Genova Meravigliosa - Primavera/Estate 2022

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ANNO 1 - NUMERO 1

PRIMAVERA - ESTATE 2022

LA CITTÀ DEL FARE i protagonisti



Se non e esiste esiste, può essere e costruito. r COSPE è un’azienda multidirezionale che da oltre 10 anni si occupa di edilizia e real estate su tutto il territorio italiano. Un’impresa in continua crescita che lavora per creare valore con ogni singola opera. (EPPE VMGIVGE HIM PSXXM HM XIVVIRS ƼRS EPPE ZIRHMXE I KIWXMSRI HIKPM EWWIX immobiliari, dalla progettazione alla costruzione e ristrutturazione di ogni tipo di IHMƼGMS GSQQIVGMEPI MRHYWXVMEPI I GMZMPI PƅSFMIXXMZS HM '374) ʢ WIQTVI PS WXIWWS rendere reale l’immaginazione.

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COSTRUZIONI




GENOV A eravigliosa M

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Editore Massimiliano Monti S.r.l.

via XX Settembre, 41/3 Tel. +39 010 5532701 amministrazione@edizioniliguri.it Ufficio pubblicità via XX Settembre, 41/3 Tel. +39 010 5532701 redazione@edizioniguri.it Direttore Responsabile Paolo Lingua Produzione Renato Tortarolo Gabriele Sanlazzaro Direzione artistica & Impaginazione Rolando Cassinari Stampato da Giuseppe Lang – Arti Grafiche Via Romairone, 66 - 16163 Genova

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Contenuti MONSIGNOR MARCO TASCA 10 Saremo più vicini ai nuovi poveri, non possiamo aspettare che bussino alla porta AUGUSTO COSULICH 18 Gli imprenditori liguri devono imparare a investire di più e litigare meno

GIOVANNI TOTI 24 Meritocrazia e giustizia sociale così Genova e Liguria decollano nel mondo SONIA SANDEI 30 Energie rinnovabili e porto. Siamo già una città pilota

NICOLÒ CAFFARENA 34 Genova capitale della vela potrà diventare una nuova casa GIULIO SCHENONE 40 Le grandi opere del porto non sono solo la diga foranea

PAOLO SIGNORINI 46 Vi rivoluzioneremo il Porto, ma il coraggio devono metterlo tutti

NICOLETTA VIZIANO 54 Blue Economy ed elettrico la vera frontiera per rinascere

SALVATORE GIUFFRIDA 60 San Martino ad alta tecnologia per terapie d’avanguardia

DAVIDE LIVERMORE 66 l nostro palco è il vero futuro e voi dovreste crederci di più

UMBERTO RISSO 74 Serve un ricambio generazionale, la vecchia guardia lasci spazio ai giovani

STEFANO MESSINA 80 Sì al primato di una politica coraggiosa, no all’oppressione della burocrazia

ANTONIO BENVENUTI 86 Avremo la forza di entrare nel futuro, l’automazione del porto non ci spaventa ALDO SPINELLI 92 Siamo ancora il traino della città, ma ora diventiamo davvero mondiali

MARCO BUCCI 98 Dobbiamo imparare a farci notare nelle partite che contano PIERO RIGHI 104 Il nostro amico Aeroporto ci farà sentire più vicini a casa

FEDERICO DELFINO 110 In rete con l’Europa del sapere per la grande sfida digitale BEPPE COSTA 116 Facciamo squadra come ci insegnano gli stranieri

LUIGI ATTANASIO 120 Il destino è nelle nostre mani. Dal porto all’Università

FRANCESCO BERTI RIBOLI 124 Una sanità privata 4.0 e attenzione per la cultura

FRANCESCO GUIDO 130 Banca Carige amica dei genovesi, insieme inventeremo il nostro futuro

GIANNI VITTORIO ARMANI 138 Genova non ha bisogno di modelli. Basta la sua Storia PIETRO PONGIGLIONE 144 Il cittadino educato fa la città più pulita

TIZIANA LAZZARI 148 No alle disuguaglianze sociali per fare di Genova una vera città europea

GIUSEPPE ZAMPINI 152 Basta polemiche sul nuovo, la città cambi mentalità MARCO BELTRAMI 156 Bus a misura di passeggero per correre più veloci

MASSIMO MORETTI 160 Ora potete diventare la California d’Italia

ALBERTO AMICO 166 Superyacht, una sfida per essere davvero globali

PAOLO ODONE 174 Parcheggi e aree pedonali per riqualificare il centro

MAURO FERRANDO 176 Circondati dal mare per salvare la Terra

ALBERTO PEZZOTTA 182 La mia Ex Mira Lanza darà nuovo lavoro

CARLO BASSANINI 188 Le persone sono importanti come la difesa per l’ambiente 5


Stefano Messina


Genova Meravigliosa 2022/1 - EDITORIALE

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Una città per cambiare

l primo numero di Genova Meravigliosa vuole essere un racconto di come la città può trasformarsi e diventare un modello per l’Italia e l’Europa. Non solo per la sua fortunata posizione strategica, le invidiabili bellezze del territorio, l’audacia del suo passato. Ma perché, dobbiamo ammetterlo, non è mai stata offerta nella sua profonda complessità. Uno storico dell’arte come Vittorio Sgarbi, durante la presentazione della mostra Superbarocco, ai microfoni di Telenord ha detto che Genova è una delle città più importanti da scoprire in Italia. Direi di più, dobbiamo essere noi genovesi e liguri i primi ad aprirla allo sguardo degli altri. Ma prima dobbiamo chiederci quanto sappiamo delle sue unicità. Anche delle sue incongruenze. Con questa operazione editoriale, vorrei fare miei questi pensieri, amplificati dalle parole dei nostri protagonisti, li troverete nelle pagine che seguono, che ci racconteranno, ciascuno dal suo punto di vista, civile, imprenditoriale e istituzionale, cosa voglia dire cominciare proprio a Genova, magari uscirne per creare nuovi posti di lavoro, diventando un punto di riferimento, nel proprio settore, a livello mondiale. Genova Meravigliosa ha due obiettivi: spiegare più diffusamente quello che sta cambiando in città e esortare i cittadini a una nuova consapevolezza della loro citta. Che può e deve tornare a essere il punto d’incontro del Nord Ovest italiano, ma anche il crocevia d’Europa. A Genova, la qualità della vita è sopra la media nazionale. Da questo punto occorre ricominciare,

«

perché l’offerta di lavoro di tante aziende rimane spesso inevasa e, allo stesso tempo, i giovani faticano a orientarsi sul proprio futuro. Anche se bisogna riconoscere che questo aspetto, negli ultimi anni, è stato affrontato con impegno da Regione Liguria. Mi auguro che le mie idee, e quelle dei protagonisti di questo numero, possano attrarre davvero le persone e spingerci a costruire insieme un nuovo percorso di vita, con Genova al centro. Il “mugugno”, difetto troppo spesso vantato come peculiarità, e i veti incrociati ci hanno limitato per decenni. Adesso, con il Pnrr, abbiamo l’opportunità rilanciarci e aprirci al mondo. Questa volta senza retorica e rimpianti di un passato che, francamente, spesso non meritiamo. Genova è una città dallo spiccato senso imprenditoriale, è sempre stata intelligente nella ricerca universitaria, nel sistema bancario, nella politica, nella cantieristica. Ma i modelli di comportamento, quelli etici, quelli di business, anche quelli morali vanno riportati almeno alla prassi tenace e alla concretezza dei nostri anni migliori. Se cambierà la città, e cambierà, dovranno cambiare modi che nulla hanno in comune con il buonsenso e l’onestà verso la propria città. In quanto a me, ho scelto di affidare alla carta stampata tutte queste considerazioni, insieme ai nostri protagonisti, perché mi piace che resti un segno tangibile, come nelle biblioteche che abbiamo visitato nella nostra vita, di fiducia e speranza. Buona lettura per una Genova Meravigliosa Massimiliano Monti 7




Saremo più vicini ai nuovi poveri

non possiamo aspettare che bussino alla porta

L’arcivescovo di Genova Marco Tasca: «L’indigenza nasce dal sopruso di chi, disponendo di molti mezzi, tende a prevaricare sugli altri»

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Pastorale “Rinascere dall’Alto”, per rinnovare il desiderio di essere tra la gente “padre e fratello”: “Cammineremo insieme” scrissi “prendendoci cura gli uni degli altri, manifestando con la vita prima ancora che con le parole il nostro essere comunità di fratelli e sorelle in Cristo”. Genova è una città dalle mille sfaccettature; dal

ccellenza, come immagina Genova nei prossimi dieci anni, considerando un mondo che dovrebbe essere più inclusivo e tollerante? «Nell’estate 2020, a poche settimane dal mio ingresso a Genova come Arcivescovo, ho voluto indirizzare ai fedeli e alla città la mia prima Lettera 10


Genova Meravigliosa 2022/1 -

mio arrivo, ho da subito iniziato a svolgere le visite nelle parrocchie, e di riflesso nei quartieri genovesi; ho incontrato gli imprenditori e le maestranze del mondo del lavoro, mi hanno fatto toccare con mano quanto dolore e quanti problemi economici stia ancora procurando la pandemia. Tutti hanno patito e stanno patendo irrecuperabili perdite: il mondo dell’industria con le sue aziende, il commercio, il turismo, la ristorazione, l’artigianato, i servizi pubblici e privati, il porto e la navigazione, l’aeroporto, la logistica, i trasporti, le case di riposo, le scuole paritarie… Evidenti già oggi, ma ancor più prevedibili nel futuro, sono le perdite di posti di lavoro con risvolti molto preoccupanti per il domani delle famiglie».

MONSIGNOR MARCO TASCA ARCIVESCOVO DI GENOVA

Lei cosa si augura? «Auspico che si esca al più presto da questa situazione che ha provocato tanto dolore, auspico una burocrazia veloce ed efficace anche attraverso l’impegno sollecito dei governanti, perché ogni giorno di ritardo accresce il rischio e il numero dei fallimenti. Ecco, non posso certo prevedere come sarà Genova nel prossimo futuro o fra dieci anni, ma ritengo sia necessario e indispensabile, per costruire un mondo più inclusivo e tollerante – come dicevo all’inizio – il camminare insieme, il sapersi ascoltare, il non arroccarsi sulle proprie idee e convinzioni. In questo particolare momento storico che stiamo vivendo abbiamo già la possibilità di dimostrarlo».

Celebrazione per la Giornata della Vita Consacrata nella Cattedrale di San Lorenzo. Ogni anno coinvolge tutti gli ordini religiosi, maschili e femminili, della Diocesi

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Monsignor Tasca e, a destra, monsignor Gianni Grondona, vicario episcopale per la Sinodalità. Qui parlano, a Multedo, ai delegati parrocchiali del Sinodo

Si ipotizzano città nel segno del benessere, di una sempre più forte educazione digitale. Non si dovrebbe pensare di più alle persone e alla loro spiritualità? «Il covid-19 ha costretto tutti noi a cambiare drasticamente le nostre abitudini di vita, rimanendo spesso confinati all’interno delle nostre abitazioni, cosicché le tecnologie digitali hanno assunto sempre maggiore rilevanza. La scuola ha sospeso le lezioni in presenza, trasferendole sui pc, tablet o smartphone; nel lavoro ha preso campo lo smart working; durante il lockdown anche le Messe venivano trasmesse in tv o in streaming. È nato un nuovo modo di relazionarsi con gli altri. Nei rapporti personali, nel lavoro, nel funzionamento dell’economia, nella politica, nella scuola vi saranno mutamenti che oggi si stanno producendo e i cui effetti vedremo soltanto nel tempo. Ai giorni nostri, comunque, non si può prescindere dall’essere presenti nell’ambiente digitale, ma ritengo che l’essere attivi nei nuovi media richieda impegno e studio».

È un tema delicato, non tutti studiano… «La comunicazione semplice e veloce resa possibile da internet non deve far dimenticare che il nostro impegno è di servizio e di attenzione alla persona e alla sua dimensione, anche spirituale. Talvolta ci si può far prendere la mano da derive di personalismo e protagonismo, ma è necessario evitare che si crei una comunità nella Rete che sia scollegata da quelle in carne ed ossa di cui si fa parte nel mondo reale. La Rete dev’essere sempre e comunque possibilità di incontro. Proprio Papa Francesco, nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali del 2014, ha sottolineato che “noi corriamo il rischio che alcuni media ci condizionino al punto da farci ignorare il nostro prossimo reale. Non basta passare lungo le ‘strade’ digitali, cioè semplicemente essere connessi: occorre che la connessione sia accompagnata dall’incontro vero”. Quindi, anche nel contesto della comunicazione e dell’era digitale occorre portare calore e accendere il cuore». 12


Genova Meravigliosa 2022/1 -

MONSIGNOR MARCO TASCA ARCIVESCOVO DI GENOVA

mentale, gli anziani soli, le famiglie spezzate, chi non ha un lavoro, le donne vittime di violenza, chi non ha una casa…».

Genova, in passato, è stata molto attiva nella carità, dall’Albergo dei Poveri all’associazionismo cattolico. Nel futuro che tipo di solidarietà occorrerebbe? «Sono molti coloro che si dedicano gratuitamente a persone meno fortunate e in difficoltà. Va anche sottolineato che la pandemia ha accentuato il fenomeno della povertà e sono in percentuale molti di più, rispetto al passato, coloro che necessitano di aiuto. Ne ho parlato anche nel mio discorso in occasione del Te Deum di fine anno, ricordando chi per motivi diversi si trova in condizioni disagiate: i senza tetto, chi affonda nel tunnel delle dipendenze e dell’azzardo, chi si trova in carcere e non ha le opportunità per reinserirsi, chi è straniero, chi affronta una disabilità, chi ha problemi di salute

Disagi che però voi affrontate… «Accanto a quanto fanno le istituzioni, posso testimoniare dell’azione delle nostre realtà caritative – Caritas, Auxilium – ma anche dei Centri di Ascolto vicariali, delle parrocchie, delle associazioni. Fa parte della missione della Chiesa annunciare Gesù e aiutare i bisognosi come meglio può. Sicuramente, come in tutte le cose, si può e si deve fare sempre meglio. Il cammino del Sinodo indetto da Papa Francesco, che vede in questa prima fase il soffermarsi sull’ascolto e il discernimento, può senz’altro aiutarci ed essere un impulso per riflettere e agire meglio anche nel campo della solidarietà».

Monsignor Tasca il giorno del suo ingresso nella Diocesi di Genova. A destra il Cardinale Bagnasco

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Chi evangelizza – sostiene il Santo Padre – non può mai scordarsi di essere sempre in cammino, in ricerca insieme agli altri. Perciò non può lasciare indietro nessuno, non può permettersi di tenere a distanza chi arranca, non può chiudersi nel suo gruppetto di relazioni confortevoli. Essere evangelizzatori non è un privilegio, ma un impegno che proviene dalla fede».

Si parla sempre di più di Nuova Evangelizzazione. Genova con la sua Storia può dare un contributo a questo nuovo passo della Chiesa? «Anche qui ci viene incontro il Papa che nella Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” sottolinea che la gioia del Vangelo scaturisce dall’incontro con Gesù. È quando incontriamo il Signore che veniamo inondati da quell’amore di cui Lui solo è capace. Allora, «quando permettiamo a Dio di condurci al di là di noi stessi», la vita cambia e «raggiungiamo il nostro essere più vero. Lì sta la sorgente dell’azione evangelizzatrice» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 8).

La Santa Sede ha annunciato per il 2025 un anno giubilare sul tema “Pellegrini di speranza”… «Anche la Chiesa genovese si metterà in cammino. Per il Papa, il pellegrinaggio verso il Giubileo “potrà rafforzare ed esprimere il comune cammino che la Chiesa è chiamata a compiere

Santa Messa per il mondo del lavoro nella solennità di San Giuseppe, tenuta nella Cattedrale di San Lorenzo

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Genova Meravigliosa 2022/1 -

MONSIGNOR MARCO TASCA ARCIVESCOVO DI GENOVA

per essere sempre più e sempre meglio segno e strumento di unità nell’armonia delle diversità”. E il contributo che potranno dare Chiesa e Città di Genova anche in futuro sarà proprio quello di essere segno di speranza, capace di guardare al domani. Avvicinarsi a chi è nel bisogno, costruire ponti, servire chi soffre, prendersi cura dei poveri, confortare chi è scoraggiato. Tutto questo, per chi è credente, con la certezza che proviene dal Signore Gesù, il quale ha vinto la morte e ci ha donato la vita eterna». “Ultimi” è un termine che indica condizioni di povertà e solitudine estreme. Lei come definirebbe la compassione che dobbiamo provare per chi ha poco o nulla? «La povertà, come ci insegna la Scrittura, nasce da un disordine sociale, dall’ingiustizia e dal sopruso perpetrato da chi, disponendo di molti mezzi, tende a prevaricare sugli altri. Da alcuni anni la Chiesa celebra la Giornata Mondiale dei Poveri. Ricordando, come già diceva Paolo VI, che «i poveri appartengono alla Chiesa per diritto evangelico e obbligano all’opzione fondamentale per loro», Papa Francesco, con questa Giornata, ha voluto chiamare la Chiesa a reagire «alla cultura dello scarto e dello spreco facendo proprio la cultura

Varo della nave Oceania di Fincantieri

dell’incontro», specificando che sono proprio loro, i cosiddetti ultimi, al centro del messaggio evangelico. E che sulla condivisione e sul servizio agli ultimi si gioca la credibilità della nostra fede. La frase del Vangelo «I poveri li avete sempre con voi» (Mc 14,7) è un invito a non perdere mai di vista l’opportunità che viene offerta per fare del bene. Non si tratta di alleggerire la nostra coscienza con qualche elemosina, semmai di contrastare la cultura dell’indifferenza e dell’ingiustizia con cui ci si pone nei confronti dei poveri». E come si contrasta l’indifferenza? «Con un movimento di evangelizzazione che incontri i poveri là dove si trovano. Non possiamo attendere che bussino alla nostra porta, è urgente che li raggiungiamo nelle loro case, negli ospedali e nelle residenze di assistenza, per le strade e negli angoli bui dove a volte si nascondono, nei centri di rifugio e di accoglienza… È importante capire come si sentono, cosa provano e quali desideri hanno nel cuore».

Renato Tortarolo 15




Gli imprenditori liguri devono imparare a investire di più e litigare meno Augusto Cosulich, presidente e CEO della Fratelli Cosulich S.p.A.:

«I figli non prendano i difetti dei padri»

G

«

li imprenditori liguri devono darsi una mossa. Fare impresa. Da Cavaliere del lavoro mi hanno insegnato a creare occupazione, aiutare i giovani, obiettivi che sarei felice di raggiungere come cittadino. Senza investimenti, senza che l’imprenditore guidi una rinascita, una città può fare ben poco». 18


Genova Meravigliosa 2022/1 - AUGUSTO COSULICH

Augusto Cosulich, 68 anni, presidente e CEO della Fratelli Cosulich S.p.A., ha una profonda onestà intellettuale. Che gli permette di delineare scenari ma anche criticità del sistema economico genovese.

essere l’hub per portare merci nel Nord Europa. Oggi fanno il periplo di Gibilterra per raggiungere Rotterdam, ma potrebbero benissimo fermarsi a Genova, Vado Ligure o alla Spezia. E proseguire in treno. A patto, però, di avere un sistema ferroviario, una dogana e strade efficienti. A quel punto movimenteremo veramente tanti contenitori e merce varia».

Saremo competitivi anche in un futuro lontano? «Certo, se sapremo valorizzare le bellezze naturali, l’offerta turistica e un porto dalle potenzialità enormi. Nel primo caso, penso a una dote invidiabile: Golfo del Tigullio, Portofino, Sanremo. Nel secondo, siamo in una posizione geografica speciale, quindi potremmo

Lei ripete da anni che è venuto il momento di investire… «Vero. È il mezzo per raggiungere i due obiettivi di cui le ho parlato. Ma la nostra impren-

Logistica e attività di trasporto della Fratelli Cosulich S.p.A.

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Servizio di agenzia di linea nel Porto di Genova

ditoria deve svegliarsi: molti hanno venduto ai fondi, altri non impiegano le loro risorse. Ma, visto che le tombe non hanno tasche, non so cosa se li tengano a fare i soldi. Del resto l’anno scorso abbiamo guadagnato tutti molto bene. Ovviamente intendo lo shipping, non chi ha sofferto per la pandemia».

Lei invece si è prodigato? «Negli ultimi cinque anni abbiamo investito 250 milioni di euro in nuove attività. Se ciascuno facesse, non dico quello che abbiamo fatto noi, ma una parte, sarebbe già un grande risultato. Ma non voglio piantare bandierine. I miei sono fatti. Il gruppo che rappresento controlla attualmente centosei società per un fatturato di un miliardo e mezzo di euro all’anno. Chiudiamo il 2021 con un EBITDA di circa quaranta milioni. Prima non avevamo né così tante società né un tale fatturato. Ed è tutto merito degli investimenti. Alcuni li abbiamo sbagliati, pochi, molti hanno avuto suc-

Un ricambio generazionale a questo punto è necessario? I suoi inviti sono rivolti ai giovani o ai suoi coetanei? «A entrambi. Non importa. Basta che investano. Non vorrei che i giovani prendessero esempio dei vecchi che non lo hanno fatto abbastanza». 20


Genova Meravigliosa 2022/1 - AUGUSTO COSULICH

cesso. L’imprenditore per natura deve rischiare, altrimenti non otterrà mai risultati». Per costruire una società moderna, oltre al capitale servono visioni, dall’università a strategie di lungo respiro. Noi le abbiamo o mancano? «Al momento le istituzioni, quindi il presidente Toti, il sindaco Bucci e il presidente del porto Signorini, stanno svolgendo un ottimo lavoro. Purtroppo sono gli imprenditori a non essere una buona controparte. E faccio autocritica. La politica sta facendo quello che deve. Nell’ambito portuale verranno prese decisioni importanti. Lei ha menzionato l’università: non sarà di grido e c’è molto da fare, ma almeno abbiamo un rettore che mi sembra molto bravo, con grande voglia di risultati». Allora cos’è che non funziona? «Ad esempio ci sono poche startup. Secondo alcune statistiche, ne abbiamo meno che in altre regioni. Abbiamo il problema che molti dei nostri ragazzi vanno a lavorare fuori, perché qui non trovano una collocazione. Bisognerebbe riportarli indietro. Inoltre si devono aiutare gli anziani, molta gente che soffre. E risolvere il nodo del centro storico. Se avremo più coraggio, quegli investimenti porteranno nuova occupazione».

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Lei è stato definito l’uomo dei cinesi prima, poi dei turchi, infine degli iraniani. Non mi sembra che appartenga a nessuna di queste definizioni… «Possono chiamarmi come vogliono. Ho ottimi rapporti con i cinesi, lavoriamo insieme da più di trent’anni. E va tutto benissimo. Da lì a dire che sono la parte più importante della società ce ne corre. Potranno rappresentare al massimo il 3 %. La stessa cosa vale per i turchi. Il mio rapporto con Arkas Group è molto solido. Del resto, sono riuscito ad avere rapporti di grande amicizia con i miei clienti e questo aiuta molto. Anche con gli iraniani. Spero che le sanzioni vengano tolte, perché là ci sono tanti giovani e tante opportunità». R.T.

Lei è severo sulla guerra fra terminalisti. Pare che adesso sia finita, rimane perplesso comunque? «Direi dispiaciuto. Purtroppo l’imprenditoria non investe ed è pure litigiosa. Abbiamo due associazioni di armatori, una di terminalisti che battibecca più spesso di quanto vada d’accordo, non ultimo il ricorso di Beppe Costa contro i depositi chimici a Ponte Somalia. Quindi in generale l’associativismo, parlo anche di spedizionieri e agenti marittimi, e mi ci metto anche io, a Genova non funziona, non facciamo gruppo. Una sola volta ci siamo smentiti: quando il premier Draghi è venuto a Palazzo San Giorgio. Perlomeno ci siamo rivisti. Se non parliamo fra noi, è grave».

Attività Tramps, imbarco e sbarco di merci sfuse alla Fratelli Cosulich

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Meritocrazia e giustizia sociale

così Genova e Liguria decollano nel mondo Giovanni Toti, presidente della Regione:

«Accogliamo di più, non si fermano le persone con sacchetti di sabbia o muri di cemento»

idrogeologico del Bisagno e non ci siamo scordati dei quartieri che hanno sofferto di più verso la Val Polcevera, travolta dal crollo del Ponte Morandi». In che senso non vi siete scordati delle periferie? «Le case evacuate all'epoca della tragedia diventeranno studentato e “senior e junior housing”, fatto che trovo lungimirante. E l'abbattimento della Diga di Begato ha invertito il fenomeno dell’urbanizzazione di tipo sovietico, che non ha migliorato la qualità dell'abitare né il tessuto sociale».

P

residente Toti, questa volta Genova cambierà davvero? «Direi che è sogno da rendere realtà. Barcellona cambiò faccia con le Olimpiadi, Berlino con la riunificazione della Germania. In quanto a noi, non c'è angolo della città, dal Waterfront di Renzo Piano al recupero di Hennebique, all’ex mercato di corso Sardegna come piazza urbana, che non sia in fermento. Abbiamo rimediato al dissesto

Intanto la politica è sempre più litigiosa… «Più per motivi strutturali che di carattere. Dopo un'epoca di grandi populismi che ha travolto la Seconda Repubblica, con numeri molto significativi agli estremi e non al cen24


Giovanni Toti davanti alla Stazione Marittima di Genova, simbolo dei grandi viaggi

tro, c’è stato il bagno di realismo portato dalla pandemia. Certo, ancora oggi la politica non ha adattato i suoi schemi a una realtà profondamente mutata. E vive delle esigenze dei singoli partiti che spesso sono in ritardo nel recepire i cambiamenti. Dall’antieuropeismo si è passati necessariamente a un dialogo indispensabile con l’Europa».

economiche e sociali non ne hanno mai fermata una. Innovazione tecnologica e velocità di modernizzazione necessaria alla nostra società passano dagli investimenti, sì, ma anche dalla capacità di selezionare buona classe dirigente. Occorre riattivare l'ascensore sociale che in Italia ha sempre faticato un po’ ma che nell'ultimo periodo è rimasto in panne, alimentando i partiti dell’opposizione comunque, quelli dell'odio sociale e del qualunquismo».

Una società moderna, tecnologicamente avanzata e più equa, dovrebbe essere più centrista e meno massimalista? «Massimalismo e barricate contro le riforme

E a queste resistenze come si risponde? «Ritornando alla meritocrazia. A un Paese 25


sia da tempo un modello politico che talvolta i partiti con lungimiranza sposano, altre volte con qualche paura recondita recalcitrano a fare proprio ma che esiste».

Un robot umanoide inventato e costruito alla IIT di Genova

dove nulla sia scontato o dovuto, ma credendo che tutto sia possibile. Il filosofo Norberto Bobbio sosteneva che libertà e uguaglianza sono antinomie della politica. Credo invece all’uguaglianza di opportunità mentre l’egualitarismo è la forza delle opportunità di un Paese».

Con posizioni però molto divaricate, c'è un centro moderno e un centrodestra... «Mettiamola così, ci sono partiti contenitori, come quello democratico americano, che raccolgono al loro interno molte anime, anche sensibilmente diverse per religione, cultura, tradizioni, latitudine, abitudini alimentari e scuole di pensiero politico ed economico. Lo stesso vale per le coalizioni. O c'è una alchimia virtuosa che le fa dialogare oppure ci si scontra per renderle compatibili». Storicamente ha mai visto un grande cambiamento generazionale gestito dalle forze di destra? A me non risulta, semmai da centro, liberali, repubblicani… «Lei mi chiede se alcune idee della destra sono compatibili oggi con il progresso e la modernizzazione del Paese? Le rispondo che se non sono mitigate da un centro forte, in una globalizzazione ormai irreversibile, è molto difficile ragionare di autarchia e di Stato-paese. Senza l'ombrello dell'Europa

Questa città è in corsa perché ci sono le elezioni o perché ha un vero talento? «Ogni cosa è possibile grazie al talento delle persone, a una competitività climatica che non è merito di nessuno, a una storia industriale potente, all’essere stata uno dei vertici del triangolo industriale. Credo che la Liguria 26


Genova Meravigliosa 2022/1 - GIOVANNI TOTI

Vernazzola, sullo sfondo, in un impagabile tramonto genovese

verremo travolti dai colossi. E non dico cinese o americano, ma vietnamita, thailandese, malese o africano. È impossibile fare ragionamenti di tipo sociale, anche migratorio, senza un coinvolgimento globale. Perché non si arrestano le persone con i sacchetti di sabbia come le piene dei fiumi, o i muri di cemento».

dono a sottovalutare. Specie se hai classi dirigenti ormai abituate a palazzi confortevoli e sontuosi. Che finiscono per scordarsi tante sacche di disagio. Altra cosa è immaginare che coltivare paure, tipicamente connesse al disagio e alla povertà, anche culturale, diventi ricetta di governo». Tutte le risorse che pioveranno Genova, fanno dire alla gente: a me come persona chi ci penserà? «Se Waterfront e Hennebique, le scintillanti navi da crociera e le gigantesche portacontainer della nuova diga, e i nuovi palazzi ristrutturati nel centro storico riguardassero solamente le persone che ci andranno a vivere o a lavorare, sarebbe limitativo. Una piccola cosa se confrontata con le sconfinate periferie. Le possibilità devono valere per tutti. Anche il ragazzo che nasce nell’angolo più di-

E quando succede come si interviene? «Una cosa è lo stimolo a tener presente esigenze che magari i grandi partiti di governo, nella gestione di fenomeni complessi, ten-

Una veduta di Portovenere, nel Golfo della Spezia

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sagiato della città, deve poter aspirare a un ruolo di prestigio in una grande azienda. Ambizione e competitività innescano un circuito virtuoso».

strategica nazionale, importantissima. Allo stesso tempo il centro storico che acquisisca un’alta qualità di vita è di sicuro un modello urbanistico da imitare. E immaginare Portofino come un quartiere della Grande Genova, lussuoso e noto in tutto il mondo, ci porterebbe in un ordine di grandezza e di pensiero davvero planetario».

Pensando ai prossimi dieci anni dei genovesi, un investimento nel porto vale molto più che nel turismo? «Non sono attività antagoniste ma complementari. In realtà, il porto è un’infrastruttura

Renato Tortarolo

La Lanterna e l’approdo dei traghetti

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Energie rinnovabili e porto. Siamo già una città pilota Sonia Sandei, Head of Electrification del Gruppo Enel:

«Il nostro nemico? La burocrazia»

Sonia Sandei, 51 anni, genovese, è Head of Electrification del Gruppo Enel. Il punto di vista è quello di una manager che si occupa di elettrificazione. Nel 2021 ha inaugurato il WTC e il palazzo di Via San Vincenzo dove ha sede Confindustria, due edifici che hanno ridotto i consumi del 40% e diminuito l’emissione di CO2 grazie alla sostituzione delle caldaie a gas metano preesistenti con pompe di calore ad approvvigionamento elettrico e alla rimozione dei gruppi frigoriferi. Un risultato di cui è orgogliosa, come avere visto sorgere duecento colonnine di rifornimento elettrico nelle strade di Genova.

I

«

mmagino Genova come città pilota d’Italia. E possiamo farlo impiegando lo stesso modello di determinazione e coraggio che abbiamo dimostrato dopo il crollo del ponte Morandi. E che dev’essere applicato alla fase di transizione, molto difficile, che stiamo vivendo. Non intendo solo quella ecologica ma digitale, burocratica, sociale e di cultura d’impresa».

Come diventeremmo una città pilota? «Compiendo questa transizione insieme al porto, che vale un terzo della nostra vita produttiva. È il primo in Italia a muoversi verso lo sviluppo del “cold ironing”, che permette la 30


Genova Meravigliosa 2022/1 - SONIA SANDEI

La Commissione Europea ha definito l’energia nucleare una fonte sostenibile. Cosa ne pensa? «Ritengo che la transizione si debba compiere attraverso lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Il cambiamento va affrontato con tecnologie già pronte, dal fotovoltaico all’eolico». In qualche modo Genova frena i cambiamenti? «Per me e per il mio lavoro le difficoltà più grandi riguardano la transizione burocratica. Da quella lentezza deriva l’ostacolo più insidioso agli investimenti sul territorio. Penso anche ai fondi del PNRR. Le pubbliche amministrazioni in questo momento non hanno competenze per offrire strumenti adeguati ai nuovi modelli di business. Il Covid non ha reso più veloci i procedimenti autorizzativi. Ha accelerato i processi di cambiamento nelle imprese ma non nelle pubbliche amministrazioni. Non è solo un problema di lentezza procedurale, ma di stratificazione delle norme e di garanzia di certezza del diritto».

Il tema delle energie rinnovabili è al centro di un cambiamento epocale

decarbonizzazione dei consumi attraverso l’elettrificazione delle banchine. Le quali forniranno alle navi energia proveniente da fonti rinnovabili. Questo migliorerebbe la qualità dell’aria, diminuendo le emissioni provenienti per l’80% dalle navi in sosta e attraccate. Inoltre abbasserebbe l’inquinamento acustico e ci consentirebbe di diventare più attrattivi negli investimenti e più competitivi, ad esempio, di Marsiglia, che si è già attrezzata con il “cold ironing”». Quando accadrà? «Presto perché l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale lo ha annunciato e sono già stati stanziati dei fondi. Saranno emessi bandi pubblici. Potremmo diventare il primo porto d’Italia elettrificato con le grandi colonnine sulle banchine. Per chiudere il cerchio della decarbonizzazione in modo virtuoso».

L’elettrificazione delle banchine cambierà il porto

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elettrici dopo la Cina, con mille e trecento unità in tutto il mondo».

Come risolverebbe questi problemi? «Le imprese si adattano per natura. Nel 2010 Enel ha inaugurato il decennio delle rinnovabili e nel 2020 quello dell’elettrificazione. Le grandi imprese hanno le capacità di gestire i cambiamenti, hanno visioni e strumenti. Dall’altra parte, però, deve esserci una pubblica amministrazione competente. Abbiamo 5 anni di tempo per concludere i progetti previsti dal PNRR. L’unico modo per riuscirci risiede nella collaborazione pubblico-privato».

E per affrontare il rincaro delle bollette? «Sviluppando 60 Gw di rinnovabili in tre anni, che ci consentirebbero di tagliare del 20% le importazioni di gas dall’estero, con un risparmio a prezzi attuali di 27 miliardi all’anno. Questa la proposta condivisa con Elettricità Futura che si traduce in 85 miliardi di investimenti e 85.000 posti di lavoro nel prossimo triennio. Una grande opportunità anche per i green new jobs». Eliana Quattrini

Esistono parti del mondo che hanno già risolto questi problemi? «Alcune città sudamericane, come Santiago del Cile, dove Enel ha lavorato, hanno colmato il gap dei servizi che anche Genova è chiamata ad affrontare, traslando il trasporto pubblico dai combustibili fossili all’energia elettrica. Santiago era una delle città più inquinate del mondo. Quattro anni fa abbiamo iniziato con una decina di bus elettrici, ora ne circolano quattrocentocinquanta. Significa anche digitalizzazione del trasporto: informazioni in tempo reale sul traffico, sulla frequenza dei mezzi, riscaldamento e raffreddamento corretti. Come si è fatto in Cile, a maggior ragione si può realizzare a Genova. Enel è il più grande operatore di bus 32



Genova capitale della vela potrà diventare una nuova casa Nicolò Caffarena, segretario generale dello Yacht Club Italiano:

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«Ci giochiamo una grande sfida»

egretario generale dello Yacht Club Italiano, Nicolò Caffarena, 47 anni, appassionato di vela, da manager in un’azienda siderurgica del Gruppo Arvedi sa interpretare il ruolo di dirigente dell’antico sodalizio genovese con mentalità più internazionale.

La regata Rolex Giraglia organizzata da Yacht Club Italiano. Qui è fotografata a Saint-Tropez diretta a Genova

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Genova Meravigliosa 2022/1 - NICOLÒ CAFFARENA

l’Accademia del Mare che dalle navi mercantili si sta allargando alle professionalità del diporto nautico. Posizionata vicina all’uscita del porto, sarà una base perfetta per le regate internazionali con centinaia di piccole barche».

Cosa sarà per Genova lo Yacht Club Italiano nei prossimi anni? «Un punto d’eccellenza per la città. E un’eredità solida confermata dal fatto che la Federazione Italiana Vela, nata nella nostra sede, è rimasta a Genova senza trasferirsi a Roma. E di futuro ce ne intendiamo: Guglielmo Marconi, che era nostro socio, il 26 marzo del 1930 accese le luci del Municipio di Sydney con un impulso radio dal suo yacht Elettra, ormeggiato nel porticciolo Duca degli Abruzzi». Poi c’è la vostra propensione al sociale… «Sì, ospitiamo associazioni come Vele d’Epoca e Sail Training Association Italia che, con il veliero Nave Italia gestito di concerto con la Marina Militare, offre esperienze di navigazione terapeutica a ragazzi con disabilità o disagio sociale. Avremo inoltre un ruolo da protagonisti nella Casa della Vela, centro di riferimento per la nautica con attività di formazione come

L’Elettra, nave laboratorio di Guglielmo Marconi, davanti alla storica sede di YCI

Come dev’essere una città con vocazione marinara? «Logistica e spazi sono fondamentali. Quando organizziamo la regata Rolex Giraglia, la Mil-

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levele o altri eventi internazionali, dobbiamo spostare le barche dei soci. Ecco perché sarà importante la nuova darsena, fra la nostra area e il padiglione Jean Nouvel, che verrà realizzata nel Waterfront di Levante. Avremo

zione. Il suo management ha dimostrato caparbietà e tenacia nell’affrontare la crisi economica e poi la pandemia. Congratulazioni al direttore generale di Confidustria Nautica, Marina Stella e al presidente Saverio Cecchi.

Il passaggio delle Regate di Primavera di Portofino, davanti al Faro

maggiori possibilità di ormeggio, e con il Waterfront si potranno ricevere anche barche sotto i venti metri». Siete coinvolti in appuntamenti internazionali come Salone Nautico e The Grand Finale Genova di Ocean Race? «Con il Nautico c’è una grande collabora-

Non è un caso se la regata Millevele si svolge in concomitanza con il Salone. Quanto alla tappa conclusiva di The Ocean Race, siamo inseriti nello Steering Committee e daremo il nostro contributo all’evento nel giugno 2023. Noi cerchiamo di aprire Genova a tutti i velisti che vengono da noi per le regate. Grazie a 36


Genova Meravigliosa 2022/1 - NICOLÒ CAFFARENA

una sinergia con la Camera di Commercio avevamo messo a punto una app per esplorare la città, i giovani a loro volta hanno diffuso sui social la loro esperienza, con una leva promozionale esponenziale».

per la tradizione delle regate di club al mercoledì sera. Un sogno che potremmo permetterci anche noi. Del resto, con l’Alta Velocità, molte persone potrebbero scegliere di vivere a Genova pur lavorando, faccio un esempio, a Milano». Se la città diventasse un vero laboratorio di sostenibilità in cui vivere e lavorare meglio, quale contributo potreste dare? «Intanto è un’opzione che mi piace molto. Noi stiamo cercando di fare proprio questo: portare a Genova tutte le attività legate al mare. Non vogliamo essere egemoni, ma pensiamo di poter offrire molto in questo senso: un solo esempio, simbolico, la regata RoundItaly che la unisce a Trieste, potrebbe cominciare nel giorno di apertura del Salone Nautico e arrivare là in tempo per la Barcolana, unendo due eccellenze della nostra nautica». Da club nato nell’Ottocento e riservato a una élite vi state trasformando in una struttura aperta a tutti… «Organizziamo serate culturali di rilevanza nazionale e guardiamo alle nuove generazioni supportando diversi ragazzi, non necessariamente figli di soci, cito Alessio Cindolo, un atleta promettente che può regatare con l’aiuto del Club. In sede abbiamo creato nuovi spazi, come una sala per giovani e una palestra, un punto di aggregazione molto sentito. Matteo Capurro, ex velista della nazionale, fa parte della direzione Yacht Club Italiano ed è il nostro futuro. Abbiamo terminato il refitting di un quindici metri a vela, con il quale avviamo all’altura giovani che si sono messi in evidenza nelle derive. Un altro socio ci ha donato una barca d’epoca che va ad aggiungersi a “Indomabile Pensiero” e “Grampus”, con le quali svolgiamo attività davvero aperte a tutti».

A chi si ispirerebbe per innovazioni legate al mare? «Amburgo è un esempio straordinario di riconversione e integrazione dell’area portuale. Credo che a Genova la ristrutturazione dei silos Hennebique vada in questa direzione. Mi piace molto anche Auckland, Nuova Zelanda,

Giuliano Luzzatto 37




Le grandi opere del porto non sono solo la diga foranea Giulio Schenone, Amministratore Delegato di GIP Spa (Gruppo Investimenti Portuali):

«Vorrei confrontarmi con i giovani su cultura e nuove infrastrutture»

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Giulio Schenone

ual è la sfida più grande per Genova? «Le infrastrutture. Di qualsiasi tipo: stradali, portuali, ferroviarie, la Gronda. Sono il motore per qualsiasi tipo di sviluppo. Ma se non si facessero, la nostra visione della città futura sarebbe del tutto limitata».

Lei è stato abbastanza scettico sull’importanza strategica della nuova diga foranea. Lo pensa ancora? «La diga è importante ma va vista all’interno di un complesso di opere. Serve per fare approdare le navi più grandi nel porto storico? Ma in questo caso, non hanno bisogno soltanto di un accesso più ampio e sicuro. Servirà

Veduta dall’alto del Terminal PSA SECH

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Genova Meravigliosa 2022/1 - GIULIO SCHENONE

non si fa. Non si può parlare solo di un porto, ma avere un orizzonte molto più articolato. E torniamo alla diga: deve far parte del programma delle grandi opere ma non può essere l’unica imprescindibile. Ce ne sono altre meno eclatanti, ma non meno urgenti».

un dragaggio diverso perché i fondali per certi tipi di navi non ci sono. Non basta quindi fare solo la diga ma riflettere anche su questo punto. Per non parlare della overcapacity per il mercato dei contenitori…». Cosa intende per capienza eccessiva? «Ci sono più spazi per terminal rispetto alla domanda delle compagnie armatoriali. Con il risultato di vedere inutilizzato il 40 % di queste aree. Un problema che riguarda il comparto Nord-Ovest dei porti italiani: Livorno, La Spezia, Genova, Prà-Voltri e Savona-Vado. Inoltre non abbiamo una visione di sistema. Bisognerebbe pianificare tutti insieme, invece

Fra terminalisti c’è stata una grande conflittualità. È comprensibile perché siete in regime di concorrenza oppure, per il bene delle vostre imprese, è meglio ridurla? «Noi operiamo in tanti porti. A Livorno abbiamo una società che è il terminalista più importante. La litigiosità esiste ovunque, non solo a Genova. A novembre scorso il Tar di Fi-

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renze ha affrontato nello stesso giorno tutte le diciotto cause che riguardavano liti e ricorsi fra i vari terminalisti. Ma a Genova, per il suo primato nazionale, dovremmo cercare di limitare gli scontri. È altrettanto vero che c’è carenza di spazi e tutti vogliamo veder crescere le nostre aziende, i traffici per creare occupazione e fare investimenti».

ziato a metà degli anni Novanta, quando non esisteva il terminalista puro. Eravamo tutte figure che provenivano da altri settori attigui allo shipping. Quindi gli imprenditori che hanno affrontato questa nuova attività si sono un po’ riciclati, convertiti. Poi è arrivato il gigantismo navale. Che ci ha costretti a fare investimenti ben più ingenti, a quel punto sono arrivate le grandi società internazionali come PSA, da un lato, e i fondi infrastrutturali di investimento che hanno colmato questo gap. Altrimenti chi ha iniziato il lavoro trent’anni fa non avrebbe potuto reggere».

Sembra un problema insolubile, in realtà… «Secondo me un nuovo piano di regolazione portuale sarebbe, in parte, una soluzione nel risolvere queste divergenze. Però c’è un altro aspetto: la trasformazione dei terminalisti avvenuta negli ultimi dieci anni. Noi abbiamo ini-

Quando chiedo a professionisti cosa sarà della città fra dieci anni, rispondono sem-

Veduta dall’alto della banchina PSA

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Genova Meravigliosa 2022/1 - GIULIO SCHENONE

Quindi non crede che un porto super moderno produca una ricchezza per la città, considerando anche l’inevitabile aumento della popolazione, molto superiore a quella generata col turismo? Confondere i due temi è tipico della politica… «Posso anche essere d’accordo. Al tempo stesso una città non può vivere soltanto di porti commerciali. È evidente che ci debbano essere filoni paralleli. Le faccio l’esempio della pandemia, un evento epocale che ha sbaragliato alcune tipologie di turismo, sia tradizionale che croceristico. Proprio perché le navi si sono fermate. Se avessimo puntato tutto sul turismo, Genova sarebbe quasi fallita invece essendo un porto multifunzionale, vocazione

pre con due parole: turismo e porto. Se facessi la stessa domanda in Estremo Oriente mi parlerebbero prima del porto e poi molto dopo del turismo. Secondo lei quali sono le percentuali corrette? «Credo che i due valori non siano antitetici, possono assolutamente convivere e devono essere sviluppati parallelamente. Perché le dico questo? Perché rientra nel discorso delle infrastrutture. Le faccio l’esempio dei crocieristi che arrivano per imbarcarsi o sbarcano. È chiaro che per invogliare questo tipo di turismo a venire a Genova un giorno prima e visitarla, occorrono nuovi servizi. La stessa cosa per la parte di turismo non legata alle crociere, il turismo rivolto alle città d’arte».

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Veduta di nave in lavorazione al terminal PSA SECH

saranno protagonisti molto più di noi. Dovremmo coinvolgere le nuove generazioni molto più di quanto abbiamo fatto sino ad oggi. Anzi dovremmo creare questo genere di confronto. Magari in collaborazione con l’università, associazioni di categoria. Io le ho detto quali siano le mie priorità, magari un trentenne potrebbe pensarla in maniera assolutamente diversa e avere probabilmente ragione». R.T.

che dobbiamo assolutamente mantenere, non è successo. Il porto deve poter spostare qualsiasi tipo di merce: liquida, solida, in contenitori o no. Al tempo stesso la città deve mantenere un’offerta culturale elevata». Lei da imprenditore come contribuirebbe a quest’offerta? «Confrontandomi con venticinquenni o trentenni per capire la loro visione di città. Perché saranno loro che la vedranno cambiare e ne

Gate di accesso al terminal PSA Genova Prà

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Vi rivoluzioneremo il Porto,

ma il coraggio devono metterlo tutti

Paolo Signorini è il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale

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residente Signorini, come immagina Genova nel futuro? «Diversa da tutte le altre. Abbiamo visto città che hanno riconvertito aree industriali, anche significative, a terziario e turismo. Un esempio può essere Barcellona. Poi ce ne sono state altre, ricche di Storia e monumenti, convertite anche loro a turismo e servizi. Penso a Firenze e Venezia. Sono ipotesi diciamo virtuose, dal punto di vista del mantenimento della vitalità economica. Anche se, personalmente, credo con qualche area grigia nel preservare la loro anima. Occorre raccontare una trama, non un modello da replicare. Così vive una città…». 46


Genova Meravigliosa 2022/1 - PAOLO SIGNORINI

Tutti pregi e nessun difetto? Mi sembra improbabile… «Infatti. Genova è molto bella ma ha pagato servitù pesanti allo sviluppo industriale e all'accessibilità. Intendo viadotti, gallerie, sopraelevate ma anche intere aree, compreso il Waterfront, completamente da riqualificare. Ora è venuto il momento di affrancarsi, essere più liberi. E coraggiosi. Quindi, sarà una città che mantiene una sana commistione. Con meno ferite rispetto a quelle che si vedono ancora oggi, arrivandoci. Genova può avere un impatto duro, ma basta girare l'angolo per scoprire vedi cose bellissime».

...a noi non succede…? «... sino a un certo punto. Se andiamo dall’estremo levante di Nervi sino all’estremo ponente di Vesima, saremo colpiti dal susseguirsi interminabile di attività produttive, aree urbane, a volte riqualificate, strutture ricettive ma è una successione un po’ disordinata. Non lo dico io, è una riflessione di Renzo Piano e di altri architetti. E credo che Genova rimarrà così. Non diventerà mai Gardaland. Allo stesso tempo, non sarà mai “città boutique” dove si replicano idee già viste milioni di volte in altri contesti. E questo è un bene…».

