8 minute read

Storie di casa nostra: la pizzeria con il menù sulle pareti

Storie di casa nostra

di Nicola Maschio

Advertisement

La pizzeria con il MENÙ... sulle pareti!

Èiniziata come una proposta scherzosa, ma si è trasformata velocemente in un’idea vincente e unica. La pizzeria al taglio Vecchia Signora 2.0 di Verla (nome inoltre non replicato da nessun altro nel nostro Paese e con una sola omonimia in Danimarca) ha ora tutto il proprio menù letteralmente appeso alle pareti. E non si tratta di semplici fogli con scritte e prezzi, a cui siamo abituati quando ci rechiamo in un ristorante, ma di piccole opere d’arte. La matita di Maurizio Menestrina, operatore di Anffas famoso in Trentino per i propri disegni e caricature fumettistiche (in un nostro precedente numero avevamo raccontato la sua storia e quella del “Pesce grazie” realizzato dai bambini con disabilità), ha regalato l’ennesimo colpo di genio. Ora, sui muri della pizzeria cembrana, ogni pizza ha preso vita con un proprio disegno: ortaggi, frutti e composizioni colorate con tanto di nasi e bocche. Un mix di colori e simpatiche realizzazioni artistiche, che rappresentano letteralmente un qualcosa di unico in tutta Italia e, fino a questo momento, mai nemmeno lontanamente immaginato. «Inizialmente ci è stato consegnato il famoso “Pesce grazie”, poi abbiamo ricevuto il primo quadro personalizzato dopo la seconda visita di Maurizio – hanno spiegato Benedetto e la compagna Letizia, che insieme gestiscono il locale. – Da quel momento in poi l’idea ha cominciato a prendere forma quadro dopo quadro. Maurizio si è dimostrato velocissimo e bravissimo nel realizzare le caricature, tenendoci aggiornati addirittura con gli schizzi che faceva durante le giornate e dedicandocene anche alcune, con i nostri visi. Nel giro di un mesetto abbiamo ricevuto circa una quarantina di quadri che ora sono appesi alle nostre pareti. Danno quel tocco di unicità e particolarità alla nostra attività, e siamo fieri del fatto che nessuno altro, ad oggi, ha utilizzato questa iniziativa per “descrivere” il proprio menù». Insomma, un’idea rivoluzionaria che chissà non possa essere presa come spunto anche da altre pizzerie o ristoranti. Al momento infatti, spiega Benedetto, nella Vecchia Signora 2.0 non ci sono tavoli o spazi per sedersi e consumare sul posto: tuttavia, prosegue il titolare, non è esclusa in futuro la possibilità di ampliare questa tipologia di servizio. E quale passatempo migliore mentre si aspetta la propria pizza, prosegue lo stesso Benedetto, se non quello di andarsi a vedere i quadri appesi alle pareti? O addirittura, perché no, scegliere la pizza ordinandola direttamente dal muro? «Ci siamo detti “Si, facciamolo!” - hanno concluso Benedetto e Letizia con entusiasmo. - Ed effettivamente si è rivelata un’ottima idea. Anche per le persone che, prima della zona rossa, sono venute a trovarci: fissavano le pareti con curiosità, è stato bello vedere come l’iniziativa abbia riscosso un grande successo. Inoltre per noi, che abbiamo avuto il coraggio di aprire in piena pandemia, lo scorso 23 ottobre 2020, si è trattato di un modo per affrontare al meglio questo periodo difficile».

Benedetto e Letizia

Medicina & Salure

La perfezione ESISTE?

Nel mondo d’oggi sembra che per essere adeguati dobbiamo essere sempre al top. Rincorrere sempre e ovunque la perfezione: deve essere tutto al posto giusto, comportarsi e agire sempre al meglio in assoluto, e non importa a che costo. Anche se guardiamo le foto postate sui social, devono rappresentare il momento più divertente, la compagnia migliore, la posa giusta. E’ come se non tollerassimo o comunque fosse vietato mostrare i normali comportamenti o situazioni della vita, per non parlare dei propri punti di fragilità, quelli devono essere nascosti ad ogni costo. Ma la perfezione esiste? Logicamente la risposta è no. Il problema è che questa tendenza si può far spazio in noi già da giovanissimi e quindi avere un impatto negativo rischioso per la nostra qualità della vita. Le persone perfezioniste si auto-valutano positivamente solo quando riescono a raggiungere standard elevati nelle loro attività, qualsiasi esse siano. La loro cartina torna sole rispetto l’essere adeguati o meno è legata solo ed esclusivamente alla performance. La difficoltà nasce dalla paura di fallire, che li porterà a continui controlli su come sta andando la loro prestazione, oppure a procrastinare per paura di non farcela o non essere soddisfatti di quello che si è prodotto. Per non parlare della paura dei giudizi negativi, altro fattore predisponente a questo tipo di problematicità. Nei casi in cui l’ansia conseguente a questa situazione sarà particolarmente intensa troveremo l’evitamento della circostanza temuta. Logicamente il fatto che non esista la perfezione non vuol dire che non ci si debba impegnare per migliorare sempre di più, ma significa che bisogna essere realistici. Diciamo che il proprio atteggiamento e comportamento non deve essere legato al dover essere in quel modo assoluto ma, il voler fare quella cosa impegnandosi al massimo delle proprie capacità. Questo cambio di prospettiva è importante, anche perché alimenta la soddisfazione interna nel fare le cose, purtroppo però non è sempre così facile. Se non raggiungiamo gli standard, cosa che per i perfezionisti è sovente, visto le loro aspettative altissime non bisogna cadere in un baratro. Il problema è la mancanza di consapevolezza, molte volte infatti la persona ha un’altra percezione. Non si vede al centro di un circolo vizioso negativo, non riesce oggettivamente a dire che quello che causa il suo malessere è il perfezionismo. Per lui il suo modo di compordi Erica Zanghellini

Medicina & Salure

tarsi non alimenta nessun malessere. Se poi nell’ambiente c’è qualcuno che rafforza le modalità perfezionistiche l’impresa diventa ancora più ardua. A livello pratico questo tipo di funzionamento non fa altro che minare l’autostima, la qualità di vita, il livello emotivo (causando ansia e depressione), la socialità solo per fare alcuni esempi. Nei ragazzi il campanello d’allarme emerge sovente a scuola, d’altronde spesso è la prima esperienza di messa alla prova per i giovani, dove hanno un resoconto sulla loro performance. Si nota perché magari cominciano a fare fatica a svolgere alcuni compiti, poi a seguire alcune lezioni, o ancora si instaurano dei meccanismi di evitamento che possono portare a numerose assenze e che quindi li espongono a rischio bocciatura. Come si capisce viene perso il risvolto “leggero” del fare le cose, quello legato alla curiosità, al piacere oppure al farlo per sé stessi, non per essere perfetto e arrivare ad una performance magnifica. Il sano desiderio di eccellere è fatto di questo, deve essere accompagnato da entusiasmo e piacere nel cercare di raggiungere gli obiettivi e soprattutto non considerare gli eventuali errori come la prova di essere difettosi. Dobbiamo slegare il valore personale, al voto che si porta a casa nella verifica. Non si corrisponde a una valutazione. Il voto sta ad indicare quanto sappiamo di quel argomento non come siamo noi. Il problema dei giovani sempre legato a questo tema, come accennavo prima è che spesso loro cercano di avere la forma fisica, l’intelligenza, la cultura ecc ecc..perfetta, anche per cercare di essere sempre al passo con la società che è sempre più esigente e soprattutto evitare possibili critiche. L’errore non viene concepito come una tappa dell’apprendimento ma, una macchia su di sé. Questo aspetto forse rimane ancora un po’ sottovalutato, ma se vogliamo mirare a migliorare il benessere dei nostri giovani dobbiamo correre ai ripari. Cominciamo in famiglia, come genitori, cerchiamo di essere meno controllanti, meno critici e meno iperprotettivi. Facciamoli sbagliare, valorizziamoli per l’impegno profuso al di là della votazione. Facciamo da modello, verbalizziamo il fatto che anche noi abbiamo sbagliato, ma che nonostante ciò siamo andati avanti e abbiamo raggiunto degli obiettivi.

Dott.ssa Erica Zanghellini Psicologa-Psicoterapeuta Riceve su appuntamento Tel. 3884828675

Salute & Benessere

di Rolando Zambelli, titolare dell’Ottica Valsugana, è Ottico Optometrista e Contattologo

Corretto utilizzo delle lenti a contatto morbide

Le lenti a contatto (LaC), in base ai materiali con cui vengono prodotte, si possono suddividere in due categorie: lenti a contatto rigide gaspermeabili e lenti a contatto morbide. Le LaC morbide si dividono in due grandi famiglie a seconda dei materiali (polimeri) con cui vengono costruite, LaC in Idrogel e LaC in Silicone Idrogel. Si possono suddividere anche in base alla tipologia di porto: monouso o a ricambio frequente (settimanali, quindicinali, mensili, trimestrali, semestrali e annuali). È importante seguire le indicazioni che il contattologo in sede di applicazione spiega, il portatore deve attenersi a queste regole di igiene e manutenzione per ottenere il meglio dalle LaC usandole in modo efficace e sicuro. Metodologia per un utilizzo efficace e sicuro delle LaC morbide ● Prima di applicare la LaC DEVI lavarti ed asciugarti accuratamente le mani ● NON usare l’acqua per pulire le LaC ● Per le LaC a ricambio frequente, dopo ogni utilizzo, pulisci (strofinando la lente con la soluzione

unica consigliata dal contattologo sul almo della mano), disinfetta, risciacqua e conserva nella soluzione consigliata ● Le LaC monouso (o giornaliera) dopo ogni utilizzo DEVONO essere gettate. ● Richiudere sempre il flacone della soluzione conservante ● Dopo ogni utilizzo il portalenti deve essere svuotato (non lasciare la soluzione e riutilizzarla), dev’essere pulito (NON con l’acqua, ma con la soluzione di manutenzione delle LaC) e poi asciugato. ● Il contenitore DEVE essere sostituito una volta al mese ● Utilizza le LaC per il tempo per cui sono indicate (una settimana, 15 giorni, un mese, . . . ) e per il tempo che il contattologo consiglia (es: solo qualche ora al giorno) ● Applica le LaC prima di truccarti e rimuovile prima di struccarti ● NON usare le LaC nel mare o in piscina (oppure indossa gli occhialini da nuoto e poi getta via le lenti) ● NON dormire con le LaC, a meno che non siano lenti apposite ● Le LaC e le soluzione di manuten-

zioni sono state scelte appositamente per te: non cambiare tipo senza aver prima consultato il tuo applicatore. ● In caso di fastidio, arrossamento o altri disturbi NON applicare le

LaC, contatta immediatamente il tuo contattologo e/o rivolgiti al medico oculista. È importante che il portatore verifichi periodicamente con il contattologo che la soluzione di manutenzione e le lenti stesse continuino ad essere le più idonee, vanno quindi effettuate visite di controllo periodiche per evitare qualunque possibile complicanza.

Fonti: SOPTI (Società Optometrica Italiana), Assottica

Pantone 484 C

C 25,29 M 88,89 Y 96,63 K 21,91

This article is from: