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Società oggi: Dolomiti aging

Società oggi di Caterina Michieletto

Dolomiti aging: la rete per il “buon invecchiamento”

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Il progetto “Dolomiti aging: la rete per il buon invecchiamento” segna l’inizio di una stagione di collaborazione tra le amministrazioni comunali di Belluno, Feltre, Sedico e Cesiomaggiore e le rispettive aziende speciali (Ser.s.a. srl, gestore del servizio per il Comune di Belluno, Azienda Feltrina per i Servizi alla Persona e Azienda Speciale Sedico Servizi) con lo scopo di migliorare l’efficacia e l’efficienza dei servizi di assistenza socio-sanitaria alle persone anziane nell’ambito di un disegno di gestione unitario tra le istituzioni locali. La spinta alla cooperazione tra i diversi attori istituzionali si è tradotta nella stipulazione di un contratto di rete avente ad oggetto una catena di interventi decisivi per il raggiungimento di un obiettivo comune: il buon invecchiamento. La vocazione sociale dell’iniziativa, costruita attorno al nodo cruciale della qualità della vita della persona anziana, è destinata ad avere un importante riflesso anche sul versante economico: la condivisione di programmi presuppone la condivisione del personale, degli strumenti e delle capacità economiche per realizzarli, dunque, dell’organizzazione strategica e della distribuzione razionale delle risorse umane e finanziarie all’interno della rete. L’intervista al Direttore dell’Azienda Feltrina illustra le coordinate di questo progetto innovativo con l’auspicio che questa virtuosa forma di intesa tra amministrazioni e aziende speciali possa fungere da “volano” per ulteriori percorsi di coordinamento interistituzionale su tematiche e finalità condivise.

Nostra Intervista al dott. Paolo Piazza, Direttore dell’Azienda Feltrina per i servizi alla persona Partiamo dal “buon invecchiamento”, concetto che evolve alla luce delle trasformazioni economiche, sociali, culturali, demografiche. La rete Dolomiti aging ha inserito appositamente questo aggettivo “buon” accanto ad “invecchiamento” che può sembrare un paradosso se si considera la dimensione di cui si occupano le nostre aziende, cioè quella della non autosufficienza. In realtà proprio in questo ossimoro c’è la chiave di lettura del nostro obiettivo di assicurare una buona qualità della vita alla persona anziana. Cosa significa il buon invecchiamento per un anziano non autosufficiente in casa di riposto? Essenzialmente significa tre cose. In primo luogo, si manifesta nella autonomia decisionale e nella capacità di autodeterminarsi dell’anziano. C’è uno stigma che circonda l’idea di casa di riposo talvolta rafforzato anche dai media: la casa di riposo come il luogo dove si perdono tutte le autonomie possibili, non solo fisiche, di salute, ma anche quelle etiche decisionali. Per noi invece, questo aspetto, pur nella non autosufficienza, è un elemento fondamentale. Per esempio, riteniamo che il familiare sia uno degli elementi dell’autodeterminazione, cioè il vivere con la mia famiglia e il fatto che la mia famiglia possa vivere con l’anziano è un elemento importante. In secondo luogo, si fa riferimento alla salute, aspetto estremamente variabile. Ci sono casi difficili e delicati da gestire per cui il fatto di avere strutture con competenze sanitarie (ed il covid l’ha

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insegnato appieno) è un elemento strategico. Al contempo siamo consapevoli che le competenze sanitarie non sempre vanno di pari passo con la capacità di auto-determinarsi di cui si diceva sopra. Ad esempio, se si è ricoverati in ospedale si viene determinati in tutto e per tutto da qualcun altro. Infine, il terzo profilo si potrebbe esprimere in questi termini: che ad ogni persona sia garantito il posto giusto al momento giusto. Se l’anziano è parzialmente autosufficiente e può vivere ancora a casa allora è bene che viva a casa. La casa di riposo può sostituirsi alla famiglia quando il bisogno assistenziale di sicurezza della persona non è più gestibile da parte della famiglia. Pensiamo a patologie gravi come l’Alzheimer che creano una situazione di sofferenza e disperazione per l’intera la famiglia, in questo caso l’unica soluzione è l’istituzionalizzazione, Tuttavia, finché è possibile è bene cercare altre soluzioni. Compatibilmente con le peculiarità di ogni singolo caso si cerca di prevenire l’istituzionalizzazione di anziani non autosufficienti che ancora possono godere di una qualità della vita all’esterno delle strutture. Bisogna cercare il più possibile di guardare al caso singolo e non vedere l’istituzionalizzazione come la via obbligata. Nell’ambito del PNRR si evidenzia l’urgente necessità di un potenziamento dell’intera filiera dei servizi, domiciliari, semi-residenziali, residenziali, ma soprattutto si incentiva lo stanziamento di investimenti per la non autosufficienza sulle misure a domicilio. A tal proposito, il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza si è proposto di avviare nel 2022 proprio il Piano Nazionale di Domiciliarità Integrata per gli anziani non autosufficienti. Si può affermare quindi che la direzione intrapresa sia a livello nazionale che di Unione Europea sia la medesima: il rafforzamento ed il consolidamento della domiciliarità. Un obiettivo, questo, particolarmente importante in un territorio montano come il nostro? In un territorio, specie come il nostro, è necessario avere un disegno. Decidere come sviluppare le case di riposo delle aree comunali, decidere di concerto quali caratteristiche devono avere e le strategie future è fondamentale per riuscire ad offrire il servizio giusto al momento giusto. Ad esempio se una casa di riposo vuole potenziare le strutture e i servizi per il secondo livello, che coincide con una sanitarizzazione della persona

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abbastanza spinta, ciò significa incrementare gli asset sanitari tecnologici (sviluppo di strumentazione, armadio farmaci etc.), aumentare il numero di infermieri di notte, intensificare i nuclei di contenimento per le demenze etc. Diversamente, se decide di concentrarsi sul primo livello cambiano le strategie, per esempio si investe di più nella creazione ed abbellimento degli spazi aperti. A bisogni differenziati corrispondono servizi differenziati in modo da riuscire a coprire il più possibile tutte le necessità. La rete Dolomiti aging consente di ridurre le difficoltà logistiche del nostro territorio che talvolta si presentano come barriere insormontabili. Pianificare è fondamentale e permette di individuare il centro di servizi che meglio risponde alle esigenze del singolo caso. Dopodiché bisogna tenere presente che l’assistenza sociosanitaria erogata dalle nostre aziende è sempre una mediazione tra ciò che si può offrire e quello che è il bisogno. Un centro di servizi se viene considerato in modo isolato non potrà mai rispondere efficacemente a tutte le richieste, ma facendo rete tutti insieme si può prendere il meglio di tutti. Si potrebbe dire che non solo “l’unione fa la forza”, ma anche “l’unione fa la differenza ?”. Fa la differenza sia sotto il profilo del miglioramento della qualità dei servizi sia sotto il profilo della riduzione dei costi di acquisto mediante economie di scala. Dolomiti aging è anche questo: è un cordone che ci lega oltre che negli obiettivi anche nella spesa e questo costituisce un vantaggio per eventuali sinergie economiche.

Un sentito ringraziamento per la gentile disponibilità al Direttore dell’Azienda Feltrina per i servizi alla persona, dott. Paolo Piazza e alla Presidente del CDA di Azienda Feltrina, dott.ssa Margherita Rosato.

Bottega del Corredo

s.n.c.

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