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Il Museo Diocesano di Feltre

Arte, spiritualità e territorio di Caterina Michieletto

ospita la Maestà lignea del Bellunello.

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Arte, spiritualità e territorio si legano saldamente e si valorizzano reciprocamente ne “La Madonna in trono col bambino”, scultura lignea del tardo Quattrocento attribuita al celebre artista rinascimentale Andrea di Bertolotto de Foro, noto come il “Bellunello” (Belluno, 1430 circa – San Vito, 1494). L’opera è stata presentata per la prima volta al pubblico italiano al Museo diocesano Belluno – Feltre il 19 maggio, un ritorno temporaneo nella patria del pittore su gentile prestito della Galleria Longari Arte Milano e destinata a restare in esposizione fino al 17 luglio. L’evento culturale ha rappresentato anche l’occasione per esporre il primo fascicolo di una serie, “Quaderni del Museo diocesano”, un’importante iniziativa che riflette la volontà di promuovere la più ampia e diffusa conoscenza del variegato e prezioso patrimonio storico – artistico caratterizzato da originali intrecci di radici culturali locali ed innesti di altre tradizioni regionali o di influssi d’oltralpe. Più nel dettaglio, lo scopo dei “Quaderni del Museo diocesano” è offrire alla collettività un vero e proprio itinerario di scoperta e approfondimento di un’opera d’arte specifica, come in questo caso La Madonna in trono col bambino, accompagnato dall’inserimento contestualizzato dell’opera stessa, ossia con l’illustrazione di altre realizzazioni artistiche, sia pittoriche che scultoree, coeve e affini all’opera d’arte protagonista della trattazione. Si tratta dunque di un opuscolo informativo dal valore scientifico e di agile lettura che approfondisce in modo conciso ed efficace un’opera d’arte con riferimenti al contesto artistico, storico e culturale dell’epoca cui appartiene. L’artista – Andrea di Bertolotto Andrea di Bertolotto, detto “il Bellunello” in omaggio alle sue origini bellunesi, lascia presto le sue radici per trasferirsi nel 1455 a San Vito al Tagliamento, in Friuli, affermandosi precocemente come artista di riferimento nel territorio bellunese e carnico-friulano. Si potrebbe definire come uno di quegli artisti che operano a cavaliere tra due epoche, giacché nella sua produzione sia pittorica che scultorea convivono il tramonto dell’arte tardo-gotica e l’alba dell’arte rinascimentale. In effetti il Bellunello inaugura un rinnovamento nella scuola friulana grazie alla sua piena adesione allo stile rinascimentale pur portando con sé le tracce del tardo-gotico. Tra le sue opere più emblematiche si ricordano la Madonna e Bambino della parrocchiale di Savorgnano di San Vito al Tagliamento, un San Vincenzo Ferreri e la Madonna con Bambino (1481), scultura su legno presso la chiesa di Cavarzano di Belluno L’opera – “La Madonna in trono col bambino” L’opera, che è stata oggetto di un accurato e sapiente restauro, appartiene al genus antico della Madonna incoronata, un tema la cui origine convenzionalmente si suole collocare nell’arte paleocristiana e più precisamente nella catacomba di Priscilla. Il paradigma della Madonna in trono come “Regina del cielo” ha avuto inizio nel secolo XIII, quando parallelamente si afferma, su spinta degli ordini mendicanti, la tradizione pittorica e scultorea della Madonna in Maestà con Bambino. È grazie soprattutto ai predicatori francescani che rivolgono il loro messaggio soprattutto alla popolazione urbana che il motivo della Madonna in trono con bambino si diffonde fino a diventare un elemento ricorrente nella pittura e scultura rinascimentali.

La Madonna siede in trono e in grembo porta Gesù, personificazione dei doni della sapienza e della conoscenza, siede dunque sul trono della sapienza divina. Nella scultura lignea del Bellunello oltre all’aspetto celestiale di Maria e la natura divina di Gesù, che riflettono il formalismo tipico del linguaggio figurativo gerarchico, traspare l’intento di rappresentare aspetti più concreti e materiali della figura umana. Così mentre Gesù è raffigurato secondo le linee dell’iconografia tradizionale, in posizione di pantocratore, ossia in atteggiamento benedicente, in Maria non c’è solo la solennità e l’aspetto celestiale, ma si vedono trasparire dal volto anche la dolcezza e l’amorevolezza insite nel ruolo materno. Un timido segnale verso l’interesse per la rappresentazione naturalistica della forma umana che sarà sempre più evidente nel corso del XIV secolo. Affidando l’ulteriore approfondimento dell’opera alla curiosità del lettore, vorrei condividere un ultimo pensiero. Le sensazioni che si provano osservandola nel silenzio e nella penombra della sala che la ospita sono quell’incanto e quella percezione del tempo sospeso che viviamo quando i nostri occhi ammirano un’opera d’arte: un’oggetto prezioso, raro, “auratico” che innesca un’esperienza unica, sublime e raffinata.

Arte, spiritualità e territorio

Attestazione SOA OG3 IIOG8 II

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