PER CHI AMA VIAGGIARE
INTERVISTE
Michela Giraud
Gabriele Corsi
Elisa True Crime
Rahel Saya
TRAVEL
Costa del Tirreno
Abruzzo
Benevento
Cefalù
ARTE E PHOTO
Biennale di Venezia
Vincent Peters
PER CHI AMA VIAGGIARE
INTERVISTE
Michela Giraud
Gabriele Corsi
Elisa True Crime
Rahel Saya
TRAVEL
Costa del Tirreno
Abruzzo
Benevento
Cefalù
ARTE E PHOTO
Biennale di Venezia
Vincent Peters
di Dario Cirrincione dario-cirrincione
Luglio è sinonimo di vacanza. Con la sua luce brillante e un calendario ricco di eventi culturali, musicali e sportivi, questo mese ha ispirato da sempre artisti, cantautori e scrittori. Nel romanzo L’ombra del vento, per esempio, Carlos Ruiz Zafón descrive le calde giornate di luglio a Barcellona, creando un’atmosfera avvolgente e misteriosa; mentre Louisa May Alcott colloca nelle giornate estive, tipiche di luglio, alcuni dei passi più intensi di Piccole donne Il mese culmine dell’estate, complici le pause dal lavoro e dalla scuola, offre un’occasione importante per apprezzare la profondità del nostro cammino personale e professionale: celebrare i successi e riflettere sulle sconfitte della nostra vita. È quello che ha fatto Gianmarco Tambe -
ri, leggenda vivente del salto in alto e protagonista della copertina di questo numero. Gimbo, come lo chiamano gli amici, insieme alla schermitrice Arianna Errigo, sarà portabandiera dell’Italia alla cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici di Parigi 2024: un altro prestigioso traguardo che si aggiungerà ai primati già raggiunti in pista, l’ultimo agli Europei di Roma.
Alla gioia e alla soddisfazione delle vittorie, però, si contrappongono la riflessione e l’introspezione delle sconfitte. Accettare e onorare i momenti difficili, infatti, aiuta a costruire resilienza e determinazione ed evidenziare il
ruolo cruciale degli errori e dei fallimenti è essenziale per un processo di miglioramento continuo.
È questa la strada percorsa da Michela Giraud, un’altra protagonista di questo numero, che nei prossimi mesi porterà a teatro uno spettacolo per omaggiare «il coraggio di chi non ce la fa». Coraggio che certamente non manca a Rahel Saya, giornalista e attivista afgana fuggita dal regime talebano e impegnata in Italia a raccontare la condizione delle donne e delle bambine nel suo Paese. La sua è la storia di chi ha scelto, seppur con timore e dolore, di varcare soglie sconosciute e affrontare l’ignoto con speranza e determinazione. Una vicenda senza tempo e un racconto di viaggio che può spingere chiunque a superare i propri limiti.
Perché le storie di coraggio non sono sempre epiche o famose. Spesso si celano nelle vite quotidiane delle persone comuni. I veri eroi, infatti, sono soprattutto coloro che comprendono e apprezzano la profondità del cammino, affrontando le sfide di ogni giorno con dignità e forza d’animo. Una scelta che non è dettata solo da una questione di sopravvivenza, quanto piuttosto dal desiderio di vivere un’esistenza autentica e significativa. Ogni sfida superata con determinazione, infatti, contribuisce a renderci migliori. E, in un mondo che cambia rapidamente, mantenere la dignità e coltivare la forza d’animo ci consente di andare avanti con equilibrio e fiducia. Per superare le difficoltà e contribuire positivamente alle vite degli altri e alla società nel suo insieme.
LA FIAMMA DELLO SPORT
Dal design della fiaccola alle nuove discipline, tutte le curiosità che caratterizzano i Giochi olimpici di Parigi 2024
SORPRESE D’ABRUZZO
Dal lago di Scanno alla ciclabile sulla Costa dei trabocchi, dalle location cinematografiche alle cantine d’eccellenza. Una guida sentimentale per scoprire i segreti della regione
LA VOCE DEL SILENZIO
È quella di Rahel Saya, giornalista e attivista afgana fuggita dal regime talebano e impegnata a raccontare la condizione delle donne e delle bambine nel suo Paese
CESARE BIASINI SELVAGGI
Da marzo 2017 è direttore editoriale di exibart.com. Autore e conduttore del programma televisivo Stato dell’arte su Cusano Italia TV, svolge attività manageriale in diverse fondazioni culturali italiane
SILVIA LANZANO
Giornalista e archeologa medievista. Attiva nel terzo settore con progetti di accoglienza per donne rifugiate e migranti. È impegnata nella comunicazione sul tema delle allergie alimentari in età pediatrica
ROBERTA MANCINI
È nata a Roma e lavora come lettrice editoriale. Attualmente scrive articoli, edita testi e collabora con l’Accademia di scrittura creativa Molly Bloom
FLORIANA SCHIANO MORIELLO
Giornalista, attiva nel campo della comunicazione e degli eventi di promozione territoriale, dell’agroalimentare e dell’enogastronomia. Con la passione vulcanica della natia terra flegrea, ama scoprire e raccontare angoli, sapori e tradizioni d’Italia
1220
l’anno della fondazione del convento di San Francesco del Deserto [pag. 71]
120
gli oggetti in mostra al Museo nazionale del cinema di Torino [pag. 82]
160
le foto vincitrici del Sony World Photography Awards 2024 in mostra a Milano [pag. 103]
READ ALSO
FSNews.it, la testata online del Gruppo FS Italiane, pubblica ogni giorno notizie, approfondimenti e interviste, accompagnati da podcast, video e immagini, per seguire l’attualità e raccontare al meglio il quotidiano. Con uno sguardo particolare ai temi della mobilità, della sostenibilità e dell’innovazione nel settore dei trasporti e del turismo quali linee guida nelle scelte strategiche di un grande Gruppo industriale
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PER CHI AMA VIAGGIARE
MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI
ANNO XVI - NUMERO 7 - LUGLIO 2024
REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 25/06/1997 CHIUSO IN REDAZIONE IL 26/06/2024
Foto e illustrazioni Archivio FS Italiane
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Communication Polo Passeggeri Piazza della Croce Rossa, 1 | 00161 Roma Contatti di redazione lafreccia@trenitalia.it
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In redazione
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Hanno collaborato a questo numero
Dario Cirrincione
Davide Falcetelli
Michela Gentili
Cecilia Morrico, Francesca Ventre
Alex A. D’Orso, Irene Marrapodi
Francesca Ventre
Giovanna Di Napoli
Claudio Romussi
Gaspare Baglio, Osvaldo Bevilacqua, Cesare Biasini Selvaggi, Francesco Bovio, Nerina Di Nunzio, Fondazione FS Italiane, Enzo Fortunato, Sandra Gesualdi, Alessio Giobbi, Sandra Jacopucci, Silvia Lanzano, Roberta Mancini, Ivan Noviello, Anna Parrella, Enrico Procentese, Andrea Radic, Gabriele Romani, Flavio Scheggi, Floriana Schiano Moriello, Mario Tozzi
REALIZZAZIONE E STAMPA
Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE) Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com Coordinamento Tecnico Antonio Nappa
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di Silvia Lanzano
Fuoco e luce. Il mito greco di Prometeo interpella le incertezze e le aspettative dell’epoca attuale in Elpís. Prometeo o del sogno infranto di Europa, la mostra dell’artista ateniese
Costas Varotsos al Museo castromediano di Lecce fino al 12 gennaio 2025. A curare l’esposizione la storica dell’arte
Giusi Giaracuni e il direttore del Polo biblio-museale della
nel racconto esiodeo l’ultimo bene rimasto ai mortali, quale estrema scintilla, capacità di attesa del futuro.
Cifra stilistica dell’artista è l’utilizzo del vetro, materia che nelle opere esprime insieme equilibrio, movimento e volontà di dialogo con lo spazio.
città Luigi De Luca.
Varotsos sceglie Prometeo, colui che nel poema di Esiodo Le opere e i giorni sottrasse il fuoco sacro agli dèi e lo donò agli uomini, per raccontare l’età presente, dove la verità sembra essere naufragata e la sapienza appare contraddetta dalla confusione umana. Resiste però la speranza, la greca Elpís,
L’installazione Elpís di Costas Varotsos
E il percorso espositivo si snoda non a caso tra le collezioni archeologiche del museo, in relazione profonda con l’antico. Elpís diventa così una fiamma, una lancia rossa nell’installazione realizzata ex novo per la mostra. Mentre Prometeo, spezzato in una miriade di frammenti, è il fragile e imponente testimone dell’umanità, eroica perché capace ancora di sperare.
Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente e priva di watermark. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica.
a cura di Enrico Procentese enry_pro
di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it
Federico De Giacomo ha 27 anni e lavora per il Gruppo FS come addetto Administration, Finance & Control. Come sei arrivato in azienda?
Sono entrato ad aprile 2023, dopo essermi laureato in Giurisprudenza all’Università Bocconi con una tesi sulla rigenerazione urbana. Avevo già avuto un’esperienza in una società di trasporto pubblico e la passione per il mondo della mobilità mi ha spinto a inviare una candidatura al Gruppo FS. Nel giro di pochissimo tempo sono stato assunto e mi sono trasferito da Milano a Roma. Ho anche continuato a studiare, portando a termine un master in Economia e management dei trasporti e della supply chain, sempre alla Bocconi.
In cosa consiste il tuo lavoro?
Con i colleghi e le colleghe operiamo nel settore della governance del procurement e degli appalti pubblici: ci occupiamo dei processi tramite i quali si ottengono i beni e i servizi necessari per il nostro business. In pratica scriviamo, aggiorniamo e rivediamo linee guida, policy e procedure di Gruppo, coordinandoci costantemente con le altre società di Ferrovie dello Stato Italiane. Ci impegniamo a migliorare l’efficienza dei processi di affidamento delle gare, cruciali in questo periodo di grandi investimenti. La mia esperienza sul campo mi ha consentito di comprendere quanto sia strategico il settore degli acquisti, dove è fondamentale mantenere un rapporto costante con i fornitori e rispettare le linee guida, soprattutto in tema di sostenibilità.
Che competenze non devono mancare per gestire la tua attività?
Sono essenziali la collaborazione e il lavoro di squadra, all’interno dell’azienda ma anche con i clienti esterni. Per superare le sfide quotidiane, con il mio gruppo lavoriamo costantemente al miglioramento dei processi. E, grazie al supporto dei colleghi e delle colleghe, siamo riusciti a introdurre elementi innovativi nei rapporti con i fornitori.
Come descriveresti il tuo ambiente di lavoro?
È stimolante e dinamico, anche grazie alla presenza di molte persone giovani. Alcune di loro, con cui lavoro abitualmente online, ho potuto incontrarle di persona al primo evento di team building sul procurement che si è svolto al Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa. Faccio inoltre parte del progetto #100AmbassadorxFS, che consente ai dipendenti di raccontare le iniziative del Gruppo. Questo fermento e il clima collaborativo che mi circonda stanno facilitando la mia crescita professionale.
Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
Mi piacerebbe lavorare in un settore ancora più operativo e legato al business all’interno di una delle nostre società, per verificare direttamente sul campo gli impatti delle procedure. Vorrei comprendere meglio le dinamiche aziendali e contribuire in modo sempre più significativo alla crescita del Gruppo. Tra l’altro la mia esperienza di viaggio in Frecciarossa tra Milano e Roma mi ha mostrato quanto sia importante un servizio di trasporto efficiente e come questo possa influire positivamente sulla vita delle persone.
Nicola Borghesi è attore e regista teatrale. Per lavoro si sposta spesso con il treno, che è anche una fonte d’ispirazione per le sue opere.
Com’è nata la tua passione per il palcoscenico?
Mi occupo prevalentemente di teatro documentario, una forma di drammaturgia che utilizza soltanto fonti autentiche, selezionate in funzione della tesi dell’autore. L’interesse per questo genere è legato alla volontà di raccontare storie vere e tangibili. Con la compagnia Kepler-452 ci dedichiamo a spettacoli che traggono ispirazione dalla realtà: questo ci porta a studiare a fondo le vicende che raccontiamo. Cerchiamo un coinvolgimento in prima persona, nella speranza di rendere la nostra presenza in scena più autentica possibile.
Che rapporto hai con il treno?
È essenziale per il mio lavoro, perché mi sposto frequentemente da Bologna per raccogliere materiali, intrecciare nuovi rapporti e realizzare spettacoli. Ricordo con piacere un viaggio da Roma a Fano, in provincia di Pesaro e Urbino, con un cambio a Falconara Marittima, nell’Anconetano, durante il quale ho ammirato dal finestrino paesaggi mozzafiato, che mi hanno ispirato per alcuni testi a cui stavo lavorando.
Un’altra traversata memorabile, a bordo di un Intercity, mi ha portato di notte da Bologna a Reggio Calabria per l’evento Primavera dei teatri. In generale, il tempo in treno è prezioso, mi consente di pensare e di lavorare in un contesto che favorisce la creatività. Posso riflettere e sviluppare nuove idee senza distrazioni: anche per questo, spesso, lascio il telefono da parte per concentrarmi meglio.
Per il tuo lavoro quanto è importante la relazione con il territorio?
Adattiamo spesso i nostri lavori alle realtà locali che visitiamo. Il treno ci consente di spostarci rapidamente per visitare luoghi diversi e incontrare persone che, spesso, facciamo collaborare con la nostra compagnia. Il teatro partecipato, insieme a quello che si svolge in particolari realtà sociali e culturali, richiede presenza e impegno. Trascorriamo molti giorni in una determinata città per prepararci e presentare spettacoli unici, creati appositamente per quel tipo di pubblico.
C’è un consiglio che vorresti darci?
Sono molto fiducioso sul rilancio dei treni Intercity e dei servizi ferroviari turistici: penso che il viaggio lento sia un modo straordinario per apprezzare meglio la magia a bordo. Adoro osservare come cambiano i paesaggi, per esempio passando dall’Appennino romagnolo a quello toscano. Non considero il treno solamente un mezzo di trasporto amico dell’ambiente, per me rappresenta un’opportunità sempre nuova di crescita professionale e personale.
di Alex A. D’Orso - a.dorso@trenitalia.it
Attenzione, coraggio, vicinanza, integrazione, equilibrio, connessione, misura, cura, rigenerazione, indistintamente. Sono dieci le parole chiave che compongono il Manifesto della sostenibilità, presentato da Trenitalia il 5 giugno in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente. Dieci punti cardine che identificano l’essere sostenibili secondo la società capofila del Polo Passeggeri. E che orienteranno le future azioni verso il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu. La strada da percorrere affinché i temi della sostenibilità ambientale, sociale ed economica diventino centrali nel dibattito pubblico è ancora lunga, ma l’azienda del Gruppo FS è impegnata quotidia-
namente nella sensibilizzazione di clienti e dipendenti, anche attraverso scelte precise che riflettono la volontà di integrare i principi della sostenibilità in ogni processo produttivo. Uno sforzo che richiede velocità, collaborazione e consapevolezza del proprio impatto sul mercato. Trenitalia ha introdotto nuovi treni ibridi Intercity in Calabria, Basilicata e Puglia con un investimento da 60 milioni di euro di fondi Pnrr. Grazie ad altri investimenti, poi, ha avviato la sperimentazione di vetture alimentate con Hvo - un biocarburante che può contribuire a ridurre di oltre l’80% le emissioni di CO 2 equivalente - e si sta impegnando per migliorare l’efficienza idrica attraverso progetti pilota improntati su una strategia di economia circolare. Inoltre, ad aprile è diventata la prima impresa ferroviaria
europea a rendere note le emissioni di CO2 dei viaggi attraverso l’integrazione dell’applicazione Ecopassenger sui propri sistemi di vendita. Azioni concrete rafforzate dalle preferenze dei viaggiatori: nei primi quattro mesi del 2024, 150 milioni di persone, spostandosi in treno, hanno generato un risparmio di 700 milioni di euro in costi ambientali e sociali e hanno evitato l’emissione nell’aria di 900mila tonnellate di anidride carbonica rispetto all’utilizzo dell’automobile.
«La sostenibilità è parte del dna di Trenitalia, del Polo Passeggeri e del Gruppo FS», ha affermato l’Amministratore Delegato e Direttore Generale di Trenitalia Luigi Corradi. «È nostra responsabilità non sprecare l’eredità del passato e cercare un costante miglioramento, trovando, per esempio, alternative che ci permettano, in futuro, di ridurre ulteriormente le emissioni di CO₂». trenitalia.com
Il Manifesto della sostenibilità di Trenitalia
AGENDA
a cura di Alex A. D’Orso - a.dorso@trenitalia.it - Irene Marrapodi - i.marrapodi@trenitalia.it - Francesca Ventre - fr.ventre@trenitalia.it
FESTIVAL 2024
ROMA FINO AL 10 AGOSTO
Il cartellone estivo dell’Opera di Roma torna a far vivere gli spazi delle terme ospitando differenti esperienze artistiche. La lirica rimane al centro del programma con un omaggio al compositore Giacomo Puccini, a cento anni dalla sua scomparsa: Tosca e Turandot, entrambe dirette da Francesco Micheli, vengono proposte con un progetto scenografico curato da Massimiliano e Doriana Fuksas, al loro debutto con questo genere teatrale. Si comincia con il dramma di Victorien Sardou, in replica fino al 9 agosto, e si prosegue, dal 16 luglio fino al 10 del mese successivo, con Turandot. Spazio anche alla danza, il 9 e 10 luglio, con Le notti romane di Dior, spettacolo che unisce moda e balletto e vede il corpo di ballo del Lirico capitolino esibirsi indossando le creazioni della stilista
Maria Grazia Chiuri. La proposta coreutica, anche quest’anno, si completa con la tradizionale serata di Roberto Bolle and
Friends, che torna a Caracalla per due appuntamenti il 19 e il 20 luglio.
Unica data, il 23, per il concerto sinfonico Fantasia DisneyLive in concert eseguito dall’orchestra dell’Opera di Roma diretta dallo statunitense Timothy Brock. Mentre il 30 il direttore d’orchestra Wayne Marshall, qui anche in veste di pianista, omaggia i cento anni della composizione Rhapsody in Blue di George Gershwin. Al Teatro del portico, il 17 e il 20 luglio, Valerio Magrelli porta in scena Romantici&Co., esplorazione sul tema del romanticismo e della sua evoluzione nel tempo. Il 31 luglio e il 2 e 3 agosto, invece, è il momento del Late night jazz: esibizioni che partono in tarda serata, dopo l’Opera, per consentire la partecipazione di chi, oltre alla lirica, ama il genere musicale nato nel ‘900.
Frecciarossa è Treno Ufficiale del festival, chi raggiunge Roma con le Frecce ottiene una riduzione del 20% sul biglietto di ingresso (a esclusione della rassegna OFF). operaroma.it
TENER-A-MENTE
GARDONE RIVIERA (BRESCIA) FINO AL 29 LUGLIO
Il duo siciliano Colapesce Dimartino, il bassista statunitense Marcus Miller, la cantantessa Carmen Consoli e Passenger, direttamente dal Regno Unito. Sono solo alcuni dei nomi che compongono il cartellone del festival in programma all’Anfiteatro del Vittoriale, location dannunziana ricca di fascino. Giunta alla 13esima edizione, la rassegna si conferma ritrovo per artisti nazionali e internazionali e si arricchisce di iniziative che incentivano la partecipazione e il coinvolgimento del pubblico. Chi assiste agli spettacoli può visitare il complesso museale acquistando l’entrata a un prezzo ridotto, mentre Tener-a-mente a 4 zampe promuove l’accesso al teatro per i cani attraverso l’allestimento di posti speciali con ciotole, biscotti e altri servizi. anfiteatrodelvittoriale.it
BASSANO DEL GRAPPA (VICENZA) 4>11 AGOSTO
Un progetto di formazione e promozione del talento che consente a giovani musicisti e musiciste di lavorare a bottega con maestri di fama internazionale. La scuola che da dieci anni ha sede nella città veneta è un luogo in cui ciascuno, indipendentemente dall’età e dalle competenze, può trovare un’opportunità per far fruttare le proprie abilità. Ma ha anche una ricaduta educativa e sociale che va oltre gli aspetti tecnici e produce cultura per il territorio. In corrispondenza con l’apertura e la chiusura dei corsi, oltre un centinaio di giovani studenti provenienti da tutta Europa, con un’età compresa tra i sette e i 25 anni, viaggeranno sulle Frecce per raggiungere il campus, la cui direzione artistica è affidata ad Angela Chiofalo, docente al Conservatorio Santa Cecilia di Roma. campusdellearti.eu
ILLUSTRI FESTIVAL
VICENZA FINO AL 29 SETTEMBRE
Un evento biennale che invita a esplorare la complessità di questo tempo attraverso l’illustrazione. Giunto alla sesta edizione, il festival offre la possibilità di immergersi nel centro storico della città palladiana e circondarsi di arte contemporanea grazie alle circa 700 opere disseminate in 15 location. Tra i 150 nomi in mostra c’è un ospite d’onore: Javier Jaén, illustratore barcellonese classe 1983 che espone i suoi lavori dallo stile giocoso alle Gallerie d’Italia. Da non perdere la grande esposizione collettiva AI AM - Disegno dunque sono in cui, attraverso i loro autoritratti, artiste e artisti riflettono sul valore e sui rischi dell’intelligenza artificiale. Novità di quest’anno è un hub creativo istituito nella Basilica palladiana: uno spazio stimolante in cui chiunque può riversare su carta l’ispirazione del momento. illustrifestival.org
MONFRÀ JAZZ FEST
MONFERRATO (ALESSANDRIA) 13>18 AGOSTO | 6>8 SETTEMBRE
Concerti, passeggiate guidate, jam session, degustazioni e laboratori didattici uniti da un unico filo conduttore: il jazz. A questo genere musicale, e alla libertà che rappresenta, è dedicato il festival open air che da sette anni anima la regione del Monferrato. L’edizione del 2024 invita a riscoprire la bellezza della condivisione, della partecipazione, dello scambio e del dialogo e a prendersi cura di sé e dell’altro, anche attraverso uno sguardo premuroso nei confronti dell’ambiente e dei più giovani. I sei giorni di agosto sono interamente dedicati all’acqua, intesa come fonte di vita ed elemento che modella il paesaggio, ma anche come metafora del cambiamento. L’ultimo weekend, invece, diventa l’occasione per celebrare la vendemmia in musica in una zona famosa per il suo vino. monjazzfest.it
FESTIVAL TEATRALE DI BORGIO VEREZZI
BORGIO VEREZZI (SAVONA) 5 LUGLIO>14 AGOSTO
Per la kermesse arrivata alla 58esima edizione il nuovo direttore artistico, Maximilian Nisi, presenta un programma con 13 titoli e 11 prime nazionali. Sul palcoscenico a picco sul mare, guidati dal tema Essere e apparire: il sottile filo dell’inganno, si alternano spettacoli comici, drammatici e fiabeschi. Apre Alessandro Preziosi con Moby Dick di Herman Melville, segue Anfitrione di Plauto con Emilio Solfrizzi. Giorgio Lupano è tra gli interpreti di Relazioni pericolose di Choderlos de Laclos. Per la commedia contemporanea, L’illusione coniugale di Eric Assous racconta la storia di una coppia, solo in apparenza perfetta, che vede protagonisti Rosita Celentano e Attilio Fontana. Chiusura d’effetto nelle Grotte di Borgio Verezzi con Dreams, ispirato a Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile. festivalverezzi.it
CARTOLINA BLU
PERGOLA (PESARO E URBINO) FINO AL 31 DICEMBRE
La mostra è una delle tante iniziative di Pesaro 2024 capitale italiana della cultura. E fa parte di un progetto più ampio ideato da Giovanni Gaggia dal titolo Blu: il colore della cuccagna. Questa tonalità si estrae infatti dalla isatis tinctoria, pianta tipica dell’area marchigiana che nel Rinascimento divenne una risorsa economica importante per il Ducato di Urbino. L’esposizione, a cura di Milena Becci, è legata ai viaggi di qualche anno fa, quando si andava in vacanza e si mandavano “Tanti saluti da…”. La cartolina nasce infatti nel 1869, con il primo esemplare inventato da Emanuel Herrmann, emesso dalle Poste dell’impero austro-ungarico. A Casa Sponge, una residenza inserita nei Luoghi del contemporaneo del ministero della Cultura, si rielabora questo oggetto grazie a opere grafiche e pittoriche e installazioni firmate da 35 artisti del territorio. pesaro2024.it
SUMMER JAMBOREE
SENIGALLIA (ANCONA) 27 LUGLIO>4 AGOSTO
Musica e balli accendono per oltre una settimana la città marchigiana, dal centro storico fino al lungomare. Il festival internazionale dedicato alla musica e alla cultura americana degli anni ‘40 e ‘50 raggiunge la 24esima edizione e festeggia i 70 anni dalla nascita del rock’n’roll, che si afferma come genere musicale nel 1954 con l’incisione in studio di Rock around the clock da parte di Bill Haley & His Comets. Sul palco sono attesi protagonisti iconici come il chitarrista newyorkese Johnny Farina e la band statunitense The Tokens con Jay Siegel ma anche giovani promesse come il pianista Lewis Jordan Brown. E poi ancora esposizioni di auto d’epoca e giornate dedicate ai tatuaggi old school, corsi di ballo swing, street food e il Rockin’ village vintage market, dove è possibile anche farsi realizzare una perfetta acconciatura anni ‘50. summerjamboree.com
Uno spettacolo del Summer Jamboree
MARATEALE
MARATEA (POTENZA) 23>27 LUGLIO
È il Teatro sul mare dell’Hotel Santavenere l’ambientazione della rassegna che ha fatto della città lucana un cantiere di confronto fra il cinema internazionale e la scena emergente. Per le tre sezioni della 16esima edizione – Green Award, Marateale in short e Marateale in school – sono arrivate da 110 nazioni poco meno di tremila opere, tra lungometraggi e corti. Un segnale del grande prestigio della kermesse, confermato dalle partecipazioni già annunciate. Sono infatti attesi nella Perla del Tirreno gli attori Raoul Bova ed Elena Sofia Ricci, i comici Giorgio Panariello e Michela Giraud, Tarak Ben Ammar, presidente e azionista di Eagle Pictures, Andrea Scrosati di Fremantle e la direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati. Frecciarossa, per il quarto anno consecutivo, è partner principale dell’evento. marateale.com
L’urban art, colorata e provocatrice, ha conquistato ormai l’approvazione di un vasto pubblico guadagnandosi spazi espositivi come musei e gallerie. Nell’ex Deposito militare carburanti della cittadina pugliese 17 artisti espongono 155 fra tele e disegni, cinque video-installazioni e proiezioni, due opere in realtà virtuale e 18 tra sculture e installazioni. A questi si uniscono eventi collaterali e performance live. Tra gli autori protagonisti della mostra ci sono Boost, Proembrion, V3rbo e Won ABC, che hanno portato avanti l’eredità di Graffiti Writing, una delle correnti più dinamiche e produttive dell’arte contemporanea, nata negli Stati Uniti 50 anni fa. L’evento intende proprio fare il punto sullo stato di questa cultura che ha rotto vecchi paradigmi e ha conquistato le superfici esterne delle città di tutto il mondo. inmyname.art
BE ALTERNATIVE FESTIVAL
CALABRIA FINO AL 16 AGOSTO
Dal centro storico di Cosenza all’altopiano della Sila, il festival musicale itinerante tocca alcuni dei luoghi più suggestivi della Calabria. E porta con sé star italiane e internazionali come Calcutta, in concerto nella Rendano arena di Cosenza il 23 luglio, e, live sul lago Cecita il 3 e 4 agosto, i Marlene Kuntz, il gruppo psycho rock britannico Kula Shaker e il compositore canadese Taylor Kirk. Le rive del lago vedranno esibirsi anche la band alternative rock norvegese Motorpsycho e la dj cubana Cami Layé Okún. E, ancora, ci si ritrova il 16 agosto a Maida (Cosenza) con la band britannica Editors, il sound elettrico degli Elephant Brain e il delicato cantautorato di Any Other, fino al post punk contemporaneo dei Leatherette e l’electro pop dei Trust the Mask.
bealternativefestival.it
Un concerto del festival Be alternative in riva al lago
Sdi Andrea Radic Andrea_Radic andrearadic2019
iamo in provincia di Verona, tra i monti Lessini, esattamente a Roncà, piccolo comune della Val D’Alpone dove, nel 1975, Guerrino Fongaro ha cominciato a produrre spumanti metodo classico dalle uve Durella. Oggi a guidare l’azienda è Tanita Danese, trentenne di grande carattere e di una simpatia contagiosa, legata da tempo alla famiglia Fongaro. Per lei il vino è passione pura, produce solo metodo classico (con remuage delle bottiglie esclusivamente manuale) da uve biologiche certificate dal 1985. Sono sei le tipologie prodotte, una
tavolozza di identità vinicola del territorio. Eleganza e carattere sono la linea stilistica di tutti i vini: in evidenza il Brut Monti Lessini Riserva Viola 2018, 48 mesi sui lieviti per un sorso pieno, elegante e in perfetto equilibrio, e il Brut Monti Lessini Riserva Nera 2015, che declina in grande stile le potenzialità del vitigno Durella con 85 mesi di permanenza sui lieviti. Di fascinosa complessità e ricchezza anche il Verde Pas Dosé, dal sorso giovane e dinamico, e il Riserva Nera Pas Dosé, rotondo e cremoso al palato. fongarospumanti.it
In Piemonte, nelle colline del Monferrato Patrimonio Mondiale, ha aperto lo scorso febbraio Le Cattedrali Relais, progetto di alto profilo nel mondo dell’hôtellerie. Un cinque stelle di lusso frutto della visione del suo proprietario, l’imprenditore Livio Negro, che rappresenta il punto di partenza per esplorare queste terre e assaggiarne i sapori. A firmare il menù del ristorante fine dining, guidato dal resident chef Gianluca Renzi, è Antonino Cannavacciuolo.
I piatti sono espressione piena dei sapori piemontesi con alcune digressioni verso il mare. Da non perdere: Fassona piemontese con neve di salsa tonnata e crema di tuorli, Fusillone con crema di mandorle, ricci di mare, seppie e prezzemolo, Ravioli di gallina bianca, estratto di funghi e zafferano, Animella di vitello, bagnet verde, anguilla affumicata e vermouth bianco. La carta dei vini seleziona in profondità e varietà le migliori bottiglie del territorio e si estende al resto d’Italia e agli champagne. lecattedrali.com
Èla degustazione di churrasco rodìzio – vari tipi di carne alla griglia – a regnare sovrana al Barbacoa, locale milanese unico in Italia e in Europa del marchio brasiliano che vanta numerosi indirizzi in Brasile e Giappone. L’esperienza gastronomica in questo ristorante raffinato e di tendenza è davvero piacevole. Abili passadores giungono al tavolo con i tipici spiedoni e si assiste a un vero show dove i protagonisti sono 13 differenti tagli di carne rossa e bianca. Insieme alla portata principale si possono assaggiare farofa,
manioca, polenta e banane fritte e gli sfiziosi pão de queijo, piccoli panini con il formaggio nell’impasto. Immancabile iniziare il pasto con una caipirinha, tradizionale cocktail brasiliano a base di cachaça, lime e zucchero di canna. E poi via con la celebre picanha di carne, il controfiletto, il baby beef, la gustosa fraldinha. O anche agnello, pancetta croccante, entrecôte di manzo. La gobba di bue, a lunga cottura, giunge su un tagliere appoggiato al carrello di servizio: uno spettacolo anche per gli occhi. barbacoaitalia.it
La passione di Elena Casadei per le anfore nasce da un colpo di fulmine per questi contenitori antichi ma perfetti per produrre vini moderni e di grande carattere. Fu il papà Stefano, anima del progetto produttivo Famiglia Casadei a Pontassieve, vicino a Firenze, a scoprire sulle montagne del Caucaso, in Azerbaijan, che le anfore potevano caratterizzare i vini, in linea con un approccio etico alla viticoltura. Oggi è Elena a occuparsi delle tre tenute di famiglia in cui si producono vini di carattere che riportano, intense e originali, le peculiarità dei singoli vitigni e ne sviluppano profumi, sapori ed emozioni. Ogni sorso rappresenta un’esperienza gustativa unica, simbolo di una storia e di un territorio. Tra le diverse tipologie di altissima qualità sono da citare il Sangiovese in anfora di Castello del Trebbio nel Chianti Rufina, Ansonaco di Tenuta Casadei a Suvereto, in Alta Maremma, e Migiu da uve Semidano di Tenuta Olianas nel Sarcidano, in Sardegna. elenacasadei.it
Elena Casadei e i suoi vini prodotti in anfora
CONTRO LA RETORICA DELLA VITTORIA A TUTTI I COSTI, MICHELA
GIRAUD PREFERISCE OMAGGIARE IL CORAGGIO DI CHI NON CE LA
FA. CHE SIA AL CINEMA, A TEATRO O AL GIFFONI FILM FESTIVAL, DOVE SI CONFRONTA CON LE NUOVE GENERAZIONI
di Cecilia Morrico MorriCecili morricocecili
Stand up comedian, regista, attrice, presentatrice. Michela Giraud ha tanti volti e la sua vita professionale è fitta di impegni e progetti altrettanto diversi tra loro. In agenda, dal 19 al 28 luglio, c’è anche il Giffoni film festival, rassegna cinematografica in cui è una giuria di ragazzi e ragazze a decretare la pellicola vincitrice. Con loro Giraud si interroga sul tema L’illusione della distanza, scelto dagli organizzatori per questa edizione con l’obiettivo di portare luce sul senso di isolamento che affligge le nuove generazioni.
Un argomento che ha già affrontato nel suo primo film da regista, Flaminia, uscito ad aprile. Ispirato alla sua storia familiare, racconta di due sorelle molto diverse tra loro: Flaminia, interpretata dalla stessa Giraud, e Ludovica, una ragazza nello spettro autistico. Nate entrambe a Roma Nord, ma cresciute distanti, si ritrovano da adulte e la ripresa del loro rapporto finisce per cambiare la vita di entrambe.
Fino al 14 luglio, poi, Giraud presenta su RaiPlay il programma Gli EuroPlay - l’altra Nazionale : un talk ironico e leggero dove un gruppo di ospiti segue le partite degli Europei di calcio e le commenta in modo poco formale. E poi è già noto il calendario del suo spettacolo Mi hanno gettata in mezzo ai lupi e non ne sono uscita capobranco che, terminato il tour europeo, da novembre a gennaio 2025 girerà i teatri di tutta Italia.
Il 23 luglio partecipi al Giffoni film festival. Di cosa parlerai con i giovani giurati? Mi piacerebbe partire dalle curiosità e dalle domande che hanno. Voglio aprirmi completamente di fronte alla loro meraviglia e sensibilità. I giovani sono come spugne: ricettivi, aperti e disposti al cambiamento. Bisogna approfittare di questa disponibilità per affrontare concetti che risultano più difficili da capire quando si è adulti, come l’inclusività e la sensibilità verso chi è diverso da noi, temi a me molto cari.
Il debutto cinematografico con Flaminia è nato da qui?
Dall’esigenza di raccontare il rapporto con tua sorella?
Avevo bisogno di sentirmi rappresentata: non conosco molte storie uguali alla mia e non ci sono, che io sappia, molte persone disposte a portarle sul grande schermo. Spesso, tematiche come la disabilità o la diversità sono rappresentate in maniera eccessivamente drammatica o superomistica. Io volevo narrare un’esperienza, in parte personale, come se fosse una favola.
Con il linguaggio comico è più semplice far avvicinare i giovani a temi importanti?
In realtà, le nuove generazioni sono attratte da molteplici linguaggi: quello musicale, quello pieno di pathos delle serie tv e poi, eventualmente, quello comico. Quest’ultimo, differentemente dagli altri, ha una caratteristica: è senza pretese, non vuole insegnare nulla a nessuno e non si pone al di sopra delle cose. Per questo, forse, rilassa maggiormente i ragazzi.
Hai già un secondo film in mente?
Mi piacerebbe parlare di una storia di amicizia tra due ragazze, che vengono separate dalla vita e dagli eventi ma si ritrovano in circostanze inaspettate e molto particolari. Se ci sarà una seconda opportunità, vorrei affrontare questo tema.
Gli stand up comedian attingono molto dalla vita personale?
Non sempre: per quelli che amano osservare la realtà o fanno satira sulla società è un corredo. Per me invece è fondamentale, è il mio biglietto da visita. Caratterizza le mie battute e il mio modo di stare di fronte al pubblico.
Passare dal palco al cinema com’è stato?
Ho trovato difficile la parte della scrittura: in teatro è tutto pensato per qualcosa che si svolge nel qui e ora e viene raccontato dalla voce di un attore. Nel cinema, invece, bisogna ragionare anche per immagini e suoni. Ci sono molti più interpreti e protagonisti, e non alludo solo agli esseri umani: sul set anche uno stacco musicale o un fascio di luce possono esserlo, cosa che non avviene durante una stand up comedy.
Come sei arrivata alla conduzione del talk Gli EuroPlayl’altra Nazionale?
Grazie a whatsapp. Mentre ero in bici, ho ricevuto un messaggio dell’autore televisivo Giovanni Benincasa che diceva: «Hai da fare a luglio?». E da lì è iniziato tutto.
Qual è il tuo rapporto con lo sport?
Se ci incontriamo ci salutiamo senza entusiasmo.
A febbraio, invece, sei stata giudice in una puntata di LOL talent show: chi fa ridere è dentro, su Prime Video. Quanto devi al format LOL che ti ha visto tra i concorrenti nel 2021?
Molto, è stata una delle mie rampe di lancio. Ma mi piace pensare che sia vero quello che mi dice sempre proprio uno dei capi a Prime Video: «Avresti fatto un giro un po’ più lungo ma saresti riuscita comunque». Anche se poi mi chiedo sempre: «Riuscita a fare cosa?», A novembre riparti con lo spettacolo Mi hanno gettata in mezzo ai lupi e non ne sono uscita capobranco. Di cosa parla?
Il 2023 è stato molto impegnativo, così come lo è quest’anno. Per alcuni aspetti, la vita mi ha preso a pizze. Quando ci si trova in situazioni simili, fa molto ridere leggere fra-
si motivazionali da social come «sono nata principessa e cresciuta guerriera», «mi hanno gettato in mezzo ai lupi e ne sono uscita capobranco». Evidenziano tutte in maniera spasmodica questa fame atavica del primeggiare, dell’affrontare la vita da vincitori per poi girarsi indietro e guardare con soddisfazione verso gli ostacoli vinti. Ecco, non è così. Trovo ridicola questa retorica del farcela a tutti i costi, a volte la gente non ce la fa e bisogna dirselo. A volte, bisogna semplicemente mettersi in posizione fetale e piangere aspettando che qualche anima pia ci prenda sotto le ascelle per tirarci su. Desidero omaggiare non la voglia di farcela, ma il coraggio di chi non ce la fa: si parla sempre del capobranco, a me interessa sapere che fine fa il resto dei lupi.
Le sconfitte fanno parte del percorso. Ai giovani che consigli daresti per affrontarle al meglio?
Bisogna imparare a celebrarle. Nessuna persona è più noiosa di quelle che vincono sempre.
giffonifilmfestival.it michelagiraud.it michelagiraud
Dal 19 al 28 luglio, la città di Giffoni Valle Piana, in provincia di Salerno, ospita l’evento cinematografico internazionale Giffoni film festival, di cui Trenitalia è Official Green Carrier, visto che il treno è il mezzo di trasporto più sostenibile e amato dai giovani. Durante la kermesse, Trenitalia incontra oltre 250 ragazzi per confrontarsi sulle possibili politiche ambientali da attuare. In più, grazie alla Speciale Eventi, i possessori della Carta Giovani Nazionale del dipartimento per le Politiche giovanili e il servizio civile universale possono viaggiare su Frecce, Intercity e Intercity Notte con sconti fino all’80% rispetto al prezzo Base: basta inserire in fase di acquisto il codice che si trova sull’app Io - Carta Giovani Nazionale nello spazio Codice accordo. Maggiori informazioni su trenitalia.com
ragazzi della giuria del Giffoni film festival 2023
La stagione tv appena terminata è stata indimenticabile per Gabriele Corsi. La gara canora Don’t forget the lyrics! - Stai sul pezzo, che ha condotto per la quinta edizione sul Nove, ha raggiunto ascolti da record. E la manifestazione internazionale Eurovision Song Contest, che lo ha visto (ancora una volta) commentatore, ha raggiunto il 36% di share. L’autunno è ancora più ricco di novità per il conduttore che, tra i tanti progetti in fieri, riparte con il reality show Il contadino cerca moglie
Torni con un programma in cui i ragazzi di campagna vanno alla ricerca dell’anima gemella. Novità?
Questa volta a cercare l’altra metà della mela ci sono anche una contadina e due fratelli. Sono curioso di sapere come andrà: ci sono già delle cittadine che vogliono conoscere questa coppia di ragazzoni, ma sarà una coabitazione completamente nuova con il gruppo di pretendenti.
Usciranno dinamiche frizzanti. Del resto, quest’anno il cast è fortissimo: c’è pure un contadino che abita in altura. Le ragazze dovranno stare lì con lui, che vive senza corrente elettrica né televisore.
Come ha fatto a sapere del programma per partecipare?
Lo hanno iscritto alcuni suoi amici. E non sa nulla di me: mi guarda solo come persona, non come personaggio.
Passiamo a Don’t forget the lyrics!: con l’arrivo di Amadeus, che occuperà il tuo slot orario, il game diventa preserale. Che cambiamenti ci saranno?
Penso sempre a fare un buon prodotto. La collocazione va considerata, ma il programma ha dimostrato di essere in ottima salute. Cercheremo di rendere più accattivante il meccanismo della gara: il montepremi, per esempio, passa a 10mila euro e sarà una sorta di ghigliottina. Resta comunque la festa del Nove: il programma si guarda per cantare.
A un certo punto si è vociferato che X Factor sarebbe potuto approdare sul Nove. Ti piacerebbe condurlo?
Moltissimo. Amo la musica dal vivo, ma potrei fare solo il presentatore: come giudice non riuscirei a essere tagliente e crudele. Detto questo, Giorgia è bravissima e se la caverà alla grande.
Difficilmente ti si vede arrabbiato. Cosa ti fa stare male? Trovo inaccettabili misoginia e omotransfobia. Non amo
DAL REALITY SHOW IL CONTADINO
CERCA MOGLIE A UN LIBRO SULLA
MALATTIA MENTALE. UNA NUOVA
STAGIONE DI PROGETTI PER GABRIELE CORSI
di Gaspare Baglio gasparebaglio
la volgarità gratuita a volte presente nelle discussioni tv. E mi fa uscire dai gangheri chi liscia il pelo, la disonestà intellettuale.
L’ultima arrabbiatura?
Quando sono andato a prendere mia figlia all’aeroporto. Mentre tornavamo a casa, il tassista ha cominciato a lamentarsi dei giovani. Ho risposto che mia figlia studia canto jazz nella New School di New York e per pagarsi gli studi fa la cameriera. È una ragazza che ha fatto tutto da sola, con le sue forze. Del resto, per la legge dei grandi numeri, una con talento in famiglia ci doveva stare (ride, ndr ). Vacanze?
Le passerò a Stromboli, in Sicilia: non voglio allontanarmi troppo, visto che i miei genitori non stanno benissimo. Poi andrò una settimana a Berlino con mia moglie: ci piace molto il nord Europa.
Da anni sei al timone di Chiamate Roma Triuno Triuno, su Radio Deejay, con Furio Corsetti e Giorgio Daviddi, con cui formi il Trio Medusa. Mai pensato di mollare la radio?
A volte sì, ma mi piace troppo. L’anno scorso avevamo deciso un cambio orario per non avere più la levataccia. Poi è successo che una signora, dopo la festa di Radio Deejay, mi ferma chiedendo di non cambiare orario: il figlio autistico avrebbe cominciato il liceo e già quello sarebbe stato un grosso problema per la sua routine. Mi sono sentito talmente in colpa che ho chiesto di rimanere alle 7:30 per un’altra stagione.
Altri progetti per l’autunno?
A settembre esce il libro che ho scritto sulla mia esperienza con la malattia mentale, quando ho fatto l’obiettore di coscienza. Si intitola Che bella giornata, speriamo che non piova e ringrazio Sellerio per la fiducia. Parlerò anche dei malati di Alzheimer, una cosa che mi tocca da vicino: mio padre ha perso completamente la memoria e nemmeno parla più. È stato molto doloroso scriverlo, mi auguro che le storie delle persone all’interno del libro vengano non solo lette, ma ascoltate.
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DA YOUTUBE AI PODCAST, PASSANDO PER IL SUO ULTIMO LIBRO.
ELISA TRUE CRIME RACCONTA LA PASSIONE PER LA CRONACA NERA
(EREDITATA DALLA MAMMA)
Bentornati amici sul mio canale e, se siete nuovi, benvenuti! Anche oggi sono qui con voi per raccontarvi una storia di true crime». Con questa introduzione prepara i suoi ascoltatori, prevalentemente giovani donne, ai casi di cronaca nera che condivide su youtube: crimini, a volte irrisolti, scelti di pancia o ascoltando i suggerimenti di chi la segue, per offrire una corretta informazione, diffondere consapevolezza e ricordare le vittime.
Lei è Elisa True Crime, al secolo Elisa De Marco, classe 1989, di origine torinese, una passione per misfatti e misteri ereditata dalla mamma e una carriera social decollata in pochi anni. Tutto è cominciato nel 2020 con alcuni video registrati attraverso il cellulare durante il primo lockdown per il Covid-19 a Shanghai, dove si era trasferita per seguire il marito Edoardo Coniglio (ora anche suo manager).
Da allora, Elisa ha incollato allo schermo schiere di fan: dopo aver raggiunto un successo senza precedenti su youtube (il suo canale conta ora un milione e centomila iscritti) è sbarcata anche su instagram e tiktok e, nel 2022, sulle piattaforme di streaming audio. Il suo podcast Elisa True Crime, a cui si è aggiunto un anno fa Delitti invisibili, è stato il più ascoltato nel 2023 su Spotify. E dopo aver spopolato con il primo libro Brividi. Storie che non vi faranno dormire la notte, da pochi mesi è tornata sugli scaffali con Manipolatori. Le catene invisibili della dipendenza psicologica, che ha già venduto 25mila copie.
Come mai hai scelto di affrontare questo argomento?
Trattando diversi casi di cronaca, mi sono accorta di quanto tutti noi siamo esposti a questa forma di coercizione, a prescindere dal livello culturale o dalla provenienza sociale. La manipolazione colpisce molte più persone di quanto pensiamo e assume diverse forme. Io ho provato a raccontare il rapporto manipolatorio di coppia e quello tra amici, fino ad arrivare alle strategie delle sette.
In che modo si riconoscono i segnali di una relazione tossica?
Esistono diverse avvisaglie, dette red flag, come la tendenza al controllo, alla svalutazione e all’isolamento della
vittima, che si possono riconoscere solo grazie a una corretta informazione capace di stimolare la consapevolezza.
Bisogna informare le persone, soprattutto le più giovani. In generale, parlando di relazioni amorose, è importante far capire che dove c’è paura non c’è amore, perché l’amore è libertà e condivisione.
Che cosa sono le catene invisibili?
Possono esistere all’interno di un’amicizia tossica, di una famiglia disfunzionale o di un ambiente di lavoro abusante. Io stessa, in passato, ne sono stata vittima. Ero giovane e l’unico strumento che mi ha aiutato davvero ad aprire gli occhi è stata la terapia. Fino a quel momento, pensavo di essere sbagliata e di meritarmi quel trattamento.
Cambiando argomento, preferisci la velocità di un Frecciarossa o il viaggio più slow degli Intercity e dei Regionali?
Adoro viaggiare in treno in ogni caso. Mi godo la comodità di arrivare velocemente a destinazione con il Frecciarossa, ma anche i panorami e i movimenti lenti a bordo degli Intercity o dei Regionali, magari con un podcast nelle orecchie.
Un ricordo particolare che ti lega al treno?
Da piccola andavo tutti gli anni in Sicilia insieme ai miei nonni: il viaggio durava quasi due giorni perché prendevamo il treno con le cuccette da Torino e ricordo che il viaggio mi emozionava più dell’arrivo. A bordo facevo sempre amicizia con qualche altro bambino e il fatto di dormire lì mi divertiva tantissimo.
Con tuo marito hai girato il mondo. Progetti per quest’estate?
Una creator non va mai davvero in vacanza: pubblico un video a settimana sul canale youtube, ho due podcast, un accordo con Netflix per realizzare contenuti video e sto per iniziare la stesura del terzo libro. Ma abbiamo deciso di trovare del tempo per noi, probabilmente metteremo il canale in pausa qualche settimana ad agosto, anche se non abbiamo ancora deciso cosa fare. Sicuramente, passare un periodo lontano dai social e dagli schermi è già una bella vacanza.
elisatruecrime elisademarco
di Roberta Mancini [collabora con l’Accademia Molly Bloom*]
Arriva un momento in cui si deve diventare adulti o, meglio, in cui tutti si aspettano che questo accada. Il passaggio è per ognuno differente. C’è chi si lascia travolgere dai cambiamenti della vita, ritrovandosi invecchiato senza neppure accorgersene e rassegnato a seguire un percorso prestabilito. E chi, invece, vuole essere all’altezza delle situazioni e prova a gestire l’esistenza con lucidità e presenza. Proprio come cerca di fare – a fatica – il protagonista di Sono quasi pronto, l’ultimo romanzo di Giorgio Biferali. Per capire come superare le prove dell’età matura, attraverso i ricordi e la realtà, lui osserva e – come tutti facciamo, d’indole – studia gli atteggiamenti delle persone che gli sono attorno, i suoi cari. Come si diventa adulti?
E soprattutto: chi sono gli adulti? Partendo da queste domande, l’autore mette su carta il suo pensiero sui molteplici atteggiamenti dei suoi genitori, utilizzando la scrittura come mezzo per mettere a fuoco e affrontare la grande trasformazione che sta affrontando. In questo ro -
manzo d’autofiction, infatti, Biferali non esita a esporsi, partendo dalla sua esperienza personale. Racconta e analizza temi, come la paura della perdita dei genitori, la paternità, il senso di inadeguatezza, l’attesa, ma soprattutto lo scorrere del tempo. Il passaggio da figlio, quindi accudito, a padre, e quindi responsabile di accudire qualcun altro, include anche prendersi cura di coloro che l’hanno messo al mondo, ormai anziani.
L’ambientazione principale del romanzo è un ospedale romano, che svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo dello stato d’animo del protagonista. L’uomo infatti non sa se essere felice perché la sua compagna porta in grembo quella che sarà sua figlia, o triste poiché la madre è ricoverata in terapia intensiva. Biferali guida il lettore verso un’idea di crescita complessa, vista come un percorso che si affronta giorno dopo giorno, senza perdere di vista alcuni concetti fondamentali. Nessuno di noi, indipendentemente dall’età, conosce il segreto per affrontare certe situazioni, gli adulti
non vendono soluzioni, è normale commettere errori ed è fondamentale avere sempre qualcuno con cui parlarne. Perché la crescita non è un cammino solitario.
BRANI TRATTI DA SONO QUASI PRONTO
Una guida per padri
Se esistesse una guida per gli aspiranti padri, e l’avesse scritta il mio, di padre, dentro ci sarebbe scritto che i primi cinque giorni della settimana appartengono alla madre, il weekend, invece, ai padri, che i padri comprano i regali, tornano a casa tardi con le mani nascoste dietro la schiena, perché nascondono quasi sempre una sorpresa. Che quando un bambino cresce, abbastanza da non essere considerato più un bambino ma non così tanto da essere considerato grande, quando comincia a rispondere, a capire quello che succede intorno a lui, a farsi delle domande, a farle agli altri, tocca alla madre rispondere, e quando il padre è assente, tocca sempre alla madre giustificarlo. Che più un figlio cresce più ci si allontana, ci si imbarazza, ci si comporta come se padre e figlio fossero due estranei che hanno paura a fare la prima mossa e quando la fanno è quasi sempre sbagliata. […]
E quando il padre è ormai grande grande, non è vecchio, anche se un po’ ci si sente, che si è ammorbidito, non alza più la voce, trascina i piedi quando cammina, gli tremano le mani, ogni tanto, il figlio se ne accorge una mattina che sono insieme in macchina, come quando lui era piccolo, osserva la mano che tiene il cambio, si accorge che non riesce a stare ferma, allora il figlio in quel momento si sente in colpa, sente dentro di sé di aver perso del tempo, che quel tempo non tornerà più, prova pietà, si chiede se sia giusto provare pietà per una persona cui si vuole bene, è lì che ricominciano a parlare, un po’ a rilento, in maniera meccanica, però sembra proprio che si stiano riavvicinando, che possano finalmente ritrovare il loro rapporto.
Nulla di straordinario
Ma visto che i tempi erano cambiati, i padri oggi sembravano diversi, anche se non capivo come, più presenti, forse, meno autorevoli, non so, ho capito che quella guida immaginaria scritta da mio padre non mi sarebbe bastata, e neanche i romanzi che avevo letto o i film che avevo visto, dove i padri facevano un po’ di tutto, mentivano per riconquistare la loro famiglia, facevano viaggi interstellari per sentirsi più vicini ai figli, cambiavano gusti sessuali, morivano lasciando indizi, esempi, tracce, percorsi da seguire. E non mi bastava neanche l’incontro con Paolo, anche se era stato illuminante, ed era riuscito a consigliarci un paio di libri. In uno di questi, scritto da un ginecologo francese, veniva raccontato il parto dalla prospettiva del neonato. C’era scritto che per i neonati venire al mondo era una sorta di esplosione di suoni, che ci sentono bene, sì, solo che quando sono nella pancia i
suoni vengono smorzati dalle acque, quindi venire fuori per loro è scioccante. I neonati, quando vengono fuori, sono ricoperti da un grasso spesso e biancastro, e visto che potrebbero scivolare o cadere, si afferrano per i piedi. Che se piangono, quando escono, è un bene, e che il padre, quando assiste alla scena, si sente come non si era mai sentito prima, visto che probabilmente nella sua vita non ha mai fatto nulla di straordinario. Era tutto molto bello, solo che neanche quello mi sarebbe bastato per affrontare quello che sarebbe successo dopo. Sono andato in libreria e ho comprato tutti i libri sull’essere padri scritti da padri. […]
Un pomeriggio, che eravamo quasi tutti a casa, mentre mia madre stava in ospedale, Lavinia mi ha detto che aveva paura del buio, poi mi ha chiesto di che cosa avessi paura io quando ero piccolo, e io le ho risposto che avevo paura di tutto quando ero piccolo, e lei mi ha detto una frase che mi ha fatto sentire meglio, inventandosi i tempi verbali: Ma quando eri piccolo ti proteggo io. E quando ero grande?
L’attesa
Mio padre non se ne era accorto, ma io avevo gli airpods, perché non avevo voglia di ascoltarlo, perché forse non ero abituato a sentirlo parlare così tanto, lo preferivo in silenzio, così poi avrei potuto lamentarmi di lui, del fatto che parlava troppo poco, che quel muro che c’era tra di noi esisteva soprattutto per colpa sua. Anche se mi stava piacendo quella playlist improvvisata, immaginaria, quasi, che si sarebbe potuta chiamare Attesa in ospedale e ci sarebbe stata benissimo accanto a Pulizie di casa e Operazione buonumore, mi sentivo in colpa perché parlava a vuoto e non stava bene e stava facendo comunque uno sforzo incredibile, perché non lo sapeva mica com’è quando si parla e che ritmo bisogna avere, il tono, le pause, e andava oltre sé stesso solo per provare a scavalcarlo quel muro, solo per me. E non avevo mai capito come fosse possibile che più andava avanti con gli anni, mio padre, e meno sembrava sicuro di sé, come se avesse cominciato da un po’ ad avere paura di tutto, soprattutto di sbagliare, sempre, in ogni occasione, e lo vedevo anche solo dal modo con cui lasciava andare le parole, con una nuova forma di timidezza, pronto a farle tornare nel posto da cui erano venute, a spegnere ogni singola frase nel silenzio. E anche se poco più di un’ora prima io mi sentivo praticamente morto, la mia vita non c’era più, e questo per colpa del correttore automatico ma anche di mio padre che a sua volta non l’aveva corretto, non ce la facevo più a non rispondergli, in fondo lui stava come me, più o meno, forse stava peggio, perché rischiava di perdere la donna della sua vita, di non sapere più come andare avanti, essere ottimista, pensare alle persone che comunque sarebbero rimaste, ai figli, ai nipoti, e
quello che poteva vedere in quel momento era solo un piccolissimo trailer di tutto quello che sarebbe successo. Connery?, gli ho detto io. Come? ha risposto lui. Lo Sean attore, ho risposto io. Eh, ha risposto lui, lo pensavo anch’io, ma sono quattro lettere. Ah, allora Penn, ho detto io. Bravo, ha risposto lui, si vede che sei un intellettuale. […]
E adesso mi rendo conto che la memoria, oltre a fare degli strani scherzi, crea anche dei paradossi, che mi manca quella rabbia esplosiva, distruttiva che aveva dentro mio padre, che preferivo quella rabbia a tutto quello che ne è rimasto, che in fondo meglio un attore teatrale che a volte si rende anche ridicolo di un attore inespressivo che qualunque cosa capiti ha sempre e comunque gli occhi incollati a terra. E così, dopo un mare di insulti, dopo un suicidio mancato, nelle parole di mia madre scoprivo che mio padre aveva avuto a sua volta un padre manesco, che quando non riusciva a trovare le parole, e capitava spesso, si affidava alla cinta, mentre la madre era una persona debole che non aveva
mai trovato il coraggio di fermarlo, che una volta lui gli aveva dato un pugno, a suo padre, ed era scappato via di casa.
Immaginare la vita
Non so se ero io, perché è tutta la vita che mi chiedo se sono io e se oppure sono gli altri, però a me sembrava di vederli i pensieri di mia madre, che passavano dalla paura che quella cena fosse solo un’illusione alla consapevolezza che io non ero più quello che indossava i sandali ragnetti sotto al grembiule il primo giorno di scuola, quello che di notte non riusciva a respirare perché l’apparecchio gli riempiva tutta la bocca, quello che si addormentava mentre lei cercava di spiegarmi Hegel, e che ero andato via di casa per davvero, che quella, per me, non era più casa, ma era diventata casa dei miei, che non sarei più tornato a vivere con loro, e che avrebbe dovuto immaginare di nuovo la sua vita con mio padre, da sola, insieme a lui, come aveva fatto cinquant’anni prima, quando io e i miei fratelli eravamo, forse, solamente un’idea.
La nostra rubrica Un treno di libri è a cura di Molly Bloom, l’accademia fondata a Roma da Leonardo Colombati ed Emanuele Trevi, che riunisce alcuni dei migliori scrittori, registi, sceneggiatori, musicisti e giornalisti del Paese. Con un unico fine: insegnare la scrittura creativa per applicarla ai campi della letteratura, della musica, dello spettacolo, dei media e del business. mollybloom.it
Oltre 31 splendide destinazioni in Europa, fra montagna, mare e scoperta del territorio. Piacere, benessere, sport o divertimento: con Falkensteiner trovi sempre la vacanza più adatta al tuo stile. Lasciati ispirare su falkensteiner.com
BERSAGLIO NOTTURNO
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È il 1972 quando il misterioso Tony Durán giunge in un paesino vicino Buenos Aires, trovandosi presto al centro dell’attenzione a causa del suo ménage à trois con le avvenenti gemelle Ada e Sofía Belladonna. Un giorno, però, viene trovato morto. Tra false piste, inganni e tradimenti, è il commissario Croce a occuparsi delle indagini. Un poliziesco che esplora le complessità dei rapporti familiari, la corruzione e gli equilibri sociali della provincia.
LE AZIENDE FELICI LO FANNO MEGLIO
Walter Rolfo
Sperling & Kupfer, pp. 320 € 19,90
Lo dicono i numeri: in un ufficio sereno si lavora meglio, perché chi sta bene brilla per creatività e i team in cui c’è affinità sono più produttivi. Non si tratta di casualità ma di un fenomeno studiato. Questo libro lo spiega e offre un kit di strategie, basate su evidenze scientifiche, in grado di spingere le persone verso il proprio potenziale e farle sentire valorizzate. Per imparare a creare emozioni positive attraverso parole e azioni e a costruire luoghi di lavoro in cui gli esseri umani sono al primo posto.
GUINZAGLI
Giuseppe Nobile
Accento, pp. 368 € 18
Stanco della ridicola dedizione al lavoro imposta dalla società, Filippo, 30 anni, decide di lasciare la carriera a Milano per cercare la libertà. Otto mesi dopo, lavora in un canile in Sardegna. Lì, ogni giorno, allaccia e slaccia guinzagli, passeggia con il cane Sansone e si interfaccia con altri volontari, poco simpatici. Ma ci sono anche i caffè con Camilla, il surf con Cristiano, le corse a perdifiato. E una domanda che lo accompagna: è questa la libertà?
PAPIRO
Sante Bandirali
Marcos y Marcos, pp. 156 € 17
I coniugi Sandro Cerberoni e Sofia Savi sono intellettuali di fama mondiale capaci di risolvere i grandi problemi dell’umanità, come la scomparsa delle api e l’inflazione. I due decidono che i loro geni non possono andare sprecati e intraprendono insieme un nuovo progetto: concepire un figlio il cui nome sarà Papiro. Il piccolo ha però una peculiarità inaspettata, che neanche loro potevano prevedere. E, come ogni figlio, manda in tilt le aspettative dei genitori.
IL COMMOSSO VIAGGIATORE
G iobbe Covatta, Paola Catella
Giunti, pp. 208 € 16
I due autori, insieme ad altri quattro esploratori particolari, partono per andare a conoscere l’Africa. Nasce così un racconto del continente che appare come un mosaico composto da infinite tessere. Per comprenderlo bisogna mettere da parte le proprie certezze e procedere lungo un percorso a zigzag, fatto di deviazioni e soste. Un attestato di gratitudine verso un’esperienza unica, che ha regalato a chi scrive la possibilità di riflettere su disuguaglianze e ingiustizie.
I GIORNI DI VETRO
Nicoletta Verna
Einaudi, pp. 444 € 20
Redenta è nata a Castrocaro il giorno del delitto Matteotti. Una coincidenza che segna il suo destino e quello della sua gente. Si ritrova infatti ad avere a che fare con la violenza del fascismo, fatto di prepotenza e prevaricazione maschile. Nemmeno il sadismo del gerarca Vetro, che la sceglie come sposa, riesce però a spegnere in lei l’istinto di sopravvivenza e la voglia di salvare gli altri. Quando poi incontra la partigiana Iris, Redenta si trova di fronte a un mistero. Quale segreto nasconde la combattente?
di Alex A. D’Orso - a.dorso@trenitalia.it
GATTA SCOPRONO INSIEME NUOVI MODI PER ESPLORARE
IL MONDO. SUPERANDO LA PAURA DELL’IGNOTO E IMPARANDO AD ASCOLTARSI RECIPROCAMENTE
Escono di casa al mattino, passeggiano tra strade conosciute e giocano a nascondino nel parco. Tutti i giorni, una ragazzina e la sua gatta vivono la città rispettando una precisa routine. A un certo punto, all’improvviso, il ritmo si interrompe: la gatta si avvicina a un altro animale, poi decide di farsi coccolare dai passanti e di non rincasare con l’amica come sua abitudine. La ragazza l’aspetta a lungo fino a rientrare, sola e rassegnata, nel suo appartamento. Aperta la porta, però, trova la gatta sulla poltrona. Da qui la storia prende un nuovo corso perché, grata della fedeltà dimostrata, la protagonista umana decide di assecondare la voglia di esplorazione dell’animale.
Il giorno successivo si avventurano verso l’ignoto, pronte a vivere tutto quello che le attende. Fin dalle prime pagine, appare chiaro quanto il rapporto tra le due sia diverso da quello che di solito lega un animale domestico al suo proprietario: agiscono alla pari, hanno desideri differenti, fanno scelte che influiscono sulle parti
coinvolte. E, non a caso, il meccanismo si inceppa proprio nel momento in cui la gatta decide di non sottostare completamente alla volontà della ragazza. Così, quest’ultima si trova ad affrontare la stessa sfida che, di solito, tocca a chi prova un intenso affetto per qualcuno. Deve imparare a tenere a bada il desiderio di stare sempre vicino all’altro e, allo stesso tempo, rispettare la sua libertà di allontanarsi. Per riuscirci, è necessario superare la paura che qualcosa di brutto possa accadere fuori dalla zona sicura, assecondando la voglia di conoscenza di chi le sta accanto. Quando, insieme, si trova la chiave per far funzionare le cose, il mondo diventa decisamente più interessante. Ci si arrampica fino a vedere panorami bellissimi, si sente il profumo vero della terra e anche perdere l’orientamento si trasforma in un’occasione per conoscersi meglio. È quello che succede in questo libro, dove tutto appare capovolto: una gatta guida la sua umana verso la bestialità e le insegna che è bello, ogni tanto, sentirsi confusi.
COSA C’È FUORI
Eliana Albertini
Franco Cosimo Panini, pp. 44 € 16 (da 4 anni)
Orso vuole conoscere il mondo, lasciare la cantina in cui si trova e vedere tutte le cose che non ha ancora visto. Ma il suo corpo è fatto di stoffa, le sue gambe non hanno muscoli e per lui è impensabile camminare. La forza del desiderio basterà a far muovere quello che è immobile o il pupazzo dovrà vivere il resto dei suoi giorni al chiuso, rinunciando all’avventura? Una storia che insegna a non arrendersi di fronte alle difficoltà e a coltivare il proprio sogno anche quando sembra impossibile da realizzare.
L’UNIONE EUROPEA SPIEGATA AI RAGAZZI
Roberto Santaniello Brioschi, pp. 84 € 9,90 (da 9 anni)
Cos’è l’Unione europea e che ruolo ha nelle vite di ragazze e ragazzi italiani? Qual è il suo scopo e quando è nata? Queste sono solo alcune delle domande a cui il breve saggio, redatto da un funzionario della Commissione europea, cerca di dare risposte. Per aiutare i più giovani a comprendere l’importanza dei valori condivisi e gli obiettivi di un’istituzione di cui anche loro sono parte.
GIORNI SULL’ISOLA
Gideon Samson
Camelozampa, pp. 228 € 12,90 (da 12 anni)
È estate e Jacob è costretto a passare i mesi delle vacanze su un’isola greca. Qui incontra la coppia composta da Michalis e Puck. I tre diventano amici e durante quei giorni nuotano, vanno in bicicletta, scoprono la natura intorno e ridono senza sosta. A un certo punto, però, il ragazzo viene coinvolto nella loro relazione e il legame che li unisce inizia a vacillare fino a quando tutto esplode. Il libro, dallo stile vibrante, è un’originale esplorazione del concetto di amore e amicizia.
NINA E I DIRITTI DELLE DONNE
Cecilia D’Elia, illustrazioni Rachele Lo Piano
Sinnos editrice, pp. 96 € 14 (da 8 anni)
Nina è una bambina curiosa che si interroga sul perché la mamma sia l’unica della famiglia con un cognome diverso. Da questa domanda, e attraverso i racconti della madre, scopre come l’Italia sia cresciuta grazie alle lotte e alle rivendicazioni di tante donne che l’hanno preceduta. E mentre cerca di capire concetti difficili come la patria potestà, comprende quanto i diritti non possono essere dati per scontati.
