ANNO XV | NUMERO 5 | MAGGIO 2023 | www.fsitaliane.it | ISSN 2785-4175
PER CHI AMA VIAGGIARE
INTERVISTE Marco Mengoni Gabriele Corsi Fiorella Mannoia Niccolò Fabi Daniela Poggi TRAVEL Ischia Romagna
SPECIALE GIRO D’ITALIA FS AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO
VOLTI IN VIAGGIO
ARTE E PHOTO Man Ray Guy Bourdin
EDITORIALE
TRA SOMIGLIANZE E
DIVERSITÀ
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uesto numero della Freccia, insieme ai contributi esterni di firme a voi ben conosciute e apprezzate, da Cesare Biasini Selvaggi a Valentina Lo Surdo, da Andrea Radic a Mario Tozzi, da Osvaldo Bevilacqua a Padre Enzo Fortunato, da Davide Rondoni a Peppone Calabrese, ospita quelli di tre noti giornalisti: Mario Calabresi, Enrico Franceschini e Luca Gialanella. Il primo, presentando una serie di podcast dal titolo Testa a Testa, ci parla di opposizioni e forti rivalità tra grandi città: Milano e Roma, Lione e Parigi, Barcellona e Madrid. E di distanze, non solo fisiche, che sfumano però con l’Alta Velocità ferroviaria. Rivalità, così chiude il suo pezzo Calabresi citando Sigmund Freud, che non necessariamente significano ostilità. Enrico Franceschini, da 40 anni corrispondente estero di uno dei principali quotidiani nazionali, il mondo l’ha vissuto e conosciuto in lungo e in largo, incontrando tanti di quei cosiddetti grandi della terra. Raccontando a noi la sua Romagna, parla delle differenze tra i romagnoli di mare e di campagna, di pianura e di montagna e di come «la piada diminuisca di spessore a mano a mano che si percorre la Romagna da nord a sud». Differenze minime ma pregnanti insieme a similitudini altrettanto significative, perché la statale Adriatica gli ricorda le freeway della California, la sabbia delle spiagge romagnole quella di Tel Aviv e il porto canale di Cervia o Cesenatico evoca ai suoi occhi tanti porticcioli della Cornovaglia. Non siamo certo al “tutto il mondo è paese”, ma la ricchezza delle minute diversità si accompagna all’omogeneità di tanti parallelismi e ibridazioni. E che c’è di meglio, infine, del Giro d’Italia, giunto alla 106esima edizione, e di cui da anni scrive Luca Gialanella sul quotidiano che ne è anche l’organizzatore, per raccontarci un Paese unico e straordinario ma diversissimo sotto tanti aspetti? Differente in piccole o signi-
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ficative sfumature che caratterizzano un borgo dall’altro e una contrada dall’altra, per paesaggio, tradizioni, dialetto, gastronomia, artigianato. Suggerisco ora un bel cocktail, mescolando nello stesso mixer gli antagonismi tra città, come quelli sanguinosi di un tempo tra guelfi e ghibellini, ritualizzati e resi oggi il più possibile innocui, con le somiglianze di luoghi e situazioni distanti tra loro migliaia di chilometri, ma che molti percepiscono come originali fino a sentirsene gelosi custodi, e, infine, le mille immagini del caleidoscopico ma coeso Paese nel quale ci è data la fortuna di vivere. Quel che ne esce dovrebbe condurci a riflettere anche sul mistero di essere tutti biologicamente simili, eppure diversissimi l’uno dall’altro, e non solo esteticamente. Geni e santi appartengono alla stessa specie di mediocri e stupratori. Luoghi e persone sono concrezioni dinamiche di incroci di vite e culture multiformi. E tutto questo potrebbe portarci a riflettere anche sul senso del viaggio nel suo significato più profondo, per «imparare a vivere come gli ospiti della vita l’uno dell’altro», come scrive George Steiner. Lui lo fa interrogandosi sul senso profondo del giudaismo «come vocazione alla vita errante e all’insegnamento dell’ospitalità fra gli uomini». Anche perché se accettassimo che «siamo tutti visitatori della vita» forse un giorno finiremmo di massacrarci «per un fazzoletto di terra, sotto pezze di colori diversi issate a mo’ di bandiere». Anche per questo viaggiare conta, per comprendere, accettare e valorizzare la diversità e ricordarsi, con Terenzio, che nihil alienum, niente di umano ci è alieno.
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© freshidea/AdobeStock
SOMMARIO MAGGIO 2023
IN COPERTINA MARCO MENGONI
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UN TRENO DI LIBRI
RECITARE EMOZIONI
Nell’Invito alla lettura di questo mese La Freccia propone Don Lorenzo Milani di Michele Gesualdi
pag. 44
8 RAILWAY HEART
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UN GIRO NELLA STORIA
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DESTINAZIONE BENESSERE Dai bagni nelle antiche terme ai percorsi nella natura, passando per i piaceri della tavola. Ischia è il luogo perfetto dove rigenerare corpo e mente
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WHAT’S UP
SEGUENDO IL SOLE
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AGENDA GUSTA & DEGUSTA
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Si parte dai Trabocchi per raggiungere il Colosseo, lungo 3.481 chilometri. È la 106esima Corsa rosa, di cui Trenitalia è Official Green Carrier
ROMAGNA MIA
76 UNO SCENARIO DA FILM
80 IL BORGO DEI MURALES
84 TRACCE DI FRANCESCO
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93 UNA CORSA ELETTRICA
96 FUTURO 2030
98 FARE LUCE SUI SOGNI
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103 CORPO SURREALISTA
106 SCATTI STRANIANTI
125 PRIMA DI SCENDERE LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO
111 SCOPRI TRA LE PAGINE LE PROMOZIONI E LA FLOTTA DELLE FRECCE i vantaggi del programma CartaFRECCIA e le novità del Portale FRECCE
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I numeri di questo numero
Tra le firme del mese
PER CHI AMA VIAGGIARE
MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE ANNO XV - NUMERO 5 - MAGGIO 2023 REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/1997 CHIUSO IN REDAZIONE IL 26/04/2023
103 le fonti termali di Ischia [pag. 57]
Foto e illustrazioni Archivio FS Italiane AdobeStock Copertina © Andrea Bianchera Tutti i diritti riservati Se non diversamente indicato, nessuna parte della rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa senza il consenso espresso dell’editore
3.481 i chilometri del Giro d’Italia 2023 [pag. 89]
FLAVIA FIOCCHI Milanese, ha lavorato per diversi anni nel mondo dell’arte per poi passare al giornalismo e all’editoria. Oggi è editor per la saggistica di Edizioni San Paolo e scrive su diverse riviste letterarie e culturali raccontando il suo tempo e quello che vede.
ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE LICENZA CREATIVE COMMONS BY-NC-ND 3.0 IT
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le immagini di Guy Bourdin in mostra a Milano [pag. 107]
EDITORE
Communication Piazza della Croce Rossa, 1 | 00161 Roma fsitaliane.it Contatti di redazione Tel. 06 44105298 | lafreccia@fsitaliane.it
READ ALSO
Direttore Responsabile Responsabile Prodotti Editoriali Caporedattrice Coordinamento Editoriale
FSNews.it, la testata online del Gruppo FS Italiane, pubblica ogni giorno notizie, approfondimenti e interviste, accompagnati da podcast, video e immagini, per seguire l’attualità e raccontare al meglio il quotidiano. Con uno sguardo particolare ai temi della mobilità, della sostenibilità e dell’innovazione nel settore dei trasporti e del turismo quali linee guida nelle scelte strategiche di un grande Gruppo industriale
ENRICO FRANCESCHINI Gira il mondo da oltre 40 anni come corrispondente estero del quotidiano La Repubblica. Ha vissuto a New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e Londra, dove risiede attualmente. Nel 1993 ha vinto il Premiolino, uno dei più importanti riconoscimenti giornalistici italiani. È autore di 25 libri di narrativa e saggistica
In redazione Segreteria di redazione Coordinamento creativo Ricerca immagini e photo editing Hanno collaborato a questo numero
Marco Mancini Davide Falcetelli Michela Gentili Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico, Francesca Ventre Gaspare Baglio Francesca Ventre Giovanna Di Napoli Claudio Romussi Osvaldo Bevilacqua, Cesare Biasini Selvaggi, Peppone Calabrese, Mario Calabresi, Claudia Cichetti, Angela Alexandra D’Orso, Flavia Fiocchi, Fondazione FS Italiane, Enzo Fortunato, Enrico Franceschini, Alessio Giobbi, Luca Gialanella, Sandra Jacopucci, Valentina Lo Surdo, Irene Marrapodi, Michela Passarin, Luca Politi, Enrico Procentese, Andrea Radic, Elisabetta Reale, Gabriele Romani, Davide Rondoni, Mario Tozzi
REALIZZAZIONE E STAMPA
Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE) Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com Coordinamento Tecnico Antonio Nappa
LUCA GIALANELLA Vicecaporedattore alla Gazzetta dello Sport e responsabile, dal 2005, della redazione ciclismo. Laureato in Lingue e giornalista professionista dal 1992, ha sempre lavorato alla Rosea, per la quale ha seguito tutti i principali avvenimenti ciclistici, dal Giro d’Italia al Tour de France ai Mondiali
PROGETTO CREATIVO
Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello, Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli
PER LA PUBBLICITÀ SU QUESTA RIVISTA advertisinglafreccia@fsitaliane.it
VALENTINA LO SURDO
La carta di questa rivista proviene da foreste ben gestite certificate FSC® e da materiali riciclati
Conduttrice radiotelevisiva Rai, pianista classica con anima rock, presentatrice, speaker, attrice. Trainer di comunicazione, da 20 anni è reporter di viaggi all’ascolto del mondo. Le sue destinazioni preferite? Ovunque ci sia da mettersi in cammino
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PER CHI
AMA VIAGG
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PER CHI
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FRECCIA COVER
Muholi. A Visual Activist, Mudec Milano fino al 30 luglio
Muholi Bester I, Mayotte (2015) © Zanele Muholi
IO SONO di Sandra Gesualdi
«Tu sei importante. Nessuno ha il diritto di danneggiarti per la tua razza, per il modo in cui esprimi il tuo genere, o per la tua sessualità perché, prima di tutto, tu sei». Gli autoritratti in bianco e nero di Zanele Muholi, artista sudafricana riconosciuta in tutto il mondo, sono vere e proprie picconate poetiche ai muri del pregiudizio, denunce contro il razzismo secolare, prospettive diverse rispetto all’eurocentrismo, rivendicazioni femministe e sguardi aperti sulle politiche sessuali. Muholi ama definirsi attivista ancor prima di artista e ogni sua fotografia racconta una storia precisa, è un riferimento a esperienze personali o una riflessione su un contesto sociale e storico. Il suo sguardo punta dritto all’osservato-
sandragesu
re, accusa, inquieta o commuove per l’intensità e la fierezza, mentre oggetti di uso comune, qui composti in chiave simbolica, alterano il suo corpo idealizzandolo, facendolo diventare altro. Così, per rappresentare Bester, la madre scomparsa prematuramente dopo aver lavorato tutta la vita come domestica, l’artista si incorona con una ghirlanda di mollette da bucato. «Siamo qui, con le nostre voci, le nostre vite», dichiara Muholi, descrivendo con sacralità la condizione di subordinazione di molte donne nere sudafricane sottopagate e al servizio di altri. mudec.it mudec_official MudecMi 7
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PH OTOS TO R I E S PEOPLE Geometrie © Saverio S. saosantangelo
IN VIAGGIO Verso Firenze © Anna B.
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LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME a cura di Enrico Procentese
Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente e priva di watermark. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica.
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LUOGHI Stazione di Taormina © Francesco V. ciskie1977
AT WORK Lorenzo, capotreno Frecciarossa © Edoardo Cortesi eddiecortesi
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A TU PER TU di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it
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affaele Cafagna, classe 1957, è dipendente di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) la società di infrastruttura del Gruppo FS. Lavora come addetto alla circolazione nella stazione di Arona, in provincia di Novara, e sta per concludere la sua esperienza professionale dopo 43 anni in azienda. Quando è cominciato il tuo percorso in Ferrovie? Sono entrato nel 1980 come capostazione a Milano. Dopo aver presidiato diversi territori della Lombardia, sono arrivato nello scalo di Arona, dove ho lavorato fino a oggi occupandomi sempre di circolazione. Nel luglio del 2001 ho assistito alla nascita di RFI, gestore della rete ferroviaria nazionale, seguendone le evoluzioni e le implementazioni tecnologiche. Qualche esempio? Il controllo della circolazione dei treni ha visto il passaggio dagli scambi azionati a mano ad apparati sempre più innovativi, utilizzati per la manovra elettrica degli scambi, la gestione dei segnali e il coordinamento di altri meccanismi impiegati nella marcia dei convogli. Anche per il distanziamento dei treni fra le stazioni si è passati dal vecchio via libera telefonico a diversi sistemi denominati blocchi, passando così da strumenti prettamente manuali ad apparati elettrici e, successivamente, computerizzati. Quali sono i benefici di queste innovazioni? L’evoluzione tecnologica ha incrementato la regolarità, l’affidabilità e la sicurezza della circolazione, che sono da sempre obiettivi dell’azienda. A tal proposito ricordo che nel 1980, il mio primo anno in Ferrovie, l’allora ministro dei Trasporti Rino Formica venne a trovarci per un saluto nella scuola di formazione per ferrovieri alla stazione di Milano Porta Garibaldi. Questo a testimonianza di quanto la cultura della sicurezza ferroviaria sia stata da sempre considerata una parte essenziale di questa grande realtà. Un episodio che ti è rimasto impresso? Il 26 febbraio scorso è stato un giorno molto speciale, non soltanto perché era il mio compleanno ma soprattutto perché ho partecipato, insieme a colleghi e responsabili, all’attivazione di un nuovo sistema di circolazione nella stazione di Arona chiamato Apparato centrale computerizzato. Fra poco vado in pensione ma a quell’evento non potevo mancare e mi sono emozionato molto. Cosa ti ha lasciato? La conclusione e il successo di quel collaudo resterà uno dei momenti più intensi della mia carriera. In quell’episodio rivedo tutta la forza dei rapporti professionali e umani stretti in tanti anni di lavoro e il riconoscimento che ho sempre ricevuto in questa azienda. Ricordi che porterò sempre con me anche dopo l’ultimo giorno di lavoro. Del resto, non si smette mai di essere ferrovieri, neanche dopo la pensione.
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LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE, VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE
A
urora Caporossi è presidente e founder di Animenta, associazione no profit impegnata in attività di informazione, sensibilizzazione e supporto nell’ambito dei disturbi del comportamento alimentare. Come è nata questa iniziativa? L’ho creata nel 2021, a 23 anni, per occuparmi delle persone che soffrono di queste patologie e di chi si trova accanto a loro: famiglie, amici e insegnanti. Con l’associazione punto a costruire una differente narrazione dei disturbi alimentari, che spesso vengono ancora descritti attraverso stereotipi e diventano oggetto di stigma sociale. Quale ruolo ha avuto il treno nella tua professione? Il mio lavoro si basa sul tentativo di fare rete con istituti scolastici, aziende proiettate nella responsabilità sociale e strutture presenti sul territorio. Come associazione facciamo base a Roma ma le nostre attività toccano Torino, Milano, Napoli e Bari, in sinergia con enti e altre associazioni. Per portare avanti la collaborazione tra diversi attori il treno è insostituibile, soprattutto perché ci ha consentito di coltivare rapporti umani e istituzionali che oggi ci hanno portato ad avere circa 300 volontari. Come si sviluppa l’attività di Animenta? Il mix tra rapporti in presenza e contatti per via digitale ci consente di sviluppare al meglio i nostri laboratori, con cui puntiamo a sostenere e indirizzare chi si rivolge a noi per affrontare le patologie psichiatriche che coinvolgono il complesso rapporto tra corpo, peso e cibo. Ci proponiamo di dare spazio al dialogo, tentando di riscrivere il modo in cui i disturbi alimentari sono stati affrontati finora. Come pensate di riuscirci? Prima di tutto costruendo una nuova narrazione, perché l’anoressia nervosa non è l’unico disturbo alimentare che esiste, anche se è quello di cui si parla più spesso. Animenta si mette al servizio di chi non è neanche consapevole di essere vittima di questa epidemia sociale, che necessita di un supporto soprattutto quando le strutture preposte non possono agire per mancanza di fondi. A 16 anni anche io ho dovuto combattere contro l’anoressia e, grazie all’associazione, ho deciso di raccontare la mia esperienza personale per far capire che dai disturbi alimentari è possibile guarire. Prossima destinazione? Tra non molto raggiungeremo i 10mila studenti incontrati nelle scuole di tutta Italia e il nostro lavoro prosegue con determinazione. La fascia d’età più interessata, secondo quello che ci dicono i dati, è quella adolescenziale, anche se dopo il Covid-19 si è abbassata notevolmente. Ma ci sono anche gli adulti, ai quali ci dedichiamo anche attraverso la collaborazione con la piattaforma Unobravo, che offre supporto psicologico.
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ACCORCIARE LE DISTANZE COSA DIVIDE O UNISCE MILANO E ROMA, LIONE E PARIGI, BARCELLONA E MADRID? LA PODCAST COMPANY CHORA MEDIA HA REALIZZATO PER IL GRUPPO FS LA SERIE TESTA A TESTA, INCENTRATA SULLE CITTÀ COLLEGATE DALL’ALTA VELOCITÀ di Mario Calabresi
L’
architetto veneziano Tobia Scarpa considera la distanza una grande maestra. Dice che insegna tutto e i suoi effetti sono simili a quelli della luce. Una distanza, dunque, illumina. Forse perché rende più evidente chi siamo, cosa abbiamo e cosa ci manca. Una distanza tra due luoghi è fisica ma soprattutto immaginifica. È fatta da due modi di essere, due modi diversi di vivere, parlare, mangiare, credere, appassionarsi. Il tragitto da un punto all’altro non è solo un viaggio misurabile in chilometri e in un tempo di percorrenza, ma un passaggio tra due stili di vita di cui teniamo traccia attraverso le immagini di un film, il testo e le note di una canzone, le pagine di un libro: tutto quello che contribuisce a creare la nostra idea di un luogo, compresi gli stereotipi e i cliché che lo riguardano. 12
Cosa ci unisce e cosa ci separa dal nostro vicino? Chora Media, podcast company italiana, ha realizzato per Ferrovie dello Stato una serie chiamata Testa a Testa, incentrata sui contrasti urbani che si consumano e che sfumano a bordo dell’Alta Velocità. Sono alcune delle più grandi rivalità europee, raccontate dalla voce del giornalista Pier Luigi Pardo. Ne abbiamo una in casa nostra, in Italia, tra Milano e Roma, un mucchio di discordanze raccolte lungo 600 km, in uno dei Paesi più verticali d’Europa. Roma è la città più raccontata dal cinema italiano, anzi dove il cinema stesso si sente a casa. È la città della Dolce Vita di Federico Fellini e delle Vacanze di Audrey Hepburn in Vespa con Gregory Peck. Milano, invece, sullo schermo ha visto volare nel proprio cielo le scope del Miracolo
di Vittorio De Sica, ispirando Steven Spielberg e il suo E.T. l’extra-terrestre in bicicletta tra le nuvole, con il chiarore della luna sullo sfondo. Il podcast che le riguarda racconta allora storie di brevetti e di innovazioni, di quartieri e di aree urbane recuperate grazie all’Expo e al Giubileo, racconta di papi e di scudetti, di Olimpiadi negate o attese, di tutto il mondo che separa il Cenacolo di Leonardo dalla Pietà di Michelangelo. La voce di Pardo ci ricorda il treno dei desideri cantato in Azzurro dal milanese Adriano Celentano e quello della Donna cannone di Francesco De Gregori, che «senza passare per la stazione, lo prenderà». Ma forse, dice Pardo, «aveva capito tutto Totò che, alla ricerca della malafemmena, aveva eliminato la distanza e aveva fuso le due città in una sua visione personale e stralunata». Succede
© ON-Photography/AdobeStock Ascolta il podcast Testa a Testa su Chora Media
quando nel film arriva in hotel e dice: «Adesso che stiamo a Milano, vogliamo andare a vedere finalmente questo famoso Colosseo?». Una delle rivalità più politiche che esistano in Europa, invece, vive tra Barcellona e Madrid. La stagione del franchismo ha lasciato segni sulla relazione tra il centralismo della capitale e le ambizioni di autonomia e indipendentismo della Catalogna. I segni di questa contrapposizione sono esposti e diffusi. Nell’arte, nell’architettura, nella lingua parlata. È diventata pop e accessibile alle masse attraverso il calcio, con diffidenze e accuse reciproche. Alba Flores, l’attrice che interpreta il ruolo di Nairobi nella Casa di carta, attribuisce il successo della serie Netflix proprio al fatto che il prodotto più esportato dalla Spagna abbia alla base una rivalità. Come quella tra la banda del professore e la polizia. La voce di Pardo ci offre un’ulteriore sfumatura, raccontando l’aneddoto dell’unica volta in cui si sono incontrati in vita loro i due scrittori simbolo dei due poli, il catalano Manuel Vázquez Montalbán e il madrileno Javier Marías, a bordo di uno stesso taxi, in
viaggio verso un festival, uniti e divisi al tempo stesso da una sola cosa, il pallone, e non la letteratura, in un non-dialogo che tennero sul Real Madrid e Barcellona. Un’altra rivalità, quella tra Parigi e Lione, è costruita invece intorno all’opposizione di luce e buio, giorno e notte. La prima ha costruito tutto il suo immaginario sul fascino delle tenebre, la seconda vive i propri momenti chiave quando esce al chiarore. È il caso dei fratelli Lumière, Auguste e Louis, partiti da Lione per inventare il cinema. Ripresero sotto il sole un gruppo di operaie all’uscita dalla fabbrica di Montplaisir, alla periferia della città. Ma fu al buio di una sala di Parigi che vennero proiettate le loro prime immagini. E fu il parigino Georges Méliès a scrivere la prima storia da sogno, una fantasia, il Viaggio nella luna. Chi dobbiamo ringraziare, allora, per il dono del cinema: Parigi o Lione? La voce di Pardo ci racconterà che in effetti succede spesso: «Lione inventa, Parigi accoglie, rivisita, esalta». E non vale solo per il cinema. È successo anche con i Bateau-Mouche, i battelli fluviali considerati un’icona di Parigi che in realtà sono nati a
Lione. Oppure quando immaginiamo il cielo di Parigi pensando al Piccolo principe. Solo che il suo autore, Antoine de Saint-Exupéry, era di Lione. Sono gli scherzi che fa la distanza. Una distanza si mantiene per sicurezza sulla strada quando siamo alla guida di un’auto. Oppure diventa debita – come si dice – e si tiene se non vogliamo concedere un’eccessiva confidenza. Al plurale, invece, le distanze si prendono, lo fanno specialmente le conduttrici e i conduttori tv, quando una posizione espressa nei loro programmi non gli appartiene. Tutti stiamo uscendo da anni nei quali la distanza è stata poi una forma di difesa della nostra salute e della nostra vita. Nello sport la distanza si accorcia con un gol o con un canestro, oppure si viene fuori alla distanza in una corsa, che sia a piedi o in bicicletta. In Testa a Testa la distanza è anche molto altro. È una scoperta, un’immersione nelle dissonanze tra un noi e un loro. Ricordando, come ha detto una volta Sigmund Freud, che una rivalità non è necessariamente un’ostilità. choramedia.com 13
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STRADE
LE DELL’INNOVAZIONE © Blue Planet Studio/AdobeStock
IL GRUPPO FS HA LANCIATO DIVERSI PROGETTI PER VALORIZZARE IDEE ORIGINALI CHE ARRIVANO DAL MONDO ESTERNO E STIMOLARE L’IMPRENDITORIALITÀ INTERNA di Luca Politi
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teve Blank è uno dei più noti imprenditori della Silicon Valley. Lì, nel tempio californiano dell’innovazione, ha fondato aziende, lanciato business e promosso decine di iniziative imprenditoriali. È quello che, con la consueta enfasi giornalistica, è stato da più parti chiamato il guru delle startup. Non a caso è sua la definizione più accreditata di queste imprese, «organizzazioni temporanee nate con lo scopo di creare un business model scalabile e ripetibile». Flessibilità, innovazione, agilità e propensione al rischio sono le loro caratteristiche principali. Di startup si parla negli Usa sin dagli anni ‘70, ma solo con la rivoluzione informatica degli anni ’80, e poi con
quella digitale successiva, si sono affermate come protagoniste indiscusse dello scenario economico contemporaneo. Nelle università, nei think tank e nelle aziende ci si interroga da anni sul rapporto tra queste startup e le grandi corporate. Dualismo inconciliabile, oppure queste vivaci realtà possono essere alleati preziosi per innovare il proprio business? Il Gruppo FS da diversi anni ha deciso di sposare questa seconda visione, quella che da più parti è chiamata open innovation, ovvero un approccio di apertura delle aziende più consolidate e strutturate nei confronti delle idee che arrivano dal mercato. Le startup sono sempre più considerate come sentinelle dell’innovazione, quelle che prima di tutte scorgono un trend e lo cavalcano con la loro tipica agilità. Ecco perché Ferrovie dello Stato ha lanciato diverse iniziative a loro rivolte. La challenge Tutte le strade partono da Roma è una vera e propria sfida nel nome dell’innovazione per individuare progetti e idee capaci di migliorare servizi e modalità di assistenza delle persone fragili in un’ottica di integrazione sociale. Una chiamata alle idee a cui hanno risposto 27 tra startup e piccole e medie impre-
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se innovative, ognuna con la propria soluzione. Ben otto delle 14 idee finaliste hanno potuto accedere a un percorso di accelerazione, basato su 13 workshop e un confronto continuo durato quattro mesi. Il processo, volto a valorizzare ogni contributo, ha visto come vincitrici otto organizzazioni nate tra il 2018 e il 2022. Tra queste 2PGreco, che ha ideato il software Nimroad, capace con l’aiuto di una cuffia di tradurre simultaneamente e in real time messaggi vocali in oltre 100 lingue, e Main Crime, creatrice di un algoritmo proprietario con cui si riescono a raccogliere e sistematizzare i dati sugli illeciti urbani e le iniziative del sociale all’interno di un database
georeferenziato. Ma anche la startup Ridaje, che si occupa del reintegro dei senza fissa dimora e delle persone fragili attraverso un corso professionalizzante in giardinaggio urbano per la riqualifica di aree verdi pubbliche. Ma per il Gruppo FS l’innovazione non è solo quella che arriva dal mondo esterno alla corporate ma anche quella proveniente dall’interno. Con il progetto Innovate, infatti, FS Italiane ha deciso di valorizzare e stimolare l’imprenditorialità interna e scovare tra i suoi dipendenti idee originali adottabili dalle sue diverse società. Nella terza edizione del programma, che si è conclusa da poco, si sono contesi il titolo quattro finalisti selezionati tra le 216 propo-
ste iniziali. Alla fine, i vincitori sono stati due: il team Musa con l’idea di sviluppare una piattaforma che consenta all’utente di ricevere itinerari personalizzati secondo le esigenze indicate e Chameleon Bus, squadra di Qbuzz, società olandese del Gruppo FS, che ha proposto una soluzione per modificare velocemente l’aspetto del bus durante la giornata o in base al percorso eseguito. fsitaliane.it
Segui e ascolta su Spotify il podcast di FSNews Next Stop dedicato al mondo dell’innovazione
HACKATHON AL FEMMINILE Favorire l’abbattimento del divario di genere nel settore tecnologico, combattendo stereotipi e pregiudizi. È questo l’obiettivo della rassegna hackher_, ideata da Scilla Signa con l’associazione Bridge The Gap e sostenuta dal Gruppo FS, che mira a infrangere quel soffitto di cristallo capace di impedire alle donne di raggiungere posizioni di vertice. La quarta edizione dell’hackathon si tiene il 18 maggio negli spazi dell’Acquario di Genova e coinvolge 100 ragazze che potranno apprendere, tramite esperienze concrete, skill spendibili nel mondo lavorativo. Tutte le partecipanti sono chiamate a proporre progetti innovativi e a sfidarsi in una vera e propria gara di idee. Il lavoro migliore verrà valutato da una giuria di mentor tra cui Giulia Costagli, responsabile della struttura Technology Governance & Energy del Gruppo FS, e sarà premiato con un assegno da 1500 euro. Hackher_, che ha già toccato Torino, Milano e Roma, punta a raggiungere dieci città italiane e a spostarsi in altrettanti centri europei.
