LA SOLIDITÀ DELLA LEGGEREZZA
Novembre: «Silenzio, intorno: solo, alle venta te, / odi lontano, da giardini ed orti, / di fo glie un cader fragile. È l’estate/ fredda, dei morti». Così Giovanni Pascoli ha tratteggiato un mese che sempre appare, nell’immaginario collettivo, grigio e melanconico. Eppure, nonostante quell’ossimoro finale, estate-fredda, e il richiamo ai morti che ogni due no vembre commemoriamo, lo scampolo d’illusorio tepo re, regalato proprio dall’estate di San Martino, ci lascia intravedere una pur tenue luce nel plumbeo mese, ap punto, dei morti. Noi, con la nostra cover, abbiamo volu to trasformare quella tenue luce in una folgorante illu minazione, associata a leggerezza, gioventù, successo. E alla solidità, allo spessore e all’impegno estremo sot tesi all’abilità, grazia e leggerezza che hanno condotto la protagonista della nostra copertina, la campionessa di ginnastica ritmica Sofia Raffaeli, 18 anni, a conquista re 78 vittorie dal 2018 a oggi, quattro ori e un bronzo agli ultimi Mondiali. Non bastano le doti naturali, non basta il genio. Per trasformare le potenzialità in atti, manufatti e gesta concrete e di successo, occorre la solidità e la disciplina dello studio e dell’allenamento.
La campagna istituzionale di Ferrovie dello Stato Italia ne, a un certo punto, recita così: «Abbiamo scoperto la leggerezza nel momento più duro e abbiamo costrui to qualcosa che fosse solido abbastanza da sostenere quella leggerezza». Un altro ossimoro, solo apparente. Perché per sostenere la leggerezza e per renderla pos sibile occorrono esercizio, cultura, lavoro. Sofia Raffaeli, con i suoi successi, lo testimonia. La voglio accostare, con un pindarico volo di secoli e cambiando campo, alla leggerezza attribuita da Giovanni Boccaccio a Gui do Cavalcanti nell’allontanarsi dalle molestie di una bri gata di giovani gaudenti della Firenze di quegli anni. «Sì come colui che leggerissimo era, prese un salto e fusi gittato dall’altra parte, e sviluppatosi da loro se n’an dò». A ricordare questa novella è Italo Calvino, in una delle sue memorabili Lezioni Americane : «L’agile salto improvviso del poeta-filosofo che si solleva sulla pe santezza del mondo, dimostra […] che la sua gravità con tiene il segreto della leggerezza». Questa gravità è fatta di studio, letture, approfondimenti, laboriosità poetica e conferisce a lui e a tanti suoi versi una lievità auten
tica, contrapposta a quella che, cito ancora Calvi no, «molti cre dono essere la vitalità dei tempi, rumorosa, aggressiva, scal pitante e romban te», la quale invece «appartiene al regno della morte, come un cimi tero d’automobili arrugginite». Il regno della morte rimanda alle arche e al cimitero dove Caval canti, meditando, passeggiava, e dove abbandona, con quel facile salto, il gruppo di giovinastri. Loro davvero morti, seppure inconsapevoli di esserlo. A suggellare il tutto, ecco poi la corrosiva e violenta im magine calviniana del cimitero di automobili arruggi nite. A questo punto arriva, istantanea ai nostri occhi, l’associazione con i desolati panorami bellici, le carcas se abbandonate dei carri armati, i cadaveri dissepolti dalle fosse comuni, i brandelli di palazzi e appar tamenti martoriati da missili e droni kamikaze. Istantaneo, insomma, il corto circuito mentale con la guerra, l’apoteosi della morte e della distruzione morale e fisica, l’altare sacrificale di giovinezza e leggerezza. Dove a vincere è soltanto il disfacimento di ogni valore. Niente di nuovo, troppe le guerre combattute ancora oggi nel mondo. Vorremmo che la vita e la vitale leggerezza avessero sempre la meglio, ma sappiamo che così non potrà essere, quantunque infiniti siano i nostri esercizi di buona volontà. Che comunque vale sempre la pena fare. Uno, insignificante come una goccia (che pure sa incidere nel tempo anche la pietra) è condividere con voi queste e altre riflessioni, e anche accompagnarvi nei vostri viaggi, lasciarvi o propiziarvi emozioni positi ve, farvi incontrare, aiutare a comprendervi. Cerchiamo di ripetere questo piccolo esercizio anche a novembre, attraverso il nostro umile lavoro giornalistico, con il nu mero della Freccia che vi apprestate a sfogliare o a leg gere nella sua versione digitale.
TRENO DI LIBRI
Nell’Invito alla lettura di questo mese
Freccia propone il primo romanzo di Clémentine Haenel, Vuoto d’aria
LE VIE DELL’OLIO
Dalla Liguria al Molise, tra frantoi
e degustazioni, per celebrare
prodotto d’eccellenza
VIAGGIO NELLO SPETTACOLO
Con il progetto Grand tour il Teatro
ligure e Narni Città Teatro
gli spettatori in Europa per
alle migliori pièce
LIBERA DI SCEGLIERE
SOGNO DI NATALE
MONTAGNE NO LIMITS
WALKING TUSCIA 62
L’ORO NASCOSTO DEL SALENTO
NEL CUORE DI CAGLIARI
BOLOGNA FRANCESCANA
STOFFE SOLIDALI
DENTRO L’ILLUSIONE
IL MAESTRO RITROVATO
GENESI DI UN’AVANGUARDIA
IL SIPARIO
POTERE DIGITALE
L’ALTRA AMERICA
VIAGGIO DEL DUCA BIANCO
DI SCENDERE
Tra le firme del mese
numeri di questo numero
78
le medaglie d’oro collezionate dalla ginnasta Sofia Raffaeli [pag. 41]
700
CESARE BIASINI SELVAGGIDa marzo 2017 è direttore editoriale di Exibart.com ed Exibart on pape r. Manager culturale per diverse fondazioni italiane, svolge anche un’intensa attività di consulenza di comunicazione strategica d’impresa e per l’internazionalizzazione del made in Italy
i frantoi ipogei nelle masserie della campagna leccese [pag. 64]
90
le fotografie di Gregory Crewdson in mostra a Torino [pag. 103]
READ ALSO
SILVIA LANZANOGiornalista e archeologa medievista. Attiva nel terzo settore con progetti di accoglienza per donne rifugiate e migranti. È impegnata nella comunicazione sul tema delle allergie alimentari in età pediatrica
FSNews.it, la testata online del Gruppo FS Italiane, pubblica ogni giorno notizie, approfondimenti e interviste, accompagnati da podcast, video e immagini, per seguire l’attualità e raccontare al meglio il quotidiano. Con uno sguardo particolare ai temi della mobilità, della sostenibilità e dell’innovazione nel settore dei trasporti e del turismo quali linee guida nelle scelte strategiche di un grande Gruppo industriale
PER CHI AMA VIAGGIAREMENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE ANNO XIV - NUMERO 11 - NOVEMBRE 2022 REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/1997 CHIUSO IN REDAZIONE IL 24/10/2022
Foto e illustrazioni Archivio FS Italiane Adobestock
Copertina: © Simone Ferraro Tutti i diritti riservati
Se non diversamente indicato, nessuna parte della rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa senza il consenso espresso dell’editore
ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA SONO RESI
VALENTINA LO SURDOConduttrice radiotelevisiva Rai, pianista classica con anima rock, presentatrice, speaker, attrice. Trainer di comunicazione, da 20 anni è reporter di viaggi all’ascolto del mondo. Le sue destinazioni preferite? Ovunque ci sia da mettersi in cammino
ERRATA CORRIGESUL NUMERO 10, OTTOBRE 2022
La foto a pagina 78 ritrae la città di Matera
MARTINA MELLIGiornalista, scrive per il quotidiano L’identità e collabora con l’Accademia Molly Bloom. Ha lavorato per The Guardian e The Independent. Ha pubblicato due reportage narrativi sulla rivista Nuovi Argomenti
Con questo QR code puoi sfogliare tutti i numeri precedenti della Freccia. Buona lettura
Info su creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/deed.it
DISPONIBILI MEDIANTE LICENZA CREATIVE COMMONS BY-NC-ND 3.0 IT EDITORE
Communication Piazza della Croce Rossa, 1 | 00161 Roma fsitaliane.it Contatti di redazione Tel. 06 44105298 | lafreccia@fsitaliane.it
Direttore Responsabile Responsabile Prodotti Editoriali Caporedattrice Coordinamento Editoriale
In redazione
Segreteria di redazione Coordinamento creativo Ricerca immagini e photo editing Hanno collaborato a questo numero
Marco Mancini Davide Falcetelli Michela Gentili Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico, Francesca Ventre Gaspare Baglio, Angela Alexandra D’Orso, Irene Marrapodi Francesca Ventre Giovanna Di Napoli Claudio Romussi Gerardo Adinolfi, Osvaldo Bevilacqua, Marta Bartolozzi, Francesco Bovio, Cesare Biasini Selvaggi, Peppone Calabrese, Claudia Cichetti, Fondazione FS Italiane, Enzo Fortunato, Alessio Giobbi, Silvia Lanzano, Valentina Lo Surdo, Martina Melli, Enrico Procentese, Andrea Radic, Elisabetta Reale, Gabriele Romani, Davide Rondoni, Flavio Scheggi, Mario Tozzi, Carlo Valentino
REALIZZAZIONE E STAMPA
Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE) Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com Coordinamento Tecnico Antonio Nappa
PER LA PUBBLICITÀ SU QUESTA RIVISTA advertisinglafreccia@fsitaliane.it
La carta di questa rivista proviene da foreste ben gestite certificate FSC® e da materiali riciclati
On web
La Freccia si può sfogliare su fsnews.it e su ISSUU
Il mio futuro nella comunicazione è già iniziato
Bianca, 19 anni
open day
triennali 19 novembre magistrali 26 novembre iulm.it/openday
ARTE IN STAZIONE
Sembra far capolino da una galleria per immergersi in un paesaggio di astratte geometrie il muso del treno ritratto da Enzo Migneco, in arte Togo. Una corsa su binari sot tili, appesi tra colline arancioni, terrapieni coperti da pa tchwork multitono e uno spicchio di luna fissata alla notte blu. È Veloce come un treno, il dipinto esposto in perma nente alla stazione di Messina Centrale con cui Togo, che vive e lavora a Milano da molti anni, ha voluto onorare la città d’origine della sua famiglia.
Le stazioni, si sa, non sono solo luoghi di partenza e arrivo ma rappresentano legami, emozioni, memorie. Per questo il pittore ha voluto che l’opera, un olio di grandi dimensioni, ac cogliesse i viaggiatori nella terra dove ha trascorso la sua gio vinezza. Il suo treno diventa protagonista di una corsa senza tempo che costeggia il mare alla luce del crepuscolo, proprio in ricordo dei tanti spostamenti da nord a sud vissuti dall’ar tista. Ed è anche un romantico omaggio al nonno ferroviere che fu capostazione in un piccolo borgo vicino a Messina.
PHOTO STORIES
LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME
a cura di Enrico Procentese enry_pro
Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente e priva di watermark. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica. Railway heArt è un progetto di Digital Communication, FS Italiane.
AT WORK
A TU PER TU
di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.itGiulia Casagrande lavora come macchinista per Mercitalia Rail, società appartenente al Polo Logi stica di FS Italiane che gestisce il servizio di tra sporto merci in treno per l’Italia e l’Europa.
Quando è cominciata la tua avventura nel Gruppo?
Sono entrata in azienda appena diplomata, accompagnata dalla passione che avevo sin da bambina per il mondo dei treni e che oggi, a carriera avviata, continua a crescere. Sto svolgendo la mia professione di pari passo con il percorso di studi universitari in ingegneria chimica e, a novembre, festeg gio quattro anni come macchinista.
Un sogno di bambina che si è realizzato, dunque? Sì, ho inoltrato la domanda di assunzione appena ho potuto. Direi che lo stereotipo del macchinista con pancia, baffi e mu scoli, in riferimento ai carichi che trasporta, è pienamente su perato (sorride, ndr ). A volte colgo ancora un misto di stupore e curiosità da parte di chi vede una donna guidare un treno merci, ma le nuove tecnologie e i processi digitali hanno reso questo mestiere accessibile a tutti, indipendentemente dalla conformazione fisica. L’unico requisito necessario è possede re le competenze richieste.
Quali sono?
È senza dubbio indispensabile un’ottima preparazione tecni ca e un’approfondita conoscenza della flotta dei treni e delle dinamiche di circolazione. Competenze che vengono svilup pate grazie a intensi programmi di formazione, con periodici aggiornamenti in aula e sul posto. Le locomotive di ultima generazione, per esempio, rappresentano una sfida per chi opera nel settore. Dotate di tutti i comfort, totalmente elet triche e capaci di trasportare notevoli carichi di merce con minor impatto energetico, contribuiscono a ridurre il traffico dei tir sulle strade.
Cosa ti piace del tuo lavoro?
Sono orgogliosa della mia professione. E questo sentimento si è rafforzato molto all’inizio dell’emergenza per il Covid-19, quando abbiamo garantito l’approvvigionamento dei beni di prima necessità e il trasporto delle materie utili a garantire i cicli produttivi. Inoltre, per me è molto importante far parte di un’azienda in cui la sostenibilità non è solo un valore ma una missione. A questi dati aggiungerei la possibilità offerta dal Gruppo di conciliare lavoro e studi universitari, un plus per il mio ruolo.
Altri elementi che ritieni importanti per svolgere bene la tua attività?
La predisposizione alla dinamicità e la disponibilità a spo starsi in continuazione. Ma anche la capacità di risolvere gli imprevisti che possono presentarsi durante la circolazione, nel corso dei controlli della documentazione di un carico o nei diversi processi di verifica per garantire la sicurezza, pun to fermo di ogni attività svolta, che richiedono regole ferree.
Diego Arbizzoni, professionista nel campo dell’eco nomia circolare e delle energie rinnovabili, raccon ta la sua esperienza di viaggio tra Milano e Roma.
Di cosa si occupa in particolare?
Sono socio fondatore e amministratore di due società appar tenenti al settore delle clean tech, nello specifico delle ener gie rinnovabili e dell’economia circolare. Ci dedichiamo pre valentemente a progetti di business legati al fotovoltaico e alla gestione green dei rifiuti: come intermediari, poi, offriamo una piattaforma di servizi che organizza il ritiro e il trattamen to degli scarti prodotti dai nostri clienti, seguendo tutte le fasi operative e normative.
Come avviene questo processo?
Ci occupiamo di trasportare i rifiuti nell’impianto di trattamen to e smaltimento o di recuperare le materie prime. Il nostro focus è legato ai pannelli fotovoltaici, considerati uno scarto di nuova generazione: dove possibile, cerchiamo di rimettere in circolo i materiali che possono essere riutilizzati per una nuova vita industriale.
Che tipo di viaggiatore è?
Mi piace essere sostenibile sia negli spostamenti di lavoro sia in quelli nel tempo libero. Mi muovo spesso in Frecciarossa sulla Milano-Roma, la tratta che frequento di più per incon trare i miei clienti e referenti, ma non escludo i viaggi in Alta Velocità anche per raggiungere Napoli, seppur saltuariamen te.
Quando indosso i panni del turista, invece, prediligo gli In tercity e i treni regionali: mi piace l’idea di godermi il viaggio andando un po’ più lentamente, per uscire dalla frenesia quo tidiana.
Il suo prossimo viaggio di lavoro?
Il mese di novembre è caratterizzato dall’appuntamento con Ecomondo, fiera di riferimento dedicata alla transizione eco logica e ai modelli di economia rigenerativa. Anche quest’an no raggiungo Rimini in treno per seguire le attività nello stand che abbiamo allestito con le nostre società, approfittando anche delle agevolazioni previste da Trenitalia in occasione dell’evento.
Che cosa ama del treno?
Mi piace l’intera dimensione del viaggio sui binari, a partire dall’architettura e dalla funzione sociale delle stazioni, con i loro luoghi di ritrovo, i negozi e i punti di ristoro che rendo no i miei spostamenti ancora più confortevoli. Sul treno, poi, amo osservare il mutamento repentino dei paesaggi, urbani e naturali, e i differenti contesti che appaiono dopo l’attraversa mento di una galleria. Forse si sta un po’ perdendo il piacere del dialogo con gli altri passeggeri, complici i numerosi di spositivi che abbiamo sempre con noi. Io per primo mi sento colpevole, visto che occupo buona parte del tempo a bordo per portarmi avanti con il lavoro.
LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE, VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE
TRENITALIA CORRE IN
SPAGNA
DAL 25 NOVEMBRE IL FRECCIAROSSA 1000, SIMBOLO DELL’ALTA VELOCITÀ DEL GRUPPO FS, CIRCOLERÀ TRA MADRID, BARCELLONA E SARAGOZZA. E PER IL 2023 PUNTA A COLLEGARE LE PRINCIPALI CITTÀ IBERICHE di Gerardo Adinolfi e Carlo Valentino
attraverso la controllata Iryo – nome nato accostando le parole spagnole ir (andare) e yo (io) – ha aperto le ven dite dei biglietti a settembre e punta a convincere sempre più persone a scegliere il treno per i propri sposta menti come indicato dagli obiettivi dell’Unione europea in termini di so stenibilità.
Iryo è l’unico operatore ferroviario spagnolo con la flotta completamen te nuova, che a regime conterà 20 Frecciarossa 1000, il treno più velo ce, sostenibile e con basso impatto ambientale d’Europa. Realizzati negli stabilimenti italiani di Hitachi con ma teriali riciclabili al 94%, i Frecciarossa hanno consumi ridotti rispetto ai treni di precedente generazione e riescono a contenere in 28 grammi l’emissione di CO 2 a passeggero-chilometro. Per questi motivi, sono i primi ad aver ot tenuto la Dichiarazione ambientale di prodotto EPD (Environmental Product Declaration).
Madrid, stazione di Ato cha. C’è chi parte e chi arriva: voci, suoni, colori si confondono in un caleidoscopio di viaggi e destinazioni. Siamo in Spa gna, ma potremmo benissimo esse re in una stazione italiana o francese. Ora, infatti, qualcosa di inconfondibile accomuna i tre Paesi. È il rosso del Frecciarossa 1000, il simbolo dell’Alta Velocità del Gruppo FS Italiane che, dal 25 novembre, circolerà tra Madrid,
Barcellona e Saragozza. Dopo essere già arrivato a Parigi nel dicembre 2021, ora il treno collegherà anche le principali città spagnole. Pri ma Madrid e Barcellona, poi, dal 16 di cembre, Madrid, Valencia e Cuenca e, nel primo trimestre del 2023, Siviglia, Malaga e Cordoba. Da giugno 2023, infine, Alicante e Albacete.
In Spagna, insomma, è già tutto pron to. Il Gruppo FS, con Trenitalia, la so cietà capofila del Polo Passeggeri,
L’arrivo in Spagna conferma la forte presenza in Europa del Gruppo FS, già attivo in Francia con Trenitalia Fran ce e i collegamenti sulla rotta Pari gi-Lione-Milano, nel Regno Unito con Avanti West Coast e c2c, in Grecia con Hellenic Train. Oltre ai collegamenti a media e lunga percorrenza, FS Ita liane è presente con quelli urbani e suburbani ad Atene, in Germania con Netinera, operatore del trasporto re gionale, e nei Paesi Bassi con Qbuzz, operatore di trasporto su gomma. fsitaliane.it
PORCELLANE PARLANTI
CREAZIONI ATTUALI, DIVERTENTI E DISSACRANTI. PIATTINI DAVANGUARDIA REINVENTA LA TRADIZIONE DELLA CERAMICA PUGLIESE CON UNA STORIA DI SUCCESSO MADE IN SUD
di Angela Alexandra D’Orso
Foto di Piattini Davanguardia
Toni accesi e caratteri pop, giochi di parole che sono espressione di un’ironia in telligente, apprezzata perché auten tica. Queste le coordinate di Piattini Davanguardia, progetto d’artigianato in forte crescita nato nel 2017 a Bari. Qui una squadra di decoratrici, con pennello alla mano, infonde l’anima
alla ceramica: piatti e tazze diventano oggetti parlanti su cui spiccano illu strazioni taglienti, espressioni di uso comune e modi di dire talvolta rivi sitati in chiave cinica. A fondare l’im presa pugliese, insieme al compagno Andrea Cardano, è stata l’art director
Annagina Totaro. Un vulcano d’ener gia che incarna appieno l’identità del marchio.
Qual è la vostra storia?
Per noi Piattini Davanguardia è, pri ma di tutto, un pensiero, un’attitudine, un modo di vedere le cose. Abbiamo cominciato sul web e col passare del tempo ci siamo resi conto che il nostro punto di vista piaceva e che in tanti si riconoscevano in questo linguaggio.
La risposta positiva della community ci ha fornito il coraggio per tentare nuove strade. Così abbiamo deciso di partecipare a un concorso della Re gione Puglia rivolto a persone giovani con progetti imprenditoriali innovativi ad alto potenziale di sviluppo locale.
La vittoria ci ha consentito di porta re offline la nostra realtà grazie a un laboratorio-negozio, aperto a Bari nel 2021. Ora, all’attività produttiva e commerciale affianchiamo anche la formazione attraverso corsi di deco razione in loco ma anche in diverse città italiane.
Siete l’esempio di un Sud che inve ste sui giovani e li aiuta a realizzare i propri sogni. Nessun ostacolo lungo il percorso?
Le difficoltà che abbiamo incontrato sono legate a una burocrazia di diffi cile accesso, un dato comune a tutto
il territorio nazionale. Al contrario, fare impresa qui significa godersi il mare e il buon cibo e avere un’alta qualità della vita. Fattori che contribuiscono al flusso di idee e possono potenziare l’ispirazione.
Quanta Puglia c’è nelle creazioni di Piattini Davanguardia?
Il nostro laboratorio è a Bari e le ce ramiche che decoriamo arrivano da Grottaglie, una città in provincia di Ta ranto dove questa tradizione artigia nale è ormai consolidata. Quello che mettiamo in atto, quindi, è un connu bio di tecniche, energie e leggerezze.
Un vettore d’arte locale. Più Puglia di così?
Dove prendete l’ispirazione per i vo stri prodotti?
Ci piace la cultura pop degli anni ‘50 o il fermento dei ‘70 con le incantevo li performance di David Bowie. Ma, in verità, il nostro più grande riferimen to è la strada. Ci affascina osservare,
ascoltare, veder gesticolare la gente. Al primo posto ci sono le persone e il loro modo di stare nel mondo. È inte ressante riassumere il quotidiano in un pezzo di ceramica.
C’è un progetto a cui siete particolar mente legati?
Da circa cinque anni portiamo avanti una raccolta fondi destinata alla ricer ca sul cancro al seno. Realizziamo una linea di oggetti a tema e una parte del ricavato viene donato alla Fondazione Airc. Con questa iniziativa ci impe gniamo a diffondere messaggi a favo re della prevenzione e supportiamo la medicina.
Quindi l’attenzione all’attualità è alta. La sostenibilità è tra i vostri temi?
Arrivo da una famiglia umile, con una mamma casalinga e un papà di pendente statale. A tavola facevamo attenzione agli sprechi e il riciclo è sempre stata una parte integrante della nostra economia domestica. A
Piattini Davanguardia utilizziamo solo materiali organici per le confezioni e preferiamo la carta alla plastica. Ca pita anche di rivendere a prezzi più bassi i lavori venuti meno bene o quei pezzi che si sono sbeccati durante la cottura. Insomma, non buttiamo via niente.
Un concetto di impresa al passo con i tempi. Che rapporto avete con i so cial?
Ci hanno permesso di raggiungere un pubblico più vasto e altre realtà arti giane: attraverso il web raccontiamo la nostra attività in maniera spontanea e sincera. Durante la pandemia abbia mo ideato la campagna #fallagirare, che invitava chiunque ne avesse vo glia a inviarci gadget o materiali pub blicitari da inserire nei pacchi delle nostre consegne dirette in Italia e in Europa. Un modo per fare rete e dare visibilità a chi lavora con l’arte come noi. L’iniziativa ha riscosso successo e tuttora continua a funzionare perché c’è dietro un gesto gentile che mette in circolo energie buone. Progetti per il futuro?
