E proprio sulla filiera abbiamo portato avanti un grandissimo lavoro di audit per essere certi che seguano le stesse linee guida del gruppo. Oltre all’ambiente anche la solidarietà: siete in prima linea per supportare diverse iniziative umanitarie a favore della popolazione civile in Ucraina. Mio padre mi ha insegnato che quando riesci a generare profitto devi avere la responsabilità di restituirne una parte. È per questo che la nostra Fondazione è sempre in prima linea per aiutare gli altri con progetti concreti. L’obiettivo non è solo offrire contributi ma vogliamo cercare di risolvere problemi. In Afghanistan ad esempio abbiamo finanziato un servizio di trasporto gratuito per le donne e quando ad agosto scorso sono ritornati i talebani abbiamo evacuato le nostre autiste e le loro famiglie, 300 persone in totale. Appena è scoppiata la guerra in Ucraina, ci siamo mossi immediatamente. Finora abbiamo accolto circa 450 rifugiati, attrezzato spazi per l’ospitalità, provveduto alle
loro necessità e alla loro educazione. Siamo riusciti anche a dare un lavoro ad alcuni di loro. In una recente intervista ha raccontato di aver creato intere collezioni in 3D dove il prodotto reale non viene realizzato se non c’è un’effettiva risposta da parte del consumatore. Questo che significa per il settore? Il digitale aiuta le aziende a collegarsi alla filiera, consentendo di tagliare gli sprechi, i viaggi e le emissioni di Co2. Siamo in grado di creare intere collezioni in 3D e questo ci permette di essere molto più sostenibili. La tecnologia ci sta aiutando in tanti modi. Anche se abbiamo ricominciato a proporre le collezioni dal vivo, più del 50% delle nostre vendite avviene in maniera virtuale. Non possiamo più fare a meno di questi strumenti sofisticati. Il futuro del fashion è nell’integrazione fra reale e virtuale. Siamo stati i primi, come OTB, a creare una divisione interna, Brave Virtual Xperience (BVX), guidata da mio figlio Stefano, interamente dedicata alla produzione di contenuti ed esperienze per i nostri brand, nell’ambito del metaverso, del gaming, dei digital twin e degli NFT. Cosa non può mancare mai nel suo armadio? Ovviamente, indosso solo capi dei nostri brand perché sono molto orgoglioso delle nostre collezioni. E, avendo prodotti che vanno dal casual al lusso, posso far fronte a qualsiasi situazione. otb.net renzorosso | otb
CABERG IL CASCO ITALIANO SICURO, COMODO E CON VISIERA PANORAMICA
Uno sguardo costante al futuro. Il design e la tecnologia alla base del prodotto. Sono questi gli elementi che hanno permesso a Caberg, acronimo di CAschi di BERGamo, di creare soluzioni inedite che si sono affermate tra i motociclisti di tutto il mondo. È infatti la prima azienda italiana, e seconda a livello mondiale, ad aver introdotto sul mercato il casco apribile. Controlli severi e massima sicurezza Nata nel 1974, Caberg vanta oggi circa 50 dipendenti e una moderna struttura industriale. Nella sede lombarda si concentrano gli uffici commerciali e amministrativi, i reparti produttivi e il laboratorio certificato che garantisce il superamento dei test di conformità richiesti dalle normative sulla sicurezza. La produzione viene costantemente monitorata attraverso una procedura di controllo molto severa. Questo ha consentito a otto modelli della gamma Caberg di ottenere un punteggio eccellente al test di sicurezza Sharp eseguito dal Dipartimento dei Trasporti del Regno Unito. Nel tempo, l’azienda ha esteso la sua rete commerciale a tutto il mercato europeo ed è presente anche in molti paesi extra Ue come Israele, Kuwait, Russia, Hong Kong, Sud Corea, Sud Africa, Thailandia, Malesia, Filippine, Nuova Zelanda, Australia e Sud America. Un modello per ogni esigenza Quasi 50 anni fa, Caberg entrava sul mercato con i suoi primi modelli: un casco integrale articolo 100 e un jet con frontino articolo 300. Da quel momento, è stato un susseguirsi di innovazioni che hanno portato alla creazione di prodotti rivoluzionari. Nel 1992, è stata la prima azienda italiana a produrre un casco
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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
apribile con il nome di 292 unlimited. Nel 2002 è arrivato il Downtown, un jet dotato di visiera parasole integrata a forma di occhiale. Da quel momento, Caberg è diventata una delle prime aziende al mondo a sviluppare caschi con visiera parasole integrata Dual Visor Tech (DVT). Nel 2014, anticipando i tempi ancora una volta, ha presentato il modello Tourmax, il primo casco apribile con frontino. A tutto gas verso il futuro Alla Caberg, malgrado il passare del tempo, non hanno mai smesso di chiedersi che cosa cerca un mototurista in un casco. La risposta dei centauri si concentra su pochi elementi: sicurezza, comodità e una visiera che permetta di ammirare i paesaggi che lo circondano. Per andare incontro a queste esigenze, Caberg nel 2020 ha realizzato il casco apribile HORUS, utilizzabile sia con mentoniera abbassata che sollevata. La visiera panoramica con apertura verticale a 82° permette di ampliare il campo di visione mentre si guida la moto, godendo appieno dei paesaggi attraversati. Inoltre, ha un risvolto pratico: si riducono i movimenti del capo per consultare la strumentazione del mezzo o le informazioni del navigatore. Nel 2021, questo casco è stato realizzato nella versione HORUS TRIBUTE, con i colori della bandiera italiana e lo skyline di Bergamo, una delle località più colpite dal Coronavirus. Inoltre, Caberg ha deciso di supportare l’associazione nazionale degli Alpini della città lombarda, come ringraziamento per gli aiuti ricevuti durante questo difficile momento, donando
www.caberg.it
il 3% per ogni HORUS TRIBUTE venduto.
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AGENDA a cura di Irene Marrapodi - i.marrapodi@fsitaliane.it e Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it
save LUGLIO the date 2022 UNA BOCCATA D’ARTE
Montemarcello, frazione di Ameglia (SP) Courtesy Comune di Ameglia
21esimo artista che connette tutti i borghi. L’iniziativa è stata pensata come uno speciale itinerario culturale che invita a scoprire ogni anno località ricche di tradizioni secolari e bellezze paesaggistiche, lontane dai principali flussi turistici. I borghi diventano un luogo privilegiato capace di dar vita a un incontro
© Lorenzo Burlando
ITALIA 25 GIUGNO>18 SETTEMBRE Venti talenti, uno per ogni borgo e ogni regione, di differenti età, provenienza geografica, stile e cultura. Sono i protagonisti del progetto d’arte contemporanea che si diffonde questa estate per tutta la Penisola. L’appuntamento, promosso da Fondazione Elpis in collaborazione con Galleria Continua, coinvolge 20 paesi caratteristici da nord a sud che accolgono altrettante installazioni inedite. A partire da Morgex, in Valle d’Aosta, dove espone Antonio Della Guardia, fino in Sardegna, ad Aggius (SS), con Ludovica Carbotta, passando per la Liguria, a Montemarcello, una frazione di Ameglia (SP), per conoscere l’opera di Alice Ronchi, oppure a Fumone (FR), nel Lazio, con l’intervento di Dessislava Madanska. Inoltre, per il 2022, è previsto il progetto speciale di un
Una passata edizione del festival 18
ravvicinato con l’arte contemporanea. Gli artisti selezionati, infatti, trascorrono un breve periodo di residenza in uno di questi centri, per restituire alla comunità un’opera esclusiva, che sia una pittura, una scultura, un video, un’immagine o un suono. unaboccatadarte.it
SOTTO LE STELLE DEL CINEMA BOLOGNA FINO AL 14 AGOSTO L’atmosfera romantica delle serate estive si mescola a quella sognante del cinema d’autore. La 28esima edizione della rassegna illumina le notti bolognesi con proiezioni all’aperto capaci di inchiodare gli occhi e i cuori alle suggestioni del grande schermo. Quest’anno, la scenografica piazza Maggiore non è più l’unica cornice del festival: si aggiunge una location alternativa e immersa nel verde, la LunettArena. Ai classici che hanno segnato la storia del cinema si alternano progetti contemporanei, con un susseguirsi di ospiti che sono al tempo stesso testimoni e autori dei profondi cambiamenti attraversati da questo mezzo. programmazione.cinetecadibologna.it
OSCAR GHIGLIA. GLI ANNI DI NOVECENTO FIRENZE FINO AL 13 SETTEMBRE Livornese di nascita ma fiorentino di adozione, l’artista Oscar Ghiglia viene celebrato nelle sale di Palazzo Medici Riccardi con la mostra Gli anni di Novecento. Il titolo fa riferimento al movimento artistico che si sviluppò intorno alla figura della critica Margherita Sarfatti alla fine del 1922. L’esposizione è un percorso di riscoperta di un pittore che ha saputo dare un’interpretazione personale alla filosofia di “ritorno all’ordine” dell’epoca fascista. Ogni sala si concentra su una particolare fase, artistica e personale, analizzandone i mutamenti in rapporto alle correnti culturali internazionali. Più di 50 opere tappezzano le mura del palazzo, gettando nuova luce su un talento poco conosciuto che ritrova così meritata fama. palazzomediciriccardi.it
© Elisa Caldana
NATURALMENTE PIANOFORTE PRATOVECCHIO STIA (AR) 20>27 LUGLIO Questa estate il Casentino si trasforma in un palco: 100 pianoforti, distribuiti tra 25 siti, animano i paesaggi e i piccoli borghi toscani con le loro note suggestive. Non solo musica, ma anche mostre-mercato agroalimentari per poter gustare le eccellenze del territorio, masterclass e laboratori che coinvolgono i più giovani, tanta arte ed esperienze meditative per apprezzare pienamente il ritmo lento del festival, giunto alla sua quinta edizione. Tra gli ospiti di quest’anno il celebre compositore Ludovico Einaudi, Alan Clark, il tastierista dell’iconica band Dire Straits, il cantautore Samuele Bersani e Carlo Guaitoli, pianista che per 20 anni ha accompagnato Franco Battiato nel suo percorso artistico. naturalmentepianoforte.it
© Collettivo fotografico Gruppo 12
Oscar Ghiglia, La modella (1928-1929)
Un concerto tra i paesaggi del Casentino
UMBRIA JAZZ PERUGIA 8>17 LUGLIO Torna la tradizionale colonna sonora dell’estate umbra. Dieci giorni in cui un centinaio di band si esibiscono in diverse location della città, dalle arene ai teatri, dai club notturni alle piazze ad accesso libero. Del resto, nel 1973 il festival è nato a questo scopo: portare la musica nelle strade affinché chiunque ne potesse godere. E per essere totalmente inclusivo non ospita solo artisti della scena jazz, ma anche concerti pop e rock. Calcano i palchi l’artista brasiliana Marisa Monte, il cantante con più di 50 anni di carriera Tom Jones, il trombettista Paolo Fresu, il quintetto Inside Straight, la violinista Anaïs Drago e moltissimi altri. umbriajazz.it Anaïs Drago
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AGENDA
GIORGIO DE CHIRICO. GLI SPETTACOLI DISEGNATI RIETI FINO AL 31 LUGLIO Spazi metafisici con cavalli, manichini, archeologi e gladiatori. Sono alcuni dei soggetti cari a Giorgio de Chirico raccolti nell’esauriente retrospettiva, a ingresso gratuito, che conta 55 opere, soprattutto quadri e sculture, tra cui un autoritratto. Molte di queste sono esposte grazie all’impegno della Fondazione Varrone, che ha voluto così valorizzare il legame dell’artista, e della moglie Isa, con Borgo San Pietro (RI). Di questo luogo era originaria Vincenzina Pietrangeli, governante e collaboratrice talmente preziosa da indurre la coppia a lasciare delle opere al monastero del paese. La mostra è anche l’occasione per ammirare il settecentesco Palazzo Dosi Delfini, con stanze ben decorate e un illusionistico gioco di specchi. fondazionevarrone.it Una sala espositiva a Palazzo Dosi Delfini
LETTERATURE FESTIVAL INTERNAZIONALE ROMA 12>21 LUGLIO Torna per cinque serate la storica manifestazione della Capitale allo Stadio palatino, nel Parco archeologico del Colosseo. La 21esima edizione è intitolata Tempo nostro, in omaggio allo scrittore Marcel Proust nel centenario della sua morte. Il tema dell’anno è fortemente legato al contemporaneo e al desiderio di guardare al futuro con una prospettiva nuova e l’invito a riappropriarsi di quanto si è perduto. Diversi gli appuntamenti culturali da non perdere che vedono la partecipazione, tra gli altri, del Premio Pulitzer Colson Whitehead, della scrittrice e poetessa Deborah Levy, dello spagnolo Javier Cercas e dell’americana Katie Kitamura. Nel comitato scientifico, che ha contribuito a stilare il programma, Paolo Di Paolo, Melania Mazzucco e Nadia Terranova. culture.roma.it/festivaldelleletterature
Lo Stadio Palatino che ospita il festival
Una scena del film Mars One (2022) Courtesy Giffoni film festival
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GIFFONI FILM FESTIVAL GIFFONI VALLE PIANA (SA) 21>30 LUGLIO È un mezzo antico, ma sempre più coinvolgente: il cinema continua a evolversi e ad affascinare intere generazioni. E da più di mezzo secolo, nell’entroterra salernitano, la famosa manifestazione dedicata ai film per ragazzi appassiona giovani e adulti. Tra i 250 talenti ospitati, ma anche dietro le quinte, cresce la partecipazione degli under 30, confermando la capacità di rinnovamento dell’evento. Anche i temi affrontati sono estremamente contemporanei: si va dalla body positivity alla libertà di amare senza etichette, affrontando anche questioni delicate come le relazioni familiari e la malattia. Partner della 52esima edizione è Anas, impegnata nella sensibilizzazione sul tema della sicurezza stradale. giffonifilmfestival.it
RAGUSA FOTO FESTIVAL RAGUSA 21 LUGLIO>28 AGOSTO Nel borgo barocco di Ragusa Ibla, nel centro storico della città siciliana, torna il festival fotografico dedicato alla valorizzazione dei giovani talenti internazionali. Giunta alla sua decima edizione, la manifestazione prevede l’esposizione di 29 progetti in antichi palazzi e giardini, oltre che nella chiesa sconsacrata di San Vincenzo Ferreri, oggi auditorium. Sono organizzati inoltre talk e seminari, aperitivi con gli artisti, visite guidate e workshop. Tema di quest’anno è l’armonia, in onore delle stratificazioni storiche e culturali che in antichità hanno dato vita a splendidi equilibri nelle aree mediterranee. Ma anche di una moderna e urgente necessità di collaborazione che il mezzo fotografico può aiutare a vedere con chiarezza. ragusafotofestival.com
© Tim Smith
Beatrice Rana in una passata edizione del festival
CLASSICHE FORME LECCE E SUPERSANO (LE) 17>23 LUGLIO «Portiamo la musica classica in contesti informali, accostando talenti dall’affermata carriera a nomi emergenti, repertori assai noti a pagine belle ma rarissime. L’ambizione è di rendere ogni concerto un’esperienza irripetibile». A dirlo è Beatrice Rana, ideatrice e direttrice artistica di questo festival internazionale. Sono 12 gli appuntamenti ospitati a Lecce, in edifici come il Chiostro del rettorato o l’Ortale del teatro Koreja, e nella masseria Le Stanzie a Supersano, tra frantoi ipogei e stanze dedicate all’essiccazione di erbe, pomodori e peperoncini. La sesta edizione è dedicata al tema Contrasti e vede tra le novità due concerti denominati Caffè leccese, il 20 con il Trio Ares e il 22 con l’Amai Quartet. In entrambe le occasioni, prima dell’esibizione, verrà offerta al pubblico la tipica bevanda con caffè, ghiaccio e latte di mandorla. classicheforme.com
Tim Smith, In the world but not of it (2016)
Il teatro nel parco archeologico di Segesta
IEROFANIE FESTIVAL GIARDINI NAXOS (ME) E SEGESTA (TP) 28 LUGLIO>26 AGOSTO La prima edizione del festival – dal sottotitolo L’anima della Sicilia, i luoghi del sacro – si svolge nei due parchi archeologici di Giardini Naxos e Segesta. Nove gli appuntamenti di musica, teatro e poesia in programma. Il 29 luglio, a Giardini Naxos, va in scena The waste land suite, a cento anni dalla pubblicazione del poemetto di T. S. Eliot, nella versione di Claudio Collovà, direttore artistico della kermesse. A Segesta, il 6 agosto, si esibisce invece Francesco Benozzo, originale interprete di arpa celtica, con il concerto Le pietre del sogno. Il cartellone è arricchito da incontri sul tema del sacro e un laboratorio esperienziale diretto da Raffaele Schiavo, esperto di voce antica. ierofaniefestival.eu 21
GUSTA & DEGUSTA
di Andrea Radic
Andrea_Radic
andrearadic2019
PORTA DE MÄ: IL PESCE GIUNGE DAL MARE IN ABITO DA SERA
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Carpaccio di scorfano, salsa di zenzero, sake e caviale
ella piccola piazzetta di Monopoli, incantevole borgo marinaro sulla costa pugliese, entrando nel ristorante Porta De Mä, si percepiscono subito due aspetti: eleganza e grande cucina di mare. Incantevole il tavolo di fronte alla finestra che affaccia sul porto antico. La cucina si basa su due pilastri: il genio creativo di Angelo Sabatelli, chef stellato Michelin che ha ideato il menù, e l’altissima qualità delle materie prime di Mare Gioioso, l’azienda ittica di Sebastiano e Mario Gioioso, che del mare offre solo il meglio, come si vede dal Gran Plateau Porta De Mä: crostacei, filetti di pesci nobili, conchiglie e meraviglie. Dalla cucina, con il resident chef Davide Carrieri, ecco piatti creativi e ottimamente composti, nei quali sapori e sentori si rincorrono conquistando il palato. Troccoli con datterino giallo di torre Guaceto all’acqua di mare, cernia e polvere di pesto oppure Filetto di rombo, piselli sgranati, crema di cipolle al latte, tamarindo: da questi piatti si può capire il livello di ricercatezza. Carta dei vini di completa geografia enologica e varietà di scelta, incluso un bel panorama di bottiglie pugliesi. Sala gestita con stile e servizio sorridente, grazie al direttore Roberto Colombo. Un luogo che conquista chi vuole godersi stile e qualità. portadema.it
NEI VINI DI CANTINA BOLZICCO IL FRIULI RAFFINATO ED ESSENZIALE
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l Friuli vinicolo è terra che richiede sacrificio e passione, ma quando un vignaiolo si basa su questi principi i risultati arrivano eccome. Così accade a Cantina Bolzicco Fausta, piccola azienda familiare fondata dai nonni di Michele Tomba che ora, insieme alla compagna Cristina Sfiligoi, produce una batteria di vini bianchi invidiabile per carattere e identità territoriale, grazie anche a un notevole spettro anagrafico dei vigneti che vanno dal 1949 al 2000. Vendemmia manuale, grande cura in campagna e attento lavoro in cantina regalano i profumi e il carattere del Friulano oppure la schietta eleganza del Vigne da Mont, un Collio Bianco dove il Friulano accoglie un 40% di Ribolla Gialla. Si chiama Inedito, invece, il Pinot Grigio di struttura e ampiezza, dal colore ramato e dai profumi tropicali e agrumati. Il nome deriva dal fatto che, nonostante i vigneti situati nell’Isonzo risalgano agli anni ‘70, questo vino è stato prodotto solo a partire dal 2020. Una scoperta di alto livello. E ancora Sauvignon, Malvasia e Ribolla Gialla: sono in purezza e, tutti, portano la nota stilistica del 22
Michele Tomba e Cristina Sfiligoi di Cantina Bolzicco
talento di Tomba. Da non tralasciare le note dolci di frutta e uva passa del Brezan, un passito di uve Verdicchio pronto a stupire per la sua vellutata armonia. Ovviamente non manca un ottimo Merlot, fruttato, speziato e di bella freschezza, come il Collio comanda. bolziccovini.it
VIN RUSPO TENUTA DI ARTIMINO: ROSATO ELEGANTE PERFETTO PER L’ESTATE
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Vin Ruspo Barco Reale di Carmignano rosato, Tenuta di Artimino
l nonno di Isabella Pascale era Giuseppe Olmo, grande campione di ciclismo e nome importante dell’imprenditoria con l’omonima azienda di biciclette. «Aveva una grande passione per il patrimonio artistico italiano e per il vino e fu così che, negli anni ’80, acquistò la Tenuta di Artimino», racconta la figlia Annabella Pascale. Oggi è lei la terza generazione che gestisce l’azienda di 70 ettari e ha scelto di puntare su un’agricoltura pulita e responsabile, che incontra una storia antica e tradizioni centenarie, come la suggestiva e imponente Villa medicea, detta anche “dei cento camini”, eretta dalla nobile famiglia alla fine del 1500. Batteria di vini decisamente di alto livello tra cui spiccano il Carmignano Docg Poggilarca e la riserva Grumarello. Ottimi nella Docg Chianti il Montalbano e il raro Governo all’uso toscano. È particolarmente adatto alle cene estive o perfetto per un aperitivo il Vin Ruspo, un rosato blend di Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Merlot. Grande eleganza e un profilo ben declinato, dal carattere inteso e piacevolmente accogliente. Al naso sentori floreali e fruttati in bella armonia. Al palato freschezza e mineralità, che chiamano subito a un appagante secondo sorso. artiminowines.com
CASA DI MONTE: CHIANTI D’AUTORE E BIANCHI CHE AFFASCINANO
© Emma Ramacioti
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na torre di avvistamento dell’anno mille e un corpo centrale dove alla fine dell’800 si intrecciava la paglia per i famosi cappelli di Firenze sono gli elementi storici di Casa di Monte, oggi azienda vinicola di ottimo livello che esalta la bellezza del territorio del Chianti, producendo tra Montespertoli e San Casciano in Val di Pesa vini che sono espressione del territorio e della volontà dell’uomo. Nel capitolo bianchi si legge Trebbiano e Malvasia per il Biancospino: sentori fruttati, in bocca scende dinamico, ottimamente armonico e di gioiosa freschezza. Un blend al 50% di Trebbiano e Viogner, invece, per Algore: intenso e strutturato, elegantissimo nel suo abito identitario con perfette note minerali. Chianti Docg, Chianti classico e Montespertoli Riserva sono tutti davvero notevoli, ma soffermiamoci su Erube, vino di carattere e territorio realizzato con Sangiovese e Petit Verdot. Al naso si percepisce frutta rossa matura, ribes e ciliegia in suadente combinazione. Al palato proseguono
Jessica Innocenti, Andrea Simoncini e Linda Cecchi di Casa di Monte
le note olfattive, bella trama e precisione. Finale speziato. Casa di Monte produce anche un ottimo olio e offre un’ospitalità di gran gusto che coccola gli ospiti. casadimonte.it 23
© Morena Brengola/GettyImages
WHAT’S UP
SAVE THE DATE LUGLIO 19 Firenze - Piazza SS. Annunziata 21 Marostica (VI) - Piazza Castello 23 Bergamo - Arena Estiva 27 Pompei (NA) - Teatro Grande 31 Roma - Auditorium AGOSTO 2 Diamante (CS) - Ruderi di Cirella 4 Matera - Cava del Sole 6 Ostuni (BR) - Foro Boario
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POESIA IN MUSICA RICCARDO COCCIANTE IN TOUR CON OTTO LIVE NEI LUOGHI PIÙ SUGGESTIVI DELLA PENISOLA. SI PARTE IL 19 LUGLIO DA FIRENZE di Gaspare Baglio
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i ha regalato vere e proprie poesie entrate a fare parte del nostro Dna sonoro. Chi non conosce canzoni come Margherita, Se stiamo insieme, Celeste nostalgia o Cervo a primavera? Capisaldi della musica italiana che hanno trasformato Riccardo Cocciante in uno dei cantautori più amati nel nostro Paese ma anche all’estero. L’opera popolare Notre-Dame de Paris, con le note da lui composte, ha fatto il giro del mondo e ancora continua a mietere successi. Per quest’estate, dal 19 luglio al 6 agosto, l’artista ha programmato un tour nei luoghi più suggestivi dello Stivale. Ad accompagnarlo, l’Orchestra sinfonica Saverio Mercadante diretta dal maestro Leonardo De Amicis. I live Cocciante canta Cocciante sono pronti a illuminare venue uniche come Firenze, Pompei, Roma e Matera. Un’occasione imperdibile per farsi trasportare da liriche e musiche magiche, sotto un cielo stellato. Come mai ha scelto di tornare dal vivo? È una piccola parentesi. È molto tempo che non faccio concerti e avevo voglia di esibirmi in luoghi d’arte e di prestigio. Con questi otto live cerco di prepararmi fisicamente e psicologicamente a festeggiare i miei 50 anni di carriera, il prossimo anno, con uno spettacolo molto più grande e strutturato. Che cosa rappresentano questi concerti? Un racconto di me. E un modo per
gasparebaglio
incontrare il mio pubblico in luoghi dalla capienza non particolarmente elevata. Sono bomboniere per testare me e gli spettatori. Quest’anno la versione italiana di Notre-Dame de Paris ha spento 20 candeline. Si aspettava questo risultato? No, quando abbiamo cominciato non credevamo di poter aver successo. Il tipo di musica e di spettacolo era nuovo per l’epoca. Nessun produttore voleva farlo, poi c’è stata una persona che ha spinto per convincerne uno a investire sul progetto. E ora, a distanza di anni, vediamo le nuove generazioni che rinnovano lo spettro dello show. In alcune città si fanno spettacoli per le scuole. E so che, in certi istituti, si organizzano anche piccole recite con i pezzi dell’opera pop. Sono premi inaspettati, perché tutto Notre-Dame de Paris lo abbiamo creato e composto con sincerità e candore. Ritroveremo i brani dell’opera pop anche in Cocciante canta Cocciante? Io canterò tutto me, porterò sul palco il compositore e l’interprete. Tra i suoi pezzi più celebri c’è Il treno… È inserito nel disco …E io canto, del 1979. È una canzone importante, molto amata dal pubblico. Negli album c’è sempre un singolo che viene apprezzato e rimane nel tempo. In Cocciante, del 1982, ce ne sono quattro: In bicicletta, Un buco nel cuore, Celeste nostalgia e Un nuovo amico. Immagino la difficoltà nel preparare la scaletta dei concerti… Faccio il conto di quello che devo
mettere e togliere, cercando di inserire anche brani che non interpreto spesso. Che mi dice del musical Le Petit Prince? Ne sono molto fiero. Il regista mi ha fatto un complimento splendido dicendomi che è come se avessi preso un album e lo avessi immerso nel libro di Antoine de Saint-Exupéry. La difficoltà di quel progetto è stata la doppia lettura. Rischiava di essere qualcosa di infantile, invece il racconto è molto serio: l’autore, in modo allegorico, parla della guerra, dei suoi amici, della sua compagna. La musica doveva rispettare la parte bambinesca e, al contempo, profonda dell’argomento. Più che una favola è un trattato di psicologia. Spero di rimetterlo in scena a Parigi e portarlo – in francese – anche in Italia. Perché è così fiero di quest’opera? Ho rispettato le tonalità pastello dell’autore. Io amo i colori forti e l’eccesso quando è controllato, come tutta la mia produzione. Ed è rischioso perché si può risultare pacchiani, ma cerco di mantenere una certa sobrietà. Che cosa rappresenta la dimensione del viaggio per un artista come lei? Mi sposto molto per lavoro. Ma al viaggio fisico preferisco quello dentro di me. Il più importante è quello che faccio mentre canto. Non sarebbe possibile riuscirci da soli. C’è bisogno di due entità, l’artista e il pubblico, che si scontrano o si incontrano.