Il porto di Genova è uno dei più importanti d’Europa e punta a diventare l’eccellenza del Mediterraneo

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Il terminal Spinelli e a destra la diga foranea che risale alla prima parte del Novecento

Un glamour che invecchia, però… «... e credo che non avrà esplosioni demografiche, perché non succede in molte parti d’Europa. Saranno importanti, invece, i famosi tre grandi assi di sviluppo come si legge anche nel Bollettino della Banca d'Italia: portualità o economia blu, turismo e terziario avanzato potranno avere, in tutta la Regione, tassi di sviluppo e di crescita, anche qualitativa, superiori ad altre aree geografiche. Perché questa resta una terra straordinaria. Quindi se uno se la gioca bene, in questi tre settori, sono certo di miglioramenti significativi…».

cellenze un po’ retoriche abbia meno forza che immaginare uno scalo davvero avveniristico, sia per le merci che per i passeggeri? «Sì, infatti i grandi investitori scommettono sulla portualità: container, traghetti, crociere cantieristica. Ma penso che anche il turismo abbia una scommessa forte da giocare. Basta pensare a quello che è accaduto a Provenza, Costa Azzurra, Toscana. Lì ha vinto proprio la visione di essere competitivi con un’offerta decisamente seduttiva…». E noi cosa potremmo offrire? «Il Tigullio è oggetto di investimenti molto significativi, anche da operatori mondiali. La Liguria ha molto da spendersi, secondo me, perché è una terra ancora poco sfruttata. Tutto sommato, questo fatto che non è facil-

Per realizzare il secondo step, quello di un turismo realmente produttivo per l'immagine all'estero, non dovremmo investire prima di tutto nel Porto? Non le pare che parlare sempre e solo di Rolli e altre ec48


Genova Meravigliosa 2022/1 - PAOLO SIGNORINI

mente accessibile l'ha protetta da alcuni fenomeni turistici di massa. E poi c'è un l'imprevedibile. Pensi a cosa è successo con la pandemia. Prima andavano tutti alle Maldive, e solo dopo usavano le seconde case. In seguito, la scelta si è capovolta: godiamoci le nostre case, dove il tempo è sempre bello». Nel porto del futuro, compreso quello di Genova, ci sarà un’apertura maggiore all’inclusione? Un report mondiale dice che almeno tre grandi Paesi africani avranno un Pil fra i primi dieci in classifica. Questo ci porta a pensare scali che scambino non solo merci ma idee, e che rendano più ricco il territorio anche in senso umanistico? «Sono temi delicati. Genova ha vissuto epoche di grande aperture ma anche di forti chiusure, di contenimento fra le sue mura. Che poi è sempre stato il suo vantaggio geografico. A mio parere, negli ultimi decenni ha vissuto più su una rendita di posizione che su un senso di piena competitività nel mondo globale. Anche se va dato atto che, quasi nello

Una veduta dell’Ente Bacini di Genova per riparazioni, ricostruzioni e refitting delle navi

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mente propendo per questa seconda evoluzione. Quella dell’apertura internazionale. Credo che stiamo andando in quella direzione ma è una sfida da vincere».

stesso lasso di tempo, qui hanno preso posizione tutti i principali stakeholder mondiali. Quindi è una situazione un po’ in bilico. Chi conta ha deciso di essere presente proprio a Genova. Se poi ci saranno operatori in posizioni di rilievo, pur giocando su quelle rendite, oppure vincerà quella sana competizione a livello globale dipenderà da vari fattori…».

Qual è il porto più bello, più moderno nel mondo? Non solo per i traffici ma perché si avvicina di più all'idea di scalo che lei vede necessario in futuro? «Se dovessi dare una risposta con il cuore, direi New York. Non per il suo immaginario collettivo. Ma perché la Port Authority gestisce una mobilità immensa con criteri modernissimi. Devo dire però che, in qualche modo, ci

Quali sarebbero questi fattori? «Ad esempio procedere a grandi investimenti che rendano la città finalmente accessibile. In tutti i sensi: mare, terra, treno, strada e aereo. Direi che la scommessa è aperta. Io ovvia-

Veduta notturna della banchina PSA Genova Prà

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Genova Meravigliosa 2022/1 - PAOLO SIGNORINI

avviciniamo a loro. In fondo la nostra Autorità Portuale è vista come un posto dove si possono prendere decisioni comunque rilevanti. Con le debite proporzioni, anche noi siamo un porto multiforme, straordinario. C'è tutto. l’Authority di New York è enorme, ma al tempo stesso raccolta. Tutto concentrato, come da noi. Non amo molto certe realtà con settanta chilometri di banchine e terminali». La nostra è una città a invecchiamento precoce, inarrestabile. Ci si chiede sempre cosa accadrà dei giovani genovesi e di quelli che dovessero dove tornare, dopo studi ed esperienze altrove. Però non si fa mai una stima se il porto possa diventare la vera offerta di lavoro per i giovani, molto più di altri settori, specialmente con la grande trasformazione tecnologia e l’automazione del movimento merci… «Se una città ha dato molto in termini di emigrazione, anche qualificata, successivamente ne potrà trarre molti benefici. Non ho mai stigmatizzato la fuga di cervelli come necessariamente negativa. È vero, quello di tornare in città per dare un contributo al Porto non è un tema che si affronta tantissimo nemmeno oggi, in una stagione di grandi riforme e investimenti. Certo, il Porto sarà investito da un'innovazione tecnologica massiccia. Che tendenzialmente renderà superflui molti posti di

Nave da crociera MSC alla Stazione Marittima

lavoro. Ma questo genere di perdita si può combattere con formazione e specializzazione. Puntare sulla qualità, paga sempre. Come l'applicazione di soluzioni digitali alla gestione di tutte le transazioni che avvengono qui. La nostra è un’area molto diversificata, quindi avrà bisogno di risorse moderne. Credo che continuerà a essere un posto dove troveranno impiego molti giovani, anche in futuro. Ma la scommessa dev’essere quella dell’istruzione, l’innovazione tecnologica non aspetta nessuno». Renato Tortarolo 51




Blue Economy ed elettrico

la vera frontiera per rinascere Nicoletta Viziano, presidente del Mu.MA

«E la cultura deve tornare nelle periferie»

mpiegare un modello privato nella pubblica amministrazione può portare ottimi risultati. Lo hanno dimostrato il presidente della Regione Giovanni Toti e il sindaco di Genova Marco Bucci. In questo senso, l’imprenditoria genovese dovrebbe fare mea culpa perché raramente, anche a tempo determinato, è disponibile a mettersi a disposizione del pubblico, per fare il bene della città».

Lei invece ha fatto la scelta di unire questi due mondi…? «Sì, perché il nonno Attilio era consigliere comunale e regionale, mio padre Davide è sempre stato impegnato nell’associazionismo ed è stato presidente di Genova 2004. Quando il sindaco Bucci mi ha chiesto una disponibilità per Musei del Mare e delle Migrazioni, ho accettato a una condizione: non percepire nulla ma essere libera di potermi muovere. Non le nascondo che, da genovese, mi sono sempre lamentata dei miei amministratori. Oggi se faccio un bilancio, mi sento soddisfatta».

Nicoletta Viziano, 46 anni, è presidente del Mu.MA, amministratore delegato di Progetti e Costruzioni del Gruppo Viziano, vicepresidente di Confindustria Genova con delega al turismo cultura e comunicazione.

Quindi lei è ottimista sul futuro della città? «Non dico che possa diventare Dubai però ci sono forti potenzialità: la nuova diga foranea, il terzo valico, tutto il parco del retro porto.

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Nicoletta Viziano

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Genova Meravigliosa 2022/1 - NICOLETTA VIZIANO

luppo, a patto di avere un’adeguata rete ferroviaria e autostradale. Altrimenti le merci arrivano e poi rimangono bloccate qui. E tutta la zona turistica che prima si concentrava al porto antico, ora potrà espandersi sia a levante, con il nuovo Waterfront, che a ponente, con la Darsena e il recupero dell’Hennebique».

Avverto, per la prima volta, che non si pensa solo a realizzare progetti per il proprio bene ma per la città. Se poi tutto va bene, ne avremo dei benefici. Ma che la facoltà di Ingegneria si possa davvero trasferire a Erzelli, quando dieci anni fa era tabù anche solo parlarne, per farle un esempio, mi fa ben sperare». Cosa dovrebbe evitare la Genova di domani? «Non potremo mai tornare a essere una città che si basa sull’attività manifatturiera, e nemmeno possiamo pensare solo al turismo. Il porto invece ha altissime potenzialità di svi-

Non le sento dire che siamo la città dei Rolli, semmai molto più dinamica… «I Palazzi dei Rolli sono stati un grosso volano. Bisognerà continuare a scommetterci, ma sono radicati in una zona precisa, mentre i tu-

Nicoletta Viziano con il presidente di Regione Liguria, Giovanni Toti

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Il sottomarino Nazario Sauro ormeggiato davanti al Galata Museo del Mare

risti devono davvero conoscere tutto il centro storico. Ad agosto dell’anno scorso, più di 2500 persone hanno visitato la Lanterna. Prima della pandemia ne faceva ventimila in tutto l’anno. Vuol dire che cominciamo a comunicare bene a chi viene magari solo per prendere un traghetto».

cheologia Ligure, che potrebbe diventare un centro culturale legato a questa scienza. Allo stesso tempo, occorre evitare duplicati: il Museo Navale a tre chilometri dal Galata proprio non regge, non va bene. Quindi bisogna tornare a pensare che la cultura si deve fare anche in delegazione. Possibilmente con una stazione ferroviaria vicina ai poli dell’arte. Il turista prende un treno in centro città e ne scopre un’altra, a Est o a Ovest».

E questo vale anche per le periferie? «Sicuramente non si può pensare che la cultura, quindi il turismo, possano essere patrimonio esclusivo del centro. Provi a pensare ai Parchi di Nervi, con le Raccolte Frugone, alla Wolfsoniana, ma anche al Ponente con Pegli, Villa Durazzo Pallavicini sede del Museo di Ar-

Chi è bravo in queste cose all’estero? «I paesi del nord Europa hanno fatto delle scelte molto innovative, a livello sociale, di sostenibilità ambientale. Penso a Norvegia e Finlandia, al 56


Genova Meravigliosa 2022/1 - NICOLETTA VIZIANO

rica per auto elettriche nonostante siano solo 720 quelle immatricolate in Liguria. È una scelta di vita, l’elettrico, perché è più scomodo, ma contribuisco a migliorare la vita di tutti». Qual è invece la frontiera produttiva dei prossimi anni? «La Blue Economy perché è legata al mare. Il Comune vuole diventare un innovation hub, un centro sperimentale proprio su questi temi. E il nostro futuro passerà per forza da lì. Il mondo va a una velocità impressionante. Dieci anni fa nessuno avrebbe immaginato di trasformare il proprio modo di lavorare: non più basato su un orario ma su un obiettivo. Un modello di business che nell’azienda privata già esiste e che andrà trasferito nella pubblica amministrazione». R.T.

loro modo di concepire gli asili nido come la mobilità green. E il mix è perfetto quando all’ambiente aggiungi una grande attenzione per la cultura». Qual è la grande scommessa che può riguardare anche questa città? «Lavorare ovunque. Non necessariamente in ufficio o lontano da Genova. Chi lavora a Milano magari ha piacere di trascorrere qui parte della settimana. In questo senso, le scelte del Comune sulla mobilità sostenibile possono aiutare queste esigenze. Alcuni anni fa non ci credeva nessuno, oggi Genova è la città che ha più colonnine di rica-

Viziano con il velista Giovanni Soldini

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San Martino ad alta tecnologia

per terapie d’avanguardia Salvatore Giuffrida, direttore generale del Policlinico:

«Siamo un’eccellenza per tutti»

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a sanità di eccellenza esclusivamente a km zero? Non esiste». Salvatore Giuffrida, 58 anni, direttore generale del Policlinico San Martino, sorride. Nato a Loano, per formazione manageriale, prima in Telecom poi in Liguria Digitale, non è affatto un fautore dell'ospedale in ogni Comune. Semmai, concepisce un’assistenza competitiva o che sappia stare sul "mercato”. In una parola, eccellente. Il San Martino è il primo punto di forza della sanità ligure. Come lo vede nel prossimo futuro? «Collocato all'interno del sistema sanitario regionale, con una missione ancora più precisa.

Una delle dieci nuove sale d’avanguardia del nuovo blocco operatorio inaugurato nel 2020

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Genova Meravigliosa 2022/1 - SALVATORE GIUFFRIDA

Oggi, per una vecchia tradizione, tende ad avere ruoli in sovrapposizione, alcuni non propriamente da policlinico, che è anche sede formativa dell'Università degli Studi di Genova. La vocazione di un policlinico è fare alta specializzazione, l’utilizzo di tecnologie avanzate e formazione di specialisti. Non vedo il San Martino come sede di dialisi territoriale o come hospice. E neppure a svolgere servizi che altri, per mandato, tradizione e competenza, fanno meglio di noi».

hanno lasciato Genova? «Tutti i concorsi da primariato degli ultimi mesi hanno visto la partecipazione di professionisti ad alto livello, spesso provenienti da altre regioni. Questo significa che il nostro sistema sanitario è di nuovo attrattivo. E credo che sia anche per la nostra dotazione tecnologica, che già adesso viene utilizzata con il massimo livello di performance». Qualche esempio? «Siamo sede di chirurgia robotica, vascolare mininvasiva con l'angiografo da sala ibrida, neuroradiologia interventistica con l'utilizzo di un

Fra i vostri obiettivi c’è anche riportare a casa eccellenze mediche che, negli anni,

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L’angiografo “flat panel” presso l’Unità operativa di Radiologia interventistica vascolare e oncologica

modernissimo angiografo biplano. Abbiamo avuto un aumento davvero eclatante di cardiologia interventistica: nell'ultimo trimestre del 2021 abbiamo raddoppiato rispetto allo stesso periodo nel 2019. Nei prossimi anni la cardiochirurgia avrà un grande cambiamento per cui abbiamo con noi tre giovani professionisti esperti proprio nella “mininvasiva”. Le tante cardiochirurgie d'Italia si ridurranno drasticamente, e molte procedure saranno fatte in collaborazione con il cardiologo interventista».

sotto-ospedali. Qui abbiamo una serie di difficoltà, come i vincoli delle Belle Arti che però, grazie anche all'amministrazione comunale, stiamo affrontando e risolvendo. Presto avremo finalmente un parcheggio a rotazione e potremo liberare i viali interni. Inoltre, non faremo più entrare in ospedale chi non ne ha diritto». C'è spazio per i sogni? «Sì. Il Policlinico San Martino è pronto ad affrontare i trapianti di cuore. I nostri professionisti sono stati formati e hanno le dovute certificazioni. Disponiamo di un centro regionale e, nel momento in cui dovessimo ricevere finanziamenti adeguati per completare il blocco operatorio, potremmo fare fino a un massimo di dieci trapianti all'anno».

Sulla tecnologia avete investito molto, ma le strutture? «Costano sicuramente più della tecnologia. Nella nostra regione gli ospedali sono generalmente molto vecchi. E l'esperienza del Covid, nel nostro caso, ha mostrato la vulnerabilità dei monoblocco. Dove servono più ingressi e più uscite. Tutto ciò che è accessibile da più punti, consente la trasformazione degli ospedali in più

Quindi sarebbe un forte richiamo per pazienti da altre regioni? «Sì. Abbiamo già riattivato il trapianto di fegato 62


Genova Meravigliosa 2022/1 - SALVATORE GIUFFRIDA

e di rene, in una struttura che è la terza per importanza in Italia. A ciò si aggiungano i trapianti di midollo. Potremmo completare il percorso con una squadra che è già pronta».

Non a caso, con una diagnosi di malattia grave, un tempo si partiva per Milano… «Oggi non è più così. Ma non sappiamo comunicarlo bene. Servizi che colleghi di altre regioni presentano come novità, noi li assicuriamo abitualmente. Facciamo interventi di cardiochirurgia e trapianto di fegato su malati di Covid, ma non lo abbiamo mai detto perché ci sembra normale routine».

Ha qualche altra ambizione professionale? «Bisognerebbe accentrare i servizi fondamentali del San Martino, come oncologia, neuroscienze, medicina, traumatologia, in palazzine riconoscibili dal colore. Così da facilitare chi si presenta in un policlinico di queste dimensioni».

Quali sono le vostre eccellenze? «La chirurgia oncologica testa-collo, dove il 15% dei pazienti viene da altre parti d’Italia. C’è la chirurgia vascolare con una mobilità da fuori regione attiva del 19% e quella oncologica a indirizzo ginecologico. La Brest Unit, poi, gestisce 850 casi all’anno di neoplasia della mammella ed è una delle prime per volumi e percentuali di successo a livello nazionale».

Cosa le piacerebbe prendere in prestito da altre città? «Intanto gli stranieri scontano le politiche sanitarie dei loro Paesi. Noi invece continuiamo ad avere un sistema che garantisce tutto a qualsiasi cittadino. Mi piace confrontarmi anche con i modelli più performanti del Nord Italia: penso a realtà lombarde e romagnole. Amo le sfide...».

Monica Bottino

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Il nostro palco è il vero futuro

e voi dovreste crederci di più Davide Livermore, direttore del Teatro Nazionale di Genova: «Recitiamo per cancellare il mugugno»

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avide Livermore, 56 anni, direttore del Teatro Nazionale di Genova, ha un’idea di spettacolo, soprattutto di cultura, intimamente legata a un feroce desiderio di conoscere. Il suo punto di partenza riflette un’energia fisica da attore che in scena recita con la parola, la voce e i muscoli. Ti osserva con uno sguardo limpido. Potrebbe rovesciarti addosso bonomia e ire omeriche. Non puoi prevederlo, perché non si può mai sapere cosa farà un uomo in viaggio.

Genova dovrà cambiare radicalmente per sopravvivere. Ammettiamo che servano cinque-dieci anni. Il suo Teatro può aiutarla? «Il teatro deve avere una narrazione per la città. E quando questi cambiamenti arriveranno, come dice lei fra cinque o dieci anni, vorrei che diventasse la porta dell’internazionalità. In entrata e in uscita. Però c’è un problema, in Italia il nostro mondo subisce la frenesia della rendicontazione: 66


Genova Meravigliosa 2022/1 - DAVIDE LIVERMORE

giornate di lavoro, alzate di sipario. In questo modo si sacrifica la qualità alla competitività. Essere internazionali, invece, vuol dire scambiare senza sosta le proprie idee con artisti e colleghi. Vorrei che questo teatro fosse riconosciuto come aperto alla sostenibilità: immaginare che fra cinque anni non ci siano più bottigliette di plastica è una cosa molto concreta».

Davide Livermore, 56 anni

Cosa c’entra il palco con l’acqua in bottiglia? «È un desiderio, vorrei che le persone venissero nei nostri foyer a comprare l’acqua del sindaco che, con particolari dispenser, potremmo vendere a cinque centesimi al litro. Nel vetro, non in pla-

Elisabetta Pozzi in “Lady Macbeth - Suite per Adelaide Ristori” diretta da Davide Livermore, anche scenografo insieme a Lorenzo Russo Rainaldi

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Elisabetta Pozzi, 67 anni, in “Lady Macbeth”. È anche direttrice della Scuola di Recitazione Mariangela Melato

stica. Voglio dotare il nostro tetto di un bosco. C’è lo spazio per poterlo fare. Mi piacerebbe che fra cinque anni i foyer dell’Ivo Chiesa, del teatro Modena, della Sala Mercato e anche quello del preziosissimo Duse, rimanessero aperti sempre. Con aree Wi-Fi».

sce a dare una sintesi ai pensieri che attraversano, in maniera elettrica, la propria contemporaneità. Il mondo vedeva nell’Italia uno straordinario proscenio di lotta. Lotta per i diritti umani che abbiamo poi visto in tanti altri momenti: ci siamo emozionati davanti alla caduta del Muro di Berlino e per Piazza Tienanmen».

In quale periodo il teatro è stato più democratico, progressista e anticipatore della Storia? «Spesso. Aristotele racconta molto bene un teatro che riesca ad anticipare temi fondamentali, magari già presenti nella propria comunità e che venivano razionalizzati in scena. Poi c’è il teatro italiano, e non posso a tal proposito che parlare di lirica. Giuseppe Verdi rie-

Per la verità chi conosce bene il teatro si è commosso anche prima… «Sicuro, nell’800 Adelaide Ristori, donna straordinaria, non era presente solo in senso edonistico, per quanto un artista possa essere compiaciuto di sé, ma soprattutto nel vivere il teatro anche come funzione sociale». 68


Genova Meravigliosa 2022/1 - DAVIDE LIVERMORE

Bastano tanti soldi, un Pnrr per fare una città moderna che sappia dove vuole andare? «No, i soldi non sono mai un problema. Chi pensa al contrario vuole solo trovare giustificazioni. Quello che manca sono le idee. Quando non arrivano i soldi, vuol dire che non si è attrattivi». Qualcuno sostiene che, nel libro dei sogni, questa città somiglierà sempre di più a Gotham City... «Io rimango impressionato semmai dalla sua libertà, dal sostenere le cose ben fatte. C’è un grande desiderio di rinascita. Capita però che le persone siano un po’ a rimorchio delle istituzioni, di chi governa e di chi sta all’opposizione. Tutto di una lentezza estrema. Io sto qui a fare teatro, non nei salotti a fare anticamera».

Davide Livermore e Elisabetta Pozzi durante le prove di “Lady Macbeth”

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Per fortuna non fa nemmeno politica… «No, il mio percorso è tutt’altro che politico. Ma nei liguri riconosco un’intelligenza straordinaria e la capacità di potersi infiammare davanti al valore. Pretendono che gli si dimostri questo valore. Ed è molto bello. Fino al momento in cui si impuntano, non credono più a fatti anche piuttosto espliciti, viene fuori una tendenza ad autocommiserarsi. È come passare al lato oscuro della forza. E improvvisamente ci si trova seduti...». Passi l’immagine del ligure che si incendia, sebbene a tratti. Genova è o non è ancora capace di lottare? «È la città di un pianeta dove ormai la partecipazione è ai minimi termini. Ma il teatro ha questa funzione: creare idee che attraversano le persone, essere il “black mirror” della società. Una


«Sì, a patto di inventarsi un linguaggio, estremamente televisivo. Anzi, un po’ cinematografico. Oppure svilupperanno altre soluzioni, olografiche o di altro tipo, per creare nuove forme di comunità. Personalmente ho un’idea: voi siete al computer ad ammirare le vostre proprietà nel metaverso e io vengo sotto casa vostra, con una chitarra a cantare “Core ingrato”. A quel punto voi uscite fuori sul balcone… E vinco io…».

Il regista con Linda Gennari prova “Grounded”

volta eravamo in tanti a pensare di far parte di un movimento. In realtà erano pochissimi a fare sul serio. Mi infiammo anche per un’altra cosa: quando sento dire che prima era meglio di adesso. Invece no, dobbiamo avere il coraggio di essere contemporanei, vivi, moderni e smetterla di mugugnare sul passato. Perché il prima non c’è, semplicemente non c’è più». Però Eschilo viene prima, Shakespeare viene prima… «No, è questo il problema. Non è prima. Perché Eschilo, se lo faccio io, è ora. Se lo fa lei è ora. Quelle parole rimbalzano oggi. Per questo il valore del teatro è eterno». Ma non abbiamo né un nuovo Eschilo né un nuovo Shakespeare… «Però li cerchiamo fortissimamente. E poi non è che nasca ogni giorno un Victor Hugo o un Giuseppe Verdi…». Nel metaverso, la simulazione virtuale della realtà, lei potrebbe avere un numero potenzialmente illimitato di spettatori per qualsiasi rappresentazione. Al momento vale per la musica pop, la moda, la finanza e l’arte. La vede come possibilità per il teatro? 70


Genova Meravigliosa 2022/1 - DAVIDE LIVERMORE

un male. Semmai non devono perdersi tante conoscenze tecniche. Sarebbe un peccato imperdonabile. Un attore che abbia trent’anni di carriera, proietterà la sua voce in una maniera profondamente diversa da chi invece si è abituato ad andare in scena con un microfono. In questo caso, l’attenzione sull’impostazione, sull’articolazione è diversa. Non voglio dire meglio o peggio. È diversa». Renato Tortarolo

Marco Ferreri anni fa disse il nostro corpo, per evidenti motivi di genetica, sarebbe mutato, soprattutto quello dei giovani. Diventeranno più alti, ironizzava anche sulle capacità sessuali. In tutto questo rinnovamento, che passa anche dalla fondazione di nuove città super tecnologiche, il corpo degli attori sta cambiando o è un’altra cosa che non deve cambiare? «Sì, sta cambiando e cambierà. Non penso sia

Una scena di “Bastiano e Bastiana”, la prima operina di Wolfgang Amadeus Mozart

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ORIENTAMENTI SUMMER:

festeggiamo l'estate prendendoci cura di noi stessi, della nostra famiglia, della nostra comunità

ORIENTAMENTI SUMMER dal 21 Giugno al 21 Luglio

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al 21 Giugno al 21 Luglio tanti appuntamenti dedicati all’orientamento: un’occasione di apprendimento e aggregazione per i giovani e le loro famiglie. Anche nel periodo estivo Regione Liguria vuole accompagnare i ragazzi nella progettazione del proprio futuro con tanti laboratori e workshop adatti alle diverse fasce d'età! Vi aspettiamo nelle quattro province liguri. Per maggiori informazioni:

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Serve un ricambio generazionale

la vecchia guardia lasci spazio ai giovani Umberto Risso, presidente di Confindustria Genova

«Abbiamo visioni che mancano alla politica»

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residente, quale Confindustria immagina, nel lungo periodo, per una città già piuttosto complicata da indirizzare nelle scelte economiche? «Con i piedi piantati saldamente per terra, ma che guarda avanti, con una visione. Che poi è quello che devono fare gli imprenditori. In quest’epoca di cambiamenti, di “transizioni” ob74


Genova Meravigliosa 2022/1 - UMBERTO RISSO

getto della delega ad Andrea Razeto, presidente del Gruppo Piccola Industria: l’obiettivo principale è contribuire alla costruzione di filiere altamente qualificate che possano seguire le grandi imprese anche sui mercati internazionali. Al presidente dei Giovani Imprenditori, infine, il compito di rafforzare le relazioni con l’Università e di affiancare i colleghi, attraverso iniziative di formazione specifiche, nella loro crescita in azienda. Il nostro impegno è essere un riferimento per le aziende associate e per le istituzioni con le quali ci confrontiamo quotidianamente».

bligate, di fronte alla sfida del Pnrr, ad esempio, alcune delle deleghe affidate ai componenti della squadra di Presidenza dell’Associazione ripropongono le “missioni” del Piano: l’execution e la transizione ecologica del porto a Sonia Sandei, la transizione digitale a Tommaso Profeta, quella tecnologica a Fabrizio Ferrari, mentre a me fa capo la transizione energetica. Le altre deleghe, dalla finanza e internazionalizzazione a Caterina Chiesa, le infrastrutture ad Andrea Carioti, l’economia del mare a Beniamino Maltese, il turismo e la cultura a Nicoletta Viziano, fino alla formazione e Startup a Vittoria Gozzi, coprono ambiti di grande importanza per le imprese e del tutto complementari a quelle in linea con l’attuazione del Pnrr».

Le risorse del Pnrr possono, da sole, cambiare radicalmente un sistema di relazioni cittadine che appartengono al passato? «Le risorse del Pnrr, se ben utilizzate, potranno contribuire a rinnovare importanti porzioni di città, a rendere più efficienti i servizi per residenti e turisti e più competitive le imprese. In altre pa-

E il dialogo fra industria e piccole-medie imprese come funzionerà? «Il dialogo tra la grande industria e le Pmi è og-

Via della Superba consente al traffico portuale di non incrociare quello urbano. Un simbolo di cambiamento

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o meno al ricambio generazionale, quanto nell’averlo, quel ricambio. Con questo non voglio dire che non ci siano “blocchi” all’ingresso dei giovani in azienda, così come nella pubblica amministrazione piuttosto che in politica. A causa di profili senior poco disposti a condividere esperienza e competenze e quindi a farsi di lato. Ma il punto è spezzare il circolo vizioso che vede una città in difficoltà nel mettere in campo energie sufficienti a tornare attrattiva per i giovani, con le attività economiche, culturali e sociali - che poi sono le leve sulle quali dobbiamo agire per recuperare il terreno perduto».

role, a innalzare il livello della qualità della vita e a creare valore sul territorio. Penso, ad esempio, agli investimenti previsti in mobilità sostenibile o per la costruzione del nuovo ospedale super tecnologico agli Erzelli. Iniziative che, in ogni fase della loro progettazione e realizzazione, metteranno alla prova la capacità di tutti i soggetti coinvolti di interagire per raggiungere, in tempi brevi, risultati di interesse comune. Non possono però essere solo le ricadute del Pnrr e il loro effetto economico a indurre un cambiamento relazionale che è conseguenza di apertura intellettuale, di condivisione di valori e di obiettivi dei singoli coincidenti con quelli delle Istituzioni. Anche i media saranno fondamentali nell’indirizzare e sostenere tale cambiamento».

Quanti giovani imprenditori, manager e professionisti servono per rilanciare e rivoluzionare la Genova dei prossimi venti anni? «Tanti… ma servono soprattutto idee e progetti. Più che la quantificazione di un bisogno, il mio è un auspicio: significherebbe essere riusciti a creare le condizioni per l’insediamento di imprese nuove e innovative, ad attrarre aziende e quindi a offrire interessanti opportunità di lavoro e di crescita a giovani manager e professionisti, non solo genovesi e liguri, in un contesto sociale e culturale stimolante. Questa è la sfida che abbiamo davanti per rilanciare la città, in tutte le sue componenti».

La città lamenta sempre un invecchiamento anagrafico, senza aprire di fatto a un ricambio dove classi più giovani possano produrre meglio. È d’accordo? «Difficile non essere d’accordo. Anche nel 2021 l’Istat ha assegnato alla Liguria il poco invidiabile primo posto tra le regioni più anziane d’Italia. Il problema, però, non sta tanto nel voler “aprire”

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Genova Meravigliosa 2022/1 - UMBERTO RISSO

serve a nulla, né all’interno della propria azienda né in ambito associativo, perché in entrambi i casi saranno i numeri - di bilancio o delle imprese iscritte - a indicare dove sta la “verità”. Da oltre un secolo Confindustria Genova rappresenta gli interessi delle imprese sul territorio: difficile sostenere che, in tutti questi anni, non siano mai stati compiuti errori, in prima persona o come “sistema-Genova”, ma se oggi quasi 1000 aziende, manifatturiere e di servizi, aderiscono alla nostra Associazione e usufruiscono dei nostri servizi, evidentemente si è fatto tesoro degli eventuali errori e si guarda avanti». T. R.

Lei ritiene che la classe imprenditoriale, nel vostro caso, sia pronta a trainare quella politico-amministrativa? Come succede in altri Paesi del mondo? «Per fare il mestiere dell’imprenditore occorrono visione, capacità di pianificazione a medio-lungo termine, flessibilità, doti di problem solving. Seppur con qualche distinguo, sono caratteristiche comuni a tutta la classe imprenditoriale e non sempre presenti, in blocco, nella classe politica e nella pubblica amministrazione. Il punto debole delle nostre imprese, oggi, è la crescita. In ogni caso penso che, sempre nel rispetto dei ruoli, la classe imprenditoriale possa essere di stimolo e di riferimento per l’una e per l’altra». A chi deve assumersi responsabilità, specialmente in periodi di transizione epocali, occorre dire sempre la verità. Confindustria dovrebbe farlo per prima, riconoscendo eventuali errori del sistema-Genova nel passato? «Da una parte, pandemia, prezzi delle materie prime alle stelle, crisi energetica, instabilità geopolitica nel cuore dell’Europa; dall’altra parte, la grande, irripetibile occasione del PNRR con tutto quello di positivo che ne consegue. Siamo tutti consapevoli della complessità di questo periodo e dell’importanza di mantenersi lucidi. In generale, mentire o mentirsi sullo stato delle cose non

Torre San Vincenzo, già grattacielo Sip, ospita Confindustria Genova e si affaccia sul centro

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Sì al primato

di una politica coraggiosa

no all’oppressione

della burocrazia

Stefano Messina, presidente del Gruppo Messina e di Assarmatori:

«Siamo un’eccellenza per tutti»

«

I

Stefano Messina

l mare è storicamente strumento di coesione e contrapposizione. Certo, i traffici internazionali e una crescita economica e sociale più armoniosa, favorita proprio da questi scambi, possono essere un fattore importante di sviluppo». Stefano Messina, 53 anni, genovese, presidente del Gruppo Messina e di Assarmatori, ha una visione che gli proviene dal DNA di 80


Genova Meravigliosa 2022/1 - STEFANO MESSINA

famiglia. I fatti sono semplici. Le idee suggestive. Ma occorre essere concreti. Quello che si dice la spietatezza della ragione.

troppo nascosti. Infine, che premi l’high tech e le migliori competenze, sfruttando al meglio le opportunità offerte dall’Istituto Italiano di Tecnologia». Sarà una Genova in grado di sfruttare nel modo migliore un porto spesso competitivo ma anche conflittuale e rissoso? «È oggi un porto molto meno conflittuale e rissoso di un tempo. Anzi, ha recuperato competitività ed efficienza. E si candida a realizzare opere infrastrutturali in grado di consentire il suo sfruttamento ottimale, con investimenti pubblici e privati molto significativi».

Quale città immagina nei prossimi dieci anni, in un mondo che sarà regolamentato da traffici sempre più globali e da un'aspettativa di crescita per Paesi, non più emergenti, ricchi di risorse umane e naturali? «Una città che ritrovi le motivazioni per essere competitiva nelle sue radici storiche. E quindi dotata di un porto ad alta specializzazione e multifunzionale per container, traghetti e autostrade del mare, crociere, project cargo e rinfuse, fortemente integrato con le regioni oltre Appennino. Vedo anche una città che sappia valorizzare il turismo di qualità, indirizzandolo verso tesori che abitualmente tiene

Le risorse del Pnrr possono, da sole, cambiare radicalmente un sistema di relazioni cittadine che appartengono al passato? «No. Le risorse del Pnrr rappresentano un’occasione importante per imprimere una spinta

Una delle otto navi ro-ro portacontainer della Ignazio Messina & C. Si tratta di una delle unità più grandi e moderne che operano nel mondo

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La rampa di imbarco orientabile rende possibili le operazioni portuali in porti, come in Africa, non ancora dotati di moderni impianti di banchina

nella direzione di una ripresa. Ma presto sarà necessario compiere scelte coerenti e imprimere un’accelerazione alle opere che davvero possono determinare la differenza».

«Per ottenere un miglioramento del tasso demografico, credo che siano necessari anni e molta programmazione. Bisogna inventarsi e costruire una città in grado di generare attività economiche ma anche qualità e standard di vita, tali da attirare le nuove generazioni e spingerle a radicarsi qui. Mi rendo conto che è tutto molto difficile, ma dobbiamo farlo insieme».

Che ruolo avranno i grandi armatori nel favorire l'inclusione fra giovani delle più diverse latitudini? Andare per mare continuerà a essere un segno di progresso? «Sì, per la tecnologia ma anche per le persone. Oltre il 90 % delle merci al mondo si muovono via mare e le professionalità sono sempre più specializzate e ad alto valore aggiunto. Rappresentando una grande opportunità di lavoro per i giovani».

Lei ritiene che la classe imprenditoriale, nel vostro caso, sia pronta a trainare quella politico-amministrativa? Come succede in altri Paesi del mondo? «Altrove la forza dei grandi gruppi imprenditoriali globali è talora diventata predominante rispetto a quella di una politica che nell’Occidente, non solo in Italia, è molto più debole e fragile. Il concetto stesso di globalizzazione ha attri-

Genova lamenta da sempre un invecchiamento anagrafico, senza aprire di fatto a un ricambio dove classi più giovani possano produrre meglio. Lei è d’accordo? 82


Genova Meravigliosa 2022/1 - STEFANO MESSINA

buito a soggetti imprenditoriali privati il timone di decisioni strategiche. Basti pensare all’interscambio mondiale via mare e ai processi di concentrazione nello shipping, sempre forieri di scelte anche nell’assetto territoriale. Non ho tuttavia la presunzione di dire che gli imprenditori possano condizionare la politica, bensì dare il proprio contributo di idee, lavoro e produttività». Non è tornato il momento di trainare la classe politico-amministrativa, invece di permettere il contrario? «Dovrebbe essere fatta una distinzione fondamentale fra il primato della politica, che tutti auspichiamo come elemento di regia e controllo e l’oppressione della burocrazia, che oggi condiziona ogni capacità di rilancio, anche in città che ne hanno dato una grande dimostrazione,

come nel caso del Ponte San Giorgio. Proprio a Genova». Essere imprenditori qui è ancora possibile, anche su scala mondiale? «Penso proprio di sì. Vantiamo eccellenze imprenditoriali, forse più settoriali, e in quanto tali meno note rispetto al passato, ma comunque importanti per affermare un tessuto imprenditoriale della città. È importante continuare il percorso di coinvolgimento di investitori internazionali che portino e sviluppino lavoro, e valore aggiunto sul territorio». R.T.

Lo stemma storico della Ignazio Messina & C.

Operazioni di imbarco e sbarco containers nel terminal IMT di Genova

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Avremo la forza di entrare nel futuro

l’automazione del porto non ci spaventa

Antonio Benvenuti, console della Compagnia Unica Lavoratori Merci Varie:

«Indietro non si torna, ma i diritti di chi lavora vanno rispettati»

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onsole Benvenuti, i tempi stanno cambiando, anche in peggio. Come vede questa città che ha combattuto tante battaglie sociali? «Viviamo una fase che presuppone un consolidarsi di profondi mutamenti. Non tutto il tempo è uguale nella Storia. Può capitare che un mese specifico valga come dieci anni. E mi sembra che oggi i tempi siano particolarmente abbreviati, quasi accorciati. Se poi vediamo la città dal punto di vista del porto, credo 86


Genova Meravigliosa 2022/1 - ANTONIO BENVENUTI

gini l’automazione, ci sono progetti molto avveniristici, che non abbiamo mai sperimentato, però arriveranno. E questa automazione sarà gestita da grandi gruppi con un peso sempre più forte nella realtà portuale della logistica genovese. Armatori e terminalisti che gestiscono ferrovie e trasporto aereo, per intenderci».

che tutti gli investimenti previsti le permettano di diventare un riferimento per il Nord Italia. Lo è già nel profilo turistico, per il mare, ma io parlo di un porto in grande sviluppo. Possiamo essere davvero internazionali». Non solo perché arriveranno risorse ingenti… «Non solo. Prendiamo ad esempio la nuova diga foranea. Insieme ai cambiamenti e alla crescita, nuovi volumi di traffico molto più alti di quelli odierni implicheranno profonde modifiche della vita sociale di questa città, nuove occasioni di lavorare in modo diverso. Imma-

E questo scenario prevede anche il traffico delle crociere… «Saranno sempre più importanti. Perché abbiamo un bacino europeo di clienti davvero enorme. Quando ascolto certe presentazioni sugli sce-

Movimentazione delle merci con i lavoratori della CULMV

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L’esperienza della Compagnia ha radici già nel ‘300

nari futuri, ricordo che quindici anni fa Renzo Piano illustrava progetti molto vicini a quelli citati e realizzati, in un modo o nell’altro in Giappone. Li aveva dati a Genova, ma non se n’è fatto nulla perché mancavano le grandi risorse. Ora ci sono. E la congiunzione fra trasporto veloce di passeggeri e merci, assicurandosi ovviamente il Terzo Valico, diventa uno schema preciso. O si fa questa scelta di aumentare ogni genere di traffico o ci aspetta il declino. Ma uno scalo di portata nazionale con una città turistica attrattiva non può non svilupparsi…».

«L’unico pericolo, nel mondo del lavoro, è che le trasformazioni non rispettino le regole. I soggetti che gestiranno queste nuove fasi hanno un livello mondiale nello shipping, sono terminalisti e armatori con interessi in ogni parte del globo. Non sono i vecchi imprenditori portuali genovesi degli anni ’70 e ’80. E’ una dinamica ineludibile, mi pare evidente con quest’ordine di grandezze. Puoi pretendere e ottenere regole certe, ma come

Lei dice che una più forte automazione, peraltro sperimentata in tutti i porti del mondo, equivale a un aumento dei traffici. Ma la perdita di posti di lavoro tradizionali verrà compensata da una domanda più alta per offrire personale, immagino sempre più giovane, che segua tutte queste merci? Non vede nessun pericolo? 88


Genova Meravigliosa 2022/1 - ANTONIO BENVENUTI

lavoratore devi stare al passo. Non ti puoi opporre in maniera candida a una situazione che porterà certi numeri. Ti devi preparare ad affrontarla, e difendere da una parte il salario, la sicurezza, l’orario, la formazione, dall’altra però devi sapere che con la crescita dell’automazione, devi formarti e bene».

delle varie aziende. Dobbiamo confermare questo ruolo per non rischiare l’estinzione». Dopo una storia più che centenaria, orgogliosamente operaia, lei immagina che paradossalmente automazione e nuove logiche del traffico mondiale favoriranno proprio i giovani? A Genova si troverà più lavoro in porto che in altre realtà? «Parliamo di persone che hanno fatto delle scuole, conoscono l’informatica e possono applicarsi a questo tipo di movimentazione delle merci. Sono cambiamenti radicali già visti.

A cosa si riferisce, con precisione? «Come accade già in Nord Europa, sarà inevitabile che alcuni terminal siano parzialmente o totalmente automatizzati, ma è altrettanto vero che c’è una flessibilità anche in questo nuovo campo. Succede già adesso, peraltro, con variabili da applicare a sbarco e imbarco di merci sulle grandi navi. In futuro saranno necessarie figure in grado di gestire l’automazione. Quindi i nostri lavoratori dovranno imparare un nuovo mestiere. Si ridurranno certamente i numeri ma aumenteranno i traffici, quindi serviranno nuove figure. E se non capirai che la formazione sarà fondamentale, verrai superato. Evidentemente, non servono più solo gruppi di lavoratori generici ma qualcosa di molto diverso. Si lavorerà da remoto. Muovendo joystick dall’ufficio si comanderanno due o tre carri ponte. È questa la sfida. Devo anche dire che l’automazione ha avuto alterni risultati, manifestando problematiche operative, blocchi operativi e disfunzioni. Come a Rotterdam». E voi vi sentite pronti a questa sfida? Dev’essere epocale anche per voi… «Di certo non ci sentiamo esclusi. Non siamo a scadenza. Molti giovani entreranno per forza e immagino che la Compagnia sia un soggetto tipo pool europeo, che possa risolvere tanti problemi insieme ai dipendenti

La Compagnia sarà in prima linea nella rivoluzione digitale del Porto

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Nel 1974, quando sono entrato in questo mondo, c’erano i primi contenitori ed era un

sostituiva l’uomo. E non ci fu bisogno di tanta gente per muovere un contenitore. Ora è il momento di condividere questa nuova visione, sapendo che non sono cose lontane…». La Compagnia è entrata nella storia della città, e in quella nazionale, per le sue battaglie di diritto ma pure per la conflittualità che spesso impediva un dialogo con le imprese. Lei pensa a una nuova stagione di rivendicazioni per assicurarvi certe tutele o anche che fra vent’anni avrete uno status pari alla cultura, ai Rolli e alla Lanterna? «Più che un pezzo di Storia, anche se abbiamo le nostre radici, e ben radicate, vedo la Compagnia come una struttura che può condividere a pieno titolo lo sviluppo di un porto internazionale. La conflittualità non si può escludere quando è in gioco il rispetto delle regole. Possono pensare di lasciarti fuori, di sostituirti con personale magari meno qualificato, pagato meno? In quel caso devi difenderti con proposte concrete. Quello che abbiamo, ce lo siamo conquistati. Siamo diventati molto flessibili. Ci sono navi che scaricano ottomila contenitori in un turno. E occorrono più di cento persone per turno. Ma il lavoro va rispettato, altrimenti si ricreano attriti non molto diversi da quelli vissuti molto tempo fa. Ribadisco, abbiamo le nostre solide radici, abbiamo questi obbiettivi e lo diciamo da San Benigno con la Lanterna di fronte, guardando il mondo». Renato Tortarolo

Traffici sempre più imponenti

settore molto limitato. Adesso è uno dei primi del Mediterraneo. Nei primi anni ’80, sono andati in auge i mezzi meccanici in banchina. Prima non esistevano proprio, al massimo dei carrelli elevatori. Per il resto era tutto a braccia o spalle. Poi non servirono più le gru di banchina, con i ganci. La modernità prese la fisionomia di una ralla. Il mezzo meccanico 90



Siamo ancora il traino della città, ma ora diventiamo davvero mondiali Aldo Spinelli, presidente del Gruppo Spinelli: «Con la diga foranea faremo il grande salto»

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n un futuro prossimo, lei immagina Genova più moderna del suo porto o il contrario? «Credo che farà concorrenza a Rotterdam, Amburgo e Anversa, dove traffici e vita sociale si intrecciano. Soprattutto quando avremo la nuova diga foranea che richiamerà le grandi navi, oggi dirette a quei porti del Nord che in pratica abbiamo fatto diventare importanti perché non avevamo le stesse capacità operative. 92


Genova Meravigliosa 2022/1 - ALDO SPINELLI

chance. Al tempo del Consorzio Autonomo del Porto, si muovevano 240 mila contenitori all’anno. Oggi con i terminalisti raggiungeremo i 2,8 milioni e con la diga foranea, in meno di dieci anni, si potrà arrivare ai 10 milioni. In più stanno ritornando le materie prime…».

Oggi l’integrazione fra porto e città è sostenuta dal sindaco Bucci e dal presidente dell’Autorità Paolo Signorini. Ed è un volano per tutti». La diga foranea da sola non basterà… «Certamente no, senza un nuovo piano ferroviario e il terzo valico. Tutti progetti pensati per i nostri nipoti, le generazioni future. E dobbiamo riconoscere che questi lavori avremmo dovuto farli già trent’anni fa».

E vi state attrezzando anche per quelle? «Sì. Quest’anno potremmo arrivare anche a un milione di tonnellate». È vero che, anche con una più forte tecnologia, i giovani potranno avere più possibilità di lavoro? «Se lei intende la robotizzazione, le dico che il porto di Vado ha già una media di lavoratori

Lei è innamorato di questa giunta, ma senza i grandi imprenditori del porto non avrebbe lo stesso successo… «È chiaro che se i privati non vanno in giro per il mondo a prendere i traffici, avremmo meno

Il traffico di container nel porto di Genova aumenterà anche nel 2022. E con la nuova diga foranea avrà un’impennata vertiginosa

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superiore alla nostra. In futuro li toglierà dalle banchine e li metterà sempre di più negli uffici. A governare i traffici dal computer».

mente diverse. Oggi la Compagnia Unica collabora con l’Autorità portuale e con i terminalisti. Quindi Genova è ritornata attrattiva».

La Lanterna continua a essere il centro simbolico del movimento merci nel porto di Genova

Nella percezione dei genovesi, il porto è sempre stato una fonte di ricchezza ma anche di litigiosità. Lavoratori contro imprenditori, imprenditori fra di loro. Non servirebbero più sinergie e competenze? «Da almeno vent’anni le grandi tensioni sono sparite. Non ci sono quasi più stati scioperi, e questo ha fatto crescere tutti. Oltre a tranquillizzare gli armatori di ogni parte del mondo. A fine anni Settanta le cose erano completa-

La ricchezza di chi fa impresa nel porto. In che modo si riflette sulla città? «I benefici sono sotto gli occhi di tutti. È la prima industria della città, considerando l’Ansaldo a un livello più nazionale. Allo stesso tempo siamo il porto più importante del Mediterraneo. Immagini come andrà quando avremo anche la diga foranea. A quel punto potremo diventare i primi in Europa». 94


Genova Meravigliosa 2022/1 - ALDO SPINELLI

sette sulle navi, poi è arrivato l'acciaio, poi i tronchi, infine il contenitore. È stata una rivoluzione: l’esportatore scoprì con sollievo che la sua merce sarebbe stata sigillata in una scatola e solo la dogana avrebbe potuto metterci le mani. Una nave che rimaneva attraccata per una settimana, oggi non ci resta neanche ventiquattr’ore».

Il Genoa Port Terminal di Spinelli

Quindi un grande fondo internazionale dovrebbe investire più sul porto che sulla città... «In realtà, arrivano investimenti per cambiare radicalmente la faccia di Genova. Abbiamo un sindaco manager che viene dagli Stati Uniti, non è un politico fatto in casa che non è mai uscito dal proprio alveare. Idem per il presidente Signorini che conosce perfettamente tutta la catena logistica del porto. È una dimensione mondiale ormai, in cui capacità operative e un flusso enorme di denaro faranno la differenza».

Qual è il mercato al quale tenete di più? Quello che aspettate da sempre? «Tutti quelli dell'Africa, l’iraniano. Dobbiamo scoprire anche l'India. Non sono ancora esplosi perché c'è povertà, ma i cinesi stanno già investendo in tutte queste situazioni. E quando questi mercati si apriranno, se saremo stati capaci di fare le infrastrutture di cui abbiamo parlato sino ad ora, recupereremo il gap che siamo riusciti a creare pur avendo il miglior piazzamento logistico del Mediterraneo. Quando gli altri facevano grandi opere portuali o raddoppi di canali, avremmo dovuto chiederci se fossero impazziti o solo più lungimiranti. Eppure, nonostante tutto, siamo ancora il traino della città».