Vogliamo continuare a lanciare mes saggi positivi e a far sorridere con le no stre creazioni, perché l’artigianato per noi è una nuova frontiera espressiva.
piattinidavanguardia.com piattinidavanguardia
Un corso di decorazione su ceramica
AGENDA
a cura di Irene Marrapodi - i.marrapodi@fsitaliane.it e Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it
save the date NOVEMBRE 2022
I MACCHIAIOLIGrandi schiaffi di colore, pennellate brevi, luci e ombre a definire le pro fondità, contorni sfumati a imitare il colpo d’occhio, quando lo sguar do non ha ancora messo a fuoco. Il movimento dei Macchiaioli – termi ne che all’inizio aveva un’origine di spregiativa – ha segnato, nella se conda metà dell’800, la rottura con i canoni estetici del Neoclassicismo e del Romanticismo. I soggetti ri tratti non erano più i grandi eroi del la storia o della mitologia, i tumulti dell’animo o le imprese coraggio se, ma persone comuni immerse nelle piccole attività quotidiane. A dimostrarlo, lavori come Acquaiole della Spezia, del veneto Vincenzo
Cabianca, o Mamma con bambino del romagnolo Silvestro Lega. Al Museo Revoltella di Trieste sono raccolte ed esposte fino ad aprile le più significative tele del movimento che è oggi considerato il precursore dell’Impressionismo. A queste si af fiancano le opere conservate nelle
sale della galleria d’arte moderna, molte delle quali eredità del barone Pasquale Revoltella che abitò nel palazzo fino al 1869, lasciandolo poi in dono alla città. Un patrimonio culturale che è stato protetto fino a oggi. museorevoltella.it
TURNING PAIN INTO POWER MERANO (BZ) FINO AL 29 GENNAIO 2023 Il legame tra arte, attivismo e formazione è il cardine intorno a cui ruota la mostra curata da Judith Waldmann per il mu seo Kunst Meran/Merano Arte. Scopo dell’esposizione è fare luce su razzismo, discriminazioni e violenza di genere attra verso le opere di talenti internazionali. La scritta a lettere rosse I won’t shut up ac coglie i visitatori invitandoli a reagire alle ingiustizie sociali e a non tacere davanti ai soprusi. Tramite video, foto e immagini trovano spazio tutte le minoranze che, in vari angoli del mondo, faticano a essere rappresentate. Perché bellezza, creatività e politica possono aiutarsi a vicenda. kunstmeranoarte.org
ANDY WARHOL. LA PUBBLICITÀ DELLA FORMA
MILANO FINO AL 26 MARZO 2023
Circa 300 opere in mostra alla Fabbrica del vapore indagano l’arte e l’umanità di uno dei più grandi esponenti mondiali della pop art. Ripercorrendone i passi dagli anni ‘50 agli ‘80, la rassegna esplora gli interessi del maestro, il suo rapporto con la pubblicità e le influenze religiose. Oltre alle tele, sono esposte serigrafie su seta, cotone e carta, disegni e fotogra fie, ma anche dischi originali, T-shirt, video 3D, il computer Commodore Amiga 2000 con le sue illustrazioni digitali, la BMW M1 che dipinse per il progetto Art Car e la ricostruzione del suo primo studio. Per una panoramica completa sui tanti volti di un genio complesso. fabbricadelvapore.org
MILANO. DA ROMANTICA A SCAPIGLIATA
NOVARA FINO AL 12 MARZO 2023
Il Castello visconteo sforzesco della città piemontese racconta la transizione di Milano dal Romanticismo alla Scapigliatura, un feno meno culturale nato nella capitale meneghina intorno al 1860 che coinvolgeva autori insofferenti nei confronti delle convenzioni bor ghesi. Le trasformazioni urbane, come la costruzione della Stazione Centrale nel 1864, avevano fatto di Milano una città moderna ma an che creato forti differenze sociali. I 70 capolavori esposti raccontano la vita dei ceti più facoltosi ma anche le nuove povertà. Il percor so, che si apre con l’opera romantica di Francesco Hayez, Imelda de Lambertazzi (1853), espone anche quadri con soggetti popolari come La scioperatella (1851) di Giacomo Induno. metsarte.it
THE GOLDEN AGE OF RALLY TORINO FINO AL 2 MAGGIO 2023
Nel Museo nazionale dell’automobile si racconta l’epoca d’oro di questa disciplina su strada. Per la prima volta vengono espo sti gli esemplari della Fondazione Gino Macaluso, punto di rife rimento internazionale per il palmares, il prestigio e l’originalità delle vetture che hanno segnato la storia del design. In mostra è possibile ammirare le auto che, tra gli anni ‘60 e ‘90 del secolo scorso, hanno trionfato nelle più note gare del campionato, dal Rally safari al Mille laghi in Finlandia. A guidarle piloti leggendari come Miki Biasion, Juha Kankkunen e Michèle Mouton, una delle poche donne. Grazie al video mapping, poi, ci si può immergere a 360 gradi su piattaforme che simulano i diversi manti stradali, tra la sabbia del Sahara e la neve francese del Col de Turini. fondazioneginomacaluso.com
Una Fiat 124 Spider della Fondazione Gino Macaluso
REGGIO PARMA FESTIVAL/IL MOSTRARIO PARMA E REGGIO EMILIA 18-20 NOVEMBRE >2-4/10-11 DICEMBRE
Arriva al suo apice il Bestiario della Terra di Yuval Avital, gigantesca e visionaria meta-opera realizzata come progetto dell’anno per Reg gio Parma Festival, una tra le più importanti associazioni artistiche italiane. Settima e ultima tappa del percorso, cominciato a giugno, è il Mostrario, che trasforma il Teatro Regio e il Due di Parma e il Valli di Reggio Emilia in singolari spazi espositivi. Lo studio della simbolo gia dei bestiari medievali ha portato l’eccentrico artista a creare una raccolta di ambientazioni inedite che rielaborano l’iconografia tra dizionale in chiave contemporanea. Attraverso video-art, fotografie, sculture sonore, partiture musicali e installazioni, viene rappresenta ta la natura animale che si annida in ciascuno di noi. reggioparmafestival.it
ESCHER
FIRENZE FINO AL 26 MARZO 2023
Circa 200 opere raccontano la storia di Maurits Cornelis Escher, l’artista olandese vissuto tra ‘800 e ‘900 divenuto famoso per le sue distorsioni ottiche. In mostra al Museo degli innocenti di Firenze, un edificio storico del XV secolo, incisioni e litografie sfidano le leggi della matematica e della fisica, creando mondi impossibili che affascinano gli adulti, mentre giochi e installazioni coinvolgono i più piccoli nella scoperta dell’artista. Il paradosso è protagonista di un’esposizione che, mettendo in discus sione spazio e tempo, pone nuove domande sulla complessità delle re gole che dominano il mondo. L’incontro tra scienza, arte e design offre risultati inaspettati, in grado di incantare i visitatori in una rassegna a 50 anni dalla morte del visionario maestro. museodeglinnocenti.it
FESTIVAL DELLE SCIENZE
ROMA 21>27 NOVEMBRE
L’esplorazione fisica e mentale, la curiosità e la ricerca hanno permesso all’umanità di progredire enormemente e aprono nuovi sguardi sul futuro. Per questo la 17esima edizione della rassegna, che per una settimana anima la capitale, è dedi cata al tema Esplorare. Gli oltre cento eventi in programma all’Auditorium Parco della musica si sviluppano su cinque aree tematiche – Spazi, Società, Vita, Menti e Futuri – e ve dono partecipare scienziati di prestigio internazionale, come la biologa italiana Barbara Gallavotti, il fisico britannico Jim Al-Khalili e il neurobiologo londinese Semir Zeki. auditorium.com
FRANTOI APERTI
UMBRIA FINO AL 27 NOVEMBRE
Per il 25esimo anno, le colline umbre ospitano la più grande festa dell’olio in Italia. Novità di questa edizione sono gli appunta menti in e-bike tra gli ulivi, lungo i sentieri delle cinque zone Dop della regione, con soste e degustazioni. E poi, ogni domenica, un brunch tour con musica in luoghi speciali e poco conosciuti. C’è spazio anche per l’iniziativa Olio a fumetti e dj set-Live draw ing nei frantoi, capace di trasformare questi luoghi in laboratori culturali con illustratori che realizzano disegni dal vivo. Inoltre, la rassegna Suoni degli ulivi secolari propone concerti in prossimità degli alberi ultracentenari più rappresentativi della regione. Infine, sono in programma anche eventi di arte contemporanea lungo i percorsi di trekking, assaggi in piazza e aperture straor dinarie di castelli e palazzi. frantoiaperti.net
GRAZIA VARISCO. SENSIBILITÀ PERCETTIVE
LECCE FINO ALL’8 GENNAIO 2023
La Fondazione Biscozzi Rimbaud, spazio di ec cellenza pugliese per l’arte contemporanea, ospita la mostra dedicata a Grazia Varisco, at tiva fin dagli anni ‘50 sulla scena milanese. Per l’esposizione sono state selezionate 17 opere significative che ripercorrono l’intera carriera dell’artista. Dall’apprendistato all’Accademia di Brera alla stagione cinetica con l’adesio ne al Gruppo T – il collettivo avanguardista di Milano – fino alle sperimentazioni concettuali degli anni 2000, come Silenzi o Filo rosso. Una rassegna per scoprire una valida artista poco conosciuta al grande pubblico e viaggiare at traverso le trasformazioni dell’Italia in un perio do culturalmente trepidante. fondazionebiscozzirimbaud.it
KONTEXT BEUYS
PALERMO FINO ALL’8 DICEMBRE
La casa dell’arte Haus der Kunst, nei Cantieri culturali alla Zisa, ospita la mostra dedicata a Joseph Beuys, pittore, scultore e performer tra i più anticonformisti del ‘900. La rassegna sottolinea il suo concetto allargato di arte, che supera i limiti dell’estetica tradizionale integrando temi psicolo gici, economici, politici e soprattutto ecologici. In esposizione le testimo nianze del suo rapporto controverso con l’Accademia di belle arti di Düs seldorf, dove fu titolare della cattedra di Scultura monumentale, e gli inviti elettorali per il partito dei Verdi da lui fondato. L’evento ha anche l’obiettivo di rintracciare il messaggio di Beuys nel presente, attraverso le ope re di cinque talenti contemporanei: Andrea Cusumano, Adriano La Licata, Federico Lupo, Blanca Matias e Giulia Sofi. cantiericulturalizisa.it
AL CUOCO DI BORDO PER SENTIRE E GUSTARE I PROFUMI E I SAPORI DEL MARE
andrearadic2019Milano ha una grande tradizione di cucina di mare. La leggenda metropolitana narra che il pesce più fresco arrivi prima qui e poi nel resto d’Italia. E nella cucina di Marco Blasi la leggenda diviene realtà. Cot ture e tecniche apparentemente semplici, ma estremamente delicate, sostanza ed eleganza per un menù dove ogni piatto porta al palato e agli occhi puro godimento gastronomico. Dai Frutti di mare gratinati, la cui leggera panatura non priva il boccone di succosa morbidezza, alla Piovra scottata alla pia stra, di sublime morbidezza, arricchita da una leggera croc cantezza nelle parti più sottili. Ma il fiore all’occhiello del Cuo co di bordo sono i grandi classici dei primi di mare, dai trionfali Spaghetti alla scogliera all’ottimo Risotto alla zucca con pic cola tartare di gambero rosso e bottarga. Da non perdere, tra i secondi, la Catalana di scampi e gamberi e la grigliata mista con il pesce del giorno. Le tre sale del ristorante sono elegan ti, calde, accoglienti, ornate da pezzi di antiquariato e moder nariato navale, mai eccessivo ma davvero intrigante. Il servizio è nelle talentuose mani di Andrea Blasi e gira come una barca da regata in pieno regime di vento. L’avventura avviata 40 anni fa dai fratelli Armando e Francesco, oggi guidata dai figli di quest’ultimo, è davvero una di quelle storie di mare che non si vorrebbe mai smettere di ascoltare.
PIZZERIA LE PARÙLE: ARTE ANTICA IN CHIAVE CONTEMPORANEA
il sogno realizzato di Giuseppe Pignalosa, che inizia il progetto Le Parùle quando il ristorante pizzeria aperto dal padre passa sotto la sua guida. Siamo a Ercolano, all’ombra dello splendido Vesuvio, dove Pignalo sa ha deciso di creare un luogo in cui la qualità non scende mai a compromessi. Risultato ottenuto con successo: impa sti delicati e perfettamente eseguiti, ingredienti e materie prime che sono il meglio dell’artigianato locale del gusto e di alcuni Presìdi Slow Food di altissimo livello. Non manca no incursioni in altre regioni, per trovare meraviglie come il pecorino romano che accompagna la passata di pomodoro nella pizza Cosacco, che vale il viaggio. L’orto a due passi dal locale consente quella filiera personale e super verifica ta che fa la differenza. Bella l’idea delle proposte stagionali che seguono la periodicità degli ortaggi. Burrata di bufala, pomodorino giallo del piennolo, alici cetara e limone locale: magici sapori perfettamente equilibrati. La Capricciosa, che un tempo era la pizza del recupero, mantiene alta la tradizio ne con pomodoro San Marzano, prosciutto e salame artigia nale, carciofo di Pertosa e olive caiazzane.
Sala piacevole e accogliente, servizio curato, competente e sorridente. Intanto Pignalosa continua a creare nuovi format, come Gina Pizza, tre locali solo per asporto e delivery a Por tici, Ercolano e San Giorgio a Cremano. Menù di pizze classi co e goloso, a cui si aggiungono crocchè e frittatine di pasta. pizzeria-le-parule.business.site
Siamo a Marano di Valpolicella, in provincia di Ve rona. Qui è sbocciato, grazie a un ettaro di vigne to di famiglia, l’amore per il vino di Chiara Turati e Federico Pellizzari, impegnati a mantenere viva la storia, la tradizione vitivinicola e le sensazioni che infondono i colori e i profumi della zona. Terre di leone è un’azienda giovane e ambiziosa, nata nel 1996, che ha venduto nel 2009 la prima bottiglia. «Volevamo seguire uno stile ben preciso: qualità in campagna e in cantina, per poter parlare a modo nostro di questa valle», spiega la coppia.
Oggi l’impresa conta sette ettari interamente destinati a vi gneti, tutti allevati a guyot. I vitigni presenti sono Corvina, Corvinone, Rondinella, Molinara e Oseleta. La vendemmia è caratterizzata dalla precisa selezione dei grappoli e vie ne eseguita rigorosamente a mano. Le uve destinate alla produzione dell’Amarone riposano fino a 120 giorni, esat tamente come succedeva ai tempi di nonno Leone. La miglior espressione dello stile di casa è l’Amarone della Valpolicella classico Docg 2012, che appassisce in fruttaio 112 giorni, affina per 96 mesi in botti di rovere e, successiva
suo obiettivo, pienamente raggiunto, era creare un luogo di convivialità e alta gastronomia, con un servizio attento ma non invadente, insomma una grande table per una Roma aristocratica. In cucina solo materie prime selezio nate personalmente da Pulejo che, secondo la tradizione dei grandi cuochi, frequenta il mercato di Roma Trionfale. Lo chef non ama seguire schemi, ma preferisce inter pretare le sue proposte con empatia e leggerezza. Un approccio che unisce consapevolezza e costanza per crescere un passo alla volta. Dal menù, proposte ico niche e irrinunciabili tra cui Peperone come manzo, un esempio di tecnica e creatività come La faraona secon do Marco Gavio Apicio, ruta e uva fresca, il MI-RO, risotto con spunti milanesi e romani e Animella, ostriche affumi cate e bieta, da provare. Piatti nei quali troviamo la forza dei sapori, il senso estetico e l’intuizione di evocare la memoria olfattiva di esperienze comuni. Per terminare con un dolce gastronomico molto elegante: Gianduia, ibisco, amarene e foie gras. Tra le novità del menù inver nale, Tortello di cinghiale in dolce forte con rabarbaro e poi Canocchie, cavolo nero, farro. La sala è gestita con elegante professionalità da Simone Cavaterra. Mattia Zazzaro supervisiona la carta dei vini che racconta una cantina fatta di esperienza, amicizie e buoni consigli. Ge ografia enologica perfetta.
In cucina con Pulejo due ragazzi di grande talento, Pao lo Cretella e Luca Picca, che stanno crescendo accanto allo chef, sempre al lavoro per innovare e rinnovare. pulejo.it
mente, passa in bottiglia. Al naso è una sinfonia di eleganza con sentori pieni di frutta matura e vellutati spunti aroma tici e speziati. Al palato giunge ricco e di gran carattere per concedere un sorso che affascina per complessità e un lungo finale davvero godibile.
DAVIDE PULEJO: GENIO E CONCRETEZZA NEL CUORE DI ROMAIl risotto di Davide Pulejo chiamato MI-RO
A MARANO DI VALPOLICELLA IL SOGNO DI CHIARA E FEDERICO: TERRE DI LEONEChiara Turati e Federico Pellizzari dell’azienda Terre di leone Amarzo 2022 Davide Pulejo – 13 anni di profonda esperienza professionale – ha aperto a Roma il ristorante che, finalmente, porta il suo nome. Il
PROCURATORE
FRANCESCO MONTANARI È PROTAGONISTA DEL SERIAL
IL GRANDE GIOCO CHE PORTA IN TV IL LATO NASCOSTO DEL CALCIO
di Gaspare Baglio gasparebaglio
Il mondo del calcio è al centro del serial Il grande gioco che, per la prima volta, porta sul piccolo schermo il backstage di uno degli sport più amati.
Il punto di vista è quello dei procu ratori che, oltre a gestire gli interessi dei calciatori come broker, trattano anche i trasferimenti dei campioni da una squadra all'altra. Al centro del la storia ci sono le vicende di Corso Manni, golden boy della procura cal cistica caduto in disgrazia e ora alla ricerca di rivalsa. Un ruolo avvincente per Francesco Montanari, protagoni sta della serie che va in onda su Sky e Now dal 18 novembre. Come definiresti questo progetto? Un trattato con un’epica familiare quasi shakespeariana. È una serie trasversale che parla di amore, ven detta, ambizione, frustrazione. In un mondo in cui girano molte econo mie, le azioni sono esasperate. Io in terpreto un procuratore che è stato
incastrato e deve dimostrare la sua innocenza. Il serial gira attorno a una domanda: ma è davvero innocente? Che dramma di William Shakespea re ti ricorda?
Direi Re Lear, dove c’è un grande sovrano come Giancarlo Giannini che finge di voler mollare il trono. Ma sono presenti anche elementi dell’opera La tempesta, con una sor ta di doveroso lavoro su se stessi per raggiungere il proprio obiettivo. È un serial molto divertente e fashion, mo stra un ambiente dove l’apparenza è fondamentale. C’è una battuta che fa capire molto del mio personaggio. Quando cerca di accaparrarsi una giovane promessa arriva a dire: «Se lui per fidarsi di me ha bisogno di cre dere che sono un santo, divento Dio». Come ti sei preparato per questo ruolo?
A San Siro ho frequentato un gruppo di veri procuratori ed è stato molto stimolante per il mio personaggio.
Nel serial si guarda anche il punto di vista dei calciatori: quante volte ven gono tacciati di aver mollato chi li ha lanciati? È divertente indagare que sto Sturm und Drang: devono avere una fiducia estrema nei procuratori perché vengono a sapere una serie di dinamiche solo dopo il primo in contro con la società calcistica. Un piccolo germe di dubbio può portare alla rottura.
A parte questo serial che progetti hai?
Sono in tour insieme a Lino Guanciale con lo spettacolo L’uomo più crudele del mondo, scritto e diretto da Davide Sacco, con cui dirigo il Teatro Manini di Narni, una bellissima città umbra che va assolutamente visitata. E sono in tournée anche con Play House di Martin Crimp, un testo che interpreto e dirigo. In pratica me la canto e me la suono.
francesco_montanari_officialMUSICA E PAROLE
CON UN TOUR TUTTO AL FEMMINILE CHE UNISCE
CANZONI E TEATRO
Elegante, raffinata, ironica e dalla battuta sempre pronta, a volte tagliente. Ornella Va noni è unica (come suggerisce il titolo del suo 50esimo album) ed emoziona il pubblico con brani senza tempo. Fresca del Premio speciale Tenco –è stata la prima artista a riceverlo –il 10 novembre parte da Firenze per il tour teatrale Le donne e la musica, che tocca città come Bologna, Tori no, Genova, Padova, Roma e Brescia. Con il gran finale fissato il 13 dicem bre a Milano. On stage, oltre alle nuo ve composizioni, la signora della can zone italiana porta hit come Senza fine L’appuntamento Una ragione di più e La voglia, la pazzia : «Il rapporto col pubblico è una cosa meravigliosa della quale non posso fare a meno. Una grande passione per cui ho su perato la mia timidezza. Nella nuova tournée mi racconterò dialogando con gli spettatori e questo è teatro». Perché è un tour importante?
È nato da una telefonata di Paolo Fre su che mi ha detto: «Sai, quest’anno a Berchidda sono arrivate delle ra gazze fantastiche, musiciste straordi narie». E allora ho pensato: «Perché non fare uno spettacolo e formare un gruppo tutto al femminile, di donne meravigliose e bravissime?». Così è stato.
A parte questo, c’è un’altra moti vazione per la quale ha deciso di accompagnarsi sul palco con sole donne?
Perché è una novità.
Ci può anticipare qualche sorpresa?
La sorpresa è solo nell’uovo di Pa squa.
Oltre alle hit, ci saranno pure le pa role.
In genere recito sempre tra una can zone e l’altra. C’è una base preparata con una scrittrice di teatro con cui ho già lavorato e poi ci si improvvisa so pra. Questa è l’arte, la bravura di fare spettacolo.
Quali sono i luoghi più importanti che ha visitato grazie alla musica?
Il Sudamerica, con tanto Brasile e tanta Argentina.
Lei non si abbatte mai. Da dove esce questa forza?
Mi abbatto anch’io ma lotto per anda re avanti, più o meno come tutti.
Qual è il brano della sua carriera che avrebbe meritato di più e perché?
Ci sono tante canzoni di minor suc cesso in un album che non escono perché magari sono meno commer ciali e tirano poco, come si dice, ep pure sono bellissime…e sono tante. La canzone che avrebbe voluto can tare?
Sicuramente un brano di Lucio (Dalla, ndr ).
Oggi chi è Ornella Vanoni?
Una che si chiede in che Paese sta vi vendo. Ecco, questo è il problema più grande, secondo me.
PRIMA ARTISTA A RICEVERE IL PREMIO TENCO, ORNELLA VANONI PARTE IL 10 NOVEMBRE DA FIRENZE
L’ATTESA DI
MINACCIONI PORTA A TEATRO UNA PIÈCE
Paola Minaccioni torna sul palco, con entusiasmo e im pegno. Da novembre al Teatro Carcano di Milano e nel 2023 in tutta Italia, l’attrice porta in scena per la seconda stagione, insieme ad Anna Foglietta, la pièce L’attesa. Scritta nel 1994 da Remo Binosi si è trasformata in un progetto tutto al femminile diret to da Michela Cescon.
Cosa hanno in comune le due prota goniste di questa storia ambientata nel ‘700?
Entrambe aspettano un figlio o una fi glia, non legittimi, e si ritrovano relega te insieme in una casa di villeggiatura, condannate dalla società dell’epoca. L’una è lo specchio dell’altra. Anna in terpreta Cornelia, una nobildonna che non è padrona del suo destino. Il mio personaggio è Rosa, una serva dalle caratteristiche goldoniane che poi si trasforma in un personaggio da trage dia greca, con tratti shakespeariani e pirandelliani. È molto forte, capace di amare, un personaggio magnifico.
La scenografia è scarna. Perché?
È una scelta della regista. Non ci sono neppure le musiche, ci troviamo in una stanza che rappresenta anche un grembo materno.
In due ore sul palco cosa succede?
Le due donne mettono a confronto i loro mondi, parlano di tutto, di temi concreti ed esistenziali. Riflettono sul la maternità che le aspetta. Cornelia, la nobile, è stata sedotta in una sola notte: ama il suo corpo, ma non il fi glio che nascerà. Rosa, che ha già una bambina, si trova ad accettare il suo destino, ma detesta l’idea di mettere al mondo un’altra femmina.
Che tipo di testo mettete in scena?
Poetico e pop nello stesso tempo, ge nera un senso di sorpresa, si piange e si ride. Si mette in scena l’erotismo, io recito anche un monologo con la descrizione dell’organo genitale ma schile. Un po’ eccita e un po’ fa ridere il pubblico, ma senza volgarità. Ogni sera è come giocare una partita di campionato, la tensione si mantiene alta. La considero un’esperienza vita lizzante.
Come ti sei trovata con Anna Fogliet ta?
Lei è straordinaria, molto curiosa e vitale. Abbiamo dei riti semplici in co mune, come lo yoga e lo stretching. Reciti in veneto: è stato difficile per te che sei romana?
