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Mondo anziani in cronaca: RSA e Covid
Mondo anziani in cronaca
di Patrizia Rapposelli
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RSA e COVID
ripercorrere momenti difficili
Chiedere al personale e al direttivo di una struttura per anziani un’idea sull’anno precedente e la situazione attuale è difficile. In questi mesi le RSA sono state oggetto di una sempre più alta attenzione a causa del diffondersi della pandemia e degli effetti sui pazienti e personale. Parlano le voci di corridoio e rispettiamo il silenzio calato intorno a questa comunità.
Le RSA sono e rimangono una comunità nella comunità, a volte dimenticate, altre volte al centro dei media. La primavera dell’anno scorso ne è stata esempio. L’emergenza sanitaria provocata dal Covid ha messo a dura prova il panorama socio-sanitario italiano. Periodo complesso anche per le RSA in termini clinico-assistenziale e organizzativi. Gli organi direttivi e amministrativi hanno attuato interventi mirati a proteggere anziani e personale, oltre a mantenere attiva la comunicazione tra familiari e ospiti. Il virus è stato quel granellino di sabbia che entrando in questo sistema ha mostrato luci e ombre, ne sono emerse tenute e debolezze. Nelle diverse realtà sono state messe in atto eterogene misure, decisioni drastiche per riorganizzare velocemente le attività e coordinare gli operatori, oltre garantire una faticosa comunicazione con i familiari. Alla fine di febbraio U.P.I.P.A. (Unione Provinciale Istituzioni Per Assistenza) ha fornito indicazioni e normative al fine di prevenire la diffusione del Covid nelle strutture. Segue poi la comunicazione di chiusura delle RSA. All’inizio nelle case di riposo più piccole è rimasto tutto rilegato a una “voce che gira”, solo poi la registrazione casi ha materializzato nel concreto paura e spaesamento. Nella prima ondata, nel nostro territorio, ci sono state residenze per anziani particolarmente colpite, sia a livello di focolai che per decessi. Un racconto testimonia come le indicazioni fornite fossero ottimali, nonostante nella fase più critica si siano dimostrate variabili e contraddittorie; nella pratica c’erano dei problemi. Diffusione del virus a catena. “Una volta entrato, era impossibile fermarlo”. Scarsità di DPI e personale poco specializzato. L’ indicazione dell’azienda sanitaria di non trasferire malati Covid nelle strutture ospedaliere, ma di gestirli in struttura (a seguito allestite RSA Covid) ha aggravato una condizione già compromessa.
Mondo anziani in cronaca
Da una parte il personale impreparato ad affrontare una prassi igienica particolare, dall’altra scarsa la dimestichezza con le procedure e le strumentazioni. Gli operatori non sono stati addestrati, perché per fare questo il materiale non era disponibile. Infatti, i DPI scarsi, erano distribuiti solo al personale sanitario e assistenziale. Inoltre, in questa prima fase i dispositivi di protezione sono stati forniti solamente alle RSA coinvolte nella gestione di un focolaio interno. Non si può definirlo errore, ma un fallo in buona fede, in quanto è mancato il materiale. Le singole strutture hanno cercato di ordinare mascherine via internet. “Via Amazon, eravamo tutti li con i cellulari.” 90- 80 euro per una cinquantina di mascherine certificate CE, le scritte in cinese non hanno permesso di capire l’effettiva validità. I canali fornitori hanno venduto stock da ospedale a prezzi esorbitanti oppure non erano disponibili. Nel tempo l’organizzazione di U.P.I.P.A. ha permesso la fornitura di stock adeguati. Una vita interna stressata per operatori e ospiti. Nonostante lo sforzo di mantenere una continuità delle attività, ospiti e personale si è scontrato con una dimensione di vita diversa; anziani non più gestiti come gruppo, giornate scandite dalle frettolose presenze degli operatori protetti da mascherine e visiere, attesa della disponibilità per quel collegamento con casa e paura. Solitudine e lockdown senza fine. Ospiti sofferenti, altri ragionevoli ed altri per varie cause inconsapevoli. Nell’insieme è stata ed è difficile tutt’ora la gestione dei familiari impotenti verso la situazione e i cari lontani. Cancelli chiusi per lungo tempo e anche nella riapertura delle visite, in alcuni casi vietate o concesse con il contagocce, c’è frustrazione e senso di denuncia. Lo sprazzo di luce dell’estate è andato a spegnersi con la seconda ondata, boom di contagi, non risparmia nemmeno quelle poche strutture riuscite a contenere la diffusione della prima fase. La ripresa di una quotidianità non emergenziale sarà difficile; la campagna vaccinale da gennaio è partita, ma la disorganizzazione non è mancata, qualcuno saprà cogliere l’energia sprigionata dalla crisi per promuovere cambiamenti necessari a ricreare una cultura organizzativa capace di generare appartenenza e benessere e di aprirsi di nuovo al territorio. Assistiamo al destino delle RSA, se si tornerà alla normalità o saremo davanti a un cambiamento epocale.
Antica Farmacia Erboristeria ROMANESE
Fondata alla metà del 1700