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© Gianluigi Di Napoli
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STILE CAPATONDA DOPO AVER VINTO L’ULTIMA EDIZIONE DI LOL - CHI RIDE È FUORI, IL COMICO ABRUZZESE TORNA CON LA SUA SECONDA FATICA LETTERARIA: LIBRO 2 di Alessandro Ribaldi
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il comico del momento, dopo aver trionfato nella seconda edizione di LOL - chi ride è fuori, il game show condotto da Fedez. Ma anche prima di questa vittoria non aveva bisogno di presentazioni. Perché da quando ha debuttato, nei primi anni 2000, con i suoi esilaranti trailer cinematografici – La febbra, Il vecchio conio o L'uomo che usciva la gente, solo per citarne alcuni – è stato subito chiaro che Maccio Capatonda è uno stile, un universo a parte, fatto di linguaggi, suoni, codici specifici. Chi segue le sue performance artistiche, infatti, le vive quasi in completa simbiosi. Non ride di pancia, ma di testa. Marcello Macchia, come recita la sua carta d’identità, è infatti ossessionato dalla risata. Per lui è una cosa seria, molto seria. «Sono un matto della risata, uno scienziato», racconta, «perché per far divertire bisogna metterci anima e corpo. Dietro a ogni battuta c’è un lavoro maniacale. Si pensa sia una cosa facile, niente di più falso». Negli ultimi mesi ha provato perfino l’ebbrezza della letteratura, debuttando come scrittore con un’autobiografia intitolata Libro (che ha raccontato anche nella serie di podcast 4 ore e 45 minuti pubblicata sul sito di FSNews). «Ho deciso di scrivere un libro che si chiama proprio così e l’ho proposto
principalmente come oggetto. L’ho fatto perché il mio pubblico, che è in grado solo di guardare video, non avrebbe capito gli utilizzi di questo nuovo prodotto. Ho voluto fargli fare un salto di comprensione, spiegando che potevano utilizzarlo per tagliare le verdure, come elegante copricapo o per schiacciare le zanzare», ironizza il comico abruzzese. «Poi naturalmente si può leggere, e anche reggere», aggiunge. Un’opera divertente, surreale, capace di svelare una parte intima dell’artista cresciuto a Chieti, in Abruzzo: «Una città che spesso si pensa, in modo errato, sia nel Lazio, in Molise o Basilicata», scherza. «È un luogo residenziale, dove non c’era molto da fare e con poco fermento. Questo mi ha aiutato a realizzare i miei sogni. La noia è stato il motore del mio lavoro. Adesso ci torno molto volentieri e in futuro vorrei girarci qualcosa», racconta. Intanto, in progetto per questa estate, c’è un viaggio in Corsica, una delle sue mete preferite fin da piccolo: «Considero quest’isola, ancora sufficientemente selvaggia e poco turistica, tra i posti più belli al mondo». E poi una nuova avventura letteraria. È uscita, infatti, da poco la sua seconda fatica: Libro 2. Questa volta dentro c’è meno storia autobiografica ma molta più follia. Vengono svelate risposte a do-
mande cruciali come: «È nata prima l’acqua o la bottiglia?». Difficilmente, invece, si può trovare una soluzione ai quiz inseriti all’interno della pubblicazione, dove il lettore è invitato a risolvere stravaganti enigmi. Ma come dice lo stesso autore: «Solo una persona su 158 ci riesce». marciocapatonda macciocapatonda_offi Maccio Capatonda Official
Mondadori Electa, pp. 204 € 18,90 27
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ICE DREAM PREMIATO DAL GAMBERO ROSSO, LO CHEF GELATIERE MASSIMILIANO SCOTTI PORTA LE SUE RICETTE PÙ ORIGINALI IN TV CON ANTONELLA CLERICI E SU RADIO DEEJAY di Gaspare Baglio
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gasparebaglio
apita che, a un certo punto della propria vita, si voglia cambiare. Lo ha fatto Massimiliano Scotti: dopo un passato nell’editoria ad alti livelli, molla tutto per inseguire il sogno di creare il gelato che mangiava quando era bambino. «Ho cominciato a imparare come si faceva», racconta, «ma molto presto mi sono accorto che mi insegnavano tecniche e preparazioni moderne, non quelle che intendevo io. Così ho iniziato a cercare le ricette autentiche e, dopo un anno di duro lavoro, ho deciso di aprire le mie gelaterie». L’idea è stata vincente e lo chef gelatiere è diventato il migliore d’Europa, ottenendo il riconoscimento dei Tre coni dal Gambero Rosso e il premio della giuria tecnica nella competizione All Stars per il miglior gelato al mondo. Tanto che anche la tv, a un certo punto, si è accorta di lui: è tra i volti culinari di È sempre mezzogiorno con Antonella Clerici, su Rai1, e ha una rubrica su Radio Deejay, il sabato alle 12, nella trasmissione di Vic e Marisa. Qual è la tua idea di gelato? Vorrei raccontasse il futuro senza dimenticare il passato. I sorbetti sono nati in Cina prima di Cristo. Conquista dopo conquista, hanno raggiunto Costantinopoli e, successivamente, la Sicilia proprio grazie ai turchi. Erano dorati, fatti con mandorle, zafferano e scorze di limone. Poi, nel 1500, Caterina de’ Medici – che si doveva sposare col re di Francia, di cui non era minimamente innamorata – chiede al suo amante, l’architetto fiorentino Bernar-
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do Buontalenti, di realizzare qualcosa che facesse impallidire la pasticceria francese. Lui conosceva l’alchimia del freddo e creò la prima crema fredda a base di latte. Con la Seconda guerra mondiale e il successivo rilancio economico, nacquero le prime aziende che producevano semilavorati industriali per il gelato, tanto che negli anni ‘80 si diffusero gusti come il Puffo e la Pantera rosa. Il primo gusto che hai realizzato? Il fiordilatte. Lo chef Gualtiero Marchesi diceva che è molto più difficile realizzate qualcosa di semplice che di complesso. Che mi dici delle ultime produzioni? Quest’anno sto lavorando con le infusioni di tè e camomille. E ho creato il Red smoke, un gelato al tè nero affumicato lapsang souchong variegato con una salsa di lamponi. Poi c’è il Five o’ clock con il tè al bergamotto che beve la regina Elisabetta. E il Pink punk beat alla rapa rossa e robiola ispirato alla stilista Vivienne Westwood e al periodo inglese anni ‘80. Obiettivo per il futuro? Vorrei creare una gelateria in cui il prezzo varia a seconda degli ingredienti, come per la pizza. Il gelato che ancora ti manca? Ho due sogni: quello caldo – ma ci sto arrivando con una specie di meringa e panna – e un gelato d’acqua, trasparente, come la torta raindrop giapponese. L’idea è che, quando si lecca, sia come bere un bicchiere d’acqua. massimiliano_scotti_ufficiale
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LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE JULY AUGUST SEPTEMBER
OTTOBRE OCTOBER
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MAR MER GIOV DOM / TUE WED THU SUN 09.30 - 12.30 | 16.00 - 20.00
VEN SAB | FRI SAT 09.30 - 12.30 | 16.00 - 23.00
VEN SAB | FRI SAT 09.30 - 12.30 | 16.00 - 21.00
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UN TRENO DI LIBRI
Invito alla lettura
di Giorgio Biferali [scrittore, collabora con l’accademia Molly Bloom*]
ANIME DELLA CITTÀ NEL SUO ULTIMO LIBRO, FRANCESCO LONGO RACCONTA STORIE DI SPORT E CAMPIONI OSSERVANDO LE STATUE DELLO STADIO DEI MARMI, A ROMA
È
uno di quei libri che mettono in difficoltà i librai, abituati a muoversi tra generi preconfezionati, e anche alcuni lettori, quelli che vanno di corsa, leggono tutto d’un fiato e per i quali un’opera si esaurisce rispondendo a una semplice domanda: «Di che parla?». La raccolta di racconti Il cuore dentro alle scarpe, di Francesco Longo, che è un romanzo corale, un viaggio, una guida sportiva, spirituale, umana, nasce da un’idea felice, di quelle che rendono magica la letteratura: raccontare la storia dello sport a Roma – una città che, come diceva qualcuno, non finisce mai – osservando le 60 statue dello Stadio dei Marmi, all’interno del Foro Italico, quello dedicato all’atletica leggera. Ogni statua rappresenta una vocazione, uno sportivo, dal nuotatore al maratoneta, dal lanciatore di fionda a quello di pietra, dal tennista al pugile. Sessanta narrazioni in cui Longo dimostra una delle capacità umane più complesse, quella di osservare senza giudicare, mettendosi alla pari con i personaggi, marmorei o di carne, che incontra. Restituisce con grazia alle statue un movimento che sembrava perduto, per poi fermarlo, di nuovo, sulla pagina. E in una città che ha sempre giocato con il tempo e l’eternità, in cui nulla,
come dice l’autore, accade in ordine cronologico, bisogna essere capaci di calarsi nel presente. All’inizio, lo Stadio dei Marmi si chiamava Foro Mussolini: è stato costruito durante il fascismo, nel 1928, per celebrare valori che appartengono a un altro mondo e oggi sembrano essersi dispersi nell’aria. Un luogo come questo ora è diventato un’isola, un rifugio per chi ha bisogno di prendersi una pausa dai ritmi della città. In un’epoca in cui le statue vengono imbrattate, abbattute, discusse, Longo preferisce osservarle, ascoltarle, trasformarle in piccoli grandi racconti. Con il nuotatore, la seconda scultura dello stadio, l’autore rievoca Matthew Webb, il primo uomo capace di attraversare a nuoto la Manica. E questo gli dà l’occasione di parlare anche dell’attore Bud Spencer, grande nuotatore e giocatore di pallanuoto, dello scrittore John Cheever e del poeta Orazio, a cui il medico aveva consigliato di attraversare il Tevere prima di dormire, visto che soffriva d’insonnia. Per ogni statua, per ogni disciplina, vengono ricordate le grandi storie, quelle che sono finite sui giornali e poi nella memoria collettiva, anche attraverso le testimonianze di alcuni campioni o di chi ha avuto la fortuna di conoscerli. Ma non c’è solo questo. Come faceva lo scrittore Walter
Benjamin ne Il narratore, Longo dà spazio a tutte le anime della città, agli aspiranti campioni, a quelli che aspettano l’occasione giusta, a quelli che hanno la testa piena di sogni o rimpianti. E lo fa senza la paura di immergersi in una città umorale, tropicale, pazza, e soprattutto senza fare l’errore che può capitare a chi ci abita, quello di pensare che Roma sia piena di storia e storie, senza sapere, però, quale sia e quali siano.
66th and 2nd, pp. 288 € 16
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UN TRENO DI LIBRI
BRANI TRATTI DA IL CUORE DENTRO ALLE SCARPE Tra Monte Mario e Villa Glori […] È necessario, a un certo punto, congedarsi. Allontanarsi dal marmo bianco levigato, dalle linee ovali, dalle forme smussate dello stadio dei Marmi, dalle curve ampie che abbracciano il paesaggio, e volgersi altrove, trovare altre superfici, altri materiali, spazi squadrati. L’occhio ha necessità di posarsi anche su linee rette e angoli ortogonali, e conviene quindi traslocare al Villaggio Olimpico, non lontano, precipitandosi magari in una serata estiva, possibilmente con un forte temporale sul punto di scatenarsi. Gli eucalipti – nelle foto in bianco e nero anni ‘60 sembrano miniature di alberi,
© Andros68/AdobeStock
Una delle statue dello Stadio dei Marmi
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esili fuscelli – sono oggi monumentali, adesso gonfiano il petto rivolti al cielo con aria irriverente, sfidano sprezzanti la pioggia, solo il vento forte è capace di riportarli all’umiltà̀, flettendo le chiome, strapazzandoli fino a far chiedere pietà per tanta spavalderia. I pappagalli verdi, negli ultimi anni, dal Tevere hanno preso dimora sui rami degli albicocchi del Villaggio, si dileguano alle prime pesanti gocce dal cielo. Il quartiere di edifici in mattoncini appoggiati su pilotis, pensato per gli atleti delle Olimpiadi del 1960, è rimasto sempre uguale. Edifici a stecca, edifici a forma di crocette, piazza Grecia, un sapore di esperimento urbanistico tra il monte Parioli e il fiume. Sempre sull’orlo di una trasformazione che non arriva mai: sempre in bilico tra diventare il nuovo quartiere di
moda gentrificato o venire inghiottito dall’incuria urbana. Nell’estate del 1960 per le strade del Villaggio si parlano tutte le lingue del mondo – partecipano 84 nazioni, oggi, vagando tra i 1348 appartamenti, in buona parte con finestre a nastro lungo le facciate, si può essere raggiunti da rimembranze internazionali, dall’atmosfera paradisiaca di quelle giornate cosmopolite. Non bisogna dimenticare che secondo alcuni le Olimpiadi di Roma segnano la fine dell’ideale olimpico: la trasmissione televisiva diventa una lucrosa transazione commerciale, esplode il doping, un corridore viene pagato per esibire una marca di scarpe. Per la città, le Olimpiadi sono uno spartiacque. Gli impianti nascono dove sono cominciate le trasformazioni urbanistiche tra le due guerre: a nord, nella
© Tomasz/AdobeStock
Un assaggio di lettura
Il Villaggio Olimpico
zona del Foro Italico, e a sud, all’Eur. Come avverrà con risultati diversi per i Mondiali del 1990, è l’occasione per rimodellare il volto urbano di Roma. Stadi, palazzi, impianti, palestre, circoli, piscine vengono progettati, rinnovati o potenziati. Quando la città riapre veramente gli occhi dopo la guerra il nuovo paesaggio è fatto di profili che paiono catapultati indietro dal futuro: il Palazzetto dello sport, lo stadio Flaminio, il Villaggio Olimpico, a sud, prima che la città si sviluppi lungo lingue di pinete che puntano verso il mare, vengono costruiti il Palazzo dello sport, la Piscina delle rose, il Velodromo. L’area tra Monte Mario e Villa Glori è da secoli l’ingresso alla città per chi proviene da nord. Secondo la relazione del Coni, l’area è «incomparabile per il paesaggio, per la maestà e le memorie dei luoghi». La zona del Villaggio Olimpico, «ventilata, aperta sul Tevere, circondata per metà del suo perimetro dal verde di Villa Glori, è un’area urbanisticamente tra le più felici. La vita degli atleti vi sarà particolarmente comoda, essendo collegata con il Foro
Italico e lo stadio olimpico, da cui dista un chilometro e mezzo, e con la grande zona sportiva dell’Acqua Acetosa, centro principale per gli allenamenti degli atleti che si raggiunge con un percorso di appena 1.800 metri». I giornali annunciano: «L’Olimpiade di Roma 1960 sarà il più grande spettacolo del mondo». Il simbolo è una lupa smagrita in equilibrio sui cinque anelli olimpici. Sempre la solita lupa in giro per la città, materna e famelica, dalla sua fondazione. La quinta statua è un atleta che saluta. Accoglie, uno dopo l’altro, gli atleti atterrati, accoglie il pubblico in arrivo da tutto il Pianeta. Finalmente la città respira, sboccia, rivela tutta la sua attrattiva accumulata nei millenni e offuscata, per l’ennesima volta, durante la guerra. È una Roma seducente, un’isola utopica, festosa, internazionale, strega i turisti con i suoi ruderi, sa di futuro. In pochi giorni comprime i caratteri di un decennio che si apre in quelle ore. Gli anni ‘60 che, a ritroso, per un effetto ottico, sembreranno il frutto proprio di quelle giornate perfette e assolate. Il Villaggio si presenta con
stanze per 5338 atleti, pini, platani e allori a circondare le costruzioni. È una piccola città con ufficio postale, telegrafo, telefoni, infermeria, negozi, saloni da barbiere, bar. Dopo essere stato terra di baracche, il terreno trova la sua vocazione: un vestito cucito dai più grandi architetti dell’epoca: Luigi Moretti, Vittorio Cafiero, Adalberto Libera, Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichenti. Tra gli edifici – due, tre, quattro piani – si aprono aree verdi, «i vari spazi del Villaggio Olimpico (parcheggi, incroci a raso e giardini) hanno concretizzato il mito della città ideale contemporanea per un intero ventennio, anche perché il quartiere era spesso scelto dalle scuole guida per abituare i romani ai due più grandi problemi della città del periodo: le macchine e il traffico. E così è stato almeno fino agli anni ‘80, quando si scoprirono i giganteschi nuovi quartieri in costruzione (Casilino, Laurentino, Vigna Murata, eccetera). D’altronde proprio le auto fornivano la duplice, reale, chiave di percezione del Villaggio, in movimento lento tra le case in basso, in alto in velocità dal 33
UN TRENO DI LIBRI
Un assaggio di lettura
viadotto di corso Francia; da qui gli edifici, di cortine di mattoni “romani” in vista e d’ocra tenue, erano percepiti come volumi interi in corsa e con un solo colpo d’occhio», scrive Piero Cimbolli Spagnesi […]. I miti […] Una passeggiata al Villaggio Olimpico è il modo migliore per ritornare agli eroi di quelle giornate. Le icone sono atleti neri: il pugile americano Cassius Clay, «sarò il più grande di tutti i tempi» ripete di continuo; Wilma Rudolph «fu certo l’atleta più ammirata, fotografata, corteggiata
e chiacchierata. L’Olimpiade fu intitolata a lei, alla sua corsa elegantissima, che non aveva paragoni per la fluidità, la leggerezza e la potenza» scrive Stefano Jacomuzzi; e Abebe Bikila, il maratoneta etiope che corre scalzo la maratona. Il Villaggio Olimpico vive ancora di questi miti. Il 2 settembre 2021 apre una nuova gelateria a piazza Grecia, si chiama 5 cerchi, con una grande immagine di Cassius Clay/Muhammad Ali sulla vetrina. Non esiste proprietario di appartamento del Villaggio Olimpico che non si chieda quali atleti avranno
dormito in quelle stanze. C’è sempre qualcuno pronto a indicare una finestra su piazza Jan Palach e giurare che lì dormiva Cassius Clay. La terza icona è la maratona di Bikila, che forse abitava a via Svezia: segna un pomeriggio indelebile per la storia della città. Dirà al dirigente sportivo dell’Etiopia: «Sono sempre stato certo di farcela, maestro, però per poco non mi incantavo a guardare l’Arco di Costantino. Non ho mai visto niente di più meraviglioso e sono proprio contento di averlo visto durante la notte più bella della mia vita» […].
© fragolerosse/AdobeStock
Lo Stadio dei Marmi con la pista di atletica
ACCADEMIA MOLLY BLOOM* La nostra rubrica Un treno di libri è a cura di Molly Bloom, l’accademia fondata a Roma da Leonardo Colombati ed Emanuele Trevi, che riunisce alcuni dei migliori scrittori, registi, sceneggiatori, musicisti e giornalisti del Paese. Con un unico fine: insegnare la scrittura creativa per applicarla ai campi della letteratura, della musica, dello spettacolo, dei media e del business. mollybloom.it 34
Lo scaffale della Freccia a cura di Gaspare Baglio e Sandra Gesualdi L’ARTE DI ESSERE RAFFAELLA CARRÀ Paolo Armelli Blackie edizioni, pp. 240 € 20 Tutti hanno un motivo per amare questa donna straordinaria, che è stata capace di cambiare i costumi della tv e della società con balli, canzoni e show cult. Il libro è un viaggio nella vita della Raffa nazionale attraverso i ricordi di chi ha lavorato con lei e le ha voluto bene. L’obiettivo è acquisire un po’ della sua indipendenza e leggerezza attraverso dieci piccole regole. Per imparare a valorizzarsi, non avere rimpianti e amare la propria unicità.
SALVARSI CON IL VERDE Andrea Mati Giunti Editore, pp. 320 € 18 Adottare una pianta può avere effetti terapeutici. Chi se ne prende cura recupera uno sguardo attento verso di sé e quella fiducia nel futuro indispensabile per sbocciare. Una reciprocità che produce doppi benefici. Lo sa bene l’autore, paesaggista con esperienza trentennale in progetti di assistenza destinati a persone fragili che utilizzano i benefici della natura. La sua filosofia è custodita in questo libro. Una dichiarazione d’amore per le piante e i fiori ma ancora di più per la vita.
SERVIRSI Lillian Fishman Edizioni e/o pp. 240 € 17 Eve ha una ragazza che la adora, ma ha pure il timore di sprecare la gioventù stando con una sola persona. Sul web conosce Olivia e il carismatico Nathan. In un batter di ciglio si trova invischiata in una sconvolgente relazione a tre. Quest'opera prima approfondisce le contraddizioni e gli stereotipi legati al sesso e alla sessualità. L'autrice riesce a dosare sapientemente sacro e profano regalandoci, con ardimentosa insolenza, pagine avvincenti e affascinanti.
POESIE DA SPIAGGIA Jovanotti, Nicola Crocetti Crocetti Editore, pp. 208 € 15 I due autori provano a guidare il lettore in un viaggio attraverso le parole dei poeti, capaci da sempre di indicare qualcosa che esiste oltre la frontiera dell’esperienza ordinaria. Alla ricerca di nuovi mondi e immagini indimenticabili. I temi sono quelli dei tormenti, delle passioni, dei grandi interrogativi, dei miracoli e delle esaltazioni dell’avventura umana. Con l’obiettivo di trovare, forse, strumenti in più per rispondere alle domande della vita.