Parlo in un dialetto comprensibile e, soprattutto durante le prime repliche, è stata una sfida renderlo autentico e non cantilenante. Ma ora è come stare su un letto di piume che mi trasporta verso altre dimensioni.
Come mai avete deciso di riproporre lo spettacolo per la seconda stagio ne?
Si tratta di un progetto sostenuto dal Teatro stabile del Veneto. Non è una tournée che può fermarsi qui, consi derando anche le difficoltà che ab biamo avuto nel metterlo in scena a causa del Covid-19.
Ora, finalmente, si viaggia di nuovo. Lo fai in treno?
Sì. A bordo ho sempre tempo per me, mi riposo. Dovrebbero fare dei treni dedicati solo agli attori, visto quanto viaggiamo.
paola_minaccioniTUTTA AL FEMMINILE DIRETTA DA MICHELA CESCON E INTERPRETATA CON ANNA FOGLIETTA
di Francesca Ventre – f.ventre@fsitaliane.itPaola Minaccioni al Rome Marriott Grand Hotel Flora
PAOLA
© Maddalena PetrosinoUN TRENO DI LIBRI
VUOTO D’ARIA
IL FASTIDIO DI VIVERE, IL SENSO DI INADEGUATEZZA E LE ASPETTATIVE DISILLUSE DI UNA DONNA AL CENTRO DEL PRIMO ROMANZO DI CLÉMENTINE HAENEL
Quando uno scrittore o una scrittrice esordiscono in giovanissima età, sca tenano grande invidia sulla scena letteraria. È il caso di Clémentine Haenel, autrice parigina che ha visto uscire in Francia il suo primo libro, Mauvaise passe, nel 2018, a soli 25 anni.
La casa editrice Alter Ego lo ha scel to e tradotto, pubblicandolo in lin gua italiana col titolo Vuoto d’aria. La protagonista di questo romanzo, che si legge in una sera, è una ragazza che si muove intorpidita nella propria cornice di spazio e tempo, tra scono sciuti con cui interagisce il minimo indispensabile o con cui, talvolta, fi nisce a letto.
Personalità da cui si lascia investire, immersa in un flusso di coscienza fatto di pensieri-situazioni-sensazio ni capace di rispecchiare la modalità di coloro che, metaforicamente, si recidono l’arto del piacere per non sentire come pulsa incessantemente quello del dolore.
Una storia nera in cui la protagonista sente un dolore ancestrale, come fosse un buco interno. Un vuoto che cerca di colmare come meglio riesce: con il sesso occasionale, la passione per le storie di serial killer o qualche briciola d’affetto da parte di un misterioso musicista quaran
tenne che però la tira in ballo per poi lasciarla a ballare da sola.
Haenel sparge qua e là sulla pagina riflessioni proprie, lucide e razionali e allo stesso tempo struggenti e poetiche. Lo stile è asciutto ma inten so. Delicato eppure vorticoso. Nelle scuole di scrittura ci si allena a rico noscere il sentimento che muove i personaggi dei romanzi. Quello della giovane antieroina di Haenel è chia rissimo: un attaccamento disperato alla vita celato dietro il distacco. Un gioco di prestigio. A smascherarlo è quel suo irreversibile fastidio di vive re, di doversi confrontare ogni giorno con le sfide, gli imprevisti, il senso di inadeguatezza, le proprie aspettati ve disilluse, la malinconia per quel lo che sarebbe dovuto succedere e invece non è stato e per quello che necessariamente accadrà contro il nostro volere.
«Un dolore zuccherino, i ricordi che mi schizzano addosso, l’orribile solfa del mattino che sorge», racconta la protagonista nel romanzo. Due sono le linee melodiche in questa ouver ture: la prima rappresenta la neutra lità emotiva nei confronti della vita e dell’esperienza; la seconda l’incapa cità di concentrarsi su altro, oltre al disagio di stare al mondo. Quel non essere mai veramente presenti a se stessi e, allo stesso tempo, esserci.
Percependo senza soluzione di con tinuità ogni disagio fisico del caso: i capelli sporchi in testa, la vescica piena che preme, i piedi indolenziti, la pelle che tira, il viso sul tavolo del bar sempre unto e bagnato. Tante le scene che si accavallano senza so luzione di continuità lungo una nar razione sfumata da bellissime, e al tempo stesso amarissime, riflessioni sulla natura umana.
Sentirsi persa
[…] È come un piccolo fuoco che mi cresce dentro, in mezzo alla pancia, alla bocca dello stomaco, io la chia mo la mia voglia di dissipazione. Più passa il tempo più è raro, ma mi fa sempre piangere. C’è una volontà di far male a quelli che amo e mi amano, non tutti, qualcuno. Forse tutti. Non lo so più. Non sono lucida, non per for za lucida. Vedo la scena, immagino le scene. Le mie occasioni di tragedia.
[…]
[…] Sprofondo nel vizio, bevo e resto vigile. Ho l’impressione che non tro verò mai il giusto mezzo, il punto di equilibrio. Una tale dismisura mi dà la nausea. Uso un linguaggio eleva to ma è sottoterra che vorrei essere.
Mi sento persa, scappo da me stessa senza alcun metodo né applicazione: testa pesante, occhi infossati, due un ghie che mi pizzicano il retro del cra nio; e da sotto, la vertigine. […]
[…] Sono in metro, cammino, ho voglia di voltarmi e urlare: tacete, una buo
na volta, smettete di parlare vi prego. Penso coltello, respiro, immagino di tagliare la gola a tutti, il sangue caldo schizza e mi cola sulle dita, va bene, è così che me l’ero figurato; nessuna delusione. In mano ho solo una rivista, la arrotolo e la spacco sulle teste di chi passa. Da dietro, il mio collo in of ferta, seduta in un riquadro a quattro posti, mi assestano un bel colpo, vio lento e dritto, dita unite. Ho i capelli raccolti e il respiro mozzato. […]
Le persone non mi piacciono […] Guardo l’uomo di fronte a me, or dino tre bicchieri al cameriere, li bevo uno dietro l’altro, eccolo, il riposo. Non è altro che un preambolo. Devo tene re a bada il nervosismo. Presto, sento l’urina spingere nel bassoventre. Ne esce, fluorescente. Piscio molto e ho l’impressione che la mia pelle non beva mai abbastanza. È secca, e ogni tanto si crepa. E dire che la nutro di abbondanti creme coreane. Mi risiedo di fronte a quest’uomo che mi annoia, non ascolto quello che dice. Penso ai miei piedi, ho male ai piedi, queste scarpe di merda sono un trentasette. Bevo e non mangio niente, lascio il mio corpo fluttuare. Mi guardo intor
no, scorgo gente sospetta, frugo sen za sosta nella borsa, sempre in cerca degli stessi oggetti, non smetto. Le persone non mi piacciono, soprattut to quando i loro visi hanno qualcosa di familiare o ne riconosco l’inclinazione del mento. Per via di questo sconforto che sento, un cedimento nel petto, or dino ancora da bere, lo faccio, anche se so che domani avrò paura. Spendo soldi non miei. Bevo e mi alzo, vado di uomo in uomo, chiedendo una siga retta, mi soffoco e singhiozzo. […]
[…] Mi apposto fuori dalle scuole. Mi piace osservare quei giovani che parlano troppo forte e fumano. Le ra gazze si vestono come negli anni No vanta e l’ovale del mio viso si allenta. Finisco sempre nella pasticceria blu, dove compro un sacchetto di cara melle colorate, e chimiche. […]
[…] Non smetto di dar fastidio all’uomo che dorme nel letto in cui mi trovo. Mi strangolo in modo nient’affatto di screto, mi schiarisco la gola, mi sputo un po’ di saliva sul mento. Ogni tanto mi chiede «tutto okay? hai la tosse?» e provo un certo sdegno. Non ho la tosse, mi soffoco e sbavo. […]
Un assaggio di lettura
[…] A volte mi sforzo di non dormire. Non è divertente o altro; è una successione di eventi che mi spinge fuori, ancora. I miei bisogni vitali non si manifestano più. Il tempo non ha effetti. È quando comincia a far caldo, quando le strade si riempiono, e arrivano i cani e i bambi ni, che dovrei accorgermi che sta acca dendo qualcosa. Ma non avviene, non mi accorgo. Accarezzo i bambini e dico ciao ciao ai cani. Sono trasandata, non ho l’aria rassicurante. […]
[…] Non ho amiche. Un tempo le avevo, a Berlino. Non la smettevano mai di sdra iarsi, nei parchi, e di chiudere gli occhi, nell’erba. Io, mi spazientivo. Non volevo addormentarmi di pomeriggio. La cavi glia mi faceva male e già le odiavo. In mezzo a loro mi sentivo persa e mi ado peravo a programmare il mio rifiuto e la mia esclusione.[…]
[…] Tendo a setacciare i bar di quartieri che non conosco. Scovo angoli in cui portare libri. Osservo. I turisti ordinano mezze pinte che accompagnano con piatti di formaggi ed escargot. Resto se duta fino a che mi è insopportabile, me la faccio con le sedie di legno o plastica fino a usurarle, e mi addormento con la testa sul tavolo, sempre un po’ unto, ba gnato. Faccio mezzi sogni, mi accorgo di provare un piacere autentico nel dire ai clienti del bar di stare zitti. Voglio che tacciano, li sgrido.
La loro fronte si contrae. Le palpebre si seccano. I polsi impazziscono. Mi piace il loro disagio. Il loro silenzioso disagio.
[…]
Problemi coi ricordi
[…] Mi capita di camminare senza meta: fumo sigarette che bruciano in gola, alzo la testa verso le finestre all’ultimo piano dei palazzi, a volte noto dei gar goyle sulle facciate. Le prostitute sor vegliano la strada e non mi riconosco no più. Per molto tempo ho provato a dimenticare quella notte nella serra, in mezzo a foglie e spine; la vegetazione parigina. Quel grande corpo che spin ge contro il mio e che, ogni volta che indietreggio, si avvicina. Il momento in cui ho ceduto, per colpa del muro alle mie spalle, impossibile muoversi. Ricor do di essermi rivestita nel buio, aver in dossato il suo maglione blu scuro di ca
chemire. Se ne era accorto e mi aveva ordinato di restituirglielo. È quello che mi ha ferito di più. Quello che ancora mi fa soffrire. […]
[…] Ho un problema col ricordo. Sono nostalgica, da quando ormai non lo so più, di certo è passato, o altrove. Pro ietto, provo a comprendere, immagino me stessa. Mi chiedo cosa sia mai po tuto accadere un tempo, cosa mi abbia reso così impacciata, le mani sempre sudate, cosa mi abbia gettato addosso questa paura ricorrente di prendere il mal di gola, e perché bevo troppo e la scio andare tutto. Rimugino. Ogni cosa mi sfugge. I giorni se ne vanno. Allora guardo foto scolorite e provo a ricorda re, adoro il rimpianto, dire che in fondo non era poi così male. Rileggo vecchie lettere di mio padre, mi vedo neonata in uno scatto e scoppio a piangere. Ho alcune immagini dell’infanzia che si sta gliano in un appartamento di legno ba gnato da una luce settembrina; in ave nue Junot attaccata a mio padre sulla sua moto; in piazza Suzanne-Buisson dove faccio rimbalzare nel vuoto mor bide palline, dove cammino lungo que sta fontana che mi è parsa così ridicol mente piccola e commovente l’ultima volta che ci sono passata per sbaglio. […]
Un’immagine di X
[…] La schiena nuda del costume da ba gno nero lascia intravedere delle ossa che sembrano fluttuare nell’acqua: è la mia colonna vertebrale. Pure le anche sporgono, ma non si vede; sono rivolte alle lastre grigie della piscina. Realizzo che non mi piace più nuotare né man giare. […]
[…] Il caos dell’entusiasmo, vado a una festa a sorpresa che abbandono ubriaca sperando di incontrare X., nella mia te sta risuonano soltanto l’indirizzo, queste parole sedici rue Elzévir; salgo in un’au to a caso, mi ritrovo su un battello, una peniche parigina, e mi lascio baciare da qualcuno. X. mi ripesca e io piango e gridiamo per ore prima che io crolli su questa statua che sputa acqua, rue du Cardinal-Mercier. […]
[…] Vado verso casa insoddisfatta ma non integra, è un venerdì sera qualunque, delle ragazze ballano la pole dance at torno al palo della metro. Parlano forte, allargano le gambe, vorrei crepassero.[…]
[…] Ho passato la notte con O. che abi ta dall’altro lato della Senna e l’ango scia stamattina mi stringe. Vado in rue Pétrarque; aspetto che X. esca da una
Un
riunione. Gatti famelici se la svignano attraverso le sbarre alle finestre. La sera, beviamo un bicchierino seduti ai tavolini all’aperto di un bar in un quar tiere cinese e lui mi definisce come un “crack finanziario”, il che mi diverte. […]
[…] X. non impazzisce per me, ha al tri problemi. Quando mi tocca, perdo ogni genere di dignità. Lui chiede, io eseguo. Non è detto che io sia sempre a mio agio. I nostri rapporti sul suo par quet scuro sono freddi e neutrali. […]
[…] Andiamo al cinema e guarda più me che l’attrice bionda ricoperta di lividi. Mi spavento, il fatto è che potremmo amarci davvero. Mastichiamo buffo cibo. Io tremo, la serata mi sorprende, mi bacia sotto l’insegna a croce di un veterinario. […]
[…] So bene che eravamo fottuti sin dall’inizio, è anche questo che mi spinge a lui. Non siamo come quei tizi elettrizzati all’idea di sprofondare nel
di lettura
buio. I nostri abbracci non ricercano lo spessore opaco della notte. Vorrei mi trovasse di una straziante bellezza. Rossa e languida, lo guardo attraverso il blu dei miei occhi, e lui non risponde a parole.
Mi sveglio senza nessun ricordo: un’im magine di X. che si allontana, uomini attorno a me, un bicchiere che cade a terra per colpa mia. […]
Gabbiani trafitti
[…]La commessa è pedante, crudele la sua assoluta mancanza di precisione. Indico un paio di scarpe in vetrina, lei dice «quelle grigie», io dico «quelle argento». Mi allunga calzini traspa renti guardandomi fisso negli occhi.
Mi chiedo se almeno distingua il giallo dall’oro. Prendo i calzini, la loro elasti cità e la loro resistenza mi fanno venir voglia di avvolgerglieli con fermezza attorno al collo. […]
[…] Al bancone, butto giù una limonata.
La gente sfila, sorseggia birra. Qualcu
no suona il pianoforte e io scaraboc chio gabbiani trafitti. Non so da dove venga questa voce forte di donna. Forse da un corpo molto più giovane e fragile di quanto creda. Quelli che parlano non fanno che ripetersi: le gi tarelle del weekend, le so a memoria, la vernice che si scrosta nei loro ap partamenti, i vicini del piano di sotto che accusano quelli del piano di sopra di aver provocato la perdita d’acqua, i cani da comprare negli allevamenti ma i canili buona cosa comunque, le gras se risate a interrompere. […]
[…] La mastodontica porta d’ingresso di un palazzo si abbatte sul mio pie de e lo mangia. Ormai a terra, sembro scema e ridicola. Soffro terribilmente e mi sento una piovra intrappolata nella rete. Non riesco a rialzarmi, mi cede la caviglia per il dolore, si rompe in più punti. Due ragazzi che passano di lì mi aiutano a liberarmi. Non sono né splendida né ricoperta di sangue. Non rivolgo loro la parola. […]
ACCADEMIA MOLLY BLOOM*
I TUOI FIGLI OVUNQUE DISPERSI
Beata Umubyeyi Mairesse Edizioni e/o, pp. 192 € 17 Un’ode alle madri perseveranti. Ma anche alla pulsione vitale che anima ognuno di noi. L’opera prima, che ha vinto il Prix des cinq continents de la francophonie, fa sentire le voci di tre generazioni impegnate nello spasmodico tentativo di riannodare legami spezzati e trovare il proprio posto nel mondo. La scrittrice, nata in Ruanda e naturalizzata francese dopo essere sopravvissuta al genocidio dei tutsi, dimostra una sensibilità fuori dal comune.
AUTOFICTION
Iacopo Barison Fandango, pp. 448 € 20 Orlando e Sofia, gemelli quasi trentenni figli di due registi cult morti anzitempo, sono incapaci di diventare adulti. Il primo odia comunicare e passa le serate tra cibo cinese e pornografia. La sorella lavora nell’arte contemporanea e tradisce compulsivamente la sua compagna.
Un giorno trovano una misteriosa sceneggiatura scritta dai genitori in cui si fa riferimento a un terzo fratello. Svelata una generazione e i misteri dietro a ogni famiglia.
LA GRANDE INCANTATRICE
Attilio Brilli
Utet libri, pp. 304 € 28
Le cronache sono piene di viaggiatori famosi ammaliati dalle meraviglie italiane. Nel 1817 Stendhal si sentì mancare nella Basilica di Santa Croce a Firenze. Charles Dickens disse che gli affreschi nella Sala dei giganti di Palazzo Te, a Mantova, «facevano venire l’apoplessia». Mentre Charles de Brosses pensava che L’Estasi di santa Teresa d’Avila scolpita dal Bernini fosse troppo eccitante per una chiesa. Tra resoconti noti e meno noti, il mito del viaggio nel Belpaese prima ancora del Grand Tour.
Robin edizioni, pp. 432 € 19
Secondo l’apostolo San Paolo, ogni cosa ha una voce. Da questa affermazione partono una serie di dialoghi immaginari, rapidi, taglienti e un po’ surreali, in cui l’autore fa parlare personaggi inanimati che si schermiscono a suon di battute pungenti e sottili, ironiche e canzonatorie. Ognuno cerca di prevalere sull’altro con la sua storia e le sue peculiarità. Ma il risultato finale, come sempre, è un giusto compromesso.
Bompiani, pp. 428 € 18
Per capire il presente occorre sondare la storia. Scurati porta avanti la sua indagine su fascismo e Mussolini, e nel terzo romanzo della serie bestseller punta il faro sul cruciale triennio 1938-1940. Le funeree similitudini con l’oggi sono impressionanti: l’Europa percorsa da profonde inquietudini, atti di barbara prevaricazione e tentativi disperati di evitare una guerra mondiale. Sullo sfondo, la vergogna delle leggi razziali e l’alleanza con la Germania nazista.
Einaudi, pp. 520 € 21
Un’indagine sui mitici anni ‘70 con le loro lotte, le controculture e la musica rock. Un decennio che ha tenuto insieme femminismo, manifestazioni per aborto e divorzio, eroina e politica degli anni di piombo. Oltre che tre papi. Proprio nel ’78 Aldo Moro viene assassinato dalle Brigate rosse. E lo stesso periodo è segnato da migliaia di presunti avvistamenti di astronavi e alieni. Un romanzo pop e psichedelico firmato dal collettivo di scrittori, a 20 anni dall’esordio.
JENNY LO SQUALO
Lisa Lundmark, illustrazioni Charlotte Ramel
La Nuova frontiera junior, pp. 128 € 13,90 (da 7 anni)
«Bisogna far sentire la propria voce, è importante saperlo fare nella vita, alzare la mano, dire la propria», la sprona il maestro. E anche la mamma la invita a non essere timida. Solo il nonno la pensa diversamente: «Lasciali perdere, le bambine dolci e silenziose sono una così piacevole compagnia». Sarà una visita all’acquario a far capire a Jenny che lei è simile a uno squalo silenzioso. Non ai polipi pieni di tentacoli che alzano sempre la mano come i suoi compagni.
LA BANDA DELLA ZUPPA DI PISELLI
Rieke Patwardhan, illustrazioni Regina Kehn
Emons, pp. 168 € 14 (da 8 anni)
Un giorno arriva a scuola Lina, una ragazzina scappata dalla guerra. Evi e Nils, la più scalmanata e il timidone della classe, la accolgono nella loro banda. Il gruppo si ritrova sempre a casa dei nonni di Nils a mangiare torte e a giocare. Finché, all’improvviso, in ogni angolo della casa compaiono frittate bruciacchiate e lattine di zuppa di piselli. Un mistero che i tre amici devono svelare.
GIUDITTA E L’ORECCHIO DEL DIAVOLO
Francesco D’Adamo
Giunti, pp. 160 € 16 (da 12 anni)
Giuditta è una bambina cieca sfuggita alla deportazione che viene ospitata in montagna dalla famiglia di un partigiano. Un giorno scopre l’Orecchio del diavolo, un grande sasso alto e concavo, con al centro un sedile, da cui ascolta le voci che arrivano da fondovalle. Alla vigilia di Natale il suo papà adottivo e otto partigiani, usciti dalla messa, vengono circondati dai tedeschi. Così Giuditta sale all’Orecchio del Diavolo e resta lassù, giorno e notte, per scoprire chi è il traditore.
Sonda, pp. 208 € 15 (da 10 anni)
Le difficoltà possono trasformarsi in occasioni di crescita, gli imprevisti in trampolini di lancio.
Lo dimostra questo libro che raccoglie le storie di chi ha saputo trovare il coraggio in situazioni complicate, dal velocista Usain Bolt alla campionessa di scherma Bebe Vio, dall’attivista per il clima Greta Thunberg alla surfista statunitense Bethany Hamilton. Dieci capitoli per ripensare l’idea di successo, guidati dalle parole chiave: gentilezza, perseveranza e speranza. A.A.D.
Editoriale Scienza, pp. 12 € 9,90 (da 8 anni)
A ispirare Charles Darwin, autore della teoria sull’evoluzione della specie, fu una lunga spedizione intorno al mondo durante la quale osservò la natura in tutta la sua varietà. Questo piccolo bignami visuale consente di seguire gli spostamenti dello scienziato britannico su una mappa illustrata di 86 centimetri, leggere le note del suo diario e diventare testimoni di grandi rivelazioni. Un racconto per immagini alla scoperta dell’origine della vita. A.A.D.
De Agostini, pp. 224 € 13,90 (da 12 anni)
La giornalista di guerra, spesso in prima linea, spiega ai ragazzi i conflitti di oggi ai confini con l’Europa, guidandoli nella comprensione del presente.
Un viaggio che si dipana dal profumo dei cedri libanesi al colore ocra dei pomeriggi afghani, fino al sorriso di un uomo siriano.
Un percorso fatto di luoghi, culture e tradizioni antiche, ma soprattutto di superstiti e combattenti chiamati a difendere il proprio futuro. G.B.
ANDATA
E RACCONTO
AL VIA UN CONCORSO LETTERARIO DEDICATO AI TESTI DI VIAGGIO ORGANIZZATO DAL SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO E DAL GRUPPO FS
Appunti di viaggio da fermare durante un sentiero, una tra versata, l’attesa di una meta, un volo della fantasia. Un viaggio a tut to tondo, concreto e metaforico. Quello su un treno che si staglia veloce lungo l’Italia e oltre i suoi confini, o su un vago ne che lentamente attraversa campa gne, borghi e paesi. Oppure il percorso che possiamo compiere per spalanca re i nostri orizzonti, non solo fisici ma anche culturali, sociali e personali, e instaurare relazioni nuove con quanto visto e vissuto. Traguardare le prospet tive sul mondo, in termini di maggiore conoscenza e aspettative rispetto a quelle con cui si è partiti.
Per continuare a essere viandanti del mondo, e spiriti erranti la cui meta è
partire, servono parole vagabonde pro iettate altrove. Capaci di fissare, su un taccuino o su uno smartphone, perce zioni e stupori che solo un viaggio può suscitare.
Per questo, siamo in procinto di lanciare la prima edizione del Concorso lettera rio per racconti tematici organizzato dal Salone internazionale del libro di Torino, in partnership con Ferrovie dello Stato Italiane. Una selezione letteraria di nar rativa breve riservata a scrittori e scrittri ci esordienti con opere completamente inedite e dedicate alla letteratura di viaggio sostenibile.
Fra treni e stazioni, strade e cammini, mete sognate e ignorate, crescite per sonali, compagni scelti e casuali, ogni testo deve narrare come ci si muove
nell'era digitale, prediligendo modalità ecologiche e attente all’ambiente. Tutti i racconti saranno letti da una com missione tecnica composta da grandi lettori che ha il compito di selezionare, tra tutte le opere arrivate, i testi finalisti. Gli autori saranno invitati al prossimo Salone del libro. Tra questi, una giuria composta da scrittori noti della lettera tura italiana premierà, poi, i migliori tre. I racconti finalisti saranno pubblicati in un’antologia insieme a quelli dei giurati. Non resta che partire e scrivere. O tira re fuori dal cassetto opere inedite che stavano aspettando proprio questa oc casione.