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The lifestyle hotel of Ischia
Via Leonardo Mazzella 80 80077 Ischia (NA), Italia
Telefono +39 081 98 42 42 Fax +39 081 98 35 06
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AGENDA a cura di Angela Alexandra D’Orso - Irene Marrapodi - Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it
save MAGGIO the date 2023 FESTIVAL CINEMAMBIENTE - AQUA FILM FESTIVAL
© Sebastião Salgado/Contrasto
TORINO 5>11 GIUGNO - ROMA 15>18 GIUGNO La promozione delle tematiche ecologiche passa anche per il grande schermo. A Torino, il festival CinemAmbiente torna a rendere protagonista la natura con la proiezione di film e documentari internazionali, tra concorsi e sezioni non competitive. Per una settimana, la 26esima edizione della rassegna prevede incontri con autori e registi, appuntamenti dedicati alla divulgazione scientifica, masterclass, dibattiti, mostre e concerti finalizzati a sensibilizzare il pubblico sulle questioni ambientali. Lo stesso festival è green: le emissioni di anidride carbonica vengono compensate tramite un’apposita piattaforma e nei materiali utilizzati non è contenuta plastica. L’Aqua film festival, alla Casa del cinema di Roma e in streaming su mymovies.it, si concentra, invece, sulla principale fonte di vita. L’acqua è la star della manifestazione, giunta alla settima edizione, tra proiezioni di classici e nuove opere in concorso. Una celebrazione di questo elemento naturale attraverso la settima arte che, coinvolgendo adulti, ragazzi e bambini, invita alla sostenibilità e al rispetto. festivalcinemambiente.it aquafilmfestival.org
Una masterclass con il regista Werner Boote durante l’edizione 2022 del festival CinemAmbiente
SEBASTIÃO SALGADO. AMAZÔNIA MILANO 12 MAGGIO>19 NOVEMBRE Per sette anni, il fotografo brasiliano Sebastião Salgado ha documentato la vita nella foresta amazzonica, stabilendosi nei villaggi che la popolano e immortalandone i paesaggi. La mostra, ospitata dalla Fabbrica del vapore, si compone di due sezioni, per un totale di oltre 200 scatti che restituiscono al visitatore l’esperienza immersiva dell’autore. Ci si ritrova così avvolti da toccanti chiaroscuri e incantati dall’ipnotica traccia audio ispirata ai suoni della natura creata appositamente dal compositore Jean-Michel Jarre. L’esposizione denuncia, inoltre, le conseguenze della deforestazione e del cambiamento climatico sulle popolazioni indigene e sull’intero pianeta. salgadoamazonia.it fabbricadelvapore.org Lo sciamano Yanomami dialoga con gli spiriti prima della salita al monte Pico da Neblina, Brasile (2014)
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MONTEVERDI FESTIVAL CREMONA 16>25 GIUGNO Compie 40 anni la manifestazione che celebra Claudio Monteverdi, compositore cremonese che segnò il passaggio dalla musica rinascimentale a quella barocca. L’appuntamento di quest’anno è particolarmente significativo, perché sono trascorsi 380 anni dalla sua morte nel 1643 e dalla prima rappresentazione del dramma L’incoronazione di Poppea. Il ricco programma della kermesse propone l’esecuzione delle composizioni più celebri di Monteverdi, insieme a performance e interpretazioni originali. Tante le location pronte ad accogliere orchestre e artisti nazionali e internazionali. Dal Teatro Ponchielli alle chiese di Sant’Agostino e di Sant’Omobono, dall’Auditorium Giovanni Arvedi ai palazzi nobiliari. E, ancora, gli spazi dell’azienda Sperlari e quelli della Casa circondariale di Cremona. Perché la musica del “divin Claudio” possa risuonare in tutti i luoghi. monteverdifestivalcremona.it
EVE ARNOLD. L’OPERA, 1950-1980 TORINO FINO AL 4 GIUGNO Eve Arnold, la prima donna insieme a Inge Morath a far parte della prestigiosa agenzia Magnum Photos nel 1951, credeva che l’unico strumento indispensabile per fotografare fosse un appassionato approccio personale. Una convinzione che l’ha portata a realizzare un corpus eclettico di lavori, che vanno dai ritratti di grandi star dello spettacolo ai reportage d’inchiesta. La mostra a Camera - Centro Italiano per la Fotografia rende omaggio alla fotografa attraverso un percorso di circa 170 immagini, di cui molte mai esposte prima, e offre una panoramica che va dai primi scatti in bianco e nero della New York anni ‘50 fino a quelli a colori, realizzati alla fine del secolo. Iconici i ritratti di Marilyn Monroe, con cui Arnold strinse un sodalizio artistico, che raccontano l’umanità dell’attrice nascosta dietro alla sua vita da diva. camera.to
© Eve Arnold/Magnum Photos
Pier Luigi Pizzi, regista de L’Incoronazione di Poppea che inaugura il Festival
Marilyn Monroe legge Ulisse di James Joyce (1955), (Long Island, New York, Usa)
VIAGGIO. ORIZZONTI, FRONTIERE, GENERAZIONI BIELLA FINO AL 18 GIUGNO Oltrepassare i confini sociali, geografici e culturali per unire persone di luoghi ed età diverse. Questo è lo scopo della quinta edizione della rassegna che unisce viaggio e arte, animando per tutta la primavera il centro di Biella. I complessi storici di Palazzo Ferrero e Palazzo Gromo Losa ospitano numerose mostre, tra cui Altri voli con le nuvole con 123 acquerelli di Nicola Magrin, American landscapes con le fotografie di Luciano Monti e Viaggio in Italia con gli scatti di Vittorio Sella. Molte altre ancora le esposizioni e le installazioni che, rappresentando viaggi, spostamenti e relazioni con i luoghi, cercano di raggiungere insieme un obiettivo comune: cancellare i confini dalle menti delle persone. palazzoferrero.it Natura #5 (2022) di Nicola Magrin 19
AGENDA
© Giorgio Carlon
© Michele Lotti
FESTIVAL DELL’ECONOMIA DI TRENTO TRENTO 25>28 MAGGIO Sei premi Nobel, 19 ministri, oltre 90 relatori del mondo accademico, 40 economisti, 60 rappresentanti delle istituzioni, oltre 40 manager e imprenditori partecipano alla 18esima edizione del festival che vede tra i main partner FS Italiane. Per il 2023 il tema scelto è Il futuro del futuro - Le sfide di un mondo nuovo: quattro giorni per riflettere, discutere e analizzare le linee guida del cambiamento utili a fronteggiare guerre e conflitti, pandemie ed emergenze energetiche e climatiche. La rassegna, a firma del Gruppo 24 Ore e del Sistema Trentino, è un evento diffuso in varie sedi cittadine, capace d’intrecciare bisogni e opportunità di imprese, istituzioni, giovani e famiglie, con iniziative rivolte a un pubblico ampio e trasversale.
IPOTESI METAVERSO ROMA FINO AL 23 LUGLIO A Palazzo Cipolla ci si immerge in nuove dimensioni spaziali ed esistenziali. La mostra porta i visitatori nei mondi fantasiosi di 32 artisti – 16 del passato e 16 contemporanei – in dialogo tra loro nel territorio dell’immaginazione, in un percorso che va dal Barocco ai giorni nostri. Gli ambienti dello storico edificio romano accolgono opere di autori quali Andrea Pozzo, Giorgio de Chirico, Maurits Cornelis Escher e installazioni site-specific di contemporanei come Robert Alice e Pinar Yoldas. Il percorso parte da una delle visionarie Carceri d’invenzione di Giovanni Battista Piranesi, passa attraverso il futurismo con Forme uniche della continuità nello spazio di Umberto Boccioni e arriva nel mondo fluido di Refik Anadol e dei suoi algoritmi. fondazioneterzopilastrointernazionale.it 20
© Luca Perazzolo
Courtesy Le nozze di Figaro
FIRENZE COSPLAY FESTIVAL FIRENZE 2>4 GIUGNO L’anfiteatro delle Cascine e le aree circostanti ospitano la prima edizione del festival cosplay. Al centro della manifestazione i colori e l’energia di quanti si cimentano nell’arte di interpretare personaggi manga e non solo. Quattro aree tematiche, uno spazio dedicato alle più famose auto del mondo del cinema, gare di travestimento, spettacoli, set fotografici e oltre 150 espositori animano l’evento, organizzato nell’ambito dello spazio estivo Ultravox Firenze. L’appuntamento si aggiunge al calendario delle iniziative italiane dedicate agli appassionati del mondo comic e della cultura nerd, dopo i più famosi Lucca Comics & Games, sempre in Toscana, e Romics nella Capitale. Un fenomeno legato alla cultura nipponica che, nel corso degli anni, ha saputo trovare declinazioni originali e variegate. festivalcosplayfirenze.com
Una delle sale espositive. In primo piano, Forme uniche della continuità nello spazio di Umberto Boccioni (1913)
© Pat Verbruggen
© JensZiehe
MARISA MERZ E SHILPA GUPTA. VISIBILEINVISIBILE L’AQUILA FINO AL 1° OTTOBRE Negli spazi di Palazzo Ardinghelli si svolge un dialogo sospeso nel tempo e nello spazio: quello tra Marisa Merz, esponente torinese dell’Arte povera, e Shilpa Gupta, artista indiana contemporanea. Cultura occidentale e orientale si incontrano sotto il nome del romanzo incompiuto di Maurice Merleau-Ponty, Il visibile e l’invisibile, che racchiude tutto ciò che le due artiste hanno rappresentato nelle loro opere. L’universo conosciuto e quello ignoto, la poesia, l’etica e la politica, l’immagine e la filosofia sono gli argomenti della conversazione intellettuale che sfocia accostando i lavori di Merz e Gupta. In una tensione continua che – tra disegni, installazioni interattive, sculture e proiezioni – aiuta a scoprire se stessi nel mondo, oltre lo spazio e il tempo. maxxilaquila.art Stars on Flags of the World, July 2011 di Shilpa Gupta Courtesy Galleria Continua
GLI SPAGNOLI A NAPOLI. IL RINASCIMENTO MERIDIONALE NAPOLI FINO AL 25 GIUGNO Il trentennio che va dal 1503 al 1532 rappresenta uno dei momenti più fecondi e, allo stesso tempo, meno conosciuti della civiltà artistica napoletana. In questa finestra temporale, che ha visto l’estinguersi della dinastia aragonese e il passaggio del Regno di Napoli sotto il dominio spagnolo, la città partenopea ha vissuto un momento di effervescenza culturale, un rinascimento pittorico favorito dallo scambio tra popoli. Fare luce su questo periodo straordinario è l’intento della mostra allestita al Museo e Real Bosco di Capodimonte. Il progetto espositivo, in partenariato con il Museo Nacional del Prado di Madrid, propone un’ampia rassegna di opere eseguite da artisti spagnoli attivi in quegli anni a Napoli e riporta in città, per la prima volta dopo 400 anni, la Madonna del pesce di Raffaello Sanzio, conservata attualmente nel museo madrileno. capodimonte.cultura.gov.it
Madonna con il Bambino tra i santi Raffaele Arcangelo con Tobiolo e Girolamo (Madonna del pesce) di Raffaello Sanzio (1512-1513) Museo Nacional del Prado, Madrid
ANTONIO LIGABUE CONVERSANO (BARI) FINO ALL’8 OTTOBRE Animali da cortile e belve feroci, colori tenui e tinte forti, luoghi selvaggi e autoritratti inquietanti. È il mondo di Ligabue, talento dalla personalità complessa fin dai primi anni di vita. Ma anche artista visionario, oltre che uno dei pittori più amati del ‘900. Il castello aragonese di Conversano ospita la mostra monografica più importante a lui mai dedicata in Puglia. Oltre 60 opere, tra cui Lotta di galli e Autoritratto con sciarpa rossa, raffigurano il mondo di un uomo folle, pieno di talento e poesia, che riscattò la sua vita grazie all’arte. L’esposizione narra, infatti, le tappe dell’esistenza di Ligabue, dal primo periodo dei colori tenui e della vita campestre (1927-1939) fino all’ultimo, che va dal 1952 al ‘62, il più prolifico e vigoroso. arthemisia.it
Lotta di galli di Antonio Ligabue (1945) 21
GUSTA & DEGUSTA
di Andrea Radic
Andrea_Radic
andrearadic2019
ROHESIA NEGRAMARO: IN SALENTO IL ROSATO DI CANTELE PRONTO PER LA BELLA STAGIONE
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na cantina che nasce da una romantica storia d’amore, quella tra Giovanni Battista Cantele, commerciante di vino pugliese nato a Pramaggiore (Venezia), e Teresa Manara da Imola (Bologna). Un giorno Teresa lo accompagna a Lecce e insieme decidono che la Puglia e il Salento saranno la loro nuova terra. La storia continua e nascono Augusto e Domenico. Saranno proprio loro, nei primi anni ‘90, a fondare la Cantina Cantele, oggi guidata da Gianni, Paolo, Umberto e Luisa, i nipoti di Giovanni Battista. Duecento ettari coltivati secondo i principi dell’agricoltura integrata volontaria, con costante monitoraggio dei parametri delle condizioni ambientali e del terreno. Negramaro e Primitivo, vitigni identitari del territorio, compongono Amativo, un rosso di struttura, elegante e vellutato, ricco di profumi. Tratti del Salento si ritrovano anche nelle altre bottiglie con la Malvasia, la Verdeca e il Susumaniello in purezza. Lo Chardonnay celebra il vino dedicato alla musa ispiratrice Teresa Manara. Fu proprio lei a volerlo così quando chiese al figlio Augusto di produrre un bianco. Un vino che oggi possiede spettro aromatico, sorso e lunghezza di classe infinita. Infine, per godersi la bella stagione, ecco il Rohesia Negroamaro rosato. Dal nome medioevale e dal colore intenso, regala al naso sentori di frutta rossa e profumi floreali di rosa in perfetto equilibrio olfattivo. Al
Il Rohesia Negramaro di Cantele
palato è di carattere definito, rotondo ma non troppo, deciso, nobile. Grande freschezza e punta sapida nella piacevole persistenza del sorso. cantele.it
GIANLUCA FUSTO A MILANO: ANIMA E CUORE NEI DOLCI DEL MAESTRO PASTICCERE
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e eccellenze sono rare e vanno scoperte, non sempre sono subito visibili. Per questa ragione la classe e il talento di uno dei migliori pastic-
Una delle specialità di Gianluca Fusto 22
ceri e cioccolatieri europei si cela in un cortile milanese, come accadeva un tempo per i migliori artigiani con le loro botteghe. E quando si scopre l’arte dolciaria di Gianluca Fusto non la si lascia più. I cioccolatini e i dolci sono una sublimazione del gusto e vengono realizzati rigorosamente a mano da Gianluca e dai suoi collaboratori, che rifiniscono ogni singola pralina per renderla perfetta. Il poliedrico pasticcere usa ingredienti super selezionati come Marsala del 2002, zafferano di un piccolo produttore sardo e l’acqua di fiori d’arancio di un artigiano di Imperia che ne produce soli 60 litri all’anno. Fusto è un vero artista, unisce manualità e professionalità per creare prodotti belli e buoni. Che esplodono in bocca con dolci essenze, profumi e sapori. Uno stile unico di pasticceria che si ritrova nelle sue torte: La vie en rose, con mousse alle tre ricotte, Ultr4choc, con quattro cioccolati diversi in sette consistenze, Melodica, dove il sapore di quattro tipi di mela crea una dolce magia, e Lucente, elegante creazione dedicata al mandarino tardivo di Ciaculli, Presidio Slow Food. gianlucafusto.com
IL SESSANTAMESI DI NICOSIA: ICONICO SPUMANTE METODO CLASSICO DELL’ETNA
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a Colate di pietra lavica su cui appoggia un metro di terra nel quale sono tenacemente piantate e germogliano le viti. Una zona aspra, che nulla regala, ma ricca come poche altre di forza ed energia: rispettando l’Etna e le sue pendici, infatti, si ottengono vini straordinari. Come quelli della famiglia Nicosia che, con passione e impegno, produce
La famiglia Nicosia
sul versante sud-est del vulcano sin dal 1898 con il bisnonno Francesco. Oggi è Carmelo Nicosia, con i figli Francesco e Graziano, una squadra di giovani collaboratori e l’enologa Maria Carella a interpretare il meglio di queste uve nell’azienda dinamica e moderna a Trecastagni (Catania). Vigneti esposti al mare e forti escursioni termiche consentono di produrre vini unici ed eleganti, che trasmettono la forza di una terra vulcanica fatta di certezze e di misteri. Una delle certezze è il nuovo Sessantamesi, spumante metodo classico che affina cinque anni sui lieviti. Nato per celebrare i 120 anni dell’azienda (800 bottiglie stappate per far festa), oggi è una nuova realtà della linea Sosta Tre Santi dedicata ai protettori della zona. Da uve Nerello Mascalese vinificate in bianco affina a lungo, ben oltre quanto solitamente accade con il metodo classico dell’Etna. Un vino dal carattere inconfondibile, di ampio spettro olfattivo e grande fascino gustativo, ottimamente equilibrato nelle note acide e minerali e di vivace lunghezza. Tra i numerosi vini fermi di Nicosia va citato l’Etna bianco Monte Gorna biologico, elegante, complesso e dagli intriganti profumi, e l’Etna rosso Vulkà, espressione del territorio grazie alla freschezza data dall’altitudine (i vigneti si trovano a 600 e 750 metri). Simboli di identità e continuità della tradizione siciliana ed etnea. cantinenicosia.it
GONG ORIENTAL ATTITUDE: ESPERIENZA GASTRONOMICA DA VIVERE E RIVIVERE A MILANO
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ntiche tradizioni della più alta cucina cinese, materie prime d’eccezione, mano italiana di grande eleganza e, soprattutto, la capacità non comune di unire tutto ciò in piatti che sono opere d’arte e sublimazione di sapori. Questo è Gong Oriental Attitude, un unicum nell’offerta milanese di fine dining. La cucina guidata dallo chef Guglielmo Paolucci è in costante crescita. Con lui Zuo Cuibing, che aggiunge leggerezza orientale e precisione. Il menù Evoluzione porta l’ospite a viaggiare nel tempo con sapori che guardano al passato, interpretano il presente e regalano il futuro. Il carpaccio di capesante, caviale, ravanelli ed emulsione di umeboshi (condimento a base di prugne salate) è una vera gioia per il palato. I lamian all’astice, spaghetti di grano tirati a mano, saltati con ragù di astice e sfumati con vino di riso cinese e spezie, sono un piatto elegante e concreto. Al Gong ogni dettaglio è curato con quella grazia orientale che non lascia nulla al caso ed è la filosofia della proprietaria, Giulia Liu. Vederla preparare direttamente al tavolo la Peking Duck è uno spettacolo che ricorda le più suggestive danze orientali. La tradizionale anatra, un tempo servita solo alla corte dell’imperatore, è protagonista di un intero
Da sinistra Zuo Cuibing, Giulia Liu e Guglielmo Paolucci del ristorante Gong Oriental Attitude
menù, tra sapori antichi e tocchi di spiccata modernità. La cantina del Gong, grazie alla professionalità e passione di Massimo Francescato, consente esperienze altrettanto gratificanti, con abbinamenti perfetti e qualche digressione tra sakè e birre particolari. gongoriental.com 23
WHAT’S UP
UNO DI GABRIELE CORSI TORNA A COMMENTARE L’EUROVISION SONG CONTEST E RESTA SALDO AL TIMONE DELL’ORMAI CULT DON’T FORGET THE LYRICS! SUL NOVE di Gaspare Baglio
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gasparebaglio
FA M I G LI A L’
Europa torna a cantare con l’Eurovision Song Contest, la super kermesse musicale che quest’anno approda a Liverpool. Le semifinali vanno in onda su Rai2 il 9 e l’11 maggio, mentre la finale del 13 è ad appannaggio di Rai1. A commentare la gara, per il terzo anno consecutivo, c’è Gabriele Corsi, amatissimo conduttore del game show Don’t forget the lyrics! - Stai sul pezzo, on air sul Nove. Quest’anno commenti ancora una volta l’Eurovision, ma senza il tuo partner in crime Cristiano Malgioglio. Come mai? Il mio amico Cristiano non può esserci perché è impegnato con Amici. Conduco lo show con Mara Maionchi, molto competente in fatto di musica: è carichissima. Andare a Liverpool è come un percorso mistico, soprattutto per due beatlesiani come noi. Pensa che quando ero nel cast delle Iene col Trio Medusa, durante la Mostra del Cinema di Venezia, siamo andati all’inseguimento di Paul McCartney a bordo di un banana boat. Alla fine, lo abbiamo obbligato a cantare Yellow Submarine. E siamo finiti su beatles.com perché, dopo lo scioglimento della band, lui si era sempre rifiutato di intonare quella canzone. A parte il nostro Marco Mengoni, quali sono gli artisti che ti hanno colpito?
I Piqued Jacks, che rappresentano San Marino, sono molto interessanti con la loro Like an animal. Poi i nordeuropei sono fortissimi, così come l’inglese Mae Muller e la sua I wrote a song. Ce n’è per tutti i palati. Passiamo al successo di Don’t forget the lyrics!. Qual è il segreto? Va veramente molto bene ed è merito di un grande gruppo di lavoro. È tutto cantato dal vivo e conferma quanto la gente abbia bisogno di leggerezza. Nonostante il preserale sia difficile perché ci sono programmi radicati come I soliti ignoti e Striscia la notizia, ci siamo ritagliati una bella fetta e viaggiamo sul 3% di share fisso. La gente mi ferma per strada dicendomi che si è divertita. Per me è il riconoscimento più importante. Andando in onda tutti i giorni sono diventato uno di famiglia: una signora mi ha confessato che apparecchia pure per me. Quindi resti fedele a Warner Bros Discovery? Con loro abbiamo fatto un discorso molto bello che comprende prime serate e altri show preserali. Stiamo raccogliendo i frutti di quello che abbiamo seminato negli anni. Allora dicci: cos’altro bolle in pentola? Rifarò Il contadino cerca moglie, il torneo dei campioni di Don’t forget the lyrics! e altri format in ambito musicale che stiamo valutando. Come uno complicatissimo, costosissimo ma fighissimo. Non dico di più. gabrielelelecorsi gabriele.lele.corsi
EUROVISION A PORTATA DI TUTTI Rai pubblica utilità ha scelto di sottotitolare e audio-descrivere tutte e tre le serate dell’Eurovision Song Contest in diretta su Rai2 e Rai1. Oltre a rendere interamente accessibile, anche attraverso la lingua dei segni, la finale del 13 maggio su un canale dedicato di RaiPlay. Mentre Rai Radio2, come spiega il direttore Paola Marchesini, «fa viaggiare in diretta il racconto dell’evento su ogni mezzo: radio, tv – canale 202 del digitale terrestre – piattaforme e social. Per consentire davvero a tutti di partecipare a un appuntamento esclusivo e inclusivo, che dimostra come la musica sia in grado di unire». Il commento in simulcast è affidato a LaMario, Diletta Parlangeli e Saverio Raimondo. 25
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VIAGGIO NELLA
LUCE
FIORELLA MANNOIA E DANILO REA DANNO VITA A UNA SERIE DI LIVE ORIGINALI A LUME DI CANDELA. SI PARTE IL 1° LUGLIO DALLE TERME DI CARACALLA, A ROMA di Gaspare Baglio
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no spettacolo straordinario, il talento di due artisti eccezionali e migliaia di candele a illuminare un palco inondato di musica e da un’atmosfera tanto intima quanto potente. Luce è il tour in tandem di Fiorella Mannoia, una delle signore più amate della musica italiana, e Danilo Rea, jazzista tra i più importanti al mondo. Si parte dalle Terme di Caracalla, a Roma, il 1° luglio, per poi attraversare l’Italia da Bard, in Valle d’Aosta, a Taranto, da Pistoia a Reggio Calabria, per un totale di 24 tappe fino al 2 settembre, quando è
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previsto il live finale a Langhirano, nel Parmense. Com’è nato questo progetto? [FM] Con Danilo ci conosciamo da 30 anni e ci siamo incrociati su vari palchi: nelle mie tournée dove lui suonava o nei festival dove mi invitava come ospite. Ci siamo incontrati tante volte, ripromettendoci sempre di fare dei concerti insieme. Finalmente l’idea si è concretizzata. Come sta andando? [FM] Ci divertiamo e ci emozioniamo. Non mi sono mai esibita sul palco con un solo musicista… e che musicista!
Fiorella, ci saranno solo brani tuoi? No, sono live liberi, non legati a uscite discografiche. C’è solo il piacere della condivisione. Abbiamo una scaletta molto ampia che magari cambieremo: mi sono adeguata al mondo jazz di Danilo, non sarà mai la stessa cosa. Come mai la scelta delle candele? [FM] Ne abbiamo mille attorno, creano un’atmosfera molto intima. Il focus è solo su di noi e su nient’altro. [DR] Abbassare le luci in un mondo come quello dello spettacolo, dove sono sempre sparate, ci fa esibire in un determinato modo.
© Simone Cecchetti
[FM] Un po’ controcorrente. Che valore ha per voi l’esperienza del viaggio? [FM] Fa parte della nostra vita. [DR] È l’approdo al luogo del concerto. Tutto quello che ci capita e vediamo durante il viaggio ce lo portiamo sul palcoscenico. Va vissuto come una scoperta. Il più importante che avete fatto? [FM] Sono molto legata al Brasile, ma ci sono tanti luoghi, soprattutto in Africa, che ho avuto modo di conoscere grazie all’organizzazione benefica Amref. Me li porto nel cuore
anche musicalmente. [DR] Nelle terre del jazz: Stati Uniti, Brasile e Cuba. Quello che mi è rimasto più nel cuore l’ho fatto in macchina, oltre la Cornovaglia, in Scozia, dopo Loch Ness, fino alle Shetland. Fu meraviglioso: c’era solo una strada a una corsia dove, di tanto in tanto, si scorgeva una piccola piazzola di sosta per fermarsi e far passare le macchine che arrivavano nel senso opposto. Una situazione talmente lontana da noi che rivivo con grande emozione. La luce della vostra vita?
[FM] La vita stessa. Non sono più una ragazzina, ho quasi 70 anni e guardo l’esistenza – che è sacra – da un’altra prospettiva. [DR] Le persone a cui voglio bene e che mi stanno accanto, la ricerca per migliorarmi e la curiosità. E poi la scoperta nel viaggio: quella è tutta luce. daniloreamusic.it daniloreadanilorea daniloreapress danilo.rea fiorellamannoia.it fiorellamannoiaofficial fiorellamannoia 27
© Arash Radpour
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UN ARTISTA IN MOVIMENTO IN TOUR CON L’ALBUM MENO PER MENO, NICCOLÒ FABI FESTEGGIA UNA CARRIERA LUNGA UN QUARTO DI SECOLO di Gaspare Baglio
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uesti 25 anni ci sono stati, sono successi, accaduti. Per una persona che ha messo la musica al centro della propria vita non era scontato. Ci sono stati percorsi altalenanti, curve pericolose, discese ardite e risalite, come diceva il poeta». Niccolò Fabi racconta così una carriera di canzoni d’autore, sempre sul filo della poesia ma senza tralasciare divertissement squisitamente pop. Un cantautore con la “c” maiuscola – forse troppo sottovalutato – che col suo lavoro (mai banale) è riuscito a ricavarsi una nicchia nel cuore di tantissime persone. Capaci di seguirlo per tutta l’Italia nel tour legato all’album Meno per meno, con gran finale il 28 maggio al Teatro romano di Ostia Antica (Roma). Facciamo un gioco: ti dico i titoli di alcune tue famose canzoni e vediamo che cosa ti viene in mente. Partiamo con Capelli. Tenerezza. È lo sguardo con cui si scruta una fotografia in cui si è molto
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giovani. Da una parte mi vedo completamente cambiato, dall’altra riconosco negli occhi sfumature che sono rimaste le stesse. E se tiro in ballo Lasciarsi un giorno a Roma? Serenità. È l’ultima canzone in scaletta nei concerti e rappresenta un momento di liberazione energetica condiviso con gli spettatori: è il pezzo più trascinante del live. Passiamo a È non è… La scelta. Già nel titolo ha una contrapposizione tra quello che risulta a noi congeniale e quello che non lo è. Professionalmente ha rappresentato la prima decisione importante nella correzione di una traiettoria che era partita con molto slancio, in una situazione a me non affine. Che mi dici di Costruire? Ha un significato importante che è cresciuto gradualmente. Forse identifica di più il mio linguaggio. È la preferita dalla maggioranza delle persone che mi seguono. Arriviamo a Solo un uomo.
