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In controluce: c’è un virus nella sanità

In controluce di Cesare Scotoni

C’è un VIRUS nella SANITÀ

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Siamo ad un anno dall’Emergenza Sanitaria proclamata in Italia nel gennaio 2020 e non sussiste in alcuno un dubbio su quel grave deficit di competenza e capacità che, pur contrabbandato per un “Modello Operativo” vincente, ha umiliato il nostro Paese in Europa, nelle Statistiche e nei Fatti. Una pressione mediatica inusitata ed un uso estremamente disinvolto delle pieghe della norma hanno restituito ai Cittadini l’idea di un Paese in cui i Valori di una Costituzione che, a differenza della Magna Charta introdotta nel 1215, ha solo 73 anni ed è stata profondamente rimaneggiata in chiave para federalista nell’ottobre 2001, restano sempre delle dichiarazioni di intenti più che essere le fondamenta del Diritto.

Per quanto inerente alle Cause della Crisi Pandemica ad ora vi è ancora poca chiarezza e quindi poco se ne può trarre, ma volendo riassumere per punti le poche cose note: 1-In Cina dove, in precisi contesti, le norme consentivano attività con elevato azzardo biologico altrove non permesse, sono state localizzate delle ricerche “di frontiera” per conto anche di committenti occidentali; 2-Lì,a quanto noto ad oggi, si è sviluppato un focolaio piuttosto aggressivo di una variante meno letale della SARS-2 che, in quello specifico contesto e dopo una iniziale sottovalutazione, è stato confinato con energia. Ciò mentre l’obbligo di trasparenza e tempestività nel comunicare l’anomalia, cui sono tenuti tutti i membri dell’WHO (OMS) veniva violato in nome della urgenza di una messa in sicurezza ed il virus “usciva” dalla Cina; Questo ha comportato il ritardo di un paio di mesi nell’elaborazione di una credibile risposta al rischio e, nel contempo, a trascurare l’esigenza di un coordinamento a livello sovranazionale tra i Paesi dell’Unione Europea; La stessa WHO (OMS) veniva pesantemente e ripetutamente interferita nei suoi obblighi e nelle sue funzioni sia lì che successivamente altrove e, forse per quello, si rivelava ai più come un Comitato di Interessi piuttosto che uno strumento di Monitoraggio e Coordinamento. In Italia fattori compresenti come uno Stato Centrale debole e preda dei più diversi interessi e delle diverse lobbies, competenze tra Stato e Regioni confuse fin dal 2001, un Servizio Sanitario Nazionale più focalizzato alla gestione amministrativa che nel coordinare l’erogazione di Servizi e Cure su base Territoriale, si sono sommati ai deleteri

esiti di un percorso iniziato nel 2012 con il taglio lineare dei costi ed una riorganizzazione mai passata dal voto del Parlamento e basata sulla riduzione dell’offerta pubblica di servizi sanitari, con un’indiscriminata esternalizzazione di parte di quei servizi in un’ottica di solo contenimento della spesa in investimenti. La contingenza nazionale è stata poi esaltata nella caduta del P.I.L. su base continentale da quel deficit di competenze e credibilità che segna fin dal principio il Governo di questa Legislatura e la conseguente capacità di quello di “leggere e interpretare” la Realtà del Paese. Le scelte operative hanno pagato inoltre un prezzo altissimo alla propensione tipicamente italiana di fuggire le responsabilità ed il dovere del decidere per cercare comunque un vantaggio contingente al proprio personale tornaconto anche nel mezzo di un naufragio. Il Governo non ha risparmiato al Paese tanti errori e continue contraddizioni, con un ricorso sconsiderato al panico collettivo come strumento di pressione e controllo sul Parlamento ed all’elemosina di Governo ed al Debito per allentare le tensioni sociali. Qualcosa di più rilevante si può invece dire invece sugli effetti: se molti dei fenomeni macroeconomici cui stiamo assistendo erano già nelle cose, le cattive scelte del Governo hanno solo accelerato delle dinamiche già in atto e finora frenate da quella pulviscolare diffusione di attività economiche deboli, tipicamente italiana e nata storicamente come risposta all’assenza di prospettive strategiche nazionali e politiche infrastrutturali a quelle conseguenti, si è assistito ad un risoluto “scontro globale” tra delle opzioni tecnologiche nel campo della Ricerca Medica e delle Biotecnologie il cui costo di Sviluppo viene in gran parte ripagato dalla Spesa Sanitaria Pubblica. Il Mercato più interessante per chi ha investito nel campo della Ricerca Medica e delle Biotecnologie è quello dove il Public Welfare ha più risorse, ovvero l’Europa, che è stata dunque il “campo di battaglia” tra chi ha investito nella produzione di una o dell’altra tecnologia. Qui il Public Health System, parte essenziale del Welfare State post bellico, ha mostrato tutti i suoi limiti venendo sconfitto. In Italia però, una percezione ideologica della Realtà Economica del Paese e della Funzione della Politica nelle dinamiche che la governano ha esaltato i danni e profondamente penalizzato un Paese che già ha perso almeno 30 anni di crescita economica in cui la Tecnologia ha impattato in modo dirompente sull’organizzazione della Catena del Valore più tradizionalmente fordista. La distonia che è nel Governo, ma non solo, nel comprendere “cosa costituisce” l’ossatura del Paese ed il come salvaguardare quell’ossatura ed in funzione di quale prospettiva, è la causa di quello che appare oggi come il peggiore risultato complessivo in Europa e, se per conseguire l’insuccesso si è costruito un impianto normativo in cui, nel silenzio dell’informazione mainstream, meno del 3% degli oltre 430 provvedimenti connessi alla dichiarata pandemia sono passati dal Parlamento, ciò significa anche che i contrappesi costituzionali non hanno funzionato e che la Nostra Democrazia Repubblicana merita più di una Riflessione. Se ancora vogliamo bene alla Repubblica.

L’ingegner Cesare Scotoni è Consigliere di Amministrazione della Patrimonio Trentino spa.

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