A breve tutte le informazioni aggiorna te relative al concorso su fsnews.it e salonelibro.it. Stay tuned!
di Sandra Gesualdi sandragesuUn religioso silenzio interrotto solo dalla musica che accompagna gli esercizi e da qualche correzione delle insegnanti. Un lungo riscaldamento per sciogliere i muscoli, qualche breve pausa, e poi attrezzi in mano per eseguire le coreografie. Siamo al palasport Giuliano Guerrieri di Fabriano, dove si allenano le campionesse e le giovani promesse della ginnastica ritmica, sotto l’attenta guida di Julieta Cantaluppi e di sua madre Kristina Ghiurova, due ex ginnaste che hanno riscritto la storia di questa disciplina in Italia e in Bulgaria.
Tra i tanti talenti c’è lei, Sofia Raffaeli, 18 anni, rientrata a casa dopo i Campionati mondiali di settembre a Sofia con quattro ori, un bronzo e il pass per le Olimpiadi di Parigi nel 2024. Nessuna ginnasta italiana prima di lei era riuscita in una tale impresa. Dal 2019 a oggi, la fuoriclasse marchigiana delle Fiamme oro ha collezionato 78 vittorie e una lunga lista di record con i diversi attrezzi – fune, cerchio, palla, clavette e nastro – nei campionati europei e mondiali. Proprio in questo palazzetto è iniziato tutto. Come ti sei avvicinata alla ritmica?
Avevo circa sei anni quando sono andata a vedere per la prima volta una gara. In quell’occasione ho conosciuto la mia attuale e unica allenatrice Julieta. Ricordo che mi chiese di fare un ponte e una spaccata e, il giorno dopo, ero qui per la mia prima lezione.
Quando hai capito che questo sport per te non era solo un hobby?
Fin dall’inizio ho realizzato che dovevo metterci tanto impegno per raggiungere buoni risultati. La ritmica è uno sport complesso che richiede una dura preparazione fisica e un ottimo coordinamento per maneggiare i cinque attrezzi. Durante i primi anni mi allenavo solo cinque ore, dalle 14:30, quando uscivo da scuola, fino alle 19:30. Ma, a pensarci bene, il momento esatto in cui ho capito che questa disciplina era diventata una parte di me è stato molti anni dopo, nel 2019, quando ho partecipato ai Mondiali per la categoria junior a Mosca. Una gara decisiva che mi ha portata poi a scegliere un percorso di studi serale per potermi allenare anche la mattina. Perché è stata così importante?
Ho commesso qualche errore di troppo e ho capito che potevo fare e dare di più a questo sport. Anche nel Mondiale 2021 a Kitakyushu, in Giappone, ho sbagliato durante alcune esecuzioni. Dagli errori a volte capisci il tuo potenziale.
Eppure, da Mosca sei tornata con due argenti e da Kitakyushu con una medaglia di bronzo. E, nell’ultimo Mondiale a Sofia, hai raggiunto un risultato che nessuna ginnasta italiana aveva mai ottenuto. Come ci sei riuscita?
mancata ripresa dell’attrezzo durante l’esecuzione, infatti, comprometterebbe il mio posizionamento in classifica.
Per arrivare a un livello così alto, a cosa hai dovuto rinunciare nella tua vita privata?
In realtà, a nulla. Mi piace stare qui in palestra, preferisco allenarmi che uscire a prendere un gelato con gli amici. Qui c’è tutto quello che mi serve per stare bene.
Com’è la tua giornata tipo?
La mia famiglia è di Chiaravalle, in provincia di Ancona, dove sono nata. Quindi da lunedì a venerdì sono a Fabriano e mi alleno a partire dalle 8:30. Alle 13:30 ho un’ora di pausa pranzo e resto a mangiare con le altre atlete, magari ci dividiamo per età ma sentiamo tutte di appartenere a una grande famiglia. Ci vogliamo bene, condividiamo ogni cosa, anche oltre l’impegno sportivo visto che ci ritroviamo a frequentare insieme una scuola serale. La società l’ha fatta aprire proprio per noi, per consentirci di studiare dopo
In teoria la fase più delicata coincide con il passaggio dalla categoria Junior a quella Senior. Innanzitutto per una questione di tecnica, dato che bisogna introdurre elementi diversi nelle coreografie, ma anche perché coincide quasi sempre con il periodo in cui da bambina si diventa adolescente e non è sempre semplice affrontare questa trasformazione fisica. In linea generale è così, anche se per me questo passaggio non ha influito sulla performance. Per te qual è stato il passaggio più difficile?
L’introduzione del nuovo codice dei punteggi, quest’anno, che ha comportato difficoltà in più negli esercizi e stravolto in parte quello che ero abituata a fare. È stato molto faticoso ma alla fine ne è valsa la pena. E poi i successi che arrivano dopo aver superato un ostacolo hanno un valore e un significato in più.
Purtroppo, in Italia, la ginnastica ritmica è vissuta come uno sport minore. Anche se attraverso i social network
In questa pagina e nelle due successive immagini di Sofia Raffaeli ai Campionati mondiali di ginnastica ritmica 2022
INCONTRO
su TikTok, per esempio. Diciamo che se vengo coinvolta mi presto, ma con riserva. Però, dall’altra parte, mi fa molto piacere che molte bambine mi seguano su Instagram e mi scrivano per complimentarsi. Mi riempie di gioia essere considerata un loro punto di riferimento. Questo aspetto è la cosa più bella dei social, per il resto non hanno importanza.
Durante il periodo del Covid-19, però, hanno aiutato a sentirsi meno isolati. Come hai vissuto i mesi più duri della pandemia?
Avevo appena partecipato ai Mondiali per la categoria Senior: appena sono rientrata in Italia è arrivato il lockdown. Io e qualche altra ginnasta abbiamo continuato ad allenarci con il permesso della Federazione. Solo per un mese siamo rimaste tutte in casa e a quel punto mi sono inventata una palestra casalinga con tanto di pedana in salotto. Io e le mie compagne ci collegavamo online per riscaldarci insieme. Poi c’è la stata la fase in cui siamo tornate ad allenarci ma senza sapere bene quando e come avremmo potuto gareggiare di nuovo. Alla fine del 2021 sono tornata in pedana per le competizioni, ma senza pubblico. Ed è stato molto triste, perché nel silenzio del palazzetto sembrava tutto un semplice allenamento, eccetto che per la presenza della giuria. Poi, a giugno 2022, durante la World Cup di Pesaro, si sono riaperte le porte al pubblico ed è stata un’esplosione di gioia. C’erano tante bambine che mi applaudivano e urlavano il mio nome: è stato stupendo. Prima di entrare in pedana mi hanno dato tanta forza. I tuoi prossimi impegni sportivi?
Fino alla fine dell'anno sono impegnata con alcune gare in Europa come ginnasta straniera e poi in varie esibizioni tramite la Federazione come il GranPrix a Busto Arsizio, vicino a Varese, il 26 novembre. Il 2023 mi vedrà impegnata con il World Cup, come quest’anno, e poi con gli Europei e i
Mondiali ad agosto.
Qual è l’insegnamento più importante che la vita da ginnasta ti ha trasmesso fino a oggi?
Ho cominciato ad allenarmi da piccola e ho dovuto imparare a gestire tutto, a essere presto autonoma. Arrivavo a casa la sera sfinita dagli allenamenti ma dovevo anche studiare. Quindi la prima cosa che ho appreso è l’organizzazione del tempo e la consapevolezza che con la volontà si poteva fare tutto. E poi ho imparato a gestire la stanchezza e a tirare fino a quando potevo, senza risparmiarmi. Oltre al rispetto per me e per gli altri, cosa fondamentale.
Come trascorri il tempo libero?
Mi piace leggere i romanzi e quello che porto nel cuore è Anna Karenina. Ora inizio ad apprezzare anche i gialli.
Ma i libri d’amore restano attualmente i miei preferiti.
Mi piacciono le canzoni di Adriano Celentano, Massimo Ranieri e Rino Gaetano. Ascolto anche la musica che va di moda ora, ma solo perché mi capita.
Lo sport ti ha portato a viaggiare parecchio. Tra treno e aereo che mezzo scegli?
Decisamente il primo perché, a differenza dell’aereo, mi permette di mantenere i piedi per terra. E poi in treno mi rilasso e riesco anche a dormire per quanto è comodo e spazioso.
Un messaggio alle ginnaste che praticano questo sport?
Non mollate mai, anche quando le cose non girano per il verso giusto perché le gare andate male fanno parte del percorso e, anche quando vanno bene, c’è sempre qualcosa da migliorare. È difficile arrivare al punto in cui si può dire di aver fatto l’esecuzione della vita. Ma, se c’è la passione, niente è sacrificio.
raffaelisofiaRaffaeli con l’allenatrice Julieta Cantaluppi ai Mondiali 2022
LIBERA
DI SCEGLIERE
LA REGISTA LAURA SAMANI HA OTTENUTO IL DAVID DI DONATELLO CON IL FILM PICCOLO CORPO
di Andrea Radic Andrea_Radic andrearadic2019Ha gli occhi luminosi come fanali, vivaci e profondi, al tempo stesso riflessivi e attenti come la sua mente, che vola libera nel descrivere ciò che più ama e sa fare con enorme talento: raccon tare storie. Onirico e meraviglioso è il suo film Piccolo corpo, che le è valso il David di Donatello come Miglior regi sta esordiente. Incontro Laura Samani, 33 anni, alla stazione di Trieste Centra le: «Sono cresciuta in questa città, che sento mia. Noi triestini, prima o poi, ci ritorniamo sempre», dice prima di par tire per Roma, dove vive ora. Te l’aspettavi di arrivare subito al Da vid di Donatello?
No (risponde ridendo, ndr). Cioè, una parte di me ci sperava, forse perché siamo educati a pensare che si deb ba sempre vincere qualcosa. In realtà, per me è stato importante soprattut to girare il film e riuscire a portarlo a termine. A due settimane dall’inizio delle riprese ci siamo dovuti fermare per otto mesi a causa della pandemia. Durante il primo lockdown abbiamo fatto un po’ i conti con la purezza del la volontà. Successivamente abbiamo avuto altri due stop. Non è stato sem plice.
Cosa vi ha permesso di riprendere ogni volta la lavorazione con la me desima volontà?
Una buona amministrazione economi ca e la squadra che mi ha dato la forza e la convinzione di ripartire, dicendo: «Noi ci siamo». A costo di apparire re torica, la troupe è stata davvero una grande famiglia. Era la mia prima regia e collaboratrici e collaboratori mi han no insegnato cosa significa lavorare
in collettività. Alcuni di loro sono stati anche miei compagni di studi al Cen tro sperimentale di cinematografia, a Roma.
Sullo schermo cosa hai portato di tuo?
Innanzitutto la mia terra, il Friuli Ve nezia Giulia. In Agata, il personaggio protagonista interpretato da Celeste Cescutti, c’è molto di me. Non me ne sono resa conto durante la scrittura o la lavorazione, ma dopo ho capito che in qualche modo ha avviato dentro di me un processo di cura. La sua inca pacità di separarsi da ciò che ama è qualcosa che mi apparteneva. Il profondo Nord che rappresenti nel film pare molto simile al profondo Sud.
Le storie si assomigliano ovunque. Poi si utilizzano strumenti diversi per rac contarle. Se penso alla questione del realismo magico, per esempio, mi ac corgo che in Friuli si sono mantenute tradizioni molto simili a quelle del Sud, in particolare della Puglia. Un libro dell’antropologo Ernesto De Martino, Sud e magia, indaga questi riti scara mantici e apotropaici. Da noi ha fatto qualcosa del genere lo studioso di fol clore Valentino Ostermann. Entrambe le tradizioni pensano di poter influen zare la natura compiendo dei riti, una sorta di baratto che ha più a che fare con la magia che con la religione.
Accanto ad Agata vi è un secondo personaggio molto introspettivo. Lince, interpretato da Ondina Quadri. Mi rendo conto che le persone, a se conda della fase della vita in cui sono e dell’eredità che hanno, e non conta il motivo, lo interpretano in maniera
diversa. È questa la grandezza del personaggio, che consente di proiet tare su di lui qualcosa di personale. Nella prima stesura non c’era, poi con Elisa Dondi e Marco Borromei, autori con me della sceneggiatura, ci siamo resi conto che volevamo fare un bud dy movie, un genere di film che vede due personaggi che all’inizio non si piacciono e non si fidano, ma poi han no bisogno di qualcosa l’uno dall’altro. Abbiamo costruito un chiasmo tra i due protagonisti con archetipi femmi nili e maschili. Lince si traveste, si na sconde e vive nei boschi negando la sua femminilità, perché ha capito che il mondo è più facile se sei maschio. È una guerriera, come la principessa Mulan di Disney.
Un film potente e profondo. C’è spa zio in Italia per questo cinema, al di là delle logiche di mercato?
Apparentemente sì. Credo molto nell’egoismo sano, ovvero capire che cosa vuoi dire e parlare per te stessa. È l’unica maniera per entrare in con tatto con la propria verità, liberarsi e stabilire una relazione con altre per sone in modo collettivo. È importante tenersi stretti tra simili e allargare pia no piano il cerchio.
Sei sempre così determinata? Sono assertiva, mi hanno cresciuta con la libertà di scegliere che cosa fare nella vita. Un po’ come capita ai maschi. Alle ragazze non succede spesso di poter coltivare i propri in teressi senza restrizioni. Un atteggia mento che mi ha dato forza. Oltre al David di Donatello con Picco lo corpo hai ottenuto il Premio Flaia no. Ora hai l’ansia da prestazione?
HA CAPITO IN FRETTA COSA VOLEVA FARE NELLA VITA. E A 33 ANNI
Mi viene solo quando mi fanno questa domanda. In realtà non ho un’agenda per i prossimi decenni, ma so quale sarà il prossimo progetto, lo sto scri vendo. Sarà ambientato a Trieste: è la prima volta che giro un film nella mia città e sono contentissima. La storia si svolge in un periodo più recente ri spetto alla mia ultima pellicola e i pro tagonisti sono gli adolescenti.
Quale reazione al tuo film ti ha col pito di più?
Vedere le persone che si commuovo no. Mi commuovo anch’io. Che sentimento ti ispira viaggiare in treno?
Durante il mio periodo di studio a Pisa, ho passato più tempo in treno che sulla terraferma. Mi piace moltissi mo, soprattutto quando lo prendo per tornare a Trieste: dopo Monfalcone c’è una curva, poi l’ultima galleria e ti si apre il mare sotto. Commovente. E poi in treno mi prendo il mio tempo e guardo dal finestrino la pellicola di immagini che scorre.
A chi vuole fare il tuo mestiere cosa ti senti di dire?
Consiglio di trovare persone con cui condividere un immaginario, ricono scersi tra simili e iniziare a lavorare in sieme. All’inizio su progetti più piccoli come i cortometraggi. Io ho seguito un percorso canonico: università, ac
cademia di formazione e poi il primo film. Ci sono mille modi per arrivarci ma l’importanza maggiore va data alla squadra, alle persone che hai ac canto.
Dove hai messo la statuetta del Da vid di Donatello?
Ce l’hanno i miei genitori. Cosa non sopporti nelle persone e cosa apprezzi di più?
Mi piace molto la sincerità, mi avvici no a chi la dimostra. Poi, anche se è démodé, apprezzo la cortesia. Non sopporto gli atteggiamenti violenti di qualsivoglia natura, anche verbali. Mi immobilizzo, reagisco come un opos sum.
Nel tuo film ci sono paesaggi straor dinari della terra friulana. Come li hai
scelti?
Attraverso una ricerca delle location durata quasi due anni che ho condot to personalmente per appropriarmi dei luoghi.
Che bambina sei stata?
Curiosa, molto chiacchierona, direi assertiva già all’epoca. Ma ero anche piuttosto buffa.
Il profumo della tua infanzia?
I fiori d’arancio e il mughetto. Ho pas sato tantissimo tempo all’aria aperta, nei campi e nei boschi della campa gna friulana.
Una bambina chiacchierona diventa ta regista di un film dai grandi silenzi. Non c’è analogia. Qui da noi si dice: «In Friuli si prega in silenzio».
molti, rappresentano la premessa al tradizionale scambio dei regali. A parti re dalle ultime settimane di novembre, le piazze e le strade italiane accolgono artisti, artigiani e commercianti, oltre ai tanti visitatori, cultori del fenomeno o semplici curiosi, che partecipano alle manifestazioni.
SCENARI FIABESCHI TRA LE ALPI
Con le sue casette in legno, gli abeti addobbati e il vin brulé, il Trentino-Alto Adige alimenta da sempre l’immagina rio dei mercatini natalizi. Nella piccola Vipiteno, a due passi dal confine au striaco, dal 24 novembre al 6 gennaio si passeggia tra gli stand seguendo il suono delle campane della torre citta dina. Negli stessi giorni è possibile visi tare i mercatini di Bolzano: qui l’evento è impreziosito da esibizioni di cori e fiati e dalla rassegna culturale Un Natale di libri che porta in città scrittori italiani e tedeschi. Nella vicina Merano, la fiera parte invece il 25 ed è affiancata da una serie di iniziative che promuovono la scoperta del territorio: si va dall’itinera rio nel verde urbano con audioguida al corso per imparare a preparare lo stru del secondo la ricetta tradizionale.
Un po’ più a ovest, tra il Cantone Ticino e il Lago Maggiore, è Santa Maria Mag giore a tenere alto l’onore del Piemonte con una manifestazione che, dal 9 all’11 dicembre, raccoglie 200 espositori se lezionati. Nel borgo bandiera arancione del Touring club italiano sarà possibile ammirare e acquistare presepi artigia
nali, manufatti in vetro soffiato e molti altri prodotti realizzati interamente a mano. Le specialità gastronomiche negli chalet delle eccellenze artigiane completano l’esperienza di visita.
artistico locale. Ad aprire le danze è la Toscana, con Arezzo che dal 19 novem bre all’8 gennaio si trasforma in città del Natale. Qui il villaggio tirolese evoca le atmosfere dei paesi austriaci mentre un percorso di installazioni luminose offre una lettura insolita di architetture e pa lazzi storici.
Nelle Marche, a una settimana di di stanza, si apre la manifestazione Il Na tale che non ti aspetti. L’evento diffuso nella provincia di Pesaro e Urbino toc ca città affacciate sul Mare Adriatico e borghi arroccati sulle colline dell’en troterra. Tra le iniziative in calendario spicca quella organizzata a Candelara, frazione di Pesaro, il 26 e il 27 novem bre, il 3 e 4 dicembre e di nuovo dall’8 all’11. Un mercatino speciale dedicato alle candele con una nota distintiva: l’in terruzione dell’energia elettrica in orari programmati, ogni sera alle 17:30 e alle
19, lascerà per alcuni minuti il borgo al buio, illuminato dalla sola luce delle fiaccole.
AL SUD SULLE TRACCE DI BABBO NATALE
Più a Sud, nel Napoletano, il Museo na zionale ferroviario di Pietrarsa si trasfor ma in un singolare villaggio natalizio, unico nel suo genere. Dal 3 dicembre all’8 gennaio, nel luogo in cui la storia delle ferrovie italiane ha avuto inizio, la magia dei mercatini si ripete per il quar to anno con rappresentazioni teatrali, cabaret e concerti live. I più piccoli po tranno inoltre visitare la Littorina posta le e inviare le loro lettere a Babbo Nata le. Santa Claus è protagonista anche ad Agropoli, in provincia di Salerno, dove dal primo dicembre fino all’8 gennaio, la magia della festa avvolgerà vicoli e piazze lanciando anche un messaggio green: tutte le strutture in legno saran
no alimentate da pannelli fotovoltaici mentre i bambini potranno portare i loro giochi danneggiati alla Clinica dei gio cattoli in un’ottica di riuso sostenibile.
Al Castello Angioino Aragonese verrà invece allestita la casa di Babbo Natale, dove accogliere richieste e desideri dei piccoli visitatori.
Sempre in Cilento, a Castellabate, è atteso per il decimo anno il mercatino natalizio che punta alla riscoperta di mestieri e sapori antichi. Dal 2 all’11 di cembre il borgo patrimonio Unesco si farà vetrina per le creazioni degli arti giani locali e i cibi della tradizione, sulle note dei canti popolari che animano le festività in questo territorio. mercatini.merano.eu arezzocittadelnatale.it ilnatalechenontiaspetti.it mercatinidinatalenapoli.it laveracasadibabbonatale.it
MONTAGNE
Zermatt, Cervinia-Valtournenche, Champoluc, Gressoney e Alagna. Cinque comprensori tra l’I talia e la Svizzera che custodiscono un panorama unico, con una vista sconfinata su 38 delle 82 vette alpine sopra i 4.000 metri. In termini sciistici 580 chilometri di piste di discesa, se si uniscono i 380 del Matterhorn Ski Paradise (Breuil-Cervinia e Valtournenche, in Val d'Aosta, e Zermatt nel Canton Vallese) ai 200 del Monterosa Ski, tra Val d’Aosta e Piemonte. Una trait d’union che potrebbe diventare realtà grazie a un collegamento funiviario
fra il comprensorio del Cervino-Matterhorn e quello del Monte Rosa, ovvero tra il Colle delle Cime Bianche e Fra chey. Promosso dal comitato Cervino Monterosa Paradise, è uno dei piani più ambiziosi delle Alpi che ha come parole chiave la sostenibilità ambientale e la destagionaliz zazione del turismo di montagna. L’obiettivo è «trasformare il lavoro stagionale in annuale», spiega Bruce McNeill, maestro di sci e albergatore di Cervinia a capo del Comitato promotore. «Abbiamo picchi di visitatori in de terminati mesi: ci troviamo con hotel e piste
SCI ALPINISTICO, SNOWBOARD E ARRAMPICATE SUL GHIACCIO. LE PROPOSTE PIÙ ORIGINALI PER GLI AMANTI DELLA NEVE TRA CERVINO E MONTE ROSA. IN ATTESA DELLA FUNIVIA CHE POTREBBE CREARE IL COMPRENSORIO PIÙ GRANDE D’EUROPA di Cecilia Morrico MorriCecili morricocecili
NO LIMITS
piene a Natale e Capodanno e a febbraio e marzo, poi ab biamo un lungo stallo e di nuovo un boom di prenotazio ni a luglio e ad agosto. Questo in termini di personale non è il massimo e infatti stiamo vivendo uno spopolamento dei piccoli centri perché i giovani preferiscono andare in città per un’occupazione più stabile». Con il nuovo colle gamento, invece, si avrebbe l’opportunità di promuovere il turismo tutto l’anno: «Basti pensare che oggi per andare da Champoluc a Zermatt servono quattro ore di macchina, mentre con la nuova funivia ci si metterrebbe solo un’ora.
E anche nei mesi come settembre e ottobre si potrebbero offrire percorsi in mountain bike che stanno avendo tanto successo in quest’ultimo periodo».
E se per il nuovo collegamento bisogna aspettare, la sta gione invernale invece ha appena aperto i battenti e gli enti turistici locali sono pronti a ospitare i turisti della montagna. «Le nostre proposte più interessanti sono i fuori pista e lo sci alpinistico per chi è più allenato», spiega Lucio Trucco, guida alpina del Cervino che organizza anche gite di due o tre giorni per gli appassionati. «Partendo da Zermatt si
scende in fuori pista a Champoluc e Alagna e, una volta arrivati lì, si dorme in albergo. Il secondo giorno è possibile fare delle uscite nel comprensorio, mentre il terzo si può pensare a un ritorno in elicottero o con le pelli di foca sugli sci per una risalita escursionistica. Per chi vuole provare il freeride c’è la meravigliosa discesa tra Chamois e Cheneil, in un ambiente selvaggio in mezzo ai boschi e di fronte al Cervino».
Per lo sci sul ghiacciaio, ci si muove in gruppi di massimo due persone, mentre sulla neve, se le persone sono allena te, si arriva anche a 10. «La sicurezza è molto importante», continua Trucco, «ogni anno ci aggiorniamo con corsi di soccorso alpino integrati tra Italia, Francia e Svizzera per ché in zone di confine è più facile collaborare e avere un protocollo comune».
Sempre tra queste cime, ha sede anche uno dei migliori parchi italiani per lo snowboard: Indian Park Breuil-Cervi nia. Nato nel 2003, è situato a oltre 2.800 metri di quota nella zona del Bontadini e occupa un’area complessiva di oltre 71mila m2. È un’area freestyle polivalente, che offre
Il Cervino, Valle D’Aosta, visto dal lato svizzero
salti e strutture per ogni livello di abi lità e permette ai numerosi frequen tatori di migliorare le proprie abilità acrobatiche. A questo si aggiunge lo Snowboard Club di Cervinia, aperto a bambini e bambine dai quattro anni in su, che si occupa di formare giova
ni rider fin dai primi passi sulla neve. A chi, invece, desidera qualcosa di diverso rispetto alle piste e salti acrobatici, la guida alpina propone l’arrampicata sulle cascate di ghiac cio. «A dirla così fa un po’ impressio ne ma, in realtà, prevede vari step: si
comincia con una parete ghiacciata alta dai cinque ai 15 metri, creata ar tificialmente, con diverse difficoltà e pendenze. Noi forniamo imbracatu re, casco, ramponi e piccozze. Biso gna iniziare come se fosse un gioco, rompendo la porzione di ghiaccio
con gli attrezzi appositi. Poi, quando ci si sente più sicuri, si possono orga nizzare gite di mezza giornata o una intera su una cascata del Cervino. I partecipanti sono massimo due a tur no così le guide possono concentrar ci completamente sugli ospiti».
