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La nuova frontieta del BIM
Lavoro, industria e società di Grazioso Piazza
La nuova frontiera del BIM
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Il comparto delle costruzioni, anche nel nostro paese, si avvia ad affrontare una piccola rivoluzione, guidata da intenti ambiziosi: rendere più efficienti i processi di lavoro, ottimizzare l’uso delle risorse, ridurre i costi e favorire un più proficuo dialogo tra i vari membri dell’organizzazione coinvolta nella realizzazione della singola opera. Che si parli di edilizia civile o industriale, oppure di infrastrutture questa rivoluzione ha un nome semplice da ricordare, BIM, acronimo dei termini inglesi Building Information Modeling. La sua applicazione è destinata ad avere sempre maggior diffusione a partire dall’ambito delle opere pubbliche, su spinta della Direttiva Europea 2014/24. È il nostro Codice degli Appalti (Dlgs 50/2016) a darne attuazione in ambito nazionale, assieme al DM n. 560/2017 che fissa le date della progressiva obbligatorietà a carico delle Pubbliche Amministrazioni, in funzione delle classi di importo dei lavori, in modo da giungere a pieno compimento nel 2025. Non deve trarre in inganno il fatto che l’obbligo investa la PA in quanto l’attuazione di un processo BIM non riguarda azioni destinate a rimanere al solo interno degli enti, ma coinvolge l’intera filiera degli appalti, dai progettisti a costruttori, per giungere fino ai manutentori. Per meglio comprendere quali siano gli ambiti coinvolti da quella che abbiamo definito come rivoluzione è bene chiarire quelli che sono dei comuni malintesi. Spesso il BIM è erroneamente inteso come l’uso di determinati software, applicati all’ambito della progettazione. Rappresentazione molto lontana da ciò che è invece la sua essenza, la quale comprende strumenti, metodi, ma anche procedure organizzative e di controllo per pianificare, progettare e controllare ogni fase di realizzazione e di gestione di nuove
opere, siano esse edifici o infrastrutture. Un metodo che non guarda ai soli aspetti progettuali e costruttivi, ma si estende oltre, a supportare l’intero ciclo di vita del prodotto, quello che nel mondo industriale, ma anche ambientalista, è conosciuto come Product Lifecycle Management, punto cardine della crescente ricerca indirizzata all’economia circolare. Per il settore delle costruzioni il BIM rappresenta l’attuazione di quei processi di ottimizzazione che l’industria in generale ha da tempo ampiamente accolto e applicato. Sulla scorta delle valutazioni realizzate nei paesi del nord Europa, dove l’approccio BIM è diffuso da anni, il governo italiano, nel proprio Documento di Economia e Finanza del 2019 (DEF) stima risparmi potenziali fino a 30 miliardi di euro a seguito dell’applicazione del Building Information Modeling all’edilizia pubblica. L’approccio all’opera si modificherà radicalmente, a partire dall’aspetto documentale che vede come elemento centrale la gestione informativa, il cuore che caratterizza i processi BIM, la volontà di concentrare e quindi mantenere costantemente sotto controllo tutte le informazioni utili e importanti per l’opera, siano esse di carattere dimensionale, prestazionale o funzionale. La documentazione con cui siamo abituati a definire un progetto modificherà il suo approccio, trasformandosi da quella che è una mera rappresentazione dell’opera, normalmente costituita da piante, sezioni e prospetti in due dimensioni, a quella che è invece una sua simulazione virtuale e tridimensionale, volta ad anticipare quelle che potranno essere le difficoltà di cantierizzazione nella realtà. Sarà quindi il modello a diventare il centro del progetto e raccogliere tutte le informazioni sulle sue singole componenti in un concetto multidimensionale. Non solo legato alla tridimensionalità geometrica (3D), ma accompagnato dalle dimensioni di tempo e costo (4D e 5D) per il controllo dei processi costruttivi e da tutte quelle informazioni che sono parte delle esigenze della gestione dell’opera e della sua sostenibilità, sociale, economica e ambientale (6D e 7D). Quella che è la forza del processo BIM rappresenta tuttavia un suo vincolo. Come detto esso impone un radicale cambio del punto di vista e del metodo di lavoro per gli addetti, comprenderà certamente un sensibile incremento degli oneri nella fase iniziale, prima di poter godere di un risparmio ampiamente superiore nel seguito. Un cambiamento di tale dimensione è una cosa difficile, da accettare e ancora in più da scegliere. Un approccio BIM richiede che frasi come “ho sempre fatto così, quindi...” non debbano più far parte del modo di lavorare in un mondo che si muove con grande velocità. Come ogni altro cambiamento anche questo richiede forti motivazioni per essere perseguito e sarà tanto più celere quanto più si sentiranno coinvolti tutti i componenti della filiera, committenti, progettisti e imprese, guidati da una comunanza di visione tanto più se ciò avverrà sia nel mercato pubblico che in quello privato in cui i benefici sono altrettanto presenti, per gli operatori, così come per la committenza.