IL CORAGGIO DI GIOVANNI
Angelo Di Liberto
Gallucci, pp. 96 € 10 (da 8 anni)
È il 1946, Giovanni Falcone ha sette anni e riceve in regalo un presepe. Tra i pastori che arrivano a casa sua ce n’è uno che il bambino trova particolarmente inquietante, tanto da non riuscire a smettere di guardarlo. Il personaggio gli ricorda un boss mafioso, responsabile di un omicidio di cui si parla molto in città. Giovanni impugna la sua spada di legno e immagina di affrontarlo, inventando nuovi modi per combattere la paura. Una storia che avvicina i giovani lettori al tema della lotta contro la mafia.
PAPERINO D’AUTORE
Giorgio Cavazzano, Carl Barks, Silvia Ziche, Marco Rota, AA.VV Panini Comics, pp. 252 € 27 Il più buffo combinaguai del fumetto compie 90 anni. Per festeggiare il compleanno di Paperino, sono state raccolte in un volume le migliori storie Disney che lo vedono protagonista, realizzate da disegnatori italiani e internazionali. Questi racconti lo hanno reso il personaggio amato da adulti e bambini, capace di far ridere per le sue sfortune e commuovere per la potenza dei suoi affetti.
HA VINTO EUROPEI, MONDIALI E UN’OLIMPIADE. ORA GIANMARCO TAMBERI, PORTABANDIERA DELLA
NAZIONALE AI GIOCHI 2024, INSIEME AD ARIANNA ERRIGO, PUNTA A CONQUISTARE PARIGI. SALTANDO SEMPRE PIÙ IN ALTO di Flavio Scheggi mescoupsdecoeur
Ho la casa piena di Tour Eiffel. Ne ho sei o sette fatte di biscotti, alluminio, mattoncini Lego. Mi aiutano a entrare nel contesto: voglio vivere fino al 10 agosto in questa bolla fatta di Tour Eiffel e colori olimpici. Cerco di aumentare la pressione in modo positivo per ricordarmi che ogni scelta quotidiana, ora, è in funzione di quella gara».
A parlare è Gianmarco Tamberi, 32 anni, di Civitanova Marche (Macerata), atleta delle Fiamme Oro, alto 1 metro e 92 per 77 chilogrammi di muscoli. Gimbo, come lo chiamano gli amici, ha iniziato a sollevarsi da terra per mettere la palla dentro al canestro quando giocava a basket. Ma il suo futuro nel salto in alto era scritto nel dna: suo padre Marco è stato due volte primatista italiano indoor e l’ha allenato fino al 2022. Il nonno Bruno, invece, nel 1939 saltò 1.86 metri. Nella sua carriera, Tamberi ha vinto tutto. Nel 2021, superando 2 metri e 37 centimetri, si è aggiudicato l’oro olimpico ai Giochi di Tokyo. È stato campione del mondo indoor a Portland nel 2016 e outdoor a Budapest nel 2023, campione europeo indoor ad Amsterdam nel 2016 e outdoor a
Monaco di Baviera due anni fa. L’ultimo successo è l’oro agli Europei di Roma raggiunto a giugno: dopo un brivido con due errori a 2,29 ha iniziato con i suoi capolavori, saltando al primo tentativo 2,34 e a seguire 2,37 metri. Il tutto davanti al Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, che ha prolungato la presenza allo stadio Olimpico per seguire la sua gara.
Negli anni, il campione ha fatto parlare di sé anche per le sue trovate stravaganti. Dal 2011, prima di saltare si taglia la barba a metà, nel 2012 si è presentato agli Europei a Helsinki con i capelli colorati, nel 2023 a Budapest ha suonato la batteria in pista e poi, dopo l’oro mondiale, ha fatto il bagno nella vasca dei 3.000 siepi. Alle Olimpiadi di Tokyo, nel 2021, ha portato in pedana il gambaletto con cui gli era stata ingessata la caviglia sinistra nel 2016, dopo la lesione al legamento che gli impedì di partecipare alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Finché a Roma, un mese fa, ha tirato fuori dalle scarpe decine di molle. E, adesso, cos’altro può mancare a un atleta che ha vinto ogni sfida, compresa quella con l’infortunio?
Ora la testa è solo per Parigi, dove dal 26 luglio all’11 agosto si disputa la 33esima edizione dei Giochi Olimpici. Lì avrà l’onore, insieme alla schermitrice Arianna Errigo, di essere portabandiera e capitano della Nazionale. Sarà nella capitale francese per difendere il titolo olimpico, nella finale del salto in alto in programma sabato 10 agosto alle 19:10. Nessun saltatore al mondo ha mai vinto due Olimpiadi consecutive e quest’impresa porterebbe Gimbo nella storia dello sport.
È ancora fresco l’oro vinto agli Europei di Roma, davanti al Presidente della Repubblica. Cominciamo da qui?
All’Olimpico è stato tutto pazzesco, ho provato emozioni uniche. La presenza di Mattarella, poi, che ha scelto il giorno della mia gara per assistere agli Europei, ha reso tutto ancora più magico. Ed è stato bello sapere che è tornato allo stadio anche il giorno dopo. Questo significa che le competizioni gli sono piaciute veramente tanto.
Dopo la tua vittoria, Jovanotti su instagram ha scritto: «Un ragazzo magico e campione incredibile. Quello stile alla Valentino Rossi che fa sembrare facili e leggere le cose assurde». Che ne pensi?
In questa domanda, hai citato due persone delle quali non mi sento degno. Lorenzo è un artista splendido con cui sono diventato amico. Vale è sempre stato un idolo e mi ha ispirato il suo modo di approcciarsi allo sport. Da lui ho imparato a essere me stesso, a fregarmene dei giudizi e a festeggiare un traguardo raggiunto dopo tanti sacrifici.
Nelle gare dai il massimo quando senti di non avere via d’uscita?
È così sin da piccolo. Quando ho iniziato a gareggiare, a febbraio 2009, avevo l’obiettivo di saltare 2 metri e 6 centimetri per qualificarmi ai Mondiali under 18, in programma a luglio. Ho provato a raggiungere quell’altezza decine di volte e l’ho superata solo l’ultimo giorno disponibile. La stessa cosa è avvenuta per le Olimpiadi di Londra 2012: mi sono qualificato alla terza prova nell’ultimo salto disponibile.
Hai vinto tutto, superando anche l’infortunio del 2016 avvenuto a pochi giorni dai Giochi di Rio. Come hai affronta-
to quel momento?
All’inizio è stato un trauma enorme. Perdere quell’opportunità è stato pesantissimo. Mi presentavo da favorito per l’oro, l’obiettivo per cui avevo lavorato da sempre. La differenza è stata vivere quella situazione come una sfida e non come una condanna. Qualche settimana dopo ho capito che era l’opportunità per fare qualcosa di impossibile: tornare in forma e vincere l’oro olimpico a Tokyo, dopo quattro anni di attesa che sono diventati cinque a causa del Covid-19.
Per i Giochi di Parigi sei stato scelto come portabandiera della Nazionale insieme alla schermitrice Arianna Errigo. Come vivi questo onore?
Sogno da sempre di essere il portabandiera del Paese più unito al mondo perché questo fa una differenza abissale
per raggiungere un risultato sportivo. Noi atleti cercheremo di portare più in alto possibile il nome dell’Italia. Siamo consapevoli che i nostri successi possono trasmettere gioia alle persone. Oltre a far passare il messaggio che nei momenti difficili non bisogna mollare mai.
Ti è capitato di pensare alla sfilata inaugurale con il tricolore?
Quando sono stato scelto come portabandiera mi sono immaginato quella serata in un contesto molto poetico. Per la prima volta, infatti, non sfileremo allo stadio ma su una barca lungo la Senna. Sono contento di questa particolarità che renderà la serata un momento fantastico. Comunque, quando penso a Parigi, la testa va soprattutto alla mia disciplina e alla finale del salto in alto in programma il 10 agosto.
Secondo te ai Giochi possiamo migliorare i cinque ori di Tokyo vinti nell’atletica leggera?
Partiamo da un Europeo stratosferico, con grandi risultati. E ci saranno tante aspettative su di noi. Ma ai ragazzi della squadra ho detto che bisogna focalizzarsi sulla possibilità di raggiungere i nostri sogni, non sul timore di deludere le aspettative degli altri. Non so se vinceremo di nuovo cinque medaglie d’oro, perché a Tokyo abbiamo fatto una cosa unica. In un’Olimpiade dove ci sono i migliori atleti del mondo, tante cose devono girare nel verso giusto.
A differenza degli ultimi Giochi, intanto, a Parigi ci sarà di nuovo il pubblico sugli spalti.
Nel 2012, a Londra, ho partecipato alla mia prima Olimpiade: avevo 20 anni, ero lì per capire cosa vuol dire prendere parte a questo evento. Nel 2016, i miei amici avevano già preso i biglietti per seguirmi a Rio e con l’infortunio è svanito tutto. A Tokyo, nel 2021, si erano riorganizzati per venire a vedermi, ma a causa della pandemia non sono potuti arrivare in Giappone. Adesso, se Dio vuole, potrò vivere questo sogno accompagnato da tutte le persone che mi hanno sempre seguito. Ho tanti parenti e amici che saranno con me a Parigi.
La tua sarà una di quelle gare da tutto o niente?
Indubbiamente. Vado lì con un solo obiettivo in testa. Consapevole che ci saranno avversari fortissimi da battere. Sto lavorando da anni con tutto me stesso per arrivare a quella gara nella miglior condizione che abbia mai avuto.
Hai già pensato a quale gag mettere in atto dopo la competizione?
Assolutamente no. Non sono cose che programmo con molto anticipo. Adesso sono concentrato solo sul salto.
Se nei giorni prima mi viene in mente qualcosa di divertente da fare, allora proverò ad attuarlo.
Seguirai da spettatore qualche gara?
Guarderò in tv quelle della squadra italiana. Sicuramente qualche partita di basket, vista la mia passione. E poi tiferò per gli amici che praticano altre discipline come Gregorio Paltrinieri per il nuoto.
Prima di salutarmi, Gianmarco mi racconta che nel 2008, ai giochi studenteschi in terza media, saltò 2,01 metri senza essersi mai allenato. Ma la professoressa di ginnastica chiamò i suoi genitori per convincerli a non fargli fare questa disciplina: riteneva che fosse molto più portato per le corse campestri.
parigi2024.coni.it fidal.it
gianmarcotamberi
DAL DESIGN DELLA FIACCOLA ALLE NUOVE DISCIPLINE, TUTTE LE CURIOSITÀ CHE CARATTERIZZANO I GIOCHI
OLIMPICI DI PARIGI 2024
di Irene Marrapodi - i.marrapodi@trenitalia.it
Imuscoli tesi prima del salto, il respiro trattenuto durante un tuffo, occhi e cuore che partecipano agli sforzi degli atleti e tengono il ritmo dei ginnasti.
I Giochi olimpici regalano emozioni uniche non solo agli sportivi di professione, ma anche agli appassionati e a chi vuole regalarsi qualche ora di svago durante le giornate estive, magari tra una sessione d’esami e un caffè freddo bevuto in piedi davanti al televisore.
Quest’anno, per la prima volta dopo un secolo, si gareggia a Parigi, dove la cerimonia di apertura è prevista il 26 luglio. E le Olimpiadi del 2024 si preannunciano come un’edizione eccezionale: per la prima volta nella lunga storia della manifestazione, la cerimonia non si svolge infatti in uno stadio, ma nel cuore della città, lungo il fiume Senna. In questo modo, cittadini e visitatori hanno l’opportunità di assistere all’evento storico della sfilata senza doversi procurare un biglietto.
Obiettivo dichiarato di questa edizione è infatti portare lo sport tra la gente, fuori dagli stadi. Ogni delegazione percorre sei chilometri su una propria imbarcazione fino ai Giardini del Trocadéro, dove l’ultimo dei tedofori accende il calderone olimpico. È una tradizione antica quasi un secolo quella della staffetta olimpica, in cui la fiamma ha il compito, investito di sacralità, di rappresentare i valori positivi della pace e dell’amicizia tra i popoli.
LA FIACCOLA, TRA SIMBOLISMO E DESIGN
Partita il 16 aprile scorso dal sito storico di Olimpia, in Grecia, la fiaccola di Parigi 2024 è una vera e propria opera d’arte. È stata infatti creata dal designer francese Mathieu Lehanneur, la cui seconda passione è la scienza. E si vede: realizzata in acciaio senza carbonio, è stata tagliata al laser e assemblata da una ventina di operai in un processo durato nove mesi. L’eccezionale simmetria dell’oggetto non è solo una scelta estetica, ma un riferimento all’uguaglianza che caratterizza questa edizione dei Giochi: Olimpiadi e Paralimpiadi condividono infatti logo, mascotte e design della torcia. E, per la prima volta nella storia, alle competizioni prende parte lo stesso numero di atleti e atlete. Il design ondulato della parte inferiore richiama invece le increspature del Mar Mediterraneo, da cui la torcia è partita, e degli oceani attraversati prima di concludere il suo percorso sul fiume di Parigi. Le linee dolci e affusolate rimandano al terzo tema di Parigi 2024: la pace. La ricerca di un’armoniosa convivenza tra i popoli non è però una novità nella storia delle Olimpiadi: sin dall’antica Grecia nei cinque giorni in cui si disputavano le competizioni doveva essere rispettata la cosiddetta tregua olimpica. Oggi non sono sufficienti gli incontri tra gli atleti per fermare le guerre, ma la pace continua a essere un valore fondamentale di ogni Olimpiade. Simbolicamente, è rappresentata anche dai cinque cerchi colorati – ognuno di un colore presente all’interno di almeno una bandiera nazionale – che, intersecandosi, diventano l’allegoria di un abbraccio tra i cinque continenti abitati.
LE GARE, DALLA BREAKING AL SURF
Tra le competizioni più attese quelle di breaking, la street dance che è stata ammessa solo quest’anno a partecipare ai Giochi. Mentre il surf torna a emozionare dopo l’edizione di Tokyo, ma questa volta in una location speciale. Dal 27 al 30 luglio, a ospitare gli atleti è Tahiti, e nello specifico il villaggio polinesiano di Teahupo’o, dove si forma una delle onde più difficili al mondo. A 15.700 chilometri di distanza da Parigi, è il luogo più lontano dalla città ospitante in cui siano mai state disputate delle gare. E poi ancora atletica e nuoto, taekwondo e pugilato, per un totale di 32 discipline e un susseguirsi di emozioni fino all’11 agosto, giorno della cerimonia di chiusura.
LE MEDAGLIE, UN PEZZO DI TORRE EIFFEL
A vincitori e vincitrici di ogni competizione è assegnata una medaglia, ma anche nella creazione di questo oggetto nulla è stato lasciato al caso. Ogni dischetto contiene infatti 18 grammi di ferro proveniente dalla Torre Eiffel, raccolto dagli scarti ottenuti durante i lavori di restauro. Al centro c’è l’immagine di un esagono, che riprende la caratteristica figura formata dai confini francesi, mentre sul retro è incisa Nike, la dea greca della vittoria, con il Pantheon, la Torre Eiffel e lo Stadio Panathinaiko, simbolo dei Giochi di Atene. Le medaglie paralimpiche, invece, portano in braille la data di inizio e fine di Paris 2024.
Stesso discorso vale per la mascotte Phryge, che si ispira ai cappelli frigi, i tradizionali berretti rossi simbolo della Rivoluzione francese. Vestita del tricolore, con il logo dorato di Parigi 2024 sul petto, rappresenta la libertà e l’inclusività, ma anche la forza e la determinazione nel sostenere le cause sociali in cui si crede. Tra il brivido di uno sprint in canoa e l’esultanza di un punto a pallamano, è bene ricordarsi quali sono i valori che si celano dietro le ali della dea Nike. Sono l'acqua come bene comune e la ricerca di pace, l’amicizia, l’uguaglianza e l’empatia. E la Francia, quest’anno, non fa che ribadirlo. olympics.com
Il passaggio della staffetta olimpica a Villafranca sul mare
Mare cristallino, vegetazione selvaggia e promontori che custodiscono miti e leggende si alternano a pareti rocciose, borghi marinari e secolari torri di avvistamento. È il fascino del Tirreno lungo la costa tra Lazio e Campania: un paesaggio profumato di salsedine e modellato dai venti, ideale da scoprire anche in bici o in camper con soste più lente.
NEL BASSO LAZIO SULLE ORME DI CIRCE
A Sabaudia, in provincia di Latina, il tempo sembra essersi fermato. Al risveglio la città dalle lunghe dune appare ancora più bella e il suo sapore selvaggio contrasta con l’architettura che secondo Pier Paolo Pasolini ricorda, per il suo carattere metafisico, la pittura di de Chirico. Una lunga lingua di sabbia punteggiata dalla macchia
DA SABAUDIA, IN PROVINCIA DI LATINA, FINO AL CILENTO, NEL
SALERNITANO. PER ESPLORARE UN TERRITORIO DOVE MARE E MONTAGNA SI FONDONO E CUSTODISCONO I MITI DEL PASSATO di Silvia Lanzano e Francesco Bovio
mediterranea separa i placidi laghi dal mare, regno incontrastato del vento, domato solo dal Monte Circeo. Il rilievo calcareo, imperioso in lontananza, è il cuore del Parco nazionale dove, tra distese di lecci e lauri, si cammina seguendo i passi della maga che stregò Ulisse nell’Odissea. La vetta del monte, il Picco di Circe, si raggiunge attraverso due percorsi mozzafiato, entrambi per
escursionisti esperti. Qui la visuale si spalanca fino ad abbracciare le isole pontine, mentre spingendo lo sguardo verso est si può ammirare il golfo di Gaeta.
DA TERRACINA ALLA MAGNA GRECIA
Il breve tratto di strada che unisce il Monte Circeo a Terracina, sempre nel territorio di Latina, corre tra rari filari di moscato. La presenza discreta delle torri di avvistamento
costiere accompagna il viaggio fino al Monte Sant’Angelo, dove sorge il Tempio di Giove che, con i suoi terrazzamenti, domina la distesa blu sottostante. Procedendo verso sud si raggiunge Sperlonga, la perla del Tirreno arroccata su uno sperone roccioso, con le bianche abitazioni dei pescatori lungo i vicoli. I fondali delle cavità naturali che si aprono in questo tratto di costa, dalla grotta di Tiberio fino alla spiaggia delle Bambole, sono ideali per diving e snorkeling. Si prosegue attraverso il golfo di Gaeta e quello di Napoli, per
poi raggiungere nel Salernitano la costiera Amalfitana e le porte del Cilento. Il Parco archeologico di Paestum e Velia, con i templi circondati da pini e oleandri in fiore, è una finestra incredibile sulla vita della Magna Grecia.
NATURA E STORIA NEL TERRITORIO DI SALERNO
In corrispondenza della costa, il Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni offre sentieri di trekking perfetti da percorrere anche in mountain bike. Qui si possono visitare le sorgenti del fiume Sammaro, situate alla fine di una
gola impressionante, una grande spaccatura nella roccia calcarea lunga circa 1.600 metri. A pochi chilometri di distanza vale una sosta Roscigno Vecchia, borgo fantasma dove si respira ancora la sacralità della lentezza, con le case disabitate in pietra che mantengono viva la memoria della civiltà contadina. Poco lontane si aprono le grotte di Pertosa-Auletta, unico sito in Italia dove è possibile navigare lungo un fiume sotterraneo, il Negro. Qui ci si può avventurare in un itinerario speleologico misto in barca e a piedi attraverso il cuore della montagna, tra archi e stalattiti. Puntando a sud si arriva alla Certosa di San Lorenzo a Padula, maestoso complesso monastico del ‘300, il più vasto dell’Italia meridionale, con un chiostro tra i più grandi d’Europa, circondato da 84 pilastri e archi a tutto sesto.
IL MARE DA RECORD DEL CILENTO
Si ritorna sulla costa per scoprire il borgo di Pollica che, insieme alle frazioni di Pioppi e Acciaroli, ha ottenuto il primato nazionale 2024 di mare più bello d’Italia, assegnato da Legambiente e Touring Club con le Cinque vele. In questa zona, dove anche il turismo è green, è nata la dieta mediterranea. Non solo un modello nutrizionale, dal 2010 Patrimonio Unesco, ma un vero e proprio stile di vita
ispirato all’idea di equilibrio quale chiave del benessere. Rientra nel Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni l’oasi marina protetta di Santa Maria di Castellabate, molto apprezzata dai gourmand per la triglia rossa di scoglio, vero esempio di pesca sostenibile.
GROTTE E BAIE TRA PALINURO E CAMEROTA
A Capo Palinuro le onde hanno scolpito nel tempo vere architetture naturali come la Grotta azzurra, da scoprire con un tour in barca, o la Grotta dei monaci, che deve il suo nome alle stalagmiti dalla forma di frati raccolti in preghiera. Sulla spiaggia della Molpa, vicino al grande Arco naturale, gli appassionati di climbing possono avventurarsi in un’arrampicata sulla parete che domina la baia verso Marina di Camerota. Da non perdere Cala Infreschi, che si può raggiungere dal mare, ma anche attraverso la vicina spiaggia di Lentiscelle o percorrendo un sentiero immerso nella folta vegetazione. Lasciate le spiagge, ci si addentra nell’entroterra per raggiungere le cascate dei Capelli di Venere, non lontano dal borgo di Casaletto Spartano. Qui, i dislivelli del torrente Bussentino generano spettacolari salti d’acqua in una natura incontaminata dove il ricordo della dea della bellezza si fonde con il paesaggio, emblema di intatto splendore. Raggiungi
DAL LAGO DI SCANNO ALLA CICLABILE SULLA COSTA DEI TRABOCCHI, DALLE LOCATION CINEMATOGRAFICHE ALLE CANTINE D’ECCELLENZA.
UNA GUIDA SENTIMENTALE PER SCOPRIRE I SEGRETI DELLA REGIONE di Cecilia Morrico MorriCecili morricocecili
D«a anni elargisco informazioni sulla mia terra del cuore, si resta inevitabilmente sedotti dalla bellezza schietta e selvaggia di questa regione ingiustamente (o per fortuna?) troppo poco conosciuta». Con queste parole Paride Vitale, esperto di comunicazione e fondatore nel 2011 dell’azienda omonima di pubbliche relazioni, presenta la guida, «assolutamente non oggettiva», D’amore e d’Abruzzo
Dopo le avventure in giro per il mondo con l’amica storica Victoria Cabello per i programmi Pechino Express (edizione 2022) e Viaggi pazzeschi, Vitale
debutta in libreria per parlare della sua regione con ironia e senza pretese di esaustività. Molti i riferimenti culturali, paesaggistici e culinari, uniti a quelli autobiografici, suddivisi in capitoli che abbracciano esperienze di ogni genere: dalle camminate in montagna alla scoperta delle località costiere, dalle visite agli eremi alle tappe nelle stazioni sciistiche. Per un weekend, o un viaggio slow, da organizzare in treno, in bici o a piedi, senza tralasciare avventure in canoa o a cavallo.