Per chi invece si sente meno sporti vo, sono disponibili diversi percorsi con le racchette in posti splendidi. «Si possono visitare i laghi del Layet oppure il ghiacciaio del Teodulo, alla base del Cervino, uno dei più gran di d’Europa. E, ancora, il panorama
spettacolare di Cheneil e il colle di Fürggen, per ammirare grotte scava te nel ghiaccio e un paesaggio quasi lunare».
cervinomonterosaparadise.com guidedelcervino.com snowboardcervinia.com
WALKING TUSCIA
Sono diversi i sentieri arche ologici e le vie cave che celebrano i fasti della civiltà etrusca. Dal cammino Italia Coast to Coast, che attraversa i maestosi cuni coli scavati nel tufo tra i boschi di So vana, Sorano e Pitigliano, in Marem ma, fino alla messa a sistema di tre percorsi nel sito Unesco della Bandi taccia di Cerveteri, vicino a Roma, con il loro scenografico gioco tra acqua e pietra che sgorga da cinque rigoglio se cascate.
Ora, la nascita di Walking Tuscia torna a sviluppare un fil rouge che, nel le game d’irresistibile fascino tra arche ologia e cammino, si propone come capofila di un progetto ancora più ampio: disegnare un grande cammino tirrenico che, dalla zona di Cerveteri, colleghi i principali siti etruschi della costa, fino a raggiungere l’alta Tosca na attraverso la rete viaria a piedi che sta sorgendo nel centro Italia. Un disegno, dunque, che possa resti tuire la giusta proporzione di una ci viltà, spesso relegata a poche pagine sui libri di storia, che anticipa l’immer sione nell’eterno mondo dei Romani.
A ben vedere, dovremmo invece par lare di Etruschi riferendoci a un arco temporale di oltre mille anni, andando a toccare vaste aree del Lazio, della Toscana, dell’Umbria occidentale, spingendoci fino alla Campania e,
più a nord, in Emilia-Romagna, nel Veneto meridionale, nella Lombardia sud-orientale, sino ad addentrarci ad dirittura oltremare, in Corsica e in Sar degna. Numerosi studi hanno infatti messo in luce la relazione tra questo popolo e la civiltà nuragica, ma an che i Fenici e i Greci, specialmente intorno all’VIII secolo a. C. Una conta minazione culturale testimoniata dal fiorente artigianato della ceramica, evidente nell’affinità reciproca della manifattura di un pregiato vasellame. Tra l’iniziale periodo villanoviano, atte stato intorno al IX secolo, e gli ultimi documenti in etrusco del I secolo d. C., c’è stato in mezzo lo spazio per la conquista romana, che determinò la progressiva assimilazione culturale e la scomparsa di città come Vulci, Veio, Volsinii o Populonia, mentre più a nord le incursioni dei Celti distrussero cen tri importanti come Felsina, Melpum, Marzabotto o Spina. E veniamo dunque a capire più da vi cino l’importanza di Walking Tuscia, una nuova “via degli Etruschi” nata dall’esigenza di promuovere i siti ar cheologici e i borghi della zona a essi collegati. Un progetto che vede lo sviluppo di un percorso basato su una sentieristica esistente, nella cor nice compresa tra le colline e i laghi di Bracciano, Vico e Martignano. A guidare questo progetto di valorizza
NELL’ALTO LAZIO NASCE UN NUOVO CAMMINO SULLE TRACCE DEGLI ETRUSCHI. TRA SENTIERI VERDI, BORGHI STORICI E SITI ARCHEOLOGICI di Valentina Lo Surdo valentina.losurdo.3 ValuLoSurdo ilmondodiabha ilmondodiabha.it
zione del territorio c’è Luisa Mezzaca pa, una laurea in architettura, tecnico dell'organizzazione e comunicazione di eventi culturali, camminatrice e presidente dell’associazione Walking Italia, che ha ideato Walking Tuscia come format vincitore di un recente bando della Regione Lazio rivolto al rilancio del turismo locale. Incrociando il tematismo etrusco con quello della valorizzazione dei pro dotti tipici della zona, l’iniziativa ha intercettato la necessità delle attività commerciali e ricettive di mettersi in rete attraverso l’adesione alla Rasna Card – gli Etruschi erano chiamati Rasna, appunto, o Rasenna – che rap presenta il passaporto identificativo del turista, dove apporre timbri di tut te le realtà aderenti all’iniziativa. Una sorta di lasciapassare per accedere a sconti, salta-fila e agevolazioni pres so i musei convenzionati, le strutture ricettive o i ristoranti lungo un circuito di ben sette cammini identificati da colori differenti. Ogni percorso è stato organizzato per essere compiuto in tegralmente in quattro o cinque gior ni, con la segnaletica del Club alpino italiano (Cai) che unisce dunque i più bei sentieri esistenti sul territorio. Il supporto delle tracce in formato GPX, scaricabili dal sito ufficiale di Walking Tuscia, la presenza di nume rose stazioni ferroviarie sul territorio
che permettono il raggiungimento agile degli itinerari, la struttura ad anello di tutti i segmenti – che posso no dunque essere percorsi iniziando dal punto più conveniente per il turi
sta – permettono la fruizione dei sette cammini in totale autonomia e senza l’uso dell’automobile. Il percorso Rosso (96 km totali), par tendo da Viterbo in senso antiorario,
attraversa le necropoli etrusche di Castel d’Asso e Norchia, Blera, la cinta muraria di Barbarano Romano, Vetral la, San Martino al Cimino, il borgo di Donna Olimpia.
Il Marrone (84 km), partendo da Ca pranica, porta a Barbarano Romano, arrivando alla storica Civitella Cesi, passa per Canale Monterano, che ospita una fontana di Gian Lorenzo Bernini, Manziana, Oriolo Romano, Bassano Romano e Sutri.
Il cammino Rosa (55 km) conduce da Capranica a Barbarano Romano, Vetralla e Ronciglione.
Il Beige (100 km) comincia da Vignanello e attraversa Caprarola, che ospita le meraviglie di Palaz zo Farnese, Ronciglione, Capranica, Sutri, il delizioso borgo di Nepi con il suo Palio dei Borgia, Castel Sant’Elia, Civita Castellana, Corchiano.
Il Giallo (70 km) parte da Bagnaia, con la strepitosa Villa Lante, arriva a San Martino e, seguendo il Lago di Vico,
raggiunge Caprarola, Canepina, Soria no nel Cimino.
L’Arancione (91 km) prende il via anch’esso da Bagnaia, prosegue per Soriano nel Cimino, scende a Vignanello e volge verso Gallese, Vasanello, Bassano in Teverina, Chia e la celebre Bomarzo con il suo Par co dei mostri. Attraversa siti etruschi di grande suggestione e arriva poi a Vitorchiano, dov’è possibile ammirare un’altra sorpresa: un Moai di sei metri, impressionante scultura tipica dell’I sola di Pasqua, creata da 19 scalpellini provenienti dall’atollo polinesiano.
Resta infine il Viola (60 km) che da Viterbo raggiunge il sito archeologico etrusco di Ferento, tocca il borgo fan tasma di Celleno, passa per le grotte di Santo Stefano, saluta ancora una volta il borgo sospeso di Vitorchiano e Bagnaia.
Una sinfonia di suggestioni antiche e moderne, in controluce rispetto al leit motiv etrusco che accompagna i cam minatori a ogni passo. Walking Tuscia
è nato ufficialmente, con l’appoggio della Regione Lazio, durante un even to che si è svolto dal 28 ottobre al 2 no vembre: nell’occasione, è stato percor so il Cammino Rosso dando il via alle imminenti inaugurazioni degli altri sei. L’interesse che il progetto sta riscuo tendo è espresso dall’attenzione mo strata fin dall’inizio dai Musei Vaticani, e dalle partnership formalizzate – tra gli altri – con il Museo nazionale etru sco di Viterbo e quello di Roma, il Mu seo archeologico nazionale di Napoli e quello di Palermo, il Parco archeo logico di Cerveteri e Tarquinia, quello di Veio, il Parco di Marturanum e l’Oasi WWF i Pian Sant’Angelo. Secondo la presidente dell'associazione Walking Italia Luisa Mezzacapa, che ha raccol to 15 patrocini dei Comuni che insisto no sul sistema dei percorsi, «la cultura statica legata ai siti archeologici e ai musei si congiunge a quella dinamica di chi cammina». walkingtuscia.com
NASCOSTO
SALENTO
UN TOUR SOTTERRANEO ALLA SCOPERTA DEGLI ANTICHI FRANTOI IPOGEI DISSEMINATI NELLA CAMPAGNA LECCESE
Francesco Bovio e Silvia Lanzano
Cunicoli scavati nella roccia, grandi macine che girava no senza sosta trainate da un mulo bendato accanto a vasche in pietra per la molitura delle olive. I frantoi ipogei – trappeti nell’Italia me ridionale – erano le miniere dove l’olio, oro verde del Salento, veniva prodotto e conservato. Vere città sotterranee attestate già in età messapica e poi romana e bi
zantina, queste spettacolari strutture hanno sostenuto per secoli l’econo mia della zona, rimanendo attive fino alle soglie dell’età contemporanea quando, verso la fine dell’800, venne ro dichiarate insalubri e quindi abban donate in favore dei frantoi costruiti in superficie.
I trappeti sotterranei erano meno co stosi, senza contare che la roccia in cui venivano ricavati, la calcarenite
leccese, con le sue proprietà isolanti naturali consentiva di mantenere la temperatura costante, tra i 19 e i 20 gradi, ideale per poter separare l’ac qua dall’olio. In buona parte diventati musei diffusi – patrimonio culturale dell’intero Paese e luoghi ricercati dal turismo rurale – sono circa 700 i fran toi ipogei che si conservano ancora oggi nelle tante masserie disseminate nella campagna leccese, tra Martano, Carpignano, Giurdignano, Uggiano e ancora a Cutrofiano, Matino, Merine e Zollino.
L’olio attraverso il mare: una storia mil lenaria. Da sempre il pregiato prodot to – apprezzato già dai popoli semitici come gli ebrei e gli antichi egizi – ha raggiunto infatti i mercati più lontani proprio attraverso la navigazione. E in Salento, terra stretta tra Adriatico e Ionio, questo legame tra navi e olio non può che risultare inscindibile. Era infatti il nachiro (dal greco naùkleros, padrone della nave), il nocchiero che nei mesi caldi governava le imbarca zioni, a comandare da ottobre a feb braio i trappitari al lavoro nei frantoi.
Tanto che la squadra dei frantoiani, manovali addetti alle operazioni di molitura e spremitura, era denomi nata ciurma, mentre le olive venivano scaricate nelle sciave, vere e proprie stive, attraverso delle fessure che uni vano il piano stradale ai frantoi ipogei. Gallipoli, Otranto e Brindisi erano i porti principali di imbarco. Una traccia di queste antiche rotte marittime so pravvive ancora nelle strade carraie, arterie centenarie scavate nella roc cia dal passaggio continuo di carri che trasportavano olio, tra querce e pruni
selvatici. Una tra le vie meglio con servate, diretta verso la costa ionica, si trova all’uscita di Maglie: è la Via te l’oju, meta di amanti del cicloturismo e del trekking. E se dalla prima spre mitura si otteneva olio da tavola, dalla seconda usciva invece l’olio lampan te, da utilizzare come combustibile per l’illuminazione e per la fabbrica zione dei saponi, molto richiesto in tutto il Mediterraneo, fino ai mercati di Costantinopoli.
Nel basso Salento, tra Gallipoli e Leu ca, la barocca Presicce viveva del lampante prodotto nei suoi 23 frantoi ipogei. Ricca di palazzi gentilizi, chiese e conventi – come quello Carmelitano di San Giovanni Battista – Presicce è il comune del Salento con il maggior numero di trappeti a grotta: sotto i vi coli e la centrale piazza del Popolo si sviluppa un’area di circa 1.200 m².
Risale al XVI secolo il frantoio ipogeo Caffa a Vernole, una testimonianza eccezionale di archeologia della pro duzione poco distante dalla fortifica ta Acaya e dalla riserva naturale Le Cesine. Attivo fino ai primi del ‘900, il trappeto serba ancora intatti i torchi, le macine e i piccoli canali che con ducevano l’olio nelle cisterne di con servazione.
Il frantoio di Palazzo Granafei a Ster natia, nei pressi di Porta Filia, è rima sto l’unico visitabile di una originaria rete costituita da 19 impianti collegati
tra loro, quasi una città segreta attrez zata perché vi si potesse svolgere la vita per diversi mesi durante i lavori di molitura.
Muro Leccese, con il suo frantoio semi ipogeo, restituisce una testimonianza storica straordinaria. Costruito nel 1602 per volere della famiglia dei Protono bilissimo, e parte integrante di una rete di trappeti ipogei diffusa in tutto il terri torio del comune, il frantoio è costitui to da un grande ambiente coperto con volta a botte, dove sono ancora visibili le basi di calcare per i torchi a due viti alla calabrese – con cui si otteneva olio lampante – e l’alloggiamento del gran de torchio a una vite alla genovese per
ricavare olio da tavola.
Ma la scoperta più sensazionale è legata a un graffito individuato lungo la parete occidentale del frantoio, raf figurante una città fortificata circon data da navi da guerra con vele lati ne sormontate da croci. Studiato da Paul Arthur, ordinario di Archeologia medievale all’Università del Salento e ideatore dello splendido Museo di Borgo Terra a Muro Leccese, raffigu rerebbe la battaglia di Lepanto (1571). A realizzarla, forse, un anonimo na chiro che, testimone del conflitto, ne avrebbe dato una vivida rappresenta zione a 30 anni dallo svolgimento dei fatti.
LE VIE DELL’OLIO
DALLA LIGURIA AL MOLISE, TRA FRANTOI APERTI E DEGUSTAZIONI, PER CELEBRARE UN PRODOTTO D’ECCELLENZA
Questa è la stagione dell’o lio – chiamato l’oro verde d’Italia – protagonista as soluto della cucina e della cultura me diterranea. Un prodotto d’eccellenza riconosciuto da millenni come simbolo di prosperità, rinascita, pace. E dalle molteplici proprietà nutrienti, emol lienti, lenitive e rigeneranti. In questo periodo, in tutta Italia, è il momento della raccolta delle olive e della spre
mitura, un rituale che si compie da se coli. Da nord a sud, sono numerosi gli eventi previsti per l’occasione.
ANTICHI FRANTOI IN LIGURIA
La cultura dell’olio è molto radicata a Badalucco, piccolo borgo in provincia di Imperia che è stato definito il paese del buon vivere. Bandiera arancione del Touring club, si trova nella media
Valle argentina: «Un posto magico, chiamato così perché ricoperto di ulivi
che, accarezzati dal vento, mostrano la loro foglia argentea. Dal mare alla montagna le nostre olive crescono sfiorate dalla brezza marina e abbrac ciate dal bosco», racconta Franco Bo eri dell’azienda Olio Roi, uno dei fonda tori dell’associazione che raggruppa la maggior parte dei frantoiani italiani. Durante l’anno scolastico, qui arrivano gli studenti dell’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo, in provin
cia di Cuneo, per apprendere le varie fasi della produzione dell’extraver gine. «La mia famiglia si occupa di questo da 120 anni e nei locali in cui il mio bisnonno aveva il suo frantoio ho voluto aprire un piccolo museo dove spieghiamo come si faceva l’olio nel 1900. Poi li portiamo anche a visitare un frantoio moderno, a 200 metri di distanza, dove tutto è computerizza to per ottenere la massima qualità», continua Boeri. Con i suoi stretti ca ruggi e le case affrescate, Badaluc co è anche un museo a cielo aperto. Basta una passeggita per apprezzare gli artistici murales e le eccellenze architettoniche come i diversi palaz zi d'epoca, le chiese di San Niccolò, Santa Maria Assunta e San Giorgio e il ponte di Santa Lucia.
COLLEZIONI DI ULIVI IN UMBRIA
A Lugnano in Teverina, chiamata an che il vascello sul Tevere, in provin cia di Terni, uno dei borghi più belli d’Italia e Città dell’olio, si possono condividere esperienze indimentica bili legate al benessere e all'enoga stronomia tra paesaggi incontamina ti. Si passeggia tra i sentieri boschivi dei Monti Amerini fino ad arrivare ai calanchi a ridosso del Tevere, attra versando l'area archeologica, oggi
di importanza internazionale. Mera vigliosa la collegiata di Santa Maria Assunta, splendido esempio di ro manico medievale la cui costruzione viene fatta risalire agli anni tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo. Diversi studi condotti sull’olio extravergine estratto dalle piante locali ne han no dimostrato l’altissima qualità e le peculiarità organolettiche, scien tifiche e commerciali: un prodotto dall’elevato potere antiossidante, con un basso tasso di colesterolo.
Un’eccellenza esclusiva del territo rio ma di rilevanza internazionale è la Collezione mondiale degli olivi Olea Mundi, provenienti dai più importanti Paesi produttori del Mediterraneo e del mondo, che raccoglie circa 1.200 piante di oltre 400 varietà diverse con 24 Stati rappresentati. È possibi le organizzare visite guidate su pre notazione con esperti del Consiglio nazionale delle ricerche e del Parco tecnologico agroalimentare dell’Um bria, con degustazioni, corsi di as saggio dell’olio e approfondimenti sulla biodiversità.
Un altro angolo da scoprire nella regione è Campello sul Clitunno, in provincia di Perugia, che offre al visitatore un ampio ventaglio di te
stimonianze architettoniche e stori co-artistiche, oltre a risorse natura listiche di pregio. Domenica 13 e 20 novembre il borgo ospita la seconda edizione della Festa dei frantoi e dei castelli, evento oleo-gastronomico che mette al centro dell’attenzione due prodotti di punta del luogo: l’ex travergine di oliva e il tartufo. Oltre alla mostra mercato dell’olio, sono previste passeggiate in uliveto per la raccolta, visite in frantoio, degu stazioni ed escursioni nei boschi di Pettino per scovare il tartufo nero in compagnia di cani ed esperti cerca tori. Nella zona collinare della città, meritano una visita due siti fortificati: il borgo medievale di Pissignano Alto e il Castello di Campello Alto. Nella parte pianeggiante del territorio co munale, da non perdere il famoso Tempietto sul Clitunno, tra i sette gioielli italiani riuniti nel sito seriale I Longobardi in Italia. I luoghi del po tere (568-774 d.C.), inseriti nella lista del Patrimonio mondiale dell’Une sco, e le Fonti del Clitunno, luogo di grande suggestione paesaggistica.
Gli appassionati non possono per dere l’occasione di scoprire Venafro,
IN MOLISE, TRA STORIA E DEGUSTA ZIONIOlive della Collezione mondiale Olea Mundi, Lugnano in Teverina (Terni) © Parco tecnologico agroalimentare dell'Umbria 3A
antico centro in provincia di Isernia da secoli considerato una delle capi tali del miglior extravergine italiano. Nella sua prima classificazione d’olio della storia, Plinio riservava il primo posto a quello della zona, seguito dall’olio istriano e da quello della Betica, una delle province romane in cui venne suddiviso il territorio della penisola iberica: «L'Italia anche per questo prodotto ha il primato su tutto il mondo, principalmente nelle cam pagne di Venafro, e in quel distretto che produce l'olio di Licinia», affer
mava nel De Oleo
Qui ha sede il Parco regionale dell’o livo, unico nel suo genere nel Me diterraneo. Insieme al Consiglio nazionale delle ricerche, il Parco ha studiato il genoma di 50 ulivi monu mentali e ha realizzato un giardino dove sono riprodotti per talea i più vetusti d’Italia. Il 7 e 8 dicembre a Venafro si tiene Venolea, manifesta zione dedicata all’olivicoltura storica che prevede degustazioni, laboratori, escursioni e il Premio Plinius oltre il tempo dedicato all’olio che dopo 12
mesi conserva meglio le caratteristi che organolettiche.
Previste anche camminate in colla borazione con l’Associazione nazio nale città dell’olio e la possibilità di assaggi in ristoranti, hotel, agriturismi e residenze d’epoca per godersi le bellezze storiche della città, come la cattedrale e il Museo nazionale di Castello Pandone. Una curiosità: una giovane azienda locale che realizza occhiali su misura utilizza l'olio di Ve nafro per stondare, levigare e lucida re i suoi prodotti.
NEL CUORE DI CAGLIARI
Sono in Sardegna per regi strare una puntata di Linea verde, è sabato, giro per il centro storico di Cagliari e mi con vinco di quanto sia davvero una delle città più vivibili d’Italia per la qualità della vita e l’energia autentica che sprigiona. Ho deciso di passare la mattinata al mercato civico di San Be nedetto, uno tra i più grandi d’Europa, anima della città e del suo commer cio, e operativo fin dal 1957.
Sono arrivato alle 7:30, poco dopo l’o rario di apertura, e non riesco ad an dare via. Come se guardassi incantato il mare o il fuoco in un camino, riman go a osservare le persone muoversi tra gli stand. Le guardo fluire in un contesto decisamente pop, le ascolto
parlare il dialetto e cerco di compren dere il codice comunicativo del terri torio e lo stile dei suoi abitanti.
La tappa in questo mercato è impre scindibile, insomma, per capire me glio i cagliaritani, le loro abitudini, i profumi e gli odori di questa magica città. Avverto un grande fermento, molte persone parlano di calcio e ca pisco che il Cagliari giocherà in casa. Decido allora di comprare il biglietto per la partita. Alle 15 sono allo stadio: il sole illumina il terreno di gioco, dove i rossoblù stanno affrontando gli av versari in una gara contraddistinta da grande agonismo. La curva è gremita, la posta in palio alta e le squadre si stanno battendo per la vittoria senza risparmiarsi. Ho preso un biglietto di tribuna per godermi meglio lo spetta colo e accanto a me siede un ragazzo con una sciarpa al collo. Mi sorride ma si percepisce che è in tensione per la partita, soffre in silenzio e sussulta ogni volta che il Cagliari passa la linea del centrocampo. Conosce i nomi di tutti i giocatori e li incita come se fos sero suoi amici. Provo a parlare con lui ma capisco che è meglio aspettare la fine del primo tempo. Durante l’inter vallo vado al bar e prendo due birre, torno nella mia postazione, ne offro una a lui e gli chiedo se conosce i gio catori visto che li incoraggia chiaman doli per nome.
Mi risponde a capo chino, evitan do qualsiasi forma di ostentazione: «Sono il cuoco del Cagliari calcio». Ri mango colpito dal suo atteggiamen to: nonostante lui incontri ogni giorno quei ragazzi, provando a deliziare i loro palati con la sua cucina, si com
porta come un bambino che vede per la prima volta i propri idoli. Mi dice che si chiama William Pitzalis, comincia mo a parlare delle nostre rispettive passioni e scopriamo di essere en trambi dei sognatori.
Il suo lavoro mi incuriosisce e comin cio a fargli domande più specifiche. Mi spiega che l’alimentazione di un atleta ruota attorno ad alcune regole fonda mentali, non troppo diverse da quelle che ognuno di noi dovrebbe osser vare. «La copertura energetica e nu trizionale, per esempio, deve essere composta da macro e micronutrienti e distribuita durante la giornata nell’ar co di cinque pasti, tenendo conto dei momenti topici che corrispondono agli allenamenti.
In virtù di questo, bisogna badare ad aspetti come la digeribilità dei cibi e l’apporto di carboidrati complessi nel corso delle 24 ore, oltre al giusto riposo come momento di recupero», spiega.
In poche parole, i calciatori a tavola devono mangiare nelle giuste dosi e in modo vario, affinché ci sia nello stesso tempo completezza nutrizio nale e soddisfacimento del gusto.