Però avete dovuto aspettare che qualcuno credesse in voi… «Sì, i fondi stranieri hanno fatto arrivare in Liguria i grandi capitali. Succede persino nel calcio, come vede. Quando io ero presidente del Genoa e del Livorno, non ce n’era uno. Ora stanno comprando il nostro calcio. In quanto a noi, dovremmo fare mea culpa per aver regalato praticamente tanti interessi all’estero. Ma senza tutti quei soldi, Genova sarebbe rimasta il porto di trent’anni fa».

R. T.

In sessant’anni su queste banchine, cosa ha visto? «Tutto. Dal 1963 ho vissuto tutte le trasformazioni possibili. Prima si portavano le cas-

Il fascino della merce che viaggia nel mondo non finisce mai

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Dobbiamo imparare a farci notare nelle partite che contano Marco Bucci, sindaco di Genova:

«Invidie e veti incrociati non sono più accettabili»

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indaco Bucci, fra vent'anni Genova sarà nel futuro perché ha un grande porto o perché avete promesso eco sostenibilità e qualità della vita? «L’eco sostenibilità è un dovere. Non si può più eludere. In quanto al nostro porto, ridurrà completamente l’impatto ambientale. Entro il 2025, poi, i trasporti pubblici saranno elettrici».

Questa è una città litigiosa. Dal Porto alla finanza, passando per le istituzioni. È più forte la paura di cambiare o la voglia di salvarsi? «Le liti non sono mai nel DNA di un posto.

È tutto così facile? «Per nulla. Però bisogna farlo. Quando ero bambino, negli anni Settanta, d’estate andavo al mare a Quinto. L'acqua era gialla e la spiaggia di sassi coperta di petrolio. Poi l'essere umano ha deciso di cambiare strada. Abbiamo investito molti soldi e tempo. Ma oggi nella Riviera ligure, Genova compresa, vantiamo un maggior numero di bandiere blu. E sono convinto che riusciremo a raggiungere gli stessi risultati anche con il carbone per risolvere un altro problema». 98


Genova Meravigliosa 2022/1 - MARCO BUCCI

rovina tutte le ambizioni umane. Ripeto, generazioni ancorate al passato». Genova riceverà molti finanziamenti. Qual è il rischio che non si calcola mai? «Che dovranno pagarli le prossime generazioni, quindi dovremo stare molto attenti a ottenere risultati economici notevoli e importanti ricadute occupazionali». In strada, gli automobilisti perdono decine di migliaia di punti. O in cinque anni della sua amministrazione non hanno imparato a rispettare le regole oppure il Comune ha un chiaro intento punitivo nei loro confronti… «Non è corretta nessuna delle due ipotesi. Il problema è che certi incidenti non devono succedere. E il rispetto per la vita umana produce inevitabilmente limitazioni ai comportamenti. Se c'è un limite di 60 chilometri all’ora, e si va a 70, si deve sapere che nelle altre parti del mondo non è tollerato». Semmai, alcune generazioni hanno un modo di pensare che non va più bene. E stentano a mettersi nell'ottica di un nuovo mondo, rifiutano di abbandonare atteggiamenti che non sono più accettabili. Come l’invidia, che

C’è una teoria per cui investire nel porto sarebbe meglio che farlo sulla città. Lei cosa ne dice? «Che il porto ha rendimenti elevati a breve termine. Mentre la città richiede investimenti

Il Palasport, alla Foce, verrà completamente reinventato e farà parte del Waterfront di Levante

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Grande riqualificazione per il Mercato di corso Sardegna. Con un parco pubblico e un cuore verde legato al centro della città. A destra, il restyling di viale Brigata Bisagno e viale Brigate Partigiane

a lungo termine ma con ritorni in genere più bassi. Però più duraturi nel tempo. Una cosa è certa: in giro per il mondo ci si è accorti di Genova. E le richieste per partecipare al cambiamento salgono ogni giorno. Le faccio un esempio le abitazioni del nuovo Waterfront di Levante sono praticamente già tutte vendute».

costo della vita per gli studenti è la metà di quello milanese. E se prendi una facoltà scientifica, qui trovi subito lavoro. È il motivo per cui molti ci scelgono». Se è vero, perché ci arriviamo solo adesso? «Perché adesso siamo visibili e la gente ci scopre anche a discapito della nostra incapacità di fare marketing territoriale. Ma la strada è molto più lunga di quello che pensavamo. Il marketing richiede tempo ed esperti».

Con quali parole o numeri convincerebbe dei genitori a far studiare o lavorare i figli a Genova? «Ci siamo già riusciti perché le matricole all’Università, per farle un esempio, l'anno scorso sono aumentate del 22 %. E poi il

Io mi riferivo soprattutto alla Generazione Z e quella che verrà dopo... 100


Un altro esempio di riqualificazione urbana: Piazza dei Truogoli di Santa Brigida

«Anche loro dovranno saperne di più su Genova. Quindi occorre farsi conoscere, e bene, anche da chi non ne ha mai avuto la possibilità».

ho detto: nessuno ha posto garantito, tantomeno un sindaco». Il mondo sta cambiando così velocemente che abbiamo avuto persino una guerra in Europa. Pur considerando i fasti del famoso Seicento genovese, che le piacciono tanto, che possibilità abbiamo di essere inclusivi, davvero moderni? «Genova lo è già. Il nostro problema, ripeto, è quello di andare a farci vedere nei campi da gioco che contano. Se ci riusciamo, ce la possiamo giocare per dirla in slang».

Di lei si dice che sia un bravo manager ma con squadre che hanno troppi alti e bassi… «Che ci siano troppi alti sono d'accordo, che ci siano troppi bassi può anche darsi. Comunque, chi non ha lavorato bene fino ad oggi, non tornerà nel prossimo quinquennio. In fondo, abbiamo cambiato assessori, presidenti e direttori generali delle partecipate. Mi sembra normale, visto che il primo giorno 101


Il rendering del Waterfront di Levante con il canale interno e l’ampio parco che lo abbraccia

scuno l’obiettivo giusto. Il che si scontra con un altro aspetto: se si cerca soltanto di avere un processo amministrativo perfetto, in maniera che non ci siano ricorsi, che tutto fili liscio, ma il risultato finale rimane sullo sfondo, allora abbiamo un problema serio. Il vero goal è arrivare al risultato, non a evitare problemi. E i professionisti che arriveranno, ci daranno una gran mano in questo senso». Renato Tortarolo

In Comune dite che per realizzare i progetti del Pnrr, serviranno centocinquanta ottimi manager. Quindi avranno bisogno di tante squadre. Che dovranno avere per forza una visione davvero illuminata, non le pare? «La nostra visione è già super moderna perché condivisa da tutti i genovesi. In quanto ai manager, potrebbero essere anche di più ma l’amministrazione ha già ottimi professionisti. Semmai il vero compito è dare a cia102


DA GENOVA ALLE AUTOSTRADE DEL MARE Il porto di Genova, cuore della Città d’adozione di Aldo Grimaldi, è da sempre la nostra “casa”. Il luogo che ospita la nostra storia, in cui siamo sempre ritornati dopo aver percorso le mille rotte di una lunga avventura imprenditoriale. Percorsi che ci hanno portato lontano, per aprire nuovi orizzonti. Abbiamo sviluppato innovazione e tecnologie per consolidare una tradizione che vede protagonista il mare, il grande mondo che unisce popoli e culture. Abbiamo tracciato nuove vie d’acqua e continueremo a farlo. Per dare valore a Genova, la nostra Città. Via XII Ottobre 2/151, 16121 Genova - Ph. +39 010.27.95.021


Il nostro amico Aeroporto ci farà sentire più vicini a casa Piero Righi, direttore generale di City Airport, immagina uno scalo dove volare sia più facile

Ecco come sarà l’aeroporto di Genova che aumenterà sensibilmente i suoi collegamenti con l’Italia e il resto del mondo

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Genova Meravigliosa 2022/1 - PIERO RIGHI

no dei punti cruciali del sistema Genova è la mancanza di collegamenti moderni con estero e le altre città italiane. Per cui il ruolo del nuovo City Airport è fondamentale. Il suo direttore generale è Piero Righi, 62 anni, ingegnere meccanico con una lunga esperienza in questo settore, una delle più recenti alla Saudi Arabian Airlines. Ha una formazione internazionale e una profonda conoscenza del quadro italiano, che gli permettono di affrontare le sinergie fra pubblico e privato.

blema di bacino d’utenza, ma deve competere con gli aeroporti vicini, Milano, Torino, Bergamo, Pisa, Malpensa. Nel nostro lavoro è fondamentale il rapporto fra destinazioni e frequenza di voli per raggiungerle. In questo noi siamo svantaggiati. Allo stesso tempo, però, se offriremo accessi più facili, tempi più brevi per raggiungere lo scalo, parcheggiare l’auto e salire in aereo, guadagneremo quello stato di city airport, attrattivo non solo per cittadini genovesi e liguri ma per visitatori, lavoratori e turisti in genere». Righi non limita le sue ambizioni: «Vogliamo servire il territorio, diventarne un partner stabile e affidabile. Essere indispensabili per raggiungere la famiglia al sud Italia, piuttosto che per vacanze brevi nelle nelle più belle città europee».

Come rivoluzionerà City Airport? «Voglio aumentare i collegamenti, insieme a una fase nuova dello scalo più attivo nel traffico commerciale. Genova è la sesta città d’Italia per residenti, non c’è quindi un pro-

A cosa somiglierà Genova nei prossimi anni? «Nei prossimi anni vivremo in un grande cantiere ma torno a dire che tutto è legato alla connettività con il resto del mondo. In pratica è come se Genova fosse un’isola e molte opere strutturali avranno lo scopo di cambiarne la condizione. Gli investimenti disponibili sono ingenti. Ma occorre recuperare un gap, uno svantaggio, perché una “città aperta” che guarda il mondo deve migliorarsi. Un esempio sarà il Waterfront, che dovrebbe renderci tutti più attrattivi. In quanto a noi, investiremo venticinque milioni di euro per accelerare la transizione, con l’ampliamento dell’hub e il rifacimento della pista». Quali sono i punti critici della città che ne rallentano lo sviluppo e ne condizionano la crescita? «Per essere più accessibili come aeroporto, 105


L’hub genovese sarà facilmente raggiungibile dai passeggeri

dovranno migliorare molto i sistemi di trasporto urbano, con più tipi di integrazione. Il rischio, semmai, è un tipo di resistenza che ho sempre notato quando si vuole cambiare lo status quo: quando hai raggiunto un certo benessere, non sei del tutto convinto di metterti in gioco».

volano nazionale produttivo ma ha avuto anche problemi gravissimi con l’avvento della globalizzazione e una lacerante crisi dell’auto. In seguito è rinata con le Olimpiadi invernali. Un altro esempio che mi ha sempre colpito è l’Ivrea di Adriano Olivetti: un insieme urbano e architettonico, per un coraggioso progetto economico e sociale. D’altra parte, io sono romano e lì siamo esattamente all’opposto. Con bellezze uniche ma molto difficili sia da gestire che da apprezzare».

Fra le città in trasformazione che ha conosciuto, quali potrebbero ispirare la nostra? «In Italia penso a Torino come città industriale, e quindi a Mirafiori. È stato un grande 106


Genova Meravigliosa 2022/1 - PIERO RIGHI

E all’estero? «Apprezzo molto Nizza, città sul mare che si è sviluppata nel tempo, con un grande territorio alle spalle e un centro storico ben salvaguardato. Inoltre ha fatto buone operazioni di marketing, anche se ha cementificato troppo. In compenso è multietnica nel senso più inclusivo, la diversità è una ricchezza, c’è stato un buon melting pot». Torniamo a Genova. È un posto dove vivere bene per lavorare meglio oppure dove una forte sostenibilità nel lavoro ci cambierebbe l’esistenza? «Il lavoro è fonte di reddito e corrisponde alla qualità di vita. Nel mondo perfetto bisogna aspirare a un’unica funzione e ancora una volta cito Olivetti che voleva unificare lavoro e tempo libero. Genova ha le caratteristiche per questa visione, il microclima è spettacolare, anche meglio di Roma. Lo smartworking può essere un buon punto di partenza. Ma c’è anche il porto, che è un ambiente lavorativo con più esigenze di compatibilità. Bisogna riuscire a creare un buon equilibrio tra realtà completamente diverse». Bettina Bush

Linee asciutte e colori mediterranei per viaggi più confortevoli

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In rete con l’Europa del sapere per la grande sfida digitale Federico Delfino, rettore dell’Università di Genova:

«Meno accademia e più vicinanza con i cittadini»

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mativa copre tutti i campi che studiano il mare: logistica, ingegneria, scienze biologiche e naturali, nautica. Nel 2021 l’Università di Genova è entrata, unica in Italia, nella classifica Marine/Ocean Engineering del prestigioso ranking internazionale ARWU (Academic Ranking of World University) e si è collocata al primo posto in Italia nel settore dell’Oceanography».

ettore Delfino, come immagina la Genova del futuro? «Più matura e consapevole. La città ha intrapreso un percorso di crescita e riqualificazione, valorizzando il suo fascino storico-architettonico e proponendosi, con successo, come città turistica. La storia di Genova ha conosciuto momenti di gloria e crisi profonda da cui, però, è sempre risorta. Ora sta compiendo un cammino virtuoso per trovare la giusta collocazione in un mondo in costante evoluzione. È stato deciso di dare nuovo spazio e significato al mare, che è al centro della Blue Economy per una società più sostenibile».

Quindi la città potrà trarre… «…beneficio dalla presenza dell’Università, non solo per gli aspetti di crescita sociale legati all’alta formazione e alla trasmissione della conoscenza, ma anche per la possibilità di sviluppare un nuovo pilastro dell’economia regionale basato sull’innovazione e la concreta applicazione in ambito produttivo dei ri-

Qual è il ruolo dell’Università? «Contribuisce non poco, perché l’offerta for110


Balbi 5 è la sede del Rettorato dell’Università di Genova.

sultati delle ricerche condotte dall’Ateneo, in sinergia con le imprese e il territorio».

digitalizzazione, alta tecnologia, anche grazie alla presenza del pensiero fresco e nuovo portato dai giovani».

A quel punto il vostro ruolo quale sarà? «Nei prossimi anni consolideremo rapporti e collaborazioni con il Comune e gli altri Enti Locali per sviluppare progettualità innovativa, auspicando che da queste relazioni possano nascere anche opportunità di lavoro qualificato per i giovani laureati. Credo fermamente in una Università che si apre all’esterno e lascia le stanze dell’accademia per incontrare la città e i suoi abitanti, realizzando le sue tre missioni principali: formazione, ricerca e divulgazione delle sue attività».

E punti critici, ce ne sono? «Sì, una certa riluttanza al cambiamento che va affrontata e superata. La novità fa sempre un po’ di soggezione ma è destinata ad affievolirsi se la si vede più da vicino. Genova teme questo avvicinamento. Occorre una sapiente opera di persuasione per vincere tale eccessiva cautela e per far comprendere che trasformazioni, cambi di paradigma e approccio hanno sempre consentito all’uomo di migliorare la sua condizione. Oltretutto, questo periodo sarà davvero unico perché consentirà di stabilire una nuova relazione tra l’umanità e il pianeta, fatta di maggiore rispetto e attenzione

Lei così vorrebbe realizzare… «…una Genova “città universitaria” e modello di azioni innovative in ambito di sostenibilità, 111


Il Dipartimento Architettura e Design con il caratteristico campanile di San Silvestro

ai temi ambientali, di tutela della salute collettiva e di inclusione».

nata una politica di successo focalizzata sulla sostenibilità, che ha conquistato i cittadini: nel cuore di Vancouver sorge un totem dove chiunque può lasciare un suo suggerimento per rendere la città ancora più a misura d’uomo».

Una città che l’ha colpita perché più innovativa, anche sul profilo accademico? «Vancouver, Canada, una delle città più sostenibili al mondo e quella in Nord America con il più basso tasso di emissioni pro capite di gas serra. Cinque anni fa aveva già adottato misure rigorose: le vie del centro, chiuse al traffico privato, sono state ridisegnate a tre corsie, per pedoni, ciclisti e mezzi pubblici ecologici; grattacieli trasformati in palazzi giardino. Certo, Vancouver può contare su un polmone verde di oltre 400 ettari, Stanley Park, e questo non è un aspetto replicabile».

E in Europa? «Bilbao è un ottimo esempio di città innovativa. Penso alla lungimiranza con cui le autorità locali hanno realizzato il centro di innovazione Ikerbasque per rafforzare la ricerca scientifica. In poco meno di 10 anni di attività ha raggiunto il ragguardevole numero di 290 ricercatori attivi su scala multidisciplinare: dalla biologia all’ingegneria, dalla tecnologia alla fisica, dalla medicina alle scienze sociali e umani. L’Ikerbasque è il segno evidente della chiara volontà di un investimento a lungo termine, nella consapevolezza che solo ricercando e innovando si può crescere e migliorare. Il cambio di marcia a Bilbao si era fatto già sentire

Ma non si sono fermati lì… «Sì, mi ha colpito che questa risorsa non è stata data per scontata, né tantomeno considerata l’unica risposta al sempre crescente problema dell’inquinamento. Anzi, comprendendo il valore del verde e dell’ambiente è 112


Genova Meravigliosa 2022/1 - FEDERICO DELFINO

alla fine degli Anni ’90 del secolo scorso quando l’amministrazione promosse un restyling all’insegna della sostenibilità e dell’architettura d’avanguardia di cui famosissimo emblema è il Museo Guggenheim, con le sue sinuose linee curve, trionfo di pietra, vetro e titanio».

E voi siete in prima linea? «Siamo partner del progetto Erasmus+ Università Europee denominato “Ulysseus”. Le università mettono in comune eccellenze e competenze specifiche per realizzare progetti

E non è l’unico esempio di innovazione green… «La Torre Iberdrola non è solo un altro bell’esempio di architettura d’avanguardia ma anche la prima torre in Europa ad avere ottenuto la certificazione LEED CS 2.0 (Leadership in Energy and Environmental Design), la più alta valutazione del Green Building Council, organo statunitense per la progettazione sostenibile. La Torre consuma solo energia prodotta da fonti rinnovabili ed è dotata di un parcheggio con posti per biciclette e per veicoli elettrici e relativa stazione di ricarica». La sostenibilità migliora le persone? «Oltre a essere conosciuto dagli ambientalisti, è un concetto che sta prendendo sempre più campo perché è aumentata la consapevolezza della sua interdisciplinarietà: se declinato nei diversi ambiti della vita individuale e sociale, queste vedono sensibilmente accresciuta la loro qualità. Uno dei contesti migliori per imparare a fare sostenibilità e, prima ancora, per comprenderne l’importanza, è proprio l’università».

Polo di Valletta Puggia, per la Scuola di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali

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digitalizzazione all’University of Technology di Koŝice, Slovacchia: energia, trasporti, mobilità e smart cities all’Universidad de Sevilla, Spagna; alimentazione, biotecnologia ed economia circolare al MCI di Innsbruck, Austria; intelligenza artificiale all’Haaga Helia University, Finlandia».

congiunti di ricerca e avviare un campus comune. Uno dei focus su cui “Ulysseus” lavora è proprio la sostenibilità in diversi settori, studiati mediante Innovation Hubs con sede presso i vari partner: invecchiamento e benessere all’Université Côte d’Azur, Francia; turismo, arte ed heritage all’Università di Genova;

E da soli in cosa siete un’eccellenza? «Da “solista” l’Università di Genova può continuare a fare la differenza nell’ingegneria industriale e dell’informazione, con un solido primato in base alle ultime rilevazioni CENSIS sui corsi di laurea magistrale. Si tratta di campi strettamente connessi alla sostenibilità e alla digitalizzazione e che ben si prestano a consolidare i rapporti con Enti e imprese della regione. Un bel segnale è già stato dato con le borse di dottorato, aggiuntive rispetto a quelle inserite nell’offerta formativa, previste dal protocollo d’intesa siglato con Regione Liguria e Confindustria per promuovere il binomio studio-ricerca nelle imprese. O ancora la collaborazione con RINA nell’ambito delle attività di ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione e nell’ambito delle attività di didattica, formazione post lauream e servizi di orientamento e accompagnamento al lavoro dei giovani, in particolare nei settori delle energie rinnovabili e della transizione energetica». L’Università di Genova in via Balbi 5

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R. T.



Facciamo squadra

come ci insegnano gli stranieri Beppe Costa, presidente e ad dell’Acquario e presidente della sezione Terminal Operators di Confindustria Genova, pensa all’esempio di Barcellona

Come immagina la città fra cinque anni e come in un futuro ancora più lontano? «Ho sempre creduto nei due settori in cui divido la mia attività, turismo e porto, che immagino in crescita. Per quanto riguarda Costa Edutainment, a fine 2022 inauguriamo la nuova Città dei Bambini e dei Ragazzi e se penso a un periodo più lungo l’Acquario sarà ancora trasformato. Ad esempio con la ristrutturazione del Padiglione dei Cetacei. Non ci fermiamo mai. Più in generale, mi auguro che fra cinque anni il terzo valico sia completato, l’aeroporto più efficiente e spero ardentemente che le code in autostrada spariscano per sempre».

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Beppe Costa

er Beppe Costa il problema principale di Genova è la mobilità, e la città avrà un futuro solo se la collaborazione avrà il sopravvento su schieramenti di campanile. Genovese, 65 anni, sposato, due figli, è presidente e amministratore delegato di Costa Edutainment SpA dal 1997, anno della sua fondazione. Fra le prime società italiane nate per coniugare educazione e divertimento, ha nel suo cuore una delle realtà più attrattive di Genova: l’Acquario. Inoltre Costa, presidente della Saar Depositi Portuali SpA, dal 2020 è alla guida dei terminalisti di Confindustria Genova.

Quali sono i punti critici che frenano Genova? «Partirei dai treni e dalle autostrade, perché è essenziale ricostituire un asse di collegamento veloce con Europa e Nord Italia. Ma anche il porto deve migliorare, a prescindere dal progetto della nuova Diga Foranea, il cui spostamento ritengo fondamentale per lo sviluppo della città sin dal 2001, come già sostenevano Confindustria e terminalisti. Saranno i tecnici a indicare come realizzare il progetto, su questo 116


Genova Meravigliosa 2022/1 - BEPPE COSTA

Una suggestiva visione dell’Acquario

non mi pronuncio. Ma deve arrivare più merce e deve essere trasferita più velocemente».

servatore. Insieme hanno impostato lo sviluppo che ha trasformato la città».

Se dovesse prendere esempio l’idea di futuro di altre città quale indicherebbe? «La prima città che mi viene in mente è Barcellona. Ho vissuto in Spagna per vent’anni, a partire dal 1980. Risiedevo a Malaga, ma ho frequentato molto la capitale catalana, città portuale come Genova. Con la differenza di un grande hinterland che la circonda. L’ho vista cambiare e svilupparsi grazie all’unità di forze politiche contrapposte e più istituzioni: sindaco, presidente della Comunità Autonoma, Generalitat de Catalunya, che corrisponde alla nostra Regione, e presidente della Catalunya Caixa. Appartenevano a tre partiti diversi: uno era indipendentista, un altro socialista e il terzo con-

Per noi sarebbe impensabile? «Purtroppo ragioniamo ancora troppo poco in termini di squadra. Invece quando è accaduto abbiamo ottenuto risultati decisivi per la città. Nel 2004, anno in cui Genova è stata Capitale Europea della Cultura, il lavoro condiviso con Luca Borzani, Carlo Repetti, Ariel Dello Strologo per il Porto Antico, ha dato ottimi frutti. Ancora prima, con le Colombiane del 1992 che hanno portato all’inaugurazione dell’Acquario, ricordo bene le discussioni con il sindaco Beppe Pericu e la visione che portò al rilancio culturale. Eppure, quando si parlava di rendere pedonale via San Lorenzo, in centro, i commercianti protestavano. Avessi po117


zata a conoscitori di una certa materia. Oggi la cultura è aperta a tutti. L’Acquario è un luogo adatto anche ai bambini e alle famiglie, non solo a esperti di mare».

tuto, li avrei acquistati io quei negozi, tanto credevo nello sviluppo». Quali sono stati i suoi modelli? «I musei inglesi, dove cultura e divertimento si sono sposati molto tempo fa. Ricordo con grande piacere le visite ai castelli che i lord aprivano al pubblico per fare fronte al loro mantenimento, e le numerose visite ai musei londinesi che i miei figli conoscevano a memoria. Victoria and Albert Museum, Natural History Museum e Science Museum offrono un approccio che accompagna il visitatore, a prescindere dalla sua formazione. Mentre in Italia, sino a qualche anno fa, vigeva un’idea più verticale e indiriz-

Genova ha un clima straordinario ma non basta. Come può diventare più attrattiva? «È vero, si vive molto bene. Se risolviamo il problema dei collegamenti, diventerà più seduttiva anche per i lavoratori fra 25 e 35 anni, la fascia che fatica di più a trovare un impiego adeguato e spesso decide di trasferirsi altrove, tornandoci intorno ai cinquanta. Come ho fatto io». Eliana Quattrini

La meraviglia dei segreti del mare

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Pura emo zione Gennaio/Giugno 2022

Opere, Balletto, Concerti

Info e biglietti www.teatrocarlofelice.com


Il destino è nelle nostre mani. Dal porto all’Università Luigi Attanasio, presidente della Camera di Commercio:

«Il vento è cambiato»

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no dei concetti base di Luigi Attanasio, 69 anni, presidente della Camera di Commercio Genova, è "connessione". «Ho assunto la carica poco dopo il crollo del Ponte Morandi, evento nel quale sono stato coinvolto direttamente perché una delle mie aziende era lì sotto».

soprattutto nelle istituzioni dove una certa omogeneità di intenti, nella maggioranza come nell'opposizione, sulla voglia di riappropriarsi del proprio destino ha fatto la differenza. Dopo il ripristino della continuità, occorre riqualificare il tessuto cittadino e in questo momento avviene sul Waterfront, nel centro storico, agli Erzelli».