È importante. Un lavoro speciale, come il disco che porta il nome del brano. Penso sia la canzone che meglio definisce quello che provo a fare. Se ti dico Ho perso la città? È contenuta nell’album Una somma di piccole cose, scritto in solitudine, completamente fuori da qualsiasi confusione e sollecitazione esterna. È stato il mio primo disco in cima alla classifica delle vendite. Ed è il progetto a cui, per sempre, sarò affezionato. Ultimo pezzo: Io sono l’altro. Un monito, un avvertimento, un promemoria sul rischio di autocompiacimento narcisistico delle persone su loro stesse e sulle proprie convinzioni. È un invito a mantenere vivo lo sguardo sul punto di vista degli altri. Col tuo sguardo, che artista sei oggi? In cammino, in movimento. E spero di continuare a esserlo sempre. niccfabi 29
UN TRENO DI LIBRI
Invito alla lettura di Flavia Fiocchi [giornalista ed editor]
DON LORENZO MILANI A 100 ANNI DALLA NASCITA DEL PRIORE DI BARBIANA, PRETE SCOMODO E MAESTRO INNOVATIVO, IL RACCONTO DI MICHELE GESUALDI, UNO DEI PRIMI ALLIEVI DELLA SUA SCUOLA NEL MUGELLO
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arbiana doveva essere, per don Lorenzo Milani, un duro esilio. La realtà è stata molto diversa, lo ha trasformato e fatto divenire un uomo nuovo. È impossibile oggi pensare a lui separato da Barbiana e dobbiamo arrenderci di fronte al mistero di una vita religiosa singolarmente ricca, dove gli aspetti più dolorosi sono divenuti straordinariamente fecondi». Così Michele Gesualdi, uno dei primi sei ragazzi per i quali nel 1956 don Lorenzo Milani organizzò una scuola, riassume il “suo” don Lorenzo: l’uomo, l’educatore, il sacerdote, il rivoluzionario. Don Milani è un prete scomodo, che urta i potenti e incoraggia i deboli, e un maestro innovativo impegnato a offrire conoscenza agli analfabeti come strumento di emancipazione. A 100 anni dalla sua nascita l’autore, che lo ha conosciuto bene, ci consegna un ritratto autentico e non stereotipato del suo maestro, oltre che un distillato della sua lunga ricerca. «Per me scrivere di quella esperienza non è cosa semplice perché si affacciano alla memoria 12 anni di vita in comune con don Lorenzo: una montagna di ricordi dell’uomo, del prete, del maestro, del fratello-babbo», afferma Gesualdi, che poi divenne sindacalista in Germania, a Milano e a Firenze. Il libro L'esilio di Barbiana è il racconto di un cammino di vita, fede e lotte
per la giustizia sociale: dal rapporto di don Milani con la sua famiglia di origine all’esperienza in seminario e agli anni da prete a Calenzano (Firenze), dove aprì una prima scuola popolare per operai e contadini. L’autore non trascura di sottolineare il turbamento e i primi contrasti con la Chiesa, i richiami che si spingono fino all’invito a tacere e si concludono con l’esilio a Barbiana, località sperduta e povera nella montagna del Mugello. Qui don Milani trova un pezzo dell’Italia contadina degli anni ’50, sfruttata e chiusa nel proprio analfabetismo. Organizza una scuola per i figli e le figlie dei mezzadri, apre Barbiana al mondo e costruisce la sua famiglia. «Sembrò un barbianese fin dal primo giorno e da subito volle dare un segnale concreto che non era lì di passaggio, ma che quello sarebbe stato per sempre il suo luogo, nella vita e nella morte». Per don Milani, però, non fu mai un esilio di pensiero o dell’anima e quella terra marginale è stata la sua scelta di vita, quella del religioso. Mai si pensò diverso, lontano da Dio o dalla Chiesa. La stessa Chiesa che lo confinò, lo criticò e lo condannò. Prima di morire lascerà a testamento: «Cari ragazzi, ho voluto più bene a voi che a Dio, ma spero che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto a suo favore». E Gesualdi, grazie al quale Barbiana ha continuato a esistere, consegna il suo ricordo tra
le pagine, che in questa nuova edizione sono state arricchite da lettere, contributi e documenti inediti. Ricordandoci che per i bambini è semplice creare miti ma è più difficile che questi si confermino tali anche in età adulta. Quando succede è perché la loro rivoluzione è compiuta: sono riusciti a farsi esempio. Come scrisse lo stesso Milani, «con la parola alla gente non si fa nulla. Sul piano divino ci vuole la grazia, sul piano umano ci vuole l'esempio».
San Paolo edizioni, p. 295 € 20
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UN TRENO DI LIBRI
Barbiana oggi, Mugello (Firenze)
BRANI TRATTI DA DON LORENZO MILANI Barbiana ieri Barbiana, quando nel 1954 vi fu mandato parroco don Lorenzo Milani, nessuno la conosceva. Allora era niente, soltanto il nome di una località, senza storia, senza strada, senza luce elettrica, senza acqua nelle case, senza scuola, senza speranza e senza futuro, destinata ad essere cancellata dalla memoria. Solo una chiesa, una canonica ed una ventina di famiglie di contadini sparse nel bosco, in case isolate tra loro. Quella povera gente viveva grattando una terra avara che spezzava la schiena dalla fatica e non restituiva niente. Un luogo ideale per isolare e far sparire chi doveva essere messo a tacere e dimenticato. In Toscana non esisteva luogo migliore per confinare un prete come don Lorenzo Milani, accusato di non essere intonato con gli altri preti e di aver diviso in due il popolo della parrocchia di San Donato a Calenzano, durante i sette anni di apostolato, come Cappellano del vecchio Proposto don Daniele Pugi. […] La scuola popolare A Calenzano don Lorenzo riprende e sviluppa l’intuizione che già aveva avuto con i ragazzi di Montespertoli secondo la quale la vera povertà dei poveri sta nella mancanza del sapere e del dominio della parola. Due potenti armi che devono conquistare, se si vuol trasmettere la forza innovatrice del Vangelo e della Costituzione italiana. Si impegna da subito per organizzare una scuola popolare per gli operai e i contadini del suo popolo. Con la scuola si aprono le menti, si conosce e si è conosciuti a fondo, si forma e si è formati, si 32
scoprono e si approfondiscono insieme i giusti obiettivi per cui vivere e lottare […] L’energia e la forza con cui agisce sembrano non conoscere limiti. Nuovo anche il linguaggio, nemmeno lontano parente di quello usato dagli altri sacerdoti. Nessuna nenia, nessun tono buonista e accomodante, ma parole forti ed incisive, che arrivano, scuotono e muovono i sentimenti più alti, nascosti nella coscienza di ogni persona umana. […] Bestemmino È guardato con diffidenza anche il modo con cui si approccia ai senza Dio, che i cattolici scrupolosi considerano gente da cui girare alla larga. Come “Bestemmino”, l’artigiano che parlava in modo colorito e ad ogni parola faceva seguire una bestemmia. Per questo tutti in paese lo chiamavano “Bestemmino”. Era un tipo molto simpatico e altruista. La sua bottega era sempre piena di gente: dalla vecchietta che portava le forbici ad aggiustare al carrettiere per ricerchiare le ruote del carro, al ragazzo che doveva saldare il parafango della bicicletta. Insomma, o per un bisogno o per un altro, tutto il paese prima o poi passava dalla sua bottega. Lui ce l’aveva con i preti che considerava degli imbroglioni. In Chiesa non metteva mai piede, ma era simpaticamente amato e stimato dalla gente del paese, non solo per i suoi modi allegri, ma soprattutto perché lavorava per poco e talvolta addirittura gratis per coloro che se la cavavano male. Un giorno don Lorenzo gli portò a saldare il portabagagli della sua bicicletta nera. Il fabbro, quando lo vide, si affacciò sull’uscio con indosso il suo pesante grembiale di cuoio annerito dall’uso e disse: «Toh! il Cappellano, allora anche i preti hanno bisogno di me» e, senza smentire la nomea, gli scappa una mezza
Un assaggio di lettura bestemmia. Il bestemmiare per lui era un intercalare. Quando se ne accorse si mise la mano sulla bocca dicendo: «Mi ero dimenticato che tu fossi un prete, non ci fare caso, non lo faccio per cattiveria». «Lo so perché bestemmi – disse don Lorenzo – perché credi nella esistenza di Dio. È il tuo modo di chiedergli aiuto. Chi non crede nella sua esistenza non lo rammenta mai. Devi però trovare parole diverse per chiedere aiuto». «Ma non dire bischerate – replicò il fabbro – come si fa a credere nella sua esistenza se permette che accada tanto male!». «Eppure – ribatté don Lorenzo – tu senti il bisogno di Dio più di tanti altri». Finito il lavoro, chiese la spesa. «Vada, vada – disse lui – appena può dica una parolina buona per me al suo padrone». Dopo alcuni giorni, don Lorenzo tornò da lui, stava forgiando un ferro di cavallo a martellate, dopo averlo scaldato sul fuoco. «Cosa vuoi oggi?», gli domandò il fabbro, «per caso non sei mica venuto per convertirmi?». «No», rispose, «questa non è azione mia, ma opera di Dio, e poi non credo che ce ne sia bisogno, sei già sulla buona strada. Oggi sono venuto a chiederti se un giorno ci insegni a forgiare un ferro di cavallo come quello che hai sull’incudine. Io e te siamo due forgiatori, tu del ferro io delle coscienze». Il fabbro fece una chiassosa risata ironica. «Ma non dire bischerate! Voi preti non forgiate, ma rovinate le coscienze. Io Dio lo bestemmierò, ma quelli della tua ditta lo usano per coprire le loro malefatte e ingiustizie. Lo hai visto quel tipo che è passato poco fa, col cappello con la tesa e la sciarpa aggiustata sotto il cappotto color cammello? È il padrone della più grossa fattoria della zona; la domenica va alla Messa e fa la Comunione, e durante la settimana sfrutta e tratta male i suoi contadini. Sapessi quante umiliazioni e ingiustizie raccontano di subire quei poveracci, quando vengono qua in bottega! Se Dio esistesse
non permetterebbe queste cose, ma prenderebbe in mano il manubrio del mondo e lo manderebbe in un’altra direzione». […] Bisogna salire a piedi La Giulia e l’Eda, prima di decidere, andarono a vedere, su richiesta di don Lorenzo, cos’era Barbiana. Il viaggio per loro fu un supplizio. L’auto per oltre un’ora sobbalzò su strade sterrate e sconnesse che portavano verso Vicchio, in Mugello. A Vicchio chiesero la strada per Barbiana ma pochi la conoscevano. Finalmente la indicò un boscaiolo che con i suoi muli portava la legna in paese dicendo: «C’è ancora tanto da camminare, bisogna salire verso il monte Giovi, ma alla chiesa non s’arriva con l’auto. C’è solo un viottolo e bisogna salire a piedi». La macchina arrancò per altri sette chilometri su per una stradina stretta e ripida. Improvvisamente finì. Le due donne si aspettavano di trovare un paesino con al centro la chiesa. Invece no, intorno a loro solo boschi e terreno scosceso e di fronte un viottolo che saliva ripido nel bosco. Quella salita fu un dramma, non finiva mai e non incontrarono nessuno. La nonna più volte scivolò e si fece male ad un ginocchio. Finalmente trovarono la chiesa sola, isolata nel bosco. Nessuna casa intorno. Per loro tutto era tristezza e malinconia: la solitudine, l’ambiente selvatico, la chiesa umida e buia, la canonica trasandata. […] “Esperienze Trappolari” Un anno salì a Barbiana anche Bestemmino a cui don Lorenzo aveva commissionato la costruzione d’un oggetto. Un’attenzione che mette in luce la dolce e grande paternità del Priore. Si tratta di questo. Quando don Lorenzo pubblicò Esperienze
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Dialogo in aula tra don Milani e i ragazzi, 1958
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UN TRENO DI LIBRI
Un assaggio di lettura
Pastorali il baccano sulla stampa fu notevole. Sua mamma l’aveva abbonato all’Eco della Stampa e ogni giorno arrivavano decine di ritagli di giornali. I più importanti si leggevano e si commentavano durante la scuola, gli altri don Lorenzo li leggeva dopo cena. Una sera stava esaminando la cartellina coi ritagli. Io che ero accanto a lui commentai: «Scrivendo i libri si diventa famosi! Allora voglio scrivere anch’io un libro e lo scrivo sulla mia passione di costruire trappole per catturare gli uccelli vivi. Tu hai scritto Esperienze Pastorali, io scriverò Esperienze Trappolari. Siccome sai disegnare e io no, mi devi aiutare, come ho fatto io, quando ti ho corretto le bozze del tuo libro. Ti descrivo a voce le trappole che voglio mostrare nel libro e tu mi farai il disegno». Don Lorenzo mi guardò sorridendo, anche l’Eda e la nonna Giulia si misero a ridere, poi mi disse: «Avrei anche altre cose più importanti da fare insieme a te, per esempio potresti ordinarmi i ritagli dei giornali incollandoli per ordine di data su un album, però i debiti vanno pagati. Tu spiegami le trappole, ti insegnerò a disegnarle e andrai avanti da solo». Presi un quaderno e ogni sera in una decina di minuti mi disegnava quello che gli spiegavo. Alcune volte mi prendeva in giro imprigionando in una trappola un ragazzo e dicendo: «Quello sei te, così provi come si sta male in una gabbia!». Altre volte trasformava le trappole in celle con le sbarre: «Spero che da grande ti impegnerai per spezzare quelle sbarre che tolgono la libertà». Quando venne a trovarci Bestemmino, aveva con sé una scatola di cartone chiusa con dei nastri. A pranzo l’Eda mi consegnò la scatola dicendo: «Questo è il regalo di Natale che ti facciamo il Prio-
re, la nonna ed io». Aprii la scatola, dentro c’era una trappola in ferro che avevano fatto costruire da Bestemmino secondo il disegno realizzato con don Lorenzo. Era una trappola perfettamente funzionante per prendere gli uccelli vivi senza far loro nessun male. Rimasi stupefatto, non avrei mai pensato che arrivassero a tanto. Ovviamente ero felice e da ogni poro della pelle sprizzavo gioia. […] Sono un barbianese In una delle ultime notti che ero con lui ad un tratto mi disse: «Quando sarò morto gli intellettuali e i borghesi si vanteranno di aver avuto anche don Milani, ma voi non lo permettete, io non sono più dei loro. Sono un barbianese e i barbianesi valgono molto più». Riflettei un po’, poi gli chiesi: «Se i barbianesi dovessero scrivere qualcosa su di te, dopo la morte, cosa vorresti si dicesse? Mi vuoi dettare qualcosa?». Rispose: «Nulla, caro, io sono una povera creatura che deve morire, del resto quello che avevo da dirvi, ve l’ho detto fino alla noia nei tredici anni di scuola». Dopo un po’ proseguì: «Non c’è da parlare della “eroica” storia di don Lorenzo Milani, ma della eroica storia dei poveri, della nobiltà della classe operaia e contadina che mi ha accolto e aperto gli occhi. In questi anni vi ho educato a sentirvi classe, a non dimenticarvi della umanità bisognosa e a tenere a bada il vostro egoismo, perché non si tratta di produrre una nuova classe dirigente, ma una massa cosciente. […]
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Lezione di tecnologia, 1958
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Lo scaffale della Freccia a cura di Gaspare Baglio e Sandra Gesualdi L’INVINCIBILE ESTATE DI LILIANA Cristina Rivera Garza Sur, pp. 300 € 18 Messico, anni ‘90. La studentessa Liliana Rivera Garza cerca da tempo di porre fine a una relazione fatta di gelosia e possessività. Ma quando decide finalmente di lasciare il suo fidanzato lui la uccide. Trent’anni dopo, tra carte e testimonianze, la sorella Cristina ricostruisce la vicenda e, grazie alla pubblicazione del libro, riesce a far riaprire le indagini sul caso. Uno dei tanti femminicidi in un mondo permeato dalla violenza di genere.
LETTERE DI GRANDI DONNE Lucinda Hawksley 24 Ore Cultura, pp. 224 € 28 I pensieri, gli amori, le lotte politiche e sociali, le scoperte scientifiche e i successi artistici di 50 donne racchiusi e conservati tra righe vergate a mano e spedite nei secoli. Il libro raccoglie la straordinaria corrispondenza di protagoniste femminili che hanno fatto e cambiato la storia, da Cleopatra ad Artemisia Gentileschi da Jane Austen a Marie Curie fino a Nina Simone e Greta Thunberg. Oltre alle immagini e alla trascrizione delle lettere originali, si raccontano la vita e l’opera di ognuna di loro.
VILLA DEL SEMINARIO Sacha Naspini e/o, pp. 208 € 17,50 La Maremma toscana, dura e acerba, fa da sfondo a un inverno rigido e nevoso. Tra il 1943 e 44, in piena guerra, a Roccatederighi, nel Grossetano, furono imprigionati nel seminario estivo del vescovo un centinaio di ebrei, poi deportati nei lager di sterminio. La storia di un campo d’internamento in un luogo religioso, vera e unica nel suo genere, aggiunge un nuovo capitolo ai racconti sulla Resistenza. E si intreccia con le biografie di uomini e donne normali ma rivoluzionari, tratteggiati dalla scrittura acuta di Naspini.
GUARDIANI DELLA GALASSIA: RACCONTI DAL COSMO AA. VV. Panini, pp. 136 € 19 Mentre sul grande schermo, dal 3 maggio, impazza il cinecomic I guardiani della galassia vol. 3, ecco il volume che racconta le diverse sfaccettature dei supereroi stellari. Si scopre così cosa combinano nel tempo libero Rocket Raccoon & company. E si getta uno sguardo inedito sul cuore del muscoloso Drax e sull’orgoglio della combattiva Gamora. E poi fioccano le guest star: la mutante Kitty Pryde e, direttamente dai Fantastici 4, la Cosa e la Torcia umana.
L’ANIMA DELLA SCUOLA Rossella Barzotti, Roberto Cetera San Paolo, pp. 144 € 13 Non solo edilizia, burocrazia, riforme e legislazione. La scuola è – e deve rimanere – il laboratorio del presente e del futuro di un Paese. Questo libro cerca di ripercorrere i passaggi che hanno condotto il sistema dell’istruzione a perdere il senso e il fine del proprio essere, guardando alle dinamiche relazionali dei suoi protagonisti: studenti, insegnanti, famiglie. Con suggerimenti concreti e speranzosi per far ritrovare un’anima al luogo primario della conoscenza.
CLEOPATRA VA IN PRIGIONE Claudia Durastanti Minimum Fax, pp. 129 € 15 Ogni giovedì Aurelio, detenuto nel carcere di Rebibbia, riceve la visita della sua ragazza Caterina, come lui figlia della periferia romana più estrema. Il ragazzo, dalla prigione, matura la convinzione che lo abbiano incastrato. La donna di cui è innamorato, però, ha un segreto: frequenta il poliziotto che lo ha arrestato. Un romanzo doloroso, zeppo di colpi di scena, ambientato in una Capitale quasi sconosciuta fatta di sobborghi dove nascono storie, delusioni e sogni infranti. 35
Avrò gli strumenti per raccontare la bellezza del nostro patrimonio artistico in tanti contesti diversi. Yulli, 21 anni Corso di laurea magistrale in Arte, valorizzazione e mercato
open day lauree magistrali e master universitari 18 maggio iulm.it/openday
UN TRENO DI LIBRI
Invito alla lettura ragazzi di Angela Alexandra D’Orso
GINO STRADA. MEDICO IN PRIMA LINEA NEL LIBRO DI ROSARIO ESPOSITO LA ROSSA IL RITRATTO DEL FONDATORE DI EMERGENCY ATTRAVERSO LE CARTOLINE IMMAGINARIE DI CHI LO HA INCROCIATO IN GIRO PER IL MONDO traverso la penna di La Rossa, sono molti i ricordi e le parole rivolte direttamente a Strada per ringraziarlo o per descrivere l’importanza che l’incontro con lui ha avuto sul proprio percorso. Si tratta di storie toccanti, in grado di comunicare l’importanza della missione portata avanti dal medico e attivista e, allo stesso tempo, rendere visibile l’orrore della guerra e dello sfruttamento. Un ragazzo afgano racconta di chiamarsi Gino in onore del dottore che lo fece nascere in condizioni apocalittiche, un fotoreporter
© Pier Marco Tacca/GettyImages
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ome si fa a raccontare un uomo che non si è mai incontrato ma che tutti conoscono? Come si fa a non cadere nella retorica e nell’elogio continuo?». Le domande che introducono il libro di Rosario Esposito La Rossa nascono dalla necessità di raccontare la vita straordinaria di Gino Strada, a quasi due anni dalla sua scomparsa, allontanandosi dalla forma standard del genere biografico e prendendo le distanze dall’encomio vuoto che la letteratura di questo tipo rischia, in alcuni casi, di produrre. L’autore trova un escamotage semplice ed efficace: dare voce a chi lo ha conosciuto, far raccontare il fondatore di Emergency a coloro che lo hanno incrociato lungo la strada. Da questo gioco di fantasia prendono vita le cartoline immaginarie raccolte nel testo. Storie vere e inventate ambientate nelle periferie del mondo: da Kabul, in Afghanistan, a Freetown, in Sierra Leone. Ma anche a Castel Volturno, in provincia di Caserta, dove le fasce più deboli della popolazione ricevono gratuitamente le cure di base nell’ambulatorio gestito dall’ong fondata da Strada. Le lettere contengono flussi di memoria, confessioni e riflessioni. At-
Gino Strada
Einaudi Ragazzi, pp. 120 € 12,90 (da 13 anni)
ripercorre la sua esperienza in Africa e il primo contatto con Strada, una donna si commuove ripercorrendo il suo riscatto dalla schiavitù della prostituzione grazie all’aiuto di Emergency. Frammenti di vita che restituiscono il ritratto di un sognatore, un costruttore di pace a cui piaceva sporcarsi le mani e dare tutto sul campo. Senza timore di denunciare le falle del sistema, correndo il rischio di essere considerato una spina nel fianco, una pecora nera. Leggere le sue storie è un promemoria di quanto sia bello allargare la vita nutrendola di umanità, pace, compassione e fratellanza. 37
UN TRENO DI LIBRI
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Lo scaffale ragazzi a cura di Claudia Cichetti
ANIMALI BELLISSIMI Daniela Pareschi Il barbagianni, pp. 44 € 20 (da 6 anni) Un leone e un cinghiale, un elefante e un coccodrillo, un serpente e uno struzzo non hanno niente in comune se pensiamo alle catalogazioni della scienza. Ma basta usare un criterio diverso, più creativo, per accostare tra loro 19 categorie di animali bellissimi. In questo albo illustrato ci sono quelli con i capelli, quelli grandissimi, quelli che dormono molto e addirittura quelli che non esistono e vivono solo nelle storie di fantasia.
ENTRA Will McPhail Tunué, pp. 272 € 24 (da 16 anni) Una graphic novel delicata e piena di sentimenti, con pagine a colori alternate ad altre in bianco e nero. Proprio come l’umore di Nick, un giovane illustratore che non sa entrare in relazione con gli altri ed è convinto di non conoscere le regole che consentono di comunicare. Riesce a stabilire un contatto solo quando smette di viversi attraverso le sue performance, la parte pubblica di sé. Quando, insomma, smette di recitare.
IT’S OK TO CRY. PIANGERE VA BENE Spider Orecchio acerbo, pp. 32 € 17,50 (da 3 anni) Piangere è ok, non è un segno di debolezza e chi lo fa non si deve nascondere. Un libro che sdogana le lacrime di una mamma stanca, un poliziotto che si pente, un neonato che vuol farsi rispettare, un fiore che non ne vuol sapere di appassire. Tante situazioni vere o paradossali che fanno ridere e aiutano ad accettare con leggerezza i momenti no. Perché piangere è un diritto di ogni uomo, donna, bambino, animale e pianta.
I FRATELLI MEZZALUNA Chiara Gamberale Salani, pp. 224 € 15,90 (da 8 anni) A Gabaville la vita scorre serena: tutti vorrebbero crescere lì tranne Lena e Alen, i gemelli Mezzaluna, figli di Maddy La Matta. I fratelli hanno dei poteri: lei fa domande di fuoco che frugano nei cuori, lui legge nella testa di chi ha davanti. Quando scoprono che la madre ha raccontato loro una bugia sul padre, scappano e vengono risucchiati nel Mondo Sottopelle, dove regna Scuro che inchioda chiunque alla rabbia e alla vergogna. Un romanzo sulla paura e sul bisogno delle emozioni. G.B.
IL BARONE RAMPANTE Italo Calvino, illustrazioni Sara Colaone Mondadori, pp. 144 € 22 (da 10 anni) Cosimo Piovasco di Rondò è il rampollo di una nobile famiglia. A 12 anni, dopo un litigio con i suoi genitori, si arrampica su un albero del giardino e decide di non scendere più. Non è un capriccio ma una precisa volontà: il ragazzo decide di costruirsi una dimensione quotidiana sospeso tra i rami, vivendo un’esistenza tutt’altro che monotona. Questa storia, scritta nel 1957, rivive oggi in versione graphic novel, per raggiungere tanti lettori e lettrici e stuzzicarne la fantasia. A.A.D.
NOI SAPPIAMO COSA FARE! Lea Larrieu, Michel Larrieu Notes Edizioni, pp. 32 € 14,50 (da 5 anni) Come si comportano la giraffa, l’orso, l’acciuga, il cammello o la marmotta quando si trovano di fronte a una difficoltà? In che modo reagiscono al caldo e al freddo? Cosa fanno se hanno fame o sete? La risposta è all’interno di questo libro, un album che racconta le strategie di adattamento degli animali in maniera divertente e semplificando concetti scientifici. Cavarsela non è sempre facile ma alcuni di loro hanno risorse sorprendenti per affrontare le sfide della vita. A.A.D.