Appagata la mia curiosità sul tema gli chiedo da dove venga. Mi rispon de che è di Sant’Elia, quartiere a sud di Cagliari dove sorgeva l’omonimo stadio cittadino sostituito oggi in via provvisoria dall’Unipol Domus. «Questa zona è un simbolo della cit tà, uno dei suoi luoghi più suggesti vi, nonostante abbia dentro di sé un sacco di cemento armato, i palazzoni e tanti stereotipi ancora da sfatare. Quando arrivi ti sembra di entrare
in un posto familiare, ora ancora più bello e molto più verde di un tempo. Nel 2008 Jovanotti, il mio cantan te preferito, ha deciso di donare al quartiere degli alberi da piantare e, a marzo dello scorso anno, è stato inaugurato il parco che porta il suo nome. Un modo per restituire al ter ritorio uno spazio fruibile soprattutto dalle famiglie».
La mia curiosità cresce sempre di più e, a questo punto, gli chiedo di accompagnarmi a visitare la zona. Entrati nel cuore di Sant’Elia, mi ac corgo di essere in una dimensione differente, lontana dal caos del cen tro cittadino e circondata da un’at mosfera difficilmente spiegabile a parole. Incrociamo una suora che saluta William con affetto e familia rità. Lui mi spiega che ogni settima na prepara i pasti per gli homeless di Cagliari e questo, insieme agli sguardi delle persone che incon triamo, mi conferma che è un uomo speciale.
Sulla nostra destra vedo un edificio accarezzato dalla brezza marina e
lui mi assicura che da lì si può am mirare uno dei più bei tramonti della regione. Si tratta del Lazzaretto di Cagliari, un luogo di ricovero atti vo tra il 1600 e il 1800 per i presun ti portatori di malattie epidemiche come peste, vaiolo e tifo. Durante la Seconda guerra mondiale venne uti lizzato come rifugio per gli sfollati, che diedero origine al primo nucleo abitativo del borgo. Restaurato nel 1998, mi spiega con grande energia il mio Cicerone, oggi ha una funzione completamente differente:
«Ora è un’autentica meraviglia, per me il posto più bello di Caglia ri. Ospita esposizioni temporanee, eventi culturali, convegni, spettacoli, manifestazioni legate a prodotti arti gianali, l’Accademia d’arte di Cagliari e l’Accademia del buon gusto, la mia creatura». È una scuola di cucina per i giovani del quartiere e mi racconta di come sia riuscito ad aprirla grazie all’apporto degli amici e delle ami che che hanno creduto nel progetto.
«Ora l’Accademia rappresenta una vera e propria casa per tutti coloro
che un domani sognano di lavorare in questo settore», precisa.
Sono affascinato dal Lazzaretto e ne voglio sapere di più. William mi rac conta che negli ultimi anni è stato il cuore pulsante del progetto Rigene rAzione Urbana sviluppato nel quar tiere Sant’Elia. Sono state realizzate azioni di progettualità partecipata, come il recupero e la pulizia di spa zi urbani da parte dei cittadini, oltre all’organizzazione di attività culturali e didattiche rivolte ai giovani. Insom ma, il Lazzaretto è una seconda casa per molti, anche per lui.
A questo punto, la domanda sorge spontanea: «Che mi dici del futuro? Quali obiettivi hai?». William ci pensa per un po’ in silenzio e poi mi rispon de: «Vorrei solo non smettere mai di sognare. E magari continuare a farlo nel mio quartiere, in un posto straor dinario come il Lazzaretto, insieme a ragazzi e ragazze ai quali trasmette re la passione per il mio mestiere». Lo guardo ammirato, lo sento vicino per visioni e intenti e ci abbracciamo. In fondo, siamo entrambi sognatori.
Il Lazzaretto di Cagliari Courtesy Cooperativa Sant’Elia 2003 © Silvia SabaBOLOGNA FRANCESCANA
Il viaggio sulle orme di France sco fa tappa anche a Bologna. Nel 1222 Tommaso da Spalato, storico e cronachista dalmata, arriva in città per studiare e assiste al ser mone tenuto dal santo sulla piazza davanti al palazzo comunale. Il tema prescelto era: gli angeli, gli uomini, i demoni. «In realtà, tutta la sostanza delle sue parole mirava a spegnere le inimicizie e a gettare le fondamenta di nuovi patti di pace. (…) Dio conferì alle sue parole tale efficacia che molte famiglie signorili, tra le quali il furore irriducibile di inveterate inimicizie era divampato fino allo spargimento di tanto sangue, erano piegate a consigli di pace», si legge nelle Fonti france scane. Le cronache raccontano anche altre occasioni che avrebbero visto la presenza del Poverello in questo luo go: quando restituì la vista a un bam bino, la conversione di due secolari che in seguito hanno preso i voti e la diatriba in merito a una casa possedu ta da alcuni frati. Insomma, il legame tra Bologna e il santo è ben codificato dai biografi e testimoniato, oggi, dalla forte presenza al Festival francescano che si svolge ogni anno a settembre. A coronare gli otto secoli di storia sono la straordinaria basilica e il con vento di San Francesco in piazza Mal pighi. Nel 1211 il Poverello invia a Bo logna Bernardo da Quintavalle, il suo primo seguace capace di conquistare tutti con la sua mitezza e letizia, per istituire un convento che viene rea lizzato nella chiesetta di Santa Maria delle Pugliole. La piccola cappella si trovava dove oggi c’è la chiesa di San Carlo in via del Porto: qui, oltre a Fran cesco, ha sostato Sant’Antonio. Dal 1236, grazie all’interessamento di papa Gregorio IX, ai francescani viene data la possibilità di cominciare l’edi ficazione del loro complesso conven tuale. La costruzione avviene mentre il santo è ancora in vita e la chiesa sorge a nord del convento: liturgica mente orientata, cioè con l’altare a est e l’ingresso a ovest, è in stile go tico francese. Recentemente, è stata riconosciuta come opera di frate Ma lachia da Castro Marina, coadiuvato dagli architetti Marco da Brescia, che lavorò con il fratello Giovanni, e frate Andrea indicato come mastro della ghiexa cioè capomastro della chiesa.Facciata della basilica di San Francesco a Bologna
Nella narrazione del cronista Barto lomeo delle Pugliole, risalente al XIV secolo, si ricorda come il povero fra te Andrea ebbe le gambe spezzate quando le volte dell’abside crollarono.
Nel corso del tempo la struttura è sta ta rimaneggiata più volte, mantenen do comunque inalterate alcune pecu liarità che ne raccontano le origini.
La basilica possiede due campanili: più piccolo e semplice quello costruito per primo, monumentale e ricco di elementi decorativi il secondo, innal
zato nel 1397 su progetto di Antonio di Vincenzo. Nel 1796 il complesso, come altri monumenti in Italia, subisce il sac cheggio da parte dei francesi, che lo trasformano in una caserma. Il con vento viene soppresso, la chiesa scon sacrata e spogliata delle opere d’arte.
Una nuova consacrazione avviene nel 1842, ma pochi decenni dopo l’edificio diventa un magazzino militare. Riapre di nuovo al culto nel 1886 e nel 1935 la chiesa viene insignita del titolo di ba silica da papa Pio IX. I bombardamenti
nel luglio 1943 la riducono in rovina, ma ritrova l’antico splendore sei anni dopo, nel 1949, grazie ai restauri del Genio civile e della Soprintendenza ai monumenti.
Le complesse vicende vissute e su bite da questo luogo sembrano quasi ripercorrere e raccontare la presenza di Francesco a Bologna, dalla pacifi cazione dei contendenti al miracolo del bambino che ritrova la vista: qual cosa di prodigioso ma anche di molto umano.
STOFFE SOLIDALI
A ROMA IL LABORATORIO COLORIAGE OFFRE CORSI DI SARTORIA GRATUITI A PERSONE MIGRANTI, RIFUGIATE E DISOCCUPATE. PER UNA MODA RISPETTOSA DELLA SOCIETÀ E DELL’AMBIENTE
Rossi vivaci, blu intensi e bianchi purissimi. Un la voro che rispetta i tempi e le esigenze umane, allontanando stress e frenesia. Una moda etica, distante dalla fast fashion per qua lità dei materiali, ma soprattutto per il rispetto delle persone e dell’am biente.
Questo è lo spirito che muove Colo riage, progetto di laboratorio e bou tique nato dall’incontro tra Valeria Kone, ex ricercatrice con esperien za nel settore, e il sarto senegalese Khassim Diagne. Particolarità dell’i niziativa, che ha la sede principale nel quartiere Testaccio di Roma, è la scuola di sartoria gratuita, aper ta a persone migranti, rifugiate e disoccupate. Con la guida di desi gner e sarti professionisti, gli allievi possono specializzarsi nel settore e conquistare l’indipendenza eco
nomica tramite un lavoro soddisfa cente. Molti non arrivano del tutto impreparati alla macchina da cucire visto che la tradizione di artigianato e tessitura è radicata in gran parte del territorio africano. La storia di ognuno di loro può essere in qual che modo riassunta nell’esperien za emblematica del cofondatore Diagne, sarto esperto che in Italia non riusciva a trovare un’opportu nità lavorativa in linea con le sue competenze. È per risolvere questo problema che decide di fondere la sua sensibilità con quella di Kone, che durante un’esperienza lavorati va in Asia si era interfacciata con i problemi della fast fashion. Per poi scoprire, durante un viaggio in Mali, il fascino della cultura tessile arti gianale.
Obiettivo di Coloriage è dunque diventare un punto di riferimento
per i migranti che, giunti nel nostro Paese, hanno difficoltà a far valere le proprie qualifiche. E, allo stesso tempo, proporre una moda rispet tosa dei lavoratori e dell’ambiente. Mentre le stoffe del laboratorio pro vengono da Mali, Senegal e Costa d’Avorio, i capi di abbigliamento e gli accessori sono tutti prodotti in Italia dai sarti e dagli allievi della scuola. Tra i loro insegnanti, oltre a Diagne che tiene il corso di modellistica,
c’è la storica del costume Clara Tosi Pamphili, docente dell'Accademia delle belle arti di Roma che insegna storia della moda e progettazione. A loro si alternano designer pro venienti da brand del lusso come Gucci e Bottega Veneta.
Dalla boutique escono capi di abbi gliamento, accessori per la persona e la casa dal carattere unico. I kimo no di taglio asiatico incontrano le coloratissime geometrie africane, il
cotone wax – lavorato con la cera per mantenerne la brillantezza – si adatta perfettamente ai comple menti di arredo per la tavola. Una fusione culturale tra lavoro certosi no sui tessuti e idee innovative, che generano non solo bei prodotti ma anche integrazione professionale e, dunque, sociale. Un’oasi di sosteni bilità e solidarietà. coloriage.it coloriagelaboratorio
DENTRO L’ ILLUSIONE
OLAFUR ELIASSON CREA OPERE D’ARTE IMMERSIVE E LUMINOSE CHE MODIFICANO
GLI SPAZI DI PALAZZO STROZZI.
A FIRENZE FINO AL 22 GENNAIO di Sandra Gesualdi sandragesu
La luce è tutto: proietta om bre, illumina pareti, irradia colori. Crea illusioni grazie a fasci artificiali, bui improvvisi, rifles si, effetti moiré e specchi. Plasma l’ambiente che l’accoglie. Trasforma lo spazio e le sue rifrazioni naturali seguendo l’andamento cromatico del giorno.
Per Olafur Eliasson è lo strumento principe con cui fare arte, il pen nello per affrescare grandi faccia te, la spatola per modellare vi sioni e stanze. Nel tuo tempo, la monografica dell’artista islan dese-danese a Palazzo Stroz zi fino al 22 gennaio, curata da Arturo Galansino, ospita grandi lavori luminosi capaci di dialogare con la storica residenza fiorentina e tra sfigurarla. Una raccolta, come mai è stata fatta in Italia, di installazioni site specific firmate da uno degli artisti più visionari della nostra epoca che invitano a riflettere sull’idea di esperien za condivisa della realtà.
Da qui il titolo, un qui e ora in cui opera e vi sitatore interagiscono e si sovrappongono per creare
una fruizione unica e molteplice dell’arte e dell’ambiente circostante, che da contenitore diventa conte nuto. Il grande edificio in pietra, tra i simboli dell’Umanesimo fiorentino, si fa allo stesso tempo palco, quinta e coreografia di cui ciascuno è parte attiva, «uno spettacolo di flussi e di trasformazioni spaziali, di movimenti esplorativi e momenti di contempla zione», racconta Eliasson. Nel progetto Triple seeing survey, le grandi finestre del palazzo vengono illuminate da faretti esterni che pro iettano fasci luminosi su una parete interna e diventano contemporane amente veduta, filtro e laboratorio con cui sperimentare i comporta menti delle radiazioni. Basta un po’ di polvere aggrappata al vetro o qualche goccia di pioggia che vi ser peggia sopra per offrire visioni sin golari e irripetibili. Come in un gran de affresco mutabile e mutante. Le opere stesse, come Tomorrow o Just Before Now, inducono a osser vare la condivisione degli spazi in relazione agli altri con l’uso di om bre a effetto cinese. Si entra e si esce dalle sale per creare percezioni nuo ve dell’opera e dell’ambiente fusi in un unicum. Il risultato è straniante, doppio e ribaltato come in How do we live together?, l’arco semicircolare agganciato a uno specchio che copre
il soffitto. Una forma che, congiunta al proprio riflesso, crea l’illusione di un grande anello in continuità tra la superficie reale e quella specchiata. I colori giallo o rosso intensi di Solar compression e Red window semicircle, invece, introducono in due stanze sa ture e totalizzanti. Proseguendo nel percorso, un multiforme e psiche delico poliedro multicolore appeso al soffitto e un caleidoscopio in sei diverse sfumature consentono di in tuire forme infinite irraggiate nel cir costante.
«La collaborazione tra l’artista, il pa lazzo, i visitatori, i loro sensi e il loro movimento è dichiarata fin dall’in gresso nella mostra, in cortile, dove si viene accolti dall’opera Under the weather », spiega Galansino, «costitui ta da una grande struttura ellittica so spesa che pare cambiare e vibrare a seconda di come ci si muove, creando uno spiazzamento percettivo attra
verso un gioco di interferenze visive». L’architettura di Palazzo Strozzi, rigi da e immutabile, è alterata nella sua identità di struttura storica. Improv visa come un arcobaleno, in una sala completamente nera, appare una cascata di rugiada in movimento. È Beauty, in cui basta cambiare punto di vista per intercettare un’iride di sfu mature generate dalla cortina di neb bia perforata dalla luce. Attraversarla costringe, per un attimo, a ripensare anche se stessi, nel qui e ora. Come se ogni esplorazione del limitrofo fosse un’esperienza o nessuna e cen tomila, un viaggio senza riferimenti conosciuti. Carico di emozioni, im pressioni, prospettive ed effetti illuso ri costanti. palazzostrozzi.org palazzostrozzi
Olafur Eliasson Beauty (1993) Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York/Los Angeles Olafur Eliasson Just before now (2022) allestita in una sala di Palazzo Strozzi Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York/Los Angeles © Ela Bialkowska Okno studio Sconti TrenitaliaMAESTRO RITROVATO
Quello di cui parliamo oggi è un cold case delle arti visive del XX secolo. È la riscoperta di un autore straordinario, e del suo tesoro di dipinti, nello scanti nato di una casa a opera di una cop pia che il destino, all’improvviso, ha trasformato in investigatori dell’arte. Ma attenzione: non è una storia par torita dalla fantasia di David Lynch e Mark Frost. Perché qui è tutto vero. Non siamo a Twin Peaks. Siamo a Monte Verità, una collina sopra Asco na affacciata sul Lago Maggiore, nel Canton Ticino della Svizzera. Procediamo con ordine. Luigi Pericle nasce come Pericle Luigi Giovannetti a Basilea il 22 giugno del 1916. Il pa dre, Pietro Giovannetti, è italiano di Monterubbiano, nelle Marche, e la madre, Eugénie Rosé, ha origini fran cesi. Si avvicina giovanissimo alla pit tura, ricevendo la prima commissione per un dipinto a soli 12 anni. Firma le sue opere pittoriche con il nome Luigi Pericle. Inizia a frequentare la scuola d’arte, che lascerà presto deluso dalle discipline studiate e in disaccordo coi metodi di insegnamento utilizzati. Durante la giovinezza si accosta alle filosofie del passato e dell’estremo Oriente, divenendo un conoscitore della filosofia zen, di quella cinese e giapponese, così come di quelle lega te all’antico Egitto e all’antica Grecia. Nel 1947 sposa la grigionese Orso lina Klainguti, soprannominata Nini, anch’essa pittrice. I due rimarranno inseparabili compagni di vita. Dalla fine degli anni ‘40, Pericle e la moglie si trasferiscono ad Ascona, il piccolo borgo che a partire dai primi anni del ‘900 ha ospitato artisti di fama inter nazionale, riconosciuto come un fer vente centro culturale.
I lavori di Pericle suscitano l’interesse di Peter G. Staechelin, noto collezio nista di Basilea. In cambio delle ope re acquisite, nel 1959 il collezionista dona all’artista una villetta ad Asco na, in precedenza appartenuta a Nell
Walden, pittrice e sostenitrice della rivista tedesca Der Sturm. Nella resi denza, chiamata dal pittore Casa San Tomaso in omaggio a Tommaso d’A quino, Pericle e Orsolina risiederanno fino alla morte. Per fare questo acqui sto, Staechelin si priva di alcuni di segni di Egon Schiele e Gustav Klimt vendendoli al Museo Leopold di Vien na, dove sono tutt’ora conservati.
Nel 1962 Pericle incontra Peter Co chrane e Martin Summers della Ar thur Tooth & Sons Gallery di Londra: lì terrà due personali e due collettive esponendo, fra gli altri, con Karel Ap pel, Sam Francis, Asger Jorn, Antoni Tàpies, Jean Dubuffet, Jean-Paul Riopelle e Pablo Picasso. Acquistano i suoi dipinti molti collezionisti di fama, come Bennett Korn, Helmut Kindler, l’attrice Brigitte Helm (protagonista del film cult Metropolis di Fritz Lang) e l’uomo d'affari britannico Sir Basil de Ferranti.
Nel 1963 viene allestita una mostra di Pericle alla Galleria Castelnuovo di Ascona di proprietà di Trudi Neu
burg-Coray, figlia di Han Coray ti tolare della Galleria Dada di Zurigo. Poi accade qualcosa di misterioso e, all’apice del successo, alla fine del 1965 Pericle sceglie di abbandonare il sistema dell’arte e scomparire nel la tranquillità di Ascona per dedicarsi alla propria ricerca pittorica e mistica nella clausura tipica di un asceta. Non lo scostò dalla sua scelta nemmeno il regista, artista e scrittore Hans Richter quando, nel 1970, riuscì finalmente a visitare il suo atelier e, rimasto affasci nato da ciò che vide, tentò invano di coinvolgerlo in una mostra presso la Tokyo Gallery.
Pericle realizza nel suo isolamento una serie sterminata di opere su tela e masonite, lavori a china e disegni, fino alla sua morte avvenuta nel 2001. È senza eredi. E così sul suo tesoro di dipinti e, insieme, sul suo contributo unico all’arte, cala l’oblio. La polve re del tempo seppellisce tutto nello scantinato e nelle stanze di una gra ziosa villetta rosa affacciata sul lago. Fino a quando, una manciata di anni
OLTRE QUATTROMILA OPERE INEDITE DI LUIGI PERICLE, UNO DEGLI ARTISTI PIÙ MISTERIOSI DEL ‘900, RIEMERGONO DALLA SUA CASA NEL CANTON TICINO. GRAZIE AL LAVORO INVESTIGATIVO DI ANDREA E GRETA BIASCA-CARONI di Cesare Biasini Selvaggi - cesarebiasini@gmail.comAndrea e Greta Biasca-Caroni durante il ritrovamento delle opere di Luigi Pericle © Maria Elena Delia
fa, nella vicenda di Pericle irrompono Andrea e Greta Biasca-Caroni, marito e moglie: lei interior designer berga masca, lui svizzero di Locarno, diret tore dell’albergo di famiglia, l’Hotel Ascona, sulle pendici della collina di Monte Verità. Per conoscere la storia dai diretti protagonisti, li incontro pro prio in questo albergo dove, tra lus suose camere e corridoi, dal 2019 si
trovano i dipinti di Pericle. Più che un hotel-galleria, direi che si tratta di un hotel-museo provvisto di caveau (realizzato in una stanza con un numero sulla porta come tutte le altre) e degli uffici dell’Archivio Luigi Pericle, l’asso ciazione fondata da Andrea e Greta che custodisce e valorizza le opere, la biblioteca e il fondo documentario dell’artista “ritrovato”.
Quando vi siete trasformati in investi gatori dell’arte sul caso di Pericle? L’abbiamo seguito sin da quando era vamo giovani fidanzati. Andrea, par lando della villetta posizionata accan to alla casa e all’albergo di famiglia, mi raccontava che vi dimorava un misti co in ritiro ascetico, un veggente, un vero e proprio maestro spirituale che entrambi abbiamo avuto la fortuna di
conoscere. Quando morì, nel 2001 e senza figli, fu avviata la ricerca degli eredi, che durò 15 lunghi anni. Alla fine, ereditò tutto il Demanio che mise all’a sta in busta chiusa la casa di Pericle. La vincemmo noi e, nel dicembre 2016, oltre alle mura, acquistammo anche il contenuto della casa. In quel momen to tutto ebbe inizio. Ci trasformammo in breve tempo in veri e propri investi gatori dell’arte sul caso Pericle. In cosa consiste il tesoro che avete rinvenuto nelle stanze e nelle cantine della sua casa?
Si tratta di circa quattromila opere quasi tutte inedite, su tela, masonite e carta, oltre a una biblioteca di 1.500 volumi che testimonia la versatilità de gli studi del maestro, divisi fra teosofia, antroposofia, astronomia, astrologia, cosmologia, egittologia, ufologia, filo sofie orientali, omeopatia, esoterismo, zen, buddismo e spiritualità. Si conta no inoltre 70 taccuini, per oltre quat tromila pagine di annotazioni, schizzi, glossari, 1.500 tavole di oroscopi auto grafi, 800 lettere che documentano la corrispondenza con studiosi, galleristi, registi, maestri spirituali, storici e criti ci dell’arte, come Hans Hess, Herbert Read, Hans Richter, l’editore Macmil lan di New York e la galleria Arthur Tooth & Sons di Londra. A questi si ag giungono 50 manoscritti, fra cui quat tro raccolte di poesie e il romanzo ine dito Bis Ans Ende Der Zeiten ( Fino alla
fine dei tempi ). Una sezione speciale è riservata alle vignette originali del ce lebre fumetto di Max la marmotta, rea lizzato da Pericle sotto lo pseudonimo di Giovannetti prima del trasferimento ad Ascona nel 1959.
Qual è, a vostro avviso, il suo lascito più importante?
Pericle è uno degli artisti più miste riosi e affascinanti del ‘900 e, a oggi, si è studiata solo una piccola parte dei 14.400 documenti rinvenuti, mol ti dei quali rimangono ermetici. Il suo pensiero e la sua arte sono profondi, immensi. Il suo approccio alla cre atività può essere identificato con il concetto di Gesamtkunstwerk, opera d’arte totale, nella misura in cui aspira a rappresentare una sintesi perfetta di
arte e conoscenza. I suoi dipinti, sino al 18 dicembre anche nella mostra Luigi Pericle: A Rediscovery, all’Estorick Col lection di Londra, non vogliono essere immediatamente comprensibili, ri chiedono tempo e attenzione da parte di chi li osserva e sono realizzati con una tecnica antica segreta mai svelata dall’artista. La sua è un’arte alchemi ca che ha la capacità di trasformare l’osservatore, riportandolo all’essenza. Forse questo potrebbe essere il suo lascito più importante.
Come definireste Luigi Pericle?
Il Maestro ritrovato. Questo è lui per noi. Nostro il compito, delicatissimo, di portare alla luce questo tesoro con tutta la cura e la dedizione che merita.
DIGENESI
UN’AVANGUARDIA
UNA MOSTRA A PADOVA, TRA INEDITI E CAPOLAVORI ICONICI, ANALIZZA LE ORIGINI DEL MOVIMENTO FUTURISTA. FINO AL 26 FEBBRAIO A PALAZZO ZABARELLA
di Sandra Gesualdi sandragesu
Ricostruire l’universo rallegrandolo di forme e colori, ricrearlo integralmente con forme che sembrano schizzare fuori dalle tele a tutta velo cità, voler dare ossa e carne all'invisibile, all'impalpabile, all'imponderabile, all'impercettibile. O, ancora, avere l’au dacia di rappresentare l’invisibile.
Sono alcuni dei passaggi salienti del manifesto Ricostru zione futurista dell’universo che gli astrattisti-futuristi, come loro stessi si definiscono, pubblicano a Milano l’11 marzo 1915. In calce le firme di Giacomo Balla e Fortunato Depero, artisti ispirati a dare forma a «complessi plastici».