Ora c'è un nuovo ponte… «Sì, ma non godiamo della continuità territoriale con il resto del Paese. Siamo l'unica grande metropoli non connessa con l'alta velocità ferroviaria e abbiamo un aeroporto relativamente piccolo per le dimensioni della nostra città. La cosa più importante è stata concepire un disegno per le nostre imprese, con una prospettiva degna del porto che siamo e del futuro che vogliamo».

E dove ancora? «Penso al lavoro sulle periferie o alla Diga di Begato: è cambiata la mentalità di attacco alle colline nato negli anni Cinquanta e Sessanta. C'è una volontà comune, diffusa, di dare un futuro alla nostra città e le anime di questi progetti sono tante. C'è un grande attivismo: anche l'Università di Genova è cresciuta molto, aumentano gli iscritti e le specializzazioni che danno più prospettive future».

Qualcosa è già cambiato? «Per fortuna in questi anni un vento importante ha spirato sulla città, nelle opinioni dei genovesi,

Genova deve guardare oltre i suoi confini? «Certo, mi auguro che si cominci a pensare a 120


Genova Meravigliosa 2022/1 - LUIGI ATTANASIO

strade interne. La rete locale, che è vecchia, obsolescente e attraversa i paesi e non conosce tangenziali, ci mette in uno stato di grande disagio». Oltre ai collegamenti materiali, quanto servono quelli virtuali? «In un mondo che corre, la banda larga deve arrivare anche nell'entroterra, non può essere relegata solo alla fascia costiera. Quello che però mi sembra indiscutibile, rispetto al sonnambulismo durato quarant'anni quando sembrava che non avessimo problemi di viabilità e fossimo indirizzati a un declino fatale, è la presa di coscienza che o si cambia o si muore. E questo è un tema che riguarda prima di tutto il futuro dei giovani». Quelli che per trovare lavoro devono lasciare Genova, studiare all'estero? Questo trend si può cambiare? «Direi proprio di sì, abbiamo il destino nelle nostre mani. Affidarsi per decenni a un’economia parastatale ha reso i genovesi molto meno im-

un’area metropolitana che vada da Sestri Levante a Varazze. In questo senso, abbiamo caldeggiato molto il tunnel della Val Fontanabuona». Quali possono essere le criticità invece? «Ostacoli ne abbiamo ancora tanti. Dopo quello che è accaduto al Ponte Morandi, non si è definito un assetto proprietario della rete autostradale e ciò ha impedito l'apertura del cantiere sulla Gronda o comunque la definizione di un secondo attraversamento della Valpolcevera e di una decongestione del traffico a mare. È una questione che non si può più rimandare». Il problema è solo l'autostrada? «Bisognerebbe capire che l'A7 è qualcosa che non esiste in nessuna altra parte del mondo. Far venire clienti stranieri da Malpensa a Chiavari su quella strada è una vergogna. Ma noi riteniamo fondamentale tutta la rete e abbiamo cercato di sviluppare una collaborazione con Anas: non ci interessano solo le autostrade, ma tutte le

Palazzo della Borsa Valori, sede di alcuni uffici della Camera di Commercio

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Palazzo Tobia Pallavicino, a sinistra, sede della Camera di Commercio in via Garibaldi

prenditori. Occorre recuperare il dna dell'epoca in cui Genova era espressione dell'individualismo capitalista più illuminato, secoli fa. Essere ripiegati su un posto all'Italimpianti o all'Ilva non è mai stato il futuro».

A quale città europea si ispirerebbe? «Amsterdam, dove durante la convention degli industriali europei il “burgermeester” - che è sindaco ma anche presidente del porto - ricevendomi in un palazzo antico mi ha mostrato una visione aerea delle banchine con il saluto “a noi la chimica piace moltissimo...” Ecco, penso che una città moderna debba saper conciliare le istanze di vivibilità con produzione e lavoro. Noi invece dobbiamo avvicinare le necessità della principale attività economica in città, il porto, con la qualità della vita. In questo senso ritengo che avere il sindaco di Genova come commissario della nuova diga foranea sia la scelta giusta».

Un passato da rinnegare? «No, certamente ci ha lasciato un’eredità tecnologica importante. A Sestri Ponente, per fare un esempio, c'è una altissima concentrazione di eccellenza con migliaia di tecnici e ingegneri che però dev’essere accompagnata da innovazione: lo spostamento della Facoltà Ingegneria a Erzelli, un aeroporto adeguato, linee ferroviarie moderne. Ma per realizzare tutto questo ci vuole il sostegno del Paese, perché le risorse locali non basterebbero».

Monica Bottino 122



Una sanità privata 4.0 e attenzione per la cultura Francesco Berti Riboli, ad e vicepresidente di Villa Montallegro, scommette sulla collaborazione con il servizio pubblico

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illa Montallegro è da settant'anni un modello di sanità privata genovese di eccellenza. E non ha mai perso lo spirito pionieristico che il suo fondatore, Edoardo G. B. Riboli, univa alla convinzione che tecnologia e capitale umano facciano la differenza. Da trent'anni il timone di questa azienda, che si intreccia profondamente con la storia di Genova e della Liguria, è in mano a Francesco Berti Riboli, suo nipote. Un medico che ha scelto l’imprenditoria per aggiungere capitoli importanti all’eredità di famiglia.

dica. Ora stiamo pianificando investimenti per estenderla all'ambito addominale e neurologico».

«Un traguardo significativo, e anche una coincidenza, quella che celebriamo in questi giorni» spiega Berti Riboli, ad e vicepresidente di Villa Montallegro «il 22 gennaio del 1952 si fece qui il nostro primo intervento chirurgico ed esattamente 70 anni dopo abbiamo effettuato il primo intervento di chirurgia robotica ortope-

Una collaborazione che è continuata anche dopo… «Abbiamo organizzato un hub vaccinale al Padiglione Jean Nouvel. Poi sono seguiti quello in via Cesarea e quello pediatrico in corso Sardegna. La guardia va tenuta ancora alta, il Covid non è sparito...».

La vocazione di Villa Montallegro è spiccatamente chirurgica. Lo si è visto anche nel lockdown… «Sì, in quel periodo abbiamo dato un aiuto con circa duecento interventi nelle nostre sale operatorie, aprendole ai professionisti della sanità pubblica, su pazienti assistiti dal servizio sanitario nazionale. Era il momento di agire così, per spirito di servizio».

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Genova Meravigliosa 2022/1 - FRANCESCO BERTI RIBOLI

offriamo supporto a diverse centinaia di professionisti. A Chiavari abbiamo aperto un nuovo mini blocco operatorio per chirurgia di media complessità e abbiamo l'ambizione di progettare, entro l’anno prossimo, nuove strutture. Ma il nostro punto di forza è senza dubbio il fattore umano».

Che impatto può avere la sanità privata di questi tempi? È solo per chi può permettersela? «Sono un convinto assertore dell’assistenza nazionale perché la salute è un bene di tutti. Quindi va gestita da un servizio pubblico. Ma quest'ultimo non può chiudersi a riccio e rifiutare il supporto che i privati possono offrire, ovviamente sotto coordinamento istituzionale. Dobbiamo fare molto meglio di tutti gli altri competitor. Se il privato non funziona gli vengono tolte le autorizzazioni. È indubbio».

Tra privato e pubblico c'è competizione? «No, credo nella collaborazione. Dev’essere considerato anche il benessere delle persone. Torno da un viaggio di pochi giorni in Spagna, a Barcellona, dove ho avuto modo di visitare l'ospedale Sant Pau, un luogo di cura estremamente bello. Penso anche al nostro Gaslini con le iniziative a misura di bambini, i pazienti più delicati. Pubblico e privato sono complementari».

Fare sanità di alto livello in chirurgia e diagnostica significa investire molto? «Certamente. La tecnologia va veloce e costa tantissimo: bisogna saper scegliere, ma non dimentichiamo che dietro un robot c'è la mano del chirurgo e noi lavoriamo con i migliori medici. Abbiamo oltre centosettanta dipendenti e

Si riferisce alla sanità integrativa? «Il welfare aziendale è molto diffuso, ha preso

La struttura principale di Villa Montallegro, circondata da un ettaro di parco secolare

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Una delle sale operatorie dove viene svolta l’attività robotica

a un progetto di welfare aziendale perché tutti i dipendenti e i loro nuclei familiari abbiano una copertura sanitaria privata. Un regalo per celebrare un traguardo importante».

un grande slancio, anche per categorie che storicamente questi benefit non li hanno mai avuti. Sono convinto che si andrà sempre più in questo senso, per supportare il servizio sanitario nazionale. Le risorse pubbliche sono limitate, quindi per mantenere un alto livello la sanità pubblica dovrà essere sostenuta anche da forme di copertura sanitaria privata».

Villa Montallegro è anche sinonimo di arte, cultura, eventi… «Ho un grande amore per Genova. Mi è stato trasmesso dalla famiglia e sono contento di vedere ciò che adesso si sta cercando di fare dopo cinquant'anni di errate, o sottostimate, valutazioni che ci hanno fatto perdere duecentocinquantamila abitanti, nel segmento più importante, quello dei venti-trentenni».

Lo avete fatto anche in azienda? «Sì, per festeggiare i 70 anni abbiamo pensato

Villa Rosa dove si svolgono visite specialistiche

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Quindi c'è un legame profondo con la città... «Abbiamo un obbligo di riconoscenza. Da Genova ci sentiamo apprezzati e stiamo organizzando percorsi che avvicinino salute, benessere e cultura. Quando è possibile, è sempre bello essere orgogliosi della propria terra». Monica Bottino



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Banca Carige amica dei genovesi insieme inventeremo il nostro futuro

Francesco Guido, ad di Banca Carige:

«Il nostro Libro Azzurro per dare voce alle ambizioni delle imprese liguri»

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n progetto di città si costruisce nel lungo termine. Richiede una strategia che abbia il respiro di un decennio almeno e vada oltre gli obiettivi a breve della quotidianità politica. Un’idea di territorio deve nascere da ciò che questo vuole o deve diventare. Quale visione ha in proposito Banca Carige? «Partiamo intanto da una constatazione oggettiva: Genova ha uno dei porti più importanti d'Europa. Nel sistema economico Italia la città è inoltre il punto di collegamento più prossimo al Nord Europa. La storia di Genova coincide con il suo porto ed è un valore che deve essere elevato a potenza. Decisiva sarà quindi la quantità di risorse che verranno desti130


Genova Meravigliosa 2022/1 - FRANCESCO GUIDO

tenzione storica della comunità ligure sull’adeguatezza infrastrutturale del porto e delle unità produttive in generale. Questo è stato il punto di partenza del nostro Libro Azzurro. Si è trattato di un’indagine rivolta a 1.200 imprenditori liguri nostri clienti nell’assunto che questi, per la storicità dell’insediamento della banca e la sua quota di mercato, rappresentino una proxy perfetta del sistema economico della regione. A loro abbiamo chiesto quali siano i loro bisogni».

nate al miglioramento della sua competitività. Esiste poi un altro elemento di assoluto rilievo che è la predisposizione naturale della città all'innovazione e alla cultura imprenditoriale». Nel suo complesso, però, Genova non ha brillato per audacia, semmai è stata ferma… «In qualche misura è vero, ma quello dell'innovazione è un tema di assoluta importanza ed è irrinunciabile se non vogliamo disperdere potenzialità. Abbiamo una precisa consapevolezza del valore derivante dall’integrazione fra i temi di frontiera sull’innovazione e sulla transizione ecologica e digitale e quelli dell’at-

Che non è solo erogare denaro… «Il denaro è fondamentale e la banca è l'intermediario per eccellenza, non credo che tutto si

Il caveau di Banca Carige

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Veduta al tramonto della sede di Banca Carige

si riduca a quanto eroga ciascun istituto. Come spesso mi capita di dire, “il denaro deve essere intelligente”. Deve essere cioè coniugato con una visione, in qualche modo condivisa con gli attori protagonisti della crescita economica. Una visione molto spesso necessita di essere sollecitata oppure guidata. Il nostro progetto nasce proprio da questo tipo di ambizione».

sull’acquisto sull’hardware produttivo ma debba includere anche un approccio innovativo alla trasformazione digitale, un posizionamento coerente nella circular economy, un raffronto costante con i benchmark di mercato, un’apertura all’internazionalizzazione. Insomma a buona parte dei temi del Pnrr. Abbiamo quindi registrato il loro livello di bisogno e di consapevolezza su questi aspetti non necessariamente finanziari ma che sono i requisiti della vera eccellenza. Alla fine abbiamo anche lanciato una piccola o grande provocazione testando la loro sensibilità rispetto allo sviluppo del capitale umano in azienda».

Ed è stato un lavoro complicato? «Abbiamo effettuato una verifica della congruità statistica affinché il campione dei 1.200 imprenditori prescelto fosse effettivamente un campione rappresentativo del sistema economico della regione. Poi siamo passati a interrogare quegli imprenditori sugli assi strategici identificati come fondamentali per garantire la competitività non soltanto sul breve ma soprattutto sul medio lungo periodo. Riteniamo che la competitività non si giochi soltanto

E come hanno preso questa provocazione? «Credo che in Liguria, come nel resto dell'Italia, permanga una significativa forma di arretratezza. Quella cioè di continuare a percepire la dimensione familiare d’impresa come l'unica 132


Genova Meravigliosa 2022/1 - FRANCESCO GUIDO

suo compito istituzionale di banca, ma vogliamo accompagnare le imprese verso questa consapevolezza. Un investimento è oculato se crea competitività, se è sostenibile nel tempo, se è digitale e se rispetta l'ambiente. Ma deve essere attivato da un capitale umano capace di gestire l’imponenza di questa sfida e una banca evoluta deve essere in grado di assistere le imprese in questa svolta».

possibile. È un aspetto molto grave che ci condanna al nanismo e al ripiegamento verso dimensioni sempre meno capaci di contrastare le sfide del mercato. Le esperienze più importanti, europee e mondiali, ci insegnano che la dimensione è importante per avere riduzioni dei costi e che al tempo stesso l'ingresso di competenze manageriali qualificate e specializzate sia la chiave di volta per dare qualità al denaro investito. Altrimenti è un denaro che rimane fondamentalmente inerte e confinato nel tradizionale assioma: più denaro, più risultati».

E la risposta qual è stata? «Molte banche classificano la clientela in funzione dei classici parametri patrimoniali, finanziari ed economici. Si assegna un rating e questo diventa la carta d’identità di un’impresa e il suo passaporto per ottenere credito. Ma è una classificazione rivolta al passato, verso ciò che è già accaduto. Noi, invece, abbiamo voluto realizzare una forma di analisi dell'impresa in funzione della sua sensibilità e interesse verso il futuro e la sua qualità. Questo ci con-

E lei non è d’accordo, mi pare… «No, perché non è assolutamente vero. L’era fordista è terminata e oggi il capitale è intangibile, primo fra tutti quello umano. Si può spendere molto meno, ottenendo molto di più. E sono convinto che parlarne a Genova, patria del risparmio, sia anche una forma di omaggio alle virtù di questa città. Carige non deroga al

Lo stemma di Genova all’ingresso del caveau

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subentrerà nella proprietà della banca. Sono convinto che ne farà un uso ancora migliore, rispetto a quello che possiamo assicurare noi oggi. Allo stesso tempo, abbiamo già definito con l'Università di Genova un accordo preliminare di collaborazione. Quindi spero si possa di realizzare un Master post-lauream in tempi ragionevolmente contenuti».

sente di disporre di platee selezionate per attivare subito proposte specifiche e coinvolgimenti mirati, estesi ai principali player del territorio e del Paese in una logica di rete. Ha funzionato…». Ma cosa fa una banca se si rende conto che la spinta all'innovazione, all'apertura, alla sfida non è così immediata? Come Paese non brilliamo certo in questi settori… «Una risposta semplice e immediata non c’è. Carige sta vivendo una transizione molto importante e questo Libro Azzurro è un bagaglio di informazioni che trasferiamo al soggetto che

I giovani sono una risorsa, una forza dirompente, ma devono essere seguiti. Visto che sono più intuitivi sui cambiamenti, li vivono sulla propria pelle e spesso li anticipano, Banca Carige non potrebbe essere

La sede di Banca Carige a Genova

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Genova Meravigliosa 2022/1 - FRANCESCO GUIDO

per loro un volano e un’incubatrice di idee? «Sì. La banca ha questa possibilità di generare valore, perché nulla rimane in astratto ma tutto viene calato il più possibile nel concreto. Allo stesso tempo abbiamo un altro privilegio, direi, nel creare trasversalità. Abbiamo notato che la specializzazione nasce più frequentemente dopo aver sviluppato conoscenze maturate in ambiti diversi. La banca è un facilitatore, un punto di connessione, e nelle relazioni con gli imprenditori ci è sembrato di cogliere questa esigenza. Almeno da quelli con una visione più ampia, che guardano al futuro e lo vogliono sostenibile anche per dare sicurezza al nucleo familiare». Possiamo immaginare Carige come una banca amica dei genovesi e dei liguri? Non solo nel senso di partner finanziario ma in quello di ascolto, di vicinanza e di sostegno? «Ne sono convintissimo. Il legame con questa città è stato messo a dura prova dalle vicende degli ultimi dieci anni. Ma non per questo si è interrotto. Carige è una banca che oggi approda a una situazione di assoluta solidità, che è la migliore premessa per poter offrire a Genova e alla Liguria contributi ancora maggiori rispetto a quelli del passato. Allo stesso tempo, non ha tradito la sua missione anche in momenti particolarmente bui, conti-

nuando il suo lavoro. Siamo stati l'unica banca italiana, pochi giorni dopo il lockdown, ad erogare 20 milioni a tasso zero ad artigiani e microimprese nel momento in cui tutte le serrande erano chiuse. Abbiamo continuato erogando in piena pandemia 3 miliardi a 40mila imprese utilizzando le garanzie statali e riducendo gli oneri finanziari per un valore di circa 300 milioni di euro. E nel realizzare questa attività non ci siamo limitati a curare soltanto gli interessi delle aziende nostre clienti ma ci siamo applicati in misura tripla rispetto alla nostra quota di mercato nella regione. E stiamo proseguendo sui bonus edilizi in misura doppia rispetto alla quota di mercato teorica. Quindi sull'amicizia di Carige per Genova, penso che non ci siano proprio dubbi». T. R. 135




Genova non ha bisogno di modelli

Basta la sua Storia

Gianni Vittorio Armani, amministratore delegato di IREN:

«Vi aiuteremo a crescere»

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Genova Meravigliosa 2022/1 - GIANNI VITTORIO ARMANI

ianni Vittorio Armani, 55 anni, varesino, è l’amministratore delegato di IREN, primo operatore nazionale del teleriscaldamento, soprattutto una multiutility del gas e dell’energia termica ed elettrica.

nuovo impianto di trattamento meccanico biologico di Scarpino, i cui lavori sono attualmente in corso. Sul fronte mobilità elettrica, particolarmente innovativo è il progetto di elettrificazione dei bus della linea 7 e 9 in Valpolcevera, una delle più frequentate in città, con un modello di mobilità sostenibile che consentirà di ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera».

Come immagina Genova entro dieci anni? «Il nostro piano industriale prevede investimenti importanti che contribuiranno a rendere la città sempre più vivibile e resiliente. Per quanto riguarda la provincia di Genova, sono previsti in totale 2,2 miliardi di euro da investire nei prossimi dieci anni, seicento milioni dei quali entro il 2025. Verranno destinati principalmente alla sostituzione e manutenzione straordinaria delle reti acquedottistiche e fognarie, alla manutenzione straordinarie delle dighe per l’approvvigionamento idrico e dei grandi impianti di potabilizzazione siti sul territorio. Grande impegno, inoltre, sul fronte depurazione che, oltre alle manutenzioni straordinarie dell’esistente, vedrà la costruzione di cinque nuovi impianti: ad Arenzano, Genova Area Centrale, Torriglia, Chiavari, Sestri Levante. Per le reti gas è prevista una campagna di interventi per rendere le infrastrutture hydrogen ready».

Come potreste assistere ulteriormente Genova? «Recuperando la capacità di “fare sistema”. Siamo pronti a mettere a disposizione le nostre competenze. Possiamo anche dare un aiuto nel risolvere i nodi infrastrutturali, affiancando la pubblica amministrazione in quelle attività che, spesso, per mancanza di risorse o di competenze, non si riescono a portare avanti con continuità». Genova dovrebbe prendere a modello altre città? «No, assolutamente, può trovare ispirazione

Ma il vostro impegno prevede anche altri punti… «Sì, cinquanta milioni di euro saranno destinati al

Impianti

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Auto elettrica davanti alla sede IREN

in se stessa e nella sua Storia. Ha tutte le carte in regola per sfruttare le proprie risorse e dispone di qualità che, opportunamente ricalibrate, potrebbero diventare un formidabile motore di sviluppo: una solida cultura industriale e del “saper fare”, condizioni ambientali e climatiche particolarmente favorevoli, una rinomata attrattività paesaggistica, artistica e culturale, una qualità della vita alta e costantemente in crescita, un’elevata concentrazione di saperi».

prima dell’intervento governativo, alla rateizzazione a condizione di maggiore favore per bollette che rendano difficoltosi i pagamenti da parte delle famiglie». E nel lungo periodo cosa succederà? «Il conflitto nell’Est Europa ha reso drammaticamente attuale la forte dipendenza del sistema energetico italiano dal gas russo, che oggi copre oltre il 40% del nostro fabbisogno. In questi anni, l’Europa non ha attuato un piano strategico per diminuire la sua dipendenza energetica che, paradossalmente, è aumentata. Molti ostacoli hanno impedito questa azione: la mancanza di coordinamento a livello nazionale e internazionale in tema energetico, la lunghezza e la complessità degli iter autorizzativi che precedono la realizzazione di un impianto, la sindrome Nimby che rende difficoltosa ogni nuova iniziativa. Questa crisi può essere un’opportunità per ridisegnare un nuovo futuro per il nostro Paese».

Come superare il problema del “caro bollette”? «Il Gruppo Iren ha attivato diverse iniziative contro il rincaro dei costi di luce e gas per sostenere i propri clienti. Innanzitutto con un’informazione tempestiva, trasparente e completa su tutti i canali di contatto e sui media. Inoltre, grazie anche al dialogo avviato con le associazioni dei consumatori, sono partite azioni concrete di sostegno alla clientela, come la possibilità di ricorrere, già 140


Genova Meravigliosa 2022/1 - GIANNI VITTORIO ARMANI

La Commissione Europea ha definito sulla sburocratizzazione dei processi autorizl’energia nucleare una fonte sostenibile. zativi degli impianti, sullo snellimento dei contenziosi e sulla semplificazione della PA È d’accordo? «È certamente una fonte di energia facil- assicurando così tempistiche più rapide e mente approvvigionabile, stabile e che non certe e regole stabili». Eliana Quattrini emette CO2, ma credo che per il nostro Paese non sia una strada attualmente percorribile. L’Italia ha scelto di disattivare le centrali e anche i successivi tentativi di ripresa non sono andati a buon fine, con grandissimi oneri per il Paese. Il nostro tesoro è invece costituito dalle rinnovabili, una risorsa che non abbiamo sfruttato a sufficienza e su cui abbiamo il dovere di investire. Essenziale per la buona riuscita di quest’operaBicicletta elettrica zione sarà continuare a lavorare

Tecnologia avanzata

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Il cittadino educato fa la città più pulita Pietro Pongiglione, presidente di AMIU: «A Copenaghen hanno costruito una pista da sci su un termovalorizzatore. Osiamo di più» Come si diventa buoni cittadini rispettando le regole? «Amiu ha già iniziato il nuovo sistema di rac-

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on vorrei aspettare troppo. Mi piacerebbe vedere Genova pulita e ordinata già oggi. Mi piacerebbe che curasse di più la sua estetica, perché sono convinto che la bellezza stimoli comportamenti corretti».