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ttraversare lo specchio è la metafora e il motto della 35esima edizione del Salone internazionale del libro di Torino. Trascendere la passività quotidiana per accedere a un mondo in cui reale e fantastico si mescolano in un universo di suggestioni e scoperte. L’edizione 2023 segna un ulteriore passaggio. È infatti l’ultima a svolgersi sotto la guida dello scrittore Nicola Lagioia, che cura la manifestazione da sette anni e passa il testimone ad Annalena Benini, scrittrice e giornalista. Tra speranze per il futuro e ricordi dell’intenso lavoro svolto sin qui, l’autore Premio Strega racconta novità e temi del Salone del libro che, dal 18 al 22 maggio, accende di pagine e parole gli spazi del Centro congressi Lingotto. Cosa significa il tema di quest’anno? Abbiamo preso spunto da Lewis Carroll e dalla sua creatura letteraria più celebre e felice, Alice nel paese delle meraviglie. Negli ultimi anni siamo stati molto impegnati a decifrare la realtà: l’abbiamo sezionata, esaminata in modo lenticolare, ma questo non è evidentemente servito a migliorarla in modo sensibile, visto il mondo in cui viviamo. Quello che abbiamo fatto poco e male, invece, è stato provare a reinventarlo, a guardarlo con occhi completamente diversi, ad attraversare lo specchio come fa Alice. «Esiste un altro mondo, ma è in questo», scriveva il poeta Paul Éluard. Ecco, forse noi in quell’altro mondo non abbiamo creduto abbastanza. I libri possono darci la forza immaginativa che è mancata. Sono attesi tantissimi ospiti, italiani e internazionali. Chi con più emozione? Tutte e tutti, senza distinzione. Uno dei principi guida del Salone del libro è la bibliodiversità. Per noi sono importanti allo stesso modo i premi Nobel e le voci poco conosciute ma molto illuminanti. Tra le novità c’è la Sala della montagna, uno spazio interamente dedicato alla narrazione e alla cultura delle terre alte. Quanto è importante il tema della sostenibilità ambientale per la fiera? Il cambiamento climatico non è un’opinione, è un problema gigantesco. Da una parte viviamo nel cosiddetto Antropocene, cioè la prima epoca durante la quale l’essere umano è in grado di determinare modifiche territoriali, strutturali e climatiche così profonde da incidere, come mai prima, sui processi geologici del Pianeta. Dall’altra, questa stessa epoca sembra essere totalmente fuori dal nostro controllo. Non riusciamo a governare delle forze – alcune del-
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DAL 18 AL 22 MAGGIO TORNA IL SALONE DEL LIBRO DI TORINO, DIRETTO PER L’ULTIMO ANNO DALLO SCRITTORE NICOLA LAGIOIA. TRA LE NOVITÀ IL DEBUTTO DEL CONCORSO LETTERARIO A/R ANDATA E RACCONTO, IN COLLABORAZIONE CON IL GRUPPO FS di Irene Marrapodi
le quali molto pericolose – che noi stessi abbiamo scatenato o rinfocolato. Per uscirne serve un cambio di mentalità, una trasformazione esistenziale, spirituale, antropologica. Noi esseri umani, del resto, nel corso della nostra breve avventura siamo più volte riusciti a trascenderci e, così facendo, a cambiare il corso della storia. I libri possono dare il loro contributo per favorire questo processo trasformativo. Quali sono gli altri valori che guidano la manifestazione? Ho già citato la bibliodiversità. Aggiungerei: polifonia, tolleranza, amicizia, ricerca, evoluzione, giustizia, tutela dei diritti. E poi comunità, democrazia. Gli eventi più attesi? Al Salone ci sono circa duemila incontri in cinque giorni. Sembrano moltissimi, in realtà vanno quasi tutti esauriti. Prepariamo, curiamo e seguiamo ciascuno di essi con grande amore e attenzione. Sono importanti due grandi nomi come Svetlana Aleksevič ed Emmanuel Carrère. Ma era anche importante, anni fa, l’allora sconosciuta Stefania Auci che esordì al Salone con il suo romanzo, I leoni di Sicilia, poi diventato un best seller. Ed è da me e da noi ugualmente atteso lo scrittore di nicchia che rimane tale. Magari vende relativamente poche copie ma il suo peso specifico è enorme perché, per esempio, sta ridefinendo le regole della scrittura, e quindi anche le nostre griglie interpretative, la nostra mappa emotiva e sentimentale. A dicembre è nato Luci sui festival, un progetto dedicato agli eventi letterari italiani. Queste iniziative culturali sono importanti. Quando funzionano sono in grado di creare intorno all’evento una vera comunità, e di vere comunità, non di un semplice pubblico, abbiamo bisogno. Ma i festival creano anche ricchezza, viste le ricadute economiche positive che hanno sul territorio che li fa nascere o li accoglie. Il Salone è una fiera editoriale, ma anche una grande rassegna: proprio per questo si mette a disposizione di tutti i festival culturali sparsi in giro per l’Italia, per aiutarli a crescere e a farsi conoscere. Luci sui festival va in questa direzione. Quest’anno debutta anche il concorso letterario A/R Andata e racconto-Appunti di viaggio, in collaborazio-
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UN TRENO DI LIBRI
Immagini dell'edizione 2022 del Salone internazionale del libro di Torino
ne con il Gruppo FS Italiane. Esiste un legame particolare tra treno, o viaggio in generale, e letteratura? Ho fatto rottamare la mia automobile da anni. In città mi muovo con i mezzi e il bike sharing. Per attraversare l’Italia uso il treno. Amo viaggiare così e in itinere lavoro, studio, leggo. Tra il treno e la letteratura il legame è da sempre molto forte. A volte nei romanzi, come Anna Karenina o i racconti di Agatha Christie, i treni sono collegati a snodi drammatici. In altri casi, come La ferrovia sotterranea di Colson Whitehead, al treno viene associata un’idea di pura libertà. Anzi, di liberazione. Diciamo che questo mezzo si adatta a ogni esigenza narrativa. 42
Sei stato direttore del Salone per sette anni. Quali sono i cambiamenti che hai apportato in questo lungo periodo? Di quali sei più orgoglioso? In questi anni il Salone è stato salvato, rafforzato, ingrandito e reso più internazionale. E poi è diventato ancora più bello. Sono orgoglioso di aver avuto la forza di lasciare quando tutto era al culmine, prima che io mi logorassi. Affidi la guida della manifestazione ad Annalena Benini. Che raccomandazioni le lasci in consegna? Sono certo che farà bene. Non ho particolari consigli da darle, perché ognuno fa storia a sé, ha le proprie idee, trova la propria formula. Forse l’unica cosa da dire, in generale,
è che il Salone è la sua comunità di lettori e lettrici, autori e autrici, case editrici. Se hai fiducia in questa collettività, e te ne prendi cura, il Salone ha già vinto. Un aneddoto o un episodio indimenticabile di questa lunga esperienza? Ricordo l’incontro con Edgar Morin, il grande filosofo francese, che oggi ha 101 anni. Qualche tempo fa lo invitammo, anche se le speranze di averlo erano ragionevolmente poche. Invece si presentò a Torino in ottima forma e fece un discorso bellissimo. Ricordo la prima volta di Aleksevič, una delle grandi voci della letteratura mondiale. E poi Bernardo Bertolucci, con cui c’era anche un’amicizia personale. A un certo punto
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il regista, dopo un’ora di dialogo con Luca Guadagnino (a moderare c’era Elena Stancanelli), smise di parlare di cinema – quando Bernardo toccava questo tema alterava letteralmente lo stato di coscienza di chi lo stava ad ascoltare – e disse alle centinaia di persone che erano venute a vederlo e ascoltarlo: «Adesso potremmo provare a meditare un po’ insieme». E partirono così, all’improvviso, alcuni minuti di meditazione collettiva, sotto l’egida del maestro, in un silenzio meraviglioso. Come potrei dimenticarlo?
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INCONTRO
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PRISMA L’ANNO D’ORO DI MARCO MENGONI DOPO LA VITTORIA A SANREMO. TRA EUROVISION SONG CONTEST, UN NUOVO ALBUM TUTTO DA ASCOLTARE E I LIVE NEGLI STADI CON GRAN FINALE A ROMA IL 15 LUGLIO di Gaspare Baglio
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o voluto la bicicletta e adesso pedalo. Devo allenarmi bene per fare correre questa bici pesantissima, piena di ruote». Marco Mengoni si ritaglia un po’ di tempo per La Freccia nonostante sia nel frullatore tra live europei, un disco da chiudere e i preparativi per l’esibizione all’Eurovision Song Contest di Liverpool. Oltre ovviamente al tour estivo Marco negli stadi, tutto da imbastire, che parte il 17 giugno da Bibione (Venezia) per proseguire a Padova (20), Salerno (24), Bari (28), Bologna (1° luglio) Torino (5) e Milano (8), con gran finale al Circo Massimo il 15 luglio. Il vincitore del Festival di Sanremo con la struggente Due vite, del resto, è il ragazzo dei record, forte di 71 certificazioni di platino, quasi due miliardi di stream, sette album all’attivo e una serie di concerti quasi tutti sold out. Eppure, nonostante il successo, i consensi, le folle che lo acclamano e una carriera (che sta diventando) sempre più internazionale, Marco sembra sempre lo stesso: un ragazzo dagli occhi grandi capace di stupirsi delle belle cose che gli accadono, quasi inconsapevole del suo talento. Un artista sincero, senza filtri, che ha trasformato le sue fragilità in una forza
emotiva in grado di conquistare le masse. Cosa ha rappresentato la vittoria a Sanremo dopo dieci anni? È stata una conferma per il mio essere sempre, costantemente, insicuro. Mi ha giovato molto, mi ha acquietato, calmato. Ha dato solidità al lavoro che stavo facendo in studio per il disco. Il mio mestiere è fatto a step: si deve faticare incessantemente, senza mai abbassare la guardia. È necessario avere voglia di consumare la vita. Cosa ti ha fatto felice? Sono contento di avere un pubblico eccezionale e che il messaggio portato sul palco dell’Ariston sia arrivato. Il sudore è valso a qualcosa. Sono onorato di aver partecipato a questo festival: all’inizio ero titubante, è stata una sfida con me stesso ritrovarmi davanti alle emozioni vissute dieci anni prima, con l’ansia da prestazione. Il bilancio è positivo, ma si può fare sempre meglio. Perché eri titubante? Temevo il confronto con me stesso, inevitabile quando ci si mette a nudo. E quello del Teatro Ariston è un palco che un po’ ti spoglia, senza gli appigli che hai quando registri un disco o sei in tour, nella comfort zone. A Sanremo ti metti in gioco e ti chiedi: «Riuscirò ad arrivare al pubblico in tre minuti?». Venivo da anni molto belli e temevo che, se non fossi stato abbastanza lucido, avrei potuto sbagliare.
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INCONTRO
Amadeus, Chiara Ferragni, Marco Mengoni e Gianni Morandi alla 73esima edizione del Festival di Sanremo
Così non è stato: fin da subito ti hanno dato come il papabile trionfatore. Immagino che, a un certo punto, ti aspettassi di vincere. In realtà ho avuto sempre dubbi, anche quando ero sul palco con Lazza, prima del verdetto. Credevo di veder-
lo trionfare. Ah sì? Ero quasi sicuro avrebbe vinto lui. Ho invidiato, con sportività, il suo bellissimo pezzo, Cenere. E poi io quell’esperienza l’avevo già vissuta dieci anni fa, per questo lo accarezzavo e pensavo
© Daniele Venturelli/GettyImages
Marco Mengoni e il Kingdom Choir alla 73esima edizione del Festival di Sanremo
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a come avrei potuto trasmettergli la mia stima alla proclamazione del vincitore. Nello stesso tempo, su Due vite sentivo il calore e la vicinanza delle persone, i feedback positivi, ma nella bolla festivaliera nessuno riesce a percepire davvero la realtà delle cose.
E a Sanremo tutto può cambiare all’ultimo secondo. Non mi aspettavo, invece, di vincere la serata delle cover. Come mai? Perché Let it be è un inno, anche se ho cercato di vestirlo con le sonorità del mio album Materia (Terra). Durante la kermesse, quella sera, c’erano state esibizioni meravigliose e credevo che un pezzo in inglese potesse avere un buon piazzamento ma senza arrivare primo. Tanto che io e il Kingdom Choir ci siamo cambiati e siamo andati via. Perché non hai scelto un pezzo in italiano? Mi ero cimentato con quasi tutti i cantautori. Mi manca solo Fabrizio De André, con il quale non voglio minimamente confrontarmi. Nel 2013 avevo portato Ciao amore ciao di Luigi Tenco e, tra l’altro, avevo da poco interpretato l’inedito Caro amore lontanissimo di
Sergio Endrigo per il film Il colibrì, di Francesca Archibugi. Mi sembrava di fare qualcosa di già visto e sentito. Let it be è una prosecuzione dei messaggi nascosti in Due vite. Quali? Continuare ad andare. Perché magari non c’è tempo e bisogna macinare e vivere. E tu stai macinando col nuovo album il cui titolo è…? Prende il nome da un oggetto molto semplice che fa una cosa magica. Il nuovo disco si intitola Materia (Prisma) ed esce il 26 maggio (già disponibile in pre-order, ndr). Spiegaci meglio. Il prisma mi è sempre piaciuto. È un richiamo ai Pink Floyd perché nell’album ci sono anche quelle influenze. Ed è magico nel momento in cui una luce bianca gli passa attraverso: fa da
filtro, viviseziona il raggio che entra e lo spezzetta in tantissimi colori. Questo disco è la chiusa di tutto, con le diverse sfaccettature della mia musica e della mia carriera, che spero di portare avanti fino a quando avrò creatività. Ti senti un prisma? Un po’ lo sono: mi faccio attraversare dalle esperienze e tendo a concentrarmi sulle molteplici possibilità di analisi. Essendo un overthinker che esamina tutto ho anatomizzato molte cose. Cioè? In alcuni pezzi sono un po’ polemico ma con me stesso. Motivo? Non riesco a dire di no, forse sono troppo buono. A volte non riesco a farmi sentire e urlo con me stesso. Alzo la voce per chi non ascolta ma
© Andrea Bianchera
Mengoni durante il live allo stadio Olimpico di Roma il 22 giugno 2022
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INCONTRO
© Francesco Prandoni
senza gridare. Il bello del prisma è proprio prendere qualcosa di assoluto e renderlo relativo, analizzando gli aspetti dietro ogni esperienza radicata. L’ho provato su di me e sulle cose a cui mi sono interessato. Dai l’impressione di pensare tantissimo. Decomprimi mai? Purtroppo, no. Ci sto lavorando il più possibile ed è la cosa che ripeto più spesso alla mia terapeuta. Non riesco a fermare il mio cervello, la mente mi fa pensare a tutto quello che gira intorno a una determinata cosa. Fa parte del mio carattere e non voglio azzittire e mutare questa modalità. È il bello e il brutto di me. Quando arrivo al limite, l’emotività prende le redini e seguo il flow: ormai non mi trattengo più, non mi limito. Piangendo, per esempio, non faccio del male a nessuno. Hai da poco terminato un tour europeo, Caro amore lontanissimo è candidata al David di Donatello come miglior canzone, c’è l’Eurovision Song Contest, poi i live estivi con il gran finale al Circo Massimo. Come riesci a portare avanti tutto? Non lo so (ride, ndr). L’unica cosa da fare, per un overthinker, è cercare di pensare il più possibile a quello che sta accadendo ora, in questo momento. Torniamo un attimo a Materia (Prisma). Che sonorità avrà? Non le so definire, ci sono tante cose che si incastrano. C’è una specificità di bassi e batterie, con una parte ritmica che non avevo mai inserito in un progetto finora. È un disco vivo. Il live al Circo Massimo del 15 luglio sarà diverso da quello negli stadi? Sarà una liberazione dallo stress di quest’anno (ride, ndr). A parte gli scherzi, sto vivendo un momento pieno di cose meravigliose. Non sarà come i soliti concerti, ma una grande festa che inizierà molto prima. Per festeggiare ci vogliono amici e tante persone. E il Circo Massimo è bello grande. Se incontrassi il Marco Mengoni che ha vinto X Factor nel 2009 e quello che trionfò a Sanremo nel 2013 con L’essen-
Mengoni durante il live allo stadio San Siro il 19 giugno 2022
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La cover del disco Materia (Prisma)
ziale cosa diresti loro? Di commettere gli stessi errori. Sono soddisfatto di ciò che ho seminato. Anche le esperienze che non dovevo fare mi hanno reso consapevole di quello che sono, senza dover essere perfetto a tutti i costi. Prima tendevo alla perfezione, parola farlocca inventata da qualcuno per burlarsi di noi. Chi sei oggi? Un ragazzo consapevole dei propri limiti, ma anche dei propri pregi. Non esistono solo ombre, ma anche luci, non ci sono solo i mostri, ma anche le fate. marcomengoni.it mengonimarcoofficial marcomengoniofficial
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RECITARE EMOZIONI INNAMORATA DEL PALCOSCENICO, DANIELA POGGI CERCA DI TRASMETTERE LA SUA PASSIONE AI GIOVANI. E SI PREPARA A CONQUISTARE IL PUBBLICO CON DUE FILM IN USCITA E UNA PROSSIMA TOURNÉE TEATRALE di Andrea Radic
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leganza nelle parole, nei movimenti, nei gesti. Daniela Poggi è una donna che crede con sincerità nella vita e nel prossimo. Tra le sue doti: l’energia («ho fondato un’associazione per avvicinare i giovani alla cultura»), la consapevolezza («cosa saremmo noi senza il nostro passato, come potremmo vivere il presente in modo costruttivo?»), la profondità («credo in Dio e lo vedo nei volti di chi mi sta di fronte, lo riconosco nel Creato») e soprattutto la passione («sul palco divento me stessa, recito per dare emozioni agli altri, chiuso il sipario è come mi svuotassi»). Stai vivendo un momento di fermento con due film in uscita e un prossimo lavoro teatrale. Decisamente sì. Oltre alla pellicola di Stefano Odoardi Dark Matter che esce a maggio e a L’anima in pace di Ciro Formisano programmata prima dell’estate, sono alle prese con la preparazione della tournée con Emily Dickinson, prevista nel 2024. Da un anno e mezzo, poi, ho costituito Bottega Poggi, un’impresa sociale per promuovere e diffondere cultura, gettare semi di sapere e conoscenza tra i giovani. Abbiamo in cantiere numerosi progetti perché vorrei che le nuove generazioni avessero le basi culturali per scegliere quale strada percorrere. Ritengo un dovere dare spazio ai giovani perché si mettano in gioco e diventino protagonisti della loro esistenza, soprattutto in un momento in cui il loro linguaggio è profondamente mutato e dobbiamo intercettare il loro pensiero. Hai grande fiducia nelle nuove generazioni? Se non credessi in loro non avrebbe senso la mia vita. Sono ciò che io ero da ragazza, quando qualcuno mi ha dato obiettivi da raggiungere. Sono stata cresciuta dall’arte, dalla musica, dal teatro, dalla scuola. Ora tocca a loro. Percepisco una forte decadenza vedendo i ragazzini abbandonati ai loro cellulari, nella solitudine, che si può superare solo con la cultura del sapere, con la capacità di discernere e di non emulare. È il tema del cortometraggio Ritorno al presente di Max Nardari per il quale nel 2022 ho ottenuto il premio come miglior attrice protagonista al Reel Comedy Fest di Chicago. Si saranno chiesti chi fossi ma la storia e l’interpretazione sono piaciute molto. Sarebbe davvero bello tornare a scegliere le persone per il loro lavoro e non per il seguito che hanno. Credi in Dio? Assolutamente sì, in tutti i modi possibili. Credo nel suo amore e nella sua misericordia, nella sua presenza costante nella mia vita. La fede mi ha aiutato a non perdermi quando ero una ragazza un po’ spregiudicata, che voleva sfidare tutto. Lo racconto nel mio libro Ricordami!, edito da La vita felice, dove il filo conduttore è la malattia di mia madre, l’Alzheimer, e quell’ultima notte al suo capezzale quando le ho detto di me tutto ciò di cui non era a conoscenza. Come sei cresciuta? Sola in mezzo agli altri, in una famiglia dalle mille sfaccettature. Ho vissuto la separazione dei miei genitori quando ero molto piccola ma comunque sentivo la presenza di mia madre e quella di mio papà, che 51
IN VIAGGIO CON
vedevo una volta a settimana ed era il mio principe azzurro. A 14 anni sono andata in collegio, a 18 a Londra, poi in Sudamerica lavorando per mantenermi, infine in Tunisia, dove sono rimasta un anno. Viaggiare è davvero formativo, incontrare altre culture mi ha dato una visione molto aperta del mondo. Hai lavorato molto in teDaniela Poggi e Andrea Radic levisione, anche in programmi che anticipavano alcune tematiche. Come vedi quella di oggi? Io e la televisione siamo coetanei, anzi lei è un po’ più vecchia perché io sono nata a ottobre del ‘54. Oggi è cambiato tutto, quando ho debuttato nel 1979 c’erano registi come Antonello Falqui ed Enzo Trapani, Canzonissima con Mina e Corrado e il varietà del sabato sera. Ricordo un’eleganza e un linguaggio forbito e piacevole, c’era gioia. Oggi vorrei che, insieme al divertimento, la televisione desse anche formazione ed educazione senza relegare questi temi nelle nicchie di orario. Sono contraria alla volgarità e alla trasgressione nel nome dell’audience, dobbiamo conservare e valorizzare il nostro passato e la nostra storia. E poi mi fa paura chi, per esempio, vuole applicare l’intelligenza artificiale alle mansioni quotidiane. Io voglio guidare la mia auto e voglio che sia il mio cervello a decidere quando frenare, non voglio che lo faccia un robot, che un’assistente intelligente come Alexa debba scegliere per me. Oggi abbreviamo troppo i tempi, ogni tanto ho nostalgia di una cartina stradale da consultare per capire dove andare. Cosa apprezzi e cosa detesti nelle persone? Amo l’onestà, la lealtà e la verità, anche «se può far male» come cantava Caterina Caselli. Ma anche la generosità, l’ironia, la capacità di ascolto e l’empatia, cioè saper entrare nella visione dell’altro a 360 gradi. Non sopporto la vigliaccheria, l’opportunismo e la menzogna. Ti piace il rapporto con il pubblico? Moltissimo, è ciò che mi ha sempre spronata ad andare avanti, soprattutto in televisione. Quando conducevo Chi l’ha visto? mi sono resa conto dell’importanza di costruire un vero legame con chi ti segue. Io lavoro per il pubblico, sono una sua dipendente: se lui non mi segue, non mi ama, non viene a vedermi a teatro, io non sono nulla. Cosa significa essere un’attrice? Rappresentare l’alter ego dell’autore o dello scrittore. Siamo una tela bianca sulla quale viene disegnato il personaggio che un regista richiede, di volta in volta ci trasformiamo. Usciamo da noi per entrare in un’altra vita. Come mi è successo per il film Dark Matter o per L’esodo di Formisano. E questo ti piace? Da morire. L’ho capito già a 15 anni, durante una recita scolastica in cui interpretavo in lingua francese la protagonista di Andromaca, tragedia di Jean Racine. Quando 52
mi sono gettata ai piedi di Agamennone, in sala il pubblico pianse. Non so come, ma io ero diventata lei. Una sensazione meravigliosa. A proposito di Dark Matter, che tipo di personaggio interpreti? Odoardi è un maestro del cinema: meticoloso, attento e profondissimo. Nulla è lasciato al caso. C’è una sceneggiatura molto forte sul tema del domani, sull’inconscio che si chiede chi siamo. Su di me ha costruito un personaggio profondo: una donna enigmatica, immersa nel dolore, nelle domande sulla vita e sulla morte. E poi mi ha scelto vedendo una mia intervista in televisione, non con un provino. E questo è il segno della sua grande capacità di saper leggere le persone ed entrare profondamente nell’animo umano. Sono stata molto felice di essere diretta da un maestro come lui. Il viaggio in treno quali emozioni ti suscita? Lo prendo spesso anche in tournée, è un mezzo di trasporto indispensabile. Mi piace molto perché mi rilasso, mi siedo e c’è qualcuno che mi porta. Guardo il panorama dal finestrino, magari leggo. Mi manca un po’, rispetto al passato, il fatto che il treno rappresentava un luogo d’incontro. Prima salivi immaginando chi si sarebbe seduto accanto a te. Ti vestivi carina, magari incontravi lo sguardo di un bell’uomo e ci bevevi un caffè. Oggi regna il silenzio, ognuno con cellulare e cuffiette, e mi manca quel rapporto con gli altri. È mai scoccata la scintilla durante un viaggio in treno? Purtroppo, no (ride, ndr). È più bello farsi dirigere o essere regista? L’attore deve interpretare ciò che il regista gli chiede, deve suonare la nota che indica il direttore d’orchestra. Quando dirigi un film, invece, lo consideri un figlio: ne scegli gli interpreti, le intensità, i linguaggi. Mi è successo solo due volte, ma sto lavorando a un nuovo progetto tratto dal mio racconto Il mondo di Rosa, con cui ho vinto il concorso letterario La nonna sul pianeta blu dell’associazione Goffredo de Banfield di Trieste. È il dialogo interiore di una donna che alla finestra, nella sua solitudine, guarda fuori e inizia un dialogo con un fiocco di neve. Si tocca l’argomento Alzheimer, che è un po’ la mia missione da quando mia mamma si è ammalata. Qual è il profumo della tua infanzia? Quello delle grandi piante di aloe ad Albissola, vicino a Savona, dove sono cresciuta con i miei amichetti e la mia amica del cuore Pacicia. Quello della salita di via Magroria dove dal fondo della strada urlavo: «Mammina, ho preso dieci e lode». E, infine, quello del mio Mar Ligure. Hai un profondo amore per la natura e per il mondo animale e collezioni elefanti. Qual è il primo che ti ha conquistata? Dumbo!
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photo: Lao Senese
La nave per Ischia e Procida
TRAVEL
Una vista dell’isola d’Ischia
ISCHIA DESTINAZIONE BENESSERE DAI BAGNI NELLE ANTICHE TERME AI PERCORSI PANORAMICI NELLA NATURA, PASSANDO PER I PIACERI DELLA TAVOLA. ECCO PERCHÉ L’ISOLA NEL GOLFO DI NAPOLI È IL LUOGO PERFETTO DOVE RIGENERARE CORPO E MENTE a cura della redazione
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© Gianni Mattera
«I
l senso di pace e di avventura che mi dà l’essere in questo albergo nell’interno di Ischia è una di quelle cose che ormai la vita dà così raramente. È un posto dove mi pare di essere sempre stato». Con queste parole, in un reportage pubblicato nel 1959 per il periodico Successo, Pier Paolo Pasolini raccontò il suo soggiorno sull’isola nel Golfo di Napoli. La più bella del mondo secondo la rivista americana Travel + Leisure, che nel 2022 l’ha posizionata al
primo posto nell’annuale sondaggio The World’s Best Awards, prima delle Maldive e di Bali. A portare all’attenzione dei viaggiatori i suoi paesini pittoreschi e le spiagge incontaminate ha contribuito il successo internazionale della serie tv italo-statunitense L’amica geniale, creata da Saverio Costanzo a partire dell’omonimo romanzo di Elena Ferrante. Ma quest’isola vulcanica, in realtà, è celebre da più di duemila anni grazie all’enorme tesoro che racchiude: l’acqua termale. 55
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Baia del Sorgeto a Panza
CASCATE NATURALI E SORGENTI BENEFICHE Ischia vanta un patrimonio idrotermale fra i più ricchi e interessanti del mondo: sul suo territorio si contano 29 bacini da cui scaturiscono 69 gruppi fumarolici e 103 fonti. Templi del benessere frequentati già al tempo degli antichi romani, conservano ancora oggi un fascino primitivo. In queste saune naturali nascoste tra la vegetazione si possono respirare vapori caldissimi, dall’odore ferroso, che sono un toccasana per rafforzare il corpo, prevenire raffreddori, curare reumatismi, combattere sinusiti ma anche migliorare il tono della pelle, liberandola dalle impurità per renderla più liscia ed elastica. Tra polle di acqua sorgiva che alimentano piscine dalle calde temperature alle sorgenti fresche che
scivolano tra le rocce producendo fanghi purificanti verdi come muschio c’è davvero l’imbarazzo della scelta. A San Montano, Lacco Ameno, nella baia racchiusa tra il monte Vico e il promontorio di Zaro, il parco idrotermale Negombo consente un’immersione totale nel benessere. All’ingresso, il visitatore viene subito accolto dalla splendida vegetazione, un mix tra piante mediterranee e specie provenienti da ogni angolo del pianeta, per poi perdersi in un paradiso di cascate, piscine e vasche termali. Si può sperimentare l’Irrgang, il labirinto giapponese con due percorsi di acqua calda (38°) e fredda (18°), per un massaggio benefico agli arti inferiori a cui contribuiscono anche i ciottoli posizionati sul fondo.