FOTOGRAFIA TEMPESTA IN GIUGNO Walter Guadagnini Irène Némirovsky Gallerie d’Italia|Skira, pp. 352 € 65 Biblioteca Adelphi, pp. 339 € 20 Tutti i volti, le evoluzioni e i Una versione inedita e differente di uno protagonisti della fotografia dei romanzi che compongono il volume mondiale, dalle più recenti Suite francese, a cui la scrittrice francese di sperimentazioni con l’intelligenza origine ebraica stava lavorando prima di artificiale di Trevor Paglen alla essere arrestata e deportata ad Auschwitz, prima immagine fissata da Joseph nel 1942. Questa seconda versione Nicéphore Niépce, ormai due secoli ritrovata, dattiloscritta dal marito e corretta fa. Un grande album, suddiviso in 16 a mano dall’autrice, contiene quattro capitoli illustrati, che narra la storia di capitoli nuovi e molti altri rimaneggiamenti quest’arte, dagli esordi nell’800 fino e revisioni. Un ricco affresco di personaggi alla rivoluzione digitale, passando per e biografie nel quale si ordiscono i destini il suo utilizzo nella comunicazione di una moltitudine di personaggi travolti quotidiana, pubblica e privata. dalla storia del ‘900. 35
Lo scaffale ragazzi a cura di Claudia Cichetti QUESTO LIBRO TI FARÀ ADDORMENTARE Jory John, illustrazioni Olivier Tallec Edizioni Clichy, pp. 36 € 17 (da 6 anni) Una lettura che promette di calmare e addormentare anche i piccoli più resistenti al sonno. Autotreni giganti, pecore che inseguono draghi e chitarre assordanti attraversano le pagine per fare compagnia a quei giovani lettori che faticano a dire buonanotte. Un viaggio pieno di avventure che si conclude solo quando, cullati dalla voce rassicurante di mamma o papà, la stanchezza prende il sopravvento. Una perfetta ninna nanna moderna.
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LA CASA DEL CONTRABBANDIERE Annet Huizing La nuova frontiera, pp. 224 € 16 euro (da 12 anni) Ole è costretto a trasferirsi insieme al padre nella vecchia casa del nonno, al confine tra Olanda e Belgio. In questa zona di frontiera, negli ‘50 e ’60, è stata combattuta un’aspra guerra a causa del contrabbando di burro. Interessato a saperne di più, Ole finisce per scoprire che la Storia con la S maiuscola si intreccia inesorabilmente con quella della sua famiglia. Un racconto che tocca temi delicati come i segreti tra genitori e figli e il senso di colpa, incrociando il rapporto tra più generazioni.
LE MIE FIABE SOTTOSOPRA RESISTERE Giobi S. Calleri, R. Scalia, L. Albanese, Sonda, pp. 96 € 9,90 (da 8 anni) G. Gualtieri, M. Nucci Alice è una bambina come tante, che Giunti, pp. 128 € 18 (da 10 anni) di favole ne ha lette e ascoltate in Una graphic novel che raccoglie quattro gran quantità. A un certo punto, però, storie di resistenza e permette di osservare inizia a farsi delle domande: come da vicino i meccanismi della mafia. Che mai le principesse non sembrano mai può nascondersi ovunque: nel bar di protagoniste delle loro storie? E perché quartiere dove i boss reclutano ragazzi o sono sempre magre e pallide? Per quale in un bunker di cemento armato scoperto motivo Rapunzel aspetta l’aiuto del per caso durante una giornata di giochi. principe per scappare dalla torre? L’autrice Ciò che conta è la volontà di cambiare le capovolge così le fiabe più popolari, cose, come insegna il magistrato Antonino spronando le bambine a diventare chi Caponnetto, simbolo della guerra alla vogliono: principesse coraggiose, maghe o criminalità organizzata, la cui vita è streghe. Ma eroine della propria storia. I.M. ripercorsa in uno dei racconti. A.A.D. 36
AMOS PERBACCO PERDE L’AUTOBUS Philip C. Stead, illustrazioni Erin E. Stead Babalibri, pp. 32 € 13,50 (da 4 anni) Amos è un signore un po’ dinoccolato e molto gentile che fa il guardiano dello zoo. Gli animali che ci vivono sono i suoi più grandi amici e, quando uno si trova in difficoltà, lui se ne prende cura. Un giorno, però, dopo aver trascorso tutta la notte a preparare una sorpresa per gli animali, si addormenta e perde l’autobus. In quell’occasione saranno loro a stupire lui. Al centro, i temi della reciprocità e della cura dell'altro senza barriere di specie, età o condizione sociale.
QUESTO È UN GATTO Paulina Wierzba De Agostini, pp. 55 € 14,90 (da 7 anni) Da millenni i mici esercitano sull'uomo un fascino magnetico. Pur essendo amatissimi animali domestici, non aprono mai del tutto le porte del loro mondo né si lasciano addomesticare o sottomettere. Nonostante questo ci sorprendono, insegnandoci a non perdere mai la calma. L’enciclopedia illustrata è una chicca felina, dove scoprire segreti e curiosità legate al mondo dei gatti e imparare a interpretarne i segnali, anche in base alla razza. G.B.
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INCONTRO
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LA SCOSSA DELL’ESTATE DOPO UN ANNO DI SUCCESSI, IL GIOVANE CANTAUTORE LANCIATO DAL TALENT SHOW AMICI TORNA CON UN NUOVO SINGOLO E UNA SERIE DI LIVE PER L’ITALIA di Gaspare Baglio
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gasparebaglio
la sera del 15 maggio 2021. In televisione un ragazzo e una ragazza, seduti mano nella mano, guardano un maxischermo su cui viene trasmessa l’immagine di una carta che vola. In sottofondo, l’inconfondibile voce di Freddie Mercury che intona We are the champions. È la finale della ventesima edizione del talent show Amici di Maria De Filippi. La vittoria andrà alla ballerina Giulia Stabile, ma a trionfare nel circuito dedicato al canto sarà Sangiovanni, teenager vicentino nonché fidanzato della vincitrice. Da quel momento, per il ragazzo cambia tutto: i singoli Lady, Tutta la notte e Hype sono delle hit, l’ep che porta il suo nome si piazza subito in vetta alle classifiche di vendita. Il tormentone Malibù è la canzone di maggior successo della scorsa estate, ma anche la più ascoltata su Spotify e Apple Music e il video del brano è risultato quello col maggior numero di view. Seguono una pioggia di certificazioni con 21 dischi di platino e cinque d’oro. Poi arrivano la partecipazione al Festival di Sanremo 2022 col pezzo Farfalle, l’album Cadere Volare e un tour sold
out nei club. Fino al nuovo singolo, Scossa, pronto a conquistare la bella stagione e a risuonare nei live che partono il 7 luglio da Pordenone e si concludono il 4 settembre a Cremona. Con lui abbiamo deciso di realizzare un’intervista sui generis che ripercorre la sua carriera attraverso una serie di parole chiave. Sangio (come lo chiamano i fan) accetta con un: «Ok, bro». E si parte. La prima parola è estate. È un bel ricordo legato alle emozioni, alla spensieratezza. Ma da quando faccio musica ha un altro tipo di valore: il mio pezzo Malibù, la scorsa stagione, è stato il più ascoltato. Quest’estate rappresenta anche la rinascita del mondo dello spettacolo, senza misure di sicurezza legate al Covid-19. E mi auguro sia pure il momento in cui potrò dedicarmi alle vacanze. Se ti dico musica, cosa rispondi? La mia valvola di sfogo. Mi aiuta nei momenti peggiori: è la prima entità con cui mi confido. Concerto? Un luogo in cui confluiscono le persone con la stessa passione e la stessa voglia di divertirsi. Siamo tutti sullo stesso piano, senza diffe-
renze. È come se il mondo fuori si annullasse. Una grande festa. L’arcobaleno è… Un simbolo di pace. Tanti colori, ognuno con la stessa valenza e dignità. Non riuscirei a immaginare un mondo in bianco e nero. Passiamo a mare. Tante canzoni belle da scrivere e tanto amore. Mi piace il mare, è sempre un posto in cui sto bene. Sono perennemente raffreddato e nelle località marittime mi passa tutto. Mi ricorda anche un periodo in cui si sta in famiglia, una tradizione che va avanti da tanti anni. Cuore? Quello che serve per realizzare belle cose. In molti casi non penso, uso il cuore e basta. È fondamentale per raggiungere gli obiettivi. E ora la prima delle due parole che formano il titolo del tuo album: cadere. Ho iniziato a fare musica perché mi sentivo cadere. Sono entrato a far parte del mondo dello spettacolo e sono caduto di nuovo. Non importa quello che si fa o da dove si viene, capiterà sempre di soffrire e avere momenti no. Bisogna accettarlo. La sensazione di cadere può anche
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INCONTRO
© Elena Di Vincenzo
vivere dentro di te, ma prima o poi passa. Il secondo termine del titolo è volare. Uno dei momenti più belli e sfuggenti della vita. Durano pochissimo e io non me li godo appieno. Non esulto quando mi sembra di volare perché penso già a quando cadrò, invece di assaporare il momento. Altro giro, altra parola: farfalle. Una hit abbastanza universale, passami il termine. La sua forza è la cantabilità. Ora l’abbiamo lanciata per il mercato spagnolo e sta andando benissimo. Mi ha permesso di riconfermare tutto il lavoro dello scorso anno. E ha rappresentato anche la consapevolezza che forse posso avere anch’io il mio spazio per fare stare bene le persone. E se ti dico Sanremo? Un ricordo bellissimo. Lo rifarei altre cento volte. Mi sono divertito tanto ed è un’esperienza che consiglio a tutti gli artisti. È vero, in quella settimana bisogna gestire ansia e stress. Ma mi è piaciuto tantissimo esserci. E poi sono contento di aver preso parte all’ultima edizione della kermesse: è stato un momento bellissimo per il nostro Paese. Senza contare che con quella partecipazione ho messo il mio nome su un pezzo di storia e cultura musicale
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italiana. Una parola di cui ora si parla molto: smalto. È figo, mi piace vederlo su di me. Ormai è diventato un simbolo di inclusione. Penso che chiunque possa usarlo, è solo un accessorio: voglio che questo messaggio arrivi alle persone. Ci si può mettere lo smalto sulle unghie o vestirsi di rosa. Non c’è nessuna legge che ci dice cosa è da donna e cosa da uomo. Certi commenti mi danno fastidio perché capisco quanto siamo arretrati in questo Paese, ma non mi feriscono perché nascono da un pensiero chiuso. E non mi riguarda. Io voglio attorniarmi di persone intelligenti, aperte alla vita, non di gente rimasta ferma a 50 anni fa. Anche se quel mondo, nonostante non l’abbia vissuto, per certi versi mi sembra più aperto di adesso. Capelli. Mi piaccio sia quando li porto lunghi sia ora che sono rasato. Con questo caldo torrido che distrugge le giornate sto bene così (ride, ndr). Se ti dico cambiamento? Quello che è necessario fare per migliorare la mia musica e portarla a un livello superiore. Anche umanamente ho ancora da imparare: non si smette mai di mutare e crescere, è un’idea che voglio usare
come costante della mia vita. Amici. Ne ho persi tanti. Quando si vuole raggiungere un sogno, si ha un pensiero in meno per loro e uno in più per gli obiettivi che ci si pone. Adesso ne ho di nuovi, ma riesco ancora a mantenerne alcuni dei vecchi. Gli amici mi aiutano, mi vogliono bene, mi conoscono e mi fanno passare momenti spensierati. Vivo con molto stress le cose che faccio mentre loro mi permettono di andare avanti con più leggerezza. Talent show. Sono sottovalutati e discriminati. Invece rappresentano una possibilità per tanti ragazzi come me, che non sapevano cosa fare per essere ascoltati e capiti. È una chance gigante per chi ha saputo sfruttarla. La tv non è sinonimo di successo. Quanti ragazzi sono passati per un talent show e quanti sono effettivamente rimasti sulla cresta dell’onda? La percentuale è molto bassa. Dire che il piccolo schermo garantisce il successo mi sembra utopico. E mi dispiace vedere artisti che spaccano davvero venire presi meno sul serio solo perché sono stati concorrenti di un talent, quasi fosse una colpa. All’estero non è così: la cantautrice spagnola Aitana, con cui ho collaborato per Ma-
In questa pagina e nella successiva il Sangiovanni Live 2022
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INCONTRO
SAVE THE DATE
© Elena Di Vincenzo
LUGLIO 7 Pordenone 8 Mantova 10 Ferrara 14 Morrovalle (MC) 16 Alba (CN) 20 Bergamo 23 Bellinzona (Ticino) 28 Rosolina Mare (RO) 29 Cervia AGOSTO 4 Follonica (GR) 5 Castiglioncello (LI) 7 Asiago (VI) 23 Lecce 25 Ragusa 27 Catania 28 Campofelice di Roccella (PA) 30 Roccella Jonica (RC) SETTEMBRE 2 Prato 4 Cremona
riposas, versione iberica di Farfalle, è uscita dal programma Operación Triunfo e nel suo Paese è considerata una dea mega conosciuta e amata. Il talent lì non è motivo di hating. Famiglia. Mi ci sono avvicinato ancora di più dopo il successo. È una delle poche cose che contano. C’è la famiglia biologica, ma anche quella che si sceglie. Sono importanti allo stesso modo e nella mia vita ci devono essere entrambe. Le persone che si incontrano possono lasciarci soli da un momento all’altro. Ma so che la mia mamma e il mio papà non lo faranno mai. Ora ti dico scossa. 42
La mia nuova canzone. L’ho scritta dopo essere uscito da Amici. Ha una bella vibe e mi piace il ritornello: Prenderò la scossa se mi tocchi il futuro. Credo sia utile pensare al presente perché è così che si costruisce un futuro migliore. E se pronuncio la parola treno? Per me è un luogo di ispirazione e scrittura. Registravo i miei brani in uno studio a Montebello: da casa mia a Vicenza ci vogliono venti minuti in treno e così lo prendevo per andare e tornare. Componevo canzoni nelle carrozze. Era come se il mondo si fermasse, mentre mi trovavo in una capsula che mostrava il mondo fuori in pieno scorrimento. Il
treno ce l’ho a cuore, è legato a bei ricordi. Viaggio. Una costante. Vivo così, ormai: una vita in viaggio. Interiorità. Credo di dover migliorare tante cose per perfezionare quello che ho dentro. E la mia musica: ciò che ho di più profondo e intimo da dire. Prima di salutarti ho ancora una parola: Sangiovanni. Un ragazzo di 19 anni che fa musica per esigenza. Voglio vedermi così, niente di più e niente di meno. SangiovanniOff sangiovanni
Teatro Regio di Parma 22 settembre, 1, 9, 16 ottobre 2022
Parma
LA FORZA DEL DESTINO 23, 30 settembre 2022
MESSA DA REQUIEM Parma e Busseto, 22 set - 16 ott 2022 XXII Edizione
Teatro Girolamo Magnani di Fidenza 24 settembre, 2, 8, 13 ottobre 2022
IL TROVATORE
Teatro Regio di Parma 25, 29 settembre, 6, 14 ottobre 2022
SIMON BOCCANEGRA Teatro Giuseppe Verdi di Busseto 1 ottobre 2022
CONCERTO CORALE Teatro Regio di Parma 4 ottobre 2022
FUOCO DI GIOIA Teatro Giuseppe Verdi di Busseto 7, 9, 13, 16 ottobre 2022
RIGOLETTO E LA MALEDIZIONE Teatro Regio di Parma 7 ottobre 2022
GIOVANNA
La pulzella, la fanciulla, l’allodola con Lella Costa 10 ottobre 2022
GALA VERDIANO Teatro Giuseppe Verdi di Busseto 11 ottobre 2022
CONCERTO SINFONICO Teatro Regio di Parma 12 ottobre 2022
festivalverdi.it
CONCERTO SINFONICO CORALE 15 ottobre 2022
PARSIFAL QUATTRO PEZZI SACRI
IN VIAGGIO CON
IL VALORE DEL
TEMPO L’UNICO MODO PER NON PERDERLO È INVESTIRE NEI PROPRI SOGNI. NE È CONVINTA L’ATTRICE MARIA GRAZIA CUCINOTTA, CHE SI DIVIDE TRA TV, FAMIGLIA E IMPEGNO SOCIALE di Andrea Radic
U
na donna che sa unire eleganza, concretezza e dinamicità. Una diva internazionale, eppure molto diretta. Il suo impegno nel sociale è esemplare perché anche qui l’obiettivo è portare a casa il risultato e non mettersi in mostra. Maria Grazia Cucinotta entra nel Freccia Club della stazione di Venezia Mestre con il suo trolley: «Sono riuscita a portare tutto il necessario per tre cambi, scarpe comprese, mica facile essere una donna». Che momento stai vivendo e quali progetti hai in corso? Ho riscoperto il bello di lavorare in Italia, dove non mi fermavo così a lungo da molto tempo, spostandomi spesso tra Italia e Stati Uniti. Sono in televisione ogni domenica su La7 con la trasmissione di cucina L'ingrediente perfetto e lavoro su diversi progetti con i protagonisti del giovane cinema italiano: mi piace stare con loro e vedere ciò che sanno fare. Inoltre, sono impegnata nel sociale, un’attività che mi gratifica molto. A questo proposito, proprio con il tuo programma, hai vinto il premio che il Movimento italiano genitori (Moige) assegna alle produzioni family friendly. Come hai fatto? Non lo so (ride, ndr), anche perché è la mia prima esperienza da conduttrice. Forse perché parlo di cibo, che per me significa stare insieme, è il
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Andrea_Radic
andrearadic2019
momento che ricompatta la famiglia o la coppia. È facile viziarsi con le eccellenze italiane dei piccoli produttori, che sono numerosi e bravissimi in tutto il Paese e con la loro fatica fanno rivivere le antiche tradizioni. Questo è il vero lusso e noi italiani siamo davvero abituati bene da questo punto di vista. La tavola per noi rappresenta il valore umano dello stare insieme, una coccola che fai alle persone che ami e a te stesso, vorrei che questo non scomparisse mai. Il tuo piatto forte? Tutti i primi piatti, ma il più richiesto a casa mia è la pasta alla Norma. E poi la pizza: da quando mia figlia Giulia era una bambina la preparo per lei e i suoi amici. Ancora oggi che hanno 20 anni continuano a chiamarmi Mamma Pizza. Quanta fatica hai fatto nella vita? I sacrifici sono stati tanti, ma ho vissuto sempre con grande curiosità per tutto ciò che mi accadeva, viaggiando e sperimentando. Negli ultimi 16 anni ho lavorato molto in Cina, quando in tanti mi dicevano che avrei solo perso tempo. Invece lì c’era una rinascita, un grande fermento, che io avevo colto. La cosa più bella è accorgersi che il tempo dedicato a un progetto non va perduto. Pochi giorni fa mi sono resa conto che sono passati 28 anni dal film Il postino e fra due raggiungo i 30 anni di carriera. Mi sono detta: «Non
ci posso credere». Quando viaggi così tanto, come capita ai “precari di lusso” che fanno questo mestiere, corri più veloce del tempo che passa. Sono cresciuta molto attraverso numerose esperienze, anche se provo un senso di colpa per il poco tempo dedicato a mia figlia e mio marito. Per questo quando torno a casa sono tutta per loro. Il valore principale in cui credi? Il tempo. Quello che investi nei tuoi progetti e nei tuoi sogni. Perdere tempo è più drammatico che perdere soldi. I sogni sono fatti di tempo e di affetto? Sono fatti soprattutto di amore. Hai vissuto un lungo periodo della tua carriera negli Stati Uniti. Cosa ti ha spinto a trasferirti lì? La meritocrazia: è un Paese in cui non ti giudicano ma ti accolgono. Quando nel 1996 Il postino ottenne quattro nomination all’Oscar e ne vinse uno ho capito che il mio essere mediterranea era molto apprezzato. Così mi sono fermata lì per imparare: ho studiato molto, in America il cinema è un’industria e la comunicazione è alla base di tutto. Poi sono tornata in Italia perché noi siamo arte, cultura e talento. Per me non esiste un altro luogo dove far crescere un figlio così bene. Giulia è nata qui, ma ha uno spirito internazionale e tanti amici di altre nazioni. Sentir-
traversava un Paese intero, diverse città in cui cambiava l’inflessione del dialetto e persino la tipologia del cibo venduto: si partiva dall’arancino e si finiva con il pane e salame. Il treno è un mezzo che unisce, c’è più rispetto degli spazi in confronto all’aereo. Viaggiare sui vagoni è meraviglioso, in particolare mi incanta il paesaggio che vedi dal finestrino, uno schermo cinematografico in movimento, sempre differente a seconda delle stagioni e del momento, si passa dalla neve ai campi di papaveri. Mi riporta a quando ero bambina. Qual è il profumo d e l l a tua infanzia?
Il ragù della domenica mattina e le torte. Profumi di casa e di mamma, che mi ricordano quando l’abbracciavo, come faccio ancora adesso che ha 93 anni e sta lì a Messina. Quando la senti ti chiede se hai mangiato? Sempre. E mi dice anche di mangiare la frutta e non bere cose troppe fredde d’estate. Si rimane sempre figlia ed è stupendo. Sei una diva accessibile, te ne rendi conto? Ho deciso di non far pagare a nessuno il mio successo e di essere grata alle persone, perché è grazie a loro se sono diventata qualcuno. È il mio modo di ringraziarle, di dire: «Sono una di voi e se avete bisogno io ci sono». Da qui il tuo impegno nel sociale. Come è cominciato? Io sono cresciuta in un quartiere difficile, dove vedevo persone abbandonate o neppure considerate esseri umani. Mi ha sempre
© Gaetano Cucinotta
la parlare di arte e filosofia, vederla leggere i libri e visitare i musei è un grande dono. Hai un sogno per lei? Che sia felice e viva come vuole la propria vita. Lo sbaglio di tanti genitori è quello di imporre i propri desideri ai figli, dimenticando che hanno una loro personalità. Compiono delle scelte che loro accettano per paura di deluderli. Io sono sempre stata molto attenta a lasciare che Giulia si formasse una propria identità. E tu sei sempre stata libera? Sì, pur essendo cresciuta in una famiglia tradizionalista. A 16 anni mio padre mi proibì di partecipare al concorso di Miss Italia, ma due anni dopo, appena maggiorenne, ci andai. Proprio in treno, tra l’altro. Che rapporto hai con questo mezzo? Lo prendo spesso. Fin da quando andavamo a trovare i miei fratelli, più grandi di me, che abitavano a Brescia e a Milano. Erano viaggi lunghi 24 ore, si at-
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IN VIAGGIO CON
© Stefano Colarieti
altri? Mi piace la voglia di fare e non sopporto l’ipocrisia di chi potrebbe agire e non lo fa. Chi si gira dall’altra parte per me vale meno di zero. C’è fermento nel giovane cinema italiano? Molto. Le numerose piattaforme online e i social consentono maggiori opportunità, ci sono più spazi. Anche se – e questo è un problema tutto italiano – i giovani non vengono valorizzati a sufficienza. In tutti i settori il ricambio generazionale è difficile: molti non capiscono che per mandare avanti questo Paese bisogna lasciare spazio a chi ha idee più moderne. Quale cinema ti emoziona? Quello realizzato da chi ha qualcosa da dire e lo fa bene. Mi piacciono anche le commedie, da qualche anno le guardo la sera e vado a dormire serena. Quando vuoi prenderti una pausa dove ti rifugi? A Salina, nelle Eolie. Ritorno all’hotel Signum di Clara Rametta, l’albergo dove stavo quando giravamo Il postino, in particolare a giugno quando si svolge il Mare Festival Salina-Premio Massimo Troisi ideato da Massimiliano Cavaleri: tre giorni che mi rigenerano sempre. Nello stesso periodo vado anche a Vulcano per il Premio solidarietà 2022, organizzato
dall’associazione Hierà, a cui sono molto affezionata. Infine, mi rifugio da mamma, dove mia sorella Lilli mi sveglia ogni mattina con la brioche col tuppo e la granita di caffè con la panna sopra e sotto. In Italia abbiamo davvero tutto, arte, cultura, una natura stupenda e ottimo cibo: dobbiamo imparare a promuoverlo meglio. Sei tosta. Non ne lascio passare mezza, è una questione di rispetto per gli altri, nessuno deve venire schiacciato, ma ciascuno va aiutato a sollevarsi. Cosa serve ai giovani che vogliono fare il tuo mestiere? Passione e impegno. Bisogna studiare e avere sempre un piano B. In pochi sfondano davvero, ma devono provarci perché se ce l’ho fatta io ce la possono fare tutti. Ci vuole molta preparazione, il pubblico non si accontenta, il cinema porta messaggi importanti. I sogni vanno costruiti con serietà, talento e creatività. Al mattino ti svegli di buon umore? Sì, perché ho davanti un’altra giornata per cambiare le cose che non vanno. mariagraziacucinotta.com mariagraziacucinotta MGCucinotta maria_grazia_cucinotta
Maria Grazia Cucinotta nella trasmissione L'ingrediente perfetto Cucinotta con il giornalista Andrea Radic nel Freccia Club della stazione di Venezia Mestre
fatto rabbia, così oggi sono fiera di poter mettere a disposizione la mia visibilità per diventare portavoce di queste problematiche. Mi gratifica più dell’Oscar e di tutti i premi vinti sinora. Dare dignità a una persona o salvare una vita ti rende quasi un supereroe. Con l’associazione Vite senza paura, insieme a Mariastella Giorlandino e la sua Artemisia onlus, ci occupiamo della violenza contro le donne, perché alcune denunciano ma c’è ancora tanto da fare, molta indifferenza e distanza. Mentre anche nella disperazione bisogna far capire a queste persone che non sono da sole. Cosa apprezzi e cosa detesti negli
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IL VIAGGIO DELLE
MERAVIGLIE TESORI D’ARTE, SAPORI DIMENTICATI, SCORCI CHE SORPRENDONO. IN TRENO STORICO DA PALERMO A SALERNO, AL RITMO SLOW DELLA MUSICA CLASSICA
© Boris Stroujiko/AdobeStock
di Peppe Iannicelli
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a lunga linea ferroviaria che collega Palermo e Salerno si sviluppa in gran parte lungo la costa. I binari assecondano il profilo litoraneo e, in alcuni punti, sembra quasi che le carrozze stiano per tuffarsi nel Mar Tirreno. Grandi città e minuscoli borghi di pescatori, lunghe distese di sabbia e scogliere precipi-
La Cattedrale di Palermo
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tose scandiscono un viaggio pieno di luci e profumi indimenticabili, esaltati dalla stagione estiva. Il panorama cambia in continuazione reclamando l’attenzione del passeggero come quella dei protagonisti del Gran Tour ottocentesco. Un itinerario che il 15, 16 e 17 luglio diventa ancora più emozionante grazie alle note del quintetto di fiati dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che insieme a Ferrovie dello Stato Italiane e a Fondazione FS porta la musica su due treni storici in Sicilia, Calabria e Campania. Tutti a bordo, allora, per risalire in treno lo Stivale da Palermo a Salerno, città che del Sud sono state capitali.
A ogni sosta qualche esperienza da vivere e custodire come ricordo indimenticabile. A PALERMO, TRA TESORI D’ARTE E DOLCI TIPICI Il centro storico del capoluogo siciliano custodisce tanti tesori, a cominciare dalla Cattedrale e da Palazzo dei Normanni. Da non perdere la visita al santuario della patrona Santa Rosalia e alla Chiesa della Martorana, dove le monache benedettine “inventarono” la celebre frutta a base di mandorle. Merita una visita anche Palazzo Chiaromonte Steri, finalmente riaperto al pubblico, dove è conservata la tela con La Vucciria che Renato Gattuso dipinse n e l 1974.
Una delle novità più gustose dell’estate palermitana è la cucina della priora nel Monastero di Santa Caterina. Ogni venerdì, fino alla fine d’agosto, qui si possono degustare antiche pietanze preparate dalle monache: arancine, baccalà fritto, dolci tipici come le minne di virgini e i mustazzola e tanto altro ancora. Completa l’incanto il video mapping Exstasis, grande spettacolo multimediale e immersivo proiettato fino al 31 luglio sulle pareti e tra i marmi mischi della stessa chiesa in piazza Bellini. TAORMINA, TEATRO DELLE MERAVIGLIE Il teatro antico di Taormina è certamente uno dei palchi all’aperto più belli del mondo. Chi assiste agli spettacoli si ritrova a godere anche di un panorama meraviglioso. Tra gli appuntamenti più attesi dell’estate 2022 il Gala di danza Roberto Bolle & Friends, in programma dal 28 al 30 luglio. Grande fermento anche per l’esibizione dei Simple Minds, una delle band più rappresentative degli anni ‘80 e ‘90, prevista
per il 12 luglio. Il 15, invece, è in cartellone l’Orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia che interpreta due dei massimi capolavori sinfonici di Ludwig van Beethoven, le Sinfonie n. 6 e n. 7, diretta dal maestro sudcoreano Myung-Whun Chung. L’OROLOGIO ASTRONOMICO DI MESSINA Il tempo a Messina è scandito dal formidabile orologio astronomico installato sulla facciata principale del Duomo. Ogni giorno, a mezzogiorno in punto, comincia uno straordinario spettacolo di 12 minuti da ammirare con il naso all’insù. Il canto di un gallo, il ruggito del leone, l’Ave Maria di Franz Schubert, i principali appuntamenti religiosi e gli episodi più importanti della storia locale vanno in scena grazie a un sofisticatissimo sistema di ruote dentate. Nelle strade cittadine s’incrociano di frequente i carrettini
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L'orologio astronomico di Messina
siciliani con le loro tipiche decorazioni che raccontano storie di paladini e saraceni. A Palazzo Zanca, fino al 31 agosto, si può visitare la mostra La bellezza è negli occhi di chi guarda, curata da Sabrina Di Felice con organizzazione dell’artista Alex Caminiti. REGGIO CALABRIA, BELLEZZA DI BRONZO La traversata tra Messina e Reggio Calabria dura poco più di un respiro. Un saluto alla Madonnina del porto siciliano e l’assaggio di un fragrante
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Il giardino della Minerva, Salerno
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cannolo alla ricotta che è già tempo di sbarcare a Reggio Calabria, la prima città del Continente. I personaggi più famosi sono certamente i due Bronzi di Riace custoditi nel Museo archeologico nazionale. Le statue del V secolo avanti Cristo, di cui nel 2022 si festeggiano i 50 anni dal ritrovamento, rappresentano i canoni della bellezza classica e mediterranea. La passeggiata sul Lungomare Falcomatà permette di ammirare le sorprendenti statue d’arte contempora-
nea di Rabarama o di assistere a un evento nell’Arena dello Stretto come l’Elite Fashion Art, dedicato al glamour e alle realtà di moda calabresi, in programma il 17 luglio. Spazio anche ai più piccoli con i laboratori della Fabbrica dell’arte nel Museo diocesano Aurelio Sorrentino, mentre i più grandi possono visitare il Castello Aragonese che si trova nelle vicinanze. IL GIARDINO DELLA MINERVA A SALERNO Il nostro viaggio ferroviario lungo la
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Lungomare Falcomatà, Reggio Calabria
costa tirrenica si conclude a Salerno, dominata dal Castello d’Arechi, costruito dai Longobardi e mai espugnato nel corso della sua storia. Il Duomo millenario custodisce le spoglie del patrono, San Matteo evangelista. Uno dei luoghi più incantevoli della città è il giardino della Minerva, antico orto botanico della Scuola medica salernitana, dove si coltivano erbe e piante
con virtù benefiche. Qui si può degustare una tisana ammirando il panorama incantevole del Golfo di Salerno. L’Arena del mare, il Lungomare, piazza della Libertà e la Stazione marittima, la spiaggia di Santa Teresa, parchi e ville comunali ospitano rassegne estive di musica, teatro e cabaret, come il Premio nazionale della comicità dedicato a Charlot e il Barbuti Festival.
Per gli appassionati di classica, si consiglia una tappa a Villa Rufolo di Ravello per il famoso festival wagneriano: il 23 luglio si esibirà anche lì l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta sempre dal Maestro Myung-Whun Chung. Molto apprezzati anche gli spettacoli nelle aree archeologiche di Paestum e Pompei e alla Reggia di Caserta.
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Il maestro Myung-Whun Chung e l’Orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia
TEMPO BINARIO Cinque solisti per tre viaggi su due convogli storici. Ferrovie dello Stato Italiane, insieme all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e alla Fondazione FS, porta la musica in treno e nelle stazioni più affascinanti del sud Italia da Palermo a Salerno. Venerdì 15 luglio, sabato 16 e domenica 17 si viaggia accompagnati da un quintetto di fiati (flauto, oboe, corno francese, clarinetto, fagotto) da Palermo a Taormina, da Taormina a Reggio Calabria e da Reggio Calabria a Salerno. Sono previste brevi performance in stazione e vicino ai treni, per poi godersi gli splendidi paesaggi di Sicilia, Calabria e Campania, al ritmo slow dei treni storici della Fondazione. Quella tra Ferrovie dello Stato Italiane, socio fondatore dell’Accademia, e Santa Cecilia è una partnership consolidata che vede il Gruppo a fianco dell’antica istituzione musicale anche per la nuova stagione sinfonica e da camera 2022/2023. fsitaliane.it santacecilia.it 51
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Vista sul golfo di Amalfi (SA)
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DOVE FIORISCONO
LIMONI
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DA MESSINA AL GARDA, PASSANDO PER AMALFI E SORRENTO. UN ITINERARIO, DA SUD A NORD, PER SCOPRIRE SEGRETI E TRADIZIONI DELL’AGRUME PIÙ FAMOSO D’ITALIA di Floriana Schiano Moriello
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iallo come il sole, prezioso come tutti i superfood, versatile in cucina. Profumato, sempre fresco e internazionale. È questo l’identikit dell’agrume che nel ‘700, durante il Grand tour del giovane Johann Wolfgang Goethe, ha fatto guadagnare all’Italia l’epiteto di Paese dei limoni.
La bellezza delle piante sempreverdi e spesso in fiore, sia in estate sia in inverno, impressionò lo scrittore tedesco che decise di celebrarla con il breve canto Conosci tu il Paese dove fioriscono i limoni?, contenuto nel romanzo di formazione scritto proprio di ritorno da quel viaggio. Da qui prende spunto il titolo del libro
Il Paese dei limoni. Storie, profumi e sapori del re degli agrumi italiani, scritto dalla giornalista Manuela Soressi e accompagnato dalle ri-
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Giardino all'italiana, con piante di limoni, della Villa Reale di Castello, Firenze
cette della food blogger campana Ramona Pizzano. Una ricognizione nella tradizione, nella cultura e nella gastronomia legati a un prodotto tipico dei paesaggi italiani, specie quelli del sud. Nonostante ciò «ne compriamo pochissimi: poco più del 5% della frutta acquistata», spiega Soressi, e su 100 limoni venduti in Italia, 27 provengono da Spagna e Sud America. «Un dato quasi inspiegabile, considerato che questo frutto si trova fresco tutto l’anno a prezzi abbordabili, ha mille virtù salutistiche ed è molto versatile». Nel libro, vengono raccontate le sette varietà Igp italiane: il limone Costa d’Amalfi, l’Interdonato di Messina, quello di Siracusa, il Femminello del Gargano, il limone di Sorrento, quello di Rocca Imperiale e dell’Etna. Sette gioielli con caratteristiche distinte, distribuiti tra Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, dove l’agrume è simbolo di italianità e mediterraneità. Un frutto arrivato nel X secolo proprio in Sicilia dall’Oriente, grazie agli arabi, 54
e che con i crociati si è diffuso via via lungo la costa adriatica, per poi diventare oggetto di scambio ad Amalfi. Il Rinascimento ne suggella l’età d’oro, con l’aumento delle consumazioni. Piace persino al pittore Andrea Mantegna, che lo immortala come soggetto artistico nell’oculo della Camera degli sposi, al Palazzo Ducale di Mantova. Anche se, già molti secoli prima, erano stati riprodotti nei mosaici di Pompei. Nel 1493, con il secondo viaggio di Cristoforo Colombo, arrivano anche nel Nuovo mondo. Il libro della Soressi disegna anche la mappa di un ideale itinerario storico-turistico che segue il profumo e il sapore di questi antichi agrumi. Da non perdere il sentiero lungo la costiera amalfitana che parte da Maiori (SA) e, attraverso un intricato percorso tra terrazzamenti di limoni a picco sul mare, si conclude alla Villa Marittima di Minori di epoca romana. Anche a Sorrento (NA) c’è un bellissimo Lemon tour che può concludersi con una visita ai celebri laboratori di limoncello
o un picnic all’ombra degli agrumeti, protetti da tipici pergolati. In Puglia, per conoscere il profumato Femminello, si può fare tappa nell’oasi Agrumaria compresa tra Vico del Gargano, Ischitella e Rodi Garganico, in provincia di Foggia. Qui gli agrumeti si fondono con gli ulivi secolari modellando un paesaggio rimasto immutato nel tempo. Vale di sicuro una visita Rocca Imperiale, vicino Cosenza, uno dei borghi più belli d’Italia e patria dell’Igp con maggior quantità di limonene, che lo chef Luigi Lepore di Lamezia Terme (CZ) impiega per la sua interpretazione di Struncatura, un piatto poverissimo della tradizione regionale realizzato con i residui di farina e crusca della molitura del grano. Lepore trasforma questa materia prima in un raviolo condito con aglio, prezzemolo, acciughe e mollica di pane e, per recuperare il retrogusto acidulo caratteristico dell’antica pasta fermentata, interviene proprio con il limone di Rocca Imperiale. Dalla Calabria, si supera lo Stretto per
arrivare a Messina, dove l’Interdonato porta il nome di un colonnello che nell’800 diede vita a una nuova varietà, dolce e gentile, perfetta per il tè e quindi molto amata dagli inglesi. Le terre dell’Etna e di Siracusa, invece, offrono limoni con caratteristiche diverse, tra cui il Verdello dell’Etna. In entrambe le zone, pur distanti tra loro, è possibile percorrere Le Vie della Zagara, un circuito di itinerari turistici che si snodano tra coltivazioni di arance e limoni siciliani, per favorire la conoscenza di questi agrumi, dalla coltura fino al loro uso in cucina. In ogni caso, per dirla tutta, i limoni italici sono molti di più dei sette catalogati Igp. Impossibile non tener conto di quelli del Garda, arrivati in questa zona dalla Liguria a fine ‘200 grazie ai frati francescani che si stabilirono a Gargnano (BS). Non esiste al mondo una coltivazione di limoni più a nord di quella che si è sviluppata in questa zona. Le piante, che si sono adattate al clima della sponda bresciana, hanno dato vita ad architetture particolari come quelle della limonaia del Castèl, nella cittadina di Limone sul Garda. Il giro tra i frutti gialli continua poco fuori Firenze nella Villa Medicea di Castello, dove l’immenso giardino ospita piante in vasi di terracotta, pro-
tette d’inverno nell’antica serra. Giunte nel capoluogo toscano da Napoli con la dote della nobildonna spagnola Eleonora di Toledo, prima moglie di Cosimo I de' Medici, suscitarono l’interesse del duca, che iniziò a collezionarle. Non a caso, sulla loro tavola non mancavano mai i limoni a fette, serviti cosparsi di zucchero. Da segnalare anche il limone di Procida, annoverato tra i prodotti tipici della Campania, caratterizzato dall’abbondante presenza di albedo, la parte bianca e spugnosa, detta anche pane, che ammorbidisce l’acidità degli spicchi. Ciro Scamardella, originario flegreo e chef stellato del ristorante Pipero di Roma, per esaltare la sua terra ha messo a punto, in collaborazione con il compaesano Federico Guardascione, una pizza alternativa composta da scarola vellutata e cruda, burrata, carpaccio di baccalà e albedo dei limoni di Procida a smorzare il succulento boccone. Il piatto viene servito nel locale di Guardascione a Napoli, Il colmo del pizzaiolo. Importante per le proprietà nutrizionali, versatile in cucina e base indispensabile in pasticceria, questo frutto prezioso è ben piazzato anche nell’industria cosmetica. Come nel caso dell’Acqua idratante limone Costa di Amalfi, della linea Profumi di Napoli, attenta alla
Trenta editore, pp. 140 € 18
promozione delle tipicità regionali. In Sicilia, invece, la startup Le Lumie realizza prodotti di bellezza con ingredienti naturali e procedimenti sostenibili da economia circolare. Infine, gli scarti di agrumi possono essere utilizzati per creare tessuti simili alla seta, come fanno la catena svedese H&M e la casa di moda Salvatore Ferragamo, prestigioso brand del made in Italy. Un frutto unico, insomma, di cui non si butta via nulla e su cui c’è tanto da imparare perché, spiega Soressi, «dietro i limoni italiani c’è un mondo di storie avvincenti».
© This is Gargnano e Terre&Sapori
Alcune varietà di agrumi
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CORTILI DA
SCOPRIRE NEL BORGO SALENTINO DI MARTANO, SULLE TRACCE DEL PASSATO, TRA GIARDINI NASCOSTI, CASE A CORTE E ANTICHI PORTALI. A UN PASSO DAL MARE di Francesco Bovio
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© Walter Stomeo
Corte Zoe, abitazione privata con i tipici colori dello stile mediterraneo, Martano (LE)
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© Walter Stomeo
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Corte Grande, Martano
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avatoi in pietra, carrucole, bracieri, fiori nascosti tra alberi da frutto e le capase, vasi in terracotta e smalto dalle linee sinuose tipici dell’artigianato salentino. A Martano, in provincia di Lecce, si schiudono i portoni delle antiche dimore gentilizie e delle case a corte, simbolo della civiltà contadina in Salento. Si chiama Cortili aperti l’iniziativa che, nelle serate dal 29 al 31 luglio, ospita turisti e viaggiatori tra le stradine dorate dal sole e i resti delle mura aragonesi di Martano, uno dei nove comuni ellenofoni che compongono la Grecìa salentina, antica isola linguistica in terra d’Otranto. Il racconto è il tema attorno cui ruota l’edizione 2022 della manifestazione, promossa e organizzata dal Comune di Martano in collaborazione con i cittadini e le realtà associative ed economiche del luogo. Narrazione che riunisce le tracce del passato e le accompagna nel futuro con un sapore nuovo, cogliendo tutti i segni della storia antica presenti nel territorio. Si ripercorrono così tradizioni che venivano tramandate oralmente con li cunti, racconti che risuonavano nelle 58
antiche corti e nelle piazze di questo affascinante borgo di origine romana. Quest’anno sono più di trenta le dimore storiche, i palazzi gentilizi e le case a corte che partecipano all’iniziativa. Come Palazzo Micali, realizzato nel 1719, con il suo imponente portale sormontato dall’insegna araldica della famiglia che ne fu proprietaria e il caratteristico balcone sostenuto da mensole con pilastrini e sculture antropomorfe, cifra stilistica dell’architettura salentina. O Palazzo Pino, edificio di gusto barocco e ristrutturato nel tardo ‘700, con il terrazzo traforato sostenuto da sei mensoloni e la splendida loggia con arco trilobato. Qui lo stemma della facciata ricorda, in caratteri greci, l’amore perduto di una misteriosa donna chiamata Meriàtses. Nascosti dai grandi portoni con arco a tutto sesto in pietra leccese si svelano inaspettati giardini all’italiana. Già luoghi di riposo e di svago per le famiglie patrizie di un tempo, sono talvolta impreziositi da coffee house, piccoli edifici per coltivare il gusto della conversazione e il piacere della frescura che qui prendono il nome di cafausi.
Di antica origine greca e poi diffusa nel bacino del Mediterraneo è invece la tipologia abitativa della casa a corte, dimora caratteristica delle genti contadine che nello spazio centrale all'aperto, su cui gravitava la vita di più nuclei famigliari, trovavano una forma di socialità e di reciproco sostegno per sfuggire all’isolamento imposto dal duro lavoro nei campi. Oggi la pila, vasca in pietra per il bucato, il pozzo e la cisterna per la raccolta dell’acqua piovana sono i segni che testimoniano ancora, nelle corti, il patrimonio comune intorno al quale si è riunito per secoli il respiro di tante generazioni. Gran parte di questi nuclei abitativi si concentrano nelle vie Zaca, Stefano Sergio e in via Catumerèa, antica strada di collegamento con la Traiana Calabra, asse viario di origine romana tra Brindisi e il castello di Otranto, che oggi è meta di escursioni e cammini. Passeggiando per i vicoli di Martano si riscoprono memorie e usanze dimenticate. Basta sollevare lo sguardo per imbattersi nei mignani, ballatoi sospesi che sormontano i portali di ingresso delle antiche abitazioni,
veri e propri diaframmi per garantire riservatezza alle donne. Spettatrici affacciate alle terrazze durante le processioni religiose o solo curiose di un mondo che le voleva gelosamente protette e in fondo recluse. Durante i giorni dei Cortili aperti, Martano si veste a festa. Canzoni popolari, concerti e musica vintage animano piazze e vie del centro storico, tra prodotti di agricoltura biologica, artigianato, sulle note di sottofondo dell’arpa. Marionette e artisti di strada divertono i bambini nelle piazzette, tra installazioni e giardini fioriti. Racconti inediti, testimonianze, ritmi più lontani dall’Africa e dall’India e melodie dalla Turchia intrattengono i visitatori. A chiudere la tre giorni, un convegno tra storia antica e futuro sull’insediamento di Apigliano, sito archeologico di età bizantina e poi casale angioino a poca distanza da Martano, oggetto delle ricerche dell’Università del Salento. Una manciata di chilometri separa Martano da spiagge, laghi salati, falesie, scogli e grotte: luoghi magici della costa adriatica da cui si
intravede l’Albania e si immagina l’Oriente. Dalla spiaggia degli Scaloni di Otranto, così chiamata per via degli ampi gradini che la separano dal lungomare, si arriva fino all’acqua cristallina della Baia dei Turchi, che prende il nome dallo sbarco del XV secolo e appartiene all’oasi protetta dei laghi Alimini. Due bacini di acqua salata, collegati tra loro da un canale, Lu strittu, che danno vita a un ecosistema ideale per escursioni in canoa o in bici e completamente immerso nella macchia mediterranea salentina. Una foltissima e profumata pineta insegue il mare verso nord fino a dove spiagge e scogliere si alternano e si tuffano nelle acque limpide di Frassanito, località poco distante dall’arco naturale e dagli scogli di Torre Sant’Andrea, che prende il nome da una costruzione costiera di avvistamento del XVI secolo. A pochi passi dalla grotta di San Cristoforo, nella marina di Melendugno, si incontrano due faraglioni quasi identici tra loro. Sono le Due sorelle, protagoniste di una leggenda che le vuole fanciulle
in balìa della tempesta, e trasformate per pietà dal dio del mare nelle due imponenti rocce che si ergono nella baia di Torre dell’Orso.
UN PREMIO PER I PICCOLI COMUNI Valorizzare le eccellenze nascoste del territorio italiano. Questo l’obiettivo del premio Piccolo Comune Amico, lanciato dal Codacons con la collaborazione anche del Gruppo FS. Il progetto sociale ha l’obiettivo di promuovere lo sviluppo dei centri con meno di cinquemila abitanti, individuando 40 città meritevoli in cinque categorie: agroalimentare; artigianato; innovazione sociale; economia circolare; cultura, arte, storia. Previsto un riconoscimento speciale Amico del consumatore per cinque Comuni che si sono particolarmente impegnati nella rinascita post Covid-19, mettendo in atto politiche efficaci di rilancio economico e sociale. La cerimonia di premiazione si svolge il 6 luglio, a partire dalle 9.30, nell’Auditorium Parco della musica di Roma, e viene trasmessa via streaming sulla pagina Facebook del Codacons. codacons.it CodaconsOfficial Codacons codacons_official
© Nicola Simeoni/AdobeStock
Le Due sorelle, i faraglioni di Torre dell’Orso (LE)
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UNA MARCIA SOLIDALE DAL 14 AL 17 LUGLIO, QUATTRO GIORNI DI CAMMINO SUL VERSANTE MARCHIGIANO DEI MONTI SIBILLINI. PER SCOPRIRE LE TERRE MUTATE DAI TERREMOTI ANCORA IN ATTESA DELLA RICOSTRUZIONE di Valentina Lo Surdo ilmondodiabha.it
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valentina.losurdo.3
orna la Marcia solidale nelle terre mutate, un nuovo percorso promosso dall’Associazione movimento tellurico che
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ValuLoSurdo
ilmondodiabha
quest’anno porta a esplorare il versante marchigiano dei Monti Sibillini. Come da tradizione, ogni estate, l’ente presieduto da Enrico Sgarella condu-
ce decine di camminatori alla scoperta di un diverso itinerario nel centro Italia. Un modo per non dimenticare le conseguenze – tuttora visibili come ferite aperte – degli eventi sismici che si sono succeduti nel 2009 all’Aquila, nel 2012 in Emilia-Romagna, nel 2016 ad Amatrice (RI), in ottobre nelle Marche e in Umbria, a inizio 2017 nel cuore di Campotosto, sempre nell’Aquilano. Quest’anno il focus della Marcia è concentrato sulle Marche e intreccia il Cammino nelle terre mutate (da
darietà, è nata proprio per prendersi cura dei territori sconvolti dalla furia dei terremoti, dopo l’esperienza della prima Lunga marcia per L’Aquila, che nel 2012 condusse a piedi oltre 50 persone da Roma al capoluogo abruzzese. Nel frattempo, è sopravvenuto anche il terremoto dell’Emilia, nelle province di Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia, Bologna e Rovigo. E questo territorio divenne protagonista della seconda edizione della Marcia. E poi ancora terremoti e alluvioni, a colpire diverse altre regioni. «Ormai è sotto gli occhi di tutti: l’Italia frana, l’Italia trema», ha dichiarato Sgarella. «Non ne possiamo più dei
disastri ambientali e dei successivi richiami alla solidarietà da parte di chi non è intervenuto per impedire lo sfruttamento e la devastazione del territorio. È il momento di prevenire», prosegue il presidente di Movimento tellurico. «Aspiriamo a un grande progetto per tutto il Paese basato sulla messa in sicurezza degli edifici, in particolare di scuole e ospedali, e per questo ci rivolgiamo alle associazioni di volontariato e promozione sociale che agiscono per la tutela dell’ambiente, così come alle comunità di base, con l’obiettivo di creare un’azione comune, una rete di collegamento capace di promuovere la messa in sicurezza del territorio e degli edifici.