Da allora l’arte in Italia diventa avanguardia, si fa materi ca, totale, in grado di oltrepassare i confini tradizionali del quadro o della statua, e coinvolgere tutti i campi dell’in dagine intellettuale, dalla pittura al disegno, dall’archi tettura alla scultura fino alla poesia, al teatro alla moda e al design. Si mescola con la vita concretizzandosi in gesto-azione definito volontà, ottimismo, aggressione, possesso, gioia, forza geometrica e, soprattutto, futuro. Ma come germina un’avanguardia? Quando ci si accor ge che è sbocciata, cambiando profondamente la storia dell’arte?
La nascita dell’avanguardia 1910-1915 è la mostra — alle stita nelle sale di Palazzo Zabarella a Padova fino al 26
febbraio, con la curatela di Fabio Benzi, Francesco Leo ne, Fernando Mazzocca e l'organizzazione della Fonda zione Bano — che analizza in maniera inedita le origini del movimento.
Centoventuno opere, alcune raramente visibili e prove nienti da musei e collezioni di tutto il mondo, raccontano con andamento cronologico e storico un periodo breve ma densissimo di rivoluzione artistica, scandagliando i cinque anni della genesi futurista. Una rivoluzione che supera, con spallate fatte di colori audaci, piani scomposti, parole libere e sculture massic ce, il passato impostato e accademico, dal gusto classi co, fatto di quadri e realtà raffigurata dal vero. Per imporre uno sguardo altro del mondo.
Si afferma con vigore che l’opera d’arte deve celebrare la velocità e il dinamismo di un nuovo presente abitato da scoperte scientifiche, energia elettrica, distanze che si percorrono con auto scattanti, treni, aerei, dentro città moderne.
È un mondo complesso e in fieri, sulla soglia della Prima guerra mondiale, quello in cui si muovono gli artisti futu risti: Umberto Boccioni soprattutto, e poi Balla, Carlo Car rà e Gino Severini, solo per citarne alcuni. Come intento intellettuale e creativo vogliono risvegliare l’arte figurati
Umberto Boccioniva che non può restare adagiata su tematiche spesso legate a soggetti religiosi e mitologici e lontane dal reale. Ma non c’è rivoluzione senza legami col passato recente e i giovani futuristi iniziano il loro cammino da due esperienze di fine ‘800 che ispirano in loro ricerca e progres so. Il Divisionismo e il Simbolismo dai tratti sconnessi, le pen nellate puntinate, astratte, mai naturalistiche offrono un’altra visione del circostante, in termini più spirituali e psicologi ci. Da lì partono i futuristi per arrivare a frammentare la materia, renderla vibrante, aggressiva e spigolosa. E raccontare, così, la complessità del mondo.
La mostra parte proprio dal recupero di queste radici simboliste e dall’accostamento con le tecniche divi sioniste che i fondatori del Futurismo apprezzano, tra gli altri, nei lavori di Giovanni Segantini, Gaetano Pre viati o Giuseppe Pellizza da Volpedo. A dimostrazione che un’avanguardia così dirompente, per essere com presa appieno, ha bisogno di essere studiata dalla sua germinazione.
Un dialogo d’avvio che corre tra le sale, dalle prime opere più cupe e invernali alle pennellate filamentose e colorate fino alla tridimensionalità della scultura che si fa possente, polimaterica e in atteggiamento dinamico, come a voler uscire dalle linee della statuaria classica. Balla la rende addirittura astratta e con Depero crea, nel 1914, gli originali complessi plastici, creazioni immaginarie da osservare a tutto tondo per sviluppare percezioni e dare nuova comprensione alle for me nello spazio.
Il bronzo si fonde, è modellato con spigolature e disarmonie. Tra il 1912 e il ‘13 Boccioni crea Forme uniche della continuità nello spazio, un’icona, e ferma il senso di movimento di un oggetto inanimato. Un cammino inesorabile verso il futuro e tutte le sue contraddizioni. zabarella.it palazzozabarella
© Photography Cary MarkerinkVIAGGIO NELLO SPETTACOLO
CON IL PROGETTO GRAND TOUR IL TEATRO PUBBLICO LIGURE E NARNI CITTÀ TEATRO PORTANO GLI SPETTATORI IN EUROPA, PER ASSISTERE ALLE MIGLIORI PIÈCE, LÌ DOVE SONO STATE CREATE. PRIMA TAPPA IL 15 NOVEMBRE, A PARIGI, PER LO SPETTACOLO EQUESTRE DI BARTABAS di Francesca Ventre – f.ventre@fsitaliane.it
Non tutti gli spettacoli pos sono essere messi in scena su qualsiasi palcosceni co. Per motivi di spazio, economici o anche solo perché sono nati per dia logare con il contesto in cui hanno vi sto la luce. Per questo il presidente e direttore artistico del Teatro pub blico ligure, Sergio Maifredi, ha realizzato un progetto che da anni stimola il pubblico a viaggiare per assistere a pièce non comuni, proprio lì dove sono state create. Nella sua offerta cultura le il cartellone, che va dall’autunno alla primavera, si arricchisce ogni due o tre mesi di un appuntamento all’estero. A organizzare gli spostamenti è lo stesso
Teatro pubblico ligure, una compagnia che propone un ricco programma a Sori, nel Genovese, e realizza progetti e festi val nell’area del Levante e non solo. Si parte in gruppo e si fa un giro nella città di destinazione per poi godersi lo spet tacolo. «Ormai da cinque anni sperimen tiamo la formula Grand tour in Europa e l’adesione è stata subito incoraggiante. Si iscrivono persone di età, livello socia le e interessi differenti. L’iniziativa aiuta i partecipanti a stringere rapporti fra loro e a conoscere meglio le nostre attività.
Così, si crea un pubblico affiatato, fideliz zato e sempre meno intimidito dall’idea di andare a teatro», spiega Maifredi. Nel tempo sono state toccate città come
Berlino e Losanna, che hanno consenti to di conoscere il lavoro di grandi registi, come il tedesco Thomas Ostermeier o la francese Ariane Mnouchkine. Quest’an no la stagione teatrale europea, come ama definirla il presidente, vede una no vità: il gemellaggio con il Festival Narni Città Teatro diretto da Davide Sacco, che ha aderito velocemente all’idea. Due gruppi di viaggiatori, da due piccoli ma vivaci centri, si muovono quindi insieme per guardare altrove.
La prima meta estera della stagione è Parigi dove, il 15 novembre al Fort d'Au bervilliers, va in scena Cabaret de l’exil. Irish Travellers, il nuovo spettacolo diret to da Bartabas.
Una ricostruzione circense di alto li vello che raramente si ha occasione di vedere in Italia. Uno spettacolo che ha bisogno di grandi spazi, difficilmente disponibili in un teatro, perché in scena ci sono i cavalli, veri protagonisti con la loro indiscutibile forza e bellezza. Barta bas, alias Clément Marty, ha un rappor to straordinario con i quadrupedi, raf forzato negli anni grazie alla sua anima gitana. Nel 1984 ha dato vita al Théâtre Equestre Zingaro, una commistione tra circo e ricerca, danza e performance per creare rappresentazioni sugge stive. In particolare, Irish Travellers è il secondo capitolo di Cabaret de l'Exil una tetralogia destinata a continuare fino al 2025. Il primo era ispirato alla cultura yiddish e alla musica klezmer, ora si racconta il mondo dei viaggiatori irlandesi, caratterizzato dall'amore per i cavalli e da un patrimonio musicale incentrato sulla tradizione orale. Per celebrare questo stile di vita, indipen dente e libero, Bartabas ha coinvolto il poeta e cantastorie irlandese Thomas McCarthy.
A gennaio 2023 si va invece a Stoc colma per assistere a un classico, La Signorina Giulia di August Strindberg, diretto in questa occasione da Ma
rie-Louise Ekman, una delle artiste più conosciute nel panorama scandina vo e la prima donna ad avere il ruolo di direttrice dell’Accademia di belle arti. A ospitare la pièce è il Teatro reale drammatico, un tempio della recitazio ne fatto costruire alla fine del ‘700 da re Gustavo III che, negli anni, è stata la palestra di formazione per decine di interpreti svedesi, come Greta Garbo, Max von Sydow, Bibi Andersson, oltre che una vera seconda casa per il regi sta Ingmar Bergman.
Il Grand tour in Europa rappresenta un’occasione unica per viaggiare, sco prire una città e appassionarsi al teatro.
«Chi non conosce la lingua può andare al di là del testo», sottolinea Maifredi, «e cogliere aspetti universali dello spet tacolo. Io stesso ho lavorato spesso in Paesi stranieri dove comunicavo usan do solo poche parole, ma sono riuscito comunque a interagire». Senza contare che grazie a questo progetto è possibi le visitare teatri storici, approfondire la genesi dello spettacolo e, a volte, in contrare registi e interpreti. Lo spettato re “nomade” viene così accompagnato in una sorta di percorso di formazione e scoperta culturale.
teatropubblicoligure.itHamlet di William Shakespeare con la regia di Thomas Ostermeier, Berlino Sergio Maifredi con Corrado D’Elia © Max Valle
SU IL SIPARIO
Teatro, danza e performance sono forme d’arte ca paci di raccontare il presente, fra contraddizioni e possibili visioni di futuro, attraverso nuovi linguaggi
e una costante rilettura dei classici. Sui palchi italiani ha già preso il via la nuova stagione, con un variegato e interes sante ventaglio di proposte che emozionano e sorprendono.
PALERMO APRE LE ALITredici spettacoli in Sala grande, dieci alla Strehler: un percorso den so per intessere un ponte fra la me moria del passato e le nuove sfide da affrontare in questi tempi difficili. Si intitola Ritorno al futuro la nuova stagione del Teatro Biondo di Paler mo, diretta da Pamela Villoresi. «Ci siamo incaponiti per sopravvivere e abbiamo trasformato le difficoltà in occasioni. Abbiamo stretto alleanze e cooperazioni, invece di chiudere le ali le abbiamo aperte: il Biondo sarà ovunque e da noi arriverà il mondo», annuncia.
Fra le proposte, dall’1 al 6 novembre è in programma Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespea re, nell’adattamento di Angela De matté e con la regia di Andrea Chiodi. Dal 18 al 27 arriva Così è (se vi pare) di
Luigi Pirandello, nella messa in scena coprodotta con lo Stabile di Catania e diretta da Luca De Fusco, con Eros Pagni nel ruolo del protagonista. Un titolo di Vitaliano Brancati, grande autore siciliano, debutta il 9 dicem bre: è Don Giovanni involontario, testo inconsueto e affascinante, prodot to dal Biondo insieme alla Casa del contemporaneo di Salerno e diretto da Francesco Saponaro. Alla Sala Strehler, invece, spazio dedicato alle nuove realtà e ai progetti di innova zione e ricerca: dal 29 novembre al 4 dicembre va in scena il monolo go Giusto, di e con Rosario Lisma, scritto nel 2020 in piena pandemia. «Gli spettacoli della nuova stagione hanno radici nella grande tradizione, siciliana ed europea, ma si spingono in indagini e riflessioni su temi fon damentali del dibattito sociale con
temporaneo. Sui nostri palcoscenici si alternano giovani talenti, grandi anfitrioni, registi classici e altri ospiti imprevedibili», conclude Villoresi. teatrobiondo.it
PamelaVilloresi
A NAPOLI È LA FINE DEL MONDO
Teatro, danza e nuovi linguaggi al Teatro Bellini di Napo li. D’impatto lo slogan scelto: Questa stagione è la fine del mondo. La programmazione prende il via con La cupa. Fab bula di un omo che divinne un albero con versi, canti, dram maturgia diretti da Mimmo Borrelli. Una storia intensa che ha luogo tutta in una notte, quella di Sant’Antonio, e va in scena dal 2 al 13 novembre. È ambientato nella provincia campana degli anni ‘80 l’adat tamento pensato da Maurizio de Giovanni per Qualcuno volò sul nido del cuculo, con la regia di Alessandro Gassmann, sul palco dal 15 al 27. Virginia Raffaele arriva dal 29 novembre al 4 dicembre con il nuovo Samusà, diretto da Federico Tiezzi, che si nutre dei suoi ricordi d’infanzia nel mondo fantastico del luna park. Per la sezione Danza, dal 9 all’11 dicembre è previ sta La nona (dal caos, il corpo), della compagnia Zappalà Dan za/Scenario Pubblico, su musiche di Ludwig Van Beethoven. teatrobellini.it
ROMA METTE I CLASSICI AL CENTRO
Una stagione di riconnessione. È questa la parola d’ordine nei cartelloni del Teatro di Roma. Dal 15 novembre al 4 dicembre, l’Argentina ospita Amleto, firmato da Giorgio Barberio Corsetti, per rimettere al centro i classici e la loro rappresentazione, con una complessa macchina scenica che compone e scompone l’ambientazione shakespeariana. Sullo stesso palco, dal 6 al 18 dicembre, Massimo Popolizio ripropone Furore di John Steinbeck, affresco epico americano su drammaturgia di Emanuele Trevi.
Al teatro India, dal 22 novembre al 4 dicembre, Fabio Cherstich propone Ce nerentola Remix, lavoro corale che reinventa la favola in chiave moderna, mo dellandola su musiche e visioni dell’immaginario pop. Dal 3 al 6 novembre va in scena L’angelo della storia della compagnia Sotterraneo, che assembla aneddoti e contraddizioni di intere epoche in una mappa del paradosso, per ripensare il nostro tempo ispirandosi a quelle che il filosofo Walter Benjamin chiamava costellazioni svelate. Al teatro Torlonia, infine, Esterina Centovestiti un racconto del mondo dell'infanzia, il 18 e 19 novembre. teatrodiroma.net
FIRENZE GUARDA ALL’EUROPA
«Un cartellone nel segno dell’apertura verso altre realtà italiane e co-produzioni europee, con la partecipazione di giovani attori». Così il direttore artistico Stefano Accorsi descrive il programma del Teatro della Toscana, con le stagioni alla Pergola e al Teatro di Rifredi. In prima nazionale, dal 14 al 18 dicembre, Stefano Massini porta nel la sala grande della Pergola L’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud, su cui ha scritto anche l’omonimo romanzo di successo, edito da Mondadori e già tradotto in più lingue. Nel Saloncino Poli, dal 9 al 12 novembre, il coreografo e ballerino di flamenco Israel Galván pro pone due progetti: El Amor Brujo, una versione rivisitata del classico di Manuel de Falla, e La consagración de la Primavera tratta dall’o pera di Igor Stravinsky. Mentre dal 22 al 27 Fabrizio Bentivoglio è sul palco con Lettura clandestina, la solitudine del satiro di Ennio Flaiano Al Teatro di Rifredi, invece, è in scena dal 17 al 19 novembre l’intensa Immacolata Concezione, della compagnia siciliana Vuccirìa Teatro. teatrodellatoscana.it
BOLOGNA TRA PASOLINI E BOWIE
Turn and face the strange, ovvero voltati e affronta l’ignoto, è un verso tratto dal bra no Changes di David Bowie che diventa il manifesto della nuova stagione di Emi lia-Romagna teatro Ert / Teatro nazionale. Un composito cartellone con cento titoli in 11 spazi teatrali sparsi fra Modena, Bologna, Cesena e Vignola.
Il direttore Valter Malosti firma ad aprile il primo adattamento italiano di Lazarus, te stamento artistico di Bowie, con la collaborazione del drammaturgo irlandese Enda Walsh e un inedito Manuel Agnelli protagonista.
Tra le proposte di inizio stagione, all’Arena del sole di Bologna, dal 2 al 6 novembre, il regista Premio Ubu Fabio Condemi dirige il testo di Pier Paolo Pasolini Calderón. Sullo stesso palco, dal 29 novembre all’11 dicembre, Licia Lanera propone in forma di studio Love Me, due brani di Antonio Tarantino, una delle voci più originali della drammatur gia italiana recente. Alle Moline, invece, l’apertura è all’insegna della danza con Ham let Puppet, del collettivo nomade di performer Balletto Civile, in scena dal 10 al 13. emiliaromagnateatro.com
A TORINO DRAMMATURGIA E RIFLESSIONI
Al Teatro Stabile di Torino il repertorio classico si mescola alla drammaturgia contemporanea con un ampio ventaglio di autori italiani ed europei, per una stagione suggestivamente battezzata Out of the blue. Dal 15 al 27 novembre propone Servo di scena di Ronald Harwood, tra le commedie più importanti del ‘900, con Geppy Gleijeses, Maurizio Micheli e Lucia Poli.
Arturo Cirillo, dal 29 novembre al 4 dicembre porta sul palco l’indimenticabile storia d’amore di Cyrano de Bergerac, Rossana e Cristiano in una versione ori ginale di musica-teatro. Inoltre, dall’8 al 13 novembre al Carignano, teatro affi liato con lo Stabile, debutta Ferito a morte, dall’omonimo romanzo di Raffaele La Capria (Premio Strega nel 1961) adattato per il teatro da Emanuele Trevi, con la regia di Roberto Andò. Al Teatro Astra, invece, un invito a riflettere sul presente con il Processo Galileo un’opera che indaga l’impatto della scienza sulla percezione della realtà, mescolando domande recenti e dilemmi anti chi. Con la regia di Andrea De Rosa e Carmelo Rifici, dal 12 al 20 novembre. teatrostabiletorino.it | fondazionetpe.it
MILANO, DA DOSTOEVSKIJ A CENERENTOLA
La misura delle cose, appunti per il teatro di domani: è questo il titolo che tiene insieme la stagione 2022/23 del Piccolo Teatro di Milano. Le pièce nazionali e internazionali si intrecciano con un fitto calendario di proposte di compagnie esterne e collaborazio ni. Fra le nuove produzioni, dall’1 al 22 dicembre al Teatro studio Melato, in programma Hedda. Gabler. Come una pistola carica, di Liv Ferracchiati, con scene tratte dalla drammaturgia di Henrik Ib sen. Fra gli appuntamenti di questo autunno, al Grassi dall’8 al 20 novembre, l’attore e autore palermitano Davide Enia porta in sce na Italia-Brasile 3 a 2. Il ritorno e, dal 15 al 27, La tempesta shake speariana con la traduzione e l’adattamento di Alessandro Serra. Dal 29 novembre al 4 dicembre Gabriele Lavia, che festeggia i suoi 80 anni, si confronta con Il sogno di un uomo ridicolo di Fëdor Dostoevskij, mentre allo Strehler gli allievi della Scuola di ballo dell’Accademia alla Scala diretta da Frédéric Olivier affronta no la magia di Cenerentola, in un balletto su musiche di Sergej Prokof’ev, dal 13 al 22 dicembre. Infine, a marzo, è atteso Mario Martone con la sua regia di Romeo e Giulietta piccoloteatro.org
POTERE DIGITALE
La fotografia non è solo ricor do e testimonianza, ma an che tecnologia, business, in vestimento. In una società tempestata da flussi di immagini, riproducibili e condivisibili più volte da chiunque, è difficile accorgersi dell’impatto che queste possono avere sulla rappre sentazione del mondo e sulla produ zione di capitale.
La mostra Image capital, a Bologna negli spazi della Fondazione MastManifattura di arti, sperimentazione e tecnologia fino all’8 gennaio, propone un punto di vista inatteso sul ruolo dell’immagine, in una ricostruzione del fotografo Armin Linke e della sto rica della fotografia Estelle Blaschke. Divisa in sei sezioni – Memory, Access, Protection, Mining, Imaging e Curren
cy – una per ogni moderno metodo di utilizzo e archiviazione delle imma gini, l’esposizione indaga l’ingresso della fotografia nei sistemi di produ zione del capitale. Senza aggrapparsi a valori etici, né a un’integrità morale che non appartiene costitutivamente a un occhio meccanico. E allontanan dosi dalla visione romantica di arte in grado di mettere in luce le sfumature del mondo.
Nella meta-mostra, in cui le foto sono al tempo stesso protagoniste, mezzo e oggetto di analisi, il tema che ac comuna la sei sezioni è la tecnologia dell’informazione. Dalla metà del se colo scorso, infatti, le immagini digitali sono entrate inarrestabili nei processi di produzione, nelle pubblicità, nei si stemi di vendita, nel funzionamento di
hardware e software. Generando ca pitale e acquisendo a loro volta valore economico, ma anche modificando gli scenari politici e sociali o favoren do il potere di chi si è ritrovato in loro possesso.
Image capital è un’indagine lucida, priva di sentimentalismi, che agli scatti d’archivio associa interviste, vi deo e pubblicazioni. Fornendo al vi sitatore tutto il materiale disponibile per comprendere la fotografia come valuta, fonte di guadagno e poten ziale mezzo per manipolare le infor mazioni. Per evidenziare la potenza sottovalutata di uno strumento nelle mani del mondo. mast.org
MAST.Bologna fondazionemastAL MAST DI BOLOGNA FINO ALL’8 GENNAIO, LA MOSTRA IMAGE CAPITAL RIVELA IL RUOLO DELLA FOTOGRAFIA
ALL’INTERNO DEI SISTEMI DI BUSINESS. SENZA APPROCCI ARTISTICI NÉ SENTIMENTALISMI
di Irene Marrapodi
L’ALTRA AMERICA
Guardando le foto di Gre gory Crewdson viene spontaneo pensare ai quadri di Edward Hopper, il pittore realista famoso per aver ritratto la
solitudine nella società americana del XX secolo. Come nelle sue tele, anche le figure presenti negli scatti di Crewdson sono scarne, sole, im mobili. E vengono immortalate in un
luogo di vita quotidiana, una strada, un bosco o una casa. A fare da sfon do un’America suburbana o rurale, lontana dalle grandi metropoli. Nato nel 1962 a Brooklyn, New York, Crewdson crea i suoi scatti attrez zando dei set simili a quelli usati per le riprese di un film. Le imma gini vengono composte con una combinazione di luci e ombre ed ef fetti speciali come nebbia, pioggia, fumo e foschia, perfetti per ricreare un’atmosfera gotica, come in una pellicola noir.
I lavori del fotografo newyorkese si possono ammirare alle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, a Torino, fino al 22 gennaio 2023 nella mostra Gregory Crewdson. Eveningside . L’e sposizione, curata da Jean-Charles Vergne, presenta circa 90 fotogra fie estratte da tre progetti. Si inizia con la raccolta Cathedral of the Pi nes (2012-2014), dove sono immor talate le foreste solitarie e remote della profonda America. Segue An Eclipse of Moths (2018-2019) con vasti e desolati paesaggi post-indu striali. Infine, nei quasi 10mila metri quadrati dello spazio, è esposta per la prima volta a livello mondiale la serie Eveningside, che rappresen ta un luogo immaginario tra luce e ombra, realtà e finzione. Le immagi ni, stampe digitali a pigmenti, sono state realizzate tra il 2021 e il 2022 come l’atto finale di una trilogia che abbraccia dieci anni di carriera. Ogni serie rappresenta una tappa dell’evoluzione creativa di Crewd son. I temi spaziano dalla dimensio ne personale alla riflessione sulla storia della fotografia, della pittu ra e del cinema. Inoltre, nella sala multimediale adiacente alla mo stra, viene proiettato Making Eve ningside, un video che porta dietro le quinte degli scatti, con musiche originali di James Murphy, fonda tore degli LCD Soundsystem, e di Stuart Bogie, polistrumentista e compositore americano. gallerieditalia.com
A TORINO FINO AL 22 GENNAIO 2023, 90 SCATTI DI GREGORY CREWDSON MOSTRANO UNA VERSIONE INEDITA DEL NUOVO CONTINENTE, TRA LANDE DESOLATE E ATMOSFERE GOTICHEdi Flavio Scheggi mescoupsdecoeur Foto di Gregory Crewdson Starkfield Lane (2018-2019)
«Il ritorno dell’Esile Duca Bianco che lancia dardi negli occhi degli innamorati. Eccoci qui, un momento magico. Questa è l’essenza di cui sono intessuti i sogni» Dal brano Station to station, David Bowie
DUCA BIANCO
IL VIAGGIO DEL DALL’ECCENTRICO ZIGGY STARDUST ALL’ARTISTA RAFFINATO CHE SCEGLIE SOLO ABITI CANDIDI. A NAPOLI LA METAMORFOSI DI DAVID BOWIE DURANTE L’ISOLAR TOUR NEGLI SCATTI DI ANDREW KENT
Non è più lo scintillante Zig gy Stardust, ma un esile aristocratico in gilet nero e camicia panna quello che sale sul palco del Pacific Coliseum di Vancou ver, in Canada, il 2 febbraio 1976. È il nuovo volto di David Bowie: il Duca Bianco, uomo sobrio e raffinato che per vestirsi predilige il colore della sostanza stupefacente di cui faceva uso all’epoca. A metà degli anni ‘70 il cantautore britannico affronta un mo mento decisivo di trasformazione che viene raccontato attraverso gli scatti inediti di Andrew Kent nella mostra David Bowie: the passenger, fino al 29 gennaio al Pan di Napoli. L’esposizione accende i riflettori sul periodo intenso che l’artista londi
nese vive in occasione dell’Isolar tour per presentare l’album Station to station con 66 concerti in quattro mesi tra Canada, Stati Uniti ed Euro pa. Kent, divenuto fotografo ufficia le del cantante, documenta da una prospettiva privilegiata il suo tour eu ropeo, comprendente 25 tappe. Tra esibizioni sul palco, viaggi in nave e treno, pause in hotel ed esplorazio ni delle città attraversate e dei loro luoghi più rappresentativi come la Piazza Rossa a Mosca, Victoria Sta tion a Londra o il Muro tra Berlino Est e Ovest.