Il parco idrotermale Negombo a Lacco Ameno
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La piscina Maya al Negombo
Chi vuole migliorare la circolazione alle gambe può provare anche Maya: piscina Kneipp con due vasche, una più grande calda e una più piccola fredda, con gradini e massi che aiutano a tonificare tutto il corpo. E poi ci sono i doccioni cervicali del percorso Templare, la grotta di origine vulcanica Buco Nero, dove l'acqua termale sgorga a 32° sotto forma di cascate, e la piscina marina dell’Arco con acqua di mare riscaldata e pensata per i bambini. Il Negombo, infatti, è anche il luogo ideale per le famiglie grazie alle tante piazzette riservate con punti ristoro, la presenza di magiche installazioni di arte moderna, tra cui le opere di Arnaldo Pomodoro e Lucio Del Pezzo, e la spiaggia privata nella baia di San Montano. Gli appassionati di geologia possono invece ammirare le terme millenarie di Cavascura, a 300 metri dalla spiaggia dei Maronti, nel comune di Barano. Un bacino idrologico naturale scavato nella pietra viva di un vallone, tra vasche e grotte già note durante il periodo della colonizzazione greca ma frequentate soprattutto durante la dominazione romana. Man mano che ci si addentra, si viene rapiti dal gioco di
© Gianni Mattera
Un'escursione sul monte Epomeo
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colori: si passa dalle foglie di castagni e querce con sfumature verdi e violette alle cellette celesti scavate nelle alte pareti di tufo. Nel fondo della valle, la sorgente termale gorgoglia con i suoi vapori. Mentre nella penombra riposante degli antri, gli ospiti fanno il bagno a contatto con la natura godendosi la cascata calda che viene giù dalla montagna e la sauna scavata in una grotta. Vicino a questa sorgente è nato anche un centro benessere che propone trattamenti di bellezza, fanghi e massaggi. Un’altra tappa da non perdere è la baia di Sorgeto a Panza, una frazione del comune di Forio: un’insenatura naturale in mezzo al mare dove spuntano sorgenti di acqua termale calda. Dopo il bagno bollente, ci si può allontanare dalla riva per nuotare tra le fresche onde marine e ottenere una sferzata benefica con un’alternanza corroborante di caldo e freddo. Infine, il Parco termale Poseidon, sempre a Forio, nella baia di Citara. Al suo interno 22 piscine termali a temperature diverse, immerse tra alberi di pino e macchia mediterranea, una grande spiaggia privata, una sauna naturale, un percorso giapponese e un centro benessere per massaggi e trattamenti.
Ischia, sogno di una notte di mezza estate
Un elegante hotel a 4 stelle ad Ischia, che offre agli ospiti una vacanza indimenticabile. Dalle sue splendide terrazze a picco sul mare, si può scorgere il Vesuvio con il Golfo di Napoli e l’antico Castello Aragonese.
L’Albergo offre un Centro Benessere, Termale e Beauty Farm “Nefertiti”, dove è possibile godere dei benefici effetti delle sue acque termali e di moderni tipi di trattamenti cosmetici e di massaggi.
Nei suoi due ristoranti con affaccio sul mare, si possono gustare le prelibatezze della cucina ischitana e mediterranea e prodotti a km zero.
Con l’accesso diretto al mare e l’utilizzo di spazi attrezzati, si può godere delle acque cristalline dell’isola con i suoi fondali di Poseidonia e sabbia. Una piscina sospesa, tra l’azzurro del mare ed il verde delle querce, completa uno scenario unico ed impareggiabile.
Via Baldassarre Cossa, 55 - 80077 Ischia (NA) | tel: +39 081 982378 |
+39 351 795 0540 | info@albergolequerce.it | www.albergolequerce.it
© Gianni Mattera
TRAVEL
Sant'Angelo e la baia dei Maronti
TRA BOSCHI, CANYON E PAESAGGI LUNARI Oltre alle sorgenti termali, Ischia offre panorami mozzafiato, promontori selvaggi, cave e strapiombi con vedute uniche. Dopo una pausa nelle acque sulfuree, ci si può avventu-
rare sui monti per un’esperienza a contatto con la natura. L’escursione più famosa è la salita sul monte Epomeo, il più alto dell’isola con i suoi 789 metri sul livello del mare, da cui si possono ammirare Capri e la penisola sorrentina,
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Un angolo di paradiso sull’isola d’Ischia
Il Semiramis Hotel De Charme & Pools si trova a soli 50 mt dalla spiaggia di sabbia fine di Citara e a 200 metri dal parco termale Giardini Poseidon. Le camere sono arredate in stile mediterraneo, con pavimenti in ceramiche di Vietri dipinte a mano e alcune vantano di una spettacolare vista mare. La prima colazione a buffet è servita sulla terrazza panoramica, il bar e lo snack bar disponibili a bordo piscina. Via Giovanni Mazzella, 236 Spiaggia di Citara, Forio 80075 (NA) Italia Tel. +39 081907511 info@hotelsemiramisischia.it www.hotelsemiramisischia.it 60
I Giardini Pensili Semiramis sono un parco di 8000 m² di piscine e piante esteso su vari livelli, con specie botaniche esotiche e mediterranee. La grande piscina calda, che si trova nel cuore del parco, è alimentata con acqua termale. Le altre 3 piscine saline sono dotate di idromassaggi, cascate, comode chaise longue e idrogetti. Nel proprio Centro Benessere l’hotel offre un’ampia selezione di trattamenti e massaggi. Semiramis Hotel de Charme & Spa
hotelsemiramisischia
Pozzuoli, il litorale Domitio e, nelle belle giornate, anche Ponza e Ventotene. Ma ci sono altri tour meno noti che meritano una visita. Da Serrara Fontana, sul versante meridionale di Ischia, attraverso un sentiero circondato da canyon miniaturizzati, terrazzamenti coltivati e rocce rosse, si può arrivare al caratteristico borgo Sant’Angelo con il suo affascinate istmo. L’itinerario, consigliato a persone già esperte e munite di bastoni da trekking, parte dalla piazzetta principale di Serrara e prosegue su una stradina sterrata ricavata tra le pareti di tufo di cava Tufaro e cava Petrella. La splendida vista sul mare e la bellezza del paesaggio, a volte lunare e altre bucolico, ripagano ampiamente la fatica del percorso. Continuando il cammino, si raggiunge un gruppetto di case nella zona chiamata Cola Marino e poi Sant’Angelo, con i suoi locali alla moda e le spiagge di sabbia scura a testimoniare la natura vulcanica del luogo. Sempre in località Serrara Fontana, ma partendo dalla frazione di Noia, si possono visitare i Pizzi bianchi, rocce di origine calcarea che formano pinnacoli di tufo candido. Imboccando una vecchia mulattiera, si discende lungo un sentiero agevole ma non segnalato. Alla fine di questo percorso comincia un viottolo più piccolo scavato tra le pareti rocciose: qui si apre davanti agli occhi uno spettacolo quasi lunare, grazie al bianco splendente dei pizzi, che raggiungono i sei metri di altezza, sormontati da una pietra più scu-
I Pizzi bianchi a Serrara Fontana
Charme mediterraneo vista mare
Nel borgo più pittoresco dell’isola d’Ischia, Sant’Angelo, il Casa Celestino mantiene la promessa di un’immersione completa nel sogno mediterraneo, dove il paesaggio è protagonista assoluto e il benessere è assicurato. L’albergo dalle linee architettoniche pure ed essenziali, completamente affacciato sul mare a pochi passi dalla spiaggia, è caratterizzato da ambienti semplici e ricercati allo stesso tempo.
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Come in una elegante villa privata, nessuna camera è uguale all’altra. Materiali naturali e pregiati, colori tipici di un’isola del sud e vista mozzafiato caratterizzano le belle stanze dell’albergo. Ottima la colazione servita in terrazza panoramica, prelibato il menu del ristorante, anch’esso vista mare.
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© Gianni Mattera
Borgo Sant'Angelo
ra che ne impedisce la completa erosione. Un’altra escursione da non perdere è quella nel bosco della Falanga, vicino Forio. Adagiato tra il monte Epomeo e il costone dove sorge il villaggio di Santa Maria al Monte, è un piccolo paradiso verde interessante dal punto di vista naturalistico e storico. In questa riserva, freschissima anche in estate quando le temperature a valle sono alte, è facile incontrare conigli selvatici e falchi. In più, qui sono stati ritrovati molti reperti fossili marini, a dimostrazione che l’isola è emersa dal mare e la formazione del monte Epomeo è dovuta alla spinta del magma dalle profondità della terra. Anche i segni dell’uomo sono evidenti e ben conservati: non è difficile imbattersi nelle famose case di pietra, scavate interamente nella roccia tufacea. Oltre a trekking e passeggiate, l’isola è
ideale anche per girare in bicicletta. Sportivi e amatori possono scegliere tra stradine sterrate, mulattiere in collina, lembi di terra ciclabile immerse nelle campagne e circuiti su cui pedalare a ritmo slow. Un percorso ultra panoramico è quello che attraversa Campagnano, Piano Liguori e Monte Vezzi. Si apre su uno scenario marino con le isole di Procida e Vivara e la sagoma impalpabile del Golfo di Napoli sullo sfondo, per continuare tra piccoli viottoli campestri immersi nei vigneti da cui scorgere all’orizzonte l’azzurro di Capri. Bello anche l’itinerario del Cretaio, tra i comuni di Barano e Casamicciola, che offre la possibilità di esplorare in bicicletta angoli interessanti dal punto di vista geologico e naturalistico come pinete ed ex crateri, fumarole e squarci panoramici indimenticabili, tra cui un’insolita vista sul porto di Ischia.
La spiaggia dei pescatori a Ischia Porto
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PIATTI DELLA TRADIZIONE E VINI DOC La cucina ischitana è un trionfo di sapori di mare e di terra. Se si passeggia tra i vicoletti e le stradine dei borghi, un profumo intenso stuzzica l’appetito. I piatti tipici sono rigorosamente mediterranei, conditi con olio d’oliva, e comprendono carne, pesce, pasta e verdura. Il re della tavola è il coniglio all’ischitana, piatto tipico della tradizione contadina. La sua carne è così prelibata perché l’animale viene cresciuto in maniera semibrada, in fossi scavati nella terra, e nutrito di sola erba. Viene cucinata in un tegame di terracotta con vino bianco, pomodorini e spezie ma i segreti della preparazione sono custoditi gelosamente dalle donne dell’isola. Con l’ottimo sugo della pietanza si condisce anche la pasta: gli altrettanto celebri bucatini al coniglio. Un altro famoso esperimento culinario del luogo è il pollo alla fumarola, che prende il nome dalla particolare cottura a cui è sottoposto. Infatti, dopo averlo avvolto in un panno da cucina o nella carta di alluminio, si lascia cuocere il pollo nella sabbia riscaldata dalle fumarole sulla spiaggia dei Maronti. Qui la temperatura arriva anche ai 100° perciò è bene munirsi di palette e utensili per estrarre poi la carne e godersi un pasto prelibato. Ma Ischia è nota anche per i piatti di mare, grazie ai numerosi pescatori che ogni notte escono con i loro barconi di legno variopinto, per tornare nel porto al mattino con specie di ogni genere, dalle alici al polpo, dalle spigole alle orate fino ai frutti mare e ai pesciolini di paranza. Tutti i prodotti vengono cucinati cercando di mantenere intatto il sapore del mare: le alici si mangiano fritte o ripassate nell’aceto in tortiera, il polpo “affogato” viene cotto nella propria acqua e può essere preparato all’insalata o con la salsa, i polipetti si fanno al sugo in casseruola, i frutti di mare sono perfetti con spaghetti e linguine o in sautè, lo scorfano è indispensabile per la zuppa di pesce, mentre spigole e orate si mettono nel forno con il limone o in padella con pomodorino e vino, all’acqua pazza. Sull’isola anche la verdura è regina: sono tante le ricette che vengono tramandate dalla tradizione contadina. Tra queste c’è la famosa minestra maritata, in cui melanzane, patate, zucchine, peperoni e pomodori vengono saltate in padella e fatte sposare con la carne, cotta nel brodo di gallina. Senza dimenticare le pizzelle con i fiori di zucca fritti o la classica bruschetta al pomodoro o con i fagioli, una vera festa del palato. Un altro inebriante ingrediente della tavola ischitana è il vino.
© Christian Preziosi
Un vigneto durante il trekking verso l'antico villaggio di Piano Liguori
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Coniglio all'ischitana
La coltivazione della vite sull’isola ha origini antiche: la fertilità della terra di origine vulcanica e il clima mite sono condizioni ideali per far crescere i vigneti. Tra i bianchi Doc più conosciuti ci sono il Biancolella e il Forastera. Il primo, di colore giallo paglierino e dal sapore più fruttato e floreale, si abbina bene ai frutti di mare e ai crostacei ha una gradazione alcolica del 12%. Anche il Forastera è un tipico vino da piatti di pesce ma ha un gusto più corposo. Tra i rossi, invece, spicca il Piedirosso: le sue note fruttate sono ideali con timballi di pasta, arrosti di carni bianche, grigliate o stufati di carni rosse. I vitigni tradizionali sono molto esuberanti dal punto di vista produttivo: la media è di tre chili per pianta (biancolella, guarnaccia, piedirosso) ma l’arilla, l’uva del passito locale, può anche arrivare a dieci. Si possono organizzare diversi itinerari tra antiche cantine, per scoprire i vini isolani e assaporare pietanze tipiche. Oppure fare una tappa nei migliori ristoranti, da ’O Napulitan a Serrara Fontana, che propone specialità napoletane come la pasta alla genovese o il mitico ragù, al ristorante del Giardino Eden, a Ischia Porto, un luogo esclusivo, raggiungibile sia da mare sia da terra, che tra i must del menù ha le cozze alla griglia, e Casa Celestino, a Sant’Angelo, con la splendida terrazza sul mare e le specialità di pesce con tocco fusion. E ancora da Cocò, a Ischia Ponte, tra i ristoranti più vecchi dell’isola, con una cucina tradizionale, semplice, poco ricercata ma di ottima fattura.
L’incanto della Baia di Citara, la dea Venere d’Ischia.
Via G. Mazzella 184 80075 Forio (NA) Italia T +39 081 907 366 +39 081 907 507 +39 081 907 198 +39 081 907 282 royalpalm@fmthotels.it www.royalpalm.it
Il Royal Palm Hotel Terme, hotel 4 stelle, si affaccia sulle due baie più belle di Forio. A sinistra si può ammirare la splendida baia di Citara con i famosi Giardini Poseidon mentre a destra è possibile farsi incantare dalla vista della spiaggia di Cava dell'isola, meta preferita dai giovani. L’albergo offre 250 camere, nel corpo centrale e nel parco, 2 grandi sale ristorante panoramiche e 1 bar con una grande terrazza che si affaccia sulla baia di Citara regalando agli ospiti l’opportunità di ammirare una delle viste tra le più belle e uniche dell’intera isola d’Ischia.
Via Provinciale Panza, 244 80075 Forio (NA) Italia T +39 081 907 105 +39 081 907 170 +39 081 907 787
parkimperial@fmthotels.it www.parkimperial.it
L’Hotel Terme Park Imperial si trova in una posizione strategica: a 2 km dal centro di Forio e a soli 600 metri dalla splendida baia di Citara. L’hotel è immerso in un giardino ricco di piante di varie specie, dal quale è possibile godere della maestosa veduta del monte Epomeo, che si staglia come silenziosa sentinella su tutto il complesso. L’albergo si compone di un corpo principale con 3 piani (2 dei quali accessibili con l’ascensore) che, oltre alle camere, ospita il ricevimento, la sala ristorante ed il moderno centro termale. Le piscine, il bar e le altre camere sono tutte dislocate nel giardino.
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SEGUENDO «U IL
SOLE
SUI MONTI DELLA CATENA COSTIERA, TRA SANTUARI E ALBERI MONUMENTALI, PER RIPERCORRERE LE TRACCE DI SAN FRANCESCO DI PAOLA, PATRONO DELLA CALABRIA di Valentina Lo Surdo
valentina.losurdo.3
ValuLoSurdo
ilmondodiabha ilmondodiabha.it
Foto di Alessandro Mantuano
na sensazione che riesce a cogliere chiunque arrivi in Calabria, anche per la prima volta, è che l’identità culturale e religiosa di questa terra sia strettamente legata alla figura di San Francesco di Paola. I segni che ha lasciato, piccoli e grandi, sparsi lungo il territorio sono stati veri e propri richiami per l’ideazione del Cammino, che noi amiamo chiamare “biografia su mappa”, perché composta dalla ricostruzione dei viaggi storicamente compiuti dal santo». Con queste parole l’associazione Il Cammino di San Francesco di Paola, che ha creato e promuove questo percorso, incoraggia i pellegrini a intraprendere un’esperienza unica,
Il monumento San Francesco in cammino di Monte Palazzello (Cosenza)
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capace di includere diverse chiavi di lettura: storia, spiritualità, natura e tradizioni, invitando i camminatori a “seguire il sole”, il motto che l’associazione ha coniato in omaggio allo stemma dell’Ordine dei minimi fondato dal santo. Quest’avventura a piedi, infatti, si propone come un viaggio escursionistico, culturale e spirituale plasmato sulla memoria storica e sulle tradizioni locali legate alla figura del patrono della Calabria, Francesco Martolilla. Nato nel 1416 a Paola, in provincia di Cosenza, morì nel 1507 a Plessis-lezTours, in Francia, al termine di una lunghissima e intensa vita, condotta in modo sobrio ed essenziale, scandita da digiuni, penitenze e preghiera, per
la volontà di farsi eremita. Sulle sue orme, il Cammino ricostruisce i viaggi intrapresi da Francesco così come la storia li ha tramandati e la tradizione custoditi. Il progetto comprende sei itinerari, ma attualmente ne sono percorribili due. La prima, la Via del giovane, inaugurata nel 2017, è un percorso medio-facile lungo 49 chilometri, da San Marco Argentano a Paola, e suddiviso in tre tappe, con un dislivello complessivo di circa duemila metri, che ripercorre i passi di Francesco giovanissimo. Sulle montagne paolane, dove ora sorge il santuario a lui dedicato, il santo condusse una vita molto austera e solitaria. Fino a quando non venne scoperta la grotta, luogo della sua spiritualità,
che divenne meta di continui pellegrinaggi da parte di chi, attratto dalla sua fama di santità, accorreva per ottenere grazie e guarigioni. La seconda è la Via dell’eremita, inaugurata nel 2018, ed è un tracciato bidirezionale: si può percorrere sia dal santuario di Paola a quello di Paterno Calabro sia viceversa, camminando per 62,7 chilometri divisi in tre tappe, con un dislivello totale considerevole di quasi tremila metri. Questo secondo percorso rappresenta il cammino esistenziale del frate non ancora 60enne, deciso a fondare il nuovo Ordine dei minimi. I suoi affiliati, che come Francesco si sentivano ultimi, rispettano una regola la cui originalità risiede nella presenza di un quarto voto.
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Panorama sul Tirreno da Cozzo Cervello (Cosenza), il punto più alto del Cammino
Oltre a quelli di castità, povertà e obbedienza praticano il digiuno quaresimale perpetuo. Il primo viaggio che il santo realizzò con l’intento di affidare un territorio alla cura di una sua comunità giunse proprio a Paterno, dove venne costruito un convento ancora oggi abitato dai minimi. Il percorso totale, pertanto, sommando entrambe le vie, conta 112 chilometri lungo i monti della Catena costiera, la dorsale che si snoda parallelamente al litorale sul mar Tirreno, nella provincia di Cosenza. I due tracciati cominciano, si sviluppano e si concludono in luoghi dove la presenza di San Francesco è molto sentita anche per le tradizioni popolari e i numerosi segni riconducibili alla sua agiografia, custoditi con devozione dalla popolazione come testimonianze del suo passaggio. Lungo il percorso si passa tra i santuari fondati da Francesco, luoghi di interesse culturale come la torre normanna di San Marco Argentano, il Museo etnografico di Cerzeto che custodisce la cultura arbëreshë, il monumento San Francesco in cammino di Monte Palazzello, il Museo dinamico della seta a Mendicino, 68
Tra le vie di Mendicino (Cosenza)
La pietra del km zero al santuario di San Francesco di Paola (Cosenza)
oppure esempi unici della natura calabrese. Ecco quindi il castagno monumentale, noto come Patriarca di Kroj Shtikàn, con più di 700 anni, il faggio di San Francesco di oltre 600, la faggeta di Bosco Cinquemiglia e il cosiddetto laghicello, lago naturale a 1.135 metri di altezza sull’appenni-
no paolano e, ancora, i pianori di Marano Principato e Marchesato. Il Cammino di San Francesco di Paola si scopre come un percorso emozionante e sorprendentemente vario, dove la storia e la tradizione religiosa, le culture locali e le tipicità gastronomiche di una terra antichis-
sima (imperdibili la melassa e altre specialità a base di fichi) sono valorizzate da un percorso strutturato e perfettamente segnalato. E dove l’ospitalità di un popolo vicino al suo santo lascia un segno indimenticabile nell’esperienza del pellegrino. ilcamminodisanfrancesco.it
Bosco di Cinquemiglia, Fuscaldo (Cosenza)
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ROMAGNA MIA DALLE PRIME VACANZE DI MASSA AI FILM DI FEDERICO FELLINI, IL FASCINO DI UNA REGIONE CHE CONTIENE IN SÉ UN CONCENTRATO DEL MONDO di Enrico Franceschini
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ono più di 40 anni che vivo in tutto il mondo: New York, Washington, Mosca, Gerusalemme e Londra, le mie sedi come corrispondente estero di un grande giornale, a cui aggiungere i viaggi di lavoro che mi hanno portato dalle isole Fiji a Pechino, dal canale di Panama a Tokyo, dall’Islanda a Kabul. Ma in tutto questo tempo c’è stata per me una costante: le vacanze in Romagna. Ci ho trascorso le prime 20 estati della mia vita, perché da giovane la via Emilia, in quanto bolognese, era un piano inclinato che al termine dell’anno scolastico conduceva dolcemente verso la riviera adriatica. In seguito, ci ho portato mio figlio per le 20 venti estati della sua vita, per dare un baricentro italiano all’identità di un bambino e adolescente globale. Ci torno ancora regolarmente ogni mese di agosto per presentare i miei libri lungo i 100 chilometri di costa che vanno da Marina di Ravenna a Cattolica, in provincia di Rimini, inglobando anche il monte di Gabicce, che geograficamente appartiene alle Marche ma ha un’anima romagnola (non per nulla i suoi abitanti sono ribattezzati “marca-gnoli”), sottolineata dalla presenza della piadina in tavola. La piada diminuisce di spessore a mano a mano che si percorre la Romagna da nord a sud, ma la sostanza rimane la stessa. È una metafora degli abitanti di questa regione, le cui caratteristiche variano: un ravennate è diverso da un riminese, così come un romagnolo di mare da uno di campagna e
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uno di pianura da uno di montagna, ma lo spirito li accomuna tutti. Formalmente la Romagna non è una regione, bensì una parte dell’Emilia-Romagna, con cui ha aspetti simili ma anche differenze. Un luogo comune afferma che se chiedi da bere in Emilia ti offrono un bicchier d’acqua, se lo chiedi in Romagna te ne offrono uno di vino: uno stereotipo ma con un fondo di verità. Di certo è un pezzo d’Italia originale e riconoscibile: nelle sue pensioni a gestione familiare sono cominciate le vacanze di massa durante il boom economico del dopoguerra, le discoteche degli anni 80-90 le hanno dato fama di divertimentificio, i film di Federico Fellini, da I vitelloni ad Amarcord, ne hanno trasmesso il fascino a livello internazionale. Personalmente, ci ho sempre ritrovato qualcosa dei Paesi in cui mi ero stabilito. La statale Adriatica, che separa la Romagna contadina da quella marinara, è come una freeway della California, costellata di parchi divertimento, da Mirabilandia a
Riccione
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© Cristina Ghisla/EyeEm/GettyImages
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dell’invasione in Ucraina non possono più venire. La soffice sabbia delle spiagge mi ricorda quella di Tel Aviv. Il porto canale che attraversa le sue località, da Cervia a Cesenatico, da Bellaria a Riccione, dà a questi luoghi l’autenticità dei porticcioli della Cornovaglia inglese. In Romagna, insom-
ma, c’è tutto. E se dovessi riassumere in una frase la sua magia, parafraserei il motto del Gattopardo, capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: un posto dove tutto cambia, affinché nulla cambi. Mantenendo immutati l’allegria, la simpatia e l’intraprendenza che lo distinguono da sempre.
© Orietta Gaspari/GettyImages
Fiabilandia, di shopping center, disco bar, night club, aquapark: una strada dal panorama americano. L’aeroporto di Rimini vedeva arrivare sui voli charter un milione di russi all’anno, attirati dagli outlet ancora più che dal sole: scommetterei che non sono entusiasti di Vladimir Putin, adesso che a causa
Rimini
VITA DA REPORTER
Baldini+Castoldi, pp. 288 € 18
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Tre continenti, cinque capitali, venti traslochi e mai il tempo di annoiarsi. Enrico Franceschini riassume così, nel suo ultimo libro Come girare il mondo gratis un giornalista con la valigia, 40 anni come corrispondente estero di un grande quotidiano. Dagli Stati Uniti alla Russia, dal Medio Oriente all’Europa, passando per Centroamerica, Afghanistan, Cina, Giappone e Nordafrica, per scrivere di elezioni e terremoti, Olimpiadi e colpi di Stato, Hollywood e terrorismo, notti folli alla Trump Tower di Manhattan in compagnia di Federico Fellini e banchetti in frac a Buckingham Palace ospite della regina. Ma cosa significa cambiare per tutta la vita case (una ventina), città (New York, Washington, Mosca, Gerusalemme, Londra) e competenze? Com’è veramente, dietro le quinte, il mestiere di corrispondente dall’estero? E si può ancora sognare di farlo, nell’era del web, dei social media, della rivoluzione digitale? Raccontando la sua personale storia di reporter, in una galleria di personaggi che includono i grandi della terra, da Ronald Reagan a Mikhail Gorbaciov, da Shimon Peres a Yasser Arafat, da Tony Blair a Elisabetta II, dal primo uomo sulla luna, Neil Armstrong, a quello più veloce sul nostro pianeta, Usain Bolt, e molti grandi del mestiere, a cominciare dal suo primo direttore Eugenio Scalfari, Franceschini offre uno sguardo appassionato, ironico e istruttivo sulla grande avventura dell’informazione e sui Paesi in cui ha vissuto. Ci sarà sempre bisogno di giornalisti con la valigia pronta, conclude. Il prezzo è non fermarsi mai, il premio è girare il mondo gratis: «Se amate viaggiare e scrivere di tutto, questo è il lavoro che fa per voi».