© Cristina Menghini
Fabriano all’Aquila in 250 chilometri) con il Cammino Francescano della Marca (167 chilometri, da Assisi ad Ascoli Piceno) e l’antica Via Lauretana (da Assisi a Loreto, per un totale di 220 chilometri). Si parte il 14 luglio da Pievebovigliana alla volta di Fiastra, per attraversare Cessapalombo, raggiungere Polverina e tornare il 17 nella città di partenza. Un itinerario in provincia di Macerata alla scoperta di alcuni tra i borghi più sorprendenti del territorio appenninico che, dal 2016, vivono nella lunga attesa di una ricostruzione, ostacolata negli ultimi due anni anche dalla pandemia. L’associazione Movimento tellurico, che unisce trekking, ecologia e soli-
Cammino delle Terre mutate, da Camerino a Fiastra (MC)
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© Cristina Menghini
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Lago di Fiastra (MC)
Proponiamo a tutti di partecipare a un progetto condiviso camminando insieme attraverso l’Italia: dal Friuli all’Emilia, scendendo lungo la dorsale appenninica fino all’Aquila, all’Irpinia e ancora oltre», continua Sgarella. Che
conclude con un invito alla Marcia solidale nelle Marche: «Vi aspettiamo per camminare insieme attraversando l’Italia che non trema di fronte ai terremoti». L’organizzazione della XI edizione del
© Cristina Menghini
Lunga marcia nelle terre mutate 2018 - Colle Altino (Frazione di Camerino)
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cammino-evento è curata, oltre che da Movimento Tellurico, dall’associazione Cosa accade se abitiamo (Casa), nata dopo il terremoto, uno spazio aperto a conversazioni, residenze temporanee in alta quota, reti e progetti di valorizzazione per il territorio. Il cammino dura quattro giorni: si parte giovedì 14 luglio da Pievebovigliana per scoprire un gioiello di pietra arenaria dal quale si percorrono antiche vie di pastori affacciate, nella valle del Fiastrone, su un paesaggio dominato da straordinari elementi caratterizzanti la biodiversità di questo territorio: il lago di Fiastra, le Lame rosse, la Lecceta relitta, la Grotta dei frati ribelli. La prima tappa è lunga 15 chilometri, con 750 metri di dislivello in salita. Da lì, nella seconda giornata, si passa per Tribbio di Montalto fino ad arrivare al Giardino delle Farfalle di Cessapalombo, totalizzando 16 chilometri di cammino, con 570 metri di dislivello. La terza tappa conduce fino a Polverina (14 chilometri, 660 metri in salita), concludendo l’esperienza della Marcia nell’atmosfera evocata da piccoli sconosciuti scrigni come Vestignano e San Maroto, prima di rientrare a Pievebovigliana (10 chilometri, 400 metri in salita). Sullo sfondo il paesaggio marchigiano, autentico crocevia di cammini con le sue colline, i laghi e le montagne, attraverso sentieri e mulattiere percorsi in passato da vian-
danti, eremiti e partigiani. Tutti luoghi oggi solcati da numerose vie del turismo lento, in grande espansione anche in questa regione. La tappa di venerdì 15 (Fiastra-Tribbio di Montalto-Cessapalombo) aderisce a It.a.cà migranti e viaggiatori-Festival del turismo responsabile, che invita a scoprire luoghi e culture in modo etico e rispettoso dell’ambiente. Oltre all’aspetto di scoperta del territorio, nella mission della Marcia solidale svolge un ruolo centrale l’elemento della condivisione, che porta i camminatori a stretto contatto con le comunità locali attraverso dibattiti, serate danzanti e racconti del territorio. Con la volontà di mantenere alta l’attenzione su una ricostruzione che stenta a partire e con l’obiettivo di trovare nuove chiavi di lettura per una terra in costante mutamento. I partecipanti alla Marcia possono contare anche su uno speciale servizio di trasporto bagagli, che rende più agevole l’esperienza soprattutto per le famiglie e i neofiti, con la possibilità di dormire in tenda o in strutture d’accoglienza con posti limitati. «L'Appennino marchigiano è un crocevia di cammini per scoprire un paesaggio meraviglioso e comunità tenaci che, grazie al turismo lento e sostenibile, vedono nuove opportunità di sviluppo nel post terremoto e post pandemia», commenta il vicepresidente di Movimento tellurico Al-
berto Renzi, i cui nonni sono marchigiani di Ussita. «Insieme a Federtrek e Associazione proletari escursionisti di Roma, lavoriamo da cinque anni a stretto contatto con operatori e amministrazioni per creare un sistema di percorsi ciclo-escursionistici adatti a tutti i livelli e le esigenze», continua Renzi. E segnala un’altra iniziativa che merita l’attenzione degli appassionati di turismo lento, realizzata sul versante umbro dei Sibillini, in un territorio colpito altrettanto duramente dai terremoti. Si tratta di Norcia Slow, fresca di inaugurazione, che consente di attraversare il Parco nazionale dei Monti Sibillini grazie a una mappa con dieci itinerari da percorrere in bici o a piedi per un totale di oltre 200 chilometri. Un vero e proprio paradiso per gli amanti del trekking, della mountain bike e dei percorsi a cavallo, da scoprire a passo lento a contatto con la ricchezza naturalistica della Piana di Santa Scolastica e del Pian Grande di Castelluccio. Tra fitti boschi e valli dai panorami mozzafiato, è protagonista l’alta Valnerina con i suoi borghi nascosti e i sapori tipici della tradizione nursina. La mappa, disponibile in formato cartaceo e in Gps, racconta gli itinerari attraverso differenti colori abbinati ai sentieri, di livello accessibile a tutti, dal turista al neofita, sino ai genitori con bambini. Grazie all'utilizzo di appositi QR code,
inoltre, Norcia Slow offre la possibilità di accedere a contenuti multimediali caricati sulla piattaforma Outdooractive.com con le schede di ogni singolo percorso, comprensive di profilo altimetrico, mappa digitale, informazioni su flora e fauna e testi di approfondimento corredati da immagini. L’evento clou della zona sono i weekend della straordinaria fioritura di Castelluccio di Norcia (2-3 e 9-10 luglio), in provincia di Perugia. Per l’occasione, l’Ente Parco ha predisposto un piano di mobilità sostenibile con i Comuni direttamente interessati che prevede la chiusura al passaggio di autovetture e camper, mentre viene consentito libero accesso ai mezzi a due ruote, ai bus turistici e alle autovetture di residenti. Per raggiungere Castelluccio si può lasciare il proprio mezzo in uno dei numerosi parcheggi di prossimità prenotabili sul sito parchiaperti.it e poi utilizzare il servizio navetta o muoversi a piedi, in bicicletta, o in e-bike. Chi vuole arrivare a Norcia direttamente in bici può prendere il treno fino a Spoleto e proseguire con la linea di bus Spoleto-Norcia E401, grazie al servizio messo a disposizione da FS Italiane. Perché l’andamento lento è al passo con i tempi. movimentotellurico.it camminoterremutate.org comune.norcia.pg.it
© Roberto Canali
La fioritura nella piana di Castelluccio di Norcia (PG)
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ASCOLTARE LA
Pesaro
È QUESTO IL TEMA DELLA QUINTA EDIZIONE DI ULISSEFEST, LA FESTA DEL VIAGGIO DI LONELY PLANET CHE DAL 15 AL 17 LUGLIO PORTA IL MONDO A PESARO
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i dice che viaggiare, insieme a leggere e ad ascoltare, sia la via più breve per arrivare a se stessi. Per questo motivo, dal 15 al 17 luglio, scrittori, musicisti, giornalisti, fotografi e content creator si incontrano a Pesaro per la quinta edizione di UlisseFest, la festa del viaggio di Lonely Planet che riunisce ospiti italiani e internazionali accomunati dalla passione di scoprire il mondo. Tre giorni (e tre notti) di mezza estate, nella città appena nominata Capitale italiana della cultura per il 2024, per ritrovarsi insieme, finalmente, tra reading e concerti, film, dibattiti e workshop.
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di Angelo Pittro
Nella lista degli ospiti chiamati a confrontarsi sul tema di quest’anno, Ascoltare la terra, ci sono gli scrittori Nicola Lagioia, Valeria Parrella, Antonio Pascale e Tim Parks. Tra racconti, performance e concerti, gli incontri portano “il mondo a Pesaro e Pesaro nel mondo”: si va in Artide e Antartide, in Tibet, nel Regno del Bhutan, in Cina, Perù, Slovenia, Scozia, Giappone, nel Mediterraneo e nei Balcani. Ma anche in giro per l’Italia, tra Marche, Umbria, Friuli-Venezia Giulia, Toscana e Veneto. Si parla di cammini, esplorando il volto slow della Toscana e perdendosi sui suoi sentieri all’insegna del
benessere, e si scoprono gli itinerari umbri (e non solo) legati al Perugino, il Maestro di cui nel 2023 ricorrono i 500 anni dalla morte, che verranno celebrati da una grande mostra. Si possono ascoltare i racconti dell’ultra cyclist Omar Di Felice, che ha attraversato l’Artide per testimoniare il cambiamento climatico, e osservare gli scatti del fotoreporter Sergio Ramazzotti, che porta i visitatori nel polo opposto, l’Antartide, dopo aver seguito le tracce dell’esploratore britannico Ernest Henry Shackleton. Spazio anche ai grandi viaggiatori del passato, grazie al giornalista e foto-
musicista bosniaco Goran Bregovic (unica performance gratuita in Italia) e del gruppo rocksteady-dub-reggae Africa Unite, oltre al progetto Earthphonia del chitarrista e produttore Max Casacci con il filosofo Telmo Pievani, ciascuno dei quali, insieme ai dj set sulla spiaggia, chiude le tre giornate di festa. Come sempre, UlisseFest offre anche la possibilità di svolgere attività, workshop e laboratori, con iscrizione obbligatoria sul sito del festival. Grazie alle competenze dell’associazione Igers Italia, il digital creator Pietro Contaldo spiega come si promuove un territorio attraverso strategie social e web e sono previste anche masterclass dedicate ai vini e al sake. Infine, per chi ha voglia di movimento, un trekking offre l’occasione di
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grafo Antonio Politano che ripercorre le orme degli scrittori Bruce Chatwin, Ryszard Kapuściński ed Ella Maillart, che a 25 anni dalla scomparsa viene omaggiata con un reading musicale di Cristina Zamboni. Sempre in tema di celebrazioni, si ripercorrono i 50 anni trascorsi dal 4 luglio 1972, quando i coniugi scrittori Tony e Maureen Wheeler partirono per il loro viaggio overland che li portò, un anno dopo, a fondare la casa editrice Lonely Planet. Sul palco anche Paolo Nugari, co-fondatore dell’agenzia Avventure nel Mondo, che è nata nello stesso anno diventando sinonimo, per i giovani italiani, di vagabondaggi in giro per il mondo con lo zaino a spalla. A dialogare con loro, il giornalista e scrittore Paolo Di Paolo. In programma anche i concerti del
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scoprire il Parco Naturale del Monte San Bartolo, nella provincia di Pesaro e Urbino: il primo rilievo che si incontra andando da Trieste in giù. Oppure, con l’accademica Silvia Benvenuti, si può “dare i numeri” attraverso una sorprendente passeggiata per scoprire on the road perché l’enorme scultura di Arnaldo Pomodoro è fatta proprio a forma di sfera e altri segreti matematici nascosti tra palazzi, statue e musei. Insomma, un’occasione perfetta per viaggiare non solo con la testa. ulissefest.it UlisseFest 65
TRAVEL
DOTTA, GRASSA E PASSEGGIATA IN CENTRO A BOLOGNA E DINTORNI TRA TAVERNE, OSTERIE ANTICHE E PASTICCERIE CREATIVE DI ULTIMA GENERAZIONE di Giuliano Compagno
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ccomi qui, seduto a un tavolo singolo nel giardino del ristorante Biagi. Il cielo di Bologna si è agitato per tutto il pomeriggio, un po’ come la gente che si muoveva nel quartiere Saragozza, quello con la più alta densità di abitanti, immersa in una bella varietà di attività commerciali. Nella strada omonima, appena superata la porta, si accede a questo locale storico dove mi ha accolto il proprietario, Fabio Biagi. Mi racconta dei suoi nonni Adelmo e Maria che a Casalecchio di Reno, subito fuori Bologna, avevano inaugurato un bar con
Una veduta del centro storico di Bologna
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cucina annessa: «Era il 1937, un’estate come questa, con i primi gitanti della domenica che portavano i bambini a fare il bagno nel Reno. Vuoi che non si fermassero a mangiare una tagliatella?». Le storie dell’origine di quel locale sono ricche di sentimenti: la guerra che arriva, il periodo in cui i clienti erano tedeschi, quello in cui gli avventori diventarono gli Alleati. E, ancora, il bombardamento del 16 aprile 1945 e la Liberazione, sette giorni dopo. Suonerà profano l’accostamento ma dopo una guerra e un’occupazione
tanto terribili quelle che riprendono sono le abitudini semplici, come il ritrovarsi attorno a un desco storico per celebrare insieme un rito felice: i sensi che tornano a respirare senza p i ù allarmi né dolori. Insomma, la vita. E la leggenda dei tortellini in brodo di Biagi che ora sono nel mio piatto, secondo la ricetta tramandata proprio dai nonni, racconta come la minima dimensione possa contenere la mas-
sima delizia. È banale tutto ciò? Per nulla. I viaggiatori italiani over ‘60 ricorderanno che, fino agli anni ‘70, parlare di buon cibo era considerato un comportamento borghese, se non quasi reazionario. Si diceva che vi fossero aspirazioni immensamente più importanti. Pregiudizi sciocchi e sorpassati, ormai, perché sul tortellino non è mai tramontato il sole. Mi spiega Fabio che quella del ristoratore è una figura che col tempo ha cambiato forma: «Prima ricevevo le visite di avventori celebri. Da noi sono passati Fausto Coppi e Gino Bartali, Indro Montanelli e Federico Fellini. Gli imprenditori Raul Gardini e Serafino Ferruzzi sono stati tra i primi clienti. Ma da anfitrioni privilegiati che erava-
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DOLCE
mo, siamo diventati interlocutori attivi della società e della cultura, della politica e delle arti». Ripenso a quanto mi ha accennato nel viaggio di andata il capotreno del Frecciarossa, un sociologo: se al ritorno fossi passato a Forlimpopoli, tra Forlì e Cesena, avrei addirittura gustato le storiche ricette del nativo Pellegrino Artusi. In via Costa, nella frescura della veranda del b&b La Magnolia, di Franca e Marco, sfoglio le pagine antiche della guida enogastronomica Osteria, firmata dallo scrittore tedesco Hans Barth, che da quasi cento anni narra di locande perdute nel tempo e dei loro miti. Scopro che al civico 4 di via de’ Foscherari si trovava la porticina d’accesso di una taverna che il popolino aveva ribattezzato “Offesa di Dio” da quando il proprietario, sorpresa la consorte in intimità con un cliente affezionato, l’aveva rimproverata, mentre era abbandonata nella poltrona
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Piazza Duomo, Bologna
su cui pendeva un crocefisso, con testuale e cattolica flemma: «Che tu faccia torto a me, cara moglie, passi; ma non hai rimorso dell’offesa di Dio?». E poi c’era l’Osteria dei bastardini in via Tagliapietre, dove gli studenti fuori sede, senza soldi, si facevano offrire un bicchiere dai tedeschi del vicino consolato per poi scrivere, un po’ alticci, ai genitori: «Carissimi, vi annuncio che sono senza quattrini e ho dovuto chiedere un prestito, con grande rammarico, al signor console». Paolo Monelli, poi, appartiene a quella scuola di scrittori enogastronomici che annovera anche Gianni Brera, Mario Soldati, Gianni Mura e Luigi Veronelli. Il Ghiottone errante. Viaggio gastronomico attraverso l’Italia, del 1935, fu una delle prime composizioni let68
terarie di genere, che coniugava stile, gusto e cultura nell’esperienza unica di un gourmet italiano. Al momento di parlarne, Monelli rompe il vezzo di contrapporre o di associare Bologna la Grassa a Bologna la Dotta e preferisce seguire l’apologia del dottor Balanzone, la maschera godereccia come la sua città: «Qui si tocca l’eccellenza. Qui cuochi francesi e viennesi possono venire a scuola: anche in questo campo Bologna è alma mater studiorum. Qui ogni gusto tradizionale è sbaragliato, ogni ricordo è superato, ogni pietanza è estemporanea creazione del cuoco che troneggia lassù e vuole solo che vi fidiate. Per poi mandarvi in tavola meravigliose composizioni che paiono inventate lì per lì». E per dessert? Mi baso sulla storia di
un esperimento riuscito. Stefania Vergnani la incontro negli anni ‘90 a un convegno urbinate sulla moda: si stava laureando con una tesi su semiotica e marketing. Oggi sembrano argomenti scontati ma quelle trame di pensiero erano nate allora grazie a Umberto Eco e al corso di laurea in Dams bolognese, dove tutto diventava comunicazione, design e arti applicate. Stefania, che è una mente velocissima su un bel volto moderno, sa che il versante dolce della sua Bologna è inesplorato, sicché ci si inoltra lei; legge e prova, studia e inventa, assorbe e sperimenta. Comprende che quello è un mondo di equilibri delicatissimi ma lei sul fil di zucchero ci sa camminare. Partecipa a un concorso dolciario, Italy International Cake Show, lo passa
e vince un master a Le Cordon Bleu London, rinomata e internazionale scuola di cucina nel Regno Unito. Da qui, Stefania rivela un grande talento creativo: reinventa, per esempio, la tradizionale ganache panna e cioccolato trasformandola nella sua Ganeau, una leggera e squisita mousse a base di cioccolato e acqua. Nel 2015, la scommessa di una pasticceria tutta sua: apre Missbake in via Marsili, nel centro di Bologna, e lancia un laboratorio-vetrina di giochi dolciari, di torte no-copy, brevettate e progettate al momento sulla base degli ingredienti richiesti. Missbake cerca di realizzare desideri, ricercare piaceri, dar forma a ogni sfizio e regalare un tepore e una soavità che soltanto una pasticciera visionaria può offrire agli altri. Per cui, Bologna diventa la Dotta, la Grassa e la Dolce. Ed è ora di chiudere il pasto.
Una torta di Missbake
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Strade del centro storico di Bologna
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IL PAESE DEI MILLE PAESI di Osvaldo Bevilacqua [Direttore editoriale Vdgmagazine.it e ambasciatore dei Borghi più belli d’Italia]
ASSAGGI DI MARE ITINERARIO GASTRONOMICO BALNEARE ALLA SCOPERTA DELLO STREET FOOD TRA SCILLA, GAETA E L’ISOLA D’ELBA
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Ulisse, l’Isola d’Elba (LI), perla dell'arcipelago toscano. Oltre all’aspetto turistico, andiamo a curiosare le specialità gastronomiche dello street food, il cibo di strada locale. Una passione che attrae soprattutto i giovani che hanno voglia di concedersi una pausa
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a stagione delle vacanze estive è aperta. Ed è il momento perfetto per scoprire paesaggi e tradizioni di tre località marittime rappresentative del meglio dell’Italia: Scilla, in provincia di Reggio Calabria, Gaeta (LT), sulla Riviera di
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na Grande, la spiaggia principale. Gli scogli ospitano case a strapiombo sul mare accarezzate dalle onde. Dall’alto, il castello Ruffo domina e protegge il quartiere offrendo un panorama mozzafiato sulle isole Eolie e Messina. Spettacolo che, sicuramente, impressionò la fantasia degli antichi greci quando, da esperti naviganti, si spinsero ben oltre l’ubertosa Enotria – dal greco ôinos (vino) – ricca di vigneti e uliveti, sfidando le insidie del mare e dei suoi mitologici mostri. Come Ulisse che nella sua peregrinazione nel Mediterraneo, prima di far ritorno alla sua amata Itaca, passò lo stretto combattendo Scilla e Cariddi dopo aver soggiornato nella mitica Eea, dimora della temuta maga Circe. Qui, il must estivo per lo street food è il panino al pesce spada (vedi ricetta nel box). GAETA, LA GRECIA DEL LAZIO E proprio Ulisse ci conduce nella tappa successiva dell’itinerario: Gaeta, perla della riviera laziale intitolata proprio all’eroe omerico che si snoda per diversi chilometri fino a Sperlonga. Entrambi i comuni sono annoverati nell’associazione dei Borghi più belli d’Italia.