Educazione civica, ad esempio il riciclo, è uno dei concetti cardine per valorizzare la città. Ne è convinto Pietro Pongiglione, 63 anni, genovese, presidente di AMIU, l’azienda municipalizzata che gestisce i rifiuti. Acronimo per azienda multiservizi e d’igiene urbana, con un campo d’azione mirato alla tutela dell’ambiente. 144


Genova Meravigliosa 2022/1 - PIETRO PONGIGLIONE

colta dei rifiuti, che ciascuno di noi potrà distribuire in cassonetti tutti uguali, disposti in batteria, senza spazi vuoti fra uno e l’altro. In due anni e mezzo saranno diffusi in tutta la città. Ci credo molto».

E se i rifiuti sono troppi, cosa ne facciamo? «Sarà importante completare questo ciclo nei confini della Regione, senza essere costretti a trasportarli fuori con un aumento notevole dei costi. Ci riusciremo con i nuovi impianti di Scarpino e il biodigestore: per realizzarlo arriveranno gli stanziamenti del PNRR. Inoltre incrementeremo il ciclo dei riuso, perché convertire materie e oggetti costituisce una risorsa indispensabile. L’educazione a questo pensiero e a queste pratiche è fondamentale. Genova dovrà attirare turismo e curiosità anche perché pulita».

Parliamo di raccolta differenziata. A Genova si fatica a superare il 35%... «Infatti dovrà correre molto più veloce. L’obiettivo da raggiungere è il 65%. In realtà, nel 2021, considerando anche la raccolta effettuata dai privati e non solo da AMIU, siamo arrivati al 40%. Dobbiamo convincere i cittadini a comportarsi meglio, anche attraverso il sistema dei controlli e delle sanzioni. So che è un discorso impopolare, ma può diventare necessario per ottenere il risultato, a beneficio di tutti».

Oggi non lo è? «Lo è solo a macchia di leopardo. Alcuni quartieri sono puliti, altri molto meno. È anche la

Genova è una città bella ma manca un forte senso civico nel tenerla pulita

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conseguenza di un vecchio sistema di discarica che, a lungo, non ha permesso di differenziare. Si buttava tutto dentro lo stesso contenitore». Molti cassonetti però sono sporchi e rotti… «Vero. Sono vecchi e i colori, non sempre coerenti, creano confusione nella selezione del materiale da gettare. I nuovi cassonetti stanno arrivando».

teso. Ma c’è un ulteriore punto debole: i giovani non devono più andare via in massa, al contrario dobbiamo essere in grado di attirarne da altre città e altri Paesi. La loro dinamicità costituisce un valore aggiunto del quale non possiamo fare a meno». Dove ha trovato un alto tenore di vita e modelli cui ispirarsi? «Barcellona, Boston e Lisbona ne sono un esempio. Hanno saputo sfruttare grandi occasioni com’è accaduto a Genova con le Colombiane del 1992 e il 2004, anno in cui la città è stata nominata Capitale Europea della Cultura. Sono arrivati fondi che l’hanno trasformata e sta per accadere di nuovo. In quanto alla mia attività in AMIU, un modello è certamente Copenaghen, con un termovalorizzatore in città, sul quale hanno costruito una pista da sci. È possibile, senza pericoli. Noi ci spaventiamo troppo della discarica sotto casa».

Genova ha un clima straordinario ma non basta. Come può diventare più attrattiva? «I giovani sono lo sviluppo L’impianto di conferimento dei rifiuti solidi urbani a Monte Scarpino e il futuro. Le giovani copSmaltire è già complicato, la città aiuta o pie vanno sostenute con servizi adeguati e someno nel suo complesso? stegni economici, come più spesso accade con «Problemi ce ne sono: le infrastrutture, la dif- gli anziani. Il clima è importante ma spesso chi ficoltà a raggiungere Genova, la viabilità al decide di vivere altrove, lo fa perché paga meno suo interno, ma anche la maleducazione col- tasse, trova un asilo vicino, ha un lavoro stabile lettiva. Faccio un esempio: le macchine in e adeguato alla sua formazione. Dobbiamo difdoppia fila rallentano in modo consistente la fondere la cultura dell’educazione e del senso raccolta dei rifiuti. Oppure: chi esce a portare civico. Genova è già un valore, basta poco per a spasso il cane, deve pulire dove sporca. È un farla diventare ancora più bella». concetto semplice ma troppo spesso disatEliana Quattrini 146



No alle disuguaglianze sociali per fare di Genova una vera città europea Per Tiziana Lazzari, dermatologo, chirurgo estetico e presidente di AIDDA:

«La qualità della vita passa per l’educazione civica» fetto equilibrio di mente e corpo, e riguarda anche gli uomini. Ma inclusione e lotta alle disparità sociali sono altrettanti temi che ricorrono spesso nella sua visione di futuro. Possiamo essere finalmente ottimisti come genovesi? «Genova è sempre stata capace di interpretare i cambiamenti. Negli ultimi anni, poi, ha recuperato sprint. Pensiamo alla costruzione record di Ponte San Giorgio e al momento d’oro del porto. Ovvio che possa diventare una città sempre più smart e dinamica, arricchita da nuove frontiere tecnologiche».

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Tiziana Lazzari

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ono madre di due figli, uno laureato, l’altro lo sarà presto, che hanno deciso di vivere e lavorare in questa città. Che immagino più digitalizzata e aperta al mondo, capace di attirare nuovi investimenti internazionali, per attività che siano inclusive e sinergiche».

Però anche lei noterà punti critici… «Genova ha grandi progetti ma è ancora poco pulita. Il centro storico è un esempio. A volte c’è una spiacevole mancanza di senso civico. E bisogna porvi rimedio, perché è una questione di cultura…».

Tiziana Lazzari, dermatologo, chirurgo estetico e presidente della delegazione ligure di AIDDA, l’associazione nata per sostenere l’imprenditoria femminile, e vice presidente di Fondazione Palazzo Ducale per occuparsi di cultura, ha idee precise: la medicina estetica insegue il benessere psicofisico, un per-

Cosa farebbe un cittadino desideroso di fare cultura? «Penso agli spazi verdi, fondamentali per i bambini e le persone anziane. Dove trovare punti di aggregazione all’aperto. C’è il pro148


Genova Meravigliosa 2022/1 - TIZIANA LAZZARI

A Genova si vive già bene? Glielo chiedo da mamma e da professionista… «Si vive benino, ma non al top. Occorre sicuramente riqualificare molte aree, migliorare i trasporti, ma non basta. È fondamentale riuscire a ridurre le disuguaglianze sociali fra i diversi quartieri, bisogna investire in aspetti come l’inclusione e la coesione. Paradossalmente quello che abbiamo appena vissuto ci ha suggerito dei cambiamenti. Come lo smartworking che può offrire molti vantaggi. Fondamentale poi è l’attenzione alla cultura, al nostro grande patrimonio artistico. Che è da valorizzare ancora di più e deve coinvolgere direttamente i cittadini. Si deve fare ancora tanto per la rivoluzione verde e per accelerare la transizione ecologica. E non dimentichiamo la sanità. Dove si deve incentivare la partnership fra pubblico e privato. Il mio lavoro me lo ha insegnato: non c’è economia senza salute». Bettina Bush

Passione per la scienza e la cultura

blema della popolazione che invecchia, e qui servirebbero soluzioni di cohousing ben gestite. Bisognerebbe riuscire a invertire la tendenza demografica, oggi in calo, e attrarre i giovani in una città dove si viva e si lavori bene. A cominciare dai ricercatori internazionali». Quali città l’hanno colpita di più, al punto che le replicherebbe qui? «Credo che in Olanda abbiano saputo organizzare un ottimo sistema di integrazione urbana, con grande riguardo all’ambiente e al benessere sociale. Si, è un modello sostenibile che Genova potrebbe seguire, concentrandosi su aspetti come digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura». E la formazione, proprio perché questa è una città che ha bisogno di rinnovamento? «È fondamentale, lo dico da imprenditrice. Una delle delle prime azioni, quando ho preso la presidenza di AIDDA, è stata fare un’indagine sulle esigenze improrogabili delle aziende proprio sugli aspetti formativi di chi poi ci lavorerà».

La tecnologia protegge la salute

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PALAZZO PALLAVICINO UNA FONDAZIONE CHE VALE UN MUSEO

Palazzo Pallavicino - Scalone


Palazzo Pallavicino - Atrio

Palazzo Pallavicino Atrio e scalone

PALAZZO PALLAVICINO UNA FONDAZIONE CHE VALE UN MUSEO Palazzo Pallavicino è un diamante che prende luce. Situato in piazza Fontane Marose, a Genova, e costruito a metà Cinquecento, per volontà dell’attuale proprietario, il principe Domenico Pallavicino, e della Fondazione Pallavicino Onlus diretta da Vittorio Sgarbi, apre al pubblico con un programma intenso di visite, esposizioni, pubblicazioni d’arte. Custodisce numerosi tesori, fra dipinti, sculture, arazzi e preziosi oggetti di arredo dal Cinquecento all’Ottocento. <Ho convinto il principe a riportare dipinti e arredi originali nel palazzo> spiega Sgarbi <suggerendo qualche piccola variazione nell’allestimento per valorizzare capolavori come “Giuseppe spiega i sogni” di Bernardo Strozzi. La sua generosità permetterà a tutti di ammirarli>. Il palazzo, ricco come un museo, fa parte del Sistema dei Rolli, dal 2006 patrimonio dell’Umanità Unesco. <La sua eccezionalità> osserva Anna Orlando, advisor per arte e patrimonio culturale del Comune <si deve al fatto che la proprietà non è mai stata divisa nei secoli, restando sempre una casa privata. È dei Pallavicino dal 1836, quando la comprò il marchese Domenico I, antenato e omonimo dell’attuale padrone di casa. La presenza di due piani nobili è un altro segno distintivo delle dimore più illustri». Fra I primi appuntamenti per l’autunno-inverno 2021-2022, una mostra di capolavori della collezione personale di Sgarbi: «Sarà inaugurato lo spazio espositivo al primo piano nobile, liberato per offrirlo ai visitatori». E posizionare così Palazzo Pallavicino sulla mappa del turismo internazionale.

Palazzo Pallavicino - Secondo piano nobile


Basta polemiche sul nuovo, la città cambi mentalità Giuseppe Zampini, vicepresidente del Cda Ospedale Galliera,

«Il vero nemico è il sospetto»

È

«

il momento che tutta la città si riappropri del progetto del nuovo ospedale Galliera. Si tratterà di un ulteriore passo in avanti nel rendere più efficiente la sanità di eccellenza che l'ospedale è già in grado di offrire». Giuseppe Zampini, vicepresidente del Cda, è convinto che «Genova non possa più fare a meno di questa opportunità e che non debba essere più considerata solo quella del consiglio di amministrazione o dell'arcivescovo di Genova che ne è il presidente. Ma dei cittadini tutti».

Nemmeno quelle immobiliari… ? «Non hanno senso, davvero. Tanto più oggi, che non si devono più alienare beni immobiliari, mentre prima era necessario per reperire finanziamenti». Avete trovato i fondi per non cederli? «Sì, grazie a due eredità, che sono arrivate l’anno scorso: i lasciti di una signora genovese e di una di Santa Margherita, per un totale di dodici milioni di euro. È una dimostrazione che le persone possono ricambiare la cura che il Galliera ha dei suoi pazienti».

Sgomberare il campo dalle polemiche e andare avanti, quindi… «Certamente. Non siamo un'isola. È la Regione che ha individuato la possibilità di realizzare un nuovo ospedale per il consolidamento della sanità. Non farlo non sarebbe solo un danno per la comunità ma un passo indietro di tutto il sistema. Non ci sono speculazioni. Non c’è alcun motivo di parlarne».

Il futuro cosa porterà? «La zona di Carignano e tutta la città avranno un ospedale moderno che risponda alle esi152


Genova Meravigliosa 2022/1 - GIUSEPPE ZAMPINI

Rendering del nuovo Ospedale Galliera, a sinistra, in una veduta aerea con la costruzione storica

Inoltre avremo modo di promuovere eccellenze come Ortopedia del professor Mazzola, che già sta operando a Rapallo, in una sede distaccata. La stessa cosa per Urologia, ad Albenga».

genze del piano sanitario regionale. Negli spazi storici potrebbero andare, oltre a una parte di ambulatori, anche aree dedicate all'Università per realizzare centri di studio che siano d’eccellenza e quindi catalizzare l'interesse di studenti e professionisti da fuori Genova».

Il nuovo Galliera rientra in una nuova visione della città. Come sarà fra cinque o dieci anni? «Tra Waterfront, terzo valico e recuperi urbanistici, immagino davvero una Genova meravigliosa. Mi pare si stiano cogliendo le opportunità che arrivano dai fondi non trascurabili a disposizione della città: i sei miliardi di cui parla l'amministrazione comunale mi pare siano già bene collocati».

Altri punti di forza? «I posti letto saranno mantenuti come adesso: 404. C’è un altro aspetto: fino a qualche tempo fa il paziente stava in degenza mediamente otto giorni, ora tre. Grazie alla tecnologia avanzata che rende più leggera la convalescenza. Quindi possiamo avere, a parità di letti, una quantità di pazienti tre volte superiore nello stesso arco di tempo. 153


C’è il rischio di frenare questo sviluppo? «Il punto critico siamo noi genovesi, il nostro modo di ragionare, di fare. Anni fa mi piaceva dire: la decisione presa supera tutte le precedenti discussioni. Qui, invece, si prende una strada, poi o cambia chi l’ha in-

Ci sono progetti che l’hanno colpita in Europa? «Uno è quello londinese sul recupero di una grande area sulle rive del Tamigi. È stato diretto da un project manager che gestiva dodicimila persone. Poi il lavoro eccellente fatto a Milano, negli ultimi anni: stanno costruendo il nuovo policlinico con un giardino pensile, mentre da noi quello previsto nel nuovo Galliera, è contestato da persone che si qualificano esperte e giocano sul mezzo metro di terra in più o in meno». Quindi i nemici di Genova sono i genovesi? «Direi che il nemico è un certo tipo di approccio, una mentalità che attraversa politica e cultura, mai di supporto a un'iniziativa. Perciò ammiro il modello Genova del sindaco Bucci, che almeno si piglia la responsabilità delle proprie decisioni, rispettando le norme ed evitando scorciatoie. Un metodo al quale non eravamo proprio abituati». Monica Bottino

trapresa o, per amore del dibattito politico, si rimette tutto in discussione. Questo ha causato enormi ritardi in tutto, e spero che non succeda più. Non si deve ripartire ogni volta da capo».

Altre due immagini di come sarà l’Ospedale Galliera 154


Nel cuore di Genova nasce un u nuovo approdo per superyacht gestito da Amico o & Co. Un altro passo verso l’obiettivo di rendere Genova e il suo porto protagonisti nel mercato internazionale della grande nautica da d diporto.

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Bus a misura di passeggero per correre più veloci

Marco Beltrami, presidente di AMT:

«Nel 2026 una totale conversione elettrica»

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na Genova dove muoversi sia più facile e veloce. Con un trasporto pubblico green, integrato e super tecnologico. E, perché no, in parte gratuito. È la città del futuro alla quale sta lavorando Marco Beltrami, 63 anni, presidente di AMT, l'azienda di trasporto pubblico.

Una svolta epocale per AMT... «Abbiamo notevoli investimenti portati avanti dal Comune con fondi ministeriali. Per il progetto dei 4 Assi stanno per partire i cantieri: si tratta di altrettanti percorsi sulle grandi direttrici del traffico. Sarà così garantito un trasporto completamente elettrico, con frequenza di corse molto elevate, dai tre ai sei minuti. Intorno a queste direttrici verrà ridisegnata la rete cittadina».

Ci siamo vicini? «Sì, perché l’amministrazione locale crede che una mobilità sostenibile ed efficiente sia un vantaggio competitivo fra le città. È un’idea forse un po' darwiniana, la competizione, ma certamente può rendere Genova più attrattiva».

Quali sono? «Il primo asse parte da piazza Galileo Ferraris, passa da Brignole poi attraversa il centro e si spinge sino a Campi. Quello di Levante, invece, parte da Nervi e arriva sino a via Fanti d'Italia, quindi in zona Principe. Un altro interessa la Valbisagno: da Prato a Piazzale Kennedy. Infine il quarto, quello di Ponente, da Voltri

Infatti ci sono già alcuni cantieri... «Le iniziative procedono su due fronti: i grandi progetti, la trasformazione infrastrutturale per essere più veloci, e il miglioramento del servizio con sperimentazione di forme innovative, quali la gratuità». 156


Ecosostenibilità e trasporto di ultima generazione per cittadini e turisti

arriva sino a Caricamento. Rimoduleremo il resto della flotta per trasportare i passeggeri verso questi assi, serviti da mezzi a elevata capacità ed elettrici». Altro capitolo: la metropolitana… «Sarà estesa a Ponente, per arrivare a via Canepari, Rivarolo, e fra non molto partiranno i cantieri per collegare Brignole a Piazza Martinez. Inoltre il Ministero ha deciso di finanziare con 398 milioni di euro il progetto della Skymetro in Valbisagno da Brignole a Molassana. Quindi altri sette chilometri di percorso. E poi lavoriamo per avere i finanziamenti per l’estensione da un lato a Sampierdarena e dall’altro a San Martino». Diventerebbe una vera metropolitana? «Sì, diciamo così: ne avrebbe la dignità. La tratta Molassana-Brignole durerà circa 11 minuti migliorando l’accesso all'intera Valbisagno, rendendola più attrattività anche dal punto di vista immobiliare». 157


Una nuova mobilità per un panorama ligure rasserenante

normale. Quello a gasolio fa rifornimento e se ne va, uno elettrico viene caricato in diverse ore. Al momento sono in circolazione 37 mezzi elettrici e contiamo, entro la fine dell'anno, di arrivare a 85/90. La flotta urbana ha circa 620 mezzi e alle otto di mattina ne sono in circolazione contemporaneamente 500. E mettere in campo ogni giorno millequattrocento autisti è molto complesso. Se i finanziamenti ci sostengono, abbiamo un piano per il 2025».

Lei ha raccolto qualche suggestione da altre città italiane o europee? «L'orografia genovese è molto particolare, con scelte obbligate. Rifiuto spesso il confronto con Milano, città rotonda, dove è possibile fare percorsi radiali, circonferenziali, che qui sarebbero impossibili. Non ho un modello di riferimento, piuttosto un modello Frankenstein, se mi si passa l'esempio: tante suggestioni prese qua e là. Di Amsterdam mi piace la sincronizzazione fra trasporto su gomma e ferroviario. Arrivi in stazione con il bus, e a bordo ci sono gli orari di partenza dei treni. Di Londra mi ispira la disciplina dei passeggeri, di altre città mi piace l'innovazione tecnologica».

Quanta tecnologia serve a AMT? «Abbiamo investito molto sulla nostra app, che tutti i giorni viene utilizzata dai sessantamila genovesi e la impiegheremo di più per i servizi a chiamata. Voglio arrivare a un servizio pubblico su misura, per ogni cittadino. Da questo punto di vista siamo già nel futuro».

Come ridurrebbe il traffico privato? «Sarebbe corretto arrivare a forme di regolazione, con zone ZTL. Potremmo ricalcare la Zona C di Milano o trovare modalità di accesso al centro regolate come in quasi tutto il Nord Europa. Magari con forme di pagamento come in autostrada».

Si parlava di gratuità. È davvero possibile? «Al momento esiste in Lussemburgo e pochi altri contesti. Vorremmo una mobilità di libero accesso ma il problema sarebbero i fondi per coprire i costi. Il bilancio di AMT si aggira sui 210 milioni di euro all’anno e la bigliettazione tra urbano ed extraurbano ne vale almeno 75. Rinunciare a questi incassi, significa trovare i soldi altrove». Monica Bottino

Che tempi avete per convertire all’elettrico tutte le linee? «Entro il 2026. Ma siamo vincolati perché un bus elettrico costa due volte e mezzo uno a gasolio e per la rimessa richiede più spazio di uno 158


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enova ha le potenzialità per diventare la California italiana e in questo momento mi sembra che ne abbia anche la volontà».

Massimo Moretti, 53 anni, lodigiano, general manager di Cds Holding Immobiliare, gruppo specializzato in strutture a destinazione commerciale, logistica, direzionale e alberghiera, la sua scommessa sulla città l'ha già fatta. Investendo 260 milioni di euro, con Orion European Real Estate Fund V, per realizzare da partner privati i quattro lotti del Waterfront di Levante. In assoluta coerenza con il masterplan e le linee guida donate al Comune dall'architetto Renzo Piano. Contornati a nord da un parco urbano di sedicimila metri quadrati fino a piazzale Kennedy, verranno realizzati uffici ultramoderni e residenze di lusso con grande attenzione a sostenibilità e wellness, per cui l'ambiente è a servizio del benessere della persona, sia che abiti uno spazio o ci lavori. 160


Genova Meravigliosa 2022/1 - MASSIMO MORETTI

State realizzando uno dei più importanti interventi di rigenerazione urbana in Italia che, compreso l'investimento pubblico, vale 350 milioni... «La città lo merita. Oggi Genova ha possibilità enormi, che le derivano dalla sua storia, dal suo dna. Penso agli asset che ci sono: clima favorevolissimo, mare, Università, know-how industriale, innovazione con l'Istituto Italiano di Tecnologia, sanità di livello. Ora serve solo l'effetto molla». Cosa intende? «Immaginiamo una molla che prima viene schiacciata, poi rilasciata per farle fare un balzo in avanti. Genova può fare questo

Massimo Moretti

Un rendering del futuro Waterfront con il Palasport in primo piano

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salto recuperando velocemente il tempo perduto, e porsi a capofila di progetti innovativi. Noi ci crediamo, infatti stiamo investendo centinaia di milioni di euro».

portanti degli sport indoor, food e commerciale. E parcheggi interrati. Poi ci sono le residenze…». Duecentoquaranta appartamenti di lusso affacciati sull'acqua... «Diciamo che l'offerta residenziale di Genova oggi, a parte il suo patrimonio storico, non è di grande livello. Noi invece immaginiamo costruzioni ai massimi standard: energetico, in questo caso utilizzando l'acqua di mare per generare il caldo e il freddo e riducendo le emissioni di C02 con un grande impianto fotovoltaico, proteggendo gli ambienti interni degli appartamenti con un sistema di filtrag-

Sul Waterfront di Levante lei ha detto che verrà risanata una ferita aperta... «Ne sono convinto. Abbiamo lavorato sul masterplan di Piano che ha avuto l'idea, come per il Porto Antico, di ridurre la distanza con il mare creando nuovi canali e spazi verdi per legare l'acqua ritrovata con il resto della città. Qui si inserisce il nostro progetto. Partito con il primo lotto del Palasport, uno spazio omologato dal Coni per ospitare gli eventi più im162


Genova Meravigliosa 2022/1 - MASSIMO MORETTI

gio dell'aria che impedisce il passaggio delle polveri sottili e la purifica. Un sistema unico in Italia». Come saranno queste nuove realtà? «Intanto le prime costruzioni in Liguria a essere certificate Leed, indice americano di sostenibilità, a livello Gold. Avremo grandi spazi condominiali dedicati a smart working, infanzia, socialità. Persino una palestra sul mare. Siamo a livello di quello che viene costruito oggi a Londra, Parigi o Berlino. Immobili firmati da Renzo Piano Building Workshop e da OBR». Per investire sul territorio occorre individuarne i punti di forza… «A Genova sono il mare e il clima. Non vedo perché Corso Italia non possa diventare come la Croisette di Cannes o la Promenade des Anglais a Nizza. A volte basta inventarsi un po’ di glamour. La città può offrire un'altissima qualità di vita».

