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Il personaggio di ieri: Leonora Carrington
Il personaggio di ieri di Alice Vettorata
Leonora Carrington
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Leonora Carrington intraprese l’attività artistica seguendo la sua predisposizione naturale nello scrivere e illustrare racconti con protagonisti animali giganti, prendendo ispirazione dalle letture d’infanzia scritte da Lewis Carroll e Beatrix Potter. Inizialmente non trovò il supporto da parte della famiglia borghese dalla quale proveniva. Il padre, uomo plasmato da preconcetti che lo portavano a credere che il mestiere dell’artista fosse, testualmente, idoneo a persone povere o omosessuali, “crimini che si equivalgono”, come li definì, era il meno entusiasta di questa sua scelta. Leonora riuscì a persuadere i genitori della sua convinzione nei confronti delle proprie abilità e frequentò così prima la Miss Penrose a Firenze, successivamente, la Chelsea School of Art. In questo periodo ricevette in dono dalla madre un albo riguardante la corrente artistica del Surrealismo. In copertina, un’opera criptica e in parte autobiografica di uno dei massimi esponenti, Max Ernst, un nome che nella vita della Carrington lascerà un segno estremamente rilevante. Più avanti nel tempo i due si conobbero grazie a una cena organizzata da un’amica in comune. Quelle della Carrington e di Ernst sono state due menti sature d’interessi, mosse da curiosità e voglia di sperimentare che si sono incontrate e incatenate l’un l’altra per diversi anni. Le loro collaborazioni hanno previsto racconti scritti da lei e affiancati da illustrazioni di lui, come è possibile ritrovare nella raccolta The Seventh Horse and Other Tales, lavoro nel quale riaffiorano le tematiche care agli esordi di scrittrice. Infatti troviamo come protagonisti grandi animali antropomorfi che vivono la loro vita in piena libertà rinnegando le regole dettate dalla società. Un supporto costante quello dato dal compagno, non solo più artistico ma anche sentimentale, di Leonora. Max infatti divenne mentore, insegnante e ispirazione per la pittrice e scrittrice, come del resto, lei fu per lui. Disquisendo di arte e letteratura, la coppia decise di traferirsi a Parigi per vivere in modo differente, e soprattutto, per immergersi nell’ambiente ricco di stimoli esterni in ambito culturale. Qui conobbero Picasso e i caposaldi del Surrealismo, conoscenze che influirono nei loro operati, ma ben presto si spostarono nuovamente e approdarono a sud della Francia, a Saint-Martin d’Ardèche. Distanti dalla città come i protagonisti dei loro racconti, non trovarono però la spensieratezza che cercavano. Nel 1939 Ernst divenne un detenuto del Camp des Milles e dopo un breve periodo di detenzione dal quale riuscì a liberarsi, nel 1940 venne nuovamente arrestato in quanto sospettato di comunicare con il nemico. Questo terribile evento destabilizzò in modo definitivo la Carrington. Partì per Lisbona quando ancora il suo compagno si trovava nel campo, cercando di sfuggire da quella realtà e crearsi una nuova vita. Anche in quest’occasione le sue aspettative non si verificarono, anzi. Lo stato ansioso e
depressivo di Leonora, messo a dura prova dai vari eventi che scossero la sua psiche, la condusse al ricovero in un istituto psichiatrico. Inutile specificare la gravità dei trattamenti subiti e le successive ripercussioni nella sua vita privata e lavorativa. Dimessa dalla clinica, nonostante i tentativi di riavvicinamento da Ernst salvatosi dai campi di detenzione, la Carrington non volle più vivere con lui. Rimasero amici ed entrambi ricrearono la propria vita con nuovi compagni. Ciò che rimane del rapporto artistico e sentimentale tra i due sono le loro anime impresse su tela. Leonora, nel breve periodo di rilascio del compagno tra un campo di detenzione e l’altro, lo dipinse impellicciato in un paesaggio innevato, rappresentandolo in pieno stile Surrealista. Max dal canto suo, dopo aver compreso che non avrebbe più potuto vivere Leonora come un tempo, la ritrasse egregiamente nel dipinto “Leonora in the morning lights”. La sua esile figura che scosta la vegetazione nella quale è immersa è popolata da creature particolari, proprio come nelle storie che lei amava raccontare. Esattamente come le viveva nella quotidianità. Una donna in un mondo da comprendere, dal quale è uscita apparentemente sconfitta, scostando perigli riesce a ricostruirsi, a fortificarsi. Si trasferì in Messico, luogo nel quale continuò a dipingere per diletto e appoggiò attivamente il movimento femminista. Durante un’intervista al riguardo, si espresse anche nei confronti delle relazioni umane, pronunciando queste parole: "una relazione d'amore implica sempre un rapporto di dipendenza. [...] Penso che molte donne - dovrei dire persone, ma in realtà sono quasi sempre le donne la parte dipendente - siano fin ora state schiacciate, forse addirittura annientate da questo tipo di dipendenza".