Sfogliando le pagine, si incontrano qua e là una serie di QR code che
consentono di vedere i luoghi appena narrati. «Necessari per dare un assaggio a chi legge e non sembrare un invasato», spiega Vitale, «visto che nel sottotitolo definisco l’Abruzzo “la regione più bella del mondo”». Entrando nel vivo, da dove dovrebbe cominciare chi non ha mai visitato questo territorio? «Chi ha un solo giorno a disposizione non può perdersi Scanno, nell’Aquilano. Per me è un compendio della regione, con il famosissimo lago balneabile a forma di cuore, confermato Bandiera blu 2024. È uno dei borghi più belli d’Italia, intriso di storia e abitato da artigiani
noti in tutto il mondo per l’arte orafa e il tombolo, il merletto a fili continui.
Da qui si può partire per un’escursione alle Gole del Sagittario, con una vista spettacolare sui canyon creati dall’erosione della roccia. O ci si può allungare a Castrovalva, uno scrigno di 15 abitanti, per una tappa gastronomica alla Locanda Nido d’Aquila di Davide Nanni, soprannominato lo chef dei boschi. La cucina è di altissimo livello e unisce la tradizione a guizzi creativi, ma bisogna ricordarsi di prenotare perché è aperto solo a pranzo e non sempre tutti i giorni».
Vitale racconta anche che in Abruzzo sono stati ambientati diversi film. Uno degli ultimi, Un mondo a parte, con Antonio Albanese e Virginia Raffaele, è stato girato nel borgo di Opi, in provincia dell’Aquila. Quello con il cinema è un rapporto di lunga data dovuto anche alla vicinanza con Roma e Cinecittà. «Sull’altopiano di Campo Imperatore sono stati girati quasi tutti gli spaghetti western. Lì c’è ancora il sentiero dove hanno realizzato …continuavano a chiamarlo Trinità, la seconda pellicola della saga con Bud
Spencer e Terence Hill. Percorrendolo, si trova a terra una pentola vuota, quella in cui i due attori mangiavano i fagioli. Nessuno la tocca e chi passa può farsi una foto per ricordare la scena del film». Ma la lista è ancora lunga: « Parenti serpenti di Mario Monicelli è ambientato a Sulmona perché racconta le vicende di una famiglia borghese di provincia che si riunisce per il Natale e la città della Majella appariva come la location perfetta. Anche se l’attrice Cinzia Leone mi disse che, incredibilmente, durante le riprese non nevicò mai e venne usata dell’ovatta per tappezzare tutta Sulmona. E poi è d’obbligo menzionare C’eravamo tanto amati di Ettore Scola, con Vittorio Gassman e Vittorio De Sica che interpretano due partigiani. Alcune scene furono girate a Pescasseroli, nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. La città ha ancora un forte legame con il regista e qui ha sede un cinema con 160 posti che porta il suo nome». Pescasseroli è anche il luogo dove è cresciuto Vitale e dove sono nati diversi suoi progetti come ArteParco, che ha portato opere di talenti con-
temporanei all’interno del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, e Parco 1923, marchio di profumi realizzati utilizzando note olfattive che richiamano quelle della vegetazione
locale. L’amore per questa città è esibito con orgoglio: «La chiamano “Cortina d’Abruzzo” ma sbagliano di grosso perché in realtà Cortina è la Pescasseroli del Veneto. Qui a fine anno dovrei aprire Villa Parco, un hotel che va oltre l’ospitalità. Sarà un ritrovo dove poter fare tante esperienze, dal cavallo alla bici, dal trekking alla camminata leggera». Pescasseroli è considerata anche la capitale del Parco: «Entrando in via Colli dell’Oro ci si imbatte in un museo dove è possibile ammirare gli esemplari faunistici della zona. Non uno zoo ma un luogo dove gli animali trovano rifugio per essere curati temporaneamente o dove rimangono quando non possono tornare a vivere in natura. Oltre a cervi, lupi e tassi ha offerto casa anche a orsi marsicani». Gli input raccolti sono tantissimi e viene da domandarsi se anche Paride, scrivendo il libro, non abbia scoperto qualcosa di inaspettato sulla sua regione: «Quando l’editore mi ha proposto il progetto mi sono chiesto se sarei stato all’altezza. Avevo già in mente una marea di luoghi e aneddoti, ma è stata anche l’occasione per visita-
re posti dove volevo andare da anni, come la ciclabile che collega Ortona a Vasto, nel Chietino. La chiamano La via verde della Costa dei trabocchi ed è uno dei percorsi più belli sull’Adriatico, tra borghi suggestivi, tratti affacciati sul mare e tunnel così stretti che sembra impossibile immaginare che dentro, un tempo, ci passasse il treno. L’altra esperienza che ho vissuto è legata al mio amore per il vino: ho cercato cantine d’eccellenza da visitare e ho trovato veri fiori all’occhiello come la Tenuta agricola Masciarelli, in provincia di Chieti, capitanata da Marina Cvetic, o l’azienda Valentini, a Loreto Aprutino vicino a Pescara. Consiglio di fare il giro con il portabagagli vuoto così da poterlo riempire di bottiglie nelle varie soste. In più tutte le cantine che segnalo nella guida sono dotate di strutture ricettive dove potersi fermare, tra agriturismi e glamping». Chiudiamo con le due grandi città della regione: L’Aquila e Pescara. «Incarnano le due anime dell’Abruzzo. Da una parte ci sono gli aquilani, posati e borghesi, che definirei resilienti per come hanno affrontato il terremoto e
le difficoltà successive. Dall’altra, gli abitanti di Pescara, la Miami d’Abruzzo, abbronzati e concentrati sulla forma fisica. La città è sede di musei di arte contemporanea come l’Imago, che ospita opere stupende di Mario Schifano, e la Fondazione Zimei, in provincia, anch’essa d’impronta sperimentale. Il Ponte del mare collega la città vecchia alla zona preferita dai cultori della tintarella, dove è possibile ammirare un tramonto rosa unico, grazie alla vicinanza con le montagne».
Volteggiavano e si rincorrevano fino a radunarsi sotto un gigantesco albero di noce lungo il fiume Sabato. Dispensatrici di malefici e dedite ai riti ma-
gici impegnavano così le loro notti le streghe di Benevento, figure femminili note anche con il nome dialettale di janare. Protagoniste di credenze popolari contadine del Sannio bene -
ventano, prendono probabilmente il nome dal termine Dianara, cioè sacerdotessa di Diana, dea romana dei boschi e protettrice delle donne, oppure dal latino ianua, che significa “porta”, perché capaci di entrare in casa attraversando gli usci chiusi. Risalgono alla dominazione longobarda le origini delle leggende, quando la maggior parte degli abitanti si erano già convertiti al cristianesimo
ma alcuni ancora veneravano gli dei pagani, in particolare proprio Diana, Iside ed Ecate, il cui culto è testimoniato da monumenti sparsi per la città di Benevento.
Sono tanti i luoghi che parlano di magia e svelano l’anima esoterica di Benevento. In piazza Santa Sofia si ricorda l’abbattimento del noce magico per sconfiggere i malefici: al suo posto, anni dopo, venne costruita la chiesa omonima voluta dal duca Arechi II che oggi, con il chiostro, è Patrimonio Mondiale. Sulla Rocca dei Rettori, il punto più alto della città che affaccia sui fiumi Calore e Sabato, si tenevano i sabba delle streghe, che secondo alcuni studiosi hanno preso il nome proprio dal corso d’acqua. Passando al quartiere del Triggio e fino al Teatro Romano, uno dei meglio conservati in Italia, costruito per volere dell’imperatore Adriano, nei dintorni era di casa ‘a Zucculara, una strega che percorreva i vicoli con grossi e rumorosi zoccoli in legno. Al suo passaggio, era possibile sentire solo il suono del suo incedere e della risata che si spegneva dietro la
sua ombra. In piazza Papiniano, invece, lì dove si trova l’obelisco egizio di granito rosso di Assuan, sorgeva il tempio di Iside commissionato dall’imperatore Domiziano. Qui soggiornava la dea della magia, ritenuta la signora della città. Associazioni come Rotolando verso sud, in collaborazione con la Fondazione Terre magiche sannite, provano a tramandare alcuni elementi caratterizzanti del folklore sannita attraverso visite guidate teatralizzate, ma anche danze, musica e riti che ripercorrono in modo spettacolare quelle credenze popolari che sono entrate a far parte del quotidiano di una comunità. Anche allontanandosi dall’elegante centro della città, le streghe non mollano la presa. Ogni borgo, ogni piccola comunità ha le sue e gelosamente ne conserva memoria e identità. Spesso le janare, figlie di credenze popolari, vagano tra il verde fatto di boschi, vigneti e oliveti di questa ampia regione abbracciata tra l’Irpinia, la Puglia e il Molise e solcata da numerosi corsi d’acqua.
Si affaccia sulla lussureggiante Valle
Caudina il borgo medievale di Montesarchio, tappa della via Francigena e uno tra i Borghi più belli d’Italia. Da qui papa Benedetto XIII effettuò nel 1727 l’unica benedizione urbi et orbi mai fatta fuori dai possedimenti papali. Il castello di origine longobarda, prigione ai tempi di Ferdinando di Borbone, oggi è sede del Museo archeologico nazionale del Sannio Caudino, scrigno di importanti reperti recuperati nell’area circostante. Qui è conservato quello che è stato definito «il vaso più bello al mondo», firmato da Assteas, ceramografo che lo realizzò a Paestum nel IV secolo a.C. Ritrovato casualmente nei pressi di Sant’Agata dei Goti nel 1971, è decorato da un lato con l’episodio mitologico del ratto di Europa da parte di Zeus e dall’altro con il dio del vino Dioniso seguito da un corteo. Il cratere, elemento fondamentale per il simposio, veniva utilizzato per mescolare acqua e vino.
Ma la zona vanta un’altra antica ricchezza. Si tratta del fossile di un giovanissimo dinosauro ritrovato a Pietraroja, il primo scoperto in Italia e
oggi conservato alla Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento. Ribattezzato oltre 20 anni fa con il nome di Ciro, lo Scipionyx samniticus è stato una delle più importanti scoperte al mondo in materia di fossili. Il PaleoLab, il museo di geologia e paleontologia nel cuore del paesino bomboniera, attraverso uno studio dei fossili marini propone la ricostruzione dell’area intorno a Pietraroja così come avrebbe potuto essere nell’epoca in cui era sommersa dal mare, quando, circa 110 milioni di anni fa, era in vita il piccolo dinosauro.
Oltre alle leggende e alle infinite bellezze storiche, c’è un’altra caratteristica che ha da sempre contraddistinto il Sannio: le vigne, che rappresentano tasselli fondamentali della cultura e dell’economia di questa zona. Diecimila ettari vitati hanno forgiato il paesaggio, ammantandolo e tutelandolo: dai vigneti di Bonea al cospetto del severo massiccio Taburno alle vigne storiche di Solopaca e di Foglianise, dai dolci rilievi vitati intorno al castello di Guardia Sanframondi alla collina Santacroce con i filari del ‘700 posizionati poco distanti dal borgo di Sant’Agata dei Goti, arroccato su uno sperone tufaceo nella valle Telesina dove, tra l’altro, è rinata
la Falanghina a opera di Leonardo Mustilli nel 1979. Fino ai vigneti di Castelvenere, un paese di circa 14 km2 di cui 11 sono impiantati a viti.
Ovunque si volga lo sguardo, la vite è protagonista: disegna i differenti paesaggi di questa ampia area tracciando così lo stile, la biodiversità, le tradizioni e i saperi dell’intera comunità. A questo proposito, il lavoro di valorizzazione
portato avanti dal Consorzio tutela vini del Sannio è esemplare per le strategie di sviluppo del comparto vitivinicolo ma anche per le attività enoturistiche a esso connesse. Oltre alla Falanghina, i grandi ambasciatori del territorio sono l’Aglianico del Taburno Docg, il Sannio Doc e il Benevento Igt. Perché nel Sannio si coltivano e si dispensano emozioni e le sorprese non finiscono mai.
FESTE PATRONALI, EVENTI ENOGASTRONOMICI E PERCORSI NELLA NATURA. MA ANCHE SPIAGGE DA FAVOLA E UN DUOMO CHE VALE UN VIAGGIO. IL BORGO SICILIANO OFFRE UN TURISMO PER TUTTI I GUSTI
Mare, cultura, natura, attività sportive ed esperienze enogastronomiche. Cefalù, terra del mito e porta d’ingresso del Parco delle Madonie, offre un ventaglio di opportunità a chi la sceglie come destinazione. A pochi chilometri da Palermo, il borgo si distingue per le sue spiagge dorate, un’acqua da favola e una cattedrale che, da sola, vale il viaggio. Da non dimenticare una cucina in grado di demolire qualsiasi buon proposito di dieta e le seguitissime ricorrenze tradizionali, collante della comunità locale.
Una in particolare, dedicata al Santissimo Salvatore, è considerata la festa principale dell’anno e anima la città dal 2 al 6 agosto, coinvolgendo proprio la cattedrale della Trasfigurazione, più noto come il duomo di Cefalù. Conosciuta e apprezzata nel mondo per i suoi mosaici e per la solennità che trasmette, la chiesa si è conquistata il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità nell'ambito dell’Itinerario arabo-normanno di Palermo, Cefalù e Monreale. La sua costruzione partì nel 1131 per volontà del re normanno Ruggero II d’Altavilla che, secondo una leggenda, diede ordine di edificarla a seguito di un voto esaudito. Diretto a Palermo via mare, durante una tremenda burrasca promise al Santissimo Salvatore che avrebbe costruito un tempio nel luogo dell’approdo. E così fu, una volta giunto a Cefalù. Documenti dell’epoca certificano che già nel 1159 qui si svolgevano i festeggiamenti in onore di Gesù Salvatore e Cefalù,
ancora oggi, a partire dal 28 luglio, a Cefalù è un avvicendarsi di appuntamenti coinvolgenti. Culmine della festività è il 6 agosto con la cerimonia solenne e la processione del veneratissimo simulacro del Cristo Trasfigurato condotto a spalla dai fedeli. Conclude l’evento, come sempre, lo spettacolo pirotecnico, vera e propria esibizione artistica, da cui i cittadini traggono previsioni di buona o cattiva sorte per il futuro. La ricorrenza richiama ogni estate tantissimi visitatori e per l’edizione 2024, anno delle radici italiane nel mondo per il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, si stima che numerosi siciliani residenti all’estero approfitteranno dei festeggiamenti per tornare nella loro terra.
Ma sono tanti, e non solo religiosi, gli eventi che animano il borgo di Cefalù durante l’estate: la Festa del mare, dal 24 al 26 agosto, celebra i piatti tipici della Sicilia; è a tema gastronomico anche il Wine Fest, dal 20 al 22 settembre, mentre il Fudda Fest, dal 27 al 29, è il risultato dell’impegno di un gruppo di giovani determinati a custodire le radici del gusto e della cultura locali.
Impossibile poi non perdersi lungo la costa dove è un fondersi continuo di baie, cale e spiagge da visitare anche in barca. Spiccano tra queste Mazzaforno, Vecchio Molo, Caldura, Sant’Ambrogio, deliziosa oasi in miniatura, Capo Playa, paradiso dei surfisti, e Pollina. Chi invece vuole mantenersi attivo può utilizzare l’area fitness sul lungomare del borgo, oppure imboccare dal centro uno dei sentieri del Parco delle Madonie, con punti di avvistamento di daini, istrici, volpi e altre specie. La riser-
va naturalistica verde si può visitare anche a cavallo fino a raggiungere il Santuario di Maria Santissima di Gibilmanna, da dove si scorgono, in lontananza, anche le Isole Eolie. Per godere di viste mozzafiato, ma con un pizzico di adrenalina, c’è il Parafly: attaccati a un paracadute e trainati da una barca a circa 100 metri sul livello del mare si passeggia nei cieli della Sicilia con la sensazione di toccare il cielo con un dito. Le coppie che vogliono vivere un momento di romanticismo con i piedi per terra, invece, possono scambiarsi un bacio cullati dal rumore delle onde sotto l’arco di Porta Marina, ultima rimasta delle quattro originali della cerchia muraria.
Infine, per gli appassionati della buona tavola è d’obbligo assaggiare nelle rosticcerie le arancine, lo sfincione e il pane cunzatu, farcito con ingredienti tipici come il primo sale, i pomodori e i filetti di alici. Irrinunciabile, negli invitanti ristoranti tipici, la degustazione dei piatti della cucina locale come la Pasta ‘a taianu, la caponata di melanzane e il pesce capone. Cefalù vanta anche due presìdi Slow Food: la provola delle Madonie e la manna, resina naturale del frassino, un prodotto pregiatissimo usato per preparare dolci e creme. Viene l’acquolina in bocca al solo pensarli.
di Sandra Jacopucci
Di origini arabe, questo piatto si prepara in tutte le famiglie nei giorni della festa del Santissimo Salvatore, ad agosto, ed è a base di carne, un tempo ingrediente di lusso in un paese di pescatori. Pasquale Serio, ristoratore a Cefalù, ha ritrovato la ricetta più antica in un vecchio libro custodito nel Museo Mandralisca della città.
Taianu, taio in arabo, è il tegame in terracotta in cui si dispongono a strati il sugo di passata e l’estratto di pomodoro stracotto per circa otto ore insieme al grasso di maiale, parti di vitello, castrato e lo sfilaccio, uno speciale taglio di carne. Si uniscono poi rigatoni bolliti al dente, melanzane fritte, pecorino e basilico. Il tegame con coperchio, una volta, veniva sotterrato nelle braci e, solo alla fine, messo in forno per un’ultima gratinatura.
di Padre Enzo Fortunato
padre.enzo.fortunato padrenzo padreenzofortunato
comunicazione
SAN FRANCESCO DEL DESERTO, NELLE ACQUE DELLA LAGUNA VENETA, È UN’OASI DI QUIETE. QUI IL
SANTO D’ASSISI FONDÒ UN EREMO, GETTANDO
LE BASI PER UN CONVENTO CHE OGGI OSPITA
PELLEGRINI E VISITATORI
Nascosta tra le acque tranquille della Laguna di Venezia, San Francesco del Deserto offre un rifugio di serenità e spiritualità a ogni visitatore. Situata tra Sant’Erasmo e Burano, questa piccola isola ospita un convento fondato da San Francesco d’Assisi nel 1220, un luogo dove storia e spiritualità si fondono in un abbraccio millenario. La storia di questa porzione di terra emersa, quindi, è indissolubilmente legata a quella del santo. Secondo la tradizione, durante il suo ritorno dall’Oriente, Francesco vi fece tappa per riposarsi e ritirarsi in preghiera. Era andato in Egitto dove, spinto dal desiderio di diffondere un messaggio di
pace e di fratellanza, aveva incontrato il sultano al-Malik al-Kamil impegnato nella quinta crociata. L’episodio ha dello straordinario: nonostante le differenze religiose e culturali, i due uomini si trattarono con grande rispetto e dignità. Un passaggio significativo nella vita del santo che, in un periodo segnato da conflitti e crociate, si distinse per il coraggio e il desiderio di costruire ponti tra culture diverse. Una lezione di dialogo e tolleranza valida ancora oggi. Tornato in Italia, affascinato dalla tranquillità dell’isola veneziana e dalla quiete della natura, Francesco decise di fondare qui un piccolo eremo, gettando le basi per quello che sarebbe
diventato un importante centro spirituale, un luogo di contemplazione e preghiera.
E, in effetti, visitare San Francesco del Deserto significa immergersi in un'atmosfera di pace. Il convento, circondato da giardini curati e alberi secolari, è un luogo dove il tempo sembra essersi fermato. I frati francescani che vi risiedono continuano a vivere secondo i principi del loro fondatore, seguendo una routine di lavoro e preghiera e offrendo ospitalità ai pellegrini e ai visitatori in cerca di un’esperienza di raccoglimento. La struttura organizza anche
ritiri spirituali, durante i quali i partecipanti possono sperimentare la vita conventuale. La semplicità e la quiete dell'ambiente favoriscono un profondo senso di pace e di comunione con la natura.
La chiesa del convento, semplice e austera, invita alla preghiera e alla meditazione, il chiostro, con il suo colonnato elegante, è perfetto per una passeggiata tranquilla, mentre i sentieri che si snodano tra la vegetazione offrono scorci mozzafiato sulla laguna circostante.
Ogni angolo dell’isola racconta spiritualità e invita i visitatori a riconnet-
tersi con se stessi e con quello che li circonda.
San Francesco del Deserto è raggiungibile in barca da Burano, un breve viaggio che aggiunge ulteriore fascino all’esperienza e offre panorami incantevoli della laguna veneta. Una volta arrivati, si viene accolti dalla pace e dal silenzio, interrotti solo dal canto degli uccelli e dal fruscio delle foglie. Le visite guidate, condotte dai frati, offrono un'opportunità unica per conoscere la storia del convento e la vita di san Francesco.
Che siate in cerca di spiritualità, di storia o semplicemente di un’oasi di pace lontano dalla frenesia quotidiana, San Francesco del Deserto saprà offrirvi un’esperienza unica e indimenticabile. Il legame con il passato, la bellezza naturale e l’atmosfera di serenità fanno di quest'isola una destinazione imperdibile per chi vuole aggiungere una tappa particolare al proprio viaggio a Venezia.
Torna ad agosto, tutti i sabati alle 15, In cammino. I sentieri dell’anima, il programma di Rai3 con Padre Enzo Fortunato e Giulia Nannini, per la regia di Marco Capasso. Si parte dall’Umbria, tra Assisi, Spello e Perugia, seguendo le tracce del beato Carlo Acutis e del Maestro di San Francesco, il pittore delle storie del santo, per poi scendere lungo la Costiera amalfitana alla scoperta del Santuario di Pompei e del Parco nazionale del Vesuvio. Non manca una tappa alla Biennale d’arte di Venezia, visitata per la prima volta quest’anno da un pontefice, per poi concludere con l’ultima puntata dedicata alle residenze estive dei papi.
FUGGITA DAL REGIME TALEBANO E IMPEGNATA A RACCONTARE
Completo nero, décolleté basse, andatura leggera ed elegante. Esibisce con disinvoltura la coda in cui ha raccolto i capelli che non sono coperti dal velo, diversamente dalle foto che si trovano in rete. «Ora mi sento più a mio agio senza, ma non è escluso che possa metterlo di nuovo. Anche il velo può essere uno strumento di autodeterminazione». Rahel Saya ha solo 24 anni ma sembra avere le idee molto chiare su cosa sia la libertà, forse perché proviene da un Paese in cui, dal 2021, le donne sono state gradualmente private di qualsiasi diritto, non hanno
di Alex A. D’Orso - a.dorso@trenitalia.it
accesso alla vita pubblica e possono uscire solo se accompagnate da un uomo.