IL PAESE DEI MILLE PAESI di Osvaldo Bevilacqua [Direttore editoriale Vdgmagazine.it e ambasciatore dei Borghi più belli d’Italia]
UNO SCENARIO DA FILM ELETTO BORGO DEI BORGHI 2023, RONCIGLIONE VANTA UNA STORIA ANTICA, MANIFESTAZIONI FOLCLORISTICHE E SCORCI CHE L’HANNO RESO SET DI PELLICOLE INDIMENTICABILI
© Enrico Barbini
Il borgo di Ronciglione (Viterbo) costruito su uno sperone tufaceo
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vdgmagazine.it
© Enrico Barbini
a cura di
Pontile sulle sponde ronciglionesi del Lago di Vico
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ello come un set cinematografico ma naturale come un borgo antico, Ronciglione sorge in una posizione strategica tra due vie romane: la Cassia Cimina, alla quale corrisponde il tracciato dell'antica Via Francigena, e la Cassia Clodia, all’interno del suggestivo comprensorio del Parco naturale dei Monti Cimini. In prossimità della Riserva naturale del Lago di Vico, il più alto specchio d’acqua di origine vulcanica della penisola, il comune in provincia di Viterbo è stato appena eletto Borgo dei borghi 2023, vincendo la gara annuale collegata alla trasmissione Kilimangiaro, su Rai3. «Un’emozione grandissima e un altro importante riconoscimento», commenta il primo cittadino Mario Mengoni. «Ronciglione racchiude molte peculiarità, dalle bellezze paesaggistiche a quelle storiche e architettoniche. Poi ci sono le tradizioni, quelle che costruiscono la nostra identità comunitaria. Essere eletti Borgo dei borghi ci riempie di orgoglio e siamo onorati di aver gareggiato con località splendide, che rappresentano tutta la varietà italiana». Facilmente raggiungibile da Roma, il piccolo centro che appartiene al circuito dei Borghi più belli d’Italia, con poco più di 8mila abitanti, vanta una storia antichissima che risale alla civiltà etrusca. A lungo conteso da papi e nobili casati come i Farnese, ha fatto parte del dominio della Chiesa e divenne ufficialmente una città nel
1727, sotto il pontificato di Benedetto XIII. La bellezza del luogo e la suggestione dei suoi scorci hanno reso Ronciglione un’ambientazione ideale per numerosi film indimenticabili come La vita è bella di Roberto Benigni, L’Armata Brancaleone di Mario Monicelli, La ragazza di Bube di Luigi Comencini, Lo scapolo di Antonio Pietrangeli, con Alberto Sordi e Nino Manfredi. Una cittadina che ha nel Dna l’arte in ogni sua manifestazione, come testimonia la vittoria all’ultimo Festival di Sanremo di quel fuoriclasse di Marco Mengoni, nato qui 35 anni fa. Alla mia domanda su quale sia il suo luogo segreto a Ronciglione, l’artista inizialmente esita nella risposta, quasi a non volerlo svelare. Poi rivela: «L’angolo che mi rilassa di più è il pontile sul versante ronciglionese del fantastico Lago di Vico che, dopo aver attraversato un gruppo di case, conduce al largo, un po’ distante rispetto alla riva. All’improvviso sembra di essere sospesi, quando c’è calma piatta diventa uno specchio. Sì, mi rilassa molto». Ma Ronciglione è anche sinonimo di tradizioni folkloriche. Qui, fino a poco tempo fa, ogni anno si svolgevano due palii di corse equestri a vuoto, in cui i cavalli correvano senza fantini, con grande partecipazione degli abitanti dei nove rioni in cui è suddivisa la cittadina. Oggi, per motivi di sicurezza, se ne disputa solo uno in estate, in occasione dei festeggiamenti di San Bartolomeo, che conti-
nua a richiamare migliaia di turisti da tutta la regione. Sempre legato a un’antica tradizione è il carnevale ronciglionese, considerato uno dei dieci più importanti d’Italia, che con spettacoli e sfilate rievoca importanti episodi della storia locale, come la cavalcata degli Ussari in ricordo della dominazione francese. Raccontano la storia della città la seicentesca Porta Romana, il castello medievale edificato dai prefetti di Vico e conosciuto anche come la Rocca o i Torrioni, il Duomo, splendido edificio in stile barocco costruito nel 1671 su disegno di Carlo Rainaldi, notevole figura nell’architettura seicentesca romana (a cui si deve il capolavoro della facciata absidale di Santa Maria Maggiore, a Roma). Ma anche la chiesa romanica di Santa Maria della Provvidenza e quella di Santa Maria della Pace, eretta su progetto attribuito al Vignola, in cui si può ammirare un affresco quattrocentesco raffigurante la Madonna col bambino. Sempre al Vignola viene attribuito il disegno della curiosa fontana degli Unicorni, in pietra arenaria, così soprannominata per i tre animali fantastici, conosciuti anche come cavalli marini, da cui sgorga l’acqua che poi si getta nelle due ampie vasche sottostanti. Il Borgo dei borghi 2023 è tale anche per i magnifici scenari naturali in cui è immerso e dove gli amanti del trekking e dei percorsi naturalistici possono soddisfare la loro passione: dal vulcanico Lago di 77
IL PAESE DEI MILLE PAESI
Ottime anche le specialità di lago, tra cui il coregone, i filetti di pesce persico, il lattarino e l’anguilla. Un suggerimento per gli amanti della buona tavola e dei sapori della tradizione: non mancate di assaggiare i tortorelli, una pasta povera fatta di acqua e farina tagliata in listarelle molto spesse e condita con le prelibatezze del luogo. Famosi sono i dolci come le fregnacce con zucchero, pecorino e cannella (oppure nella variante
con ricotta e cannella) e il pampepato. «Piatti tipici del Viterbese con un pizzico di influenza toscana, visto che Ronciglione è nell’Alto Lazio», precisa Marco Mengoni, goloso di tozzetti, amaretti e pampepato. Ma in generale, aggiunge, «mi piacciono anche i pomodori con il riso, che sono un piatto romano, la panzanella, le melanzane alla parmigiana e le zucchine ripiene. Però quelle di mamma».
© Enrico Barbini
Vico, dove d’estate è persino possibile la balneazione, alla Faggeta vetusta del Monte Cimino, dal 2017 proclamata Patrimonio naturale dell’umanità. Ronciglione ha anche una lunga tradizione gastronomica basata su vino, olio extravergine, nocciole e castagne. Gustosissima l’acquacotta della Tuscia, un piatto robusto di origine contadina creato per affrontare le lunghe giornate di faticoso lavoro tra i campi o le greggi.
La fontana degli Unicorni e il Duomo di Ronciglione
TOZZETTI E AMARETTI DI RONCIGLIONE
© Enrico Barbini
di Sandra Jacopucci
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Dalla combinazione di eccellenza e tradizione nascono questi semplici dolci da forno che non mancano mai sulle tavole dei ronciglionesi. Le nocchie, cioè le nocciole, di varietà tonda gentile romana Dop, delle quali il borgo nel Viterbese è uno dei maggiori produttori in Italia, sono l’ingrediente principale sia degli amaretti sia dei tozzetti, interpretati dalle esperte mani di Andrea Taborri, ultimo di una stirpe di fornai che risale al 1870. Per l’impasto degli amaretti servono farina 0, zucchero, strutto e un pizzico di lievito per la base a cui si aggiungono nocciole tritate, liquore di amaretto e cacao. Per i tozzetti di magro, invece, farina, zucchero, strutto e lievito si incorporano con nocciole intere tostate e non spellate (di 13-15 mm di dimensione) e si aromatizza il tutto con l’anice. Entrambi sono senza uova e si infornano una volta sola a 180°. Nei tozzetti all’uovo, con doppia cottura, la base è aromatizzata con liquore Strega e buccia tritata di arancia e limone.
GENIUS LOCI di Peppone Calabrese PepponeCalabrese [Conduttore Rai1, oste e gastronomo]
peppone_calabrese
IL BORGO DEI MURALES
TRA LE STRADE DI AIELLI, NELL’ALTOPIANO DEL FUCINO, PER AMMIRARE LE OPERE DIPINTE SULLE FACCIATE DI CHIESE E PALAZZI. E IL CAPOLAVORO DELLA STREET ARTIST LAIKA L’opera Mafia sucks di Laika
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© NurPhoyo/GettyImages
Panoramica di Aielli (L’Aquila)
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el mio peregrinare in giro per l’Italia mi capita spesso di incrociare realtà sorprendenti e di ragionare su quanto sia importante, per una comunità e per il futuro di un territorio, non solo la visione ma anche la perseveranza. Parlo spesso della “restanza”, il diritto a restare ma soprattutto a partecipare ai processi del luogo in cui si vive, per disegnare il percorso verso un vivere felice. Ne è un esempio l’esperienza che ho vissuto ad Aielli, uno dei comuni più alti dell’altopiano del Fucino, nella Marsica, scoperto in maniera davvero casuale. Con Linea verde ho raccontato una delle realtà agricole più importanti del Paese che si trova nella zona del Fucino, in Abruzzo, dove c’era il terzo lago più grande della nazione. A causa dell’assenza di emissari e delle repentine variazioni del livello dell’acqua, che provocava inondazioni o malsane secche, questo specchio d’acqua fu prosciugato artificialmente. Nella piana oggi si coltivano soprattutto ortaggi come finocchi, patate e carote. Dopo aver visitato un’azienda all’avanguardia che produce proprio finocchi, vengo invitato a cena ad Aielli, località a 650 metri sul livello del mare, circondata a nord dalla catena montuosa del grup-
po del Sirente. Il paese è adagiato su uno sperone roccioso calcareo ed è circondato, sia a est sia a ovest, da due torrenti che convergono entrambi nell’ex alveo del lago del Fucino. Prima di andare a mangiare decido di farmi un giro, sorpreso dal numero di gente per le strade, tra cui molti turisti con zaino sulle spalle. Mi incammino verso una spettacolare costruzione medievale chiamata Torre delle stelle e divenuta un importante osservatorio astronomico aperto al pubblico con annessi il Museo del cielo e una biblioteca scientifica. Camminando, vedo opere d’arte ovunque, disegnate sui muri delle case da artisti di tutte le parti del mondo: è come passeggiare in un museo a cielo aperto, è una sensazione incredibile. Capisco che c’è un progetto perché è tutto piacevole e in armonia. Incrocio gli sguardi dei turisti estasiati dalla gioia dei colori e dalle forme disegnate e penso che un futuro possibile esiste nei nostri paesi. Si è fatta ora di cena, raggiungo il ristorante Al castello dove il titolare Ugo è un’istituzione, un vero oste custode. A tavola siamo in tanti, c’è una bella atmosfera e dopo un brindisi e un antipasto di salumi, formaggi e “cacio e ova”, mi fanno assaggiare la pasta alla chitarra, tipica abruzzese, con guan-
ciale, pecorino e orapi. Il piatto nasce dopo una lunga ricerca su questa rara graminacea di montagna che nasce quasi esclusivamente dove stazzano le pecore, perché il seme riesce a germogliare piu facilmente una volta digerito dagli ovini. Si è fatto molto tardi ma la voglia di vedere tutti i murales è tanta e ricomincio a girare per i vicoli imbattendomi in chiese e palazzi con facciate dipinte. Torno verso il centro e la mia attenzione viene catalizzata da un’impalcatura appoggiata sulla parete della casa comunale, con una ragazza sopra il terzo livello che sta realizzando un’opera di street art. Cerco di capire cosa sta disegnando e le chiedo informazioni. Lei si volta e vedo che indossa una maschera bianca e una parrucca rossa sotto un cappuccio di felpa nera. Poi mi dice: «L’opera di chiama Mafia sucks e il poster raffigura Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino, ucciso e sciolto nell’acido da esponenti mafiosi l’11 gennaio del 1996». E aggiunge: «Come diceva Giovanni Falcone “chi tace e piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e cammina a testa alta, muore una sola volta”». Giuseppe è ritratto sul suo cavallo, mentre festeggia la cattura del superboss mandante del suo omicidio, Matteo Messina Denaro, detenuto 81
© NurPhoto/GettyImages
GENIUS LOCI
Murales di Aielli (L’Aquila)
nel carcere abruzzese in regime 41 bis. Non riesco a incrociare gli occhi della ragazza in piedi sull’impalcatura ma scopro che si chiama Laika 1954 ed è una street artist romana che ama definirsi “attacchina” o “poster artist” per-
© Andrea Dal Prato
La street artist Laika
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ché affigge le sue opere sul muro. Le chiedo come mai ha scelto questo nome. «È un richiamo alla cagnolina Laika andata sulla luna. Ma nella grafica c’è anche un riferimento piuttosto evidente al logo alla Leica, la famosa
macchina fotografica. La scelta è legata al concetto di voler puntare allo spazio, di non porsi mai dei limiti». Laika ha deciso di non svelare la sua identità perché l’anonimato le garantisce una maggiore libertà espressiva. Indossa una maschera bianca che rappresenta l’assenza di filtri precostituiti, una tela vuota su cui dipingere di volta in volta ciò che vuole. Anche se non vedo il suo volto, credo comunque di aver instaurato una relazione con l’artista. Oppure è semplicemente riuscita nel suo intento di farmi riflettere sull’opera e non su di lei. Laika si ferma, china il capo verso di me e aggiunge: «La street art esiste da sempre, dai pittogrammi nelle caverne ai murales di oggi, insomma c’è un’esigenza chiara dell’uomo di voler comunicare». E questa volontà si può esprimere in qualsiasi forma. Poi riprende a lavorare e io ripenso alle sue parole, al suo definirsi “un’attacchina”. La osservo e credo che ci sia un forte legame con la praticità del rituale e dell’azione dell’attacchinaggio. Un gesto ripetuto per ogni suo murale, una sorta di etica del lavoro, come se volesse dare forza, opera dopo opera, ai messaggi diretti su temi sociali. E, non a caso, come parte del suo look ha scelto i tipici pantaloni arancioni da operaio.
BUON VIAGGIO BRAVA GENTE di Padre Enzo Fortunato padre.enzo.fortunato
padrenzo
padreenzofortunato
[Giornalista e scrittore]
TRACCE DI FRANCESCO A MILANO, BOLOGNA E FIRENZE, TRA MODERNITÀ E TRADIZIONE, ALLA SCOPERTA DI CHIESE, MONUMENTI E OPERE DEDICATE AL SANTO DI ASSISI
© AlexMastro/AdobeStock
Monumento a San Francesco d'Assisi, Milano
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© Paolobon140/Wikipedia
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rancesco dedicò parte della sua vita – dalla conversione alla morte – ai poveri e agli ultimi, compiendo gesti che nessuno prima di lui aveva mai fatto, come abbracciare un lebbroso. Per la credenza dell’epoca, infatti, questo significava contagiarsi automaticamente con una tra le più terribili malattie che flagellavano il Medioevo. Ma il santo di Assisi non ebbe paura di curare le ferite dei malati. Così come ci ha insegnato Francesco, noi frati non dimentichiamo chi soffre e chi, oggi, è tenuto ai margini della società. Per questo abbiamo avviato nel 2003 un cammino che ci ha permesso – e ci permette – di aiutare chi ha più bisogno. Si tratta della grande maratona solidale Con il cuore, che quest’anno va in onda il 30 maggio su Rai1 in prima serata. Tanti i momenti di musica previsti, ma principalmente saremo proiettati verso i più deboli perché, come ci insegna papa Francesco, «l’altro è un dono. La giusta relazione con le persone consiste nel riconoscerne con gratitudine il valore. Anche il povero alla porta del ricco non è un fastidioso ingombro, ma un appello a convertirsi e a cambiare vita». Tra i progetti che seguiamo per questa iniziativa ce ne sono molti in Italia a sostegno delle mense francescane, che si occupano della distribuzione dei pasti ai senzatetto e sostengono le persone in difficoltà. La maratona solidale è quindi l’occasione perfetta per compiere un viaggio “con il cuore” tra Milano e Firenze, tra modernità e tradizione artistica. Nella capitale lombarda è assolutamente da visitare la chiesa di San Francesco d’Assisi al Fopponino, non molto distante dal Castello Sforzesco, progettata dal grande architetto Giò Ponti. Si tratta di un edificio esagonale – che richiama il concetto di forma finita – e molto moderno, la cui costruzione si è conclusa nel 1964. La struttura si integra perfettamente in un tessuto cittadino molto denso. L'elemento distintivo del progetto è la facciata verso via Paolo Giovio che, allungandosi oltre i confini del corpo di fabbrica, va a unire la chiesa vera e propria agli edifici a fianco, in modo
Chiesa di San Francesco d’Assisi al Fopponino, Milano
da realizzare un palcoscenico urbano per i rituali religiosi. Da non perdere anche il monumento in piazza Risorgimento dedicato a Francesco, costruito in occasione del VII centenario dalla morte del santo. La statua, alta più di cinque metri e deposta su una colonna, è stata fusa con 150 quintali di bronzo e raffigura il santo con le braccia protese in avanti, nell’atto di benedire il popolo. Dopo Milano si scende verso Firenze, dove i francescani conventuali sono presenti a Santa Croce, un vero e proprio scrigno di bellezza, arte, storia e valori spirituali. All’interno della basilica sono conservate quasi quattromila opere che vanno dal ‘200 al
‘900. Qui Giotto e Cimabue raccontano Francesco e la sua spiritualità con la maestria che li ha sempre contraddistinti. Il primo lo fa attraverso gli affreschi delle cappelle Bardi, sintetizzando le Storie di San Francesco in sette scene, tre per parete, a cui si aggiunge il riquadro con le Stimmate sopra l’arcone, visibile solo dal transetto. Nel 1595 venne posta sull’altare la Tavola Bardi attribuita a Coppo di Marcovaldo, una delle opere più significative della pittura duecentesca che raffigura alcuni momenti della vita del Santo. Dal pennello di Giotto ha preso vita anche il ciclo di pitture a secco sulla cappella Peruzzi e l’Incoronazione della Vergine tra an85
BUON VIAGGIO BRAVA GENTE
geli e santi, meglio conosciuto come il Polittico Baroncelli. Di Cimabue è invece il Crocifisso, una delle opere simbolo di Santa Croce e della drammatica alluvione di Firenze: le immagini del 4 novembre 1966 ritraggono l’opera sommersa dall’acqua, imbrattata di fango e portata via con mezzi di fortuna. Nel corso dei suoi otto secoli di storia, gli spazi del complesso monumentale hanno continuato a trasformarsi: la basilica ha subito numerosi rifacimenti, soprattutto per accogliere i monumenti funebri che hanno fatto di Santa Croce il «tempio delle itale glorie», secondo la definizione di Ugo Foscolo nella poesia I sepolcri. Tra Milano e Firenze conviene comunque fare una breve sosta a Bologna, che ospita la chiesa dedicata al santo dove si trovano, come nel capoluogo toscano, i frati minori conventuali. Si tratta di un edificio che porta con sé almeno otto secoli
Le Stimmate, ciclo delle Storie di San Francesco di Giotto nella basilica di Santa Croce, Firenze
© luca Lorenzelli/AdobeStock
Basilica di San Francesco, Bologna
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di storia, di cui si hanno notizie poco precise sulla progettazione: le fonti menzionano un tale Marco da Brescia, forse confuso con Giovanni da Brescia, ingegnere e architetto attivo a Bologna in quell’epoca. L’altare fu consacrato da papa Innocenzo IV nel 1251, mentre la chiesa venne completata nel 1263. La facciata richiama il gusto romanico padano attraverso la sua struttura a capanna ma sia le finestre che l'ingresso principale sono realizzati in gotico. La basilica si compone anche di due campanili: piccolo e più semplice quello costruito per primo, monumentale e ricco di decorazioni il secondo. E a Bologna l’arrivo del Poverello di Assisi non passò inosservato, come raccontano le Fonti francescane: «Tutto il popolo della città correa per vederlo; ed era sì grande la calca della gente, che a grande pena potea giungere alla piazza. Ed essendo tutta la piazza piena d’uomini e di donne e di scolari, e santo Francesco si leva suso nel mezzo del luogo, alto, e comincia a predicare quello che lo Spirito Santo gli toccava. E predicava sì maravigliosamente […] che in quella predica grande moltitudine di uomini e di donne si convertirono a penitenza».
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SPORT
© Dario Belingheri/BettiniPhoto
Il Giro d'Italia passa davanti al Colosseo, a Roma (2018)
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UN
GIRO NELLA STORIA SI PARTE DAI TRABOCCHI PER RAGGIUNGERE IL COLOSSEO, LUNGO 3.481 CHILOMETRI E 21 TAPPE. LA 106ESIMA CORSA ROSA, DI CUI TRENITALIA È OFFICIAL GREEN CARRIER, È UN VIAGGIO NELLA BELLEZZA ITALIANA di Luca Gialanella
I
trabocchi sono stati per secoli i mezzi di sostentamento principali dei pescatori sulla costa abruzzese. Strutture da pesca fisse che alcuni documenti fanno risalire al 1240, l’epoca di Dante. Adesso il Giro d’Italia dedica a questi strumenti, cantati anche dal poeta Gabriele D’Annunzio, la grande partenza dell’edizione 106, seguita in tv da 200 Paesi e circa 800 milioni di telespettatori. Non solo: la missione della corsa targata Gazzetta dello sport, di cui Trenitalia si riconferma Official Green Carrier, è la valorizzazione del territorio.
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© Emanuele Santori
SPORT
Ciclisti sulla strada statale 16, lungo il mare Adriatico, vicino a Pedaso (Fermo) durante la decima tappa del Giro 2022, Pescara-Jesi
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civiltà italiana in zona Eur, in direzione mare e Ostia. Quindi, una volta rientrati in città, ecco l’anello di 13,6 km da ripetere sei volte. Un viaggio in un museo a cielo aperto: Colosseo, Fori imperiali, Lungotevere, Ara pacis, Villa Borghese, Castel Sant’Angelo, San Pietro, Circo Massimo e Terme di Caracalla. L’arrivo, come nel 2018, tra via dei Fori imperiali e l’Altare della patria. L’edizione 106 è articolata in 21 tappe e due giorni di riposo, 3.481 chilometri con sconfinamento in Svizzera e 51.400 metri di dislivello. Ci sono tre cronometro individuali, cinque arrivi in salita e sette per velocisti. Quattro le maglie: rosa (classifica generale), ciclamino (a punti), azzurra (montagna) e bianca (giovani). Una curiosità: la maglia rosa, istituita nel 1931,
finora è stata vestita da 260 corridori: il belga Eddy Merckx guida la classifica con 78 volte davanti a Francesco Moser (57) e Gino Bartali (50). L’ultimo italiano a indossarla è stato il friulano Alessandro De Marchi nel 2021 per due giorni ma l’ultimo connazionale a vincere il Giro resta sempre Vincenzo Nibali nel 2016. Al via ci sono 22 squadre da otto corridori, per un totale di 176. Per la prima volta il direttore sportivo italiano è una donna: la pisana Fabiana Luperini, che in carriera ha conquistato cinque Giri e tre Tour de France dal 1995 al 2008 e guida la formazione italiana Corratec. I favoriti? Il belga Remco Evenepoel, campione del mondo, contro lo sloveno Primož Roglič, 23 anni contro 33, una sfida anche generazionale. E poi
Il Trofeo senza Fine nella stazione di Milano Centrale
© Nicolo Campo/LaPresse
La prima tappa, una cronometro individuale, si svolge infatti sabato 6 maggio sulla pista ciclabile da Fossacesia Marina a Ortona, in provincia di Chieti. È la Via verde della costa dei Trabocchi, un corridoio meraviglioso per le due ruote lungo circa 60 chilometri che unisce sport e cicloturismo. Un messaggio forte negli anni in cui la bicicletta e il suo uso sociale, in particolare grazie alle donne, sono diventati il simbolo di mobilità sostenibile. E se pensiamo che ogni maglia rosa è realizzata con uno speciale filato ottenuto dal recupero e dal riciclo di 15 bottiglie di plastica, il cerchio si chiude: il Giro d’Italia incarna al massimo livello l’esigenza di attenzione all’ambiente. Dall’Abruzzo a Roma, dall’Adriatico al Colosseo e ai Fori imperiali. La cronometro dei Trabocchi aspetterà il corridore più veloce del mondo, Filippo Ganna, due volte campione del mondo contro il tempo, primatista dell’ora (56,792 km) e detentore del record della crono più veloce del Giro: 58,831 km/h di media a Palermo 2020. E dopo cinque anni, domenica 28 maggio Roma accoglierà di nuovo il gran finale della Corsa rosa. La scalinata del Campidoglio, con la statua equestre di Marco Aurelio, sarà lo scenario della premiazione, come una sfilata di alta moda. Per Roma sarà la quinta volta dopo le edizioni del 1911, 1950 (in occasione dell’Anno santo, con la carovana ricevuta da Papa Pio XII), 2009 (i 100 anni del Giro) e 2018. Il circuito finale scatterà dal Colosseo quadrato, il Palazzo della
TRE CIME DI LAVAREDO
SVIZZERA 20/5
27/5 20 TARVISIO
24/5
26/5 PERGINE VALSUGANA MONTE LUSSARI MONTANA SIERRE il gallese Geraint 19 LONGARONE MONTE BONDONE 21/5 Thomas, il russo 25/5 18 SEREGNO 15 14 16 13 Aleksandr Vlasov, ODERZO R il portoghese Joao 23/5 17 19/5 CASSANO BERGAMO SABBIO CHIESE CAORLE Almeida. I nostri? L’aBORGOFRANCO MAGNAGO D'IVREA bruzzese Giulio Ciccone, 16/5 RIVOLI TORTONA il lucano Domenico PozSCANDIANO 12 zovivo e il vicentino Filippo 9 11 R 10 18/5 14/5 BRA Zana, campione italiano. SAVIGNANO SUL RUBICONE CESENA 17/5 Sarà un viaggio nella bellezza CAMAIORE FOSSOMBRONE VIAREGGIO dell’Italia, con Napoli, Pompei e la Costiera amalfitana, e nella 8 ITALIA storia sportiva di questo Paese: l’arrivo 7/5 ORTONA TERAMO di Tortona è dedicato a Fausto Coppi, il 6/5 13/5 TERNI campione più grande, a 70 anni dal suo 1 PARTENZA-FOSSACESIA MARINA GRAN SASSO D'ITALIA 2 quinto trionfo rosa nel 1953. SAN SALVO 8/5 Non è un vero Giro senza le grandi 28/5 VASTO 21 3 7 ARRIVO-ROMA montagne. Subito il Gran xSasso, con NUMERO TAPPA CRONO 10/5 PARTENZAvinTAPPA ARRIVO TAPPA ATRIPALDA 12/5 arrivo a Campo Imperatore, dove MELFI CAPUA 9/5 se Marco Pantani nel 1999; poi l’arrivo 6 11/5 VENOSA NAPOLI in Svizzera a Crans-Montana; il classico 4 LAGO LACENO Monte Bondone, la cima di Trento e 5 Moser; infine, le Tre Cime di Lavaredo, SALERNO dal versante del lago di Misurina, con i quattro km finali oltre 2.000 metri di quota che toccano il 18% di pendenza. È la salita che Merckx definì «la più dura mai affrontata»: qui il Cannibale, nel Giro 1968, staccò di 6’ Felice Gimondi
6-28 MAGGIO, 21 TAPPE, 3.461 KM MAGGIO 6 Sabato 7 Domenica 8 Lunedì 9 Martedì 10 Mercoledì 11 Giovedì 12 Venerdì 13 Sabato 14 Domenica 15 Lunedì 16 Martedì 17 Mercoledì 18 Giovedì 19 Venerdì 20 Sabato 21 Domenica 22 Lunedì 23 Martedì 24 Mercoledì 25 Giovedì 26 Venerdì 27 Sabato 28 Domenica
Tappa Località 1 2 3 4 5 6 7 8 9 R 10 11 12 13 14 15 R 16 17 18 19 20 21
Tipo
FOSSACESIA MARINA - ORTONA (Costa dei Trabocchi) TERAMO - SAN SALVO VASTO - MELFI VENOSA - LAGO LACENO ATRIPALDA - SALERNO NAPOLI - NAPOLI CAPUA - GRAN SASSO D'ITALIA (Campo Imperatore) TERNI - FOSSOMBRONE SAVIGNANO SUL RUBICONE - CESENA (Technogym Village)
V A M V A A
km
Difficoltà
19,6 202 216 175 171 162 218 207 35
RIPOSO
SCANDIANO - VIAREGGIO CAMAIORE - TORTONA BRA - RIVOLI BORGOFRANCO D'IVREA - CRANS MONTANA (Svi) SIERRE (Svi) - CASSANO MAGNAGO SEREGNO - BERGAMO
V V M V A
196 219 179 207 193 195
RIPOSO
SABBIO CHIESE - MONTE BONDONE PERGINE VALSUGANA - CAORLE ODERZO - VAL DI ZOLDO LONGARONE - TRE CIME DI LAVAREDO (Rifugio Auronzo) TARVISIO - MONTE LUSSARI (Cronoscalata) ROMA - ROMA
V Tappa per velocisti M Tappa di montagna A Attaccanti
Arrivo in salita
V
V
203 195 161 183 18,6 126
Cronometro
