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Il personaggio: Arnaldo Fusinato

Il personaggio di Alice Vettorata

ARNALDO FUSINATO

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Dirigendosi verso la località di Foen di Feltre partendo dalla zona dell’ospedale di Santa Maria del Prato è possibile percorrere il principale Viale intitolato ad Arnaldo Fusinato. Fusinato ad oggi viene ricordato soprattutto per i suoi componimenti poetici e per i suoi interventi patriottici effettuati durante il corso della prima guerra d’indipendenza italiana, avvenuta tra il 1848 e il 1849. Il padre, Giovanni Battista, nato ad Arsiè fu un avvocato come lo divenne anche Arnaldo, laureandosi in giurisprudenza all’Università di Padova, ma a differenza del genitore, quest’ultimo abbandonò la carriera dopo aver svolto il praticantato presso lo studio di Giovanni. La città di Padova oltre a permettergli di proseguire gli studi fu particolarmente rilevante anche per lo sviluppo delle sue abilità poetiche. Infatti divenne un frequentatore abituale del rinomato Caffè Pedrocchi, celebre punto di ritrovo fra gli intellettuali, studenti e politici del periodo risorgimentale. Situato nel centro di Padova, caratterizzato da un’architettura neoclassica e neogotica fu uno dei Caffè che, come avvenne nei celebri casi del Caffè di Pietro Verri o del Caffè Michelangiolo, pubblicò una rivista omonima. Fusinato iniziò a collaborare con la rivista già mentre frequentava gli ambienti universitari, ma portò avanti questo sodalizio anche negli anni successivi. Tra le pubblicazioni scritte di suo pugno presenti tra le pagine della rivista si trovano, tra le altre, Fisiologia del lino e Lo studente di Padova, due componimenti che possono essere inseriti nella categoria delle satire in versi. I suoi scritti, dai toni semplici e facilmente memorizzabili data la loro metrica orecchiabile erano molto popolari tra i suoi contemporanei, tanto che venne definito, come scrisse Fortis “l'uomo più di moda di tutta l'Italia”. I suoi testi trovarono ampio riscontro nei salotti della città di Milano, ma nei decenni a venire il suo successo venne ridimensionato. Come è ovvio però, non tutte le recensioni dello scrittore potevano essere così lodevoli e anzi, rischiò la propria vita nel realizzare determinati componimenti. Fusinato, come anticipato in precedenza, viene ricordato come un patriota e fu proprio questa caratteristica che lo mise in una posizione rischiosa. La collaborazione con la rivista Pedrocchi non fece altro che far emergere il lato politico dell’artista, attirando l’attenzione della polizia austriaca su di sè. Nel 1848 infatti, il Regno Lombardo-Veneto allora annesso all’Austria, iniziò a insorgere causa la scarsa libertà intellettuale e politica presente nel territorio del Regno, a differenza di quella garantita in Austria, prendendo spunto anche dalla parallela rivoluzione scoppiata a Vienna. Ciò fece provvisoriamente fuggire gli austriaci presenti nel territorio. In questa occasione Fusinato compose “Il canto degli insorti”, con il fine di spronare i propri compagni nel perpetrare la loro richiesta di libertà. Partecipò anche attivamente allo scontro, comandando dapprima un gruppo di duecento volontari e successivamente uno da cinquanta per difendere la città di Vicenza, la quale

però cadde nuovamente sotto il potere austriaco. Per questo motivo si spostò a Genova, Firenze e infine Venezia, allora Repubblica di San Marco, sempre con lo stesso obiettivo. Anche Venezia però non ebbe la meglio sugli austriaci. Conclusasi così la prima fase della Guerra d’indipendenza italiana, Fusinato si ristabilì a Schio, sua città natale, con la moglie Anna Colonna, con la quale si sposò durante il corso della guerra, ma che morì poco tempo dopo. Poi si risposò con la poetessa Erminia Fuà, dalla quale ebbe un figlio, Guido. Questo periodo nel quale la coppia si trasferì a Firenze, allora capitale e poi una volta avvenuto lo spostamento di sede a Roma, fu caratterizzato da un intenso scambio culturale nell’ambiente artistico e letterario italiano. Conobbe Giuseppe Verdi, per il quale tradusse dal francese i Vespri siciliani e collaborò con Sebastiano Tecchio, Giuseppe Alvisi, Nicolò Tommaseo e Ippolito Nievo, con i quali strinse inoltre una forte amicizia. Lavorò in Senato e si avvicinò al mondo teatrale, ampliando le proprie zone d’interesse. Con il decesso della seconda moglie, sepolta a Roma, si trasferì nuovamente a Verona, ma la raggiunse pochi anni dopo quando venne sepolto accanto a lei, presso il cimitero del Verano. Gli venne intitolata una via a Verona, provincia nella quale nacque, ma anche nella città di Feltre. Dopo l'annessione del Veneto al Regno d'Italia, Fusinato rifiutò la candidatura nel collegio di Feltre, di Schio e di Castelfranco, ma rimase in ottimi rapporti con le tre città.

Il personaggio

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