Ci sediamo al tavolo prenotato per pranzo e, mentre mangiamo, mi racconta dei suoi esami universitari. Le brillano gli occhi: «In Afghanistan le bambine possono frequentare le scuole solo fino alle elementari. Una di loro, una volta, mi ha confessato di essersi fatta bocciare all’esame finale. Conosceva perfettamente il programma ma ha preferito perdere l’anno pur di continuare a studiare e non finire chiusa in casa».
Un destino ingiusto, che i genitori faticano a spiega-
re alle proprie figlie, e dal quale lei è fuggita tre anni fa. Da allora continua a raccontare la realtà della vita sotto il regime talebano. Lo fa da giornalista freelance e attivista per i diritti delle donne, dei bambini e delle bambine. Vincitrice della 13esima edizione del premio internazionale di giornalismo e informazione Biagio Agnes, è stata anche il volto di un’iniziativa promossa dallo Spezia calcio a supporto di
progetti contro la violenza di genere. Il suo italiano non è perfetto – e si scusa per questo – ma l’urgenza di raccontare è tale da vincere qualsiasi insicurezza. Così decide di continuare l’intervista in una lingua che sta ancora imparando: «È la prima volta», mi confessa.
Come sei arrivata in Italia?
Nel 2019 ho iniziato a collaborare con alcune testate italiane per raccontare la condizione femminile nel mio Paese. Due anni dopo, quando l’avanzata dei talebani sembrava ormai inarrestabile, alcune colleghe mi hanno contattata e mi hanno offerto il loro aiuto per fuggire da Kabul. Accettare è stato difficile e doloroso ma se fossi rimasta avrei dovuto rinunciare alla mia vita e a tutti i miei sogni. Così, sono salita su un aereo militare che mi ha portata fino in Uzbekistan, da lì sono atterrata in Germania e poi, il 26 agosto, sono arrivata a Roma. Cogoleto, vicino a Genova, è stato il primo posto in cui mi sono stabilita: in quella piccola comunità mi sono sentita accolta e ho iniziato a pensare che l’Italia sarebbe potuta diventare la mia casa.
A Roma ci sono venuta per studiare, perché la città offre tante opportunità ed è più semplice creare un network. In che modo hai affrontato un cambiamento così importante?
Ho iniziato a reagire a tutto quello che era successo, dopo circa quattro mesi dal mio arrivo. Prima di quel momento avevo difficoltà a elaborare i fatti, mi sentivo completamente stravolta, desideravo piangere e non ci riuscivo. Ero triste ma non potevo mostrarlo perché dovevo proteggere la mia famiglia, evitare di farli preoccupare. Volevo ricominciare da zero, allontanarmi dalla mia vita e per un po’ ho anche abbandonato il sogno del giornalismo: incolpavo la mia ambizione, mi dicevo che se non avessi avuto questa aspirazione, magari, sarei potuta rimanere in Afghanistan. Cosa ti ha fatto cambiare idea?
Qualche mese dopo il mio arrivo ho ricevuto il premio Agnes. È stato un riconoscimento totalmente inaspettato e mi ha ricordato qual è la mia missione: voglio raccontare quello che le donne, i bambini e tutte le persone oppresse vivono in Afghanistan.
Voglio agire affinché l’attenzione in Europa e in Occidente rimanga alta, desidero prestare la mia voce a chi è rimasto.
Qual è oggi la situazione delle donne nel tuo Paese?
Sono state private di qualsiasi libertà, non partecipano alla vita pubblica, non possono nemmeno uscire di casa se non accompagnate da un uomo. Le bambine studiano solo fino alle elementari, poi le attende questo destino. Per le madri è difficile spiegare alle proprie figlie per quale motivo non hanno diritto all’istruzione, come mai a loro è proibito sognare e immaginare un futuro. Per i padri è doloroso vedere le donne che amano ridotte al silenzio e all’immobilità.
Si parla abbastanza di quello che sta succedendo in Afghanistan?
Tre anni fa, dopo la presa di Kabul e la fuga di tante persone dal Paese, il tema è stato centrale per un lungo periodo. Ma poi, nel tempo, l’atten-
zione è diminuita. I media occidentali sono impegnati a raccontare realtà che sembrano più vicine, e io sono felice se questo porta benefici ai civili colpiti, ma l’Afghanistan ha ancora bisogno di stare sotto i riflettori. La comunità internazionale deve rimanere vigile, non può abbandonare il mio popolo ed è importante contrastare la falsa narrazione di benessere che il regime talebano sta cercando di diffondere.
Cosa possiamo fare noi?
Potete farvi portavoce, impegnarvi nel passaparola affinché questa parte di mondo non venga dimenticata. Parlarne – in famiglia, con gli amici, al bar – perché la luce rimanga accesa. Nel concreto si possono sostenere economicamente le associazioni che si occupano delle persone afgane più fragili e povere. Alcune di queste non possono curarsi o studiare e attraverso le donazioni i bambini, per esempio, ricevono i materiali scolastici di
cui hanno bisogno.
Cosa vuol dire, invece, essere una donna afgana in Italia?
Io qui mi sono sempre sentita accolta, non ho mai ricevuto commenti o domande scomode. Per le persone che ho incontrato, prima che rifugiata sono sempre stata un essere umano con caratteristiche e desideri specifici. C’è poi la questione del velo.
Cosa intendi?
Indossarlo o meno influenza la percezione che gli altri hanno di te. Per la maggior parte degli italiani è un segnale di appartenenza alla cultura araba e, mettendolo, ho avuto timore qualche volta che le persone non si sentissero a proprio agio nell'avvicinarsi a me. Allo stesso modo, mi è capitato di pensare di essere meno credibile senza velo come attivista afgana. L’ho portato con orgoglio e convinzione fino a quando ne ho avuto voglia, ora mi sento più a mio agio senza ma non è escluso che torni a metterlo.
Persone in attesa di essere visitate alla clinica per donne e bambini allestita nel villaggio di Yarmuhamad, nella provincia di Helmand
Il velo, quindi, può essere uno strumento di autodeterminazione?
Assolutamente sì, come può essere altrettanto autodeterminante non indossarlo: l’importante è che sia sempre una scelta consapevole. In ogni caso, però, è fondamentale che l’apparenza non abbia la meglio sul messaggio, su quello che si ha da dire. Che progetti hai per il futuro?
Voglio continuare a raccontare l’Afghanistan da giornalista, farmi megafono delle ingiustizie che la mia gente subisce, lottare perché la condizione delle donne nel mio Paese migliori. Hai mai pensato di scrivere un’autobiografia?
Un proverbio persiano dice: «Quando vuoi scrivere un libro devi avere vicino una teiera, una tazza da riempire e dei dolci, così da poterti fermare a bere e mangiare dopo ogni riga». In questa fase del mio percorso non potrei farlo, quindi immagino non sia ancora arri-
vato il momento. Ma ho ricostruito la mia storia e quella di altre afgane in un capitolo del volume Guarda come una donna e, se dovessi rifare qualcosa di simile, mi piacerebbe continuare a parlare del mio percorso e restituire visibilità a chi non ne ha. Vorrei che fosse però un racconto positivo, capace di dare speranza. Che rapporto hai con il viaggio? Quello dall’Afghanistan a Roma ha segnato la mia vita. Non lo dimenticherò mai e non può essere altrimenti. Qui in Italia, però, ho scoperto nuovi modi per spostarmi. Nel mio Paese non avevo mai preso il treno e ricordo con chiarezza l’emozione provata la prima volta. Ero diretta verso la Capitale e a colpirmi fu soprattutto la velocità della traversata. Appena arrivata avevo un po’ di difficoltà a orientarmi tra i binari, una volta sono anche scesa nella stazione sbagliata. Oggi invece mi muovo spesso con questo mezzo.
Sfollate afgane aspettano la distribuzione
Che fai quando sei a bordo?
Guardo il paesaggio al di là del finestrino e mi perdo nei pensieri. La musica mi fa sempre compagnia e se dimentico le cuffie per me è una tragedia. Prendere il treno mi piace molto, ho solo qualche problema con i tratti in galleria: non mi sento a mio agio senza vedere il cielo.
Per il viaggio della tua vita, tre anni fa, cosa hai infilato in valigia?
Un orologio di mia madre e un vestito lungo, da indossare per i controlli ai check point. Era bianco e nero, un’accoppiata di colori che mi fa pensare al modo in cui alcune amiche afgane descrivono la vita sotto il regime: piatta, monotona, senza spazio per i colori. Io mi sono salvata.
La tua vita oggi com’è?
Piena di sfumature bellissime, di pattern e fantasie.
rahel._.saya
NELL’EX STAZIONE DI CAPACI È NATO MUST23, UN MUSEO MULTIMEDIALE PER RICORDARE L’IMPEGNO DI GIOVANNI FALCONE E DI CHI HA LOTTATO CONTRO LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA
di Alex A. D’Orso - a.dorso@trenitalia.it
Cambiare la geografia delle emozioni, trasformando Capaci da località di strage a luogo che ispira visioni per un mondo migliore. È questa la volontà che sta dietro al Museo stazione 23 maggio (MuST23), spazio di cultura e memoria inaugurato in primavera negli spazi dell’ex scalo ferroviario vicino a Palermo, concessi in comodato d’uso gratuito da Rete Ferroviaria Italiana (RFI).
Poco lontano da qui, nel 1992, si compì l’attentato mafioso durante il quale persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la magistrata Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Le auto su cui viaggiavano, lungo l’autostrada A29, furono coinvolte in una potente esplosione che causò anche
il ferimento di 23 persone. Oggi, nei container che compongono il Museo stazione 23 maggio, i visitatori e le visitatrici possono rivivere gli attimi successivi a quella tragedia attraverso una toccante esperienza immersiva con l’uso di visori, ma anche ascoltare testimonianze, guardare immagini di repertorio e fermarsi a riflettere sulle parole di Falcone.
MuST23, infatti, non punta esclusivamente a custodire il ricordo dell’attentato ma vuole essere uno spazio di confronto, un luogo in cui costruire un racconto positivo e continuare a lottare per una rinascita: «Tra fotogrammi, suoni e informazioni biografiche, passato, presente e futuro si intercettano in un nesso di speranza capace di trascendere la dura legge di ogni umano destino».
A dirlo è Daví Lamastra, direttore artistico dello spazio che vuole essere il palco di una performance collettiva in grado di generare coscienza civica. A riconoscere il valore culturale e sociale del museo di Capaci è anche il presidente di RFI Dario Lo Bosco: «Con MuST23, viaggio nella resistenza alla mafia, un’ex stazione diventa luogo interattivo e multimediale, area di aggregazione e di valori comuni». E infatti, secondo i responsabili, il museo risponde a un progetto di rigenerazione urbana per Capaci e, quindi, punta a diventare un hub culturale, una casa per le associazioni e un luogo di incontro e scambio per le giovani generazioni.
Va in questa direzione l’apertura di un punto vendita Feltrinelli in uno dei container: «Una libreria è un luogo di
dibattito in cui il senso di comunità e di responsabilità civile si alimenta con la potenza dei libri», spiega Alessandra Carra, amministratrice delegata del gruppo. Fedele nell’estetica allo spazio industriale che la ospita e con una proposta editoriale pensata per
le specificità del territorio, il negozio raccoglie titoli che invitano alla riflessione sui temi dell’antimafia e della legalità. Un obiettivo in sintonia con quelli del museo, così sintetizzati dal direttore responsabile Dario Riccobono: «Vogliamo informare, educare
ma anche emozionare. Scuotere le coscienze per spingere all’impegno. Conoscere quello che successe oltre 30 anni fa, quando nessuno degli studenti di adesso era ancora nato, riduce il rischio di indifferenza alle mafie». must23.it
L'esperienza immersiva con l'uso dei visori
AL MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA DI TORINO 120 OGGETTI
ICONICI DEI FILM CHE HANNO SEGNATO GLI ULTIMI 40 ANNI.
DALLA MASCHERA DI BATMAN ALLO SCUDO DI CAPTAIN AMERICA
di Cecilia Morrico MorriCecili morricocecili
Guarda, c’è la maschera di Batman». «È la prima volta che vedo lo scudo di Captain America». «Ma davvero quella è la spada laser di Luke Skywalker?».
Al Museo nazionale del cinema di Torino le voci entusiaste si accavallano, ed è difficile capire da chi provengano i commenti. Nelle sale si aggirano adulti e bambini, richiamati da
Movie Icons, una mostra in grado di generare sentimenti di meraviglia in chiunque, a prescindere dall’età.
Fino al 13 gennaio 2025, infatti, la Mole Antonelliana si trasforma in una piccola Hollywood con 120 articoli originali di scena, locandine, costumi e memorabilia provenienti da set di film cult che hanno plasmato l’immaginario cinematografico negli ultimi 40 anni. Dalla piuma di Forrest Gump alla
In
bacchetta magica di Harry Potter, dal casco degli stormtrooper di Guerre stellari a quello antinfortunistico di Jurassic Park, fino alle pistole di Pulp Fiction: oggetti simbolici che racchiudono tutta la magia di una pellicola.
Nell’era del digitale, questi articoli iconici incarnano l’importanza del tangibile. Lo spiega bene Domenico De Gaetano, direttore del museo e co-curatore della mostra: «L’esposizione si propone di delineare un diario di bordo, quasi una mappa dei veloci cambiamenti creativi e tecnologici del cinema, attraverso i suoi oggetti simbolici. Tornare ai memorabilia e al loro potere di trasmettere significati, emozioni e conoscenza significa anche analizzare e raccontare il dietro le quinte del set, l’evoluzione del costume e, in ultimo, il collezionismo. Una sfida, quasi un’urgenza, in un’epoca in cui il confine tra materiale e immateriale si fa sempre più labile».
In quest’ottica, per il visitatore è d’obbligo una digressione lungo le sale del museo in cui è allestita una mostra permanente che ripercorre la storia del cinema dalle origini ai giorni nostri. Al piano dedicato all’archeologia del film si possono sperimentare in prima persona gli spettacoli ottici e ammirare i dispositivi che hanno segnato alcune tappe fondamentali nell’evoluzione della settima arte. Tra lenti, fotografie e videoproiezioni si resta affascinati dalla tecnica che l’ingegno umano ha prodotto per trasformare un’immagine statica in una in movimento. E dall’antica lanterna magica degli inizi del ’900, strumento di proiezione su parete, si arriva agli effetti speciali di oggi, attraverso un multiverso fantastico dove l’età non esiste e ogni singolo istante vive per sempre. museocinema.it
Ogni giorno salviamo vite e portiamo cure a migliaia di persone in tutto il mondo colpite da conflitti, epidemie, catastrofi naturali o escluse dall’assistenza sanitaria. Ogni giorno riusciamo a farlo anche grazie a te.
di Cesare Biasini Selvaggi - cesarebiasini@gmail.com
Cesarebiasiniselvaggi
Nei cieli che Caterina Capelli ha vissuto, fin dove si perdono i suoi ricordi, c’è sempre stato un aquilone. Suo padre Claudio aspettava che uscisse dall’asilo facendone volare uno tondo dalla lunga coda sulla strada di fronte al cortile della scuola. Quando lei aveva all’incirca quattro anni, le legò in sicurezza il filo di trattenuta intorno alla vita per farle sperimentare quel breve volo che lei ancora ricorda perfettamente: l’emozione dei piedini che improvvisamente si staccano da terra, la sensazione di poter sgambettare libera in aria, seppur per una manciata di secondi.
Dopo un viaggio a New York, nel 1978, l’aquilone entrò a far parte della vita della famiglia Capelli. Nel 1981 Claudio, di professione pittore, organizzò sulla spiaggia di Cervia, in provincia di Ravenna, la prima edizione di Artevento che oggi è il più longevo festival internazionale dell’aquilone. Nel 1985 l'evento è stato addirittura celebrato da Cervia's kites, una brano musicale di Lucio Dalla e Marco Di Marco. Ogni anno in primavera, da più di quattro decenni, la kermesse continua a confermarsi come il più importante osservatorio dedicato all’arte degli aquiloni, con oltre duemila partecipanti in arrivo da 50 Paesi diversi. Nel corso del tempo, Caterina ha iniziato a realizzare lei stessa i suoi aquiloni, vere e proprie installazioni eoliche, e a progettare modelli originali per le attività didattiche. Nel 2014 la sua creazione Donna con pesci è stata acquistata dal Museo dell’aquilone di Tokyo Tako-No-Hakubutsukan. In molte culture del mondo questo oggetto è ancora associato alla sfera dell’ultraterreno e usato per propiziare la fortuna, così come accadeva all’origine della sua storia, oltre 2.500 anni fa. A questo aspetto Caterina si interessa in maniera particolare, perché nell’aquilone, di cui studia con trasporto soprattutto gli esiti artistici propriamente intesi, vede anche un simbolo di rinascita e speranza, capace di trasmettere un messaggio di libertà e rispetto per l’ambiente in maniera empatica, a un pubblico ampio, proprio grazie alla sua semplicità e popolarità.
Quell’aquilone che già faceva parte della sua vita da bambina è divenuto una chiave per comunicare pace e armonia
attraverso il vento che tutto avvolge e rappresenta, nel suo immaginario, il respiro della Terra. La storia straordinaria di Caterina è diventata anche un progetto dell’Istituto centrale per il patrimonio immateriale del ministero della Cultura e dell’Università di Perugia che l’hanno scelta come testimone vivente, mettendola al centro di un lavoro di ricerca dedicato a un’arte antica. L’aquilone è un oggetto seducente: trasmette un senso di gioia, di serenità e soprattutto di
libertà, facendoci volare con la fantasia. Proprio per questo motivo ha anche degli acerrimi nemici.
«Il volo dell’aquilone è una delle attività che vengono generalmente proibite in Paesi in cui vige un regime dittatoriale perché rappresenta la materializzazione di quell’anelito alla libertà, al gioco e al progresso ritenuto sovversivo dall’autorità. Così succedeva, per esempio, in Cina negli anni ‘60 e, poi, nel regime talebano in Afghanistan e sotto il governo egiziano solo qualche anno fa», mi informa Capelli all’inizio della nostra intervista.
Dove nasce l’arte del vento?
Sembra che questa pratica nacque in Cina qualche centinaio di anni avanti Cristo per poi diffondersi in tutto l’Oriente, nelle isole del Pacifico e arrivare in Europa solo in epoca relativamente recente. Utilizzato per diversi scopi scientifici e in molti esperimenti fondamentali per il progresso dell’umanità, l’aquilone è stato erroneamente relegato dall’opinione comune al solo immaginario ludico dell’infanzia, mentre spetta in maniera specifica al nostro festival, non a caso intitolato Artevento, il merito di averne promosso il valore come paradigma di una corrente artistica precisa.
Hai una straordinaria collezione di aquiloni, ci descriveresti la storia e le caratteristiche di alcuni esemplari?
Viene dalla Cina quello con la farfalla decorata con il motivo floreale delle peonie, opera del Maestro Ha Yiqi, esponente di quarta generazione di una stirpe di maestri aquilonisti provenienti dall’area di Pechino e celebre per aver svolto la professione al servizio dell’imperatore. È realizzato in bambù e carta di cotone dipinta. Nell’iconografia cinese ciascun elemento decorativo rappresentato sulla vela dell’aquilone ha un significato specifico: la peonia simboleggia gloria, splendore, benessere, dignità e amore.
È invece tailandese l’aquilone realizzato su idea dell’artista Ron Spaulding, trasferitosi dagli Stati Uniti nella Terra del sorriso e divenuto il maggiore esperto di questa tradizione. Al di là della suggestiva decorazione a carattere mitologico, è particolarmente significativo perché realizzato con tessuto ricavato dalla plastica riciclata dalle bottigliette lasciate dai turisti nei pressi di un tempio di Bangkok, seguendo il suggerimento di un monaco buddista.
Il Pakistan è la patria dell’aquilone realizzato in bambù e carta washi, resistente e traslucida, dipinta dall’artista Iqbal Husain. Si tratta di un’interpretazione in chiave ironica del modello della tradizione cinese chiamato millepiedi perché formato da una testa tridimensionale e da una serie di elementi, solitamente circolari, disposti uno dietro l’altro. L’opera è dedicata a Federico Fellini e alla sua produzione cinematografica: la testa è
sostituita dalla silhouette del regista mentre ogni elemento del corpo è composto da un fotogramma riferito ai suoi film più famosi, intervallati da ciak.
È giapponese, invece, la versione microscopica in mio possesso dello straordinario aquilone sonoro tipico della città di Nagoya, opera del Maestro Masaaki Sato, cui spetta il merito di aver salvato dall’oblio quest’arte, recuperando gli antichi progetti appartenenti all’ultimo costruttore deceduto durante la guerra del Pacifico. Gli aquiloni di Nagoya celebrano la biodiversità, rappresentando cicale, api e bombi e sono costruiti utilizzando il bambù annerito dal tempo e dalla fuliggine, ricavato dalle travi delle antiche abitazioni.
Come entri in possesso delle opere della tua collezione?
La maggior parte degli aquiloni che ho sono degli artisti che hanno visitato il mio festival, donati in segno di riconoscenza per l’esperienza oppure per il desiderio di lasciare, nel luogo che è ritenuto la patria dell’arte del vento, traccia del proprio lavoro o delle antiche tradizioni di un Paese
lontano. Già nel 1989 il designer inglese Peter Waldron riconobbe il valore della manifestazione: la definì «non un semplice festival ma un pellegrinaggio». Molti aquiloni poi sono stati acquistati sul mercato, così come i libri, le stampe e ogni cosa che possa supportare lo studio della storia e delle culture di questo oggetto nel mondo. Qual è il tuo aquilone preferito in assoluto?
Sono una grande amante dell’opera di Niki de Saint Phalle e per questo motivo potrei risponderti che è L’oiseau amoureux realizzato dalla pittrice francese per la collezione del Goethe Institut. Eppure, per quanto questo leggendario progetto sia al centro dei miei studi, e alluda alla tradizione giapponese di cui sono molto appassionata, per il sentimento primitivo che mi fa innamorare ogni giorno dell’oggetto e del suo significato, la mia scelta ricade sull’aquilone della Martinica, isola delle Piccole Antille, così come lo costruisce il mio amico Désiré Chapin, attaccando il filo a una grande foglia e facendola semplicemente volare.
Il tuo sogno nel cassetto è aprire un museo italiano dell’aquilone. Perché è necessario?