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gourmet veloce, poco costosa, appetitosa. A SCILLA, TRA LEGGENDA E TRADIZIONE «Pigghialu…lu pisci spata». Nell’incantevole borgo marinaro di Scilla, in provincia di Reggio Calabria, entrato nel circuito dei Borghi più belli d’Italia, riecheggiano le parole degli anziani pescatori che raccontano le lotte ingaggiate un tempo contro il pesce cavaliere, soprannome popolare del pesce spada (Xiphias gladius). Un rituale in cui si riflette il rispetto per il suo carattere fiero e coraggioso: servendosi come un nobile della spada, lotta con ardore prima di cedere al ferro dell’uomo e non esita ad andare incontro a morte certa quando è la sua compagna, a cui resta fedelissimo per tutta la vita, a cadere sotto i colpi del fiocinatore. Il più antico borgo di Scilla è Chianalea, fantastico villaggio di pescatori considerato la piccola Venezia del Sud. Un paradiso per chi ama le immersioni, la pesca, lo snorkeling e il trekking ma anche il bagno nelle acque cristalline per il quale c’è Mari-
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Gaeta (LT)
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Un’area di grande valore storico e paesaggistico, che la stampa estera ha definito di recente la Grecia del Lazio per la florida macchia mediterranea e le acque cristalline in cui si specchia. Più volte premiata con la Bandiera Blu, abbarbicata sul magnifico Monte Orlando, Gaeta è ricca di spiagge con sabbia chiara e finissima ma è nota anche come la città delle 100 chiese. Nel centro storico, si trovano la Cattedrale di grandissimo pregio architettonico dedicata a Maria Assunta in Cielo e dal 995 anche ai Santi Erasmo e Marciano, il tempio di San Francesco e la straordinaria torre campanaria in cui si fondono elementi architettonici cristiani e islamici. Merita una visita anche la Montagna spaccata. Secondo la leggenda, quando alla morte di Gesù il velo del Tempio di Gerusalemme si è squarcia71
IL PAESE DEI MILLE PAESI
lidi dell’Isola dell’Elba (LI), la più grande dell’arcipelago toscano e la terza italiana per superficie. Ricca di storia e bellezze naturali è famosa nell’immaginario collettivo per aver ospitato l’imperatore dei francesi, Napoleone Bonaparte, in esilio. Proprio durante il suo regno conobbe tali innovazioni che ancora oggi serba il ricordo del suo buon governo, durato appena dieci mesi, con fastose rievocazioni. In realtà, l’Elba è da epoche remotissime importante centro di commercio, soprattutto di quello legato alla produzione di ferro. Anche se oggi la sua ricchezza proviene principalmente dal turismo. Le spiagge dell’isola, oltre 200, sono tutte diverse tra di loro. Da quella selvaggia a quella attrezzata, per finire all’oasi naturista, sono così numerose e varie che riescono a soddisfare le esigenze di ogni turista. Oltre al mare splendido che la bagna, l’Elba si lascia apprezzare per i suoi incantevoli borghi e i sette comuni: Campo nell’Elba, con la famosa spiaggia di Marina di Campo, la più lunga
dell’isola; Capoliveri, legato in passato all’attività mineraria e oggi ricco di appuntamenti estivi come la Festa dell’innamorata del 14 luglio; Marciana con il suo rilevante patrimonio storico e archeologico; Marciana Marina, il più piccolo comune della Toscana e uno dei maggiori centri turistici del suo arcipelago; Porto Azzurro con le sue lunghe notti di divertimenti e manifestazioni; il capoluogo Portoferraio, carico di fascino rinascimentale; Rio, uno dei borghi più antichi formato dalla fusione, nel 2018, di Rio nell’Elba e Rio Marina. Insomma, un luogo da dieci e lode che offre un clima dolce, un mare unico, tanta serenità, cucina e vini d’eccellenza. Qui, da non perdere è il richiestissimo polpo lesso all'elbana cucinato su un’ape vintage: si mangia alla forchetta, accompagnato da croccanti fritti di pesce e “topini”, bicchierini di vino bianco locale. Quest’estate lo si può trovare sulle spiagge di Acquarilli, a Capoliveri, e di Bagnaia, a Portoferraio. Buoni assaggi di mare a tutti. Isola d’Elba (LI)
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to si sono create profonde fenditure nella roccia che oggi contribuiscono a rendere unico e suggestivo questo luogo caro alla spiritualità cattolica, dove dall’XI secolo sorge il Santuario della Santissima Trinità. Proprio lì accanto si può accedere a un’altra meraviglia di Gaeta, la Grotta del Turco. Qui, a farla da padrone nel cibo da passeggio è la tiella, una sorta di pizza ripiena. Autentica specialità gastronomica dalle antiche origini, è oggi uno degli street food più amati e ricercati nella città balneare. Tra le varianti più famose, quella con il polpo e la tiella di scarola. ELBA, L’ISOLA DEGLI ETRUSCHI Risalendo idealmente il Tirreno, l’itinerario può concludersi sui meravigliosi
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PANINO AL PESCE SPADA di Sandra Jacopucci
Una specialità imperdibile a Scilla è il panino al pesce spada, da alcuni anni uno dei simboli di questo angolo di Calabria. Si può assaggiare un po’ ovunque, dai ristoranti ai pub, dalle paninoteche ai chioschi sulla spiaggia fino alle apette che girano per le strade. Un pasto semplice ed economico in cui ritrovare il sapore dello splendido mare che circonda il borgo: il trancio di pesce spada viene grigliato, a volte marinato, e posto tra due fette di pane croccante, personalizzato dai cuochi con salse diverse, tra cui il salmoriglio, tipico condimento dello Stretto di Messina, composto da olio, prezzemolo, sale, aglio, origano, limone e pepe nero o peperoncini verdi freschi. 72
The Power of Energy
GENIUS LOCI di Peppone Calabrese PepponeCalabrese [Conduttore Rai1, oste e gastronomo]
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L’ANIMA DI BARI A PASSEGGIO TRA I VICOLI DELLA CITTÀ VECCHIA, DOVE LA MEMORIA DEL PASSATO RIVIVE ATTRAVERSO LE STORIE DEGLI IMPRENDITORI LOCALI. COME QUELLA DI MIMMO, CHE HA COMINCIATO CON UNA PESCHERIA
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a mia giornata a Bari inizia con un aperitivo a base di birra e panzerotto “n-dèrr’a la lanze”. Con questo termine, che letteralmente significa “a terra la lancia”, si intende per tradizione lo scalo vicino al molo di San Nicola, nel porto vecchio della città. A farmi compagnia c’è Enzo del baretto El Chiringuito che, da quando ci siamo conosciuti per
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Linea verde, è diventato una costante nelle mie visite al capoluogo pugliese. Quando sono a Bari ho bisogno di perdermi tra le viuzze, i palazzi, le corti e le chiese: è il modo migliore per assorbire il fascino di questa storica e sempre viva città. Bari vecchia, così è chiamata la parte antica, è un concentrato di energia, vitalità, bellezza e cultura, una perla di autenticità che si
scopre vicolo dopo vicolo. Il mio itinerario comincia sempre dall’arco basso, nei pressi del Castello normanno-svevo. Entro nel vicolo alla ricerca di Nunzia, una delle mie poche certezze. Lei è sempre lì, come se mi aspettasse, intenta a preparare le orecchiette e pronta a spiegare a tutti il procedimento con un sorriso. Le fa essiccare per strada, adagiate su al-
tante al quartiere. Ora Mimmo De Tullio è diventato un imprenditore, distribuisce il pesce a grandi catene di supermercati in Italia e ha deciso di intraprendere una nuova avventura, aprendo un ristorante con la sua famiglia. Sono curioso di provarlo e così chiedo informazioni per raggiungerlo. Il locale, con tavoli all’aperto, si trova in una zona residenziale. Ad accogliermi un signore sorridente che, dopo aver sanificato il tavolo, mi spiega che non è previsto il servizio al tavolo e per ordinare bisogna andare alla cassa. Intorno, ci sono vasche per le ostriche, cozze e fasolari ma anche una pescheria a disposizione dei clienti che possono scegliere cosa farsi cucinare. Mi piace l’idea: si partecipa al processo e questa cosa mi entusiasma. Ordino come antipasto pesce crudo e un’impepata di cozze. Come primo, invece, uno spaghetto con le vongole. Il signore si aggira tra i tavoli, sorride a tutti, sparecchia e si ferma a chiacchierare con i clienti. Arriva il mio turno e si presenta: «Piacere, Mimmo». Gli dico, sorridendo, che la sua fama lo precede e sono a conoscenza della sua grande esperienza nel mondo del mercato ittico. Mimmo mi guarda curioso, gli raccon-
to del mio incontro a Bari vecchia e lui sorride emozionato. Poi mi dice: «Ho fatto tanti sacrifici nella mia vita, ho lavorato molto. Da bambino aiutavo il mio papà in pescheria fino a quando, durante la leva militare, ho pensato di utilizzare l’esperienza acquisita per avviare un’attività. Ho cominciato fornendo il pesce ai ristoranti nella zona, poi sono passato direttamente alla grande distribuzione». Sorride con grande umiltà, a un certo punto cambia espressione del viso e continua: «Ho anche attraversato momenti difficili ma non ho mai smesso di credere in me stesso, impegnandomi al massimo per poter riemergere dalle difficoltà e assicurare un futuro solido alla mia famiglia. Oggi sono felice. Magari stanco, perché stamattina alle 5 ero al mercato come ogni martedì e giovedì a scegliere il pesce, ma soddisfatto. Perché vedere i miei clienti appagati è una bella emozione». Poi chiama la moglie e, prima del suo arrivo, mi dice: «Lei è la mia anima, si chiama Anna». È una signora bionda, solare, dalla voce dolce e amorevole. Mentre lei guarda il marito innamorata, io la incalzo con le domande sulla loro famiglia. Anna non capisce bene il motivo della mia © mitzo_bs/AdobeStock
cune griglie a loro volta appoggiate a uno stendino per asciugare i panni. Si sta facendo sera, per le strade si diffonde un odore di pulito e tutte le signore cominciano, quasi seguendo un rito, a pulire lo spazio antistante la loro casa. La strada è un’appendice delle abitazioni, qui da sempre si costruisce comunità e mutualità. Continuo passeggiando lungo “la muraglia”, antica barriera costruita nel IV secolo a.C. per proteggere la città, che offre una vista unica: da un lato i tetti di Bari vecchia, dall’altro il mare. Mi lascio trasportare dal flusso di gente e ben presto mi perdo di nuovo tra le viuzze del centro storico, costellate da archi e piccoli passaggi che collegano strade e piazze. È qui che si annida la vera essenza della città, tra lenzuola svolazzanti e anziani che chiacchierano in dialetto. A uno di loro chiedo da quanto tempo abiti lì e la sua risposta è perentoria: «Da quando sono nato». Mi racconta di come sia cambiata la vita in quella strada e di tutte le botteghe che c’erano prima: falegnami, calzolai, rigattieri. Nel punto in cui lui è seduto, si trovava un banco pescheria. Il proprietario era suo grande amico e tutti i giorni, insieme al figlio Mimmo, offriva non senza difficoltà un servizio impor-
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GENIUS LOCI
La muraglia di Bari
curiosità, ma mi racconta con orgoglio dei figli. Il maschio, Nicola, si sta laureando in giurisprudenza mentre la figlia Teresa aiuta a gestire il ristorante. Anna sembra avere mille occhi, mentre parla con me tiene sotto controllo tutta la sala, poi mi chiede: «Ma perché queste domande?». Le rispondo che il motivo è semplice: «Siete una bella coppia e avete una storia da raccontare, tutta italiana, di quelle che fanno ben sperare nel futuro». Anna sorride e, nel frattempo, indica alla figlia un tavolo da gestire. Intanto, Mimmo ha
saputo da un cliente che sono il conduttore di Linea verde. E mi presenta un suo amico agricoltore che, con la moglie, viene a sedersi vicino a me. Poi prende una bottiglia di Franciacorta che porta il suo marchio, la apre e brindiamo alla felicità. Mi sento circondato da affetto. Dei baresi mi colpisce puntualmente la voglia di godersi la vita e, allo stesso tempo, la propensione al lavoro. Mentre parliamo, Mimmo continua ad alzarsi per sparecchiare e io sono affascinato dalla sua umiltà. Ha molti
© Andrea Veneziano /CreativeIntelligence
Mimmo con la moglie Anna, l’ultima a sinistra, e i figli Teresa e Nicola
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dipendenti ma non lesina le forze per assicurare un servizio di qualità. Finiamo di bere le bollicine, il ristorante chiude e lui è pronto a finire la serata con me, sua moglie e gli amici in un altro locale. Mentre tutti parlano e assaggiano un ottimo dolce di ricotta, confesso ad Anna che mi ha molto colpito la frase usata dal marito per presentarla: «Lei è la mia anima». Capisco dall’espressione e dai suoi occhi lucidi che Mimmo era arido di parole ma non di cuore. Ecco, davvero, una bella storia italiana.
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BUON VIAGGIO BRAVA GENTE
di Padre Enzo Fortunato
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[Giornalista e scrittore] Foto di Christopher John SSF from Stroud, NSW, Australia, CC BY 2.0
L’EREMO DI FRANCESCO UNA PASSEGGIATA NELLA VALLE REATINA ALLA SCOPERTA DEL SANTUARIO DI FONTE COLOMBO, DOVE IL SANTO SCRISSE LA REGOLA BOLLATA DELL’ORDINE
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è un passaggio importantissimo nella storia del francescanesimo, di cui il prossimo anno si celebrerà l’ottavo centenario: la scrittura della Regola Bollata, approvata nel 1223 da papa Onorio III con la lettera Solet annuere. Francesco redige questa regola mentre si trova nell’eremo di Fonte Colombo, nella valle reatina. Il cosiddetto Anonimo reatino, un francescano sconosciuto dedito a narrare le vicende del santo, scriverà: «Il monte della Regola, monte Rainero, è stato riempito dal Signore di divina dolcezza, consacrato al sapore mellifluo della sua presenza, in mezzo al festoso stuolo dei beati. È divenuto un nuovo Sinai, dove, sentendolo tutti, fu data la legge. Un altro monte Carmelo, dove l’anima di Francesco si intratteneva e conversava con il Signore. Fonte Colombo è il monte che dobbiamo salire a piedi scalzi, perché è un luogo veramente santo». Qui il poverello di Assisi riceve anche le cure mediche di cauterizzazione per la sua malattia agli occhi, come narrano i Fioretti di San Francesco, la più nota raccolta sulla vita del santo: «Su sollecitazione dei confratelli e del Cardinale Ugolino Conte di Segni (futuro Papa Grego-
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rio IX), fu convinto a sottoporsi a una terribile operazione nella speranza di poter guarire dalla malattia. Fatto giungere appositamente a Fonte Colombo, il medico sottopose San Francesco alla cauterizzazione, utilizzando un ferro rovente, delle vene dall’orecchio al sopracciglio, credendo d’interrompere in tal modo il flusso di umori che si riversava dagli occhi del Santo». L’intervento è terribile, una vera e propria tortura, tanto da far fuggire i confratelli che lo assistevano. Qui il santo familiarizza anche con frate focu, il fuoco robusto e giocondo, ma anche crudele all’occasione. Mentre il medico arroventa il ferro per la “cura”, Francesco lo prega dunque di mitigare la sua forza, invocandone la benevolenza e la cortesia. Viene così risparmiato dal dolore, con grande stupore del medico. Oggi il santuario di Fonte Colombo è uno dei quattro conventi che delineano il Cammino di San Francesco, insieme al convento di Greccio e al santuario della Foresta e di Poggio Bustone. Il complesso conventuale è costituito da una piazzetta su cui si affacciano la chiesa di San Francesco e San Bernardino da Siena, consacrata il 19 luglio 1450 dal cardinale Nicola Cusano, e più in bas-
Santuario francescano di Fonte Colombo
so, il romitorio dove Francesco subì l’operazione agli occhi, la cappella della Beata Vergine risalente al XIII secolo e il Sacro Speco dove il santo si rifugiò in preghiera ed ebbe
la visione di Cristo che approvava la Regola appena scritta per il suo Ordine. All’interno della chiesa, notevole è l’affresco della lunetta del portale risalente al XV secolo che
rappresenta la Madonna col Bambino e, ai lati, San Francesco e San Ludovico di Tolosa. Vale una visita anche l’oratorio di San Michele, un ambiente a metà
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BUON VIAGGIO BRAVA GENTE
Il Sacro Speco
tra la grotta e la cappella, che ingloba il Sacro Speco. È il luogo più sacro dell’eremo: tra le rocce, una semplice croce in legno ricorda la presenza di Francesco. Nella grotta, il santo portò avanti la sofferta redazione della regola dell’Ordine. Secondo i racconti, avvenne probabilmente durante la
cosiddetta quaresima di San Michele, come ricorda la denominazione dell’oratorio. Qui si trova anche la grotta di frate Leone: secondo la tradizione il monaco, quando il Signore si mostrò a Francesco per lasciargli la Regola, alzò la testa e lasciò sulla roccia l’impronta del
Statua di San Francesco al santuario di Fonte Colombo
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cranio. Più avanti, si trova il leccio dove Cristo sarebbe apparso al fondatore dell’Ordine. Risalendo sullo spiazzo che precede il convento, si giunge al luogo che diede il nome al santuario: la Fonte delle colombe, da cui Francesco, risalendo il monte, vide abbeverarsi gli uccelli simbolo di pace.
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INCLUSION
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UN MARE DI SOLIDARIETÀ SU UNA LINGUA DI SABBIA A OLBIA, UNO STABILIMENTO BALNEARE INCLUSIVO OFFRE ESPERIENZE DI GRUPPO E ATTIVITÀ SPORTIVE A PERSONE CON DISABILITÀ di Sandra Salvato - sandra.salvato@tiscali.it
A
ntonio C. è un colosso di 42 anni nato nella patria sarda del jazz, Berchidda, a 36 chilometri dal Lido del Sole, una lingua di sabbia bianca bagnata dal mare cristallino di Olbia, in provincia di Sassari. Ogni settimana dall’inizio dell’estate Antonio non fa in tempo a toccare la spiaggia che, indossata la maschera da sub, ha già rotto con un tuffo la cresta bianca delle onde in arrivo dal golfo, sotto lo sguardo della madre Rossana. Insieme a lui, altri uomini e donne con abilità differenti, una ventina in tutto, si muovono all’unisono da quasi un quarto di secolo sotto il cappello della onlus Orchestra spensierata che, nata proprio a Berchidda con il sostegno del Comune, offre intrattenimento e servizi a ragazzi con disabilità e alle loro famiglie e, dal 2018, prevede anche attività in riva al mare. A ospitarli è il Lido del Sole, un approdo molto atteso che nutre un concetto di insularità fatto di ponti umani, solida amicizia, corrispondenze tra neurodiversi e normodotati. Le differenze rimangono seppellite in questo braccio di vecchie saline olbiesi, riportato alla vita nel 2018 grazie all’ex calciatore Mario Petrone e alla sua associazione dilettantistica My Sportabilità. Originario di Napoli, già allenatore del Pisa, dell’Ascoli e del Catania, Mario ha permeato l’iniziativa degli stessi valori
con cui ha portato avanti la sua professione: una profonda cultura sociale e una marcia competitiva in grado di rispondere alle sconfitte con quella tenacia che corrobora lo spirito di squadra e non lascia indietro nessuno. Dopo aver studiato il progetto per oltre dieci anni, è riuscito a creare una spiaggia attrezzata per persone con disabilità, che garantisse l’accesso al mare, fosse dotata di pedalò con handbike e consentisse il maggior grado di autonomia possibile e la più ampia libertà di espressione. Per arrivarci bisogna scavallare una duna non abbastanza alta da impedire il passaggio dell’odore di salsedine. Il mare si svela a poco a poco, è un nastro azzurro che si tende come le mani dei villeggianti quando si proiettano verso la riva. Antonio P. è il piccolo del gruppo: 27 anni di sorrisi e grande empatia verso il prossimo. Virtù che non s’incontrano tutti i giorni. «Sono i bambini a non percepire la diversità», dice Mario, «ma con gli adulti c’è ancora molto lavoro da fare. Sono cresciuto in un centro sportivo dove le suore ci affidarono alcuni ragazzi speciali. Determinate cose o ce l’hai dentro o non ci pensi, ma se ti inculcano certi valori te li porti dietro per sempre». Sotto il sole ci sono anche Sabina, con sindrome di Down, e un suo accompagnatore. L’esuberanza e la voglia di
esserci le muove le gambe: in riva al mare, nella sua inseparabile ciambella, sembra una ballerina. Qui il tempo si azzera, curva lento insieme all’orizzonte, e sembra che la giostra di felicità su cui sono saliti i ragazzi di Berchidda non debba fermarsi mai. Dopo il pranzo offerto dall’associazione e un pisolino al riparo da un sole insistente, è tempo di salire in canoa. La conduce Alex, che collabora con My Sportabilità per la stagione estiva ed è campione di Sup, lo sport in cui si rema con la pagaia in piedi sulla tavola. Michele ha quasi 50 anni e si candida subito per un giro oltre la linea di sicurezza dei galleggianti, fino al moletto, dove una manciata di metri più avanti attraccano le piccole imbarcazioni da diporto. Vinta la timidezza, libera le sue doti: non è solo un abile canoista, l’euforia gli scioglie la memoria e comincia a srotolare una serie infinita di nomi di persone. Li ricorda tutti, persino quelli di chi ha incontrato solo per un attimo. «Hanno fatto molti passi in avanti da quel primo giorno in spiaggia tre anni fa», dice Rossana Canu, presidente di Orchestra spensierata. «Gradualmente hanno preso confidenza con gli attrezzi, la gente. Oggi sono felici di vivere un’esperienza collettiva. Sono rimasti isolati a lungo a causa del Covid-19, ora hanno bisogno di stare insieme, fare sport, dormire, mangia83
© Giuseppe Cabras
INCLUSION
In questa foto e nella successiva le attività di My Sportabilità al Lido del Sole, Olbia (SS)
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re, divertirsi, imparare». Per accoglierli, Mario si è messo al lavoro molto prima dell’inizio dell’estate. Era maggio quando, con l’aiuto di un amico, ha cominciato a livellare la strada, per liberarla dalla macchia indisciplinata di tamerici e oleandri. «Il prossimo step è una navetta che faccia la spola con il centro commerciale più vicino. I fondi per comprarla non li abbiamo ancora, così ci serviamo di un volontario per sgomberare il parcheggio e portare quante più persone possibili in spiaggia», spiega. Deus ex machina dell’associazione, Mario mantiene pulito l’arenile, controlla gli attrezzi e fa pubbliche relazioni spiegando il progetto a chi passa di lì. Con lui ci sono la moglie Sonia, istruttrice di attività di base, un trainer per le attività motorie in acqua – canoa, Sup e snorkeling – e un maestro di jujitsu per la difesa personale. A loro si aggiunge
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Alessandro Ranieri, che ha un ruolo fondamentale, ossia trovare ogni anno i finanziamenti che garantiscano lunga vita al progetto My Sportabilità. Lo stabilimento balneare ha in concessione una quindicina di metri di spiaggia, quanto basta per praticare sitting volley, palla avvelenata, calcio camminato, e molto altro. Piuttosto che aumentare il numero degli ombrelloni, una quarantina in tutto, Mario ha scelto di lasciare più spazio per lo sport, consapevole del suo valore formativo e di inclusione sociale. “Non darsi mai per vinti”, è il motto di Petrone uomo e allenatore. Una lezione che ha imparato nel quartiere napoletano di Barra, dove è cresciuto nel mito di Diego Armando Maradona e dello sport come area protetta, che ti salva la vita e diventa collante. L’accessibilità del Lido del Sole è anche
nei prezzi: per usufruire dei suoi servizi basta associarsi a My Sportabilità al costo di € 12 per una giornata intera, € 8 per la metà, € 4 per un lettino. Prezzi rimasti invariati fin dall’esordio, quando sull’associazione gravava una spesa di 80mila euro per il decollo. Una realtà virtuosa che ha rianimato il Lido del Sole, noto per essere stato, negli anni ‘60, spiaggia di cantanti, attori e artisti che arrivavano da tutte le parti del mondo. Di quelle stagioni splendenti, oggi restano solo alcuni scheletri di cemento a punteggiare la penisola. Uno di loro è rinato grazie a Mario e ai suoi ragazzi, e questa volta non rischia di fallire con il passare del tempo. I valori su cui poggiano le loro attività sono le nuove e solide fondamenta. mysportabilita.org asdmysportabilita a.s.d.mysportabilita
ARTE
SFACCIATAMENTE AFRO IN MOSTRA A VENEZIA, FINO AL 23 OTTOBRE, LE FORME ASTRATTE E I COLORI POTENTI DI UNO DEGLI ARTISTI PIÙ INFLUENTI DEL SECONDO DOPOGUERRA di Irene Marrapodi
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ennellate emotive e colori vibranti contraddistinguono le opere di Afro Basaldella, pittore di origini friulane protagonista dell’arte internazionale del secondo dopoguerra. Le tele che lo hanno reso famoso in Italia e all’estero sono esposte fino al 23 ottobre a Venezia, una delle città dove l’artista si è formato, nella Galleria internazionale d’arte moderna di Ca’ Pesaro. La mostra Afro 1950-1970. Dall’Italia all’America e ritorno/From Italy to America and Back ripercorre il ventennio decisivo della vita professionale del pittore, con una selezione di opere proveniente dal suo periodo americano.