La tappa tedesca si rivela cruciale per Bowie: lì, nei tre anni successivi, na sce l’acclamata trilogia berlinese, con gli album Low (1977), Heroes (1977) e
Lodger (1979). E l’artista stringe un più stretto legame con un altro mostro sacro della musica, Iggy Pop, con cui condivide la permanenza nella città tedesca, un viaggio a Mosca – do cumentato sempre da Kent – e fertili collaborazioni artistiche, come per il brano The Passenger (1977). Numerosi sono anche i ricordi perso nali del fotografo, che accompagnano il percorso espositivo costellato da 60 immagini in bianco e nero e a colori, riproduzioni di abiti di Bowie, cimeli del tour e poster dei film in cui reci tò. Oltre a copertine di album e riviste, ricostruzioni di ambienti simbolici del viaggio europeo e alcuni memorabilia da diverse collezioni private. mostradavidbowie.it
TRENITALIA FOR BUSINESS
ISCRIVERSI AL PROGRAMMA DEDICATO ALLE AZIENDE E AI POSSESSORI DI PARTITA IVA È FACILE E CONVENIENTE. SCONTI FINO AL 50% E SERVIZI DEDICATI A CHI VIAGGIA IN TRENO PER LAVORO
Gli affari viaggiano ad Alta Velocità con il programma Trenitalia for Business dedicato alle aziende e ai possessori di Partita Iva. L’adesione è gratuita e fino al 31 dicembre i nuovi iscritti hanno diritto a un 20% di sconto in più sulle tariffe Corporate Travel. Per tutti i clienti un consulente a propria disposizione, l’app B2B di Trenitalia, un call center gratuito attivo tutti i giorni dalle 7 alle 20 e l’offerta Carnet Biz che per novembre consente a chi si sposta tra due città di risparmiare fino al 50% sul prezzo Base.
In più, grazie a Corporate Top, c’è ancora più flessibilità negli spostamenti con il cambio di prenotazione illimitato e il rimborso totale del biglietto fino alla partenza. In via promozionale, la tariffa offre anche l’accesso a FRECCIALounge e FRECCIAClub a chi possiede un biglietto valido per il livello Business (con associata la Carta FRECCIA personale) e il 10% in più di punti Carta FRECCIA Tutti i vantaggi del programma nella pagina Trenitalia for Business sul sito trenitalia.com
SCOPRI I VANTAGGI DI TRENITALIA FOR BUSINESS PER CHI VIAGGIA TRA ITALIA E FRANCIA
Muoversi per lavoro tra Italia e Francia con Frecciarossa è ancora più conveniente. Le aziende che aderiscono al programma Trenitalia for Business possono usufruire di uno sconto on top, ovvero una riduzione, disponibile al momento dell’acquisto, sulla tariffa Serenità, l’offerta dedicata ai nuovi collegamenti Milano-Parigi e Parigi-Lio ne. I biglietti possono essere modificati gratuitamente fino all’orario di partenza del treno, per un numero illimitato di volte, pagando solo l’eventuale differenza di prezzo, e sono rimborsabili, sempre entro la partenza, con una trattenuta del 20%. Iscriviti al programma Trenitalia for Business dal sito trenitalia.com
FRECCIAROSSA TRENO UFFICIALE DEL TOUR DI MAX PEZZALI
Trenitalia accompagna i fan di Max Pezzali ai suoi concerti. Il tour che celebra i 30 anni di carriera del cantautore più amato degli anni ‘90 arriva nelle città di Pesaro (il 26 novembre), Assago (dal 28 al 30 novembre e il 17 e 18 aprile 2023), Roma (l’8 e 9 dicembre), Torino (il 20 e 21 marzo 2023), Brescia (il 23 marzo), Casalecchio di Reno (il 29 marzo) e Firenze (il 31 marzo).
Chi si muove con le Frecce per raggiungere le città dei live e rientrare a casa può usufruire dell’offerta Speciale Eventi per viaggiare con sconti dal 20% al 65% sul prezzo Base inserendo il codice PEZZALI. Basta salire sul treno e lasciarsi trasportare dalle note del pop italiano. Maggiori informazioni su trenitalia.com
LIBERTÀ DI VIAGGIO
E CAMBI ILLIMITATI
Biglietto acquistabile fino alla par tenza del treno. Entro tale limite sono ammessi il rimborso, il cam bio del biglietto e il cambio della prenotazione, gratuitamente, un numero illimitato di volte. Dopo la partenza, il cambio della preno tazione e del biglietto sono con sentiti una sola volta fino a un’ora successiva.
ECONOMY
CONVENIENZA E FLESSIBILITÀ
Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può esse re acquistato entro la mezzanotte del giorno precedente il viaggio per le Frecce e entro la mezza notte del secondo giorno prece dente il viaggio per gli Intercity e Intercity Notte. Il cambio preno tazione, l’accesso ad altro treno e il rimborso non sono consentiti. È possibile, fino alla partenza del treno, esclusivamente il cambio della data e dell’ora per lo stes so tipo di treno, livello o classe, effettuando il cambio rispetto al corrispondente biglietto Base e pagando la relativa differenza di prezzo. Il nuovo ticket segue le re gole del biglietto Base.
SUPER ECONOMY
MASSIMO RISPARMIO
Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può esse re acquistato entro la mezzanot te del quinto giorno precedente il viaggio. Il cambio, il rimborso e l’accesso ad altro treno non sono consentiti.
BIMBI GRATIS
Con Trenitalia i bambini viaggiano gratis in Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity in 1^ e 2^ classe e nei livelli Business, Premium e Standard. Gratuità prevista per i minori di 15 anni accompagnati da almeno un maggio renne, in gruppi composti da 2 a 5 persone. I componenti del gruppo maggiori di 15 anni pagano il biglietto scontato del 40% sul prezzo Base1
CARNET 15, 10 E 5 VIAGGI
I Carnet Trenitalia sono sempre più adatti a tutte le esigenze. Si può scegliere quello da 15 viaggi con la riduzione del 30% sul prezzo Base, da 10 viaggi (-20% sul prezzo Base) oppure il Carnet 5 viaggi (-10% sul prezzo Base). Riservato ai titolari Carta FRECCIA, il Carnet è nominativo e personale. L’offerta è disponibile per i treni Frecciarossa, Frecciargento, Freccia bianca e Intercity 2
NOTTE & AV
L’offerta consente di usufruire di prezzi ridotti per chi uti lizza, in un unico viaggio, un treno Notte e un treno Frec ciarossa o Frecciargento. La promozione è valida per i viaggiatori provenienti con un treno notte dalla Sicilia, dalla Calabria o dalla Puglia che proseguono sulle Frecce in par tenza da Napoli, Roma o Bologna per Torino, Milano, Vene zia e tante altre destinazioni, e viceversa 3
A/R IN GIORNATA
Promozione per chi parte e torna nello stesso giorno con le Frecce a prezzi fissi, differenziati in base alle relazioni e alla classe o al livello di servizio. Un modo comodo e con veniente per gli spostamenti di lavoro oppure per visitare le città d’arte senza stress 4
YOUNG & SENIOR
Riservate agli under 30 e agli over 60 titolari di Carta FREC CIA, le offerte Young e Senior consentono di risparmiare fino al 50% sul prezzo Base dei biglietti per tutti i treni nazio nali e in tutti i livelli di servizio, ad eccezione dell’Executive del Salottino e delle vetture Excelsior 5
ME&YOU
La promozione consente di viaggiare in due tutti i giorni con sconti fino al 50% sul prezzo Base su Frecce, Intercity e Intercity Notte. L’offerta è valida in 1^ e 2^ classe e in tutti i livelli di servizio ad eccezione dell’Executive, del Salottino e i servizi cuccette, VL ed Excelsior 6
INSIEME
Offerta dedicata ai gruppi da 3 a 5 persone per viaggiare con uno sconto fino al 50% sul prezzo Base di Frecce, In tercity e Intercity Notte. La promozione è valida in 1^ e 2^ classe e in tutti i livelli di servizio ad eccezione dell’Executi ve, del Salottino e delle vetture Excelsior 7
NOTE LEGALI
1. I componenti del gruppo maggiori di 15 anni pagano il biglietto scontato del 40% sul prezzo Base. Offerta a posti limitati e variabili rispet to al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza.
2. Il Carnet consente di effettuare 15, 10 o 5 viaggi in entrambi i sensi di marcia di una specifica tratta, scelta al momento dell’acquisto e non modificabile per i viaggi successivi. Le prenotazioni dei biglietti devono essere effettuate entro 180 giorni dalla data di emissione del Carnet entro i limiti di prenotabilità dei treni. L’offerta non è cumulabile con altre promozioni. Il cambio della singola prenotazione ha tempi e condizioni uguali a quelli del biglietto Base. Cambio biglietto non consentito e rimborso soggetto a restrizioni.
3. L’offerta Notte&AV è disponibile per i posti a sedere e le sistemazioni in cuccetta e vagoni letto (ad eccezione delle vetture Excelsior ) sui treni Notte e per la seconda classe, o livello di servizio Standard, sui treni Frecciarossa o Frecciargento. L’offerta non è soggetta a limitazione dei posti. Il biglietto è nominativo e personale.
4. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno e della classe/livello di servizio. Acquistabile fino alla partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Si può scegliere di effettuare il viaggio di andata in una classe o livello di servizio differente rispetto a quella del viaggio di ritorno. Il rimborso non è consentito. Offerta non cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi.
5. Acquistabile entro le ore 24 del giorno precedente la partenza per le Frecce e fino alle ore 24 del secondo giorno precedente la par tenza del treno per i treni Intercity e Intercity Notte. Il numero dei posti disponibili è limitato e varia in base al giorno, al treno e alla classe/ livello di servizio. La percentuale di sconto varia dal 20% al 50% e si applica al prezzo Base. È possibile cambiare esclusivamente la data o l’ora di partenza, una sola volta e fino alla partenza del treno, scegliendo un viaggio con la stessa categoria di treno o tipologia di ser vizio e pagando la differenza rispetto al corrispondente prezzo Base intero. Il Rimborso e accesso ad altro treno non sono ammessi. Al momento dell’acquisto il sistema propone sempre il prezzo più vantaggioso. A bordo è necessario esibire la Carta FRECCIA insieme a un documento d’identità.
6. Offerta a posti limitati e variabili in base al treno e alla classe/livello di servizio scelto ed è acquistabile entro le ore 24 del giorno prece dente la partenza per le Frecce e fino alle ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno per i treni Intercity e Intercity Notte. La percentuale di sconto varia dal 20% al 50%. Cambio biglietto/prenotazione e rimborso non sono consentite.
7. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. La percentuale di sconto varia dal 35% al 50% e si applica al prezzo Base. Lo sconto non è cumulabile con altre riduzioni fatta eccezione per quella prevista in favore dei ragazzi fino a 15 anni. La promozione è acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza del treno. Il cambio e il rimborso non sono consentiti.
MOMENTI DI GUSTO AD ALTA VELOCITÀ
Il viaggio nel viaggioIl FRECCIABistrò ti aspetta per una pausa di gusto. Nel servizio bar, presente su tutti i Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca, si possono acquistare deliziosi prodotti e menù pensati per ogni momento della giornata. Un’ampia selezione che comprende snack dolci e salati, panini e tramezzini, primi piatti caldi e freddi, insalate e taglieri, bevande alcoliche e analcoliche. L’offerta prevede anche opzioni vegetariane e gluten free ed è arricchita dalle note di gusto del caffè espresso Illy. Il servizio è previsto anche per i clienti dei treni Eurocity.
SCELTI PER
CASHBACK CARTAFRECCIA
VIAGGI,
MOSTRE IN TRENO E PAGO MENO
VIVI LA CULTURA CON LE FRECCE. SCONTI E AGEVOLAZIONI NELLE PRINCIPALI SEDI MUSEALI E DI
EVENTI IN ITALIA
Circa 50 opere di uno dei geni più tormentati e incompresi sono esposte nella retrospettiva Van Gogh. Capolavori dal Kröller-Müller Museum, a Palazzo Bonapar te di Roma fino al 26 marzo 2023. La raccolta – prestito eccezionale del museo olandese – è stata avviata nel 1896 dalla cognata di Vincent, moglie del tanto amato fratello Theo. Un atto di lungimiranza che ha consentito di far arrivare fino ai nostri giorni capo lavori che probabilmente sarebbero andati persi, considerato che l’artista, in vita, aveva riscosso per le sue tele tutt’altro che successi. Il percorso dell’esposizione è lineare, guidato dalla cronologia, e fa riferimento ai luoghi dove il pittore ha vissu to: dal soggiorno olandese a quello parigino, passando per Arles, in Provenza, fino a Saint-Rémy e al villaggio di Auvers-Sur-Oise, dove mise fine alla sua tormentata vita. Una lunga serie di testimonianze ne ricostruiscono poi la vicenda umana e artistica, celebrandone la grandezza universale. Ingresso a metà prezzo riservato ai possessori di un biglietto delle Frecce con desti nazione Roma in una data antecedente al massimo di due giorni da quella della visita. mostrepalazzobonaparte.it
IN CONVENZIONE ANCHE
I MACCHIAIOLI
Fino al 16 aprile al Museo Revoltella, Trieste museorevoltella.it
BRUCE NAUMAN: CONTRAPPOSTO STUDIES
Fino al 27 novembre a Punta della Dogana, Venezia
MARLENE DUMAS. OPEN-END
Fino all’8 gennaio a Palazzo Grassi, Venezia palazzograssi.it
DARIO ARGENTO - THE EXHIBIT
Fino al 16 gennaio al Museo nazionale del cinema, Torino museocinema.it
MAX ERNST
A Palazzo Reale di Milano, fino al 26 febbraio, la prima retrospettiva italiana dedicata all’artista tedesco. In esposizione oltre 400 opere tra dipinti, sculture, collage, gioielli e libri. Ingresso 2x1 riservato ai soci Carta FRECCIA muniti di biglietto per Frecce o Intercity con destinazione Milano, in una data antecedente al massimo di tre giorni da quella in cui si intende visitare la mostra. Tariffa ridotta sul biglietto singolo per chi è in possesso di un ticket Frecce, sempre per Milano, dedicata ai titolari Carta FRECCIA ai clienti Intercity e agli abbonati Trenitalia a tariffa sovraregionale (Emilia-Romagna, Liguria, Veneto, Piemonte, Toscana, Lazio, Campania) valido per raggiungere Milano. maxernstmilano.it
Max Ernst
La festa a Seillans (1964)
© Max Ernst by Siae 2022
MUSEO NAZIONALE DELLA SCIENZA E DELLA
TECNOLOGIA DI MILANO museoscienza.org
RUBENS A GENOVA
Fino al 22 gennaio a Palazzo Ducale, Genova palazzoducale.genova.it
NEL TUO TEMPO
Fino al 23 gennaio a Palazzo Strozzi, Firenze palazzostrozzi.org
ESCHER
Fino al 26 marzo al Museo degli Innocenti, Firenze museodeglinnocenti.it
FONDAZIONE FRANCO ZEFFIRELLI DI FIRENZE fondazionefrancozeffirelli.com
MUSEO CIVICO GAETANO FILANGIERI DI NAPOLI filangierimuseo.it
Maggiori informazioni su trenitalia.com
Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce. Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com
Alcuni collegamenti qui rappresentati sono disponibili solo in alcuni periodi dell’anno e/o in alcuni giorni della settimana. Verifica le disponibilità della tratta di tuo interesse su trenitalia.com.
Cartina aggiornata al 24 ottobre 2022
FRECCIAROSSA
Velocità max 400 km/h
Velocità comm.le 300 km/h
Composizione 8 carrozze
FRECCIAROSSA ETR 500
Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze
4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574
WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIARGENTO ETR 700
Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze
3 livelli di Servizio Business Premium Standard | Posti 500
WiFi | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
1
FRECCIARGENTO ETR 600
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 432
WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIARGENTO ETR 485
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 489
WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIABIANCA
Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 603
Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIABIANCA ETR 460
Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 479
Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
PRIMA
BINARI D’AUTUNNO
Uno spettacolare caleido scopio di colori, quando le foglie, prima di separarsi dai rami, assumono le tonalità della terra, dall’ocra al rosso intenso. Il foliage au tunnale può essere ammirato anche dal treno che percorre la Ferrovia dei parchi, un appuntamento fisso del ca lendario turistico di Fondazione FS Ita liane. Il convoglio storico, in partenza da Sulmona con destinazione Castel di Sangro (il 12, 13, 19 e 20 novembre) o Roccaraso (il 26 e il 27), in provincia dell’Aquila, garantisce una passeggiata immersiva a bordo di carrozze d’epoca. Una vera medicina per la mente e lo spirito.
La Transiberiana d’Italia, come la defi
niscono in molti, si inerpica infatti nello splendore paesaggistico del Parco del la Majella, dove faggi, querce e abeti costituiscono l’habitat ideale per l’orso marsicano, il camoscio, il cervo e altri animali selvatici, che i più fortunati pos sono scorgere attraverso il finestrino.
Il percorso ferroviario, inoltre, offre la possibilità di gustare i prodotti del terri torio, con soste in graziosi centri abitati.
Per esempio, a Campo di Giove, auten tico borgo di montagna del XV secolo, è possibile assaggiare le zuppe tradi zionali, accompagnate dalla polenta e dal saporito fiadone, piatto tipico della tradizione abruzzese. fondazionefs.it fondazionefsitaliane
IL TRENO DELLA MEMORIA
Dopo circa 5mila chilometri da Trieste a Palermo, passando per le principali città italiane, il Treno della memoria ha concluso il suo viaggio. L’iniziativa è stata organizzata per ricordare il centenario del convoglio che nel 1921 trasportò da Aquileia a Roma la salma del Milite ignoto, un soldato senza nome caduto durante il primo conflitto mondiale e diventato il simbolo di tutti i connazionali caduti in guerra. La celebrazione “in movimento”, organizzata dal ministero della Difesa in collaborazione con il Gruppo FS Italiane e realizzata da Fondazione FS, ha riscosso un grande successo di pubblico per il suo significato storico e patriottico.
Treno di Dante Ferrovia dei parchi. L’alto Sangro
del centro Italia
Archeotreno da Napoli a Pompei
del
Archeotreno da Napoli a Paestum
Treno natura. Tutti a corte di sua maestà il tartufo TrEno. Canelli e le Cattedrali sotterranee; Treno per la sagra del tartufo Ferrovia dei parchi. Altipiani maggiori d’Abruzzo
IN TRENO STORICO LUNGO LA FERROVIA DEI PARCHI, IMMERSI TRA I BOSCHI DELLA MAJELLA E LE SFUMATURE DEL FOLIAGE
PRIMA DI SCENDERE
LUOGO di Mario Tozzi mariotozziofficial mariotozziofficial OfficialTozzi [Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]L’ESSENZA DI ASCOLI
Nel centro storico di Asco li Piceno si comprende bene quanto fosse im portante la piazza in Italia nell’età comunale: lì c’erano i simboli archi tettonici del potere civile e religioso, ma soprattutto la comunità che si ritrovava per passeggiare, divertirsi e discutere.
Dopo i terremoti, in questa zona così frequenti, le piazze venivano riedifi cate per prime proprio perché la vita sociale era fuori dalle case, lì dove gli uomini si incontrano da sempre.
Per non smentire questa vocazione tutta italica, Ascoli offre una doppia
piazza: appena accanto a quella del Popolo c’è piazza Arringo, la più an tica e di maggior rilievo storico, dove hanno sede il Duomo e il Palazzo comunale. Il nome la dice lunga sul suo ruolo nel Medioevo e nel Rina scimento: qui gli oratori sollevavano il popolo, che era al centro della vita civile. Le piazze di Ascoli rappresen tano l’essenza della città di provin cia e anche qualcosa di più: sono il nostro substrato ancestrale di con vivenza civile, elemento fisico e cul turale del paesaggio urbano, spazio e tempo insieme, cardini della rela tività generale d’Italia.
L’ante-storia del Mar Mediterraneo raccontata da un originale punto di vista: quello delle specie che lo abitano e dei loro antenati. Animali che l’hanno vissuto quando era ancora il grande oceano Tetide, adattandosi ai cambiamenti capaci di mutarne il volto. Uno sguardo sul passato delle nostre acque con un occhio al futuro, tra preoccupazione ambientale e nuove possibili soluzioni.
PRIMA DI SCENDERE STAZIONE POESIA
UNO SGUARDO OBLIQUO
Dev’essere una penauna perdita o un’altra cosa similea piegare lo sguardo verso la bellezza più pura
Ma - quando sarà obliquo coglierà una gioia trasparente come stalattite -
Una comune beatitudine si otterrebbe per menoil prezzo - èal pari della grazia -
A Dio - non sembrò eccessivo pagare - una croce
Avolte le mestizie che porta no un novembre nelle nostre vite, ci dice la grande poe tessa, possono farci piegare lo sguar do verso una «bellezza più pura». Ac cade come quando nelle nebbie, nelle caligini di certi giorni tra autunno e in verno, deviando lo sguardo scopriamo – sulla linea delle colline, in una feri ta tra i cieli grigi o nei riflessi dei rami bagnati – una luce di diamante, una sorpresa. Non una «comune beatitudi
ne». Questa costerebbe meno, molto meno di tutto il grigio e l’ombra che offuscano le città, le giornate, le no stre anime. Invece si tratta di una «gio ia trasparente come stalattite». Uno sguardo «obliquo», che non segue le direzioni normali del pensiero e del sapere, offre la possibilità di accedere alla gioia. Ma di che gioia si parla? In quest’epoca di depressione diffusa, di desolazione mascherata da poveri cir chi di immagini, da mestizia alternata a
eccitazioni passeggere (scambiate per gioia), lo sguardo obliquo di Emily Di ckinson ci sfida. Fino a quel finale che diviene teologico ed esistenziale. An che a Dio toccò una grande pena e non la sdegnò, «pagò una croce» per avere la gioia vera, la Resurrezione. Vera pro spettiva e senso delle gioie, di quelle che costano ma sono non «comuni». Le gioie che si presentano a chi, anche nella pena di novembre, ha uno sguar do «obliquo» e pre-vede la primavera.
di Davide Rondoni DavideRondoniAutore daviderondoni Daviderond [Poeta e scrittore] © iG voPRIMA DI SCENDERE FOTO DEL MESE
di Flavio Scheggi mescoupsdecoeurCosa ci fa una grande sfera metallica lucente sopra una discarica tossica nella zona di Gorai Khadi, a Mumbai? Per Max Vadukul, fotografo di origine indiana autore dello scatto, è una sorta di testimone che osserva l’impatto dell’uomo sull’ambiente e gli effetti del cambiamento climatico. Allo stesso tempo, rappresenta un nuovo futuro e la possibilità di migliorare. Questo globo che fluttua su distese di rifiuti, volando su un mondo inquinato, è l’elemento che contraddistingue le immagini della rassegna The Witness. Climate Change. Il reportage, composto da 20 foto in grande formato, è in mostra fino all’8 gennaio 2023 alla Galleria Sozzani di Milano. Vadukul è uno dei pochissimi fotografi della sua generazione a proseguire la tradizione degli scatti artistici di reportage. I suoi lavori, perfetti in termini di creatività e tecnica, si strutturano come elementi di mediazione tra un tema narrativo e il linguaggio d’autore. Nel percorso espositivo è presente anche una selezione di celebri ritratti, scattati tra gli anni ‘80 e ‘90, a premi Nobel e personaggi dello spettacolo. Tra loro i cantanti Paul McCartney, Mick Jagger e Aretha Franklin e gli attori Brad Pitt e Leonardo DiCaprio. fondazionesozzani.org
Il suo è ancoraqui. sorriso
Con una donazione in memoria al Cottolengo il suo sorriso continuerà a risplendere nelle persone che aiuterai.