Più che italiano, in realtà, il museo che intendo fondare sarebbe europeo, il primo nel continente, avvalorato dal progetto ministeriale sul mio lavoro e dalla rete di relazioni intessute nel mondo in questi 44 anni di festival. Sto custodendo un patrimonio di oggetti di straordinaria bellezza e significato sotto il profilo antropologico e culturale e sarei un’egoista se non desiderassi che queste opere d’arte possano rimanere disponibili per la collettività. Creazioni straordinarie di ogni foggia e materiale – spesso di carta, seta e fibre vegetali – costituiscono a oggi un tesoro nascosto che potrebbe rappresentare un’attrazione unica nel nostro continente. Inoltre, molti collezionisti del mondo ravvisano
in me la professionista a cui affidare il proprio lascito. Quali sono i prossimi appuntamenti con l’arte del vento? In calendario c’è lo spin-off autunnale del Festival Artevento, dall’11 al 13 ottobre, collegato a One Sky One World, la giornata internazionale di aquiloni per la pace, e la mostra di alcune opere selezionate della collezione, intitolata Il giro del mondo in 80 aquiloni, visitabile nello spazio di archeologia industriale del Magazzino del Sale Torre, a Cervia, fino al 22 ottobre. Sono in programma anche visite guidate, laboratori didattici per bambini e corsi per adulti.
artevento.com artevento_cervia_kite_festival festivalaquilonecervia
FINO AL 24 NOVEMBRE, A VENEZIA, LA 60ESIMA
BIENNALE D’ARTE A CURA DI ADRIANO PEDROSA.
OTTANTA PAESI E OLTRE 300 ARTISTI E ARTISTE PER RIFLETTERE SULLA CONDIZIONE DELLO STRANIERO
Le Biennali sono, da sempre, non solo conoscenza ma urgenze e domande. Un grande, concentrato e multiforme megafono del mondo. Non a caso la 60esima esposizione internazionale d’arte di Venezia si manifesta con una dirompente affermazione di quel che ospita già nel titolo: Stranieri Ovunque - Foreigners Everywhere. Un concetto senza tempo che spalanca scenari e universi possibili per affermare, senza fraintendimenti, che la condizione dell’essere umano è in ogni dove a pari dignità. E che in qualunque luogo potremmo essere stranieri.
Basta scendere le scale della stazione ferroviaria di Santa Lucia, che sembra gettarsi direttamente nel Canal Gran-
de, per ritrovarsi in un crocevia di lingue, nazionalità, viandanti. Inizia così l’esperienza Biennale, guardandosi attorno un po’ sperduti e facendosi sfiorare da persone con volti e accenti diversi. Per dare corpo alle parole di Adriano Pedrosa, il curatore arrivato dal Brasile, primo latinoamericano a dirigere l’esposizione internazionale: «L’espressione stranieri ovunque ha più di un significato. Innanzitutto, vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre dei forestieri, che sono/siamo dappertutto. In secondo luogo che, a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri».
Conviene, allora, raggiungere i Giardi-
ni a piedi, per esperire il concetto di traversata del mondo in una camminata di circa 40 minuti e riappropriarsi emotivamente di una città dove riconoscere popoli e viaggiatori, non solo turisti.
Si percorre Strada Nova, passando per piazza San Marco e davanti a Palazzo Ducale, poi si scavalca il rio di Palazzo per continuare lungo riva degli Schiavoni. Un saliscendi di passerelle, ponti multiformi, strette vie d’acqua, calle di ogni dimensione. Di sestiere in sestiere il numero di persone si dirada, gli spazi si fanno via via più ariosi, i campi appaiono abitati da bambini che giocano a pallone. Quando si cominciano a scorgere i panni stesi al sole siamo arrivati a Castello,
il sestiere più a est di Venezia, molto popoloso e vivibile: qui, tra l’Arsenale e i Giardini limitrofi, hanno sede la maggior parte degli eventi della Biennale. Guadare consapevolmente la Laguna, decifrando la sua inclinazione a essere da millenni Babele e luogo d’incontro, prepara ad accogliere il pensiero curatoriale di Pedrosa: viviamo in un mondo pieno di crisi drammaticamente composite che riguardano lo spostamento e l’esistenza delle persone all’interno di Paesi, nazioni, territori e confini. Tante e sovrapposte sono le differenze e le disparità condizionate dall’identità, dalla cittadinanza, dal genere, dalla sessualità, dalle religioni, dalla ricchezza, dal livello di libertà. L’arte
deve essere, allora, contenitore, casa, voce. E, in questo senso, la Biennale 2024 offre spazio soprattutto ad artiste e artisti immigrati, vittime di diaspore, esiliati o rifugiati, provenienti dal sud del mondo o da Paesi non occidentali, ma anche da comunità queer, gruppi e collettivi autodeterminati.
La facciata del Padiglione centrale ai Giardini è un’esplosione di colori che stravolgono il colonnato e le architetture classiche per offrire trame poetiche, materiche e monumentali. È l’intervento del collettivo indigeno brasiliano Mahku: 700 m² di visioni sacre mediate dal rituale dell’ayahuasca che raccontano episodi e visioni legate alla terra d’origine.
L’appartenenza, le radici, la ricerca genealogica sono i temi che legano le opere degli oltre 300 artisti di 80 Paesi, impegnati a rendere tangibili memorie provenienti da tutto il mondo, rielaborate con una prospettiva non più dominante ma globale. Così l’estranea, il lontano, l‘outsider, la profuga, l’autodidatta, il queer, il popolare, gli sfollati delle guerre o delle carestie diventano protagonisti. Tra i padiglioni, pieni di materiali poveri, tradizioni antiche, rappresentazioni indigene mai esposte, l’eco di fondo è la volontà di testimoniare un mondo da proteggere, in cui siamo tutti stranieri tra gli stranieri o semplicemente umani tra gli umani. Senza visioni dominanti.
Il Leone d’oro per la miglior partecipazione nazionale è andato al Padiglione dell’Australia, intitolato Kith and kin e progettato da Archie Moore.
L’artista aborigeno ha realizzato un albero genealogico gigantesco: un archivio millenario carico di lutto, con un catalogo di migliaia di nomi appartenenti agli avi vissuti nei 65mila anni
precedenti alla scoperta dell’Australia, tornando indietro fino alle antiche culture kamilaroi e bigambul. Visitatori e visitatrici possono aggiungere altri nomi, anche i loro, come a dire che c’è una genealogia che accomuna tutte le persone. I nomi trascritti sull’installazione risultano talvolta cancellati per rappresentare le vite
negate, l’annullamento degli individui, della loro biografia e della loro storia, che l’arte ha il compito di recuperare.
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CONCERTI DI MUSICA CLASSICA, MOSTRE E VISITE ALL’ALBA. LA DIRETTRICE TIZIANA MAFFEI RACCONTA UN’ESTATE DI EVENTI ALLA REGGIA DI CASERTA. DA RAGGIUNGERE FACILMENTE IN TRENO di Ivan Noviello
La Reggia di Caserta è così maestosa che la si può scrutare già dal treno, un attimo prima dell’arrivo in stazione. Una volta scesi, basta incamminarsi lungo il viale che divide a metà piazza Carlo di Borbone e, in meno di cinque minuti, ci si trova dinanzi all’ingresso del meraviglioso complesso monumentale.
Con oltre 1.200 stanze, 1.742 finestre, 79 scalinate e 1.026 camini, il Palazzo Reale si articola su un’area di 47mila m². Patrimonio Mondiale dal 1997, la reggia è nata grazie alla visione immaginifica di un re, Carlo di Borbone, e alla sapienza costruttiva di un genio dell’architettura, Luigi Vanvitelli. A dirigerla, da più di cinque anni, l’architetta marchigiana Tiziana Maffei. Ogni giorno, numerose persone vengono a Caserta in treno per visitare questo gioiello. Che legame c’è tra la reggia e la stazione ferroviaria?
Il connubio è molto importante, per noi e per l’intero territorio. Poter raggiungere rapidamente dalla stazione il complesso monumentale è un punto di forza che ci consente di accogliere visitatori e turisti da ogni parte del mondo e offrire loro un’e-
Il Palazzo Reale della Reggia di Caserta visto dal parco
ffei
sperienza unica. In più, il treno è un mezzo sostenibile fondamentale anche per stimolare un approccio slow al patrimonio italiano. Sosteniamo da tempo l’ipotesi di migliorare la rete della mobilità dolce che dalle stazioni ferroviarie conduce a scoprire la bellezza del territorio circostante.
La Reggia di Caserta è tra i monumenti più visitati in Italia. Un risultato importante che rende lustro al suo lavoro e a quello delle persone che collaborano con lei. Qual è il prossimo obiettivo?
Nel 2023 abbiamo superato un milione di visitatori e anche le statistiche di quest’anno sono positive. Ma ci sono ancora molte potenzialità da sviluppare dal punto di vista dell’attrattività. Stiamo aprendo sempre di più ai mercati stranieri, come il Giappone e la Francia. E tutto ciò nonostante il contingentamento del pubblico e i limiti di accesso, per ragioni di sicurezza, in alcune sale degli appartamenti reali, oltre all’impossibilità di aprire con continuità altri spazi per la gravissima mancanza di personale. In particolare,
sembrerà assurdo, nei giorni festivi. Ci spieghi meglio… La reggia non può essere un luogo di passaggio: è un’esperienza che rimane nel bagaglio personale per tutta la vita. Chi la guarda per la prima volta resta senza parole e la meraviglia è il seme della conoscenza. Per noi la pressione antropica va colta come un’occasione per avvicinare il grande pubblico a contenuti culturali complessi, lasciandosi andare all’incredibile visionarietà del luogo. Ed è anche per questa ragione che monitoriamo costantemente gli ingressi per organizzare al meglio l’accoglienza, sostenere la fatica museale e gestire i flussi. Volendo fare un paragone con il mondo ferroviario, credo che la Reggia di Caserta sia come un treno Frecciarossa che viaggia su una rete ordinaria, e non ad Alta Velocità, ma che continua a offrire qualità e servizi molto elevati. Dirige la Reggia di Caserta dal 2019 e, nonostante la pandemia causata dal Covid-19, il bilancio del suo operato è molto positivo. Ci racconta un episodio che porterà per sempre con sé?
Potrà sembrare strano, ma i ricordi più belli sono legati proprio alla pandemia. La reggia è un luogo complicato,
sempre faticosamente denso di emergenze quotidiane, e in quel periodo ho avuto modo di esplorarlo in solitudine ed entrare in sintonia con la straordinaria macchina d’ingegno creata da Vanvitelli. Per un architetto è un sogno poter comprendere, in contatto vivo con la materia, l’ingegno strutturale, il genio distributivo, la raffinatezza compositiva, la gestione della luce e i dettagli decorativi. Sono un insieme di ricordi che hanno trasformato l’enorme responsabilità organizzativa in un privilegio di conoscenza.
Da qualche anno la reggia è interessata da diversi interventi di manutenzione e restauro che doneranno nuova linfa al palazzo e all’intero parco. Cosa dovranno aspettarsi i visitatori? Un processo di trasformazione molto importante. Quando sono arrivata, i finanziamenti erano bloccati in progetti da portare avanti e gare da avviare. Ho impegnato molte energie per far partire la macchina con il coinvolgimento dello staff museale, dei servizi del ministero della Cultura e dell’agenzia governativa Invitalia. In questo lavoro ho messo in gioco professionalità, passione e senso di responsabilità, superando tutte le barriere a favore dell’interdisciplinarietà e della pro -
grammazione. Dai piccoli interventi di manutenzione e adeguamento funzionale alle grandi opere di restauro e rinnovo impiantistico, oggi qui è tutto un cantiere e così sarà per i prossimi quattro anni. I lavori già eseguiti hanno consentito di restituire al pubblico un’intera ala del Palazzo Reale, di restaurare tetti e androni, completare le facciate, recuperare la veste decorativa e la pavimentazione degli appartamenti del re, arrivare alla certificazione impiantistica, al potenziamento e all’implementazione del sistema di sicurezza. Nel giro di pochi mesi, completeremo la ristrutturazione dei viali principali e dei servizi igienici del parco e realizzeremo un nuovo accesso per creare un confine di opportunità, una zona di vicinanza, contiguità e connessione tra il museo verde e la città. La reggia vive una fase straordinaria di rinascita e il coinvolgimento è alto: si è creata una squadra interna fantastica, abbiamo il supporto di tante collaborazioni esterne con elevata professionalità e un sistema di relazioni interistituzionali a favore della bellezza e della produzione culturale. Una grandissima fatica che condurrà senza dubbio a importanti risultati per questo luogo simbolico.
Quali sono le principali iniziative in programma per l’estate?
Attraverso il bando di valorizzazione partecipata si è strutturato un calendario ricco di appuntamenti per vivere la magia della reggia attraverso i diversi linguaggi dell’arte. Durante i mesi estivi c’è un fitto programma di eventi di musica classica. Tra le novità di quest’anno, i concerti della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato. Spazio, poi, all’esposizione dell’artista Danilo Ambrosino alla Castelluccia, piccola fortezza all’interno del Bosco vecchio, ma anche alla mostra e all’installazione Splendor Solis di Marco Bagnoli. Prosegue, poi, la rassegna Visioni negli spazi della Gran Galleria, con l’esposizione dei progetti Attraversamenti di Luciano D’Inverno e Genius et Loci - La drammaturgia dello sguardo di Luciano Romano, inaugurata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che rimarrà aperta fino a settembre. Infine, stiamo lavorando per riproporre le bellissime visite all’alba del parco della reggia. Sarà un’estate all’insegna dell’inaspettato. reggiadicaserta.cultura.gov.it
SGUARDI MAGNETICI E CORPI
SINUOSI AVVOLTI IN UNA
LUCE MATERICA. IN MOSTRA A
ROMA DIVE E DIVI DEL CINEMA
RITRATTI DA VINCENT PETERS
fr.ventre@trenitalia.it
Che Monica Bellucci, Charlize Theron, Penélope Cruz, Vincent Cassel e John Malkovich fossero affascinanti era scontato. Ma che uno scatto fotografico potesse amplificare questa magia, rendendo il loro sguardo capace di fermare l’attimo, non era così ovvio.
È un’emozione ammirare i ritratti esposti nella mostra Vincent Peters. Timeless Time, negli spazi di Palazzo Bonaparte, a Roma, fino al 25 agosto. Immagini in bianco
e nero di dive e divi, scattate tra il 2001 e il 2021, in cui prevale una luce bianca, un pulviscolo consistente che sfonda le due dimensioni e sembra regalare una forma corporea ai pensieri di chi è immortalato. Peters, genio dell’obiettivo, comincia la sua professione da ventenne, a New York, nel 1989. Nel 1995 torna in Europa e, quattro anni dopo, approda nell’agenzia di Giovanni Testino come fotografo di moda. È il periodo in cui le grandi celebrità del cinema vengono ritratte sulle più importanti riviste mondiali o sono al centro di campagne pubblicitarie di marchi prestigiosi, come Armani, Bottega Veneta, Guess, Louis Vuitton, Adidas e Hugo Boss. Nelle sale romane l’accostamento delle foto non stan -
ca mai. Anzi, invoglia a tornare indietro per osservare meglio, quasi nella convinzione che i protagonisti degli scatti possano prendere vita e cominciare a recitare. Bellucci è presente più volte, nella sua magnetica espressività. Malkovich posa ironico, estroverso e prorompente. Laetitia Casta è avvolta in un lenzuolo che le copre la testa, come una Madonna in un quadro rinascimentale, ma è sensuale e provocante nel suo abbigliamento intimo. Mentre la modella Sonja van Heerden, colta nella trasparenza di un interno parigino di Montmartre, indossa una gonna di tulle, immersa in una luce materica. mostrepalazzobonaparte.it
Sconto del 25% sul ticket d’ingresso all’esposizione, dal lunedì al venerdì, per chi è in possesso di un biglietto Frecciarossa, Frecciargento o Frecciabianca con destinazione Roma e una data antecedente al massimo di due giorni rispetto a quella della visita.
(How Many More Knots?)
dalla serie
A thousand cuts
IN MOSTRA A MILANO, FINO AL 29 SETTEMBRE, OLTRE 160 SCATTI DI 52
FOTOGRAFI PROVENIENTI DA OGNI ANGOLO DEL MONDO PREMIATI
NEL CONCORSO SONY WORLD PHOTOGRAPHY AWARDS 2024
- i.marrapodi@trenitalia.it
Èun mescolarsi di energie e di vite, di colori, storie e luoghi. Fino al 29 settembre al Museo diocesano Carlo Maria Martini di Milano, nei Chiostri di Sant’Eustorgio, sono
amalgamate emozioni e sensazioni, dall’adrenalina alla sofferenza, dalla calma alla gioia.
Succede attraverso una selezione delle foto che hanno partecipato alla 17esi-
ma edizione del concorso internazionale Sony World Photography Awards 2024, di cui la mostra porta il nome, e che sono state premiate nelle quattro categorie Professional, Youth, Student
Juliette Pavy
Una foto d’archivio di Anne
Lise Albrectsen dalla serie Spiralkampagnen: Forced Contraception and Unintended Sterilisation of Greenlandic Women
e Open.
Le oltre 160 immagini in mostra sono realizzate da 52 fotografi provenienti da ogni angolo del mondo e raccontano storie diverse. Come quella di Ismaila Samb, un giovane surfista senegalese che spera di ottenere riconoscimenti internazionali come sportivo. Nel Paese affacciato sull’Atlantico il surf sta vivendo un momento di crescita intensa, nonostante gli abitanti non abbiano facile accesso a una buona attrezzatura. Dopo essere stato ritratto dal fotografo italiano Tommaso Pardini, giunto al terzo posto nella sezione Sport della categoria Professional, Ismaila ha preso parte ai World Surfing Games di El Salvador insieme alla sua Nazionale.
Meno felice è il racconto di Juliette Pavy, fotografa francese premiata con il titolo di Photographer of the Year per un lavoro documentario sulla campagna di controllo involontario delle nascite imposta dalle autorità
danesi sui corpi delle donne Inuit tra gli anni ‘60 e ‘70. Attraverso immagini di archivio e ritratti delle sopravvissute, invita a riflettere sul trauma di una comunità intera.
E poi ancora gli splendidi scatti still life, tra fiori e farmaci in pillole, del fotografo documentarista italiano Federico Scarchilli, che con la serie Flora mette in luce il ruolo fondamentale delle piante nella medicina moderna. E i mille tagli realizzati sulle immagini di corpi femminili da Sujata Setia, artista londinese con origini indiane vincitrice della sezione Creative, che denunciano le situazioni di abuso nelle comunità del Sud asiatico.
Con gli occhi sempre puntati alla sostenibilità e all’uguaglianza, le artiste e gli artisti che si sono messi in gioco incoraggiano, secondo le parole della curatrice Barbara Silbe, «a immaginare futuri possibili, svolgendo una delle funzioni primarie del loro ruolo, quella di ricordarci che esiste la bellezza». Le immagini, variegate ma sempre toccanti, sono bussole grazie alle quali «possiamo orientarci nel tempo presente governato da guerre, crisi economiche e decadimento di valori» e «tornare a quel sentimento primario di meraviglia di fronte alla fragilità del mondo». Per imparare a rispettarlo. worldphoto.org chiostrisanteustorgio.it
DALL’11 LUGLIO, NELL’AMBITO DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE CORTONA ON THE MOVE, 22 MOSTRE TEMPORANEE INDAGANO POTENZIALITÀ E LIMITI DELLA FISICITÀ UMANA
di Irene Marrapodi - i.marrapodi@trenitalia.it
Cosa è in grado di fare un corpo umano? Quali sono i suoi confini, i suoi limiti, i suoi segreti? È rimasto ancora qualcosa da indagare?
È Body of evidence il tema scelto per la 14esima edizione di Cortona on the move, il festival internazionale di fotografia che dall’11 luglio al 3 novembre colora la città toscana con quattro mostre collettive e 18 individuali in sei diverse location. Attraverso fotografie in bianco e nero e a colori, di archivio o contemporanee, gli artisti in mostra esplorano il mezzo più potente che gli esseri
umani possiedono: la propria fisicità.
A Palazzo Casali, con Father and son Valery Poshtarov cerca di abbattere le barriere invisibili tra i corpi che impediscono a padri e figli adulti di manifestarsi affetto reciproco. Su questa relazione il fotografo bulgaro ha intrapreso una riflessione una volta diventato genitore. Mentre oggi, attraverso le foto di due uomini che si tengono per mano scattate in nove Paesi del mondo, racconta i freni imposti dalle norme di genere ed esterna con delicatezza la capacità paterna di manifestare affetto per il proprio figlio.
Un focus è dedicato alla sessualità femminile illustrata dalle donne. È il progetto di Myriam Boulos, documen -
tarista libanese che debutta in Italia, nella Fortezza del Girifalco, con il lavoro Sexual fantasies, mettendo in discussione il racconto convenzionale sui corpi femminili arabi. La parola passa finalmente alle donne, alle persone queer e trans, che attraverso la loro fisicità ritratta mettono a tacere i racconti maschili e occidentali sulla sensualità e sulla sofferenza altrui, rivendicando per loro stesse piacere e desiderio.
Accade talvolta, al contrario, che la coscienza della propria identità si tramuti in volontà di possederne un’altra, anche solo per qualche ora. Alcune persone riescono a farlo attraverso trucco e costumi, modificando momentaneamente l’aspetto esteriore. In They don’t look like
me, in mostra a Palazzo Baldelli, Niccolò Rastrelli ritrae giovani cosplayer italiani, kenyoti e giapponesi nelle loro case insieme alle famiglie, creando degli ironici cortocircuiti tra la normalità di un contesto borghese e la straordinarietà di una vita solamente sognata. E ancora, bambini che fluttuano in uno spazio immaginario, tra pianeti gonfiabili e palline da tennis a formare le stelle, uomini in costumi da bagno variopinti e rivendicazioni femminili sul diritto di scelta sul proprio corpo. Braccia, gambe, uteri, ossa, cuori dal ritmo forsennato e pelli tatuate. Aperti a infinite possibilità. cortonaonthemove.com
Mi incuriosisce ciò che non si vede. Voglio imparare a guardare oltre. Andrea
Programma e iscrizioni iulm.it/openday
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Chi vuole godersi qualche giorno di mare sulle coste italiane può raggiungere per tutta l’estate le più belle destinazioni con Frecciarossa e FRECCIALink.
Ogni giorno, durante l’estate, dieci Frecciarossa collegano Milano e Reggio Calabria e cinque di questi estendono il proprio percorso anche a Torino. Diciotto treni avvicinano ogni giorno la Calabria a Roma, mentre altri due la congiungono a Venezia. Due Frecciarossa al giorno uniscono Bolzano, Verona, Paola e Sibari (Cosenza).