e lo fece piangere all’arrivo. Ma la Corsa rosa regalerà un’altra perla, unica: al penultimo giorno, la cronoscalata da Tarvisio al Santuario del Monte Lussari, uno dei simboli religiosi del Friuli-Venezia Giulia. Anche in questo caso si parte da una pista ciclabile, nata sulla sede di una ferrovia dismessa, e poi si percorre una strada forestale che si inerpica al 22% sulla pista da sci. È il Giro, scoperta senza fine. giroditalia.it
AL GIRO CON TRENITALIA Per il quarto anno Trenitalia si riconferma Official Green Carrier della Corsa rosa, giunta all’edizione numero 106, e delle Grandi classiche. L’azienda capofila del Polo Passeggeri del Gruppo FS è presente con uno spazio espositivo nell’Open village alla partenza e all’arrivo di tutte le tappe del Giro d’Italia. Prima dell’avvio della manifestazione, il Trofeo senza Fine, simbolo della gara ciclistica, ha viaggiato per l’Italia a bordo di un Frecciarossa con due testimonial d’eccezione, la conduttrice tv Elena Santarelli e l’ex campione del mondo di calcio Fabio Cannavaro, oltre al direttore business AV Pietro Diamantini. Si è poi spostato su un Intercity con livrea dedicata al Giro insieme a Santarelli, all’ex ciclista Vincenzo Nibali, considerato il miglior italiano di questo secolo, e al direttore business Intercity Domenico Scida. Durante la corsa il trofeo viene poi trasportato sui treni del Regionale, con livrea rosa in omaggio alla Corsa, che affiancano alcune tappe della competizione tra cui la seconda (Teramo-San Salvo) il 7 maggio, la decima (Scandiano-Viareggio) il 16, l’undicesima (Camaiore-Tortona) il 17. 91
© Gazzetta dello Sport
CRANS
VAL DI ZOLDO
SPORT
UNA CORSA ELETTRICA VENTI TAPPE PER 1.150 CHILOMETRI. È LA QUINTA EDIZIONE DEL GIRO-E, LA MANIFESTAZIONE RISERVATA ALLE E-BIKE CHE AFFIANCA LA GARA DEI PROFESSIONISTI. PARTECIPA ANCHE IL TEAM DI TRENITALIA, SPONSOR DELLA MAGLIA VERDE
© Alessandro Garofalo/LaPresse
di Luca Gialanella
La tappa 17 del Giro-E 2022, da Alleghe (Belluno) alla Marmolada
P
artecipazione record: 17 squadre, più 10 Special Team che prendono il via solo in alcune tappe. Attenzione massima alla sostenibilità, con 200 alberi
piantati nella foresta Treedom di Rcs Sport, cinque ammiraglie Toyota full electric dell’organizzazione a supporto dei corridori, fino a uno speciale tessuto, montato nei soffitti delle ho-
spitality alla partenza e all’arrivo, che assorbe l’anidride carbonica e altri inquinanti. È la quinta edizione del Giro-E, organizzato da Rcs Sport con il title spon93
SPORT
© Alessandro Garofalo/LaPresse
sor Enel X Way, e di cui Trenitalia è Official Green Carrier, la manifestazione riservata alle bici elettriche che affianca la corsa dei professionisti. Partenza sabato 6 maggio da Fossacesia, in provincia di Chieti, sullo stesso tracciato della cronometro di apertura del Giro “grande” e conclusione domenica 28 maggio nello scenario dei Fori imperiali, a Roma, con il Colosseo sullo sfondo: 20 tappe e 1.150 chilometri, 16.400 metri di dislivello (come due volte l’altezza dell’Everest). La tappa più corta è la prima, Fossacesia-Ortona, 28 km; la più lunga è la terza, Cerignola-Melfi, 104. Ma si salirà anche a Campo Imperatore, nel cuore del Gran Sasso, sul Monte Bondone (Trento) e sulle Tre Cime di Lavaredo,
simbolo delle Dolomiti. Il Giro-E ha un’anima green e si fa ambasciatore della mobilità sostenibile e di uno stile di vita consapevole: ogni mattina, il raduno di partenza diventa una piccola fiera per raccontare agli appassionati quanto sia avanzata la tecnologia per una vita diversa. La corsa si sposa con Ride Green, il progetto ambientale nato nel 2016 per ridurre gli effetti del passaggio del Giro sul territorio attraverso la corretta gestione dei rifiuti e il loro riciclo. E poi ci sono le cifre delle e-bike, che continuano a crescere sempre di più. Nel 2022, su 1,7 milioni di bici vendute in Italia, 337 mila sono state a batteria: il 20%. giroe.it giroitaliae
Verso la salita del Passo Giau (Belluno), Giro-E 2022
AL GIRO-E CON TRENITALIA Trenitalia è Official Green Carrier anche del Giro-E, evento sostenibile dedicato alle biciclette elettriche che affianca la corsa principale. La società capofila del Polo Passeggeri di FS Italiane partecipa con un team capitanato da Sacha Modolo, professionista dal 2010 al 2022 e vincitore di due tappe del Giro d’Italia. Per questa iniziativa, l’azienda è anche sponsor della Maglia verde-Ride Green assegnata al vincitore della Classifica prova regolarità squadre. Trenitalia è presente anche nel Green Fun Village allestito in tutte le città di partenza del Giro-E per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della mobilità sostenibile. La società del Gruppo FS dedica grande attenzione al cicloturismo: su tutti i treni ogni passeggero può portare la sua due ruote gratuitamente, ripiegata o smontata. Sui treni del Regionale sono disponibili ogni giorno oltre 25mila posti bici, che si aggiungono ai 600 messi a disposizione quotidianamente sugli Intercity, tutti dotati di prese per la ricarica delle e-bike. 94
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SOSTENIBILITÀ
FUTURO 2030 DALL’8 AL 24 MAGGIO IL FESTIVAL DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE FA TAPPA A BOLOGNA, MILANO, NAPOLI, ROMA E TORINO. UN VIAGGIO IN PARTNERSHIP CON IL GRUPPO FS PER SENSIBILIZZARE SUGLI OBIETTIVI FISSATI DALL’AGENDA ONU
© Mediaparts/AdobeStock
di Michela Passarin
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© Asvis
Il Frecciarossa con la livrea della scorsa edizione del festival
M
a n cano sette anni al traguardo fissato dall’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle nazioni unite (Onu). Una meta sempre più vicina che richiede l’impegno di tutta la popolazione mondiale, insieme a istituzioni e aziende, per realizzare i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile fissati per salvare il Pianeta e non consumarlo completamente sul piano ambientale, economico e sociale. Proprio per sensibilizzare cittadini e cittadine su questo tema, dall’8 al 24 maggio torna per la settima volta il festival organizzato dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis), che riunisce oltre 320 organizzazioni del Paese e diverse imprese partner dell’iniziativa, tra cui Ferrovie dello Stato Italiane. Il claim scelto per l’edizione di quest’anno, che prevede un nuovo format, è La sostenibilità tiene acceso il futuro: 17 giornate, cinque tappe nelle principali città italiane (Bologna, Milano, Napoli, Roma e Torino) e centinaia di iniziative online e in presenza, diffuse lungo tutto il Paese e non solo. Il programma è ricco di conferenze, work sh o p e spettacoli sui temi della cultura, dell’innovazione, dell’ambiente e della nuova mobilità. I veri protagonisti sono i
territori, grazie anche alle partnership tra Asvis, le amministrazioni comunali e gli atenei, insieme ai centri di ricerca realizzati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza su tematiche legate all’Agenda 2030. E sono in programma anche eventi internazionali: con la collaborazione del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale e il coinvolgimento delle sedi diplomatiche italiane, la manifestazione si allarga al mondo. Dopo Napoli, città che ospita l’inaugurazione del festival dall’8 al 10 maggio, con eventi focalizzati su Mezzogiorno, disuguaglianze e sostenibilità sociale, la rassegna fa tappa a Bologna dall’11 al 14, con focus sui temi ambientali e sul rapporto tra città e clima. Prosegue poi a Milano dal 15 al 17 per parlare di imprese, finanza e aspetti economici dello sviluppo green. Da segnare in calendario la presenza al Salone del libro di Torino, dal 18 al 22: una collaborazione che ha l’obiettivo di contribuire alla diffusione della conoscenza dei 17 Obiettivi dello sviluppo sostenibile fissati dall’Onu e alla formazione di una cultura della sostenibilità. Ultima fermata a Roma, il 23 e 24 maggio: due giornate dedicate alla dimensione istituzionale con un evento finale nell’Aula dei gruppi alla Camera dei deputati per presentare i risultati della manifestazione. Diciassette giorni per un viaggio intenso nella sostenibilità che porta direttamente al futuro. festivalsvilupposostenibile.it asvisitalia asvis_italia
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ARTE
FARE LUCE SUI SOGNI A PARMA PER VISITARE SOLARES FONDAZIONE DELLE ARTI, DOVE SONO NATE OPERE DI PISTOLETTO E OPPENHEIM, DOCUMENTARI DI WIM WENDERS E SCENOGRAFIE DI MOSTRE DELLA DISNEY di Cesare Biasini Selvaggi cesarebiasini@gmail.com
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Il gruppo scultoreo Smokestack Buildings with Frozen Fireworks di Dennis Oppenheim (2009)
C
La sede di Solares Fondazione delle arti al Teatro al parco di Parma
os’hanno in comune gli artisti di fama internazionale Michelangelo Pistoletto e Dennis Oppenheim, i registi visionari Dennis Hopper, Wim Wenders ed Emir Kusturica, uno dei più grandi fotografi del nostro tempo come Sebastião Salgado e, infine, Papa Francesco? Sicuramente un luogo e una fondazione in Italia. La storia straordinaria – è proprio il caso di dirlo – di questo mese conduce dritti al Parco ducale di Parma, all’interno dell’attuale Teatro al parco, cuore di Solares Fondazione delle arti, una realtà culturale fortemente multidisciplinare che amalgama le diverse espressioni creative del teatro, del cinema e dell’arte contemporanea. L’austero edificio razionalista è subito sdrammatizzato da una scritta appli-
cata sulla facciata che, luminosa nella notte, recita: «Facciamo luce sul teatro, torniamo a sognare». Questo invito non potrebbe insistere in un luogo più adatto. Solares, infatti, è la casa del famoso Teatro delle briciole, una delle prime compagnie italiane a occuparsi di spettacoli per l’infanzia e i ragazzi, sempre attiva con le famiglie e le scuole di ogni ordine e grado. Tra le recenti produzioni in cartellone ci sono Cide. I doni di papà Cervi, con la regia di Maurizio Bercini e la drammaturgia di Marina Allegri, prodotto in collaborazione con l’Istituto Cervi, sulla storia di papà Alcide e dei suoi sette figli, e La migrazione degli animali della compagnia Rodisio con e di Manuela Capece e Davide Doro. Il primo spettacolo racconta una storia di resistenza attraverso i doni fatti a papà Cervi, mentre il secondo riflette 99
ARTE
Martin Luther King Jr. (1965) fotografato da Dennis Hopper
su un viaggio affrontato dagli animali della foresta, metafora degli spostamenti a cui è costretta parte dell’umanità. Accedo all’interno della fondazione attraverso il foyer, mentre nelle tre sale di spettacolo fervono prove e vengono allestite scenografie. La mia attenzione viene subito calamitata, più in fondo, da un enorme ambiente rumoroso sul quale campeggia la targa Laboratorio di scenotecnica. E qui, con grande sorpresa, scopro che alcuni talentuosi artigiani lavorano ogni giorno non solo all’allestimento degli spettacoli teatrali, ma anche per realizzare le opere monumentali dei più grandi artisti internazionali del no-
stro tempo. È proprio in questo luogo, infatti, che hanno visto la luce l’imponente installazione Hunger di Pistoletto, destinata al Museo nazionale marittimo di Busan in Corea del Sud, il gruppo scultoreo Smokestack Buildings with Frozen Fireworks di Dennis Oppenheim e, ancora, un grande Cirro di Denis Santachiara, l’enorme lampada sospesa a forma di nuvola con tanto di lampi di luce interna, esposta in Francia, nel 2006, alla Biennale del design di Saint-Étienne curata da Lorand Hegyi. Qui da Solares tutti ricordano ancora lo stupore impresso sui volti dei responsabili della Walt Disney quando,
Il regista Maurizio Bercini e il musicista Fulvio Redeghieri in un momento dello spettacolo Cide
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dal loro laboratorio, uscì a dimensioni reali la tavola apparecchiata, con tanto di tazze sovrapposte di ceramiche e teiere senza beccuccio, per il tè della Lepre marzolina e del Cappellaio matto di Alice nel paese delle meraviglie. Un lavoro realizzato direttamente dai disegni originali dell’illustratrice statunitense Mary Blair, destinato a una mostra sulle prelibatezze dell’universo fantastico disneyano a cura del critico cinematografico Marcello Garofalo. Ma in fondazione le sorprese sono ancora solo all’inizio e, a darmene conferma, ci pensa il suo presidente, Andrea Gambetta, un operatore cul-
© Arturo Delle Donne
Wim Wenders e Papa Francesco in una foto di scena dal documentario Papa Francesco - Un uomo di parola
lutare personalmente i membri della troupe, con un piccolo dono per tutti gli operatori, fino al macchinista. Poi ha detto, scherzando direttamente in spagnolo: “Mi piace molto questo progetto perché può essere che depositi dei piccoli semi buoni dappertutto. E se non sarà così, che si disperda nel vento”. Una grande sua paterna risata ha immediatamente sciolto la tensione e i suoi saluti e la sua benedizione – lo dico da ateo – ci hanno davvero emozionato». Ai fortunati che, come me, vengono ammessi alla visita al caveau della Fondazione, si aprono ancora meraviglie. Quelle della collezione di opere firmate da artisti che vanno dai già citati Salgado, Pistoletto e Oppenheim a Lisetta Carmi, Robert Capa, Illja Kabakov e Gaetano Pesce, solo per citarne alcuni, fino agli scatti di Marcello Geppetti, un grande reporter che erroneamente è stato inserito solo nella categoria dei paparazzi. Prima di congedarmi, apprendo che anche tutto il progetto musicale della Emir Kusturica & The No Smoking Orchestra nasce qui con Solares, così come il documentario Super 8 Stories
su questa esperienza, poi presentato al Festival di Berlino. «A proposito, Emir è il nostro presidente onorario», aggiunge Gambetta dietro la sua scrivania, dove scorgo i progetti delle prossime mostre in programma: quella dedicata a Simone Bianchi, uno dei maggiori illustratori italiani per gli eroi del fumetto della Marvel, e una grande retrospettiva con i dipinti di Hermann Nitsch. Come recita l’insegna luminosa sull’ingresso: a Parma, da Solares, «torniamo a sognare». solaresdellearti.it teatrodellebriciole Solares Fondazione delle Arti
© Fabio Furlotti
turale di zavattiniana memoria ma, soprattutto, un grande produttore di progetti originali cinematografici, teatrali ed espositivi. «Con il regista Wenders abbiamo iniziato una collaborazione nel 1997 per una sua mostra fotografica alla Galleria nazionale di Parma, poi il rapporto si è intensificato con il documentario Il sale della terra sul fotografo Salgado, ideato e coprodotto da noi di Solares con Francia, Germania e Brasile. Un film con cui abbiamo vinto il Festival di Cannes e che ci è valso la candidatura all’Oscar nella cinquina dei documentari. La collaborazione è proseguita con la pellicola Papa Francesco - Un uomo di parola, coprodotta con il Vaticano, la Svizzera, la Germania e la Francia. Un’esperienza fino a quel momento completamente inedita e davvero toccante, con un pontefice che, per la prima volta, ha raccontato in un documentario la sua visione del mondo», conclude Gambetta. Non riesco a esimermi dal chiedergli un aneddoto su questa produzione con un protagonista tanto fuori dal comune. «Dopo la prima lunga intervista, papa Francesco ha voluto sa-
And
rea Gambetta
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Official Green Carrier
2023
#OGNIVIAGGIOUNTRAGUARDO
ARTE
CORPO SURREALISTA IN MOSTRA A GENOVA OLTRE 300 OPERE DI MAN RAY, L’ARTISTA STATUNITENSE CHE DIVENNE MAESTRO INDISCUSSO DELLE AVANGUARDIE FRA GLI ANNI ‘20 E ‘30 di Elisabetta Reale
Man Ray. Le violon d’Ingres (1924 circa. Ristampa 1976) Courtesy Archivio storico della Biennale di Venezia - Asac, Venezia © Man Ray Trust by Siae 2023
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ARTE
A
rtista poliedrico e provocatorio, ironico e sensuale, sempre pronto a rompere gli schemi e creare nuove estetiche. Man Ray, all’anagrafe Emmanuel Radnitzky, è stato tra i protagonisti della scena dadaista e surrealista e uno dei più grandi fotografi del secolo scorso. Testimone dell’irripetibile stagione delle avanguardie fra gli anni ‘20 e ’30, attivo fino alla seconda metà del ‘900, l’Uomo Raggio — così soprannominato per l’uso diretto delle fonti luminose per fotografare — nasce a Philadelphia nel 1890, ma appena trentenne si stabilisce a Parigi, culla dell’arte, dove rimane fino all’ultimo dei suoi giorni. L’energia culturale della Ville Lumière lo forma come pittore, e lo sprona a sperimentare anche altre tecniche come la scultura e la regia d’avanguardia. La mostra Man Ray. Opere 1912-1975, a Palazzo Ducale di Genova fino al 9 luglio e curata da Walter Guadagnini e Giangavino Pazzola, ripercorre la carriera dell’artista surrealista, animato da una costante ricerca espressiva e dalla sperimentazione di tecniche, forme e materiali. La raccolta è composta da
circa 340 pezzi, fra fotografie, disegni, dipinti, sculture e film, provenienti da importanti collezioni nazionali e internazionali, che fanno dell’esposizione un appuntamento imperdibile. Un percorso cronologico organizzato per sezioni, dagli esordi nella New York di inizi ‘900 fino alla Parigi delle avanguardie storiche, che racconta l’evoluzione multiforme dell’artista americano che ha giocato con le parole, il corpo, le forme, l’erotismo. Ad aprire la mostra sono gli autoritratti, seguiti dalla riflessione su New York e il rapporto con la metropoli dove nel 1915 Man Ray inaugura la prima personale alla Daniel Gallery e realizza alcuni dei suoi capolavori, come i collage della serie Revolving Doors. La stagione del Dada americano, vissuto da protagonista assieme al suo mentore, poi amico e complice Marcel Duchamp, è al centro della terza sezione, in cui spiccano due fotografie icone dell’arte del XX secolo, La tonsure ed Elevage de poussière, entrambe del 1921, che rimettono in discussione l’idea stessa di ritratto, attraverso bagni di luminosità chiara. Segue il segmento riservato alla sco-
Man Ray. Sans titre (Self-Portrait) (1931 circa. Ristampa 1976). Courtesy Archivio Storico della Biennale di Venezia - Asac, Venezia © Man Ray Trust by Siae 2023
Man Ray. Retour à la raison (1923 circa. Riproduzione da negativo originale, 1976). Courtesy Archivio Storico della Biennale di Venezia - Asac, Venezia © Man Ray Trust by Siae 2023
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perta della luce e a Parigi, la metropoli in cui è stato accolto da Duchamp e dall’intera comunità dadaista e dove ha debuttato con la personale alla Librairie six. Proprio in questa sezione sono esposte le immagini dei personaggi che animarono il contesto culturale dell’epoca: dalla leggendaria modella Kiki de Montparnasse, soggetto di uno degli scatti più famosi del XX secolo, Le violon d’Ingres, a Lee Miller, assistente, compagna, musa ispiratrice e grande fotografa, fino ad artisti e intellettuali come il compositore Erik Satie, il drammaturgo Antonin Artaud e il pittore Georges Braque. Spazio anche alle note fotografie sul corpo surrealista e nudo, tra cui Larmes, La Prière e Noire et Blanche. Dal 1940, con Parigi occupata dai nazisti, Man Ray tornò in America, nella Grande Mela e successivamente a Los Angeles. Sono gli anni in cui si dedicò principalmente alla pittura prima di tornare in Europa, dove si è consolidata la sua fama di maestro indiscusso delle avanguardie. palazzoducale.genova.it
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Guy Bourdin Archives © 2023, The Guy Bourdin Estate
SCATTI STRANIANTI
IN MOSTRA A MILANO CENTO FOTOGRAFIE DI GUY BOURDIN, TRA IMMAGINI ICONICHE E CAMPAGNE PUBBLICITARIE. UN UNIVERSO CREATIVO E NARRATIVO CONTAMINATO DAL LINGUAGGIO CINEMATOGRAFICO di Cecilia Morrico
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MorriCecili
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golo scatto interi romanzi, soprattutto gialli o noir. Sono cento le immagini, tra iconiche e meno note, selezionate da Giorgio Armani insieme a The Guy Bourdin Estate. La rassegna conferma la volontà di trasformare lo spazio espositivo milanese in un centro di cultura fotografica contemporanea, includendo ciò che è prossimo al mondo Armani ma anche ciò che appare più lontano. «A prima vista», spiega lo stilista, «Guy Bourdin non è un autore a me vicino: il suo era un linguaggio netto, grafico, forte. Nella sua opera quel che si percepisce subito, in superficie, è la provocazione, ma quello che mi colpisce, e che ho voluto mettere in risalto, sono piuttosto la sua libertà creativa, la sua capacità narrativa e il suo grande amore per il cinema. Bourdin non seguiva la corrente e non scendeva a compromessi: un tratto nel quale mi riconosco io stesso, credo non ci sia un altro modo per lasciare un segno nell’immaginario collettivo».
La mostra si apre con un video inedito a cui seguono tre sale dedicate ai colori rosso, verde e rosa. Tinte forti unite alla sua abilità nel gioco con la forma decostruita, in particolare i manichini, e la sua inconfondibile idea di composizione. Ma anche uno spazio con 21 fotografie in bianco e nero che mostrano come Bourdin sia stato in grado di creare efficaci contrasti cromatici. Una sezione esplora poi l’amore del fotografo per il cinema, elemento centrale della sua creatività, e propone una selezione di immagini tratte da campagne pubblicitarie che sembrano scene del crimine o inseguimenti della polizia e riportano alla fascinazione per i film di Alfred Hitchcock. Scatti sensuali, inquietanti, a volte perfino stranianti, in cui il messaggio promozionale a malapena si intuisce. Ci sono le modelle, ma il modo in cui vengono ritratte strizza l’occhio al Surrealismo creando una vera distopia glamour. armanisilos.com
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olori saturi, ma anche bianco e nero. Elementi stranianti e mondi alternativi. I forti contrasti sono il tratto distintivo della fotografia di Guy Bourdin, capace di delineare narrazioni romanzesche e cinematografiche. Non a caso la mostra in suo onore all’Armani/Silos di Milano, fino al 31 agosto, si intitola Storyteller: un modo per esaltare la capacità dell’artista francese di racchiudere in ogni sin-
Charles Jourdan, 1972 © 2023, The Guy Bourdin Estate 107
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Vogue Paris, maggio 1984 © 2023 The Guy Bourdin Estate Vogue Paris, maggio 1970 © 2023, The Guy Bourdin Estate
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AZIENDA VINICOLA DONNACHIARA Una storia di famiglia nel Belpaese delle meraviglie Nell’entroterra appenninico dell’Irpinia, si trova l’azienda vinicola Donnachiara, che ispirandosi al territorio, alle sue tradizioni e ai valori di famiglia, ha visto sorgere nel tempo una cantina tra le più rappresentative del Belpaese. Un’azienda quasi tutta al femminile, dedicata all’omonima nobildonna, e valorizzata dall’energia e dallo spirito di innovazione di Ilaria Petitto, affiancata dai suoi familiari.
Territorialità, autenticità e sostenibilità sono i valori che ispirano il progetto che ha il suo fulcro nel paese di Montefalcione, luogo particolarmente vocato, poiché situato a cavallo di due delle tre denominazioni DOCG della Provincia di Avellino: il Fiano di Avellino e il Taurasi. La cantina produce, inoltre, Greco di Tufo, Aglianico e Falanghina. Tutti i vini portano la firma stilistica di Riccardo Cotarella, enologo di fama internazionale.
Know-how, tecnologia e innovazione caratterizzano la produzione, dalla vigna, all’imbottigliamento e alla commercializzazione, nel totale rispetto dell’ambiente e del paesaggio. È del 2005, infatti, il primo fotovoltaico, il cui revamping è stato ultimato all’inizio del 2023; l’azienda è dotata, inoltre, di impianto di raccolta delle acque piovane e il vigneto di Montefalcione è allevato secondo sistemi di agricoltura biologica.
Via Stazione, 14 83030 Montefalcione (AV) T +39 0825 977135 www.donnachiara.com
Tradizione e innovazione al servizio dell’eccellenza Dal 1971, la PIDA srl è leader nella produzione di zucchero fondente di altissima qualità. Questo grazie allʼutilizzo delle migliori materie prime. Lʼazienda, negli ultimi anni, ha investito corposamente in tecnologia dʼavanguardia, in ricerca e sviluppo, con lʼobiettivo di garantire lʼelevato standard qualitativo, ma anche di salvaguardare la natura, migliorando lʼefficienza dei processi produttivi. Qualità, ecosostenibilità e innovazione sono i key values dellʼazienda, che tiene alta la tradizione dellʼarte pasticcera italiana. Tutta la gamma di prodotti a marchio PIDA, che comprende, tra lʼaltro, la linea delle glasse e la linea Fondelice è sempre pronta a rispondere alle nuove esigenze di mercato. Il fiore allʼocchiello è, però, lo zucchero fondente, che grazie alla elevatissima percentuale di zucchero utilizzata e alla lavorazione ad alta temperatura, si distingue per la sua elasticità, senza mai presentare grumi o forme di cristallizzazione. Ben consapevole della unicità e della qualità del proprio Zucchero Fondente, lʼazienda lo ha sottoposto allʼattenzione del famoso pasticciere Tommaso Foglia, il noto vincitore del Premio Gambero Rosso come Pastry Chef dellʼanno 2022 nonché giudice di Bake Off e Cake Star, che lʼha utilizzato nella realizzazione di alcuni dei suo migliori dessert dʼeccellenza e non lo ha più lasciato. Tommaso Foglia Pastry Chef dellʼanno 2022, Gambero Rosso
Via Goffredo Mameli, 56 - 35020 Albignasego (PD) | T +39 049 8626851 | www.pidasrl.com
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
L A KE COM O
Il Grand Hotel Victoria a Menaggio 5*****L, nell’incantevole scenario del Lago di Como, riaprirà le sue porte il 10 marzo 2023 valorizzando la sua offerta di ospitalità e di benessere con comfort esclusivi e servizi di eccellenza italiana qualitativa. Con i suoi borghi antichi, gli splendidi giardini e il profilo dei monti che incorniciano un paesaggio romantico, raffinato e di grande eleganza, il Grand Hotel Victoria garantisce agli ospiti esperienze personalizzate, studiate su misura e proposte a 360° gradi, dall’offerta F&B con il ristorante Lago, all day-dining, a una sorprendente area wellbeing con la Erre Spa, la più grande sul Lago di Como, agli spazi dehors con la piscina esterna e il bar Manzoni per godere della più raffinata selezione di cocktail. LA STRUTTURA Composto da un edificio storico, la Villa con le sue 34 camere e suites, e una struttura di recente costruzione, il Palazzo con le sue 47 camere e suites, il Grand Hotel Victoria valorizza e celebra il Made in Italy nel design, con un richiamo al passato e uno sguardo al presente e al futuro nella contemporaneità degli ambienti. Camere e suite vista lago o vista parco dotate di tutti i comfort e servizi. Con un’incantevole vista sul lungo lago, Il Grand Hotel Victoria dispone di un pontile privato con un servizio di Erre Water Limousine, una soluzione funzionale ed efficace per gli ospiti dell’hotel per soddisfare ogni esigenza di trasporto e spostamenti sul Lago di Como e allo stesso tempo per proporre tour privati alla scoperta dei luoghi più suggestivi del lago.