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Viaggiatore del mondo, Afro non rimase mai fermo nella sua Udine, ma lavorò tra Roma, Venezia, Firenze, Parigi, lasciando ovunque le sue orme e, allo stesso tempo, portando via con sé nuove idee e ispirazioni. Negli anni ‘50 si trasferì negli Stati Uniti, dove entrò in contatto con la Scuola di New York, stringendo rapporti professionali e di amicizia con artisti come Jackson Pollock e l’olandese Willem de Kooning, e sviluppando un legame spirituale con l’armeno Arshile Gorky, uno degli esponenti del gruppo informale, scomparso due anni prima dell’arrivo di Afro. Negli anni del dopoguerra, vivaci influenze internazionali si combinavano
Afro Il sigillo rosso (1953) Collezione privata, Roma
alla rinascita economica e culturale dei Paesi occidentali, producendo risultati inaspettati nel campo artistico. Nascevano espressionismo astratto e action painting, che profondamente influenzarono l’opera di Afro, caratterizzata da ricerca e sperimentazione dinamica, e da una necessità di spingere sempre più il proprio stile verso un astrattismo privo di vincoli. La sua arte si affermò come ponte tra la cultura pittorica italiana e quella americana. Particolarmente apprezzata dal collezionismo Usa, infatti, la produzione di Afro seduce e incuriosisce. Ogni tratto è un’indagine nell’Io, tanto investigato nel periodo post-bellico per ridare un senso alle esistenze
Afro Occhio di lucertola (1960) Centre Pompidou, Parigi © Adagp, Paris
spezzate dalla guerra. Libere e impulsive, le pennellate riproducono sulla tela i paesaggi della vita dell’artista,
così come le sue esperienze ed emozioni, in un confondersi di sguardi: uno introspettivo sulla propria, personalissima, sensibilità, e uno focalizzato sull’interpretazione del quotidiano. Ogni avvenimento si trasforma in un viaggio intimo alla scoperta di sé. Ogni dipinto sembra rispondere a un’ur-
genza, vuole comunicare il proprio vissuto senza aspettare né perdersi in inutili ragionamenti. Una riconquista del tempo perduto che si fa creatività spontanea, esplosione di significati nascosti tra le forme astratte e le cromie sfacciate. Un modo per riappropriarsi della libertà personale, una sfida ai tradizionali canoni estetici e alle imposizioni sociali. Organizzata in collaborazione con la fondazione Archivio Afro, l’esposizione di Ca’ Pesaro presenta 45 capolavori dall’artista ma anche alcune opere dei talenti internazionali che hanno ispirato o accompagnato il pittore durante gli anni della maturità: dal romano Toti Scialoja al cileno Roberto Matta, fino ai già citati Gorky e De Kooning. Il risultato è un percorso immersivo che non si limita a rendere omaggio a uno dei più grandi artisti italiani del secondo ‘900, ma ripercorre e mette in mostra 20 anni di progresso occidentale, rivelandone dolori e slanci gioiosi, potenza e delicatezza. Un incontro che rivela la complessità dell’animo umano, un istinto di sopravvivenza che suona come un riscatto del tempo perduto. afrobasaldella.com capesaro.visitmuve.it
Afro Villa Fleurent (1952) Fondazione musei civici di Venezia, Ca’ Pesaro - Galleria internazionale d’arte moderna
Afro Autoritratto (1936) Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, Roma 87
ARTE
SCENOGRAFIA DI UN SOGNO A NAPOLI, IN ANTEPRIMA MONDIALE, L'OPERA CREATA DA SALVADOR DALÍ PER IL FILM DI ALFRED HITCHCOCK SPELLBOUND di Luca Mattei
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l minuto 80 circa di Spellbound (in italiano Io ti salverò), film del 1945 diretto da Alfred Hitchcock, dinnanzi agli occhi dello spettatore prende forma una sequenza divenuta pietra miliare nella storia della cinematografia: nella pellicola del maestro del brivido, appare un dipinto monumentale onirico realizzato dal genio del surrealismo Salvador Dalí. Dall’incontro tra i due artisti e i loro talenti nasce la mostra Spellbound: Scenografia di un Sogno, fino al 30 settembre nella Basilica di Santa Maria
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lucamattei1
ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it
Foto © Phantasya Communication
Maggiore alla Pietrasanta di Napoli. Dopo quest’unica tappa europea, l’esposizione, curata da Beniamino Levi con la direzione di Roberto Pantè, raggiungerà Seul e New York. Per i cinefili italiani è dunque un’occasione da non perdere: si possono ammirare oltre 100 esemplari originali di Dalí, tra cui sculture in bronzo, opere in vetro Daum, grafiche, libri illustrati, tarocchi, oggetti di design e arredi, valorizzati da proiezioni cinematografiche ed effetti sonori e multimediali. Il percorso ruota attorno ai temi del film, la
paranoia, la perdita della memoria, la fase onirica, la psicoanalisi, il recupero della memoria, e culmina con Spellbound, il dipinto di 30 metri creato dal pittore catalano, esposto per la prima volta in Europa. La storia di Io ti salverò si svolge nella clinica psichiatrica Green Manors, dove lavora la dottoressa Constance Petersen (Ingrid Bergman). L’arrivo del nuovo direttore, il dottor Anthony Edwardes (Gregory Peck) è subito avvolto dalla suspence. Presto si scopre che quello non è il suo vero nome, si chiama John
Sconti Trenitalia
In questa immagine e in basso, due frame del video Paranoia prodotto da Phantasya Communication
Salvador Dalí, Spellbound (1945)
Ballantyne, soffre di amnesia dissociativa ed è affetto da una fobia per la quale i ricordi spiacevoli tornano a galla ogni volta che incrocia con lo sguardo delle linee scure parallele. Ballantyne è convinto di aver ucciso il vero dottor Edwardes e Constance, innamoratasi di lui, chiede l’aiuto del suo ex professore di psicanalisi, il dottor Brulov, per risolvere l’enigma della sua identità. I tre personaggi sono i protagonisti del momento cardine del lungometraggio: un sogno descritto da Ballantyne ai due medici. È proprio per la scenografia di questa sequenza che Hitchcock volle a ogni costo il contributo del maestro surrealista. «Il produttore del film, David Selznick, pensava che volessi Dalí solo per motivi pubblicitari. Non era vero. Pensavo che per le riprese di un sogno
non avremmo dovuto ricorrere all’effetto annebbiato troppo vecchio stile che si otteneva spalmando vaselina sull’obiettivo. Volevo realizzarle con chiarezza e intensità visiva più intense del film stesso e ho usato Dalí per le sue qualità di disegnatore», spiegò anni dopo il regista in un’intervista. La sequenza è simbolica, potente e dà l’impressione di entrare in un quadro del pittore, con occhi che spuntano dalle pareti e da tende, uomini dal volto ignoto e oggetti dai bordi indefiniti. L’insieme delle scene affascina anche per l’impatto psicologico: gli elementi del sogno, tutti con un significato preciso spiegato in psicanalisi, costituiscono la svolta finale del film. Per questa collaborazione, Dalí disegnò 100 schizzi e cinque dipinti a olio, ma per realizzare tutto ciò che aveva prodotto sarebbero stati necessari 20 minuti di film. Ne vennero montati solo tre, sia per un problema di durata complessiva della pellicola, sia perché in quegli anni era impossibile girare le proiezioni del genio spagnolo che, tra le tante proposte, aveva immaginato 20 pianoforti sospesi sulle teste di circa 100 invitati a un ballo o il corpo della protagonista completamente ricoperto di formiche. Dalí, come Hitchcock, era sempre abilissimo ad autopromuovere e spettacolarizzare la propria immagine e le proprie opere. Così, anni dopo l’uscita di Spellbound, commentò tranchant la riduzione delle sue scene: «La sequenza del film è un bel lavoro in cui le parti migliori sono state tagliate». spellboundnapoli.it Spellbound Napoli spellboundnapoli_ 89
CULTURA
A SCENA APERTA 90
© Federico Ardizzoni
Il Teatro di paglia dell’associazione Sementerie Artistiche, Crevalcore (BO)
DAL VENETO ALLA SICILIA TORNANO I FESTIVAL ESTIVI SOTTO LE STELLE. FRA TEATRO, DANZA, OPERA, POESIA E PROGETTI D’INCLUSIONE SOCIALE di Elisabetta Reale
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ella bella stagione, i palcoscenici sotto le stelle si animano di parole, gesti e musica. In questa estate, finalmente riaperta all’incontro e alla voglia di comunità, è possibile fare un viaggio da nord a sud tra i numerosi festival che tra luglio e agosto offrono narrazio-
ni affascinanti e spazi di condivisione preziosi. Per tornare a respirare arte e spettacolo e scoprire le bellezze di città d’arte, borghi incantati e luoghi inconsueti. VARESE CONTEMPORANEA Dal 7 al 28 luglio, la 13esima edizione del festival di prosa che si svolge sulla
cima del Sacro Monte di Varese propone un percorso di riflessione sulla contemporaneità. A cominciare dall’evento di apertura, Amen, con il debutto nella drammaturgia di Massimo Recalcati, la regia di Valter Malosti e tre straordinari interpreti: Marco Foschi, Danilo Nigrelli e Federica Fracassi.
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© valentina1981/AdobeStock
CULTURA
Teatro del silenzio, Lajatico (PI)
Tra gli spettacoli in programma, il 14 luglio, l’attore Giovanni Scifoni, spesso protagonista in popolari fiction tv, presenta Mani Bucate, la vita di San Francesco rivisitata con un personale punto di vista. Una delle attrici, autrici e performer più interessanti della nuova generazione, Federica Rosellini, Premio Ubu 2021, debutta invece il 21 luglio con uno studio sulla teologa tedesca Hildegard von Bingen, mentre il 28 luglio Massimo Popolizio racconta la figura di Pier Paolo Pasolini per le celebrazioni a 100 anni dalla nascita. RAVENNA OMAGGIA PASOLINI Scendendo in Emilia-Romagna, prosegue fino al 21 luglio la 32esima edizione del Ravenna festival. Un viaggio multidisciplinare tra danza, teatro e musica intitolato Tra la carne e il cielo: l’evento è un omaggio a Pasolini, che con queste parole descrisse il proprio folgorante incontro con le sonate per violino di Johann Sebastian Bach. Il 3 luglio, per la sezione sinfonica e per la prima volta a Ravenna, il pianista tedesco Christoph Eschenbach dirige l’Orchestra giovanile Luigi Cherubini fondata da Riccardo Muti. Tra gli ospiti anche la musicista jazz canadese Diana Krall, il duo La Rappresentante di Lista e la “cantantessa” siciliana Carmen 92
Consoli. Per la sezione danza, il 15 luglio la compagnia di balletto svizzera Béjart Ballet Lausanne dedica uno spettacolo al coreografo belga Micha van Hoecke, scomparso lo scorso agosto. La rassegna abbraccia anche le ultime produzioni teatrali delle compagnie del territorio: fino all’8 luglio va in scena Paradiso. Chiamata pubblica per la Divina Commedia di Dante Alighieri, di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, mentre la compagnia ravennate Fanny & Alexander, a 30 anni dalla fondazione, presenta Addio fantasmi, tratto dall’omonimo romanzo di Nadia Terranova, finalista al Premio Strega nel 2019. SCENE DI PAGLIA NEL BOLOGNESE Dall’8 luglio al 6 agosto, tornano le serate sotto le stelle organizzate dall’associazione Sementerie Artistiche negli spazi di un’azienda agricola a Crevalcore, nella campagna bolognese. Dirette da Manuela De Meo e Pietro Traldi, le Notti delle sementerie si svolgono in un teatro interamente di paglia progettato e allestito di nuovo, ogni anno, in base alle caratteristiche degli spettacoli da accogliere. In cartellone, tra nomi noti e giovani talentuosi, la commedia di William Shakespeare Sogno di una notte di mezza estate in un adat-
tamento di Federico Grazzini e Matteo Salimbeni (16, 20, 29 luglio), la stand-up comedy #Pourparler, dedicata al potere delle parole, con Giovanna Donini, Annagaia Marchioro e Gabriele Scotti (9 luglio) e Un bès di Mario Perrotta, che ruota intorno alla figura del geniale artista Antonio Ligabue (13 luglio). TEATRO SOCIALE A VOLTERRA Con il progetto Naturae 2022 la Compagnia della Fortezza conclude gli ultimi otto anni di ricerca e inclusione attraverso il teatro con i detenuti della Casa di reclusione di Volterra (PI). Grazie alla regia artistica di Armando Punzo e alla direzione organizzativa di Cinzia de Felice, il percorso sociale in continua sperimentazione quest’anno ha prodotto Naturae. La valle della Permanenza, indagine sulla relazione tra l’uomo e il mondo. Dopo il debutto l’11 luglio nel carcere di Volterra, dove rimane fino al 17, lo spettacolo fa tappa il 24, con un evento site-specific, nello spazi industriale della Salina Locatelli, mentre il 28 accompagna lo show di Andrea Bocelli al Teatro del silenzio di Lajatico (PI). Beatitudo, invece, il pezzo cult della compagnia, debutta all’anfiteatro Triangolo verde di Peccioli, sempre nel pisano, il 21 luglio.
© Elena Scifoni
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musicisti e ballerini del compositore americano Leonard Bernstein, diretto da Daniel Matheuz per la regia di Damiano Michieletto. Seguono Carmen (15 luglio-4 agosto), il balletto Notre-Dame de Paris (21 luglio-3 agosto) e il Barbiere di Siviglia (2-9 agosto). Si chiude ancora con la danza, dal 12 al 18 settembre, con la Serata Preljocaj, che prevede due spettacoli del coreografo franco-albanese Angelin Preljocaj: Annonciation, acclamato duetto al femminile, e Nuit Romaine con Eleonora Abbagnato, l’étoile Friedemann Vogel e i costumi firmati da Maria Grazia Chiuri. A GIBELLINA MEMORIA E FUTURO In Sicilia, nel trapanese, la 41esima edizione delle Orestiadi di Gibellina, dall’8 luglio al 6 agosto, ha come tema guida la memoria come seme per il futuro. Nella serata d’apertura, all’antica masseria Baglio di Stefano, l’omaggio a Pasolini con Per un’Orestiade africana, riletta in scena da Alessandro Haber, Imma Villa e Silvia
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OLTRE 70 EVENTI NELL’ARETINO Sempre in Toscana, torna Kilowatt, festival internazionale e multidisciplinare nell’aretino che per la 20esima edizione ha scelto il sottotitolo Eccesso di realtà. Dal 12 al 16 luglio a Sansepolcro, città che diede i natali a Piero della Francesca, e dal 20 al 24 nel borgo etrusco di Cortona, sono previsti oltre 70 appuntamenti di teatro, danza, circo e musica. L’attore e regista Pippo Delbono presenta il 13 luglio La notte, rivisitazione di La nuit juste avant les forêts del drammaturgo francese Bernard-Marie Koltès. TORNA L’OPERA A CARACALLA La stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma torna finalmente sul palcoscenico tradizionale delle Terme di Caracalla con un cartellone ricco e diversificato per suggellare «una riacquistata nuova normalità», come ha dichiarato il sovrintendente Francesco Giambrone. Il primo appuntamento all’aperto è con Mass (1-5 luglio), pezzo teatrale per cantanti,
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Ajelli. Sempre all’intellettuale bolognese sono dedicate le due mostre di Franco Accursio Gulino e Umberto Cantone. Spazio, poi, al teatro civile e di narrazione. In chiusura le parole dell’autore scomparso Salvo Licata e la sua tragica orazione per i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, scritta 30 anni fa e messa in scena per la prima volta proprio a Gibellina.
© Franco Origlia/GettyImages
Uno spettacolo alle Terme di Caracalla, Roma
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CULTURA
ARTE IN CANTIERE IL FESTIVAL INTERNAZIONALE DI MONTEPULCIANO PORTA, NELLA VALDICHIANA, 36 EVENTI DI TEATRO, MUSICA E DANZA. DAL 16 AL 31 LUGLIO, CON 320 ARTISTI DA TUTTO IL MONDO di Antonella Leoncini Foto di Dario Pichini
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l Cantiere internazionale d’arte di Montepulciano sorprende da 47 edizioni, da quando il compositore tedesco Hans Werner Henze lanciò un manifesto per definire le caratteristiche di questa officina per giovani talenti, considerata un esperimento di «animazione politico-sociale e culturale».
Piazza Grande a Montepulciano (SI)
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Il progetto utopistico diventò realtà con un festival, capace di elevare il magnifico borgo nel sud della provincia senese a laboratorio di bellezza socialmente utile grazie al linguaggio sovranazionale della musica. Un’esperienza unica che, dal 16 al 31 luglio, anima Montepulciano, i comuni della Valdichiana senese con 36 eventi, 15
première e 320 artisti provenienti da tutto il mondo. Con un’identità internazionale confermata dalla direzione musicale del tedesco Marc Niemann. Ricerca, sfida e rischio sono le priorità individuate dal compositore Mauro Montalbetti, che coordina la manifestazione dal lato artistico. «Abbiamo privilegiato le novità: dall’installazione
video-musicale all’evento incentrato su Pier Paolo Pasolini. Spazio alla danza, alla musica da camera e alla creatività contemporanea con gli interpreti più interessanti presenti al Cantiere. Fra le arti protagoniste c’è il teatro musicale. Un grande lavoro che ha coinvolto molti professionisti», racconta. Il 16 luglio si alza il sipario nella Fortezza del borgo toscano con l’installazione video e sonora Il senso del luogo - Montepulciano e subito dopo, in piazza Grande, le Fanfare di apertura dell’ensemble fiati e percussioni dell’Istituto superiore di studi musicali Rinaldo Franci. La giornata continua al Teatro Poliziano dove va in scena Rita, opera comica in un atto di Gaetano Donizetti, con la trascrizione cameristica di Paolo Cognetti e la regia di Vincent Boussard. Sul palco salgono la soprano Patrizia Ciofi, il baritono Dietrich Henschel, il tenore Matteo Tavini e l’Orchestra
Filharmonie diretta da Marc Niemann. In cartellone nomi importanti come il primo danzatore del Balletto di Amburgo Alexandre Ryabko e il direttore d’orchestra Yuman Ruiz. L'ensemble milanese Sentieri Selvaggi il 17 luglio debutta nel chiostro di Sant’Agnese, diretto da Carlo Boccadoro che, il 20 nel Cortile delle carceri, si esibisce al pianoforte con Andrea Rebaudengo in un omaggio a Franco Battiato. Il 20 luglio, nel chiostro di Sant’Agnese, è in programma anche Re Pasolini, con Stefano Battaglia al pianoforte, dedicato allo scrittore e regista nel centenario della sua nascita. Sempre in suo onore, sabato 23, nella cattedrale di Santa Maria Assunta, va in scena PSLN, drammaturgia inedita di Roberto Paci Dalò e Benedetta Bronzini. A fare più grande il Cantiere ci sono le orchestre in residenza: i Dresdner Sinfoniker, formazione all star dalle collaborazioni trasversali, l’Orchestra
della Toscana, la Poliziana e l’Orchestra giovanile del Conservatorio della Svizzera italiana. Il Cantiere anima anche i borghi, le chiese e gli edifici storici della Valdichiana. Come il Castello di Sarteano, che il 22 luglio accoglie lo spettacolo 3//Decameron, diretto da Laura Fatini, con la compagnia degli Arrischianti. La danza contemporanea è in cartellone il 30 al teatro Poliziano di Montepulciano con Camera Obscura, spettacolo della compagnia MP3 Project. Il festival si conclude il 31 in piazza Grande con un concerto che mette insieme l’Orchestra Regionale della Toscana e la star nippo-statunitense del pianoforte Mari Kodama, su repertorio musicale di Silvia Colasanti, Robert Schumann e Sergej Prokofiev, con la direzione di Niemann. fondazionecantiere.it cantiere.darte cantieredarte fondazione_cantiere
Figli di un Dio ubriaco del Balletto Civile, con la coreografia di Michela Lucenti, al Cantiere internazionale d’arte del 2021 a Montepulciano
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CULTURA
USCIRE DAL
SILENZIO
DAL 5 LUGLIO AL 2 SETTEMBRE, IL CHIGIANA INTERNATIONAL FESTIVAL & SUMMER ACADEMY PORTA UNA SERIE DI CONCERTI A SIENA E IN DIVERSI LUOGHI DELLA TOSCANA. DALLA MUSICA ANTICA ALLA GRANDE CLASSICA, DAL JAZZ ALLE NUOVE SONORITÀ di Sandra Gesualdi
© Roberto Testi
Un concerto in piazza del Campo a Siena
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rapporto tra il suono e la sua assenza è protagonista negli innumerevoli percorsi del festival, per sottolineare la progressiva uscita dalla privazione dell’ascolto collettivo avvenuta a causa della pandemia. E ritrovare un rapporto fecondo, inaspettato, inedito e inaudito con la musica e l’arte. Molti concerti e brani in cartellone, dalle antiche polifonie di Carlo Gesualdo a Cantare con silenzio e Un fruscio lungo 30 anni di Salvatore Sciarrino, parlano di questo. Le maggiori novità di quest’anno? L’appuntamento in piazza del Campo a Siena raddoppia con due grandi concerti sinfonici in coproduzione con il Comune. Il 15 luglio, l’Orchestra del maggio musicale fiorentino, diretta da Zubin Mehta, propone l’ouverture e alcuni estratti da Le creature di Prometeo di Ludwig van Beethoven e le Variazioni su un tema rococò di Peter Ilic Ciaikovski, affidate al violoncello di Antonio Meneses. Il giorno dopo c’è il gran galà d’opera, dedicato al baritono Ettore Bastianini, con la Filarmonica Arturo Toscanini di Parma e le giovani star della lirica. Il laboratorio Chigiana OperaLab diretto da Daniele Gatti e William Matteuzzi presenta invece, il 29 e 30 luglio al Teatro dei Rinnovati, l’opera di Gioachino Rossini Il signor Bruschino ossia il figlio per azzardo, mentre il nuovo BaroqueLab, in collaborazione con l'Università Mozarteum di Salisburgo, mette in scena La Senna festeggiante di Antonio Vivaldi (2 settembre). Tra gli innumerevoli concerti segnalo quello di apertura, il 5 luglio nella Chiesa di Sant’Agostino a Siena, con il soprano Sarah Wegener e l’Orchestra della Toscana, e quello del 28 con un trio d'eccezione: Ilya Gringolts al violino, Meneses al violoncello e Lilya Zilberstein al pianoforte interpretano Franz Schubert e Johannes Brahms. Confermate le serate con il jazz e quelle con le nuove tendenze dell’elettronica sperimentale e della sound art. Si consolida così il rapporto stretto tra Chigiana, Siena e il suo territorio. I concerti sono diffusi in luoghi unici di tutta la provincia: chiese, castelli, oasi, piazze, borghi. Tra questi, la rocca di Montestaffoli a San Gimignano, la pieve di San Giovanni Battista di Ponte allo Spino e il castello di Montarrenti a Sovicille o la suggestiva cappella della Ma-
© Hugues Roussel
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ltre 90 concerti, opere ed eventi diffusi in tutta la Toscana, partendo da Siena, tra piazze celebri e piccole cappelle di campagna. L'edizione 2022 del Chigiana International Festival & Summer Academy, dal 5 luglio al 2 settembre, si fa più grande, diventa itinerante e incontra l’innovazione con un cartellone che spazia dalla musica antica al grande repertorio classico, dal jazz alle nuove sonorità. Per insegnare a percepire una nuova musica, quella originata da silenzi consapevoli, «che non devono far paura ma rigenerare», come spiega Nicola Sani, compositore e direttore artistico della manifestazione. Dal silenzio è il titolo di questa nuova edizione. Cosa significa? From silence è un invito rivolto a ciascuno di noi ad ascoltare i suoni in maniera diversa, più concentrata, ricercando spazi nuovi per farlo. La metafora del
donna di Vitaleta a San Quirico d’Orcia da godere al tramonto. Da quest’anno, sono previsti eventi anche in altre località della Toscana come il Giardino Scotto a Pisa o la Cattedrale di Santa Maria Assunta a Volterra. Tradizione e bellezza diventano protagoniste anche nel nuovo progetto realizzato in collaborazione con il Consorzio Chianti Classico, che porta i giovani talenti nelle zone di produzione enologica per una serie di concerti in scenari inediti. Cosa accade quando ascoltiamo la musica? Secondo lo scrittore e compositore Raymond Murray Schafer, «l’uomo ama produrre dei suoni per ricordarsi che non è solo. Ha paura della sua mancanza, così come ha paura della mancanza di vita. Invece, per quanto oscuramente, il silenzio è suono». Come il sonno e il riposo rinvigoriscono le energie vitali, così i momenti di calma e quiete ci fanno ritrovare la serenità mentale e spirituale. Ma nell’attuale società occidentale il silenzio ha un valore negativo, è un vuoto. Equivale a un’interruzione della comunicazione e la contemplazione è ritenuta un’esperienza negativa. Uscire dal silenzio significa, invece, conservarne le radici, comprenderlo con attenzione e saperlo cercare. Ascoltare la musica, dal repertorio classico a quella d'oggi, è un passaggio consapevole da un'esperienza di solitudine e isolamento all’ascolto collettivo. Per vivere, con una coscienza nuova, l'esperienza unica del concerto. Il Festival vuole offrire tutto questo. chigiana.org Chigiana 97
SPORT
UNA VITA
AL MASSIMO
DALL’ESORDIO CON I KART A CINQUE ANNI FINO ALL’INGRESSO IN FERRARI. IL PILOTA CHARLES LECLERC CORRE DA SEMPRE AD ALTA VELOCITÀ. PROPRIO COME IL FRECCIAROSSA, NUOVO OFFICIAL PARTNER DELLA SUA SCUDERIA di Francesca Ventre – f.ventre@fsitaliane.it Foto © Scuderia Ferrari
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SPORT
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enticinque anni da compiere ed è già un campione. Bruciare le tappe e correre a oltre 300 chilometri all’ora è il suo mestiere. A cui si aggiunge un carattere che si fa amare, uno sguardo simpatico ma capace di non farsi intimidire. Gli occhi magnetici, appunto: quelli che gli spettatori provano a scorgere quando si infila il casco, nel tentativo di rubargli un'emozio-
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ne prima che entri in pista con la sua Ferrari, nel Campionato del mondo di Formula 1. Charles Leclerc, pilota della scuderia di Maranello, campione nello sport, apprezza l’eccellenza anche nella vita. E con una delle eccellenze italiane, il Frecciarossa, ha in comune la velocità, visto che entrambi riescono a superare i 300 chilometri all’ora. Ma anche il colore rosso, che ha portato
simbolicamente il treno di punta del Gruppo FS a diventare Official Partner di Scuderia Ferrari. Destini affiancati, su strada e sui binari, ma sempre in pole position. Leclerc è una grande promessa, ormai matura: i tifosi sperano con forza di vederlo sul podio più alto a fine campionato, un risultato che nella scuderia italiana manca dal 2008. Nato nel 1997, monegasco, ha esor-
dito a cinque anni nelle corse con i kart, che gli hanno portato una lunghissima serie di successi. Nel 2014 è passato alle monoposto, debuttando nel campionato Formula Renault Alps, uno dei gradini fondamentali per arrivare alla F1. Nel 2016, infine, Leclerc è entrato nel team del Cavallino, con l’inserimento all’interno del programma Ferrari Driver Academy. Lo stesso anno, come esordiente, ha vinto il titolo mondiale della categoria GP3, replicando anche l’anno successivo in Formula 2, aggiudicandosi sette vittorie. Nel 2018 ha debuttato in Formula 1 al volante dell’Alfa Romeo Sauber a motore Ferrari. E l’anno dopo è stato scelto per affiancare un altro fuoriclasse, Sebastian Vettel, in Scuderia Ferrari, con cui ha firmato per rimanere fino al 2024. Già alla seconda gara in Bahrain si ritrovò in pole position ed è stato il
pilota più giovane della scuderia rossa a ottenerla. Da lì in poi, ha battuto molti record di precocità. E il futuro è ancora tutto da scrivere, considerati i livelli massimi di competizione. «È difficile spiegare cosa si prova quando si corre. Mi infonde adrenalina, ed è ciò che amo di questo sport. Mi piace anche la competizione tra i piloti, dover fare tutto il possibile per tirare fuori il massimo dalla mia vettura», racconta il pilota che, nonostante gli impegni pressanti e imprevisti, e la necessità di concentrarsi quasi 24 ore su 24, ha voluto rilasciare qualche dichiarazione a La Freccia. Leclerc ha conosciuto molto presto la Formula 1, grazie al Gran Premio che si svolge a Monaco, la sua città. «Il mio primo ricordo è di quando avevo tre o quattro anni. Io e la mia famiglia siamo andati a vedere la gara da alcuni amici: la loro terrazza si trova-
va appena sopra la prima curva. A un certo punto, ho avvistato la macchina rossa e ne sono rimasto totalmente affascinato. Qualche tempo dopo, mio padre mi ha portato a guidare i kart nella città francese di Brignoles. Trascorrevamo tutti i weekend in quel posto, che all’epoca era gestito dal suo migliore amico, Philippe Bianchi, padre di Jules (ex pilota scomparso nel 2015, ndr). Mi sono innamorato delle corse proprio lì e ho capito subito che era il mio sogno professionale, sperando di avere un giorno la possibilità di correre in Formula 1». E ora il sogno è una sfida che può giocarsi, a ogni appuntamento, alle griglie di partenza. ferrari.com charlesleclerc.com CharlesLeclercOfficiel charles_leclerc
Il brand Frecciarossa, Official Partner della Ferrari, su una monoposto della scuderia
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Un balenottero e la sua mamma pronti a risalire dalle acque profonde dell’arcipelago Vava’u, Tonga (2015) 102
PROFONDO BLU A VENEZIA, UNA MOSTRA DI FOTOGRAFIA SUBACQUEA RACCONTA LA BELLEZZA DEL MARE E DEI SUOI ABITANTI. PER SENSIBILIZZARE SULLA SALVAGUARDIA DI UN ECOSISTEMA COMPLESSO E PREZIOSO di Angela Alexandra D’Orso Foto di Hussain Aga Khan
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ono stato davvero privilegiato a trovarmi in mezzo ad animali che giocano allegramente o a vederli nuotare in cerchio, mentre mi passavano davanti più e più volte». Sono frammenti di vita sott'acqua quelli catturati dal fotografo Hussain Aga Khan e raccolti nella mostra The Living Sea, in programma fino all’11 settembre al Museo di storia naturale di Venezia Giancarlo Ligabue.