Chi vuole ammirare le bellezze della costa adriatica, invece, ha a disposizione oltre 30 Frecciarossa che collegano Milano, Torino, Venezia e Bologna a Rimini, Ancona, Pescara, Foggia, Bari, Brindisi, Lecce e Taranto. Due nuovi treni notturni uniscono il capoluogo lombardo e Lecce nelle giornate a più alta richiesta, fermando anche a Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Foggia, Barletta, Bari, Monopoli, Fasano, Ostuni e Brindisi. Due Frecciarossa aggiuntivi, attivi durante l’estate, collegano quotidianamente Milano e Pescara, mentre altri due viaggiano nel fine settimana tra Bolzano, Trento, Verona e Pescara. Chi parte da Roma e vuole raggiungere la Puglia può utilizzare fino a 13 collegamenti al giorno verso Foggia, Bari, Brindisi e Lecce.
Anche Cilento e Gargano sono facilmente raggiungibili grazie al servizio FRECCIALink. Per esempio, è possibile partire in Frecciarossa da Torino, Milano, Reggio Emilia AV, Bologna, Firenze e Roma e, con un comodo cambio ad Agropoli, raggiungere con gli autobus FRECCIALink le località costiere di San Marco di Castellabate e Santa Maria di Castellabate, oppure, con cambio a Vallo della Lucania, le splendide spiagge di Acciaroli, Pioppi e Marina di Casal Velino. Analogamente, partendo nel fine settimana da Roma, Milano o Bologna, si possono raggiungere, con le Frecce e FRECCIALink, Peschici e Vieste (Foggia).
Chi invece preferisce perdere lo sguardo tra i paesaggi montani può scegliere tra le numerose destinazioni FRECCIALink attive per l’estate 2024, tra cui Cortina d’Ampezzo e il Cadore, la Val Gardena, la Val di Fassa, la Val di Fiemme, Madonna di Campiglio, Aosta e Courmayeur.
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Reggio Calabria
LIBERTÀ DI VIAGGIO E CAMBI ILLIMITATI
Biglietto acquistabile fino alla partenza del treno e del FRECCIALink. Entro tale limite sono ammessi il rimborso, il cambio del biglietto e il cambio della prenotazione un numero illimitato di volte. Dopo la partenza, il cambio della prenotazione e del biglietto sono consentiti una sola volta fino a un’ora successiva.
CONVENIENZA E FLESSIBILITÀ
Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il cambio prenotazione, l’accesso ad altro treno e il rimborso non sono consentiti, livello Executive escluso. È possibile, fino alla partenza del treno, esclusivamente il cambio della data e dell’ora per lo stesso tipo di treno, livello o classe, effettuando il cambio rispetto al corrispondente biglietto Base e pagando la relativa differenza di prezzo. Il nuovo ticket segue le regole del biglietto Base.
MASSIMO RISPARMIO
Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il cambio, il rimborso e l’accesso ad altro treno non sono consentiti, livello Executive escluso.
La promozione consente di viaggiare in due tutti i giorni con sconto fisso del 50% del prezzo Base su Frecciarossa e Frecciargento. L’offerta è valida in 1^ e 2^ classe e in tutti i livelli di servizio ad eccezione dell’Executive e del Salottino Business 1
FrecciaSENIOR
Riservata agli over 60 titolari di Carta FRECCIA, FrecciaSENIOR consente di viaggiare su Frecciarossa e Frecciargento con prezzi a partire da 29 € a seconda della classe e della relazione di viaggio. L’offerta è valida per viaggiare in 1^ e 2^ classe e nei livelli di servizio Business, Premium e Standard 2
FrecciaDAYS
Viaggia il martedì, mercoledì e giovedì con sconti fino al 60% rispetto al prezzo del biglietto Base sui treni Frecciarossa e Frecciargento nei livelli di servizio Business Premium Standard, in 1^ e in 2^ classe 3
FrecciaYOUNG
Riservata agli under 30, l’offerta FrecciaYOUNG consente di viaggiare su Frecciarossa e Frecciargento con prezzi a partire da 19 € a seconda della relazione di viaggio. L’offerta è riservata ai soci Carta FRECCIA under 30 ed è valida per viaggiare in Standard e in 2^ classe 5
FrecciaFAMILY
Con Trenitalia i bambini viaggiano gratis in Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca in 1^ e 2^ classe e nei livelli Business, Premium e Standard La gratuità è prevista per i minori di 15 anni accompagnati da almeno un maggiorenne, in gruppi composti da 2 a 5 persone. I componenti del gruppo dai 15 anni in poi pagano il biglietto scontato del 50% sul prezzo Base 4
1. Offerta a posti limitati e variabili in base al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio scelto e non si cumula con altre riduzioni a qualsiasi titolo spettanti. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentiti.
2. Offerta valida sui treni Frecciarossa e Frecciargento, in 1^ e 2^ classe e nei livelli di servizio Standard Premium e Business. Prevede, a seconda della classe e relazione di viaggio, l’acquisto a prezzi fissi in Standard/2^ classe a partire da 29 €, in Premium a partire da 34 € e in Business/1^ classe a partire da 39 €. Tali prezzi non si applicano alle relazioni per le quali è previsto uno sconto inferiore al 50% rispetto al prezzo Base. L’offerta è a posti limitati che variano in base al treno e al giorno della settimana e non si cumula con altre riduzioni a qualsiasi titolo spettanti. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentiti.
3. L’offerta è a posti limitati che variano in base al giorno, al treno e alla classe o livello di servizio e non è cumulabile con altre riduzioni ad eccezione di quella prevista a favore dei ragazzi.
Offerta dedicata ai gruppi da 3 a 5 persone per viaggiare con uno sconto sul prezzo Base fino al 50% sulle Frecce e fino al 60% su Intercity e Intercity Notte. La promozione è valida in 1^ e 2^ classe e in tutti i livelli di servizio ad eccezione dell’Executive, del Salottino e delle vetture Excelsior 6
Con l’offerta A/R in giornata si può partire e tornare nello stesso giorno usufruendo di uno sconto per singola tratta rispetto al prezzo Base del 40% nelle giornate dalla domenica al venerdì e del 60% nella giornata del sabato 7
Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentiti.
4. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni. L’offerta non è cumulabile ad altre riduzioni a qualsiasi titolo spettanti.
5. Offerta valida sui treni Frecciarossa e Frecciargento, in 2^ classe e nel livello di servizio Standard. Prevede l’acquisto a prezzi fissi di 19€, 29 € e 39€, a seconda della relazione di viaggio. Tali prezzi non si applicano alle relazioni per le quali è previsto un uno sconto inferiore al 50% rispetto al prezzo Base. L’offerta è a posti limitati che variano in base al treno e al giorno della settimana e non si cumula con altre riduzioni a qualsiasi titolo spettanti, compresa quella prevista per i ragazzi. Cambio biglietto/ prenotazione e rimborso non sono consentiti.
6. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. La percentuale di sconto varia rispetto al prezzo Base dal 40% al 50% per le Frecce e dal 20% al 60% per gli Intercity e Intercity Notte. Lo sconto non è cumulabile con altre riduzioni fatta eccezione per quella prevista in favore dei ragazzi fino a 15 anni. Il cambio e il rimborso non sono consentiti.
7. L’offerta consente di acquistare due biglietti, uno per il viaggio di andata e uno per il viaggio di ritorno, da effettuare nella stessa giornata, sulla medesima tratta e categoria di treno. Disponibile su tutti i treni Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca in tutte le classi e livelli di servizio ad eccezione del livello di servizio Executive e del servizio Salottino. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Modificabile, ma non rimborsabile. Gli sconti previsti rispetto al prezzo Base verranno applicati fatti salvi i minimi tariffari.
Con l’offerta A/R Frecce in Settimana si può scegliere un’andata e un ritorno dal lunedì al venerdì della stessa settimana, con uno sconto per singola tratta rispetto al biglietto Base, del 40% nelle giornate di lunedì e venerdì e del 50% nelle giornate dal martedì al giovedì 8
8. L’offerta consente di acquistare due biglietti, uno per il viaggio di andata e uno per il viaggio di ritorno, da effettuare tra il lunedì ed il venerdì della stessa settimana sulla medesima relazione e categoria di treno. Il viaggio di andata e ritorno non può essere effettuato nella stessa giornata. Offerta valida sui treni Frecciarossa e Frecciargento in tutte le classi e livelli di servizio, ad eccezione del livello di servizio Executive e del servizio Salottino. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Modificabile, ma non rimborsabile. Gli sconti previsti rispetto al prezzo Base verranno applicati fatti salvi i minimi tariffari.
Informazioni aggiornate al 12 giugno 2024
Hai voglia di una pausa ad Alta Velocità diversa dal solito? Aggiungi al tuo viaggio un’esperienza di gusto! Il FRECCIABistrò ti aspetta al centro del Frecciarossa: lì troverai prodotti da forno, snack dolci e salati, piatti caldi e freddi, taglieri, panini, tramezzini, pizza, hamburger e soft drinks, birre artigianali, cocktail, vini e bollicine. Inoltre, puoi scegliere tra tanti menù pensati per ogni momento della giornata
Sono disponibili anche opzioni vegetariane e senza glutine o lattosio.
Tra i menù:
Grazie ai servizi e ai contenuti di FRECCIAPlay il viaggio a bordo dei treni Frecciarossa e Frecciargento e nelle sale
FRECCIAClub e FRECCIALounge è più piacevole. Per accedere basta collegarsi alla rete WiFi, digitare www.frecciaplay.it o scaricare l’app FRECCIAPlay da App Store e Google Play. Ulteriori dettagli, info e condizioni su trenitalia.com
GIOCHI
Azione, sport, logica e tanto altro a disposizione di grandi e dei bambini
NEWS
Notizie La Presse sui principali fatti quotidiani aggiornate ogni ora
EDICOLA DIGITALE
Quotidiani e riviste nazionali e internazionali
SERIE TV E DOCUMENTARI
Una selezione delle migliori serie tv e di magnifici documentari
MUSICA Il meglio della musica contemporanea italiana e straniera
INTERNET WIFI
Connessione a Internet tramite WiFi di bordo
CORSI
Cura la tua formazione anche durante il viaggio
BAMBINI
Cartoni e programmi per i piccoli viaggiatori
LIBRI E GUIDE
Tanti contenuti tra libri ed estratti di guide turistiche
PODCAST E AUDIOLIBRI
Podcast e audiolibri di vario genere anche per bambini
PODCAST TURISTICI
Arricchisci il tuo programma di viaggio con suggerimenti originali e inediti
EffettoVIOLA TM Innovativa tecnologia audio che aiuta a ridurre lo stress e ritrovare il buonumore
CONTENUTI TURISTICI
Scopri eventi e attrazioni culturali delle migliori città italiane e non solo Sky Sport on demand Rivivi le emozioni dei grandi eventi sportivi grazie ai contenuti del servizio on demand di Sky Sport
INFO DI VIAGGIO
Informazioni in tempo reale su puntualità, fermate, coincidenze
e
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VIVI LA CULTURA CON LE FRECCE. SCONTI E
AGEVOLAZIONI NELLE
PRINCIPALI
Un percorso scenografico tra 170 modelli storici, opere d’arte, volumi antichi e installazioni per raccontare la figura e l’opera di Leonardo da Vinci, ingegnere, umanista e indagatore della natura. Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia intitolato al genio del Rinascimento è nato a Milano oltre 70 anni fa, tra i chiostri di un monastero olivetano del ‘500, ed è oggi uno dei più grandi d’Europa nel suo genere.
Oltre alle Gallerie Leonardo è possibile ammirare mostre temporanee o permanenti e installazioni digitali, partecipare a laboratori interattivi dedicati a bolle di sapone, chimica, alimentazione, biotecnologie, genetica e approfondire temi legati a trasporti, energia, fisica delle particelle e astronomia. E, ancora, partecipare a visite guidate per scoprire le diverse collezioni o affrontare avventure in realtà virtuale e giochi di ruolo per vivere in prima persona una missione su Marte. Ma anche perdersi tra oggetti eccezionali come treni a vapore, il catamarano Luna Rossa, un transatlantico e il sottomarino Toti o osservare da vicino l’affascinante frammento di suolo lunare unico in Italia. Riduzione del 50% sul biglietto di ingresso al museo per chi raggiunge Milano con le Frecce al massimo tre giorni prima della visita. Per usufruire dello sconto è sufficiente inserire il codice FRECCIAROSSA2024 al momento dell’acquisto online del ticket o esibire il biglietto del treno direttamente in cassa. museoscienza.org
IN CONVENZIONE ANCHE
MUSEO EGIZIO, TORINO museoegizio.it
REGGIA DI VENARIA, VENARIA REALE (TORINO) lavenaria.it
TATUAGGIO. STORIE DAL MEDITERRANEO
Fino al 28 luglio al Museo delle culture, Milano mudec.it
HELMUT NEWTON. LEGACY
Fino al 24 novembre alle Stanze della fotografia, Venezia lestanzedellafotografia.it
MONET. CAPOLAVORI DAL MUSÉE MARMOTTAN MONET DI PARIGI
Fino al 14 luglio al Centro Altinate San Gaetano, Padova altinatesangaetano.it
ESCHER
Fino al 21 luglio a Palazzo dei diamanti, Ferrara palazzodiamanti.it | arthemisia.it
AQUA MATER
Fino al 14 luglio a Palazzo Ducale, Genova palazzoducale.genova.it
LA CITTÀ DEI BAMBINI E DEI RAGAZZI A GENOVA
È il primo experience museum in Italia dedicato ai cinque sensi, dove i più giovani possono compiere un viaggio alla scoperta di sé e del mondo. Nelle sei sale tematiche, bambini e bambine fino ai 12 anni possono utilizzare tatto, vista, udito, olfatto e gusto per imparare e divertirsi. E ai più piccoli sono riservate le sale Splash, con ambientazione sottomarina, e la Casa in costruzione, un cantiere in cui sviluppare le capacità motorie e stimolare la fantasia. Offerta 2x1 per chi possiede un biglietto Frecciargento o Frecciabianca con destinazione Genova e data di viaggio antecedente al massimo di due giorni quella di ingresso. Tariffa ridotta per chi viaggia in Intercity o Eurocity nello stesso giorno di ingresso al museo, in Intercity Notte o Euronight la notte precedente l’ingresso e per chi possiede un abbonamento mensile regionale o sovraregionale valido per raggiungere Genova o un biglietto di corsa semplice regionale o sovraregionale utilizzato e convalidato lo stesso giorno della visita. cittadeibambini.net
ANSELM KIEFER. ANGELI CADUTI
Fino al 21 luglio a Palazzo Strozzi, Firenze palazzostrozzi.org
HZERO A FIRENZE hzero.com
MARIO TESTINO - A BEAUTIFUL WORLD
Fino al 25 agosto a Palazzo Bonaparte, Roma mostrepalazzobonaparte.it | arthemisia.it
VINCENT PETERS. TIMELESS TIME
Fino al 25 agosto a Palazzo Bonaparte, Roma mostrepalazzobonaparte.it | arthemisia.it
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LEGENDA:
Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce. Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com
Alcuni collegamenti qui rappresentati sono disponibili solo in alcuni periodi dell’anno e/o in alcuni giorni della settimana. Verifica le disponibilità della tratta di tuo interesse su trenitalia.com.
Cartina aggiornata al 12 giugno 2024
Velocità max 400 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 8 carrozze Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard Posti 457 | WiFi Fast | Presa elettrica e USB al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIAROSSA ETR 1000
FRECCIAROSSA ETR 500
Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze
4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 589 WiFi | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze
3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 497
WiFi Fast | Presa elettrica e USB al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio FRECCIAROSSA ETR 700
FRECCIAROSSA ETR 600
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze
3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 432 WiFi | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIARGENTO ETR 485
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h
Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 489 WiFi | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIABIANCA ETR 460
Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h
Composizione 9 carrozze
Classi 1^ e 2^ | Posti 479 | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
di Gabriele Romani
Aluglio sono molteplici le opportunità per scoprire il territorio italiano attraverso itinerari inconsueti a bordo dei treni storici.
La Campania è tra le protagoniste, con i viaggi nel cuore verde della regione a bordo dell’Irpinia Express o quelli che attraversano le distese di ulivi e vigneti nel Sannio sui convogli che partono da Napoli Centrale diretti a Benevento.
Nel Centro Italia si può salire in quota percorrendo la Ferrovia dei Parchi per apprezzare le fresche alture della Maiella. La Transiberiana d’Italia garantisce un’esperienza emozionale nel cuore dell’Abruzzo e del Molise, tra borghi antichi, musei caratteristici e tradizioni enogastronomiche.
A metà mese, è in calendario un appuntamento imperdibile sull’Arlecchino, l’elettrotreno iconico del boom economico degli anni ‘60. Si parte da
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La Ferrovia Subappennina Italica
Irpinia express: il treno del paesaggio
Treno Folkest
Treno storico da Napoli Centrale a Benevento
Reggia express
Treno alla scoperta di Pinzano al Tagliamento e della Val d’Arzino Il Rapido Arlecchino
Treno delle Città Unesco
Ferrovia dei Parchi: l’Alto Molise
Reggia express
Treno dei castelli e dei mosaici
Milano Centrale con destinazione Genova Brignole per due ore di viaggio che garantiscono un tuffo nel design italiano, con gli inconfondibili salottini panoramici e gli interni pastello. Anche in Friuli-Venezia Giulia sono previste diverse rotte ferroviarie dal sapore antico, per un turismo moderno e sostenibile. Storia e cultura sono protagoniste dell’itinerario che da Pordenone arriva ad Aquileia, vicino a Udine, passando per Palmanova, alla scoperta di tre città Patrimonio mondiale. Mentre le rotaie che collegano Sacile a Pinzano al Tagliamento, nella provincia di Pordenone, attraversano spazi verdi incontaminati, fiumi dalle acque cristalline, massicci di pietra carsica. Nella stessa zona, infine, l’arte è il filo conduttore del treno che percorre la ferrovia Pedemontana, da Sacile a Travesio, con la possibilità di visitare Spilimbergo, la città del mosaico.
fondazionefs.it
fondazionefsitaliane
FUORI LUOGO
di Mario Tozzi
mariotozziofficial mariotozziofficial OfficialTozzi [Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]
Adispetto dei circa 15mila abitanti, Sansepolcro, in provincia di Arezzo, è una vera e propria città – a riconoscerlo fu un editto papale già nel 1520 – ma soprattutto è uno snodo di cammini dello spirito fin dalla sua fondazione, per mano di due pellegrini, nel X secolo.
Città murata dall’architetto Giuliano da Sangallo per volontà dei Medici, è perfettamente inserita nel paesaggio delle colline toscane al confine con l’Umbria: case e chiese sono quasi tutte edificate con la caratteristica pietra arenaria, che si colora dal giallo al grigio regalando alle costruzioni un aspetto tipico.
Aggiratevi per le strade larghe del borgo, ma non dimen -
ticate i vicoli che rivelano inaspettatamente una chiesa o un palazzo. Ricordate che qui, probabilmente nel 1412, nacque uno dei massimi artisti del Medioevo, quel Piero della Francesca inventore delle prospettive e delle geometrie più innovative nelle opere d’arte del tempo e non solo. Cercate dunque il Museo civico e muovetevi lungo il perimetro per individuare una scaletta laterale che conduce a un portone aperto spesso anche tutta la notte. Un vetro impedisce l’accesso, ma non la vista mozzafiato e inaspettata della Resurrezione, definita dal filosofo britannico Aldous Huxley la più bella pittura del mondo. Restate lì incantati il più a lungo possibile e godetevi il fascino assoluto del mondo antico.
MINDFULNESS IN VIAGGIO
di Nerina Di Nunzio
nerina.dinunzio nerinadinunzio
[Esperta di comunicazione, istruttrice mindfulness e coach]
estate, viaggiare in treno è sinonimo di vacanze. Mentre pregustate l’arrivo nel luogo che avete scelto per rilassarvi o verificate di aver portato tutto quello che occorre, prefissatevi un obiettivo importante: godervi ogni singolo momento.
Lontano dal caos cittadino, infatti, può risultare più facile del solito praticare la mindfulness. Chi si trova al mare può chiudere gli occhi e meditare in posizione seduta, ascoltando il rumore delle onde. Questo esercizio aiuta a prestare attenzione al respiro, alle sensazioni del corpo e ai pensieri, da associare ai suoni che si percepiscono. Come le onde, i pensieri sorgono, raggiungono un culmine e si dissolvono. Meditando, si impara a non ancorarsi a loro e a vivere nel presente. Basta ascoltare solo il rumore dell’onda che arriva e si ritrae, osservando come ci fa sentire.
La spiaggia, poi, è un luogo ideale anche per la meditazione camminata. Sul bagnasciuga possiamo fare attenzione a ogni passo, cercando di essere sempre presenti. Non bisogna raggiungere una meta, ma restare nel gesto stesso del camminare. Questa pratica può aumentare il senso di radicamento e la calma interiore. Inspirando, si fa il primo passo concentrandosi solo sulla pianta del piede. Si affondano i piedi nella sabbia bagnata, osservando tutte le sen-
sazioni che provoca. Si notano le differenze tra la superficie morbida e quella compatta, osservando come influenzano l’equilibrio e le sensazioni.
In montagna, invece, è il bosco il luogo magico per una passeggiata consapevole, dove sentire il rumore dei passi, percepire il contatto con la terra, osservare gli alberi e lasciare che le immagini attraversino la mente senza trattenerle.
Anche a fine giornata, durante la doccia, si può sperimentare la consapevolezza. Basta dirigere l’attenzione alle parti del corpo che stiamo insaponando, alla sabbia che rimuoviamo, alla sensazione dell’acqua. In questo modo, si lava via anche tanto stress.
Ascolta su Spotify la Meditazione camminata
FOTO DEL MESE
di Irene Marrapodi - i.marrapodi@trenitalia.it
È il 1977 e alcuni bambini giocano nelle iconiche cabine telefoniche inglesi, facendo a gara a chi si inerpica con più agilità. Dietro alle loro espressioni birbantesche si nasconde forse la paura di scendere. Lo scatto, mai esposto prima in una mostra aperta al pubblico, appartiene a Gianni Berengo Gardin, uno dei più famosi fotografi italiani del ‘900. Ed è una delle immagini selezionate da Giovanna Calvenzi e Susanna Berengo Gardin, figlia dell’autore e responsabile del suo archivio, e presentate nelle Sale d’arte di Alessandria fino al 15 settembre. La mostra, intitolata Gianni Berengo Gardin. Cose mai viste, offre la possibilità di ammirare una sessantina di scatti inediti realizzati tra il 1954 e il 2023 in varie parti del mondo: da Parigi a New York, passando per Londra e Mosca, ma anche per l’Italia, la Croazia, l’Ungheria, la Spagna, la Norvegia, la Cina e il Giappone. I soggetti prediletti da Berengo Gardin sono le donne, gli uomini e i bambini incontrati durante i suoi viaggi, fotografati con naturalezza ed empatia. E oggi, finalmente, raccontati al pubblico.