Interni dal design raffinato per rimanere incantati dal mare di Genova

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Da lombardo operoso, quali difetti trova? «Non poter andare o tornare da Milano in meno di un'ora. Così si potrebbe vivere a Genova, fare un po' di smartworking e poi andare due o tre volte la settimana in giro per l'Italia o per il mondo per incontri di lavoro. Ma per fare base a Genova occorre una ferrovia veloce e un aeroporto ben collegato. Io però sono fiducioso». Si riferisce al modello Genova? «Indubbiamente. La realizzazione del ponte San Giorgio in tempi rapidissimi vi ha dato la credibilità che vi mancava a livello nazionale e internazionale. Chi investe chiede certezze, che si rispettino i tempi e pretende chiarezza sugli obiettivi. Genova è credibile, affidabile, ma non può permettersi passi falsi. Non le manca più nulla per diventare la California italiana, dicevo, anche sotto il profilo dell'innovazione». Monica Bottino




Superyacht,

una sfida per essere davvero globali Alberto Amico, presidente del cantiere di famiglia, avverte:

«Occorre essere meno conservatori»

G

enovese, 58 anni, Alberto Amico ama il mare, la pesca, è ingegnere ed è abilitato al comando di navi da diporto. La storia di famiglia ha radici nella cantieristica dai primi del 1700, a Loano. Dopo un’esperienza post laurea in un’azienda navalmeccanica, nel 1990 entra nella Luigi Amico srl, fondata nel 1885, attiva nel settore delle riparazioni navali nel porto di Genova. Lì intuisce le potenzialità del mercato nascente dei grandi yacht e progetta il layout di un cantiere innovativo nel settore refit. L’anno dopo, con il supporto del padre e della sorella Alessandra, 166


Genova Meravigliosa 2022/1 - ALBERTO AMICO

tuttora al suo fianco, fonda Amico & Co, dedicata alla riparazione e ristrutturazione di superyacht, mentre nel 2010 apre un secondo cantiere, Amico Loano. Da presidente e direttore esecutivo, ha portato il brand ai vertici internazionali, grazie a un mix di innovazione, qualità, valorizzazione delle risorse umane e capacità della manifattura genovese.

locali, negli ultimi anni, c’è stata una notevole capacità di ascoltare, unita a obiettivi ambiziosi. Come l’apertura alla nautica dei grandi yacht, che richiede una visione comune fra pubblico e privato per realizzare le infrastrutture necessarie ad attrarre gli stranieri». E questa visione che risultato dà? «C’è uno studio che dimostra come almeno la metà del valore generato dall’impatto economico del nostro settore ricada sulla città. Fortunatamente, siamo usciti dallo schema di rendite di posizione: il mondo cambia in tutti i tipi di produzione, inclusa la nostra, quindi stare fermi non è più un’opzione».

Dal suo punto di vista Genova quanto dovrebbe cambiare? «È una città che rimane molto conservatrice. Quindi credo che innovazione e cambiamento debbano essere una regola di vita. Possiamo attrarre nuovi mercati e devo riconoscere che da parte delle amministrazioni

Per Amico Genova è una città molto conservatrice ma confida che cambierà per essere più inclusiva anche nella nautica da diporto

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Quali sono i punti critici della città? «Viviamo una specie di isolamento politico a livello nazionale. E anche se le amministrazioni recenti si sono spese al meglio, non è facile realizzare tutto quello che si desidera. Trent’ anni fa la nautica nel porto di Genova era praticamente vietata, oggi l’atteggiamento è cambiato, ma scontiamo un ritardo rispetto ad altre nazioni, come Francia e Spagna. La nautica dei grandi yacht è una grande opportunità per tutta la città. Dovessi scegliere fra la logistica dei container e quella dei grandi yacht, darei più attenzione a questi ultimi».

porto destinato ai grandi yacht… «Insieme ad altri operatori abbiamo dato vita al Genova Superyacht Hub per competere a livello internazionale. Dai cinquecento equipaggi presenti ogni giorno in città, contiamo di arrivare a una comunità di circa milleduecento persone. A queste si potranno aggiungere altri professionisti che non vanno per mare, ma sono legate a questo mondo». Genova potrebbe diventare un hub come Palma di Maiorca? «La potenzialità c’è, ma serve una viabilità molto scorrevole e una maggior pulizia della città per non scoraggiare chi vorrebbe venire o tornare. Rispetto a Barcellona, per fare un esempio, abbiamo anche le Riviere, le Alpi,

Lei partecipa alla nascita del Waterfront di Levante dove costruirà un nuovo 168


Genova Meravigliosa 2022/1 - ALBERTO AMICO

Qual è la vostra idea di sostenibilità? «Abbiamo cominciato con l’autoproduzione di energia fotovoltaica nella Marina Waterfront e un nuovo grande progetto è in corso di approvazione. In quanto alle navi ormeggiate per lavori, abbiamo installato da tempo 10 megawatt affinché non si debbano tenere accesi per mesi i generatori diesel. In cantiere lavoriamo al coperto per diminuire l’impatto ambientale ed eliminare le coperture plastiche temporanee». Giuliano Luzzatto

Milano a meno di centocinquanta chilometri. In più, la professionalità di operatori e artigiani genovesi ci è invidiata dall’estero». Quale città ha fatto molto bene nel suo campo? «A La Ciotat, vicino a Marsiglia, l’amministrazione ha realizzato da zero una filiera al servizio dei grandi yacht. A Genova sarà sufficiente migliorare quello che già esiste, lasciando fare ai privati che sanno marciare con le loro forze senza chiedere nulla al capitale pubblico. In parte ci stiamo riuscendo, va reso merito ad Autorità Portuale e Comune di aver condiviso gli obiettivi strategici e in nostri progetti su spazi che si estendono alla foce del Bisagno».

Superyacht e campi da gioco, a Genova si deve tornare per il glamour che offre

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Parcheggi e aree pedonali per riqualificare il centro

Paolo Odone, presidente di ASCOM,

“Dovremmo imitare Dubai”

P

aolo Odone, 79 anni, conosce molto bene la sua città. E sa osservarla attraverso le cariche istituzionali che continua a svolgere. È presidente dell’Aeroporto di Genova, consigliere di Autostrada dei Fiori, vice presidente della Camera di Commercio di Genova, della quale è stato guida per numerosi mandati. Dal ’97 poi è presidente di Confcommercio, realtà articolata che non si occupa solo di negozi ma include associazioni, porto, sanitario e turismo.

Una Genova di domani è stata immaginata molte volte? «Ricordo l’idea di un architetto, molti anni fa, che immaginava una città fatta di luce. A me basterebbe che Genova fosse collegata con il resto del mondo. Vorrei che Brignole e Principe diventassero le stazioni finali della metropolitana milanese. Alta velocità e Terzo Valico, poi, non bastano. Per raggiungere Milano in cinquanta minuti, da Tortona saranno indispensabili almeno quattro binari ferroviari. Poi vorrei 174


Genova Meravigliosa 2022/1 - PAOLO ODONE

che la città turistica aiutasse quella commerciale. Penso a Puy du Fou, il parco di divertimenti in Vandea, che è un viaggio nel tempo e nella Storia…». E noi con la Storia abbiamo un feeling particolare… «C’è una Genova nascosta ma bellissima. Abbiamo molte realtà poco conosciute, penso al Museo Diocesano con gli splendidi Teli della Passione che richiamano i jeans. All’Archivio di Stato, alle biblioteche, a laboratori culturali da valorizzare. Dobbiamo investire anche sulla Silver Economy, sugli over sessantacinque. Abbiamo quasi quarantamila appartamenti vuoti su tutto il territorio, vorrei che Comune, Regione e Porto si occupassero di questa realtà». Lei ha un’idea di cosa farebbe perché tutto funzioni bene? «Occorrono nuovi percorsi pedonali, da Corvetto a San Vincenzo, per aiutare i negozi messi in crisi dalla pandemia. Servirebbero parcheggi di dimensioni adeguate in Piazzale Kennedy, mille posti, per collegare chi viene in città con il Porto Antico e il centro storico. Bisogna pensare alla mobilità sostenibile, ad esempio con un trenino sotterraneo che arrivi da Piazzale Kennedy al Ponte Monumentale. C’è il problema del centro storico, stiamo già recuperando il distretto del design, in zona Giustiniani, con diversi servizi a partire da bar e ristoranti. Poi c’è l’area di via Pré e via del Campo, con molti locali vuoti. Devono nascere negozi artigianali e botteghe artistiche per giovani artisti contemporanei, da assegnare attraverso bandi».

I Teli della Passione, in tessuto jeans, simbolo di Genova

tra realtà, abbiamo moduli espressivi completamente diversi. Per noi è vitale bilanciare modernità e tradizione. Là costruiscono i grattacieli più alti del mondo, noi invece abbiamo i nostri spettacolari palazzi storici. Però dobbiamo saper essere meno conservatori. Avere più coraggio». Se avesse vent’anni lavorerebbe a Genova? «Sì, perché ci si sta bene e ci stiamo attrezzando per far arrivare nuove realtà. Alcune sono già nostre, come IIT, con ricercatori che provengono da ogni Paese e scelgono di abitare ogni zona della città. Sempre a Genova c’è lo snodo digitale che arriva dal Mediterraneo e prosegue verso l’Europa. E anche nel resto della Liguria abbiamo paesaggi di grande bellezza che vanno collegati in modo intelligente e sostenibile». Bettina Bush

Nei suoi viaggi quale città l’ha più colpita? «Penso subito a Dubai, hanno fatto tutto per riuscire a stupire i turisti. Hanno investito tanto e bene e ci sono riusciti. Certo Genova è un’al175


Circondati dal mare per salvare la Terra Mauro Ferrando, presidente di Porto Antico S.p.A.,

punta sulla coscienza green delle nuove generazioni

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F

«

Genova Meravigliosa 2022/1 - MAURO FERRANDO

gli appuntamenti con The Ocean Race nel 2023. Genovese, 64 anni, avvocato civilista, esperto di diritto societario commerciale e del lavoro, Ferrando ha un approccio visionario e pragmatico insieme.

ra cinque anni questa città non sarà più nel torpore in cui è vissuta sino ad oggi. Si è risvegliata e ha sicuramente l’appeal per diventare moderna, al passo con i tempi e dove si via davvero bene. Ma siamo ancora a metà strada. Oggi si respira un’aria di determinazione che significa fare quello che è necessario in tempi non stabiliti e inderogabili».

Rispetto al suo rapporto con il mare, che difficoltà rischia la Genova di domani? «Intanto ha una conformazione particolare. Direi che è multicentrica quindi non ha un solo punto di partenza. Questo può essere un aspetto positivo solo a patto di rispettare la specificità di ogni zona. E se il progetto complessivo è davvero condiviso. La logistica è un punto debole, migliorata a tratti con il Lungomare Canepa e con quel trasporto pubblico locale dove è stato inserito l’elettrico. Ma c’è ancora molto

Mauro Ferrando è da tre anni presidente della società Porto Antico S.p.A. che si occupa di turismo, congressi, immobiliare, eventi e che opera nell’area maggiormente soggetta alla trasformazione. Da qui l’obiettivo di realizzare una nuova visione di Genova sul mare. Tante le sfide da affrontare: Salone Nautico, Waterfront di Levante, Euroflora ma ci sono anche

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da fare soprattutto per i collegamenti esterni. Dobbiamo attendere il Terzo Valico, implementare i voli, soprattutto con Roma. Dobbiamo anche riuscire a sfruttare di più le vie del mare, i nodi stradali e ferroviari per uscire dalla città».

si sta costruendo qui, ma segue una filosofia vincente. Poi Rotterdam con il suo grande porto che si può visitare su imbarcazioni. E qui vengo al punto: dobbiamo difendere il nostro porto commerciale e farlo diventare una grande attrazione».

Lei starà pensando sicuramente a qualche città, nel mondo, che ci possa ispirare… «Sydney, in Australia, per i suoi collegamenti via mare. Cape Town in Sudafrica, per il waterfront animato giorno e notte da una folla di persone. Forse è meno bello di quello che

E in tutto questo come si inserisce il Porto Antico? «Il mare è la nostra forza, intendo come genovesi. E noi del Porto Antico siamo diventati ancora più popolari nonostante la pandemia. Essere circondati dall’acqua, infatti, ha at178


Genova Meravigliosa 2022/1 - MAURO FERRANDO

mento di nuove iniziative internazionali come Euroflora. Abbiamo un centro congressi di respiro internazionale, e l’anno prossimo ospiteremo la finale di Ocean Race, la regata più spettacolare al mondo. Per l’estate sono previsti ottanta spettacoli e c’è un progetto per unire il centro storico recuperato proprio al Porto Antico. Con piste perdonabili e ciclabili che arrivano sino alla Lanterna». La qualità della vita si alzerà? «Si vive già bene ma bisogna saper attrarre nuovo lavoro. Non più quello legato all’industria pesante ma che si basi su smartworking o coworking sviluppato nel centro città. Stiamo crescendo molto bene dal punto di vista del turismo e vedo che manifestazioni come Arte Fiera e Antiqua riprendono slancio. Le presenze del Salone Nautico sono risalite a numeri di un tempo. Per la cultura stiamo pensando a inaugurare uno spazio a Porta Siberia sull’arte contemporanea». Bettina Bush

tratto turisti e nativi. Ora con Costa Edutainment stiamo progettando la nuova Citta dei Bambini. Parlerà linguaggi propri delle nuove generazioni e affronterà temi attuali come il Climate Change». Con chi vi confrontate, anche all’estero? «Intanto seguiamo l’Agenda ONU 2030 che favorisce continui e proficui scambi di idee. Il Porto Antico è unico nel suo genere per l’integrazione con la Darsena, con il ramo fieristico e il futuro Waterfront di Levante. È un quartiere interno alla città e punto di riferi-

Mauro Ferrando crede fortemente che il pubblico più giovane debba trovare nel Porto Antico un habitat naturale

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ANVE

ASSOCIAZIONE NAZIONALE VIIVAISTI ESPORT TATORI



La mia Ex Mira Lanza darà nuovo lavoro Alberto Pezzotta, fondatore di Cospe:

«La vita a Rivarolo sarà più bella»

sviluppo di aree da riqualificare. Quando venivo nel vostro porto, mi ha incuriosito la logistica della città. Così ho voluto conoscere meglio il territorio per capire se c’era un’area sulla quale lavorare. Dopo sei mesi di ricerche, ho individuato l’ex Mira Lanza. Cercavo qualcosa di più piccolo, ma me ne sono innamorato».

Q

uando la ruspa, nel 2021, ha cominciato i lavori di demolizione dell’area ex Mira Lanza, a Rivarolo, Alberto Pezzotta era a Genova con tutta la famiglia. Quarantun anni, di Bergamo, è amministratore unico di Cospe, azienda da lui stesso fondata nel 2005 che per nove milioni di euro si è aggiudicata l’area dov’è nato lo storico detersivo Ava.

In cosa consiste per lei la riqualificazione di un’area? «Dipende dalla situazione che trovo e dalle esigenze della comunità che ci vive. Le aree si risanano e si riqualificano rendendole produttive, utili e in equilibrio con l’ambiente naturale che le circonda». Cosa diventerà l’ex Mira Lanza? «Un’area per l’erogazione dei servizi al quartiere e alla città».

Quanto conosce Genova? «Non molto. Cospe è un’impresa di costruzione che da alcuni anni si dedica anche allo 182


Genova Meravigliosa 2022/1 - ALBERTO PEZZOTTA

sottopasso sotto la ferrovia per permettere il passaggio dei tir, in modo da dirigere il loro flusso verso via Perlasca, sulla sponda del Polcevera, liberando dal traffico via Rivarolo. Costruiremo una nuova palazzina dove ospitare attività commerciali, un campo sportivo polivalente, un’area giochi per bambini e 500 posti auto, probabilmente in parte pubblici e in parte privati».

Non i supermercati delle catene di grande distribuzione? «Pensiamo alla consegna green dell’ultimo miglio, rivolta in particolare alle attività più piccole». In cosa consiste il progetto? «Si divide in due parti. L’area verso la ferrovia sarà dedicata a quello che ho appena descritto; la parte verso via Rivarolo, invece, sarà interessata da una riqualificazione totale rivolta alla zona».

Come immagina quell’area fra cinque anni? «Funzionante. La demolizione dovrebbe concludersi a giugno. Dal momento in cui avremo i permessi per costruire, serviranno circa due anni per completare l’opera».

A cosa si riferisce? «Realizzeremo una rotatoria all’ingresso di Rivarolo. Allargheremo via Lepanto, consentendo il doppio senso di marcia e apriremo un

La rigenerazione di un complesso prevede la demolizione di ciò che esiste per ricostruire evitando consumo di nuovo suolo.

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seguire il cantiere, e sono disposto a rispondere a chi vuole sapere cosa succede sotto casa sua».

Che clima ha trovato in città? «All’inizio ero spaventato, ma ho trovato grande collaborazione da parte di un’Amministrazione che dimostra una grande determinazione. Questo mi ha dato fiducia e il coraggio di affrontare un’impresa di tale portata».

Ha già lavorato su cantieri di questo peso? «No, l’ex Mira Lanza è l’operazione più grande in cui è impegnata la mia società. L’ho vista e ho buttato il cuore oltre l’ostacolo».

A quanto ammonta l’investimento? «Una cifra veramente molto importante, ad oggi ancora più impegnativa per via del caro prezzi che il mondo delle costruzioni sta subendo».

Il Polcevera soffre il peso della tragedia del crollo del ponte Morandi... «Può essere l’inizio di una nuova fase. Sono rimasto colpito dalla forza dimostrata dopo quel dramma. Ci può essere un futuro e voglio dimostrarlo.

Ha incontrato i cittadini o pensa di farlo? «Vengo a Genova una volta alla settimana per

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Genova Meravigliosa 2022/1 - ALBERTO PEZZOTTA

Per Cospe questo può essere solo l’inizio. Potremmo sviluppare altri progetti. Non considero l’investimento sull’ex Mira Lanza come fine a sé stesso».

Avete in programma assunzioni? «Non come Cospe. Ma una volta approvato il progetto, definiremo il piano di commercializzazione degli spazi da dare in gestione. Le attività che si apriranno potrebbero dare lavoro sino a quattrocento persone della zona. Credo sia molto importante che provengano dal territorio, per dare senso alla riqualificazione offrendo la possibilità concreta di migliorare la qualità della vita. Stiamo ricevendo manifestazioni di interesse da parte di numerose aziende».

Quale sarà il grado di cementificazione del progetto? «Abbiamo ridotto la superficie agibile esistente: passeremo dagli attuali cinquantaduemila metri quadrati dell'Ex Mira Lanza a circa trentanovemila metri quadrati in totale». Cospe lavora anche all’estero? «No, solo in Italia».

Cos’ha scoperto di Genova? «Non la immaginavo così. Conoscevo solo il porto e la sua attività. Mi piace il centro storico e una città che non si finisce mai di scoprire. Sono ammirato dalla sua capacità di reazione al dramma del Ponte Morandi, di cui si percepisce un dolore che merita rispetto e riscatto». Eliana Quattrini

Sostenibilità vuol dire anche ridurre i volumi rispetto a quelli che c’erano in passato

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AMT Azienda Mobilità e Tra asporti porti AMT è un’azienda multimodale che gestisce sistemi diversi per rispondere alle esigenze di mobilità dei cittadini dell’area metropolitana genovese. È una grande Città dei Mestieri che occupa 2.850

persone e conta più di 900 mezzi a servizio della mobilità bilità sostenibile. sostenibile t ibile AMT è un’azienda ricca di storia, orgoglio, conoscenze, esperienze progettuali e gestionali, fortemente orientata all’innovazione all’i i con una visione chiara: diventare leader del

trasporto pub bblico in Italia per tecnolog gie utilizzate e capacità di d soddisfare s le esigenze di mobilità dei cittadini. Trasformazione, T rasformazio one, innovazione, tecnologia e sostenibilità ilità sono i cardin ni intorno a cui ruota la mob bilità del futuro...AMT c’é e ci sarà.

La nostra capacità è a servizio del territorio, la nostra passione a servizio dei citt cittadini adini, sempre e comunque. que. que

www.amt.genova.it


Le persone sono importanti come la difesa per l’ambiente Per Carlo Bassanini

direttore operativo di Coopservice,

«Genova deve trovare una nuova identità»

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ulizie ecosostenibili e occupazione femminile al 60%. E i modelli organizzativi arrivano dalla scuola economica di Harvard e dalla London School of Economics. Per Coopservice, impegnata a livello nazionale nel cleaning degli ospedali e nel settore sanitario, Genova è sede strategica dell’area Nord Ovest italiana. Come spiega Carlo Bassanini, 48 anni, di Piacenza, direttore operativo, «a Genova siamo sempre stati molto presenti, per questo l’abbiamo scelta come punto di raccordo per l’attività in Liguria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta».

città. Un altro dato importante è la forte presenza delle donne, appunto il sessanta per cento, mentre in Italia abbiamo diciassettemila dipendenti». In cosa consiste la vostra attività su questo territorio? «Qui sono presenti tutte le linee che sviluppa Coopservice, a partire dal settore sanitario, in

Quanti dipendenti avete a Genova e nella regione? «Poco più di duemila, di cui milletrecento in 188


Genova Meravigliosa 2022/1 - CARLO BASSANINI

obiettivi di Coopservice: sanità, facchinaggio, manutenzione impianti e vigilanza. E proprio con sostenibilità e digitalizzazione, vogliamo aumentare competitività, qualità del servizio, attenzione alle persone ed efficienza».

cui ci occupiamo di cleaning, cioè pulizie all’interno degli ospedali San Martino, Galliera, Gaslini, come in altre strutture delle Asl liguri. A questo impegno è direttamente collegata la movimentazione della biancheria degli ospedali, quindi facchinaggio e lavanderia industriale. Quest’ultima si trova a Bolzaneto. Inoltre, svolgiamo attività di manutenzione degli impianti tecnici, come riscaldamento, raffrescamento ed elettricità, per la pubblica amministrazione. E forniamo vigilanza in tutte le sue forme».

E come ci si riesce? «Ad esempio, minimizzando l’impatto sull’ambiente grazie all’utilizzo di materiali ecosostenibili nelle pulizie e nella dotazione di attrezzature dello stesso tipo, delle quali calcoliamo tutto il ciclo di vita fino al loro smaltimento. Significa usare mezzi di trasporto che utilizzano energia rinnovabile o fonti di trazione che riducano i consumi».

Lei ha un’idea di come potrebbe essere Genova in un futuro piuttosto lontano? «Nelle priorità annunciate dell’amministrazione locale, come sostenibilità e digitalizzazione, vedo una certa contiguità con gli

Come si digitalizza la pulizia? «Con la rilevazione automatica dei vari pas-

Digitalizzazione della pulizia, una delle attività di Coopservice

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saggi. Abbiamo sensori che valutano tutte le operazioni in tempo reale, indicando quale tracciato sia meglio seguire e quanto prodotto utilizzare. La tecnologia BIM (building information modeling) permette di riprodurre in virtuale un edificio e ottimizzarne la gestione. Su un monitor si vedono le stanze pulite colorarsi di verde».

Esiste una città particolarmente seduttiva per lei? «Sicuramente Valencia, in Spagna, definita la capitale dello smart touring 2022 iberico. Come Genova si affaccia sul mare e culturalmente non è così distante da noi. Usa le due parole d’ordine che abbiamo ripetuto sinora per lo sviluppo turistico. Con un clic puoi renderti conto di tutto il suo patrimonio artistico».

Cosa pensa del nuovo piano di infrastrutture della città? «So che è previsto un progetto molto ambizioso. I tempi degli spostamenti, in città, provocano difficoltà anche a noi e non solo nella movimentazione delle merci. Quindi dobbiamo pensare ai nostri dipendenti: un mobility manager si occupa proprio del loro tragitto fino al posto di lavoro».

A Coopservice si studia molto? «Prendiamo in considerazione i modelli organizzativi più disparati, provenienti dalla scuola economica di Harvard, dalla London School of Economics, dalla Bocconi, dal Politecnico di Milano. Abbiamo rapporti costanti con la facoltà ingegneristiche, e collaboriamo in parti-

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Genova Meravigliosa 2022/1 - CARLO BASSANINI

colare con l’Università di Modena e Reggio Emilia. Riteniamo importante riportare l’attività accademica alla praticità della gestione. Questo scambio produce un valore aggiunto. Abbiamo costantemente studenti all’interno di Coopservice, molti dei quali provengono dall’estero, dal Brasile o dalla Cina, proprio per mettere a frutto i modelli di riferimento più innovativi nella nostra azienda». Credo che questo percorso possa aiutare la città a fare nascere un ecosistema di imprese molto florido. Ad esempio, durante il Salone Nautico è la capitale mondiale di quel settore». Eliana Quattrini

A Genova basta un clima straordinario? «Deve trovare una sua identità e una sua specializzazione. Ovviamente la sua collocazione geografica la favorisce. Ma in futuro dovrebbe diventare capitale di qualcosa, valorizzare l’eccellenza.

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LIGURIA

VIVI L’ESPERIENZA S STENIBILE SCOP PRIRE / PROVARE / ESSE ERE



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