Un racconto per immagini del mondo sottomarino in tre Paesi – Tonga, Messico ed Egitto – a cui si affiancano i pluripremiati film di Simone Piccoli, istruttore e videografo subacqueo, girati durante le spedizioni con Hussain Aga Khan. Questo doppio sguardo rivela la straordinaria varietà che abita i fondali: pesci e mammiferi, animali di piccole e grandi dimensioni nuotano sinuosi tra i coralli, si muovono in sim-
biosi o in solitaria in un azzurro assoluto e profondo, interrotto soltanto dalla vegetazione. L’esposizione, a cura della onlus Marevivo, della sua delegazione regionale del Veneto e dell’associazione Focused on Nature, nasce per far conoscere il patrimonio unico del mare e delle sue creature e mira a rendere consapevoli i visitatori della funzione esercitata da questo specifico ecosistema acqueo sulla vita degli esseri umani. Un polmone blu gigante in grado di produrre il 50% dell’ossigeno della Terra, che merita di essere rispettato e tutelato. Le opere in mostra non si limitano, dunque, a documentare la bellezza della flora e della fauna marine ma rispondono a quella vocazione tipica del reportage che ha come obiettivo la narrazione di una storia, con l’intento di generare empa103
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Un cucciolo di foca abbracciato alla mamma, La Paz, Messico (2018)
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Uno squalo longimano, Elphinstone, Egitto (2017)
tia negli interlocutori. In quest’ottica, una serie di appuntamenti e incontri, organizzati in concomitanza con il percorso video-fotografico, permette ai partecipanti di
conoscere meglio lo stato di salute del mare. Dalle minacce alla biodiversità fino all'inquinamento da microplastiche, i temi degli eventi pongono al centro del dibattito la protezione
degli oceani, da cui dipende la salvaguardia dell’intero Pianeta. visitmuve.it marevivo.it focusedonnature.org
Un cucciolo di leone marino, Los Islotes, nelle vicinanze di La Paz, Messico (2014)
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GENTE DI
PARIGI FINO AL 4 SETTEMBRE, L’ARA PACIS OSPITA UNA RETROSPETTIVA DEDICATA AL MAESTRO FRANCESE DELLA FOTOGRAFIA ROBERT DOISNEAU. CON OLTRE 130 IMMAGINI IN BIANCO E NERO di Sandra Gesualdi
sandragesu
Foto di Robert Doisneau
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Le baiser de l’Hôtel de Ville/Bacio davanti all'hotel De Ville, Parigi (1950)
i piacciono le persone per le loro debolezze e difetti. Mi trovo bene con la gente comune. Parliamo». Robert Doisneau adorava passeggiare per le vie di Parigi, anche in quelle di periferia dove i bambini giocano a pallone, tra polvere e libertà. E dove il celebre fotografo francese nacque all’inizio del secolo scorso, nel sobborgo parigino di Gentilly. Quando le strade cittadine brulicavano di uomini e donne di ogni ceto sociale ed età che si alzavano presto per andare a lavorare e avevano le facce dei portieri degli hotel, abituati a vivere al buio di certi bistrot. Robert indagava le persone, senza anteporre tra sé e loro la lente d’ingrandimento dell’osservatore freddo e scientifico, ma trasportato da uno sguardo partecipe, fraterno, carico di poesia e coinvolgimento. La fotografia di Doisneau è uno strumento senza filtri per «far luce su quelle persone che non sono mai state sotto i riflettori». A Roma, una mostra a lui intitolata, allestita negli spazi dell’Ara Pacis e curata da Gabriel Bauret, racconta la Parigi degli anni ‘30, della guerra e della Liberazione attraverso i volti catturati, le sce-
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Mademoiselle Anita, cabaret La Boule Rouge, rue de Lappe, Parigi (1950) L’information scolaire/L'nformazione scolastica, Parigi (1956)
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Fox-terrier au Pont des Arts (1953)
ne quotidiane e quei fermo immagine divenuti icone senza tempo, come Le baiser de l’Hôtel de Ville (Bacio davanti all'Hotel De Ville), uno dei baci più famosi, riprodotti e citati della storia del ‘900. Fino al 4 settembre, 130 stampe ai sali d’argento in bianco e nero, provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge, mostrano uno struggente spaccato della fotografia umanista francese e del fotogiorna-
lismo di strada. Protagonista il popolo di Parigi e la sua banlieue abitata da comparse anonime e attori senza nome. Il percorso è diviso in 11 sezioni, tra cui Portraits (1942-1961), fase poco nota del lavoro di Doisneau costituita da numerosi ritratti di attori, scrittori, pittori come Pablo Picasso e Alberto Giacometti, Enfances (1934-1956), animata di bambini, e Bistrots (1948-1957), universo soffuso e intimo dove nasce
l’inquadratura autentica e malinconica di Mademoiselle Anita. «Il fotografo deve essere come carta assorbente, deve lasciarsi penetrare dal momento poetico», ricordava Doisneau, tanto da trasformare una foto in un testamento di antropologia collettiva che sembra una terzina in rima. arapacis.it museiincomune museiincomuneroma 109
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on l’estate aumenta la voglia di viaggiare. A chi vuole spostarsi oltre i confini, Trenitalia offre nuove possibilità di raggiungere facilmente l’aeroporto internazionale di Roma Fiumicino, grazie a un aumento dei collegamenti diretti in Frecciarossa, nell’ottica di una sempre migliore integrazione delle principali porte di accesso al Paese: stazioni e aeroporti. I Frecciarossa che connettono già le piste di atterraggio della Capitale alle città di Firenze, Bologna, Padova e Venezia, si arricchiscono di una corsa in più da Firenze e di due nuovi collegamenti diretti da e per Napoli. Salendo a bordo di un treno Frecciarossa nel centro di Firenze o Napoli, per esempio, è dunque possibile raggiungere senza difficoltà l’aeroporto Leonardo da Vinci e partire per una nuova avventura o, al contrario, tornare a casa dopo un lungo viaggio lasciandosi cullare da un mezzo moderno e confortevole. Maggiori informazioni su trenitalia.com
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CONVENIENZA E FLESSIBILITÀ Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del giorno precedente il viaggio per le Frecce e entro la mezzanotte del secondo giorno precedente il viaggio per gli Intercity e Intercity Notte. Il cambio prenotazione, l’accesso ad altro treno e il rimborso non sono consentiti. È possibile, fino alla partenza del treno, esclusivamente il cambio della data e dell’ora per lo stesso tipo di treno, livello o classe, effettuando il cambio rispetto al corrispondente biglietto Base e pagando la relativa differenza di prezzo. Il nuovo ticket segue le regole del biglietto Base.
SUPER ECONOMY MASSIMO RISPARMIO Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del quinto giorno precedente il viaggio. Il cambio, il rimborso e l’accesso ad altro treno non sono consentiti.
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CARNET 15, 10 E 5 VIAGGI I Carnet Trenitalia sono sempre più adatti a tutte le esigenze. Si può scegliere quello da 15 viaggi con la riduzione del 30% sul prezzo Base, da 10 viaggi (-20% sul prezzo Base) oppure il Carnet 5 viaggi (-10% sul prezzo Base). Riservato ai titolari CartaFRECCIA, il Carnet è nominativo e personale. L’offerta è disponibile per i treni Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity 2.
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L’offerta consente di usufruire di prezzi ridotti per chi utilizza, in un unico viaggio, un treno Notte e un treno Frecciarossa o Frecciargento. La promozione è valida per i viaggiatori provenienti con un treno notte dalla Sicilia, dalla Calabria o dalla Puglia che proseguono sulle Frecce in partenza da Napoli, Roma o Bologna per Torino, Milano, Venezia e tante altre destinazioni, e viceversa 3.
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NOTE LEGALI 1. Fino al 15 settembre in via promozionale i componenti del gruppo maggiori di 15 anni pagano il biglietto scontato del 40% sul prezzo Base e, per i viaggi sulle Frecce in appoggio a tale offerta, si dispone il raddoppio dei punti CartaFRECCIA. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. 2. Il Carnet consente di effettuare 15, 10 o 5 viaggi in entrambi i sensi di marcia di una specifica tratta, scelta al momento dell’acquisto e non modificabile per i viaggi successivi. Le prenotazioni dei biglietti devono essere effettuate entro 180 giorni dalla data di emissione del Carnet entro i limiti di prenotabilità dei treni. L’offerta non è cumulabile con altre promozioni. Il cambio della singola prenotazione ha tempi e condizioni uguali a quelli del biglietto Base. Cambio biglietto non consentito e rimborso soggetto a restrizioni. 3. L’offerta Notte&AV è disponibile per i posti a sedere e le sistemazioni in cuccetta e vagoni letto (ad eccezione delle vetture Excelsior) sui treni Notte e per la seconda classe, o livello di servizio Standard, sui treni Frecciarossa o Frecciargento. L’offerta non è soggetta a limitazione dei posti. Il biglietto è nominativo e personale. 4. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno e della classe/livello di servizio. Acquistabile fino alla partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Si può scegliere di effettuare il viaggio di andata in una classe o livello di servizio differente rispetto a quella del viaggio di ritorno. Il rimborso non è consentito. Offerta non cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi. 5. Acquistabile entro le ore 24 del giorno precedente la partenza per le Frecce e fino alle ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno per i treni Intercity e Intercity Notte. Il numero dei posti disponibili è limitato e varia in base al giorno, al treno e alla classe/ livello di servizio. La percentuale di sconto varia dal 20% al 50% e si applica al prezzo Base. È possibile cambiare esclusivamente la data o l’ora di partenza, una sola volta e fino alla partenza del treno, scegliendo un viaggio con la stessa categoria di treno o tipologia di servizio e pagando la differenza rispetto al corrispondente prezzo Base intero. Il Rimborso e accesso ad altro treno non sono ammessi. Al momento dell’acquisto il sistema propone sempre il prezzo più vantaggioso. A bordo è necessario esibire la CartaFRECCIA insieme a un documento d’identità. 6. Offerta a posti limitati e variabili in base al treno e alla classe/livello di servizio scelto ed è acquistabile entro le ore 24 del giorno precedente la partenza per le Frecce e fino alle ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno per i treni Intercity e Intercity Notte. La percentuale di sconto varia dal 20% al 50%. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentite. 7. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. La percentuale di sconto varia dal 35% al 50% e si applica al prezzo Base. Lo sconto non è cumulabile con altre riduzioni fatta eccezione per quella prevista in favore dei ragazzi fino a 15 anni. La promozione è acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. Il cambio e il rimborso non sono consentiti.
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Gli amanti (1947) di Victor Brauner, fino alle ultime opere della pittrice britannica Leonora Carrington e della spagnola Remedios Varo. Ingresso 2x1 alla mostra e alla collezione permanente, riservato ai soci CartaFRECCIA in possesso di un biglietto delle Frecce o Intercity con destinazione Venezia in una data antecedente al massimo di tre giorni da quella della visita o i clienti titolari di un Trenitalia pass. Ingresso ridotto per chi è in possesso di un abbonamento regionale per il Veneto. guggenheim-venice.it Max Ernst La vestizione della sposa (1940) Peggy Guggenheim Collection, Venezia (Solomon R. Guggenheim Foundation, New York) © Max Ernst, Siae 2022
ESPRESSIONI CON FRAZIONI Fino al 25 settembre al Castello di Rivoli di Torino castellodirivoli.org GUSTO! GLI ITALIANI A TAVOLA 1970-2050 Fino al 25 settembre a M9, il Museo del ‘900 di Venezia Mestre m9museum.it DONATELLO, IL RINASCIMENTO La Fondazione Palazzo Strozzi e Musei del Bargello, a Firenze, presentano una mostra storica che mira a ricostruire il percorso di uno dei maestri più importanti dell’arte italiana. Donatello, il Rinascimento, curata da Francesco Caglioti, ospita fino al 31 luglio circa 130 opere tra sculture, dipinti e disegni provenienti da 60 tra i più importanti musei e istituzioni mondiali palazzostrozzi.org
© Bruno Bruchi
MOSTRE IN TRENO E PAGO MENO
IN CONVENZIONE ANCHE
Donatello Banchetto di Erode (1423-1427) Fonte battesimale del Battistero di San Giovanni, Siena Courtesy Opera della Metropolitana
PROGETTO SUPERBAROCCO Fino al 10 luglio alle Scuderie del Quirinale di Roma e a Palazzo Ducale di Genova scuderiequirinale.it palazzoducale.genova.it SPELLBOUND: SCENOGRAFIA DI UN SOGNO Fino al 30 settembre alla Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta di Napoli spellboundnapoli.it MARATEALE Dal 27 al 31 luglio, XIV edizione di uno degli appuntamenti più prestigiosi legati al grande schermo in Basilicata. Per raggiungere l’evento è possibile usufruire della Speciale Eventi con sconti dal 20 al 50% sul prezzo Base in Frecciarossa e Frecciargento marateale.com Maggiori informazioni su trenitalia.com 121
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Bergamo Lione
Courmayeur Aosta
Chambéry
Ora Treviso Trento Vicenza
Pinzolo
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Val Gardena Val di Fassa-Val di Fiemme Cortina d’Ampezzo
Madonna di Campiglio
Udine Trieste Venezia
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Torino Reggio Emilia AV
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Caserta
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Napoli Afragola Napoli
Bari
Matera
Pompei Sorrento
Salerno
Potenza
Lecce Taranto
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Reggio di Calabria LEGENDA:
Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce. Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com Alcuni collegamenti qui rappresentati sono disponibili solo in alcuni periodi dell’anno e/o in alcuni giorni della settimana. Verifica le disponibilità della tratta di tuo interesse su trenitalia.com.
Collegamenti validi dal 12 giugno, ultimo aggiornamento al 24 giugno 2022
FRECCIAROSSA ETR 1000 Velocità max 400 km/h Velocità comm.le 300 km/h Composizione 8 carrozze 122
Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard Posti 457 WiFi
Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità Fasciatoio
FRECCIAROSSA
FRECCIAROSSA ETR 500
Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze 4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIARGENTO ETR 700
Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze 3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 500 WiFi | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
1a
FRECCIARGENTO ETR 600
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 432 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIARGENTO ETR 485
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 489 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIABIANCA
Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 603 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIABIANCA ETR 460
Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 479 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio 123
1, 3, 5 LUGLIO
LEONARD BERNSTEIN
Mass
15, 19, 23, 28 LUGLIO, 4 AGOSTO
GEORGES BIZET
Carmen 21, 22, 27 LUGLIO, 3 AGOSTO
ROLAND PETIT
Notre-Dame de Paris 2, 5, 7, 9 AGOSTO
GIOACHINO ROSSINI
Il barbiere di Siviglia
ORCHESTRA, CORO E CORPO DI BALLO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA
Torniamo a Caracalla A
12, 13, 14 LUGLIO
Roberto Bolle and Friends 25 LUGLIO
David Garrett Alive
Caracalla MMXXII
operaroma.it
PARTNER CARACALLA 2022
SOCI FONDATORI
MAIN SPONSOR
SOCI PRIVATI
MECENATI
Ettore Festa, HaunagDesign - Illustrazione di Gianluigi Toccafondo
EXTR
PRIMA DI SCENDERE FONDAZIONE FS
UN’ESTATE IN CARROZZA
© Giorgio Iannelli per Fondazione FS Italiane
DAI LUOGHI DI DANTE AI SITI ARCHEOLOGICI DI POMPEI E PAESTUM, PASSANDO PER I PARCHI DELL’ABRUZZO E DEL MOLISE. IN TRENO STORICO PER SCOPRIRE LA BELLEZZA DELL’ITALIA
Un treno storico attraversa l’Appennino campano nei pressi di Monteverde (AV)
L’
estate è la stagione ideale per scoprire itinerari poco battuti a bordo dei convogli storici della Fondazione FS Italiane. Il programma su rotaia per luglio offre opportunità turistiche per tutti i gusti: si va dal Treno di Dante, che percorre i luoghi legati al Sommo Poeta da Firenze a Ravenna, fino alle meraviglie naturalistiche attraversate dalla Ferrovia dei Parchi nell’alto Molise e in Abruzzo. Senza dimenticare un’immersione nella storia in Campania con l’Archeotreno,
che da Napoli arriva fino a Pompei e Paestum, nominati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Si viaggia lungo il litorale partenopeo, percorrendo il Miglio d’oro – quel tratto di strada che andava da Ercolano a Torre del Greco – e la prima ferrovia della penisola, sotto lo sguardo maestoso del Vesuvio, fino ai siti archeologici più famosi al mondo. La Campania è protagonista anche con l’Irpinia Express, grazie a un accordo tra la Regione e la Fondazione FS Italiane per promuovere il turismo storico-fer-
roviario sulla Avellino-Rocchetta: una delle linee più antiche d’Italia, attivata completamente nel 1895, divenuta secondaria a causa dello scarso utilizzo del traffico regolare. La sua nuova vocazione turistica consente di riscoprire l’entroterra irpino attraverso il Parco naturale regionale del Fiume Ofanto fino alla destinazione finale di Lioni (AV), antico centro sannitico famoso per le sue mura ciclopiche. fondazionefs.it fondazionefsitaliane
SAVE THE DATE//TRENI STORICI LUGLIO
2, 3, 9, 10 2, 3, 9, 10, 16, 17 3, 10, 17, 24, 31 3, 17 10, 24 16, 17 17 23, 24, 30, 31
Treno di Dante Ferrovia dei parchi: l’alto Molise Irpinia Express Archeotreno Campania Reggia Express La ferrovia del centro Italia TrEno: Canelli e le Cattedrali sotterranee Ferrovia dei parchi: l’alto Sangro
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PRIMA DI SCENDERE FUORI LUOGO
di Mario Tozzi mariotozziofficial
mariotozziofficial
OfficialTozzi
[Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]
S
STRATI DI PA S S AT O
e c’è un posto al mondo dove potete toccare con mano la fine dei dinosauri a causa di un asteoride quello è Gubbio, in provincia di Perugia, nel cuore della regione più verde d’Italia. Risalite la gola del torrente Camignano, una forra di grande bellezza geologica per via del bianco accecante dei calcari di base, seguito dal rosso e dal rosa delle al-
© Education Images/GettyImages
Le gole del Bottaccione (PG)
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tre rocce, in fittissimi strati piegati e contorti. Lungo la strada un vetusto cartello giallo segnala lo strato di iridio, un minuscolo livelletto scuro incassato fra gli strati calcarei inclinati. Quella è la prova dell’impatto di un asteroide con la Terra più o meno 65 milioni di anni fa, perché l’iridio non è comune sul nostro pianeta. Quello portato dal corpo celeste si sarebbe sparso nell’atmo-
sfera, per poi ricadere al suolo e in mare, dove si sarebbe sedimentato, arricchendo in maniera anomala un livello di roccia. Del velo di iridio che si era sparso su tutta la Terra, solo un modesto straterello ha resistito alla tettonica e all’erosione e si è conservato per 65 milioni di anni riaffiorando alle gole del Bottaccione grazie ai lavori per la strada. Quando si dice fortuna.
PRIMA DI SCENDERE l
di Davide Rondoni DavideRondoniAutore [Poeta e scrittore]
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STAZIONE POESIA
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Daviderond
IL SEGRETO DELLA VITA
Meglio se le gazzarre degli uccelli si spengono inghiottite dall’azzurro: più chiaro si ascolta il sussurro dei rami amici nell’aria che quasi non si muove, e i sensi di quest’odore che non sa staccarsi da terra e piove in petto una dolcezza inquieta. Qui delle divertite passioni per miracolo tace la guerra, qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza ed è l’odore dei limoni. Vedi, in questi silenzi in cui le cose s’abbandonano e sembrano vicine a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta di scoprire uno sbaglio di Natura, il punto morto del mondo, l’anello che non tiene, il filo da disbrogliare che finalmente ci metta nel mezzo di una verità. Lo sguardo fruga d’intorno, la mente indaga accorda disunisce nel profumo che dilaga quando il giorno più languisce. Sono i silenzi in cui si vede in ogni ombra umana che si allontana qualche disturbata Divinità. Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase. La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta il tedio dell’inverno sulle case, la luce si fa avara - amara l’anima. Quando un giorno da un malchiuso portone tra gli alberi di una corte ci si mostrano i gialli dei limoni; e il gelo del cuore si sfa, e in petto ci scrosciano le loro canzoni le trombe d’oro della solarità.
© prod 2BEREGA/AdobeStock
Ascoltami, i poeti laureati si muovono soltanto fra le piante dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti. lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi fossi dove in pozzanghere mezzo seccate agguantano i ragazzi qualche sparuta anguilla: le viuzze che seguono i ciglioni, discendono tra i ciuffi delle canne e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
[Eugenio Montale, I limoni, dal volume Tutte le poesie (Mondadori, pp. 1.328 € 80)]
L
a veglia, la capacità di stare attenti è una qualità essenziale. In un’epoca di distrazione di massa, le parole del poeta arrivano potenti. Se stiamo attenti ai segni, come fa Montale in una delle sue prime prove giovanili, allora la vita diviene un viaggio di conoscenza. Gli umili, odorosi limoni, immersi nel
silenzio e nell’azzurro di un panorama povero, invitano l’uomo attento a sfiorare il segreto della vita, qualcosa che sfugge alle pure leggi di natura («l’anello che non tiene»), a toccare il centro di una verità che, tra le altre cose, individua in ogni essere umano qualcosa di divino e inafferrabile. A volte tale «illusione manca» e la vita
ci riporta in mezzo a strade trafficate, caos, impegni. Ma può accadere che, se stiamo vigili, «da un malchiuso portone» il segno si ripresenti. E apre il cuore a una gioia inaspettata, a un concerto solare. La realtà non è solo brutale caos, o corsa a vanvera, ma è ricca di segni, se uno si sente in viaggio per conoscere il segreto della vita. 127
PRIMA DI SCENDERE FOTO DEL MESE
di Angela Alexandra D’Orso
Nel vagone di un treno diretto a Milano due donne si abbandonano al sonno, cullate dal ritmo della corsa. In un gioco di riflessi, una terza figura si sovrappone a loro. Il suo sguardo è attento, probabilmente rivolto oltre il finestrino a indagare il paesaggio. È uno scatto del 1991 ma la varietà di forme, pose e costumi anticipa la fluidità che contraddistingue il tempo presente. La fotografia fa parte della mostra Gianni Berengo Gardin. L’occhio come mestiere, a cura di Margherita Guccione e Alessandra Mauro, al MAXXI di Roma fino al 18 settembre. Oltre 200 immagini, tra celebri, poco note o completamente inedite, realizzate dall’artista in quasi 70 anni di carriera. Un racconto in bianco e nero dell’Italia che, dal dopoguerra a oggi, restituisce il ritratto di un Paese complesso ed eterogeneo. Dalla Venezia degli anni ‘50 alla Milano delle lotte operaie, attraversando quasi tutte le regioni italiane, la ricerca di Gianni Berengo Gardin tocca territori, comunità ed esperienze diversificate. Se al centro delle foto c’è l’essere umano colto nella sua dimensione sociale, dietro l’obiettivo un osservatore partecipe ne raccoglie la testimonianza con enorme rispetto, esaltandone la vitalità. Il risultato è una fotografia-documento di grande valore politico e poetico, un fermo immagine della realtà che arriva, potentissima, all’occhio di chi guarda. maxxi.art museomaxxi Museo_MAXXI
Gianni Berengo Gardin Treno Roma-Milano (1991) Courtesy Fondazione Forma per la fotografia
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