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FOOD & BEVERAGE Il Grand Hotel Victoria riserva una particolare attenzione alla ristorazione, con la presenza nelle proprie strutture di Chef di grande competenza e creatività. Il ristorante Lago gode di una splendida vista lago, dispone di una veranda modulabile tra interno ed esterno, è aperto tutto il giorno dalle sette del mattino per il servizio di prima colazione fino al dopo cena e offre una cantina a vista con una ricca selezione di etichette. Un’area show cooking è stata realizzata per creare occasioni conviviali di gastronomia, sperimentare la cucina con prodotti freschi e creare i propri piatti serviti su un imponente tavolo di marmo. WELLNESS & FITNESS La Erre Spa è il fiore all’occhiello del Grand Hotel Victoria, un rifugio per il corpo, mente e spirito. Si sviluppa su 1.200 metri quadrati ed è composta da una piscina coperta completamente riscaldata, percorsi d’acqua con aroma e cromo terapia, docce emozionali, tropicali e a cascata. Gli ambienti relax si alternano alla sauna soft, sauna finlandese, percorso kneipp, bagno mediterraneo con umidità del 68 per cento, bagno umido con umidità del 90 per cento. La Spa Manager con il suo team accompagna gli ospiti con trattamenti corpo e viso e percorsi altamente personalizzati. La palestra del Grand Hotel Victoria è altrettanto significativa, ampia e luminosa. Gode di una bella vista sulla piscina e oltre ad offrire servizi accessori, compresa la possibilità di collegarsi alle attrezzature con i propri devices, la palestra è un vero e proprio angolo di condivisione, utilizzabile 24 ore al giorno.
www.rcollectionhotels.it
FRECCE TRENITALIA
GUIDA AI SERVIZI
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OFFERTE E SERVIZI
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UNA GRANDE STAGIONE IN MUSICA CON FRECCIAROSSA
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recciarossa è il treno ufficiale dei concerti italiani tenuti dai principali artisti nazionali e internazionali nei mesi di giugno, luglio e agosto. Gli appassionati di musica dal vivo possono raggiungere con le Frecce gli spettacoli live di Tiziano Ferro, Zucchero, Gazzelle, Marco Mengoni, Coldplay, Muse, Harry Styles, The Weeknd, Imagine Dragons e il festival I-Days Milano Coca-Cola. Chi arriva ai concerti in treno può usufruire dell’offerta Speciale Eventi per viaggiare in Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca con sconti fino al 80% sul prezzo Base del biglietto inserendo in fase di acquisto i seguenti codici per i singoli eventi: FERRO, ZUCCHERO, GAZZELLE, MENGONI, COLDPLAY, MUSE, STYLES, THEWEEKND, IMAGINEDRAGONS, IDAYS. Inoltre, chi possiede un biglietto Frecce con destinazione Reggio Emilia per i live di Zucchero o Roma per il concerto di Gazzelle può acquistare i biglietti degli show con le seguenti riduzioni: sconto del 15% per i concerti di Zucchero alla RCF Arena di Reggio Emilia (Campovolo) e sconto dal 20% al 30% per il live di Gazzelle allo Stadio Olimpico di Roma. Tutte le date in promozione e maggiori informazioni su trenitalia.com
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A ROMA FIUMICINO UN NUOVO CHECK-IN TRENO + AEREO
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razie alla partnership tra Trenitalia, Aeroporti di Roma e ITA Airways nella stazione ferroviaria dell’aeroporto di Fiumicino è nato un nuovo servizio di check-in con biglietto combinato treno+aereo. Chi raggiunge l’aeroporto a bordo di un Frecciarossa, o con un Leonardo Express in connessione con un treno Alta Velocità, può utilizzare il nuovo servizio sperimentale di check-in che consente di consegnare il bagaglio direttamente nella stazione ferroviaria di Fiumicino Aeroporto. Basta presentarsi al nuovo banco dedicato e poi proseguire con i voli internazionali e intercontinentali di ITA Airways (a eccezione di quelli verso gli Stati Uniti e Israele) ritirando la propria valigia direttamente all’arrivo. La partnership arricchisce ulteriormente i servizi di Trenitalia con l’aeroporto Leonardo da Vinci. È già possibile, infatti, raggiungere lo scalo direttamente con il Frecciarossa dal centro di Firenze, Bologna, Napoli, Padova e Venezia. Oppure, si può viaggiare con le Frecce fino alla stazione di Roma Termini e proseguire con il Leonardo Express (partenza prevista ogni 15 minuti) per arrivare all’aeroporto della Capitale in soli 32 minuti. Il biglietto combinato treno+aereo si può acquistare nelle agenzie abilitate, nelle biglietterie aeroportuali, tramite il customer center e su tutti i canali digitali di ITA Airways.
A PARMA CON MEDIOPADANA LINK + FRECCIAROSSA
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on il servizio Mediopadana Link + Frecciarossa è possibile raggiungere comodamente la splendida Parma dalle principali città italiane collegate con l’Alta Velocità. Ogni giorno, sono disponibili 12 collegamenti Mediopadana Link (comprensivi di servizi di andata e ritorno) tra la stazione di Reggio Emilia AV e Parma, in connessione con i treni Frecciarossa da e verso Firenze, Roma, Napoli, Salerno e altre città del network Frecce. I Mediopadana Link sono realizzati con bus moderni e confortevoli, che partono ogni due ore con un tempo di percorrenza di 35 minuti. Maggiori informazioni su trenitalia.com 113
OFFERTE E SERVIZI
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CON IL CARNET AZIENDE FINO AL 40% DI SCONTO SUI VIAGGI DI LAVORO
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postamenti di lavoro tra due città? Il Carnet Aziende permette di risparmiare sui viaggi di dipendenti e collaboratori. Si può scegliere tra le seguenti tipologie di Carnet: Carnet Aziende 10 viaggi con lo sconto del 20% sul prezzo Base Carnet Aziende 30 viaggi con lo sconto del 30% sul prezzo Base Carnet Aziende 50 viaggi con lo sconto del 40% sul prezzo Base
Il Carnet è dedicato solo alle aziende iscritte al programma gratuito Trenitalia for Business, non è nominativo, quindi può essere utilizzato da diversi dipendenti e collaboratori della stessa azienda. Il Carnet Aziende è valido tutti i giorni della settimana, in entrambe le direzioni. Maggiori informazioni su trenitalia.com/it/informazioni/trenitalia-for-business/carnet-aziende 114
BASE
ECONOMY
LIBERTÀ DI VIAGGIO E CAMBI ILLIMITATI Biglietto acquistabile fino alla partenza del treno. Entro tale limite sono ammessi il rimborso, il cambio del biglietto e il cambio della prenotazione un numero illimitato di volte. Dopo la partenza, il cambio della prenotazione e del biglietto sono consentiti una sola volta fino a un’ora successiva.
CONVENIENZA E FLESSIBILITÀ Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del secondo giorno precedente il viaggio. Il cambio prenotazione, l’accesso ad altro treno e il rimborso non sono consentiti. È possibile, fino alla partenza del treno, esclusivamente il cambio della data e dell’ora per lo stesso tipo di treno, livello o classe, effettuando il cambio rispetto al corrispondente biglietto Base e pagando la relativa differenza di prezzo. Il nuovo ticket segue le regole del biglietto Base.
SUPER ECONOMY MASSIMO RISPARMIO Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del sesto giorno precedente il viaggio. Il cambio, il rimborso e l’accesso ad altro treno non sono consentiti.
BIMBI GRATIS Con Trenitalia i bambini viaggiano gratis in Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity in 1^ e 2^ classe e nei livelli Business, Premium e Standard. Gratuità prevista per i minori di 15 anni accompagnati da almeno un maggiorenne, in gruppi composti da 2 a 5 persone. I componenti del gruppo dai 15 anni in poi pagano il biglietto scontato del 40% sul prezzo Base1.
CARNET 15, 10 E 5 VIAGGI I Carnet Trenitalia sono sempre più adatti a tutte le esigenze. Si può scegliere quello da 15 viaggi con la riduzione del 30% sul prezzo Base, da 10 viaggi (-20% sul prezzo Base) oppure il Carnet 5 viaggi (-10% sul prezzo Base). Riservato ai titolari CartaFRECCIA, il Carnet è nominativo e personale. L’offerta è disponibile per i treni Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity 2.
FRECCIAYOUNG
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Riservata agli under 30, l’offerta Young consente di viaggiare su Frecciarossa e Frecciargento a 19€ e 29€ a seconda della relazione di viaggio. Si può viaggiare, ad esempio, tra Firenze-Milano, Bologna-Torino e Bari-Roma a 19 €, mentre tra Milano-Napoli e Roma - Venezia a 29€. L’offerta è riservata ai soci CartaFRECCIA under 30 ed è valida per viaggiare in Standard e in 2^ classe 3.
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PROMOZIONI
A/R IN GIORNATA
SENIOR
Promozione per chi parte e torna nello stesso giorno con le Frecce a prezzi fissi, differenziati in base alle relazioni e alla classe o al livello di servizio. Un modo comodo e conveniente per gli spostamenti di lavoro oppure per visitare le città d’arte senza stress 4 .
Riservata agli over 60 titolari di CartaFRECCIA, l’offerta consente di risparmiare fino al 50% su tutti i treni nazionali e in tutti i livelli di servizio, ad eccezione dell’Executive, del Salottino e delle vetture Excelsior 5 .
ME&YOU
INSIEME
La promozione consente di viaggiare in due tutti i giorni con sconti fino al 50% sul prezzo Base su Frecce, Intercity e Intercity Notte. L’offerta è valida in 1^ e 2^ classe e in tutti i livelli di servizio ad eccezione dell’Executive, del Salottino e i servizi cuccette, VL ed Excelsior 6.
Offerta dedicata ai gruppi da 3 a 5 persone per viaggiare con uno sconto fino al 60% sul prezzo Base di Frecce, Intercity e Intercity Notte. La promozione è valida in 1^ e 2^ classe e in tutti i livelli di servizio ad eccezione dell’Executive, del Salottino e delle vetture Excelsior 7.
NOTE LEGALI 1. I componenti del gruppo dai 15 anni in poi pagano il biglietto scontato del 40% sul prezzo Base. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. 2. Il Carnet consente di effettuare 15, 10 o 5 viaggi in entrambi i sensi di marcia di una specifica tratta, scelta al momento dell’acquisto e non modificabile per i viaggi successivi. Le prenotazioni dei biglietti devono essere effettuate entro 180 giorni dalla data di emissione del Carnet entro i limiti di prenotabilità dei treni. L’offerta non è cumulabile con altre promozioni. Il cambio della singola prenotazione ha tempi e condizioni uguali a quelli del biglietto Base. Cambio biglietto non consentito e rimborso soggetto a restrizioni. 3. Offerta valida sui treni Frecciarossa e Frecciargento, in 2^ classe e nel livello di servizio Standard. Prevede l’acquisto a prezzi fissi di 19€ e 29€, a seconda della relazione di viaggio. Tali prezzi non si applicano alle relazioni per le quali è previsto un prezzo Base inferiore ai 38€. Acquistabile fino alle ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. L’offerta è a posti limitati che variano in base al treno e al giorno della settimana e non si cumula con altre riduzioni a qualsiasi titolo spettanti, compresa quella prevista per i ragazzi. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentiti. 4. Il numero dei posti è limitato e variabile, in base al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Acquistabile fino alle ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Si può scegliere di effettuare il viaggio di andata in una classe o livello di servizio differente rispetto a quella del viaggio di ritorno. Il rimborso non è consentito. Offerta non cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi. 5. L’offerta è acquistabile entro le ore 24 del sesto giorno precedente la partenza per le Frecce e fino alle ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno per i treni Intercity e Intercity Notte. La percentuale di sconto varia rispetto al prezzo Base dal 40% al 50% per le Frecce e dal 20% al 50% per gli Intercity e Intercity Notte. Il numero dei posti disponibili è limitato e varia in base al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. È possibile cambiare esclusivamente la data o l’ora di partenza, una sola volta e fino alla partenza del treno, scegliendo un viaggio con la stessa categoria di treno o tipologia di servizio e pagando la differenza rispetto al corrispondente prezzo Base intero. Il Rimborso e accesso ad altro treno non sono ammessi. Al momento dell’acquisto il sistema propone sempre il prezzo più vantaggioso. A bordo è necessario esibire la CartaFRECCIA insieme a un documento d’identità. 6. Offerta a posti limitati e variabili in base al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio scelto ed è acquistabile entro le ore 24 del sesto giorno precedente la partenza per le Frecce e fino alle ore 24 del secondo giorno precedente la partenza per i treni Intercity e Intercity Notte. La percentuale di sconto varia dal 40% al 50% per le Frecce e dal 20% al 50% per gli Intercity e Intercity Notte. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentiti. 7. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. La percentuale di sconto varia rispetto al prezzo Base dal 40% al 60% per le Frecce e dal 20% al 60% per gli Intercity e Intercity Notte. Lo sconto non è cumulabile con altre riduzioni fatta eccezione per quella prevista in favore dei ragazzi fino a 15 anni. La promozione è acquistabile entro le ore 24 del sesto giorno precedente la partenza per le Frecce e fino alle ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno per i treni Intercity e Intercity Notte. Il cambio e il rimborso non sono consentiti.
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FOOD ON BOARD Il viaggio nel viaggio
MOMENTI DI GUSTO AD ALTA VELOCITÀ
Il FRECCIABistrò ti aspetta per una pausa di gusto. Nel servizio bar, presente su tutti i Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca, si possono acquistare deliziosi prodotti e menù pensati per ogni momento della giornata. Un’ampia selezione che comprende snack dolci e salati, panini e tramezzini, primi piatti caldi e freddi, insalate e taglieri, bevande alcoliche e analcoliche. L’offerta prevede anche opzioni vegetariane e gluten free ed è arricchita dalle note di gusto del caffè espresso Illy. Il servizio è previsto anche per i clienti dei treni Eurocity.
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PORTALE FRECCE
PORTALEFRECCE.IT L’INTRATTENIMENTO GRATUITO AD ALTA VELOCITÀ
Grazie ai servizi e ai contenuti del portale FRECCE il viaggio a bordo dei treni Frecciarossa e Frecciargento e nelle sale FRECCIAClub e FRECCIALounge è più piacevole. Per accedere basta collegarsi alla rete WiFi, digitare www.portalefrecce.it o scaricare l’app Portale FRECCE da App Store e Google Play. Ulteriori dettagli, info e condizioni su trenitalia.com
Ant-Man and the Wasp
Death on the Nile
Mary Poppins Returns
Spider-Man No Way Home
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©2018 Disney Enterprises, Inc.
© 2018 Marvel
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I FILM DI MAGGIO
Thor Jungle Book
TANTI CONTENUTI PER TE GIOCHI Azione, sport, logica e tanto altro a disposizione di grandi e dei bambini
EDICOLA DIGITALE Quotidiani e riviste nazionali e internazionali
SERIE E PROGRAMMI TV Una selezione di serie e programmi tv
BAMBINI Cartoni e programmi per i piccoli viaggiatori
AUDIOLIBRI Audiolibri di vario genere anche per bambini
EffettoVIOLATM Innovativa tecnologia audio che aiuta a ridurre lo stress e ritrovare il buonumore
NEWS Notizie Ansa sui principali fatti quotidiani aggiornate ogni ora
MUSICA Il meglio della musica contemporanea italiana e straniera
CORSI Cura la tua formazione con i corsi audio e video
LIBRI E GUIDE Circa 200 contenuti tra libri ed estratti di guide turistiche
PODCAST TURISTICI Arricchisci il tuo programma di viaggio con suggerimenti originali e inediti
GOAL COLLECTION Guarda i goal dell’ultimo turno di Coppa Italia Frecciarossa e/o di Seria A Tim
INTERNET WIFI
Connessione a Internet tramite WiFi di bordo
INFO DI VIAGGIO
Informazioni in tempo reale su puntualità, fermate, coincidenze
Connettiti al WiFi Frecce e inquadra il QR code 119
CARTAFRECCIA
CASHBACK CARTAFRECCIA PIÙ VIAGGI, PIÙ PUNTI E PIÙ SCONTI SULLE FRECCE
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on il Cashback Trenitalia è possibile utilizzare i punti CartaFRECCIA per ottenere sconti immediati sull’acquisto di biglietti e carnet per le Frecce.
Con 300 punti si ha diritto a una riduzione di 10 euro su un ticket, per se stessi o per un’altra persona, che ne costi almeno 20. Con 600 punti, invece, si risparmiano 20 euro sull’acquisto di un biglietto che abbia un importo minimo di 40 euro. Convertire i punti è semplicissimo: basta selezionare la voce Cashback CartaFRECCIA nella fase di acquisto del biglietto su trenitalia.com o sull’App Trenitalia. È possibile utilizzare il cashback anche nelle biglietterie delle stazioni, nei FRECCIAClub e nei FRECCIALounge.
Il servizio CashBack CartaFRECCIA è soggetto a condizioni. Il regolamento completo del Programma CartaFRECCIA, che ha validità fino al 31 dicembre 2023, è disponibile sul sito Trenitalia o alle emettitrici self-service della rete nazionale o le biglietterie Trenitalia. I premi potranno essere richiesti fino al 29 febbraio 2024. 120
MOSTRE IN TRENO E PAGO MENO
VIVI LA CULTURA CON LE FRECCE. SCONTI E AGEVOLAZIONI NELLE PRINCIPALI SEDI MUSEALI E DI EVENTI IN ITALIA Palazzi su cui arrampicarsi virtualmente, case sradicate e sospese in aria, ascensori che portano nel nulla, scale mobili aggrovigliate come i fili di un gomitolo. Sono le opere spiazzanti e surreali dell’argentino Leandro Erlich, uno dei maggiori talenti della scena internazionale contemporanea. Per la prima volta in Europa, Palazzo Reale di Milano ospita fino al 4 ottobre un’ampia monografica in cui vengono riuniti in una sola sede i suoi lavori: grandi installazioni con cui il pubblico può relazionarsi e interagire, diventando esso stesso l’opera d’arte. Erlich cerca di raccontare qualcosa di ordinario in un contesto straordinario, dove tutto è diverso da quello che sembra e si perde il senso della realtà e la percezione dello spazio. Il suo lavoro è frutto di una ricerca artistica profonda, che sfocia nel paradosso. E le sue mostre, caratterizzate da installazioni site specific complesse da realizzare, hanno già conquistato 600mila visitatori a Tokyo e 300mila a Buenos Aires. Ingresso a metà prezzo riservato ai possessori di un biglietto delle Frecce con destinazione Milano in una data antecedente al massimo di due giorni da quella della visita. palazzorealemilano.it | arthemisia.it
IN CONVENZIONE ANCHE UTAMARO, HOKUSAI, HIROSHIGE Fino al 25 giugno alla Società promotrice delle Belle arti, Torino hokusaitorino.it HELMUT NEWTON Fino al 25 giugno a Palazzo Reale, Milano mostrahelmutnewton.it | palazzorealemilano.it MUSEO NAZIONALE DELLA SCIENZA E DELLA TECNOLOGIA DI MILANO museoscienza.org BILL VIOLA Fino al 25 giugno a Palazzo Reale, Milano palazzorealemilano.it | arthemisia.it 5 MINUTI CON VAN GOGH Dal 13 maggio al 10 settembre, Palazzo Ducale di Genova e Arthemisia ripropongono un’esperienza unica in collaborazione con il Kröller-Müller Museum di Otterlo. Ogni visitatore può rimanere per cinque minuti, da solo o in compagnia ristretta, con uno dei capolavori di Vincent Van Gogh, Paesaggio con covoni e luna nascente. Ingresso a metà prezzo riservato ai possessori di un biglietto delle Frecce con destinazione Genova in una data antecedente al massimo di due giorni da quella della visita. palazzoducale.genova.it|arthemisia.it
Leandro Erlich Bâtiment (2004) Dimensioni variabili Courtesy Galleria Continua
Vincent Van Gogh Paesaggio con covoni e luna nascente (1889) Olio su tela, cm 72x91,3 © Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands
FRIDA KAHLO E DIEGO RIVERA Fino al 4 giugno al Centro culturale Altinate San Gaetano, Padova mostrafridapadova.it REACHING FOR THE STARS Fino al 18 giugno a Palazzo Strozzi, Firenze palazzostrozzi.org FONDAZIONE FRANCO ZEFFIRELLI DI FIRENZE fondazionefrancozeffirelli.com MUSEO CIVICO GAETANO FILANGIERI DI NAPOLI filangierimuseo.it
Maggiori informazioni su trenitalia.com 121
NETWORK // ROUTES // FLOTTA
Parigi
Bolzano Ora Treviso Trento Vicenza
Bergamo Lione
Brescia
Milano Chambéry
Venezia
Verona
Torino Bardonecchia
Udine
Reggio Emilia AV
Padova
Mantova
Modena Bologna
Genova
La Spezia Pisa NO STOP
Trieste
Ravenna Firenze
Rimini Assisi
Perugia
Ancona
Pescara Roma Fiumicino Aeroporto
Caserta
Foggia
Napoli Afragola Napoli
Bari
Matera
Pompei Sorrento
Salerno
Potenza
Lecce Taranto
Sibari Paola Lamezia Terme
Reggio di Calabria
LEGENDA:
Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce. Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com Alcuni collegamenti qui rappresentati sono disponibili solo in alcuni periodi dell’anno e/o in alcuni giorni della settimana. Verifica le disponibilità della tratta di tuo interesse su trenitalia.com.
Cartina aggiornata al 26 aprile 2023
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Velocità max 400 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 8 carrozze Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard Posti 457 | WiFi Fast | Presa elettrica e USB al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIAROSSA ETR 1000
FRECCIAROSSA ETR 500 Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze 4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574 WiFi | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIAROSSA ETR 700 Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze 3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 497 WiFi Fast | Presa elettrica e USB al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIAROSSA ETR 600 Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze 3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 432 WiFi | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIARGENTO ETR 485 Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 489 WiFi | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIABIANCA ETR 460 Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 479 | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio 123
ELECTRIC. ENJOY.
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SUI BINARI DEL RAZIONALISMO UN TRENO STORICO COLLEGA ROMA A LATINA ATTRAVERSO I LUOGHI SIMBOLO DELL’ARCHITETTURA FERROVIARIA ANNI ‘30 di Gabriele Romani
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na nuova rotta turistica si aggiunge all’ampia offerta di itinerari della Fondazione FS Italiane. Da fine aprile il Treno del Razionalismo collega Roma a Latina, attraverso i luoghi simbolo dell’architettura ferroviaria anni ‘30. Un convoglio d’epoca parte dalla stazione Termini, all’ombra della cabina degli apparati centrali elettrici, ben visibile grazie alla torre piezometrica rivestita di travertino che regola la pressione dell’acqua. Qui, fino al 1999, erano collocati i dispositivi per la gestione del traffico ferroviario, entrati in servizio poco prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Uno dei locali sotterranei, occupato da un banco di manovra, era utilizzabile anche in emergenza in caso di bombardamento. Il recupero in corso dell’intero edificio garantirà la conservazione di una perla nata dall’ingegno di Angiolo Mazzoni. L’architetto si occupò anche della prima progettazione e del successivo ampliamento della stazione di Latina. La fermata in questa città, allora chiamata Littoria, comparve per la prima volta nell’orario commerciale
La stazione di Latina nel 1935
di Ferrovie dello Stato nel settembre 1932 e fu inaugurata il 26 novembre. Le cronache dell’epoca parlano di un viaggio istituzionale da Roma a Littoria, con la nuova automotrice ALb 48, da quel giorno denominata, appunto, Littorina. La sua storia, tra disegni progettuali e immagini d’epoca, è al centro della mostra fotografica, a in-
gresso libero, La stazione di Latina e il mito della Littorina. Allestita fino al 31 dicembre nella sala d’attesa della stazione pontina, ripercorre le tappe della costruzione, dell’ampliamento e dell’inaugurazione dello scalo ferroviario. fondazionefs.it fondazionefsitaliane
SAVE THE DATE//TRENI STORICI MAGGIO 1, 21 1, 6, 7, 13, 14 1 6, 13 7 7, 14 14 21 21 21 21
Canelli e le Cattedrali sotterranee Treno di Dante Treno natura. La maggiolata Reggia express Archeotreno express Laveno express Treno natura. Mercato delle Crete Senesi Con il treno storico alla scoperta di Grignasco Treno natura. Festa del treno Il rapido Arlecchino Il treno delle Capitali della Cultura
Scarica qui l’app della Fondazione FS Italiane con l’audioguida della mostra La stazione di Latina e il mito della Littorina
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PRIMA DI SCENDERE FUORI LUOGO
di Mario Tozzi mariotozziofficial
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OfficialTozzi
[Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]
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UNA CORONA DI MURA
ome in su la cerchia tonda / Monteriggion di torri si corona», scriveva Dante Alighieri nell’Inferno per descrivere la più importante “terra murata” del territorio senese, perfettamente conservata fin dall’inizio del XIII secolo. Un borgo che conta solo una quarantina di abitanti ma che consente al viaggiatore l’esperienza straordinaria
© sergejson/AdobeStock
Monteriggioni (Siena)
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e quasi irreale di soggiornare all’interno di una cerchia di mura medievali, integra e suggestiva, grazie a un bell’albergo e a un paio di trattorie. E questo è proprio quello che bisogna fare a Monteriggioni: arroccarsi all’interno, e ritirarsi dal mondo moderno, dai suoi palazzi in calcestruzzo e dalle sue strade asfaltate. Non si deve fare nulla di particolare in questo borgo, se non aggirarsi tra le vie,
mangiare e respirare un pezzo di Toscana che ha pochi eguali al mondo. È vero che non occorre molto tempo per girarla tutta, ma non è questo lo spirito giusto, perché Monteriggioni non va visitata ma vissuta come se si tornasse indietro nel tempo, magari rileggendo Dante e comprendendo il motivo per cui l’Italia, quando è personificata, viene rappresentata da una testa di donna turrita.
PRIMA DI SCENDERE l
di Davide Rondoni DavideRondoniAutore [Poeta e scrittore]
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STAZIONE POESIA
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LA GLORIA QUOTIDIANA © Konstiantyn/AdobeStock
Hanno detto questa è l’epoca questo è il tempo del cambiamento ma qui tutto nasce si trasforma il verde stellato della foglia atomi molecole s’inchinano a danzare in questa gloria quotidiana e io in te discendo come la mia prima volta mondo immensamente
[Massimiliano Mandorlo, Mappe del grande mare, MC edizioni (2023)]
I
l mondo è, per chi lo sa vedere, una «gloria quotidiana». Il viaggiatore che impara lo sguardo dei poeti lo sa. Ci sono cambiamenti, come suggerisce il bravo Massimiliano Mandorlo, autore vivissimo della nostra poesia contemporanea. Ogni epoca li rivendica. Ma permanente è il senso di metamorfosi, come diceva il grande Mario Luzi, di incessante accadimento del mondo. In esso la persona vigile e capace di stupore entra sempre «come la prima volta». Nelle sue rime Mandorlo (cognome che già in sé ri-
chiama fioriture e glorie umili e meravigliose) ci offre la voce di questa possibilità. Maggio, mese in cui linfe e colori esplodono, lo ricorda anche ai più distratti. Almeno per un istante il viaggiatore che osserva si sorprenderà a notare la «gloria quotidiana» di un campo, di un cielo, di una pianta. Ma anche degli occhi delle altre persone, delle loro camminate, dei loro gesti. Capiterà di sorprenderci a vedere, dice il poeta, le «molecole» che «s’inchinano a danzare». La luce dolce e violenta di questo mese ci chiama a guardare davvero. «Molta
osservazione e poco ragionamento conducono alla verità», ricordava il famoso Nobel per la medicina Alexis Carrel. Tutto è in questa continua trasformazione del vivente che ci parla e ci invita a sorprenderci ancora. Perdere questo sguardo significa non stare più al mondo, ma in una gabbia di pensieri, pregiudizi, presupposizioni tanto apparentemente intelligenti quanto sterili. Occorrono il passo e lo sguardo del poeta per inoltrarsi nell’avvenimento del mondo. Nel suo maggio eloquente. La vita è sempre la prima volta. 127
PRIMA DI SCENDERE FOTO DEL MESE
di Sandra Gesualdi
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Letizia che immortala Letizia. In questo autoritratto di Battaglia, probabilmente uno degli ultimi – datato 2021, un anno prima della sua scomparsa – c’è tutta se stessa. L’immancabile frangetta rosa, la sigaretta accesa tra le dita, l’inseparabile Leica e il suo corpo sempre abitato con la spavalderia della vita che non si piega davanti a niente e nessuno. Uno scatto immortale. Non un selfie ma un ritratto allo specchio, cercato, costruito, sovrapposto a immagini vere e riflesse. Quasi un testamento della fotografa, fotoreporter e politica che ha usato l’obiettivo come arma incruenta per denunciare mafia, povertà e soprusi. Una donna che tanto ha amato le donne quali portatrici di umanità complessa, dalle bambine nei vicoli di Palermo fino ai nudi delle modelle. «Le donne sono belle. Le donne mi piacciono, tutte, mi piace la loro grazia, la loro forza, la loro femminilità e voglio raccontarle in modo diverso da quello cui siamo abituati», scriveva Battaglia. «Voglio donare loro uno sguardo che non sia quello di un uomo. Che non le manipola. Che non le altera. Che non le fruga. Che non le influenza con le sue certezze su quello che dovrebbero essere». E proprio per non essere frugata, manipolata, alterata lei si guarda, si immortala, si piace esattamente com’è. Solo Letizia può raccontare Letizia. palazzodelleartibeltrani.it
Letizia Battaglia. Testimonianza e narrazione, Palazzo delle arti Beltrani, Trani, fino al 31 maggio
Letizia Battaglia Autoritratto (2021) 128
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