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Il giorno della memoria
L’Olocausto e la Shoah di Armando Munaò
Il giorno della MEMORIA
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Il termine Olocausto, significa “tutto brucia” e indica non solo il genocidio perpetrato dalla Germania nazista e dai suoi alleati nei confronti degli ebrei d’Europa, ma anche lo sterminio di tutte le categorie ritenute “indesiderabili”; di queste furono circa 15 milioni i morti in pochi anni. Il termine deriva in realtà da un rituale religioso che prevedeva che tutto ciò che veniva sacrificato sull’altare fosse poi bruciato, perché nulla rimanesse a disposizione dell’uomo. Shoah, invece in lingua ebraica, significa catastrofe, distruzione, spesso utilizzato in alternativa a Olocausto, ricorre nelle sacre scritture e proprio per questo motivo si ritiene abbia una maggiore connotazione religiosa. Il Giorno della Memoria, così è stato chiamato dall’Assemblea delle Nazioni Unite per ricordare e commemorare, ogni anno, le vittime dell’Olocausto e lo sterminio del popolo ebraico. La delibera dell’Onu, datata 1° novembre 2005, fu approvata e registrata in occasione del 60° anniversario della liberazione dei campi di concentramento e di sterminio a opera dei nazisti, le tristissime strutture create apposta per attuare “la soluzione finale della questione ebraica”, ovvero il totale annientamento degli ebrei. I documenti storici ci dicono che tra il 1939 e il 1945 circa 6 milioni di ebrei furono sistematicamente uccisi dal Terzo Reich di Hitler con lo scopo di creare una razza pura in un mondo più puro e pulito e dare vita alla razza ritenuta superiore, quella “ariana”. Una decisione che i capi del nazismo concordarono nel 1942, nella conferenza di Wannsee, dove 15 tra i maggiori funzionari del Partito Nazista e del Governo tedesco si riunirono per concretizzare l’eliminazione sistematica degli ebrei, ma di fatto l’eccidio era già iniziato. Da quel momento tutti gli ebrei furono dapprima ghettizzati, ovvero concentrati e racchiusi in quartieri delle varie città, poi deportati in massa, non solo nei vari campi di concentramento e di sterminio di Auschwitz, Dachau, Bergen Belsen, e Mauthausen, ma anche in altre decine e
decine di campi disseminati in Europa, dove giornalmente arrivavano convogli carichi di persone. Dapprima erano selezionati per individuare chi fosse in grado di lavorare, mentre gli altri venivano inviati direttamente alla camere a gas e in ultimo ai forni crematori. Per il “Giorno della Memoria” fu scelto il 27 gennaio perché fu proprio in quel giorno del 1945 che le truppe dell’esercito russo della 60esima armata del Maresciallo Ivan Konev arrivano nei pressi della città polacca di Oświęcim (in tedesco Auschwitz, divenuto il simbolo universale delle tragedia ebraica durante la seconda guerra mondiale) e liberarono i superstiti, rivelando al mondo intero non solo l’orrore del genocidio voluto da Hitler, ma anche tutti gli strumenti di tortura e di annientamento usati in quel lager nazista. Purtroppo non riuscirono a salvare tutti i prigionieri sani, si ritiene che siano stati oltre 60mila, che i nazisti e le SS, ritirandosi, si portano con loro, nella triste “marcia della morte”. I soldati russi trovarono oltre settemila prigionieri ancora in vita che erano stati abbandonati dai nazisti perché considerati malati. Secondo testimonianze di sopravvissuti ad Auschwitz, i nazisti, per cancellare le tracce dei loro efferati crimini, fecero saltare, tra il 20 e il 25 gennaio, i forni crematori 2, 3, e 5, dove erano stati bruciati i corpi di centinaia di migliaia di ebrei. Anche l’Italia, con gli articoli 1 e 2 della legge 211 del 20 luglio 2000 ha istituito le finalità e le celebrazioni del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. Testualmente è scritto: «La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione
dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere»